C T › RT › T Z › .–
№ 33 del 17 agosto 2012 con Teleradio 19 – 25 agosto
CHF 10.–
* OFFERTI Per la chiusura della stagione estiva a partire da un acquisto di CHF 50.–, vi offriamo fino al 02.09.2012 una Shoppingcard del valore di CHF 10.–.
* Venite a trovarci dal 10.09. al 22.09.2012 e assicuratevi le migliore proposte della nuova collezione autunno-inverno. Distribuzione della Shoppingcard fino ad esaurimento scorte. Utilizzabile dal 10.09.2012 al 22.09.2012. Esclusi: Carte regalo Shoppingcard valida anche nel nostro online shop www.charlesvoegele.ch.
SHOPPING
CARD
Ticinosette n° 33 del 17 agosto 2012
Agorà Pronti all’incertezza?
di
Arti CAN . Il futuro in musica
di
Kronos Storia e filosofia . 2012
Impressum Tiratura controllata 70’634 copie
Chiusura redazionale Venerdì 10 agosto
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Visioni Quello che verrà . . .
di
Fabio MaRtini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di
CaRlo baggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
RobeRto Roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Media Nord e Sud . Italiani alla riscossa
di
Scienza Il castoro . L’architetto paesaggista Vitae Roby Noris
di
lauRa di CoRCia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di
ChiaRa PiCCaluga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
MaRCo JeitzineR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage Le lune di Saturno
testo e FotogRaFie di
Voci Letteratura . Un tributo a Hesse
di
Reza KhatiR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
MaRCo alloni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Redattore responsabile
Tendenze Arredamenti . Magico gres
Coredattore
Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fabio Martini
Giancarlo Fornasier
Photo editor
4 6 8 9 10 12 14 39 46 48 50 51
RobeRto Roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
di
FRanCesCa aJMaR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel . 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel . 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt .ch www .ticino7 .ch www .issuu .com/infocdt/docs
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
Pubblicità
Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel . +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service .zh@publimag .ch www .publimag .ch
Annunci locali
Publicitas Lugano tel . 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas .ch Publicitas Bellinzona tel . 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas .ch Publicitas Chiasso tel . 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas .ch Publicitas Locarno tel . 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas .ch
In copertina
Ieri e domani Illustrazione di Antonio Bertossi
Simpaticamente fatti Due indagini hanno fatto, quasi contemporaneamente, capolino sui mezzi d’informazione . La prima riguarda un sondaggio nazionale – 1236 intervistati della Svizzera tedesca e romanda – apparsa sul “SonntagsBlick” e dedicato ai cantoni più “simpatici” . Come alcuni di voi avranno appreso, il Ticino si è piazzato al primo posto e la città di Lugano al quarto fra quelle più belle con l’8,8% delle preferenze (la prima è Berna) . Ma c’è di più: “il Ticino è visto in maniera piuttosto positiva, e per il 58% dei cittadini svizzero tedeschi e romandi gli abitanti della Sonnenstube sono i più allegri, per il 47% i più socievoli e per il 25% i più chiacchieroni” si legge nel portale di swissinfo.ch del 5 agosto . Da buoni “svizzero-latini”, i ticinesi sono però considerati “poco diligenti” (11%) . . . La seconda è invece assai più scientifica e dai risvolti sanitari e sociali evidentemente allarmanti: “In Europa ogni giorno vengono consumati 360 chili di cocaina e le città svizzere figurano fra quelle dove il consumo è più elevato” scriveva l’ATS negli stessi giorni . La cifra, impressionante, è il risultato emerso da uno studio internazionale condotto in “19 città europee e da un’analoga ricerca effettuata in Svizzera. Gli specialisti hanno analizzato, in collaborazione con l’Istituto di ricerca sull’acqua Eawag di Dübendorf (ZH), le acque di scarico di 15 milioni di persone che vivono in grandi città durante una settimana” del marzo 2011 “per individuare e quantificare la presenza di stupefacenti” . Ma quanta roba si sniffa nei grandi agglomerati europei? Anversa e Amsterdam: 1,5 grammi al giorno ogni 1000 abitanti; Barcellona, Londra, Milano e Parigi da 0,5 a 1 grammo; Stoccolma, Oslo e Helsinki: meno 0,15 grammi al giorno . Tanto per capirci, questi 360 chili al giorno rappresentano il
“10-15% della produzione mondiale di cocaina calcolata dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine” . E la Svizzera? Lo scorso anno sempre l’Istituto di ricerca Eawag e l’Università di Berna avevano pubblicato uno studio simile effettuato a Berna, Ginevra, Lucerna e Zurigo . “Le quantità di cocaina nelle acque di scarico di queste città si situano agli stessi livelli di quelle delle città europee con i consumi più elevati”, sostengono presso l’Istituto, con aumenti sino a due-quattro volte nei fine settimana o in concomitanza di manifestazioni “come la Street Parade a Zurigo o festival musicali” . Nel momento in cui vi scriviamo il grande evento zurighese non è ancora decollato e tutti ci auguriamo che durante la manifestazione non siano solo alcol e droghe a scandire la giornata . È però noto a tutti – in Svizzera e all’estero – che la Street Parade e altri manifestazioni simili sono un enorme catalizzatore di sostanze stupefacenti di vario tipo (in particolare quelle sintetiche) . Tanto che quest’anno l’associazione Radix, oltre alle consuete campagne preventive, sarà presente anche sullo speciale treno che dal Ticino raggiunge la città sulla Limmat . Nell’agosto del 2010 Ticinosette pubblicò l’allarme di una madre riguardo alla presenza di sostanze illegali sia sul convoglio per Zurigo sia alla Street Parade (http://issuu. com/infocdt/docs/n_1035_ti7) . A seguito di quella testimonianza le reazioni non furono molte, a conferma forse che quanto sostenuto dalla lettrice (e dalla figlia) corrispondeva alla realtà . Senza inutili moralismi e fatta salva la libertà individuale, ognuno tragga le proprie conclusioni . Magari ricordandosi che di “paste”, di polveri varie e di alcol si può anche morire . Buona lettura, Giancarlo Fornasier
Pronti all’incertezza?
Agorà
La nostra epoca è segnata da un diffuso sentimento di precarietà. Di fronte ai continui cambiamenti dell’economia, della politica e della tecnologia appare infatti sempre più arduo fare previsioni per il futuro, orientarsi, decidere. Ma è ancora possibile affrontare un mondo sempre più complesso e imprevedibile senza farsi prendere dal panico? di Roberto Roveda
4
I
»
nutile nasconderselo, la cifra che meglio identifica il mondo attuale è quella dell’incertezza e della precarietà. Ci stiamo scoprendo sempre più fragili e impreparati di fronte alla realtà che muta rapidamente, proprio in quanto abitanti di un pianeta sempre più aperto, più globalizzato, in cui merci e persone si muovono con una libertà mai vista nella storia, e dove le regole del gioco sono diverse da quelle a cui la maggior parte di noi si è abituata nel corso del XX secolo. A scombussolare le carte sono stati principalmente due fattori. Innanzitutto, è aumentata la complessità del mondo perché sono cresciute le interrelazioni tra eventi anche geograficamente lontani tra loro. Infatti, le moderne telecomunicazioni, internet, la velocità con cui questi mezzi consentono lo scambio di informazioni fanno sì che un problema nato dall’altra parte del mondo scateni il panico anche a casa nostra in tempi ridottissimi. Il secondo elemento di mutamento è dovuto alla rapidità con cui avvengono oggi i cambiamenti, soprattutto in ambito tecnologico. Un’accelerazione impressionante con cui si fatica a stare al passo. Convivere con l’incertezza Il risultato è una costante condizione di incertezza con cui tutti dobbiamo fare i conti, un sentimento destinato probabilmente a crescere e con cui abituarsi a convivere, come sottolinea nel suo Decidere nell’incertezza (Edizioni Casagrande,
2012) Alberto Gandolfi, docente presso il Dipartimento di Scienze sociali e aziendali della SUPSI. Un saggio che introduce una serie di riflessioni sulle difficoltà attuali dell’individuo, ma anche degli organismi come governi, aziende, istituzioni internazionali, cercando di fornire qualche strategia per non perdere del tutto la bussola.
così di creare sistemi, aziende e stati capaci di resistere di fronte alle sorprese. Per creare un sistema resiliente bisogna puntare sulla ridondanza, sulla flessibilità (interscambiabilità) e sulla rete di interazioni tra i suoi componenti. Bisogna poi coltivare la capacità di improvvisare in modo intelligente ed efficace, una volta che la sorpresa si manifesta”.
Dottor Gandolfi, il suo libro parte dal presupposto che con l’incertezza ci si dovrà fare sempre di più i conti. L’impressione, però, è che l’uomo fatichi a stare al passo di un mondo che muta tanto rapidamente… “Sì, questo è un dato fondamentale: il cervello umano ha avuto bisogno di migliaia di anni per compiere un’evoluzione significativa. Impossibile che un mutamento sostanziale avvenga nel giro di pochi decenni. Se guardiamo all’evoluzione dell’uomo, il cervello umano, e con esso il modo di ragionare, si è sviluppato nel corso di decine e centinaia di migliaia di anni in un ambiente – quello dei gruppi di cacciatori e raccoglitori che giravano nelle foreste o nella savana – completamente diverso rispetto all’attuale. Oggi lo stesso cervello deve affrontare un mondo con internet, Facebook, e cinquanta e-mail al giorno a cui rispondere. Io trovo già affascinante che un cervello creato per tutt’altro ambiente riesca così bene a gestire la vita quotidiana. I grossi problemi però sorgono quando dobbiamo affrontare la complessità di situazioni a livello globale. In molti casi l’uomo sembra incapace di gestire i grandi trend, di prevedere i possibili sbocchi di situazioni tanto complesse. Pensiamo, per esempio, all’attuale crisi dell’euro: tante ipotesi anche di economisti di grande valore, ma alla fine manager di grandi istituti bancari, esperti di economia ecc, hanno ammesso di procedere per tentativi. Manca la visione globale del problema, perché il sistema economico in cui viviamo è diventato troppo complesso”.
