Ticino7

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Ticinosette n° 11 18 marzo 2011

Agorà Videosorveglianza. Poche immagini che provano poco Salute Agrumi. Le interazioni del pompelmo Letture Fermenti (vivi)

Impressum Tiratura controllata 72’011 copie

Chiusura redazionale Venerdì 11 marzo

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

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FABIO MARTINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Vitae Padre Callisto Caldelari

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ORESTE BOSSINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

FABIANA TESTORI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage “E poi ci troveremo...” DI

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STEFANO GUERRA. . . . . . . .

ELISABETTA LOLLI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Arti Musica e modernità. Occhi aperti, orecchie chiuse

Emotikon Desiderio

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GIANCARLO FORNASIER; FOTO DI REZA KHATIR . . . . . . . . . . .

MARIELLA DAL FARRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tendenze Il misterioso fascino della pipa Letture L’intimità del fumo

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LUCA MARTINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Barili per Cassandre

Photo editor

Le rivoluzioni nordafricane hanno sollevato nei media il medesimo quesito: perché nessuno ha saputo prevederle con sufficiente anticipo? In realtà, fin dagli ultimi mesi del 2010 gli analisti più attenti (fra questi George Friedman) si erano espressi chiaramente riguardo i possibili sviluppi della crisi sopravvenuta nei rapporti fra Hosni Mubarak e gli alti gradi dell’esercito. Il presidente egiziano mirava infatti a imporre una strategia di successione per aprire definitivamente la strada del potere al figlio Gamal. Il nostro collaboratore Marco Alloni, in colloqui diretti con la Redazione di Ticinosette, aveva definito già nello scorso dicembre la situazione egiziana come “esplosiva” e foriera di sviluppi. Certo, la crisi ai vertici del governo egiziano non faceva supporre una risposta di piazza di tali dimensioni, ma evidentemente la misura era colma. È forse questo il dato principale – e la sottesa contraddizione che esso cela – che è indispensabile cogliere. La condizione difficile e precaria delle popolazioni del Nord Africa non è da attribuire all’influenza dell’Islam o a fattori prettamente socioculturali ma, soprattutto, alle strategie e alle modalità attraverso le quali i paesi occidentali (noi) hanno gestito e promosso i rapporti con i dittatori e le oligarchie nordafricane. A prevalere è stata la nostra preoccupazione di mantenere costanti i flussi di petrolio e gas indispensabili alla sopravvivenza delle economie occidentali. Certamente il Nord Africa e il Medio Oriente non sono le sole aree del pianeta in grado di fornire greggio – ricordiamo che nel 2009 la Russia ha superato l’Arabia Saudita sul piano della produzione petrolifera –, ma ciò non toglie che l’intera area che si affaccia sul Mediterraneo meridionale continui a rivestire in questo ambito un ruolo cruciale. La crisi libica ha ulteriormente ingarbugliato il quadro e gli effetti li abbiamo percepiti immediatamente

Giancarlo Fornasier Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

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In copertina

Fotografia di Reza Khatir

con il rincaro dei carburanti alle pompe, il rischio di imminenti aumenti nei prezzi dei beni di consumo con possibile crescita dell’inflazione e innalzamento dei tassi d’interesse. Sullo sfondo, una crisi economica da cui non siamo ancora usciti: “Il mondo può forse sopportare una crisi di breve durata. Ma se i prezzi del petrolio salissero molto e rimanessero alti per un lungo periodo, i danni potrebbero essere molto gravi per le economie in ripresa” (“Oil pressure rising”, The Economist, 24.2.2011). Forse, dunque, più che chiederci perché non abbiamo previsto le rivolte, peraltro sacrosante, sarebbe meglio porsi una domanda diversa: quanto opportunista e ipocrita è stato l’Occidente in questi ultimi decenni? E questo opportunismo ha realmente “pagato” o rischia di ritorcersi contro di noi? Sì, ci riferiamo sia ai recenti cambiamenti di atteggiamento degli Stati Uniti, dell’Italia, della Francia (presi in contropiede dagli eventi e costretti a togliere il saluto ai vecchi “amici”) sia ai flussi crescenti di immigrati nordafricani verso l’Europa. Il rischio che il domino delle rivoluzioni (non islamiche, si badi, ma intrinsecamente politiche) si estenda ad altri paesi è poi tutt’altro che remoto. Due considerazioni: innanzitutto, è necessario mettere in conto che l’instabilità del prezzo del greggio è ormai un fatto strutturale, permanente. È pertanto indispensabile aggiornarsi rapidamente in tutti i settori di approvvigionamento energetico (Germania docet). Secondo, l’Occidente nel suo diretto interesse deve farsi in primis promotore della tutela dei diritti umani nel mondo (incluse Cina e Russia) non solo a parole (cosa che gli riesce benissimo) ma concretamente. È ora che la bilancia fra interessi e ideali inizi a pendere dalla parte dei popoli. Nell’interesse di tutti. Buona lettura, la Redazione


Poche immagini che provano poco

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Agorà

Il tam tam mediatico attorno a qualche delitto ripreso da telecamere sempre generose di immagini da sbattere in prima pagina, indurrebbe a credere che la videosorveglianza sia una fonte di prove pressoché inesauribile e infallibile. Non è così: raramente i fotogrammi provenienti dagli impianti privati e pubblici di videosorveglianza si rivelano un valido strumento a disposizione di polizia e magistratura. Il Ticino non fa eccezione

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i contano sulle dita di una mano, “forse quattro o cinque”, gli ordini di sequestro che il Procuratore generale aggiunto (Pga) Mario Branda1 emana in un anno per acquisire immagini registrate dalle migliaia di impianti di videosorveglianza, pubblici e privati, installati in tutto il cantone. Assieme a Branda facciamo un veloce calcolo: attualmente i procuratori attivi al Ministero pubblico sono 20, quindi nella migliore delle ipotesi la magistratura ticinese in un anno ha a che fare con “60-100 filmati” provenienti da impianti di videosorveglianza. Si tratta di un filmato ogni 120-200 incarti, proporzione rimasta “sostanzialmente stabile” negli ultimi anni, precisa Branda. Stessa musica, grossomodo, alla Polizia giudiziaria, il cui Gruppo criminalità informatica – a reato avvenuto, filmato e segnalato – recupera le immagini dagli impianti e le trasmette poi per le analisi ai colleghi della Scientifica. Nel 2009, su un totale di 20.236 infrazioni del Codice penale (una buona parte delle quali, va però rilevato, avviene tra quattro mura, al riparo da telecamere di sicurezza), si è fatto capo a filmati di videosorveglianza “in circa 600-700 casi”, e “con esiti diversi

