Ticino7

Page 1

№ 39

del 28 settembre 2012

con Teleradio 30 sett. – 6 ott.

C  T › RT › T Z ›  .–


© Matteo Fieni

Inaugurazione della mostra

12 x 7

Museo Casa Cavalier Pellanda

Sabato 29 settembre 2012 ore 18.30, Biasca Fotografie di Reto Albertalli, Matteo Aroldi, Giosanna Crivelli, Ivana De Maria, Matteo Fieni, Peter Keller, Reza Khatir, Flavia Leuenberger, Igor Ponti, Jacek Pulawski, Didier Ruef, Katja Snozzi Catalogo edito da EdizioniSalvioni, Bellinzona

L’esposizione curata da Marco Gurtner e Reza Khatir rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 30 dicembre. Durante la mostra sono previste tre serate d’incontro con il pubblico

13 ottobre, ore 18.30 Paesaggio e natura in fotografia moderatore Romano Venziani (RSI) interverranno Giosanna Crivelli e Peter Keller

27 ottobre, ore 18.30 Fotogiornalismo oggi moderatore Oscar Acciari (RSI) interverranno Reto Albertalli e Didier Ruef

10 novembre, ore 18.30 Spazio ai giovani la redazione di Ticinosette e alcuni collaboratori


Ticinosette n° 39 28 settembre 2012

Agorà Radio e media. L’onda ticinese Arti Ivo Soldini. Guardiani della terra

Impressum Tiratura controllata 70’634 copie Chiusura redazionale Venerdì 21 settembre

Visioni Le vite di Bob

DI

DI

Vitae Fiorenza Bergomi

Coredattore Giancarlo Fornasier

Reportage An English Summer

Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona Pubblicità Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch Annunci locali Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch In copertina Radio Waves Elaborazione grafica di Antonio Bertossi

..........................................

A CURA DELLA

Società Islam e Occidente. Una questione politica Kronos Crudeltà. La scienza del male

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs

MARCO JEITZINER

Gastronomia Autunno. Ricca come una mela

Redattore responsabile Fabio Martini

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

...........................................

EUGENIO KLUESER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Editore Teleradio 7 SA, Muzzano

Photo editor Reza Khatir

DI

Luoghi Milano. Chinatown

DI

MARCO ALLONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

FRANCESCA RIGOTTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

DI

NICOLETTA BARAZZONI DI

DI

REDAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

....................................................

KERI GONZATO; FOTOGRAFIE DI REZA KHATIR . . . . . . . . . . . . . . .

ROBERTO ROVEDA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tendenze Capelli. Infinite sfumature di grigio Verde Eventi. L’orchidea sul lago

DI

DI

PATRIZIA MEZZANZANICA . . . . . . . . . . . . . . . . . .

STEFANIA BRICCOLA

..........................................

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

“E i francesi che s’inc******” Scrive bene Marco Alloni nel suo articolo pubblicato a pagina 12 di questo numero a proposito delle recenti rivolte antioccidentali nei paesi islamici, durante le quali è stato assassinato l’ambasciatore statunitense in Libia: “Porre su un piano di mero rispetto dell’alterità la questione è del tutto fuorviante. Il problema investe la politica, le relazioni internazionali, l’economia e i problemi concreti di sopravvivenza che attanagliano le masse arabe”. La questione è infatti squisitamente politica: il fondamentalismo islamico, adducendo a motivazioni religiose e di pura ortodossia, combatte l’occidente e stermina gli stessi musulmani, gran parte dei quali assistono attoniti e impotenti a questi eventi. Tragicamente, è una politica che sembra pagare perché è indubbio che il mondo occidentale, almeno nel pensiero dell’uomo medio, a partire dall’11 settembre tende ormai a identificare l’islam

con comportamenti di violenza e intolleranza. Un inganno ben congegnato come dimostra il tempismo dell’attuale strategia fondamentalista, messa in atto in una fase cruciale della competizione elettorale americana e che certo avrebbe buon gioco da una vittoria del repubblicano Romney. Un inganno in cui anche il magazine francese “Charlie Hebdo” è incappato, provocando un ulteriore crisi internazionale e nazionale – per non parlare dei costi che in termini di sicurezza stanno pagando i nostri cugini d’oltralpe –, in nome del consueto e sterile giacobinismo francese. In fondo anch’esso una forma di integralismo ideologico che in nome della libertà di espressione non fa altro che innalzare il livello di scontro con rischi per tutti, occidentali e musulmani, ma che ignora nella sostanza la reale natura del problema. Buona lettura, Fabio Martini

Buono

3412

Spensieratamente agili! Questo è un integratore alimentare. Leggere il foglietto illustrativo. Mepha Pharma SA

Quelli con l’arcobaleno

4 8 9 10 12 13 14 39 46 48 49 50 51

KERI GONZATO

DI

CHF 5.– di sconto su Olflex plus 60 comp. ®

www.olflexplus.ch

CHF 10.– di sconto su Olflex plus 180 comp. ®

Valido fino al 31.10.2012. 1 buono per ogni confezione, fino ad esaurimento scorte.


Radio e media. L’onda ticinese

4

»

Agorà

La radio è la testuggine dei mezzi di comunicazione. Come una lenta tartaruga che va piano, ma va sano e va lontano, resta fedele alla propria natura, reggendo il confronto con i tempi. Un mass media che, poggiando sul suono e sull’orecchio attento di chi lo ascolta, guarda con serenità al futuro, grazie anche alla digitalizzazione dei segnali

di Keri Gonzato

P

ur essendosi espansa verso internet e il digitale, la radio viene ancora diffusa principalmente in modo analogico, utilizzando le onde FM. È agile e si muove sul territorio con più facilità rispetto alla sorellona TV, e questo la rende uno dei maggiori mezzi di promozione della cultura locale. Poco invasiva e amata da tutte le generazioni, offre un momento di libertà allo sguardo e ci tiene compagnia mentre tagliamo le cipolle, ci ricarica mentre viaggiamo in macchina e ci culla nei momenti di pura pigrizia. Pur essendo un mezzo poco invasivo, la voce e la musica delle radio sono giunte fino agli angoli più remoti del pianeta facendone uno dei mezzi di comunicazione di massa più diffusi. Tutto ebbe inizio nell’umida Inghilterra quando, il 23 febbraio del 1920, la stazione Marconi di Chelmsford in Cornovaglia trasmise il primo servizio radiofonico per due ore giornaliere, lungo l’arco di due settimane. Appena un anno dopo nasce la BBC, che oggi si consacra come la più antica emittente del mondo tuttora operante. La radio cresce rapidamente seguendo due strade, la privata e la pubblica. Oggi, anche nella nostra realtà locale, le onde radio sono cavalcate da entità pubbliche e stazioni private… Il “mare” ticinese è popolato da varie reti che pescano e offrono informazioni, intrattenimento e compagnia alla popolazione.


a destra Maria Grazia Rabiolo (per gentile concessione ©RSI) sotto Duilio Parietti (foto di ©Reza Khatir) pagina seguente Sacha Dalcol (foto di ©Reza Khatir)

Cultura e intrattenimento Nel flusso dei contenuti, la cultura ha sempre avuto un ruolo importante. Questo è maggiormente vero per le tre radio pubbliche che operano sotto il cappello della RSI. “La radio della Svizzera italiana è nata ottant’anni fa per adempiere a un mandato educativo”, spiega Maria Grazia Rabiolo responsabile dell’attualità culturale per la radio e la televisione RSI, “allora, attorno alle sette di sera, venivano proposte delle vere e proprie lezioni, sotto forma di presentazione parlata”. Nel tempo questo ruolo di diffusore di cultura si è ramificato nelle tre reti “che si giustificano per un semplice motivo: la Uno è la radio generalista, che deve trattare molti argomenti rimanendo fruibile a un pubblico ampio; la Due permette di fornire dei contenuti, sviscerare le informazioni e suggerire riflessioni, mentre la Rete Tre parla un linguaggio più giovanile, diverte e allo stesso tempo offre delle trasmissioni culturali di ottima qualità”. Tutte e tre diffondono cultura a modo loro, “un buon esempio è dato dalla Tre che riesce a far ridere con delle battute intelligenti oltre a proporre programmi culturali di spessore, come Baobab”. Possiamo quindi dire che la cultura c’è sempre stata e che, a partire dalla nascita di Rete 2 nel ’56, questo ambito ha avuto una casa tutta sua da occupare in lungo e in largo, con stanze dedicate alla musica, alla prosa, alla riflessione, all’informazione e via dicendo. “Grazie alle nuove tecnologie, inoltre, ci sono sempre più possibilità per diffondere cultura in modo creativo e dinamico”, ricorda Maria Grazia Rabiolo, “il podcast, per esempio, permette di riascoltare le trasmissioni, quando si vuole, via internet”. Condivisione e socialità Ogni radio è un mondo a sé stante e per fare in modo che le onde portino le reti, siano queste pubbliche o private, verso il maggior numero di ascoltatori possibili è necessario disporre

Agorà

5

(...)


