№ 40
del 7 ottobre 2011
con Teleradio 9–15 ottobre
una viTa da hacker C T › RT › T Z › .–
21.9.2011
10:39 Uhr
Seite 1
Ruf Lanz
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Chiarezza fin dalla prima ora: cucine e bagni Sanitas Troesch.
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Ticinosette n° 40 7 ottobre 2011
Agorà Internet. Hacker, i padroni del mondo?
Arti Henry Threadgill. Un compositore americano Scienza Margherita Hack. Un destino cosmico
Impressum
Levante Il catalogo è questo
di
Letture Avvenne vent’anni fa…
di
di
Fabio Martini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
chiara Piccaluga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Marco alloni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di
roberto roveda. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tiratura controllata
Media Letteratura e frontiere. La gita a Como
Chiusura redazionale
Vitae Liane Stephan
di
chiara Piccaluga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage Solitude
di
Marco Jeitziner; FotograFie di ivana de Maria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
70’634 copie
Venerdì 30 settembre
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Direttore editoriale Peter Keller
Redattore responsabile Fabio Martini
Fiabe Il principe e la ranocchia
di
di
alba Minadeo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fabio Martini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tendenze Arredo e cucine. Ambienti minimi
a cura della
redazione
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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Coredattore
4 6 8 10 11 12 14 39 46 48 50 51
Marco Jeitziner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
di
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina Hacker Fotografia di Reza Khatir
Libera rete Nell’articolo di apertura di questo numero, l’autore Marco Jeitziner intervista un hacker, un pirata informatico “pentito”, da tempo passato fra le fila di coloro che si occupano di tutelare la sicurezza dei sistemi informatici di aziende e organizzazioni pubbliche e private . A una lettura attenta, non sfuggirà la preoccupazione espressa dall’anonimo intervistato riguardo alla possibilità che in futuro possano essere imposti limiti e censure al libero utilizzo della rete, come già avviene del resto in molti stati del mondo, Cina in primis, e come auspicherebbero alcuni esponenti del centrodestra in Italia . Contro i vari social network si può dire di tutto – che mettono a repentaglio la privacy delle persone, che offrono dati a iosa sulle scelte e le tendenze dei più disparati gruppi sociali, ecc –, ma non si può negare che essi rappresentano uno spazio di dibattito e aggregazione e, qualora ve ne sia la necessità, uno strumento utile alla difesa della democrazia e della libertà di opinione . Da questo punto di vista, gli esempi virtuosi nel corso degli ultimi anni non sono mancati . Il problema è che la rete, come strutturata attualmente, è del tutto controllabile: lo dimostra quanto accaduto durante le recenti rivolte in Egitto, quando le autorità fedeli a Mubarak hanno bloccato ai cittadini la possibilità di collegarsi a internet . Per far fronte a questo genere di problemi, un gruppo di informatici, giuristi e sociologi statunitensi ha dato vita a un ambizioso progetto denominato Commotion . Questo gruppo di persone, guidato da Sascha Meinrath – un informatico di 37 anni, nonché noto attivista per la libertà della rete –, ha creato dei software capaci di sviluppare reti autonome totalmente indipendenti che funzionano utilizzando le frequenze delle connessioni wi-fi senza collegarsi ad alcuna
struttura preesistente come ripetitori, cavi o satelliti . Si tratta di un fatto rivoluzionario e dalle notevoli implicazioni, anche in virtù del fatto che è sufficiente un semplice pc o un banale smartphone . La possibilità di creare reti “leggere” può infatti risultare utile a stabilire le comunicazioni in una miriade di situazioni: dalle aree colpite da calamità naturali alle regioni povere del mondo in cui operano organizzazioni umanitarie; dalla gestione della dissidenza in paesi governati da regimi dittatoriali alle reti di comunicazione nelle aree urbane più povere dei paesi occidentali, dove non tutti hanno accesso a internet . È ovvio che questa metodologia può altresì essere impiegata per rovesciare governi non graditi o per controllare organizzazioni terroristiche, aspetti che non sono affatto sfuggiti alla diplomazia americana e alle agenzie di intelligence . Tant’è che a partire dal 2010 il Dipartimento di Stato americano ha fornito un finanziamento di due milioni di dollari a Commotion senza alcun tipo di condizioni . L’aspetto curioso è rappresentato dal fatto che le istituzioni americane da un lato, come ha dimostrato l’affaire Wikileaks, perseguono penalmente chi opera in una prospettiva di libero utilizzo della rete, dall’altro sostengono gruppi di hacker specializzati nella ricerca e sviluppo di sistemi autonomi e totalmente indipendenti . Il caso di Jacob Applebaum, esperto di sicurezza informatica, è esemplare: collaboratore di Wikileaks, è stato per questa ragione arrestato un paio di volte dalla polizia statunitense . Peccato che al momento Applebaum sia uno dei ricercatori di punta del progetto Commotion . “Schizofrenia del potere”, come ha dichiarato Meinrath, o corto circuito indotto dal paradosso tecnologico? Buona lettura, la Redazione
Hacker, i padroni del mondo?
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di Marco Jeitziner
A
suo parere basta conoscere bene la matematica e la logica, ossia le basi dell’informatica, e poi teoricamente ogni computer, ogni sistema informatico, ogni banca dati è penetrabile e manipolabile. Anche le parole di accesso (password) a siti popolari come Facebook o Yahoo servono a poco: un bravo pirata informatico, un hacker 1 sa come scovarle. Ma tutto dipende dalle intenzioni: c’è chi lo fa per soldi, chi per semplice sfida personale, chi per incrementare la sicurezza dei sistemi di aziende, governi o privati cittadini. Ed è proprio uno di questi ultimi che ci introduce in questo semisconosciuto ma ormai fondamentale mondo digitale. Lui, un ex pirata informatico ticinese – nemmeno trentenne e di cui tuteliamo l’anonimato –, come si è più volte visto al cinema era riuscito a penetrare molti sistemi; finché un giorno ha commesso un errore, è stato identificato e per questo ha pagato i suoi conti. Come sei diventato un pericoloso hacker? “Da sempre ho desiderato capire come funzionano le cose. Inoltre, possiedo una buona logica analitica, due fattori essenziali. Ho iniziato verso i dodici anni a usare i computer e mi sono presto accorto che ero più dotato per l’aspetto logico e matematico della materia, utilissimo alla sicurezza informatica, e così ho sviluppato delle eccellenti capacità proprio in questo settore”. Ma poi hai corso dei rischi? “Ho avuto problemi quando facevo parte di una comunità di hacker cosiddetti grey hat2. Ci sono delle «guerre» interne, per le quali si sfruttano delle botnet, ossia delle reti di computer infetti o altre tecniche brutali per cercare di infliggere un danno a qualcuno. E spesso alla fine si fanno danni a molte persone”.
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Agorà
I pirati informatici rappresentano una minaccia per aziende, stati e singoli utenti. I recenti attacchi contro la Nato, Sony, La Posta svizzera e Mastercard sono solo la punta dell’iceberg: perché niente e nessuno è veramente al sicuro. Un ex hacker ticinese, convertitosi alla sicurezza delle aziende, ci spiega come e perché la guerra cibernetica prosegue senza sosta…
Per anni ti sei introdotto nei sistemi di aziende, multinazionali, scuole, enti pubblici, senza ricavarne soldi. Poi, un giorno, ti hanno “beccato”... “Sì, avevo penetrato completamente la rete informatica di un’azienda, sottovalutando però il rischio. Per oltre un anno ho sfruttato diversi componenti della rete per i miei scopi, prima di commettere degli errori che hanno permesso al responsabile della rete non solo di notarmi, ma anche di rintracciarmi. Con l’aiuto delle autorità era poi riuscito a confermare la mia implicazione”.
