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LA TRAPPOLA IN RETE

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» illustrazione di Adriano Crivelli

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Ticinosette n°21 del 27 maggio 2011

Agorà Poker “on line” e dipendenza Arti Luchino Visconti e la musica Vitae Margherita Coldesina Reportage Palestina

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R. ROVEDA

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STEFANIA BRICCOLA

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NICOLETTA BARAZZONI ..............

M. ALLONI; FOTO DI R. ALBERTALLI

Tendenze Scanner. Memorie digitali

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LUCA MARTINI

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Astri / Giochi .....................................................................................

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L’esercizio del potere

Impressum Chiusura redazionale 20 maggio 2011 Editore Teleradio 7 SA 6933 Muzzano Direttore editoriale Peter Keller Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir

fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona Amministrazione tel. 091 821 42 00 via Industria fax 091 821 42 01 6933 Muzzano bellinzona@publicitas.ch tel. 091 960 33 83 Pubblicità Publicitas Chiasso fax 091 960 31 55 Publicitas Publimag AG tel. 091 695 11 00 Direzione, Mürtschenstrasse 39 fax 091 695 11 04 redazione, Postfach chiasso@publicitas.ch composizione 8010 Zürich Publicitas Locarno e stampa tel. +41 44 250 31 31 Centro Stampa Ticino SA fax +41 44 250 31 32 tel. 091 759 67 00 via Industria service.zh@publimag.ch fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch 6933 Muzzano www.publimag.ch tel. 091 960 33 83 Annunci locali In copertina fax 091 968 27 58 Publicitas Lugano Illustrazione di ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch tel. 091 910 35 65 Antoine Déprez Tiratura controllata 72’011 copie

Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA 6500 Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA 6963 Pregassona

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Il caso di Dominique Strauss-Kahn, nonostante l’eccezionalità del personaggio, non ci ha sorpreso. Provate a scorrere le statistiche relative alle violenze sessuali subite dalle donne nei paesi occidentali: in testa troviamo l’Australia, con 778 stupri per milione di abitanti, seguita a ruota dal Canada con 733 stupri e dagli Stati Uniti con 301 stupri. Il quarto posto tocca alla “civilissima” Svezia, con 233 stupri, mentre la Francia occupa la settima posizione con 139 stupri. Ovviamente, i dati riguardano le violenze accertate e non quelle perpetrate fra le mura domestiche e taciute dalle vittime per paura o a causa di minacce. Il caso di Strauss-Kahn ha indotto alcuni commentatori a enfatizzare la presunta impunità di cui gli uomini di potere godrebbero riguardo a questo tipo di reati. In realtà, le modalità e i meccanismi messi in atto dal violentatore, sia che esso ricopra ruoli pubblici rilevanti sia in quanto cittadino comune, sono in fondo sempre gli stessi: la violazione dei diritti e della dignità della vittima, l’esercizio dell’abuso come manifestazione di un supposto potere, la pratica della minaccia a difesa della propria condizione e impunità. L’idea poi che la violenza sessuale sia da considerarsi un atto sessuale è un falso. Se la sessualità rappresenta l’occasione di un incontro consenziente, intimo e piacevole fra due persone, beh, lo stupro è quanto di più distante si possa considerare da una normale e sana esperienza erotica. Alla base vi è piuttosto una profonda confusione simbolica, frutto di una semplificazione in cui eccitazione, aggressività e disprezzo dell’altro si sovrappongono in modo pericoloso. Evidentemente non è una questione di appartenenze culturali, di classi sociali, di formazione, di fede religiosa quanto piuttosto di un esecrabile esercizio di potere. Poi, da sempre, c’è anche chi se ne va in giro a dire che dopo tutto quella violenza – qualunque essa sia – le donne, con le loro “prevaricazioni”, se la cercano… Complimenti! Cordialmente, la Redazione

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Poker “on line”. Il fascino dell’azzardo

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Agorà

È il gioco del momento: conquista sempre più appassionati a livello mondiale e muove un giro d’affari davvero enorme, complici le possibilità aperte dalle nuove tecnologie che consentono di praticarlo “on line”. In Svizzera, però, il poker è consentito solo all’interno dei casinò in base a una recente decisione del Tribunale federale

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embrava ormai passato di moda, relegato a qualche vecchio e fumoso film anni Cinquanta, e invece il poker è più vivo che mai, complice la diffusione delle moderne tecnologie che stanno sostituendo ai tavoli verdi e alle bische lo schermo del computer di casa. Un fenomeno non da poco se pensiamo che nella vicina Italia, dove il poker on line è stato legalizzato nel settembre 2008, sono coinvolti circa 1 milione e 700 mila utenti e il giro d’affari nel 2010 è stato di 3,5 miliardi di euro contro i 2,3 del 2009. Alla rinnovata popolarità del gioco ha contribuito anche la televisione con canali satellitari e non, dedicati 24 ore su 24 a questo gioco con partite riprese grazie a micro-telecamere al tavolo e inserti grafici che presentano le percentuali di chance di vittoria dei diversi giocatori. Si riafferma dunque il mito sempiterno secondo cui al tavolo da poker si può fare fortuna e cambiare la propria vita grazie a una semplice mano di carte. Del resto, basta visitare una libreria oppure consultare uno dei siti che vendono libri on line: i testi sul poker impazzano, con titoli che vanno da Poker business. Come trasformare un hobby in un impero a Killer poker on line. Dominare il gioco su internet passando per i manuali dedicati ai negati del gioco.