A proposito di grandi aziende, stati e istituzioni, sembra esserci oggi una minore capacità da parte di questi attori nel far fronte all’incertezza. È d’accordo con questa lettura? “Assolutamente sì, sono proprio i sistemi di governance, siano essi politici o aziendali, a essere in crisi per le ragioni che le spiegavo in precedenza parlando della difficoltà di analizzare, per la loro complessità, i trend globali. Nella maggior parte dei casi il cittadino medio riesce ancora in qualche modo a cavarsela, ma un governo va inevitabilmente in crisi perché incapace di analizzare scenari tanto complessi e prevedere tutto. Manca una visione globale delle cose proprio perché il sistema, economico o politico è diventato troppo complesso. Inoltre, i sistemi di governo pubblici ma anche delle grandi aziende private si sono sviluppati cinquanta, anche cento anni fa, in un mondo che ormai non è più il nostro. E non possono fronteggiare questa nuova crisi di complessità con strumenti vecchi e procedure inadeguate, devono sviluppare nuovi sistemi di governance”.
Tornando, per un momento, alle nostre scelte di individui: se l’incertezza non può essere eliminata, come possiamo affrontarla a livello personale? “La prima cosa da fare è modificare la nostra forma mentis: è infatti innata in noi la ricerca di una sicurezza, di una previsione sicura, certa, che venendo oggi a mancare ci rende confusi e disorientati. Anziché continuare, per esempio, a pagare esperti per analizzare una cosa imprevedibile come i movimenti di borsa, dovremmo allenarci ad accettare l’incertezza senza paure. Nel mio libro fornisco una serie di indicazioni per affrontare l’incertezza. Anzitutto bisogna lavorare sulle cosiddette «trappole mentali», sui bias, cioè sugli errori sistemici, più comuni: data la complessità dell’ambiente in cui viviamo e all’impossibilità di analizzare tutto, nelle nostre valutazioni tendiamo ad affidarci a soluzioni euristiche, a scorciatoie mentali, che mettiamo in atto in modo inconsapevole e che possono risultare ingannevoli e fuorvianti. Un altro accorgimento è essere più preparati alle sorprese. Pensiamo ad avvenimenti di portata mondiale come la caduta del muro di Berlino: nessuno se l’aspettava, nessun politico, militare o analista l’aveva prevista. Stessa cosa per il disastro nucleare di Fukushima nel 2011 che in un paio d’ore ha mandato all’aria i piani energetici studiati nel dettaglio per decenni. Se ci culliamo nell’illusione che tutto sia prevedibile, che il futuro segua un andamento lineare, che i trend proseguano gradualmente ci troveremo totalmente impreparati davanti all’imprevisto catastrofico”. Ma come possiamo prepararci all’imprevedibile? “Possiamo farlo a livello sia organizzativo sia personale, cercando di essere più «resilienti». Uso qui un concetto fondamentale, la resilienza, termine mutuato dalle scienze materiali1e che in psicologia indica la capacità di assorbire i colpi e i disturbi, gli imprevisti e le sorprese negative. Tale abilità non è innata, va allenata. Si tratta
Quali per esempio? “Probabilmente sistemi più democratici. Nel mio libro parlo di «saggezza delle folle», nel senso che di fronte alla complessità e incertezza odierne gli esperti servono a poco: in ambienti incerti, complessi, il classico esperto sbaglia più della metà delle volte, ha praticamente la stessa probabilità di riuscita del caso. Quindi la cosa migliore da fare è coinvolgere nelle decisioni molte più persone. Coinvolgendo molti soggetti infatti, pur non arrivando alla garanzia di successo, si migliora indubbiamente la qualità delle decisioni. Questo approccio è, se vogliamo, l’idea base della democrazia. E non è un caso che negli ultimi duecento anni siano stati proprio i sistemi democratici a riscuotere più consenso e migliorare la qualità di vita della gente, rispetto ai paesi in cui c’è una persona o un’oligarchia al vertice. Quindi, più aumenta la complessità, più è importante il coinvolgimento, se non di tutti, di larghe fette della popolazione o, nel caso di un’azienda, di collaboratori”. Quindi lei non consiglia affatto di rivolgersi a cartomanti, maghi, astrologi? “Ecco, l’uomo di fronte all’incertezza tende in effetti ad affidarsi a maghi e cartomanti. Perché, come dicevamo prima, sforzarsi di accettare l’incertezza, di prepararsi alle sorprese è indubbiamente difficile. È più facile abbandonarsi all’oroscopo o ai tarocchi. Non per nulla quello dei maghi e degli astrologi è un mercato in crescita: già oggi ha un impressionante giro d’affari come dimostrano i dati della vicina Italia dove operano ben 22mila maghi e l’incasso annuo del settore è stimato intorno ai 5 miliardi di euro. Non facciamoci però illusioni, più aumenterà l’incertezza, più la gente si rifugerà nelle credenze che promettono una risposta per il futuro. E anche se non se ne parla, sono molte le aziende che si rivolgono ai maghi in cerca di risposte”.
note
1
La scienza dei materiali è una disciplina basata sulla chimica, sulla fisica e in parte sull’ingegneria, che tratta la progettazione, la produzione e l’uso di tutte le classi esistenti di materiali e l’interazione di questi ultimi con l’ambiente, la salute, l’economia e l’industria (ndr.).
Agorà
5
»
Il futuro in musica
La recentissima pubblicazione di una raccolta di registrazioni inedite dei CAN da parte dell’etichetta Spoon RecordsMute, offre l’occasione per un tributo al gruppo europeo forse più innovativo della scena rock degli anni Settanta di Fabio Martini
Arti
6
Il decennio 1968–1978 ha rappresentato sul piano artistico e
musicale una fase di intensa trasformazione i cui esiti hanno determinato e continuano a determinare l’evolversi della musica contemporanea. Dal rock-blues alla disco music, dal progressive al punk, dall’art rock al soul, dal reggae al free jazz, dalla techno alla world music, la musica popolare ha svelato in quegli anni tutte le sue possibili sfaccettature, dimostrando che l’arte non era più prerogativa esclusiva dei circuiti accademici o delle avanguardie istituzionali ma uno spazio aperto a tutti coloro che sentivano di avere qualcosa di autentico da dire ed esprimere. Sono anni in cui nelle top chart, nelle hit parade e nei juke box era un fatto normale trovare le canzoni dei Velvet Underground come dei Soft Machine accanto a Elton John o Bob Marley. Tutto era possibile, bastava una chitarra, un registratore e soprattutto delle buone idee. Perché la musica, come più volte ha dichiarato il sassofonista e compositore americano Ornette Coleman, non è una questione di stili ma sempre e solo di idee. In questo fervido contesto prende vita nel 1968 una delle formazioni più straordinarie che la musica degli ultimi quarant’anni abbia prodotto: il gruppo tedesco dei CAN. I presupposti sono fin da subito interessanti: dopo un viaggio a New York il compositore trentenne, Irmin Schmidt, allievo di Karlheinz Stockhausen ma già fortemente influenzato dal minimalismo americano e da gruppi come i Velvet Underground, al suo ritorno a Colonia decide di fondare un collettivo musicale. La scelta dei collaboratori coinvolge il flautista americano David C. Johnson – che lascerà quasi subito il gruppo –, il bassista Holger Czukay, anch’egli proveniente dalla cerchia di Stockhausen, e il suo giovane allievo, il chitarrista Michael Karoli. Alla band si uniscono poco più tardi il batterista Jaki Liebezeit, di formazione jazzistica e attivo nel gruppo del trombettista Manfred Schoof, e il cantante-scultore statunitense Malcom Mooney. In un’intervista rilasciata nel 2004 Schmidt dichiarava: “In quel momento in Europa la musica contemporanea era rappresentata da Boulez, da Stockhausen e da quel tipo di tradizione che io, come musicista classico, stavo studiando. Ma nessuno parlava di Sly Stone, di James Brown o dei Velvet Underground come di musica contemporanea. E poi c’era il jazz e tutti questi elementi rappresentavano la nostra musica contemporanea che sotto molti punti di vista era molto più avanzata e originale della musica contemporanea di estrazione accademica che veniva acclamata come «nuova musica»”. Oltre il tempo A partire da quel momento, il collettivo Schmidt, Czukay, Karoli e Liebzeit, con l’aggiunta più o meno temporanea di vocalist come il giapponese Damo Suzuki – incontrato poco prima di un concerto a Monaco e subito fatto salire sul palco –, Tim Hardin e Taiga Raj Raja Ratnam, inizia a realizzare una serie di album (Monster Movie, 1969; Soundtracks, 1970; Tago Mago, 1971; Ege Bamyasi, 1972; Future Days, 1973; Soon Over Babaluma, 1974; Landed, 1975; Flow Motion, 1976; Saw Delight, 1977; Out of Reach, 1978; CAN, 1979) che mettono in risalto l’assoluta modernità e singolarità del gruppo tedesco. Il carat-
