Ticino7

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numero

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L’appuntamento del venerdì

REPORTAGE Sacra di San Michele AGORÀ Furti in casa DECALOGO Il nome di Dio TENDENZE Tecnologia orientale

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Tessiner Zeitung

CHF 3.–

con Teleradio dal 15 al 21 agosto


Âť illustrazione di Adriano Crivelli


numero 33 13 agosto 2010

Agorà Furti in casa. La sorpresa del ritorno

DI

Arti Compagnia NUT. Il teatro con la danza

Impressum Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009)

Chiusura redazionale Venerdì 6 agosto

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

GAIA GRIMANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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VALENTINA GERIG . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Decalogo Non nominare il nome di Dio invano Vitae Piero Molinari

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FRANCESCA RIGOTTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

NICOLETTA BARAZZONI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage Sacra di San Michele

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ROBERTO ROVEDA; FOTO DI FRANZISKA DOSWALD . . . . . . . .

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ULRICO GONZATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Astri / Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Tendenze Tecnologia. Follie d’Oriente

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Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

La Sacra di San Michele a Sant’Ambrogio di Torino Fotografia di Franziska Doswald

Il bello, il brutto e altri stereotipi mascherati L’ultima campagna pubblicitaria di un noto gruppo editoriale che nella vicina Italia offre canali digitali a pagamento, afferma di poter garantire “il calcio più bello” a chi sottoscriverà un abbonamento. Un’affermazione certamente credibile (non saremo sicuramente noi a sostenere il contrario...), a sua volta tradotta in immagini distribuite fra spot televisivi, panoramiche inserzioni nelle maggiori pubblicazioni nazionali e, naturalmente, in Internet. E sin qui nulla di strano. Colpisce, invece, il subdolo messaggio con il quale “il calcio più bello” è stato proposto a uso e consumo di tutti, adulti e bambini: i creativi hanno scelto noti personaggi del mondo del pallone che, vestiti di tutto punto, sono messi a confronto con una sorta di loro copia... ma questa volta genericamente “imbruttita”. Il processo di dissacrazione dell’icona mediatica si traduce in questa campagna pubblicitaria con generici “invecchiamenti”, “ingrassamenti”, “vestizioni di occhiali da vista”, “perdita dei capelli”, “apparenti senso di unto e sporcizia diffusi”, “scolorimenti dell’incarnato” e “basse qualità del vestiario”. Il tutto, e non poteva essere altrimenti, appare grottesco se rapportato alla copia “bella”, quella che sprizza successo e sicurezza da tutti i pori... La seconda, “brutta”, appare invece in chiara difficoltà. Nello spot televisivo, poi, il personaggio “appesantito” è sbeffeggiato dalle persone che gli stanno attorno, gli appassionati di calcio in cerca di autografi. Cioè, la gente comune, quelli che nello spot ci dovrebbero rappresentare: la nostra “trasposizione televisiva”. Il meccanismo è chiaro: al fine di acquisire clienti, l’azienda costruisce la sua campagna pubblicitaria sulla ritrita contrapposizione “bello-brutto”, mettendo solo apparentemente il fruitore del messaggio di fronte alla possibilità di scegliere. Il tutto potrebbe essere tradotto con questa affermazione: “se vuoi avere il meglio sai che cosa scegliere, scegli «il più bello»”.

Immersi in società globali e multietniche, posti quotidianamente di fronte alla difesa del diritto di una donna mulsulmana di portare o meno il burqa o altri copricapi, rivendicato e difeso il sacrosanto diritto allo studio, al lavoro e alle pari opportunità per donne e uomini (“belli” o “brutti”, omosessuali o eterosessuali, neri, bianchi, rossi o gialli), ecco che qualcuno continua a utilizzare la più meschina delle contrapposizioni – e del tutto arbitraria essendo la bellezza, come sappiamo, un fattore culturale e soggettivo – per “piazzare” degli eventi sportivi. Siamo forse giunti all’uso della discriminazione quale strumento di vendita...? In un editoriale apparso sulle pagine del “Corriere della Sera” (30 luglio 2010), Stefano Jesurum ricorda come di recente ad Amsterdam si sia deciso “di «travestire» da ebrei alcuni agenti in modo da monitorare l’antisemitismo”. Si chiede l’autore: “Che cosa significa «travestirsi» da ebrei? Basta mettersi in testa una kippà (papalina o zuccotto che dir si voglia)? Oppure, secondo gli stereotipi razzisti, si manderanno in ronda agenti scuri di pelle, ricci di capelli e col naso un poco a becco? (...) Per tenere d’occhio, invece, l’intolleranza verso i gay sarà necessario che la polizia olandese insegni a qualche reparto l’arte dell’ancheggiare camminando o dell’ossigenarsi le chiome. (...) Se ne deduce che sappiamo ormai semplicemente sorvegliare, monitorare, trovare i colpevoli di comportamenti indecenti, inaccettabili, e quindi punirli, sanzionarli. Dopo però che hanno gridato «sporco negro» al poliziotto travestito da nero, «sporco ebreo» all’agente mimetizzato da ortodosso (...). Dimostrando così che lo Stato e la collettività hanno, di fatto, rinunciato a educare i giovani”. Se l’educazione passa anche attraverso media, pubblicità e modelli comportamentali (e certamente è così), crediamo sarebbe “utile” evitare la strumentalizzazione del diverso e la creazione di stupide, insulse e pericolose maschere. Cordialmente, Giancarlo Fornasier


