Ticino7

Page 1

№ 22

&'+ 1 )*3),- 24..

%-, T'+'/$&*- (–.. )*3),- 24..

P-+*0*%$ $)/*%-+$

CONTADINI SOTTO VETRO C  T › RT › T Z ›  .–


Âť illustrazione di Adriano Crivelli


Ticinosette n° 22 3 giugno 2011

Impressum Tiratura controllata 72’011 copie

Chiusura redazionale Venerdì 27 maggio

Editore

Teleradio 7 SA, Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Agorà Politica agricola. I guardiani del paesaggio Sguardi Charles Baudelaire. Il confine

DI

DI

DI

GIULIO CARRETTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

GAIA GRIMANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage La natura nel piatto

DI

FABIO MARTINI; FOTOGRAFIE DI HANS-PETER SIFFERT . . . . . . .

Sfide Ford e Toyoda. I titani dell’auto Letture Nel bosco della formazione

DI DI

4 6 8 10 35 40 41 42 43

SILVANO DE PIETRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Salute Genetica e farmaceutica. Misurare la vita Vitae Pierrette Giamboni

DI

FABIO MARTINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tendenze Moda e natura. Coda di paglia

DI

MARISA GORZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Astri / Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

Illustrazione di Antoine Déprez

Tutti a St. Moritz... Nei prossimi giorni (9–12 giugno), si terrà presso il Grand Hotel Kempinski di St. Moritz la riunione annuale del gruppo Bilderberg, cioè di quello che è ritenuto il club più esclusivo del pianeta. Istituzione privata nata agli inizi degli anni Cinquanta, essa rappresenta, analogamente alla Commissione Trilateral (fondata nel 1973 da David Rockefeller e con cui è strettamente imparentata) la quintessenza del lobbismo internazionale. Come avrete notato nessuno di noi è stato invitato e se anche lo fosse terrebbe la bocca ben cucita. Al club infatti accedono personalità del mondo finanziario, economico, politico, mediatico e imprenditoriale di altissimo livello, quasi sempre con la passione per il compasso e l’inclinazione a indossare il noto grembiulino. Insomma, il gotha (o quasi) dei grandi poteri che reggono il mondo. Le riunioni, a cui ovviamente la stampa non può accedere, non vengono registrate e nulla trapela mai all’esterno. Questo regime di segretezza ha alimentato nel corso degli anni la curiosità e le congetture, più o meno complottistiche, soprattutto da parte di chi vede in queste organizzazioni le grandi burattinaie del mondo. La si potrebbe definire una società segreta o, come hanno dichiarato alcuni parlamentari europei, “un gruppo di riflessione politica di tendenze decisamente conservatrici”. Sta di fatto che questa è la quinta volta che la Svizzera ospita la “riunione” (era avvenuto in passato nel 1960, 1970, 1981 e nel 1995). E forse, come qualche collega ha fatto notare, non è del tutto casuale: la Svizzera è infatti insieme alla Norvegia uno dei paesi che meglio ha retto all’urto della crisi

globale e che, dopo tutto, ne è uscita senza rompersi troppo le ossa. Pur non volendo fare i complottisti – anche in considerazione del fatto che oggi i grandi poteri non sono più appannaggio esclusivo delle società occidentali ma si stanno sempre più distribuendo in altre aree del pianeta, l’Estremo Oriente in primis –, l’esistenza di queste organizzazioni pone comunque un problema cruciale per le democrazie che possiamo sintetizzare in una semplice domanda: che senso può avere oggi andare a votare, sostenere un determinato partito o candidato, quando la gran parte dell’universo politico internazionale – i nostri rappresentanti – non solo sono condizionati nelle loro scelte dai poteri economici, ma sempre più spesso siedono nei consigli d’amministrazione di aziende e società i cui obiettivi e strategie non coincidono con l’interesse pubblico? I liberisti di stretta osservanza (si badi, non i veri liberali), hanno la risposta sempre pronta a riguardo. E allora ci chiediamo ancora: quale insegnamento ci è venuto dalla recente e non sopita crisi economico-finanziaria? Che cosa ne dovremmo dedurre? Non è stato forse proprio il liberismo sfrenato e senza regole a produrre il disastro? Ecco, la questione sono le regole e l’etica; parole certo scomode e fastidiose per molti, ma indispensabili a garantire la “salute” sociale e collettiva. Il compito dei politici dovrebbe essere infatti quello non solo di dotarsi in modo fermo di questi strumenti ma di usarli concretamente, agendo da argini alle maree più o meno complottanti dell’affarismo senza scrupoli. Buona lettura, la Redazione

Problemi informatici? I nostri esperti Amico vi consigliano in modo competente per telefono e vi forniscono assistenza tramite accesso remoto al vostro computer. Registratevi subito al numero gratuito 0800 803 175 oppure su swisscom.ch/problemiinformatici


Q

uanto costano alla collettività i contadini/ giardinieri che curano il paesaggio da cartolina elvetico? La risposta, precisa, è contenuta nei programmi di sostegno all’agricoltura: per il quadriennio 2014–2017 la Confederazione conta di sostenere le aziende del settore con 13 miliardi e 670 milioni, cioè con 3,4 miliardi di franchi all’anno. Insomma, “la Svizzera è bella” anche perché gli svizzeri spendono un bel po’ di soldi per mantenerla tale. Ma bisogna anche dire che in qualche modo vi sono costretti, dal momento che, per la ridotta estensione dei terreni adatti e per un’intensa diffusione di piccole aziende, la nostra agricoltura non è in grado di reggere la concorrenza europea. Vi sono, ovviamente, anche altre ragioni di carattere politico e strategico, come la necessità di mantenere comunque una struttura produttiva, che tornerebbe utile nel caso di una grave crisi alimentare (ipotesi da non escludere tassativamente a priori, visto come si muovono i mercati mondiali dei beni di prima necessità). Sta di fatto che la Svizzera da decenni sovvenziona i propri agricoltori. E continuerà a farlo. Ma naturalmente non per attuare un cieco protezionismo dei prodotti agricoli, che sarebbe economicamente suicida, bensì per assicurare la sopravvivenza dell’intera struttura agraria svizzera e delle sue peculiarità e capacità produttive.

Salvaguardare l’ambiente... La politica agricola della Confederazione sta quindi cambiando di conseguenza. Non più sussidi a sostegno del mercato – per esempio in base al numero dei capi di bestiame allevati – ma aiuti in cambio dell’impegno a conseguire, come vuole la Costituzione federale, la salvaguardia dell’ambiente e la protezione del paesaggio e degli animali. La politica agricola per il 2014–2017 (detta brevemente PA 14-17) definisce quindi in dettaglio gli obiettivi generali verso cui deve tendere l’agricoltura. E per ognuno dei quali è previsto un contributo diverso: per preservare l’apertura del paesaggio rurale; per mantenere un approvvigionamento sicuro della popolazione in derrate alimentari; per salvaguardare e promuovere la diversità delle specie (biodiversità); per salvaguardare, promuovere e sviluppare paesaggi rurali variati; per incentivare forme di produzione in sintonia con la natura, rispettose dell’ambiente e degli animali (produzione bio e integrata). Questi pagamenti diretti rappresentano l’80% dell’intero sostegno finanziario cioè 2,8 miliardi di franchi all’anno. Il resto è rappresentato da altri due tipi di contributi: quelli per l’efficienza delle risorse e quelli d’adeguamento (cioè per facilitare agli agricoltori il

»

4

Agricoltura. I guardiani del paesaggio

Agorà

L’impressione offerta dal territorio svizzero è quella di un giardino ben curato. Ma qual è in realtà oggi la situazione degli agricoltori nella Confederazione? E quali sfide si troveranno ad affrontare nei prossimi anni? passaggio al nuovo sistema). In altre parole, i contadini svizzeri continueranno a ricevere gli aiuti della Confederazione se riusciranno a produrre di più, risparmiare risorse e inquinare di meno. In pratica, saranno indotti a ridurre gli allevamenti (e quindi la produzione di latte e carne), sfruttare di più i terreni con colture estensive, dedicarsi alla manutenzione di selve e paesaggi rurali, sviluppare un maggiore spirito innovativo e imprenditoriale.

