№ 48
del 2 dicembre 2011
con Teleradio 4 – 10 dicembre
L
20 1
L’ D
10
I
7
E
4
E
T
6
I
11
17
C
13
N
C T › RT › T Z › .–
5
R
14
I
15
O
O
21
23
I
À
2
9
O
19
L
12
N
18
G
22
1-9 10-12 13-23
T
8
D
3
M
16
SPINAS CIVIL VOICES
PER UN MILIARDO DI PERSONE LA REALTÀ È QUESTA. Un sesto della popolazione mondiale non ha altra scelta che bere acqua inquinata. Ogni anno, 1,8 milioni di persone muoiono per questo motivo. Helvetas costruisce pozzi e latrine sicure per proteggere l’acqua potabile da germi letali. www.helvetas.ch
Donate 10 franchi con un SMS: Acqua 10 al 488.
Ticinosette n° 48 del 2 dicembre 2011
Agorà Criminologia
di
Letture Vite parallele
di
r. roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Società La Borsa sul lettino
di
Sfide Disoccupato/collocatore Luoghi Un’altra (Lang)strasse Vitae Giovanna Masoni Reportage Teatro
di
4 7 8 10 12 14 39 46 48 50 51
C. Crivelli Pinotti e l. Pedevilla. . . . . .
di
di di
M. Jeitziner . . . . . . . . . . . . . . . K. Gonzato . . . . . . . . . . . . . . .
G. GriMani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
di
F. Martini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tendenze Le facce del domani
GIFT OF TIME
M. dal Farra . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
d. Quadri; Foto di J. PulawsKi . . . . . . . .
Fiaba Il puledro parlante
THE
di
P. MezzanzaniCa . . . . . .
Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La misura dell’inequità
Impressum Chiusura redazionale Venerdì 25 novembre Editore Teleradio 7 SA 6933 Muzzano Direttore editoriale Peter Keller Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir
Tiratura controllata 70’634 copie
lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 Amministrazione via Industria bellinzona@publicitas.ch 6933 Muzzano Publicitas Chiasso tel. 091 960 33 83 Pubblicità tel. 091 695 11 00 fax 091 960 31 55 Publicitas Publimag AG fax 091 695 11 04 Mürtschenstrasse 39 Direzione, chiasso@publicitas.ch Postfach redazione, Publicitas Locarno 8010 Zürich composizione tel. 091 759 67 00 tel. +41 44 250 31 31 e stampa fax 091 759 67 06 fax +41 44 250 31 32 Centro Stampa Ticino SA service.zh@publimag.ch locarno@publicitas.ch via Industria www.publimag.ch 6933 Muzzano In copertina Annunci locali tel. 091 960 33 83 Segni del destino Publicitas Lugano fax 091 968 27 58 Illustrazione di tel. 091 910 35 65 ticino7@cdt.ch fax 091 910 35 49 Antonio Bertossi www.ticino7.ch Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA 6500 Bellinzona TBS,LaBuonaStampaSA 6963 Pregassona
TISSOT COUTURIER LADY DIAMONDS 595 CHF*
TISSOT TRADITION PERPETUAL CALENDAR 425 CHF* *Prezzo consigliato al pubblico
Qualche giorno fa la High Pay Commision britannica – organismo indipendente deputato allo studio e all’analisi delle contribuzioni professionali – ha prodotto un rapporto sull’andamento degli stipendi dei top manager d’oltre Manica. I dati, anche alla luce dell’emergenza economica che stiamo vivendo, lasciano interdetti. Nel corso degli ultimi trent’anni la differenza fra gli stipendi dei vertici e le contribuzioni base dei dipendenti nelle grandi aziende inglesi è andato allargandosi. Due esempi: nel 1980 il compenso annuale del direttore generale della banca Barclays (tra i maggiori istituti di credito britannici) era di 87.323 sterline, mentre oggi riceve 4.365.636, una cifra 50 volte superiore; il direttore generale della British Petroleum, sempre nell’80, prendeva 143.334 sterline annue, che oggi sono divenute 4.452.624, un valore 30 volte maggiore. Anche il rapporto rispetto agli stipendi base è inquietante: se nel 1980 i direttori delle due aziende prendevano rispettivamente 14,5 e 16,5 volte il compenso base, oggi i loro emolumenti corrispondono a multipli di 75 e 63,2. Sappiamo che anche in Svizzera i rapporti numerici non sono molto diversi e negli Stati Uniti le cose vanno anche peggio. Ma al di là delle inevitabili considerazioni congiunturali (disoccupazione, tagli del personale, stipendi spesso inadeguati rispetto al costo della vita, ecc.) e del riconoscimento delle qualità professionali dei manager (molti dei quali co-responsabili della presente situazione economica), che ricaduta d’immagine pensano di poter avere queste aziende sul piano pubblico? E i governi nazionali che fanno? La dittatura della finanza e la totale resa della politica paiono inarrestabili. Buona lettura, la Redazione
Get in touch at www.tissot.ch
Criminologo: quale futuro?
4
»
Agorà
La criminalità è una proble matica sociale di cui si parla quasi quotidianamente. Per far fronte a questo fenomeno molti cantoni svizzeri si sono muniti di specialisti del crimine. Il Ticino, al contrario, tarda a intraprendere questa strada. Per quale motivo il nostro can tone non si adegua, rischiando così di “perdere il treno”? di Claudia Crivelli Pinotti e Laura Pedevilla
L
a prevenzione e la lotta alla criminalità sono temi d’attualità politica e sociale di grande interesse. La criminalità è sempre in evoluzione, come pure le tecniche d’intervento e le formazioni offerte ai professionisti attivi nel settore giudiziario. Resta però la domanda di come tuttavia, a oggi, il Ticino stenti ad approfittare di una nuova gamma di professionisti del settore – quali criminologi, criminalisti o medici forensi – assumendo così il rischio di fossilizzarsi. Nella maggior parte degli altri cantoni svizzeri, infatti, il sistema giudiziario prevede, al suo interno, la presenza della figura professionale del criminologo, mentre la stessa non è ancora integrata né riconosciuta in Ticino. Da un punto di vista criminologico, non si può che limitarsi all’analisi della situazione per quel che concerne la professione specifica, non entrando nel merito di altre professioni complementari, la cui posizione, magari, è altrettanto indefinita o precaria. Si trattava pertanto di sondare il terreno, intervistando diversi professionisti del settore, in modo da attestare se effettivamente vi sia un interesse all’introduzione del criminologo nel sistema investigativo cantonale. Grazie agli incontri con questi operatori, si è compreso che, attualmente, sussistono svariati fattori che limitano il possibile sviluppo della criminologia in Ticino. Prima di tutto vi è una gran confusione, sia nell’opinione pubblica sia tra i professionisti, su quello che davvero fa un criminologo1. La gente è infatti influenzata dai media e dalle serie televisione, che inculcano un linguaggio sbagliato. So-
no molti a pensare ancora che il criminologo sia colui che, luminol e pennello in mano, ricerca tracce e impronte sulla scena di un crimine. Un’altra fetta di popolazione sa invece che il criminologo studia le cause della criminalità, ma crede che ciò avvenga solo per indagini puntuali. Basti pensare a come sono conosciuti i criminologi italiani, che presenziano quali esperti in trasmissioni televisive per discutere di casi mediaticamente rilevanti. Un problema di occupazione? Quello che è certo è che lo sviluppo limitato di questa professione non è causato dalla mancanza di professionisti e di possibilità formative. Tutt’altro! L’Università di Losanna, una delle scuole di scienze criminali più rinomate al mondo, offre, per esempio, un Master in diritto e scienze criminali con specializzazione in criminologia. Solo dal 2007, si contano più di sei criminologi ora rientrati in Ticino. Di essi, una metà è senza lavoro, mentre l’altra metà è costretta a esercitare altre professioni. Come mai questo potenziale non riesce a essere sfruttato adeguatamente? Diamo dunque parola a chi, nel settore giudiziario, opera quotidianamente.
“Sì, la figura del criminologo sarebbe importante per la polizia, perché permetterebbe di capire meglio un dato fenomeno criminale. Spesso ci troviamo ad affrontare situazioni senza un metodo d’intervento definito, e non ci sentiamo sicuri nel farlo. La devianza e la criminalità sono in continua evoluzione, e per alcuni fenomeni noi non ci riteniamo purtroppo formati a sufficienza per intervenire correttamente sul campo. Pensiamo alla delinquenza giovanile, alla violenza domestica, ai disturbi psichiatrici o all’hooliganismo: gli autori di questi reati sono tanto diversi tra loro quanto specifici, il nostro intervento non può e non deve essere lo stesso. Un criminologo, che ha studiato l’evoluzione e le caratteristiche di questi fenomeni, saprebbe darci consigli e orientarci verso gli aspetti importanti sui quali dobbiamo intervenire. La necessità di direttive in questo senso è ancora più sentita se si considera che non esistono centri di presa a carico aperti 24 ore su 24 e capaci di gestire l’urgenza della problematica specifica. Dove porto un giovane violento? Dove accompagno un autore di violenza domestica allontanato dal proprio domicilio e sprovvisto di mezzi per pagarsi un albergo? Una riflessione in merito alla creazione di centri appositi s’impone a nostro avviso, tanto più che è un numero ristretto di persone (soprattutto nei giovani) a creare ciclicamente dei problemi”.
