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IL DOMINO DELLE LIBERTÀ
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Ticinosette n° 9 4 marzo 2011
Arti Musica. La Paul Sacher Stiftung
Impressum Tiratura controllata 72’011 copie
Chiusura redazionale Venerdì 25 febbraio
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Direttore editoriale Peter Keller
MARCO ALLONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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ORESTE BOSSINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Agorà Rivoluzioni. Le opposizioni in Egitto
Vitae Malù Cortesi
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CHIARA PICCALUGA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage TASI: a tutela del teatro
DI
DEMIS QUADRI; FOTOGRAFIE DI MICHELE ENGELER . . . .
DI
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CARLO GALBIATI . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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ROBERTO ROVEDA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Tendenze Tecnologia e Tv. Una vita a tre dimensioni Letture Le acrobazie dei gracchi
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DI
FRANCESCA RIGOTTI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Astri / Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Decalogo Non desiderare la donna d’altri
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Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor
Non desiderare il paese d’altri
Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina
Antiche figure egizie. Tempio di Karnak (Luxor, Egitto) Elaborazione grafica di Roberto Dresti
Gentili lettori, con la fine dello scorso mese di febbraio Ticinosette ha cessato la pubblicazione del tagliando che sin dalla metà di dicembre 2010 ha permesso a voi lettori di esprimere giudizi sulla rivista e suggerire ulteriori contenuti da inserire nel settimanale. Una possibilità che è stata disponibile anche online, attraverso il nostro sito Internet. Come già spiegato in un editoriale pubblicato alla fine dello scorso anno, la raccolta delle vostre opinioni si prefigge da una parte di comprendere meglio le aspettative dei lettori, dall’altra di constatare il livello di gradimento di quanto sinora fatto. Raggiunto un numero di schede che riteniamo sufficiente al nostro scopo – e vista la necessità di elaborare i dati giunti in Redazione – abbiamo dunque deciso di interrompere il sondaggio. Questo naturalmente non significa che le vostre opinioni non sia in futuro sempre le benvenute; anzi, come suggeriamo a chi si mette in contatto con il settimanale, è per noi estremamente importante mantenere questa linea diretta. Nella speranza che i vostri giudizi non si limitino a sommari “processi alle intenzioni” (cosa che avviene, per nostra fortuna, piuttosto raramente), ma che siano il più possibile costruttivi e stimolanti nel compito che – per volontà dei nostri editori, lo ricordiamo sempre –, a Ticinosette è stato affidato. Nell’assoluta libertà di espressione, al di là di ideologie preconcette, volgarità e insulti gratuiti. In questo senso – e nonostante la nuova struttura e gli obiettivi redazionali che fra poche settimane compiranno il loro terzo anno di vita (aprile 2008) – per alcuni media il “nuovo” Ticinosette pare rimanere solo e unicamente “il Teleradio”, come se tutto quello che accompagna i palinsesti radio-televisivi non esistesse. Lo scrittore francese Daniel Pennac in un illuminante saggio di alcuni anni fa (Come un
romanzo, 1993) difendeva il diritto dei lettori di fronte a una certa “altezzosità” dei libri. Spesso impegnativi, a volte visti come un “dovere”, una minaccia, da leggere assolutamente “dalla prima all’ultima pagina”, Pennac nel suo volume difende invece il diritto sacrosanto del lettore di fare ciò che vuole del testo che ha tra le mani, leggere qui e lì, a casaccio, scoprendolo per parti, senza timore di violarlo. Di farne un uso del tutto personale, “anarchico” insomma. Ecco, a tutti coloro che sono convinti che questa rivista parli solo di radio e di televisione, chiediamo di provare di tanto in tanto a procedere seguendo il metodo “Pennac”: sfogliare, leggiucchiare, magari pure pasticciare e sottolineare... con Ticinosette potete fare anche questo (oltre a incartarci le classiche uova o costruire leggeri aeroplanini). Negli scorsi giorni la nostra cassetta di posta elettronica ci ha regalato il seguente scritto: “Non possedendo un televisore, ho sempre riposto «Ticinosette» nel pacco della carta da riciclare, senza leggerlo. Mi è capitato di guardare per sbaglio il numero dello scorso 28 gennaio, in particolare l’editoriale (“Il vuoto liberale”, Ticinosette n. 4/2011, ndr.) e sono stato piacevolmente sorpreso: finalmente qualcuno che esce dal grigiore dello stare sempre in mezzo e ha il coraggio di prendere una posizione di parte. Finalmente un settimanale da leggere con attenzione e da conservare nel classificatore. Grazie, G. D.”. Al nostro nuovo lettore non possiamo che rivolgere i più sentiti ringraziamenti. In verità non siamo certi che quell’editoriale fosse “di parte”, e ciò che sta avvenendo sulle coste del Mediterraneo in queste settimane ne è con ogni probabilità la più evidente dimostrazione. Esiste un vuoto: liberale, di diritti violati, di poteri democratici... e troppo spesso di idee. A “destra”, al “centro” come a “sinistra”. Buona lettura, la Redazione
Rivoluzioni. Le opposizioni in Egitto
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Agorà
Nello scenario delle rivoluzioni in corso nel Nord Africa risulta difficile tracciare la situazione delle opposizioni. Per quanto concerne l’Egitto, si può però delineare quali sono le forze in gioco e quali aggregazioni potranno formarsi nell’immediato futuro
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nnanzitutto una premessa. La rivoluzione d’Egitto non è stata avviata dai partiti d’opposizione, non può essere pertanto ascritta se non al popolo egiziano nel suo insieme. È stata la sollevazione spontanea dal basso, sulla scia dei fatti di Tunisia, che ha reso possibile la prima vera rivoluzione del paese. La sola rivoluzione di matrice popolare compiuta in questo secolo fu infatti quella del 1919, di Saad Zaghloul, che alla sua testa aveva comunque una precisa organizzazione politica, il Wafd. Quella che viene invece universalmente chiamata la Rivoluzione – quella promossa nel 1952 da Mohammad Naguib e Gamal Abdel Nasser – in realtà fu un colpo di Stato perpetrato (senza che il popolo vi apportasse alcun contributo) dall’esercito, nella fattispecie dalla giunta politicizzata degli Ufficiali Liberi. È necessario ribadirlo a costo di essere ripetitivi. Attualmente assistiamo alla sola rivoluzione egiziana che possa essere definita interamente popolare. E l’effetto domino che sta producendo nella regione – dallo Yemen al Marocco, dalla Giordania alla Libia, per non parlare della Palestina e della Tunisia – obbedisce allo stesso criterio e alla stessa logica: in ciascuno di questi regimi, associabili in quasi tutti i loro aspetti a quello di Mubarak, la sollevazione popolare scaturisce esclusivamente da identici e insopprimibili bisogni di democrazia e trasparenza amministrativa. Sia in Egitto sia nel Medioriente in generale abbiamo a che fare con popoli di disperati, reietti, in gran parte disoccupati, certamente giovani e giovanissimi, soltanto in minima parte politicizzati o appartenenti a movimenti politici organizzati.