Con quali conseguenze? “Ho potuto risolvere la faccenda sul piano civile di fronte al giudice, con un rimborso alla parte lesa a cinque cifre”. Come avvengono questi attacchi? “L’informatica è costruita da persone che usano dei calcoli, delle tabelle che eseguono operazioni su dei dati. Tu inserisci un dato e il sistema te ne restituisce un altro, con cui fai altre cose. Per nuocere alla sicurezza di un software o di un apparecchio, basta capire come l’autore l’ha pensato e creato, poi si applicano delle situazioni che non aveva previsto, ottenendo dei risultati che non erano stati immaginati e che permettono di fare qualcosa in più”. Di recente, l’azienda di sicurezza informatica MacAfee ha dichiarato di aver scoperto una settantina di attacchi contro aziende e governi di 14 paesi del mondo a partire dal 2006. Oltre all’imbarazzo e alle perdite economiche, le vittime di solito annunciano subito nuove misure di sicurezza. Ma quanto sono credibili? “È unicamente questione di tempo e di soldi. Si riesce a correggere una percentuale, si possono fare dei test per vedere se il sistema resiste a degli attacchi ogni settimana, puoi farlo analizzare da un esperto, ecc. Ma non esiste l’assoluta certezza, anche perché si sviluppano sempre tecniche nuove. Non puoi mai essere certo che la persona che hai ingaggiato per scrivere un software o creare un apparecchio abbia pensato a tutto. Perché quel tutto, ancora non esiste!”. Quindi, quando rassicurano, le aziende mentono? “In genere non dicono di aver pensato a tutto, perché sanno di mentire! Dicono piuttosto che hanno speso una certa cifra, che hanno preso «tutte» le misure possibili, e in effetti è quello che fanno o credono di fare. Ma è sempre più diffusa l’idea che una sicurezza totale non esiste, dunque bisogna continuamente essere vigili”. Il gruppo Anonymous ha di recente bloccato la metropolitana di San Francisco. All’inizio di luglio, secondo la stampa italiana, sarebbe stata scovata la mente del gruppo italiano, un 26enne nato e residente proprio in Ticino. Come hanno fatto a trovarlo? “Conoscevo la persona che allora venne erroneamente definito dai media come «la mente» del gruppo italiano di Anonymous. Oltre che dalla scaltrezza del soggetto, molto dipende dall’origine dell’attacco, se giunge da una rete e da un paese membro dell’Interpol o se esiste un Computer Emergency Response Team (una squadra di risposta alle emergenze informatiche, ndr.). In Svizzera esiste, come in quasi tutta Europa e negli Stati Uniti, mentre per esempio in Russia o in Cina non c’è o funziona male. Non si può sempre raggiungere la sorgente, ma spesso si può evitare che l’incidente si ripeta”. Si può affermare che gli hacker si sentono padroni del mondo? “In effetti è quello che sta accadendo. Se pensiamo al gruppo Anonymous, esso attua una guerra arbitraria verso chiunque venga loro in mente giorno per giorno ed è del tutto incontrollabile. Non si possono fermare perché è un cluster (un gruppo, ndr.), delle persone singole che si raggruppano, votano e si organizzano senza una vera e propria gerarchia. I singoli elementi possono eventualmente essere bloccati o arrestati ma non si potrà mai fermare il gruppo! Non so bene cosa succederà: sarà sempre una «guerra» tra queste persone e chi le cerca, proprio come nel crimine organizzato”. In questa sorta di guerra ti sei convertito al lato buono e attualmente ti occupi di incrementare la sicurezza informatica. Ma a quanto pare nemmeno le aziende che operano in questo settore sono al riparo dagli attacchi degli hacker?
“No, curiosamente accade anche a noi di essere attaccati. Ricordo il caso di un’azienda per la quale ho lavorato: aveva ricevuto un attacco da parte di un concorrente sleale, simile a quello subito di recente da Postfinance e da Visa da parte di Anonymous. Semplicemente ci avevano «riempito» la connessione internet dell’ufficio, impedendoci di lavorare. Sono attacchi molto facili da eseguire e molto comuni ultimamente”. Difficile però, come cliente, fidarsi di un hacker, no? “Semplicemente la fiducia il cliente non ce l’ha! Infatti ci fanno firmare degli accordi di non divulgazione, che implicano una penale se certe informazioni vengono rubate. Permettono non solo di evitare che io sfrutti ciò che so di un’azienda, come le sue vulnerabilità, ma anche che si sappia che io ho lavorato per essa, dato che sono informazioni che si possono estorcere!”. I social network, ma anche la posta elettronica, Intranet, ecc., sono tutti permeabili dunque? “Tutto è permeabile, se hai il tempo e i soldi necessari. Per esempio, Facebook è un sistema basato sullo scambio di informazioni private da e verso persone che conosci o che conosci appena. Chiaramente è un sistema che già alla base non è fatto per essere sicuro, quindi puoi progettare tutte le sicurezze che vuoi ma resta sempre un problema di fondo. Però ogni campo è un discorso a parte, per tecnologie, impatto, costi, ecc.”. Cambiare spesso la password serve davvero? “Può essere una cosa buona o anche no. Se, per esempio, non sai di avere un programma malevolo sul tuo computer – e così ogni volta che scrivi una password sulla tastiera la invia a qualcuno – e tu la cambi spesso, è quasi peggio! Bisogna sapere che se metti un’informazione da qualche parte, l’informazione è già pronta per essere rubata. Quindi meno informazioni immetti, e meno c’è questo rischio. Un esempio di cosa buona da fare al momento è scegliere un numero di password differenti a seconda dell’impatto che il furto delle stesse può avere sulla tua vita. Per i social network scegli una password, per l’e-banking un’altra, ecc., inoltre usa un navigatore o un computer diverso...”. È lecito pensare che in futuro ci sarà sempre meno privacy e sempre più battaglie per la sicurezza? “Sì e no. È vero che, per esempio, un iPhone può registrare tutti i tuoi spostamenti senza che il possessore se ne renda conto. E quando fai un back-up sul computer salva questa informazione, che può essere letta da un utente e inviata ad Apple. Oppure si può scaricare un virus che poi pubblica su Internet i tuoi spostamenti negli ultimi cinque anni. Dunque, è vero che più c’è tecnologia più ci sono strade e vettori che permettono di attaccare o reperire informazioni di cui si ignorava l’esistenza. L’unica soluzione è legiferare e controllare il modo in cui vengono usate, senza però dimenticare i diritti della persona, la libertà intrinseca che ha permesso e permette a Internet di essere un canale di comunicazione adatto a chi non ha altro modo per esprimere la propria opinione”. note 1 Persona che irrompe nei computer e nelle reti per profitto, come protesta o solo come sfida. Oggi sono attivi in comunità aperte. Gli informatici d’élite però rivendicano questo termine, sostenendo che chi attacca i computer è in realtà un cracker. Quest’ultimo ha grandi capacità informatiche che usa per fini illeciti. Con il termine white hat ci si riferisce invece all’hacker etico, esperto di test di penetrazione e altri metodi che garantiscono la sicurezza di un sistema informatico. 2
È l’hacker che agisce in modo ambiguo, a volte illegalmente anche se in buona fede, rivelando le vulnerabilità. Di solito non operano per lucro o con cattive intenzioni, ma sono tecnicamente preparati per commettere crimini.