Gioco d’azzardo o di abilità? Oggi si tende soprattutto a enfatizzare l’immagine del giocatore di poker visto come un vincente non solo al tavolo da gioco ma anche nella vita, quasi fosse un atleta che dopo anni di allenamento vince le Olimpiadi oppure stabilisce un record a livello mondiale. Ogni epoca ha i suoi miti e naturalmente la nostra ha quelli che si merita… Ma lasciando da parte l’idealizzazione del biscazziere, utile solo a far cadere nella trappola del gioco nuovi adepti, resta aperto l’interrogativo:

quanto conti l’abilità e quanto la fortuna nel poker è infatti questione sulla quale ci si accapiglia da tempo anche perché la definizione del poker come gioco d’azzardo e/o di abilità ha conseguenze non da poco su come e dove si possa giocare. Oggi, nel nostro Paese, gli appassionati del poker – dal 3 al 5% dei nostri connazionali – si devono “accontentare” di giocare nei casinò oppure fra le mura domestiche utilizzando però i fagioli al posto delle fiches, come nelle antiche tombolate. È l’esito di una lunga battaglia proprio sulla definizione da dare al gioco del poker iniziata nel 2007 quando la Commissione federale delle case da gioco (CFCG) stabilì che il poker – in particolare la sua variante che oggi va per la maggiore, il Texas Hold’em (detto anche “poker alla texana”)1 – poteva essere considerato gioco di destrezza e quindi, sotto la riserva del diritto cantonale, potevano essere organizzati tornei al di fuori dei casinò. La decisione ha portato alla nascita di sale private e alla promozione di tornei ma ha anche scatenato, chiaramente, la reazione della Federazione svizzera dei casinò che si è vista privare degli introiti derivanti dal monopolio sul gioco del poker. In prima istanza, il 30 giugno 2009, il Tribunale federale amministrativo (TAF) ha confermato le decisioni della Commissione federale delle case da gioco. Un nuovo ricorso ha portato, però, al pronunciamento del Tribunale federale (TF) che il 20 maggio 2010 ha stabilito che il poker Texas Hold’em va considerato come gioco d’azzardo e quindi i tornei possano essere organizzati solo nelle strutture idonee. Inutile girarci intorno: è una sentenza che favorisce gli interessi dei casinò e che riporta i tornei di poker in un ambito in cui lo Stato può esercitare maggiore controllo e soprattutto vedere garantite le proprie entrate. La sentenza del Tribunale federale muove però da


giusta direzione. Per esempio, i tornei di poker sono stati vietati in osservanza alla Legge federale sulle case da gioco, mentre gli apparecchi Tactilo sono stati liberamente permessi in osservanza della Legge federale sulle lotterie. In realtà, si tratta sempre di giochi d’azzardo, anche le lotterie lo sono, anche se sono regolamentate da una legge differente rispetto ai tornei di poker. Questo ha come conseguenza delle disposizioni differenti: i casinò devono promuovere una prevenzione al gioco patologico al loro interno (in base alla Legge sulle case da gioco), mentre lo 0,5% delle entrate dovute alle lotterie va alla prevenzione del gioco patologico, gestita dai cantoni. Io trovo una buona cosa che il legislatore si sia preoccupato della prevenzione e della presa in carico di persone con problemi, comunque questo avvenga.”

Il controllo sul poker Nel comunicato stampa emesso dalla Commissione federale delle case da gioco il 2 giugno 2010 e che tiene conto della decisione presa dal Tribunale federale si legge: “Il TF considera che la prassi sviluppata dalla CFCG conduce a un’apertura incontrollata del mercato, così come a un’intensificazione dell’incitazione a giocare fuori dal quadro controllato e regolamentato dal diritto federale. In effetti, ritenuto che si tratta di giochi di destrezza, l’ambito è regolato dal diritto dei cantoni che sono competenti per proibire o autorizzare questi giochi e per esercitarne la sorveglianza. Ora, la coesistenza di 26 legislazioni contravviene allo scopo del legislatore che ha voluto uniformare il settore del gioco d’azzardo, notoriamente al fine di garantire uno svolgimento dei giochi sicuro e trasparente e di prevenire le conseguenze socialmente dannose del gioco”. Il linguaggio è burocratico ma il succo è che il poker va tenuto sotto controllo perché di fatto è un gioco rischioso. Un parere condiviso da molti esperti come, per esempio, il dottor Tazio Carlevaro, presidente della Commissione cantonale consultiva del Fondo gioco patologico, a cui abbiamo rivolto alcune domande in merito.

