Ticino7

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numero

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L’appuntamento del venerdì

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R EPORTAGE Risaie | AGORÀ WikiLeaks | LESSICO Coraggio | TENDENZE Tatuaggi

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Tessiner Zeitung

CHF 3.–

con Teleradio dal 12 al 18 settembre


numero 37 10 settembre 2010

Agorà WikiLeaks. Segretezza a caro prezzo

Impressum

Arti Passerelle 2010. Un ponte fra due culture

Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009) Chiusura redazionale venerdì 3 settembre Editore Teleradio 7 SA, Muzzano Direttore editoriale Peter Keller

Media Una foresta di click Lessico Coraggio

DI

Vitae Stelio Mondini

DI

DI

FABIO MARTINI DI

ROBERTO ROVEDA

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Reportage Il riso: vita e fatica

Coredattore Giancarlo Fornasier

Tendenze Tatuaggi e piercing. L’uomo illustrato

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55 Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona Pubblicità Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch Annunci locali Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch In copertina Durante il lavoro le mondine cercavano sollievo cantando. I loro canti sono una importante testimonianza culturale Fotografia di Alessandra Meniconzi

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GIORGIA RECLARI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Redattore responsabile Fabio Martini

Photo editor Reza Khatir

DEMIS QUADRI

FRANCESCA RIGOTTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . DI

DI

R. CAROBBIO; FOTOGRAFIE DI A. MENICONZI . . . . . . . . . . . . . . . . . DI

PATRIZIA MEZZANZANICA . . . . . . . . . . . . . .

Astri / Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Il coraggio di amare Cari lettori, in Iran fare l’amore richiede coraggio, oltre a essere estremamente rischioso visto che può capitare di finire lapidati. Sakineh Mohammadi Ashtiani, – 43 anni, il cui viso è divenuto in questi giorni una sorta di icona – e Ebrahim Hamidi – 18 anni, accusato di essere gay – entrambi condannati a morte, sono intrappolati nel meccanismo feroce e insulso creato dal cieco fanatismo religioso che la dittatura iraniana, la “mullarchia”, come è stata definita, mette in atto da decenni per soggiogare e condizionare la vita di un’intera nazione. Una nazione viva e ricca – tali e tanti sono i segnali di slancio culturale che da essa giungono – ma attraversata da contraddizioni e lacerazioni così profonde da costringerla a una realtà che sa più di oscuro Medioevo che di modernità. Morire perché colpevoli di un reato è di per sé inaccettabile – senza dimenticare che anche da noi non mancano i sostenitori di queste aberranti “posizioni” –, ma morire perché colpevoli di amare, o perché si è cercato l’affetto e il contatto di un altro essere umano è cosa oltre modo inconcepibile. E, si badi, non si tratta affatto di un problema religioso – la pietà non

è sentimento estraneo alla cultura islamica – ma solo dell’esibizione e della provocazione di un potere folle e sconsiderato di fronte al mondo che assiste sbigottito. Le personalità francesi che si sono prese a cuore la situazione di Sakineh (ma altre due donne, Vali Janfeshani e Sariyeh Ebadi, sono in attesa della lapidazione nelle carceri iraniane), da Bernard-Henry Levy a Carla Bruni, hanno ribadito la fortuna che tutti noi, cittadini dei paesi democratici, abbiamo di esercitare le nostre libertà. Essi hanno profondamente ragione, dovremmo pensarci più spesso, senza per ciò abbassare la guardia perché la tentazione “autoritaria” e il fanatismo sono sempre presenti. E il riferimento a quanto scrive Francesca Rigotti nel suo lemmario – che inaugura una nuova rubrica su Ticinosette – a proposito del coraggio appare tanto più pregnante e puntuale. Non viviamo tutti nello stesso mondo: a noi, per esempio, non è indispensabile il coraggio per affermare le nostre idee o per amare mentre agli uomini e alle donne iraniani – o afghani che siano – anche solo un gesto d’amore può costare la vita. Cordialmente, Fabio Martini

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M

olti, certamente i più entusiasti – non ultimo il portavoce del sito, Julian Assange –, hanno parlato di una nuova forma di comunicazione giornalistica in grado di divellere, se non addirittura di rivoluzionare il tradizionale modus operandi dei media di informazione (si veda l’articolo di Stephen Moss, The whistleblower, pubblicato su “The Guardian” il 14 luglio 2010). Per altri, l’operazione WikiLeaks si fonda invece su una serie di ambiguità di fondo che ne inficerebbero il successo raggiunto in questi anni. Ma andiamo per ordine…

vivere in continuo movimento e con grandi precauzioni, possano essere arrestati una volta fatto ingresso sul suolo americano: la giudice della Corte suprema Sonia Maria Sotomayor ha tutta l’intenzione, pare, di affrontare il caso WikiLeaks. Last but not least, il 21 agosto Assange è stato accusato in Svezia di violenza carnale da due donne, accusa in un primo momento ritirata ma poi riconfermata. Secondo Assange si tratterebbe di una manovra di screditamento orchestrata ad hoc dai servizi statunitensi.