Un orizzonte articolato Le opposizioni costituiscono da decenni delle formazioni minoritarie e in un certo senso elitarie. Nel parlamento egiziano, per esempio, non hanno mai avuto una vera rappresentanza, e quando qualcuno dei loro esponenti comincia a prendere piede dentro l’agone politico, è stato sistematicamente represso o soppresso. Come nel caso del segretario di partito del Ghad (il Partito del Domani), l’avvocato Ayman Nour che, nel 2005, dopo aver avuto l’intrepidezza di candidarsi alle presidenziali e aver denunciato la fortissima componente di illegalità nelle elezioni, è stato incarcerato con motivazioni del tutto pretestuose: aver fondato il proprio partito falsificando qualche decina di migliaia di firme. Quanto alla realtà attuale, dobbiamo calibrare un po’ lo sguardo e osservare cosa di fondamentalmente nuovo sta accadendo con queste diverse rivoluzioni in progress. Tanto per cominciare, non essendo state promosse se non dall’esasperazione dei cittadini, non possono essere fatte ricadere sotto l’egida di nessuno. Il riferimento all’Egitto resta comunque paradigmatico di tutto quel che sta accadendo nella regione. Qui, nella terra dei Faraoni, almeno quattro grandi gruppi sono in grado di svolgere un ruolo di qualche rilievo nel futuro della nazione. La prima corrente è quella delle opposizioni partitiche nel loro insieme, che comprendono sigle come il Ghad, il neoWafd, il partito del Raggruppamento, il Partito Nasseriano, il fragile e indeciso Partito Comunista, il Partito della Solidarietà, il Partito della Giustizia Sociale, il Partito Socialista e alcune altre for-
Il mio
La terza formazione è quella del movimento Kefeya, che significa letteralmente “Basta!”, il cui obiettivo primario è stato quello, nel corso degli ultimi anni, a partire dalla sua comparsa sulla scena nel 2004, di scongiurare l’ennesima rielezione di Hosni Mubarak o, soluzione ancor meno gradita, del figlio Gamal. A capeggiarla sono in gran parte i “ragazzi del net”, quei giovani che attraverso la rete si sono organizzati e hanno fatto proselitismo con efficacia e capacità di mobilitazione senza precedenti. E da questo “popolo del net” sono comparsi piccoli eroi tanto in Libia che in Marocco, tanto nello Yemen che in Giordania. Il vero ostacolo al controllo popolare passa ormai, in tutto il Medioriente, attraverso Internet. Infine troviamo il Movimento del 6 aprile, nato, anch’esso dalla rete, con l’obiettivo di una progressiva e piena realizzazione della democrazia dopo che nel 2007 uno sciopero generale nella cittadina egiziana di Mahalla, non distante dal Cairo – provocato da un improvviso aumento dei prezzi dei beni di prima necessità – aveva portato a una cruenta repressione da parte della polizia di Stato.
extra
Gli scenari Come questi movimenti stiano cercando e trovando una coesione nelle rivoluzioni in corso – con le diverse specifità di paese in paese, che è qui impossibile sintetizzare – è però ancora molto prematuro affermarlo. Certo è che le opzioni in gioco sono quelle che alcuni analisti prospettano come le uniche passibili di qualche realismo. La prima: i Fratelli Musulmani non ambiscono a farsi rappresentanti o veicoli privilegiati delle rivoluzioni ma sono disposti a partecipare a una sorta di coalizione allargata con gli altri partiti o organizzazioni. La seconda: attraverso qualche comitato di gestione della rivoluzione – magari promosso e organizzato dalle stesse opposizioni – si formano governi transitori, o dei comitati di salute pubblica, costituiti da “saggi” ai quali affidare la transizione progressiva dagli attuali stati di stallo alla democrazia. La terza: qualche protagonista della scena attuale riesce ad affermarsi come portavoce dei popoli. E forse ne rimane, per tutti i paesi menzionati, una quarta: che a promuovere la transizione, sperando che sia solo un passaggio e non un nuovo inizio di gestione militare del potere, siano i rispettivi eserciti. Staremo a vedere.