Agorà
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Un compositore americano Originario di Chicago, Henry Threadgill è una figura di rilievo della scena musicale contemporanea. Uno strumentista-compositore che, a partire dal jazz, ha realizzato musica dai caratteri universali di Fabio Martini
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Arti
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iniziato ad appassionarmi alla musica di Henry Thre- rischi che solo un’elevata intelligenza creativa poteva finalizadgill alla fine degli anni Settanta, al tempo della sua prima zare e gestire in modo adeguato. Il pericolo, infatti, era notestorica formazione, il trio Air, di cui facevano parte Steve Mc- vole: l’attenzione alle musiche etniche e alla commistione Call (1933–1989) alla batteria e Fred Hopkins (1947–1999) al culturale se da un lato appartiene al jazz come elemento foncontrabbasso. Fu amore a prima vista: per uno come il sotto- dante, dall’altro ha prodotto nel corso degli ultimi quarant’anscritto che nel jazz ha sempre prediletto le formazioni senza ni una serie infinita di banalizzazione a uso e consumo del pianoforte – e fra queste il trio in particolare –, quel grup- mercato discografico. Con il suo Sextett (1982–1988), il Very po rappresentò, e lo è ancora oggi, uno dei vertici assoluti. Very Circus (negli anni Novanta) e le sue formazioni più reCome ebbe a scrivere Giuseppe Dalla Bona, dopo il concerto centi, Threadgill ha dunque messo a fuoco una complessa del trio Air al festival di Montreux strategia musicale. Paradigma di del 1978, “le fasi concertate sono questo processo può essere rapprearticolate con estrema perizia. Specie sentato proprio dal Very Very Cirdal punto di vista ritmico, la flessicus: di fatto un settetto (anche se in bilità e l’empatia hanno del miracoseguito, e a seconda delle esigenze, loso”. Ideatore principale di quel allargato ad altri strumenti e musiprogetto, è stato appunto Henry cisti) composto dal leader al sassoThreadgill, classe 1944, originario di fono contralto, flauto e clarinetto, Chicago, nel cui fervente ambiente da un trombone, due tube, due chimusicale si è formato. Compagno tarre elettriche e una batteria. Thredi scuola di musicisti come Anthoadgill ha così modo di mettere in ny Braxton, Joseph Jarman e Jack atto una scrittura densa e contrasDeJohnette, Threadgill si diploma segnata da un serrato lavoro conin clarinetto e studia composizione. trappuntistico che gli elementi timDopo la parentesi del Vietnam, dubrici in gioco (il ruolo del basso è rata due anni e mezzo, dove viene giocato dalle tube, suonate in modo inviato a combattere, egli dà il via a virtuosistico) esasperano ulteriorHenry Threadgill (www.allaboutjazz.com) una carriera musicale che ne ha fatmente. I soli strumentali si interseto una delle figure più interessanti e, se vogliamo, anomale del cano con misura alle parti composte e il quadro che ne emerjazz contemporaneo. Se con il trio Air, Threadgill ha portato ge è quello di una musica drammatica, stratificata, mai banaalle estreme conseguenze la ricerca strumentale e compositiva le, dai toni lividi e furiosi ma animata da una energia positiva che quel tipo di formazione permetteva, con i suoi progetti e incessante: “un carosello variopinto e sorprendente, che non disuccessivi egli attuerà un ulteriore passo in avanti verso la de- mentica il passato e rinnova la dimensione bandistica del jazz arfinizione di un’originalissima concezione musicale. caico, spingendo verso nuovi spazi di libertà”, ha scritto a riguardo Angelo Leonardi in un suo esauriente articolo dedicato al Tradizione e contemporaneità musicista di Chicago (www.italia.allaboutjazz.com) Benché sia unanimemente riconosciuto come un raffinato e capacissimo polistrumentista – suona in modo eccellente sas- Quel che resta del jazz sofoni, flauto, clarinetto e numerosi strumenti autocostruiti o Si dice, ma il dato è ampiamente confermato dalle statistiche, appartenenti alla tradizione non occidentale –, Threadgill si è che il mercato del jazz è in piena crisi. Non ce ne meraviprogressivamente orientato verso la composizione e la ricerca gliamo affatto. Del resto di fronte a trasmissioni come quella di nuove relazioni strumentali, ritmiche e timbriche. Analo- notturna attualmente in programmazione su Rai 3 condotta gamente a musicisti come Braxton, Butch Morris o John Zorn, dal pianista Stefano Bollani – “Sostiene Bollani” è il titolo –, ha infatti nel tempo definito una sua forte identità, accostan- in compagnia di Irene Grandi e altri “amici”, di speranza ne do, senza mai essere banale o superficiale, elementi diversi resta poca. Il fatto è che il jazz come grande musica vive andelle culture musicali americane e del pianeta: dal blues al cora, e l’attività di Threadgill e di molti altri autori ne è la country, dal ragtime al rhythm & blues, dalle musiche tradi- prova incontestabile, solo che da noi si preferisce continuare zionali africane e orientali ai più sofisticati riferimenti accade- a far finta di nulla, relegandolo al divertissement notturno di mici, dal rock al free jazz. Un percorso difficile, costellato di qualche pacioso virtuoso di casa nostra.
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Un destino cosmico È nata a Firenze, vicino a via Cento Stelle, nella zona di Campo di Marte: per l’astrofisica Margherita Hack il destino sembrava davvero scritto nel firmamento, eppure lei non crede per nulla al fato… testo di Chiara Piccaluga illustrazione di Micha Dalcol
Scienza
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Margherita
Hack è una donna umile e semplice con salde convinzioni etiche, e questo nonostante la sua notorietà internazionale. Ho avuto la fortuna di incontrarla una domenica di maggio nella sua casa di Trieste dove, ad accogliermi, c’erano anche cinque gatti e un cane. Perché Margherita, si sa, ama molto gli animali. “Ho sempre avuto gatti, poi da grande anche cani, e di tutti ho potuto apprezzare come ciascuno abbia un suo carattere diverso dagli altri. Nella loro capacità di affetto e di riconoscenza, nei loro difetti come la gelosia, la paura e l’aggressività vedo molta somiglianza con noi esseri umani. Mi piacciono e rispetto tutti gli animali e mi sarebbe piaciuto averne anche molti altri, come cavalli, asini, uccelli (ma liberi). Adesso c’è Zacchi, il mio cane di 12 anni che mi fa tanta compagnia. Una volta aveva il musino, nero ma ora, invecchiando, è diventato tutto bianco”. Ha il viso limpido, Marga, così la chiama il marito Aldo, suo compagno di vita da 64 anni, e gli occhi azzurri e profondi nei quali ci si perde quando si ascoltano le sue parole. E chiacchierare con lei è davvero un piacere perché la sua conoscenza ha pochi limiti proprio come dal suo punto di vista è ciò che caratterizza la scienza. “La scienza non ha limiti e più si conosce, più cose restano da scoprire. I limiti stanno nell’operare nell’interesse dei viventi e non contro di essi”.
La fine siamo noi Signora Hack, dopo cinquant’anni di full immersion nella scienza e l’applicazione nelle sue ricerche del rigore scientifico, qual è oggi il suo rapporto con la fede? Metaforicamente parlando, secondo lei che cosa c’è oltre le stelle? “La scienza non può dimostrare né che Dio c’è, né che Dio non c’è. Io personalmente sono atea e credo che Dio sia un’invenzione per spiegare tutto quello che la scienza non sa ancora o forse non saprà mai spiegare. È anche un’invenzione per soddisfare il nostro desiderio di non morire, di sperare in un al di là. Comunque io credo solo nell’al di qua”. E dunque il suo punto di vista riguardo all’astrologia... “È solo una superstizione del passato, quando non si sapeva nulla della natura e dalla distanza delle stelle e dei pianeti”. È stata la prima donna ad aver diretto un osservatorio astronomico. Oggi nella scienza le donne sono ancora discriminate rispetto agli uomini? “Ci sono tante ricercatrici molto brave, ma certo devono pretendere di essere riconosciute. In generale bisogna esser combattivi nella vita e quindi anche nella scienza come pure in famiglia.
Infatti la famiglia si fa in due e in due bisogna sopportarne il peso. Sono le donne che devono pretendere la parità, perché al mondo chi ha meno diritti deve conquistarseli. Io non ho avuto problemi in questo senso perché nella mia famiglia i miei genitori erano perfettamente uguali e mi hanno sempre educato a pensare che dovevo farmi una carriera e anche in casa, con il mio compagno, ci siamo sempre divisi i compiti in parti uguali, tutti e due. Non c’è stato nessun problema, perché da giovani c’era già una consapevolezza su questo”. Quel che mi colpisce molto di lei è la semplicità, la sua umiltà e concretezza, valori assolutamente fondamentali. Non ha paura di dire quello che pensa e difende le sue verità. Questi aspetti preziosi del suo carattere sono il frutto di un processo educativo o è qualcosa che ha sempre posseduto? “Penso ambedue le cose; l’educazione è importante, ma anche il proprio carattere”. Qual è il valore e l’insegnamento più prezioso che le hanno trasmesso i suoi genitori? “L’onestà, la sincerità e il coraggio delle proprie idee”. Dalla sua famiglia ha ereditato anche la tolleranza per ogni forma di religione, di razza, di stile di vita e un grande rispetto per tutte le forme di vita. Sin alla nascita è vegetariana. Quali le ragioni di questa scelta? “Apprezzo il rispetto che ha per la vita, anche la più umile, e il non fare distinzioni in base alla razza, al sesso, alle origini familiari, ecc. Sono vegetariana perché amo gli animali e li rispetto e sono anche la dimostrazione che si può vivere bene anche senza mangiare la carne. Ho 88 anni il prossimo 12 giugno, e a parte qualche acciacco del tutto comune sono in forma e lavoro tutto il giorno”. Lei si occupa di tutto, della casa, di suo marito che attualmente ha qualche problema di salute e inoltre sta scrivendo un libro che si intitolerà Dalle stelle ai cervelli… “Passo le mie giornate a casa davanti al computer perché ho un contratto per scrivere tre libri entro giugno del 2012, e il tempo è poco visto che sono spesso in giro per l’Italia per tenere conferenze, incontri o partecipare ad altri avvenimenti”.
