№ 47
del 23 novembre 2012
con Teleradio 25 nov. – 1 dic.
Adolescenza
divenTAre AdulTi
C T › RT › T Z › .–
© Matteo Fieni
12 x 7
I fotografi di Ticinosette
Museo Casa Cavalier Pellanda, Biasca Fino al 30 dicembre 2012 Fotografie di Reto Albertalli, Matteo Aroldi, Giosanna Crivelli, Ivana De Maria, Matteo Fieni, Peter Keller, Reza Khatir, Flavia Leuenberger, Igor Ponti, Jacek Pulawski, Didier Ruef, Katja Snozzi Esposizione curata da Marco Gurtner e Reza Khatir La mostra è aperta al pubblico mercoledì, sabato, domenica e festivi dalle ore 14 alle 18, venerdì dalle 16 alle 19
Il catalogo “Dodicisette” con tutte le fotografie visibili a Casa Cavalier Pellanda è disponibile nelle migliori librerie oppure presso EdizioniSalvioni, Bellinzona (tagliando di ordinazione a pag. 45)
Ticinosette n° 47 23 novembre 2012
Agorà Adolescenza. La vela per la vita Visioni Rinascita
di
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ValenTina GeriG. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Impressum
Ethica Trisomia 21. La fine del diverso
Tiratura controllata
Letture La frontiera di Grady
Chiusura redazionale Venerdì 16 novembre
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Vitae Martha Duarte
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GiorGio Thoeni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fabio MarTini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Media Reality. Padelle Roventi
70’634 copie
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Francesca riGoTTi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fabio MarTini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
deMis Quadri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage A piedi scalzi
di
Marco JeiTziner; FoToGraFie di daVide Frizzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Incontri Silvio Soldini. Sopra il mondo
di
nicoleTTa barazzoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tendenze Alimentazione. Per piccoli intenditori
a cura della
redazione . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina
Legami di mano Illustrazione di Antonio Bertossi
Per una TV critica “Devo proprio fare i miei complimenti all’autore dell’articolo dedicato alla fatina senza età apparente Licia Colò e alla sua lucidatissima trasmissione (“Melassa esotica” in Ticinosette n . 45/2012, ndr .). Mentre lo leggevo cercavo di immaginarmi una delle tante puntate di quell’assurdo contenitore sui viaggi, dove la conduttrice vaga, sempre sorridente, per qualche isoletta delle Maldive o delle Canarie, ben vestita e truccata a puntino, capelli raccolti a boccoloni e l’immancabile costume da bagno a contenere le sue forme. Sorride, vola leggiadra: è più una farfalla svampita che una vera osservatrice curiosa e almeno un po’ critica del paese che la ospita. Devo confessare che a me la televisione piace. Ho la fortuna di poter lavorare da casa e la tengo spesso accesa, mi stimola: come un sottofondo che cadenza informazione e telefilm, pubblicità e talk show con personaggi improbabili. La televisione mi diverte molto, perché è uno specchio di quello che gli altri (produttori, registi, autori, grandi aziende, testate giornalistiche) credono che il mondo sia: un immenso ammasso di gente che compra e vive di superficialità e lotte intestine per quattro denari e un po’ di spazio mediatico (come sinonimo di successo nella vita). (...) Ma per dirla tutta, di programmi e di conduttori dal faccione improbabile io ne avrei molti da sottoporvi. Per esempio, su uno dei canali RAI va in onda “Easy Driver”, un programma dedicato alle novità in ambito automobilistico: fino a pochi mesi fa lo conducevano un uomo e una donna, 50enne, anche lei a volte ricordava una fatina biondiccia ma dai capelli corti. Nulla di speciale, bisogna dirlo, le solite prove di guida sponsorizzate dai grandi marchi, pulite pulite, ambientate in stupende strade di costa o di montagna. Evidentemente chi produce la trasmissione era stanco della signora di prima, e allora ecco che nella nuova stagione compaiono alla guida di Maserati e sta-