Dottor Carlevaro, il poker è secondo lei un gioco d’azzardo? Mette i giocatori a rischio di dipendenza? “Il poker è un gioco di carte basato sul caso. Quindi è un gioco d’azzardo, visto che si mette in palio una somma di denaro. Ha qualche elemento di abilità, per esempio sul piano psicologico, e la possibilità di un gioco difensivo. Per quanto riguarda la dipendenza la situazione varia a seconda delle modalità di gioco: particolarmente pericolosa è la modalità di gioco cash game2; meno pericolosa è invece la modalità a torneo.” Qual è il suo parere sul poker on line? “I giochi on line, in genere, sono ancora poco noti, nei loro effetti. Ci sono fattori di protezione (limite della carta di credito, in certi siti anche la possibilità di auto-limitare la spesa), e fattori di rischio (gioco non socializzato). Non è, però, ancora chiaro l’effetto del poker on line, rispetto a quello giocato nelle sale da gioco.” Cosa pensa della decisione di permettere il gioco del poker solo nei casinò? “Non sta a me esprimere pareri sui giudizi espressi dai tribunali. Come privato, e non come presidente della Commissione consultiva del Fondo gioco patologico, penso che bisognerebbe evitare di promulgare leggi che troppo facilmente possano essere in qualche modo aggirate. Allo stesso tempo è necessario riconoscere che le disposizioni di legge spesso contengono delle direttive che vanno nella

Che idea si è fatto di questa passione dilagante per il poker? “È una moda, oggi molto popolare, ma che terminerà quando verrà riassorbita in altri ambiti. Mi lascia un po’ perplesso la visione che ci sta dietro: il successo e il denaro facile, l’ascesa rapida e folgorante. Senza troppa fatica. A me pare un’illusione, una fuga in avanti. Un errore. Mi domando se c’è ancora gente che picchia la testa contro il muro della realtà. O magari mi sbaglio, e sono davvero quello che mi è stato ogni tanto rimproverato: un moralista che non si riconosce come tale.”

Agorà

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» di Roberto Roveda; illustrazione di Antoine Déprez

considerazioni che sono da sottolineare soprattutto per quanto riguarda la necessità di vigilare sulle conseguenze dannose del gioco d’azzardo.

Da questo punto di vista, qual è la situazione nel nostro cantone? “Una premessa: in generale credo che sia evidente che la dipendenza da gioco d’azzardo (poker o altro) vada prevenuta, e non solo curata. Per evitare danni al singolo, alla sua famiglia, e per evitare che le persone si indebitino. Nel Ticino, siamo bene attrezzati: esiste un numero di telefono dedicato, che risponde ogni giorno dalle 17 alle 19 (0800 000 330), e una rete di appoggio per chi chiede consiglio o aiuto3.”

Note 1 Questa variante a differenza del poker tradizionale (che si gioca con cinque carte in mano) prevede per ogni giocatore due carte coperte e cinque carte scoperte sul tavolo. Secondo gli esperti si tratta di una variante più spettacolare del poker tradizionale, che esalta la strategia dei giocatori. 2 Nel poker il cash game, noto anche come ring game, indica propriamente il poker giocato con denaro reale o – più frequentemente – con gettoni che hanno valore di denaro reale. Si può giocare solo nei casinò. 3 Tutte le informazioni si trovano sul sito del Gruppo Azzardo Ticino-Prevenzione che dal 1997 lavora nel campo della prevenzione, del riconoscimento precoce, e della presa in carico dei giocatori d’azzardo in difficoltà e delle loro famiglie: www.giocoresponsabile.com.


Anna Gastel è stata più vol-

Arti

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te protagonista con il figlio Guido Taroni di conferenze in cui ha presentato documenti inediti dell’archivio di famiglia. “L’idea – ci spiega – è nata sulla scia dell’emozione suscitata da Morte a Venezia che è il film più armonico di Luchino. Tutto è perfetto a partire dalla musica di Mahler per proseguire con le tonalità dei grigi di Venezia fino alla storia d’amore e di catarsi attraverso l’arte, che è poi un testamento spirituale”. La musica entra a pieno titolo fin dall’infanzia nella vita del regista, nato a Milano nel 1906 da Giuseppe Visconti di Modrone, amante del teatro lirico e sostenitore della Scala, e da Carla Erba, donna simbolo della Belle Epoque, erede della nota casa farmaceutica e dell’editrice Ricordi, pianista e amica di Verdi, Puccini, Mascagni e Toscanini. “Nonna Carla – racconta Anna Gastel – era una madre dolcissima e di grande fermezza che impartì un’educazione molto rigida ai sette figli. Tutti loro dopo la sveglia, alle sei del mattino,

r%2172 21.+1' &'. 2&/o – sottolinea la signora Gastel – all’Oreste di Alfieri, diretto da Luchino nel 1949, senza la musica di Beethoven che mette in luce emotivamente la vicenda