Il nucleo fondatore dei CAN (immagine tratta da www.musicbloodline.info)
tere ipnotico e frastagliato dei brani – il più delle volte frutto di improvvisazioni successivamente rieditate con tecniche che oggi, nell’epoca del digitale, appaiono leggendarie per precisione e finezza –, l’uso delicato e sempre misurato dell’elettronica e degli strumenti, l’approccio vocale aleatorio e informale, l’atteggiamento fortemente antiaccademico e anarchista sia nei confronti della tradizione classica (si ricordi, siamo in piena era progressive) sia della forma-canzone, stravolta ed esasperata, ne fanno un unicum nel panorama internazionale. A distanza di quarant’anni la musica dei CAN continua a suonare fresca e intramontabile e moltissimi sono i tributi, i riconoscimenti e i debiti espressi nei loro confronti da musicisti più giovani o legati anche ad altri generi: da John Lydon ai Talking Heads, dai Sonic Youth ai Loop, dai Mars Volta a John Frusciante a compositori di estrazione accademica come Bernard Lang e Karlheinz Essl, per citarne solo alcuni. Il rapporto con il cinema ha infine rappresentato un ulteriore aspetto della musica dei CAN che – analogamente ai Popol Vuh con il loro lungo sodalizio con il regista Werner Herzog – hanno prestato la loro musica a numerosi registi del Neuer Deutscher Film – questa era la definizione che all’epoca veniva utilizzata per riferirsi ai lavori di Herzog, Rainer Werner Fassbinder, Margarethe Von Trotta, Alexander Kluge – fra cui lo stesso Wenders e Peter Przygodda, quest’ultimo regista del film documentario CAN Free Concert che raccoglie l’esibizione del gruppo allo Sporthalle di Colonia nel 1972. Indipendenza creativa Fin dai loro esordi i CAN avvertono il bisogno di disporre di uno studio di registrazione proprio, un ambiente nel quale poter improvvisare, comporre, discutere ed editare la loro musica. Questa istanza di autonomia creativa e produttiva rappresenta un aspetto centrale della identità artistica dei CAN e sarà più volte ribadita nel corso di interviste e dichiarazioni. Una delle
ragioni che portarono alla fondazione dell’Inner Space studio – ricavato da un vecchio cinema dismesso di Weilerswist, vicino a Colonia – è strettamente connessa alla modalità di produzione musicale del gruppo, basata sull’uso sistematico dell’improvvisazione (ma Schmidt ha sempre preferito parlare di “composizione istantanea”) e su un evidente interesse per l’aspetto processuale, di formazione dell’oggetto artistico. Questo tratto, peraltro condiviso anche da altri gruppi dell’epoca come Amon Duul e Pink Floyd, risulta particolarmente evidente nei primi lavori del gruppo, contrassegnati da forme aperte e da un’apparente incompiutezza formale che ribalta completamente gli schemi della canzone chiusa e rigidamente strutturata a cui la maggior parte dei complessi del periodo si affidano. Solo nella seconda parte degli anni Settanta, soprattutto a partire dal bellissimo Soon over Babaluma e Flow Motion, si avverte l’aspirazione a una più regolamentata organizzazione dei materiali che appaiono meno fluidi e più strutturati. La critica riguardo la musica dei CAN ha veramente detto di tutto e di più, adducendo a una miriade di influenze e contaminazioni, quasi a sottolineare l’incapacità cronica di inquadrarne la produzione, che certo sfugge a qualsiasi collocazione se non a quella riferibile a un’estetica del tutto personale e originale. Un’originalità che, a differenza di molti gruppi del periodo la cui musica suona alle nostre orecchie datata e scontata, non solo si mantiene viva ma soprattutto capace di sorprenderci ben oltre qualsiasi proposta il presente musicale possa offrire. Perché, a quanto pare, i “giorni futuri” per la musica dei CAN sono ancora lontani a venire. novità discografiche Per chi fosse interessato, da poche settimane la Spoon Records-Mute ha pubblicato un cofanetto dal titolo The Lost Tapes comprendente 3 cd che raccolgono registrazioni inedite del gruppo di Colonia effettuate dal 1968 al 1977.
Arti
7
»
2012 Il mondo sta attraversando una fase cruciale, densa di eventi e foriera di cambiamenti epocali. Una crisi che investe non solo stati ed economie ma in primo luogo forme di pensiero ritenute fino a oggi inattaccabili di Carlo Baggi illustrazione di Mimmo Mendicino
Kronos
8
Il ciclo storico iniziato negli ultimi decenni del XIX secolo si sta, di fatto, concludendo per gli effetti di tre eventi. Il primo, ormai archiviato, è stato determinato dal fallimento del socialismo reale. Il secondo, di cui ci si sta rendendo sempre più conto, deriva dall’evidente considerazione che il progresso, legato principalmente al principio di espansione quantitativa, rappresenta una pericolosa illusione. Il terzo, che stiamo quotidianamente vivendo, è determinato dall’intreccio delle crisi della politica, dell’economia e di un capitalismo che, mortificando i sani principi del liberalismo, ha assunto atteggiamenti vieppiù globalisti e oligarchici. È ammissione di molti economisti che quanto stia accadendo sia straordinario, perché nessuno strumento delle scienze economiche classiche pare utile a risolvere la deriva del sistema. Gli stati e le istituzioni internazionali, dovendo in qualche modo arginare tali frangenti, corrono il rischio di rendersi responsabili di due possibili errori, frutto di visioni ancora radicate nelle ideologie classiche del socialismo e del capitalismo: da una parte ricorrono a un invadente normativismo, dall’altra tentano di spogliarsi del problema favorendo la cosiddetta responsabilizzazione individuale che, se assurta a dogma, accelera lo scollamento sociale creando masse economicamente sempre più emarginate a causa dell’inevitabile depotenziamento della responsabilità collettiva. L’individuo, in tali frangenti d’incertezza, si confronta così in modo drammatico con la propria illusoria autonomia, e neppure può giovarsi degli aviti parametri di riferimento (religione, famiglia, ecc.), indeboliti dalla cosiddetta “crisi dei valori”. Abraham J. Heschel (1907–1972), grande pensatore e studioso del giudaismo, affermava che il “dogma dell’autosufficienza dell’uomo” sarebbe crollato perché alimentato dall’esagerata consapevolezza di sé e dalla falsa certezza che “il pane e la potenza, da soli, avrebbero salvato l’umanità” (ossia le riforme sociali e la tecnologia). Rilevava, infatti, che i problemi si moltiplicavano perché non si rispondeva agli stessi in modo adeguato, avendo dimenticato la risposta corretta all’interrogativo di base: l’uomo chi ascolta?
Verso una scelta L’accelerazione degli eventi storici e, ora, gli effetti socialmente sempre più devastanti della crisi economica, richiamano anche una previsione del filosofo Jean Guitton (1901–1999), il quale vedeva l’avvento di un’epoca di premutazioni che avrebbe condotto il genere umano verso un bivio, davanti al quale lo attendeva un’ineluttabile scelta tra il “tutto” e il “nulla”, tra “un’automazione dell’umanità divenuta una sorta di formicaio” e “la nascita di una nuova umanità”. La pertinenza di tali riflessioni è sorretta non solo dal fatto che, nell’ambito naturale, ogni evoluzione presuppone uno stato di crisi sistemica irrisolvibile, come potrebbe essere quella che stiamo vivendo, ma anche dall’osservazione attenta delle quotidiane vicende. Un numero sempre maggiore di comportamenti, finora usuali, sono ormai impraticabili per le nuove sensibilità che la società sta elaborando sotto lo stimolo degli eventi. Sensibilità che inondando molteplici campi della quotidianità – tra i quali l’immediatezza dell’informazione, il ridimensionamento della privatezza, la trasparenza dei comportamenti –, sta formando il nucleo di nuovi valori e comportamenti etici. Se le cose stanno così come intraviste da Guitton e da Heschel, è possibile allora immaginare che l’essere umano sia in procinto d’intraprendere una nuova definitiva tappa evolutiva che, non interessando più la sua struttura fisica e psichica, considera quella interiore, spirituale. Un’evoluzione che potrebbe produrre la lenta ma inevitabile constatazione che i comportamenti economici, sociali, politici fin qui adottati siano non solo obsoleti ma fuorvianti per lo scopo che attende l’uomo. Un cambiamento che paleserebbe la straordinaria struttura metafisica dell’essere umano paragonabile a un logos, a una parola. Immagine del resto già presente, in termini biologici, nella sequenza del DNA, che è rappresentata da un personale insieme di lettere. La comprensione di quella parola, che ogni uomo esprime nella sua intima essenza, renderà evidente la necessità di ben correlarla con quelle espresse da ogni altro simile, affinché l’umanità possa finalmente rendere comprensibile il discorso che la sovrasta e di cui è, fin dal principio, portatrice.
