№ 04
&'+ 6. $13)+' 6800
%/- T'+'3$&)/ 0–4 ,$(()/ 6800
D)%* M$357
LA POLITICA E L2ETICA
C T › RT › T Z › .–
» illustrazione di Adriano Crivelli Avanti c’è posto! Spazio per tutta la famiglia da Fr. 27’990.-*. Pista libera per la Grand C-MAX KNIE Edition! Con pratiche porte scorrevoli, abitacolo spazioso e 7 posti la Grand C-MAX è la vettura ideale per le famiglie. Approfittate subito del Chang€ Bonus di Fr. 3000.- e del leasing al 3.9 %*. A chi cerca ancor più spazio Ford offre i van S-MAX e Galaxy KNIE Edition a condizioni molte attrattive.
ford.ch * Grand C-MAX KNIE Edition 1.6 Ti-VCT, 125 CV/92 kW, prezzo di listino Fr. 31’250.- più opzioni minime del valore di Fr. 1850.-, dedotto Chang€ Bonus di Fr. 3000.- e sconto di Fr. 2110.-, ora Fr. 27’990.-. Ford Credit Leasing: da Fr. 199.-/mese; acconto Fr. 6494.-. Tasso d’interesse (nominale) 3.9% incl. assicurazione sulle rate Ford, tasso d’interesse (effettivo) 3.97%. Durata 36 mesi, 10’000 km/anno. Acconto e valore residuo secondo le direttive di Ford Credit. Assicurazione casco totale obbligatoria e non compresa. La condizione del credito è vietata se causa un eccessivo indebitamento del consumatore (art. 3 LCSI). Offerta valida fino al 30.06.2011. Con riserva di modifiche. Modello riprodotto con equipaggiamento supplementare del valore di Fr. 1200.-. Diritto al Chang€ Bonus: il veicolo da permutare deve avere più di 3 anni.
Ticinosette n° 17 29 aprile 2011
Arti Kunsthaus. La scultura in copia
Impressum
STEFANO GUERRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4
GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7
Agorà Dick Marty. Alla ricerca dell’etica perduta
Vitae Kim Boldini
DI
DI
DI
DEMIS QUADRI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage Architettura. I Fiori di Milano
DI
ROBERTO ROVEDA; FOTO DI REZA KHATIR. . . . . . .
8
33
Tiratura controllata
Tendenze Cani da borsetta. Piccoli ma con tanto di pedigree
MARISA GORZA. . . . . . .
38
Chiusura redazionale
Astri / Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
39
72.011 copie
DI
Venerdì 22 aprile
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Direttore editoriale Peter Keller
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
Pubblicità
Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch
Annunci locali
Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch
In copertina
Dick Marty Fotografia di Reza Khatir
I “vecchi amici”, la politica e l’etica pubblica “Ancora una parola in merito a Villa Branca a Melide. Molto gentilmente ti sei messo a disposizione per accompagnarmi in qualità di cittadino privato, non di soprintendente, per fare delle foto poco prima della distruzione già pianificata di quest’opera singolare e pregevole dell’architettura ticinese. Ma una mia affermazione che «questa villa dovesse essere distrutta» (come espresso da te in emissione) deve essere proiezione di un tuo desiderio e non corrisponde assolutamente né alla mia opinione tanto meno a quello che è stato detto. A mio parere, la distruzione di Villa Branca è una perdita incomprensibile e triste”. Cortesi lettori, le parole appena lette sono la parte conclusiva della “Lettera aperta a Giorgio Giudici”, scritto di Bernhard Furrer (“architetto, professore all’Accademia di architettura, già presidente della Commissione federale dei Monumenti Storici”) apparsa sul “Corriere del Ticino” il 19 aprile. Il testo fa riferimento a una puntata della trasmissione “Falò” della RSI andata in onda giovedì 14 aprile. Titolo della puntata, “Demolition City”; il tema, l’abbattimento di edifici storici a Lugano. Per chi non avesse avuto la fortuna (o sfortuna) di vedere quanto messo in onda, ecco un breve riassunto. Dopo un pregevole servizio ricco di esempi e di testimonianze sulla situazione luganese – ne seguiranno altri due dedicati il primo ad Altdorf, il secondo ai problemi abitativi/immobiliari della città di Ginevra –, eccoci in studio in compagnia del sindaco di Lugano e di Paolo Camillo Minotti, segretario della STAN (Società Ticinese per l’Arte e la Natura). Il giornalista della RSI fa del suo meglio per cercare di commentare con gli ospiti quanto visto in precedenza... Ma i risultati sono assai poco rassicuranti. Infatti, le sparate di Giorgio Giudici (un architetto, si noti bene) sono tanto grosse quanto ridicole: se quanto detto in trasmissione dal sindaco di Lugano sulla necessità di “demolire” per fare in modo che la città cresca, “si sviluppi” e “tutti ne possano approfittare” fosse stato sostenuto in un convegno di architetti dedicato al futuro delle città europee (con qualche riflessione
