№ 21
del 25 maggio 2012
con Teleradio 27 mag. – 2 giu.
A LE
MI A O N O TI C A E C ER M E CI SPE
C T › RT › T Z › .–
IL NUOVO MODO DI GUARDARE LA TV
BeoPlay V1 è il televisore progettato per il Suo stile di vita personale. Alla parete, sul pavimento o appeso al soffitto, nella versione da 32” o 40”, Le offrirà sempre e comunque la flessibilità che desidera. Il potente suono erogato dai diffusori stereo attivi rendono l’esperienza televisiva davvero unica. Colleghi BeoPlay V1 ad un lettore Blu-ray, una console per videogiochi o una Apple TV e comandi il tutto con un unico telecomando. Provi il nuovo BeoPlay V1. Per trovare il rivenditore Bang & Olufsen più vicino a Lei vada su beoplay.com/FindStore. BeoPlay V1: da CHF 2’999.- (prezzo consigliato) Classe di efficienza energetica C. Il prezzo può variare a seconda delle dimensioni e delle dotazioni.
beoplay.com
beoplay_V1_ticino_210x295_CHI.indd 1
11.05.12 12:59
Ticinosette n° 21 25 maggio 2012
Agorà Economia. Quale crisi per la Svizzera? Kronos Etica e finanza. Del bene e del male Mundus Neosurrealismo. Il limite
Impressum
di
di di
FranceSca rigotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
duccio caneStrini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Società Modelli. Economia condivisa
di
tiziana conte. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Pensieri Anarco-liberismo. Lo stato come nemico Tiratura controllata
Psiche Brokers. Il disegno nel tappeto
Chiusura redazionale
Media Mercati e web. Speculatori in erba
70’634 copie
Venerdì 18 maggio
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Direttore editoriale Peter Keller
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Vitae Anna Maria Patullo
di
di
di
roberto roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Mariella dal Farra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di
Marco Jeitziner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Marco Jeitziner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage I luoghi del denaro Fiaba Il tesoro di Pichù
di
di
4 8 10 12 16 18 20 22 50 60 62 63 64
Silvano de Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
daniele Fontana; FotograFie di reza Khatir . . . . . . . . . . . .
Fabio Martini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tendenze Moda. Se solo trovassi un portafoglio bello gonfio...!
di
MariSa gorza . . .
Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
Pubblicità
Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch
Annunci locali
Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch
In copertina
Carta canta Elaborazione grafica di Antonio Bertossi
Nodi al pettine Questo numero speciale dedicato al mondo dell’economia giunge in un momento assai delicato per la moneta unica, per i mercati finanziari e per i cittadini della povera, disastrata Grecia . Gli ultimi mesi parevano aver allontanato definitivamente il possibile collasso ellenico, benché la situazione rimanesse molto vicina alla peggiore delle ipotesi . Con le votazioni annunciate a giugno e alla luce degli ultimi responsi elettorali invece, la caduta nel baratro per il popolo greco pare non avere più alcuna rete di protezione . “Non vogliamo morire per l’Europa” recita uno dei tanti titoli che appaiono in questi giorni sui mezzi di informazione . I greci non vogliono morire di fame e nemmeno altre decine di milioni di cittadini europei credono sia giusto che l’austerità si abbatta su coloro che ben poco hanno a che fare con l’amministrazione di uno stato e con i suoi giochi finanziari e contabili . Quelli che hanno svuotato alcune tasche e riempite altre . In verità, tutti sappiamo che un po’ di responsabilità ce la dobbiamo assumere: siamo cittadini e votiamo, e le nostre croci e nomi rappresentano delle deleghe – spesso in bianco – a questo o a quel partito . Quando siamo fortunati votiamo anche un programma di governo . Ma avviene raramente . Forse i greci negli ultimi decenni non si sono preoccupati molto né dei loro governanti (e del loro agire), né di uno stile di vita segnato dalla corruzione e da un’evasione fiscale dilagante . L’entrata nella moneta unica europea aveva dato loro l’illusione di essere diventati uno stato moderno con un sistema economico protetto e integrato in un altro, più grande, sicuro e accondiscendente . Illusioni, appunto . . . che molti in Europa avevano tutto l’interesse a finanzia-
re . Le banche tedesche e francesi per prime . “Basta casi JP Morgan, Wall Street cambi”: dopo l’ennesimo scandalo che coinvolge l’istituto americano – eh sì, ancora loro –, il “Corriere della Sera” titolava così uno dei tanti contributi sulla crisi e sulle banche . Le ultime speculazioni portate avanti dai trader londinesi dell’istituto costeranno, sempre secondo il quotidiano, quattro miliardi di dollari . E nel frattempo i nomi delle teste da sacrificare iniziano a crescere: manager, gestori, consulenti che ai più dicono poco o nulla . Barack Obama – un presidente sempre più prossimo a una rielezione quantomeno complessa – invoca il cambiamento, la signora Merkel ha perso il suo più affezionato alleato, le borse tremano e sussultano (saranno le contrazioni di un prossimo, mostruoso parto . . .?), il denaro viene “bruciato” sui monitor delle borse virtuali . Insomma, il vortice dell’economia globale che coinvolge tutto e tutti, il gigantismo degli istituti troppo grandi per poter fallire, la pazzia di un consumismo che non riesce più ad alimentarsi della propria carne, ci presentano l’ennesima cruda puntata di un dramma seriale un po’ fantasy, un po’ psicologico . La ricerca dei meccanismi che regolano la mente umana, infatti, in questi casi ci viene in aiuto . Perché anche chi scommette con denaro non suo si muove seguendo precisi modelli comportamentali: per questa ragione, tra i contributi che potete trovare in questa uscita di Ticinosette, vi segnaliamo l’articolo di Mariella Dal Farra (p . 18) dedicato al comportamento degli investitori e ai processi decisionali . Essere informati, come sempre, permette di capire . Anche l’ “incredibile” . Buona lettura, Giancarlo Fornasier
Quale crisi per la Svizzera?
4
testo di Silvano De Pietro illustrazione di Antonio Bertossi
I
»
Agorà
Finora la Svizzera è stata solo lambita dalla crisi, ma la dimensione globale del fenomeno, le sue ripercussioni monetarie (la svalutazione dell’euro, l’eccessiva forza del franco), le difficoltà per le esportazioni, la minaccia di un contagio tra sistemi nazionali o bancari, il sostanziale fallimento di molti rimedi tentati finora, lasciano temere che le tensioni e i relativi rischi dureranno a lungo. E potrebbero investire anche il nostro paese
l tema del World Economic Forum (WEF) di Davos di quest’anno è stato “The Great Transformation: Shaping New Models” (La grande trasformazione: dare forma a nuovi modelli). Si è avuta in effetti l’impressione che la maggior parte dei partecipanti (leader dell’economia, della finanza e della politica dei paesi più avanzati o in via di sviluppo) pensasse a cambiamenti radicali ineludibili e persino imminenti e indubbiamente a dominare sono stati i toni epocali. Una “trasformazione mondiale”, li ha definiti lo stesso fondatore e presidente del WEF, Klaus Schwab, per il quale occorre dare risposte al “persistente malessere economico”. Ma la sintesi più efficace l’ha fatta la presidente della Confederazione, Eveline Widmer-Schlumpf: la crisi attuale “è solo un assaggio” delle sfide che dovremo affrontare in futuro, per cui è necessario “agire immediatamente”. È chiaro che il discorso di fondo riguarda in primis la grande crisi del debito pubblico e privato, cioè l’indebitamento degli stati e delle banche, che dà l’impressione di stare precipitando in una spirale capace di stritolare l’economia reale, quella delle aziende e dei consumi (le famiglie).
Effetto domino Ma quello appena citato è uno scenario credibile? È davvero possibile che la fase di crisi economica mondiale che stiamo attraversando si riveli acuta e pericolosa anche per la Svizzera? “Indirettamente, sì. Sia attraverso un rallentamento delle esportazioni, sia, probabilmente, attraverso una diminuzione dei consumi interni”, è il parere del professor Mauro Baranzini, ordinario di Economia politica all’Università della Svizzera italiana (USI). Non bisogna però fasciarsi la testa prima di essersela rotta: “Fortunatamente la Svizzera ha le finanze pubbliche in ordine”, aggiunge Baranzini, “e parte delle esportazioni tengono abbastanza bene, anche se altre attraversano una fase di crisi; per cui si prevede, sia per quest’anno sia per l’anno prossimo, una crescita tale da riuscire ancora a creare qualche decina di migliaia di posti di lavoro. Dunque, ripercussioni contenute. E quello che succederà tra due o tre anni, non si sa esattamente”. Del resto, l’ultima previsione della SECO (Segreteria di Stato dell’economia) parla di “aumentate possibilità di una lenta ripresa congiunturale”, pur in presenza di “una forte disparità tra i singoli paesi dell’euro: mentre per esempio in Germania le prospettive sono sensibilmente migliorate, diversi altri paesi, tra cui l’Italia e la Spagna, sono entrati in una chiara fase di recessione”. Inoltre, “la crisi debitoria dei paesi dell’euro rappresenta ancora un notevole fattore di rischio per l’evoluzione congiunturale internazionale e di conseguenza anche per la Svizzera. […] Considerate le aspettative di ripresa della crescita piuttosto modesta, il gruppo di esperti prevede che la disoccupazione possa aumentare ancora fino all’anno prossimo, prima di iniziare a calare“. Insomma, è confermato che la crisi continuerà a farsi sentire a lungo. Con quali conseguenze sull’economia reale, quella di tutti i giorni che tocca i consumi e le famiglie? “Le previsioni dei grandi centri”, riprende il professor Baranzini, “indicano un aumento dei consumi delle famiglie attorno all’1% all’anno, sia quest’anno sia l’anno prossimo. Però questi consumi comprendono le spese che sono quasi obbligatorie, come i premi cassa malati, come i trasporti pubblici, come altre spese i cui prezzi sono controllati dallo stato, e dunque ci sarà una leggera contrazione della spesa nel settore, per esempio, degli alimentari, in quello delle vacanze e probabilmente anche nel settore del tempo libero in generale”. Le cose non si mettono bene, se poi si aggiunge che da due tre anni in media i redditi non sono aumentati. “È pur vero che l’inflazione è addirittura negativa”, dice il nostro interlocutore, “però questo vuol dire che non si può contare su un aumento reale degli stipendi dal 2010 fino al 2013. Non dimentichiamo che in diverse nazioni a noi vicine, faccio l’esempio dell’Italia o dell’Inghilterra, il reddito reale delle famiglie – anche a causa dell’aumento delle imposte
indirette, dell’IVA, e in modo particolare della benzina –, e il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito e sta diminuendo al ritmo del 2-3% all’anno”. Però, se la crisi morde in questi paesi molto più incisivamente che da noi, vuol dire che il differenziale nel potere d’acquisto tra i consumatori svizzeri e quelli dei paesi vicini, dovrebbe rimanere più o meno invariato. Baranzini conviene: “Sì, dovrebbe. Io dico sempre che noi abbiamo un reddito pro capite elevato, anche se poi sembra difficile, con dei prezzi che sono del 10-15-20% più alti, distinguere un potere d’acquisto che è superiore alla media europea del 30-40%. Il che sta a indicare comunque un potere d’acquisto effettivo superiore a quello dell’area attorno alla Svizzera o europea in generale”. Il fattore risparmio In paesi come l’Italia la crisi sembra mettere a dura prova anche i risparmi delle famiglie, da sempre ritenuti un baluardo dell’economia reale. Questo potrebbe significare che si delinea anche una differente erosione dei patrimoni e dei risparmi delle famiglie svizzere? “La Svizzera, con l’Italia e il Giappone, si situa fra le tre nazioni che hanno un risparmio delle Agorà famiglie, privato, più alto”, spiega Baranzini. “In Italia ha avuto la tendenza a diminuire, mentre in Giappone e in Svizzera è rimasto molto alto. Grosso modo, sul reddito disponibile, il risparmio delle famiglie si colloca tra il 12 e il 14%. Questo farà saltare molti lettori sulla sedia, ma le cose stanno così. Io credo che questo alto livello di risparmio delle famiglie si manterrà. Naturalmente vi sono delle grosse differenze: studi che abbiamo fatto qui all’USI indicano che al di sotto dei 4.500 franchi al mese le famiglie svizzere risparmiano negativamente; tra i 4.500 e i 6.000 franchi al mese risparmiano il 2-3% e al di sopra dei 10.000 franchi al mese, per la famiglia media, il risparmio arriva fino al 28-30%. Dunque, un livello di risparmio in media alto, ripeto 12-14%, ma con grosse differenze in funzione del livello di reddito, dei componenti il nucleo familiare e di tante altre cose”. Occorre tuttavia tener presente che gran parte di questo risparmio è rappresentato non soltanto dai conti in banca, ma dagli accantonamenti nei fondi previdenziali. E anche in questo caso la Svizzera non sfigura affatto. “Bisogna dire che con il primo, il secondo e il terzo pilastro, cioè l’AVS, le casse pensioni ed eventualmente la previdenza individuale, di cui conosciamo bene la natura perché ha dei grossi vantaggi fiscali, a questo livello la Svizzera si situa decisamente tra i migliori al mondo”, conferma Baranzini. E aggiunge: “Evidentemente, questo non esime le famiglie dal risparmiare un’ulteriore fetta del loro reddito, che, come dicevo prima, risulta in media tra il 10–14%”. Questo vuol dire che, nella crisi attuale, faremmo (...)