»
Quello che verrà…
Il cinema di Amelio rappresenta una costante indagine sul tema
» di Roberto Roveda
Amelio racconta questo ritorno che diventa scoperta di se stessi delle radici, che tutti conserviamo in noi a partire dall’infanzia e con la poesia e la semplicità del suo linguaggio misurato, che che emergono, con prepotenza, una volta adulti, riportando alla asciuga ogni elemento di superflua ovvietà, ma solo per conferire memoria i legami con la terra natia e con geintensità e senso all’immagine. A parlare sonitori, parenti, insegnanti, amici più grandi. no i volti dei personaggi, racchiusi in primi La tematica delle radici, unita alla riflessione piani insistiti ed espressivamente muti – in sull’incontro-scontro tra popoli diversi (e particolare quello malinconico del protagosulla loro convivenza) sono al centro dell’ulnista, interpretato da un Jacques Gamblin timo lavoro del regista, tratto dall’omoniassolutamente nella parte – e le immagini mo romanzo postumo di Albert Camus. calde e assolate dell’Algeria, esaltate dalla Ambientato in Algeria negli anni della lotta fotografia luminosa di Yves Cape e Luca per l’indipendenza contro i francesi, il film Bigazzi. Così come funzionali al racconto mostra il viaggio nel paese natio dello scritsono i lunghi silenzi che, come un invito tore Jean Colmery, alter ego di Camus stesso alla meditazione, rallentano volutamente il e come l’autore de La peste algerino di nasciritmo di una narrazione che si snoda tra preta e trasferito poi in Francia. Un ritorno alla sente e passato, privilegiando quest’ultimo. scoperta del padre, ucciso nella Prima guerUn film importante, capace di proporre ra mondiale e mai conosciuto, e della patria messaggi universali: il valore del memoria, straziata dalle violenze dell’esercito occustorica e dell’individuo, una riflessione Il primo uomo pante e dei ribelli locali. Una esperienza che sulla disastrosa stagione del colonialismo, regia di Gianni Amelio consentirà a Colmery-Camus di ripercorrere ma anche e soprattutto sulle strade da Francia/Italia/Algeria, 2011 parte della propria vita e di ritrovare il suo percorrere per costruire una nuova società “primo uomo”, e cioè quell’uomo in divenire che già viveva nella multietnica. Una pellicola insolita – e per questo ancora più sua infanzia. Di scoprire quanto fossero vere le antiche parole apprezzabile – nell’attuale panorama del cinema italiano, troppo del professor Bernard, l’insegnante che lo ha aiutato e sorret- spesso ripiegato su se stesso e autoreferenziale, rivolto com’è a to: “Ogni bambino contiene già i germi dell’uomo che diventerà”. raccontare solo la realtà del Belpaese.
Regalati:
4 canoni mensili DSL e router WLAN.
Informatevi nello Swisscom Shop più vicino o al numero gratuito 0800 555 155. www.swisscom.ch/dsl
Aderite entro il 17 settembre 2012! Avvertenza: offerta valevole per nuove stipulazioni di DSL mini, standard oppure Infinity entro il 17 settembre 2012. Esempio di prezzo: se optate per DSL mini (34.–/mese, tassa di rete fissa esclusa), durante i primi 4 mesi risparmiate complessivamente 136.–. Il valore del router WLAN Centro grande è pari a 149.–. L’offerta non può essere cumulata con altre promozioni speciali. DSL richiede un collegamento telefonico analogico di Swisscom (ad es. EconomyLINE CHF 25.35/mese). Durata minima del contratto di 12 mesi.
»
Italiani alla riscossa Italianità in crisi? Pare proprio di sì e non si tratta solo di una questione di doppi sensi, viste le critiche che, a seguito della particolare congiuntura economica, giungono da Oltralpe
di Laura Di Corcia
Media
10
Di tutti i commenti seguiti ai funerali di Lucio Dalla, uno in particolare mi ha colpito per superficialità: quello del giornalista Filippo Facci, personaggio piuttosto quotato in rete, che ha dileggiato l’applauso con cui la folla di amici e fans ha voluto salutare il grande cantautore bolognese. Che cosa c’è di male – mi sono chiesta – nel rivolgere un saluto commosso e partecipato a uno dei miti della canzone italiana? Perché questo gesto, sia pur plateale, ma comunque caloroso e pregno di sentimento, dovrebbe costituire la sua (sono parole del giornalista) “più grande vergogna di italiano”? La risposta giunge, poco dopo, puntuale. “Dovrebbero spiegarmi come mai questa cosa esiste solo da noi”. Esiste solo in Italia e dunque, a rigor di logica, è cosa nefandissima e segno palese di inferiorità rispetto agli altri europei. Pensare che un temperamento diverso – latino, magari più passionale e ancora attaccato al rituale –, possa comunque aver diritto di cittadinanza in un contesto che invece va vieppiù appiattendosi e omologandosi, non passa nemmeno per l’anticamera del cervello a Facci, tanto meno a Beppe Severgnini, che sui complessi di inferiorità degli italiani marcia da anni e con profitto, come conferma il successo della sua rubrica “Italians”. Ora, nessuno può negare che il Bel Paese sia precipitato in una crisi dalla quale fatica a uscire, e che al di là del confine a noi prossimo non vi siano parecchie cose da sistemare. Ma, ci chiediamo, questa retorica dell’italiano medio, ha senso? È veramente utile? Fino a che punto si configura come una giusta e doverosa autoriflessione? O non rischia di divenire una litania stancante e, soprattutto, miope?
Graduatorie a matrioska Andiamo un po’ indietro facendoci aiutare da un saggio un po’ urlato ma comunque interessante e che pure sembra contenere alcune verità: Terroni (Edizioni Piemme, 2011) del giornalista Pino Aprile, che snocciola senza troppi giri di parole gli stereotipi che da sempre
Il conto alla rovescia è iniziato. sono stati affibbiati ai meridionali. Li conosciamo, no? Nullafacenti, attendisti, ladruncoli. E spiega come questa situazione, ovvero il ritardo economico del Sud, sia stato creato anche dal Nord Italia, reo, secondo Aprile e tutta una serie di storiografi sudisti, di aver schiacciato un’economia che, prima della discesa di Garibaldi e dei Mille, sarebbe stata in realtà fiorente, forse addirittura più di quella sabauda. Sono interpretazioni, ipotesi. Ma in ogni caso, quel che possiamo trarre dalla lettura di questo saggio, è che certi stereotipi sono talmente radicati nella mentalità comune delle persone da non tradire quasi più qual è la loro vera matrice: il razzismo. Nullafacenti, attendisti, ladruncoli. Vi torna? Non sono per caso sono gli stessi epiteti gentili che gravano sulla testa di tutti gli italiani, non solo quelli del sud? Pino Aprile avverte: “Si è sempre meridionali di qualcuno. Ed è un guaio, perché vuol dire che chi stila graduatorie finisce in quelle degli altri”. In effetti, quello che è stato
creato quasi in vitro nel Bel Paese, dal Nord ai danni del Sud, ora gli si ritorce contro (forse che l’eterna lotta fra Guelfi e Ghibellini sia in fondo controproducente?). Non è successo molto tempo fa che un editorialista del giornale tedesco Der Spiegel, Jan Fleischhauer, si sia permesso di asserire che un incidente come quello della Concordia poteva capitare solo in Italia. È intervenuto prontamente Sallusti, del Giornale, mischiando malamente le carte e parlando degli orrori della Germania nazista, uno scivolone che ha attirato l’attenzione mediatica relegando in seconda linea un sopruso che andrebbe invece denunciato senza bisogno di puntare a propria volta il dito contro i disciplinati cugini d’Oltralpe. Malati di autostima Il fatto che anche Wikipedia abbia una voce specifica sull’italofobia, non fa che corroborare la nostra tesi. I pregiudizi contro gli italiani, secondo quanto riportato dall’enciclopedia on line, si sono sviluppati durante l’emigrazione dei siciliani, calabresi e campani, persone
Sconto online del 20%. spesso disperate che hanno portato le loro braccia e poco più nei paesi del Nord Europa e al di là dell’Oceano, subendo, come spesso capita, il disprezzo degli autoctoni. Che ora ci sia chi, in Italia, si
Centurioni del Colosseo in protesta (immagine tratta da www.irispress.it)
allea al disprezzo di chi si sente superiore, lascia intendere che probabilmente il fenomeno non è ancora stato veramente compreso. Perché mai un italiano, altrimenti, non dovrebbe difendersi da certe accuse? Rispolveriamo il saggio di Pino Aprile, dove troviamo una spiegazione convincente. Il giornalista, pugliese, parla di una sua cugina che, trasferitasi al Nord per alcuni mesi, tornò a casa piena di pregiudizi verso i meridionali. Una pugnalata alle spalle; perché? Citiamo. “Chi emigra, abbandona una comunità e
Cogliete questa opportunità. una terra che figurano perdenti e mira a radicarsi in un altrove che appare forte e vincente: l’emigrato non appartiene più alla sua gente, e non ancora all’altra (così crede). In cerca di identità, non può che scegliere, lui sradicato e sospeso, la più forte”. È un po’ quello che succede a quelle persone che, una volta all’estero, fingono di non conoscere i propri connazionali, ritenuti provinciali e poco à la page. Per questo, almeno a livello mediatico, chi ha la for-
za di carattere e la cultura per resistere a certe tentazioni, dovrebbe evitare di fare harakiri, per il bene di una nazione che, nonostante molte difficoltà, ha pur in serbo validissime energie per rimettere in moto l’economia e, da lì, si spera, anche la vetusta compagine politica. Un malato di autostima, che non è più in grado di governare la sua azione nel mondo, va dallo psicologo per riscoprire le proprie potenzialità, non certo per sentirsi deridere. Lobotomia culturale Eppure la situazione di un paese è più complessa di quella di un singolo individuo. Insomma, quanto è perniciosa per l’autostima dei cittadini e la fiducia verso il proprio paese, la denuncia degli abusi e delle nefandezze della classe politica e dei connazionali? Me lo sono chiesta la prima volta grazie a un libello scritto dallo studioso di media e comunicazione, Massimiliano Panarari: L’egemonia sottoculturale (Einaudi, 2010). Il saggio tratta soprattutto dei media e di quelle trasmissioni che si concentrano sulle pecche del Bel Paese, che sono la corruzione, il clientelismo, il rifiuto delle regole. Un’operazione di lobotomia culturale compiuta ad hoc per disorientare i cittadini e renderli più fragili, secondo lo studioso. Sì, il risultato può
effettivamente essere questo. Ma insomma, il dubbio resta. Possiamo davvero smettere di denunciare e segnalare quel che non va? Avrebbe senso? La risposta è certamente no. Ma sappiamo bene quali effetti ha l’operazione contraria. Crea sfiducia. Come uscire da questo cul de sac? Difficile a dirsi. Quel che è certo, e che bisognerebbe limitarsi ad attaccare solo le vere nefandezze, non quelle finte. Non gli applausi ai funerali, per intenderci. Evitando di leggere in una tragedia come quella della Concordia l’ennesima riprova dell’inferiorità di un paese.