» di Marco Alloni
mazioni minori che ben poco prestigio e peso riescono ad assumere all’interno del paese. La seconda corrente è quella religiosa, o meglio, di ispirazione religiosa ma fondamentalmente di inclinazione e con aspirazione politica: i Fratelli Musulmani, che trovano proseliti e seguaci in tutto il mondo arabo. Il gruppo, nato nel 1928 su iniziativa di Hassan el Banna, si è posto nel corso dei decenni via via il compito di islamizzare le società fino alla possibile presa del potere da parte del popolo, di insidiare i governi attraverso i propri rappresentanti e le proprie iniziative rivoluzionarie, di degenerare in questo o quel gruppetto di islamisti radicalizzati come la Gamaa Islamya o il Tawfir wal Hegra oppure, come è accaduto recentemente al Cairo, di presentarsi alle elezioni tra le fila degli Indipendenti raggiungendo così una rappresentanza di 88 seggi in Parlamento. E questo, naturalmente, grazie al sempre più massiccio fenomeno di islamizzazione delle società arabe in funzione anti-occidentale, e di ripiegamento identitario dopo le sciagurate avventure politiche occidentali contro Iraq, Afghanistan, Somalia, Palestina e via elencando.
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del Novecento e ha influenzato in maniera profonda le espressioni artistiche del secolo, come in passato è successo per la peste, la sifilide, la tisi e come forse in futuro accadrà con l’Aids.
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Arti
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Il Valium viene prodotto dal 1963 dalla casa farmaceutica Hoffmann-La Roche, che ha prosperato in larga misura sulle proprietà ansiolitiche delle benzodiazepine. La Hoffmann-La Roche, fondata nel 1896 da un uomo d’affari di Basilea, Fritz Hoffmann, divenne una fiorente impresa nel giro di pochi anni, con filiali nelle principali capitali europee, a New York e in Giappone. Alla morte di Hoffmann, nel 1920, l’azienda finì nelle mani del figlio, Emanuel HoffmannLa Roche. Emanuel avrebbe desiderato intraprendere una carriera artistica, più che dirigere una fabbrica, e non abbandonò mai del tutto i suoi sogni giovanili. Nel 1921 sposò una giovane aspirante scultrice di Basilea, Maja Stehlin, affascinata quanto lui dalle tumultuose trasformazioni dei linguaggi artistici in corso all’epoca.
temporanea. Emanuel però rimase vittima nel 1932 di un incidente stradale, lasciando la moglie con tre figli e un cospicuo patrimonio. Per onorare la memoria del marito, Maja immaginò subito di creare una Fondazione, che aiutasse a promuovere il lavoro di artisti meritevoli e innovativi. Ma la strada di Maja s’incrociò con quella di un giovane musicologo e direttore d’orchestra, Paul Sacher, che un paio d’anni dopo divenne suo marito. Sacher era un musicista forse più ambizioso che dotato, ma ebbe tuttavia l’intelligenza e la modestia di comprendere che avrebbe potuto essere utile alla musica in maniera ben più efficace. L’arte e la musica trovarono infatti grazie a questa coppia di mecenati illuminati e intraprendenti un rifugio sicuro in tempi difficilissimi, come quelli che travolsero l’Europa negli anni Trenta e Quaranta. Sacher aveva fondato a soli
r%2172 21.+1' &'. 2&/o vent’anni, nel 1926, un’orchestra da camera, la Basler Kammerorchester, dedita in egual misura alla musica strumentale del Settecento
La maggior parte dei cittadini occidentali conosce almeno il nome dell’ansiolitico chiamato Valium. Tramite questo diffusissimo farmaco, però, i disturbi nevrotici hanno influito sulle arti del Novecento in modo inaspettato, grazie alle eccezionali istituzioni culturali nate dalle fortune di un’azienda… e alla musica nuova. Grazie ai cospicui dividendi della casa farmaceutica, il repertorio dell’ensemble poté arricchirsi di un gran numero di lavori scritti espressamente per l’orchestra di Basilea dai maggiori rappresentanti della
L’atrio della Paul Sacher Stiftung, Basilea 2010
musica moderna. Basterebbe menzionare capolavori come la Musica per percussioni, archi e celesta di Béla Bartók (1936), Metamorphosen di Richard Strauss (1946) o il Concerto in re di Igor Stravinskij (1940), per comprendere quanto debba a un uomo come Paul Sacher la musica del Novecento. Ma nell’arco di oltre sessant’anni la Basler Kammerorchester ha interpretato nuovi lavori di almeno tre generazioni che si sono affacciate alla ribalta della musica occidentale: i primi modernisti come Alfredo Casella e Frank Martin; i rappresentanti dei vivaci movimenti d’avanguardia degli anni Venti e Trenta come Paul Hindemith, Arthur Honegger, Bohuslav Martinu; infine i musicisti più brillanti usciti dalla catastrofe della Guerra antifascista come Pierre Boulez, György Ligeti, Benjamin Britten, Hans Werner Henze. La nascita della Fondazione La lettura di un simile elenco di artisti, ai quali bisognerebbe aggiungere almeno qualche altra decina di nomi, desta la sensazione fresca di un amore per la musica libero da pregiudizi e alimentato da una fiducia illimitata per le nuove
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L’Arte incontra la Musica La coppia iniziò ad acquistare opere di autori moderni e anticonformisti, come Chagall, Picasso, Paul Klee, Roualt, Hans Arp, formando poco a poco una delle maggiori collezioni europee di arte con-
Musica. La Paul Sacher Stiftung
La nevrosi è stata la malattia
Fotografia di Ute Schendel © (per gentile concessione della Paul Sacher Stiftung)
forme d’espressione e per il talento dei giovani. Un’attività del genere sarebbe stata più che sufficiente a lasciare una profonda traccia nella storia, ma Sacher è andato ben oltre. Nel corso del tempo, grazie alle commissioni, la sua biblioteca si arricchiva di manoscritti autografi e documenti importanti, acquistati all’inizio con l’intento di conservarli al sicuro dalle devastazioni della guerra e poi di renderli accessibili agli studiosi.