La musica come “Leitmotiv” della vita e dell’opera di Luchino Visconti nel racconto di Anna Gastel, la nipote amatissima del regista, prima donna battitrice d’asta da Christie’s e oggi presidente del Fondo per l’ambiente italiano in Lombardia del protagonista e diviene parte integrante della pièce”. E così è stato per Come vi piace di Shakespeare, con i costumi e le scenografie di Salvador Dalì, andato in scena nel 1948 al teatro Eliseo di Roma con mu-

siche di Henry Purcell. Luchino Visconti darà nuova linfa all’opera lirica firmando indimenticabili regie. La Scala fu il suo mondo e il teatro prediletto. Dal teatro al cinema A Verona Visconti conobbe Maria Callas e presto ne fece una diva. “Maria – ricorda Anna Gastel – faceva esattamente quello che Luchino le chiedeva sulla scena. Lui in Ifigenia le chiese di correre su una scala con un mantello e poi di cantare l’aria più difficile di tutto Gluck, cosa che lei fece. Nella famosissima Traviata le chiese di cantare “Follie Follie” buttando una scarpa indietro e anche quella volta Maria non si oppose”. La regia di Visconti della Sonnambula nel 1954 con la Callas e l’orchestra della Scala diretta da Leonard Bernstein mandò

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dovevano dedicarsi allo studio di uno strumento musicale sia a Palazzo Visconti a Milano sia nella residenza estiva di Villa Erba sul lago di Como dove c’è una sontuosa sala della musica. Luchino all’età di 14 anni già

Il maestro e la musa

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fece parlare di sé quando tenne a Milano il suo primo concerto di violoncello. Le serate in casa Visconti erano allietate da mia nonna al pianoforte, circondata da familiari e amici”. Il regista farà della figura della madre un’icona sempre presente nella sua cinematografia. Le sue attrici, che plasmava come un demiurgo e mai furono più belle, vestivano esattamente come Carla Erba. Ne sa qualcosa la stessa Anna Gastel, che tanto assomiglia alla nonna e che ha recitato una parte nel film L’innocente con costumi di Piero Tosi e gioielli di Bulgari. La musica nella vasta opera di Luchino Visconti, che spazia dal cinema al balletto, dal teatro alla lirica, non è mai commento, ma è personaggio, atmosfera, temperie e Zeitgeist. “Non possiamo pensare


Arti

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Luchino Visconti in compagnia di Maria Callas (per gentile concessione dell’Archivio Famiglia Gastel)

il pubblico in delirio. Il filo conduttore della musica torna nel cinema al quale non sono estranee le suggestioni della letteratura. Senso (1954) è tutto costruito

;2).+'7' 48'67" 23325781+7go sul Trovatore verdiano senza dimenticare la musica di Bruckner. Il Gattopardo (1963), con la colonna sonora di Nino Rota, sfoggia un valzer inedito di Giuseppe Verdi che fa da sfondo alla famosa sequenza del ballo, scena che da sola

simboleggia l’intero film. In verità fu la riproduzione di una situazione reale che il regista da bambino aveva osservato dal solaio di Palazzo Visconti a Milano. La Caduta degli dei (1969) mostra la nascita del nazismo come una tragedia greca e wagneriana. La colonna sonora di Maurice Jarre alterna citazioni musicali: dall’esibizione colta di Guenther al violoncello e di Martin in versione Angelo Azzurro nel teatrino di famiglia, che non mancava mai nelle case dei Visconti, al Lamento di Tristano nell’orgia della Notte dei lunghi coltelli. “Lo zio adorava Verdi e Mahler – conclude Anna Gastel – e morì ascoltando una sinfonia di Brahms. Poco prima di lasciarci a Roma, il 17 marzo 1976, disse a sua sorella «sono stanco Uberta, ho ascoltato troppo»”.

» di Stefania Briccola

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» testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni; fotografia di Igor Ponti