Il conto alla rovescia dei dieci milioni è iniziato: credito con sconto online del 20%. Ora o mai più. Solo su www.credit-now.ch/million Esempio di calcolo: CHF 10’000.–, 12 mesi, tasso annuo eff. 7.9% – 11.1% (sconto online già incluso), costo complessivo CHF 417.80 – CHF 581.60. Vale solo per CREDIT-now Classic. Le persone che hanno attualmente un credito acceso presso BANK-now SA possono approfittare di uno sconto online del 20% in caso di un aumento del credito di almeno CHF 5’000.–. La concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI). BANK-now SA, Horgen.
Media
11
»
L’architetto paesaggista Costruisce dighe, abbatte alberi e modella l’ambiente con grande abilità; il castoro ha una storia travagliata sul nostro territorio, ma da qualche anno sta ritrovando il suo spazio anche in Svizzera. Grazie agli sforzi per agevolare il ritorno di questo roditore utile alla biodiversità e parte integrante dell’ambiente golenale di Chiara Piccaluga
Scienza
12
All’inizio del XIX secolo le ultime popolazioni di castori presenti in Svizzera si sono estinte; le cause sono da ricercare nella caccia indisciplinata e nella distruzione del suo habitat vitale. Il castoro, costruendo dighe nei paesaggi incontaminati, influenza notevolmente le grandi superfici di vegetazione, nonché il regime idrico dei corsi d’acqua. L’uomo, con incisività nettamente maggiore, ha rettificato corsi d’acqua, distruggendo paesaggi golenali e prosciugando luoghi umidi, eliminando così gli spazi naturali del roditore. Ma è stato ancora l’uomo a reintrodurlo in Svizzera negli anni Cinquanta del XX secolo, da nemico ad amico dunque. Roland Schuler, responsabile della protezione castori per Pro Natura, e Pierre-Alain Marro, coordinatore del progetto di monitoraggio del castoro in Svizzera, stanno da tempo lavorando per permettere a questo animale di ritrovare il suo ambiente, assicurandone così la costante e duratura presenza. Signor Schuler, che cosa si sta facendo per la protezione del castoro? “L’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) ha creato la «Protezione Castoro Svizzera», un progetto che ha il compito di agire quale centro di scambio d’informazioni e di coordinamento delle misure di protezione del castoro sul territorio confederato. L’obiettivo di UFAM è quello di raggiungere un numero minimo di individui grazie a una strategia basata su reintroduzioni e salvaguardia degli spazi vitali del roditore. Definisce anche i criteri per la prevenzione e il risarcimento dei danni provocati dal castoro, in quanto anche se irrilevanti dal punto di vista economico, possono colpire duramente i singoli proprietari terrieri”. “Il castoro è stato messo sotto protezione nel 1962” precisa Pierre-Alain Marro, “e il numero di habitat riservatigli è di nuovo aumentato, ma la distanza tra le singole colonie è però ancora eccessiva per permettere ai castori di popolarli. Per assicurare la sopravvivenza a lungo termine è necessario permettere alle popolazioni isolate di collegarsi sia tra di loro sia con le popolazioni più numerose dei paesi limitrofi. I piccoli gruppi isolati sono più sensibili ai rischi che possono indebolire o addirittura sterminare i gruppi di castori. Sono rischi causati da malattie, da eventi casuali come le piene dei fiumi, ma anche da fluttuazioni demografiche naturali. Inoltre la diminuzione della variabilità genetica può dare un coefficiente di consanguineità elevato che può portare alla diminuzione della capacità di adattamento. Si tratta di creare dei corridoi ecologici che consentono alle varie po-
polazioni di comunicare e garantire un costante scambio genetico”. Roland Schuler aggiunge: “Pro Natura lavora da dieci anni a un progetto denominato «Hallo Biber!» con il quale si studia il comportamento del castoro per capire meglio le sue esigenze vitali. Inizialmente ha preso piede nel nord-est della Svizzera e dal 2006 coinvolge anche altre regioni come il canton Berna e Soletta. Dal 2012 sono previsti dei contributi da parte della Confederazione di 40 milioni per rinaturare nei prossimi 80 anni 4mila chilometri di corsi d’acqua e per sviluppare il progetto «Hallo Biber!» attraverso la sensibilizzazione e l’informazione alla popolazione, promuovendo progetti nelle scuole. Pro Natura lavora però soprattutto sul territorio costruendo habitat idonei al castoro, come lo erano prima che l’uomo distruggesse questi ambienti. Si tratta quindi di recuperare quello che già esisteva per far sì che il castoro ritrovi il proprio habitat naturale e ideale. Questo lavoro dà una mano anche a numerose altre specie che vivono sulle rive dei fiumi, sia animali che vegetali”. Signor Marro, Come si è passati dall’estinzione ad avere 1600 castori nel 2008 in Svizzera? “Dalla prima reintroduzione di 141 castori, avvenuta tra il 1957 e il 1977, ne sono seguite altre che sono terminate nel 1989 nel canton Neuchâtel. I castori sono stati prelevati dalle popolazioni di Francia, Scandinavia e Russia. Le prime reintroduzioni, fatte a Versoix, nel canton Ginevra, poi nel canton Vaud e in Vallese, non sono state facili e la maggior parte dei castori è morta. È solo dal 1960 che le popolazioni hanno cominciato ad adattarsi e a colonizzare i nostri corsi d’acqua e, al primo censimento del 1978, si contavano 150 castori, mentre nel 1993 raggiungevano i 450. Nell’inverno 2007/08 più di 250 persone si sono messe alla ricerca di tracce del castoro lungo 6400 chilometri di rive di fiumi e laghi. Sono stati trovati oltre 16mila singoli riscontri che sono stati registrati su carte appositamente elaborate. Il metodo cartografico ha permesso anche di distinguere tra territori colonizzati da individui singoli o coppie e da famiglie. Così da quest’ultimo censimento si stimano 1600 castori presenti sul territorio svizzero. Questo risultato positivo consente di trasferire il castoro nella Lista Rossa, dalla categoria in pericolo d’estinzione (critically endangered) a quella di vulnerabile (vulnerable, UICN). Per far sì che questo successo perduri, è tuttavia necessario un grande impegno nell’ambito della rinaturazione delle acque che consenta al castoro di trovare in futuro nuovi habitat dove poter vivere al riparo dai conflitti con l’uomo e dedicarsi indisturbato alle proprie attività”.