a seconda della resa delle immagini a disposizione”, osserva il capo della Polizia giudiziaria Flavio Varini. Rilevanza relativa Se dunque è lecito affermare che anche in Ticino le riprese filmate provenienti da impianti di videosorveglianza sono utilizzate assai di rado nelle inchieste di polizia e magistratura, è per contro impossibile stabilire in quanti casi i (pochi) filmati utilizzati si rivelano decisivi per giungere all’incriminazione o alla condanna di un sospetto2. Dati statistici non ne esistono, per cui “è difficile anche fare una stima”, spiega Varini a Ticinosette, aggiungendo che “comunque, se le immagini hanno una buona resa e sono pertinenti con una specifica inchiesta, possono risultare un concreto aiuto all’indagine”. “[I filmati] possono essere utili – rileva dal canto suo Branda –, ma dire in quanti casi sono determinanti... Non saranno moltissimi, immagino. Dal punto di vista della repressione, una volta compiuto il reato... i filmati raramente si rivelano determinanti ai fini dell’inchiesta. Ma qualche successo è stato ottenuto, penso a un recente caso di aggressione e ad atti di hooliganismo negli


Agorà

La testimonianza “miope” Comunque, con l’avvento di telecamere digitali, collegate in rete e integrate con software sempre più sofisticati, negli

ultimi anni la qualità dei filmati è notevolmente migliorata. Ma l’evoluzione tecnologica non ha semplificato il lavoro degli esperti. Anzi: all’epoca delle videocassette “la qualità delle immagini era peggiore, ma l’impianto permetteva un’estrapolazione più semplice e veloce. Oggi, sempre più spesso l’impianto video è parte integrante di una rete informatica, per cui il recupero dei filmati, senza compromettere l’esercizio dell’intero impianto, è diventato più complesso, lungo e costoso”, spiega il maggiore Flavio Varini. Per questo a volte la polizia è costretta ad avvalersi del supporto di esperti esterni: addetti della ditta fornitrice dell’impianto e del software, oppure ditte specializzate nel recupero di dati informatici. Una tendenza che avvalora la tesi di Francisco Klauser, uno dei “pionieri” degli studi sulla videosorveglianza in Svizzera, secondo il quale “più le tecnologie sono sofisticate (...), maggiore è il potere relativo dei tecnici, dei professionisti privati della sicurezza. La polizia – che non dispone di questo sapere – viene vieppiù ridotta a un semplice utente del sistema”3. Benché il loro utilizzo a fini d’inchiesta risulti statisticamente marginale e assai

difficoltoso, i filmati delle telecamere di sicurezza sono ritenuti “un mezzo ausiliario che usiamo volentieri, quando c’è” (Branda), “un valido supporto se perfettamente funzionante, supporto al quale speriamo di poter ricorrere più spesso” (Varini). Per il capo della Polizia giudiziaria “l’occhio elettronico riproduce fedelmente ciò che vede, mentre non di rado le persone emotivamente coinvolte in ciò che hanno visto non riescono a fornire elementi utili alle indagini, nonostante la buona fede e volontà. La videosorveglianza è un testimone affidabile… quando funziona”. Un testimone che però raramente c’è, e che quando c’è spesso funziona (vede) male. Note 1

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3

» di Stefano Guerra; fotografia di Reza Khatir

stadi... E poi altra cosa è il ruolo preventivo della videosorveglianza”, precisa il Pga. Il problema è che molte volte le immagini degli impianti di videosorveglianza si rivelano inutilizzabili. Secondo Branda ciò capita “con una certa regolarità”. Per Varini “dipende dal tipo di impianto e dal suo reale impiego: è vero che in taluni ambiti la resa delle immagini è scarsa”, soprattutto a causa della vetustà degli impianti o di un’insufficiente manutenzione. Ma l’operato degli inquirenti è spesso limitato anche da immagini non abbastanza nitide, chiare o eloquenti – l’autore è stato ripreso di sbieco, di schiena, oppure aveva il volto coperto –, dal posizionamento inadeguato delle telecamere, da un’insufficiente capacità di stoccaggio dei filmati negli impianti e, non da ultimo, dalle esigenze legali a tutela della privacy che impongono la distruzione delle immagini in un lasso di tempo a volte troppo breve per i ritmi dell’inchiesta.

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L’intervista è stata realizzata nell’ottobre 2010. A fine anno Branda ha lasciato la magistratura per dedicarsi alla campagna elettorale in vista delle “cantonali” del prossimo aprile. L’ormai ex procuratore pubblico è candidato al Consiglio di Stato per il Partito socialista. Ricerche effettuate in Gran Bretagna e in Francia dimostrano che l’apporto della videosorveglianza alla delucidazione dei reati è statisticamente insignificante. Vedi Ticinosette n. 1/2011 del 7 gennaio. Vedi Ticinosette n. 10/2009 del 27 febbraio.


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Le interazioni del pompelmo Intendiamoci, il pompelmo è un frutto gradevole, salutare e con una lunga tradizione d’uso. Nonostante sia ben tollerato e ricchissimo di principi attivi è però bene sapere che esso può interagire negativamente con alcune specifiche classi di farmaci