I punti oscuri Qualche dato per chi non avesse ancora la misura del problema. Il sito ha finora pubblicato centinaia di migliaia di files relativi a comportamenti illegali di aziende, organizzazioni e governi: dalla banca svizzera Julius Bär & Co a Scientology, dalle email di Sarah Palin agli oltre 90.000 files concernenti la violenza delle Forze armate statunitensi in Afghanistan e in Iraq, la degenerazione dei servizi segreti pachistani, la capacità bellica dei talebani, le migliaia di vittime innocenti delle guerre contro il terrore. In particolare, a dare notorietà al sito è stata la pubblicazione di un filmato di un raid americano a Bagdad nel 2007 che testimonia delle modalità agghiaccianti con cui l’esercito statunitense ha operato sul territorio iraqeno. Caratteristica essenziale della politica di WikiLeaks è di garantire l’assoluto anonimato delle fonti che possono così inviare i documenti in modo sicuro, grazie a un complesso sistema informatico, senza il rischio di incorrere in ritorsioni personali. L’organizzazione del portale è al momento costituita da cinque persone fisse e da un migliaio di collaboratori sparsi qua e là per il mondo. Guru di WikiLeaks è Julian Assange, 39 anni, australiano di origine, una lunga militanza nel mondo dell’hacking, non schierato politicamente ma interessato soprattutto a fornire informazioni attendibili perché convinto che “una documentazione storica e intellettuale più ricca, completa e accurata sia qualcosa di intrinsecamente positivo, e possa dare alle persone gli strumenti per prendere decisioni intelligenti”. La politica informativa di WikiLeaks è stata ripetutamente e aspramente criticata sia dal mondo del giornalismo tradizionale (poco più di un mese fa Marc Thissen, editorialista del “Washington Post”, che quindi non rappresenta, auspicava che Assange fosse catturato con ogni mezzo, lecito o illecito) sia, per motivi diversi, dal governo statunitense che vede minacciata la sicurezza di militari, agenti e informatori. Sussistono a tal riguardo buone possibilità che Assange o i suoi stretti collaboratori, obbligati a

Ma su quali basi i detrattori di WikiLeaks poggiano le loro critiche? Innanzitutto il sito non risponde affatto ai criteri di un vero “wiki”: pur utilizzando la piattaforma di Wikipedia non permette agli utenti di intervenire e non consente un accesso “democratico” alle persone. Altro aspetto è rappresentato dai finanziamenti basati su di un complesso e alquanto opaco sistema di donazioni e transazioni finanziarie a scatole cinesi che ha come fulcro la fondazione tedesca Wau Holland. Il vicepresidente di quest’ultima, Hendrik Fulda ha specificato che per coprire le attività e la presenza su internet di WikiLeaks sono necessari un minimo di duecentomila dollari l’anno. Ma il punto veramente debole della faccenda sta nella modalità di accesso e gestione delle fonti. Com’è infatti possibile che un gruppo di cinque persone stipendiate, più qualche centinaio di collaboratori, anche se ben selezionati, con un budget tutto sommato ridotto possano svolgere un’attendibile attività di verifica dell’immensa messe di informazioni anonime postate al sito? Un file può essere infatti autentico, falso, oppure, ipotesi tutt’altro da escludere, alterato solo in parte, con l’obiettivo di suscitare determinate reazioni e risposte. Fior fiore di analisti cadrebbero nella trappola. A tal proposito, Farhad Manjoo, sul magazine online “Slate”, sottolinea come sia impossibile valutare positivamente un file se non si conoscono “i mezzi, le motivazioni e le possibilità della fonte”. E infine, in che modo quelle stesse persone sono in grado di verificare che al loro interno noi siano presenti agenti dei servizi segreti inseriti per monitorare e cooptare le attività dell’organizzazione? Assange, interrogato a riguardo, ammette le difficoltà pur sostenendo, non senza una punta di arroganza, che finora non si sono mai sbagliati a riguardo. Lui si affida alla “saggezza collettiva” della rete e al fatto che è proprio l’anonimato a garantire l’invio di documenti autentici. Davvero poco incoraggiante. Ma la vicenda è solo all’inizio…

» di Fabio Martini

Numeri e scoop

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WikiLeaks. Segretezza a caro prezzo

Agorà

Creata nel 2006 con l’obiettivo di rendere pubbliche informazioni segrete raccolte in forma anonima relative alla condotta di governi, aziende e organizzazioni, WikiLeaks è andata via via crescendo. Ma proprio il modo di acquisizione e gestione dei files sta sollevando perplessità e obiezioni


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Passerelle 2010. Un ponte fra due culture

venienti da orizzonti culturali diversi dai propri ma anche per arricchire lo scambio tra due minoranze, nella speranza di portare un piccolo contributo al rafforzamento della loro posizione in questo Paese. Se si pensa soprattutto all’italiano e ai dibattiti sulla sua situazione in Svizzera, infatti, appare evidente come si possa parlare di crisi. Un momento difficile al quale hanno concorso A Body Ritual Tale, Le Collectif de la Dernière Tangente, Nyon tra l’altro l’attrattività di un idioma come l’inglese, decisamente privilegiato come mezzo di comunicazione sul piano internaL’ultimo Presidente italo- traversata a piedi della Svizzionale, e di altre lingue favorite invece da fono che la Confederazione zera (da Müstair e da Chancy un maggiore fascino esotico. svizzera abbia conosciuto, a Berna) per abbattere le fronIl teatro di movimento e la danza, grazie a Flavio Cotti, in occasione del tiere linguistiche e mettere in modi d’espressione legati alla fisicità, possoproprio discorso per la cele- contatto i partecipanti con no varcare i confini linguistici più facilmente brazione della Festa nazionale altre realtà culturali. di quanto accada alle forme artistiche più del primo agosto 1998 sotto- Anche Passerelle 2010, un’inivincolate alla parola. Gli spettacoli allestiti lineava come multiculturalità ziativa nata dalla collaborain occasione di Passerelle 2010 dal T-âtre e plurilinguismo siano valori zione tra TASI (Teatri associati IBonillo di Losanna al Collectif de la Deressenziali del Paese. Ma la vita della Svizzera italiana) e BAnière Tangente di Nyon, dalla Compagnie delle minoranze linguistiche SIS (Bureau des arts de la scèDoris V. di Renens alla Compagnie Interfanon può comunque dirsi fa- ne des indépendants suisses), ce di Sion mostrano al pubblico ticinese il cile, nemmeno oggi, anche che a Lugano va in scena allo lavoro di artisti provenienti da una precisa se i tentativi per migliorare la Spiazzo alla Foce e al Nuovoregione linguistica svizzera, utilizzando pesituazione non sono mancati. studiofoce, si muove nella rò codici comuni all’intera umanità. Non Per quanto riguarda il passato medesima direzione. Attraa caso Marinella Guatterini, nel suo ABC recente, a livello politico si verso una serie di spettacoli della danza (Mondadori), vede nella storia può pensare a un’ordinanza di danza e teatro, il progetto del suo specifico settofederale entrata in vigore il primo luglio e volta a pro- Pensata per favorire gli scambi artistici e re di competenza – la muovere il plurilinguismo e culturali tra Svizzera italiana e romanda, danza appunto – una “straordinaria avventura la coesione nazionale, fissanla manifestazione propone a Lugano, tra il culturale, estetica, sociado per esempio le quote percentuali dei rappresentanti 10 e il 12 settembre, una serie di spettacoli le e antropologica,” che “corre insieme a quella delle diverse aree linguistiche a cavallo tra teatro e danza dell’uomo e vi s’intrecnei vari dipartimenti dell’amcia, in specie se considerata come linguaggio del ministrazione pubblica. Fuo- intende vivacizzare il diacorpo, primo strumento espressivo che l’essere ri dalle mura governative, logo culturale tra due aree umano possiede dalla nascita e con il quale invece, molto interessante è linguistiche svizzere, quella s’identifica”. E qualcosa di simile si può dire l’idea di Get-Together (www. italofona e quella francofona, anche per il mondo dei mimi, dei pagliacci get-together.ch), un progetto non solo per cercare di spine degli acrobati, pratiche artistiche fondate culminato, nei giorni tra il 12 gere l’attenzione del pubblico su linguaggi non verbali. luglio e il 15 agosto, in una verso prodotti artistici pro-

