Ticino7

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numero

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R EPORTAGE Margini

Corriere del Ticino

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AGORÀ Prostituzione

laRegioneTicino

Tessiner Zeitung

L’appuntamento del venerdì

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SCIENZA Placebo

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numero 41 8 ottobre 2010

Agorà Prostituzione. Una rete d’aiuto

DI

Società Cinema e società. Tra San Paolo e Berlino Scienza Effetto placebo. Le bugie della mente

Impressum Tiratura controllata

72’011 copie (dal 1. ottobre)

Chiusura redazionale Giovedì 30 settembre

Vitae Luca M. Venturi

DI

STEFANIA BRICCOLA

Reportage Lungo i margini del mondo

DI

DI

DEMIS QUADRI

CHIARA PICCALUGA

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DI

ROBERTO ROVEDA; FOTO DI REZA KHATIR

Tendenze Elettrodomestici. Un espresso lungo oltre un secolo Astri / Giochi

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ROBERTO ROVEDA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

DI

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GIORGIA RECLARI

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Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

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In copertina

Crepuscolo sul lago Fotografia di Reza Khatir

Confessioni di un ratto Ebbene sì, chi scrive è un autentico ratto parassita, un ladro alla mensa altrui. E non l’unico roditore a operare nell’ambito dei media ticinesi. Capita. Capita anche che, per qualche motivo (forse in virtù delle caratteristiche professionali che si possiedono…) di trovare lavoro al di fuori del paese di appartenenza. Mio fratello è impiegato invece in Italia, in una multinazionale che produce alta tecnologia: anche lì è “pieno di stranieri”, fisici e matematici cinesi, americani, maltesi… Però a nessuno viene in mente di chiamarli ratti. Ma l’aspetto esilarante dell’iniziativa “misteriosa” è che i ratti che invadono il Ticino provengono nella quasi totalità dalle province di Como, Varese e Verbania; e c’è da supporre che una buona percentuale di loro voti proprio il partito di Bossi che, come ben si sa, segue idee demagogiche e xenofobe analoghe a quelle degli autori dei disinfestanti manifesti apparsi in Ticino. È il corto circuito dell’intolleranza, o forse il prodotto paradossale di un’ignoranza cosmica. Poi c’è il mistero: ad oggi, giovedì 30 settembre, “nessuno sa” e i “soliti sospetti” glissano sul loro coinvolgimento. E se fosse solo una campagna pubblicitaria “casearia”? Beh, ci sarebbe comunque da dire. Ovvio, ognuno è libero di affiggere le proprie porcate, incluso magari il simbolo del ratto sul parabrezza dell’auto accanto al “cerchio rosso” di frontaliere.

O sulla giacca, giusto per evitare fraintendimenti… Potremmo – dico, noi altri ratti – starcene a casa un mese e vedere che cosa succede al “sistema” ticinese. Oppure, cosa forse ancor più saggia, ignorare il becerume e continuare a lavorare con la professionalità e la fantasia che ci sono riconosciute, italiani e non, a contatto con i tanti svizzeri con cui ogni giorno, in pace e proficua collaborazione, ci troviamo a operare.

Concludo citando un compatriota illustre – forse un ratto anche lui? –, Ippolito Nievo, autore che qualcuno dovrebbe rammentarsi ogni tanto di leggere: “Chi per temperamento e persuasion propria sarà in tutto giusto verso se stesso, verso gli altri, verso l’umanità intera, colui sarà l’uomo più innocente, utile e generoso che sia mai passato pel mondo”. Anche solo per migliorare un pochino la lingua… Cordialmente, Fabio Martini

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Prostituzione. Una rete d’aiuto

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Agorà

La legge sull’esercizio della prostituzione in vigore nel nostro Paese non si limita a regolamentare quello che viene chiamato, con enfasi eccessivamente romanzesca, “il mestiere più antico del mondo”. L’articolo, infatti, si pone un obiettivo fondamentale: quello di contrastare ogni tipo di sfruttamento, cercando anche di limitare gli elementi che rendono più vulnerabili le donne che esercitano questo tipo di attività

L

a necessità di mettere in pratica i dispositivi legislativi emanati per far fronte al problema della prostituzione, ha portato alla costituzione di una rete di aiuto alla quale si possono rivolgere tutte le prostitute, a prescindere dal fatto che vivano in Svizzera ed esercitino la professione in maniera legale. Gli obiettivi della rete di aiuto sono riassumibili in tre punti: favorire l’accesso delle persone che si prostituiscono in Ticino ai servizi di aiuto sociale e giuridico; garantire l’accesso al sistema sanitario; ridurre quelle condizioni di vulnerabilità che permettono e favoriscono lo sfruttamento di queste persone. Tutto questo a titolo completamente gratuito. Il Consiglio di Stato ha, per questo, nominato nel luglio 2005 Primis di Aiuto Aids Ticino (www.zonaprotetta. ch) e Antenna MayDay (www.sos-ti.ch/ mayday.html) enti di riferimento per fornire gratuitamente consulenza sociale, sanitaria e giuridica alle persone in difficoltà dedite alla prostituzione. La stessa risoluzione del Consiglio di Stato definisce Primis e Antenna MayDay gli enti che all’interno della rete, a seconda dei bisogni riscontrati, attiveranno i servizi specialistici necessari. Per queste ragioni abbiamo voluto incontrare Vincenza Guarnaccia, responsabile di Primis, così da approfondire con lei le problematiche, psicologiche e mediche che coinvolgono le donne che si prostituiscono. Dottoressa Guarnaccia, con quali problemi vi confrontate nella vostra attività quotidiana?