;2).+'7' 48'67" 23325781+7go La svolta avvenne nel 1973, quando Sacher decise di organizzare in maniera razionale questa parte dei suoi interessi e costituì la Fondazione che porta il suo nome. Il momento culminante dell’attività della Paul Sacher Stiftung, anche dal punto di vista simbolico, fu l’acquisizione nel 1983 del lascito musicale di Stravinskij, un patrimonio
d’inestimabile valore per lo studio e la conoscenza della musica del Novecento. A partire da quel nucleo, il fondo di autografi e documenti si è costantemente allargato, grazie al conferimento di un’impressionante mole di materiali. Dall’Italia, per esempio, sono arrivati a Basilea manoscritti, carteggi e altri documenti di Goffredo Petrassi, Luciano Berio, Bruno Maderna e del critico e musicologo Massimo Mila. La Fondazione non rappresenta solo un punto di riferimento per studiosi provenienti da tutto il mondo, ma costituisce anche un luogo della memoria per la nostra civiltà, alla stessa stregua di Pompei, del Louvre o della British Library. La Schola Cantorum Basiliensis L’idea di sostenere la musica moderna, tuttavia, non era in contrasto con un amore altrettanto profondo e motivato per quella del passato. La musica strumentale di Bach non era merce corrente negli anni Trenta, tanto meno nella sua veste originale. Un’altra delle iniziative avviate da Sacher fu infatti quella di fondare nel 1933 la Schola Cantorum Basiliensis, un istituto per lo studio
della musica antica e dei problemi della sua interpretazione, seguita nel 1941 dalla costituzione del suo braccio esecutivo, il Collegium Musicum di Zurigo. Il nome dell’orchestra ricalcava non a caso quello della famosa formazione di Telemann e Bach a Lipsia. Per alcuni decenni la Schola fu l’unica istituzione in Europa a svolgere un lavoro di quel tipo, calamitando a Basilea i primi musicisti interessati a far rivivere lo sterminato repertorio della musica barocca e rinascimentale. La Schola ha irradiato nel mondo un approccio nuovo alla musica antica, del tutto diverso dallo storicismo del mondo romantico, che pensava di tradurre le grandi forme della musica barocca nel linguaggio armonico e melodico del proprio tempo. Il nucleo di pionieri raccolto intorno alla Schola Cantorum intendeva invece riprendere la musica di Bach e dei suoi contemporanei in maniera conforme allo stile, alle tecniche, agli strumenti in uso nella loro epoca. È stata una grande rivoluzione delle abitudini di ascolto, compiuta da una generazione di formidabili musicisti come Gustav Leonhardt e Jordi Savall, entrambi studenti della Schola, che sono riusciti poco alla volta a superare l’ostilità dei colleghi tradizionalisti e la diffidenza del pubblico conservatore. Paul Sacher, scomparso dopo una lunga e fruttuosa vita nel 1999, ha contribuito in varie forme a trasformare il mondo musicale e siamo in debito con la memoria di uno degli uomini più facoltosi del secolo, che ha sfruttato con intelligenza il suo notevole patrimonio. Ma un po’ di riconoscenza dovremmo nutrirla anche nei confronti di noi stessi, ogni volta che prendiamo una goccia di Valium prima di andare a dormire.
» di Oreste Bossini
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Arti
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» testimonianza raccolta da Chiara Piccaluga; fotografia di Igor Ponti
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entusiasmo. Ho instaurato con loro un buon rapporto e una buona relazione che non si limita solamente al lavoro e all’apprendimento, ma va oltre, e devo proprio dire che l’impegno e i risultati ottenuti dai detenuti sono straordinari. Sono tutti lavori che possono avere un coinvolgimento emotivo rilevante, e un aiuto per gestire questo aspetto è coltivare molti interessi. Lo sport, per esempio, compensa molto bene e mi permette di mantenere un certo equilibrio emotivo. Sono socio-fondatore e sono stato presidente della Flippers Team di Locarno dove per molti anni ho allenato i giovani e la nazionale Difficile definire la sua personalità, svizzera di nuoto pinnato. poliedrica e sostenuta da una profon- In questo periodo della mia da curiosità. Un carattere forte e posi- vita la bicicletta occupa un posto molto importante, direi tivo che lo ha portato a raggiungere gli che è una vera passione. Tutte obiettivi che si è posto nella vita le estati trascorro almeno un mese in sella; nel 2008 ho tenna Icaro di Locarno, poi seguito il percorso di Santiago de Compostealla clinica Varini con gli invala, nel 2009 ho fatto un giro a Istanbul e nel lidi cronici e da lì sono passato 2010 sono stato a San Pietroburgo. Per il 2011 al mondo dell’insegnamento. non so ancora dove andrò, ma mi alleno Anche insegnare ha una enorregolarmente con gente che fa importanti me valenza sociale e sotto competizioni. Ricordo il primo viaggio di certi aspetti è la perfetta con2.500 km fino in Spagna e l’arrivo al Santinuazione di quello che ho tuario Mariano perché è stata un’emozione sempre fatto nella vita. Ho molto forte per diversi motivi, soprattutto per insegnato per alcuni anni eduaver mantenuto una promessa con mia figlia cazione visiva e tecnica alle e averla portata simbolicamente con me. scuole medie, ma poi sono Anche l’arte è parte integrante della mia vita; stato coinvolto in progetti inizialmente dipingevo quadri figurativi che educativi mirati e ho seguito rappresentavano la solitudine, la desolazione alcuni casi difficili. e quegli aspetti relazionali che emergevano Oggi insegno alle scuole prodal lavoro che svolgevo, ora è predominate fessionali CSIA e presso il il colore e la vivacità. I colori sono la vita ed penitenziario della Stampa. è anche per questo che amo vestirmi con Dal 2006 ho iniziato un procolori sgargianti, così come non sopporto le getto scolastico con i minopareti bianche e spoglie. Mi piace molto la renni che venivano arrestati e pittura a strati che è anche rappresentativa in seguito detenuti al penitendel mio carattere pieno di interessi e attività ziario La Farera. Dopo questa su diversi piani. Ogni quadro esprime voglia esperienza pilota molto posidi comunicare qualche cosa: trovo giusto tiva mi hanno proposto di che chi guarda le mie tele abbia la libertà di ampliare il progetto ai detenuinterpretarle come vuole in base alle proprie ti del penitenziario La Stampa emozioni e per questo preferisco non dare e anche alle donne detenute titoli. Da un po’ di tempo ho conciliato la in attesa di processo. Fra i miei mia passione per la bici con quella dell’arte, allievi ho persone che hanno creando una linea d’abbigliamento per ciclicommesso delitti o abusi sessti. Lo sport mi dà libertà e certamente anche suali e che sono separati dagli la pittura perché è la trasformazione di un altri per motivi di sicurezza. pensiero, è l’espressione delle mie emozioni È un lavoro che mi piace e più profonde, delle mie angosce e delle sofche mi stimola moltissimo, ferenze interne, ma anche delle gioie e dei e mi alzo ogni mattina con sentimenti più belli.