tion wagon di alta gamma due ragazzotte, molto carine (chiaramente). Quanto ne sanno di quello che dicono nessuno lo saprà mai. Ma forse questa è la parte meno importante: vuoi mettere magliettine attillate e rotondità varie? Roba da mercato… Quale tifoso di calcio, non posso non guardare qualche trasmissione della domenica. Qualcuno si lamentava di Simona Ventura? Provate a dare un’occhiata ai canali italiani che propongono contenitori sportivi pomeridiani, pubblici e privati, nazionali e regionali. Non basterebbero mille puntate di “Blob” per riassumere la collezione di personaggi buoni per il prossimo film natalizio di Boldi. Anche quelli che si professano ambasciatori della cultura e dell’informazione spesso non sembrano avere una misura di sé: quando vedo Fabio Fazio condurre le sue interviste lisciate ed educate, mi chiedo sempre: ragazzo mio, ci sei o ci fai? Se ci sei, allora lascia stare Saviano e Guccini e apri uno spazio televisivo dedicato ai criceti. (...) So che parlare della nostra televisione per voi possa essere “delicato”, ma ammettiamolo anche alla RSI certi programmi sono da panico: secondo voi in quanti guardano “Sport Club” di Enrico Carpani? Per me non sono molti: a quell’ora per addormentarsi c’è ben altro in TV! E Fabrizio Casati che conduce il quiz? No grazie, ridateci almeno Clarissa Tami e il suo cagnolino dopo il telegiornale, così evito di sentire le solite inascoltabili gag radiofoniche con la voce fuori campo. (...) Piccola nota a chi ha creato il programma di Matteo Pelli, le sue scatole (già viste?) e i concorrenti allo sbando: ma se in palio ci sono inizialmente 50mila franchi, perché non dare la possibilità di vincerli sti benedetti soldi? No, meglio proporre indizi tanto vaghi da essere inutili: almeno sino al terzo... ma il premio a quel punto è di mille franchi, anche se più o meno tutti ne vincono 50 di franchetti. 50!!! Ma non siamo tra i paesi più ricchi del mondo? Un caro saluto, M. G. (Loreto, Lugano)”
Adolescenza. La vela per la vita
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Agorà
“La barca a vela è un luogo dove non si può barare” sosteneva il navigatore francese Eric Tabarly. Una verità che l’associazione Sorgitore ha fatto sua per dare una nuova speranza a ragazzi con vissuti problematici di Giorgio Thoeni
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i sono tanti modi per pensare al prossimo che si trova in difficoltà in maniera costruttiva. La realtà del mondo giovanile, accanto alle sue caratteristiche generazionali, spesso mostra i difetti e le lacune create dalla società, situazioni di disagio a cui occorre porre rimedio. Non di rado il malessere nasce proprio dal nucleo sociale primigenio: la famiglia. Quando essa assorbe negativamente queste lacune, non riesce ad assolvere pienamente il suo compito verso i figli, ecco che questi si rivelano più fragili, esposti a un disagio che in molti ragazzi apparentemente non trova alternative, generando riflessi negativi con tutte le possibili varianti di genere: dalla descolarizzazione ai problemi nella gestione dei rapporti interpersonali, dall’assenza di tessuto sociale o di radici alla mancanza di un progetto di vita, da una profonda demotivazione alla totale mancanza di energia e autostima. Adolescenti e ragazzi insomma che vivono una fase di difficoltà nel loro processo di crescita accanto a un momento di rottura con il tessuto sociale e che non stanno seguendo alcuna formazione né esercitando un lavoro. In questi casi, molto spesso occorre saper prevenire con strutture o dispositivi in grado di accompagnare e sostenere le situazioni più critiche. In Ticino esistono numerose associazioni e altrettanti foyer d’accoglienza votati al recupero e alla rimotivazione dei giovani, un ambito che va rinforzato con iniziative valide e orientate alla concretezza. Molte di esse fanno già parte della filiera istituzionale, altre cercano di inserirsi con progetti e soluzioni originali ed efficaci che riescono ad affermarsi solo se animate da autentica passione. È il caso del Sorgitore (www.il-sorgitore.org), un’associazione no profit nata nel 2009 su iniziativa di Cristina Lombardi per stimolare lo sviluppo delle capacità individuali attraverso la navigazione a vela e lo stretto contatto con il mare. La scelta del nome già la dice lunga. Il “sorgitore” infatti è un termine nautico che indica “una piccola baia, poco frequentata, protetta, dove approdare per trovare riparo”.