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sco, che amo profondamente. Lo sguardo occupa uno spazio ai primi posti nella mia corsa d’orientamento. È come un radar, come lo è il naso per i miei cani. Artisticamente ho corso dei pericoli, buttandomi in progetti traballanti. Ho conosciuto personaggi straordinari, nel bene e nel male. Mi hanno cambiato la vita. L’intuito mi ha condotta da loro. Mi sono rotta le ossa, ma ho anche toccato il cielo con entrambe le mani. A salvarmi sono stati i miei valori, non le preghiere o le maledizioni. A livello artistico sono autodidatta: non ho seguito un’accademia ma solo dei corsi tenuti da chi ho sentiLa costante della sua vita è la curiosità. to vasto nel cuore, più che Recitando sul palcoscenico, ha sfidato la nei saperi. Ho iniziato con i timidezza che aveva da bambina. Oggi è monologhi perché i finanziamenti non sono uno scherzo. più disorientata di prima, ma è convinta E poi, quando sei sola in sceche forse è così che funziona na, se sbagli sono cavoli tuoi. D’altronde sono una persona non ha il senso dell’orientasolitaria anche lontano dal palcoscenico. Ora mento, in particolare quando sto lavorando a Falluja, di Francesco Niccolicorro a “prudenza zero”. Per ni, per la regia di Marco Rampoldi. Ho venfortuna i muri, in amore, non tinove anni, sono ticinese, e la fame non so hanno la densità del cemencosa sia, nemmeno per scherzo. In Falluja to. Pur avendo una fragilisarò una donna irachena che ha perso tutti tà manifesta, ritengo di essesotto le bombe. Una sfida che raccolgo con re ingombrante. Forse perché umiltà e che mi traghetterà verso una nuova sfrutto l’ironia e così facendo padronanza del mestiere. Speriamo, perché vengo considerata un’egocenfinita una replica non sono mai contenta. trica. Un tempo questo modo Sono rigorosissima e indisciplinata, entramdi essere giudicata mi feribe le cose in contemporanea. Lavorare alla va, poi, da una critica all’alRadio della Svizzera italiana mi ha resa più tra, ho provato a migliorare. precisa; e poi l’idea di rivolgermi a un pubLa disapprovazione stimola blico senza volto ha qualcosa di magico. la mia crescita rendendomi Il mio sogno è di tornare indietro nel temvulnerabile al cambiamenpo per poter essere Silvana Mangano in Morto, anche quando è mossa da te a Venezia di Visconti. Un take soltanto; mi considerazioni scomode. basterebbe per sempre. Vorrei recitare in un In ambito lavorativo tendo a film di, a, da, in, con, su, per, tra, fra Tarantidire quello che penso, nel prino. Non disdegnerei le gambe di Ute Lemvato sono più prudente. Mica per ma non rinuncerei a nulla in cui credo per bontà, non sono una sansolo per ottenere un successo costruito sul ta. Ma la posta in gioco in “torbido”. I miei tonfi mi hanno insegnaamore è più alta e rischioto il coraggio, che mi spingerebbe – se testisa, e fa paura. Sono drastica mone di una violenza qualsiasi – a esibire le ma non recito quando sono mie nozioni di boxe francese, che ho pratifuori scena. Quello che più cato. Dal passato riecheggiano le parole del mi entusiasma nella vita è mio professore di filosofia quando mi dicel’amore, un amore che mi va: sospendi il giudizio! Sarà per questo che spezza il fiato. Un bene che continuo a scrivere poesie, di tre o quattro avrà un giorno la sua conversi ciascuna. Rime… baciate. Le poesie non tinuità nei figli. Non vorrei si giudicano. La mia frase guida l’ho trovamai che loro mi temessero. ta dentro un cioccolatino a forma di bacio: Per ora sono zia di Lenny, e non smettere di cercare ciò che ami, o finisorella di Alessia e Francerai con l’amare quel che trovi.

Margherita Coldesina

Vitae

o mosso i primi passi nella cucina del ristorante dei miei genitori, a Mezzovico. Mio papà è il cooking artist, mentre mia mamma decreta l’ultima parola su tutti i nuovi piatti. Con il teatro ho iniziato presto, a nove anni nella compagnia Le Briciole. Metà delle mie notti le ho trascorse con lo sguardo al cielo, cercando il famoso “carro”. Avrò una forma di astigmatismo ma l’ho identificato solo tre mesi fa. Mi sono commossa! Mi hanno detto che ho una fortuna sfacciata. A dirlo è stata una chiaroveggente che mi ha contattata on line, e mi chiedeva 79 euro. Quanto ho riso! Le mie stelle sono le star della Walk of Fame a Los Angeles, dove riposano i trionfi cinematografici dei miei amori. Per conquistarmi l’Oscar correrei con un paio di scarpe fucsia, su tacchi a spillo, attraverso il deserto del Sahara (coi miei cocker che scodinzolano, loro senza scarpe). La mia icona del cinema è Gena Rowlands. In seguito c’è stata la Loren ciociara e tutte le Antigoni. I libri di Mann, Rilke, Kafka, Goethe, Ibsen, Williams sono stati i più importanti. Le poesie di Salinas. Tutti uomini. Non ci ho mai pensato. Herta Müller e Djuna Barnes, eccole lì. A volte mi sento dire: sei matta come un cavallo! Sorrido perché se cavalchi l’irrazionalità, si sprigiona tutto: il bene, il male, l’odio, l’amore, le simpatie e le antipatie. Ho sempre voluto fare l’attrice e non ho mai cambiato idea. Ma sono scappata dalle scuole di teatro, laureandomi con uno studio semiotico sul teatro. Il mio è stato un percorso non tradizionale. Mio papà mi ha regalato una sua riflessione: quello che non ti sei ancora concessa, ti raggiungerà. Tutte le strade portano a Roma, insomma, e io arrivo sempre lì, sul palco. Nelle relazioni, invece, non “arrivo a Roma” al primo tentativo: vorrei possedere un navigatore onnisciente. Il mio invece