“La figura del criminologo può aiutare davvero noi del mestiere, non chiaramente in tutte le occasioni, ma soprattutto quando affrontiamo reati gravi come omicidi, violenze sessuali, reati su minori”
Sig. Albisetti, lei è Giudice dei Provvedimenti Coercitivi. A suo parere sussiste una reale esigenza, vuoi un concreto interesse, a integrare queste figure professionali nel sistema? “Assolutamente sì. Mi ha sempre affascinato questo studio, e non mi riconosco dunque nelle confusioni da voi citate, ma ammetto che esistono, purtroppo non solo nell’opinione pubblica. Il sistema giudiziario ticinese non sta andando al passo con i tempi, né sembra avere l’ambizione di poter essere all’avanguardia in materia. Questo è un peccato, perché il potenziale c’è, come dimostrano le cifre da voi riportate. Penso che la figura del criminologo possa aiutare davvero noi del mestiere, non chiaramente in tutte le occasioni, ma soprattutto quando ci si confronta con reati gravi come omicidi, violenze sessuali, reati su minori. Il nostro sistema di giustizia è calibrato su casi di minor importanza, in quanto essi rappresentano la maggior parte della nostra criminalità. Quando poi però si verifica un evento più complesso, non si sa come reagire. A questo va aggiunto che molti professionisti che lavorano a oggi nel settore, appartengono alla seconda generazione e arrivano dalla sfera educativa, dall’ambito religioso o dalla gavetta quali agenti di polizia o di custodia. Queste persone hanno un’enorme esperienza e rimangono essenziali. Tuttavia, si sono sviluppate nel contempo nuove conoscenze specifiche, come la criminologia, sulle quali noi non siamo preparati e che ci sarebbero utili”. Sig. Martignoni e sig. Mennite, in quanto agenti di polizia, reputate che la figura del criminologo potrebbe sostenervi nello svolgimento della vostra professione, o facilitare il funzionamento della polizia?
Vista tale mancanza, come intervenite oggi in questi casi? L’introduzione di un criminologo non significa la disponibilità di un centro d’accoglienza, e non sarebbe una soluzione per questo problema. “Ovviamente. Un criminologo non sostituirebbe questi centri, ma potrebbe essere utile a monte e grazie a un lavoro più preventivo. I nostri interventi sono oggi dettati dalla singola sensibilità di ogni agente, che cerca di risolvere la situazione d’urgenza con i mezzi e il tempo a sua disposizione. Purtroppo però il lavoro è molto e noi non abbiamo più possibilità di fare prevenzione sul campo. Le conoscenze specifiche di un criminologo, oltre a essere utili direttamente agli agenti, potrebbero essere sfruttate per la creazione di una banca dati sul fenomeno. Come criminologo, sai quali sono i dati pertinenti da raccogliere, e li puoi analizzare scientificamente per poi trarre conclusioni utili alla prevenzione del fenomeno. Queste informazioni, se restituite a noi della polizia, ci permetterebbero d’intervenire in modo più sicuro ed efficace, indirizzando correttamente la persona verso la rete di presa a carico (tra cui gli eventuali centri citati)”.
Agorà
5
Un supporto importante Un interesse verso questa professione sembra quindi esserci, sia per quanto attiene all’esecuzione della pena, sia in polizia. Ma come concretizzare tale interesse? A nostro parere, ricordando anche l’osservazione pertinente del giudice Albisetti sulla gravità dei reati, un criminologo non dovrebbe essere integrato nell’amministrazione cantonale. Visto il suo intervento puntuale infatti, sarebbe più opportuno creare un team esterno, al quale i vari professionisti potrebbe- (...)
ro far riferimento. La creazione di un gruppo di criminologi si giustifica dal fatto che, all’interno della disciplina, ogni criminologo può essere specializzato in ambiti diversi (per esempio violenza, reati economici, crimine organizzato). Giudice Albisetti, come immagina la collaborazione, da lei stesso auspicata, con i criminologi? “Concordo nel dire che molto probabilmente un criminologo all’interno del nostro ufficio o di altri già esistenti, sarebbe inopportuno. Per quel che mi riguarda, posso rimarcare che a volte gli incarti che arrivano a noi giudici sono incompleti o meglio, che le informazioni in essi contenute sono frammentarie. In particolar modo, mancano dettagli criminologici come la vittimologia, i fattori di rischio di recidiva o di protezione, nonché una visione d’insieme del caso. Penso che un criminologo potrebbe intervenire a questo livello. Non lavorando inoltre a stretto contatto con gli utenti, ma incontrandoli solamente al momento della valutazione. Quest’ultima sarebbe non solo globale e specialistica, ma anche oggettiva”.
Agorà
6
presa a carico più adeguata per il mio cliente, ne vedo l’utilità. D’altronde, si fa già capo a periti esperti quali gli psichiatri, altrettanto importanti, laddove se ne sente il bisogno. Penso che anche un criminologo dunque, che risponde a quesiti diversi da quelli della perizia psichiatrica, possa essere interpellato secondo le peculiarità del caso. È però sempre l’autorità penale – che dirige il procedimento – a nominare i periti. Anche se la proposta può venire da entrambe le parti, credo sia più idoneo che sia l’accusa – e per essa i Procuratori pubblici – a ordinare il rapporto criminologico. Senza entrare in dettagli amministrativi e finanziari, vi ricordo che la maggior parte delle difese penali rientrano sotto il cappello del gratuito patrocinio, limitandoci parecchio nella libertà di far capo a periti esterni”.
“… la questione finanziaria è uno degli aspetti che limitano l’introduzione del criminologo nel sistema giudiziario ticinese. Oltre all’assenza di basi legali chiare in merito a tale ruolo”
Sig. Molina, in quanto avvocato penalista, come immagina di poter utilizzare un rapporto criminologico a favore della sua arringa? “Secondo la mia esperienza, sono piuttosto rari i casi in cui, come avvocato, necessito di un rapporto criminologico che attesti la reale pericolosità del mio patrocinato, la sua presa di coscienza dell’atto, i fattori di rischio e di protezione che lo circondano e il concreto pericolo di recidiva o di fuga. Questa situazione è sicuramente interessante ma rischiosa: è infatti più frequente che l’incertezza sulla reale pericolosità dell’accusato mi venga utile in fase dibattimentale”.
Questa affermazione impone un chiarimento. Il rapporto di un criminologo non si limita ad attestare nero su bianco l’esistenza di un dato problema ma, una volta che quest’ultimo è messo in luce, deve essere in grado di guardare avanti e proporre delle prese a carico adeguate. Ogni fattore di rischio di recidiva è controbilanciato da fattori di protezione, che non rappresentano per forza l’esatto opposto. È vero dunque che un rapporto criminologico potrà forse attestare – contrariamente alle aspettative – un rischio di recidiva (ma lo stesso discorso non vale poi anche per le perizie psichiatriche, largamente utilizzate?). Tuttavia, la seconda parte di questo rapporto rileverà magari delle prese a carico meno invasive della privazione di libertà, ma capaci ugualmente di evitare la recidiva di cui è questione. Se così fosse, un avvocato difensore potrebbe dunque trarne vantaggio, allineandosi al volere del nuovo codice di procedura penale che introduce misure sostitutive al carcere. Dopo questo chiarimento, l’avvocato Molina aggiunge quanto segue: “Non ero a conoscenza di questo aspetto, ma ora ammetto che, se un rapporto criminologico mi permette di valutare quale sia la
Una questione “di denaro” D’accordo con queste considerazioni, l’avv. Luca Guidicelli, anch’egli attivo nell’ambito penale, ricorda che un criminologo rimane un perito esterno, quindi oggettivo e non di parte. Si potrebbe dunque pensare di commissionare una valutazione e permettere sia all’accusa che alla difesa di porre alcune domande, come già si fa a volte con altri periti. Come sottolinea l’avv. Molina, la questione finanziaria rimane, a oggi, uno degli aspetti principali che limitano l’introduzione di questa figura nel sistema giudiziario ticinese. Le origini di quest’ostacolo sono da ricercare nell’assenza di basi legali chiare in merito a tale ruolo. Come fa presente il sig. Meli, presidente dei Giudici dei provvedimenti coercitivi, sia per i giudici che per gli avvocati, rimane da chiarire chi si assume le spese di un eventuale mandato di valutazione, o se il ricorso a un perito rientra in quanto a disposizione per la difesa d’ufficio. Va però detto che il ricorso puntuale a un servizio criminologico esterno e indipendente non crea spese salariali costanti, e l’importanza dell’aspetto finanziario va dunque ridimensionata. Il giudice Albisetti, a tale proposito, ricorda inoltre che il sistema giudiziario incentrato sulla privazione di libertà è un sistema caro. Ogni giorno di detenzione è un costo per la società; una corretta valutazione criminologica potrebbe ridurre il numero di persone incarcerate o la durata del loro soggiorno, il che significherebbe un risparmio non indifferente, pur stipendiando i periti. Ritorniamo infine a quanto affermato dagli agenti di polizia utilizzando un aforisma comune: “prevenire è meglio che curare”. Permettere degli studi e delle campagne di prevenzione efficaci, rimane infatti il miglior modo di ottenere a lungo termine una riduzione della criminalità e dei relativi costi (materiali e societari) della sua presa a carico.
note 1 Per maggiori dettagli: www.crimen.ch.