Furti in casa. La sorpresa del ritorno

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I

furti in genere, con o senza scasso, rappresentano il reato più comune, in cima alle statistiche legate alla criminalità. Nessun luogo si sottrae a questo rischio: abitazioni, luoghi pubblici, il posto di lavoro eccetera. Generalmente i ladri sorprendono le loro vittime, approfittando della loro distrazione o di qualche disattenzione. Possono agire da soli o in gruppi organizzati, in modo da ingannare più facilmente la vigilanza o sviare l’attenzione delle vittime prescelte. La vicinanza di una frontiera moltiplica il rischio, e in questo senso la posizione geografica del Canton Ticino è esemplare: in seguito all’allargamento a Est dell’Unione Europea – che ha portato nella vicina Lombardia parte della delinquenza proveniente da quelle regioni – i furti nel nostro Cantone hanno subito certamente un aumento, come dimostrano i numerosi episodi di rapine e “spaccate”. Eventi che, come media e polizia evidenziano, sono molto spesso opera di criminali non “indigeni”. Il Ticino si trova quindi particolarmente esposto alla criminalità d’importazione e frontaliera.

I dati cantonali

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Agorà

I furti, specialmente quelli con scasso a danno delle nostre abitazioni, si verificano ormai in tutte le stagioni. Ma, come la cronaca di queste ultime settimane dimostra, d’estate è più facile per un malintenzionato approfittare di una casa vuota oppure di persone rimaste sole nel proprio domicilio. Ecco la situazione a livello cantonale e alcuni piccoli consigli per rendere più “complicata” la vita dei soliti ignoti…

Nonostante ciò che si pensa, l’estate non è il periodo più a rischio per i furti. A quanto afferma la Polizia cantonale, in Ticino il più alto livello di furti con scasso avviene, sorprendentemente, tra novembre e gennaio. È però vero che

d’estate i malviventi approfittano in modo particolare delle case vuote per il periodo delle vacanze, anche se non sempre in maniera costante: nell’estate 2008, infatti, abbiamo avuto un aumento di furti, mentre in quelle del 2007 e del 2009 si è riscontrata una diminuzione. Nel solo 2009 nel nostro Cantone sono stati registrati complessivamente 2.484 furti con scasso, di cui 674 in appartamento e 572 in case unifamiliari. Qual è la situazione per quanto riguarda il 2010? Ovviamente i dati estivi li conosceremo tra qualche settimana, ma nel primo trimestre del 2010 sono già stati registrati 598 furti, undici in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A gennaio, in particolare, si è assistito a un aumento piuttosto importante dei reati. Nella bella stagione è inquietante pensare di partire tranquilli per una vacanza e trovare al proprio ritorno la casa svaligiata. L’essere più o meno soggetti ai furti dipende anche dai luoghi in cui si abita: per esempio, il Luganese, essendo maggiormente urbanizzato, è meta più frequente dei malviventi. A rischio anche le zone residenziali nella cintura attorno a Lugano, Bellinzona e Locarno, come la recente cronaca ha drammaticamente riproposto (anche se, nel caso della rapina avvenuta a Ronco sopra Ascona, i presunti colpevoli paiono essere, ad oggi, non propriamente “stranieri”). In linea di massima le zone più colpite


Tenere gli occhi aperti I ladri, che dispongono di tecniche e accorgimenti che consentono loro di lasciare poche tracce, approfittano di tutte le occasioni e dell’opportunità del momento, ma spesso anche della sbadataggine delle loro vittime. Cosa si può fare per arginare questo spiacevole fenomeno? Numerosi sono i consigli che la polizia fornisce, se interpellata: molto importanti, per esempio, sono le segnalazioni dei cittadini che notano persone o veicoli sospetti. Ma, se si arriva a casa e si trovano le tracce di uno scasso è bene avvisare subito la polizia e cercare di rimanere calmi, senza entrare e tantomeno mettere ordine, rischiando di cancellare le tracce lasciate dallo scassinatore. Per prevenire i furti, poi, o renderli più difficili, è bene rivolgersi alle numerose ditte presenti nel nostro Cantone, specializzate nel settore della sicurezza e sempre pronte a fornire consulenze mirate. Sovente i ladri, quando si accorgono della presenza di un sistema d’allarme, desistono dal compiere il loro “lavoro”, optando per un altro obiettivo. Un sistema di allarme (videocamere, sirene) ben visibile diminuisce la probabilità di essere presi di mira. Questo vale pure per le riproduzioni (sistemi di allarme

fittizi) di buona fattura, acquistabili sempre presso ditte specializzate in sicurezza. La maggioranza dei ladri infatti non è in grado di capire se il sistema di allarme è funzionante o se è solo una riproduzione con scopi dissuasivi. Soluzione quest’ultima sicuramente più economica, ma che garantisce comunque buoni risultati a livello di prevenzione.