“Prima di tutto è giusto dire che vi è un problema che è un poco alla base di tutti gli altri: anche se la prostituzione nel nostro Paese è legale, la maggior parte delle donne che fanno questo mestiere e che noi seguiamo sono persone che si trovano in una situazione di illegalità. Si tratta di donne giunte in Svizzera come turiste dal Sudamerica o dai Paesi dell’est Europa, donne che quindi non potrebbero lavorare. Teniamo comunque presente che la maggior parte delle donne che esercita la professione lo fa illegalmente, soprattutto per ragioni più profonde, direi personali”. Quindi c’è subito una difficoltà di natura psicologica per queste donne… “Chiedere un permesso per esercitare la professione di prostituta significa farsi etichettare in questo modo. Non dimentichiamo, infatti, che noi spesso, siamo quello che facciamo e quindi per molte donne è preferibile pensare alla prostituzione come a un periodo transitorio della propria vita. Anche se poi, per molte di loro, questo periodo si protrae per molti anni. Ogni volta la donna si ripete che è l’ultima, che messa a posto la tal cosa nel proprio Paese – magari la retta per la scuola dei figli da pagare – smetterà. Poi si presentano altre necessità e la professione continua. Nella loro testa però è tutto vissuto come temporaneo, una parentesi nella vita”. Abbiamo detto che l’orizzonte di partenza è quello dell’illegalità e della clandestinità. Questo che cosa comporta per loro? “Molta paura. Prima dell’istituzione della rete di aiuto e quindi della possibilità per queste donne di avere dei referenti sicuri a


Ci faccia un esempio... “Poche donne sono informate sui pericoli legati ai rapporti orali, che sono rischiosi tanto quanto un rapporto completo. La maggior parte delle donne che si rivolgono alla nostra rete di aiuto lo fa per problemi di salute, problemi legati in maggioranza a malattie sessualmente trasmissibili. Magari non si tratta dell’Hiv, però spesso è una Chlamydia, un batterio responsabile di infezioni molto gravi che si trasmette attraverso il rapporto orale. Veniamo poi contattate per le gravidanze indesiderate. Insomma tutte situazioni in cui il preservativo non è stato usato. Bisogna poi considerare chi sono le donne che più frequentemente esercitano la professione”. Chi sono queste persone? “Si tratta di donne giovani che sono venute in Svizzera non per fare le prostitute. Prostituirsi è un mestiere, per il quale bisogna conoscere alcuni trucchi: come gestire un cliente, come mettere un preservativo di nascosto, ci sono tutta una serie di cose che la prostituta professionista sa fare. La maggior parte delle donne che si prostituiscono sono molto giovani, inesperte. Questi trucchi del mestiere per loro sono sconosciuti. Ci sono donne che vengono da alcune zone del Brasile estremamente rurali, che non sanno niente, nulla; cioè, sanno come fare sesso, certo. Ma tutto il resto…”. Abbiamo detto del sogno di incontrare l’uomo della propria vita. Ma quali altre aspettative riscontrate?

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In questa situazione le donne che voi incontrate hanno consapevolezza dei rischi sanitari che corrono? “I rischi per la loro salute possono anche conoscerli, però spesso subentrano fattori che portano a fare a meno di ogni tipo di protezione. Per esempio, c’è molta concorrenza fra prostitute: così se un cliente pretende di avere rapporti, non protetti, senza preservativo, e una ragazza non ha lavorato per tutto il giorno – e comunque sa che deve pagare la camera dove esercita – alla fine magari accetta anche un rapporto a rischio. Bisogna poi considerare un altro fattore: l’aspetto affettivo. Parliamo di donne che sono nel nostro Paese con l’idea di migliorare la loro vita. Può capitare che incontrino un cliente più gentile di altri e con lui immaginino di avere un futuro diverso. Teniamo conto che il loro passaggio dall’illegalità alla legalità passa attraverso un matrimonio. Con questi uomini, che non sono più clienti, ma amici, il preservativo spesso non viene usato. Il problema è che questi presunti “amici” spesso girano altri locali e hanno un moglie

a casa. Detto questo ci sono anche casi in cui i rischi vengono corsi per mancanza di informazioni specifiche...”.

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“C’è il desiderio di migliorare la propria vita, che però si scontra con la realtà, che è durissima per le nuove arrivate. Certo guadagnano più che nel loro Paese, ma devono spendere tanti soldi, per vestirsi, per le camere ecc. Non è facile gestire i propri guadagni. Devi già essere furba, capace e molte di loro non lo sono. Comunque, un conto è immaginare di venire a fare la prostituta e un conto è trovarsi a fare concretamente la prostituta. Il mestiere non è solo il rapporto sessuale, ma è dover conquistare, trovare il cliente, convincerlo ad avere un rapporto in un luogo dove ci sono tantissime ragazze e lui può scegliere. Non tutte ci riescono e alcune ci chiedono di tornare a casa piuttosto che continuare con la prostituzione. In generale la prostituta deve imparare in fretta a scindere tra ciò che lei è come persona e il mestiere che fa. Anche perché spesso nel proprio Paese si sono lasciati dei figli, una famiglia che non sa – o non vuole sapere – da dove arrivano i soldi che vengono inviati a casa. È una scissione che queste donne si portano dentro”. Vi sono molti casi di violenza fisica sulle donne che si prostituiscono? “Si rivolgono più per casi di violenza psicologica e abbiamo riscontrato casi di violenza tra prostitute per questioni di concorrenza. Credo che in molte situazioni queste donne subiscano violenza ma la tollerino perché è un po’ come se facesse parte del mondo in cui vivono. È anche questo un “non emerso”… poi magari ti raccontano quelli che sono veri e propri stupri da parte di clienti, ma loro non l’hanno vissuto così. Lo stesso vale per i clienti che non pagano dopo il rapporto: in quel mondo succede, fa parte di quella realtà. Tutto insomma diventa parte del lavoro”.