Si parla spesso del 2012 e in particolare del 21 dicembre, data del calendario gregoriano in cui, secondo aspettative e profezie, si potrebbe verificare un evento di proporzioni planetarie, capace di produrre una significativa discontinuità storica con il passato. Cosa può dirci in merito? “C’è chi crede che avverrà la fine del mondo, ma sono tutte baggianate. Non ci sono pericoli così vicini nell’universo e non ci sarà la fine del mondo in quella data precisa. Quel che si sa è che tra il pianeta Marte e la Terra orbitano tre asteroidi, uno dei quali potrebbe cadere su di noi nel 2036 provocando un evento analogo a quello che ha causato l’estinzione dei dinosauri. Oggi però siamo pronti a bombardare l’asteroide o lanciarvi sopra delle sonde che, coi loro motori o con la loro attrazione gravitazionale, possono deviarli dall’orbita pericolosa per il nostro pianeta”. Allora il pericolo più grande che potrebbe incontrare l’umanità viene dalla Terra piuttosto che da cielo? “Certo, è più probabilmente che venga da qui. Dal cielo è difficile perché più gruppi di osservatori fanno un continuo monitoraggio di questi oggetti che orbitano nel cielo. L’unica cosa certa è che la terra non ci sarà più tra 5 miliardi di anni perché il sole ci inghiottirà”. Se avesse una bacchetta magica cosa vorrebbe cambiare nel mondo? “Vorrei che ci fosse molta più solidarietà da parte dei popoli ricchi verso quelli più poveri, e molto più rispetto verso gli animali, spesso sottoposti a sofferenze e modi di vita innaturali come quelle povere macchine da carne che sono gli animali degli allevamenti intensivi”. E qual è il migliore augurio che vorrebbe fare all’umanità? “Di vivere in pace utilizzando in modo sostenibile le risorse del nostro pianeta”.
Scienza
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invito alla lettura Margherita Hack Libera scienza in libero stato Rizzoli, 2010 Una fotografia dell’Italia fatta da una vera laica, analizzando la situazione della ricerca scientifica che, da un lato pare “bloccata” dalla Chiesa, dall’altro viene sostenuta dallo stato in modo assolutamente insufficiente..
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Il catalogo è questo Per chi volesse accostarsi ad alcuni dei classici dell’erotismo arabo, riscoprendo così quella letteratura che il rigorismo islamico tiene da decenni sotto censura, ecco un ottimo punto di partenza… testo di Marco Alloni fotografia di Reza Khatir
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Romanzo anomalo La prova del miele di Salma Al-Neimi (Feltrinelli, 2008); anomalo poiché la trama è ridotta a una serie di frammenti d’evocazione e gli stessi personaggi – a parte la protagonista che parla “autobiograficamente” in prima persona – si presentano sotto appellativi generici come “il Pensatore”, “il Viaggiatore”, “il Giulivo” e via elencando. Eppure, se questa struttura stupisce per eterodossia, riesce nondimeno a conservare un fascino che raramente i romanzi più tradizionali o d’azione sono in grado di presentare. Soprattutto riesce a metterci a parte di un universo letterario – quello della letteratura erotica del mondo islamico – che per troppi oscurantismi abbiamo (quasi) rinunciato a conoscere. Vicende iniziatiche Di quale storia si tratta? O meglio, quale trama attraversa il corso delle rievocazioni? In buona sostanza, si tratta di un’iniziazione sessuale; di più, di una presa d’atto di quello spirito che, in secoli non sospetti, l’Occidente avrebbe disinvoltamente qualificato come “libertino”. Si parla cioè di un’iniziazione alla più sfrenata libertà sessuale da parte di una donna araba a confronto con il proprio corpo, le proprie fantasie e la propria capacità di rinunciare alle convenzioni. Nonché – last but not least – al comune senso del pudore. Un romanzo impudico, allora? Nient’affatto perché, come testimonia la più felice letteratura classica araba sull’argomento, erotismo e sessualità possono tranquillamente essere narrati senza indulgere all’osceno. Ciò che qui ci importa non è comunque la vicenda che si narra, bensì le molte citazioni che vi sono contenute. Citazioni che tracciano – come si diceva all’inizio – un’ideale panoramica della letteratura erotica araba dei secoli passati. Salma Al-Neimi non indulge mai al citazionismo facile o al compiacimento accademico. Ogni riferimento agli autori della tradizione è funzionale alle vicende e alle riflessioni in cui si imbatte la protagonista, rendendo in questo modo tanto più attuali i riferimenti ai classici. Come in questo passaggio, in cui la protagonista afferma: “Conosco anche i danni provocati dal non fare sesso” e maliziosamente riprende Muhammad
ibn Zakarya che, a questo proposito, rifletteva: “Colui che si è astenuto troppo a lungo dall’atto sessuale, manifesta una diminuzione della forza degli arti, un rallentamento della circolazione sanguigna e il deperimento del membro. Ho osservato un gruppo di uomini che hanno rinunciato all’attività sessuale per vivere in castità: i loro corpi si sono raffreddati, i movimenti sono diventati lenti e faticosi; la mestizia si è impossessata di loro senza una ragione precisa, i disturbi della melancolia si sono diffusi, insieme all’apatia e ai problemi di digestione”. Elogio del bacio Chissà quanti sfortunati solitari si sono ritrovati in questa descrizione! Certo Salwa Al-Neimi non rinuncia a lanciare i suoi delicati strali a chi, per soverchio pudore, tralascia di considerare la libertà – soprattutto quella sessuale – una condizione essenziale alla salute sia fisica che mentale. Inutile elencare qui i nomi dei tanti scrittori citati che corroborano – sorprendendoci, purtroppo – la teoria secondo cui la repressione sessuale mette a repentaglio le nostre migliori risorse e pregiudica le energie che covano in noi. Ma almeno uno è doveroso ricordarlo. Si tratta di un passaggio in cui, riflettendo sulla natura del bacio, l’autrice si domanda: “Se mia madre avesse letto sui baci le cose che ho letto io nei testi antichi, non avrebbe tirato in ballo gli angeli e, invece di darmi il permesso, mi avrebbe detto che il bacio per primo stimola la passione e aumenta la potenza sessuale, provoca erezione ed eiaculazione. Il bacio fa issare le verghe e accende le vulve, soprattutto se l’uomo, tra due baci, si diletta a mordicchiare e pizzicare con tenerezza”. La morale è chiara. Come l’importanza che simili richiami hanno ancora ai giorni nostri. Se molti secoli fa il pensiero degli intellettuali e la loro audacia letteraria giungeva a questi picchi, cosa mai è successo perché noi, di fronte a tanta schiettezza, non riusciamo a reprimere un brivido di sgomento? Probabilmente – come sempre la storia ci insegna – perché un classico è tale ogni volta che riesce moderno ai moderni. Ed è il caso di questo piccolo libro, dove i classici dell’erotismo arabo tornano a rivivere anche per svecchiare noi.
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Letture
Settimane
Giubileo
Tiziano Terzani Buonanotte, signor Lenin TEA, 2008
Esattamente vent’anni fa, nell’estate del 1991, Tiziano Ter-
» di Roberto Rodeda
zani si trova lungo il corso del fiume Amur, in Siberia, aggregato a una spedizione sovietico-cinese. L’Urss è in rapido cambiamento in quegli anni, dopo che Gorbaciov ha avviato i processi di riforma legati alla perestrojka e alla glasnost’; ma il viaggio in quelle lande lontane dai centri del potere sovietico sembra prospettare solo l’incredibile spettacolo di una natura ancora selvaggia. Improvvisamente, però, si diffonde la notizia di un tentativo di golpe attuato da elementi conservatori del partito comunista sovietico e dell’esercito. Il tentativo fallisce presto ma accelera di fatto la fine dell’Unione Sovietica e Terzani decide di intraprendere subito, questa volta da solo, un lungo percorso che in due mesi lo condurrà, attraverso la Siberia, l’Asia centrale e il Caucaso, fino a Mosca per vedere di persona la “fine del comunismo”. Nasce così Buonanotte, signor Lenin, allo stesso tempo resoconto di viaggio di un giornalista vecchio stampo – di quelli ancora non ancorati a Internet e alla tastiera del computer – e testimonianza unica e fatalmente irripetibile di un momento fondamentale della storia del XX secolo. Attraverso una narrazione coinvolgente e ricca di aneddoti, scopriamo luoghi e personaggi di un sistema ormai morente, quello sovietico, dalle cui ceneri stanno emergendo i nuovi protagonisti della storia: i nazionalismi, gli odi tra le etnie, il riemergere del fondamentalismo islamico nelle repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, la corsa al profitto secondo le logiche del capitalismo più spietato. Soprattutto emergono nuovi potenti, che spesso sono gli stessi di prima, solo sotto nuove spoglie. Scrive Terzani: “Il sistema comunista, che per decenni ha determinato la vita di tutti, e spessissimo anche la loro morte, sta crollando. Ma d’un tratto è come se quel sistema fosse stato imposto da qualcuno venuto dallo spazio, come se nessuno quaggiù avesse contribuito a tenerlo in piedi. La corsa «all’io non c’ero e, se c’ero, ero una vittima» è pateticamente incominciata”. E prevale in tanti personaggi incontrati dal giornalista la logica che la Storia non esista. Il passato è solo uno strumento del presente e come tale è raccontato e semplificato per servire gli interessi di oggi. In mezzo a questo terremoto, però, Terzani racconta soprattutto la gente comune, il disorientamento di persone che per decenni hanno avuto l’Unione Sovietica come unica casa, uomini e donne “abbandonati a sé stessi, a fare i conti con le loro vite sprecate, senza una storia di cui vantarsi, ma con sulla pelle tutte le tracce di sacrifici e durezze che nessuno è più disposto a riconoscere loro”. Peccato non sia più Terzani a raccontarci che ne è stato di queste persone a distanza di due decenni.