»
Vite parallele
Ci sono libri che, giunti all’ultima pagina, sono fatti per es-
» di Roberto Roveda
e che, colpevolmente, manterrà il silenzio, lasciando al destisere dimenticati e andare a occupare (quando va bene) uno no il compito di fare le sue mosse. Per quarant’anni le storie spazio libero nella libreria di casa. Ve ne sono altri, viceversa, dei due protagonisti correranno parallele e si intrecceranno, che non si lasciano assaporare pienamente e assieme a quelle di una moltitudine di racconti che una volta conclusi non vogliono saperne sull’immigrazione italiana nel nostro paese, di lasciarti andare. Perché terminata l’ultima sui suoi pittoreschi personaggi, le difficoltà di pagina ti mancano quei personaggi, quelle adattamento e i complessi – ma non impossibili, vicende e quel modo di raccontare, o certe né tanto meno sterili – rapporti con i locali. descrizioni di persone che tutti noi vorremmo Un romanzo che mette in scena universi umaaver incontrato almeno una volta nella vita. ni in costante movimento, in fluttuazione Soprattutto quelle pagine non sembrano averti tra radici antiche che si vanno gradatamente detto tutto, almeno non fino in fondo. Bene, rinsecchendo, e nuove realtà con cui è difficile Rocco e Marittimo, terzo romanzo di Vincenzo riconoscersi fino in fondo. Un romanzo che Todisco, appartiene a quest’ultima categoria, Todisco costruisce con la sapienza di chi certe anche per la qualità con cui viene narrata fluttuazioni le sente dentro, le ha interiorizzate, una classica storia di emigrazione, senza mai da figlio di migranti che vive, lui svizzero di scadere nella retorica, nel sentimentalismo, lingua italiana, a Rhäzüns, nei Grigioni, terra nell’agiografia. di confine tra mondo romancio e tedesco. Una Rocco e Marittimo di Vincenzo Todisco La vicenda prende le mosse su uno dei tanti sapienza interiore, profonda che traspare anche Casagrande, 2011 treni della speranza che negli anni Sessanta dalla qualità della narrazione, evocativa, quasi conducevano gli immigrati italiani verso la incantatrice in certi momenti. La sua è una Svizzera. Su uno di questi convogli nascono, negli stessi scrittura capace di richiamare certe nostalgie da migrante di minuti, due bambini, che nella confusione della stazione di ritorno di Cesare Pavese ne La luna e i falò, oppure i personagZurigo vengono scambiati tra loro dalle rispettive famiglie. gi italiani del Sud a tutto tondo creati da Vittorini e Alvaro, L’unico ad accorgersi dell’errore è don Curte, un sacerdote penso in particolare a Conversazione in Sicilia e a Gente in Asproche aiuta gli immigrati al loro arrivo nella loro nuova patria monte. Modelli alti, rispetto ai quali Todisco non sfigura.
All’autunno: il nuovo «Aktifit plus Vitamine Superfruit»
tàa i v o N n vitamin
Co E, B6 A, C, folico. do e aci
Aktifit di Emmi è ora disponibile ai gusti mirtillo rosso-fragola oppure mirtillo rosso-mela e con cinque importanti vitamine: A, C, E, B6 e acido folico. Maggiori informazioni su www.emmi-aktifit.ch. Aktifit di Emmi. Tanto buono quanto sano!
»
La Borsa sul lettino La fase che stiamo attraversando, senza nulla togliere ad altre terribili crisi finanziarie che la storia ricorda, sembra coincidere con il precipitare del mito economico per eccellenza: la Borsa. La stessa che da fabbrica dei sogni si è trasformata in un generatore di incubi di Mariella Dal Farra
Buongiorno. In
Società
8
un periodo in cui la cosiddetta economia reale è soggetta a severe contrazioni e la sua proiezione (ovvero la Borsa) manifesta una sconcertante fragilità, è difficile sottrarsi alla sensazione – almeno per chi non sia economista di professione – che l’andamento degli indici sia influenzato da fattori imperscrutabili, la cui opacità tende ad accrescere il senso d’inquietudine generale. Così, mentre gli esperti di tutto il mondo forniscono spiegazioni di difficile comprensione e spesso, almeno apparentemente, in parziale contraddizione fra loro, l’unico dato condiviso sembra essere quello relativo alla progressiva divaricazione fra realtà produttiva e realtà finanziaria, operata attraverso processi speculativi che vanno ad approfondire quell’altra, più drammatica divaricazione fra ricchi (che diventano sempre più ricchi) e ceto medio (che invece tende a impoverirsi). Come sostiene Luigi Zoja, psicoanalista, “l’economia, essendo soprattutto l’insieme di aspettative sull’economia (di nuovo l’inconscio collettivo), arriva presto all’opzione estrema: quel che non è più sicuro viene svenduto e in un attimo può esser quotato zero”1. Benvenuti a Fantasilandia La progressiva “emancipazione” delle quotazioni di Borsa dagli indici di concreta ricchezza (o povertà) ha conferito al mondo finanziario una
qualità sempre più fantasmatica, che l’ha reso permeabile – oggi forse come non mai – agli umori e timori degli umani investitori. D’altra parte, che i moti dell’inconscio collettivo fossero tutt’altro che estranei all’andamento dei mercati lo aveva già ipotizzato Eugen Böhler (1893–1977), economista svizzero allievo di Gustav Jung che usò la teoria degli archetipi come chiave di lettura alla propria disciplina. Secondo Böhler, “L’economia moderna è una fabbrica di sogni come lo è Hollywood. Essa si basa per una piccola parte sui bisogni reali e per la maggior parte sulla fantasia e sul mito”2, il che peraltro spiega “la funzione determinante della pubblicità”. Coerentemente, “la stessa Borsa ha una funzione mitica: essa non è il «cervello» ma piuttosto il «cuore» della vita economica, e rappresenta una compensazione per le pressioni sopportate dall’homo economicus nel suo instancabile sforzo verso l’organizzazione razionale, l’ordine e il risparmio e per le noiose fatiche connesse
Sogno avverato. alla tenuta dei libri, ai calcoli e alla preparazione dei bilanci. […] Allo stesso tempo ciò che credono, sperano e desiderano molti uomini viene proiettato e converge sulla Borsa. Lungi dal regolare la vita economica, la Borsa è essa stessa in balia delle maree della fantasia collettiva. Le depressioni si verificano quando vi è un’improvvisa caduta del mito economico”3.
Autunno 2011: gli “indignati” ginevrini installati con le proprie tende da campeggio al Parc des Bastions. Alle loro spalle, il Mur des Réformateurs (fotografia di ©Jean-Patrick Di Silvestro; www.disilvestro.photoshelter.com)
L’assunzione di un pensiero adulto La fase economica che stiamo attraversando sembra coincidere con il precipitare del mito economico per eccellenza, la Borsa appunto, una “fabbrica dei sogni” trasformatasi in generatore di incubi. Essa ha assunto la connotazio-
Arrivederci. ne persecutoria di un luogo di potere chiuso, che governa con cinica noncuranza i destini della gente comune. Che tale “proiezione” tragga origine – come del resto accade nei moti psicologici individuali – da un dato del tutto sostanziale – le varie “bolle speculative” succedutesi nel corso degli ultimi anni sono lì a dimostrarlo – non ne modifica a mio parere la natura “pulsionale”, che di fatto si sta manifestando nei movimenti fortemente pro-pulsivi o, forse, espulsivi degli “indignati” occidentali. Nel manifesto di “Occupy Wall Street” – il gruppo che dallo scorso luglio, in sinergia con i corrispettivi spagnoli e israeliani, protesta contro lo stato del sistema negli Stati Uniti – si legge infatti
che “nessuna vera democrazia è ottenibile quando il processo sia governato dal potere economico”4. Segue una lunga (ma non esaustiva, come riportato in calce) lista di recriminazioni, che si conclude con l’appello a riappropriarsi dei diritti (alla casa, al lavoro, alla salute, ecc.) esautorati dal potere economico, con particolare riferimento a quello finanziario. Proseguendo nel parallelismo fra psicologia individuale e collettiva, si sarebbe tentati di leggere questi movimenti come sintomo di un processo di crescita: il passaggio evolutivo da una forma di pensiero magico – la Borsa come luogo governato da entità sovra-determinate la cui danza, analogamente a quella di Shiva, può provocare catastrofi oppure risollevare i destini del mondo – a un approccio più razionale (“creare un modo per affrontare i problemi e generare soluzioni accessibili a tutti”5), accompagnato dall’esortazione ad assumere responsabilità in prima persona. In altri termini, quello che si dice un pensiero adulto. note 1 Luigi Zoja, L’inconscio dell’economia, “Il Fatto Quotidiano”, 28 settembre 2011. 2 Eugen Böhler, “Der Mythus in der Wirtschaft”, Industrielle Org., vol. 31 (1962) in La scoperta dell’inconscio, Henry F. Ellenberger, vol. 2, pagina 854. 3 Ibidem. 4 Declaration of the Occupation of New York
5
City, NYC General Assembly; http://nycga. cc/2011/09/30/declaration-of-the-occupation-ofnew-york-city/. Ibidem.