La Svizzera e il mare: una contraddizione di fondo? Per un paese a vocazione alpina come il nostro, parlar di mare e di navigazione a vela inevitabilmente porta l’immaginario collettivo verso scenari vacanzieri e da cartolina, dove tutto è bello, caldo, tranquillo, idilliaco. Non è così. Se la vela è una forma di libertà a stretto contatto con la natura occorre però sottolineare che è anche un luogo di disciplina e autodisciplina. Come diceva spesso Eric Tabarly, grande navigatore francese, “la barca a vela è un luogo dove non si può barare”. Proprio in questo senso, la vela può essere una straordinaria scuola di vita e attraverso la navigazione, oltre alla condivisione di uno spazio ristretto che assume una dimensione sociale di grande importanza simbolica, ecco che l’esperienza si trasforma in necessaria assunzione di responsabilità, nel rispetto della gerarchia accanto a una sorta di necessaria job rotation, in altre parole cambio di ruoli nel corso, per esempio di una lunga navigazione senza scali. In barca si assimilano lezioni a vari livelli: dalla manualità agli apprendimenti sulla natura, dalla tecnica alla manutenzione fino all’elettronica, alla meteorologia, alla cucina… La vela inoltre è sinonimo di capacità di sopportare situazioni di isolamento anche lunghe, dove “la noia” si rivela
essere un sacrificio condiviso attraverso il quale sviluppare un grande spirito di solidarietà e di condivisione facendo capo a risorse alternative e decisamente più creative di quanto possa essere il rifugio tecnologico. Ecco perché, grazie alla vela, si può apprezzare la semplicità della vita in una continua ricerca di soluzioni. In questo senso l’esperienza della navigazione per mare rappresenta un contributo straordinario per il recupero del disagio giovanile a vari livelli: contribuisce alla ricerca di obiettivi, allo sviluppo e alla valorizzazione delle capacità individuali suggerendo che cosa poter fare nella propria vita senza subire bombardamenti mediatici e integrandosi perfettamente a programmi di recupero già esistenti. Non si tratta di una sorta di francescanesimo laico bensì di una vera e propria scuola di vita a stretto contatto con la natura in un “microclima” sociale ideale per accentuare i pregi di ognuno in un progetto di convivenza altamente istruttivo. È una pratica che corrisponde anche a un eccezionale acceleratore di processi di cambiamento, intimi e collettivi, sospinti da condivise necessità primarie come risolvere un problema, superare una difficoltà, raggiungere una meta. (...)
“… la vela può essere una straordinaria scuola di vita e attraverso la navigazione, oltre alla condivisione di uno spazio ristretto che assume una dimensione sociale di grande importanza simbolica, l’esperienza si trasforma in necessaria assunzione di responsabilità, nel rispetto della gerarchia accanto a una sorta di necessaria job rotation”
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Agorà
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Un momento della navigazione sul “Blitz” (per gentile concessione di Giorgio Thoeni)
La concretezza di una casuale premonizione Dopo un percorso di studio e preparazione (sulla scorta di esperienze analoghe soprattutto in Francia) alla fine di novembre del 2010 l’associazione ha presentato ufficialmente alla stampa il suo primo progetto: la circumnavigazione a vela della penisola italiana da compiersi in due mesi consecutivi. Appoggiandosi a una solida struttura come la Fondazione Amilcare che ha subito creduto e investito nel progetto, il Sorgitore ha potuto così imbarcare sull’arco di due anni 10 ragazzi, scelti dalla Fondazione Amilcare per partecipare al primo progetto educativo itinerante del Sorgitore. A bordo, oltre a loro, educatori e skipper coinvolti a coppie in turni di due settimane. Il primo progetto educativo itinerante è partito il 16 aprile 2011 dal porto di Genova e, dopo aver toccato quelli di Roma, La Maddalena, Cagliari, Palermo, Messina e Brindisi, è infine approdato l’11 giugno nello storico molo della Piazza d’Italia di Trieste: “Sono tornata con tanta voglia di fare, di ricominciare e non perdere più tempo”, così ha commentato l’esperienza una diciassettenne. “Tra noi nel gruppo si è creato un legame molto forte, abbiamo imparato tanto”, ha ribattuto una sua coetanea. “All’inizio è stato uno choc, ma poi è andata bene” fa loro fa eco un altro ragazzo, “credo che questa esperienza è una cosa che capirò col tempo, cioè quante cose ho imparato, anche le più piccole!”. Tra quelle dichiarazioni abbiamo raccolto anche quella di Cristina Lombardi, fondatrice e presidente del Sorgitore che a caldo ha commentato: “Vedere come sono cambiati in poche settimane è stata un’emozione intensa. È la conferma della bontà di questa idea, un progetto impegnativo sotto ogni profilo ma che