... per produrre di più? Secondo i piani della Confederazione, gli effetti complessivi dovrebbero essere, tra gli altri, quelli di una maggiore produzione di cereali, di una minore dipendenza dalle importazioni di alimenti per animali, di una maggiore qualità e competitività dell’intero settore agroalimentare. Migliori prestazioni ambientali vedranno poi promossa la diversità delle specie e aumentata l’efficienza delle risorse; verrà arginata la perdita di terreni coltivabili; e per la prima volta saranno tutelati e sviluppati elementi caratteristici del paesaggio, come per esempio le selve castanili, tipiche del Ticino. Negli ambienti agricoli, i cambiamenti che la Confederazione vuole introdurre non sono stati accolti ovunque con lo stesso spirito. L’Unione svizzera dei contadini (USC) non è per nulla entusiasta, almeno apparentemente. Ha infatti affermato che, senza “correttivi sostanziali”, la PA 14-17 potrebbe essere respinta in blocco. Secondo l’USC, i pagamenti legati ai capi di bestiame andrebbero mantenuti, altrimenti sorgono “troppe incertezze per le famiglie contadine”. E la soppressione degli aiuti a sostegno del mercato sarebbe “sconcertante”, dato che gli accordi internazionali non obbligherebbero la Svizzera ad “agire con tanta precipitazione”. Anche BioSuisse, l’organizzazione mantello delle aziende agricole che producono con metodi biologici, s’è espressa in modo critico, affermando che manca ancora un segnale forte a favore dell’agricoltura biologica. Ha quindi aggiunto che i contributi di adeguamento dovrebbero essere ridotti a favore dei pagamenti diretti per prestazioni quali la biodiversità e la qualità dei paesaggi. Insomma, l’esatto contrario di quello che afferma l’USC. E poi c’è l’Alleanza Agraria (17 organizzazioni di consumatori, agricoltori e protettori della natura e del paesaggio), secondo la quale il nuovo sistema di pagamenti diretti è “un’opportunità per la produzione e l’ecologia”, ma occorre aumentare i contributi legati alle prestazioni rispetto ai pagamenti forfettari. Certo, queste dichiarazioni delle organizzazioni che rappresentano il settore dell’agricoltura potrebbero essere considerate come preparatorie all’intenso lavo-


Il secondo “punto debole” della PA 14-17, sempre secondo l’USC, è che il sistema dei pagamenti diretti rischia di diventare ancor più complicato e poco credibile, dato che i nuovi obiettivi sono più qualitativi e perciò difficili da definire e controllare. Da qui il timore di maggiori carichi amministrativi e di ricorso a consulenti e controllori. Come giudica quest’altra opinione dell’USC? “Le pastoie burocratiche possono essere ottimizzate indipendentemente dalle nuove politiche agricole. Qualsiasi sistema di pagamenti statali sottostà a un complesso meccanismo di controllo. In questo ambito ritengo che siano ancora parecchie le agevolazioni che permetterebbero all’agricoltore di semplificare le sue notifiche. Anche i competenti uffici cantonali possono e devono fare dei progressi in uno spirito di collaborazione/partenariato e non limitarsi al ruolo di puro controllo o di sanzioni. La PA 2014-17 si propone proprio di creare maggiore trasparenza tra prestazione e remunerazioni”. Il nuovo ministro dell’economia, Johann Schneider-Ammann, del PLR (quindi non proprio, politicamente parlando, un amico dei contadini), ha detto che “la nuova politica agraria rafforza la capacità concorrenziale, accresce il reddito dei contadini e ha riguardo per l’ambiente e la biodiversità”. Le sembra un’affermazione pienamente credibile, anche considerando che poi quasi certamente la lobby dei contadini otterrà dal parlamento cambiamenti e correzioni a questa politica? “Il consigliere federale Schneider-Ammann è stato vicepresidente di Economiesuisse e anche imprenditore di successo, ma chiaramente il settore metalmeccanico e quello agricolo sono diversi. Le assicuro che lo spirito imprenditoriale esiste anche in molti agricoltori. Il fatto di saper coniugare economia ed ecologia sono le maggiori sfide della PA 14-17. Un’agricoltura che riuscirà a farlo sarà sostenibile e durevole. Mi chiedo perché sembra che solo un politico UDC possa essere «amico dei contadini»”. Un’altra promessa della PA 14-17 è che i contadini non subiranno uno “shock” del reddito, grazie anche ai contri-

buti di adattamento. Ma è davvero così facile, tecnicamente parlando, ridurre in un’azienda agricola lo spazio strutturale e organizzativo (quindi fatto anche di risorse umane ed economiche) dedicato all’allevamento, e convertirlo in tempi rapidi a una più estensiva lavorazione dei campi? “Certo, dietro ogni azienda vi sono delle persone. I contributi di adattamento dovrebbero poter facilitare, a quegli agricoltori che decidono di cambiare professione, di adattarsi alle nuove esigenze. Sono abbastanza scettico, vista la peculiarità del mondo contadino, che queste misure abbiano un grande successo. Esse sono tuttavia una prova che i cambiamenti strutturali dovrebbero avvenire in modo socialmente sostenibile. La chiusura di un’attività tramandata da generazioni crea dei traumi non solo nell’agricoltura, che non possono essere «compensati» con dei contributi”. Quali potrebbero essere, se vi saranno, eventuali conseguenze negative della PA 14-17 sui contadini di montagna? “L’agricoltura di montagna svolge un compito fondamentale relativamente agli aspetti centrali della multifunzionalità dell’agricoltura e del paesaggio. Di conseguenza, se certe prestazioni sono richieste devono essere remunerate. L’abbandono previsto dei contributi per il bestiame sicuramente potrebbe avere delle ripercussioni negative sull’agricoltura di montagna. Ma la somma globale rimane immutata; per cui si tratta ora di definire con quali criteri verrà utilizzata. Non sono quindi d’accordo che vi siano dei settori che escano perdenti in partenza; e disapprovo categoricamente che si fomentino delle lotte intestine tra montagna e pianura, tra piccoli e grandi contadini e tra produttori di foraggi e allevatori. Le sfide che ci aspettano non sono sicuramente facili, ma non riusciremo a gestirle se ci scanniamo a vicenda”. Anche lei è convinto che, come promette Schneider-Ammann, le inefficienze del settore possano essere ridotte o eliminate e la capacità concorrenziale aumentata? “Non spetta solamente alla politica agricola aumentare la capacità concorrenziale dell’agricoltura svizzera. Piuttosto dobbiamo, come produttori, creare delle alleanze con i trasformatori e i distributori, per poter rafforzare tutto il settore agroalimentare interno. Non dimentichiamo che i cittadini si esprimono (almeno quelli che vanno ancora a votare) ogni 6-10 anni sulla politica agricola, mentre il consumatore si esprime giornalmente, alla cassa del distributore, sulla priorità da attribuire al settore agroalimentare. Non mi pare coerente richiedere una qualità «svizzera» per gli alimentari e poi fare la spesa unicamente in funzione del prezzo”. Signor Feitknecht, le sembra giusto, in definitiva, trasformare i contadini in giardinieri del paesaggio per poter aprire il mercato ai prodotti agricoli europei? “Chiaramente no, un’agricoltura basata unicamente sulla gestione del paesaggio, che ignora completamente l’aspetto produttivo non può essere un modello durevole. La tradizione agricola si esprime sì nel paesaggio/territorio, ma soprattutto nel cibo caratteristico di una regione. Il Parco del Piano di Magadino rappresenta un esempio classico dove l’attività produttiva (orticola, lattiera, viticola e altro) sa convivere con la gestione del paesaggio e della natura, cercando alleanze non da ultimo anche nel settore gastronomia/turismo. La sfida maggiore per l’agricoltura ticinese e svizzera – oserei dire della maggior parte dei paesi europei – è la continua urbanizzazione di terreni fertili. Un tema che è stato sollevato recentemente sia dall’Unione svizzera dei contadini, sia dall’Ufficio federale dell’agricoltura. «Senza terra niente cibo»: una sfida irreversibile; se le generazioni future continueranno con la stessa velocità della nostra a consumare risorse limitate, produrremo il formaggio d’alpe e i salumi in laboratorio. Questa è la vera sfida!”.