per saperne di più Per un approfondimento dei movimenti di protesta che stanno percorrendo i Paesi occidentali, si rimanda alle rispettive pagine web. Per quanto riguarda la Spagna: http://indignaos2011.blogspot. com; gli Stati Uniti: http://occupywallst.org Una curiosità: il movimento di protesta americano ha adottato come logo l’effige del pugno chiuso rivolto verso l’alto, molto simile al simbolo reso famoso da Otpor!, il movimento civile studentesco che nel biennio 1999-2000 avversò il governo di Milosevic in Serbia (vedi Ticinosette n. 16/2011). Ci si chiede se tale scelta sottenda un riferimento a quelli che a suo tempo definimmo come “i fabbricanti di rivoluzioni”.
Contanti in sole 4 ore. Consulenza di credito personale: Via Violino 1, Manno Lugano. Telefono 091 604 22 00 Credito Express fino a max. CHF 10’000.–; tasso annuo effettivo 13.9%; durata massima 12 mesi, costo totale degli interessi CHF 1’390.–. La concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI). CREDIT-now è un marchio di BANK-now SA, Horgen.
Società
9
Disoccupato/collocatore Mauro Contoni (nome di fantasia), bancario quarantenne, è stato licenziato. Nella sala “debriefing” all’ottantesimo piano, il presidente supremo della direzione generale del colosso bancario di Zurigo ha deciso di tagliare i “rami secchi” testo di Marco Jeitziner illustrazione di Mimmo Mendicino
Sfide
10
Il periodo è difficile: tanto difficile, dicono, e tocca ai dipendenti fare sacrifici. Così, “il disoccupato” Contoni si reca all’ufficio di collocamento per un colloquio con il consulente, Fabio Pastoni (altro nome di fantasia), meglio noto come “il collocatore”. “Buongiorno, sono Contoni. È qui che ho l’appuntamento?” “Certo, venga. Si sieda, prego! Vuole togliersi la giacca?” “No, grazie, sto bene” “Un caffè...?” “No, grazie, molto gentile” “Ok, e poi la macchina del caffè è fuori uso! Pastoni, piacere. Allora, sarò il suo consulente per sei mesi” “Solo sei mesi?” “Già, ci impongono la rotazione degli incarti. Ma diamoci da fare: come va?” “Insomma, lo può immaginare…” “Immagino” “Davvero?” “Eccome, vedo ogni giorno casi come il suo, sa? Allora, non perdiamo tempo, perché il tempo è denaro e il denaro è lavoro, afferra?”
“Afferro!” “Il suo termine quadro inizia oggi con il diritto massimo stabilito dalle nuove norme di legge e al relativo regolamento di applicazione. Mi dica Contoni, come mai si trova qui?” “Scusi, ma non c’è scritto nell’incarto?” “Scusi, ma qui le domande le faccio io, se non le dispiace!” “Be’, mi hanno licenziato” “Sì, capisco. E come è successo, mi dica…” “Succede, ecco tutto. Sempre più spesso” “Certo, certo. Lei ha lavorato 18 anni in banca, giusto?” “Giusto” “Nel front office, giusto?” “No, nel back office!” “Sì, va be’… e, mi dica, che lavoro cerca?” “Come?” “Me lo chiede il formulario digitale: devo inserirlo per la banca dati” “Idealmente nello stesso settore” “N-e-l-l-o s-t-e-s-s-o s-e-t-t-o-r-e… ok. E quale seconda professione, cosa potrebbe svolgere?”
“Seconda professione...” “Nel senso che se non ci sono datori disposti ad assumerla nel front o back office che sia, cos’altro potrebbe fare in base alle sue competenze?” “Be’, il contabile” “Ok, inserisco c-o-n-t-a-b-i-l-e. Nient’altro?” “Da giovane ho fatto il bagnino, se può interessarle” “D-o-c-e-n-t-e d-i n-u-o-t-o” “No, il bagnino” “Contoni, fa lo stesso. Nel computer non c’è il mestiere di bagnino, cosa vuole che le dica? Bisogna essere flessibili, sa? Non gliel’hanno detto?” “Fin troppo” “Cerca a tempo pieno o parziale?” “Quello che c’è! “ “Mi scusi, ma devo essere preciso” “Allora a tempo pieno” “Parziale no?” “Beh, ho buone capacità di adattamento” “Bene, adattarsi è importante… Coi tempi che corrono!” “Eh, già! A chi lo dice!” “Buona volontà, ecco cosa serve… e non tutti ce l’hanno!” “Mi scusi, non voglio mancarle di rispetto, ma è un po’ facile detto da dietro quella scrivania” “Lei crede? Crede che lavorare per l’ente pubblico sia semplice? Lo sa quanta responsabilità abbiamo?” “Mi scusi signor Pastoni, ma lo Stato di solito non licenzia mai nessuno...” “Questo lo dice lei. Ha una minima idea di come sia complesso svolgere questo ruolo? Di quanti corsi di aggiornamento dobbiamo
fare, noi consulenti?” “No…” “Mi ha fatto perdere il filo del questionario. Ah, sì! Conoscenze linguistiche?” “Italiano e inglese perfettamente” “Niente tedesco? “Un po’ di svizzero tedesco” “E il buon tedesco?” “Poco, in banca non serve a molto” “Ahi… Le interessa seguire il modulo PFMA?” “Che modulo è?” “Per Favore Mi Assuma, PFMA. Le interessa?” “Volentieri” “La iscrivo. Ha già fatto ricerche di lavoro in questi mesi?” “No, non sono stato molto bene dopo il licenziamento” “Ahi, ahi, Contoni non va bene! Purtroppo dovrò darle una penalità e sospendere il suo diritto per 31 giorni” “Per quale motivo, scusi?” “Per non essersi previamente assicurato un impiego da quando ha saputo del licenziamento, presumo da tre mesi fa a oggi” “Ma sono stato licenziato in tronco! Non ne ho avuto il tempo!” “Ah! Però questi sono aspetti sindacali e la legge non fa eccezioni e dall’alto ci hanno imposto rigore e severità...” “Non lo trovo giusto!” “Abbia pazienza, Contoni. Prenda il TRAM e ci rivediamo tra un mese!” “Il tram?” “Tabella - Ricerca - Auto - Monitorata, TRAM, da consegnare ogni mese. Ok Contoni? E mi raccomando: per ogni necessità, mi chiami o mi scriva. Io sono qui per lei!”.
Assicurazione viaggi
Assicurazione economia domestica
Assicurazione auto
Beneficiate dei vantaggi delle nostre assicurazioni viaggi, economia domestica, protezione giuridica e veicoli a motore. Ulteriori informazioni presso una delle nostre circa 2000 filiali.