» di Roberto Roveda

cui rivolgersi molte prostitute, soprattutto se illegali, in ospedale non ci andavano o ci andavano quando il problema era molto grave. Per paura di non saper che dire, del giudizio… Fare la prostituta e vivere in una situazione illegale rende queste donne molto vulnerabili. Tutti le sfruttano, non solo il “pappone” di turno. Arrivano in un Paese straniero, non conoscono la lingua, spesso sono totalmente in mano altrui, non per forza di sfruttatori, ma di persone inserite in un meccanismo dominato dal denaro. Dove è normale, magari, chiedere dei soldi anche per portare in ospedale una donna che sta male”.


Tra San Paolo e Berlino

un aiuto concreto ai disoccupati finiscono per sfogarsi nella vodka, amici che di fronte a situazioni scomode preferiscono dileUn fotogramma tratto dal film drammatico di Tatjana Turanskyj Eine flexible guarsi... Ma allo sguardo dello spettatore è Frau (Germania, 2010) offerta una Berlino che non sembrerebbe a priori condannata all’abisso: le istituzioni esistono e sono chiaramente presenti, la Macu è un giovane brasilia- l’approccio narrativo riflette povertà e il disordine non assumono prono che vive in un sobborgo il modo di vivere situazioni porzioni colossali, e la gente può permettersi di San Paolo e che, per porre difficili in paesi molto didi teorizzare in maniera quasi accademica rimedio ai suoi debiti, fa un versi tra loro come il Brasisui guai della società tedesca. Il protagonista accordo con un gruppo di le e la Germania. In Bróder! di Bróder!, un film dove la musica è simbolo trafficanti di droga che sta una favela di San Paolo è dell’energia e della vitalità di una cultura, organizzando un rapimento. attraversata da personaggi sembra muoversi inesorabilmente verso la Macu è immerso in una re- perseguitati dai problemi. Un catastrofe, ma in qualche modo sentimenti altà molto dura, dove però è gruppo di giovani è al cencome l’amore, l’amicizia e il coraggio ponsorretto da forti legami con tro di una rete di relazioni gono la vicenda in una luce di forza, di la famiglia e con gli amici. interpersonali intricatissima reattività. In Eine flexible Frau, al contrario, Greta è invece una quaran- e, quando si tratti di rapporti la protagonista sembra incapace di venire a tenne disoccupata, architet- amorosi, piuttosto instabile. capo dei propri problemi anche a causa di to, che vive in una Berlino Il Brasile appare come un paun atteggiamento rinunciatario votato alla dove gran parte della gente ese tragicamente travagliato sconfitta. Forse inconsapevolmente, il film sembra cercare di affogare da conflitti forse irrisolvibili, mostra un paese europeo dove la riflessione i propri problemi nell’alcol. un paese che però continua a su determinate esperienze invece di farsi Tutto attorno a lei sembra essere profondamente amacostruttiva diventa lamentosa, portando a andare a rotoli: i rapporti to da una popolazione che un atteggiamento di accusa a tutto campo con gli amici, il suo ruolo di non ha perso la propria fede che spesso sfiora l’autolesionismo. madre, i tentativi di tornare nella possibilità di un futuro Una pellicola cinemanel mondo del lavoro, le speranze per il futuro. Questi i Il cinema rappresenta certamente una note- tografica può essere un protagonisti di due pellicole vole forma di divertimento. Ma, a volte, un buon modo per conoscere la situazione sogirate nel 2010 e presentate film è in grado di dirci molto su un paese, ciale e culturale di un nel corso della sessantesima edizione del Festival interna- sulla sua cultura e sul modo di affrontare i paese. Ma ciò accade non soltanto attraverzionale del film di Berlino. Il problemi della sua popolazione… so la storia che essa primo, diretto da Jeferson De, racconta, ma anche attraverso le situazioni è intitolato Bróder! Il secondo, migliore. Anche i personaggi scelte per raccontarla. I film militanti di soopera prima di Tatjana Tu- di Eine flexible Frau devono lito puntano il dito su storture chiaramente ranskyj, è invece Eine flexible affrontare esperienze deciidentificabili, ma possono essere letti anche Frau. samente difficili: figli che sulla base degli atteggiamenti che essi imI due film mostrano due di- disprezzano la propria maplicano. Che questi siano di ribellione, di stinte modalità di affrontare dre, collocatrici disperate che rinuncia o di disperazione. tematiche sociali, e proprio nell’impossibilità di portare

» di Demis Quadri; immagine tratta da www.filmforum-bremen.de

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Bróder! di Jeferson De Brasile, 2010 Pellicola ambientata in una favela di San Paolo – la città più multiculturale del grande paese sudamericano – narra le intricate vicende esistenziali e sentimentali di un gruppo di giovani di fronte a un futuro fatto di speranze…