» di Demis Quadri; fotografia di Lauren Pasche

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Sul portale della TASI (Teatri Associati della Svizzera Italiana - www.tasi.ch) fra le molte informazioni, è possibile reperire notizie su Piattaforma Passerelle e sulla stretta collaborazione con BASIS (Bureau des Arts de la Scène des Indépendants Suisses). Con le loro iniziative le due associazioni promuovono un vivace scambio fra le diverse identità culturali del nostro Paese.

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Arti

Piattaforma passerelle 2010/2011 10–12 Settembre 2010 Lugano, Nuovo Studio Foce Locarno, Teatro Paravento


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Una foresta di click

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però indicare la via giusta da percorrere per un uso eco-sostenibile di Internet. Secondo il suo cofondatore, il tedesco ventiseienne Christian Kroll, se almeno l’1% degli utenti di Internet usasse Ecosia, ogni anno si Ecosia si impegna a devolpotrebbe salvare una porzione di foresta vere l’80% dei suoi ricavi, grande come la Svizzera.“Essere ecologisti derivati unicamente dai click non è mai stato così facile”, recita l’e-mail sui link sponsorizzati, a un promozionale di Ecosia. progetto del WWF contro la Ma è tutto vero? A poche settimane dalla deforestazione in Amazzonia. sua presentazione, sono esplosi dibattiti Promette inoltre di ridurre e interrogativi su vari blog specializzati le emissioni di CO2 anche e alcuni esperti hanno storto il naso con con l’alimentazione dei suoi sospetto. “C’è puzza di operazione di marserver a energia verde (proketing” hanno scritto in molti. Nel video dotta da Greenpeace Energy). promozionale (facilmente reperibile su YouEcosia, società senza scopo di Tube) Ecosia si pone come l’anti Google, il lucro, si avvale della collabo“Motore di ricerca Virtuoso” che si contraprazione di Yahoo e Bing per le pone al “Gigante Malvagio e Inquinante”. ricerche, che risultano quindi Difficile non pensare che il tutto sia solo molto soddisfacenti dal punun’ennesima mossa di Microsoft nell’eterna to di vista della completezza lotta contro il suo principale nemico. Ai pro(a differenza di altri piccoli motori del nuovo motore di ricerca è inoltre motori di ricerca che danno stata rimproverata mancanza di trasparenza risultati spesso incompleti). nella presentazione del progetto, che poteva dare adito a paUn’idea geniale per salvare il pianeta o una recchi fraintendimenti trappola per internauti con la coscienza e ingannare l’utente in buona fede. Dopo verde? Il nuovo motore di ricerca ecologico varie sollecitazioni deEcosia sta sollevando grande entusiasmo, ma gli internauti, le spiepresenta anche qualche aspetto controverso gazioni sul sito sono state modificate e ora A oggi Ecosia ha salvato circa vengono pubblicate anche le ricevute dei 149 chilometri quadrati di pagamenti mensili al WWF. Uno sforzo per foresta con la donazione di ripulire Ecosia dalle macchie dei sospetti poco più di 93’000 euro, sefacendolo tornare al verde brillante delle condo quanto si può leggere buone intenzioni. Sta poi alla coscienza di sull’homepage del sito. È un ognuno di noi scegliere su quale “colore” sia piccolo passo, che sembra preferibile cliccare…

» di Giorgia Reclari; immagine da www.flickr.com

Media

do, si pagano le fatture, si fa shopping, si sceglie il menu della cena e molto altro ancora. Con un click ora si può salvare il pianeta o, più precisamente, due metri quadrati di foresta pluviale. Possibile? È il sogno di ogni eco-pigro: lavarsi la coscienza restando comodamente sprofondato in una poltrona davanti a un computer, senza cambiare le proprie abitudini. Ma è anche il sogno di chi si sta rendendo sempre più conto che l’apparentemente impalpabile mondo del web ha in realtà un enorme impatto sull’ambiente (tanto per intenderci, è stato dimostrato recentemente che l’elaborazione di una sola richiesta eseguita da un motore di ricerca immette nell’aria 7 grammi di CO2 e consuma quanto una lampadina a incandescenza accesa per un’ora). Da qualche mese tutto ciò sembra essersi realizzato con la nascita di Ecosia, un nuovo motore di ricerca ecologico. Nato nel dicembre del 2009, in occasione della Conferenza sul clima di Copenhagen,

www.ecosia.com La homepage del motore di ricerca ecologico, disponibile oggi in una trentina di paesi tra cui la Svizzera. Impostato in modo analogo ai motori concorrenti, consente ricerche dettagliate oltre a presentare gli obiettivi del progetto.