Agorà

5

» di Silvano De Pietro

ro di lobbying, che le stesse contano di fare quando il Parlamento prenderà in esame la PA 14-17. Noi comunque abbiamo voluto capire cosa ne pensano davvero gli agricoltori, raccogliendo il parere di uno di loro, Ulrico Feitknecht, proprietario di una delle più grandi fattorie del Piano di Magadino. Il suo orientamento è in generale favorevole all’attuale politica agricola della Confederazione, per cui sostiene, per esempio, che non si dovrebbe parlare di aiuti ai contadini, ma di rimunerazione per determinate prestazioni (paesaggio, biodiversità, ecc.) che, non avendo, come la carne e il latte, un valore di mercato, non vengono pagate dai consumatori. “Sono convinto che i due aspetti della politica agricola sono complementari”, dice Feitknecht a commento del primo “punto debole” indicato dall’Unione svizzera dei contadini nella PA 14-17, e cioè il fatto che troppo denaro finisce nell’ecologia e nella cura del paesaggio e troppo poco nella produzione. “Una produzione di qualità, come la richiede il consumatore-contribuente svizzero, deve rispettare sia l’aspetto economico, dunque produttivo, sia quello ecologico della qualità del paesaggio, del benessere animale e della biodiversità. Ogni azienda dovrà scegliere in quale direzione orientarsi, non saremo mai in condizioni di essere concorrenziali con i grandi produttori mondiali e dunque dobbiamo prestare attenzione agli aspetti fondamentali per una società urbana, cioè a quelle prestazioni che non si possono importare (paesaggio, biodiversità e benessere animale)”.


Paradisi immaginari. Il confine testo di Giancarlo Fornasier; fotografie di Fabrizio Scanavino (1956–2010)

profumi (...) il modo di sfuggire, anche solo per qualche ora, al suo abitacolo di fango e «conquistare il paradiso in un solo colpo»”. Sono i vizi che, “per quanto li si supponga pieni di orrore” scrive ancora Baudelaire, “contengono la prova (non fosse altro che per la loro infinita espansione!) del suo gusto dell’infinito: ma è un gusto che spesso sbaglia strada”. Costruendo qui un piccolo gioco tra esterno-interno, tra strade da percorrere e sentimenti, l’autore condanna l’umanità che rigurgita di passioni: esse conducono l’uomo inevitabilmente “alla ricompensa o al castigo, due forme di eternità”. L’infinito e l’eternità: quest’ultima appare qui più una condanna dal sapore aspro del castigo, e non tanto un premio per l’elevazione della propria anima. Entrambi però rappresentano la meta senza confine di un viaggio immaginario, visione molto presente nella poetica baudeleriana2.

“Ci sono giorni in cui l’uomo si sveglia con uno spirito giovane e

Sguardi

6

vigoroso. Appena liberate le palpebre dal sonno che le sigillava, il mondo esterno si offre a lui con potente rilievo, con una nitidezza di contorni e una ricchezza di colori ammirevoli. Il mondo morale apre le sue vaste prospettive, piene di nuove chiarezze. L’uomo gratificato da questa beatitudine, purtroppo rara e passeggera, si sente nello stesso tempo più artista e più giusto: più nobile, per dire tutto in una sola parola”.1 I Paradisi narratici da Charles Baudelaire (1821–1867) sono un intimo percorso interiore. Ma le “visioni riflessive” che l’autore dei Fiori del male e lo Spleen di Parigi è in grado di evocare si associano meravigliosamente alla capacità di rapimento propria degli elementi naturali, in grado di risvegliare i nostri sensi, regalarci immagini e originare visioni ultraterrene costituite di cieli, fiumi e spazi infiniti. Queste stesse dimensioni definiscono anche i luoghi che il poeta francese descrive nella suo scritto. Ma nel caso di Baudelaire gli spazi sono dati dall’artificio: la stanza nella quale lo scrittore consuma hascisc e oppio ha le sembianze di una scatola delle meraviglie, dove le imperfezioni delle pareti diventano territori tutti da esplorare. Il banale e il comune si fanno improvvisamente “stupefacenti”. Una lucida beatitudine “D’altra parte” scrive Charles Baudelaire “questa condizione affascinante e singolare, in cui tutte le forze si equilibrano, in cui l’immaginazione, per quanto meravigliosamente potente, non trascina con sé il senso morale in pericolose avventure, (...) questo stato meraviglioso non ha sintomi premonitori. È imprevedibile come il fantasma”. È una “grazia” della mente che lo scrittore non ha timore di definire “un’ossessione intermittente, da cui dovremmo trarre, se fossimo saggi, la certezza di un’esistenza migliore e la speranza di raggiungerla con l’esercizio quotidiano della volontà”. La ricerca dell’acutezza dei pensieri – la beatitudine sopra citata che, originata dal corpo, conduce all’anima per poi ritornare agli organi attraverso le percezioni – è un esercizio tanto meraviglioso quanto inebriante. Questo ha portato l’uomo – “considerando solo la voluttà immediata e senza darsi pensiero di violare le leggi del suo organismo”– a cercare “nella scienza fisica, nella farmaceutica, nei più grossolani liquori, nei più raffinati

La “depravazione del senso dell’infinito” Ma i paradisi hanno un prezzo: le droghe conducono alla dipendenza e l’infatuazione fa dell’uomo uno schiavo. Egli ignora che “sta giocando con uno più astuto e più forte di lui, e che lo Spirito del Male, anche quando gli si consegna soltanto un solo capello, non tarda a impadronirsi della testa”. Baudelaire attraverso una similitudine sintetizza la differenza tra colui che alla percezione reale preferisce quella data dalla farmacia e dall’alcol; “è come un pazzo che sostituisce ai mobili solidi, ai veri giardini, scenari dipinti sulla tela e montati su telai”. La nostra condizione umana di attori che vivono fra oggetti fisici pare non accontentarci: lo scrittore francese è certo che l’uomo abbia una propensione naturale verso l’alto, un movimento che lo porta “alla ricerca di una condizione che lo innalzi al di sopra di sé”, come scrive Marcel A. Ruff3. Da parte in causa, l’uomo si profila dunque come “osservatore”: a chi si rifugia nel male, il mondo si fa così distante, dipinto, quasi immateriale. Il senso del maligno insito nelle droghe rafforza il carattere del castigo e la realtà diventa una tela dalle false promesse (Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, 1891). Che la naturale propensione al cielo sia un’elevazione verso Dio? Come non ricordare allora l’episodio biblico della costruzione della Torre di Babele (Genesi 11, 1-9), voluta per arrivare al cielo (e dunque al Padre Eterno) e toglierlo dal trono: “Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra»”. Una sfida che il Signore condannerà duramente: agli uomini sarà impedita l’edificazione della torre e a loro non resterà che ridiscendere “sulla terra”. Ma essi non cesseranno mai più, salendo le cime più elevate, di avvicinarsi al cielo e a chi lo abita. Note: 1 “Il gusto dell’infinito”, da I paradisi artificiali, SE Edizioni, 2002, p. 15. 2 Si veda anche Giuseppe Grasso, Rileggere Baudelaire, Carpena EdizioniLumières Internationales, 2009. 3 “Postfazione”, in I paradisi artificiali, op. cit., p. 159. Nelle immagini: sopra, “La cima di Camadra, l’omonimo ghiacciaio e il Piz Medel all’alba”; a destra, “Flora alpina: Pulsatilla primaverile”. Le fotografie sono tratte da Valle di Blenio. Greina, Adula e altri luoghi magici di F. Scanavino, con testi di M. Volken, SalvioniEdizioni, 2010.