“Fortunatamente la Svizzera ha le finanze pubbliche in ordine e parte delle esportazioni tengono abbastanza bene, anche se altre attraversano una fase di crisi; per cui si prevede, sia per quest’anno sia per l’anno prossimo, una crescita tale da riuscire ancora a creare qualche decina di migliaia di posti di lavoro”
5
bene a risparmiare di più e a cercare nuove forme di investimento? L’autorevole economista si mostra prudente: “Credo che stiamo attraversando un periodo durante il quale i tassi di interesse sono molto bassi, e d’altra parte, come dico ai miei studenti, la festa è finita: sono passati gli anni in cui ci si poteva aspettare il 4, 6, 8, 10% sui risparmi a rischio. Sappiamo come è andata a finire la storia. Si stanno facendo dei tentativi in Svizzera per dare dei vantaggi fiscali al risparmio per la prima casa, però il popolo svizzero quasi sempre sistematicamente si oppone a misure del genere. Credo che ragionevolmente il risparmiatore privato singolo, le famiglie, devono sapere che in una situazione dove l’inflazione è zero o addirittura negativa, ricavare l’1 o il 2% dai propri risparmi è un reddito abbastanza ragionevole”.
perché è alto l’indebitamento per i mutui, cioè le ipoteche sulle case. In relazione al potere d’acquisto o al salario medio, le case in Svizzera costano il doppio rispetto alle altre nazioni, perché abbiamo case di superlusso, che presentano degli standard molto superiori a quelle delle nazioni a noi vicine, e dunque l’indebitamento personale è particolarmente alto”. Questo sarebbe, secondo Baranzini, il motivo per cui alcuni economisti dicono che sì, è vero che l’Italia come debito pubblico è al 110 o in certi casi addirittura al 120% del prodotto interno lordo, però il debito privato è molto più contenuto; mentre in Svizzera il debito pubblico è circa il 35-36% del prodotto interno lordo e l’indebitamento privato è molto più alto. Nella sostanza, dice il professore, questo dimostra solo una cosa: che “per giudicare il livello d’indebitamento di una nazione occorrerebbe tener conto dei due tipi d’indebitamento, sia pubblico e sia privato”. E aggiunge: “Ma questo non mi preoccupa particolarmente, perché le banche negli ultimi vent’anni sono diventate molto più prudenti nel concedere ipoteche o comunque nel concedere crediti alle famiglie o alle imprese”.
“La mia opinione è che la società consumistica abbia un po’ fatto il suo tempo. Cioè, consumare soprattutto materie prime e materie energetiche in modo sconsiderato solo per far girare le ruote dell’economia, nel lunghissimo periodo non ha più senso”
Credito, etica e indebitamento Da alcuni anni si parla molto dello sviluppo che stanno avendo le cosiddette banche etiche. Sono istituti – quasi sempre delle cooperative – che praticano il piccolo credito, ma anche mutui commerciali o immobiliari, finalizzati a scopi sociali o rigorosamente rispettosi dei diritti umani o di altri principi ideali. Offrono, cioè, investimenti in operazioni che non coinvolgono spese di natura militare, di sfruttamento, eccetera. Per le famiglie, quanto possono essere utili l’azione di queste banche e i programmi di risparmio che propongono? Al di là delle motivazioni ideali, si sa che i rendimenti offerti da esse sono sovente non molto concorrenziali rispetto alle forme di risparmio normali. “Personalmente sarei molto prudente”, dice il Mauro Baranzini. “Ritengo che questi rappresentino una nuova forma di investimento, ma che il risparmiatore tradizionale non sia ancora preparato in questo campo. Perciò sono abbastanza perplesso e prudente”. L’alternativa? “Penso sempre di più alle banche con una vocazione locale, come le banche cantonali, o le piccole banche che sono vicine al territorio e che, piuttosto che rischiare negli investimenti in Estremo Oriente o in altri mercati dove i pericoli sono molto alti, rischiano vicino al territorio. Sono più raccomandabili, se vuole. Ma questa è un’opinione personale”. Un altro rischio che la crisi economico-finanziaria sta facendo affiorare è la crescente tendenza, specie tra i giovani, a “consumare prima ancora di guadagnare e a indebitarsi in modo improprio e imprudente”, come ribadisce il professore dell’USI. Soprattutto in America, dove negli ultimi anni è emerso con evidenza il grande indebitamento della popolazione attraverso la diffusione delle carte di credito. Succederà così anche da noi? Andiamo verso una società sempre più indebitata? “Purtroppo sì”, risponde Baranzini. “Siamo ancora lontani dai coefficienti americani e inglesi, ma anche qui in Svizzera l’indebitamento per famiglia è particolarmente elevato
Consumare meno e meglio Le considerazioni finali – inevitabile conseguenza logica – sono due. La prima: saremo dunque costretti a ridurre sempre più i consumi, o a cambiarne la qualità, per contenere l’indebitamento? “Sì”, è la secca risposta di Baranzini. “La mia opinione è che la società consumistica abbia un po’ fatto il suo tempo. Cioè, consumare soprattutto materie prime e materie energetiche in modo sconsiderato solo per far girare le ruote dell’economia, nel lunghissimo periodo non ha più senso”. E come dovremmo invece comportarci? “Credo che dovremmo pensare a uno standard di vita che rispetti meglio l’ambiente e che meglio permetta la sostenibilità dell’indebitamento, sia delle famiglie, sia dello stato. Ma questo è un discorso estremamente lungo e complicato”. La seconda considerazione finale: ma in definitiva, dobbiamo davvero aspettarci nei prossimi mesi e anni dei cambiamenti epocali e irreversibili o questa è una tempesta destinata a svanire e pian piano tutto tornerà come prima? “No, credo che alcuni fenomeni siano irreversibili. Come, per esempio, l’alto costo dell’energia. O l’alto costo della spesa per la salute. Oppure l’alto costo della spesa per la formazione”, sostiene il professore. E conclude: “Penso che non torneremo più ad avere l’energia, la sanità e la formazione professionale a costi molto bassi. D’altra parte, questo è il riflesso del modo con il quale cambia il nostro standard, il nostro stile di vita. Viviamo dieci o vent’anni di più rispetto a cinquant’anni fa, vogliamo una migliore qualità di vita, ma le risorse non rinnovabili si stanno velocemente esaurendo. Dunque, occorre un ripensamento generale del modo con il quale vogliamo passare la mano ai figli e ai nipoti”.
Agorà
7
»
Del bene e del male Il cèco Tomáš Sedláček è diventato una star internazionale dell’economia. Il suo libro ha venduto decine di migliaia di copie ed è stato tradotto in diverse lingue. Perché tanto successo? testo di Francesca Rigotti illustrazione di Mimmo Mendicino
Kronos
8
La prefazione del libro Economics of Good and Evil è addirittura di Václav Havel – l’ex presidente della Repubblica Ceca scom� parso lo scorso anno –, di cui il 35enne Tomáš Sedláček è stato a soli 25 anni consigliere. La tesi del volume concerne la morale dell’economia e si basa sull’idea che l’azione economica può funzionare soltanto se collegata a regole etiche. Anzi, il fatto che abbiamo dimenticato il peso delle norme e dei valori culturali e morali per il pensiero economico costituisce una delle cause dell’attuale crisi del debito, secondo il nostro economista ram� pante che ha frequentato le scuole in Danimarca e Finlandia, è salito su tre diverse tribune a Davos ed è stato indicato da una rivista dell’università di Harvard tra i cinque economisti di punta del pianeta. La tesi, diciamocelo, non è origi� nale: teorie simili le sostenevano già liberali doc come Milton Fri� edman, come pure autori della scolastica medievale al pari di San Tommaso, così importanti per la storia del pensiero economico. Ovviamente il quadro dell’analisi era nel Medio Evo assai diverso, in quanto le questioni economi� che venivano valutate all’interno della dottrina cristiana dei vizi e dei peccati, dove la ricchezza era giudicata nel contesto del male dovuto a eccesso che travalica i limiti del comportamento moralmente decente. Oltre a ciò, il modello dell’homo oeconomicus che agisce esclusivamente in base alla spinta razionale non regge più, l’hanno detto in tanti, sot� tolineando il peso delle passioni, per esempio, accanto a quello degli interessi. E allora perché il successo del libro? Bisogno di etica Forse perché cade nel momento giusto, in un momento in cui mai così forte si è avvertito il bisogno di etica, soprattutto nell’ambito dell’economia e dell’alta finanza, dove agiscono, tutti intenti a godersi i loro bonus, alcuni di coloro che cii han� no fatti sprofondare in baratri dai quali non sono capaci o non vogliono tirarci fuori. Aggiungiamo che il libro di Sedláček è creativo, fantasioso e originale almeno nel non chiamare sempre in causa, parlando di economia, i soliti noti: Adam Smith, John
Stuart Mill o John Maynard Keynes, bensì gli autori dell’epopea sumera di Gilgamesh risalente al 4000 a.C. o del Vecchio e Nuovo Testamento, nonché Omero, Esiodo e Carl Gustav Jung chia� mato in aiuto alla ricostruzione del quadro culturale con le sue immagini e i suoi archetipi. Insomma l’autore di Economia del bene e del male – lavoro che in veste di tesi di dottorato venne respinto dalla commissione universitaria esaminatrice, e in veste di manoscritto rifiutato da diversi editori, tanto per mostrare come i criteri di valutazione siano capricciosi e variabili – sotto� linea il fatto che non sono i processi matematici che in ultima analisi definiscono gioie e dolori dell’economia di mercato, bensì i sistemi di valori che stanno al di là della razionalità matematica. Il sacchetto di immondizia In ogni caso, che le idee abbiano successo perché propagate da un giovane e riccioluto economista di un paese dell’est o per qual� siasi altro motivo, è significativo che si riconosca l’importanza dei fattori psicologici, sociali, persino etico�filosofici, nella costruzione di un’immagine dell’uomo più ampia, ricca e sfaccettata di quella alquanto rigida e piatta proposta dall’economia capitalista. Soprat� tutto al punto in cui ci troviamo, all’epoca cioè del consumismo sfrenato, quando, mentre la società si divarica in ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, ci viene proposto dal ca� pitalismo, con un bel sorriso (aneddoto raccontato da Sedláček durante una conferenza a Praga): “Comprate un sacchetto di immondizia e ne riceverete un altro in omaggio!”. Al posto di acquistare il sacchetto si farebbe bene a darsi tutti da fare per ottenere un “capitalismo dal volto umano”, come durante la primavera di Praga nel 1968 si invocava, con le pa� role di Alexander Dubček, un “socialismo dal volto umano”; si farebbe bene a interrogarsi sul rapporto tra il giusto e l’utile e su crescita e crisi: non sarà che il modello di alternanza tra sette anni di vacche grasse e sette di vacche magre, o magari anche la pratica di rimettere i debiti ai debitori ogni sette anni, apparentemente così remote e retrograde, abbiano molto più senso di quanto crediamo?
PIÙ SI AGUZZA LO SGUARDO, PIÙ SI APPREZZA IL MEGLIO. Nissan. Innovation that excites.
PROVATELE SUBITO
www.nissan.ch
Esempio di calcolo: 1)NISSAN NOTE VISIA 1.4 l, 88 CV (65 kW), prezzo di listino Fr. 20 530.–, dedotto lo sconto Fr. 3631.–, prezzo netto Fr. 16 899.–, valore residuo Fr. 8623.–, acconto Fr. 3239.–, rate leasing mensili di Fr. 149.–. 2)NISSAN NOTE I-WAY+ 1.6 l, 110 CV (81 kW), prezzo di listino Fr. 28 240.–, dedotto lo sconto Fr. 4325.–, prezzo netto Fr. 23 915.–. 3)NISSAN MICRA VISIA 1.2 l, 80 CV (59 kW), prezzo di listino Fr. 15 690.–, dedotto lo sconto Fr. 2691.–, prezzo netto Fr. 12 999.–, valore residuo Fr. 7688.–, acconto Fr. 2667.–, rate leasing mensili di Fr. 89.–. 4)NISSAN MICRA TEKNA 1.2 l DIG-S CVT, 98 CV (72 kW), prezzo di listino Fr. 27 940.–, dedotto lo sconto Fr. 3426.–, prezzo netto Fr. 24 514.–. Assicurazione sulle rate incl. Durata 48 mesi. Chilometraggio/anno: 10 000. Tasso d’interesse effettivo 3.97%. L’assicurazione casco totale obbligatoria per un contratto di leasing non è inclusa. La concessione del credito è vietata se causa un eccessivo indebitamento del consumatore. Tutte le offerte non sono cumulabili con altre promozioni o sconti. Consumo ciclo misto: NISSAN NOTE I-WAY+, 1.4 l, 5.9 l/100 km; emissioni di CO 2: 139 g/km; categoria di efficienza energetica: C. NISSAN MICRA TEKNA, 1.2 l DIG-S CVT, 5.0 l/100 km; emissioni di CO 2: 115 g/km; categoria di efficienza energetica: B. Media delle emissioni di CO2 di tutte le autovetture in Svizzera: 159 g/km.
NCH2PP12010 AZ MICRA NOTE 210x295 TicinoSette CHI.indd 1
04.05.12 16:12
Neosurrealismo. Il limite testo di Duccio Canestrini; fotografia a destra di Reza Khatir
Ai ragazzi del Campus universitario di Lucca racconto di come gli sherpa nepalesi, prima del turismo, considerassero sacre e inviolabili le vette. Il limite delle scalate era ben tracciato. Nel corso dell’ultima edizione del Filmfestival di Trento assisto a un breve filmato intitolato Cold in cui una cordata di inconsapevoli sale sul Gasherbrum, nel Karakorum pakistano. Il loro leitmotiv è: “Che cosa ci faccio qui?” (con interiezione volgare, che ometto). Arrivati in vetta uno si piega e vomita – tanta fatica per andare a vomitare su una montagna sacra –, mentre l’altro dice: “Presto, via, andiamocene di qui”. Fine del documentario. E allora non sembri pellegrino interrogarsi sul delirio dell’uomo che ostinatamente vuole piegare la natura anziché considerarla in alleanza, cosa che ci ha già portati oltre il limite: ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità, all’impoverimento dei paesaggi naturali e della mente.
Mundus
10 Non
ha torto il signor Merlino (come il mago?) che ha caricato in internet un video di Belén Rodriguez, accompagnato da un testo durissimo. Il testo non è della showgirl. Parla dell’Italia da un suicidio al giorno, per debiti, per disperazione. Dice che ormai il solo modo per farsi ascoltare su questi temi che riguardano tutti noi è mostrare le foto-calamita di Belen. Anche se non c’entrano niente. Parla dell’Italia il signor Merlino, dove si scende in piazza entusiasti per squadre di calcio corrotte. Neorealismo? No, questo è neosurrealismo. Ma per fortuna sono in molti a chiedersi se vi sia un fondo da toccare, e quale sia il limite. Il fascino irresistibile dell’estremo Il concetto di limite è davvero affascinante. Penso alle mani della giovane pianista cinese Yuja Wang, e in particolare alla sua interpretazione del Volo del calabrone di Rimskij-Korsakov, un’esecuzione che pare aldilà delle possibilità umane per precisione e velocità (foto piccola; tratta da YouTube). Penso all’avventura dell’atleta americano di origine sudanese Lopez Lomong, che poche settimane fa ha contato male i giri dei cinquemila metri e ha staccato al penultimo anziché all’ultimo... Sicché arrivato stremato, per primo, al “suo” traguardo ha dovuto ricominciare a correre a perdifiato altri quattrocento metri, incalzato dai concorrenti. E ha rivinto, abbassando clamorosamente il record mondiale. Dunque il limite, il suo limite, si poteva oltrepassare.