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Società

Film


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Scienza

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Forse tutti lo abbiamo provato almeno una volta, ma senza rendercene conto; è l’effetto placebo, ovvero quando una sostanza innocua o qualsiasi altra terapia non farmacologica, viene deliberatamente somministrata a una persona, facendole credere che sia un trattamento necessario e questo dà l’effetto positivo che ci si aspetta. Il dolore passa sul serio! A dimostrarlo sono i numerosi studi di ricerca dove l’efficacia dei nuovi farmaci viene comparata con la pura acqua fresca o con delle pastiglie di zucchero. “Prendere una «finta» medicina per alleviare il dolore attiva il cervello a produrre ormoni e neurotrasmettitori con funzione di lenire il dolore, quali dopamina ed endorfine” spiega Giancarlo Panzica, neurobiologo e docente di neuroendocrinologia all’Università di Torino. Il dolore diminuisce non perché crediamo sia calato, ma proprio perché il corpo ha reagito producendo la sostanza giusta per attenuarlo. In un esperimento svolto nel 1978 all’Università di San Francisco, venne dato un placebo come antidolorifico a un gruppo di studenti che avevano subito l’estrazione di un dente del giudizio. Do-

Comprare nuovo notebook. situazioni rapide di botta e risposta e non di prolungata tensione; non si può correre o lottare per lungo tempo

Lo stato di benessere psicologico ha una forte influenza sulla salute fisica e viceversa. A dimostrarlo vi sono innumerevoli studi in corso e ricerche scientifiche indiscutibili perché in questo caso il meccanismo va in tilt e l’organismo ne risente. Il segreto per stare bene, secondo Fabrizio Benedetti, professore di Fisiologia all’Università di Torino, è di alimentare il nostro cervello di emozioni positive, così si liberano le sostanze gratifi-

Immagine tratta da www.doppiocieco.splinder.com

canti, quali dopamina, serotonina ed endorfine che regolano il benessere. Questo legame tra il sistema immunitario e nervoso, nonostante fosse intuito da tempo, è stato dimostrato solo una ventina di anni fa dal fisiologo Edween Blalock che scoprì che nelle cellule più importanti del sistema immunitario, quali per esempio i linfociti, sono presenti specifici recettori che captano i “segnali” emessi dal sistema nervoso, cioè i neurormoni e i neurotrasmettitori. Un ricercatore di Rochester, New York, lo scorso anno ha condotto uno studio che dà un’ulteriore conferma quanto affermato da Benedetti; dopo aver rivisto i test di personalità fatti a 7.200 persone negli anni Settanta, ha evidenziato che la mortalità di coloro che avevano tratti di personalità ansiosi, depressivi e pessimistici, era più alta. Comunicazione bidirezionale Rabbia e ostilità hanno effetti negativi sul sistema immunitario, infatti studi clinici dimostrano che i pazienti sottoposti a interventi chirurgici che si dimostrano ansiosi o irascibili, hanno

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po un’ora ad alcuni venne somministrato il naxolone, una sostanza che annulla gli effetti delle endorfine e proprio coloro ai quali l’antidolorifico “finto” aveva fatto più effetto, si lamentarono. Il naxolone aveva quindi azzerato l’effetto placebo e da allora nessuno può più

Effetto placebo: le bugie della mente

Alla fine.

sostenere che si tratta solo di pura immaginazione. La natura ci ha dotati di un meccanismo complesso per rispondere agli stimoli esterni, che possono essere psichici, emotivi, relazionali o fisici. Lo stress può essere utile o dannoso; gioca a nostro favore perché ci permette di rispondere meglio a questi stimoli esterni, ma dannoso se è alterato, per esempio se troppo acuto o prolungato. “Quando siamo sotto stress, l’ipotalamo manda segnali chimici alle ghiandole surrenali che producono adrenalina, noradrenalina, dopamina e cortisolo, ossia neurormoni con il compito di mobilizzare le risorse dell’organismo in situazioni di rischio o di pericolo. Aumentano la pressione arteriosa, il battito cardiaco e la disponibilità di sostanze energetiche. Questo sistema è comune a tutti gli animali ed è uno stress positivo perché serve per scappare, immobilizzarsi o attaccare a seconda delle necessità”. Il problema è che lo stress è utile in quelle


Libri

D.E. Moerman Placebo Vita e Pensiero Editore, 2004 In Occidente domina la visione dualistica del corpo separato dalla mente. Ma la complessa biologia umana va valutata con attenzione nella cura del malato.

Giorgio Dobrilla Placebo e dintorni Il pensiero scientifico Editore, 2004 Una guida nell’analisi delle caratteristiche del placebo, analizzato, senza pregiudizi ideologici e con equilibrio, fra aneddoti divertenti e spunti legati all’attualità.

una convalescenza più lunga e una maggiore frequenza di complicazioni post-operatorie. “Ciò conferma che è un sistema bidirezionale così che la mente sta bene se sta bene il corpo e viceversa. Essere ottimisti aiuta senz’altro perché permette l’attivazione di meccanismi utili al corpo”. Una ulteriore dimostrazione recente di

Nuovo inizio. questa comunicazione bidirezionale arriva dall’Università dell’Illinois grazie a una ricerca del 2008, secondo la quale i bambini più sportivi ottengono voti migliori e questo perché durante l’attività fisica i muscoli rilasciano sostanze che arrivano al cervello. In particolare si riduce il livello di cortisolo, ormone dello stress e aumenta il triptofano, precursore della molecola del benessere (serotonina) e ancor di più viene prodotta la “molecola del relax” l’anandamide.