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La gita a Como In una fase di acceso dibattito sulla presenza dei lavoratori italiani nel cantone, una proposta di frontalierato intellettuale da attuare però in direzione opposta, alla scoperta di una realtà culturale comasca di rilievo testo di Alba Minadeo illustrazione di Micha Dalcol
Il 23 gennaio 1963 lo scrittore Alberto Arbasino pubblicava
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sul quotidiano milanese “Il Giorno” un memorabile articolo dal titolo “La gita a Chiasso”: il giovane intellettuale italiano consigliava il “contrabbando culturale” a chi attribuiva la responsabilità del proprio provincialismo all’ancora attiva sorveglianza del passato regime o alle censure dei moralisti d’antan. Li esortava ad arrivare alla stanga del confine, a sole due ore di bicicletta da Milano, e chiedere a un passista compiacente di fare un salto nel mondo libero e comprare i volumi proibiti. E così Chiasso, nel tempo, è diventata una meta conosciuta non solo per andare a comprare il cioccolato, i dadi, il caffè o la benzina, ma anche libri importanti di autori internazionali che hanno segnato la cultura della nostra civiltà. Nello stesso modo provocatorio, oggi potremmo consigliare gli intellettuali svizzeri di fare una gita a Como, una città che si sta aprendo a percorsi culturali alternativi e che promuove nuovi contagi, per creare un ponte, non solo topografico, tra la cultura di Chiasso e quella comasca. Passeggiando per questa città con le orecchie tese, ci si rende conto che manda soprattutto un messaggio: devi accumulare ricchezza. Di giorno, la cosa più inquietante, sul tappeto d’erba finta dello “spazio Zambrotta”, è la scarsa qualità delle conversazioni; di sera, camminando per le strade, si scorge solo il bagliore azzurro delle tv. Nonostante ciò, ci sono persone che non fanno quello che la città si aspetta da loro e non si scoraggiano se le cose che amano interessano a pochi. Il piacere della cultura Persone, quindi, abbastanza forti da decidere di non seguire la corrente e determinate a impegnarsi a fondo in un progetto che, forse, lascia indifferenti i più. È il caso dei soci di Ex Libris - Atelier Santa Caterina (via Borgovico 35/a, Como; ass.exlibris@gmail.com) che, circa cinque anni fa, hanno dato vita a un’associazione culturale che promuove la lettura e che ogni ultimo sabato del mese propone un aperitivo letterario-musicale, dando spazio e voce a intellettuali, scrittori, musicisti, attori e artisti di talento fuori dal coro. Si trova all’interno dell’ex Convento di Santa Caterina: qui ogni aderente può condividere con gli altri il piacere e il beneficio
di leggere, partecipando a gruppi di lettura tematici, o farsi promotore di iniziative come, per esempio, la lettura e la registrazione di audiolibri per i ciechi; la lettura per gli anziani, gli svantaggiati, i portatori di handicap; la lettura per i bambini malati, per i carcerati, nei gruppi di alcolisti anonimi. Eventi come il “Reading Pop Corner” (presentazione di scritti inediti dei soci) o “Fare night” (maratona di lettura) animano questo angolo di città fuori dalle mura (e dai muri), dove si può assistere alla presentazione di opere di uomini non illustri, per citare lo scrittore erbese Giuseppe Pontiggia; vedere film tratti da libri; assistere a conversazioni musicali con guida all’ascolto della musica o a installazioni letterario-musicali, a cura degli studenti del Conservatorio e di Ingegneria del suono del Politecnico di Como; partecipare a corsi di letturaterapia, scrittura autobiografica, passeggiate letterarie e così via. Quest’autunno, tra le altre iniziative, Ex Libris ha in programma “Lettura che ammaglia”, dove si fa la maglia in gruppo, mentre si legge un libro. Le nove vite del libro Tra le suggestive volte a botte c’è anche una piccola libreria d’essai fuori dal circuito commerciale, dove si possono trovare libri usati al 50% del prezzo di copertina. Come suggerisce il nome dell’associazione, questi volumi provengono dagli scaffali delle librerie private dei soci, lasciati in conto vendita magari perché doppi, o perché regali poco o troppo azzeccati (e proprio per questo doppi). Un’iniziativa che ha anche un risvolto ecologico perché i libri vengono in questo modo rivalorizzati e rimessi in circolazione più volte. Infine, periodicamente, si tiene il “Guerrilla Book” (caccia al libro in regalo) e il “Book Luck” (buste sorpresa a pochi euro), in cui si possono scovare delle vere e proprie chicche letterarie. Si trovano titoli che non sono più in scaffale (per i librai, un libro uscito un mese fa è già preistoria) o non reperibili a Como, (che ha diverse librerie ma nessuna veramente diversa); libri introvabili, fuori catalogo, rarità o libri abbandonati alle prime righe, con i personaggi in cerca di lettore. Come scriveva Leonardo da Vinci: “Le acque grandi dei gran diluvi fan le medesime rivolutioni, ne’ lor casi, che fan le acque piccole”.
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Liane Stephan
Vitae
re e comprendere le proprie ombre e paure, il lasciar andare le ferite emozionali, la liberazione dai concetti fissi, dai condizionamenti mentali e dai vecchi modelli comportamentali, mi hanno permesso di maturare una grande forza e una grande fiducia nelle mie capacità e nella vita. Ho così compiuto un altro passo e ho iniziato ad accompagnare le persone nel loro processo personale di trasformazione e auto-realizzazione; se una persona ha una crisi, una malattia, un grosso cambiamento o non è contenta della propria vita e vuole cambiare questa situazione provo a darle una mano e un sostegno. Cerco È convinta che tutto ciò che ci accade è assieme di riconoscere le cause per il nostro bene, anche le cose meno profonde e cambiarle perché edificanti. Vorrebbe aiutare gli altri a ri- quando i nodi si sono sciolti l’armonia e la stabilità emertrovare il loro percorso e la gioia di vivere gono di nuovo; può nascere così più vitalità, leggerezza e avuto un destino comune. gioia nella vita, il sentirsi liberi, rinforzati e Dopo aver smesso con l’attifelici e parallelamente si scorge un po’ più di vità professionale ho iniziato bellezza attorno, si scopre l’amore in se stesuna nuova avventura di vita, si e altrove. Nel frattempo io e mio marito un nuovo viaggio con delle abbiamo deciso di venire a vivere a Contra persone nuove e con me stesperché è un posto tranquillo e con una bella sa. Con questo orientamento natura. Qui si sta davvero bene, è una microdiverso nella mia vita mi sono realtà molto pacifica. La mia forza principale concentrata sullo studio delle è il collegamento con la spiritualità, ma sono medicine naturali; per farmi anche realista e pragmatica. Potrei dire che una buona base, ho seguito guardo verso l’alto ma sono bene ancorata a le terapie asiatiche e la psicoterra. Mi piace molto viaggiare, ma non mi logia junghiana. Ero aperta a serve per riprendermi dallo stress quotidiano, scoprire nuove teorie, volevo perché sempre di più mi creo un’esistenza capire come funziona il cormolto equilibrata; invece mi piace per conopo, la mente, tutto l’aspetto scere e scoprire differenti mentalità, diversienergetico, così ho iniziato a tà creative degli uomini e della natura. Mi è praticare la meditazione, la sempre interessato anche conoscere la vita dei contemplazione e la realizzagrandi personaggi come, per, esempio Ghanzione spirituale. Con queste di, il Dalai Lama, Carl Gustav Jung, Jeanne conoscenze cresceva anche il d’Arc, Jasmuheen, Paramahansa Yogananda mio potenziale, la mia sensibiin relazione soprattutto a ciò che riguarda lità, l’intuizione e la medialila realizzazione del Sé. È interessante vedere tà. Piano piano ho iniziato ad come hanno vissuto la loro vita e messo in aver delle persone in terapia pratica i loro ideali, non senza difficoltà. che venivano a fare massaggi Al giorno d’oggi non è facile vivere serenaper la schiena, combinavo così mente; per scoprire la nostra forza e le nostre l’aiuto fisico con quello enerpossibilità è importante l’aiuto delle persone getico e il benessere in genea noi vicine. Così possiamo esprimere tutto rale. Questo è stato il primo il nostro potenziale e concretizzarlo nella grande passo; l’esperienza e vita quotidiana, attuando dei cambiamenti gli eventi della vita reale mi positivi. Con la mia vita e il mio lavoro vorrei accompagnavano in una traessere di buon esempio, come un faro che sformazione per sviluppare porta luce anche agli altri, una cosa non facile una nuova comprensione dei da spiegare a parole. Non ho veramente un processi di cura e della spirisogno da realizzare, ma desidero continuare tualità. Il sentire, riconoscesu questo sentiero.