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Lessico

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Coraggio Il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ha di recente dichiarato che: “Una democrazia rispettabile è proprio il luogo in cui per essere buoni cittadini non si deve esercitare nessun atto di coraggio”

Si è parlato molto, moltissimo di paura, in questi anni post 11 settembre, ormai quasi un decennio. Anche questo settimanale ne ha scritto (Ticinosette n. 31, 2010). Alcuni commentatori politici sostengono addirittura che il senso di vulnerabilità e di paura si sono a tal punto sedimentati in noi da essere divenuti la cifra della nostra epoca. Molti sociologi ed economisti hanno elaborato una “sindrome della paura”, ripresa e diffusa dai media e sfruttata alla grande dai politici. Qualcuno per fortuna ha cominciato a ribellarsi, per esempio un giovane pensatore nordico, Lars Svendsen, che ha scritto una Filosofia della paura tradotta in inglese nel 2008 dall’originale norvegese del 2007 e accessibile ora in italiano (Roma, Castelvecchi, 2010). L’autore sostiene che il mondo non è ovviamente privo di pericoli, ma che non ha nemmeno senso guardare ogni fenomeno dall’angolatura della paura, iniziata tra l’altro ben prima dell’11 settembre. Mi riconosco in questa prospettiva e intendo portarla avanti. L’ideologia apocalittica Ci hanno propinato dosi massicce di ideologia apocalittica che hanno finito per persuaderci del fatto che tutto va male e che in futuro andrà anche peggio; che i terroristi sono la minaccia più grave e più probabile per le nostre vite, che gli stranieri sono un pericolo serio, che siamo in balia di terribili virus e di coloranti alimentari nocivissimi, che i nostri figli incontreranno pedofili ed erotomani a ogni passo, che i delitti contro la persona sono in aumento a dismisura. In realtà, viviamo nella società più sicura che sia mai esistita, e il dolore, la malattia e la morte giocano nelle nostre esistenze una parte molto inferiore rispetto a quanto accaduto alle generazioni precedenti. Tra l’altro la sindrome da paura e da insicurezza collabora alla rinascita dei populismi promossi da politici che fanno proprio il tema della sicurezza e sbandierano politiche di repressione minacciando i valori dei diritti civili e più in generale della libertà. La società si polarizza tra coloro che fanno del pericolo dell’aggressione fisica la leva per introdurre un ordine gerarchico e di privilegi da una parte, e coloro che intendono difendere la privacy, il free speech e il valore della diversità culturale dall’altra. Ma, proviamo a chiederci, non si potrebbero mettere in campo altri dispositivi per vincere la paura che non siano

misure liberticide o lesive della dignità personale come il recente “body scanner”? Magari un dispositivo banale come… il coraggio? Un po’ di coraggio Insomma, un po’ di coraggio non farebbe male, e ci darerebbe anche maggiore fiducia in noi stessi. È da qualche tempo che rifletto su questi temi, e mentre ci pensavo, accade che l’8 marzo 2010, per la Giornata della donna, il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, intervenendo in quella occasione, viene a dire che: “Una democrazia rispettabile è proprio il luogo in cui per essere buoni cittadini non si deve esercitare nessun atto di coraggio”. La democrazia, penso voglia dire Napolitano, è una forma politica in cui, una volta che sia instaurata e che funzioni, non dominano le passioni e per la quale non si va sulle barricate. Il colore della democrazia non è il rosso ma il grigio; non è la forma di governo degli eroi, dei santi, dei navigatori e dei poeti ma la forma di governo dei cittadini che la creano e la sorvegliano ogni giorno. La democrazia vuole, per definizione, che a determinare il proprio destino siano i suoi stessi membri, il suo demos, i cittadini tutti. Perché la democrazia, governo del popolo, riguarda il popolo stesso, il popolo tutto, e fiorisce e cresce grazie a continue e assidue azioni di pulizia e sorveglianza.

» di Francesca Rigotti; illustrazione di Mimmo Mendicino

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In un buon paese non ci vogliono grandi virtù Qualcosa di simile scriveva anche Bertolt Brecht nel famoso Madre Courage e i suoi figli (1939): al cuoco che le chiede perché definisca pessimo il tal comandante, Madre Courage risponde che lo è “perché per vincere ha bisogno di soldati coraggiosi; se fosse capace di fare un buon piano strategico, che bisogno avrebbe di soldati coraggiosi? Basterebbero dei soldati qualsiasi. D’altronde, dove stanno virtù così grandi, vuol dire che c’è qualcosa di marcio… In un buon paese non ci vogliono virtù, tutti possono essere gente qualsiasi, d’intelligenza media”. Mi auguro che la Svizzera di oggi sia un buon paese dove non servono grandi virtù e si possa essere gente qualsiasi. L’Italia di oggi di sicuro non lo è e richiede virtù grandi tra le quali, appunto, il coraggio, coraggio come antidoto alla paura, che sottragga la palma alla sicurezza.


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» testimonianza raccolta da Roberto Roveda; fotografia di Reza Khatir