ha permesso la crescita di questi ragazzi e sicuramente anche quella degli adulti che li hanno accompagnati”. L’iniziativa di Cristina ha una storia scaturita al termine di una traversata atlantica molto difficile, così racconta: “al rientro in porto, un ragazzo mi lanciò una cima per aiutarmi nell’ormeggio. Ho poi scoperto che il giovane apparteneva a una comunità di recupero per adolescenti su una barca francese. Quel gesto di solidarietà, oggi lo leggo come un segno del destino”. Dopo aver radunato attorno a sé altri amici, appassionati di navigazione a vela e motivati, l’associazione ha poi continuato la sua rotta anche nel 2012, sempre grazie al sostegno e alla collaborazione con Amilcare e il suo entusiasta direttore Raffaele Mattei. Ma con il secondo progetto, il Sorgitore ha voluto sottolineare ancora di più il valore dell’esperienza partendo con i ragazzi dal porto di La Spezia il 14 aprile fino ad arrivare alle isole Azzorre il 19 giugno concludendo un impegnativo giro in barca a vela in Mediterraneo fino al “grande salto” nell’Oceano Atlantico: oltre due mesi di navigazione. Recentemente la Fondazione Amilcare ha festeggiato i suoi trent’anni e per quell’occasione alcuni hanno voluto ricordare l’esperienza che hanno avuto sul “Blitz”, la barca di 14 metri utilizzata dall’associazione e sulla quale avevano navigato. In particolare, hanno fatto il punto sulla loro situazione attuale. C’è chi sta conducendo un apprendistato o una formazione e chi ha trovato lavoro; insomma, ognuno di loro ha tratto beneficio dall’esperienza e oggi dispone di maggiori strumenti, energia e motivazione per affrontare la vita. Tutti sono tornati con una luce diversa negli occhi: che sia il mare?
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Rinascita
» di Fabio Martini
Scrivere a proposito del nuovo Bond di iniezione di realtà agente assetato di vendetta. Il ritmo, la fotografia, sempre forse è eccessivo. Certo è che l’agente segreto più famoso (ma un po’ livida e desaturata, la qualità degli effetti speciali, anche più improbabile) del mondo, con quest’ultima missio- lo scavo psicologico (per la prima volta, nonostante Daniel ne – la 23esima, per inciso –, affidata alla Craig appaia sempre un po’ rigido e indirezione di un grande regista come Sam gessato, si scava nel passato familiare del Mendes (American Beauty, 2000; Era mio celebre agente), fanno di questa pellicola padre, 2002; Jarhead, 2005; Revolutionary un classico in grado di rilanciare la serie. Road, 2008), risolleva le sorti di un perCertamente Craig comincia ad apparire sonaggio che pareva ormai destinato al un po’ attempatello, anche se forse è prodeclino. Gli ingredienti di quello che più prio questo tratto a contribuire, almeno o meno unanimemente critica e pubblico in questo caso, a rendere più umano hanno valutato come il miglior Bond di e drammatico un personaggio che ha tutti i tempi (giudizio che condivido) sosempre avuto un carattere decisamente no molti e soprattutto ben calibrati. fantasioso se non talvolta grottesco. Innanzitutto la sceneggiatura, scandita Per gli amanti del genere segnalo alcune in tre atti principali è impreziosita da chicche. A partire dalla scena dell’approvdialoghi serrati e dalla recitazione di vigionamento, con allusioni alla realtà grandi attori: Judi Dench nella parte di attuale; in secondo luogo, i riferimenti a M, il direttore dell’ MI6, di fatto una coSean Connery, disseminati qua e là, incluprotagonista assolutamente regale nel suo sa la parte finale ambientata fra le ventose ruolo, un azzeccato Ralph Fiennes nella montagne scozzesi; infine, l’apparizione Skyfall di Sam Mendes parte del burocrate di collegamento con ad effetto di una macchina “speciale” USA/Gran Bretagna, 2012 Whitehall (se ne fosse rammentato Tomas che farà saltare sulla sedia i bondiani di Alfredson nel suo insipido rifacimento de La talpa di John lunga data. Insomma, un film divertente e ben congegnato, LeCarré) e lo straordinario Javier Bardem, metamorfico e e un’ottima occasione per celebrare i cinque decenni di vita sempre sorprendente, nella parte del cattivo di turno, un ex dell’intramontabile 007.