Salute

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nici la pianta venne scoperta alle Isole Barbados; secondo altri sarebbe, come del resto tutti gli agrumi, di origine orientale e la sua diffusione in Europa, come pianta ornamentale, avrebbe seguito le tradizionali vie commerciali che nel Medioevo collegavano l’Oriente all’Europa. Riconosciuto come valido alimento solo nel corso dell’Ottocento, oggi il pompelmo – il nome botanico ufficiale è Citrus paradisi o anche Citrus grandis – è coltivato un po’ in tutte le aree temperate del nostro pianeta: dagli Stati Uniti del sud al Giappone, a tutto il bacino del Mediterraneo, con una particolare concentrazione produttiva nello Stato di Israele. Si tratta probabilmente di un’ibridazione fra il pomelo, un bizzarro agrume il cui frutto può arrivare a pesare anche 10 chili, e l’arancio. La pianta del pompelmo può raggiungere anche i 15 metri di altezza e presenta fiori bianchi e profumati, costituiti da quattro petali. Il frutto lo conosciamo: lo si reperisce in qualsiasi supermercato, solitamente nelle due varianti gialla e rosa, quest’ultima attualmente più in voga per la buccia sottile e il sapore meno amaro. Un frutto salutare In effetti, il pompelmo risulta ricchissimo di principi attivi e di vitamine dei gruppi A, B e C ma anche di sostanze utili all’organismo umano come bioflavonoidi, pectine, aminoacidi e fibre. Esercita una marcata azione depurativa sia a livello del sangue sia sul fegato oltre a stimolare leggermente la motilità dell’intestino. Una sua caratteristica è poi quella di rallentare l’assimilazione degli alimenti grazie alla presenza di fenilalanina, una sostanza in grado di innalzare i livelli di dopamina e norepinefrina, inducendo un senso di sazietà. Questo aspetto lo rende gradito a chi aspira a un calo del peso anche perché i suoi componenti esercitano un’azione lipolitica nei confronti dei depositi adiposi. Da non dimenticare l’efficacia a livello del microcircolo, riconducibile alla presenza dei bioflavonoidi. Un discorso a parte va poi riservato all’olio essenziale, ottenuto dalla scorza, e ai semi di pompelmo. Il primo offre proprietà antidepressive e stimolati il sistema nervoso centrale a livello del talamo e del diencefalo. Inoltre, studi recenti hanno rivelato come l’estratto di scorza di pompelmo riduca la resistenza

vascolare a livello delle arterie coronarie, con un risultante effetto distensivo e vasodilatatorio. Per quanto concerne i semi, esercitano un’impressionante attività antimicrobica e antibiotica. Come hanno dimostrato gli studi dell’immunologo Jacob Helrich, l’estratto di semi di pompelmo è il più potente antibiotico naturale, in grado di esercitare una marcata azione nei confronti sia dei gram positivi sia dei gram negativi (incluso lo streptococco). Caratteristica questa che ne fa un eccellente conservante in ambito alimentare e cosmetico. Le interazioni Fin qui tutto bene. Siamo di fronte a un frutto “forte” e dalle marcate proprietà medicamentose. Il fatto è che una serie di studi iniziati nel 1989 hanno evidenziato un’interazione del succo di pompelmo con i sistemi enzimatici coinvolti nel metabolismo di alcune tipologie di farmaci con la conseguenza di un aumento della loro forma libera e della loro biodisponibilità. Non è chiaro quale sia la sostanza contenuta nel pompelmo, responsabile di tali effetti “potenzianti”. Ma vediamo quali sono i farmaci da non associare assolutamente al frutto “del paradiso”. Innanzitutto la categoria degli ansiolitici e degli antidepressivi (benzodiazepine incluse) che, se associati al pompelmo, aumentano i loro effetti, con possibile riduzione delle capacità psicomotorie e di vigilanza. In secondo luogo, gli antiaritmici e gli antistaminici con cui si possono verificare condizioni di aritmie anche fatali. Quindi le statine, farmaci ormai assai diffusi per il controllo dei livelli di colesterolo, che, associate al pompelmo possono determinare rabdomiolisi, cioè la rottura delle fibre muscolari. L’interazione con immunosoppressori come tacrolimus e ciclosporina, possono causare conseguenze a livello renale e della funzionalità epatica. Anche i calcioantagonisti diidropiridinici congiuntamente all’assunzione di pompelmo possono indurre tachicardia, ipotensione e complicazioni ischemiche. Infine gli antibiotici e i chemioterapici, verso i quali il pompelmo agisce come un amplificatore degli effetti. In conclusione, il pompelmo resta un frutto sicuro e gradevolissimo, nonché assai utile all’organismo, purché lo si assuma tenendo bene conto di queste importanti avvertenze.

» di Elisabetta Lolli; illustrazione tratta da www.veii.info

Le sue origini sono avvolte nel mistero. Secondo alcuni bota-


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Fermenti (vivi)

» di Fabio Martini

Probiotici, lactobacilli, fermenti lattici… oggi intorno a fibre e proteine. In caso però di un’alimentazione scorretta o questi indispensabili microrganismi gli uffici marketing delle eccessiva – ma le cause includono anche lo stress, l’abuso di aziende produttrici di yogurt e alimenti si sono davvero zuccheri e alcol, terapie antibiotiche prolungate – si determisbizzarriti fino addirittura a inventarne di na un aumento dei ceppi batterici patogeni nuovi. In effetti, i microrganismi capaci di con conseguenti dolori addominali, procompiere processi di trasformazione utili duzione di gas e, non di rado, scariche di al nostro intestino non sono moltissimi diarrea. Una condizione che tecnicamente anche se, volendo ulteriormente restrinviene definita disbiosi. gere il campo, possiamo inquadrarli in In una situazione del genere l’assunzione due principali categorie: i Lactobacilli e il di fermenti lattici, che hanno la capacità Bifidobacterium. di giungere vivi e attivi fino al colon, Quale, dunque, il senso di un libro dediinterrompe la proliferazione dei ceppi cato a questi piccoli ma graditi ospiti del patogeni grazie alla sottrazione del loro nostro organismo? Innanzitutto quello di nutrimento e dello spazio vitale e alla profare un po’ di chiarezza in un ambito che duzione di sostanze che ne inibiscono la è stato “alterato” da una comunicazione replicazione. Gli effetti sono d’altro canto pubblicitaria non sempre corretta. In seimmediatamente percepibili anche perché condo luogo, fornire delle indicazioni prei benefici dei probiotici sono molteplici: cise sia riguardo al meccanismo d’azione facilitano l’assimilazione dei nutrienti; Bruno Brigo e ai benefici che la loro assunzione comcontribuiscono alla sintesi delle vitamine I fermenti lattici porta, sia al fine di indirizzare le persone del gruppo B; producono la vitamina K Tecniche Nuove, 2010 a un loro uso mirato. L’area coinvolta è e alcuni aminoacidi; contribuiscono a infatti quella del colon, cioè la parte terminale dell’intestino, mantenere integre le pareti intestinali, oltre a espellere i popolata da miliardi di microrganismi “buoni” (fra cui il metalli pesanti e a disintossicare l’organismo eliminando le Lactobacillus acidophilus) il cui compito è l’elaborazione dei sostanze cancerogene e inibendo la carcinogenesi. Insomma residui della digestione che possono includere carboidrati, un bell’aiuto per la nostra salute!