sull’importanza del rispetto degli edifici storici e della stratificazione architettonica), è molto probabile che qualcuno avrebbe invitato il signor Giudici a lasciare la sala. La pochezza e la strafottenza del suo pensiero rispetto a ciò che è sotto gli occhi di tutti (a Lugano come nel resto del cantone) era imbarazzante. Con un impressionante crescendo, Giudici è giunto a sostenere che anche “il suo carissimo amico” Bernhard Furrer condivideva la necessità di demolire la sfortunatamente nota Villa Branca. Una bella bugia, tanto che Furrer ha ritenuto opportuno scrivere pubblicamente a “Re Giorgio”, smentendo il sindaco e rivendicando la sua posizione rispetto a quanto sta avvenendo in Ticino. Ma se il “progetto città” di Giudici è ai più ormai evidente – e le sue argomentazioni ben poco lungimiranti, va detto –, la puntata di “Falò” ha mostrato anche una STAN piuttosto sotto tono e incapace di controbattere con fermezza al “demolition pensiero” imperante. Un atteggiamento inspiegabile. Sono necessari ulteriori commenti? Non crediamo: nel solo 2011 il nostro settimanale ha pubblicato tre lunghi approfondimenti sui beni culturali (Ticinosette n. 7, 12 e 15) e almeno un Reportage dedicato a uno storico ritrovo pubblico di Lugano (n. 11). Il tema è tanto importante e sentito che a livello internazionale non vi è istituzione universitaria che, per esempio, non proponga ai suoi studenti di architettura corsi di Conservazione e Storia del restauro. Come più volte ricordato anche da queste pagine, il costruito storico di una regione è parte fondamentale dell’identità culturale e della ricchezza di un popolo; no, non stiamo parlando dei “soliti” problemi legati “ai ricordi e ai bei tempi andati...”. Ma oggi sappiamo, per certo, che anche in Ticino vi sono politici e gruppi di potere pubblici e privati che, difendendo una minoranza di affaristi, stanno sottraendo alla collettività una ricchezza che nessuno potrà mai più riconsegnare. La responsabilità a questo punto non può che essere collettiva: è necessario reagire prima che menefreghismo e qualunquismo conquistino tutti noi. Buona lettura, la Redazione
Alla ricerca dell’etica perduta
4
»
Agorà
Soldi e politica, parlamentari e lobbisti, il PLR e le sirene del populismo. Ma anche la Svizzera e la guerra al terrorismo, l’intervento armato in Libia. Dick Marty si racconta, e racconta a Ticinosette degli scontri e dei possibili incontri fra etica, politica e diritto. Un’articolazione, questa, che l’ex magistrato – “senatore” da sedici anni, oltre che relatore del Consiglio d’Europa sulle carceri segrete della CIA, il traffico di organi in Kosovo e la situazione dei diritti umani nel Caucaso del Nord – ha scelto come terreno d’esperienza e di ricerca, professionale e umana Dick Marty, la campagna per le “federali” del 2011 sarà la più cara della storia. Spenderà di più rispetto a quattro anni fa? “No, guardi: preferirei essere battuto piuttosto che acquistare la mia carica. Quanto ho speso l’ultima volta? Due o tremila franchi, più il contributo richiesto dal partito a ogni candidato (diecimila franchi per i candidati al Consiglio degli Stati)”. La Svizzera non brilla per trasparenza in quanto a finanziamento di partiti, singoli candidati e campagne politiche. Lei stesso di recente ha affermato alla radio svizzeroromanda che su questo “punto essenziale” vi è “molta opacità”. “In una democrazia bisognerebbe disciplinare meglio questi aspetti, porre dei limiti. Perché altrimenti un domani solo i benestanti potranno candidarsi, oppure persone sostenute da cerchie interessate che – salvo rare eccezioni – un certo tornaconto se lo aspettano. Il problema riguarda anche le campagne per le votazioni popolari: negli ultimi anni sono state investite somme enormi, milioni di franchi, in questioni (come quella dei minareti) che non hanno alcuna incidenza sulla nostra vita quotidiana. Viceversa, ci sono temi importanti nei quali nessuno investe. Chi paga, per quali motivi?”. Come si sente in un partito, il Partito liberale radicale (PLR), che continua a opporsi persino a una regolamentazione minima in quest’ambito? “Non capisco perché ci si opponga alla trasparenza, principio essenziale della democrazia. Il discorso non vale solo per il finanziamento dei
partiti ma, se mi consente, anche per i media. In Svizzera, per esempio, sta crescendo una grande opacità: c’è gente che ha investito molti soldi in organi di stampa, acquistandoli «in sordina», cioè mandando avanti altre persone: chi c’è dietro la «Weltwoche», per esempio? Chi c’è dietro a Moritz Suter alla «Basler Zeitung»? Vi sono conglomerati opachi di interesse economici e politici, trasversali ai partiti, che – anche in Ticino – controllano diversi mass-media (giornali, radio, televisioni, siti Internet). E che hanno un sicuro influsso sul processo democratico”. È vero che a Palazzo federale vi sono ormai più lobbisti che parlamentari? Ed è vero che – come scriveva poche settimane fa il quotidiano “Le Temps” – sarebbe “sempre meno raro” veder deambulare nella “Sala dei passi perduti” i rappresentanti di grosse imprese e consulenti in comunicazione? “Il lobbismo è un fenomeno che esisteva anche in passato. Ma sono i politici che mi sembrano cambiati: un tempo erano meno manipolabili, più critici. Oggi molte persone rinunciano a impegnarsi, anche perché – pur essendo un parlamento di milizia – il lavoro, se fatto seriamente, richiede un onere superiore a un tempo pieno: la quantità di dossier che si ricevono ogni giorno è impressionante. Oggi, anche a causa dell’importanza assunta dai media, chi fa un lavoro serio e diligente in commissione è molto meno premiato di chi, magari senza aver nemmeno aperto l’incarto, fa una sparata o una battuta a effetto. I dibattiti televisivi favoriscono gli arroganti a scapito dei più riflessivi e pacati. Inoltre, e questo è preoccupante, gli elettori premiano sempre più spesso chi si prende certe libertà con la legge”.