Malù Cortesi
Vitae
i è difficile raccontare la mia esistenza perché è sempre stata movimentata e anche perché mi occupo di molte cose contemporaneamente; dall’impegno sociale allo sport, dal dipingere alla vita attiva nel carnevale, ecc. Sono nato a Locarno il 24 luglio 1958; dopo il diploma di decoratore progettista, ottenuto alla CSIA di Lugano, ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera. Per mantenermi negli studi svolgevo qualche lavoro saltuario, dal garzone al bagnino per dire… e muovevo i primi passi come decoratore. Vivere a Milano durante gli anni di piombo non era facile; abitavo con altri ticinesi in una pensione e, nonostante le difficoltà, ricordo quei momenti come qualcosa di bello. Ogni sera mi allenavo nel nuoto pinnato perché facevo parte dei quadri nazionali. È una passione che mi accompagna anche oggi, e appena posso sono in acqua. Attualmente lavoro molto nel sociale e ho scoperto questa mia predisposizione per caso. Da giovane studente mi hanno proposto di interpretare San Nicolao per una festa organizzata per gli utenti di un centro protetto. Mi ero lasciato coinvolgere totalmente e vedendo il mio entusiasmo mi hanno chiesto di lavorare come educatore. Ho iniziato subito presso il Laboratorio di Locarno dove sono rimasto per tre anni, poi ho fatto un’esperienza di otto mesi in un foyer per handicappati; da qui mi hanno proposto di lavorare come operatore sociale per i tossicodipendenti. Era il periodo in cui nascevano i primi centri di sostegno e quindi bisognava proprio avere tanta iniziativa e fantasia per aiutare queste persone. Ho affrontato situazioni drammatiche: diversi miei conoscenti sono finiti nel mondo della droga e non è stato facile seguire fino alla morte persone a cui ero legato da sentimenti di amicizia. Ho lavorato per 11 anni all’An-
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TASI
A tutela del teatro Nella Svizzera italiana quello dello spettacolo è un mondo colorato e multiforme: numerose sono infatti le compagnie professionali di teatro, di danza, di marionette spesso impegnate nelle sperimentazioni e contaminazioni più diverse. Non di rado poi le produzioni nate in questa terra riescono a calcare con successo le scene internazionali. Ma affinché tutto ciò continui a essere possibile, le compagnie e gli artisti indipendenti della nostra regione hanno dato vita a una struttura in grado di rappresentarli, una sorta di angelo custode: il TASI
testo di Demis Quadri; fotografie di Michele Engeler
sopra: la compagnia OBVIAM EST nello spettacolo Chi semina vento‌ presentato il 14 ottobre 2006 e diretto da Martin M. Bartelt in apertura: l’associazione MotoPerpetuo nello spettacolo Final fight: time vs you presentato il 13 dicembre 2008 e diretto da Manuela Bernasconi. La compagnia precedentemente si chiamava Desiderando Dance Company
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a Svizzera italiana non è soltanto lo stereotipato salotto al sole del nostro paese, una regione adatta per il suo clima a una bella vacanza rigenerante, ma anche il luogo in cui è attiva una scena artistica di tutto rispetto. Questa però è spesso vittima di situazioni che non le rendono pienamente giustizia. Complice forse il fiorire di un teatro amatoriale che, pur essendo caratterizzato da innegabili pregi, a volte rende difficile percepire le esigenze di un mestiere impegnativo ma che per molti è un semplice passatempo. Per tale motivo assume particolare valore l’attività del TASI (Teatri associati della Svizzera italiana, www.tasi.ch). Ne abbiamo parlato con Margit Huber che, oltre a essere danzatrice, coreografa e pedagoga, fa parte del comitato dell’associazione e ne è tra i promotori sin dalla sua fondazione: “Il TASI è stato creato nel 1987 dalle compagnie e dagli attori che erano attivi allora nella scena indipendente della Svizzera italiana. L’idea era di riunirsi e collaborare. All’inizio i membri erano pochissimi, ma poi la situazione si è sviluppata velocemente e adesso siamo arrivati a 42 compagnie”. La storia insegna come il mestiere dell’attore sia stato spesso maltrattato: nell’antichità romana per esempio i protagonisti della scena teatrale erano schiavi o liberti, mentre più tardi i comici dell’arte sono stati additati alla stregua di buffoni e ciarlatani. Oggi le condizioni sono molto meno drammatiche, ma rimane necessaria un’associazione
sopra: Teatrodanza Tiziana Arnaboldi nello spettacolo 1000 e 1 aqua (aqua proprio scritto senza “c”) presentato il 26 settembre 2003 a sinistra: compagnia OBVIAM EST nello spettacolo Moi, l’Amour et la Foule presentato il 25 settembre 2004 e diretto da Jacques Morard e Martin M. Bartelt
per difendere la professionalità degli artisti indipendenti. “A livello nazionale il nostro non è un mestiere protetto. Fra gli scopi del TASI c’è quindi la difesa dei diritti delle compagnie e degli artisti, perché possano lavorare in buone condizioni ed essere pagati. Inoltre ci occupiamo della loro promozione, cerchiamo di favorire gli scambi e le collaborazioni, e organizziamo vetrine e rassegne per permettere ai vari gruppi di presentarsi”. E il teatro della Svizzera italiana merita certo attenzione, come conferma Margit Huber, che risiede in Ticino dal 1982: “È un panorama molto ricco e attivo, dove si trovano un po’ tutti gli stili, dal teatro, alla danza, alle marionette. Se ne meravigliano anche le persone che vengono dalla Svizzera interna o dall’Italia. In più abbiamo anche la Scuola Teatro Dimitri, che adesso fa parte della SUPSI e penso sia molto importante. E oltre a quelli che erano membri del TASI dall’inizio, oggi ci sono anche tanti giovani molto promettenti”. Ma i problemi rimangono numerosi: “Per esempio, ci sono pochi spazi teatrali, anche per le prove, soprattutto riguardo alla danza. Si fa fatica a integrare le nostre compagnie nelle stagioni teatrali, e in questo senso da parte nostra dovremo cercare di aumentare gli sforzi. Adesso inoltre c’è la nuova legge culturale, secondo la quale sono i comuni e i cantoni a dover sostenere maggiormente le compagnie. Penso che questo per il Ticino sia un grosso problema, perché non ci sono molti soldi”… Insomma le sfide non mancano. E intanto l’agenda del TASI prevede la coordinazione del progetto nazionale della Festa Danzante in Ticino, la promozione della Giornata mondiale del teatro, che avrà luogo il 27 marzo, e la preparazione dell’edizione in Svizzera romanda della manifestazione Passerelle (cfr. Ticinosette n. 37/2010).