Un’altra (Lang)strasse testo di Keri Gonzato; fotografie di Igor Ponti
Luoghi
12
Italo Calvino ha riflettuto a lungo sul tema delle città e fu lui a scrivere che “come i sogni sono costruite di desideri e di paure”. Desideri e paure che si incontrano e scontrano per le strade dei quartieri, vere città nella città, con una loro vita e una loro identità. In alcuni casi, in questi quartieri i desideri prendono il sopravvento sulle paure ed è lì che il sogno si fa realtà e la vita, come un fiore selvatico, apre una breccia nel cemento. È accaduto a Berlino, con il quartiere di Kreuzberg, ma anche a Zurigo che ospita Langstrasse, indicazione che definisce una strada ma anche l’area circostante. Si tratta di zone urbane che in comune hanno l’anima multietnica, il battito alternativo, un sangue vitale e cellule in continua trasformazione. Sono quartieri che, da marginali e derelitti, sono diventati centri della cultura underground-alternativa e radical chic. Grazie agli affitti a basso costo hanno attirato immigrati, artisti, operatori sociali e via dicendo, fino a formare una “carovana” di abitanti dal sapore circense. E quegli artisti, quegli immigrati e con loro tutti gli abitanti della zona hanno vangato il cemento e vi hanno piantato dei semini così che, poco a poco, tra i fuochi della piccola criminalità e i locali a luci rosse, sono spuntati dei “germogli”. Amore e tolleranza hanno poi aiutato queste piante a bucare anche l’asfalto della paura e della diffidenza. Una lunga lunga strada… Tutto questo è accaduto attorno a Langstrasse, letteralmente una “lunga strada” che collega i Kreis 5 e 4, e dalla quale si irradiano tante stradine fino ad arrivare alla Zürich Hauptbahnhof. Una zona densamente popolata e intensamente vissuta da sempre, basti pensare che durante l’industrializzazione è stata la casa della classe operaia. Ancora oggi, Helvetiaplatz,
piazza su cui si affaccia la Volkshaus – “casa del popolo” che ospita uno splendido ristorante, un teatro e sale per conferenze – rimane un luogo simbolico per la sinistra zurighese. Nei mesi caldi, di fianco alla piazza, appare il cinema/bar “Xenix”, luogo d’incontro openair. Oggigiorno, in questa fetta di Zurigo di 1,13 km² abitano più di 10.500 abitanti. Quando si passeggia per le sue stradine e ci si ritrova in una zona verde – come il parco Quartier Zentrum, pieno di famiglie e bambini – pare incredibile pensare che solo un paio di decenni fa gli stessi luoghi fossero il fulcro del mercato della prostituzione e della droga. La Langstrasse porta a Limmatplatz, nel Kreis 5, che fino agli anni Novanta era il simbolo della piazza aperta allo spaccio. Qualche rimasuglio di questo passato turbolento, a luci rosse e blu, è rimasto ma oggi, a spuntarla, sono i frutti e i fiori delle “piantine” che nel frattempo sono cresciute. Questo anche grazie all’impegno della città nel garantire una maggiore sicurezza; dal 2001 infatti, grazie al progetto “Langstrasse PLUS” la zona è stata resa molto più sicura e vivibile. La Zurigo che non ti aspetti Oggi l’area attorno a Langstrasse, oltre a essere cool per la vita notturna, è la casa di famiglie che passeggiano tranquille tra negozietti gastronomici, ristorantini chic, take-away multietnici e boutique di designer locali. Tra questi “fiori” spicca il ristorante marocchino “Maison Blunt”, in Gasometerstrasse 5, uno splendido angolo di oriente in città con fiori freschi ai tavoli e falafel, lunghe tavolate da condividere e humus, pareti e pavimenti costellati di mosaici e chiacchiere. Non lontano troviamo un negozio dove si praticavano incisioni sulle coppe: oggi, oltre a portare avanti quell’attività, si offrono prelibatezze italiane. Coppe, coppa, pecorini e vini alla “Vinoteca Cento Passi”, in Stauffacherstrasse 119. Qualche incrocio più in là, al 25 di Anwandstrasse, è invece fiorita una chicca per gli amanti del vintage; il “16 Tons” è gestito da Buzz, un appassionato di musica che il lunedì fa girare i suoi vinili di reggae d’autore allo “Stall 6, Theater-Foyer & Bar” (www.stall6.ch). Nel suo negozio, oltre ad abiti, borse e suppellettili varie, troviamo una collezione di vinili incredibile. E poi ci sono gli studenti in bicicletta, i giovani professionisti che hanno trasferito qui il loro ufficio, le piccole gallerie d’arte… In un periodo in cui si tende a guardare all’immigrazione come a un a nera minaccia è bello ricordare un quartiere che, con un tasso di stranieri che supera il 40%, incarna l’esempio di una trasformazione positiva. Questa storia ci riporta al nostro quotidiano, bisbigliandoci all’orecchio che è possibile sostituire la paura con la curiosità.
» testimonianza raccolta da Gaia Grimani; fotografia di Igor Ponti
14
Giovanna Masoni
Vitae
in gettito d’imposte e attività sarà importante. Il Dicastero Cultura di Lugano sostiene cinque settori principali: quello degli spettacoli con il teatro, la danza e la musica “altra”; quello dei musei, in particolare con il Museo d’Arte, frutto di un’unione di forze fra il Museo di Arte Moderna, il Museo Civico di Belle Arti e il Museo Cantonale d’Arte; l’Archivio Storico; la musica classica tramite la fondazione Lugano Festival con due progetti: i concerti primaverili e il progetto Martha Argerich e, infine, il Museo delle Culture, nato in seguito alla donazione di Serge Brignoni della sua collezione di arte etnica, Responsabile dei dicasteri Attività cultu- soprattutto dell’Oceania. Delrali e Territorio di Lugano, madre di due la cultura mi piace molto la figli, concilia famiglia, lavoro e attività forza di resistere nel tempo a guerre, crisi economiche, politica in un’armonia che aspira a esse- oscurità umane di ogni gere il punto di riferimento della sua vita nere; mi piace anche questo suo tendere verso la bellezza responsabile di due dicasteri e la capacità di elevarci, migliorarci, farci star impegnativi, ma appassionanbene e divertire. Medicine dell’anima... ti per motivi diversi: l’edilizia La mia giornata tipo ha un ritmo un po’ pubblica, per esempio, dà la militaresco nel quale assegno un’importanza soddisfazione di vedere molto particolare al momento della prima colazioconcretamente il risultato del ne perché è il mio tempo dedicato ai ragazzi, proprio lavoro: una scuola che poi si parte insieme, rispettivamente per la sorge o viene rinnovata, la coscuola e l’ufficio, prima in studio legale, poi struzione di una Casa anziani, in Municipio o presso i dicasteri per incontri il genio civile, le strade (non e riunioni e anche impegni pubblici. Spesso sembra, ma c’è un’intera città salto il pranzo per avere dei momenti di trananche sotto terra…). Adesquillità per lavorare, pensare e concentrami so abbiamo molti cantieri a meglio sulle differenti attività. Manca un po’ Lugano, dovuti al PVP (Piano il tempo per coltivare altri interessi come la Viario del Polo), alla costrulettura e la musica che amo molto, e anche zione del Centro Svizzero di lo sport, ma, facendo politica e occupandomi Calcolo e anche del nuovo di cultura, compenso e mi considero privileCentro Culturale (il LAC) e la giata. Ci sono poi molte associazioni culturali città è molto sotto pressione, di cui m’interesso e due fondazioni che mi però, entro il 2012, la situaziostanno a cuore: una è la Fondazione Informane dovrebbe regolarizzarsi e tica per la Promozione della Persona Disabile migliorare con l’apertura della che fa ricerca per favorire e permettere la galleria Vedeggio-Cassarate. comunicazione e integrazione di persone diIn questi anni la cultura si è sabili e l’altra è Radix che opera per prevenire proprio intrecciata con l’edile dipendenze, non solo quelle “classiche” lizia pubblica, perché il LAC come droga, alcol, fumo, ma anche quelle che sta sorgendo non è solo “moderne”: il gioco, il computer, i video un centro culturale, ma un giochi, il cellulare. Ciò che maggiormente ho pezzo di città, un quartiere imparato a privilegiare nella vita è l’amore, che rinasce, con l’ex albergo l’armonia con se stessi e con il prossimo: Palace trasformato in negozi ne sento il bisogno. Per quanto riguarda il a pian terreno e abitazioni nei futuro, devo dire che vivo giorno per giorno piani superiori, grazie a invecon gioia e passione, forse augurandomi che stimenti privati. Questo ci in un tempo lontano il mio ritmo di vita sia aiuterà, perché tutto l’indotto un po’ più moderato; ma per questo dovrei economico che ne deriverà diventare… più saggia.