Agorà

6

di un’immagine distinta e carismatica. La conferma arriva da Duilio Parietti, direttore artistico di Radio Fiume Ticino, che con il 2012 giunge al suo quindicesimo anno di vita: “Tre anni fa RFT ha sentito forte l’esigenza di creare un prodotto nuovo, che si diversificasse nettamente dai palinsesti della concorrenza; lo stile personale di RFT è stato modellato attorno a due semplici ingredienti, l’informazione e l’animazione”, spiega Duilio Parietti. “La positività del nostro progetto che tuttora stiamo sviluppando, ha trovato conferma nei dati d’ascolto che in pochi anni sono raddoppiati, portandoci a 31mila contatti giornalieri e alla vincita dell’ambito premio di Radio Svizzera dell’anno 2011/2012”. In questo processo di crescita una radio deve trovare il modo per rendersi riconoscibile dall’ascoltatore creando un rapporto simpatetico. “L’ascoltatore medio di RFT si riconosce nel nostro modo «pazzo» di intendere la radio e negli speaker che ne compongono l’ossatura. Negli anni si è creato un vero rapporto affettivo e di identificazione, tanto da aver etichettato questa realtà come la Big Family di RFT”. Delle grandi famiglie, quelle radiofoniche, che non vivono solo attorno all’apparecchio radiofonico, ma trovano il modo di incontrarsi anche nei numerosi eventi esterni: spettacoli, manifestazioni, dirette dalle piazze, ecc. E qui si tocca un altro aspetto che caratterizza fortemente il pianeta radiofonico, il suo grande potenziale di interazione con gli ascoltatori, originato dal fatto che è trasmessa in diretta giorno e notte. “La radio è l’antenata dei social network proprio perché si fonda sull’interattività”, racconta Sacha Dalcol, station manager e caporedattore di Radio 3iii. Il rapporto che una radio instaura con il pubblico svolge un importante servizio alla società, quello di fungere da punto di riferimento per tutti. “Il fatto di potersi rivolgere a un’entità più neutra”, prosegue Dalcol, “permette anche alle persone in difficoltà di aprirsi e comunicare con più facilità. E poi c’è anche chi chiama per raccontare cose belle, informazioni utili come quelle sul traffico e via dicendo”. Negli ultimi decenni le possibilità per entrare in contatto con la radio sono aumentate esponenzialmente, “inizialmente c’era solo il telefono, ora ci sono gli sms, le email, la pagina Facebook, queste possibilità permettono di mantenere il dialogo con il pubblico anche oltre la trasmissione”. Proprio per questa sua natura “sociale” la radio è forse il mass media più caldo e umano, un aspetto che rappresenta uno dei suoi principali

punti di forza e che, in un’epoca come la nostra, ha fatto sì che continuasse a essere amata e ricercata come una vecchia amica. La nuova frontiera Le cugine underground delle radio private sono le radio indipendenti, che hanno sempre fatto parte del panorama sonoro di questo media. In anni recenti sono state celebrate dal film I Love Radio Rock, ispirato a una celebre radio “pirata” britannica che negli anni Sessanta ha fatto sognare una nazione intera trasmettendo da una nave in mezzo all’Atlantico. Nonostante poi questa nave sia colata a picco, portando la radio con sé, la tradizione dell’indipendenza non ha abbandonato i sognatori e anche in Ticino ne abbiamo la testimonianza. Si tratta di Radiogwen, per gli amici “Gwen”, un’esperienza nata nel 2005 dall’estro creativo e visionario del giovane Alan Alpenfelt. La piccola radio, che per ora si basa sulla trasmissione web, è incentrata sulla musica che viene diffusa sull’arco delle 24 ore. Radiogwen ha un alto contenuto culturale e sociale, coltivato a suon di collaborazioni con eventi come “Chiassoletteraria” e la “Biennale dell’immagine di Chiasso”. Alan Alpenfelt ci parla di due sfide importanti. “La prima accomuna tutte le radio indipendenti e in particolar modo quelle che, come noi, non dipendono da introiti commerciali. La difficoltà economica è il prezzo da pagare per riuscire a stare lontani il più possibile dalle logiche della vendita di spazi pubblicitari”. Per continuare a navigare in buone acque ci vuole una forte dose di creatività nel trovare soluzioni come “il lavoro volontario, l’aiuto da parte di donazioni private o istituzionali, la creazione di eventi per l’autofinanziamento come il festival di musica indipendente «Gwenstival»”. La seconda difficoltà è che “qui in Ticino non sono più ammesse concessioni di frequenze fino al 2019 e, dato che il digitale appartiene alla radio statale, chi vuole creare la sua radio deve buttarsi su web o cavo, una dimensione che ha ancora molte limitazioni: speriamo nell’avvento del digitale in Ticino ma anche nello sviluppo di nuove forme radiofoniche e artistiche sul territorio”. Al rientro da questo viaggio sul “mare” di una cosa siamo certi, la testuggine con le antenne promette di continuare a farci emozionare, sognare e sorridere per molto, molto tempo ancora…


Nel 2011 Coop era al 1° posto nel Corporate Rating oekom dei dettaglianti.

Per chi pensa al prossimo. Prendetevi cura della natura: la carta riciclata Oecoplan è prodotta nel rispetto dell’ambiente e delle risorse e garantisce allo stesso tempo una qualità elevatissima. Scoprite di persona l’ampia gamma Oecoplan composta da prodotti per la pulizia, articoli di cartoleria e prodotti per il risparmio idrico. In vendita nei grandi supermercati Coop e nel vostro centro Coop Edile+Hobby! www.coop.ch/oecoplan

Pannolini Maxi Coop Oecoplan 50 pz., fr. 16.95

Detergente per wc al lemongrass Coop Oecoplan 750 ml, fr. 2.90

Carta igienica Coop Oecoplan con lozione all’Aloe vera, bianca, 9 rotoli, fr. 5.15

Decalcificante rapido Anticalc Coop Oecoplan 1 l, fr. 4.60


»

Guardiani della terra “Il mondo è fatto di grandi tecniche, lo scultore deve fare delle opere ancora più grandi”. Parola dell’artista Ivo Soldini, in mostra a Sion (VS) sino al prossimo 6 ottobre di Marco Jeitziner fotografia di ©Robert Hofer

Arti

8

Non si può non condividere la citazione del ticinese Ivo Soldini che avete appena letto. Mi sono bastate poche battute, semplici ed essenziali come la sua cinquantina di opere, per capire quale atmosfera si sta respirando nell’urbano della capitale vallesana, a Sion. Non credo che stesse semplicemente giustificando l’imponenza delle sue sculture, di quei “guardiani della terra”, così mi piace interpretarli. Presenze apparentemente ingombranti che la sua mente riflessiva ha generato e che le sue mani pazienti hanno modellato, ma che io, profano di quest’arte e soprattutto del suo mondo interiore, immagino più volentieri originarsi dalla terra stessa, dalle viscere calde e tumultuose del sottosuolo, proprio sotto lo storico selciato di Sion. Così come il loro bronzo è per definizione una miscela di altre cose, così la loro resina sintetica è artificio, artificio dell’umano che pensa e che comunica. “Uno sforzo enorme” mi confida ancora l’artista, certo, il che spiega solo in parte perché di “open-art” monumentale non se ne faccia molta. L’ultima a cui ho assistito, guarda caso, sempre in Vallese, a Verbier l’estate scorsa: sculture gigantesche di artisti quali Donna Dodson e Zak Ové, installate sui terrazzamenti delle montagne circostanti il rinomato villaggio. Rapporti dimensionali e di forza Come in quell’occasione, anche le creature di Soldini forse sono state trasportate dal cielo, come meteoriti significanti, ma non importa. Il concetto e la filosofia intrinsechi invece sì, perché lui dice solamente che l’umano, – che sta leggendo, colui che scrive –, è infinitamente superiore alla tecnica, avendola creata, ancor più al discorso del saper fare, la tecnologia. Deve esserlo, e non deve invece esserne vittima o passivo spettatore. Le sue statue umanoidi sono a volte rette, a volte inclinate, ma sempre lì, superiori, a comunicare una presenza, a mo’ di sfida con la natura circostante, uomini, donne, cittadini. Lì a simboleggiare la fatica della vita e il peso della coscienza, grezzamente definite perché da lontano son viste e da vicino vanno, semmai, toccate o rifuggite. Sigilli tridimensionali rassicuranti, peraltro, in tempi di profonda insicurezza, guardiani di luoghi troppo spesso abbandonati