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di Alex Ross “Per chi suona la musica colta”, tradotto e pubblicato da “la Repubblica” l’8 gennaio scorso, ha colpito l’attenzione non solo degli amanti della musica, ma anche di coloro che sono in genere meno in-

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Arti

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teressati alle forme espressive sonore. Il brillante critico del “New Yorker”, mette in luce la controversa fortuna della musica moderna rispetto alle altre forme artistiche, chiedendosi perché il canone del Novecento non conferisca ai compositori la stessa dignità artistica ormai riconosciuta senza difficoltà a pittori, scrittori, registi cinematografici, danzatori, ecc. Le sue riflessioni sono certamente fondate. Molte persone attaccano alle pareti di casa costosi e incomprensibili quadri astratti, ma non sopportano invece nemmeno le più blande espressioni di musica contemporanea (Ross la definisce classic modern music). Il tema diventa sempre più attuale, anche se forse le reazioni del pubblico non sono proprio le stesse in tutti i paesi occidentali. In Italia, patria del classicismo e delle accademie, tutti i linguaggi moderni attecchiscono con difficoltà, non solo quelli della musica. Nel film Vacanze

il ritorno all’ordine del decennio successivo, dopo la feconda e dispersiva anarchia artistica degli anni precedenti, poteva esprimersi attraverso il grido rozzo e volgare di Fantozzi “La corazzata Potëmkin è una boiata pazzesca!”, conquistando in maniera immediata il cuore degli spettatori. Il fattore educativo L’analisi di Ross tocca un ventaglio molto ampio di argomenti, troppi forse per riuscire a ordinare il ragionamento in un percorso del tutto coerente. Risulta difficile comprendere, per esempio, come mai il pubblico della New York Philharmonic Orchestra, così urtato dalla musica di Alban Berg all’inizio dell’articolo, finisca per diventare nella parte finale del testo un ammiratore convinto di quella di György Ligeti (1923–2006), Edgar Varèse (1883–1965) o addirittura del granitico compositore svedese Magnus Lindberg (1958). Qualcosa non torna, ma le eventuali contraddizio-

r%2172 21.+1' &'. 2&/o ni dell’autore non annullano la sostanza della questione. La forbice tra lo sviluppo del linguaggio musicale e la capacità di comprensione del pubblico resta un problema serio. Il buon senso, come spiega be-

Come mai il vasto pubblico riesce ad apprezzare un quadro di Jackson Pollock o di Mark Rothko mentre è portato a rifiutare la musica di Alban Berg o di John Cage? Una questione complessa affrontata in un recente articolo di Alex Ross pubblicato sul “New Yorker” nissimo lo stesso Ross, indica che una certa dose d’investimenti nel settore educativo e nella comunicazione piegherebbe con maggior dolcezza la resistenza del pubblico nei confronti del linguaggio mu-

sicale moderno. Nel sistema musicale europeo, purtroppo, gli esempi di questo tipo non sono frequentissimi. L’attività formativa del Parco della Musica a Roma, per esempio, ha avvicinato con successo migliaia di persone a musiche del nostro tempo delle più varie tendenze, dimostrando che un dialogo tra artisti e pubblico è sempre possibile. La musica come arte sociale A parte il buon senso, però, un punto dell’analisi di Ross andrebbe forse approfondito meglio, perché rischia di generare una serie di equivoci. I concetti di classico, moderno o contemporaneo appartengono a categorie estetiche e storiche che si possono applicare alle opere e agli autori, ma non alle modalità attraverso cui vengono rappresentate. Una tela di Picasso o di Pollock è la stessa opera d’arte sia quando viene esposta nel Museo Guggenheim di Bilbao, sia quando rimane chiusa nel caveau di una banca al riparo di ogni sguardo. Il quantum di modernità che essa racchiude, come espressione

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intelligenti (1978), per esempio, la satira di Alberto Sordi colpiva con la stessa graffiante ironia sia la musica contemporanea, sia l’arte concettuale in voga sul finire degli anni Settanta. Solo in Italia forse

Occhi aperti, orecchie chiuse

L’articolo


Arti

9 Il compositore statunitense Morton Feldman (immagine tratta da www.sfcmp.org)

della personalità dell’artista, è fissato nella materia una volta per sempre. Una partitura di Beethoven o di Schönberg, viceversa, esiste come opera d’arte solo nel momento della sua effettiva esecuzione e ogni sua qualità estetica, storica e filosofica si manifesta esclusivamente all’interno di una dimensione sociale.

;2).+'7' 48'67" 23325781+7go La poesia e le arti visive a volte si mescolano alla musica, quando assumono la forma rappresentativa della performance. Tuttavia la loro natura rimane diversa da quella della musica, che si esprime solo e sempre nella forma del concerto e dello spettacolo. Nella musica la forma sociale e la forma artistica coincidono in maniera assoluta, mentre il museo e

l’opera d’arte rimangono due fenomeni nettamente distinti. Una partitura, infatti, non è un fenomeno artistico, ma solo il suo progetto. Per tracciare un’analogia autentica tra un pittore come Mark Rothko (1903–1970) e un compositore come Morton Feldman (1926–1987), per citare due artisti che sono accomunati da una visione spirituale affine del lavoro artistico, bisognerebbe che esistesse una sorta di museo della musica, dove ogni giorno venisse interpretato un lavoro di Feldman e chiunque potesse entrare ad ascoltare i suoni della sua musica, magari ammirando alle pareti le gigantesche tele monocromatiche di Rothko. Questo naturalmente non è possibile, quindi in realtà non sembra sportivo pretendere dalla musica di gareggiare con le altre arti portandosi sulle spalle il fardello della complessa organizzazione sociale necessaria al suo respiro artistico. Il problema segnalato da Alex Ross riguarda peraltro la tendenza invincibile del pubblico a rifiutare a priori la musica del Novecento, non la sua capacità di esprimere la moder-

nità sul piano artistico. Questo discorso ci porterebbe però lontano dall’articolo del critico americano, che merita di essere ringraziato per aver riportato la musica al centro del dibattito culturale.