È favorevole a una regolamentazione dell’accesso dei lobbisti al Parlamento, per esempio attraverso dei criteri di accreditamento? “(Sbuffa) Sa, già oggi ogni deputato può «invitare» due persone a Palazzo Federale. Io in 16 anni questa tessera non l’ho mai data a nessuno. Credo che si possano fare tutte le norme che si vogliono, ma se uno non ha dei principi etici suoi, innati, troverà sempre una scappatoia. Secondo me il problema non è il lobbista in sé, che poi non è soltanto il rappresentante della Novartis o di altre grosse ditte, ma anche quello di Greenpeace o di Amnesty International. Questi in fondo difendono gli interessi della loro categoria, il che è legittimo. Il vero problema, semmai, è il parlamentare. È suo dovere infatti mantenere un atteggiamento critico e indipendente rispetto a tali pressioni e a certe tentazioni. Si tratta di una questione di semplice correttezza”. Le iniziative popolari sono ormai diventate un importante strumento di marketing politico, soprattutto per l’UDC. Si cerca di far presa sull’emotività, con temi e argomentazioni che sempre più spesso fanno a pugni con il diritto internazionale. Anche se vengono bocciate alle urne, queste iniziative pongono comunque le basi per un certo tipo di dibattito, dibattito che sovente alla fine sfocia in un irrigidimento a livello legislativo. Qual è – se non per azione, perlomeno per omissione – la responsabilità del suo partito in quest’evoluzione? “Negli ultimi tempi abbiamo fatto grandi dibattiti su temi che non hanno alcuna incidenza fondamentale sulla vita in questo Paese, e che avrebbero potuto e dovuto essere svolti in maniera molto più intelligente nell’ambito della normale attività parlamentare. Penso in particolare ai minareti, all’espulsione dei criminali stranieri, all’imprescrittibilità dei reati sessuali, temi che tra l’altro richiamano alle urne nemmeno la metà degli aventi diritto al voto. I veri problemi sono altri: la disoccupazione giovanile, l’emarginazione, il degrado ambientale, l’approvvigionamento energetico…”. E il PLR, in tutto questo? “Ho capito: mi vuol costringere a parlar male del mio partito (ride)”. No. In ogni caso non sarebbe la prima volta... “Beh, è evidente. Il Partito liberale radicale ha compiuto una svolta sensibile a destra. Il presidente [Fulvio] Pelli lo ha riconosciuto, e ha anche detto chiaramente che questa è una scelta strategica per ottenere successi elettorali. Io non ho mai fatto mistero di non essere d’accordo con questa linea. Con gli elettori penso di essere stato corretto: il mio motto elettorale era «Una voce libera». Secondo me stiamo buttando alle ortiche un patrimonio importante, quello di un partito con una grande componente umanistica e sociale, che aveva sempre saputo coniugare in maniera sottile, ma decisa, gli interessi dell’economia e la solidarietà sociale. Ciò che sconvolge tutto – non solo in Svizzera – è la crescita del populismo: i partiti di centro tendono a rincorrere su questo terreno le forze politiche che lo diffondono. La conseguenza è che rafforzano queste ultime, mentre loro s’indeboliscono inesorabilmente”. Hanno scritto di lei: “La tattica, i secondi fini, i mercanteggiamenti inconfessabili: tutto questo gli è estraneo. Le sue idee le sviluppa chiaramente. Le sue frecce, le scocca indipendentemente dall’appartenenza politica del suo bersaglio” (“24Heures”, 2005). Lasciamo perdere i “mercanteggiamenti inconfessabili”: è possibile fare politica senza “tattica” né “secondi fini”?
Collegamento illimitato con le flatrates di Sunrise. Ovviamente. Visitate subito il Sunrise center o il sito sunrise.ch
1.– CHF
anziché CHF 648.– senza abbonamento
Samsung Nexus S 24 mesi con Sunrise flat classic surf
Escl. carta SIM CHF 40.– – Fotocamera da 5,0 megapixel con autofocus e flash a LED – Display Curved da 4,0" Super Clear LCD con risoluzione 480 x 800 pixel – Sistema operativo AndroidTM, 16 GB di memoria interna – Quadband, HSDPA 7,2 Mbps, A-GPS, WLAN
1.– CHF
anziché CHF 598.– senza abbonamento
Samsung Galaxy S I9000 24 mesi con Sunrise flat basic surf
Escl. carta SIM CHF 40.– – Fotocamera da 5,0 megapixel incl. autofocus – Full touchscreen da 4,0" con display Super AMOLED e risoluzione 480 x 800 pixel – Sistema operativo AndroidTM, 8 GB di memoria interna – Quadband, HSDPA, A-GPS, WLAN
Solo nel Sunrise center o su sunrise.ch Alla nuova stipula di Sunrise flat classic surf (CHF 60.–/mese) ossia Sunrise flat basic surf (CHF 35.–/mese). Dettagli sulla tariffazione su sunrise.ch, con riserva di modifiche. Fino ad esaurimento scorte.
In un’intervista del 2006 alla “Nzz am Sonntag”, lei raccontò di essere rimasto scioccato, una volta, nel vedere la repentina “trasformazione” di un importante esponente del mondo economico che si accingeva a tenere un discorso davanti a una folta platea: in preda a un forte nervosismo prima di salire sul palco, davanti al microfono l’uomo si era già rimesso la maschera e parlava senza lasciare trapelare nulla della sua angoscia. A Palazzo Federale sono molti i politici forti fuori ma deboli dentro? “Abbiamo tutti le nostre fragilità. Lì ero rimasto scioccato perché si trattava di uno dei massimi esponenti della finanza nazionale, un uomo potentissimo: non riuscivo a credere che questo personaggio potesse avere un’influenza così grande in Svizzera. Poi quanto successo qualche anno dopo [la crisi finanziaria, nda.] ha confermato questa mia impressione. È che non sempre troviamo le persone giuste al posto giusto. La scalata ai posti di potere è spesso favorita da alleanze di interessi, piuttosto che dalle qualità intrinseche della persona”.
Agorà
6
In quale dei suoi numerosi impegni pubblici il dubbio l’ha tormentata? “Il dubbio c’è sempre. Lo ritengo fondamentale, ma è chiaro che non rende facile la vita: perché porta con sé anche una certa dose di angoscia, un continuo travaglio interiore, un regolare bisogno di verifiche. Ricordo di aver vissuto quest’esperienza quando ero procuratore pubblico: all’inizio ero convinto che la durezza della repressione penale, la criminalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti fossero la cosa giusta, perché così pensavamo di proteggere i giovani. Poi, con l’esperienza, mi sono reso conto – lasciando allibite non poche persone – che stavamo sbagliando tutto. Perché non riconoscere di aver cambiato idea?”. Quale esperienza politica l’ha coinvolta maggiormente dal punto di vista umano? “La missione in Cecenia, Inguscezia e Daghestan [nel marzo 2010, come relatore del Consiglio d’Europa sulla situazione dei diritti dell’uomo nel Caucaso del Nord, nda.]. Ho dovuto forzare la mano alle autorità russe per poter incontrare i parenti delle vittime, cosa che poi è stata possibile grazie ai collaboratori dell’organizzazione non governativa «Memorial» [una delle principali Ong di difesa dei diritti dell’uomo nella regione, per la quale lavorava la giornalista Natalya Estemirova, assassinata nel luglio 2009, nda.]. Non dimenticherò mai la carica emotiva e la dignità di quelle persone, che mi hanno ripagato di tutte le fatiche e i pericoli. Il rapporto stilato allora venne applaudito da «Memorial» e votato da buona parte della delegazione russa al Consiglio d’Europa. Un grande giornale americano scrisse di un «miracolo»; per me è la dimostrazione che si possono accettare delle critiche anche molto dure quando queste provengono da una persona che lavora in modo trasparente e onesto”. Non ha mai avuto paura? Nemmeno ora, dopo le minacce che le sono piovute addosso per aver fatto nomi e cognomi di alcune delle persone che si presume siano coinvolte nel traffico di organi in Kosovo?