minazioni dei cromosomi, evitando perdite di informazioni durante le duplicazioni degli stessi. Una sorta di tappi genetici, o di argini, se preferite. Secondo i genetisti i telomeri rappresentano un eccellente indicatore per valutare la velocità di invecchiamento di un individuo: telomero corto, probabile vita biologica breve; telomero lungo, si suppone, maggiore possibilità di invecchiare (ma l’ultimo aspetto è in realtà da dimostrare). Che cosa c’entra

La notizia, battuta pochi giorni fa, può sembrare uno scherzo, anche se in realtà si tratta di una faccenda assai seria oltre che gravida di inquietanti conseguenze… in tutto questo la signora Blasco? Parecchio, visto che ha escogitato un test economico (circa 500 Euro), rapido (è sufficiente un prelievo del sangue) ed estremamente at-

tendibile per valutare la lunghezza dei nostri telomeri. “La novità di questo test è che è molto preciso”, ha dichiarato di recente. “Siamo in grado di rilevare differenze molto piccole nella lunghezza dei telomeri con una tecnica semplice e veloce, con cui molti campioni possono essere analizzati allo stesso tempo. Soprattutto, siamo in grado di determinare la presenza dei telomeri pericolosi, cioè quelli molto brevi”. La signora Blasco, che come potete immaginare non è esattamente una stupida, ha brevettato il suo metodo e ha costituito una società, la Life Length (“lunghezza della vita”, per non sbagliarsi) che al momento è in trattative con società di diagnostica medica in tutta Europa: obiettivo, commercializzare il test e raccogliere campioni di sangue per l’analisi in Spagna. Naturalmente Life Length non è la sola azienda a fornire informazioni sui telomeri (la lunghezza media è, per esempio, un dato oggi facilmente ottenibile) ma, attenzione, è l’unica attrezzata a fornire un test accurato sui telomeri brevi, i più insidiosi. Una “catena” di conseguenze Se da un lato, dunque, come qualche giorno fa ha scritto il giornalista scientifico Steve Connor “(…) vi è un crescente consenso scientifico sul fatto che la prova della lunghezza dei

»

re cosa sono i telomeri: sono strutture situate sulle estremità dei cromosomi, composte da sequenze ripetute di DNA e da proteine. Essi hanno la funzione di proteggere le ter-

Misurare la vita

Maria Blasco è una signora spagnola di 46 anni, mora e dai lineamenti gentili. È anche una ricercatrice di punta, con un passato di studio e lavoro negli Stati Uniti dove è stata allieva di Carol Greider, biologa e genetista attualmente alla Johns Hopkins University di Baltimora, nonché premio Nobel nel 2009. La Blasco è oggi a capo di un progetto sui telomeri presso il Centro Nazionale Spagnolo di Ricerca sul Cancro di Madrid. Innanzitutto vediamo di capi-

VOLVO SWISS EDITION.

Un’ampia dotazione supplementare a un prezzo davvero conveniente: Volvo Swiss Edition propone pacchetti su misura per ogni modello Volvo. Tutti i pacchetti premium offrono il massimo comfort a condizioni imbattibili e sono stati sviluppati appositamente per la Svizzera e per le vostre esigenze specifiche. www.volvocars.ch *I modelli illustrati fanno parte della nostra gamma. Il concessionario conosce le specifiche condizioni di leasing per modello. Esempio di leasing per la Volvo C30. Leasing Volvo Car Finance: Volvo C30 2.0 FWD Kinetic 145 CV/107 kW, pacchetto Swiss Edition incl. Prezzo di listino CHF 37 600.–, rata mensile CHF 353.–, acconto CHF 7520.–, durata 48 mesi, 10 000 km/anno. Interesse nominale 2,9% incl. assicurazione rate Volvo, interesse effettivo 2,94%. Cauzione CHF 3000.–, valore residuo secondo le direttive di Volvo Car Finance. Assicurazione casco totale obbligatoria non inclusa. La concessione del credito è vietata se causa l’eccessivo indebitamento del consumatore (art. 3 LCSI). Offerta valida fino al 30.06.2011 per i veicoli dei modelli 2011. Consumo normalizzato su ciclo misto (secondo normativa 1999/100/UE): 7,6 l/100 km. Emissioni CO2: 177 g/km (188 g/km: media di tutti i modelli di auto nuove). Categoria d’efficienza


EQUIPAGGIAMENTI PREMIUM CON VANTAGGIO SUL PREZZO FINO A CHF 6750.–.

medicina è stato concesso a tre scienziati pionieri nel campo, fra cui la già citata Carol Greider. Quest’ultima però, nonostante sia stata una dei docenti della Blanco, la pensa in modo un po’ diverso. Interpellata a riguardo, ha dichiarato alla rivista “Science”: “Se credo che sia utile avere un gruppo di aziende che si offrono di misurare la lunghezza dei telomeri così la gente può sapere quanti anni gli rimangono? No, affatto”. Ma com’è sempre accaduto, le scoperte umane rivelano senza eccezione una doppia valenza. Anche in questo caso. Di certo il test sui telomeri diventerà popolare entro i prossimi anni, ma non pochi sono i ricercatori che mettono in dubbio il suo valore, oltre a sostenere la necessità di un irrigidimento dei controlli etici sul suo impiego e della privacy riguardo i risultati ottenuti.

» di Giulio Carretti; imm. tratta da www.genenews.it

Nella simulazione grafica la parte illuminata indica il telomero

telomeri di una persona potrebbe fornire informazioni vitali sul rischio di morte prematura causata da una serie di patologie legate all’età, a malattie cardiovascolari, al morbo di Alzheimer e al cancro” (“The Independent”, 16.5.2011), dall’altro il test potrebbe dare il via a una spirale di speculazioni di vario genere: dalle aziende farmaceutiche che cercheranno di spacciare rimedi per… l’allungamento del telomero, assicurando un’esistenza più duratura, alle compagnie di assicurazioni desiderose di mettere le mani su quei dati, con la conseguente offerta di polizze di assicurazione vita o coperture sanitarie correlate al rischio individuale di ammalarsi gravemente o morire in modo prematuro. Sta di fatto che la ricerca sui telomeri rappresenta una delle aree di maggior interesse della scienza biomedica e nel 2009 il Premio Nobel per la

Ora con2,9%* le a sing AL

Usufruite inoltre dei migliori servizi di garanzia e manutenzione in assoluto. Maggiori informazioni su www.volvocars.ch o dal vostro concessionario Volvo.

Volvo. for life energetica: E. Volvo Swiss Premium® servizio di manutenzione gratuito fino a 10 anni/150 000 km, garanzia di fabbrica fino a 5 anni/150 000 km e riparazioni legate all’usura fino a 3 anni/150 000 km (vale il limite raggiunto prima). Solo presso i concessionari che aderiscono. I modelli rappresentati contengono ev. degli optional dietro sovrapprezzo. Pacchetto Swiss Edition per Volvo C30 2.0 FWD Summum: CHF 2500.–. Valore prezzi unitari degli optional nel pacchetto Swiss Edition: CHF 9100.–. Vantaggio per i clienti: CHF 6600.–.