»
S
ono nata a Sorengo e cresciuta a Lugano, dove vivo ancora oggi, nella casa d’appartamenti costruita dalla mia nonna paterna e in cui abitano i miei genitori e le mie sorelle. Questo è molto bello perché i nostri figli crescono insieme, si frequentano e c’è sempre qualcuno a casa. Per una mamma come me che lavora e fa anche politica, è un gran conforto poter contare su una tale organizzazione familiare, a cui si aggiunge la fortuna di avere un marito che è molto vicino ai figli e se ne occupa attivamente. Molti ricordi dell’infanzia e della prima giovinezza sono legati alla famiglia e alle scuole frequentate, ai nonni materni, ai miei genitori, alla mia mamma. Lei in particolare, ha sempre lavorato, ma è riuscita a essere molto presente: nonostante il suo impegno professionale, è stata per me un modello e il suo esempio mi ha sempre incoraggiato, inducendomi a pensare di poter supplire con la qualità alla quantità di presenza. Dei miei studi mi viene in mente in particolare una maestra elementare, molto severa ma bravissima, che insegnava le materie scolastiche, ma anche la buona educazione e il “convivere civile” e, naturalmente i compagni di classe delle medie e del liceo che erano gli amici migliori sui quali si poteva sempre contare. A scuola andavo volentieri ed ero una brava allieva. Avendo poi visto la passione con cui lavoravano i miei genitori, è stato quasi naturale scegliere di studiare diritto e di avviarmi alla carriera legale e ancora oggi, con la vita professionale divisa fra due impegni e responsabilità, il municipio e lo studio di avvocatura e notariato, ne traggo molta gioia e soddisfazioni. Ho un bellissimo ricordo anche degli anni trascorsi all’Università a Zurigo. Sono approdata presto alla politica e sono in Municipio dal 2004, dopo dodici anni di Consiglio Comunale. Sono
La società aLLo specchio testo di Demis Quadri fotografie di Jacek Pulawski
Derivando il suo nome dal greco “theásthai” (osservare, guardare) il teatro è destinato a sposarsi con naturalezza con il ritratto e le sue ombre. Ma offre anche una ghiotta occasione per una radiografia della società umana
sopra: Trickster p; in apertura: TeatroX
S
econdo gli antichi greci, per stabilire lo stato di salute di una società era sufficiente osservare i suoi teatri. Vengono messe in scena soltanto commedie? Brutto segno: la popolazione ha un bisogno eccessivo di divertimento, o – peggio ancora – la classe politica vuole che la gente sia distratta da altre cose. Si producono solo tragedie? Anche in questo caso non andiamo bene: di certo una società interessata unicamente a fatti di sangue e a conflitti irrisolvibili non è troppo sana. Il miglior programma di spettacoli sa invece accostare il tragico al comico, il drammatico al grottesco, il circense al romantico. L’idea degli antichi greci nasce da un’importanza del teatro nella società non solo a livello artistico e culturale, ma soprat-
tutto sociale, politico e religioso. Come si constata facilmente leggendo la Poetica di Aristotele, due concetti fondamentali per il teatro greco sono l’agnizione e la catarsi. La prima riguarda il personaggio teatrale, che attraverso le peripezie vissute nel corso della tragedia o della commedia passa dall’ignoranza alla conoscenza. La catarsi, invece, che in greco significa “purificazione”, concerne lo spettatore. Questi quando esce da teatro non è più lo stesso che era prima di entrarvi. Assistendo alle vicende mostrate in scena, ha potuto prendere coscienza di sé stesso, degli altri e del proprio rapporto con loro, e ha visto in opera passioni e forze ancestrali che da sempre muovono l’agire umano. Insomma ha vissuto momenti fondamentali sia dal punto di vista spirituale sia da quello conoscitivo.
Teatro d’Emergenza
La rappresentazione della salute Tornando al rapporto tra lo stato di salute di una società e il teatro che essa genera, qual è la situazione della Svizzera italiana? Volendo lasciare da parte in questa sede l’offerta di spettacoli provenienti dall’estero, una bella opportunità di rendersi conto della produzione teatrale locale è offerta dalla rassegna Home, una serie di spettacoli messi in scena al Teatro Foce di Lugano (www.ilfoce.ch). Tale rassegna mostra come il teatro ticinese sia ben lontano da una pericolosa monocromia: se “TeatroX” e “e.s.teatro” hanno deciso di confrontarsi con i pessimistici scenari di Samuel Beckett, “Markus Zohner Theater Compagnie” si concentra sulla leggendaria figura di Don Giovanni, “Pro-
getto Brockenhaus” prende ispirazione dalla celeberrima Sagra della primavera di Igor Stravinskij e dal suo debutto del 1913, “Femme théâtrale” rievoca un momento delle travagliate vicende dell’Iraq di questi anni, “Teatro d’Emergenza” rivisita il singolare mondo teatrale di Harold Pinter, “Cambusateatro” si consacra alla poesia di un classico come Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov, “Deserto Dentro Teatro” si confronta con un lavoro del drammaturgo canadese Michel Marc Bouchard, “Trickster p” si reimmerge nell’universo delle fiabe, “Officina Teatro” penetra tra i segreti e le bugie de Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos, mentre “MotoPerpetuo” si muove tra teatro e danza per esplorare temi importanti come l’amore e la femminilità.
Deserto Dentro Teatro
Officina Teatro
MotoPerpetuo
Deserto Dentro Teatro
Progetto Brockenhaus
Femme théâtrale
Jacek Piotr Pulawski Di origini polacche, classe 1978, opera come fotogiornalista freelance in Svizzera e all’estero per quotidiani e riviste. Nel 2009 ha ricevuto il premio della “Swiss Press Photo” come miglior fotografo dell’anno e ulteriori riconoscimenti sono giunti nel 2010. Per ulteriori informazioni: www.pulawski.ch.
Markus Zohner Theater Compagnie
L’eccesso non è una virtù L’antropologo francese Marc Augé ha mostrato come il mondo attuale sia caratterizzato da tre eccessi. In primo luogo abbiamo una sovrabbondanza di avvenimenti, costantemente commentati da una valanga di informazioni. Secondariamente c’è una sovrabbondanza di spazio, nel senso di luoghi raggiungibili fisicamente in tempi brevi o comunque a disposizione dell’immaginario di tutti (visto che chiunque, per esempio, può riconoscere una foto della Grande Muraglia pur non essendo mai stato in Cina). In terzo luogo c’è un’individualizzazione dei riferimenti, perché ciascuno si considera un mondo a sé e tende a interpretare personalmente le informazioni che gli arrivano. Forse anche il lavoro delle compagnie teatrali attive
nella Svizzera italiana va nella stessa direzione: rielaborano opere del passato o del presente, eventi attuali o lontani, temi più o meno archetipici, cercando di ricondurli alla propria sensibilità estetica e al proprio linguaggio artistico. Di fronte alla miriade di stimoli culturali, storici e sociali accessibili oggi grazie alle tecnologie digitali e alla velocità delle comunicazioni, si fa sempre più necessaria la capacità di integrare in nuove narrazioni l’immensa quantità di materiale vecchio e nuovo a nostra disposizione. È probabilmente quello che cercano di fare anche gli artisti attivi nel mondo dello spettacolo della Svizzera italiana, che vogliono così marcare la propria presenza in una società alla ricerca, più o meno consapevolmente, di nuovi punti di riferimento.
»
Il puledro parlante trascrizione di Fabio Martini illustrazione di Simona Giacomini
Fiabe
46 C’era una volta… un bel giovane di nome Tur che di mestiere allevava cavalli. La più bella delle sue giumente un giorno partorì un puledrino di colore… blu. Ora, come sapete, di cavalli blu non se ne son mai visti e così tutto il paese fece la fila per andare a vedere quello strano “fenomeno” della natura. Un anno dopo, mentre Tur lo conduceva al pascolo, il puledro iniziò a parlare: “Padrone, voi non immaginate cosa posso fare per voi! Se seguirete i miei consigli avrete tanta fortuna”. Tur che proprio non si aspettava che un cavallo, per giunta blu, si mettesse a parlare fece un balzo e sgranò gli occhi, sbalordito: “Come è possibile? Tu parli!”. “Certo che parlo, se è per quello sono anche blu. Voi l’avete mai visto un cavallo blu? Ora voglio sapere: seguirete i miei consigli?”.
Tur promise solennemente che avrebbe obbedito. “Bene”, disse il cavallo “dovete vendere parte dei vostri beni e acquistare finimenti d’argento e una sella d’oro per me. Quando me li avrete messi vedrete il mio vero colore”. Tag fece come richiesto e in effetti appena messi i finimenti nuovi e la sella, il manto del cavallo si fece di un bianco candido come mai se n’erano visti. “Adesso montate e andiamo alla corte del re”, disse il cavallo, e così si avviarono fra lo stupore delle persone che li incontravano. La bellezza di quel cavallo era tale che tutti, anche avendolo visto una sola volta, ne serbavano un ricordo indelebile. Giunti a corte, vennero a sapere che una strana malattia stava uccidendo tutti
i cavalli delle scuderie reali. Il cavallo parlante allora disse a Tur: “Corri dal re e digli che sai come curare i suoi cavalli. Chiedi tre sacchi d’avena per cavallo e dalli tutti a me. Quando li avrò mangiati, prendi il mio mantello e passalo sulla groppa di tutti i cavalli del re: la mia forza passerà a loro e guariranno immediatamente”. Tur eseguì alla lettera quanto indicato e in effetti i cavalli guarirono subito. Il re entusiasta fece chiamare Tur e subito gli impose la spada e lo nominò cavaliere.