Castori su una diga nei pressi di Caddo Lake, Texas. Fotografia di ©Adam Welz (adamwelz.wordpress.com)
Roland Schuler, dove si possono osservare i castori nel nostro paese? “È difficile vedere i castori in natura, perché sono animali sociali attivi al crepuscolo e di notte ma, soprattutto d’estate, è possibile osservarli anche di giorno. Il miglior periodo è dall’inizio della primavera alla fine dell’autunno. Non è però difficile notare le tracce lasciate dai castori, come alberi rosicchiati o abbattuti. La distribuzione del castoro sul territorio confederato si limita alle regioni situate a bassa altitudine, cioè al di sotto dei 700 metri di altezza. I biotopi adatti per i castori sono costituiti in Svizzera da ruscelli con poca corrente e con almeno 60 centimetri di profondità, da fiumi con acque poco correnti e bracci morti, da stagni di una certa dimensione, da bacini collaterali ai corsi dei fiumi e da laghi con rive che presentano una vegetazione legnosa. È inoltre necessaria la presenza di una grande quantità di legno tenero, in particolare i salici. Se le condizioni sono favorevoli, il territorio di una famiglia di castori (sino a 5 individui) può snodarsi da 500 metri fino a due chilometri di riva; in caso di scarsa vegetazione a legno tenero, raggiunge anche tre chilometri. Per garantire a lungo termine la salvaguardia dei castori nel nostro paese, occorre proteggere i biotopi esistenti e unirli tra loro mediante una rete di collegamento costruita nel sistema delle acque del Bassopiano svizzero”. “Attualmente i castori sono presenti nelle regioni pianeggianti dell’Altopiano svizzero” precisa Pierre-Alain Marro “e sono distribuiti nel Giura nelle Alpi centrali, nel versante sud delle Alpi e nelle Alpi orientali; si è già fatto molto, ma ancora tanto si può fare. In Svizzera e lungo i corsi d’acqua condivisi con i paesi confinanti sono stati riscontrati 472 territori colonizzati dalla specie. Vivono lungo 1400 chilometri di rive fluviali e lacustri e costituiscono oggi una popolazione praticamente continua lungo i grandi fiumi Aare, Reno e Thur. Nel bacino imbrifero del lago Lemano vivono invece tre popolazioni: una, isolata, lungo il Rodano nel Vallese, una nel cantone di Vaud
e una terza lungo l’Arve e il Rodano, nel cantone di Ginevra. Stanno ritornando nei Grigioni, in particolare nella bassa Engadina, ma sono assenti in Ticino, Obwaldo, Nidwaldo, Uri e Glarona”. Il castoro potrebbe arrivare in Ticino, signor Marro? Quali sono i pericoli di un suo ritorno in maniera massiccia sulle rive dei fiumi e quali invece i vantaggi? “Il castoro per arrivare in Ticino dovrebbe passare dall’Italia, perché è impossibile l’immigrazione spontanea attraverso le Alpi. In Italia però i castori risultano assenti dal 1541. È un animale che promuove direttamente la biodiversità, sviluppando le sue attività: abbatte alberi, scava tane e gallerie lungo gli argini e con le sue dighe può inondare ampie aree. Nei fiumi e nei laghi e nelle loro immediate vicinanze tutte queste attività producono una maggiore varietà strutturale dalla quale traggono vantaggio molte specie vegetali e animali. Nei territori occupati dal castoro aumentano notevolmente sia il numero delle specie che la biomassa. Possono diventare attività problematiche se il roditore si avvicina troppo all’uomo e se da tale vicinanza nascono conflitti. Se il castoro costruisce dighe su alcuni corsi d’acqua, i sistemi di drenaggio possono ostruirsi e danneggiare i campi coltivati adiacenti. Se scava le sue tane negli argini, queste si vengono a trovare sotto le strade e di conseguenza gli argini possono crollare. Inoltre, dato che spesso la vegetazione rivierasca è scarsa, al suo esaurimento il castoro passa alle barbabietole e al mais dei campi vicini, oppure alla siepe di tuia o all’albero da frutto di qualche giardino privato dei dintorni. Molti conflitti tra uomo e castoro possono essere attenuati o perfino eliminati attuando misure specifiche e utilizzando un po’ di buon senso”. per maggiori informazioni www.hallobiber.ch; www.beaverwatch.ch
Scienza
13
» testimonianza raccolta da Marco Jeitziner; fotografia di Flavia Leuenberger
14
Roby Noris
Vitae
che, non dovendo fare grande fatica per farlo, la si consumi: uno va, vede, colleziona pseudo-emozioni e non ha quell’atteggiamento di costruzione e di comprensione. Ho sempre cercato di guardare in avanti, mai indietro, anche per questo dimentico. Quindi nelle cose, l’interesse maggiore è come possono evolvere. L’elemento più geniale dell’esistenza umana è la bellezza, in generale, quella della natura, della propria moglie, di una sinfonia. Contemplare il bello in una realtà che è continuamente in evoluzione, vuol dire essere protesi verso cose che sono in movimento, raramente statiche. TendenGli studi a Parigi, i viaggi, le motociclette, zialmente sono molto realista, la musica orientale, il sogno di vivere a rischiando a volte di sembrare New York. Una vita di incontri la sua, cinico, non mi commuovo facilmente perché sono un po’ protesa al futuro e agli altri cartesiano. Allo stesso tempo, all’interno di questa visione Ho viaggiato tanto in Europa, razionale, credo di essere sostanzialmente con qualche puntata a New ottimista. Quanto alla fede, penso che se chi York dove vorrei abitare, perha fede non è affascinante per gli altri, non ché è un non-luogo, un melting si vede perché altri dovrebbero abbracciare pot assolutamente incredibile quella strada. In fondo, ciò che vogliamo tutti che credo esista solo a Hong non è altro che una possibilità di felicità. Kong. Potrebbe anche darsi Pensando all’oggi, non riesco a guardare solo che riesca ad andarci a vivere al Ticino, perché è in relazione con tutto il reun giorno. Ogni tanto, con sto del mondo. Se non ci chiudiamo in quelle mia moglie, ci diciamo che quattro cosine, ci rendiamo subito conto che quando andremo in pensione è così. Siamo un’isola felice: nel mio lavoro non sarebbe male passarci un incontro forme di povertà relativa che, in periodo. Altrimenti amiamo paesi come il nostro, o nei paesi nordici, sono molto il nord Europa per varie situazioni davvero sotto controllo rispetto a ragioni, in particolare la Norquanto ci circonda. Ma la Svizzera, che ha vegia, forse perché la gente è molto, invece mi meraviglia quando non più fredda. Infatti non amo comprende che potrebbe diventare luogo molto la “festa latina” e per di sperimentazione, dei modelli di pensiero, questo mi trovo bene quando sociali o economici, per altri. Questo non avarriviamo dai lapponi! (ride, viene e mi dispiace. Nel sociale, per esempio, ndr). Consiglio a tutti di viagabbiamo leggi interessanti e mezzi per reagiare, sempre e comunque! Ti lizzare: una cosa straordinaria, bisognerebbe permette di guardare alle cose, utilizzarla di più, così altri paesi potrebbero anche piccole, valorizzandole. allora dire che in quel modo funziona. Si può vivere in fondo a una Il mio pensiero in questo momento di crisi valle, avendo la capacità di per molti, è che gli esseri umani possono contemplare il bello della naessere attori fino in fondo di trasformazioni tura solo se si è avuto la posincredibili. È più facile credere di esser vittisibilità di allargare lo sguardo, me di ciò che non possono cambiare, invece altrimenti quella splendida anche nelle condizioni più incredibili c’è una natura diventa noiosa e sempotenzialità che parte dalla decisione persopre uguale. Paradossalmente nale. È vero che il mercato del lavoro non è oggi si va ovunque con poco, in mano alla singola persona, ma è verissimo però è più difficile capire e coche la singola persona può cambiare il corso gliere le cose. L’incontro con della sua vita, se comincia a pensare che lui altre culture è un’occasione è attore. Ognuno deve diventare responsabile straordinaria, ma il rischio è del cambiamento del mondo.
»
H
o sempre avuto questo look, fin da quando andavo a scuola e per questo rischiavo di farmi buttare fuori. Coi Beatles e i Rolling Stones, ho cominciato a indossare le camicie a fiori cucite con la tela delle tende e mi è rimasto questo aspetto un po’ “zen” che, in sostanza, mi diverte. La rivoluzione musicale e culturale degli anni Settanta mi ha segnato profondamente e lo sguardo alla cultura orientale ne faceva parte. Quando George Harrison è andato in India a studiare il sitar, anch’io me ne sono procurato uno e oggi ho un surbahar grande un metro e mezzo. Trovo la musica orientale una fonte inesauribile di sollecitazioni. Ascolto anche musica contemporanea, quella che poi non posso far sentire a nessuno perché fa venire i brividi alla maggior parte della gente, ma più gli autori fanno cose strane, più mi piacciono. Poi la musica elettronica, una parte della classica, il jazz nordico; trovo affascinanti la musica mongola col canto gutturale e difonico, ecc. Da sempre adoro le motociclette, sicuramente a causa del film Easy Rider, del mito “della strada” di Kerouac, ecc. Con mia moglie abbiamo fatto il viaggio di nozze in moto a Capo Nord! Ci siamo conosciuti in Ticino poi siamo andati assieme a Parigi a studiare, già da sposati, così i genitori a quell’epoca erano tranquilli. Facevamo ParigiLugano in side-car, anche d’inverno, con lei nel carrozzino a fianco, in un sacco a pelo che leggeva libri con una lucetta (ride, ndr). Per noi è sempre stato un modo bello di viaggiare e anche adesso che siamo “anziani” non abbiamo evidentemente rinunciato e giriamo in trike. Andammo a Parigi un po’ per la lingua, un po’ per l’arte, la cultura, il cinema, a cui mi sono sempre interessato. All’epoca, alla Cinémathèque, potevi guardare cinque film in un giorno pagando un franco. L’ambiente era un continuo stimolo.
Le lune di Saturno testo e fotografie di Reza Khatir
Le fotografie proposte in questo reportage sono state realizzate con un apparecchio Diana 6x6cm (Lomografia) su pellicola Kodak Portra 160
Oriente e Medioriente una volta evocavano fiabe e misteri da “Mille e una notte”. Da trent’anni a questa parte invece, come fosse svanito l’incantesimo, sentiamo parlare solo di guerre, intolleranza e integralismo. I più recenti rivolgimenti nei paesi nord-africani e mediorientali attestano poi una sola cosa e cioè che i sogni e le aspirazioni di tutti gli esseri umani per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale si assomigliano ovunque nel mondo, soprattutto nelle giovani generazioni. In queste pagine voglio proporre una serie di immagini molto personali legate alla mia memoria, immagini che non hanno a che fare con la cronaca e l’attualità ma con una visione senza tempo dei luoghi della mia infanzia, forse solo luoghi immaginari dove la mia anima ha messo radici, forse il ricordo di una fiaba oltre il tempo. Ho scritto il testo “Le lune di Saturno” come una speranza rivolta al mio paese di origine, l’Iran, nel quale torno ogni tanto e dove lo scorso anno ho realizzato le fotografie di questo servizio
sopra La grande Piazza chiamata ufficialmente Meydan Naqsh-e Jahân (ovvero “Piazza Metà del Mondo”) è una delle piazze urbane più grandi del mondo, Esfahan
in apertura Il castello di Râyen, provincia di Kerman, antica fortezza nel sud-est dell’Iran
sopra: il deserto Neyriz sotto: il Palazzo di Dario a Persepolis, luogo per i ricevimenti ufficiali, 520 a.C.
sopra Un angolo del Palazzo Apadana a Persepolis. La costruzione iniziò nel 520 a.C. sotto Dario I e durò quasi settant’anni
sopra La Torre del Silenzio, luogo sacro di sepoltura dell’antica religione zoroastriana situato nei pressi della città di Yazd dove si trova anche il Tempio del Fuoco
Le lune di Saturno Di fronte alla tua porta sarò fermo nasconderò sotto una logora camicia le ferite che non dovrai vedere Ti cercherò fino all’alba nella notte più lunga bussando a ogni porta implorando un segno di te a ogni passante Poi nel giardino dei sogni ti annuserò come un fiore prima che il vento ruffiano porti via la tua essenza Raccoglierò la rugiada dell’universo per farne un oceano e ti troverò in fondo a quell’abisso, una perla che assomiglia alle lune di Saturno Un tentare disperato di sentire la tua voce nel mio dormiveglia nelle dimore dell’oblio Imparerò ad aspettare la primavera come un albero spoglio senza amarezza senza cordoglio Reza Khatir, 2008
Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951 è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Locarno ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI e il CISA a Lugano. Per informazioni: www.khatir.com.