» testimonianza raccolta da Gaia Grimani; fotografia di Igor Ponti

10

praticando l’atletica leggera: infatti, in questo campo, per raggiungere i risultati occorre lavorare duro e bene. Non esistono scorciatoie. Lo sport mi ha dato molto, perché oltre alle emozioni, alle amicizie e ai ricordi, è stato una vera lezione di vita. Purtroppo a causa del lavoro e degli impegni familiari a un certo punto ho dovuto abbandonarlo per qualche anno. L’ho ripreso, con coraggio, a 33 anni, arrivando quarta ai campionati ticinesi. Attualmente, però, mi limito a qualche corsetta per scaricare la tensione. Ho una famiglia numerosa con quattro figli, una ragazza di 26 anni, Alessia, uno di È una delle poche donne a ricoprire il 22, Andrea e due vivacissimi ruolo di direttore di banca. Quattro figli, gemelli di tredici, Federico e un passato di atleta a livello nazionale, Nicholas, entrambi giocatori di hockey, uno nel Lugano una grande passione per il suo lavoro, e l’altro nell’Ambrì... giusto per la lettura notturna e i viaggi... per non complicarci la vita! Sembrano grandi e grossi, ma non mi è stato particolarmenhanno ancora il gusto di sentirsi raccontare le te difficile perché l’ho fatto storie, come quando erano bambini e spesso, con la passione e la voglia di nei momenti di debolezza, chiedono ancora fare bene il mio lavoro. alla loro mamma abbracci e coccole. In più sono stata ricompenMolti mi domandano come ho fatto a consata da una crescita interiore ciliare lavoro e famiglia: qualche volta è stacostante, dall’incontro con to pesante, ma ho potuto contare molto sui persone interessanti e dal ricononni e su una baby sitter d’eccezione, Donanoscimento da parte dei colta detta “Tata”, che è con noi da 25 anni ed è leghi e dei superiori. Molti veramente una persona di famiglia. Ci conomi chiedono se non penso di sce tutti, al punto che indovino da quello che aver faticato tanto per arrivamette nel frigo se sta per arrivare mia figlia re alla posizione che ricopro dalla Svizzera interna o se prepara qualcosa di perché sono donna, quindi, speciale per gli altri miei figli o per noi. Lunin un certo senso, facilmente go il cammino della vita ho incontrato tante discriminata: io non lo crepersone e tutte sono state importanti. Ricordo, penso invece che ognuno do però con particolare gratitudine Dodo, di noi per svolgere al meglio il mio primo capo, che mi ha fatto capire e il proprio compito e dare un appassionare al mio lavoro. Occupata come valore aggiunto all’azienda in sono, difficilmente riesco a coltivare i miei cui opera debba mettersi in interessi, anche se mi piace leggere e lo faccio gioco costantemente e lavosoprattutto di notte, quando tutti dormono e rare sodo, a prescindere dal il silenzio della casa me lo consente. fatto di essere donna o uomo. Ultimamente ho ripreso l’attività fisica, ma Assumere atteggiamenti vitla mia grande passione sono i viaggi e, appetimistici o avanzare rivendina posso, parto, soprattutto per gli Stati Unicazioni basate solo sul fatto ti, dove mi trovo a mio agio come se fossi a di essere donna non porta a casa. Questa passione è condivisa anche dai niente. L’unico modo per vinmiei figli al punto che qualche giorno fa uno cere eventuali discriminazioni dei gemelli mi ha confessato di aver tanta è puntare sulla professionalinostalgia del profumo di bacon al mattino. tà, dando il meglio di sé per Nella vita ho capito che non si può dare nulcercare di essere sempre un la per scontato, che ognuno è l’artefice del passo davanti agli altri. proprio destino e che per migliorare bisoHo imparato questo approcgna mettersi in gioco sempre, con modecio dai miei trascorsi sportivi, stia e umiltà.

Pierrette Giamboni

Vitae

ono nata a Sorengo il 21 luglio del 1958, alle due di un caldo pomeriggio. Ho vissuto tutta la mia infanzia e giovinezza a Massagno. Ero piuttosto birichina, mi piaceva uscire a giocare a biglie, nascondino, guardie e ladri e gironzolare in bicicletta per il paese. Detestavo, invece le bambole e i giochi sedentari che qualche volta amano le bambine. Ogni tanto arrivavo a casa in ritardo e dovevo fare i conti con mio padre che era piuttosto severo, mentre mia madre è stata la persona che ha influito maggiormente sulle mie scelte, il modello da seguire e mi ha sempre spronato a migliorare e imparare. Quando avevo quindici anni non ero una studentessa brillante, così mio padre decise che sarei dovuta andare a fare l’apprendista in banca. A quei tempi i figli non avevano molta voce in capitolo, così subii la sua volontà. Dopo l’apprendistato imparai il tedesco e andai a lavorare a Zurigo. In seguito toccò all’inglese e mi recai sia a Londra sia a New York. Solo a 26 anni mi riavvicinai agli studi con il Diploma federale di Tecnico di marketing prima, poi frequentando la SUPSI e infine con il diploma della Swiss Banking School. Inoltre ho seguito tutta una serie di corsi professionali e comportamentali. Ho sicuramente percorso la via più dura: quella dello studio parallelo al lavoro. Ogni tanto, tra l’uno e l’altro, arrivavo a settimane di 70 ore, ma è stato fantastico: ho imparato molto, ho conosciuto professori e compagni brillanti e ricomincerei domani, se fosse necessario. Pur non essendo stata protagonista della mia scelta professionale iniziale, sono stata fortunata perché il mio lavoro mi piace moltissimo. Naturalmente tutto ciò ha richiesto tanti sacrifici che, grazie alla passione per ciò che facevo, non mi sono eccessivamente pesati: ho lavorato tanto, cercando di essere sempre innovativa e preparata. Ho rinunciato al tempo libero, ma

»

S


La natura nel piatto testo di Fabio Martini; fotografie di Hans-Peter Siffert

Si potrebbe definirla “cucina selvatica” ma non le renderebbe giustizia. L’impegno di Meret Bissegger, cuoca e studiosa delle piante spontanee commestibili, investe e coinvolge aspetti diversi: dal riconoscimento del paesaggio e dei differenti habitat, all’identificazione delle piante; dalle modalità di raccolta alla preparazione culinaria. Un percorso articolato, sedimentato lungo tre decenni di attività e passione per la natura e i suoi prodotti. Ma anche una riflessione antropologica su ciò che siamo in base a ciò di cui quotidianamente ci nutriamo


Il

rapporto con il cibo e le modalità attraverso le quali ce lo procuriamo, lo elaboriamo e lo consumiamo sono espressione diretta delle forme di sviluppo delle società. Come ebbe a dichiarare l’antropologo Claude Lévi-Strauss, “la cucina di una società è un linguaggio nel quale si traduce inconsciamente la sua struttura”. Ma se da un lato l’arte del cucinare determina e risponde al modo in cui avviene l’inserimento dell’uomo nel mondo, sospeso com’è fra natura e cultura, dall’altro essa soddisfa primariamente un’esigenza fondamentale dell’organismo. In questa prospettiva, la ricerca svolta ormai da tre decenni da Meret Bissegger sull’utilizzo e la preparazione delle piante selvatiche e spontanee in cucina non si pone esclusivamente come tentativo di recupero di una relazione “perduta” con la natura – relazione che i sistemi di produzione industriale hanno posto in crisi, immettendo fra noi e il cibo un’infinità di fasi e mediazioni, economiche, produttive, di sofisticazione, di impiego – ma anche come occasione di scoperta sensoriale e intellettuale. La raccolta delle piante selvatiche e spontanee ha del resto rappresentato una delle fonti alimentari principali nel corso dei secoli e lo è stata fino a non molto tempo fa. L’affermarsi sistematico della produzione alimentare su scala industriale, con l’avvento della grande distribuzione, dei fast food, dei cibi precotti, è infatti il riflesso di cambiamenti radicali ma tutto sommato recenti, riconducibili alle trasformazioni avvenute a partire dagli ultimi settant’anni.