“Se si ha paura non ci si mette a fare queste cose. Ma penso che non sia una questione di coraggio. Il generale [Carlo Alberto] Dalla Chiesa (che affrontò pericoli ben più grossi dei miei...) disse una volta che «certe cose non si fanno per coraggio, le si fanno per poter guardare negli occhi i propri figli, e i figli dei propri figli». Se io, avendo saputo, me ne fossi stato zitto, non sarei più stato in pace con me stesso”. Lei ha scritto: “La lotta contro il terrorismo ha sconvolto gli equilibri istituzionali, rafforzando i poteri dell’esecutivo a scapito della funzione di controllo politico da parte del legislativo e delle competenze della giustizia. I principi stessi dello Stato democratico sono così messi in discussione e, non di rado, chiaramente violati”. In generale, come se l’è cavata da questo punto di vista la Svizzera dall’11 settembre 2001 a oggi? “Il terrorismo è certo una minaccia molto seria, ma non è la minaccia principale. Più grave ancora, secondo me, sono il crimine organizzato, la corruzione, il traffico di essere umani, il traffico d’armi. L’11 settembre ha dato poteri straordinari agli esecutivi e ai servizi segreti, che hanno potuto agire al di fuori di qualsiasi legalità. L’intera Europa democratica ha appoggiato, quando non sposato, questa impostazione nata negli Stati Uniti dopo l’attentato alle Torri Gemelle. E la Svizzera nei suoi confronti ha avuto un atteggiamento di accondiscendenza. Dà fastidio questo doppio linguaggio: da un lato si parla di sovranità, di Stato di diritto e di difesa senza compromessi dei diritti umani, dall’altro vengono violati i sacrosanti principi della separazione dei poteri (nella «vicenda Tinner», legata al contrabbando di materiale e informazioni in ambito nucleare), oppure ci si piega alla volontà e agli interessi degli Stati Uniti (nel caso Abu Omar, l’imam di Milano arrestato e trasferito su un volo CIA attraverso lo spazio aereo svizzero in una prigione egiziana, dove venne torturato)”. Era giusto intervenire, bisognava farlo prima, oppure questa è una (altra) guerra che andava evitata: quali riflessioni sta facendo sull’intervento armato in Libia? “È un’ennesima impressionante dimostrazione dell’ipocrisia dei governi occidentali. Come si è potuto dimenticare che Gheddafi è stato uno dei finanziatori del terrorismo, il responsabile dell’abbattimento dell’aereo su Lockerbie? Si sa da sempre che Gheddafi è un criminale, eppure molti – comprese le società svizzere – hanno fatto affari d’oro con lui. È stato invitato nelle principali capitali con tutti gli onori, si è fatto a gara per vendergli armi. Io invece sono dell’idea che una politica basata su una visione etica a lungo termine sia pagante. Ma è chiaro che oggi, dopo che per decenni si è sbagliato tutto, è difficile trovare una giusta via”.
» di Stefano Guerra; fotografia di Reza Khatir
“Molti mi dicono che in fondo sono rimasto un magistrato. In politica sono molto individualista, un solitario, e questo è sicuramente un difetto. Ma starei male se dicessi delle cose nelle quali non credo. Per diventare consigliere federale occorre avere un atteggiamento diverso”.
Ma dell’intervento armato che cosa ne pensa? “Intanto è tardivo, non c’è un piano preciso e non si sa cosa succederà poi. Sono state perse almeno due settimane, quando tutti vedevano come Gheddafi stava massacrando il suo popolo. L’intervento è giusto, ma perché si è aspettato tanto?”.
Quindi secondo lei questa guerra “umanitaria” rientra in una visione etica delle relazioni internazionali? “Sì, se si limita alla protezione dei civili e non nasconde secondi fini. Altrimenti, perché allora non essere intervenuti in Ruanda, in Libano, a Gaza? Già, è vero, in quelle regioni non c’è petrolio. Solo Neri e Palestinesi”.
»
La scultura in copia Esiste una relazione tra l’arte scultorea e la fotografia? Alla Kunsthaus un’esposizione/riflessione ripercorre la storia di un “matrimonio d’interesse” tra materia e immagine
Immaginate che quello che state per leggere non sia un invito
a visitare una mostra, ma piuttosto la posologia di un farmaco. In questo senso l’avvertenza “conservare in un luogo fresco e asciutto” si traduce in un generico “prestare la massima attenzione” o meglio ancora “mostra da maneggiare con cura”. Tutto ciò non significa che quanto proposto alla Kunsthaus di Zurigo in FotoSkulptur sia di difficile o indecifrabile lettura; rimane il fatto che far comprendere ai visitatori come due forme d’arte tanto diverse si siano avvicinate così intimamente – da diventare quasi un tutt’uno – richiede un minimo di impegno.
poco accessibili. Come per l’ Angelo della Resurrezione, scatto di Charles Nègre del 1853 che riproduce una statua posizionata sui tetti della cattedrale di Notre Dame. I supporti fotografici, nati quali strumenti di conoscenza e di divulgazione, tendono insomma a elevarsi a nuova forma artistica: in questo senso assumono una diversa valenza le immagini di Eugène Atget dedicate alle statue presenti a Sceaux e a Versailles (anni Venti del ’900), oggetti fotografati con luci e in stagioni diverse; un’opera certamente dal sapore archivistico, capace però di dare vita a un teatro non per attori ma per immagini. Un tranello nel quale cadde anche il buon Auguste Rodin: lasciandosi fotografare di fronte al suo Pensatore dal giovane Edward Steichen (1902), il grande maestro francese si prestò certamente a un’operazione promozionale del suo lavoro, ma divenne lui stesso una piattaforma di sperimentazione. Steichen, infatti, unì più negativi dando vita a una manipolazione dei soggetti tale da mettere in secondo piano l’opera scultorea originale, assorbita dall’immagine/creazione finale.