Per attivare quest’ultima non occorrono ore di corsa o sedute estenuanti in palestra, ma pare anche solamente 45 minuti di camminata veloce. Dal punto di vista psicologico molti meccanismi contribuiscono all’effetto placebo, tra questi hanno un ruolo di prim’ordine le aspettative e il condizionamento. “In entrambi i casi – continua Benedetti – sia che venga somministrato del placebo o una medicina, il paziente si aspetta una reazione, come la diminuzione del dolore o la riduzione dell’ansia ecc.; così facendo si accentua l’attenzione sul nostro «sentire». Ma è stato anche dimostrato che pazienti che vedono cosa accade ad altri che hanno assunto una medicina, se a loro viene somministrato il placebo, per il 38% avranno lo stesso effetto degli altri. Nelle mie ricerche ho potuto verificare che in chi avverte dolore anche somministrando del placebo si attivano i meccanismi che mettono in circolo opioidi e dopamine che ne abbassano la percezione. Nei pazienti con il morbo di Parkinson si attiva la dopamina e l’attività dei neuroni del talamo cambia; in pazienti con depressioni acute, sempre somministrando del placebo, avvengono dei cambiamenti dell’attività metabolica di

molte parti del cervello”. Gli esperimenti in tal senso sono numerosi e per chi fosse interessato ad approfondire la tematica consiglio di leggere il libro Placebo Effects (Oxford University Press, 2008). “Perché l’effetto placebo sia registrabile è necessario che il paziente sia cosciente di poter ricevere un trattamento, di cui ignora naturalmente la natura placebica. Inoltre si ha un effetto molto più evidente se si spiega al paziente a cosa serve quel farmaco o quel trattamento. Rendere la persona cosciente di cosa si sta facendo o dove si sta agendo è di enorme aiuto per la sua guarigione”. È dimostrato che qualunque terapia medica, comprese quelle complementari alternative, se attuata in un clima di fiducia reciproca tra paziente e terapeuta, anche grazie all’effetto placebo, può apportare benefici al paziente stesso.

» di Chiara Piccaluga

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Scienza

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» testimonianza raccolta da Stefania Briccola; fotografia di Igor Ponti

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anni Settanta, con un mondo di idee indisciplinate, nuove e belle, che alimentava cultura e lavoro. Con il mio retroterra, ho lavorato per personaggi straordinari come il magnate David Rockefeller, il generale Norman Schwarzkopf e il banchiere Edmond Safra. Sulla comunicazione, Safra mi disse: “Quando nasciamo siamo nudi e non abbiamo nulla se non il nostro nome. Quando moriamo ci ritroviamo nudi e senza nulla e ci rimane solo il nostro buon nome”. Una grande lezione: si può accumulare di tutto, ma se si sciupa il proprio marchio è solo una miseria. Mi interessano persone che entrano in un luogo e subito lo riemUomo di comunicazione ai più alti livelli, piono tutto, non chi “si apre ha collaborato con personaggi di impor- la porta, non entra nessuno, ed era lui”. Ma non è obblitanza planetaria. E dell’attuale situazione gatorio essere prime donne, culturale parla con lucidità e disincanto spesso il ruolo più costruttivo è quello di “esserci” come Oliviero Toscani. Sono stato attenti testimoni. E saper gestire i media assistente di Maurice Tuchcon coraggio. Una vittima di questo è Carlo man del museo LACMA di d’Inghilterra con cui ho lavorato tra Londra Los Angeles e ho conosciuto e Medio Oriente. A dispetto dei rotocalchi, dietro le quinte Andy Warhol, il principe di Galles è molto attento a temi Bob Rauschenberg, Larry Weiarchitettonici, ecologici, artistici, ma lo hanner, Sol LeWitt, Allan Kaprow, no ghettizzato sulla cronaca rosa. Purtroppo, quello degli happening, Peter quando gli ho portato giornalisti seri, il suo Phillips, Dennis Oppenheim, entourage li ha trattati da paparazzi... Ed Ruscha, Christo. Ho avuNei giovani che aspirano al mio lavoro di to vera amicizia con Mimconsulente in comunicazione, noto a volte mo Rotella e rimpiango Carlo una mutazione culturale verso una uniformiMassimo Asnaghi e Gordon tà desolante. Insieme a dire il nulla e fare meMatta-Clark. Un grande esemno, e nessuno che abbia uno hobby o voglia di pio è stato Harald Szeemann andare, non dico in Patagonia che fa schifo, cui qui, naturalmente, non ma almeno da solo a Londra. La cultura non hanno mai fatto fare niente. è citare Shakespeare, anche perché Corto Lo vedevo di notte, viaggianMaltese è molto meglio, ma costruire sulla do in treno da Amburgo, in propria identità storico-culturale e sui valori un ufficetto buio a Kassel, di fondo autentici. L’Occidente ha perso il mentre preparava la sua Do“centro” e la storia, anche da criticare per cumenta. Un altro maestro di indicare nuove vie, ma arenarsi nel nulla, comunicazione è stato Paolo senza la rabbia e l’irrequietezza di una vita Grandi. Stare con precursoda scoprire, è poco. Insegnando all’univerri più avanti della velocità sità americana, noto che sono sparite le basi del mondo, scrivere in tante comuni, come le letture. Se mi domandano lingue ed essere colto è stato dell’Afghanistan e suggerisco come accesso un handicap, perché in uffiKim di Kipling, sono persi. Domando che cio sembravo controcorrente. cosa leggano e rispondono “Leggere?!”. Non Eppure, le mie operazioni nei s’insegnano né storia né storia dell’arte, così media per Panama e la Guerra la comunicazione è uniforme e scritta male, del Golfo sono studiate nella e l’arte è una brutta copia dell’informale o rigorosa università militare della pop art, come in Cina. Roba morta da di Fort Leavenworth. Ma nel cinquant’anni. La Terra è ormai piatta: domimonotono panorama culturanata non da professionisti, ma da individui le attuale, manca chi abbia il mediocri che non creano problemi e non ruolo degli “americani” negli minacciano la posizione dei superiori.