dalla nostra superficialità, laddove un tempo l’uomo vi vide solo distruzione e profitto personale. Ecco che queste sentinelle, uomini e donne, soli o in gruppo, esplicano la loro funzione esistenziale sopra e tra la violenza del cemento, tuttavia così ordinato e geometrico. Ma soprattutto di resistenza a un grande mondo incontrollabile e irruente, fatto di piccoli e presuntuosi esseri. Presenze resistenti, dunque, che testimoniano “il rapporto di noi umani sulla Terra, in questo momento complesso ma anche forte”, mi dice ancora Soldini. Quell’oggi complesso, fatto appunto di nuove difficoltà ma proprio per questo per nulla scontato, anzi vivace e caldo. La presenza del passato E dove, questi guardiani, potevano avere un senso se non a Sion, terra preistorica più volte teatro di scempi e di violenze, che accolse i celti, popolo combattente e cultore del bronzo? Dove se non tra quelle vie di distruzione e di saccheggi perpetrati sino alla seconda metà del Quattrocento, finché difesa a oltranza durante la bataille de la Planta? Dove se non in quel cuore cittadino completamente bruciato alla fine del Settecento e interamente ricostruito? Forse una coincidenza, fortunata in ogni caso, quella che il percorso espositivo passi proprio dall’omonima Place de la Planta. Forse, o forse no. Scrive Rolando Bassetti, storico dell’arte e tra gli organizzatori dell’evento: “Il mutare delle prospettive, l’acciottolato della pavimentazione delle strade, le piazzette nascoste, i materiali e le linee pure dell’architettura fanno della capitale vallesana un luogo propizio al dialogo tra l’artista, la città e la gente che vi abita”. Lo scopo ultimo, lo avrete capito, è “portare l’arte al centro dell’Agorà”. Cosa che in Ticino, di recente, solo a Lugano si fa. Tra le piazze, le case, i balconi, i parchi della gente. Illuminati da quel sole che vigneti e albicocche conoscono bene, integrati in prospettiva tra quelle montagne famose d’inverno, all’ombra dei castelli cittadini, ai loro piedi la notte, ma sempre visibili. Almeno fino al 6 ottobre prossimo... Ricordiamo poi che sino al 31 gennaio 2013 una sessantina di opere di Ivo Soldini sono visibili anche a Bellinzona, presso la Banca Popolare di Sondrio (Suisse), viale Stazione 26.


»

Le vite di Bob

Ora in esclusiva per nuovi clienti Swisscom DSL: il Samsung Galaxy Tab2 10.1 CHF

49.–

In regalo: pacchetto accessori Samsung del valore di 100.–*. Ora su swisscom.ch/dsl o negli Swisscom Shop.

*

* Per nuove stipulazioni di DSL Infinity (CHF 69.–/mese, richiede un collegamento di rete fissa Swisscom, ad es. EconomyLINE CHF 25.35/mese) oppure «DSL e NATEL® Pro» (DSL di Swisscom combinato con un abbonamento NATEL® da 29.–/mese, ad es. DSL CHF 59.–/mese + NATEL® liberty primo CHF 29.–/mese) entro il 31 ottobre 2012. L’offerta non può essere cumulata con altre promozioni speciali. Durata minima del contratto 12 mesi. Prezzo Samsung Galaxy Tab2 10.1 senza abbonamento: CHF 499.–. Il pacchetto di accessori Samsung comprende: astuccio in pelle, presa di collegamento USB e supporti da tavolo universali.

» di Eugenio Klueser

Girare un documentario su una leggenda come Bob Marley non Il risultato però non ha niente del paludato film autorizzato o è certo un’operazione semplice. Star del reggae e alfiere della dell’agiografia tipica delle biografie ufficiali. Non pochi imbacultura rasta e dei diritti degli afroamericani, è stato da alcuni razzi emergono dalla ricerca di Macdonald sull’uomo-Marley: osannato come eroe della rinascita black, da dalle testimonianze dirette a prendere foraltri bollato come ingenuo idealista pronto ma è la figura di un padre assente, sempre in a rinunciare, per la stretta osservanza dei giro per il mondo, e di un marito fedifrago dettami della sua religione (il Rastafaria(lui e Rita, in tournée, dormivano sempre nesimo), alle cure contro il tumore che ne in alberghi diversi) al punto da arrivare a determinò la morte nel 1981, all’età di soli dichiarare a un giornalista di non essere trentasei anni. neppure sposato. Il Re è nudo: il ritratto di Davanti a questa materia contrastante, lo Bob è a tutto tondo, quello di un’esistenza scozzese Kevin Macdonald nel suo Marley che raccoglie in sé molte vite. E non esclude ha affrontato il mito giamaicano non con il episodi controversi della sua carriera: come piglio del fan adorante, ma con professionala scelta di esibirsi (a fronte di un cospicuo le distacco: il regista premio Oscar nel 2000 cachet) davanti a Omar Bongo, spietato per Un giorno a settembre – documentario dittatore del Gabon, oppure l’aggressione sulla strage degli atleti israeliani durante subita a opera di un gruppo armato giamaile Olimpiadi del 1972 – non si è lasciato cano nel 1976. Certamente la pellicola può sfuggire la possibilità di sfruttare al massimo sembrare troppo lunga allo spettatore che si Marley l’archivio privato messo a disposizione dalla aspetta aneddoti curiosi o ai musicofili che regia di Kevin Macdonald famiglia dell’artista giamaicano, fatto di visperavano nell’ennesimo collage di concerUSA/Gran Bretagna, 2012 deo di repertorio e registrazioni inedite, e ha ti. Forse quello di Macdonald non sarà lo arricchito questo materiale con interviste ad amici e familiari sguardo appassionato di chi seguiva il cantante fin da bambino, (in particolare la moglie Rita e i figli Cedella e Ziggy, che ha o la riflessione del tutto personale di chi nei propri film porta coprodotto la pellicola), al discografico che lo impose al mondo il suo bagaglio di ricordi e visioni, ma non dimentica coraggio Chris Blackwell e a molti altri che lo avevano conosciuto. e onestà intellettuale, le prime virtù del buon documentarista.


»

Ricca come una mela Compare nei negozi già a inizio ottobre. Curiosa via di mezzo, almeno nella forma, la mela cotogna riserva grandi sorprese una volta cotta. Ma le sue proprietà non si fermano alla polpa: anche i semi sono un toccasana… a cura della Redazione

Gastronomia

10

Sembra una pera ma è una mela con la superficie leggermente pelosetta, una caratteristica che scompare con la maturazione e man mano che il frutto diventa giallo. Appartiene alla famiglia delle Rosacee, è originaria dell’Asia Minore ed è considerato il frutto di Venere (simbolo di amore e fecondità). Il suo nome scientifico è Cydonia oblonga Mill. o vulgaris ma per tutti è la mela cotogna; ha pochi glucidi e lipidi, scarse proteine e un bassissimo apporto calorico (circa 28 calorie/100 grammi). Purtroppo il consumo crudo non è propriamente “un’esperienza gratificante”, e per questo la cotogna viene cotta, consumata con zucchero o miele, o sottoforma di gelatina e confettura. Questo frutto ha un sapore acidulo dovuto all’acido malico contenuto nella sua polpa. È caratterizzato anche dalle presenza massiccia di fibre insolubili (75%), mentre quelle solubili sono costituite per la maggior parte da pectine, dei polisaccaridi che una volta scaldati e raffreddati assumono una consistenza gelatinosa.

Una piccola farmacia Questo frutto esercita un’azione emolliente (e astringente) sulle mucose digestive e intestinali, risultando un naturale rimedio contro dissenteria e vomito. Un effetto dovuto alla presenza sempre dei tannini (di cui è ricca, da qui il gusto aspro) e delle pectine, in grado di trattenere molta acqua e di assorbire (e inibire) le tossine. Per questo la cotogna esercita un’azione antisettica. Le pectine e le fibre insolubili sono altresì capaci di rallentare l’assorbimento dei lipidi favorendone l’eliminazione, e possono contribuire a controllare il tasso di colesterolo nel sangue. Questo frutto giallo è un “rimedio naturale” contro i disturbi di stagione, come tossi e bronchiti. In questo caso sono d’aiuto soprattutto il suo succo e i semi. Contro la tosse, per esempio, basta lasciar macerare per circa un’ora un cucchiaio di semi di mela cotogna in una tazza d’acqua bollente. Poi si filtra e si addolcisce con del miele.