»
Un tributo a Hesse di Marco Alloni fotografia di Flavia Leuenberger
Voci
46
Ho esitato a lungo prima di individuare le parole da lasciare sul “libro degli ospiti” del Museo Hermann Hesse a Montagnola. Poi finalmente ho trovato una formula che racchiudeva tutto quello che avevo pensato, sentito, immaginato – e persino sognato – nell’attraversare i luoghi in cui l’autore di Siddharta aveva vissuto per dodici anni: la tua macchina da scrivere, cuore del mondo possibile. Come spesso accade ho capito quello che realmente intendevo soltanto qualche ora dopo, a sera, riflettendo su quello che la breve visita a Montagnola mi aveva lasciato. Innanzitutto quel “tua”: quella confidenzialità, quella prossimità con cui ci si sente legati ai defunti più di quanto ci sembrino prossimi i vivi. Poi naturalmente quel “macchina da scrivere”, che
davvero – oltre alla sua posizione fisica nella casa – è come se contenesse l’epicentro di qualcosa di universale. “Cuore del mondo”, ma ancora di più “Cuore del mondo possibile”. Che significava? Nulla come l’opera di Hesse mi è mai sembrata tanto vicina all’idea della possibilità di essere – e della possibilità reale e per niente utopistica di cambiare la natura dell’uomo, di avvicinarlo a quello che lui stesso definiva “uomo realizzato”, “uomo compiuto” – al punto da sfiorare il miracolo. Per circa un’ora ho vagato per le stanze della Villa Camussi (nella foto) cercando di figurarmi come le abitava lui, come saliva le ripide scale che portano da un piano all’altro, come e quanto a lungo si affacciava alla finestra, quali pensieri lo
attraversavano osservando l’intrico di rami e il fogliame che scherma la vista del “castello” di fronte e, dall’altra parte, il declinare della Collina d’Oro verso la conca di Lugano e il lago. Mi sono sforzato di immaginare come stesse seduto, in quale posizione; se mentre scriveva fumava il sigaro – come faceva nelle lunghe giornate sui piroscafi d’Oriente – o se scrivesse così a mani nude, senza altri compagni che l’immaginazione, l’inquietudine, il sogno.
di quella “consapevolezza spirituale” che avrebbe fatto di Siddharta il capolavoro indiscusso dello scrittore tedesco. In esso, come un perfetto affresco, trionfa il rapporto fra uomo e cosmo, il disegno probabilmente insuperato della vita più affannosa e alacre della natura, quella stessa natura che Hesse aveva indagato nei suoi acquerelli e che nella vita aveva decantato e vissuto in ogni minimo dettaglio. E che un’autentica passione gli faceva ricercare ovunque si trovasse disdegnando le grandi cosmopoli e la modernizzazione. Presenza e intuizione Una natura che faceva tutt’uno con l’uomo, e da cui l’uomo Quello che viene oggi chiamato Museo Hermann Hesse – non poteva in nessun modo pretendersi scisso. Una natura come tutti i musei – ha qualcosa di asettico. Non rivela più sterminata, possente, sorprendente nelle sue manifestazioni, l’anima di chi l’ha vissuto ma al massimo quel che i posteri che ovunque si aggirasse lo sguardo sapeva disvelare, attravogliono ricondurre “archeologicamente” a lui. Eppure, li- verso il suo linguaggio, immagini di universale potenza e berato lo sguardo dalla fissità di quelle teche apposte lungo ineffabile ineluttabilità. le pareti, lungo i vortici vitali dei suoi spazi di riflessione e In particolare sono rimasto travolto da una descrizione di poesia, il corpo e l’anima di Hesse continuano a effondere la un temporale in Malesia. Espressioni che non sembravano loro opaca e tuttavia perentoria presenza. prestate all’esotismo dell’orientalista ma piuttosto allo spiHo seguito con attenzione il documentario dedicato alla sua ritualismo del guru, raccontavano la natura con una carica vita, ascoltando una per una le parole espressionistica che credo nessun che egli aveva speso sulla guerra, sul altro abbia più saputo consegnare “Dall’India non è una nazismo, sulla sua idea di uomo, sul alla letteratura, e persino alla pitcronaca, non cerca la for suo travolgente e rapito rapporto con tura, allo stesso grado:. “La foresta ma diaristica del resoconto, la natura e alla fine mi sono detto: è un mi fissava”, “La pioggia cadeva suima è già perfettamente uomo vissuto per gli altri uomini. cida”, e mille altre espressioni che intriso di quella «consape Aggirandomi fra la miriade di libri sottintendevano come l’universo che egli ha lasciato – e che così profosse essenzialmente un universo volezza spirituale» che digiosamente gli sono sopravvissuti panico, naturale, che ogni religioavrebbe fatto di Siddharta – ho esitato, prima di andarmene, sità compiuta non potesse darsi se il capolavoro indiscusso coi pochi soldi tintinnanti in tasca, non riconoscendo nella natura il dello scrittore tedesco. sulla scelta di quale fra questi avrei suo vertice e fondamento. In esso, come un perfetto voluto acquistare. Molti li avevo già Ho letto altri suoi libri, ho letto i roletti, soprattutto durante l’adolescenmanzi, i racconti e gran parte delle affresco, trionfa il rap za – Narciso e Boccadoro, Siddharta, Il poesie. Ma in quel libro sull’India porto fra uomo e cosmo, lupo della steppa, Il gioco delle perle di ho trovato probabilmente quella il disegno probabilmente vetro, Una biblioteca della letteratura che è l’irripetibile intimità di Hesse insuperato della vita universale, Demian – ma altri non li con la natura: la stessa che determipiù affannosa e alacre conoscevo. Ascoltando il documentanò il suo rapporto con il buddhirio mi sono reso conto che quello che smo, il suo accesso alla spiritualità, della natura” Hesse aveva cercato in Oriente non era il suo sodalizio con la scrittura. Una che una metafora poetica di quanto avrebbe potuto trovare, scrittura sempre aperta, paratattica, distesa e liberante, come a prescindere dall’Oriente, in quello che lui chiamava il Sé: lo è appunto la natura nelle sue pulsioni originarie. ovvero la nostra reale e singolare identità. Leggendo quelle pagine mi sono chiesto: “come si può fare Così a un certo punto mi sono deciso per un libro che sicura- di Hesse un profeta se è la natura stessa a essere stata da lui mente – ne ero istintivamente convinto – avrebbe raccontato riconosciuta come unica e autentica profezia?”. In effetti è il senso non del viaggio, non dell’avventura, non dell’incontro soprattutto ed eminentemente nel canto della natura che con l’alterità, ma di quella “intuizione di se stesso” che egli Hesse ha veramente celebrato la dignità dell’uomo. Narrando portava con sé già prima di aver solcato i mari e le terre del la natura egli ha chiesto a se stesso di essere come la natura, di subcontinente indiano. Dall’India: questo il titolo del volume. procedere secondo lo stesso principio cosmico che appartiene Sapevo che era stato, oltre a uno squadernamento delle sue all’evolversi e al manifestarsi della vita naturale. impressioni naturalistiche da viaggiatore, una sintesi molto Si può parlare di eredità di Hesse. Si può riconoscere nella “pittorica” di quello che rappresentava per lui il rapporto con Beat Generation o nel movimento hippy degli anni Settanta la diversità assoluta e allo stesso tempo con l’universalità. un debito spirituale e morale, anti-borghese e contestatario, Era infatti il libro che avrebbe preparato quello che sarebbe nei suoi confronti. Ma il suo messaggio in definitiva va molto diventato il suo capolavoro, Siddharta, nato ben dieci anni al di là di queste acquisizioni. Egli rimane al di sopra di ogni dopo quel pellegrinaggio. parassitismo anarchico, ci riporta a una responsabilità che travalica i tempi e le società in cui la Storia ci ha fatti vivere. La natura come fondamento Egli ci chiede di ricordare sommessamente, intensamente, Una volta a casa, ho cominciato a sfogliarlo con la malizia di che prima che a ogni altra dimensione noi apparteniamo a chi cerca di intuire nella scrittura, non già soltanto un rac- questo grande, metamorfico trasformarsi della natura in se conto o una testimonianza ma i segnali di quel “laboratorio stessa. Trovare se stessi coincideva per lui con il cercare se interiore” che prepara e determina le opere. Con stupore mi stessi, esattamente come la natura si ritrova nella sua ciclicità. sono accorto che Dall’India non è una cronaca, non cerca la Dall’India era, è, il sommo viaggio in se stessi e nella natura forma diaristica del resoconto, ma è già perfettamente intriso che ci rappresenta.