“Amico, ma dove stai andando…?” Siamo sette miliardi. Le previsioni indicano che nel 2030 gli esseri umani sulla Terra saranno nove miliardi. O le risorse esistenti vengono gestite con attenzione e ridistribuite equamente, o sarà la guerra. In realtà la guerra è già in corso, per il petrolio, per il gas, per l’acqua, sia pure in silenzio e a bassa intensità. Guerra per la terra come spazio vitale, considerato che la superficie coltivabile per sfamare nove miliardi di persone richiederebbe una politica e un’autorità morale mondiale che oggi non ci sono. Come sempre la fantascienza ci aiuta a ragionare sui nostri limiti e sul nostro possibile futuro. Hunger Games, è un film americano tratto da un romanzo scritto da Suzanne Collins in stile videogioco, distribuito in questi giorni nelle sale cinematografiche del vecchio continente. È una storia di competizione senza esclusione di colpi tra giovani affamati. Li costringe a combattere tra loro un governo autoritario che esige tale sacrificio. E loro si ammazzano a vicenda, più o meno eroicamente, senza pensare a una rivolta contro il sistema, senza fare una rivoluzione. Ahinoi. Ora neppure la fantascienza, con i suoi scenari dark e le usuali utopie negative, ci fa sperare in un riscatto. Allora sì, forse resta soltanto l’inganno. Avanti signore e signori che stasera c’è da divertirsi: gossip, calcio, Belén e gare di chef in tivù. Per poi servire, a tradimento, un discorso quasi clandestino su quelli che non ce la fanno più.
»
Economia condivisa Le crisi economiche offrono sempre l’occasione per lo sviluppo di idee originali e di nuovi modelli di aggregazione e di crescita. Condivisione, solidarietà, flessibilità, etica: sono queste le parole d’ordine della nuova generazione di imprenditori sorta dalla crisi testo di Tiziana Conte illustrazione di Micha Dalcol
Società
12
Roberta Carlini, giornalista e saggista nonché autrice de L’economia del noi. L’Italia che condivide (Laterza, 2011) – un testo che ha svariati pregi, non ultimo quello di essere scritto con impeccabile chiarezza anche per chi sa poco di economia – si occupa da tempo di modelli economici alternativi. È un piccolo libro (altro pregio), un viaggio-inchiesta in un ambito della società poco conosciuto e trascurato dai media: quello dei tanti che cercano soluzioni comuni a problemi comuni, che desiderano dare una risposta alla crisi economica e a quella della politica, proponendo risorse e funzionamenti “altri”. In queste pagine si racconta di persone o gruppi, che ispirati ai principi della reciprocità, della solidarietà, della socialità, dei valori etici, ideali o religiosi, cercano di porre le basi per l’edificazione di un’altra economia. Il libro è dunque una raccolta ragionata di quelle storie italiane di impresa incentrate sull’importanza delle relazioni fra le persone, sulla sostituzione della logica dello scambio con la logica del dono e sulla valorizzazione dei beni comuni. Sono descritte esperienze quali i gruppi di acquisto solidali (rappresentati in Ticino da ConProBio), la finanza etica, il cohousing, ovvero le pratiche partecipative nella progettazione di abitazioni che mettono in comune alcuni spazi e servizi, gli hub per le imprese impegnate nell’innovazione sociale – un’iniziativa che nel mondo conta 23 sedi, di cui una recentemente aperta a Zurigo – e le comunità per il software libero. L’altra economia: una testimonianza Abbiamo voluto capire meglio di che si tratta parlandone direttamente con l’autrice: sebbene ci racconti di una realtà soprattutto italiana, Roberta Carlini offre spunti di riflessione che riguardano anche il nostro paese, certo meno colpito dalla crisi rispetto ad altri stati, ma inevitabilmente parte in causa. Signora Carlini, come è nata la necessità di percorrere questo viaggio/inchiesta nell’ “economia del noi”? “Da una curiosità. Si sente spesso parlare di un modo di fare economia diverso, di persone che scelgono dei comportamenti che sono, in teoria, completamente all’opposto di quelli che stanno alla base dell’economia. A uno studente alla prima lezione di economia viene spiegato che esiste l’homo oeconomicus il quale agisce individualmente per avere il massimo dell’utilità per se stesso. Così come il consumatore vuole il massimo della sua utilità, anche l’imprenditore vuole massimizzare il suo profitto, da questo incontro
nasce l’economia. Tutta la scienza economica che si è sviluppata negli ultimi decenni segue questo principio. In realtà anche coloro che insegnano queste teorie sanno bene che l’homo oeconomicus non esiste. Ognuno di noi quando va al mercato o apre un’attività propria è motivato da una serie di esigenze quali la dimensione economica, quella sociale, quella morale, quella della comunicazione con gli altri, che intervengono insieme nel nostro agire. Mi sono dunque chiesta, quali sono le motivazioni che spingono queste persone a intraprendere tali scelte? Mi interessava capire se queste fossero un fenomeno di nicchia o se potessero avere un’importanza nella nostra vita, soprattutto in un momento come questo in cui l’economia ufficiale è in forte crisi”. Come può definire brevemente il concetto di “economia del noi” che ha dato il titolo al suo libro? “Ci sono delle correnti del pensiero economico che studiano il noi, detto in inglese we economics. Tra queste correnti penso a quelle che si rifanno all’economia civile, o all’economia di comunione che caratterizza un movimento nato nell’ambito della religione cattolica. Personalmente la definisco e l’ho rintracciata in tre macro categorie: è un’economia che si basa sulla cooperazione invece che sull’individuo, sulla reciprocità invece che sull’egoismo, sul capitale relazionale, ovvero la fiducia nelle relazioni con l’altro, invece che su quello solo fisico”. Secondo la sua indagine queste scelte di condivisione sono da ascriversi soprattutto alla profonda crisi internazionale che stiamo attraversando oppure sono il segnale di un cambiamento più profondo, di un agire che persisterà nel tempo? “Sono esperienze preesistenti, che si sono rinforzate durante la crisi e che senza dubbio sopravviveranno a essa. Le crisi hanno anche questo di positivo: cambiano i comportamenti e spesso agevolano lo sviluppo di soluzioni originali. Penso inoltre che internet abbia scatenato la diffusione delle collaborazioni via rete che si sono rivelate molto efficienti. Pensiamo, per esempio, all’open source: tutti lavorano allo stesso progetto, magari senza conoscersi. Anche le multinazionali hanno scoperto l’efficacia di questo sistema. Attenzione però, questa è una modalità di lavoro che non necessariamente appartiene all’«economia del noi». Anche in queste forme si può incontrare chi le sfrutta unicamente a proprio vantaggio: tutti lavorano al progetto, ma poi solo «io multinazionale» porto a casa il profitto. Certamente però la net-generation che è cre-
sciuta e si è formata sulla logica della condivisione, ha compreso che il proprio lavoro viene meglio se sviluppato con altri e non in competizione”. Le esperienze di cui racconta sono molto diverse, dalle cooperative, alle imprese, ai gruppi di acquisto solidali, agli hub, ecc. Ma quali sono le motivazioni e le caratteristiche che le accomunano? “In tutti vi è la volontà di collaborare, ma soprattutto il desiderio di riappropriarsi di «pezzi» e del senso del proprio lavoro. Tra le diverse esperienze racconto, per esempio, del produttore di arance che si prende la briga di spiegare ai gruppi di acquisto come le produce, come è andato il raccolto, come le trasporta, ecc., aprendo la sua azienda al controllo, al gruppo di acquisto stesso. Tanti, tra quelli che ho conosciuto, hanno espresso questo pensiero: la politica è lontana, non possiamo incidere su un’economia che sembra irraggiungibile, questa economia è più nostra, ci possiamo mettere delle motivazioni. Poi ci sono anche coloro che attraverso queste esperienze vogliono cambiare il mondo, che perseguono una logica più radicale…”. Quali sono gli elementi di criticità e di fragilità di queste esperienze? Se si tratta di un modello possibile da praticare per tutti perché c’è resistenza al cambiamento? “Più che di resistenza direi che il mercato è un meccanismo molto forte e pervasivo. C’è sempre stata una specie di lotta tra la società e il mercato e quest’ultimo vince perché è molto combattivo, forte, ma sa anche essere flessibile e adattarsi alle nuove esigenze. Finora il mercato ha funzionato molto bene portando crescita, adesso probabilmente siamo in un momento di svolta. Credo pure che la democrazia sia una pratica molto faticosa. Tutte queste realtà si basano anche su un forte impegno personale, quindi non è facile tenerle in vita, fare delle mediazioni che non passino sempre per il
denaro. Le difficoltà sono soprattutto insite nel capire quale deve essere il modello di crescita, nel mettersi in rete, non tanto nel creare un grande settore. Per esempio, per quello che si chiama il terzo settore la crescita non è stata una vittoria, perché quest’ultimo è diventato ipertrofico e molto istituzionale, abbandonando un po’ le sue motivazioni di base”.
Società
13
A livello mondiale la Svizzera si colloca al primo posto per quanto riguarda il consumo di prodotti del commercio equo (fair trade). Solo nel 2010 i produttori del sud del mondo hanno raggiunto introiti diretti pari a 60 milioni di franchi, tanto che l’ammontare risulta superiore rispetto a quelli realizzati con il commercio convenzionale. Ci può dire di studi che indicano quanto l’“economia del noi” incida sul sistema economico? “In una conferenza Leonardo Becchetti, economista e professore all’Università di Tor Vergata a Roma, nonché presidente del Comitato Etico della Banca Etica, ha segnalato come il fair trade l’anno scorso, un 2011 di crisi, sia cresciuto del 27% nel mondo. A suo parere, non dobbiamo dare una lettura minimalista di questi comportamenti cooperativi che in realtà sono la regola e non l’eccezione. È anche interessante la definizione che ha dato degli operatori di questi settori, che devono essere considerati pionieri e non tanto di nicchia. Va da sé che il pioniere può naturalmente anche fallire”. La sua ricerca mette anche in luce un dilemma importante: da una parte c’è della buona volontà, ma dall’altra uno scollamento con il mondo politico e istituzionale. Quali sono secondo lei i motivi per cui quando queste progettualità si fanno più istituzionali falliscono? “Questi processi economici sono per loro natura spontanei, nascono dal basso verso l’alto e quindi spesso quando questa logica viene proposta o richiesta dall’alto fallisce. La politica ultimamente poi (...)
fallisce in molti ambiti, c’è una scollatura rispetto alle esigenze della gente, alla società civile. Penso che il mondo politico dovrebbe mettersi in ascolto di queste esperienze più che cercare di istituzionalizzarle. Dovrebbe incentivare una serie di iniziative, non in denaro, a sostegno della loro diffusione. Già definire alcune regole sull’etichettatura dei prodotti non cambierebbe il mondo, ma orienterebbe e stimolerebbe un acquisto critico. Così come oggi possiamo sapere se ci sono dei conservanti, magari in futuro si potrà sapere quale era il salario medio di chi ha lavorato a quel prodotto. La politica dunque può fare le regole. Molti politici poi pensano di poter ampliare il proprio elettorato incontrando i gruppi di acquisto, ma questi ultimi tutto vogliono tranne che avere dei rappresentanti in consiglio comunale. Vorrebbero invece una legge che favorisse il chilometro zero. Sicuramente un’altra importante problematica è quella territoriale, almeno in Italia, infatti la maggior parte di questo tessuto civico si è sviluppata soprattutto nel nord e nel centro, e questa purtroppo è l’ennesima riprova del dualismo italiano”.
Società
14
Ricollocarsi creativamente Per capire meglio cosa significa concretamente “l’economia del noi” e scoprire come la crisi abbia colpito anche fasce della popolazione che si credevano maggiormente privilegiate rispetto ad altre, abbiamo incontrato Chiara Bonomi, presidente e cofondatrice dell’associazione “UnBreakFast” (www. unbreakfast.it), uno dei 35 esempi riportati da Roberta Carlini nel suo libro. Dal 2007, ogni giovedì, un gruppo di persone composto da manager disoccupati si incontra in un bar del centro di Milano per fare colazione. UnBreakFast sta per “un” come l’inizio della parola unemployed (disoccupato in inglese), “break” come rottura violenta, “fast” come comunicazione che si cerca di riattivare, infine breakfast come colazione, la pausa caffè che è abitudine consolidata in molti uffici, momento privilegiato di scambio di idee e di progetti di lavoro. Quali sono le motivazioni che stanno alla base di questa associazione? “L’associazione nasce da un’esperienza personale. Per i casi della vita mi sono ritrovata un paio di volte a cercare lavoro, come donna dirigente con un bagaglio professionale molto profilato, e ho vissuto questo paradosso: mentre ero in azienda avevo persone che mi cercavano continuamente, quando ne sono uscita sembrava avessi una malattia strana e nessuno mi chiamava più. È stato traumatico. Sentivo continuamente ripetermi: lei ha troppa esperienza e troppe competenze. È una situazione imbarazzante perché se ne sei privo le puoi acquisire, ma il «troppo»… non è come per la dieta, non si può scegliere di ibernarsi il cervello per un paio d’anni con la speranza di perdere qualcosa. Il mercato poi mi diceva che costavo troppo, benché fossi aperta a una loro proposta economica. Così, insieme ad altre persone che vivevano la mia stessa situazione abbiamo deciso di aiutarci, cercando di capire cosa non funzionava, di trovare dei punti di riferimento. Abbiamo allora trasformato un punto di debolezza in un punto di forza: mettendoci insieme saremmo riusciti a fare più cose. Sotto questa bandiera comune di persone che condividono lo stesso obiettivo, cioè cercare lavoro, è nata l’associazione. L’appuntamento alle dieci in un bar ricrea in modo artificiale l’incontro alla macchinetta del caffè che si faceva in ufficio. Tutti sanno che un gran numero di business si fanno più facilmente davanti a un caffè che non nelle riunioni formali. I soci dell’associazione sono i nostri temporanei colleghi. Noi ci rivolgiamo ai manager: ovvero a dirigenti o quadri che hanno gestito persone, processi e denaro all’interno dell’organizzazione, persone accumunate da un certo modo di vivere il lavoro e il «non lavoro». Personalità che per avere fatto carriera all’interno di un’azienda hanno dovuto investire non solo tempo, ma anche emotività sopra la normalità”.