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zitutto il programma di un partito. Se si aderisce a un partito si sposa un programma politico. Certo si possono fare dei distinguo, ma il programma è quello. Per me che la “lista dei senza partito” sia di fatto il primo partito è cosa grave: in questo modo la gente non capisce più nulla e alla fine non si fa nulla per migliorare. Io sono venuto al mondo con queste idee, vengo da una delle famiglie più povere di Locarno e sono nato prima del boom economico degli anni Sessanta, nel 1952. Ho conosciuto la povertà, si mangiava certo, ma non c’era d’altro. Ho capito giovanissiCome riferimento ha una massima di mo, già alle elementari, che Gandhi che recita “Per chi ha fame la pa- troppe cose non erano giurola libertà è solo un insieme di lettere”. ste, che le disuguaglianze esistevano. Ho cominciato a far Una storia di impegno politico, sempre in politica molto, molto giovane minoranza, nelle fila comuniste e intanto facevo l’apprendista macellaio, un lavoro duro. lotte dopo la Seconda guerra Mio padre non era comunista, era socialista. mondiale. Oggi la parte deboNel 1969 sono entrato nel Partito Socialista le della popolazione che spaautonomo, che a me che ero giovane sembrazia dall’operaio allo studente, va più rivoluzionario del Partito del Lavoro, al pensionato sta veramente e partecipavo alle lotte, alle manifestazioni. tornando a essere calpestata Dopo un paio di anni sono entrato nel Partito come in passato. È per quedel Lavoro, oggi Partito comunista, e il mio sto che continuo, malgrado impegno è proseguito, anche se non è facile tutto, a essere comunista perper me avere una piccola bottega a Locarno. ché il comunismo ha ancora Vado d’accordo con quasi tutti e ho il rispetto qualcosa da dire, se non altro degli avversari, faccio molto e sono conosciuper bloccare questa pericolosa to, ma ci sono persone che non vengono da avanzata neoliberista. me in macelleria perché sono comunista. Allora compito di gente come Comunque oggi, essere comunisti è difficile me – e non sono il solo, credo dappertutto. In Svizzera è più difficile per– è di stare in mezzo agli altri, ché non dimentichiamo che qui, nel 1940, in mezzo al popolo, e provafu proibito il partito comunista, che è rinato re a far passare quei messagpoi sotto il nome di Partito del Lavoro nel gi che oggi sono ostracizzati 1946. Nonostante tutto però, alle elezioni perché la maggior parte delle comunali, prendo tante preferenze e finisco persone ha subito e subisce sempre in Consiglio comunale. Tra due anni, un lavaggio del cervello di dopo oltre due decenni passati in Consiglio, tipo mediatico. Anche operare lascerò per dare spazio a chi ha un po’ più all’interno di una associazione di voglia, un po’ più di entusiasmo. Anche sportiva, per me è fare politiperché ultimamente mi sono riavvicinato alla ca. Quando tu metti il piede lettura. Leggo tutto ciò che riguarda la polifuori dal letto alla mattina è tica e la storia… mi sono appassionato pargià politica. Tutto è politica tendo chiaramente dai nostri maestri, Marx nella vita. e Lenin. Se dovessi fare un trasloco mi ci vorCredo ancora nei partiti. Sono rebbe un camion solo per i libri! E poi, anche contrario alla lista che han fatin politica sto vivendo un momento strano, to, quella che non ti obbliga perché sono un comunista senza partito. a votare per un partito, perStare vicino alla gente cercando di rendermi ché ritengo sempre e comunutile… l’essere comunista vuol dire prima di que che una persona che va a tutto essere disponibile verso gli altri, chievotare debba scegliere innandere poco e dare tanto.

Stelio Mondini

Vitae

e mi chiedono chi sono per prima cosa rispondo che sono un personaggio che ama stare in mezzo alla gente. Per questo ho fondato diversi club come il Pardo club… sono anche presidente dei tifosi della Fiorentina in Svizzera, e sono in Consiglio comunale a Locarno dal 1988, prima come Partito del Lavoro poi come Partito comunista. Secondariamente dico che lo scopo della mia vita è di non stare mai con la maggioranza. È insito nel mio DNA. Sempre con la minoranza in tutte le cose, coi più deboli. Più che altro odio le prevaricazioni, odio la prepotenza, odio l’arroganza e l’arroganza e la prepotenza le subiscono generalmente i più deboli. È stato proprio per un senso di giustizia che ho scelto di essere comunista. Certo, ritengo che il comunismo abbia commesso degli errori e degli orrori, né più né meno come altre ideologie. Oggi, però, si parla solo di quello che hanno fatto i comunisti, ma non si parla mai di quello che hanno subito i comunisti che sono sempre stati in prima linea a combattere nazisti e fascisti. E non bisogna dimenticare, e qui si torna sulle pecche del capitalismo, che il nazismo e il fascismo sono stati una costola del sistema capitalista. È stato il capitalismo a mettere fascisti e nazisti al potere, questo è storicamente riconosciuto. Il capitalismo è uscito vincitore dalla lunga lotta con il comunismo e in questo momento sta mietendo milioni di vittime e di morti, per esempio. Per me il comunismo, come idea base, è superiore al capitalismo perché è un’ideologia che si interessa degli altri, che vuole l’istruzione e la sanità per tutti, che difende i diritti inalienabili. Prova ne è il fatto che da quando la sinistra, negli ultimi anni, è disorientata, il capitalismo, il padronato ha ripreso in mano la situazione e sta smantellando lo stato sociale, sta sottraendo tanti diritti che erano già stati conquistati con anni di

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Il riso: vita e fatica Testo di Raffaella Carobbio

“Vieni a mangiare il mio riso”.

fotografie di Alessandra Meniconzi

È questa la formula con cui i Thailandesi invitano gli ospiti alla propria tavola. Del resto il riso rappresenta l’alimento base per la maggioranza della popolazione mondiale. A questo primato corrisponde una storia di seimila anni lungo un tortuoso percorso che dalla Cina ha portato la risicoltura fino in Piemonte e, da qualche anno, anche nel nostro Cantone