Presso
quella corte abitava però una vecchia strega che faceva la spia per il re di Francia. Era stata lei a gettare l’incantesimo sui cavalli del re e ora che erano guariti era molto arrabbiata e cercava vendetta. Andò perciò dal re e gli parlò con voce suadente: “Mio sovrano, voi avete ragione a credere di possedere i cavalli più belli del mondo e certamente essi sono splendidi animali. Tuttavia sono solo dei miseri ronzini in confronto al re dei cavalli, Lampo è il suo nome”. Il re incuriosito chiese: “E dove trovo questo animale?”. “Chiedete al vostro nuovo cavaliere. Nessuno meglio di lui può saperlo, chiedete, chiedete…” e con un inchino scomparve fra le colonne della sala del trono. Il re fece chiamare Tur immediatamente e gli ordinò di trovare Lampo. Se non l’avesse portato a corte entro tre giorni l’avrebbe mandato al patibolo. Tur se ne andò sconsolato e giunto dal suo cavallo gli raccontò quanto accaduto. “Non ti angustiare”, disse il cavallo “c’è una soluzione. Lampo è mio cugino, bello e forte come il sole ma cattivo come la fame. Fammi ferrare con quattro ferri pesanti duecento chili ciascuno e chiedi al re che ti dia novantanove pelli di bue. Fidati di me, vedrai che ce la faremo”. Tur lo fece ferrare e una volta ricevute le pelli montò a cavallo. Galopparono un giorno e una notte finché giunsero davanti al castello del re dei cavalli. Il cavallo di Tur, tutto coperto con le pelli e con i ferri pesanti, saltò le mura ed entrò nel recinto. Subito Lampo, feroce come un orso, gli si gettò contro. Combatterono per tre ore e
quando ormai sul cavallo di Tur erano rimaste solo tre pelli di bue a proteggerlo, il re dei cavalli cadde a terra sconfitto. Allora Tur gli mise la cavezza e lo portò dal re. Questi fu talmente felice di possedere il re dei cavalli che nominò conte il giovane cavaliere.
Ma
la strega era così arrabbiata che subito cominciò a tramare un nuovo inganno. Dopo qualche giorno andò dal re e gli raccontò che il conte Tur voleva rapire la figlia del re di Francia, la principessa Giada, che il padre teneva nascosta agli occhi di tutti per timore che lo abbandonasse. Il re fece chiamare di nuovo Tur: “Portatemi la principessa Giada. Se non esaudirete al più presto la mia richiesta vi manderò al patibolo”. Il giovane, che di minacce non ne voleva più sapere, si confidò con il suo cavallo. “Non temete, mio padrone. Partiamo subito per un luogo segreto. Quando saremo lì capirete”. Galopparono due giorni e due notti finché giunsero davanti a un castello di cristallo, così bello e incredibile che quasi accecava gli occhi. Dalla porta uscì una fanciulla bellissima e Tur, ammirato da tanta grazia, si inchinò ai suoi piedi. “Il mio nome è Kei e sono la custode della sincerità. Chi mi mente perde il senno. Cosa desiderate dunque mio cavaliere?”. Tur gli raccontò l’intera storia e allora la fanciulla disse: “Verrò con voi ma non dovrete mai pronunciare il mio nome, mai, per nessun motivo. Mi porterete al cospetto del re malvagio che vi minaccia, questo sarà sufficiente”. Giunti a corte Tur seguì le indicazioni della fanciulla. Il re appena la vide se ne innamorò e Kei gli fece promettere soltanto che l’avrebbe lasciata libera di camminare per i giardini del castello. Ma già il giorno seguente, geloso per gli sguardi che tutti, uomini e donne, rivolgevano alla ragazza, ordinò alle sue guardie che la chiudessero nella torre. Appena emesso l’ordine la sua mente si annebbiò, saltò su Lampo e si gettò al galoppo verso le scogliere. Di lui non si seppe più nulla. Tur divenne quindi re e ottenuta la mano di Kei, la sposò e insieme regnarono a lungo e in pace su quelle terre.
Fiabe
47
Le facce del domani Risultati “leggeri”, personalizzati e naturali. Meno ritocchi e più cura. È quanto è emerso dagli studi del 13° Congresso internazionale di Medicina estetica tenutosi poche settimane fa a Milano. E dove si è discusso anche di crisi e sicurezza… Tendenze p. 48 – 49 | testo di Patrizia Mezzanzanica; illustrazione di Bruno Machado
N
el De l’amour (1822) Stendhal scriveva che la bellezza non è che una promessa di felicità e un secolo più tardi il suo collega Paul-Jean Toulet ancora si chiedeva se quella promessa fosse mai stata mantenuta. Per Thomas Mann la bellezza può trafiggere come il dolore e per George Bernard Shaw, dopo tre giorni, è tanto noiosa quanto la virtù. Ma tant’è, di tutti doni che la natura può elargire, quello dell’avvenenza fisica è forse il più desiderato, un concetto che ha interessato gran parte della riflessione filosofica di ogni tempo. Fra tutte le citazioni sulla bellezza che ho scovato, e di cui vi ho dato finora un malinconico assaggio, quella che più mi ha colpito e che meglio spiega il senso di questo articolo è una frase di Kafka: “La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere questa capacità non diventerà mai vecchio”. Il segreto è tutto qui: è l’innocenza che preserva dall’invecchiare. Non esiste siero più potente della felicità o dell’amore per stendere le rughe e illuminare la pelle! E a pensarla così non sono solo io ma anche tutti coloro
che, pur ricorrendo “a un aiutino”, lo vogliono il più naturale possibile. Oggi le persone sono spaventate da interventi eccessivi. Desiderano valorizzare, non modificare, la propria immagine. Il loro scopo è quello di avere un aspetto fresco e riposato ma compatibile con la propria età. Il medico estetico ha quindi il compito di accompagnarle verso una serena terza, e anche quarta età – l’aspettativa di vita si aggira oggi intorno agli 85 anni per le donne e 80 per gli uomini –, con piccoli ritocchi non radicali, coadiuvati da una sana alimentazione e da un’adeguata attività fisica. Le labbra del futuro Alla cura delle labbra si dedica la quasi totalità delle donne (80%) ma anche moltissimi uomini che, infatti, da sempre, non disdegnano l’uso di burro di cacao o altri prodotti specifici per proteggerle e idratarle. Se poi si considera che il rossetto preferito dal sesso femminile è per la maggior parte rosa o beige (48%), si capisce anche l’importanza che viene attribuito alla naturalezza. “Oggi le donne desiderano una bocca dall’aspetto
giovane, curato, fresco, ma non ritoccata in modo evidente” spiega la dott.ssa Magda Belmontesi, dermatologa e docente della Scuola superiore post-universitaria di Medicina estetica Agorà. “Purtroppo, a causa della mancanza di strato corneo che ne accelera la disidratazione e la perdita di elasticità, le labbra sono le prime a registrare il passaggio del tempo: si assottigliano, perdono definizione, sofficità, assumono un aspetto disidratato e rugoso. Ma ci sono anche inestetismi non dovuti all’età: labbra troppo sottili, poco disegnate, asimmetriche. In tutti questi casi la medicina estetica può intervenire rispettando le proporzioni e l’armonia del viso con filler all’ acido ialuronico di consistenza particolarmente morbida e plasmabile, che reidratano senza aumentare il volume”. La polemica infinita sul botulino Non c’è trattamento estetico più discusso. Dalla sua comparsa, negli anni Ottanta, il botulino è oggetto di controversie senza fine. “Riguardo alla tossina botulinica siamo tutti esperti, o ci sentiamo tali”. Sono le parole forse un po’ amare del prof. Nicolò Scudieri, direttore della cattedra di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ma che cos’è la tossina botulinica? E soprattutto, è sicura? “Si tratta di una neuro tossina che inibisce la comunicazione tra cellula nervosa e cellula muscolare” spiega. “Grazie a questo meccanismo d’azione è usata in campo medico nella cura dei disordini da eccessiva o inappropriata contrazione muscolare, come la chiusura persistente e involontaria delle palpebre, dei muscoli del viso e del collo, in alcune forme di spasticità anche gravi o, ancora, per disfunzioni del sistema nervoso vegetativo come l’eccesso di sudorazione. È utilizzata anche nella medicina fisica e riabilitativa e in oftalmologia. È efficace, poco invasiva e semplice. In anni di
impiego in questi campi non si sono mai verificati effetti collaterali importanti. Se l’iniezione è praticata da medici esperti si può considerare un farmaco utile e sicuro. In campo estetico, la tossina botulina viene somministra in dosi decisamente inferiori a quelli utilizzati per i disturbi clinici, circa 20-35 unità invece delle 200 di un paziente trattato per un disturbo neuromuscolare. L’efficacia e la sicurezza del farmaco dipendono dalla competenza del medico che li somministra, dalla formazione che ha ricevuto e dalla serietà con cui si applica nella sua professione. Solo grazie a questi presupposti sarà in grado di valutare il trattamento più appropriato alle necessità e all’anatomia di ogni singolo caso”. Sicurezza e crisi Quello della medicina estetica è un campo che non conosce crisi. Dati alla mano, si registra un trend costantemente in crescita, che porta però a considerazioni non proprio rassicuranti. Infatti, se è vero che la domanda è alta, è altrettanto vero che la crisi economia globale ha ridotto le capacità di acquisto dei consumatori. C’è chi, pur di non rinunciare alla fatidica punturina, si rivolge a medici disonesti e poco esperti, o si affida al fai da te o si mette nelle mani di truffatori totalmente privi di conoscenza e competenza medica. In rete sono facilmente reperibili falsi di botox e filler provenienti da paesi come la Cina per cui è fondamentale, per la salute di chi se la fa somministrare, pretendere di essere informati sulla tracciabilità del prodotto, chiedendo al medico – e non ad altre categorie professionali che non sono autorizzate a suo uso – il talloncino con il codice a barre che identifica il prodotto utilizzato. Altrettanto importante è non usare mai botulino impiegato per usi clinici in campo estetico.