Quali sono i vostri obiettivi? “Aiutare i manager che hanno perso un’occupazione a ricollocarsi. Ciò non vuol dire necessariamente ritrovare un lavoro, ma ripensare al proprio progetto professionale”. Oltre al network quali altri strumenti di aiuto offrite? “Abbiamo contatti con una serie di associazioni che sono attive sia a livello nazionale sia regionale. Abbiamo ottime relazioni, per esempio, con la Provincia di Milano e con l’associazione Direttori del personale della Regione Lombardia. Oltre agli incontri del giovedì, nascono dei progetti a cura dei soci che sono i tavoli di lavoro tematici, o nuovi progetti che i soci portano avanti in maniera indipendente e dai quali sono nate anche delle aziende. A oggi sono 14 le aziende aperte con «UnBreakFast». Sono spesso micro imprese composte da 2/3 persone, ma anche da singoli che nell’associazione hanno trovato un supporto morale e operativo per delle competenze specifiche. Ci si aiuta, è una sorta di mutuo soccorso. Inoltre offriamo un importante scambio sulle diverse possibilità formative”. Che lei sappia, ci sono esperienze simili in altri paesi d’Europa? “Una giornalista tedesca mi ha raccontato che esistono attività simili a Berlino e a Londra, ma non sono riuscita a individuarle nel web. Invece un’esperienza molto vicina alla nostra, però all’ora dell’aperitivo, è stata attuata a New York dopo il crollo della borsa del 2008. Abbiamo sempre cercato di diffondere la nostra attività, ma ciò che rende difficile questa possibilità è che si basa sulla forte idealità delle persone che ci lavorano. Noi siamo motivati dall’idea che gettare al vento le competenze che negli anni i manager hanno raccolto, sia davvero uno spreco sociale. Bisogna però fare attenzione perché all’interno del mondo del ricollocamento dei disoccupati troviamo sia persone che operano a scopo di lucro in modo più o meno corretto, sia professionisti molto seri”. C’è un settore maggiormente colpito dalla crisi? Dal 2007 a oggi ha notato un incremento dei manager disoccupati? “Tutti i settori sono stati colpiti e negli ultimi anni c’è stato un forte incremento del nostro numero di soci; quello che è cambiato dal 2006/2007 è che le uscite dal lavoro sono più repentine e più violente”. Potrebbe tracciare un profilo di coloro che si rivolgono a voi? L’impatto psicologico è forte? “L’impatto psicologico è molto forte; partecipare agli incontri ti permette di vederti riflesso negli altri, e gli altri sono delle persone in gamba. Se incontri qualcuno che ha vent’anni di esperienza, parla quattro lingue, ha un master ed è a casa allora ti dici: può succedere a tutti. Chi arriva ai nostri appuntamenti è in genere una persona ancora vitale, che ha deciso di mettersi a nudo, di dire senza vergogna che è senza lavoro. In Italia un tempo vigevano preconcetti fortissimi sull’essere disoccupato: se non hai lavoro è perché te lo meriti. Per chi svolge attività di dirigente il rischio di rimanere senza lavoro è incluso nel prezzo; si prende più rischi e di conseguenza corre anche più rischi degli altri, questo dovrebbe rientrare nella normalità. Quello che diventa anormale è rimanere senza occupazione per lunghi periodi di tempo e non riuscire a reinserirsi nel mondo del lavoro. Credo che oggi sia necessario fare un doppio salto: uscire dal pregiudizio che colpisce chi è senza lavoro, e in secondo luogo riconoscere che chi ha perso un lavoro, rispetto a chi non lo ha mai perso, ha delle competenze in più: sono persone che sanno mettersi maggiormente in gioco e che, in generale, hanno acquisito maggiore consapevolezza delle proprie competenze”.
Confusionitis totalis
Una malattia che da noi non esiste.
hing c a o c : e r e c n Tutte da vi I! M P a r t s o v per la Siamo un’assicurazione per aziende e conosciamo bene le sfide che devono affrontare le PMI. Ecco perchÊ mettiamo in palio giornate di consulenza per la sua ditta! Partecipi subito su www.oekk.ch/PMI o chiamando il numero verde 0800 822 022. Premiamo tutti i partecipanti!
»
Lo stato come nemico “Non chiederti quello che può fare lo stato per te, chiediti che cosa lo stato ti sta facendo”. Questa frase dell’economista statunitense David Friedman riassume in maniera efficace lo spirito dell’anarco-liberismo (o anarco-capitalismo). In altre parole: lo stato è veramente indispensabile oppure è un ente che genera problemi, limita la libertà dell’individuo senza offrire alcun aiuto al cittadino? testo di Roberto Roveda illustrazione di Bruno Machado
Pensieri
16
Anarchici e allo stesso tempo liberali e capitalisti. Solo così è possibile definire pensatori come David Friedman, Murray Rothbard, Hans-Hermann Hoppe e Walter Block che alla fine degli anni Sessanta del Novecento hanno sostenuto la necessità di porre limiti alle istituzioni governative e hanno portato alle conseguenze estreme le tesi del liberalismo classico. Fino a sostenere l’inutilità dello stato e a porsi così su posizioni decisamente anarchiche. Un anarchismo che – scrive Armando Massarenti nel capitolo dedicato all’economista David Friedman presente nel suo recentissimo Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi conviene (Guanda, 2012) – “ha ben poco a che vedere con quello tradizionale europeo, che ha il torto, agli occhi dei libertari americani, di avversare ideologicamente il capitalismo e spesso anche l’individualismo. In realtà, per Friedman e gli altri esponenti di questa corrente di pensiero, se una società anarchica sarà possibile, sarà proprio grazie all’espandersi del sistema capitalistico e di una istituzione come il libero mercato, l’unica forma di coordinamento economico in grado di non calpestare i diritti fondamentali degli individui. Diritti che gli anarco-capitalisti riducono a uno: il diritto di proprietà”. Proprio con Armando Massarenti, responsabile del supplemento culturale “Il Sole 24 Ore Domenica”, proviamo quindi ad approfondire il pensiero dei liberali anarco-capitalisti.
fetto e in negativo, quei casi in cui la presenza di uno stato o di regole potrebbe essere assolutamente necessaria. È vero, però, che questi casi sono estremamente rari. Nel mio libro faccio l’esempio del prezzo della corruzione. Tutti pensano che pagare tangenti sia razionale perché facilita le cose. Si crea, insomma, una sorta di norma sociale implicita difficile da mutare senza un intervento esterno, anche se molti farebbero a meno di pagare tangenti. Per ottenere un cambiamento occorre agire, perciò, sulle condizioni di fondo (per esempio, imponendo un continuo ricambio degli attori in campo, quindi degli amministratori in carica così da non stabilizzare determinate «abitudini») oppure, invece, c’è bisogno dell’intervento dello stato, ovvero di una coercizione esterna che modifichi gli incentivi e faccia in modo che corrompere o essere corrotti non sia conveniente, inasprendo e rendendo più efficaci le pene per chi trasgredisce”.
Professor Massarenti, quali obiettivi si pongono i fautori dell’anarco-capitalismo? “Innanzitutto sono dei liberali coerenti, quindi vogliono dimostrare che senza regolamentazioni statali molte cose andrebbero meglio. Ma a differenza degli ultraliberisti, che prevedono un ruolo seppur minimo dello stato, questi gruppi sostengono che qualunque servizio da esso oggi fornito può essere dato in mano ai privati, compresa la gestione dei beni comuni – come la tutela dell’ambiente o la manutenzione delle strade – e la pubblica sicurezza. Insomma, il ruolo dello stato viene considerato ridondante in molte situazioni sociali, anzi talvolta addirittura poco produttivo e dannoso”.
Quali altri vantaggi vede nell’anarco-capitalismo? “Un elemento positivo di questa teoria è rappresentato dal fatto che essa pone al centro la non-violenza. Ovvero, tutto è lecito purché non vi sia violenza tra gli individui o danno per alcuno. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, i libertari americani, che hanno conosciuto una grande fioritura negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, non erano per niente guerrafondai, a differenza dei libertari-liberisti dell’era Bush. Al contrario: avrebbero considerato assurdo ingaggiare guerre costosissime in termini di spesa pubblica. Con i movimenti della sinistra a loro contemporanei, avevamo dunque in comune l’idea di pacifismo, il principio per cui gli esseri umani devono essere liberi, avendo come unica restrizione il divieto di recare violenza o danneggiare gli altri. Per gli anarco-capitalisti una società libera è in grado di coordinare fini economici e visioni morali differenti. Una società non libera cerca di stabilire dall’alto quali sono i fini degni di essere perseguiti e quali no. Questo non è nient’altro che il principio liberale per antonomasia, un insegnamento assolutamente fondamentale che ci viene da loro”.
Quali aspetti positivi ha la loro posizione? “Personalmente non condivido pienamente le loro tesi di fondo, però proprio il loro approccio, soprattutto quando è portato alle estreme conseguenze, è molto utile per far emergere, quasi per di-
Come lo si potrebbe declinare nella pratica? “Allora… se, come quasi tutti gli economisti, reputo che il proibizionismo in materia di droghe leggere produca in realtà un maggiore consumo di stupefacenti, posso argomentare questa tesi
Pensieri
17 proprio a partire dai principi dei libertari. Infatti, ogni qualvolta esiste una forma di protezionismo, si crea un mercato illegale, con tutta una serie di costi supplementari. Con la liberalizzazione, invece, si verrebbe a creare una situazione in cui non si fa danno e non c’è violenza, ci sarebbe anche un consumo minore e maggiori controlli sulla droga (dunque, anche meno morti per overdose). Eliminare la regolamentazione comporterebbe insomma una serie di vantaggi, come per altro la fine del proibizionismo americano degli anni Venti del Novecento ha già ampiamente dimostrato. Inoltre liberalizzazione e legalizzazione eliminano alcuni problemi che il proibizionismo tende invece a creare, come l’affollamento delle carceri. Quasi tutti gli economisti sostengono questo, in linea con il pensiero dei libertari: anche nei casi in cui ci sembra possano danneggiare le persone, non bisogna eliminare queste libertà con divieti che alla fine risultano ancora più controproducenti. Riflettere su tali questioni dal punto di vista libertario penso sia un esercizio utile”. Quindi lei non scorge il pericolo che queste teorie possano venire utilizzate per smantellare lo stato sociale o le regole a difesa degli elementi più deboli della società? “Certamente, questo pericolo esiste. Nel mio libro, a contraltare delle teorie degli anarco-capitalisti, ho dedicato anche un capitolo ad Amartya Sen. Il pensatore indiano concentra l’attenzione sul fatto che l’uguaglianza tra individui non debba essere un fatto meramente formale, come purtroppo avviene nel libertarismo, ma sostanziale. Gli individui devono essere messi nella condizione di realizzare ciò che loro reputano abbia valore. Bisogna quindi tene-
re conto che non solo non tutti abbiamo le stesse capacità, ma neppure gli stessi bisogni e che non è semplicemente con un aumento dei redditi che si risolvono tutti i problemi. Per questo, secondo Amartya Sen, le forme del welfare vanno rimodellate in base alle reali disuguaglianze; all’opposto, per gli anarco-capitalisti, il welfare va smantellato, poiché sarà la carità dei privati a sopperire anche alle situazioni di indigenza. Diciamo quindi che l’unico pericolo insito nel pensiero anarco-liberista può essere proprio la minaccia dello stato sociale. Anche questo però può essere uno spunto per riflettere, come in un esercizio filosofico, sul welfare che in questi anni sta subendo attacchi dettati non solo dall’ideologia ma dalla realtà di insostenibilità di certe spese. Si può quindi riflettere sui suoi costi eccessivi e su cosa sia più corretto conservare”. Le società europee avrebbero quindi bisogno di un po’ di anarco-capitalismo? “Più dell’anarco-capitalismo in sé – fenomeno che può apparire strano e lontano dalle nostre vite – abbiamo bisogno di iniziare a pensare sul serio alle nostre libertà individuali, tenendo conto di come queste siano a volte minacciate da istituzioni che non ricercano il nostro bene oppure lo fanno in modo assai discutibile. Dovremmo infatti realizzare il nostro bene proprio come lo desideriamo noi. Quindi, è bene mantenere un atteggiamento critico davanti alla società come suggerisce sempre Sen e far si che la democrazia non si limiti all’espressione del diritto di voto e alla delega del potere, ma ci sia un’azione di monitoraggio continuo su chi lo gestisce”.