Marmellata: la ricetta base Una perla autunnale Produrre un’ottima marmellata in Come buona parte della frutta, casa è semplice (e molto economianche la mela cotogna contiene co:) servono 4 kg di mele cotogne, vitamina C, oltre a una discreta 2,5 kg di zucchero e un limone. quantità di vitamina B e provitaScegliete le mele più mature e mina A. Ma essendo necessario non ammaccate, tagliatele a piccoli cuocerla per consumarla, una buopezzi e togliete il picciolo, i semi e na parte della vitamina C viene diil torsolo. Prendete una pentola, Immagine tratta da Köhler’s Medizinal-Pflanzen di Hermann Köhler (Franz Eugen Köhler, 1887) strutta dal calore. Anche i minerali mettete le mele cotogne all’interno (potassio, fosforo, calcio, magnesio aggiungendo un bicchiere d’acqua e ferro) e gli oligoelementi (zinco, rame, manganese e fluoro) e il succo del limone. Ora fate cuocere a fuoco lento finché non sono molto presenti ma, come per le vitamine, la cottura porta ottenete un composto cremoso. Una volta pronto, mettetelo alla perdita di una parte considerevole di questi componen- in un colabrodo e lasciate scolare tutto il succo, in modo che ti. Esiste naturalmente la possibilità di impiegare il vapore, resti solo la polpa. Quindi rimettetela nella pentola e unite evitando così nella fase di cottura la dispersione dei preziosi lo zucchero, lasciate cuocere fino a quando non si sarà traminerali nell’acqua. sformato in un composto denso. La marmellata è pronta: ora Anche il profumo è una caratteristica di questo frutto; la mela versatela in vasetti tiepidi e puliti, da chiudere ermeticamente cotogna infatti durante la maturazione produce diverse sostan- e conservare in un luogo asciutto e buio. In alternativa, si ze aromatiche che si accumulano nella buccia. Per questo nel possono creare delle gelatine di frutta: mettete il composto in passato veniva utilizzava per profumare ripostigli e armadi: un una pirofila, lo appianate e attendete che si raffreddi. Tagliate metodo molto semplice è inserire dei chiodi di garofano sulla la forma a piacere in parti più piccole e riponetele in frigo; sua superficie, poi basta appendere il frutto in una stanza per una volta fredde potete spolverarle con dello zucchero a velo avere un dispensatore naturale (e praticamente gratuito). o accompagnarle, per esempio, con della carne.


Conquisterà anche la giuria più esigente. 5 0 x2 b i g l

ietti

e ora Partecipat su bell.ch

CUISINE VO O U N Per menu a 5 stelle! Provate la grande qualità dei prodotti Bell Cuisine preparati con ingredienti freschi e pronti in un batter d’occhio. Bœuf Stroganoff

Straccetti di petto di pollo alle erbe

Kebab

RZ_1_BEW_CUISINE_INSERAT_DATE_GESCHN_TICINO_210X295_I.indd 1

Scoprite la ricca gamma di bontà su www.bell.ch

31.08.12 10:56


»

Una questione politica Il film blasfemo “L’innocenza dei musulmani”, del regista ebreo californiano Sam Bacile, ha suscitato indignazione nel mondo arabo-islamico. Perché tanto clamore per una pellicola che nel cinema in cui è stata proiettata ha visto la partecipazione soltanto di uno sparuto gruppo di spettatori? di Marco Alloni

Società

12

I fatti sono noti: in Libia è stato ucciso l’ambasciatore america- islamica che, viceversa, non nascondono una chiara vocaziono Chris Steven e tre suoi collaboratori; al Cairo è stata assalita ne teocratica. Salafiti in testa e jihadisti a seguire. Che non l’ambasciata americana e sostituita alla sua bandiera quella isla- hanno nessuna intenzione di perdere l’occasione della propria mica con la scritta “Non esiste altro Dio all’infuori di Allah”; in legittimazione elettorale per alzare il tiro e rivendicare l’antico Afghanistan il governo ha disposto la chiusura totale di YouTube sogno panislamista di un Oriente califfale contrapposto a un per evitare che la popolazione visionasse i 14 minuti tratti dal Occidente “eretico”. film; in Tunisia e nello Yemen sono esplose proteste di piazza, Nessuno può ragionevolmente pensare che i fatti recenti siano e in tutto il mondo islamico l’indignazione ha rotto gli argini. una semplice risposta a una grottesca provocazione. Si trattasse Perché tanta rabbia per un film che, per quanto oltraggioso, ha esclusivamente di difendere l’onore dell’Islam nessuno avrebbe i chiari caratteri di una produavuto ragione di aggredire le zione amatoriale, realizzata rappresentanze diplomatiche in casa, di chiara impronta americane. La questione è individuale (di squilibrati è molto più seria: da ora in pieno il mondo) e per di più avanti, da parte dell’islam radi pessima qualità? dicale, qualsiasi prestesto sarà La risposta è nelle illazioni addotto per discreditare il che sono circolate intorno vecchio nemico occidentale. alla sua realizzazione. In un E se non interverrà qualche primo momento – e per tasconsiderato alla Sam Bacile luni ancora adesso – il film per farlo, saranno gli stessi avrebbe visto il coinvolgiintegralisti – come d’altronde mento della comunità copta è possibile sia accaduto – a della diaspora, ovvero dei crifabbricare ad arte un pretesto stiani egiziani residenti negli per poter legittimare l’uso Proteste antiamericane in Pakistan (immagine tratta da www.fanpage.it) Stati Uniti. Per molti inoltre, della forza e scagliarsi contro a fiancheggiare l’operazione, il Satana d’oltreoceano. sarebbe stato quello stesso reverendo Terry Jones, della Florida, Non si tratta dunque di valutare la dimensione etica del probleche tempo fa bruciò provocatoriamente una copia del Corano ma. Dal punto di vista strettamente religioso la libertà di espressulla pubblica piazza. sione ha, e deve avere, chiari limiti che nessuna argomentazione Ora, che simili squilibrati allignino tra la popolazione america- propagandistica nel segno del “diritto di critica” può ignorare. na, come in qualsiasi altro stato – ricordiamo i patetici vignettisti Pertanto porre su un piano di mero rispetto dell’alterità la danesi – è un fatto che non merita commenti. Ma che qualcuno questione è del tutto fuorviante. Il problema investe la politica, li assuma a pretesto per scatenare una battaglia mediatica e di le relazioni internazionali, l’economia e i problemi concreti di piazza contro l’intero Occidente è tutt’altro discorso. sopravvivenza che attanagliano le masse arabe. Qui non è più in gioco la semplice e comprensibile sensibilità Finché i paesi arabi sorti dalle primavere rivoluzionarie non religiosa di un universo tradizionalmente legato al proprio saranno dotati di mezzi economici e politici per determinare credo, ma un risentimento ad ampio raggio che è lungi dall’es- in totale autosufficienza i propri destini, il pericolo dell’integrasersi placato con il crollo delle Torri gemelle. È in gioco una lismo islamico sarà sempre dietro l’angolo, e la sua capacità di pericolosissima ostilità politica. colpire una diretta conseguenza della sua legittimità a farlo nel nome della sudditanza politica e dell’umiliazione economica. Un’occasione da non perdere Mi si permetta dunque di dirlo chiaramente: in questo momenUn vecchio ritornello? No, perché oggi le carte in tavola sono to bisogna sostenere Mohammad Morsi. La sua azione moderata cambiate. Le primavere arabe hanno fatto emergere, oltre a di governo è l’unica via contro le derive jihadiste: assimilare una popolazione di militanti arabi laici e democratici a tutto la sua figura a quella delle frange integraliste è irresponsabile tondo, anche quelle maggioritarie formazioni di ispirazione e controproducente.