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S
ono nata e cresciuta in Germania e fin dall’infanzia ho avuto una particolare sensibilità. I miei genitori non erano più giovanissimi quando ho aperto per la prima volta gli occhi. Durante la mia infanzia mi sono rifugiata spesso e volentieri nella natura, dove mi sono sempre sentita particolarmente bene, “accettata” e dove posso realizzare pienamente la parte sottile della vita, la mia natura interiore. Nessuno, quando ero piccola, ha preso sul serio me e il mio modo di percepire e sentire l’ambiente circostante e le persone. A causa della pressione della società e dei miei genitori ho messo in secondo piano le mie capacità e mi sono adattata alla vita in modo conforme alle richieste degli altri. I miei genitori volevano che imparassi una professione e così ho svolto l’apprendistato in una casa editrice e sono diventata responsabile del marketing e della vendita per quell’azienda. Ho fatto una buona carriera, ma non ero pienamente soddisfatta della mia vita. Avevo una specie di inquietudine e nostalgia interiore che ho capito essere dovuta al mio forte desiderio di formare le mie qualità naturali e i miei talenti speciali e integrarli nella vita quotidiana e professionale. Venticinque anni fa non era così facile seguire seminari e attività per affinare le proprie potenzialità e la propria intuizione come invece avviene oggi. Attualmente l’offerta formativa per tutto ciò che concerne la spiritualità è molto più ampia e alla portata di tutti gli interessati e questo è davvero molto positivo. In Germania, sul posto di lavoro, ho conosciuto anche quello che sarebbe diventato mio marito, facevamo lo stesso lavoro ma lui si occupava dei clienti svizzeri. Abbiamo sentito subito qualcosa, forse è quello che viene definito “colpo di fulmine”, ed entrambi sapevamo che avremmo
Lido di Tenero
SOLITUDE Lidi abbandonati, spazi silenziosi, acque ferme, orizzonti incerti: lo scenario che i nostri laghi mostrano nel corso della stagione autunnale offre l’occasione per scoprire angoli misteriosi ai quali, ora che il clamore estivo dei bagnanti e la calura si sono placati, non facciamo quasi caso. Se però osservati da occhi attenti, rivelano scorci di rara bellezza
testo di Marco Jeitziner; fotografie di Ivana De Maria
Lido di Ascona
A
bbracciati dalle acque placide dei nostri laghi, dai flussi dei nostri fiumi, le spiagge e i pontili dei lidi ticinesi si preparano a un lungo periodo di meritato riposo. Via via spopolati, col solleone estivo che è ormai solo ricordo, ritornano alla loro tranquillità autunnale, al loro silenzio invernale, ingialliti dalle foglie d’ottobre che cominciano a cadere, abbandonati dalle rumorose imbarcazioni e dalle orde di chiassosi bagnanti in cerca di abbronzatura e refrigerio.
I fantasmi estivi riaffiorano a sprazzi ma quegli alberi secolari sono sempre lì, a rinfrescarsi le fronde spoglie con l’umidità lacustre. Il lido s’abbandona a sé stesso, quando gradualmente anche la luce solare s’affievolisce, sotto il cappotto di nebbia o nella bruma protettiva del mattino. Ritorna territorio animale, di sbattere d’ali delle anatre a novembre, puntuali ospiti annuali in luogo di rondini e cigni. Questi spazi balneari, queste strutture estive, perdono
Lido di Magadino
il loro senso con l’autunno. Perde funzione la piattaforma galleggiante, che sembra quasi finita alla deriva, ancorata chissà dove nelle impenetrabili acque scure. Anche se resta lì, a galleggiare sbatacchiata da timide onde, e forse è meglio così. Gli spogliatoi arcobaleno diventano, semmai, piccoli rifugi e nascondigli per bambini, o dormitori per qualche barbone. Le docce non ci lavano più, dallo scivolo e dal toboga color vetro non si scivola più. Appaiono come delle costruzioni
ingombranti, quasi fastidiose, a sporcare un quadro in fondo perfetto, quasi immobile, di tinte unite. Anche il grigiore della sabbia è colore, anche il silenzio del lago è rumore. Ma quelle timide onde bagnano senza sosta lembi di spiaggia, inzuppano sabbia o ghiaia, poco importa, tanto non è più tempo né di bagni, né di tuffi. Pezzi di legno galleggiano, pezzi di legno, rami e tronchi giunti da chissà dove, con spensierata lentezza. Nessuno li toglierà dall’acqua. Si arenano sotto il pontile e si accumulano nei
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Lido di San Nazzaro
Lido di Brissago
Lido di Tenero
Centro sportivo di Tenero
giorni di tempesta, quando l’acqua si unisce ad altra acqua, quando solo fulmini e saette elettrizzano un paesaggio sempre più tetro e desolato. Come se dal fumoso orizzonte apparisse un Caronte con la sua barchetta cigolante, a chiederti il conto di un’estate di eccessi e sempre troppo generosa: “Andiamo dall’altra parte” direbbe, “oltre quella nebbia che ti spaventa…”. Ma non ci andrai, perché timoroso, e perché non avrai nemmeno un obolo in tasca. Codardo ed egoista.
Il lido segreto Regolato e normato come un rituale, perché pubblico, vi è richiesto “un comportamento corretto, rispettoso degli altri utenti e delle più elementari norme di igiene”, come si legge nell’ordinanza municipale di Lugano. E dove, val la pena ricordare, “l’uso del costume da bagno è obbligatorio”, anche “per i più piccoli”. Mamme avvertite. Dove gli utenti devono lasciare le vasche “Trenta minuti prima della chiusura dello stabilimento”, minuto più, minuto meno,
Lido di Ascona
altrimenti non si sa che accade. E dove “è obbligatorio fare la doccia prima di entrare nelle vasche”. Normale, poiché il lido, come ogni spiaggia, è un luogo sociale nel quale si mescolano comportamenti e simbolismi. L’apparizione della cultura balneare in Ticino, all’inizio del Novecento, ha cambiato usi e costumi di questa terra fino ad allora arretrata. I sociologi riempiono libri per spiegare cosa significa e cosa succede al lido, come si comporta l’umano, singolo o in gruppo. Un luogo legato alla memoria e alla
cultura, come quello “maledetto” a Bissone, sognato e agognato, o che si tramanda come a Lugano, Locarno e Bellinzona da quasi un secolo. Che visse esondazioni che lo invasero, come nel locarnese nel 1978, sotto la furia della Moesa che tutto trascinò nel lago. Oppure nel 1993, quando si sarebbe bevuto un caffè in Piazza Grande con l’acqua alle ginocchia. Ma di chi è allora il lido d’autunno? Il lido, che in estate accoglie, ora respinge, ci ributta nei nostri spazi chiusi di
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Lido di San Nazzaro
cemento e vetro, da cui lo osserviamo al di là dei vetri. Al massimo appartiene a qualche pescatore, qualche padrone e qualche cane, qualche inarrestabile sportivo. Una volta, il lido era per i poveri, per quelli abbronzati perché lavoravano la terra, mentre la pallida borghesia se ne stava alla larga dall’acqua sporca. Poi i ruoli si sono invertiti: i ricchi vicino a laghi e fiumi, a godere dell’esplosione del turismo, fonte di profitti e incontri. Il bagno di sole così divenne “in” e per tutti. Teatro di gioia e natura, certo, ma
anche di lacrime e morte. Sempre di acque impraticabili e pericolose si tratta, di salvataggi in extremis ma anche di tragedie, forse quasi prevedibili, di un settantenne affogato ad Ascona, di un tredicenne inghiottito a Melide, di un surfista annegato a Verbania. Al lido e al suo contenitore naturale, lago, fiume o mare che sia, non sfugge niente, nemmeno un pregiudicato che spara, ladri e borseggiatori, adolescenti ubriachi e molesti, pedofili, clandestini, trans e prostitute. È cronaca della vicina penisola, di “altri li-
Lido di Locarno
Lido di Locarno
Lido di Tenero
Lido di Ascona
di”... E oggi, perché tutto si paga, i lidi pubblici, pubblici non lo sono praticamente più. Lidi milionari e da quattro soldi, di polemiche infinite, di igiene dimenticata. Lidi sul Ceresio, dove il parcheggio ormai non è più problema, e lidi a fazzoletto sul Verbano. Ma anche lidi segreti, più o meno abusivi sul fiume Ticino, trasformati di continuo dalle piene. Comunque luoghi unici ma disuniti. Tutti balneabili, ripetevano, ma ora non importa più. Ora il lido è del tempo, più che dello spazio, che come una mano
imponente, nera e fredda se lo riprende. E noi, piccoli e soli come in un quadro di Viviani, o inesistenti e lontani dall’acqua… Ivana De Maria Classe 1981, studia accidentalmente turismo ma trova presto un compromesso con se stessa e con il mappamondo dedicandosi alla fotografia a Barcellona. Dopo un periodo passato all’estero, torna in Ticino e da allora esercita quale fotografa freelance. Le fotografie qui presentate appartengono alle serie Blue I, Blue II, Blue III. (www.eye-dee.ch).