»
Il disegno nel tappeto Il passaggio dalla bolgia concitata e urlante del mercato azionario, rappresentata in tanti film ambientati a Wall Street, al silenzio distillato della trasmissione telematica dei dati sembra non essere stato privo di conseguenze per gli operatori di settore. L’efficacia delle transazioni passerebbe ora attraverso la capacità di vedere il mercato di Mariella dal Farra
Psiche
18
“I mercati finanziari sono dei rompicampo”, afferma Margery Mayall nell’introduzione a uno studio pubblicato sul “Journal for the Theory of Social Behaviour” nel 2006: “Essi costituiscono la colonna portante dell’economia nelle società occidentali, il punto focale del desiderio di guadagno finanziario, perseguito da milioni di individui che convergono in un insieme eterogeneo di denari, cifre, prodotti, servizi e stregoneria computazionale. Sono l’oggetto di numerosi studi che ne esplorano la presenza, ne descrivono l’impatto, ne analizzano i meccanismi. […] Eppure, nonostante la loro centralità, i mercati finanziari rimangono epistemologicamente controversi”1. La psicologia sperimentale ha indagato questo oggetto multisfaccettato dal punto di vista che le compete, concentrandosi sull’individuazione di variabili significative nel determinare il comportamento degli investitori, con particolare riferimento ai processi decisionali. Per esempio, rispetto alle fonti di errore nel 2007 – poco prima del deflagrare della crisi – Philip Y. K. Cheng2 ha esaminato il costrutto di “eccesso di sicurezza” (overconfidence), definendolo come la risultante di quattro sotto-fattori: 1. la falsa calibratura (miscalibration), ovvero la tendenza a sovrastimare l’accuratezza delle informazioni in proprio possesso; 2. la fiducia nel mercato (market confidence) e cioè una valutazione troppo ottimistica dell’andamento degli indici, che si traduce nell’illusione della robustezza o “tenuta” del mercato “a prescindere”; 3. l’effetto migliore della media (better than average effect), e cioè la percezione di sé come più abile e capace della media degli altri operatori; 4. l’attitudine al rischio (risk attitudes) che costituisce la cornice di riferimento psicologica sulla quale vengono collocate le probabilità di perdita e di guadagno, e che determinerà la scelta di un portafoglio di azioni più o meno volatile. Troppa sicurezza storpia Secondo lo studio, l’overconfidence caratterizzerebbe in misura maggiore gli operatori che lavorano con i futures3 in confronto a quelli che commerciano in azioni, anche perché i titoli “a tempo” richiedono un elevato grado di fiducia nell’accuratezza delle proprie capacità di previsione. Cheng afferma che la maggiore attitudine al rischio manifestata da questi operatori sarebbe una conseguenza diretta dell’eccesso di sicurezza, e
incrementerebbe in maniera proporzionale la probabilità di commettere errori. L’autore pone inoltre in evidenza il ruolo dell’ambiente fisico in cui le transazioni sono effettuate affermando che, in contesti intensamente interattivi, gli operatori tendono ad assumere un’attitudine mediamente più disinvolta rispetto a quando lavorano in un ambiente isolato, condizione abituale di coloro che investono online. Il passaggio dalla bolgia concitata e urlante del mercato azionario, rappresentata in tanti film ambientati a Wall Street, al silenzio distillato della trasmissione telematica dei dati sembra infatti non essere stato privo di conseguenze per gli operatori di settore: l’efficacia delle transazioni passerebbe ora attraverso la capacità di analisi visiva; vince chi riesce a “vedere” il mercato. A tale proposito, M. Mayall sottolinea come la proliferazione del software dedicato consenta di visualizzare i dati in un formato che favorisce l’individuazione di pattern significativi nell’andamento degli indici di borsa. Tuttavia, “a fronte di un mercato che non è tangibile né adeguamento dimostrabile, la consistenza dell’azione da parte di chi gioca in borsa è sostenuta da un insieme di modalità narrative e rappresentazionali sostenute da regole cognitive e strutture teleo-affettive che […] consentono di rendere il mercato visibile, e quindi accessibile”4. Gli stili comportamentali Con particolare riferimento agli investitori “non professionisti”, l’autrice traccia il profilo di quattro tipologie paradigmatiche, da intendersi non come gruppi di individui realmente esistenti ma piuttosto come “stili” comportamentali ricorrenti, che possono caratterizzare un unico operatore in diverse fasi, o ambiti del suo lavoro. In questo senso, abbiamo così: 1. il broker sistemista, quello cioè che non utilizza il software come supporto al processo decisionale ma in sostituzione dello stesso. L’operatore si limita cioè a seguire le indicazioni fornite dal programma, che calcola le opportunità di vendita e di acquisto sulla base di sofisticate analisi statistiche. Per questa tipologia d’investitore, la scelta si concentra a monte, sull’individuazione del software più performante, su come personalizzarlo e renderlo sempre più affidabile, mentre le decisioni relative alla compravendita dei titoli è ridotta, sul piano visivo, alla lettura di segnali statici – tipicamente, led rossi e verdi – che non richiedono capacità di analisi; 2. all’estremità opposta si situa il comportamento definito di
New York, 2 ottobre 1920. Un gruppo di curbstone brokers, uomini assoldati dalle aziende e che operavano direttamente sulla strada adiacente il New York Curb Exchange, oggi noto come NYSE Amex Equities (©Library of Congress; George Grantham Bain collection, Washington)
schema (patterns trader), basato cioè sulla capacità di estrapolare dall’insieme dei dati un’interpretazione o un’intuizione unitaria che permetta di definire la condotta commerciale. Questa attività, esercitata attraverso la consultazione reiterata degli indici – di solito circoscritta a pacchetti azionari ben definiti – si basa sulle rappresentazioni dinamiche fornite dal software (grafici e tabelle che dettagliano costi e volumi varianti nel tempo) e viene descritta ricorrendo a metafore di tipo visivo: “Sono come quelle macchie usate dagli psicologi: se le guardi abbastanza a lungo puoi riconoscere delle forme, delle facce...”5. Il processo decisionale si identifica presso questi investitori con la capacità di scorgere “il disegno nel tappeto”; 3. anche la terza tipologia, quella dei giocatori, si affida principalmente alla propria capacità di discernimento, ma utilizza un set di variabili più ampio degli operatori di schema. Per questi broker, il mercato azionario è come un grande gioco di ruolo condiviso: l’obiettivo è quello di capitalizzare le opportunità finanziarie attraverso la capacità di prevedere e anticipare le “mosse” degli altri giocatori. Il software utilizzato per condurre queste analisi è lo stesso in dotazione alle altre tipologie prese in esame, ma i “giocatori” tendono ad ampliare la rappresentazione visiva degli indici fino a includere una porzione di mercato il più possibile estesa. Il loro approccio è di tipo olistico, “inclusivo”, e contestualizza i dati in uno schema narrativo: “Di solito guardo prima i grafici, giusto per farmi un’idea della storia. E i grafici sono il modo più semplice di cominciare, così... nel 2000 sono stati commissariati, e prima erano una miniera d’oro, poi sono diventati una dotcom, ora sono di nuovo una miniera d’oro. Bene, posso vedere dove hanno ricapitalizzato, vedo quando tutti quanti si sono eccitati e poi di nuovo raffreddati, e vedo da dove arrivano...”6. I “giocatori” tendono a incorporare nei loro processi decisionali strategie non visive basate sulla comunicazione con altri broker e sullo scambio di informa-
zioni, pratica che talvolta sfocia nel reato di insider trading; 4. la quarta e ultima tipologia è denominata degli esploratori, e costituisce più che altro una fase propedeutica. Questi operatori attribuiscono la massima rilevanza all’acquisizione del know-how necessario per operare in borsa e si contraddistinguono per la continua ricerca di idee, programmi, pacchetti, corsi, master, aggiornamenti software e qualsiasi altro strumento possa aiutarli ad affinare le proprie competenze. La rappresentazione visiva degli indici costituirebbe per questi broker “in formazione” uno degli ingredienti di quel cocktail di analisi che, una volta messo a punto, consentirà la massima efficacia operativa. Le tipologie tratteggiate nello studio della Mayall evidenziano come la componente visiva sia diventata primaria nei processi decisionali degli operatori di borsa, e dimostrano – qualora ce ne fosse ancora bisogno – come la tecnologia modifichi non solo la nostra percezione del mondo ma anche i processi cognitivi e affettivi che a esso ci legano. note 1 Margery Mayall, “Seeing the Market: Technical Analysis in Trading Styles”, Journal for the Theory of Social Behaviour 36:2 0021–8308, 2006, pag. 119. 2 Philip Y. K. Cheng, “The Trader Interaction Effect on the Impact of Overconfidence on Trading Performance: An Empirical Study” The Journal of Behavioral Finance 2007, Vol. 8, No. 2, 59–69. 3 Contratto a termine “con il quale le parti si obbligano a scambiarsi, alla scadenza, un certo quantitativo di determinate attività finanziarie, a un prezzo stabilito” (http://it.wikipedia.org/wiki/Futures). 4 A. Preda, (2002b) “On Ticks and Tapes: Financial Knowledge, Communicative Practices, and Information Technologies on 19th Century Markets”, documentazione preparatoria per il Columbia Workshop on Social Studies of Finance, May 3–5, 2002, citato in M. Mayall, Op. cit. 5 Op. cit. pag. 131. 6 Op. cit. pag. 132.
Psiche
19
»
Speculatori in erba Esploso negli Stati Uniti ma ancora poco diffuso in Svizzera, il trading online presenta una serie di vantaggi ma anche molti rischi. La radiografia di un fenomeno controverso di Marco Jeitziner
Media
20
È il 6 maggio del 2010. A Zurigo si scopre che un africano morto un sistema con strumenti che sono espressione del sistema nei pressi dello scalo di Kloten è caduto dal vano del carrello stesso. I risultati si commentano da soli. Rick Ferri, un esperto dell’aereo sul quale si era imbarcato abusivamente. A New York statunitense di fondi d’investimento, è realista: o si ha molta invece un flash crash passa alla storia: in un solo quarto d’ora fortuna o si dispone di informazioni strategiche. Ma siccome l’indice Dow Jones perde moltissimi punti per poi recuperare quest’ultima condizione assomiglia un po’ troppo all’insider velocemente, scatenando il putiferio. Due eventi solo apparen- trading, un reato borsistico, per Ferri “avere fortuna ha molte più temente distinti, ma in realtà accomunati dalla stessa causa: la probabilità di funzionare”3. Semplicemente perché o si detiene speculazione finanziaria all’origine della crisi mondiale in atto un accesso alle informazioni che altri non hanno, o si ha “l’abidal 2008. Una crisi che notoriamente colpisce più duramente i lità di analizzare le informazioni pubbliche meglio della grande paesi poveri, riducendo da un lato maggioranza degli investitori”. Ed è le loro esportazioni e i loro inveproprio quello di cui si vantano stimenti,1 dall’altro aumentando i esperti e guru finanziari di ogni flussi illegali dei disperati. Tuttavia sorta. Ma chiediamoci: come si ancora non si sa con esattezza cosa può pretendere di saper gestire un sia accaduto alla borsa americasettore globale, rischioso e caotico na: un caso? Probabilmente no. e, per di più, poco trasparente, Comunque sia, uno dei capi delle come vedremo, quando nemmeno operazioni alla borsa di New York ci riescono le autorità nazionali di ha dichiarato che “questo evidenzia vigilanza? i rischi del trading elettronico. Quando c’è una bassa volatilità, funziona molLa lenta lotta agli abusi to bene ma ci sono rischi. È evidente il Introdurre nel mercato un altissimo bisogno dell’intervento umano”2. numero di acquisti o di vendite, Il trading online o e-trading è l’ultima per poi annullarli pochi secondi frontiera per migliaia di brokers, dopo e approfittare delle variazioni money managers, fiduciari finanziari, di prezzo generate, è una diffugrandi investitori pubblici e privati, sissima e controversa operazione. ma anche di piccoli risparmiatori Front running, scalping, così vengono fai-da-te. Tutti intenti a comprachiamate tali pratiche, vietate negli La borsa di Zurigo (www.wikipedia.org) re e vendere strumenti finanziari Stati Uniti ma, curiosamente, non (azioni, titoli, obbligazioni, ecc) ancora in Svizzera. In realtà, la borattraverso le piattaforme informatiche, su qualsiasi mercato, in sa elvetica si è dotata nel 2009 di un codice di autodisciplina qualunque luogo e a ogni ora del giorno e della notte, rischiando al quale dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, attenersi tutti non solo soldi, ma anche una operatività eccessiva. “Il principale gli operatori, ma le sanzioni per chi sgarra “sono insufficienti”, rischio è di scambiare il trading online per un casinò, con tutte le il diritto penale “presenta lacune”4 e la modifica della legge sulle relative conseguenze” avverte un operatore della piazza ticinese. borse è stata proposta solo l’anno scorso. Strano vero? Succede “Ci sono molti risparmiatori in cerca del «colpo» della vita, ma quindi che le pratiche che si vorrebbero vietare non solo venevidentemente non è questa la strada giusta”. Il sistema è fragile, gono insegnate, ma anche tranquillamente pubblicizzate. proprio perché umano: doveroso dunque chiedersi quanto sia Un altro trucchetto frequente è la manipolazione volontaria dei solida la sua credibilità. prezzi di mercato a proprio vantaggio. Un esempio? È l’inizio di aprile del 2009 e i Jardin Anglais di Ginevra sono in fiore. Il mito di “battere il mercato” La centralissima rue du Rhône viene invasa da una trentina di Proprio perché c’è incertezza, la crisi è, ahi noi, propizia agli magistrati e ispettori finanziari che fanno irruzione negli uffici speculatori. Investono meno, ma ancor più a corto termine. di una grossa società svizzera di trading online di divise5. La sua Decisioni quasi immediate, al limite della razionalità, per “bat- piattaforma elettronica avrebbe imposto a un cliente estero dei tere il mercato” e anticiparlo, credendo sia possibile sconfiggere prezzi diversi da quelli del mercato: la denuncia è di truffa. Igno-
Giungla di prezzi Il trading online, oltre che sempre accessibile, costa fino a un terzo in meno rispetto alla normale consulenza bancaria, ma c’è una moltitudine di tariffe dalla quale è difficile districarsi. “Ogni fornitore propone i prezzi dei suoi prodotti come i più vantaggiosi” ha dichiarato nel 2009 Mark Bürki di Swissquote. “Differenziare in base ai prezzi è pericoloso, perché se questa strategia funziona, la concorrenza farà lo stesso e questo argomento sparisce”6. Se lo dice il leader del settore in Svizzera, c’è da crederci. Le differenze tra le banche sulle borse estere possono raggiungere i 50 euro per operazioni sopra i 5mila euro e 250 euro sopra i 20 mila euro, idem per le commissioni amministrative di deposito, fino al 25%7. Variazioni ovviamente meno favorevoli ai piccoli investitori non professionisti. Il circolo, dunque, non solo è viziato ma è anche vizioso: in Svizzera si stima che solo il 20% di tutti i clienti operi anche online8, quindi solo un maggiore peso di questo tipo di trading potrebbe far scendere i prezzi. Più veloci, ma verso che cosa? La speculazione ormai corre alla velocità della luce. Il 23 aprile scorso la società che gestisce la borsa di Zurigo, Six Swiss Exchange, ha messo in funzione un nuovo super sistema informatico che riduce i tempi di negoziazione online da 800 a 37 microsecondi9. Intanto, nell’Oceano Atlantico è stato posato un cavo a
fibre ottiche ad altissima velocità che collega le borse di Londra e di New York10. Ciò la dice lunga sulle reali capacità delle leggi e della politica di stare al passo, ma il principio è chiaro: più veloci sono le connessioni informatiche, maggiori sono le operazioni finanziarie che si possono gestire ogni giorno, maggiori le possibilità di guadagno. Non stupisce dunque che se nel 2007 si trattavano “solo” sei miliardi di azioni al giorno, oggi si sia passati a otto miliardi11. Vale la pena fermarci un attimo, come fa Marc Chesney, professore di finanza all’Università di Zurigo, per cui “l’intelligenza non significa andare sempre più veloci, ma sapere dove si vuole andare”12. Lo stesso Jean-Pierre Danthine, vice direttore della Banca Nazionale Svizzera (BNS), nel 2011 avvertiva che questi strumenti informatici sono “un’arma a doppio taglio: da un parte permettono di aumentare l’efficienza e di ridurre i costi, dall’altra intensificano la gravità di un crash eventuale”13. Un’affermazione che, oggi, suona come profetica: nemmeno tre mesi fa la banca è stata decapitata per un presunto insider trading nel mercato delle divise. note 1 “The Sunday Times”, 16 novembre 2008. 2 “Wall Street Journal”, 7 maggio 2010. 3 “Why smart people fail to beat the market”, “Forbes”, 12 marzo 2012. 4 Messaggio 11.050 del Consiglio Federale, 31 agosto 2011. 5 “Le Temps”, 7 aprile 2009. 6 “Le Temps”, 8 giugno 2009. 7 “NZZ am Sonntag”, 20 settembre 2009. 8 Ibid 9. 9 “Le Temps”, 25 aprile 2012. 10 “Bloomberg”, 29 marzo 2012. 11 “Repubblica”, 20 aprile 2012. 12 “Le Temps”, 30 dicembre 2011. 13 Le franc fort et l’avenir de l’infrastructure des marchés financiers suisses: la BNS face à deux de ses défis, J.P. Danthine, 3 novembre 2011 (pp. 4-5).