Luca M. Venturi

Vitae

ono tanto ticinese da essere nato non “in”, ma “nel” Ticino in piena, a Pavia, in una casa allagata. Elementari in America, mio padre insegnava all’Università del Wisconsin, collegio nel Canton Vaud e liceo al Leone XIII a Milano. Ho iniziato architettura nel 1967 alla Hochschule für bildende Künste di Amburgo e poi al Georgia Institute of Technology di Atlanta, perché ero entrato nel mondo della comunicazione visiva e per avere una laurea. Nel mio palazzo a Milano Enrico Baj aveva lo studio con Asger Jorn, in solaio. Poi, di fronte alla casa di famiglia nel Vallese, abitava lo scrittore Carl Zuckmayer, quello de L’angelo azzurro, che accompagnavo nelle sue passeggiate nel bosco. Ho sempre letto molto e imparato a vedere il mondo a tre dimensioni, un approccio che si è rivelato indispensabile al mio lavoro di media relations. Per comunicare un’operazione finanziaria o una crisi, non puoi guardare solo le cifre, è indispensabile considerare aspetti come emozioni e le percezioni, senza dimenticare la “promessa” che stipuli con il pubblico. L’università si trovava nel controverso e pericoloso ’68, ma ho vissuto la stagione irripetibile del design italiano come giornalista a “Casa Vogue” di Isa Vercelloni. Ho scritto per “Domus” e per una rivista underground di Atlanta “The Bird”, un’esperienza formidabile, e perfino per “Gazzetta Ticinese”... Abitavo nella Soho di New York sopra alla galleria di “9 settimane e mezzo”, ma anche in Germania, Parigi, Londra, Basilea. Scrivevo su riviste italiane, francesi, belga, americane e tedesche. Ho avuto maestri eccezionali da Max Bill ad Allen Jones, ad Amburgo, Franco Russoli, Eugenio Battisti e Umberto Eco a Milano e Grégoire Müller, François Pluchart, Pierre Restany, ma anche grafici come Alan Fletcher, Bruno Munari, Franco Grignani e i fotografi Peter Beard e

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Lungo i margini del mondo testo di Roberto Roveda; fotografie di Reza Khatir

Isole di Brissago

Quali spazi, quali silenzi, quali ombre al calar della sera, in una giornata qualsiasi, lontani dallo sciamare domenicale. Noi stessi e fra le mani, a farci da guida lungo i margini del mondo, sospesi come siamo fra acque e confini solo immaginati, un libro di poesie di Vittorio Sereni

Come il servizio di poche settimane fa dedicato alla cittĂ di Mantova, anche queste fotografie sono state realizzate con Diana, un semplice apparecchio interamente in plastica e di bassa qualitĂ di medio formato (6x6 cm) con pellicola Kodak Portra, che consente di ottenere immagini particolari senza interventi rilevanti di ritocco fotografico digitale (Photoshop).


Isola Bella

Il Lago Maggiore è pace e tedio al tempo stesso. È il brulicare di vita turistica nei caldi giorni estivi oppure nelle domeniche, ma anche l’assonnato e rado andirivieni degli abitanti dei borghi, che si ritrovano nel bar del paese per ascoltare gli stessi, ripetuti discorsi. Il Verbano in certi momenti appare come un signore distinto, magari un poco demodé, al contempo affascinante e distante come certe sue ville a piombo sulle acque, costruzioni che hanno visto i loro tempi migliori quando rare automobili percorrevano le statali della costa e il treno era il mezzo di locomozione più utilizzato.

Certo non casualmente il simbolo del lago sono anche oggi i sui lenti battelli, dalle pance larghe e dal basso pescaggio, barconi che si spostano tra paesi e isolotti con un moto che pare fare a pugni con la modernità. A guardarli mentre attraccano al molo sembrano usciti direttamente da una copertina della “Domenica del Corriere” d’inizio Novecento e dalla matita di Achille Beltrame… Qui, sul lago, ci facciamo guidare da un grande poeta, Vittorio Sereni e dalla sua poesia. Nessuno ha colto meglio di lui, luinese di nascita, le essenze più intime di queste coste e di queste acque:


Pallanza

“Ti distendi e respiri nei colori. / Nel golfo irrequieto,/nei cumuli di carbone irti al sole/sfavilla e s’abbandona/l’estremità del borgo. / Colgo il tuo cuore / se nell’alto silenzio mi commuove / un bisbiglio di gente per le strade. / Morto in tramonti nebbiosi di altri cieli / sopravvivo alle tue sere celesti / ai radi battelli del tardi / di luminarie fioriti… Di notte il paese è frugato dai fari, / lo borda un’insonnia di fuochi / vaganti nella campagna, / un fioco tumulto di lontane / locomotive verso la frontiera”. [Inverno a Luino] Già, la frontiera; il lago come luogo simbolo del passare concreto da un mondo all’altro… tra Italia

e Svizzera, tra mondo mediterraneo e Europa continentale. Un passare che diventa immagine speculare del trascorrere dei giorni, delle persone, della vita stessa. Un luogo fisico che richiama immediatamente un luogo dell’anima in cui nostalgia, desolazione, ricordi, noia, rimpianto e precarietà si mescolano in poesia. Per Sereni il lago rappresenta un mondo piccolo, dal quale era fuggito giovane per poi tornare sempre. Il Lago, e Luino, in particolare sono la casa-patria, Heimat direbbero i tedeschi con un vocabolo che l’italiano non può tradurre compiutamente. Una casa dove le sere sono rassi-