Conoscenza, raccolta e preparazione Il primo passo è dato dall’acquisizione di una conoscenza delle piante, del loro habitat, delle loro caratteristiche, fattore che Meret Bissegger non dà affatto per scontato. Le piante mutano aspetto e qualità alimentare in base alla fase di crescita e anche ai luoghi in cui si radicano; spesso, sono indicate con nomi differenti, non di rado fantasiosi, che possono ingenerare confusione; inoltre, ve ne sono di velenose o semplicemente, non commestibili, perché sgradevoli. È dunque indispensabile saperle riconoscere con esattezza limitandosi a scegliere solo ciò di cui si è sicuri al cento per cento. La lavorazione in cucina, proprio per la particolarità della materia prima, soprattutto foglie, germogli e talvolta radici, richiede una serie di accorgimenti che vanno dal tipo di taglio alle forme di cottura. Queste ultime devono impedire la dispersione dei sali minerali, delle vitamine e dei nutrienti in esse presenti. Infine, considerando che l’approccio di Meret Bissegger non è radicale ma è legato a fattori di stagionalità e prevede l’integrazione con alimenti “altri” (naturalmente da coltivazione biologica ma anche prodotti tipici e del territorio), l’esperienza gustativa può davvero rivelarsi sorprendente. Un approccio all’alimentazione più integrato e armonico, quindi, che a partire dalla scoperta di territori nuovi, di piante sconosciute, giunge infine alla tavola, al palato, all’organismo. Un approccio che privilegia la durata, la calma, lo slow motion, ma anche la frugalità e la sacralità del cibo e della sua fruizione.

Meret Bissegger La mia cucina con le piante selvatiche. Riconoscere, raccogliere e cucinare le erbe spontanee Casagrande, 2011 Cuoca e pioniera della cucina biologica, Meret Bissegger si rivolge a chi desidera approfondire la conoscenza delle erbe spontanee e a chi crede in un’alimentazione a base di prodotti naturali, biologici e regionali come componente essenziale per uno stile di vita sano e rispettoso della natura

Hans-Peter Siffert (1954) Foto-giornalista, vive a Winterthur. Da molti anni si dedica al tema del vino e alle regioni nelle quali viene prodotto, oltre che di cucina regionale. Collabora con numerose riviste, agenzie pubblicitarie e case editrici. Per info: weinweltfoto.ch


pagina accanto e a sinistra: un momento nel corso della fase di raccolta. Ăˆ bene separare le diverse parti delle piante soprattutto se diverso è il loro impiego sopra: boccioli e giovani fusti di radicchiella (Crepis biennis) sotto: mondare e pulire le erbe. In compagnia questo lavoro di pazienza risulta piĂš divertente in apertura: non è un bouquet ma germogli e fiori pronti per essere serviti


Il risultato di una giornata di raccolta: fiori, germogli, radici e fusti, una volta lavati con cura, sono pronti per essere cucinati. Per far sÏ che il colore delle erbe non si modifichi è indispensabile utilizzare un coltello ben affilato


Finalmente il risultato! Luppolo con tofu marinato, una ricetta gustosa e di non complessa realizzazione‌ La natura nel piatto‌


I titani dell’auto Henry Ford è stato determinante per la moderna organizzazione del lavoro. Ma a sviluppare l’attuale modello industriale è stato un suo coetaneo e diretto concorrente, il geniale Sakichi Toyoda

Figlio di emigranti irlandesi, nel tempo libero dal suo lavoro

Sfide

40

come impiegato presso la Edison, azienda di proprietà dell’inventore della lampadina, Henry Ford (1863-1947) si dedicava anima e corpo a un’ossessione: la costruzione di un automobile dal prezzo accessibile al grande pubblico. Dopo oltre dieci anni di tentativi ispirati alle teorie di Frederick Taylor (1856-1915), un ingegnere americano che aveva studiato i processi di ottimizzazione nella produzione industriale, Ford – che nel 1902 si era messo in proprio, creando la Ford Motor Company – diede alla luce nel 1908 al leggendario Modello T. Grazie alla separazione dei compiti affidati a diversi gruppi di lavoratori, all’estrema razionalizzazione del ciclo produttivo e alla realizzazione della catena di montaggio, quest’auto poteva essere assemblata in un’ora e mezza contro le iniziali venti ore di lavoro. Una rivoluzione che fece del Modello T l’automobile più apprezzata dell’epoca con dieci milioni di esemplari venduti. Questo approccio, e il conseguente sviluppo di un mercato di massa per un bene che sembrava prerogativa dell’upper class, finì per contagiare non solo l’intero sistema industriale occidentale ma anche quello sovietico che riconobbe nell’efficientismo del fordismo uno strumento indispensabile a raggiungere gli obiettivi posti dalle inflessibili pianificazioni quinquennali imposte da Stalin. Contributo essenziale alla produzione bellica statunitense nel secondo conflitto mondiale (senza dimenticare le note simpatie filonaziste della famiglia Ford), il fordismo tocca il suo culmine nel corso del dopoguerra. Poi, intorno alla fine degli anni Sessanta, il metodo Ford entra in crisi. Le cause? Il rallentamento delle economie occidentali, la disoccupazione dilagante, lo spostamento delle attività economiche verso il terziario e la delocalizzazione delle attività, furono i principali fattori. Ma c’è un uomo che ha contribuito in modo fondamentale al tramonto del fordismo e alla creazione di un nuovo approccio alla produzione industriale: Sakichi Toyoda (1867–1930). Imprenditore tessile e geniale inventore, fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si era occupato di innovare le macchine operatrici per rendere la sua azienda più efficiente e produttiva. Le novità principali introdotte furono due: un meccanismo in grado di bloccare un telaio qualora nel

processo di tessitura fosse presente un errore e la verifica della qualità del prodotto controllata non alla fine ma durante l’intero iter produttivo. A proseguire le attività di innovazione di Sakichi fu il figlio Kiichiro, a cui si deve la creazione nel 1933 del settore automobilistico della Toyota anche se la prima vera autovettura commerciale, il Modello SA, risale al 1947. Sulla base delle idee di Sakichi venne infatti elaborato un sistema per impedire l’arresto della catena di montaggio tutte le volte che insorgeva un problema o veniva riscontrato un difetto. Questo ha portato da un lato a una maggiore responsabilizzazione delle maestranze, stimolate a individuare soluzioni innovative, dall’altro alla creazione di catene di montaggio ridotte e al conseguente tramonto della “grande fabbrica”. “Lo stile Toyota”, spiegava Taiichi Ohno, leggendario ingegnere Toyota, “non consiste nel creare risultati col duro lavoro. Il nostro è un sistema che afferma che non ci sono limiti alla creatività delle persone. Le persone non vanno in Toyota per lavorare, vanno in Toyota per pensare”. Grazie alle nuove tecnologie informatiche e alla rivoluzione nelle comunicazioni Toyota ha poi sviluppato il concetto del just in time che consente di far affluire alla catena di montaggio solo i pezzi necessari, riducendo gli sprechi, le attività di magazzino e ottimizzando i costi. Con lo sviluppo di una logistica sofisticata si è quindi favorito il decentramento della produzione dei componenti presso aziende distanti, non di rado situate in altri paesi o continenti e il cui prodotto viene valutato costantemente sia sotto il profilo della qualità sia della convenienza. Si è imposto in questo modo l’attuale modello industriale, non più basato sulla concentrazione delle attività ma, al contrario, sulla ripartizione delle stesse, affidate a una miriade di fornitori esterni: è il classico caso del capo di vestiario italiano “tessuto in Vietnam, tinto in Cina, tagliato in Romania e cucito in Veneto”, come ci ricorda Marco Panara nel suo saggio La malattia dell’Occidente (Laterza, 2010). Ma è anche la fine della grande impresa, così come la si era intesa per quasi due secoli e, conseguentemente, delle organizzazioni sindacali, sempre più in difficoltà nelle attività di contrattazione all’interno di uno schema di rapporti di lavoro che si è allargato e frammentato a dismisura.

» di Fabio Martini

»


»

Letture

Comunicazione senza limiti? Ovviamente. Con le tariffe Sunrise flat surf. Adesso guardare 3 mesi gratis la televisione mobile.