»

La scienza del male A quanto pare la capacità di essere crudeli è, nell’uomo, inversamente proporzionale alla sua capacità di entrare in empatia con il prossimo. Almeno secondo Simon Baron-Cohen, neuroscienziato inglese di origini ebraiche di Francesca Rigotti illustrazione di Mimmo Mendicino

Simon

Baron-Cohen, psichiatra e neuroscienziato inglese – cugino di Sacha Baron-Cohen, attore e interprete di personaggi comici di successo quali Borat e il dittatore della Repubblica di Wadiya –, insegna all’Università di Cambridge dove conduce ricerche di psicologia sperimentale. Entrambi provengono da famiglie ebree praticanti. Ma mentre il cugino attore rivela le magagne del mondo mettendole sul ridere, il cugino medico cerca di comprendere il posto di tali magagne nel nostro cervello. Simon Baron-Cohen nel suo libro La scienza del male. L’empatia e le origini della crudeltà, uscito nel 2011 e prontamente tradotto in italiano dall’editore Raffaello Cortina di Milano, si propone infatti di capire un problema facile facile: nientemeno che le origini della crudeltà umana. Che individua, ci spiega nel corso del libro, nella scarsezza o nella mancanza, in alcune persone, di empatia. Il sentimento dell’empatia Che cos’è, prima di tutto, l’empatia? Un sentimento che solo di recente ha ricevuto un nome. Il termine empatia non esisteva infatti prima degli anni Trenta del Novecento, quando venne coniato con forme dell’antico greco, en = in e patia = sentire, patire, per calco del tedesco Einfühlung. Empatia sta per capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona in modo intimo e immediato, quasi per immedesimazione. Nata nell’ambito dell’arte e cresciuta in quello della filosofia fenomenologica (soprattutto grazie ai lavori di Edith Stein), la nostra empatia trovò conferma negli studi sulla comunicazione delle emozioni e in quelli sui neuroni specchio; secondo tali teorie l’empatia fa parte del corredo genetico della specie umana e fa sì che siamo, in un certo qual modo, buoni “per natura” dalla nascita. La soglia dell’empatia In Baron-Cohen l’empatia fa un ulteriore passo avanti permettendoci di rispondere ai sentimenti dell’altro con un’emozione appropriata. Se la persona che ho davanti è contenta sorriderò, se soffre tenderò, per immedesimazione, ad addolorarmi a mia volta. Sempre che la mia soglia empatica rientri nei valori a norma. Se invece sono una persona con poca o nessuna empatia, non

solo non soffrirò del dolore degli altri, ma non avrò nemmeno remore a far loro del male. Il test del “quoziente di empatia” La tesi è affascinante e corredata da una serie di supporti scientifici, da grafici e interviste, tutti esposti in maniera comprensibile in un testo volutamente divulgativo: chi possiede un grado zero di empatia non riesce a relazionarsi con gli altri, come le persone con forme varie di autismo o con disturbi psicopatici di personalità o che abbiano subito esperienze di abuso o deprivazione affettiva nell’infanzia. Chi invece è empatico al 100% possiede “una pentola d’oro interiore”, insomma è colmo di emozioni positive (potete fare tutti il test del “Quoziente di empatia” che si trova alla fine del volume; io ho ottenuto un punteggio medio-basso, si vede che la pentola d’oro non ce l’ho o che la mia è al massimo di rame). Attenzione al riduzionismo Devo dire che la tesi di Baron-Cohen psicologo sull’origine del male sarebbe più convincente se si fermasse a enunciare l’ipotesi scientifica e non cercasse di spiegare con essa forme di crudeltà del mondo sociale, prima fra tutte la crudeltà nazista, con la quale si apre il volume. Baron-Cohen vuole comprendere il male dell’olocausto e nota che il tentare di spiegarlo dicendo che “il tale ha fatto questo perché è malvagio” è una tautologia, cioè il dire la stessa cosa con altre parole. Ma sostituire al termine “malvagio” il termine “non empatico” mi sembra altrettanto tautologico, soprattutto se si insiste, come fa l’autore, unicamente sulle condizioni individuali delle persone. Che tutte le SS che sterminarono gli ebrei, tutti i soldati turchi che sterminarono gli Armeni e i tutsi e i tutu che si sterminarono tra loro, e soprattutto tutti i semplici cittadini testimoni e complici di quei massacri abbiano avuto una bassa soglia empatica dovuta a condizioni di abuso e deprivazione infantile? Forse sarebbe più onesto, direi in conclusione, presentare le proprie scoperte biologiche come contributi all’analisi del fenomeno della crudeltà umana piuttosto che voler ridurre ogni spiegazione all’interpretazione biologica dell’empatia proclamando che essa gode della “verità eterna dei fenomeni naturali” (p.94).

Kronos

13


» testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni; fotografia di Flavia Leuenberger

14

Fiorenza Bergomi

Vitae

mio lavoro è importante avere equilibrio, essere persone serie ed affidabili. Il carattere forte aiuta poiché vi sono situazioni assai dure, penso per esempio a indagini che vedono quali vittime di reati i minorenni. Queste caratteristiche le hanno le donne e le hanno anche gli uomini. Per me centrale è l’individuo, non il genere cui si appartiene. Ci sono decisioni giudiziarie opinabili? Sarei prudente nel definire le decisioni giudiziarie opinabili. Una sentenza è fatta di accertamento dei fatti e di conseguente qualifica giuridica degli stessi. È molto difficile esprimere pareri se questi fatti non si conoscono a fondo. Mi Il temperamento caparbio l’ha guidata piacciono poco i commennella professione. Dopo dieci anni di atti- ti stile “pena severa”, “pena mite”. Chi anche conosce un vità in veste di magistrato parla del suo incarto a volte si rende conto lavoro e di come lo affronta che la scelta se ricorrere contro una sentenza o non ricorrere è controlli telefonici. Io credo di assai difficile. Figuriamoci i commenti da bar, non avere mai abusato del postile innocentisti o colpevolisti. tere conferitomi. Lo so che dirConcordo nel dire che gli uomini non sono lo è scontato, ma sono sicura, infallibili, la giustizia è fatta di uomini, e ove con la coscienza tranquilla, viamente tutti possono commettere errori. Va di avere sempre agito nel pieperò anche sottolineato che il nostro sistema no rispetto delle competenze giudiziario dà la facoltà di adire più gradi di attribuitemi. Quando decido giudizio, pertanto l’errore giocoforza è assai non vi è spazio per i sentimenraro che si verifichi. Vi sono infatti più mati o le emozioni. Le decisioni gistrati che esaminano un dossier, magistrati vanno prese con serietà, seassolutamente indipendenti tra loro. Questo renità, metodo e razionalità. permette quindi una approfondita e plurima Mi sono mai sentita attaccaverifica, con la conseguenza che gli errori ta ingiustamente? C’è forse difficilmente si verificheranno. Il sentimento qualcuno che non si è mai del condannato che si professa innocente sentito attaccato ingiustamensarà sempre quello di essere stato vittima di te? È giusto dire che il giudiun sistema giudiziario che se la prende con zio delle persone delle quali lui. Se dal punto di vista umano si può anche ho considerazione è per me capire, in realtà bisogna essere oggettivi e fare molto importante, sia nella astrazione da sentimenti di tale genere. Nel vita professionale sia nella prendere una decisione procedo esaminando vita privata. Il giudizio delle i fatti, stilo una scaletta dei vari passi da intrapersone che non considero, o prendere, esamino il diritto, la giurisprudenza considero poco, non mi ime poi decido. Sono cresciuta in una famiglia porta proprio. Viviamo nel numerosa, con tanti fratelli. Per me ha volu2012, e quindi vorrei che si to dire nascere “con la camicia”: mi ritengo sbarazzasse il campo da certi infatti fortunata. Essere in tanti vuol dire stereotipi come, per esempio, condividere, vuol dire imparare e sedersi a quello che sia una donna a discutere, vuol dire confrontarsi subito con le essere un magistrato. Penso opinioni altrui. E si tratta di aspetti che nella semplicemente che esistono vita aiutano molto. Quali sono stati i luoghi uomini forti, uomini deboli, della giovinezza che mi hanno formata nel donne forti o donne deboli. carattere? Non saprei, perché più che i luoghi Sono di certo una persona che credo siano state le persone che hanno contriha carattere, anche se anch’io buito a formare il mio carattere. Sicuramente ho i miei momenti di debola figura in assoluto più importante in questo lezza. In ogni caso per fare il è stata, e fortunatamente è, mia madre.