Meglio evitare che... Vi sono poi tutta una serie di consigli semplici che possono evitare il dispiacere di vedere violata la propria abitazione e intimità con la sparizione delle cose di valore finanziario o affettivo; per esempio, non lasciare chiari indizi della propria assenza: biglietti sulla porta, posta che si accumula per giorni, messaggi particolari sulla segreteria telefonica, ecc. Depositare in una cassetta di sicurezza gli oggetti di valore e i documenti importanti oltre a evitare assolutamente di nascondere le chiavi di casa sotto lo zerbino, sono norme indispensabili. “È incredibile”, ci ha dichiarato un professionista nel campo della sicurezza domestica “quanti furti avvengono per sbadataggini di vario genere. In caso di viaggi e spostamenti, anche di breve durata, noi raccomandiamo di prestare particolare attenzione nel controllare che porte e finestre siano effettivamente chiuse e che le loro serrature siano in perfetta efficienza. Anche una finestra concepita con tecniche di sicurezza, se lasciata assicurata, ma aperta con il sistema a ribalta per arieg-

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giare, non offre alcuna garanzia contro gli ospiti sgraditi. È inoltre molto importante che tra gli abitanti di uno stesso quartiere debba instaurarsi un principio di mutua collaborazione per il reciproco controllo delle rispettive proprietà. Controllo particolarmente auspicabile nei periodi dedicati alle vacanze”.

Piccoli semplici consigli Anche la luce può essere un elemento essenziale per prevenire furti: sulla facciata della casa o sotto la grondaia possono essere montati dei sensori invisibili, abbinati a riflettori, che si accendono automaticamente quando qualcuno si avvicina. Non appena il rilevatore non registra più alcun movimento, la luce si spegne. Persino all’interno delle abitazioni possono essere installati dei temporizzatori che accendono a orari prestabiliti le luci interne, lasciando nei malintezionati il sospetto fondato che possa esserci qualcuno all’interno della casa. A prescindere dall’estate vi sono poi imprudenze che possono essere compiute durante tutto l’anno e sono assolutamente da evitare, come lasciare le chiavi nella buca delle lettere: c’è chi aspetta proprio questo momento per leggere il nome dell’incauto e identificare un potenziale appartamento da svaligiare… c’è sempre chi sa approfittare della situazione. Purtroppo, le immagini idilliache del Ticino “d’un tempo” sono solo un lontano ricordo: allora sì che si poteva dormire con la classica “porta aperta”. Così, almeno, si racconta...

» di Gaia Grimani

sono quelle adiacenti alle maggiori vie di accesso, e quindi anche più comode come vie di fuga per i ladri, che le prediligono, soprattutto per furti in appartamenti e case di abitazione. Questi ultimi, sommati, rappresentano quasi la metà totale dei furti con scasso.