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Padelle roventi Fornelli, pentole, ricette, chef stellati e aspiranti tali: la TV è invasa dai programmi dedicati alla cucina. Ma quali sono le ragioni di questo boom di format e spazi dedicati all’arte culinaria? di Valentina Gerig
In principio era “La prova del cuoco”: la vaporosa e ridondante Antonella Clerici dispensava consigli sui segreti delle ricette insieme agli ospiti in gara tra loro, mentre le casalinghe a casa prendevano appunti. Poi è arrivata Benedetta Parodi: la sua rubrica “Cotto e mangiato” durante il TG di Italia 1 partiva in sordina nel 2007 per poi fare il botto (anche in libreria). Dalla prima edizione de “La prova del cuoco” sono trascorsi dodici anni: la trasmissione di Rai Uno è in onda ancora adesso e con la stessa conduttrice, ma le cose sono parecchio cambiate. I programmi culinari si sono moltiplicati, se non decuplicati, hanno conquistato una fetta di pubblico molto più giovane, sono seguiti e hanno un ottimo share. Una vera invasione… Media
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che a scuola ti fanno tribolare ma i cui insegnamenti te li porti dietro per tutta la vita. In Hell’s Kitchen Gordon deve gestire due squadre in competizione a cui vengono assegnate altrettante cucine dello stesso ristorante. Ramsay sbraita contro gli aspiranti chef per la carne servita cruda, i contorni in ritardo, la pasta scotta, il riso insipido. È frenesia allo stato puro, fino a che l’ultimo tavolo non viene servito. Infine il verdetto: Ramsay sceglie chi dei concorrenti deve togliersi il grembiule e lasciare il programma per sempre. Il collerico chef scozzese è al centro di Ramsay’s Kitchen Nightmares (Cucine da incubo). Protagonista in ogni puntata un ristorante sull’orlo del fallimento che si rivolge a Ramsay come ultima ancora di salvezza. Lo chef non lesina le sue celebri sfuriate: cibi scadenti, salse indefinibili, cucine sporche, cuochi incompetenti, titolari ottusi, questi i problemi più frequenti. L’happy end è quasi sempre assicurata, anche se non mancano isterismi, pianti a dirotto e licenziamenti.
Dietro ai fornelli Ma perché questo boom di format culinari sul piccolo schermo? Parte dell’entusiasmo del pubblico ha probabilmente a che fare con il cambiamento della struttura stessa dei programmi. Uno degli “ingredienti” più nuovi e accattivanti è quello della sfida. Dal Spettacolo vs didattica racconto illustrato di lunghe e sofistiSul pullulare di cuochi-star in TV, Carlo cate ricette, siamo passati a dinamici Somaini produttore esecutivo di “Piattalent show. Il format più celebre di toforte” in onda sulla RSI, è scettico: “In Il cuoco scozzese Gordon Ramsay (immagine tratta da www.nl.wikipedia.org) questo tipo è certamente MasterChef. Italia si sta mischiando l’intrattenimento È stato inventato in Inghilterra, ma tout-court con la cucina facendola divenl’edizione americana è la più famosa e ora è presente in più tare un pretesto per fare qualcos’altro. Quando i cuochi iniziano a di venti paesi, Italia compresa. Diciotto concorrenti, tutti ap- diventare delle star, è una deviazione del programma culinario. Io passionati di cucina e tre giudici. In Italia la giuria è composta credo che gli chef debbano restare in cucina, a meno che non siano dai cuochi stellati Bruno Barbieri, Carlo Cracco e il ristoratore nati come personaggi televisivi. Allora in quel caso è diverso, è il italo-americano Joe Bastianich. Ogni puntata un’eliminazio- loro mestiere”. ne, fino alla scelta del vincitore che si aggiudica un premio Somaini ammette di essere rimasto colpito dalla prima edizione in denaro e realizza il sogno di diventare un vero chef. Gli straniera di MasterChef, ma è sostanzialmente convinto che “il spettatori si appassionano alla gara e alla preparazione della vero programma di cucina resta quello con un intento didattico”. ricetta, ma il punto di forza sono i giudici, i concorrenti, le “Piattoforte”, in onda dal 2010, è rimasto fedele alla formula loro storie, i loro sogni. classica della preparazione