Isola Pescatore

curanti, cadenzate da ritmi conosciuti. Dove però non si placa mai il senso di precarietà di tutto. Si è sempre su un confine, sul limitare: “Improvvisa ci coglie la sera. / Più non sai / dove il lago finisca; / un murmure soltanto / sfiora la nostra vita / sotto una pensile terrazza. / Siamo tutti sospesi / a un tacito evento questa sera / entro quel raggio di torpediniera / che ci scruta poi gira e se ne va”. [Terrazza] Così Sereni ci racconta il crepuscolo di un giorno qualunque, il lento sfumare fino quasi a scomparire dei contorni dei luoghi, il senso di sospensione che nella poesia pare essere compagno di questo

piccolo mare d’acqua a cavallo tra Lombardia e Ticino. In questo limbo sospeso nello spazio e nel tempo il Lago Maggiore diventa spazio di contatto tra luoghi lontanissimi, estremi tra loro ma legati indissolubilmente come solo la vita, il suo trascorrere e la morte possono essere. La frontiera diventa così somma, ultima e definitiva di una navigazione che non ha più limiti, perché li trascende inesorabilmente, come solo nelle parole di un poeta può avvenire: “Ci desteremo sul lago a un’infinita / navigazione. Ma ora/nell’estate impaziente / s’allontana la morte. / E


Isola Madre

pure con labile passo / c’incamminiamo su cinerei prati / per strade che rasentano l’Eliso. / Si muta / l’innumerevole riso; / è un broncio teso tra l’acqua / e le rive nel lagno / del vento tra stuoie tintinnanti. / Questa misura ha il silenzio / stupito a una nube di fumo / rimasta qua dall’impeto / che poco fa spezzava la frontiera. / Vedi sulla spiaggia abbandonata/turbinare la rena, / ci travolge la cenere dei giorni. / E attorno è l’esteso strazio / delle sirene salutanti nei porti / per chi resta nei sogni di pallidi volti feroci, / nel rombo dell’acquazzone / che flagella le case. / Ma torneremo taciti a ogni approdo. / Non saremo che un suono / di

volubili ore noi due / o forse brevi tonfi di remi / di malinconiche barche. / Voi morti non ci date mai quiete / e forse è vostro / il gemito che va tra le foglie nell’ora che s’annuvola il Signore”. [Strada di Zenna]

Le poesie di Vittorio Sereni (1913–1983) presentate nell’articolo sono tutte comprese nella raccolta Frontiera, pubblicata la prima volta nel 1941. Oggi sono disponibili assieme a tutta l’opera poetica di Sereni nel volume Vittorio Sereni. Tutte le poesie, pubblicato nella collana “I Meridiani” (Mondadori).


Un espresso lungo oltre un secolo Tendenze Tenden p. 40 | di Giorgia Reclari

Pronta a compiere la propria missione, la capsula Express viene inserita nell’apposito modulo. È un’operazione delicata, il suo prezioso carico non deve essere danneggiato o tutta la procedura fallisce. Una spia lampeggia, parte il countdown. Bastano pochi secondi e poi un rombo basso riempie l’aria, la capsula viene perforata e…

Fantascienza? No, ma se si parla di moderne macchine per il caffè il paragone è appropriato. La tecnologia al servizio dell’aroma ha compiuto progressi enormi negli ultimi decenni e lo sviluppo non conosce crisi, grazie all’irrinunciabilità di quel rito mattutino che ci riguarda quasi tutti. Le macchine per il caffè – moderne alchimiste che distillano il prezioso nettare direttamente nelle tazzine di casa – sono però state per molti anni appannaggio esclusivo dei bar a causa delle loro dimensioni e del costo elevato. È stato l’ingegnere Luigi Bezzera di Milano l’ideatore del primo esemplare nel 1901. Pochi anni dopo, nel 1905, Desiderio Pavoni acquisì il brevetto e iniziò la produzione in serie, fondando, sempre a Milano, la ditta La Pavoni. Le prima macchine era composta da enormi ed eleganti caldaie a vapore in stile Art Nouveau, realizzate in ottone e dotate di vari rubinetti e decorazioni. Soltanto dopo mezzo secolo La Pavoni portò l’espresso nelle case degli italiani, lanciando nel 1950 l’Europiccola, la prima macchina “domestica”, e dando inizio a un fiorente mercato. Fra la gorgogliante e romantica caffettiera e le macchine ipertecnologiche di oggi sono stati elaborati un’infinità di modelli, nei quali si è cercato di volta in volta di unire la sempre crescente perizia tecnica alla cura formale e alla ricerca estetica. Molti celebri designer – tra questi Gio Ponti, Bruno Munari, Marco Zanuso, i fratelli Castiglioni, Ettore Sottsass e Pininfarina – hanno collaborato con le maggiori aziende, progettando modelli divenuti celebri. Con l’arrivo del nuovo millennio un’altra rivoluzione ha scosso l’industria del settore: l’invenzione dei sistemi a cialde o a capsule, ideati allo scopo di preservare pienamente l’aroma della bevanda. Oggi l’offerta di macchine per il caffè è davvero vasta e sempre più spesso unisce innovazione tecnologica e design, verso la creazione di veri e propri oggetti da arredo da esibire nelle cucine. Fra gli esempi più recenti si possono citare Circolo di Nescafé Dolce Gusto e GoodNews di Illy, realizzate in stile neo-pop e ispirate agli anni Sessanta. La prima, finalista del iF Product Design Award 2010, sfrutta il sistema multibevande nato dalla collaborazione fra Nescafé e Krups; la seconda, coloratissima e dall’aspetto un po’ retro, offre la possibilità di ascoltare la radio e scrivere messaggi di buon giorno su una lavagnetta. Essenziale e minimalista è invece la WMF1, la più piccola macchina da caffè esistente, vincitrice di numerosi premi di design. Contiene acqua per un singolo caffè, funziona a cialde e si trasporta ovunque. Decisamente più estrosa e un po’ gotica è la Etienne Louise, progettata dal designer svizzero Carlo Borer per CB Industries. Sfrutta la tecnologia Saeco e si presenta come un misto fra una mazza ferrata medievale e un’astronave. La Saeco ha infine appena lanciato la supertecnologica Xelsis Digital ID, basata sul riconoscimento delle impronte digitali: la macchina individua l’utente, ne indica il nome sul display e in pochi secondi gli fornisce il caffè preferito