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Il teatro con la danza

vena artistica. Usando il mezzo del teatro e con esso il linguaggio della danza, cerchiamo di far riflettere su questioni eterne per l’umanità”, dice Barbara Geiger, che aggiunge: “C’è un forte rispetto per il pubblico presente in sala a cui noi cerchiamo di raccontare una storia”. La stessa definizione della danza che eseguono i due ballerini è in divenire: “Stiamo cercando un’espressione più appropriata. Non teatro danza, perché la mente corre subito alla I danzatori Barbara Geiger e Franco Reffo in un momento dello spettacolo Lacrime antiche (fotografia di Domenico Cicchetti) tradizione della corrente tedesca che ha una sua ben precisa connotazione. Potrebbe forse essere teatro di danza. Ovvero teatro, ma con La danza di Barbara Geiger il Piccolo Teatro Studio di la danza, invece della parola. Apparteniamo e Franco Reffo ha qualcosa di Milano, il Teatro Arsenale comunque alla grande famiglia della danza primordiale e arcaico: i movi- di Venezia e sono stati ospiti contemporanea” spiega Franco Reffo. menti dei corpi si intrecciano di rassegne internazionali Il pubblico che assiste allo spettacolo è per trovarsi e poi perdersi in come il Festival di Teatro coinvolto in qualcosa di più dell’esecuziouna successione di prese e Iberoamericano di Bogotà, il ne di una coreografia: “Noi cerchiamo di passi e in una dinamica di Fringe Festival di Edimburgo, nascondere la tecnica. Il teatro è al servizio di spazio e tempo del tutto sin- il Belgrade Dance Festival. quello che si vuol dire. Attraverso il lavoro sulla golare. Per questo, nel vastis- Nel 2009 Barbara e Franco drammaturgia, il corpo è più disponibile a fare simo e complesso universo hanno immortalato la loquello che gli si richiede. È una danza che ha della danza, è interessante ro danza anche davanti alla sempre un sottotesto, va letta a più livelli e ha capire quali sono i percorsi macchina da presa nel corun significato altro che è più universale. C’è di una compagnia originale tometraggio Mi sposeresti tu? una motivazione ulteriore, che va al di là di come la loro. Franco Reffo girato da Stefano De Ponti. quello che si vede”. si forma con l’austriaca Tru- La narrazione, sospesa tra Insomma la complessità sta a monte, non dy Kressel, esponente della realtà e sogno in una Venezia viene esibita nella rappresentazione. Anzi, scuola espressionista centro- invernale e desolata, è ispiranell’assistere a una coreografia dei due europea. Barbara Geiger, nata ta al loro spettacolo Il Prato danzatori, è forte il richiamo alla semplie formatasi a Vienna, danza di Josafat, realizzato con la cità primordiale, che e insegna dai primi anni La drammaturgia unita alla danza, alla ri- rimanda ai miti origiNovanta. I due danzatori fondano in- cerca di un linguaggio universale. È questo il nari: “Quando preparo sieme nel 2007 la Compagnia percorso artistico di Barbara Geiger, Franco un nuovo spettacolo, tutte le cose che mi venNUT, sebbene la loro colla- Reffo e della Compagnia NUT gono in mente mi semborazione risalga ad alcuni brano casuali, poi in realtà scopro che sono cose anni prima, esattamente al compagnia NUT. Il dubbio che già mi appartengono, come una memoria 1999 con la Corte Sconta, è lecito: un tipo di danza arcaica che viene riattivata” precisa Barbara. una delle più rappresentative che si unisce alla drammaLa drammaturgia è il punto di partenza compagnie di danza italiane. turgia è più complesso da quindi. La danza si sovrappone ad essa, Hanno così rappresentato i capire? Lo chiediamo agli ma senza finalità puramente tecniche ed loro duetti in Italia e all’este- stessi protagonisti: “Noi ci evitando eccessive sovrastrutture. ro in importanti teatri come consideriamo artigiani con una

» di Valentina Gerig

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www.compagnianut.org Il sito della Compagnia e dell’Associazione culturale che ha sede a Milano offre tutte le informazioni su Barbara Geiger e Franco Reffo, i loro spettacoli, le attività didattiche e la storia della NUT.

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Arti

Internet


“Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano. Con un coltello piantato nel fianco gridai la mia pena e il suo nome: ma forse era stanco, forse troppo occupato e non ascoltò il mio dolore. Ma forse era stanco, forse troppo lontano davvero, lo nominai invano”

Dopo essersi solennemente autopresentato in prima persona

nel prologo del Decalogo: “Io, sono il Signore Dio tu”, il promulgatore della legge passa alla seconda persona: “Tu, non nominare il nome di Dio invano”. Io, tu: nel porre sul terreno gli elementi fondamentali per la conduzione del dialogo, di qualsiasi dialogo, il Signore Dio vieta immediatamente che il suo nome venga pronunciato invano. Il primo e il secondo precetto si incaricano di definire una volta per tutte l’essenza del Dio del monoteismo (signore e monarca assoluto), il nome di lui e il comportamento da tenersi nel pronunciarlo. La rivelazione del nome Essenziale in apertura delle tavole della legge sono, da una parte la rivelazione del nome di chi si propone a Israele come “Dio tuo”, oltre il quale non è lecito avere alcun altro Dio, e dall’altra l’ingiunzione a non pronunciare tale nome. Il divieto di dire il nome di Dio fu così strettamente osservato, nota il teologo Piero Coda nella sua parte del volumetto scritto a quattro mani col filosofo Massimo Cacciari (Io sono il Signore Dio tuo, Il Mulino, 2010), che non venendo il nome di Dio più proferito se ne smarrì col tempo l’esatta pronuncia, che secondo Coda è comunque Jahwé. Non pronunciare per motivi vani o errati il nome di Dio/ Jahwé dunque. Non metterlo in bocca per scopi malvagi, ingannevoli, nocivi, menzogneri, tanto più che la bocca è luogo ambiguo e impuro in cui la parola si mischia col cibo e ne viene contaminata: meglio il silenzio per proteggere la sacralità del nome di Dio. L’importanza del nome Il nome era importante a quei tempi, altro che mero fenomeno linguistico, impasto di suono e vento, flatus vocis come per noi: faceva parte dell’essenza della persona e della cosa, come emerge proprio da quella presentazione forte e chiara con la quale Dio dà da conoscere il suo nome e il suo essere, con l’aggiunta del comando che chi del suo nome abusa non rimanga impunito. Da notare che se il giudaismo condivide con la dottrina dell’Islam il tabù delle immagini, non succe-