di ricette, anche se rispetto al precedente “I Cucinatori” ha un taglio più giornalistico, con una Gordon Ramsay, diavolo d’uno chef! maggiore attenzione ai mezzi a disposizione del pubblico a casa L’irascibile Ramsay è un altro personaggio simbolo dei pro- e uno sguardo più ampio sul mondo culinario. “I programmi di grammi culinari di successo. Ha dapprima conquistato i cucina funzionano, non c’è dubbio. Lo stesso «Piattoforte» fa da telespettatori britannici, per sbarcare negli Stati Uniti e nel traino al telegiornale delle 18 e introduce il quiz e la parte serale”, resto del mondo con programmi come Hell’s Kitchen, Ramsay’s conclude Somaini. Kitchen Nightmares e come giudice in MasterChef versione USA. Appurato il successo di fornelli e cuochi sul piccolo schermo, Ramsay è un personaggio televisivo perfetto: è veloce, didat- resta un dubbio: il pubblico preferisce imparare o farsi intrattetico, cinico ma sincero. È un po’ come quei professori burberi nere? Forse, entrambe le cose. Intanto la scelta non manca.
Così l’aperitivo delle feste diventa Spécialité
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La fine del diverso La scomparsa della “Trisomia 21” può rappresentare un impoverimento per la società? Un argomento tabù che permette di riflettere sull’importanza della diversità di Francesca Rigotti
Non è bene che si estinguano le specie, animali e vegetali, come pure le lingue e le culture, siamo soliti ripeterci: le loro varietà e diversità costituiscono una ricchezza e un atout per il pianeta e per tutti i suoi abitanti. Sappiamo, per esempio, quale enorme rischio rappresenti la temuta estinzione delle api, preziose per l’impollinazione delle piante. Adesso affrontiamo lo stesso problema in relazione, non sembri peregrino, alle persone affette da Trisomia 21, la “sindrome di Down”, così chiamata dal nome del medico britannico che nell’Ottocento descrisse tale patologia, dovuta, si scoprì nel secolo successivo, alla presenza di un cromosoma sovrannumerario.
Ethica
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La “boccia di vetro” La diagnostica prenatale ha modificato sostanzialmente la nostra comprensione della gravidanza, anche se non ce ne siamo ancora bene accorti. Molte donne incinte si sottopongono ad analisi precoci rese possibili dalle moderne tecnologie: il ventre della gestante è diventato una specie di boccia di vetro attraverso la quale si intravede tutto o quasi. Un reperto positivo di sindrome Down porta quasi regolarmente a un aborto o, in alternativa, a disapprovazione sociale per non aver usufruito di tale possibilità. Le trasformazioni nel modo di affrontare situazioni come questa hanno conseguenze di cui non ci rendiamo conto: eppure è un fatto che il numero dei bambini che nascono con Trisomia 21 è drasticamente diminuito, e questo fa supporre che tra pochi anni non nasceranno quasi più persone Down. Adele che ricama e balla Chi conosce una persona Down sa che è in genere buona, dolce e affettuosa, in grado tra l’altro di acquistare notevoli traguardi di autonomia e indipendenza, soprattutto in situazioni di ripetitività. Io conosco Adele, per esempio, una giovane donna Down che ha da poco compiuto quarant’anni e che ha chiesto e ottenuto, come regalo di compleanno, di andare a Eurodisney a Parigi; ovviamente l’hanno accompagnata e lei si è divertita moltissimo. Adele fa le parole incrociate, aiuta un po’ in casa, ricama, balla, balla benissimo, con un senso del ritmo e una abilità di movimento invidiabili. Un argomento tabù Eppure Adele, amatissima dalla sua famiglia che l’accompagna a Eurodisney e che per lei in altri mille modi si prodiga, non sarà mai autonoma, ma avrà sempre bisogno di accompagna-