a destra: Teatrodanza Tiziana Arnaboldi nello spettacolo Lettere della danza presentato il 20 luglio 2007 e diretto dalla stessa Tiziana Arnaboldi
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Una vita a tre dimensioni Tendenze p. 40 | di Carlo Galbiati
Trattando di 3D il primo pensiero corre al film “Avatar” presentato lo scorso anno nelle sale cinematografiche. Oggi la possibilità di vedere film in 3D e di giocare su console in modalità stereoscopica a casa propria è divenuta una realtà a patto di possedere un televisore che supporti tale caratteristica…
( È bene premettere che fino
a poco tempo fa l’acquisto di un televisore 3D comportava una spesa consistente – diciamo di almeno 1.700 franchi –, mentre oggi sono disponibili sul mercato modelli dal costo assai più accessibile. La quasi totalità degli apparecchi utilizza per la visione tridimensionale occhiali attivi che funzionano solo con i televisori della stessa marca: l’apparecchio invia un segnale a raggi infrarossi che permette di aprire e chiudere alternativamente le lenti per l’occhio destro e l’occhio sinistro garantendo così l’effetto stereoscopico. A seconda del modello e delle promozioni il televisore è venduto con o senza occhiali attivi, il cui prezzo – se acquistati separatamente – si aggira intorno al centinaio di franchi. Nei web shop è possibile reperire a 129 dollari gli occhiali attivi universali XpanD X103, compatibili con le principali marche di televisori 3D. Una soluzione indispensabile se si possiedono due differenti televisori 3D o se siamo invitati a visionare qualche film 3D a casa di amici. Il lettore Blu-ray 3D rappresenta la sorgente principale per i contenuti tridimensionali: sul disco il film è registrato sia in 2D che in 3D in modo da garan-
tire la compatibilità con i lettori tradizionali in commercio. Un disco Blu-ray 3D può essere riprodotto da tutti i modelli di Playstation 3 previo aggiornamento del firmware installato. Le console Playstation 3 e Xbox 360 permettono di giocare in modalità tridimensionale quei titoli che supportano la visione stereoscopica e che dovrebbero toccare quota 50 entro la fine dell’anno. Due tra quelli di maggior successo sono Gran Turismo 5 e Call of Duty: Black Ops. Anche per i giochi 3D per console esiste la possibilità di giocare in 2D per chi non possiede un televisore 3D. I titoli di film in 3D attualmente disponibili sono circa una trentina ma solo la metà si possono acquistare liberamente nei negozi o su Internet poiché gli altri sono abbinati alla vendita di televisori, lettori Blu-ray e occhialini attivi di vari brand (Panasonic, Samsung e Sony). La major Fox ha contratto in esclusiva la versione 3D della pellicola Avatar con Panasonic: i cittadini svizzeri che acquistano il lettore Blu-ray Panasonic DMT-BDT 100EG a 401 franchi ricevono in regalo il disco Blu-ray 3D del film. Diversi produttori includono sui loro televisori la funzionalità di conversione video da 2D
a 3D: si può in tal modo ricreare l’effetto stereoscopico non solo delle trasmissioni televisive ma anche dei filmati provenienti da PC, lettori DVD e Blu-ray 2D, videocamere, ecc. Il processo naturalmente non garantisce il medesimo effetto che si ha con materiale 3D “nativo”, ma in molti casi il risultato è più che apprezzabile. Per quanto concerne altri dispositivi, sul mercato è reperibile la fotocamera compatta 3D Fujifilm REAL 3D W3 che permette di scattare foto e realizzare filmati in 3D. La macchina è dotata di un display autostereoscopico da 3,5 pollici che ricrea la visione tridimensionale senza l’uso di occhiali; è inoltre possibile rivedere foto e filmati in 3D collegando la videocamera al televisore. All’appuntamento col mondo 3D non potevano infine mancare i telefonini: LG Optimus 3D, per esempio, è uno smartphone Android che permette di giocare in 3D sull’ampio display autostereoscopico da 4,3 pollici, di scattare foto e di girare video in tre dimensioni caricabili con un semplice click su YouTube 3D. Le foto e i filmati potranno essere rivisti anche sul televisore di casa, naturalmente 3D. Ma per questo prodotto è necessario pazientare fino al prossimo mese di maggio ■
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Letture
Sempre upto-date? Ovviamente. Con i nuovi smartphone Samsung.