»

C

redo di poter dire che ho fatto molto presto questa scelta. Infatti, già da ragazzina volevo fare l’avvocato. Penso anche che l’idea sia nata per il fatto che ero una “chiacchierina” che voleva avere sempre l’ultima parola. All’università poi mi sono detta che “da grande” avrei fatto il magistrato, data la mia predilezione per il diritto penale. Ho voluto dunque diventare procuratore pubblico. Fare l’avvocato implica, per forza, avere un ruolo di parte. A volte quindi anche difendere interessi o posizioni in cui non sempre si crede. Fare il magistrato significa invece essere solo uomo di legge che opera nell’interesse della giustizia, quindi dello stato. Questo ruolo, che è quello di cercare la soluzione giusta, di cercare la verità, mi affascina e si addice al mio modo di essere e di pensare. Il procuratore può autonomamente decretare un arresto, e per alcune ore la sua decisione è insindacabile. Come vivo questo ruolo? Sono ovviamente consapevole del grande potere che mi viene attribuito dalla funzione che esercito, e credo anche d’essere in grado di gestire in maniera equilibrata e serena questa realtà. Privare qualcuno della libertà personale è senza dubbio una misura grave e che lascerà il segno nella vita dell’individuo. Questo mi è chiaro, e ogni volta che arresto qualcuno non perdo di vista questi aspetti. Tuttavia, se è giusto dire che per alcune ore la decisione di arresto non è sindacabile, è anche corretto ricordare che nel giro di quarantotto ore, un altro magistrato valuterà se confermare o meno la misura ordinata. Pertanto questo grande potere conferito dalla legge al procuratore soggiace comunque a un controllo pressoché immediato. Va comunque aggiunto che vi sono altre misure pure di competenza del procuratore che sono di notevole ingerenza nella vita delle persone. Si pensi alle perquisizioni delle case, alle relazioni bancarie, ai


Devonshire - A Travel Diary

An English Summer di Keri Gonzato; fotografie di Reza Khatir


sopra: cabine pubbliche a Paignton; in apertura: la discesa al mare


The Sea

Spiaggia di Kingswear

F

ilamenti di nuvole viaggiano rapidi nel cielo… È arrivata l’estate nella grande isola inglese. Qui, questa stagione è avvolta da una bruma di malinconia. Il sole fa capolino rapido, from time to time, e abbraccia i turisti sulle coste più meridionali dell’Inghilterra. Chi non ha la possibilità finanziaria di migrare verso il caldo mediterraneo cerca di rubare un po’ di estate, tra un cirro e un cumulonembo, in luoghi come la stazione balneare di Paignton nel Devonshire. Prawns, mussels, shrimps – nomi croccanti inneggiano sulle insegne dei baracchini che vendono pesce fritto e patatine, il classico fish n’chips. Chi cerca un lembo di pace si rivolge a luoghi come la spiaggia di Kingswear, dove le onde si infrangono sulla sabbia riempiendo l’aria silenziosa. In spiaggia non ci sono né ombrelloni né sdraio, non sono necessari, e lo sguardo si può riposare nel piacevole incontro con la natura… Un sole titubante prova a scaldare le persone, sparse qua e là sulla sabbia. Sono vestite di tutto punto, rassegnate ad accogliere le frequenti pioggerelle. Un papà gioca a calcio con il suo bambino nella cornice delle cabine da spiaggia, che paiono sorridere con le loro porticine colorate. Sono gialle, rosse, blu, a strisce, rosa, arancio e manifestano quella capacità tutta inglese di sdrammatizzare lo spleen del paesaggio in modo stravagante.


Spiaggia di Paignton


“And the paradise of going somewhere That's still so far away Happy, boy you bet I am Holding on to this smile for just as long as I can” “Heaven”, Chris Rea


The Country

Può capitare poi che il vento, che porta con sé la voglia di esplorare, sospinga il viaggiatore verso l’interno, verso la campagna inglese… Accompagnati dal movimento sovrastante delle nubi, ci si addentra nelle stradine, strette tra alte mura di sasso, nel mistero di questi luoghi. Le persone si fanno rare, le case si disperdono nella vastità del paesaggio. Grazie all’umidità il verde si manifesta in tutte le sue varianti ed è intenso, penetrante. L’aria profuma di terra, abbassando il finestrino… Two Bridges, un ruscello che scorre leggero, la fantasia viaggia e trascende la realtà sintonizzandosi sulla frequenza della poesia. La cam-

Verso Totnes

pagna del Devon attraversa gli abiti e la pelle impregnandoti di un sentimento struggente e romantico. Ci si sente piccoli, nel grande mistero delle cose mentre si continua a viaggiare… Giungendo alla foresta di Dartmoor si apre un mondo, lo si capisce quando una popolazione di mini pony, quasi fossero creature fantastiche, si staglia all’orizzonte. E poi si rimette in moto la macchina, si torna nell’abbraccio stretto della strada e ci si ferma a un pub a bere una confortante pinta di birra. Il ritmo del cuore rallenta e si placa ascoltando il chiacchiericcio sommesso degli abitanti di queste lande che sembrano lontanissime dai locali rumorosi e dai fish n'chips del litorale.


Pony selvatici, brughiera di Dartmoor

Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951 è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Locarno ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI e il CISA a Lugano. www.khatir.com Le fotografie proposte in queste pagine sono state realizzate con un apparecchio Diana 6x6cm (Lomografia) su pellicola Kodak Portra 160 e 800 ISO

The Two Bridges, Dartmoor


Milano. Chinatown di Roberto Roveda; fotografie di Flavia Leuenberger

però che un popolo capace di resistere alle orde degli Unni e dei Mongoli, al Libretto rosso di Mao e di far convivere comunismo e capitalismo si fermi per un’ordinanza comunale. Semplicemente i furgoncini vengono parcheggiati nelle vie adiacenti e si è creato un continuo vai e vieni di carrelli e carrellini stracarici dei pacchi più diversi. Ai cinesi poi non manca certo la forza di volontà, né la voglia di faticare...

Luoghi

46

Ho sempre pensato che i cinesi vivano a Milano fin dalla fondazione della città. Sono una peculiarità tutta meneghina, una tradizione milanese da affiancare al panettone e ai Navigli. Nessuna città italiana ha infatti una comunità cinese tanto ampia – più di 20mila iscritti all’anagrafe e chissà quanti “sommersi”… – e tanto antica con i suoi quasi cent’anni all’ombra del Duomo. Non è certo un caso, allora, che il secondo cognome più diffuso a Milano, dopo il classico Rossi, non sia certo Brambilla o Colombo, ma Hu. Il quartier generale dei cinesi La zona attorno a via Paolo Sarpi, ai confini nord col centro storico, è tradizionalmente il loro regno, quello che i milanesi doc chiamavano “il quartier generale dei cinesi” e che oggi, all’americana, viene detto “Chinatown”. Nel quartiere Sarpi da sempre le attività “made in Cina” pullulano: qui sono nati prima della Seconda guerra mondiale i primi laboratori per la lavorazione della seta e poi nel tempo sono fioriti come funghi i negozi di abbigliamento, di chincaglieria varia ed eventuale, di elettronica low-cost. E poi i parrucchieri dove farsi rasare la capoccia alla metà del costo di un professionista nostrano, i ristoranti e gli immancabili centri massaggio, famosi perché le mani sfiorano spesso il proibito, ma sempre a prezzi modici. Insomma una sorta di suk dell’Estremo Oriente, dominato dal caos e dalla frenesia, soprattutto da quando la zona è stata occupata in massa dai grossisti cinesi che riforniscono di merci a buon mercato la maggior parte dei venditori ambulanti del Nord Italia. Il “via vai” di furgoncini e camion era diventato col tempo così caotico e senza freni né orari che il comune di Milano ha deciso, negli anni scorsi, di pedonalizzare via Sarpi e di impedirvi il carico e lo scarico delle merci. Difficile

La Cina è vicina La zona pedonalizzata è comunque una manna per chi non ha fretta e ha voglia di passeggiare in questo piccolo pezzo di Cina in salsa meneghina con più quiete di un tempo. Senza i continui colpi di clacson e le “sgasate” delle auto e dei motorini si ascoltano meglio le voci delle persone che lavorano, incomprensibili, tranne per quei vocaboli che probabilmente non si usano in lingua mandarina come “caffè”, per esempio. Oppure si può scoprire guardando all’interno di un bar un signore attempato che guarda via satellite un programma televisivo della madrepatria mentre una ragazzina allo stesso tavolo ha il computer aperto sul sito di Amici di Maria De Filippi. Passo dopo passo si scopre poi che i negozi sono molto simili tra loro, con l’immancabile insegna luminescente e la scritta “open” in rosso, l’ammucchiarsi di mille cose in pochi metri quadrati e un certo disordine. Però, alcuni sono delle piccole miniere dove è possibile acquistare oggetti di qualità a prezzi ragionevoli, fosse anche un foulard di seta fatto a mano, non “stampato” a raffica in qualche oscuro laboratorio. Si incontra, se si ha un poco di pazienza, un gusto d’Oriente inaspettato, qualche frammento di autenticità cinese in un mare di contraffazioni e di copiature smaccate di modelli e stili di vita occidentali. Un’impressione rafforzata dal fatto che i ristoranti della zona, probabilmente perché possono contare su una nutrita clientela di compatrioti, presentano una cucina sopra la media della ristorazione cinese e offrono piatti altrimenti fuori dal comune come la “lingua d’anatra” oppure la fonduta cinese servita con carni, pesce e verdure. Insomma qualcosa di ben diverso dal solito involtino primavera che nessuno troverà mai a Shangai. E si possono fare anche incontri inattesi e piacevoli come la giovane barista, bella come solo Gong Li in Lanterne rosse, che con puro accento meneghino mi ha detto: “Non c’è niente di peggio di quando mi chiamano «Cina». A me che poi la Cina non l’ho mai vista e sono arrivata qui nella pancia di mia mamma. Però sempre cinese rimango per i milanesi, mentre per chi viene dalla madre patria sono un’italiana. Sono un pò come questo quartiere, che non è Cina e non è Italia, ma che è Cina e Italia assieme”.