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La pace impossibile testo di Marco Alloni; fotografie di Reto Albertalli /phovea

Le recenti rivoluzioni negli stati del Nord Africa e del Medioriente pongono certamente nuovi interrogativi riguardo i rapporti fra il mondo arabo e lo stato ebraico. Ma il conflitto israelo-palestinese continua a rappresentare un’anomalia della storia e, per quanti strappi in avanti potranno prodursi, il punto cruciale resterà irrisolto finchÊ non sarà definita la questione dei due stati. Di questa anomalia offrono piena testimonianza le fotografie di Reto Albertalli, recentemente realizzate nella cittadina palestinese di Jenin


Pattuglia di soldati israeliani in perlustrazione


in apertura: uno sguardo al campo e al centro cittĂ , al tramonto. Il tatuaggio, vietato nella religione islamica, è unicamente prerogativa degli ex-combattenti che lo portano in memoria dell’Intifada


sopra: dove pochi anni prima sorgeva la colonia zionista, scacciata dalla resistenza, ora la popolazione locale trascorre il tempo libero. Un uomo prega rivolto verso La Mecca affiancato da sua figlia a destra: Zaccaria Zubeidi e Abu Quassam raffigurati su un poster destinato a troneggiare nelle vie qualora venissero uccisi, a ricordarli come martiri. L’immagine è affissa nell’abitazione di Abu Quassam, la cui sagoma si intravede in primo piano


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a riconciliazione fra Hamas e Al-Fatah avvenuta alcuni giorni fa al Cairo non deve trarre in inganno. Il paradosso è però che le rivoluzioni arabe potrebbero costituire la grande occasione per un avvicinamento fra democrazie e verosimilmente, invece, non produrranno se non una nuova frattura e ulteriori fraintendimenti fra i popoli arabi e Israele. Perché il dato di fondo rimane, e rimarrà, invariato: quale popolo può misconoscere che per oltre trent’anni – dalla famosa visita di Sadat alla Knesset in poi – non già una mera “pace bilaterale” (Camp David) venne segnata ma un insidioso e impopolare oligopolio degli interessi regionali? L’Egitto lo scopre in queste settimane. Il deposto raìs Hosni Mubarak intratteneva, attraverso i suoi intendenti diplomatici e militari, rapporti economici privilegiati con Israele in totale dispregio delle esigenze e delle richieste di equità sociale della sua popolazione. Allora il punto è: come pretendere di considerare un progresso la svolta democratica, il faticoso sforzo di transizione verso la democrazia, di alcuni dei più monolitici stati arabi della regione – dalla Libia all’Egitto passando per Tunisia, Siria e Yemen – laddove l’Occidente (e il suo “vassallo regionale”, Israele), lungi dal determinare con il proprio potere e la propria influenza le condizioni per la democratizzazione prima della sollevazione popolare, ha da sempre giocato sul doppio binario della democrazia interna e del disprezzo della stessa sul piano della politica estera? Possibile che il caso della Libia non ci insegni almeno questo elementare dato: che fino a poche settimane prima della sollevazione popolare, e anzi persino durante le prime fasi – e per certi versi ancora adesso – gli interessi occidentali hanno avuto sistematicamente la meglio sul discorso populista e retorico della “esportazione” (reale) della democrazia? L’Italia, in particolare, si è distinta per un gattopardismo addirittura grottesco: invece di rimuovere immediatamente (non l’ha ancora fatto) il suo famigerato Trattato di amicizia con la Libia, ha sperperato contraddizioni per dichiararsi di volta in volta “dispiaciuta” del caso libico, “alleata degli insorti”, favorevole all’intervento dal mare ma “sfavorevole” all’uso delle armi, e così via, in una sequela di affermazioni che svelano il gorgo di una dipendenza dal petrolio e dalle ragioni di stabilità interna (vedi immigrazione e clandestini) che con le ragioni alte della politica mediterranea non hanno nulla a che fare. Altri paradossi Ora la Palestina torna a essere la cartina al tornasole di tutte le questioni regionali. Dal valico fra Gaza e l’Egitto alla trita questione di Gerusalemme capitale, il problema della democrazia e della democraticità si presenta in tutta la sua contraddittorietà: anzi, come un vero e proprio paradosso. Gli arabi sono in grado di porsi su un piano dialogico con l’Occidente e Israele, il suo “braccio” mediorientale? È forse questa una domanda ricevibile, laddove l’aiuto ai popoli arabi non ha mai saputo sganciarsi dal sostegno immorale ai dittatori regionali, e soprattutto non ha mai saputo porre, nei confronti di Israele, una chiara limitazione alla questione della colonizzazione? Le foto parlano chiaro. Gli arabi sono soli e sono in guerra. La violenza ha imposto loro un modus vivendi a cui nessuna dichiarazione esclusivamente formale può togliere pregnanza. Vivere da quelle parti significa lottare – lottare da soli. Non sarebbe ora che a questo stato di cose – a questa solitudine congenita, a questo abbandono alla propria causa, e soprattutto alla retorica dell’aiuto – si avvicendasse finalmente una politica così elementare, eppure così alta, da riconoscere che è forse possibile costruire un Mediterraneo pacifico senza rinunciare a un compenso in termini di interessi immediati? Gli arabi ci stanno insegnando che questa è ormai una domanda improcrastinabile.