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Raffaele Pedrozzi Le acrobazie dei gracchi SalvioniEdizioni, 2010
Quando un romanziere ha una storia originale da raccontare
» di Roberto Roveda
può sperare di interessare il lettore, anche quello più diffidente, nonostante un titolo insondabile, come Le acrobazie dei gracchi. I gracchi non sono qui i celebri fratelli di cui narra la storia di Roma antica, ma uccelli di montagna, simili a corvi, le cui acrobazie in volo molto probabilmente hanno ricordato all’autore le esistenze dei protagonisti della narrazione ambientata fra le Ande peruviane. Qui, in una località sperduta chiamata Sandéa, giunge un medico svizzero, Fred Madrigale, volontario nell’ambito di un programma di aiuto sanitario alla popolazione peruviana. Il quadro temporale non è definito nettamente, ma i dialoghi e i racconti dei protagonisti fanno pensare ai primi anni Settanta, un periodo contrassegnato in America Latina da dittature feroci e guerriglie di ispirazione marxista. Madrigale – che spera in cuor suo di sfuggire alle paludi organizzate, ma sempre infide degli ospedali occidentali, i cui ambienti appaiono intrisi di ipocrisia e illuminati da falsi sorrisi –, si ritrova in un universo materialmente arretrato, complesso e strutturato in maniera primitiva e atavica, un mondo intrinsecamente legato alle proprie tradizioni, a immutabili gerarchie e compiaciuto delle sue insanabili rivalità. Una comunità dominata dai notabili – il giudice, il subprefecto, il tenente della polizia – in cui ferocia e spietata volontà di potere vanno a braccetto e contrassegnano il vivere civile. Il medico svizzero, con la sua volontà anche di migliorare le cose e di superare vincoli, disfunzioni, arretratezze si ritroverà ben presto bersaglio un po’ di tutti: di chi lo accusa di essere troppo progressista perché aiuta le comunità indigene che vivono sui monti e di chi ritiene che con il suo operato cerchi di dare un volto umano allo sfruttamento capitalista e sia quindi un servo dei “padroni”... E qui ci fermiamo per non togliere gusto a una lettura che offre una bella ricostruzione ambientale e soprattutto permette di incontrare una galleria di personaggi molto ben delineati da Raffaele Pedrozzi, che nel romanzo fa fruttare la sua ormai lontana esperienza personale di giovane medico in Perù. Si badi, non si tratta di un romanzo autobiografico – come avvenuto per il precedente Fatti evanescenti, 2009 – ma di una rievocazione di discorsi, situazioni, caratteri probabilmente incontrati nella realtà e offerti al lettore con grande afflato e un pizzico di nostalgia per le notti passate a discorrere con in mano un bicchiere di liquore. Ne scaturisce una narrazione calda, placida che rimanda a un Sudamerica lontano dalle onde degli oceani e dai carnevali di Rio, a luoghi inconsueti e perduti tra le montagne più solitarie del pianeta.
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Non desiderare la donna d’altri “Non desiderare la roba degli altri, non desiderarne la sposa. Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa: nei letti degli altri, già caldi d’amore non ho provato dolore. L’invidia di ieri non è già finita: stasera vi invidio la vita”
Decalogo
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Si può vietare il desiderio? Dividiamo il precetto in tre parti: non desiderare/la donna d’altri/la donna, e cominciamo dalla prima: non desiderare. Si può vietare il desiderio? No, non lo si può vietare. Anche Tito confessa candidamente, nella canzone, di non aver provato dolore “nei letti degli altri, già caldi d’amore”. Eppure il precetto lo dice con chiarezza e fa accompagnare il verbo dall’oggetto proibito, la donna di un altro (o la roba di un altro, nel precetto gemello). Alla base dell’ordine c’è una pretesa di autorità che mira al volere dell’uomo, non al suo agire; da un “non devi fare” si è passati a un “non devi volere”, a un “non voler volere” dunque, paradossale quanto un “devi dimenticare”, come se alla memoria, come pure al desiderio, si potessero avanzare degli ordini. Il desiderio, una delle proprietà umane più affascinanti, che viene, come dice il nome, dalle stelle, “de-sidera”, si trova qui declassato a bassa volontà terrena, e chi lo prova non si adegua al comando di Dio e stabilisce con Lui inimicizia. Soppressione dell’autonomia I comandamenti del desiderio mirano ad annullare la libertà della persona e richiedono un inchinarsi al potere divino che pretende di sopprimerne l’autonomia: nella pretesa di prescrivere il volere si cela la volontà di determinare la persona nella
sua interezza: anche nella tua volontà tu, uomo, devi essere, ed essere soltanto, come Io, Dio, voglio. Ma come si può vietare con un semplice ordine la cosa più naturale del mondo, l’aver desideri, anche di cose proibite? Una grande differenza tra l’etica pagana classica e la morale cristiana nata da un’antropologia negativa – cioè una concezione dell’uomo come essere prioritariamente ed essenzialmente malvagio – è proprio la seguente: agli antichi greci non interessava proibire gli oggetti del desiderio ma interessava piuttosto il tentativo, umano, di governare il desiderio in sé; alla teologia cristiana preme invece segnalare con precisione gli oggetti proibiti proprio perché l’essere umano sarebbe malvagio di fondo e incline a desiderare il male: per questo il suo comportamento va incanalato e, se è il caso, represso, sopprimendo pure l’innocente desiderio. Ma quale donna? Non desiderare la donna. Non qualsiasi donna però. Solo la donna d’altri, intendendo con tale indicazione la donna possesso del maschio. Le donne che non sono proprietà di qualcuno le si possono desiderare, evidentemente, e anche avere, magari a pagamento: il desiderio ne è libero, sembrerebbe. E poi la donna, semplicemente. Ma perché la chiesa non ha mai pensato di modificare questo comando che porta impresso più di ogni altro il marchio del patriarcato e dell’ordine maschile? Nel recente volumetto di Gianfranco Ravasi e Andrea Tagliapietra, Non desiderare la donna e la roba d’altri (Il Mulino, 2010), la voce di Monsignor Ravasi pretende che il precetto invochi la celebrazione del rispetto della persona in generale, l’uomo come la donna. Saggiamente gli controbatte la voce laica di Andrea Tagliapietra: c’è scritto proprio donna e nessuno l’ha mai cambiato. E aggiunge: “Siamo sinceri, fino a che punto si può pensare di volgere il comandamento al femminile, credendo di mantenerne intatto il senso?”.