de lo stesso per il tabù del nome. “Ad Allah appartengono i nomi più belli: invocatelo con quelli”, recita il Corano, “ad Allah appartengono novantanove nomi – cento meno uno –, non li memorizza se non colui che entrerà nel Paradiso. In verità egli è l’impari, ama le cose dispari”. Novantanove nomi belli e pronunciabili, cui corrispondono i novantanove grani del rosario dei musulmani, di numero dispari come ogni numero perfetto, che diviso a metà lascia sempre in mezzo qualcosa, l’unità, mentre il numero pari, imperfetto, lascia nel mezzo soltanto il nulla. L’abuso del nome Non giurare, non spergiurare, non bestemmiare. Non usare il nome di Dio per scopi ingannevoli, nocivi, menzogneri, s’è detto. Non usare il nome di Dio per commettere in suo nome delitti e ingiustizie, torti personali e reati collettivi: tocchiamo qui il punto doloroso dell’uso e abuso del nome di Dio per giustificare nefandezze d’ogni genere “in nome di Dio”, sia da parte laica sia, cosa ancor più dolorosa, da parte ecclesiastica. Dal grido delle crociate, “Deus vult” – “Dio lo vuole!” – alla benedizione dei gagliardetti fascisti, dallo sterminio degli indigeni d’America (battezzati collettivamente prima di essere trucidati) al grido di battaglia del terrorista, la violenza condotta in nome di Dio, la violenza che si richiama alla volontà di Dio e che al suo nome si rifà ci appare un grottesco controsenso che viene tuttavia praticato ieri come oggi, da parte di chi deride altri dei e altre religioni accusandole di empietà, malattia, opera del diavolo, peccato, anche se gli altri dei, per riprendere la prima strofa de Il testamento di Tito di Fabrizio De André, non mi hanno fatto del male.

Kronos Decalogo

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» di Francesca Rigotti; illustrazione di Mimmo Mendicino

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Non nominare il nome di Dio invano

L’invocazione del nome Non invocarlo nemmeno, tale nome, nel momento della pena, “con un coltello piantato nel fianco”, come canta De André? Anche l’invocazione di aiuto e la richiesta di ascolto sono un nominare invano? È perché è offeso, oppure perché è troppo stanco e occupato o troppo lontano, che il Dio di De André non risponde?


» testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni; fotografia di Igor Ponti

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pesato sul divorzio; non mi interessava il lusso o essere il migliore, perché volevo occuparmi del valore della vita e del benessere delle persone. Lea era una ragazza molto solare e socievole. Non avrebbe voluto vederci litigare. Nel suo ricordo ci siamo lasciati in buoni rapporti e con buon cuore. Quando perdi una figlia ti rendi conto che dentro di te ci deve essere una felicità più forte del fatto di avere una figlia bella e brava. Ho sempre con me la sua fotografia e le sue ceneri le abbiamo disperse nel vento. È incredibile, ma mi fa più male quando le persone mi chiedono per quale motivo mia figlia è morta, Da mozzo a marinaio ha visitato mondi come mai non ho potuto fare e paesi lontanissimi. Da pranoterapista nulla. Razionalmente riesco a vive una vita semplice. Come guaritore capire che Dio l’ha voluta, ma quando ascolto i sentimenti tocca il cuore delle persone, cercando di soffro perché non posso più vivere con serenità e gioia abbracciarla, litigare o ridere con lei. Quando ho sentito a drogarsi. Lo vedevo cambiache dovevo lasciarla andare il suo ricordo re e distruggersi giorno dopo non mi ha fatto più male... giorno. Il capitano della nave Da 31 anni faccio il guaritore. Non sono un non sempre sapeva cosa suc“fuorilegge” perché sono iscritto da 17 anni cedeva fra noi, perché la regoall’Associazione guaritori di Berna, la Schla era che se si lavorava e ci si weizerischer Verband für Natürliches Heilen presentava al lavoro, il resto (SVNH). Quello che guadagno, in offerte, lo non contava. Alcune persone dichiaro. Fare il guaritore per me vuole dire con cui ho lavorato facevano toccare il cuore delle persone. Così come fare uso di droghe pesanti, ma il pranoterapista non significa solo toccare poi eseguivano i loro compiti fisicamente una persona, sistemandogli la normalmente. Dopo questo colonna vertebrale, ma piuttosto conoscere periodo passato in mare sono il valore della vita e trasmetterlo agli altri. tornato in Ticino, lavorando Cerco di guardare le persone con il mio ocprima in una ditta di pulizie e chio interiore. Non ho poteri soprannaturali, poi in un negozio di prodotti perché non vedo cosa hanno gli altri; ma biologici. possiedo un livello di sensibilità profondo A un certo punto ho iniziato che mi aiuta a riconoscere la sofferenza nelle a occuparmi di guarigione. persone. Quando faccio le guarigioni Lea è Quando ero in India ho cosempre davanti a me. Questa sensibilità è un nosciuto mia moglie. Mi sono dono che coltivo da 30 anni. Se la sviluppiasposato a 32 anni. Lei viene mo possiamo anche autoguarirci, in partidalla Slovenia. Insieme abcolare quando si inizia ad amare veramente. biamo avuto tre figli. Quando Le persone non devono pagare per ricevere l’ho vista la prima volta mi amore, questo è chiaro. Quello di cui ho bisono detto: questa donna la sogno è guadagnare per vivere senza pretese. sposo. Lea, John e Kim sono i Con o senza soldi ho un sentimento così nostri figli. Lea, la figlia magbello dentro di me che mi arricchisce. Con giore, 5 anni fa è morta per la testa possiamo convincerci che tutto “va una leucemia fulminante: avebene” anche se il nostro cane ci ha abbandova 15 anni. Ho divorziato donato o ci hanno rubato l’auto o se litighiamo po 13 anni non per la perdita con la fidanzata. Ma questa finzione è un di Lea ma perché la mia ex trucco che non può durare a lungo. Il cielo è moglie aspirava a uno stile di ora. L’inferno è qui. Ma se vivi il presente in vita che non coincideva con il armonia con il cuore, il cielo l’hai adesso. mio. La morte di Lea non ha Solo così l’inferno può attendere.