sopra: un ex combattente delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa mostra il proprio album fotografico “di ricordi” in presenza dei suoi figli: immagini di gruppi armati e scene di guerriglia urbana. Due generazioni impregnate dalla stessa cultura violenta

Reto Albertalli Nato nel 1979, vive e lavora tra il Ticino dov'è nato e Ginevra. Dopo la maturità artistica presso il Liceo Artistico del CSIA di Lugano e il diploma presso la scuola di fotografia di Vevey, ha iniziato a lavorare come fotogiornalista per alcune delle più importanti testate giornalistiche svizzere. Nel 2011 gli è stato assegnato il secondo posto nella categoria “Estero” dello Swiss Press Photo (www.retoalbertalli.com) Le fotografie pubblicate nel nostro servizio saranno esposte insieme ad altre presso la Galerie Focale di Nyon fino al 27 agosto 2011


Memorie digitali Tendenze p. 42 | di Luca Martini

Nelle nostre case esiste sempre un cassetto pieno di vecchie fotografie: volti, luoghi, situazioni di un passato più o meno remoto, concreta testimonianza delle nostre radici. Oggi, grazie alla tecnologia e a un po’ di pazienza, è possibile recuperare e far rivivere quel patrimonio

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on l’avvento del digitale il concetto di fotografia è cambiato radicalmente. Produciamo, è proprio il caso di dirlo, molte più fotografie, che spesso non archiviamo, quasi mai stampiamo e che rimangono in una sorta di limbo, su supporti di memoria destinati nella maggioranza dei casi a perdersi o a rompersi. In questo processo di virtualizzazione il negativo ha perso significato, infatti solo gli amanti della fotografia si premurano di scattare in formato RAW, l’unico in grado di ritenere il massimo quantitativo di informazioni e permettere un completo postprocessing. Le nostre famiglie hanno però spesso dimenticato in un cassetto o in un armadio un grande patrimonio di immagini sia sotto forma di stampe sia di negative o diapositive. Questo patrimonio è destinato a perdersi insieme con la memoria di persone, luoghi ed eventi. Si tratta spesso di immagini amatoriali che mostrano la realtà in modo unico, libero e lontano da stereotipi. La tecnologia digitale ci viene in soccorso con strumenti in grado di digitalizzare con una buona qualità sia trasparenti sia stampe, sia positivi sia negativi. Grazie agli scanner collegabili al PC abbiamo infatti la possibilità di recuperare e “attualizzare” il nostro patrimonio iconografico familiare, e non solo. Cominceremo quindi con il recuperare tutto il materiale disponibile, con l’acquistare i folder e le pagine necessarie per organizzare e archiviare il tutto, e, ovviamente, con il dotarci di uno scanner. Ve ne sono in commercio sostanzialmente di due tipi, i flatbed in grado di scansire sia stampe sia trasparenti e quelli dedicati solamente a diapositive e negative. Sia gli uni che gli altri sono dotati di adattatori in cui le negative o le diapositive vengono caricate e quindi scansite. I dispositivi migliori sono anche supportati da programmi in grado di restaurare parzialmente le fotografie danneggiate, recuperare la saturazione originale dei colori ed eliminare eventuali dominanti. È possibile ottenere immagini straordinariamente nitide e brillanti, come se fossero state scattate il giorno prima. Un altro esercizio divertente può essere quello di realizzare una scansione ad alta risoluzione e quindi andare ad ingrandire particolari, per esempio di cartoline d’epoca, estraendo dalle immagini personaggi e situazioni che sarebbero sfuggite a un’osservazione superficiale. Il vero piacere consisterà però nel riscoprire fotografie di cui si era persa la memoria o che addirittura non si erano mai viste. Interi rulli possono essere recuperati e riscoperti portando alla luce volti, fatti e luoghi di cui si era solo sentito parlare offrendo così il pretesto per riallacciare rapporti e riscoprire comuni radici. Unici veri ingredienti di questo processo di recupero sono una buona dose di pazienza e molto tempo. Gli scanner, infatti, quando lavorano con parametri di qualità elevata, hanno un principale difetto: sono piuttosto lenti. Ma una volta impostata e lanciata una sessione di scansione, possiamo tranquillamente dedicarci ad altro. Alla fine ci ritroveremo con il nostro materiale fotografico ben archiviato, ordinato e al “sicuro” (e di questo si potrebbe discutere a lungo) su supporto digitale. Ma soprattutto con una consapevolezza maggiore delle nostre origini e della nostra vicenda umana.