» di Francesca Rigotti; illustrazione di Mimmo Mendicino
Il precetto del desiderio Non rubare, dice il settimo comandamento, senza specificare alcun oggetto. Non ammazzare, dice il quinto. Non farlo e basta. Non desiderare, dicono invece il nono e il decimo, e l’oggetto del desiderio lo specificano eccome: la roba altrui, la donna altrui. Cominciamo a meditare su quest’ultimo precetto, che Fabrizio De André, nella penultima strofa della canzone Il testamento di Tito, fonde in uno solo col precedente.
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Astri gemelli
cancro
Se manterrete la giusta lucidità riuscirete presto a concludere un importante affare. Sfruttate ogni opportunità. Turbamenti in amore in ordine al desiderio di indipendenza del partner. Aiuti da parte di amici.
Nella seconda settimana di marzo fase estremamente rosa per i nati nella prima decade. Atmosfere competitive per i nati nella prima e seconda decade. Smettetela si sfidare il mondo: non vi giova.
Puntate in alto e fidatevi del vostro potere creativo. Se crederete in quello che fate sarete in grado di superare qualunque tipo di ostacolo. Rinnovatevi senza autolimitarvi. Ritrovata energia.
leone
vergine
bilancia
scorpione
Periodo movimentato caratterizzato da una improvvisa spinta prometeica. Grandi opportunità professionali a partire dal 10 marzo. Rapporti anticonformisti con il partner. Notizie inaspettate in arrivo.
Attenti a quello che dite almeno fino al 9 marzo. Con Mercurio in opposizione è facile andare incontro a fraintendimenti, soprattutto con partner e soci. Energia in calo per i nati nella prima decade.
A partire dal 10 marzo si apre una importante sfida con voi stessi. Cambiamenti epocali per tutte le vostre realtà. Con l’ingresso di Urano in Ariete dovete essere gli artefici di una svolta rapida e improvvisa.
Sbalzi umorali con il partner tra il 10 e l’11 marzo. Vita sentimentale segnata da incontri originali per i nati nella prima decade. Forte spinta trasgressiva. Nuove dinamiche nei rapporti professionali.
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capricorno
acquario
pesci
Grazie a Giove, Urano, Mercurio e Venere la vostra vita sta per rinnovarsi e andare incontro a una nuova realtà. Finalmente dopo anni di pessimismo tornate a fare il “Sagittario”. Avanti tutta!
Il ritmo delle vostre attività quotidiane tende ad accelerare notevolmente. Avete la possibilità di realizzare qualcosa di importante se riuscirete a collaborare con un vostro parente. Evitate atteggiamenti di sfida.
Nella seconda settimana di marzo grazie a Venere in Acquario si apre un periodo favorevole per la vostra vita sentimentale. Opportunità professionali per i nati nella prima decade. Relazioni sociali proficue.
Se volete dare una svolta alla vostra vita avete tempo fino al 10 marzo. Canalizzate l’energie marziane verso il raggiungimento di un obiettivo determinato. Opportunità per i nati negli ultimi giorni del segno.
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Orizzontali 1. Canta “Caruso” • 10. Una bibita dissetante • 11. Il nome di Chagall • 12. Le iniziali di Rascel • 13. Luce centrale • 15. Fa la forza! • 17. L’imbocco della strada • 18. La città del Palio • 19. Tradisce la patria • 20. Il pronome che mi riguarda • 21. Visi • 23. Coraggiosi, impavidi • 25. I belli dell’Olimpo • 27. Quello vecchio lascia il posto a quello nuovo • 28. La Ghezzi di De André • 29. Oleosa • 30. Ripide salite • 31. Strada cittadina • 33. La fune di Tarzan • 35. Parte di chilo • 37. Il Vallese sulle targhe • 38. Il Fox che abbaia • 40. Il porto di Atene • 41. Consonanti in siero • 42. Né voi, né loro • 44. Pari in seggi • 45. Serraglio • 46. Cocciuto, tardo • 49. Radio Svizzera • 50. Il bel Sharif • 51. Vaso floscio.
La bella Campbell • 17. Sono sempre al verde • 19. Proveniente da un altro paese • 22. Articolo plurale • 23. Si orna con le candeline • 24. Una sigla del biologo • 26. Il nome della De Agostini • 29. Pari in curva • 32. Eroso • 34. Atterra e decolla • 36. Li nascondevano i pirati • 39. Reame • 40. La città con la torre pendente • 43. Ossigeno ed Emazio • 47. Turchia • 48. Articolo romanesco.
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Verticali 1. Noto romanzo di P. Delepierre • 2. Metallo radioattivo • 3. Intacca i denti • 4. Contrattempi, imprevisti • 5. Ohio e Cuba • 6. Affermare • 7. Attraversa Berna • 8. Consonanti in liuto • 9. Cospicui, generosi • 14. Teschio • 16.
» a cura di Elisabetta
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Svolta epocale nella vostra vita. Improvvise opportunità professionali per i nati nella prima decade. Puntate al massimo sul vostro senso dell’avventura. Date sfogo al vostro gusto per la sfida. Amori originali.
La soluzione verrà pubblicata sul numero 11
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