» di Oreste Bossini

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» testimonianza raccolta da Fabiana Testori; fotografia di Igor Ponti

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proprie tradizioni. In Ticino convivono svariate religioni, i giovani sono più emancipati di una volta, prendono decisioni più libere, più radicali e questo ha portato all’innalzamento dell’età dei matrimoni. Quando ho iniziato a fare corsi di preparazione al sacramento del matrimonio, la media dell’età delle coppie si aggirava intorno ai 29 anni, oggi è di 35, 36 anni. Tutto questo è generalmente positivo anche se qualcuno, per quanto riguarda l’aspetto religioso, attribuisce anche a questi cambiamenti lo svuotarsi delle chiese, il fatto che la gente va meno a messa, ecc. Secondo me non è così: Dinamico e vitale, ha affrontato durante le messe sono moltiplicate, la sua vita moltissime sfide occupando- invece di proporne una sola si di cultura, territorio, ma soprattutto la domenica oggi è possibile andare a tre funzioni durante di persone, gettando ponti di dialogo a la stessa giornata. È innegadubbiosi e non credenti bile, la gente è diventata più esigente anche per quanto riFra queste, la fondazione del guarda l’aspetto religioso e non si accontenta consultorio di Comunità fapiù della “predichina” moralista. Per questo migliare negli anni Settanta, è necessario imbastire un solido discorso che quando in Ticino cominciava porti la persona verso un cammino di fede. ad aumentare il numero dei Il cristianesimo tradizionalista si indebolisce divorzi e non c’era nessuna mentre sta crescendo un cristianesimo fonistituzione che potesse medato sulla “scelta”. Da una parte è quindi diare. Se una coppia aveva importante rivolgersi ai dubbiosi e ai non l’intenzione di divorziare, credenti – io lo faccio attraverso diversi canal’iter doveva avvenire nella li: rubriche, libri, ecc. –, dall’altra, la Chiesa più totale tranquillità, senza stessa dovrebbe abbandonare l’arroccamento scontri e senza coinvolgesu certi aspetti ideologici e diventare più core nella dinamica negativa munità. In questo modo ognuno avrebbe la i figli. E ancora la creazione possibilità di trovarvi la propria collocazione dell’Associazione Spazio Aperto come voce ascoltata. Inoltre, sono convinto quando arrivato a Bellinzona che anche la morale che propugna la Chiecome parroco nel 1982 mi sa cattolica debba essere rivista, penso per sono accorto che nel quaresempio a certe norme della morale matritiere dov’ero non esisteva un moniale. Il mondo avanza velocemente e la centro, non c’era una piazza Chiesa deve esserne consapevole, cercando o un luogo di ritrovo. Volevo di fare il possibile per coniugare quella che che Spazio Aperto non fosse è la parola di Dio, quindi il Vangelo, con i bilegato alla Chiesa, e il nome sogni della società. Lo stesso papa Ratzinger, lo testimonia, ma semplicenonostante sia un ottimo teologo e un bravo mente uno spazio aggregativo pianista, delle volte sembra un po’ racchiuso in cui tutti si sentissero liberi in se stesso, forse proprio a causa della sua di partecipare. formazione teologica che gli rende difficile Sono stati gli studi storici a un confronto dialettico. consentirmi una lettura criPer il futuro sono comunque ottimista: le sfitica del territorio, a farmi de per la Chiesa non mancano, ma nel mio capire quali fossero i bisogni quotidiano contatto con la gente avverto della gente e di una società innumerevoli segnali positivi, giovani che che cambia. Oggi, per esemsi avvicinano al Vangelo e persone interespio, non viviamo più in un sante ad approfondire con spirito critico la paese che può chiudersi dendimensione religiosa. Indizi che certamente tro le proprie identità e le fanno ben sperare...

Padre Callisto Caldelari

Vitae

a mia infanzia è stata bellissima, l’ho vissuta a pieno in famiglia, mentre l’adolescenza l’ho trascorsa in seminario, dove sono entrato all’età di 11 anni, ma il legame con il mio nucleo familiare è sempre rimasto molto forte. Anche oggi, che vivo nello stesso quartiere, a Bellinzona nord, dove ho passato i miei primi anni e dove ora sono parroco, ho il vantaggio di conoscere la gente e ritrovare dei compagni di scuola che mi chiamano ancora con il nome che avevo prima di diventare un religioso. Tutto ciò testimonia che della mia infanzia è rimasto un bel ricordo non soltanto a me, ma anche agli altri. Ho studiato al Ginnasio del seminario, poi ho frequentato il liceo e portato a termine gli studi in Filosofia e Teologia sempre all’interno del convento dei cappuccini. Terminato questo periodo, che mi ha portato a essere non solo frate, ma anche sacerdote, ho proseguito gli studi in campo storico-bibliotecario a Milano prima e in seguito a Roma. Già prima però di specializzarmi alla Scuola della Biblioteca Vaticana, avevo sviluppato un grande interesse per questo settore e nel 1961 ho iniziato a curare la bibliografia del Canton Ticino pubblicando un ponderoso volume sulle edizioni ticinesi esistenti nella Biblioteca dei cappuccini di Lugano. Quando sono tornato in Svizzera ho iniziato a studiare e catalogare la bibliografia del Settecento del Canton Ticino che riguardava le opere pubblicate a Lugano dalla Tipografia Agnelli. Successivamente mi sono occupato di quella dell’Ottocento, un lavoro immenso. Non lo nego, sono un superattivo, una caratteristica che fa certamente parte del mio carattere, ma che posso esprimere a pieno anche grazie al celibato. Non avendo una famiglia e disponendo di tanto tempo si possono in effetti fare moltissime cose.

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sopra: una porta, una grande vetrata, una lunga sala rettangolare, una manciata di tavoli e la giusta dose di tranquillità in apertura: “ul sciur Pio”, faccia nota dell’Osteria dell’Indipendenza. Alle sue spalle un ritratto del grande Totò: anche lui è passato da queste parti...


in questa pagina: l’osteria è un ideale punto d’osservazione della Lugano che corre e si trasforma. All’interno, animate partite a carte e scambi di battute fra clienti abituali e fugaci avventori di passaggio non mancano mai...


sopra: pausa caffè per gli operai di un vicino cantiere; a destra: la signora Mirtha, dal 1978 gerente con il marito Alfonso del Bar dell’Indipendenza