“Quanto è alta la montagna, tanto è alta l’acqua” (proverbio Hani, popolo dello Yunnan) Narra un’antica leggenda cinese che, un tempo, copiosissime piogge avevano distrutto il raccolto e allagato i campi riducendo i contadini in miseria. Un genio buono, impietositosi, per aiutare quella povera gente sacrificò i propri denti: se li strappò e li gettò nelle terre inondate. I denti si trasformarono in semi e germogliarono dando vita alle piantine del riso. Il riso è un cereale misterioso la cui origine si perde nei meandri del tempo. In Cina, nel III millennio a.C., si conosceva già la tecnica dell’allagamento controllato delle risaie e il riso era considerato la prima delle Cinque Colture Sacre. Perciò Chin-Nong (imperatore vissuto nel 2800 a.C.) dava inizio alla primavera proprio con lo spargimento rituale del sacro riso. La Cina sud-orientale è terra di alti monti, scavata da ripide vallate e da fiumi impetuosi. In questo contesto, contrastato e ostile, i contadini Hani da secoli utilizzano anche il più piccolo spazio per coltivare il cereale e, dove il terreno è impervio, lo creano plasmando i fianchi delle montagne e trasformandole in un infinito susseguirsi di terrazzamenti. Abili e infaticabili costruttori, scolpiscono i pendii in cui cresce il riso edificando muri di sostegno e di contenimento per i campi e per l’acqua che affluisce grazie a una complessa rete di canali: un lavoro faticoso, compiuto con la forza delle braccia e senza l’aiuto di macchinari, inutilizzabili vista la morfologia del terreno. La tecnica del terrazzamento permette di sfruttare questi spazi dall’orografia problematica. Tre anni dopo la costruzione, i nuovi campi, arati e sarchiati, all’inizio della primavera vengono sommersi. Solo allora si trapiantano le piantine del riso che matureranno dando i loro frutti nel mese di ottobre, tempo del raccolto. Ecco allora l’occasione per una grande festa durante la quale si ringraziano gli antenati e si celebra la generosità delle messi.


sotto: la mondina liberava (mondava) la risaia dalle malerbe, mentre il trepiantin – nei mesi di maggio e giugno – trapiantava il riso nella risaia in apertura: il riso è per i popoli orientali una metafora della vita. La parola riso spesso indica anche il cibo in generale e l’agricoltura


Cina I lavori di terrazzamento vengono eseguiti nella stagione fredda. Su di un pendio possono trovarsi più di 3000 terrazze mentre tra i campi può esserci un dislivello anche di 1000 metri

Svizzera Nelle risaie dei “Terreni alla Maggia” l’irrigazione avviene per mezzo di macchine che vaporizzano l’acqua sulle colture. Questa operazione avviene con una certa frequenza in modo da garantire il necessario apporto idrico

Italia Quella di Vercelli è la regione risicola più importante d’Italia e d’Europa: ogni anno in quest’area vengono coltivati, lavorati e trasformati oltre tre milioni di quintali di riso


sopra: le piantine di riso si piegano sotto il peso delle spighe in una delle risaie dei “Terreni alla Maggia”

“Se otto ore vi sembran poche…” La coltura del riso diffusasi lentamente dall’Asia all’Africa, giunse anche in Europa (in Spagna e in Francia) dove, a partire dal Medioevo conobbe una crescente fortuna. Ma è in Italia che, a partire dal 1300, si ebbe una vera e propria espansione, soprattutto in Lombardia e in Piemonte. Anche qui, però: riso, vita e fatica! Soprattutto nel corso della seconda metà dell’Ottocento molte donne (e bambine!) erano costrette a lasciare le loro case per lavorare come mondine nelle risaie di Vercelli, di Novara e di Pavia. Da maggio a luglio, ore e ore nei campi allagati, immerse mani e piedi nell’acqua rischiando reumatismi e malaria, a estirpare erbacce per facilitare lo sviluppo delle piantine. Un lavoro inumano, massacrante e pessimamente retribuito che, nel 1906, portò le mondine a incrociare le braccia e a dare il via alla lotta per una giornata di lavoro di otto ore. Le rivendicazioni furono ascoltate, ma restarono immutate le condizioni di lavoro: (…) per 40 giorni sotto un sole cocente, la schiena spezzata dallo stare chinate, lo strisciare viscido e schifoso delle bisce tra le caviglie. A sera, arrivate sull’argine, la scoperta delle sanguisughe attaccate alle gambe. A una vecchia mondina che ci raccontava il suo disagio e la sua paura chiedemmo: “Ma tu cosa facevi?” Risposta: “Alzavo gli occhi e guardavo il Monte Rosa”. A metà luglio, alla fine della stagione, venivano pagate con un chilo di riso per ogni giorno di lavoro e il misero, sudato compenso. Le donne mettevano il danaro in un sacchetto di stoffa e lo assicuravano dentro la maglia con uno spillo di sicurezza poi prendevano il treno per il rientro verso casa. Dagli anni Sessanta, col progredire della meccanizzazione agricola, questo mestiere è andato via via scomparendo e le mondine sono ormai parte della storia e del folklore.

Un’esperienza unica Anche in Ticino dal 1990 si coltiva il riso: nei campi di “Terreni alla Maggia”, un’azienda nata negli anni Trenta che con il tempo è andata ampliandosi e diversificando la sua produzione dalla pollicoltura alla frutta, dalla produzione vinicola al riso. Situata nella zona del delta della Maggia, questa è la risicoltura più settentrionale d’Europa, la prima e unica esperienza di questo genere in Svizzera. A differenza di quello piemontese, il riso ticinese è coltivato “a secco”, in campi non inondati ma irrigati a pioggia. Non essendo una pianta acquatica non è indispensabile allagare le risaie, inoltre quella dell’irrigazione è l’unica tecnica utilizzabile in Ticino (quella che, tra l’altro, risponde meglio alle caratteristiche delle regioni di montagna). Una tecnica che pur avendo una resa minore rispetto al sistema dell’inondazione e presentando qualche altro svantaggio – una maggior presenza delle malerbe e l’impossibilità di proteggere le piantine dagli sbalzi termici (garantita dall’effetto isolante dell’acqua nel metodo tradizionale) – fornisce importanti vantaggi come il ridotto uso di acqua (minore del 70% rispetto al sistema a inondazione) e le inferiori immissioni di metano nell’atmosfera. Non alimentando l’effetto serra il riso ticinese è stato il primo riso, in Svizzera, a ottenere il certificato Climatop. Una scelta di ecosostenibilità che caratterizza tutta la produzione dell’azienda dei “Terreni alla Maggia”: dalla coltivazione alla lavorazione fino alla realizzazione dei vari prodotti.