Arti
7
» di Giancarlo Fornasier
“La copia originale” L’esposizione è la riproposizione della mostra The Original Copy, evento chiusosi lo scorso mese di novembre al Museum of Modern Art (New York). La copia originale, dunque: un titolo che aveva l’indubbio pregio di portare con sé la chiave di lettura che meglio di ogni altra permette di entrare nella complessa interazione tra scultura e fotografia nata in Francia sin dai primi decenni dell’Ottocento; un contesto storico dove l’istituzione museale coSimboli di una nuova cultura Herbert Bayer, Humanly Impossible (1932) me la conosciamo stava prendendo La relazione evidentemente complesMoMA, New York (© 2010 ProLitteris, Zurigo) corpo, altro aspetto tutt’altro che irrisa tra scultura e fotografia partorì gli levante. Sarà proprio attraverso il museo, infatti, che la nuova inevitabili cortocircuiti: come per le opere di Marcel Duchamp, classe borghese avrà accesso all’arte, in precedenza un ambito nate proprio per essere “riprodotte”: l’occhio fotografico appaesclusivo e limitato ai più ricchi. Insomma, poter essere parte re infatti come il solo in grado di elevarle a una dimensione attiva e testimoni della storia dell’arte – in particolare quella culturale dirompente, provocatoria e dal linguaggio universale classica dell’Antica Grecia, da sempre modello inarrivabile – (si veda Fountain, il classico “pisciatoio”, immortalato nel 1917 era una richiesta che grazie alla riproduzione fotografica delle da Alfred Stieglitz). È questa solo una delle molte tappe di un opere ora era esaudibile: è il caso di Alphonse E. Hubert e la percorso costituito di oltre 300 immagini e 100 artisti. Una sua Nature morte (1839), più di una composizione di elementi mostra che testimonia come, nella relazione con la fotografia, di arte classica, una piccola vera enciclopedia scultorea (in una la scultura dimostra e ha dimostrato di poter essere “qualsiasi sola immagine) da portare con sé e appendere in casa. cosa”… e come qualsiasi cosa possa in fondo essere “scultura”: da un semplice oggetto domestico (Man Ray, L‘homme, 1918) a Dalla divulgazione alla rilettura grandi interventi di land art (Richard Long, Whirlwind Spiral, Per i fotografi di fine Ottocento riprodurre opere “inumane” 1988). Subdolamente e in modo quasi impercettibile, le forme aveva indubbi vantaggi: le nature morte infatti non si muove- d’arte mostrano segni di interdipendenza; i confini tra reale e vano e, visti i lunghi tempi di esposizione necessari in quegli virtuale, originale e copia, si sgretolano. E tutte le distinzioni si anni, la scultura diventava una vera palestra di sperimenta- fanno improprie, cadendo in modo (quasi) definitivo. zione. Ma nel rapporto con l’arte, la fotografia offriva altri La mostra notevoli vantaggi: permetteva di “vivere” l’oggetto (come se FotoSkulptur. Die Fotografie der Skulptur 1839 bis heute. fossimo stati sul posto) e questo sia che l’opera fosse di piccole Kunsthaus, Heimplatz 1, 8001 Zurigo. Sino al 15 maggio. dimensioni (mobile) sia che fosse monumentale o in luoghi Per informazioni: tel.: 044 853 84 84; www.kunsthaus.ch.
» testimonianza raccolta da Demis Quadri; fotografia di Igor Ponti
8
i bambini e gli adolescenti. Poi ho cominciato a scoprire negli anziani un intenso bisogno dell’altro. Era come se mi dicessero con lo sguardo: “Ho bisogno di te, del tuo affetto, del tuo amore”. Allora mi sono detta che dovevo trovare una risposta alle mie sensazioni di paura verso la vecchiaia e la morte, che dovevo cambiare qualcosa in me. Più tardi ho avuto la fortuna di lavorare molto con Loredana Müller, un’artista, e di iniziare un percorso col professor Franco Zambelloni. Ascoltandoli ho imparato molto. La filosofia mi appassiona tantissimo: ti dà la possibilità di raggiungere un equilibrio, di trovare delle Convinta dell’importanza di saper ascol- risposte. Allora ho cominciato tare e far sentire speciali le persone, a cercare di portare certe riflesattenta al significato nascosto di ogni sioni a Villa Santa Maria, la struttura di Savosa dove lavogesto e di ogni sguardo, cerca di portare ro. Adesso sto anche seguendo un po’ di luce nel mondo della terza età una formazione alla SUPSI in Animazione dei processi creatempo di dialogare e ascoltativi. Riuscire a dare un significato alle cose è re molto. Scoprivo tante cose. sempre molto importante. Mio marito MarLo stesso succedeva anche alla co e io abbiamo tre figli che amiamo tantismia scuola, grazie ai bambini simo: Kristian, Luca e Andrea. Una volta ho e ai loro genitori. Alla Fondavisto piangere il più grande, che aveva cinque zione Rockefeller poi c’erano anni. Poi mi ha chiesto: “Mamma, noi dobbiaparecchi scrittori che mi racmo morire, vero?”. contavano le loro storie... Ero Sentendo il grande bisogno di comunicare entusiasmata da quello che che hanno, con gli anziani ho cominciato a succedeva nel mondo. fare teatro. Lo spettacolo che abbiamo creato Più tardi, sette anni fa, mi hanl’anno scorso è riuscito molto bene. Loro non no offerto un lavoro a Lugano si aspettavano tutto questo. Perché poi c’eracome animatrice socio-cultuno anche le truccatrici, i giornalisti, la musirale in una casa per anziani. ca... Era come se dentro la casa si fosse accesa Il primo giorno di lavoro una una grande luce. Ma è anche stato un bellissuora mi ha chiesto di seguirla simo percorso per interrogarsi sul bisogno e mi ha portata davanti a una dell’altro e sulla libertà. Mi occupo anche di persona morta. Capivo che mi terapia occupazionale affettiva a livello indistava osservando, probabilviduale, ma la maggior parte del mio lavoro, mente per vedere la mia reala mattina, è dedicato a leggere insieme agli zione. Io venivo dall’insegnaanziani. Poi però attraverso la lettura sorgono mento della danza e del teatro delle domande, che a volte pongo io a loro. ai bambini. Avevo anche collaDa lì nascono racconti sulle loro esperienze borato con le scuole elementae sulle loro riflessioni. Mi riportano quello ri statali. Adesso mi trovavo in che hanno vissuto, quello di cui sono stati un ambiente completamente contenti e quello che avrebbero voluto camdiverso. Per i primi sei o sette biare, mentre io scrivo i loro nomi e quello mesi ho fatto molta fatica: mi che hanno detto. Dopo qualche mese metto legavo alle persone e quando insieme i testi e cominciamo a provare per morivano stavo molto male. il teatro. Con la musica, perché abbiamo un Mi sono accorta che malgragruppo che canta, e con i costumi. Così attrado fossi qualificata e avessi le verso le loro esperienze proviamo a presentacompetenze per fare l’animare la loro vita e i loro pensieri. Il mio sogno è trice, lavorare con gli anziani di far entrare nella casa una scuola di danza. era tutta un’altra cosa rispetto Sarebbe favoloso portare lì dentro ancora un a quando avevo a che fare con po’ di vita, di musica, di colore…