I PI Ù D
TI T O D RO R P E P 0 7 E 2 TI N PO A R T O T C A TR E L ON IL D E N E DIA C E I G I ‘ L OR A I N M O. S S A IB R I D 1 0%
DAL 20 DICEMBRE 2010 LA MIGROS HA RIBASSATO IN MODO PERMANENTE IL PREZZO DI
PRODOTTI. ALLA MIGROS I TUOI SOLDI VALGONO SEMPRE DI PIÙ.
MGB www.migros.ch W
to l’esito dell’inchiesta, ma i media riferiscono che per evitare il probabile fallimento a causa della vicenda legale, la società è stata assorbita da un altro gruppo svizzero del settore. Un caso che vale un consiglio: informarsi presso più operatori e scorrere la “lista nera” pubblicata dall’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari.
» testimonianza raccolta da Marco Jeitziner; fotografia di Flavia Leuenberger
22
Anna Maria Patullo
Vitae
so lavoro gratuitamente perché sono debitori “allo stadio finale”. Come si fa a chiedere loro dei soldi? Sono “distrutti” e non sanno a chi rivolgersi, così mi contattano, pur non sapendo chi sono o cosa faccio esattamente. Li lascio parlare, per capire cosa li preoccupa, attenendomi sempre al segreto d’ufficio. Non giudico mai e ci vuole un’estrema delicatezza. Voglio sempre capire chi ho davanti, perché i problemi non li possono risolvere gli altri, ma devono ripartire da loro stessi! Come procedo? Di solito parto dall’estratto dell’Ufficio esecuzione e fallimenti e valuto la possibilità dell’appuramento bonale con La curiosità, l’ostinazione e l’altruismo la garanzia del salario. Do l’hanno portata a scoprire il mondo sot- sempre la speranza della posterraneo delle persone in difficoltà finan- sibilità di cambiare qualcosa, anche se non è facile. Tipici i ziarie. Un tabù in un paese ricco... casi della chiusura di un’attività, a garanzia limitata o famiglia: i genitori spesso sono individuale. Di solito sbagliano i calcoli coi persone che sto già aiutando. salari, i creditori poi chiedono il fallimento, Un esempio? Di recente ho ma spesso, va detto, c’è anche una mala gefatto l’appuramento bonale stione da parte dei fiduciari. Cosa fanno? Li per un giovane che aveva riceaffiancano all’inizio, quando ci sono i soldi, vuto un prestito da un istituto ma se l’attività comincia a non funzionare che pratica tassi d’interesse al più e si accorgono che non c’è più nulla da limite dell’usura. Si rivolgono incassare li mollano, lasciandoli nei guai! soprattutto alla clientela molPurtroppo in Ticino non vengono investite to giovane, quella che non risorse in questo settore, perché dicono che può permettersi l’auto, ecc. non c’è “un tornaconto” finanziario. In reOttengono i soldi subito con altà il cantone ci guadagnerebbe a rimettere la garanzia del salario, poi in piedi i cittadini indebitati, invece di abmagari, soprattutto i giovani bandonarli all’assistenza o alla disoccupaziolo perdono e non ce la fanno ne, senza stimoli, in uno stato parassitario. più a pagare le rate. Per esempio, un comune grande dovrebbe Spesso l’indebitamento del mettere a disposizione un servizio di consusessantenne è conseguente al lenza gratuita. In futuro vorrei occuparmi divorzio (l’ex coniuge non degli anziani dai sessantacinque ai... cento versa più gli alimenti), alla anni. Non si parla spesso delle difficoltà disoccupazione (soprattutto economiche dei pensionati! da quando sono state ridotte Un consiglio che mi sento di dare a chi ha le indennità), all’assistenza dei debiti, è di riprendere in mano tutta la sociale (ma non tutti la chiedocumentazione più recente (richiami, predono), alla difficoltà di reincetti, ecc.), perché solo coi documenti si può serirsi nel mondo del lavoro, fare qualcosa. Conviene contattare i creditoecc. Tengo a dire che il gioco ri, avvisarli che si è in difficoltà, senza vergod’azzardo, citato spesso tra le gna – tanto lo scoprono lo stesso –, dicendo cause, non l’ho mai constache si pagherà una quota al mese. Poi bisogna tato. È chi ha i soldi che va a fissare degli appuramenti bonali, con giocare al casinò, non chi non un’istanza in pretura e con un commissario ce li ha. Ho anche notato che nominato – che, preciso, può anche rinununa persona indebitata tende ciare all’onorario – e fare il patteggiamento a unirsi con altre persone incoi creditori. Si trova cioè un accordo per debitate: si attirano! pagare una parte dei debiti, partendo per A parte qualcuno che mi ha esempio da un dieci per cento. Il resto viene dato un rimborso spese, spescondonato con l’accordo del creditore.
»
M
i definisco una “debitologa”. Piuttosto che andare in Africa a fare la missionaria, anche se ci vuole tanto coraggio, mi sono detta “sto qui e aiuto le persone del nostro territorio”. Conoscendo già la contabilità e l’amministrazione, ho voluto scoprire cosa sta dietro a questo problema, anche dalla parte delle istituzioni. Nel 2005 ho letto un articolo sull’indebitamento. Fino a quel momento non avevo mai riflettuto sui motivi che portano le persone a indebitarsi, anche perché il problema in famiglia non si è mai presentato. Nell’articolo cercavano dei volontari per la cancellazione dei precetti esecutivi. Le consulenze mi hanno permesso di conoscere la sofferenza di tutte queste persone. In alcuni casi si sono “affezionate”, erano molto fiduciose nei miei confronti e cercavano aiuto. Questo mi ha dato la forza di proseguire da sola: nel 2008 me ne sono andata da questo gruppo, anche perché non vedevo molti risultati e veniva proposto solo il fallimento privato. Da allora ho scoperto un mondo nascosto. In Ticino non se ne parla, perché è un tabù. Domina la vergogna: chi ha dei debiti sopra i centomila franchi, non te lo viene certo a raccontare. Il nostro è un paese ricco, ci sono molti pregiudizi in tal senso e si viene subito additati come fannulloni o falliti. Ma queste persone hanno una dignità! Chi ha un salario sicuro, una gestione economica e domestica che funziona, non si rende conto che si può star male per i debiti e a causa delle “difficoltà economiche”, poiché il debito può averlo chiunque, con un leasing, un prestito contratto con un parente, ecc. Era più semplice con uno o due casi, oggi ne ho una quarantina e un’altra decina sono in attesa! Si tratta di persone di età compresa tra venti e sessantacinque anni. I giovani si indebitano, mi spiace dirlo, a causa dei debiti già presenti in
Hanspeter Latour, esperto di calcio
POST_Voila_Digital5_Ticiset_ZS_210x295_i.indd 1
* 1 fanband per ogni acquisto nel tuo ufficio postale o su postshop.ch. Per la spedizione di lettere e pacchi, francobolli, prestazioni nel traffico dei pagamenti e servizi di PostFinance non si ha diritto a un fanband. Tutti i prezzi in CHF, incl. IVA. Fino a esaurimento scorte.
E L A T I G I D Da lunedì 14.5 a sabato 23.6.2012: in esclusiva alla Posta! fanbands.ch
«Fischia l’inizio – prenditi subito i tuoi fanbands!»
16.05.12 10:52
Attraente offerta per tutti gli under 26
Galaxy Ace Plus S7500
con Swisscom NATEL xtra L / 24 mesi (45.– / mese), 549.– senza abbonamento
con Swisscom NATEL® xtra M2 / 24 mesi (35.– / mese), 329.– senza abbonamento
· Windows Phone 7.5 Mango · fotocamera da 8 MP · Amoled touch screen · A-GPS, WLAN
· Android · fotocamera da 5 MP · touch screen da 3,65“ · GPS, WLAN
®
2
Art. n.: 599291 Codice web: 64463 (apparecchio senza abbonamento)
Art. n.: 598511 Codice web: 12954 (apparecchio senza abbonamento)
Apparecchio Prepaid con sistema operativo Android!
99.90 Explorer
39.90
3
3
Nokia C2-01
con Swisscom NATEL easy liberty uno o NATEL® easy xtra-liberty (senza abbonamento) incl. carta SIM con credito di conversazione di 10.–, SIM Lock 24 mesi
con Swisscom NATEL® Easy BeFree o NATEL® easy liberty uno (senza abbonamento) incl. carta SIM con credito di conversazione 10.–, SIM Lock 24 mesi
· Android · quadband · UMTS/HSDPA · fotocamera da 3 MP
· quadband, UMTS, fotocamera da 3 MP con zoom digitale · media player, radio FM · slot microSD (fino a 16 GB)
®
Art. n.: 599292
Art. n.: 586747
Stipulando un nuovo abbonamento Swisscom. Tipo di abbonamento e durata minima come indicato sul prezzo dell’apparecchio. Esclusa carta SIM del valore di CHF 40.–. Solo chi ha meno di 26 anni può essere cliente xtra. Per cliente può essere stipulato solo un abbonamento xtra giovani NATEL® xtra L, NATEL® xtra M oppure NATEL® xtra S. Il cliente non può cedere a terzi l’utilizzo di tali abbonamenti. Obbligo di acquisto di una nuova carta SIM incl. registrazione. Solo fino ad esaurimento. Salvo errore.
Nokia Lumia 800 white
3
0.–
1
2
0.–
1
1
Attraente offerta per tutti gli under 26
O! NUOdV e a in bil
r Ora o ti gli t in ut tali! pos uffici
99.–
1
iPhone 4 con 8 GB black o white
· iOS · memoria interna da 8 GB · fotocamera da 5 MP Art. n.: black 591126, white 591127 Ora ottenibile o ordinabile direttamente nel vostro ufficio postale!
Abbonamento 9.80 al mese
Incl. credito di conversazione di 15.–
0.–
39.90
1
Nokia Asha 300
C3530
con abbonamento M-Budget Mobile Basic/24 mesi 9.80 al mese, 149.– senza abbonamento
con M-Budget Mobile Prepaid (senza abbonamento) incl. carta SIM con credito di conversazione di 15.– SIM Lock 24 mesi
· fotocamera da 5 MP · agenda, contatti · accesso ad e-mail · slot microSD
Art. n.: 599293
1
Art. n.: 594584 Codice web: 72401 (apparecchio senza abbonamento)
· fotocamera da 3,15 MP · funzioni organizer · memoria interna da 50 MB
Stipulando un nuovo abbonamento. Tipo di abbonamento e durata minima come indicato con il prezzo dell’apparecchio. Carta SIM de CHF 40.– escl. Solo fino ad esaurimento. Salvo errore.
con abbonamento M-Budget Mobile Abo Surf/24 mesi (19.80/mese), 549.– senza abbonamento
Acquistate come e dove volete. I prodotti muniti di questo simbolo si acquistano negli uffici postali più grandi vicino a voi. I prodotti muniti di questo simbolo si pagano allo sportello dell’ufficio postale e sono recapitati a casa senza spese. I prodotti muniti di questo simbolo ed oltre 2 milioni altri si ordinano comodamente su postshop.ch indicando il loro codice web.
I LUOGHI DEL DENARO testo di Daniele Fontana fotografie di Reza Khatir
Stringe la bimba a sé. Forte, come forte è la luce che si sprigiona dai suoi occhi. “Mici, piccolina, abbiamo una casa! Tutta per te”. “Beata euforia. Che il cielo ve la mandi buona. E che i tassi vi siano propizi...”
M
arco, 45 anni, consulente alla clientela di un grande istituto di credito, osserva madre e figlioletta con sguardo stanco, opaco. C’è tutta la polvere di una vita in quegli occhi. Una polvere soffiata da lontano. Che, a ben guardare, si è levata sin dalle terre aride del Nevada e dello Utah. Quando anche là non una ma decine e centinaia di famiglie come questa hanno cominciato a metter su, mattone dopo mattone, i propri sogni. E la malta erano i crediti immobiliari che piovevano loro addosso anche senza che avessero le spalle per sopportarli.
L’onda anomala Poi è successo quel che è successo. Il mare della liquidità si è ritirato per chilometri, in un silenzio cupo e minaccioso. E subito dopo è arrivata l’onda anomala che tutto ha travolto, sino a oceani e continenti di distanza. “Io in quel maremoto mi ci sono trovato dentro. Prima in un ottovolante immenso, poi spazzato via. Insieme a tanti altri, in fila, le nostre cose raccolte in scatole di cartone che, dalla sera alla mattina, ci hanno detto di portar via. Con noi dietro. La banca è fallita, si chiude”. Poco più che trentenne, pieno della baldanza del suo sapere e della sua giovinezza, tenendo per mano la sua ragazza di
sempre, Marco era volato verso la Grande Mela. Una banca, copartecipata da un grande istituto di credito, gli aveva offerto un impiego. Un’occasione unica, il trampolino per una carriera piena di promesse. “Al fronte abbiamo lavorato bene, ma sul serio. Noi non c’entravamo nulla con quel caos dei subprime. Che ne sapevamo noi di formule matematiche tirate in piedi per rifilare ad altri i disastri di quel costruire sogni anche per quelli cui non è permesso sognare?”. L’onda di piena, devastante come quella del Vajont, ha trasformato la vita di Marco in fango e morte. Negli affetti se non nei corpi veri e propri. Tornato a casa ha perso anche moglie e
figli. Troppo difficile, troppo doloroso sopportare insieme tutto quello smarrimento. Ora eccolo di nuovo qui, con il suo sapere, il suo mestiere, ma mille anni in più nel cuore. Quei sogni, che laggiù attecchivano persino nel deserto del Nuovo Messico, da noi si alimentano solo con dosi rigide di ragionevolezza e di calcoli (queste almeno sono le consegne ufficiali). “Io a voi i conti in tasca li ho fatti perbene. Anche più di quello che mi sarebbe bastato. E allora, giovane Era, fragile divinità del parto e del matrimonio, vai leggera incontro al tuo sogno. Non ci sarà un’onda anomala ad attendervi. Solo quelle che il destino ha già messo in moto per voi. Da qualche parte nel tempo e nello spazio”. (...)
Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951 è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Locarno ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI. Per informazioni: www.khatir.com.
Nella notte le luci Ma lei quelle parole non le sente. Lei in quel sogno, con la sua bimba e il giovane compagno seduto al suo fianco, c’è già. È un sogno fatto di casa e di cose. Di mutui e di denaro contante. Guadagnato con fatica e risparmiato con metodo. È la pianificazione accorta di una vita. La lotta minuziosa e quotidiana dell’evoluzione e della sopravvivenza. Che non vuole, che non può curarsi delle leggi, quasi metafisiche, che governano gli universi del denaro e dei palazzi che lo ospitano. Lei sta molto più giù, a una delle milioni di bocche di fiume in cui il denaro si fa oggi linfa insostituibile.
È tardi quando Marco lascia il suo ufficio. Fuori, appena sopra i bagliori elettrici della città, la notte è scura. Il cielo è attraversato da baluginanti correnti fosforescenti che, come aurore boreali, scrivono nel buio il bilancio, incerto e cangiante, dei nostri percorsi. Quanti e quali pigmenti di denaro ci saranno in quell’inchiostro? Quanto di nero e quanto di luminoso, splendente come queste stelle? Marco scruta la notte. A settentrione, nel cielo fondo, si staglia la Croce del nord. Il suo arco, teso a indicare il futuro, e la freccia pronta. Anche a conficcarsi nel cuore.
E L A T I G I D Il nuovo iPad 529.–
iPad 16 GB con wi-fi Spettacolare display Retina, fotocamera iSight da 5 MP e internet mobile ultraveloce.
O! NUOdV e a in bil
r Ora o ti gli t in ut tali! pos uffici
Ora ottenibile o ordinabile direttamente nel vostro ufficio postale! Codice web: 41006
39.90
49.90
C3310 bianco
S5230
con yallo Prepaid (senza abbonamento) incl. carta SIM con credito di conversazione di 5.–, SIM Lock 24 mesi, tariffe dettagliate e lista Paesi su yallo.ch
con yallo Prepaid (senza abbonamento) incl. carta SIM con credito di conversazione di 5.–, SIM Lock 24 mesi, tariffe dettagliate e lista Paesi su yallo.ch
· quadband, touch screen · fotocamera da 1,3 MP, radio FM · Bluetooth, USB · slot microSD (fino a 16 GB)
· touch screen, display a colori · quadband, fotocamera da 3 MP · lettore MP3 / video player · radio FM Art. n.: 580879
CHF
Samsung E2550
19.90
invece di CHF 29.90 Sunrise free – senza abbonamento
ile ttenib Ora o stro nel vo postale! ufficio
Offerta valida per una durata massima di 120 minuti a chiamata. Incl. carta SIM con CHF 5.– di credito iniziale. SIM-Lock per 24 mesi. Offerta disponibile fino ad esaurimento scorte. Con riserva di modifiche. Tutte le informazioni e le tariffe su sunrise.ch/free
Art. n.: 598415 Disponibile solo presso selezionati uffici postali.
Orange World PrePay chiamate gratuite verso l’estero 49.90
14.90
Samsung S5260
Samsung E2330
Orange World PrePay 1
Orange World PrePay 1
funzione touch fotocamera da 3.2 MP accesso a Facebook
014_PKAnzQ2_192x138_4f_Nr5_i.indd 1
Offerta speciale: per un nuovo contratto o un rinnovo di contratto per 12 o 24 mesi di Orange Me con 30, 90 o 240 minuti inclusi, riceverete il doppio dei minuti che avete sottoscritto (60 anziché 30, 180 anziché 90, 480 anziché 240) per 3 mesi dalla data di attivazione o di rinnovo del contratto. Potrebbe verificarsi un ritardo di 3 giorni; riceverete un SMS nel momento in cui il vantaggio diventa usufruibile. 2 Offerta valida in caso di nuova sottoscrizione di Orange Me 30 min, 0 SMS, 1 GB (CHF 35.–/mese) per 12 mesi. Carta SIM da CHF 40.– incl. Offerta valida fino al 19.7.2012. 3 Offerta valida in caso di nuova sottoscrizione di Orange Me PrePay, scheda SIM (CHF 10.–) incl. SIM Lock durante i primi 24 mesi. Fino a esaurimento delle scorte. Servizi illimitati relativi ai prodotti sono disponibili per un consumo normale, in base alle informazioni sul prodotto Orange Me e alle condizioni generali.
Nessun costo di collegamento. Un bonus a scelta ad ogni ricarica a partire da CHF 30.–. Esempio con 150 minuti: in caso di ricarica a partire da CHF 30.– si beneficia per 30 giorni di 5 minuti gratuiti al giorno per chiamate verso numeri di rete fissa dei paesi di destinazione. I minuti gratuiti non sono cumulabili. Elenco dei paesi, tariffe e schema dei bonus di ricarica consultabili su orange.ch/worldprepay 1 Prezzi IVA inclusa. Offerta valida in caso di nuova sottoscrizione di Orange Me PrePay, scheda SIM (CHF 10.–) inclusa. SIM-lock durante i primi 24 mesi.
02.05.12 15:42
Con scheda SIM gratuita del valore di 40.–!
Offerta valida fino al 12.6.2012
0.–
59.90
2
3
39.90
Galaxy Ace Plus S7500
Nokia C2-02
con Orange Me 30 min, 0 SMS, 1 GB / 12 mesi (35.– / mese), 329.– senza abbonamento
con Orange Me PrePay (senza abbonamento) incl. carta SIM del valore di 10.– con credito di conversazione di 10.–, SIM Lock 24 mesi
· Android, touch screen da 3,65“ · fotocamera da 5 MP · GPS, WLAN Art. n.: 598511 Codice web: 12954 (apparecchio senza abbonamento)
Acquistate come e dove volete. I prodotti muniti di questo simbolo si acquistano negli uffici postali più grandi vicino a voi. I prodotti muniti di questo simbolo si pagano allo sportello dell’ufficio postale e sono recapitati a casa senza spese. I prodotti muniti di questo simbolo ed oltre 2 milioni altri si ordinano comodamente su postshop.ch indicando il loro codice web.
· dualband, touch screen e tastiera · fotocamera da 2 MP, lettore musicale, radio FM · slot microSD (fino a 32 GB) Art. n.: 589688
1
ile ttenib Ora o stro nel vo postale! ufficio
fotocamera VGA radio FM memoria espandibile fino a 8 GB
»
Il tesoro di Pichù
Tanto, tanto tempo fa, nel regno di Sot-
Fiabe
60
tosopra, viveva un principino di nome Pichù. Ora dovete sapere che a Sottosopra le cose andavano sempre un po’ al contrario: le lancette degli orologi giravano all’indietro, di giorno si dormiva e di notte si lavorava, il fuoco si spegneva con l’acqua, le piante nuotavano e i pesci… camminavano per strada. Insomma, un po’ di confusione… ma per gli abitanti di Sottosopra era tutto normale e non ci trovavano proprio nulla da ridire. Come tutti i bambini, Pichù si alzava al tramonto, faceva la sua bella colazione a base di acciughe e salsicce e, svuotata la cartella, correva a scuola… dove a stare dietro ai banchi erano però i maestri! Eh sì, perché a Sottosopra gli studenti insegnavano ai maestri. Bello, no? Quando re Piripillo morì la corona, come per consuetudine, passò al primo che passava per la strada che, il caso volle, era uno straniero giunto in visita dal regno di Soprasotto. Questo nuovo re, che si chiamava Gianni, cominciò subito a combinare guai. Innanzitutto fece cacciare il povero Pichù, che già molto triste per la morte
testo di Fabio Martini illustrazione di Simona Giacomini
del suo babbo, si trovò senza un tetto sopra cui dormire (eh sì… a Sottosopra non si dorme sotto, ma sopra i tetti). Poi volle che il suo palazzo fosse trasformato in una fortezza di pietra e ferro e che dai rubinetti delle sue stanze uscisse vino anziché acqua. Per questo motivo costrinse tutti gli abitanti di Sottosopra a lavorare senza sosta dalla mattina alla sera, cosa che, come capirete bene, non li rendeva affatto felici essendo loro abituati a riposare durante il giorno. Infine, cominciò a pensare che un re doveva per forza avere un tesoro tutto suo. Fece allora chiamare Pichù e gli ordinò subito di andare a scoprire dove viveva il brigante Occhio di fuoco.
Pichù si mise in
cammino e dopo qualche giorno incontrò lungo la strada un giocoliere che faceva roteare in aria i suoi birilli colorati. “Siete proprio bravo”, disse Pichù. “Non è che m’insegnate?”.
E così dopo qualche giorno aveva imparato così bene che il giocoliere gli regalò i suoi birilli. Cammina, cammina, incontrò un vecchino che se ne stava seduto sotto un albero. “Che ci fate lì?”, chiese Pichù incuriosito. “Muovo le nuvole”, rispose il vecchio. “Allora vuol dire che siete un mago! Lo insegnate anche a me?”. Il mago insegnò a Pichù non solo a muovere le nuvole e a comandare la pioggia e il vento ma gli spiegò anche quale era la strada per arrivare al rifugio del brigante Occhio di fuoco. Dopo averlo ringraziato Pichù si rimise in cammino e finalmente giunse di fronte alla caverna in cui viveva il brigante. Tirò allora fuori i birilli e iniziò a rotearli in aria fischiettando allegramente. Il brigante, incuriosito, uscì dall’antro e incantato dall’abilità del ragazzo gli chiese cosa volesse in cambio. “Vorrei il tuo oro, non tutto, solo una parte”. Il brigante, che si era proprio divertito, decise di assecondare la richiesta di Pichù: entrò nella caverna e ne uscì con un sacco pieno d’oro. Pichù lo ringrazio e si avviò sulla via del ritorno. Ma prima di arrivare al palazzo di re Gianni fece radunare tutte le nuvole e creò un gran turbine di vento nel quale gettò tutto l’oro che aveva nel sacco.
Una volta giunto
a corte Pichù fu subito ricevuto dal re. “Allora, l’hai trovato il brigante?”, chiese Gianni. “Certo che l’ho trovato e ho preso anche il suo oro”. “Accidenti, sei proprio in gamba. E dimmi, dov’è quest’oro? Non hai nessuna borsa con te…”. “L’oro l’ho affidato alle nuvole e al vento e lo riavrete solo se lascerete gli abitanti di Sottosopra liberi di vivere secondo le loro abitudini e se la piantate con questa idea di costruirvi una fortezza”. “Ma io sono il re!”, esclamò arrabbiato Gianni. “E io sono Pichù e se non farete come ho detto l’oro non lo vedrete più”. Gianni ci pensò e alla fine, dato che era molto avido, decise di seguire il consiglio del ragazzo. Venne allora un gran vento e cominciò a piovere oro dal cielo, solo che anziché cadere sulla reggia cascava dappertutto, sui tetti, nelle piazze, nelle strade e nei campi che circondavano la città. Siccome alla gente di Sottosopra dell’oro non importava proprio nulla, cominciarono a raccoglierlo e a portarlo al re che, con le lacrime agli occhi per la gioia, ne riempì un’intera stanza. Capito che in quel mondo dell’oro non se ne faceva nulla perché a nessuno importava, una notte Gianni sparì per sempre col suo tesoro. Dicono sia tornato a Soprasotto dove, si dice, vive da gran signore…
Fiabe
61
IL PORTAMONETE CON LO SCATTO Perfetto design e funzionalità: questa è l’essenza della pelletteria Valextra che si ritrova anche negli esclusivi portafogli. L’inclinazione della celebre griffe è quella di interpretare lo spirito dell’epoca sviluppando prodotti che, tramite un’antica artigianalità, rispondono alle necessità dei tempi. Non per niente la maison nel 1953 realizza e brevetta il “Grip Spring”, il primo portamonete unisex a scatto, unito a un doppio porta banconote con molla. Tra le novità di questa stagione c’è appunto questo modello rielaborato prettamente per “lei” in vitello stampato color pergamena, distinto da minuterie metalliche in oro dorato e da due scomparti, perfetti per la doppia valuta. Per “lui” c’è un classico portafoglio in pelle lavorata a costa con tante sezioni multiuso per ogni tipo di credit cards, con aggiunta di borsellino chiuso da un bottone e uno spazio apposito per le banconote. La taglia è media, cioè 11,5x9 cm.
SE SOLO TROVASSI UN PORTAFOGLIO BELLO GONFIO…! Tendenze p. 62 | di Marisa Gorza Il portafoglio o portamonete, pur senza scomodare l’oniromanzia (l’intrigante scienza che studia i sogni), è il simbolo della rispettabilità, del potere, del ruolo sociale. Emblema altresì della sicurezza materiale, legata al denaro di cui è custode. Oltre alle banconote il piccolo contenitore racchiude documenti di identificazione, tessere, patenti, foto ricordo, oggetti personalissimi e soprattutto le preziose carte di credito oltre a altre carte plastificate. In verità, il primo prototipo, rimandatoci da storia e leggende, pare accogliesse ben altro: l’antica parola greca kinibus si riferiva a un sacchetto nel quale il mitico Perseo celò la testa mozzata di Medusa… ma ai comuni mortali dell’epoca lo stesso serviva a trasportare provviste o sementi. Il moderno portafoglio pieghevole si omologò a metà del secolo scorso, mentre le chiusure in velcro sono diventate popolari a partire dagli anni Settanta. Oggi non c’è stilista che manchi di includere nelle proprie collezioni questi accessori, in armonia con la filosofia del brand. Tra questi un posto d’onore spetta al portafoglio che, grazie alla griffe, al gusto e alla cura dei particolari, aumenta la sua emblematica rilevanza quale vero e proprio status symbol.