Piero Molinari

Vitae

ono originario di Locarno, figlio di un ticinese e di una svizzera tedesca. Dal mio accento si capisce subito che sono uno züchin. Compio 54 anni l’11 dicembre. Ho vissuto nella Svizzera interna per parecchio tempo. A 16 anni, insieme a un amico, ho lasciato la Svizzera per andare in Svezia e in Norvegia. Dopo avere incontrato due marinai, che ci hanno affascinato con le loro storie, mi sono imbarcato su una nave mercantile svizzera. Ci siamo poi trasferiti, senza soldi, ad Amburgo per poi trascorrere del tempo sulla nave, e per capire il suo funzionamento. Essendo svizzeri abbiamo chiesto di poter lavorare su navi svizzere. L’amico decise di partire per il Brasile mentre io sono stato mandato in Africa, lavorando prima come sguattero in cucina e in seguito come mozzo. Dopo tre anni di gavetta, sono diventato marinaio. La nave trasportava macchine fotografiche, stoffe, formaggi, sigarette e birra. Tutta merce che veniva venduta nelle città africane. Ricordo quel marinaio forzuto che mi ha picchiato senza motivo... Come succede nelle carceri, sono stato preso sotto la protezione di un capo più forte che ha assunto le mie difese. Molte delle persone che lavorano sulle navi lo fanno per scappare da questa vita. Sul mare incontri tossicodipendenti, alcolizzati e gente che ha problemi con la giustizia. Non ho mai superato certi limiti. Sono fuggito dal mio piccolo paese in Svizzera per ampliare la mia visione delle cose e della vita. Ricordo ancora il rumore delle tempeste con le onde di 25 metri. Mi chiedevo come facesse una nave di 180 metri a resistere di fronte a tanta forza. Il rispetto per la natura mi ha aiutato a superare queste situazioni. Ricordo anche quando abbiamo imbarcato uno svizzero che aveva vissuto in Africa. Se all’inizio era un uomo normale, una volta sulla nave ha stravolto la sua vita, iniziando

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Sacra di San Michele

L’abbazia fra le nuvole La posizione e la struttura degli edifici ricordano la celebre abbazia francese di MontSaint-Michel, mentre le forme testimoniano dell’incontro tra l’architettura romanica italiana e il gusto gotico d’Oltralpe. Questo il biglietto da visita della Sacra di San Michele a Sant’Ambrogio di Torino, testimonianza concreta dello slancio verso l’infinito della religiosità dell’uomo medievale

testo di Roberto Roveda; fotografie di Franziska Doswald


sopra: l'imponente basamento sul quale sorge la Sacra sovrastato dall'abside grande della Chiesa conventuale (la statua a sinistra raffigura l'Arcangelo Michele) in apertura: il panorama dalla grande terrazza situata subito dopo la "Porta dello Zodiaco"


sopra: la ripida e antica scalinata a chiocciola che conduce alla sommitĂ dell'edificio