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Marte, archetipo della volontà e dei desideri segnerà tutte le vostre azioni. Cercate di canalizzare questa esplosione di energie verso il raggiungimento di obiettivi precisi. A gonfie vele dal 4 giugno.

Dal 3 giugno Mercurio, vostro dominatore, entra nel segno: lucidità mentale unita a intuito. Opportunità professionali in ordine all’ultima chiamata di Giove nel segno dell’Ariete. Importanti alleanze.

Cambiamenti di rotta di cui dovete assolutamente approfittare. Con Giove positivo a partire dal 4 giugno potrete avviare importanti progetti. Amore e incontri sentimentali per i nati nella seconda decade.

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Opportunità professionali legate al mondo della politica. Cercatevi un mecenate, vi sarà utile. Puntate sulle affinità elettive. Incontri con persone più giovani. Fase travolgente per i nati nell’ultima decade.

Grazie ai numerosi pianeti in Toro si apre un periodo di prosperità, passioni e amori. A partire dal 4 giugno opportunità professionali per i nati nella prima decade. Promozioni e riconoscimenti pubblici.

Sbilanciati fino al 4 giugno: con Giove in opposizione non ve la sentite proprio di calmarvi. A partire dal giorno successivo ritroverete un punto di equilibrio. Incontri con persone straniere per i nati in settembre.

Settimana di passioni sostenuta dall’opposizione con Marte e Venere. Raggiungimento di obiettivi inaspettati. A partire dal 4 giugno fase particolarmente movimentata per i nati nella prima decade.

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Ultimi giorni di passioni incontrollate per la fine del transito di Giove nella quinta casa solare. Al di fuori di ogni regola i nati nella prima decade, baciati dalla follia uraniana. State attenti a quello che dite.

Il mese di giugno si apre a tinte rosa per i nati nelle prime due decadi. Particolarmente passionali i nati in dicembre. Promozioni e inaspettate entrate economiche a partire dal 4 giugno con l’arrivo di Giove.

Incrementate al massimo le vostre relazioni pubbliche: avrete in questo modo la possibilità di incontrare figure interessanti. Conoscenza con persone più giovani e possibili flirts a partire dal 3 giugno.

Grazie a Marte, Venere e Mercurio in transito nella vostra terza casa solare, il mese di giugno si apre con una forte intensificazione della vita sociale e degli impegni culturali. Incontri sentimentali.

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Orizzontali 1. È un ben che a qualcuno manca! • 10. Il nome della Pausini • 11. Settentrione • 12. Una vettura... particolare • 14. Pari in linfa • 15. Lo è il Pacifico • 16. Si miete • 19. Sono famose quelle di Toledo • 20. Smalto, vernice • 22. Riga centrale • 23. Dio nordico • 25. Olio inglese • 26. La pigna tropicale • 28. La prima nota • 29. Astuti, furbi • 30. Indi • 31. Buco • 32. Distante (f) • 35. Cono centrale • 36. Consonanti in vuoto • 37. Grasse, adipose • 39. Un vulcano • 40. Prova attitudinale • 41. Negazione • 42. Li redige il notaio • 43. Bacino di carenaggio • 46. È bella ma stupida • 47. Pronome personale • 48. Paga il fio.

Magnani • 18. Arde nel cuore dell’innamorato • 20. Il nome della Wertmüller • 21. Non sanno né leggere, né scrivere • 24. Il nome della Maraini • 27. Un verbo del cuoco • 29. Indumento femminile • 30. Portogallo e Norvegia • 33. Due al cubo • 34. Visto, osservato • 38. La moglie di Assuero • 43. Mezza casa • 44. Il Nichel del chimico • 45. Est-Ovest.

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Verticali 1. Noto romanzo di H. Mankell • 2. Lo subì il Titanic • 3. Né mio, né suo • 4. Fallace, sbagliato • 5. L’opposto di ecclesiastico • 6. Il figlio di Anchise • 7. Ognuno fa il proprio! • 8. Complessino canoro • 9. Carme lirico • 13. Dubitativa • 17. Le iniziali della

Soluzione n. 19 2

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» a cura di Elisabetta

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 23

ariete Momento straordinario per il transito di Giove fino al 4 giugno. Tentate anche l’impossibile perché l’avrete. L’importante è che gli obiettivi della vostra mente coincidano con quelli della vostra anima.

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