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Il principe e la ranocchia trascrizione di Fabio Martini illustrazione di Rachele Masetti
Fiabe
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C’era una volta un re che aveva tre figli. Una
volta giunti all’età di prender moglie il re li chiamò e affinché fra di loro non sorgessero gelosie e rivalità, disse: “Cari figlioli, voglio che saliate sulla torre più alta del castello e da lì, con le vostre fionde, ognuno di voi tirerà un sasso: dove cadrà prederete moglie”. I tre principi corsero subito in cima alla torre e lanciarono le loro pietre. Il più grande tirò per primo e il sasso cadde sul tetto della casa del fornaio la cui figlia avrebbe preso in sposa. Il secondo tirò ancora più lontano e il sasso colpì il tetto della casa del tessitore la cui figlia gli fu destinata. Il terzo lan-
ciò lontanissimo ma, ahimé… il sasso cadde in un fosso. Un a volta tirato, ognuno di loro corse verso la futura sposa per donarle l’anello di fidanzamento. Il maggiore trovò un ragazza allegra e paffutella, il secondo una fanciulla sottile, sottile come un filo di seta, mentre il terzo, giunto in prossimità del fosso iniziò a cercare, e guarda che ti guardo, cerca che ti cerco… trovò solo una ranocchia. Tornarono dunque dal loro padre che disse loro: “Bene, bene… chi di voi avrà scelto la fidanzata migliore diventerà re e sua moglie regina. Ora dovrete affrontare una prova”. Consegnò loro una matassa di canapa da filare
e disse: “Consegnatela alle vostre fidanzate. Entro tre giorni dovrete riportarla e vedremo chi di loro l’avrà filata meglio”. I tre principi ripartirono di volata a consegnare le matasse. Il più piccino era però molto triste perché mai si era vista una ranocchia che sapesse filar la canapa. Giunto sul bordo del fosso iniziò a chiamarla: “Ranocchia, Ranocchia”. “Chi mi chiama?”, chiese la rana. “L’amor tuo che per nulla t’ama”, rispose il principe. “Se non m’ami, m’amerai quando bella mi vedrai”, e la ranocchia, con un salto, sbucò dalle canne e andò a posarsi su una foglia. Il principe le consegnò la canapa e le disse che sarebbe ripassato di lì a tre giorni. Giunto quel tempo, i tre fratelli corsero dalle loro fidanzate. La fornaia aveva fatto un buon lavoro ma la tessitrice, che tesseva di mestiere, restituì una matassa che pareva seta. Il principino corse dalla sua rana con ben poche speranze di veder la canapa filata. Giunto al fosso iniziò a chiamarla: “Ranocchia, Ranocchia”. “Chi mi chiama?”, chiese la rana. “L’amor tuo che per nulla t’ama”, rispose il principe. “Se non m’ami, m’amerai quando bella mi vedrai”, e la rana sbucò dalle canne con una noce in bocca. Il giovane prese la noce e tutto sconsolato si presentò al padre, mentre i fratelli ridacchiavano di lui. Il re iniziò a esaminare le tele e poi, afferrata la noce l’aprì. Con grande sorpresa di tutti da quel piccolo guscio uscì una tela così bella e fine che mai al mondo se n’era vista una uguale. I fratelli maggiori la guardavano a bocca aperta e anche il re ne fu assai sorpreso. Ma l’idea che fosse una rana a diventare regina proprio non gli andava giù. Allora gli venne in mente un’altra prova. “Cari figlioli, come sapete la mia cagna ha fatto tre cuccioli. Ne affiderete ciascuno alle vostre fidanzate e chi, fra un mese, l’avrà allevato meglio diventerà regina”. I principi portarono i cuccioli alle loro fidan-
zate e dopo un mese si ripresentarono per vedere come li avevano cresciuti. Quello della fornaia, che aveva mangiato pane, pizze e focacce, era bello grasso e pasciuto; quella della tessitrice era invece secco e magrolino proprio come la sua padrona. Il principino tornò indietro con una piccola cassettina. Il re l’aprì e ne venne fuori un segugio dalle linee perfette e pronto per la caccia. Il re, a quel punto, disse: “La regina sarà la rana e il principino re”. Fu stabilito allora il giorno delle nozze dei tre fratelli e iniziarono i preparativi. Vennero chiamati cuochi e camerieri da tutto il regno, i falegnami costruirono i padiglioni per gli invitati che sarebbero giunti dai quattro angoli del mondo. Arrivato il momento, i fratelli maggiori con due eleganti carrozze andarono a prendere le loro fidanzate tutte vestite di piume e coperte di gioielli. Il principino invece, tutto preoccupato, si recò al fosso. La rana lo attendeva impaziente in una carrozza fatta da una foglia di fico e trascinata da quattro lumache. Va da sé che fu un viaggio molto lungo, tanto lungo che a un certo punto il principino si addormentò come un sasso lungo la strada. Al suo risveglio vide accanto a sé una bellissima carrozza tirata da quattro cavalli bianchi e all’interno un fanciulla bella come il sole, la luna e le stelle, avvolta in un vestito verde smeraldo. “E voi chi siete?”, chiese il giovane con aria sorpresa. “Sono la tua sposa, la ranocchia”, rispose la ragazza, e per dimostrarglielo estrasse da un piccolo scrigno la foglia di fico e i gusci delle quattro lumache. “Ero una principessa trasformata in rana. Se un figlio di re mi avesse preso in sposa sarei tornata donna. Tu sei stato perseverante, pur sapendo che ero una rana e che non ero affatto bella. Ma ora sarò la tua regina”. Giunti a corte tutti restarono di sasso, soprattutto i fratelli, rossi di invidia. E così il principino e la sua ranocchia divennero re e regina e tutti vissero… felici e contenti.