Basta con la tinta! Quella del capello grigio, o bianco, è una tendenza decisamente in aumento, specie nella generazione delle babyboomers. Ogni donna ha la sua motivazione, ma tutte sembrano soddisfatte, come attestano le nostre intervistate

Infinite sfumature di grigio Tendenze p. 48 | di Patrizia Mezzanzanica

Quando mesi fa, sul blog al femminile La 27ORA del “Corriere della Sera” è comparso l’articolo di Maria Laura Rodotà sulla sua personale scelta di non tingersi più i capelli, l’interesse delle donne è stato immediato. In molte hanno scritto per condividere la sua decisione, altre si sono dette favorevoli ma non ancora pronte e i maschi (pochi) che sono intervenuti nella discussione, si sono comunque schierati per l’argentea chioma, meglio se corta perché, a una certa età, i capelli lunghi paiono poco plausibili. La signora Rodotà, certo per convinzione ma, forse, anche un po’ per mestiere, pone fondamentalmente la questione nei termini di una scelta di campo: chi sta di qui e chi sta di là dalla barricata, chi vuol apparire più giovane e chi accetta la propria età. Riporta anche di un soffuso astio che avverte circondare lei e le neometallizzate da parte delle coetanee convinte tinteggiate perché, scrive “hai rotto un tacito patto generazionale, quello che ci impegnava a restare tutti eterni ragazzi”. Per questo, per lei e molte altre, il ritrovato colore naturale è motivo non solo di contentezza ma, soprattutto, di fierezza. Ciò che leggo sul dizionario dei simboli alla parola “capelli”, riguardo a un’antica proibizione femminile di tingerli per spirito di penitenza e per non incorrere negli artifici della seduzione, dopo duemila anni sembra quindi un tabù definitivamente superato. Non solo la seduzione non è più un peccato ma il capello grigio incanta quanto il biondo platino perché – e lo ripetiamo volentieri – si piace di più quando si piace a se stesse. Però i simboli sono simboli, anche dopo duemila anni, e per quanti sforzi facciamo non ce ne liberiamo così facilmente. Nel nostro inconscio essi sopravvivono immobili, immutabili e intoccabili. Per questo, e per il fatto che ci si può tingere i capelli anche senza volersi mettere in competizione con le adolescenti (cosa peraltro impossibile per qualsiasi donna dotata di un minimo di buon senso e buon gusto), noi riteniamo che la scelta del capello grigio non sia tanto una questione di rivendicazione sociale, ma una scelta squisitamente personale che, come testimoniano le nostre intervistate, ha più a che fare con la sensibilità, il gusto, i pregi e difetti che caratterizzano ognuno di noi e, perché no… con un pizzico di vanità.

Franca Ferraiolo magistrato “Perché ho smesso di tingermi i capelli? Di getto mi verrebbe da dire per desiderio di libertà, perché vivevo il parrucchiere come una schiavitù. E perché il sacrificio al quale mi sottoponevo non era ricompensato da un risultato duraturo: dopo due settimane ero di nuovo da capo. Ma prima ancora di questo, credo sia una questione di consapevolezza. In realtà, solo da poco ho riflettuto sulla questione. Prima mi facevo la tinta per abitudine. La mia non era una scelta, solo un gesto scontato, automatico, dettato dal fatto che lo facessero tutte le mie amiche. Quando mi sono fermata a pensare se lo desideravo veramente mi sono detta di no, e il mio rifiuto era così spontaneo e sereno che me ne sono persino stupita. I miei nuovi capelli grigi mi danno grandi soddisfazioni. Ho scoperto di avere una bella tonalità e sono tornati morbidi e segosi”. Julia Binfield artista “Io ho smesso per pigrizia, fondamentalmente. Perché ritoccare la riga bianca della ricrescita era faticoso. Ma anche perché così mi piaccio. Trovo il grigio un colore accettabile e non ho mai avuto problemi di relazione, né con gli amici, né con gli uomini in generale. Bisogna solo accettare che un po’ ci invecchi, anche se, a pensarci bene, non è neppure così vero. Con gli anni, insieme ai tuoi capelli, anche il tuo viso cambia, la tua espressione, i tuoi lineamenti. Un po’ di chiaro intorno, tutto sommato, gli sta meglio”. Roberta Segagni pubbliche relazioni “Io non mi sono mai tinta. Quando i primi capelli bianchi hanno cominciato a crescere li ho lasciati. Qualcuno, una volta, mi ha detto che dovevo essere una donna molto sicura di me, ma non so se è davvero una questione di sicurezza. So solo che vivrei il contrario come una forzatura. Se la natura si comporta in un certo modo una ragione ci deve pur essere. E poi così mi sento in armonia fra dentro e fuori: niente trucchi e niente inganni, sono esattamente quella che vedi. Finché la faccia regge la questione non si pone. Magari domani, chissà… potrei anche tingermi”.


»

L’orchidea sul lago Dal 5 al 7 ottobre prossimi, nel parco di Villa Erba a Cernobbio, si tiene Orticolario, la manifestazione florovivaistica che accoglie le proposte di oltre duecento espositori dall’Italia e da tutta Europa. Ospite d’onore, l’orchidea

di Stefania Briccola

L’allestimento

della prossima edizione di “Orticolario”, ideato da Alessandro Valenza, rende omaggio all’orchidea, fiore eccelso che è tra le specie più numerose in natura, con oltre trentamila varietà, e rappresenta un punto altissimo di evoluzione nel mondo vegetale. L’installazione rielabora il concetto di sezione aurea con quattro spirali in un cerchio che racchiudono quattro stagioni, climi, età della vita e colori. All’interno si trovano oltre seicento differenti specie di orchidea tra cui, la “Vanda”, una delle più richieste dagli appassionati, la Phalaenopsis, in versione classica e ibridata, l’Oncidium con i caratteristici piccoli fiori gialli, l’Angraecum, che sfoggia corolle bianche e cerose, e il Paphiopedilum dalle forme sinuose. “Evoluta e raffinata”, osserva l’esperto Alessandro Valenza a proposito dell’orchidea, “imita o inganna, ma con delicatezza prospera in ogni stagione e zona climatica, muta in migliaia di forme differenti senza perdere la sua identità, si rinnova ogni anno scandendo il passaggio inesorabile del tempo”. La quarta edizione di “Orticolario” declina il tema delle emozioni sonore e promette un viaggio attraverso i suoni e i rumori del giardino alla ricerca dello spirito del luogo. Le ambientazioni sonore, realizzate dal compositore Francesco Mantero nelle varie aree, traggono ispirazione dalla natura e spaziano dal frinire delle cicale all’infrangersi dell’onda. I suoni molteplici accompagneranno le installazione del fiorentino Stefano Passerotti, noto come il “giardiniere coraggioso”, nella darsena, in prossimità dell’ingresso al padiglione centrale e nella bambouserie mentre all’interno di un boschetto faranno da sfondo alla scenografia di piante e di arredi della garden designer Barbara Negretti che interpreta il concetto di “onda sonora”. Invece le oasi di raccoglimento disseminate nel parco e nel centro espositivo tesseranno un elogio al silenzio, condizione indispensabile all’ascolto. Un tocco anglo-elvetico Tra le installazioni spicca quella di Daniel Berset, friborghese, cittadino del mondo e ginevrino d’adozione, che ha fatto della