Il nostro pacchetto surf più rapido: Internet veloce. Tablet veloce.
1.– CHF
Samsung Galaxy Tab 10.1 • • •
enorme display touch da 10.1" ultrasottile e super leggero sistema operativo Android 3.1
In caso di nuova stipula per 12 mesi con Sunrise click&call 15000+ (canone di abbonamento CHF 79.–/mese) o con Sunrise click&call relax+ (canone di abbonamento CHF 115.–/mese). In caso di nuova stipula per 12 mesi con T@KE AWAY max L (canone d’abbonamento CHF 59.–/mese). Al superamento di una quantità di dati di 10 GB (o 500 MB al giorno) la larghezza di banda viene ridotta. Prezzo senza abbonamento CHF 598.–. Con riserva di modifiche e solo fino ad esaurimento scorte. Tutte le informazioni e le tariffe su sunrise.ch
»
Astri toro
gemelli
cancro
Possibilità di portare a termine un progetto rivoluzionario. Incontri con persone originali al di fuori delle consuetudini. Vita affettiva disturbata dalla quadratura di Venere. Evitate l’autolesionismo.
Vita sentimentale alla grande. Grazie ai trigoni con Marte e Venere il vostro potere seduttivo arriva alle stelle. Incontri fulminei favoriti da una intensa attrazione fisica. Avanzamenti professionali.
Tensione in famiglia: insofferenze e soluzioni inaspettate all’interno delle quatto mura domestiche. Prestate maggior attenzione al settore dove abitualmente siete i più forti. Attenti alle comunicazioni.
Esperienze provenienti dal passato ritornano a galla. Attrazione erotiche impellenti anche se a danno del vostro equilibrio. Difficili le giornate comprese tra il 5 e il 6 dicembre. Risolvete tutto con l’amore.
leone
vergine
bilancia
scorpione
Grazie ai transiti di Mercurio e Urano vi conviene puntare su soluzioni inaspettate. Particolarmente creativi i nati nella prima decade. Evitate atteggiamenti degni del “Re Sole”. Progetti a lungo termine.
Benissimo tra il 7 e l’8. Grazie a Marte e Venere potete affrontare qualunque situazione. Incontri sentimentali inaspettati. Svolte professionali favorite e protette dall’alto. Scarsa comunicazione in famiglia.
State attenti a come parlate con gli altri, soprattutto tra il 7 e l’8 quando anche la Luna si troverà nel segno del Capricorno. Non indugiate in polemiche inutili con i vostri familiari. Periodo creativo.
Dal 5 dicembre i nati nella seconda decade si sentiranno motivati nell’affrontare ogni tipo di situazione. Aiuti da parte del partner. Atteggiamenti comunque egocentrici. Attenti tra il 7 e l’8 alla Luna storta.
sagittario
capricorno
acquario
pesci
Dal 5 all’11 dicembre le vicende professionali saranno caratterizzate dalla retrogradazione di Mercurio. Potranno improvvisamente svilupparsi progetti finora lasciati nel cassetto. Flirt e colpo di fulmine.
Grazie a Plutone e a Venere in congiunzione è il momento favorevole per aprirsi alle vie dell’Eros. Con Marte armonico l’iniziativa non vi manca di certo. Incredibili le giornate comprese tra il 7 e l’8 dicembre.
Riscoperta del mistero. Situazioni professionali riconducibili a realtà segrete Atteggiamenti egocentrici ed eccessivi per i nati nella prima decade. Possibili comunicazioni con persone residenti all’estero.
Cercate di canalizzarvi attraverso una attività sportiva evitando di scaricare le vostre tensioni sul partner o sui colleghi. Più romantici i nati nella prima decade favoriti dai transiti di Giove e Venere.
» a cura di Elisabetta
ariete
»
Gioca e vinci con Ticinosette
1
2
3
4
5
6
7
10
15
17
18
20
7
23
27
1
16 19
22
21 24 28
25
26
29
30
32
33
34
35
37
38
36
5
39
40
45
6
13
14
42
9
11
12
31
8
4
41
3
43
La soluzione verrà pubblicata sul numero 50
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 8 dicembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 6 dic. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
Orizzontali 1. Prestare aiuto • 10. Schock, turbamento • 11. Abbreviazione trigonometrica • 12. Scoppiava nel saloon • 13. Labili tracce • 14. Argovia sulle targhe • 15. Genere di Anfibi • 17. Venute al mondo • 19. Unità di misura elettrica • 20. Si rendono al merito • 22. Mezza riga • 23. Il pupo dell’Iris • 24. Ecogoniometro • 27. Il Ticino sulle targhe • 29. Un Fabio della TV • 31. L’ha sostituito il bus • 33. Fiume engadinese • 34. Dittongo in reità • 35. Prematuri • 37. Consonanti in regia • 38. Il nome di Fleming • 39. Norvegia e Oregon • 40. Tavernieri • 42. Antica città mesopotamica • 43. Ente Turistico • 44. Responsabilità Civile • 45. Medici • 48. Spagna e Italia • 49. Irsute, irte • 50. In mezzo al mare • 51. L’olio inglese • 52. Frulla in testa. Verticali 1. Noto romanzo di O’Neill • 2. Un aroma del cuoco • 3. Il club dell’alpinista • 4. Il generale del Little Big Horn • 5. Il bel Sharif • 6. Mezza rata • 7. Abrasione, ferita superficiale • 8. Quella dei prati è una pianta perenne • 9. Il capolavoro di Virgilio • 13. Uccello dei Fasianidi • 16. Pari in linfa • 18. Si adorna con candeline • 21. La fine di Aramis • 25. Insultare, ferire nell’orgoglio • 26. Tallonare, inseguire • 28. Vi sono anche quelli di risalita • 30. Relativi ai sogni • 32. Inflessibili, severi • 36. Grane senza limiti • 41. Andati in poesia • 46. Consonanti in Tiepolo • 47. Son barbare quelle del Carducci • 50. Anno Domini.
»
44
1
46
47
48
P
10
I
11
R
14
49
A
50
17
T
21
I
51
23
2
52
D
26
E
29
I
A
La parola chiave è:
2
40
R
3
4
5
6
2
R
7
43
A
47
I
51
B
55
I
3
E
E
R
I
O
T
E
R
L
33
I
36
R
O
I
6
L
19
V
O
A
D
S
O
R
L
A
41
T T 42
I
E
O
A
T
I
R
R
S
O
A 56
R
13
A
E
N
T
I
L
T
I
A
P O
R
N
32
A P
A
O
52
I
I
N 46
E
I
S
D
Z
50 53
I
A
A
G
O
39
G I A L
54
La soluzione corretta del Concorso apparso il 18 novembre è: CICOGNA
25
A
38
T 49
M 28
E
T
O
I
N
N
O
A
V
9
I
S
I
T
N
20
31
48
N
O
A
L
34
8
16
24
T
45
44
R
E C
T
N
7
I
I
A
O
C
T 12
37
N
A
A
27 30
5
15
S
T
O
V A
C
22
A
E
4
18
E R
C 35
1
Soluzioni n. 46
O
L
T
O
Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Bruna Turchetti casa Lisetta 6518 Gorduno Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: buono RailAway FFS “Snow’n’Rail Airolo” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 170.- CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Snow’n’Rail Airolo” da scontare presso una stazione FFS. Ulteriori informazioni su www.ffs.ch/ snownrail.
Snow’n’Rail Airolo - Andare a sciare in treno Divertimento sugli sci e piste all’insegna dello sport per famiglie e sciatori esperti. Con i suoi 30 km di piste tra 1.700 e 2.250 metri di quota, il comprensorio sciistico ticinese di Airolo è una destinazione molto amata. Le sue strutture attirano sciatori di medio-alto livello, giovani, famiglie e amanti della natura. Gli appassionati di sci e di snowboard trovano diverse varianti di pendii, mentre un nuovo snowpark completa l’offerta. Alla stazione intermedia di Pesciüm vi attendono nuovi sentieri per bellissime escursioni.
Giochi
51
�Sono in molti ancora a pensare che il criminologo sia colui che luminol e pennello in mano, ricerca tracce e impronte sulla scena del crimine�.