Un grattacielo medievale A guardarla, l’abbazia di San Michele della Chiusa – che il popolo dei pellegrini ha da sempre chiamato semplicemente la “Sacra di San Michele” – sembra la realizzazione di un sogno proibito, quello dell’ascesa al cielo mentre si è ancora sulla Terra. La cuspide rocciosa su cui venne costruita, in cima al monte Pirchiriano, domina totalmente la valle di Susa da circa mille metri di altezza e la sensazione, osservandola dal basso, è che le costruzioni si confondano tra le nuvole e i tetti arrivino ad accarezzare il cielo. Con la sua vertiginosa elevazione stupiva i pellegrini che, attraversando il Moncenisio, si dirigevano a Roma lungo la via Francigena, tanto che molti ritenevano che a costruire quell’ideale ballatoio verso il cielo fosse stato l’arcangelo Michele in persona, non mano umana. Una tale meraviglia poteva esistere solo per intervento divino. Eppure di soprannaturale nella Sacra ci fu solo il pensiero ardito degli uomini che immaginarono un edificio in quella posizione estrema e la tenacia e la perseveranza dei costruttori. Secoli di lavoro e generazioni di capimastri,

muratori, scalpellini e scultori per realizzare un “grattacielo” in pieno Medioevo, a strapiompo sul nulla. Un millennio si storia Il complesso abbaziale della Sacra, infatti, cominciò a essere costruito attorno all’anno mille quando papa Silvestro II impose come penitenza a un nobile del luogo di fondare un'abbazia. Il luogo prescelto fu la cima del Pirchiriano, una posizione che, oltre a mettere al sicuro da saccheggi, offriva ai monaci l’isolamento di cui avevano bisogno e, cosa fondamentale, permetteva il controllo di tutta la zona dall’alto. In breve tempo il monastero divenne sempre più potente, una vera e propria fortezza chiusa a difesa dei propri privilegi e della propria autonomia come testimoniano le rovine delle antiche mura. I secoli XI e XII furono quelli del massimo splendore e la Sacra cominciò ad assumere le forme attuali. Non potendo adattare il terreno alle loro esigenze, i progettisti che si susseguirono alla Sacra decisero di adattare l’architettura al luogo. Lasciarono che la natura dettasse legge e a essa conformarono le forme e lo svilup-

sopra: l'affresco dell'Assunzione (1505), sulla parete sinistra della chiesa conventuale (il particolare mostra la sepoltura di Cristo) pagina destra: affresco cinquecentesco con la Madonna circondata dai santi situato all'interno della chiesa


po architettonico. Nacque così un monastero benedettino unico nel suo genere in Italia, in cui i diversi corpi dell'edificio non si sviluppavano come d’abitudine a cingere il chiostro, ma a spirale, attorno alla vetta del monte. Una gigantesca scala verso il cielo Così, come in una gigantesca scala a chiocciola nella Sacra si continua a salire, una sensazione ancora più accentuata se, come antichi pellegrini, si è scelta l’antichissima strada selciata che dall’abitato più vicino, Sant’Ambrogio di Torino, conduce dopo un’ora di cammino nei boschi al più antico edificio monastico – costruito poco dopo il mille e oggi in rovina – e alla foresteria, luogo di filtro tra il mondo esterno e l’universo monastico. Proseguendo, si è giunti nel cuore della Sacra e si comincia a “scalare” l’imponente basamento, alto 26 metri e realizzato tra il 1099 e il 1131, che fa da edificio conventuale e sopra il quale si erge la chiesa abbaziale. A questa si giunge lungo una ripida scalinata interna detta “Scalone dei Morti”, perché anticamente fiancheggiata da tombe e dopo aver oltrepassato la splendida “Porta dello Zodiaco” con i suoi capitelli dai sog-

getti e dai misteriosi significati esoterici. Mentre si sale ci si rende conto del trascorrere dei secoli e negli elementi degli edifici il romanico gradatamente lascia il campo allo stile gotico. Durante la salita muta anche la disposizione dell’animo e si comincia a capire meglio cosa sia la Sacra: un percorso di mistica ascesi immaginata da monaci vissuti mille anni fa, un’ascesa assieme fisica e spirituale, graduale, ma faticosa dal mondo materiale, di tutti i giorni, a un universo iniziatico, che si disvela pienamente sulla sommità. Una sorta di rito di passaggio alla fine del quale il monaco assumeva consapevolezze nuove del suo destino. Ma anche senza spingere troppo in là le nostre pretese di visitatori della domenica come presentazione della Sacra possono bastare le parole scritte nel secolo XI dal monaco Guglielmo, autore della prima Cronaca dedicata al monastero: “Il luogo è lontano da ogni impaccio e moderno tumulto: qui non strepito d’uomini e d’animali, non frastuono, non ruggiti, la pianura d’Italia, con ameni paesaggi e fiumi, vi si stende a far lieti gli sguardi umani”. Difficile pensare a una descrizione più precisa ed evocativa per l’uomo contemporaneo.

per informazioni: Abbazia di San Michele Via alla Sacra, 14 10057 Sant’Ambrogio di Torino (TO) tel.: +39 011 93 91 30 www.sacradisanmichele.com per saperne di più: Antonio Prearo La Sacra di San Michele. Storia, Arte, Leggende Formagrafica edizioni 2002


Ten den ze p .38 | di Ulr ico Go nza to

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Le vetrinee dei negozi giappone giapponenesi sono da a sempre popolate da d accessori bizzarri b e assurdi. Ma ultimi anni la tecnologia negli ultim nipponica ponica si è spinta davoltre… vero oltre re… Proviamo a esplorare insieme alcuprodotti più ni dei pro interessanti… interessan

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Astri gemelli

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Amore e vacanze alla grande favoriti dagli ottimi transiti. Grazie a Mercurio potrete fare un sorprendente incontro con una persona giovane e simpatica. Malumori tra il 15 e il 16 indotti dalla Luna in opposizione.