Daniela Jeanmaire, Valentina Pellandini e gli allievi di Scuola elementare (Arogno) Il segreto di Devoggio Fontana Edizioni, 2011

» di Giancarlo Fornasier

La sterminata produzione di volumi (cartacei e digitali) messi settimanalmente in commercio non può che lasciare il più delle volte disarmati anche coloro che frequentano con una certa assiduità l’universo delle librerie e delle biblioteche. Centinaia di pubblicazioni, novità e ristampe, le une accatastate sulle altre. Molti titoli ma, ahimé, dalla vita piuttosto breve: se il volume, infatti, non riceve l’attenzione dei lettori e dei media, ecco che in pochi giorni la sua visibilità si spegne improvvisamente e il libro viene confinato prima in stretti scaffali, per poi iniziare una lenta agonia fra polverosi magazzini e scuri scantinati. Eppure, l’impegno racchiuso nella produzione di quel volume – da chi lo ha scritto e illustrato, a chi lo ha stampato e poi distribuito, messo in vendita e catalogato – spesso non è nemmeno “misurabile” tanto è stato grande: mesi, anni... a volte anche decenni. Il segreto di Devoggio ne è un piccolo esempio. Un impegno durato oltre due anni scolastici, nei quali una docente della scuola elementare di Arogno (Daniela Jeanmaire) ha coinvolto i suoi allievi nel creare “una storia”... Sull’origine del progetto e la sua concretizzazione lasciamo siano i lettori a scoprire le molteplici attività che hanno portato i giovani co-autori a dare voce e forma a uno gnomo (Joshua) impegnato “a proteggere la natura circostante” (vedi p. 119 del libro). Dalla ricerca scientifica alla complessa arte dell’illustrazione e della stampa, dalla scoperta del territorio all’esercizio del racconto: le avventure di Joshua diventano – seguendo il più classico percorso formativo/introspettivo – un viaggio. Reale od onirico questo poco importa: attraverso il suo percorso, il protagonista si immerge nella solitudine della sua esistenza, in un mondo simbolico e spirituale, scoprendo la natura che lo circonda attraverso un’attenta profonda osservazione. In questo senso le illustrazioni di Valentina Pellandini (una giovane designer che ha il proprio studio a Mendrisio) bene riescono a dipingere le esperienze di Joshua, i suoi compagni di viaggio e le molteplici forme con le quali la natura e i suoi elementi si rivelano attraverso i sensi del protagonista. Presentato alla Sala multiuso di Arogno lo scorso 28 maggio (quando questo numero di Ticinosette sarà già in stampa) con, fra gli altri, un approfondito e trasversale contributo dello storico dell’arte Edoardo Agustoni, all’uscita del libro seguiranno una serie di eventi e attività che si svolgeranno dal 27 agosto al 16 ottobre nei boschi della Rovaggina (Morbio). Attività e uscita editoriale che non a caso cadono nell’Anno Internazionale della Foresta... e insistenti “voci del sottobosco” annunciano anche l’imminente uscita di un cd musicale che servirà a trasformare questo racconto in uno spettacolo teatrale. Gli autori insomma non si fermano... confermando come l’impegno e la scoperta non possono che regalare sempre nuovi frutti.

Telefonare e navigare senza limiti dal cellulare alla tariffa forfetaria. Ed inoltre stipulando un nuovo abbonamento Sunrise flat surf ricevere con Sunrise mobile TV 50 canali televisivi sul cellulare gratuitamente per i primi 3 mesi. In seguito – con l’opzione addizionale TV per soli CHF 9.– al mese – ricevere i canali televisivi più popolari direttamente sul cellulare.

1.–

anziché CHF 698.– senza abbonamento

Samsung Galaxy SII 24 mesi di Sunrise flat relax surf – Fotocamera da 8,0 megapixel con autofocus e flash a LED – Full touchscreen da 4,27" con display Super AMOLED Plus e risoluzione 480 x 800 pixel – 16 GB di memoria interna, Micro SD fino a 32 GB

1.–

anziché CHF 442.– senza abbonamento

HTC Desire S 24 mesi di Sunrise flat classic surf – Fotocamera da 5,0 megapixel incl. autofocus e flash a LED – Touchscreen da 3,7" con risoluzione 800 x 480 pixel – Sistema operativo AndroidTM con HTC Sense – App dell’AndroidTM Market

Ovviamente. Visitate subito il Sunrise center o il sito sunrise.ch Alla nuova stipula di Sunrise flat relax surf (CHF 125.–/mese) ossia Sunrise flat classic surf (CHF 60.–/mese). Dettagli sulla tariffazione su sunrise.ch, con riserva di modifiche. Fino ad esaurimento scorte.


Coda di paglia Un’antica favoletta narra di una volpe ladruncola che, dopo aver perso gran parte della sua folta coda in una trappola, ne sfoggiava una di paglia bionda-bionda. Ma qualcuno, invidioso, rivelò il segreto. Tra una soffiata e l’altra la cosa giunse ai padroni dei pollai che decisero di accendere un fuoco davanti a ogni stia. Così la volpe, per paura di bruciare la nuova coda, se ne stette alla larga... Tendenze p. 42 | di Marisa Gorza

el resto, ancora oggi si dice “ha la coda di paglia” a chi ha commesso qualche marachella e ha una gran fifa di essere scoperto. Ma la paglia ricorre anche in altri proverbi, per esempio: “Con il tempo e con la paglia maturano le sorbe”, oppure “Quando il marito canta vuole la moglie, quando l’asino raglia vuole la paglia” e così via. Tutti pieni di doppi sensi ed evocativi di un mondo campagnolo da molti dimenticato. La paglia è infatti un prodotto agricolo costituito dai fusti dei cereali giunti a maturazione. O meglio, un “sottoprodotto”, poiché è ciò che rimane dopo la trebbiatura di grano, orzo, avena, miglio, riso, farro… L’uso delle pagliuzze, materiale povero per antonomasia e tuttavia eclettico, risale a tempi antichi. Va dall’imbottitura di rustici materassi (i pagliericci) alla fabbricazione di funi e cordami, dalle stuoie agli zerbini, o come semplice foraggio. Mentre sono parte integrante di un suggestivo paesaggio, i tetti di paglia dei cottage irlandesi, i tradizionali thatched roof che regalano una particolare atmosfera di intimità e magia alle storiche casette sparse lungo le scogliere di Moher e nelle isole di Aran. A proposito di edilizia, sulla scia delle pulsioni ecologiche, si stanno diffondendo in tutto il mondo occidentale gli edifici costruiti con flessibili balle di paglia. Un’antica materia prima che, oltre a ridurre l’impatto ambientale, diventa innovativa grazie alle tecniche aggiornate che ne valorizzano le capacità di coibentazione e adattamento alle esigenze moderne.

"

La paglia e la moda Ma al di là dell’utilizzo rurale e alternativo, festuche e stoppie hanno avuto e continuano ad avere impieghi piuttosto raffinati. Vedasi la paglia di Vienna usata nel ricercato design di sedie d’autore e complementi d’arredo. O la paglia di Firenze, debitamente trattata, schiarita e magistralmente intrecciata per dar vita a borse e cappelli. Tra questi la famosa paglietta che all’inizio del secolo scorso, insieme agli immancabili pantaloni bianchi e alla giacca azzimata, caratterizzava il look degli eleganti