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a porta si apre e un uomo vestito di scuro varca l’uscio. Il tempo di avvicinarsi al lungo bancone in legno e già una moneta si agita e risuona per qualche istante. Poi si adagia, immobile. Il colore vermiglio di un bicchiere di rosso di materializza in un istante; l’uomo lo solleva e si apposta a gambe divaricare, fermo, davanti all’entrata. Ecco qua... la Grande Lugano. “Era il 29 settembre del 1978 quando abbiamo aperto” ci dice la signora Mirtha Masucci che con il marito Alfonso gestisce il Bar dell’Indipendenza ormai da 33 anni, anche se il ritrovo pubblico esiste già dal 1944. “Da qui abbiamo visto la città cambiare e con noi sono invecchiati anche i nostri clienti... ormai più o meno sempre quelli e sempre più anziani...”: la signora Masucci lo dice sorridendo, ma le sue parole sono filtrate dall’amarezza di un futuro incerto. La notizia dello sfratto giunta ai due coniugi (e ad altri inquilini dello stabile) nel dicembre scorso e i progetti di ristrutturazione di questo storico edificio che si affaccia sull’omonima piazza hanno portato al Municipio di Lugano due “interrogazioni” (Martino Rossi/Aurelio Buletti, PS e Stefano Fraschina, Lega), alle quali vanno aggiunte le reazioni dei media. Sì, perché questa non è la solita “anonima” osteria; il locale è stato progettato e arredato da Mario Chiattone (1891–1957; figlio di Gabriele). E dei Chiattone – scultori, pittori e architetti – è anche il grande stabile di inizio Novecento che lo ospita. “Avremmo voluto poter andare in pensione in piena tranquillità e invece adesso non sappiamo che cosa succederà fra immobiliari, architetti, avvocati, Ufficio di conciliazione...”. La vita della signora Mirtha – oggi sessantenne, originaria del Canton Turgovia e giunta in Ticino negli anni Sessanta – è tutta qui dentro. E dal suo bar ha visto la città trasformarsi: “Mi ricordo ancora tutti i problemi creati dalla scena della droga a cielo aperto che aveva preso piede qui di fronte, e prima ancora il taglio delle grandi piante in viale Cattaneo e quel bel fresco che ci regalavano d’estate, quando ancora qui c’era il doppio senso di marcia... La città era più viva e allegra: oggi dopo le sette di sera non vedi più nessuno. È triste, la gente è triste...”. Entra Silvia, “che fa parte dell’arredamento”. La segue un’altra signora avvolta in un cappotto marrone: è Maria, un’amica stanca di stare a casa fra bucato e pulizie settimanali. Lascia il suo saluto con la promessa di tornare più tardi. Come d’abitudine. Accanto a lei una ragazza sorseggia veloce un caffè: “Oggi c’è una strana calma” afferma ancora la signora Masucci: “sarà la risottata che stanno facendo in piazza Riforma...”. Sì, sarà il risotto... sarà forse il Carnevale. Ma “questa è la Città, bellezza!”, non vi è alcun dubbio.

Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951, è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Locarno ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI. Per informazioni: www.khatir.com


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Desiderio Il desiderio costituisce il prerequisito della capacità di simbolizzare. Ovvero di costruire raffigurazioni mentali stabili degli oggetti che ci coinvolgono affettivamente

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neuroscienziato americano scomparso nel 2007, il cervello umano si è evoluto in maniera gerarchica, espandendosi lungo le direttrici di tre configurazioni di base: il “complesso-R”, o cervello rettiliano; il sistema limbico, o cervello paleo-mammifero, e la neocorteccia, che rappresenta la formazione più recente. Queste strutture sono come tre diverse “menti”, ciascuna dotata di una propria specifica modalità di percepire e reagire al mondo, di esperire il tempo e lo spazio. Tre diverse “intelligenze, memorie e soggettività”2 che presiedono domini comportamentali differenti. L’antico cervello rettiliano, costituito dal tronco dell’encefalo e dal cervelletto, ha più di cento milioni di anni e, fino alla scomparsa dell’ultimo dinosauro, ha rappresentato un sistema convenientemente funzionale alla gestione del rapporto fra l’interno e l’esterno dell’organismo. Le sue modalità di elaborazione sono meccaniche e inconsce, ma condizionano tuttora in modo potente le altre parti del cervello perché è qui che risiede ciò che chiamiamo “istinto”. Secondo MacLean, il cervello rettiliano contiene almeno venti modelli comportamentali connessi con l’auto-conservazione e la sopravvivenza della specie (delimitare il territorio, ringhiare, procurarsi il cibo, farne provvista, manifestare riconoscimento per un membro della stessa specie, formare gruppi, ecc.). Tali comportamenti, che risalgono a milioni di anni fa, costituiscono l’hardware della nostra psicologia, e la loro natura “conservativa” contribuisce a spiegare perché, per esempio, sia così difficile cambiare. Con l’affermarsi dei mammiferi sul pianeta, la successiva area cerebrale a svilupparsi fu il sistema limbico, che è il luogo in cui si generano le emozioni, anche se, come esseri umani, non è qui che le “sentiamo”: la capacità di provare un’emozione, e quindi di riconoscerla come tale, appartiene infatti all’integrazione fra quest’area e la neocorteccia, sviluppatasi in seguito all’avvento del linguaggio. Jaak Panksepp, autore di Affective Neuroscience3, individua nel cervello mammaliano quattro circuiti emotivi primari: rabbia, paura, panico (che si produce dalla perdita delle figure di accudimento) e ricerca. I primi tre afferiscono alla dimensione del pericolo, attivando configurazioni atte a fronteggiarlo; l’ultimo ha invece a che fare con l’uscire e procacciare ciò di cui si ha bisogno, e costituisce il precursore del desiderio.