Kim Boldini
Vitae
ono nata nella parte fiamminga del Belgio, vicino a Maastricht e alla frontiera con l’Olanda. Il mio cognome da nubile è Rybski, un cognome polacco. Mio nonno era un violinista famoso in tutta la Polonia che è stato catturato dai tedeschi e portato in un campo di concentramento, dove poi è nata mia madre. Adesso lei ha 67 anni ed è malata, ma nonostante ciò è una persona molto solare. Ha sempre sorriso, malgrado la fatica e quello che ha vissuto. Anch’io sono un po’ così: ho preso da lei. Probabilmente mio nonno è stato tenuto in vita dai tedeschi perché era molto bravo con il violino. Più tardi è riuscito a spostarsi in Belgio dove, mentre mia mamma suonava il pianoforte, ha continuato con la sua passione. A 23 anni sono andata in Italia per imparare la lingua: mi avevano dato la possibilità di fare per un anno la ragazza alla pari e intanto di studiare. In Belgio avevo frequentato una scuola di lingue, per le quali nutro una forte passione. All’inizio non è stato facile: quando parti per un nuovo paese per la prima volta ti senti un po’ naïf… Dopo un anno, comunque, ho trovato impiego in una ditta farmaceutica internazionale come interprete in lingua tedesca. Così ho potuto rendermi conto che fare la segretaria non era la mia strada. Sin da piccola ho praticato la danza classica e nella mia famiglia la musica è sempre stata di casa. Per questo ho lasciato perdere la segreteria e ho aperto una scuola di danza classica. Svolgevo contemporaneamente due lavori: da una parte continuavo con l’insegnamento, ma al tempo stesso lavoravo come coach training per la Fondazione Rockefeller e per il Grand Hotel Serbelloni a Bellagio. La cosa mi piaceva tantissimo, perché avevo la possibilità di entrare in contatto diretto con moltissime persone. Accompagnavo i clienti nelle loro corse attraverso i campi, ma c’era anche
»
S
I Fiori di Milano L’hinterland delle grandi città è caratterizzato solitamente da quartieri dormitorio, centri commerciali e palazzi amministrativi che si svuotano al calar della sera. “Non luoghi”, magari anche funzionali, ma dove le persone si incrociano senza entrare in relazione. Milanofiori Nord, alla periferia ovest del capoluogo lombardo, prova a proporre un modello diverso di spazio urbano, dove tutto non è necessariamente dominato dal desiderio frenetico di accelerare le “faccende” quotidiane…
testo di Roberto Roveda; fotografie di Reza Khatir
sopra: l’edificio che ospita l’H2C Hotel e, nella pagina a fianco, la piazza su cui si affacciano uffici ed esercizi commerciali, fulcro del quartiere di Milanofiori Nord
in apertura: lo stabile per uffici progettato da CZA Cino Zucchi Architetti di Milano con, sulla destra, gli edifici residenziali progettati da OBR Open Building Research di Genova
V
iviamo sempre in movimento, dominati da un’ansia frenetica che ci porta ad avere sempre fretta. Ogni attesa si trasforma così in una perdita di tempo, ogni sosta diviene inutile. Forse anche per questa ragione il paesaggio urbano realizzato dopo la metà del XX secolo concede così poco allo sguardo e alla bellezza estetica. Si può certo decantare la razionalità e la funzionalità di ciò che è stato costruito e si continua a costruire, per poi accorgersi, alla prima occasione, che siamo circondati dalla monotonia e dalla mancanza di gusto. Poi ripartiamo e dimentichiamo tutto. Eppure i messaggi negativi che il paesaggio urbano ci restituisce scavano dentro di noi, ci fanno sentire estranei al mondo in cui viviamo. Ci pongono in perenne ondeggiamento tra il rimpianto del bel tempo antico – chissà quale poi? – fatto di centri storici e di piazze di paese affollate e ridanciane e il vagheggiamento di un ritorno all’idillio agreste dell’Arcadia, come se questo fosse possibile in un’Europa simile ormai a un formicaio umano. Ma forse quello che è mancato per tanto tempo ad architetti, ingegneri e urbanisti è il coraggio di una terza via tra nostalgia e utopia: creare paesaggi urbani nuovi e funzionali, senza dimenticare che a viverci devono essere delle persone e non dei robot. Un tentativo di concepire in maniera diversa l’urbanizzazione è stato fatto con la progettazione e la costruzione del quartiere di Milanofiori Nord, realizzato a partire dal 2005 nel comune di Assago, alle porte di Milano. Il masterplan dell’area, che si inserisce in un progetto più ampio chiamato Milanofiori 2000 e che dovrebbe conoscere una seconda
fase nei prossimi anni, è stato realizzato dalla Designed by Erick van Egeraat di Rotterdam, prestigioso studio olandese di architetti noto per gli interventi a basso impatto ambientale, a cui si sono aggiunti poi importanti studi italiani per la realizzazione dei singoli edifici. Obiettivo dichiarato, creare un quartiere a misura d’uomo, dove architettura e paesaggio siano strettamente legati, realizzato facendo attenzione all’impatto con l’ambiente. Quindi materiali biocompatibili, palazzi costruiti per utilizzare la meglio le fonti energetiche. Niente zone solo per uffici, oppure aree commerciali isolate e palazzi residenziali sorti nel nulla, ma un’area che si sviluppa attorno a una piazza, che fa da fulcro all’intero quartiere e attorno alla quale si trovano negozi, cinema, ristoranti e bar, aperti anche la sera. A proteggere la piazza dalla vicina autostrada, come moderni bastioni, i palazzi uffici, che nascondono anche le aree residenziali e le zone verdi, come l’antico bosco che è stato preservato dalle colate di cemento. Attorno e nel quartiere tanti parcheggi per poter lasciare l’auto e muoversi a piedi oppure raggiungere Milano in metropolitana, gridando al miracolo di un’hinterland italiano collegato al centro con un criterio di intelligenza. Tutto questo per creare un luogo e non una stazione di transito dove essere in perenne passaggio verso un altrove che non si raggiunge mai. Per essere circondati non da cubi realizzati con pannelli prefabbricati, ma da edifici in cemento, pietra, legno e ferro, che qualcosa dicono, trasmettono, piacciano o non piacciano. Insomma, un quartiere forse non perfettamente a misura d’uomo… ma per lo meno realizzato avendo l’uomo come metro di misura. Per saperne di più: www.milanofiorinord.it.
Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951, è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Locarno ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI. Per informazioni: www.khatir.com
in queste pagine: gli avveniristici palazzi per uffici progettati da Designed by Erick van Egeraat di Rotterdam
Si ringrazia la societĂ Brioschi Sviluppo Immobiliare spa per la cortese collaborazione
8| .3
p ze en nd Te
Che il cane sia il migliore igliore amico dell’uode mo – grato, fedele, le, coccolone e perf perfino rfino con proprietà età terapeutiche – è cosa cos osa os risaputa. ta. Ora però è anche diventa diventato tato l’accessorio orio preferito delle celebrities celebrit ities e di chi nee segue le orme. Meglio: è il dettaglio più ù gettonato per avere un look up to date, un irrinunciabile must st have che fa concorrenza za alle esclusive e firmatisfi sime it bag. Possibilmente ilmente in armon armonia onia di tinte e di look. E dal momento omento che i vip ip fanno tendenza, l’idea di uno status atus symboll a quattro zampe che sbuca dalla borsetta, o da por portare ortare in braccio, o che ti trotterella accanto, ha contagiato con ontagiato molte signore alla moda che lo esibiscono biscono o per le vie cittadine. E anche qualche signore, nore, magari bisognoso d’affetto. Ora c’è un volpino di pomerania nel cuore del rude Mickey Rourke, che però non dimenticherà mai la sua Loki, il chihuahua vissuto accanto al protagonista di The Wrestler fino alla longeva età di 18 anni. Risale agli anni Cinquanta il successo mediatico del micro cagnolino (pesa circa due chili) già amato dalle star hollywoodiane dell’epoca, come pure dalle attuali che lo hanno eletto “cane da borsetta”. Vedi Madonna, Britney Spears, Reese Witherspoon e, non ultima, Paris Hilton. Va sottolineato che il cagnolino, malgrado la taglia tascabile, è molto fiero e vanta nobilissime origini. Si narra che i Toltechi, antico popolo messicano, intorno al IX secolo a.C., lo considerassero sacro: proprio a lui spettava il compito di accompagnare le anime nell’aldilà. Paris, la chiacchierata ereditiera biondo platino, oltre al cucciolo di stirpe messicana, ha un altro bebè con tanto di pedigree: un brioso yorkshire terrier (dall’omonima contea britannica) e se passa da un fidanzato intercambiabile all’altro, dai due tesorini non si separa mai. Viaggiano in prima classe con completini firmati, soggiornano in hotel a cinque stelle seguiti a vista dalle guardie del corpo e sono paparazzati come la capricciosa padroncina. Stesso trattamento di lusso per i due piccoli di razza maltese della cantante Ciara. Se li veste con cappottini e trench abbinati ai propri e, comodamente accoccolati nella borsa Louis Vuitton, la accompagnano a fare shopping sulla Rodeo Drive di Beverly Hills. Di pari passo con l’accresciuto fervore per gli amichetti pelosetti, divampa la mania degli accessori chic destinati alla loro
isa ar M di
a rz Go
gioia e comfort. C Cucce, portantine, ciotole, collari decora decorati rati e personalizzati, perso sono dati per scontati. Divulga Divulg lga piuttosto piutto la domanda per il guardaroba completo comple mpleto dell’amato del pet e perfino per le cure di bellezza. belle ellezza. Ci sono ora dei centri benessere, sauna a e relax re per sei zampe. Cioè per lei, o lui e per pe “mammina”. Intanto da quando l’algida ll’alg Gwyneth Paltrow è stata avvistata avvistat in giro per Londra con un av candido cand ca e batuffoloso barboncino nano na in braccio, la popolarità del simpatico simp cagnetto è salita alle stelle. Addirittura Addiri nel 2010 sono stati adottati oltre 44.0 44.000 di questi cuccioli, solo in Gran Bretagna. Molto diffuso anche nel Ticino, dove il suo musetto aveva già goduto di un certo favore negli anni Sessanta, specialmente nella mondana Lugano. Città diventata patria d’elezione dell’australiana Megan Gale che, guarda caso, è stata vista a spasso con una coppia di curatissimi barboncini, rigorosamente bianchi. E se sono loro in testa alla hit parade canina del mondo occidentale, pubblicata dal quotidiano inglese “Daily Mail”, al secondo posto ci sono i cocker spaniel (23.000 esemplari registrati). Di questi la madrina di riferimento sarebbe Charlize Theron che se ne coccola due: uno dai riccioli dorati come i suoi e l’altro dal lucido pelo scuro a contrasto. Terzi nella classifica arrivano gli english springer spaniel (circa 14.000) apprezzati, tra l’altro, da George Bush, mentre i cavalier king charles spaniel (oltre 7.000) – ma che casato altisonante! – sarebbero i preferiti di Courtney Cox che li porta a scorrazzare sulle spiagge della California. Mariah Carey, invece, avrebbe adottato un vivacissimo e minuto jack russell, schiatta di dog toy in rapida salita nella graduatoria. Le cifre, già rispettabili, hanno tutta l’aria di decollare ulteriormente poiché Fido taglia mignon, maneggevole, carino e perfetto succedaneo degli affetti è sempre più trendy. Il Vip docet e influisce. Un po’ come accadeva ai tempi dei film che avevano Lassie per protagonista: i parchi pullulavano di bambini che giocavano con il loro esemplare di collie. Del resto se Elisabetta Canalis, ogni volta che raggiunge George Clooney sul set ad Hollywood, porta con sé l’inseparabile Piero, vezzeggiatissimo dalla celebre coppia, non c’è da meravigliarsi che stiano diventando tutti pazzi per i minuscoli pinscher!