GIOIOSO MULTICOLOUR Sono davvero di un gusto frizzante i dinamici portafogli proposti da Mywalit. In particolare lo spiritoso prototipo per una donna gioiosa e piena di vita: sulla sua flessibile superficie squadrata (15x11cm), mescola il melograno con il ciliegia e il viola con il fucsia di una nappa particolarmente vellutata. Oltre ai pratici intagli per tessere e banconote e portamonete esterno a pozzetto chiuso da clip, vanta una penna a sfera con la sua custodia in armonia con le vivide cromie. Mischia invece tonalità testa di moro con l’arancio fluo di una fascia a contrasto, il modello (9,5x11,5 cm) che il giovanotto aggiornato si infila con nonchalance nella tasca del blazer o del giubbotto sportivo. Un must have che gli assicura credibilità e un tocco di personalissimo styling. Anche qualora non fosse tanto farcito...
TECNOLOGIA & VINTAGE La linea “Vintech” di Tavecchi, realizzata con pellami d’alta gamma, unisce il fascino dei modelli senza tempo alla praticità nata con le ultime trovate high tech. Come dice il nome stesso, si tratta di un connubio tra tecnologia e un vissuto look vintage. Peculiarità esaltate nell’accattivante modello da donna in pelle rossa dall’effetto anticato che piace pure per la forma destrutturata e pieghevole, le tasche multiple che possono nascondere tanti piccoli segreti femminili, la misura contenuta per riporlo facilmente nella borsetta. Piuttosto capiente, il portafoglio da uomo (12x9,5 cm) è in morbida pelle bovina tamponata a mano color biscotto all’esterno e di un brioso verde acido all’interno. Risponde perfettamente alle esigenze di un pubblico attento ai dettagli di moda, come pure a una razionale funzionalità.
»
Astri toro
gemelli
cancro
A partire dal 30 maggio la retrogradazione di Venere inizia a interessare i nati nel segno. Il passaggio renderà possibile il ritorno di una vecchia fiamma. La vita affettiva si fa teatro di importanti scelte.
Grazie all’arrivo di Giove la vostra vita professionale si fa particolarmente fortunata. È il momento di prendere al volo il treno che passa. Non fatevi fuorviare da logiche attendiste. Successo e guadagni.
Con Venere retrograda e Marte angolare è difficile tenere a freno le emozioni. Appetti sessuali irrefrenabili. Gelosia e desiderio. Cercate di non essere acriticamente polemici tra il 29 e il 30 maggio.
Momento favorevole per dare inizio a un’attività associativa. Promozioni per i nati nella terza decade toccati da Saturno e Giove. Tutto andrà per il verso giusto se non avete problemi da risolvere con voi stessi.
leone
vergine
bilancia
scorpione
Le vostre ambizioni sembrano non avere limiti. Se però volete effettivamente evitare di fallire dovete arginare il vostro ego. 27 maggio segnato da atmosfere romantiche per i nati nella seconda decade.
Momenti di iperattività. Cercate di colpire dove siete particolarmente ferrati e forti. Con grande soddisfazione sarete gratificati dal livello superlativo dei risultati. Giove è con i nati in settembre.
Siete a vostro agio con la persona amata e così siete più affettuosi del solito. Se volete creare una buona impressione questo è il momento giusto. Vi attende una decisione che state rimandando da molto tempo.
Sbalzi umorali. Con Giove opposto non riuscite a non esser schiavi dei vostri desideri e delle vostre ambizioni. Conflitti di personalità nell’ambito delle dinamiche matrimoniali. Possibile ricorso a un legale.
sagittario
capricorno
acquario
pesci
Aumento del desiderio. Cercate di non disperdervi su mille fronti. Mantenete una giusta alimentazione e non mangiate per accontentare l’ansia. Scarsa voglia di impegnarsi in argomenti troppo seriosi.
Se avete coraggio tutto vi sarà dato. Con l’appoggio di Giove e Saturno l’importante sta nel realizzare la giusta centratura con se stessi. Liberatevi di ogni falsa zavorra. Forza e vigore sono con voi.
Pianeti favorevoli. Se volete sposarvi, fare un figlio, un amore per sempre è questo il momento giusto. Sono favoriti i rapporti con le persone nate in un posto diverso dal vostro. Tranquilli il 27 e il 28.
Con Marte opposto è facile trovarsi impegnati su troppi fronti andando incontro a un inutile dispendio di energie. Con Giove in sestile è facile ricavare un vantaggio da una giusta relazione sociale.
» a cura di Elisabetta
ariete
»
Gioca e vinci con Ticinosette
1
2
3
4
5
9
6
7
La soluzione verrà pubblicata sul numero 23
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 31 maggio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 29 mag. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
8
10
11
12
13
6 14 16
15
17
18
21
19
20
23
22
5 24
25
26
Verticali 1. Noto film del 1993 di Nick Castle con Walter Matthau • 2. La nota Zanicchi • 3. Contratti, intorpiditi • 4. La uccide Ercole • 5. Ben zuccherati • 6. Privi di fede • 7. Consonanti in nuora • 8. Cortile agreste • 12. Cantone svizzero • 13. Aspro • 15. È in Piemonte e in Egitto • 17. Pance voluminose • 20. Conosciuti • 22. Connessioni • 23. Un prosciutto prelibato • 25. Pedina coronata • 26. Punire • 28. Malattia polmonare • 32. Capo etiope • 33. Grosse scimmie • 35. Un condimento • 40. Brillano in cielo • 42. Male... al cuore • 45. Rifugio per animali • 47. La nota più lunga • 49. Mezza casa • 50. Alcoolisti Anonimi.
1 27
28
7 29
30 31
Giochi
64
34
33
32
35
36
38
39
43
37
40 44
41
42
»
45
2 46
Orizzontali 1. La lunga lenza con i piombini • 9. La prima donna • 10. Ghirbe • 11. L’acqua senza bollicine • 14. Impronta, indizio • 16. Il giorno trascorso • 18. Marina nel cuore • 19. Lega Nazionale • 21. La società con gli azionisti • 22. Accentato nega • 23. Un simpatico bassotto della RSI • 24. È simile al coniglio • 26. Lo formano gli attori • 27. Picchiarsi • 29. In nessun tempo • 30. Terremoto • 31. Ama Isotta • 34. Tedio • 36. Due romani • 37. Consonanti in diario • 38. Il nome di Pacino • 39. Società Anonima • 41. Competizione • 43. Questa cosa • 44. Successe a Lenin • 46. I confini di Comano • 47. Stella del cinema • 48. Argovia sulle targhe • 49. Membrana oculare • 51. Il nome della Rodrigues • 52. Vi sguazza il ricco.
1
48
47
E
3 49
50
12
S
14
U
16
C
19
4 51
G
10
A
Soluzioni n. 18/19
2
I N
O
28
F
A
La parola chiave è:
1
2
37
T
3
4
5
6
7
L
46
L
49
O
I
I
L I
E
20
I
P
23
M
A
I
N
D O
A
S
U
T
R
44
A I
N
33
E
S S
R
P
8
T
T
R
T
A
T
E S
C
N
T
O
I
A
C 26
27
B E T
G
U
S
31
R T
L
L
I
N
E
T
O
I
A
48 51
Z
A
39
L
O
E
N
I
T
N
A
L
I
O
R
R
M
9
A 18
21
I
S
41 45
13
36
E
N E
A
E
7
11
25 30
38
I O
N
E
O
T
50
T
A N
E
A
C
O
V
M
A
T
47
6
15
R
I E
T
T
O 40
A
29
N 32
35
5
17
E
P
E 43
V
T
R 34
4
T
T
R
24
O
R
22
52
3
42
A E
R
D
I
O
La soluzione del Concorso apparso il 4 e l’11 maggio è: EDUCARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Angelo Minotti via Cantù 2 6900 Lugano Al vincitore facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Cardada/Cimetta” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 130.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Cardada/Cimetta” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/railaway-ticino.
Cardada/Cimetta. Una montagna tutta da scoprire Sapevate che in Ticino, proprio sopra Locarno, si trova un punto panoramico facilmente raggiungibile, dal quale si può osservare il punto più basso (Ascona) e il punto più alto (Dufour del Monte Rosa) della Svizzera? Con la funivia in pochi minuti da Orselina a Cardada (1.340 m.s.m.) e con la seggiovia fino a Cimetta (1.670 m.s.m.). Qui vi attende una vista mozzafiato a 360° sul Lago Maggiore e le valli circostanti. Attrazioni principali: il Santuario Madonna del Sasso (Orselina) con dipinti ed “ex-voto”, la passerella panoramica e tanto altro.
E L A T I G I D 169.– 149.–
XXL Classic IQR EU 23 Traffic · Mappe dell’Europa occidentale (23 paesi) · assistente di corsia · TMC per evitare il traffico · IQ Routes™ per calcolare il percorso ottimale Art. n.: 591088 Codice web: 57401
Gratis: scheda di memoria da 4 GB e astuccio!
Gratis: scheda di memoria da 4 GB, accumulatore supplementare e astuccio!
239.–
179.– ST88
ST200
· 16,1 MP, zoom ottico 5× (25 –125 mm) · display a colori LCD da 3”, stabilizzatore di immagine ottico · riconoscimento automatico delle scene · ripresa di film in HD (720 p)
· 16,1 MP, zoom ottico 10× (27 – 270 mm) · display a colori LCD da 3”, stabilizzatore di immagine ottico · riconoscimento automatico delle scene · ripresa di film in HD (720 p), funzione fotografica 3D
Art. n.: 600675 Codice web: 41264
Art. n.: 600676 Codice web: 91248
549.–
17,3” i3-380M 2,53 GHz, 4 GB, 750 GB · processore Intel Core™ i3-380M (cache L3 3 MB, 2 × 2,53 GHz) · memoria di lavoro 4 GB DDR3 · harddisk da 750 GB · Aspire 7739-384G75Mnkk ®
Art. n.: 602227 Codice web: 40392
Prezzo con buono2
499.–
80 cm / 32 Full HD 200 Hz LED-TV 3D 32TL933G · occhiali 3 D non compresi nella fornitura Art. n.: 602237 Codice web: 50004
Buono Calcio riscuotibile presso i maggiori uffici postali oppure su postshop.ch
Telefono senza fili con segreteria integrata
Fax, alimentatore di documenti e wireless
79.–
2
1
Buono Calcio riscuotibile presso i maggiori uffici postali oppure su postshop.ch
799.–
69.90 49.90
Lo sconto Calcio vi verrà riconosciuto presso i maggiori uffici postali oppure su postshop.ch dal 25.5 all’11.6.2012. Alla sottoscrizione di un nuovo abbonamento Swisscom TV e Vivo Casa di vostra scelta (per es. Vivo Casa *** 99.– /mese). Durata minima del contratto 12 mesi. Solo fino ad esaurimento scorte. Ulteriori informazioni presso lo sportello postale. Offerta non cumulabile con altri buoni o sconti Swisscom. L’offerta è valida dal 25.5 all’11.6.2012.
Prezzo con buono2
Buono Calcio 300.– su tutta la gamma di TV!2
3
649.–
Alla sottoscrizione di un nuovo abbonamento Swisscom TV (escluso Swisscom TV select). Durata minima del contratto 12 mesi. Solo fino ad esaurimento scorte. Ulteriori informazioni presso lo sportello postale. Offerta non cumulabile con altri buoni o sconti Swisscom. L’offerta è valida dal 25.5 all’11.6.2012. 2 Lo sconto Calcio vi verrà riconosciuto presso i maggiori uffici postali oppure su postshop.ch dal 25.5 all’11.6.2012.
Buono Calcio 100.– su tutta la gamma di Notebook!2
Gigaset AS280Duo con display illuminato
79.90 59.90
Stylus Office BX305FW Plus
CD1961
AS280Duo
· stampante, scanner, fotocopiatore e fax
· tempo di registrazione fino a 15 minuti · display con retroilluminazione color arancione · visualizzazione del numero del chiamante · funzione mani libere
· comoda guida a menu che ne rende facile l’uso · rubrica telefonica fino a 80 voci · basso consumo energetico · 2 anni di garanzia
Accessori: cavo USB per stampante a partire da CHF 12.90 (opzionale)
Art. n.: 602224 Codice web: 31119
Art. n.: 600622 Codice web: 89214
Art. n.: 600669 Codice web: 47384
Questi prodotti sono disponibili solo su
22.90 Moneyball – L’Arte Di Vincere
12.90
39.90 C.S.I. – Scena Del Crimine – Decima Stagione
The Lorax (Deluxe Edition)
Art. n.: 113734374 Codice web: 61965
Art. n.: 113581628 Codice web: 66278
29.90 The Beatles Yellow Submarine Art. n.: 318425 Codice web: 19670
STAMPARE SEMPRE E OVUNQUE CON HP ePRINT! La vostra stampa è già pronta nell’ufficio postale più vicino. Ora potete stampare le vostre e-mail e i vostri PDF anche fuori casa: inviate i vostri file dal vostro smartphone o tablet PC all’ufficio postale più vicino, dove la stampa è già pronta per essere ritirata! Maggiori informazioni sull’App ePrint e sulle ePrint Public Print Locations in Svizzera sono disponibili su:
www.hp.com/ch/public
L’App HP ePrint Service gratuita è disponibile qui:
Acquistate come e dove volete. I prodotti muniti di questo simbolo si acquistano negli uffici postali più grandi vicino a voi. I prodotti muniti di questo simbolo si pagano allo sportello dell’ufficio postale e sono recapitati a casa senza spese. I prodotti muniti di questo simbolo ed oltre 2 milioni altri si ordinano comodamente su postshop.ch indicando il loro codice web.
ile ttenib Ora o stro nel vo postale! ufficio
Tutti i prezzi in CHF, IVA e TRA incluse (nessuna TRA sui cellulari). Solo fino ad esaurimento. Salvo errore. Offerte valide dal 25.5 al 14.6.2012. Per ulteriori informazioni, vi preghiamo di rivolgervi al vostro ufficio postale più vicino.
Art. n.: 113734376 Codice web: 48450
7.5.2012 7:46 Uhr
Visitate le nostre esposizioni a Basel, Biel/Bienne, Carouge, Chur, Contone, Cortaillod, Crissier, Develier, Jona, Köniz, Kriens, Lugano, Rothrist, Sierre, St. Gallen, Thun, Winterthur e Zürich. Panoramica dell’azienda su: www.sanitastroesch.ch
Chiarezza fin dalla prima ora: cucine e bagni Sanitas Troesch.
mo7_210x295_q_Blumen2012_TicinoSette_i:Anz_210x295q_Blumen2012_TicinoSette_i_RZ Seite 1
Ruf Lanz