gagà napoletani. Quelli come Ciccio Formaggio, impersonati sulla scena dalla verve di Nino Taranto. Tra gli “indossatori” d’eccezione, la paglietta ha annoverato pure il vate Gabriele D’Annunzio e lo chansonnier Maurice Chevalier. Ci pensa la maison Borsalino a far rivivere, per l’estate in arrivo, i fasti del copricapo artigianale con grande naturalezza di stile e materia. Paglia leggerissima, banda traforata e intrecci nel colore grezzo, come pure nelle tinte dei freschi cocktail di frutta. Perfetto per l’eleganza maschile, spiritoso e dissacrante portato da una donna... molto femminile. Torna d’attualità anche il cappello da diva a larga tesa che, oltre a riparare dal sole, adombra il viso di mistero, quale l’esemplare proposto da Comptoir des Cotonniers sposato ad abiti stampati a romantiche corolle e alla sporta di rafia e corda. Trame, trecce e intrighi di fili di paglia per forgiare manufatti estrosi, sempre dall’appeal verace. Per esempio la scarpa proposta da Pollini: una francesina stringata, spuntata e dal tacco a spillo, d’ispirazione classical chic, ma con un’attitudine anticonformista. Mentre è tutta ricoperta di pagliuzze intessute a graticcio la zeppa del sandalo proposto da Ruco Line a morbidi listini di cuoio che accarezzano il piede abbronzato. Tempo d’estate, tempo di sagre, di balli sull’aia, di sapori e profumi d’antan. Tempo di abbandonarsi a ricordi e nostalgie per trovarci nuovi indizi di stile. Questo ed altro traspare dal guardaroba firmato Kristina Ti a cominciare dal vestito tutto un rincorrersi di balze o la blusa a quadretti vichy, contornati di passamaneria fatta di sottilissimi fili di paglia (similvera) e micro fiorellini da manuale botanico. Stessa guarnizione “pagliosa” per il body passe-partout che non si fa scrupoli a trasformarsi in un seducente costume da bagno intero. Un certo fascino selvaggio personalizza pure il bikini La Perla che rinnova il ricamo soutache con filamenti grezzi d’effetto stuoia tropicale. Di lido in lido, quest’estate si può approdare su una spiaggia hawaiana, Honululu? Basta indossare sopra il bikini, che funge da top, la gonna di paglia ed erba disidratata creata da Martin Margiela, copiata pari pari da quella portata dalle ondeggianti ballerine di hula-hula. Da non dimenticare collane di fiori e ukulele.


»

Astri gemelli

cancro

Settimana segnata dal ritorno di Giove. Non accadeva da dodici anni. Decisionismo, opportunità, positività. Guadagni inaspettati e promozioni per i nati nella prima decade. Colpi di fulmine e viaggi in vista.

Momenti di gloria grazie a soluzioni creative per i nati nella prima decade. Realizzazione di importanti progetti. Sviluppo e impiego delle nuove tecnologie. Nuove relazioni d’affari. Novità dal 10 giugno.

Avventure sentimentali e cambiamenti decisivi. Dovete decidere di cosa liberarvi del passato prima di iniziare ad affrontare il futuro. Incontri segreti. Opportunità professionali per i nati nella prima decade.

leone

vergine

bilancia

scorpione

Tra il 6 e il 7 giugno il vostro “ego” inizierà di nuovo a impennarsi. La Luna entrerà in quadratura con Marte in Toro. Difficoltà emotive in ordine alla gestione dei rapporti familiari e a vecchie gelosie.

Opportunità professionali grazie ai magnifici trigoni con Giove e Plutone. Dal 6 giugno in poi il transito di Marte e Venere interesserà soprattutto i nati in settembre. Risveglio dei desideri sessuali.

A partire dal 5 giugno Giove vi lascia. Finalmente potete tornare al vostro “centro di gravità permanente”. Basta con gli alti e i bassi. Sceglietevi una meta in linea con gli obiettivi della vostra anima.

Sbalzi umorali tra il 6 e il 7 giugno. Cercate maggiore armonia con i membri della vostra famiglia. Vecchi rancori potrebbero tornare a galla. Marte in opposizione per i nati tra la seconda e la terza decade.

sagittario

capricorno

acquario

pesci

Lingua a freno: con Mercurio in opposizione è facile compiere errori di comunicazione. Nuove opportunità, cambiamenti stimolanti da porre in relazione alla spinta prometeica uraniana. Colpi di fulmine.

Grazie ai transiti di Giove e Plutone realizzerete presto quanto sia importante avere maggiore autostima in voi stessi. Prosperità e successo a portata di mano. Incontri sentimentali in ordine agli astri.

Nuove ambizioni, soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi finanziari. Sbalzi umorali in famiglia dovuti alla gestione del patrimonio comune. Favorite le pubbliche relazioni. Progetti a lungo termine.

Emozioni amplificate tra l’8 e il 9 giugno. Periodo favorevole grazie ai transiti con Giove e Plutone. Ricchezza e fortuna finanziaria. Non esagerate con la discrezione. Iperattivi i nati tra le ultime decadi.

1

2

3

4

5

6

10

7

13

14

15

17

16

18

20

19

21

23 25

24 26

27

29

30

32

31 34

33 36

38

9

11

12

28

8

35

37 40

39

43

41

44

42

Orizzontali 1. Prendere parte a una competizione • 10. Il nome della Grandi • 11. Il niente del croupier • 12. Riuscire ad avere • 14. Note scolastiche • 15. Dubitativa • 16. Argovia sulle targhe • 17. Arsura • 19. Lussemburgo e Malta • 20. Nord-Est • 21. Imitata • 25. Granturco • 26. Spenti • 28. Ha sostituito il tram • 30. La nota Taylor • 31. Scocca centrale 32. Appuntita • 34. Antica cambiale • 36. Parola francese • 37. L’Hur di Wyler • 38. Giocattoli elettrici • 41. Avanti Cristo • 43. Il giorno trascorso • 44. Dotato per il volo • 45. Né mie, né tue • 46. Carme lirico • 47. In mezzo al coro • 48. Consonanti in atomo • 49. Antenati • 50. Il vil metallo • 51. Ama Radames • 52. La coppa calcistica vinta dal Brasile.

ta • 9. Arcana, incomprensibile • 13. Foci • 16. Stop! • 18. Sacrificati • 23. Simili ai DIN • 24. Ingaggiare • 27. Il regista de’ “Nuovo Cinema Paradiso” • 29. Pari in turco • 33. Intensità vocali • 35. Cuor di sirena • 39. Fan dolere le ossa • 40. È opposto allo zenit • 42. Pittore francese • 46. In mezzo ai rovi • 49. Alcoolisti Anomini • 50. Le iniziali della Muti.

» 1

U

11

N

12

A

14

P

17

A

20

R

24

E

28

D E

48 51

46

47 50

49 52

Verticali 1. Definì Gesù “L’agnello di Dio” • 2. È vicino a Bellinzona • 3. Probi • 4. Il capolavoro di Virgilio • 5. Alto graduato • 6. Lo è il sogno • 7. Cortili agresti • 8. Nota corona-

Soluzione n. 47 2

R

33

L

36

T

38

U

42

T

O

B

4

I

U

T

T

T

O

A

T

T

A

A

R 22

E

25

A

N

U E

34

G L

E

N

13

O L

8

R I

I

T O

V

I

C

O

I

T

A

18

G

R

N

A

C

27

L 40

A

Z

48

O

S

I

T

O

N

I

V

O

P

E

N

R

A

F

B

A

41

I

46

O

49

T

R

29

A

P 45

N 32

35

S

44

I

O

37

I

S

D

O

R

P

O

I

L 16

A

I

L

I

A

U

L

I

T

10

N

Z

L

B

E

O

E

9

19 21

23

O

A

K

N

A

7

V

O

E

T

I

43

47

R

6

N

39

L

E

L

31

M

5

15

26

S

T 50

3

E

T

30

45

» a cura di Elisabetta

toro

A partire dal 5 giugno incremento delle relazioni sociali favorito da Mercurio. Evoluzione inaspettata di importanti rapporti professionali. Cambiamenti positivi per i nati tra la prima e la seconda decade.

La soluzione verrà pubblicata sul numero 24

ariete

O

T

L

I

I

C O


P

N E N A M R E UTTO

T U S % O T DEL 10 N E M

I T R O .* S O S L L A ’ E T I L IV D E N DI CAR

*VALE PER LA CARNE DI VITELLO FRESCA. SONO ESCLUSI I SALUMI COME AD ESEMPIO

I BRATWURST DI VITELLO.

DAL 29 DICEMBRE 2010 LA MIGROS HA RIBASSATO IN MODO PERMANENTE IL PREZZO DI

PRODOTTI. ALLA MIGROS I TUOI SOLDI VALGONO SEMPRE DI PIÙ.

MGB www.migros.ch W

O S S A B I R A OR TE


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.