A tal riguardo, Panksepp scrive: “Il cervello mammaliano contiene un sistema di ricerca/esplorazione/curiosità/interesse/aspettativa dotato di una caratteristica tonalità emotiva, simile a quel rinvigorente senso di anticipazione che sperimentiamo ogni qual volta ricerchiamo attivamente nuovi stimoli”4. Tale dispositivo risponde tanto alla presenza di incentivi ambientali quanto a variazioni intrinseche nell’omeostasi dell’organismo: a differenza delle altre emozioni, infatti, il desiderio scaturisce non soltanto dalla presenza di un oggetto, ma anche dalla sua assenza. Prefigurando, per così dire “in negativo”, la presenza di qualcosa che non viene direttamente percepito, il desiderio costituisce quindi il prerequisito della capacità di simbolizzare, ovvero di costruire raffigurazioni mentali stabili degli oggetti che ci coinvolgono affettivamente (di paura, di rabbia, di gioia, ecc.). Secondo Panksepp, è questo stesso sistema che, nel momento in cui si interfaccia con i circuiti corticali, rende conto di quel comportamento così specificamente umano che consiste nella ricerca del significato (o pulsione epistemica). L’ottenimento dell’oggetto della ricerca, sia esso fisico o metafisico, riduce il desiderio, ma non costituisce di per sé l’incentivo a perseguirla; il vettore motivazionale del dispositivo di ricerca è infatti costituito dall’eccitazione associata all’insorgere del desiderio, che in questo senso si contrappone al suo soddisfacimento. La capacità di provare desiderio è pertanto fondamentale nel promuovere connessioni fra noi e il mondo esterno. Al contrario, una sua precoce estinzione attraverso l’ottenimento immediato ci priva di un’importante risorsa emotiva, suscettibile di sfociare in quella condizione di mancanza di gioia ed entusiasmo (tecnicamente, anedonia) che, in ambito clinico, rappresenta una delle manifestazioni più caratteristiche di espressione del disagio contemporaneo. Note 1

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» di Mariella Dal Farra; illustrazione di Micha Dalcol

Secondo la teoria del Triune Brain1 elaborata da Paul MacLean,

Letteralmente, “cervello trino”, citato da Mary Shepherd in “Toward a psychobiology of Desire: Drive Theory in the Time of Neuroscience”, 2005 CMPS/Modern Psychoanalysis, vol. 30, n. 1, p. 43. R. Restak, The Brain: The Last Frontier, New York: Doubleday, 1979, p. 51. J. Panksepp, Affective Neuroscience, New York and London: Oxford University Press, 1998. Ibidem, p. 145.


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Fortuna e successi professionali. Incontri con persone più giovani. Periodo in cui qualunque aspetto della propria vita si anima di progressivo fermento. Notizie in arrivo per i nati nella terza decade.

Possibile inizio di un’importante svolta spirituale. Illusioni amorose per i nati nella terza decade provocate dalla quadratura con Venere e Nettuno. Vita sociale sempre più frenetica grazie a Marte.

Anche la fine del mese si presenta positiva grazie agli ottimi aspetti con Mercurio, Nettuno e Venere. Buone realizzazioni professionali e colpi di fulmine favoriti dal transito di Venere.

Approfittate di questa primavera per liberarvi da ogni zavorra e fare pulizia di tutto quello che può esservi dannoso. Positive le giornate comprese tra il 22 e il 23 marzo. Non fatevi manipolare.

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Eventi straordinari e nuovi assetti professionali. Cambiamenti di vita per i nati in luglio. Una pericolosa tentazione vi metterà in crisi. Incontri con persone più giovani per i nati nella terza decade.

La primavera inizia con un calo di energie. Con Marte angolare se volete scaricare le vostre ansie, e liberarvi di ogni tossina, dovrete prima seguire una alimentazione equilibrata. Bene tra il 22 e il 23.

Dovete rischiare di più, senza fare prima un passo avanti e poi due indietro. Puntate dritti al risultato. Momento sentimentalmente positivo per i nati nella terza decade. Incontri romantici.

La primavera si apre positivamente grazie ai buoni influssi di Marte. State comunque attenti in amore a tener sotto controllo la vostra gelosia. Accettate le persone per quello che sono. Stanchezza.

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capricorno

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Inizio di primavera ricco di sorprese. Passioni e desideri sessuali in forte crescita soprattutto per i nati in dicembre. Incontri con persone più giovani. Approfittate dei giorni compresi tra il 24 e il 26.

Se volete andare avanti dovete stabilire delle nuove regole, altrimenti rischiate di entrare in stallo. Sfruttate il vostro intuito. Con Marte nei Pesci non dovreste essere carenti di motivazioni.

Primavera segnata da sorprese sentimentali. Novità nelle relazioni sociali favorite dal transito di Mercurio nella vostra terza casa solare. Svolte professionali per i nati nella seconda decade.

Grazie a Urano la gestione delle vostre risorse economiche verrà presto rivoluzionata. Riorganizzatevi sulla base di nuovi modelli. Positive le giornate comprese tra il 22 e il 23 marzo.

» illustrazione di Adriano Crivelli

» a cura di Elisabetta

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Il misterioso fascino della pipa Tendenze p. 42 | di Luca Martini

Perché un uomo d’oggi, sia che egli sia giovane oppure maturo, può desiderare di iniziare a fumare la pipa? Spesso perché si pensa che quell’oggetto fascinoso possa distoglierlo da un consumo del tabacco assai più dannoso, quello della sigaretta. Nella maggioranza dei casi questa è una scelta fallimentare; infatti, la pipa come surrogato della sigaretta funziona malissimo. I vantaggi in verità ci sono, ma di tutt’altra natura… Proviamo un po’ a pensare a tutti coloro che di punto in bianco decidono di cimentarsi con la pipa, questo attrezzo primordiale e completamente atecnologico. Caricare, accendere e fumarla può essere, all’inizio, un esercizio decisamente complesso e tutt’altro che banale. Ho conosciuto fumatori che, potendoselo permettere, acquistavano splendide Dunhill da diverse centinaia di franchi, ma che poi gli duravano solo poche pipate perché irrimediabilmente le bruciavano forandone il fornello. Allora perché una persona può decidere di cimentarsi in questo strano esercizio? Ci sono molti fattori. La pipa è un oggetto unico, spesso fatto a mano ed è praticamente impossibile trovare due pipe identiche. Ciascuna pipa ha anche una sua vita. Un mio amico mi mostrò qualche anno fa una bulldog Savinelli dei primi del Novecento appartenuta al nonno. Era ancora molto bella e in perfette condizioni d’uso. Il nonno era morto da un pezzo, ma quella pipa era lì pronta al prossimo carico di tabacco. Le pipe sono oggetti fatti di legno pregiato, la radica d’erica, ognuna con un proprio carattere esclusivo e irripetibile. Un altro fattore è sicuramente il fascino di saper coltivare quel piccolo fuoco dentro quel piccolo camino. Bisogna acquistare una certa dose di cura e perizia. Ogni pipata risulta inoltre un evento a se stante: lo stesso tabacco nella stessa pipa può sortire sensazioni assai diverse in due serate consecutive. C’è poi il tabacco, che è normalmente una miscela di diverse qualità provenienti dalle zone più disparate del mondo, sottoposte a lavorazioni lunghe e complesse e in grado di fornire sensazioni, aromi e gusti totalmente diversi. La varietà di tabacchi da pipa è davvero immensa. Cercando un paragone, la differenza tra una marca di sigaretta e l’altra è assimilabile alla differenza che ci può essere tra due acque differenti. Con il tabacco da pipa le variazioni organolettiche sono paragonabili a quelle che esistono tra un vino e un altro. Insomma la pipa appare come un mondo da esplorare. Ma anche questo non giustifica il cimentarsi con un attrezzo cosi poco prevedibile e comunque dannoso alla salute. Io credo che fondamentalmente il motivo sia il desiderio di dedicare del tempo a se stessi in un mondo che sempre meno concede del tempo ad attività che non siano finalizzate a obiettivi finanziariamente rilevanti. Certo uno può dedicare del tempo a se anche andando in palestra o in piscina, cosa sicuramente consigliabile anche ai fumatori di pipa. Ma ciò che fa la differenza è la percezione della realtà che ha un fumatore mentre coltiva il suo piccolo “fuoco”. Sia che uno legga, scriva, ascolti musica o semplicemente guardi la fiamma in un camino, il tempo in cui uno consuma un carico di tabacco è esclusivo, personale e utile a riflettere e osservare. È tempo guadagnato e non perso. È funzionale all’ozio nella sua accezione più nobile, ovvero la coltivazione delle proprie passioni e interessi. Ogni istante è dato e ha un valore inestimabile di per se e la pipa contribuisce a dargli il peso che merita.