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spazio & arredo
Ambienti minimi Tendenze p. 48 – 49 | a cura della Redazione
L La cucina, tra gli spazi della casa che maggiormente hanno approfittato delle innovazioni tecnologiche e dell’applicazione di nuovi materiali, rappresenta il luogo dove tutto diventa possibile. Se a partire dalle seconda metà degli anni Settanta questo importante spazio domestico ha mostrato una tendenza al ridimensionamento con “angoli cottura” sempre più piccoli e sempre meno vivibili, da alcuni anni le cucine sono diventate i soggetti preferiti dai designer e – di conseguenza – dalle aziende che operano nel settore dell’arredo e degli elettrodomestici. Naturalmente, l’inarrestabile onda lunga del razionalismo e del minimalismo continua a dettare legge. Come negli edifici abitativi, anche la cucina (il focolare, vecchio “cuore della casa”) si rende dunque sempre più lineare, super organizzata con grandi contenitori, enormi cassetti e isole di cottura accessibili dai quattro lati. E come per gli isolotti – quelli veri –, lo spazio circostante si trasforma in un’area per attività “non previste”: da quelle manuali agli hobby ai giochi, per i più piccoli come per gli adulti. Un ambiente da vivere. T uT T o aL nos Tro s erv izio Funzionalità e semplicità, ma anche sicurezza, risparmio energetico e un approccio “ecologico”, con vani destinati alla raccolta separata dei rifiuti: il consumatore oggi ha richieste assai precise e, anche se la cucina non può essere grande e luminosa come tutti vorremmo, a essa si richiedono comodità e semplicità nel pulirla. Una “pulizia” dunque che coinvolge sia le forme sia i materiali, sempre più lisci e in grado di creare riflessi ed effetti luminosi, con lucide finiture che hanno la capacità di alleggerire le superfici. In questo modo anche le volumetrie più importanti diventano fluide, quasi eteree, ma al tatto “semplici”, immediate, concrete… come per il marmo e
L’architettura della cucina moderna: innovazione, ergonomia, multifunzi onalità, spaziosità e comodità
i ripiani laccati. Effetto rafforzato da fonti luminose diffuse e “soffici”, calde. Un ambiente rilassato e accogliente: la cucina (ri)diventa così un luogo dove lavorare in compagnia e con spontaneità, un ambiente aperto e che ispira, in grado sostenere la nostra creatività ai fornelli… magari facendosi aiutare da amici di passaggio e ospiti inattesi. Anche il concetto di “modularità” rimane un punto fermo, proprio perché in funzione delle esigenze e del numero
Dalla collezione “next125” di Schüller La funzionalità e l’estetica si incontrano, interpretando i valori tradizionali ma in chiave moderna →→ Un classico: la combinazione sposa la luminosità dei nuovi materiali con la concretezza e il calore del legno →
Le immagini presenti in queste pagine sono state gentilmente concesse da Sanitas Troesch AG www.sanitastroesch.ch
di persone, la cucina si adatta e i piani di lavoro diventano lunghe e comode superfici “multiuso”, pronte a assecondare le nostre capacità, da chi è più esperto a coloro che si accontentano di pochi ingredienti per un pranzo frugale. Una forma di elasticità che passa attraverso ampi cassetti dove gli alimenti e gli attrezzi del mestiere (pentole, padelle, teglie, posate, piatti, ecc.) sono immediatamente reperibili… e soprattutto facili da lavare, pulire e riporre.
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Astri toro
gemelli
cancro
Fino al 13 ottobre dovrete fare i conti con l’opposizione di Mercurio. Imparate a valutare il peso delle vostre parole e a non commettere errori di comunicazione in una fase vivace della vostra vita sociale.
Pulsioni sentimentali contraddittorie a partire dal 10 ottobre. Momento comunque ideale per realizzare qualcosa di importante. Grazie a Giove e a Plutone favorite le persone meno indulgenti con se stesse.
Tra l’11 e il 12 ottobre Luna favorevole, di transito nell’Ariete. Immaginazione fertile, idee chiare e personali. Iniziative ispirate dall’intuizione e realizzate con forza decisionale. Aiuti da parte di amici.
Siete troppo attaccati ai ricordi per poter prendere una decisione in linea con voi stessi nel presente. Malumori tra l’11 e il 12 ottobre provocati dal passaggio lunare. Non siate permalosi, soprattutto sul lavoro.
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Temerari grazie a Marte. Protetti da Saturno e da Mercurio riuscite a instaurare antiche alleanze e a ristabilire rapporti proficui con amici di vecchia data. Ottima coordinazione fra mente e razionalità.
Dal 10 ottobre la vostra vita affettiva inizia una nuova fase. Grazie ai buoni aspetti tra Venere e Plutone riuscite a vivere consapevolmente il vostro fascino personale senza farvi condizionare troppo.
Periodo caratterizzato da un’eccessiva prudenza. Se siete troppo concentrati sul “necessario” potreste non accorgervi “del meglio”. Affrontate in questa fase i lavori che richiedono accuratezza e precisione.
Grazie ai transiti di Marte, Venere e Giove la vostra vita, sia che si tratti di sentimenti, sia di questioni di lavoro, tende a divenire ingovernabile in quanto in realtà guidata dagli istinti primordiali.
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capricorno
acquario
pesci
Occasioni professionali favorite da Sole, Mercurio e Saturno. Ogni scelta potrà essere compiuta con lucidità e determinazione. Momenti di coraggiosa seduzione tra l’11 e il 12 ottobre favoriti da Luna e Marte.
Calo degli entusiasmi professionali a causa dei transiti di Sole, Mercurio e Saturno. La vostra razionalità vi spinge a esaminare le situazioni in modo selettivo, perdendo così spesso la valutazione d’insieme.
Luna benefica tra l’11 e il 12 ottobre. Grazie a questo passaggio potrete spassarvela in compagnia dei vostri più cari amici. Fase di lavoro costruttiva per i nati in febbraio. Scatti professionali in vista.
Incontri a partire dal 10 ottobre. Favorita la conoscenza di persone straniere. Opportunità professionali per i nati in febbraio. Grazie a Giove e Plutone ottimo connubio tra forza vitale e aspirazioni sociali.
» illustrazione di Adriano Crivelli
» a cura di Elisabetta
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 42
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 13 ottobre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 11 ott. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
Orizzontali 1. Non si fa mai gli affari suoi • 9. Essi • 10. Il pronome che mi riguarda • 11. Antico Testamento • 12. Borbotta in continuazione • 14. Idonee • 15. Si contrappone allo zenit • 16. Colpevoli (f) • 17. I solidi geometrici del gelataio • 18. Canale di scolo • 20. Gorgo centrale • 22. Fragore • 23. Rose pallide • 24. Radio Svizzera • 25. Fiume engadinese • 27. Rientrata • 30. Est-Ovest • 31. Il dittongo del beone • 32. Caldi e pesanti • 34. Italia e Thailandia • 36. Lo usava il fabbro • 38. Consonanti in laurea • 39. Ripida • 40. Il nome della Farrow • 42. Mezzo granello di pepe • 45. Giardini d’infanzia • 47. Il nome di Ramazzotti • 48. Regalato • 49. La Musa della poesia amorosa • 50. Spinta iniziale. Verticali 1. Noto libro di Stefano Benni • 2. Decedute • 3. Prendere sotto la propria ala • 4. Atomo • 5. Malgrado ciò • 6. La figlia del Corsaro Nero • 7. Gli amici di Biancaneve • 8. Celestiale (f) • 13. Detestati • 17. Serpente pericoloso • 19. Ha scritto “La cantatrice calva” • 21. Paga il fio • 26. Fastidi, guai • 28. Ognuno ha il proprio • 29. Malattia bovina • 33. Dittongo in Coira • 35. Terna al poker • 37. Giovanni, scrittore • 41. Ama Radames • 43. Paladini • 44. Mesce vino • 46. Ebbe la moglie tramutata in statua di sale • 47. La somma degli anni.
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La soluzione corretta del Concorso apparso il 23 settembre è:
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STABILE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Martignoli Doriana via Iragna 6527 Lodrino Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: buono RailAway FFS “Ritom” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 140.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Regione Ritom-Piora” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su www.ffs.ch/railaway.
Regione Ritom-Piora. La ripida emozione dal 1921 La regione della Val Piora, situata sopra 1.800 m.s.m. è un esempio eclatante di come sia ancora possibile avventurarsi in luoghi incontaminati e isolati dal mondo quotidiano per dedicarsi a escursioni e passeggiate indimenticabili. Raggiungibile da Piotta, con la famosa funicolare (una delle più ripide d’Europa), la zona offre ai suoi visitatori paesaggi incantevoli che lasciano poco spazio alle parole.
Giochi
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CENT’ANNI D’INNOVAZIONE CENT’A
Aria di festa in Ticino DOMENICA 9 OTTOBRE MANOR LUGAN O PIAZZA DANTE / VIA PERI Apertura straord inaria dalle 10.00 alle 18.00
Autografi con P aolo Meneguzz i dalle 10.30 Risotto e luganig he offerti dalle 11.30 Paolo Meneguzz i in concerto dalle 17.30 Durante tutta la giornata, distribuzione n di palloncin i e animazioni pe Pranzo in r bambini. i piazza e conc erto offerti da M an no Venite in tanti, po or. rtate gli amici, divertitevi con no i! * Non è cumula bile con altri sco nti, buoni o pro il reparto Foo mozioni. Dallo sco Fo d, i ristoranti Manora, i servizi, nto son so o esc clu lusi si le carte regalo le carte iTunes e , i buoni regalo alo,, i cofanetti regalo .
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