A metà agosto, a causa dei passaggi di Marte e Venere nella vostra quinta casa solare, vi sentirete proiettati verso la conquista di tutto ciò che è più piacevole. Erotismo e appetiti sessuali in forte ascesa.

Ferragosto con Marte e Venere in quadratura… possibili gelosie e malumori a partire dal 16 agosto quando non sarete più sostenuti dai transiti lunari. Periodo comunque originale per i nati nella terza decade.

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Tra il 17 e il 19 agosto la Luna si troverà nel Sagittario. Grazie a questo transito eventuali opportunità suggeritevi dalle atmosfere di una località vacanziera potranno fare improvvisa breccia sui vostri futuri progetti.

Il transito di Mercurio tenderà a “stuzzicare” la vostra curiosità spingendovi a provare nuove esperienze. Incremento delle spese voluttuarie per i nati all’inizio della seconda decade. Non esagerate con il cibo.

Incontri sentimentali sollecitati dal passionale passaggio di Marte e Venere. Forte risveglio dei desideri sessuali. Voglia di seduzione. Ferragosto intrigante favorito da una magica Luna in Scorpione.

Grazie alla congiunzione di Marte e Venere questo Ferragosto si presenta particolarmente trasgressivo, alimentato da crescenti curiosità e fantasia. Possibili svolte professionali per i nati nella prima decade.

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Ferragosto baciato dai colpi di fulmine. Grazie agli ottimi transiti tra Luna e Urano realizzazione di situazioni inaspettate. Cercate di prendere al volo tutte le occasioni che in questo periodo il cielo tende a offrirvi.

Grazie alle influenze trasgressive indotte dalla quadratura con Marte e Venere, vivrete un Ferragosto al di fuori della consueta prudenza. Cercate comunque di controllare la vostra alimentazione.

Incontri con stranieri segnati da bellezza e da edonismo State comunque attenti alle sollecitazioni emotive di una passionale Luna in Scorpione. Risveglio per il mistero favorito dal passaggio di Mercurio.

Ferragosto super per chi saprà abbandonarsi ai piaceri dell’amore. Con Venere e Marte di transito nella vostra casa solare le vostre finanze e così anche gli impulsi sessuali potrebbero andare fuori controllo.

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Orizzontali 1. È “calva” quella di Ionesco • 10. Non zuccherati • 11. Vendette la primogenitura • 12. Grande stato asiatico • 13. Parte del cannone • 14. Combatte le tarme • 15. Delfini di fiume • 16. Dotato per il volo • 18. Le iniz. di Toscanini • 19. Il nome di Carboni • 20. In mezzo al mare • 21. La indossa il giudice • 23. Città sacra della Grecia antica • 24. Si unisce spesso al dilettevole • 26. Cons. in palio • 27. Un alito di vento • 29. Devoto • 30. Periodo storico • 31. Dubitativa • 32. Preposizione semplice • 33. Il padre dei Moschettieri • 35. Nome di donna • 37. Fu distrutta con Gomorra • 39. Asseriti • 40. Ermanno, regista • 41. Ciascuno • 43. Tante erano le Grazie • 45. Coccolano i nipotini • 47. Esagerate nelle pretese • 48. Ama Radames.

premura • 13. Il responso della Vestale • 17. Ripara delicati meccanismi • 22. Un rapace • 25. Chimera, miraggio • 28. Fuggite di prigione • 29. Indimenticato regista italiano • 31. Nota cantante rock • 34. I confini di Mogno • 36. Mitico re di Micene • 38. Le iniziali della Melato • 42. I limiti del geloso • 44. Radio Svizzera • 46. In mezzo al nido.

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Verticali 1. Cerca... una ricca metà! • 2. Asbesto • 3. Moretti, noto regista • 4. Ansimante • 5. Assicurazione Invalidità • 6. Donare • 7. Pari in giusti • 8. Lo usa spesso l’oste • 9. Vocali in

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» a cura di Elisabetta

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 35

ariete Ferragosto di fuoco… momenti di autentica passione o di gelosie incontrollabili per i nati tra la prima e la seconda decade. La vita sessuale tenderà a essere maggiormente stimolata. Praticate dello sport.

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