Ringraziamo il sig. Moreno Maderni, direttore e responsabile dei Terreni alla Maggia, per il tempo che ci ha dedicato e per le preziose informazioni


L’uomo illustrato Tendenze p. 42 – 43 | di Patrizia Mezzanzanica

PIERCING O TATUAGGIO? I GIOVANISSIMI PREFERISCONO IL PRIMO, I GENITORI RESISTONO CON TUTTE LE LORO FORZE E PUR DI EVITARSI LA VISTA DI UN FIGLIO TRAFITTO DAI CHIODI CORATIVI

– SEPPUR DE-

– SONO SPESSO

DISPOSTI AD ACCETTARE IL SECONDO

“Per molte mamme il tatuaggio è il male minore e non è raro vederle accompagnare in studio i figli di quindici o sedici anni” testimonia Alex Nardini, tatuatore di fama internazionale, che aggiunge: “La scena era inverosimile fino a una quindicina di anni fa, quando ho iniziato questo lavoro. I ragazzi allora venivano nel mio negozio felici e determinati, ma anche preoccupati della reazione dei genitori. Ora il tatuaggio e diventato una consuetudine diffusa, che sempre più si

raffina sia dal punto di vista estetico, sia sotto il profilo della sicurezza e delle sostanze utilizzate”. Lo stesso non si può dire per il piercing, che poco ha di artistico e – almeno potenzialmente – presenta più rischi. Infezioni virali come l’epatite B e C o l’Hiv rappresentano casi estremi ma, se non si ricorre a sostanze e materiali puri, sicuri e sterili, tatuaggi – e soprattutto piercing – possono causare allergie, infiammazioni, micosi, granulomi, emorragie, herpes, lesioni alle termi-

nologie nervose e degenerazioni delle cartilagini di naso e orecchio. Senza contare i rischi secondari, come quello di inghiottire un chiodo non perfettamente chiuso o addirittura rompersi i denti. Ecco quindi spiegato perchè la Commissione Europea ha recentemente presentano un’ampia panoramica dei pericoli legati a questo fenomeno e negli USA, il piercing giovanile, sta diventando un problema di sanità pubblica. Una ricerca realizzata dalla divisione di medicina dello sport della Pace


University (la prima del genere), ha esaminato 454 studenti di college. È risultato che il 60% delle ragazze portava anelli o spilli da qualche parte del corpo – lobi delle orecchie esclusi, preferibilmente sull’ombelico e sulla lingua – mentre il 42 % dei maschi aveva un piercing. E se si calcola che circa il 20% di loro ha avuto bisogno di un intervento medico in conseguenza di questi “abbellimenti”, si comprende anche l’entità dell’emergenza. Sistemi di sterilizzazione degli aghi e dello smaltimento dei rifiuti, uso di guanti, tinture e colorazioni pure e atossiche, corsi di formazione per conoscere le principali malattie infettive e la loro trasmissione, oltre alle patologie che impediscono di effettuare tatuaggi e piercing, rientrano fra le direttive delle autorità competenti rivolte a chi svolge questa professione e ai suoi fruitori… Norme a tutt’oggi, però, spesso trascurate. Il desiderio antico e profondo di decorare, marchiare e personalizzare il proprio corpo rimane forte e profondo, specialmente nei giovani. Ritrovamenti di mummie diventate famose, testimoniano che da sempre l’uomo ha cercato

di trasformarsi e di esprimere, attraverso il tatuaggio, un messaggio: per senso di appartenenza, per motivi religiosi o scaramantici, per protezione contro le forze del male, come terapia medica o rito di passaggio all’età adulta. Le ragioni e le interpretazioni di questo gesto sono molteplici e così radicate che ancora oggi, più che mai, il tatuaggio rappresenta per molti un’esigenza. “Nell’immaginario comune rimane un rito iniziatico, un gesto di individualismo, di conquista della maggiore età. È prendere possesso della propria pelle” continua Alex Nardini. “Ma può essere anche solo un’esigenza estetica. Io non credo che un tatuaggio debba per forza rappresentare qualcosa di simbolico. Lo si può fare per ragioni meno profonde, l’importante è che dietro ci sia un significato, che sia legato a qualcosa, o a qualcuno, o a un momento particolare. Dare un contenuto al proprio gesto è ciò che consiglio di fare ai miei clienti. Dal canto mio cerco di capirne i desideri, di guidarli quando li vedo confusi e di realizzare, per ognuno di loro, qualcosa di artisticamente valido”. È dunque il senso, e quindi il valore, il

solo antidoto contro la moda e la conseguente banalizzazione dei tatuaggi. Forse per questo, negli ultimi anni, si sta assistendo a un ritorno ai modelli d’ispirazione americana anni Cinquanta e Sessanta: pin up più o meno vestite, ancore, velieri, disegni di genere Rockabilly, oppure motivi giapponesi, di maggiore valenza artistica. Affreschi e scene complesse che hanno anima e profondità, che raccontano storie e leggende, si ispirano alla natura e alle figure mitologiche. Esclusiva – ancora – di un pubblico colto ed evoluto.

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Roland Barthes e Fotografia e società di Gisele Freund, per citarne due fra i più noti. Vivendo nella contemporaneità, dove tutto è fotografia e tutti fotografano con ogni tipo di strumento, siamo sempre meno attenti e coscienti del potere dell’immagine. Per riappropriarci di questa consapevolezza è importante cominciare a conoscere la storia dell’immagine stessa, che inizia con la storia dell’uomo e lo accompagna sin dagli albori della civiltà. A questo riguardo il libro di Michel Melot Breve storia dell’immagine, pubblicato da Pagine d’Arte è una lettura piuttosto stimolante. È un libro che curiosamente colpisce per la totale assenza di immagini al suo interno e, se si dice che un’immagine vale mille parole, in questo

caso poche parole raccontano tante immagini. L’autore ci accompagna “Dal sogno allo schermo”, come spiega il titolo del primo capitolo, e attingendo alla sua vasta cultura accademica di studioso e storico dell’arte, si sposta con facilità dalle grotte ai templi, dal Rinascimento italiano alle prime trasmissioni televisive. È una sintesi efficace di molte migliaia di pagine scritte finora su questo tema, il tutto espresso con un linguaggio limpido, colto e allo stesso tempo comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Quale docente di fotografia spesso mi viene richiesto un consiglio su quali libri leggere e credo che d’ora in avanti potrò proporre anche questo ai miei studenti, per un approccio immediato alla storia dell’immagine e ai