GoodNews di Illy

Circolo di Nescafé Dolce Gusto

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Grazie a Giove e Urano favoriti i più “creativi” e “dinamici”. Periodo di forti stimoli sessuali per i nati nella seconda decade, implacabilmente eccitati dall’opposizione con Marte e Venere. Prudenza sulle due ruote.

Tra l’11 e il 12 ottobre Luna in opposizione, di transito nel Sagittario. Anche se vi sentirete ricchi di energia è probabile che per alcuni aspetti della vostra differente personalità si entri in una fase di conflitto interiore.

Marte e Venere in trigono per i nati nella seconda decade. Vita sentimentale in crescita. Svolte nela vita professionale per i nati nella terza decade. Cambiamenti radicali per i nati nella prima decade..

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Grazie a Marte e Venere nella vostra quarta casa solare l’energie più profonde del vostro inconscio tendono a riaffiorare. Possibili conflitti e gelosie all’interno del vostro ambiente domestico. Bene tra l’11 e il 13.

Giove e Urano in opposizione stanno facendo leva su tutte le vostre insoddisfazioni più profonde per spingervi a compiere una serie di scelte inaspettate e improvvise. Cercate di mantenere una serena obiettività.

Periodo caratterizzato da un eccessivo uso della prudenza. Se siete troppo concentrati sul “necessario” potreste non accorgervi “del migliore” Affrontate i lavori che richiedono accuratezza e precisione.

Riuscite ad attirare la simpatia delle persone che vi circondano, mostrando agli altri gli aspetti migliori della vostra personalità. Eros in crescita. Colpi di fulmine. Nascita di una storia di amore.

sagittario

capricorno

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Luna di transito in Sagittario tra l’11 e il 12 ottobre. Grazie a questa “luna nuova del tutto personale” la vostra mente e così il vostro corpo tenderanno a ricaricarsi fino al prossimo ciclo lunare.

Calo degli entusiasmi per i nati nella prima decade a causa dei transiti di Mercurio e Saturno. La razionalità vi spinge a esaminare le situazioni in maniera troppo selettiva, perdendo così la valutazione d’insieme.

Luna benefica tra l’11 e il 12 ottobre. Potrete spassarvela in compagnia dei vostri più cari amici. Fase di lavoro costruttivo per i nati in gennaio. Sviluppi professionali per i nati nella seconda decade.

Momento felice per i nati in marzo. Grazie a Marte e Venere i nati nella seconda decade potranno vivere una fase di autentico risveglio sentimentale. Svolte professionali per i nati nella terza decade. Vincite al gioco.

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Orizzontali 1. Cittadella, fortificazione • 10. Meticcio, eterogeneo • 11. La dea greca dell’aurora • 12. Zio a Madrid • 13. Il nome della Ghione • 14. Vogare • 16. Il clima nel centro • 17. Priva d’accento • 18. Assicurazione Invalidità • 19. Le iniziali di Tasso • 20. La capacità della nave • 22. La candida spia! • 23. Porto greco • 25. In mezzo al coro • 26. Reggono il ceppo • 27. Fitto, sodo • 29. Spagna e Zambia • 30. Il pronome dell’egoista • 31. Si portano in spalla • 32. Oriente • 34. I confini di Arogno • 35. Pagano il fio • 36. Inetto • 38. Bruciare • 40. La Kant di Diabolik • 42. Antidoto • 44. Andata e Ritorno • 45. Millecento romani • 46. Sollevarsi • 49. Olio inglese • 50. Il Nasone Publio, poeta latino.

8. Sono alti quelli dell’adirato • 9. Prove attitudinali • 15. Preoccupato, fremente • 18. Bella pianta ornamentale • 21. Nel centro del Cairo • 24. Intacca la vite • 28. Chiare e limpide • 31. Aree circoscritte • 33. Relativi alla seta • 34. È ai piedi del Gottardo • 37. Fuggiti di galera • 39. Epoca • 41. Fu il primo eresiarca • 43. In nessun tempo • 47. Zona Verde • 48. Le consonanti dell’erede.

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Verticali 1. Opera di B. Maderna • 2. Quello di coscienza contesta il servizio militare • 3. Metallo grigio splendente • 4. Concorso Internazionale • 5. Arrabbiata • 6. Leggende, miti • 7. Attuazione, compimento •

Soluzione n. 39 2

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» a cura di Elisabetta

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 43

ariete Tra l’11 e il 13 ottobre la Luna transita nell’amico segno del Sagittario: incremento delle relazioni sociali e improvviso interesse verso le questioni di carattere universale, spirituale e metafisico.

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