»
Astri gemelli
cancro
Problemi affettivi in vista. Cercate di spendere il vostro desiderio di libertà concedendovi nuove emozioni. I pianeti favoriscono gli affari dei nati nella terza decade. La stagione è buona: praticate più sport.
Momento creativo felice per i nati nella terza decade. Potrete trovare nel partner un indispensabile alleato in importanti questioni familiari. Non trascurate i rapporti di lavoro: il tempo dà i suoi frutti.
Grazie ai transiti scoprirete con il vostro partner doti della vostra sensualità. Relazioni d’affari per i nati nella prima decade. Attenti agli imbroglioni e ai truffatori. Incontro con un vecchio amico.
leone
vergine
bilancia
scorpione
La vostra vita affettiva, a partire dal 3 maggio, potrebbe attraversare un momento di profonda crisi. Le vostre convinzioni iniziano a pesare negativamente sul rapporto con il partner. Incertezze nel lavoro.
La vita sentimentale può finalmente affrontare un percorso sereno. Intorno al 2 maggio i nati in agosto potranno scoprire un’improvvisa e sorprendente energia. Qualunque difficoltà potrà essere risolta.
Qualche momento di crisi nella vostra vita matrimoniale: la gelosia non paga, soprattutto per i nati nella prima decade. Malumori tra il 4 e il 5. Riequilibratevi o praticate dello sport insieme a un amico/a.
I nati nella terza decade dovranno stare attenti a tenere a freno la lingua: evitate di spendere qualche parola di troppo nell’ambito professionale. Momenti di grande creatività.
sagittario
capricorno
acquario
pesci
Grazie ai transiti planetari la vostra vita sentimentale torna a colorarsi di rosa: erotismo in forte ascesa. Cambiamenti professionali per i nati nella terza decade, quelli capaci di osare. Riposatevi!
La vostra vita lavorativa tenderà a divenire particolarmente movimentata, con spostamenti e nuovi contatti d’affari. Novità per i nati nella terza decade. Cautela alla guida di motociclette e motorini.
Cieli interessati da forti aspetti. Mentre da una parte scoprirete di avere risorse insospettate, dall’altra, vi lascerete andare oltre il vostro consueto autocontrollo. Possibili discordie con il partner.
Vita affettiva alla grande. Grazie agli ottimi transiti potrete condividere insieme al partner nuovi interessi. Possibili incontri sentimentali durante una gita o un’occasione culturale. Avanzamenti professionali.
1
2
3
4
5
6
7
10
8
9
11
12
13
16
18
17
20
21
23
24
14
15 19
22
25 26
27
30
32
31
34
41 42
53
36 39
38
40
50
33
35
37
45
29
28
46
43 47 51
44
48
Orizzontali 1. Livido, ematoma • 10. Lo consulta chi parte • 11. Fa drizzare i capelli! • 12. La nota Pavone • 13. Società Anonima • 15. Io, in altro caso • 16. Cavalli dal manto variegato • 18. Scenetta pubblicitaria • 20. Pena nel cuore • 21. Non del tutto • 23. Nord-Est • 24. Maurice, pittore francese • 25. Lo è l’arma da taglio • 26. Le iniziali di Fermi • 28. Ohio e Uruguay • 29. Dittongo in pietra • 30. La nota Fracci • 32. Capo etiope • 34. Strumenti a fiato • 35. Un pianeta • 37. Città francese • 39. È simile al frac • 40. Umberto, cantante italiano • 41. Ciascuno • 42. Vocali in spinta • 44. Sta per “orecchio” • 45. Consonanti in nuora • 47. In coppia con Gian • 49. Codice bancario • 50. I confini dell’Uganda • 51. Lo erano gli iloti • 53. Anemone di mare • 54. I confini di Intragna.
• 7. In mezzo al rogo • 8. Il capitano di Verne • 9. Si reca alle urne • 14. Garantito • 17. Tela per sacchi • 19. Una luce... tascabile • 22. Il fiume di Firenze • 27. Il nome di Fazio • 29. Spontanei, impulsivi • 31. Grossolani • 33. Regione spagnola • 36. Lo stato con i ras • 38. Assicurazione Invalidità • 43. Risonanze • 46. Topo ginevrino • 48. Pari in piccone • 52. Italia e Austria.
» 1
P
10
R
12
I
15
N
18
C
22
I
24
P
27
E
30
C
Soluzione n. 15 2
R
52 54
Verticali 1. La erogano le pile • 2. Costellazione equatoriale • 3. Venuta al mondo • 4. Calmarsi, rasserenarsi • 5. Dittongo in guitto • 6. Lo lancia il naufrago
S
42
O
44
R
45
T
49
E
I
4
N
M
A
C
A
R 16
O R D
V
19
I
A
O
L
A
L
R
A
E
N 34
O
38
3
I
D
36
N
49
» a cura di Elisabetta
toro
Possibili gravidanze in vista o turbamenti nella vita affettiva. Cambiamenti e/o positive ristrutturazioni dell’ambiente familiare. Non tralasciate la burocrazia, rischiate di trovarvi delle spese indesiderate.
La soluzione verrà pubblicata sul numero 19
ariete
A
39
N
6
P R
17
N
O
O
I L
C
A
C
A
R
O
R
E
E
S
R C
23
O
26
S
N
P
E S S
33
R
A
S
P
E
S
A
T
O I
P
E
R
T
I
A
N
T
I
T
I
T
O
R
O
47
C
S
T
S
A
S
I
M
E
50
O
29
G
A
9
A
32
S
37 41
E
21
35
E
N
A
I
R
8
14
S 25
E
7
E
20
T
N
Z
I
R
46
I
O
R
43
G
13
A
D
L A
S
I A
28 31
5
11
O
40
A
C
48
O T
3 AN
NI
VenerdĂŹ 6 maggio
una giornata speciale di Rete Tre per il terzo compleanno di LIBERALAUTO Per saperne di piĂš: liberalauto.ch
retetre.rsi.ch