Michel Melot Breve Storia dell Immagine Pagine d’Arte Lugano-Tesserete

» di Reza Khatir

A partire dal 1971 la gloriosa casa editrice Time-life pubblicò per alcuni anni una collana di libri illustrati dedicati alla fotografia che, in una decina di volumi, ne trattava con completezza gli aspetti, dalla luce ai film, dalla macchina fotografica alla stampa, al Reportage allo Still-Life ecc… Il tutto era corredato da riproduzioni di fotografie dei grandi maestri dell’Ottocento e del Novecento. Credo che tanti della mia generazione, amanti dell’immagine e della lettura, abbiano attinto a più riprese da questa collana che però mancava di un ingrediente importante, e cioè l’approfondimento dell’aspetto filosofico e psicologico dell’immagine, contributo fornito successivamente da testi come La camera chiara di

Letture

passaggi fondamentali che hanno portato alla rappresentazione del mondo quale lo conosciamo oggi.

» illustrazione di Adriano Crivelli

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Nel periodo compreso tra il 12 e il 18 settembre Marte e Venere entreranno in opposizione. La configurazione apre un periodo in cui le passioni potranno schizzare alle stelle, spesso con mancanza di controllo.

È il momento buono per dimostrare agli altri la vostra reale natura. Non negatevi nulla. Non anteponete nessuno a voi stessi. Momento ideale per una competizione sportiva. Aumento degli appetiti sessuali.

Vita sentimentale veramente “ok” per i nati nella prima decade. Grazie agli ottimi transiti di Marte e Venere nella vostra quinta casa solare riuscite a esprimervi con il partner rimanendo sempre voi stessi.

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Tra il 12 e il 18 settembre sia Venere sia Marte entreranno in quadratura. Tenderete a far valere la vostra personalità nei rapporti con gli altri. Cercate di stabilire un giusto equilibrio tra il dare e l’avere.

Durante il mese di settembre si apre un periodo positivo per la vostra vita sentimentale. Grazie ai transiti di Marte e Venere nella terza casa solare la vostra vita sociale tenderà ad accelerare notevolmente.

Se tra il 16 e il 17 di settembre vi sentirete giù di tono non fateci troppo caso. È la cosiddetta Luna storta. Vita sentimentale in ascesa per i nati nella prima decade. Nascita di rapporti basati sull’attrazione fisica.

Tra il 12 e il 18 settembre la congiunzione tra Venere e Marte nel segno tenderà a perfezionarsi. La vostra capacità comunicativa potrà rafforzarsi. Aspetti compulsivi per i nati nella prima decade.

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Fino al 14 settembre Marte in posizione armonica rispetto ai nati nella terza decade. È il periodo adatto per porsi delle mete e darsi da fare per raggiungerle. Momenti di stanchezza tra il 14 e il 15.

Miglioramento dei rapporti sociali tra il 12 e il 18 settembre grazie ai primi influssi dei pianeti di transito nell’amico Scorpione. Con Marte e Venere avvio di una brillante collaborazione con il partner.

Raccogliete le vostre energie per porle al servizio di un obiettivo. Primi malumori sentimentali per i nati nella prima decade indotti dalla quadratura con Venere. Fase positiva per i nati nella terza decade.

Vita sociale in fermento. Grazie al trigono con Marte e Venere riuscirete a stabilire un ottimo equilibrio con gli altri a patto di non perdere il controllo nelle situazioni di tensione. Stimoli sotto il profilo creativo.

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Orizzontali 1. Idioma • 9. Una briscola • 10. Attraversa Berna • 11. Gabbie per polli • 12. Fiore violetto • 13. Mezzo granello di pepe • 14. Poco fitte • 16. Pari in dubbi • 18. Si consulta in stazione • 20. Il nome di Ughi • 21. Priva di compagnia • 22. Metallo alcalino • 24. Quelli di cuore riguardano l’amore • 26. Avanti Cristo • 28. Avverso, contrario • 30. Thomas, scrittore • 31. Profondo, intimo • 33. Articolo romanesco • 34. Divinità femminile • 35. Vezzo nervoso • 36. La nota Pavone • 37. Concreto, effettivo • 38. Preposizione semplice • 39. Andate in poesia • 41. Cattiva • 42. Il Campeador • 44. Città vallesana • 45. Silenzio complice • 48. Il numero della paura • 51. Un albero dal tronco chiaro • 52. E’ famosa anche per il Colosso.

Venerare • 15. Assicurazione Invalidità • 17. Improvvisa ascesa economica • 19. Arto pennuto • 20. Una vettura economica • 23. Giorni pari • 25. Ferrovie Svizzere • 27. Quasi belli • 29. Il nome di Fede • 32. Lo è l’Atlantico • 40. Corre su binari • 43. Avverbio di luogo • 44. Stella del cinema • 46. Anche il Rosso è azzurro • 47. Consonanti in ruota • 49. Ohio e Cuba • 50. Nodo centrale.

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Verticali 1. Noto romanzo di M. Soldati • 2. Passeraceo americano • 3. Pronome personale • 4. Sono molto bellicosi • 5. Cuor di brutto • 6. Competizioni • 7. Allegri • 8. Ispidi • 12.

Soluzione n. 35 2

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» a cura di Elisabetta

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Almeno fino al 14 settembre, il dio della guerra continuerà a fare le bizze: irascibilità e impazienza, soprattutto con il partner o i soci d’affari. Cercate di non inimicarvi persone a voi vicine.

La soluzione verrà pubblicata sul numero 39

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Ruf Lanz


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