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L’intimità del fumo

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 13

» di Giancarlo Fornasier

La ripubblicazione delle opere di Georges Simenon (1903– caso, l’uomo e il funzionario di polizia diventano un tutt’uno, 1989) inaugurate dall’editore Adelphi nei primi anni Novanta una caratteristica nota del “personaggio Maigret”: diffidente di sta definitivamente assumendo caratteri enciclopedici: la sola fronte alle apparenze, profondo indagatore più della psicologia serie “Le inchieste di Maigret” ha sfondato il umana e del suo linguaggio non verbale che dei tetto dei 70 tomi, ai quali naturalmente vanno “soli fatti”. Per questa ragione il commissario si aggiunti tutti i romanzi e i racconti che non fa prudente, molto prudente e circospetto. Il suo vedono come protagonista il commissario intervento è espressamente richiesto da una serie parigino. Solo questi ultimi sono ad oggi una di scritti che “il solito pazzo” indirizza proprio a quarantina, ai quali si sommano i due splendidi lui: una sfida che è l’anticamera di un omicidio volumi usciti nella collana “La nave Argo” – Roannunciato che sfiora la Parigi borghese, la manzi I e Romanzi II – che raccolgono una scelta classe dirigente, il potere. E dove le apparenze, ragionata dell’opera narrativa dello scrittore come sempre, inducono all’errore... belga. A tutto ciò vanno aggiunti ulteriori scritTocca i tasti dell’intimità e della “realtà impreti di varia natura: fra questi è indispensabile civedibile” anche La fuga del signor Monde. Come tare Memorie intime – testo del 1980 e pubblicato suggerito dal titolo, sono gli oscuri segreti e la in italiano nel 2003 –, volume monumentale doppia esistenza i veri cardini della vicenda, nelche si pone tra l’autobiografia e il romanzo, e la quale la figura femminile – un’altra costante che vede il grande autore mettersi a nudo, in nelle trame di Georges Simenon – è portatrice Georges Sime Simenon Geo particolare di fronte al tragico suicidio della di elementi che si riveleranno molto utili figlia Marie-Jo avvenuto due anni prima. all’indagine: “La donna indossava una pelliccia Maigret è prudente Adelphi, 2010 Entrambi i titoli che segnaliamo in questa occadi astrakan nero che emanava un lieve profumo La fuga del signor Monde sione non fanno che confermare quell’invidiadi violetta e stropicciava tra le dita inguantate un Adelphi, 2011 bile e riconosciuta capacità propria di Simenon esile fazzolettino impregnato dello stesso profumo. – noto amante del fumo da pipa – di creare “l’atmosfera”. E le «Una specie di vedova» l’aveva descritta l’agente di servizio. E 170 pagine di Maigret è prudente sono una puntuale raccolta di invece non lo era (...) Eppure, chissà perché, il commissario pensò sensazioni, sentimenti, dubbi e intimi sospetti. Anche in questo che quella definizione le calzasse a pennello”.

Orizzontali 1. Lamento, piagnisteo • 11. Seguono i decimi • 12. Dottrina professionale • 13. Priva di fede • 14. Ebbe la moglie trasformata in statua di sale • 15. Cerimonia - 17. Lo sono meritevoli cittadinanze • 20. Oscuro 22. Pena nel cuore • 23. Salvò la fauna • 24. Mezza dozzina • 26. Una nota... laboriosa • 28. Nostro in breve • 29. Si serve a fine pasto • 30. Bettola di paese • 32. Pari in furto • 33. La spinta iniziale • 34. Il nome di cinque Papi • 35. Cascata centrale • 36. Cresce con gli anni • 37. Turchia • 38. I confini di Comano • 39. Lo dice chi rimanda • 40. Un distillato • 41. Terra fertile • 43. I soffi... dell’annoiato • 45. Vi sosta la carovana • 47. Istituto Tecnico • 48. Dittongo in beato • 49. Lega Nazionale • 50. Salpò da Palos • 52. Le iniziali di Rascel • 53. Un trampoliere • 54. Né tue, né sue.

Profonde, intime • 10. Il Telamonio, eroe greco • 16. Lo è il fascino del dongiovanni! • 18. Negazione • 19. Infruttuosi • 21. Non possono fare a meno della droga • 24. Nel cuore della riserva • 25. Profeta ebreo • 27. Circondare • 29. Divinità femminili • 31. Preposizione semplice • 36. La dea greca dell’aurora • 40. Consonanti in gufo • 42. Ohio e Svezia • 44. Il nome di Ughi • 46. Si contrappone a iper • 51. Cono centrale.

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Verticali 1. Noto romanzo di T. Wolff • 2. Oleoso, grasso • 3. Pubblica libri • 4. In coppia con Gian • 5. Il mitico aviatore • 6. Io, in altro caso • 7. Azzardata • 8. Splendore, lucentezza • 9.

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L’energia della ella natura sempre a portata di mano.


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