Voci
47
Magico
gres Tendenze p. 48 – 49 | di Francesca Ajmar
Dal 25 al 29 settembre si terrà a Bologna il CERSAIE, Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno. Molto spazio sarà riservato al gres porcellanato effetto legno che negli ultimi cinque anni ha registrato un impressionante incremento di vendite. Molti sono i vantaggi di utilizzo di questo materiale: facile da posare e da pulire, non richiede manutenzione negli anni, inattaccabile da agenti atmosferici e da acidi, e incredibilmente resistente all’usura. Anche dal punto di vista della tutela dell’ambiente offre aspetti interessanti a partire dal fatto che per la sua produzione nessun albero viene abbattuto. I prezzi sono analoghi, se non inferiori, al corrispettivo parquet, ma la resa estetica regge e a volte supera il confronto. Va aggiunto, per dovere di precisione, che la posa del gres porcellanato richiede la creazione delle fughe fra una piastrella e l’altra, elemento non presente nei parquet. Questa caratteristica nelle brochure, nei siti delle aziende e anche presso gli espositori/rivenditori viene spesso sottaciuta... con qualche possibile sorpresa al momento della posa. Un lavoro fatto a regola d'arte, con fughe di 1,5/2 mm realizzate con una colorazione adeguata, attenua notevolmente questo piccolo handicap. Vediamo ora alcuni esempi attraverso cinque importanti produttori italiani, leader nel settore. 1
2
1. Marazzi Portavoce di industria ecosostenibile, Marazzi ha contribuito a fare della ceramica una produzione a ciclo chiuso. Diverse serie di prodotti sono realizzate con almeno il 40% di materiale riciclato. La collezione Treverkhome restituisce perfettamente l’idea di naturalezza, colore e matericità tipici del legno, in questo caso pregiato e ricercato. Quattro le colorazioni disponibili in tre formati differenti. Adatto alla posa in ambienti residenziali, come bagno, cucina, living, ma anche in ambienti light commercial. Particolarmente adatto alle ristrutturazioni Treverk 04, a spessore sottile. www.marazzi.it
3
4
2. Ariostea Nei pavimenti High-Tech Ariostea le venature che attraversano l’intero spessore della lastra rendono il prodotto ancor più simile al legno, e persino al tatto la resa è incredibilmente fedele. Moltissimi i colori disponibili: dagli ultimi rovere noce e rovere sabbia, molto raffinati, a tinte che vanno dal rovere nero, a quello antico, al bianco, al naturale o effetto tundra. www.ariostea.it
3. Lea Ceramiche In Biossenze di Lea Ceramiche troviamo una vasta gamma sia di essenze che di formati differenti, dal teak 9x90, al rovere decapé 20x120, al noce 15x120, al wengé o al larice chiaro. Per la produzione viene utilizzata una particolare tecnologia che garantisce la diversità e unicità di ogni singolo pezzo. I loro prodotti vantano certificazioni come “casaclima” (KlimaHaus), “ecolabel”, ecc. www.ceramichelea.it
5
4. Ceramica Sassuolo Nel catalogo Ceramica Sassuolo troviamo più di cinquanta prodotti di questo tipo, gli ultimi dei quali sono proposti anche con la finitura a “taglio sega” oppure con la struttura “piallata”. Viene sottolineata anche l’importanza dello stucco delle fughe che dovrebbe sempre essere abbinato al colore del pavimento. La planarità delle plance è assicurata dalle presse a 10 tonnellate di cui sono dotati i produttori di Sassuolo. www.ceramicasassuolo.it
5. Cotto d’Este La scelta di Cotto d’Este riguarda quattro essenze dal cromatismo mosso e dal sapore intensamente naturale, presentate con due possibili finiture: Classic, raffinata ed elegante, ricorda il legno trattato con olio di lino, e Country, più rustica, rimanda all’idea della piallatura artigianale. www.cottodeste.it
»
Astri toro
gemelli
cancro
Penultima settimana del mese assai impegnativa. Marte e Saturno in opposizione stimolano il vostro orgoglio. Di fronte a un’ingiustizia non riuscite a far finta di niente. Soddisfazioni da parte dei figli.
Tra il 22 e il 23 agosto la Luna si troverà in opposizione di transito nella vostra settima casa solare. Gelosie all’interno dei rapporti più collaudati. Non fatevi cogliere da insicurezze immotivate. Eros e passione.
Con Marte e Saturno dalla vostra parte siete dei veri rulli compressori. Seduttori instancabili, fortemente motivati e motivanti per chi vi sta attorno. Incontri con persone più grandi. Offerte di lavoro.
Con Marte e Venere in opposizione è difficile riuscire a tener a freno le proprie emozioni. Siete voi a scegliere… o fate l’amore o fate la guerra. L’importante però è che voi decidiate interiormente di far qualcosa …
leone
vergine
bilancia
scorpione
Nuova energia. Incremento di ogni attività. Forte impegno. Determinazione. Incontri e nuove amicizie per i nati nella seconda decade favoriti da Mercurio. Disturbate le giornate tra il 22 e il 23 agosto.
Tra il 22 e il 23 agosto potrete godere dei benefici di una magnifica Luna. Aumento delle vostre capacità persuasive. Eros in crescita grazie a Venere. Relazioni di affari per i nati nella terza decade.
Desiderio di indipendenza accompagnato da aspirazioni rivoluzionarie. Se volete essere pronti al cambiamento dovete scrollarvi di dosso tutto quello che non vi appartiene. Novità professionali in vista.
Inquietudini professionali provocate dai transiti di Saturno e Marte. Se volete canalizzare queste energie in maniera corretta dovete cercare di centrarvi maggiormente. Inquietudini e stanchezza tra il 22 e il 23.
sagittario
capricorno
acquario
pesci
È venuto il momento giusto per sfoderare un’idea geniale. Amici originali, anticonformisti, fuori del comune. Tra il 19 e il 20 agosto dovrete forse stare attenti ad affrontare una situazione con minor superficialità.
Con Venere in opposizione si tende a mangiare un po’ più del dovuto. Calmate le vostre ansie di fronte ai numerosi cambiamenti in corso: praticate qualche attività sportiva. Bene tra il 22 e il 23 agosto.
Con Mercurio in Leone i vostri interessi tendono a moltiplicarsi. State però attenti tra il 22 e il 23 agosto a non parlare più del dovuto. Grazie ai buoni aspetti con Giove si aprono nuovi sbocchi professionali.
Intuizioni e percezioni extrasensoriali per i nati nella terza decade. Romanticismo per i nati nelle prime due decadi. Novità professionali per i nati in febbraio. Rinnovati rapporti con i propri collaboratori.
» a cura di Elisabetta
ariete
»
Gioca e vinci con Ticinosette
1
2
3
4
5
10
6
7
8
La soluzione verrà pubblicata sul numero 35
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 23 agosto e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 21 agosto a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
9
11
12
13
5 14
15 18
17 20
16 19
21
22
23
24
3 25
27
26
28
8 29
30
31
32
4 34
33
35
2 36
38
37
40
42
41 43
45
39
48
47
49
7 50
51
1 52
53
6 54
La parola chiave è:
1
1
U
10
N
12
A
15
M
17
O
20
G
2
2
B I
I
27
E
31
P
33
E
35
R
A
47
P
49
A
E S
A
O
R I
L U 22
T
25
L
O
N
4
I
A
13
R E
T
O
N
O
N
A
R
A
T
C
L
O
T
I 36
A
A
I
S
A
H
O
50
I
R
O 14
E
8
S T A
R
S
A
A
T
21
E 23
M
T
I
A
C
A N
L
U
L
A
E
S
S
E
T 48
O N
A
N
7
8
Soluzioni n. 31
La soluzione del Concorso apparso il 3 agosto è: CEMENTO
O A 39
E
T
»
6
O
O
42
5
30
T
S
I E
S A
38
9
S
19
A
U
L
7
E
37
I
4
T A
M
46
U
V
29
34
41
S
C
A
26
I
O
6
E M
A
40
R
C R
16 18
5
11
L
32
A 45
A
T
28
I A
P 44
R
N
L 24
3
3
P
43
I
A
T
I
E
S
51
R
A
Verticali 1. Un comfort estivo • 2. Formano il perimetro • 3. Ingannata nell’amore • 4. Disegnare con l’ago • 5. Dubitativa • 6. La prima donna • 7. Il Sodio del chimico • 8. Poeta provenzale • 9. Un personaggio dell’Otello • 15. George, interprete di “Ocean’s Eleven” • 16. Stella del cinema • 18. Ovest • 19. Il nome di Pacino • 21. Fazione, congrega • 22. Uno a Londra • 27. Il nome di Montesano • 30. Arte latina • 32. Un Campo... ticinese • 35. Insegnante (f) • 37. Associazione Sportiva • 39. La Svizzera in breve • 42. Il Flynn, attore • 43. Il bel Brad • 46. Capo etiope • 47. Attraversa Berna • 49. Fa coppia con lei • 52. Negazione.
Questa settimana ci sono in palio 100.- franchi in contanti!
44
46
Orizzontali 1. In alternativa, in altro modo • 10. Sporadici • 11. Tirchia, gretta • 12. L’isola di Ulisse • 13. In mezzo al rogo • 14. Ama Radames • 16. Savio senza pari • 17. Sacrificata sull’altare • 20. Intralciato, impedito • 23. Fu l’ammiraglio di Alessandro Magno • 24. Il Cellamare • 25. Consonanti in dieta • 26. Una... a Zurigo • 28. La seconda nota • 29. Andata in poesia • 31. Lo fa dolere la carie • 33. Imperava in Russia • 34. Lago australiano • 36. È quasi santo • 38. Il popolo di Cuzco • 40. Due nullità • 41. Le papere del cantante • 44. Paladini • 45. Motivetto • 48. La bella Carol • 50. La bambinaia in gergo infantile • 51. Cono centrale • 53. Antica città della Mesopotamia • 54. La scienza dei segni zodiacali.
Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Yvonne D’Ermo via Stramonte 6853 Ligornetto Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!
Giochi
51
SPINAS CIVIL VOICES
I MUTAMENTI CLIMATICI AGGRAVANO LA CRISI IDRICA. Aiutateci a portare l’acqua agli abitanti delle regioni siccitose affinché possano bere a sufficienza e irrigare i loro campi. www.helvetas.ch
Donate 30 franchi con un SMS: acqua 30 al 488.