sedia un Leitmotiv delle sue opere, come Broken chair collocata di fronte al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra. Madrina di “Orticolario” è Vivienne Westwood, creatrice di moda, icona dello stile punk e appassionata di giardini, alla quale sarà dedicata l’omonima rosa, ultima creazione di Vittorio Barni di Pistoia. L’altro battesimo botanico della manifestazione, organizzata da Sogeo con Società Ortofloricola Comense e Orticola di Lombardia, è quello dell’iris “Villa Erba” ibridato dal francese Richard Cayeux in omaggio alla dimora lariana di Luchino Visconti. A “Orticolario” ci sarà una significativa presenza di vivaisti specializzati in orchidee come la Floricoltura Riboni che presenterà specie botaniche rare e protette di Paphiopelidum. Dalla Francia giungerà Ryanne Orchidée con i Bulbophyllum caratterizzate da fiori particolari dalle forme a dir poco stravaganti. Il tedesco Roelke si occuperà di istruire chi vuole iniziare a coltivare orchidee e tra le proposte avrà lo starting kit per i neofiti di tutto rispetto. Giardini sensoriali Tra le novità di quest’anno ci saranno le piante in via d’estinzione dell’Associazione Vivaio di Castel San Pietro in Ticino, che dà lavoro a persone socialmente svantaggiate, lo zafferano prodotto da Egisto Brandi a San Quirico d’Orcia (Siena) e i mirtilli siberiani dell’azienda agricola La Chicca di Tresivio (Sondrio). Ma non è tutto, saranno presenti anche tre “giardini sensoriali” realizzati con filosofie diverse. Sara Pizzati nel padiglione centrale presenta Mettiti in ascolto mentre, nell’ala Lario, Anna Piussi con Marco Carmazzi propone il Giardino d’amor novo e Yasuo Kitayama realizza con pietre naturali Suono dell’anima all’insegna dello spirito zen. Nella tre giorni sarà presentata la selezione dei film del primo Festival internazionale del cortometraggio botanico sul tema Alla scoperta dell’orchidea spontanea in Europa. Un battello-navetta sulle note della quinta sinfonia Mahler trasporterà gratuitamente via lago i visitatori da Como, in piazza Cavour, alla darsena di Villa Erba a Cernobbio, per una visione a tutto campo delle prospettive verdi dal Lario.

Verde

49


»

Astri toro

gemelli

cancro

Grazie ai pianeti favorevoli troverete il perfetto equilibrio tra il bisogno di essere voi stessi e i rapporti con gli altri. Momento di comunicazione con la persona amata. Incontri sentimentali.

Vita sentimentale in movimento. State attenti tra il 2 e il 3 ottobre a non perdere la trebisonda. Le difficoltà coniugali non devono ripercuotersi sui figli. Buone possibilità economiche e ricerca di una nuova casa.

Svolta al vostro look abituale. Forti spese per l’automobile. Una vecchia fiamma potrebbe riaccendere passioni apparentemente sopite. Shopping compulsivo per i nati tra la prima e la seconda decade.

Grazie a Venere la vostra vita sentimentale prende un’improvvisa impennata. La relazione erotica diventa il tramite per una trasformazione interiore. Momento poco adatto per chiedere finanziamenti.

leone

vergine

bilancia

scorpione

Andate incontro a un periodo di eccellente attività mentale: le vostre relazioni attraversano una fase di grande fermento. Attenti a non manipolare gli altri per fini personali. Discussioni in famiglia.

Tra il 30 settembre e il 2 ottobre momenti di spiritualità: avvertirete un intenso impulso a evadere dalla materialità quotidiana. Tenete però i piedi saldi a terra senza escludere qualche piccola divagazione.

Inizio mese problematico per i nati tra la prima e la seconda decade. Impennata dei desideri, ma anche gelosie e manifestazioni d’orgoglio. Qualche discussione in famiglia soprattutto con i figli adolescenti.

Fine mese all’insegna del piacere con una possibile svolta trasgressiva dei vostri desideri. Accentuazione marcata del vostro bisogno di empatia. Forte risveglio delle ambizioni in campo professionale.

sagittario

capricorno

acquario

pesci

Momenti di empatia e affetto con il partner. Affioramento di vecchi schemi di comportamento. Tenete a freno la lingua soprattutto con i vostri collaboratori. Un amico lontano potrebbe farsi sentire.

Momento ideale per divertirsi e viaggiare insieme al partner. Possibili problemi di relazione in famiglia. Il ritorno alla routine dopo le vacanze tende a impigrirvi: uscite di più e praticate un po’ di sport.

Amore a vele spiegate per i nati tra la prima e la seconda decade. Potere seduttivo in crescita esponenziale. Colpi di fulmine per i nati in febbraio. Periodo tutto sommato positivo. Cautela tra il 2 e il 3 di ottobre.

Vita sentimentale in fermento tra il 1 e il 3 ottobre. Fase di rilevanza karmica per i nati nella prima decade da ricollegarsi ai transiti planetari. Sbalzi umorali uniti a momenti di passione. Qualche titubanza.

» a cura di Elisabetta

ariete


»

Gioca e vinci con Ticinosette

1

2

3

4

5

6

10

7

8

9

11

5 12

13

3 14

15

16

1 17

18

19

21

20

22

23

24

26

27

29

30

31

32

34

33 36

35

2 37

38

Orizzontali 1. Un Adriano della canzone • 10. Fa palpitare il cuore • 11. Il re di Shakespeare • 12. Parte di pagamento • 13. Copiature illegali • 14. Precede la semina • 16. Avanti Cristo • 17. Abrogare • 19. Pari in piante • 20. Metallo duro • 22. Mezza sala • 24. Ha l’aureola • 26. Jean, indimenticato attore francese • 28. Soffre del mal caduco • 31. Rabbia • 32. Fa coppia con lui • 33. Le iniziali della Magnani • 34. Il Nichel del chimico • 35. La via di Molnar • 36. Epoca • 37. Magiche, stregate • 39. Mezzo tesoro • 40. Imitatore • 41. Prova attitudinale • 42. L’isola del Colosso • 43. Travagli • 44. Pranzo al sacco • 45. Obbrobrio • 46. Vocali in latrato. Verticali 1. Noto romanzo di Carolina Invernizio • 2. Grossa ciliegia • 3. Un verbo del giardiniere • 4. Distesa erbosa • 5. Dittongo in paese • 6. Tali da destare preoccupazione • 7. La Silvia vestale • 8. Spada corta e larga • 9. Grossa antilope • 13. Scultore greco • 15. Il nome di Fantozzi • 18. Uno detto a Zurigo • 21. La fine della Turandot • 23. Se è comune, è mezzo gaudio • 25. La festa del nome • 26. Appunto! • 27. Il richiamo dell’agnello • 29. Fu l’ultimo re di Troia • 30. Penuria di cibo • 35. Tralicci • 36. Imperitura • 38. La dinastia di Enrico VII • 41. Sigla radiologica • 43. Devote • 44. Pubbliche Relazioni.

25

4 28

La soluzione verrà pubblicata sul numero 41

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 4 ottobre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 2 ott. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

39

7 40

41

6 42

43

» 1

A

10

L

12

M

15

E

44

18

N

Soluzioni n. 37

2

S A

24

I

46

28

L

8

30

C

33

A

36

P

39

La parola chiave è:

1

2

P

42

3

4

5

6

7

8

E

46

L

O

4

A T

U

R

E

R

A

O

T 22

T

25

V

O

A

N

R

A

S

T

A

E

I A

C

19

G

N

6

I

11

E

A

A

T E

T

I

A

L

N

A

O

T

M

34

I

S A

O

R A

S I

E

A

E

41

A

L

V

O

I

52

A

D

N

O

N

R E

E M

A

G

R

N

A

U

T 35

38

G D

E S

S

U

27

9

T 23

D

48

47

N 37

I 44

C

I

I

8

21

A

29 31

R

20

A 26

A

17

I

T

A

7

14

13

R

N

51

G

N

43

O

5

16

40

V

L 54

S T

O

45

3

P

O 32

A

O

I

R

O

I E

T

53

E

55

O

50

E

CERVELLO

I

45 49

La soluzione del Concorso apparso il 14 settembre è:

Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Sandro Roncelli 6517 Arbedo

R

S

T

C

A

Al vincitore facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Lido Locarno” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Lido Locarno” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/railaway-ticino.

Lido Locarno. L’oasi in riva al Lago Maggiore Il Lido Locarno si propone come una straordinaria oasi di svago, sport e benessere per tutta la famiglia, ideata attorno al tema dell’acqua e posizionata su una splendida spiaggia lacustre. Aperto tutto l’anno, con le sue vasche termali, le piscine, gli scivoli e i giochi in riva al Lago Maggiore, il Lido Locarno rappresenta la più completa e moderna struttura balneare del Ticino dove nuotare, rilassarsi divertirsi in piscina, ma con la sensazione di essere immersi nel lago. Un’esperienza unica e particolare!

Giochi

51


Parte di

Ascolta la natura. Ogni giorno ci regala ciò che ci fa bene. Trovi tutte le informazioni sui nostri prodotti naturali su www.migros.ch/bio

La natura sa cosa fa bene.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.