tori, tutori, persone che si prendano cura di lei come di un bambino piccolo. È nata così e così è stata accettata e amata, benissimo, ma chi vorrebbe che gli nascesse un bambino con un tale handicap? Nessuno. Non sto domandando chi lo terrebbe, molti sicuramente, sto chiedendo chi si augurerebbe di avere un bambino Down. Nessuno. Lo so che questo è un argomento tabù del quale non si parla volentieri, però è importante che la filosofia, in questo caso la sua branca chiamata etica, se ne occupi, come fa per esempio a Zurigo il pedagogista Riccardo Bonfranchi, che alla disabilità mentale ha dedicato nel 2011 uno studio specialistico (Ethische Handlungsfelder der Heilpädagogik. Integration und Separation von Menschen mit geistigen Behinderungen). La domanda che si pone Bonfranchi in relazione alla Trisomia 21 è se la scomparsa dei bambini Down possa rappresentare un impoverimento per la società. Se la pone lui e ce la poniamo noi, pur con molti dubbi e grande esitazione; eppure bisogna avere il coraggio di chiedersi se la scelta dell’interruzione di gravidanza non sia una forma velata di razzismo e di discriminazione nei confronti di individui “diversi”, che hanno un cromosoma in più ma non per questo soffrono più di altri, caratteristica fondamentale che differenzia questa malattia, diffusa su tutto il pianeta, da altre. Il paradosso della disabilità Dal punto di vista etico un paradosso della nostra società è che essa da una parte cerca di evitare la nascita di individui disabili, grazie alla diagnostica prenatale – e la Trisomia 21 è una malattia che può essere diagnosticata allo stato fetale, mentre non lo sono altre –, dall’altra è però anche una società che si pone positivamente nei rapporti con le persone disabili, essendo addirittura riuscita a inventare i giochi “paralimpici” o ad accettare la presenza di persone con disabilità fisiche in posizioni dirigenti in ambito politico. Fattori correlati? Sussiste una correlazione tra questi fattori, mi sono chiesta? È cambiata l’immagine della disabilità, si potrebbe pensare guardando le protesi al carbonio di Oscar Pistorius o la carrozzella del ministro tedesco delle finanze Schäuble? Stiamo andando verso una nuova normalità che assorbe anche la disabilità, considerando per esempio che le Paralimpiadi dell’estate 2012 sono state non tanto e non solo una festa dello sport per disabili ma soprattutto un trionfo dello sport di altissimo livello e basta?
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La frontiera di Grady
“Mi godo la mia libertà ma di tempo ne resta poco / La fede se n’è
» di Fabio Martini
durezza degli uomini. Nulla, dopo il loro ritorno, sarà più come andata, le lacrime devono scorrere / Viviamo un po’ di vita e poi ce prima. L’esperienza dei due amici segna dunque il passaggio ne andiamo / Cavalli selvaggi, non potete trascinarmi via / Cavalli dall’adolescenza all’età adulta, ma è soprattutto un esercizio di selvaggi, un giorno vi cavalcheremo” conoscenza del mondo e della realtà. (Rolling Stone, Wild Horses, 1971) Uno degli aspetti che più colpisce nella figura In un numero di Ticinosette che ospita un Redi Grady, eroe suo malgrado, è proprio il senso portage dedicato a una giovane maniscalca tidi pietas nei confronti del prossimo: che si cinese (p. 37), di orientamento non invasivo, tratti del giovane Blevins o del capitano di va specificato, e che sarà certamente apprezpolizia, il cowboy appare capace di farsi carico zato dai molti amanti dei cavalli, non poteva del dolore altrui, di scandagliarne il senso e mancare la recensione del bellissimo romanzo di condividerne in parte le ragioni. In questo di McCarthy pubblicato nel 1992, primo dei scenario, la fusionalità con l’animale, compatre volumi che compongono la Trilogia della gno, mezzo di trasporto ma anche universo da frontiera. Ambientato nel 1949, fra il Texas scoprire, rappresenta una sorta di rifugio e viee il Messico settentrionale, è la storia di due ne narrata da McCarthy in pagine bellissime, giovani cowboy, John Grady e Lacey Rawlins mai scontate, così come le vivide descrizioni che decidono, in una sorta di emigrazione di una natura forte e imprevedibile. al contrario, di varcare il confine per cercare Lo stile asciutto, talora aspro ma sempre fluilavoro in un ranch messicano. L’incontro dei do – i dialoghi non sono mai introdotti da inCavalli selvaggi due con Blevins, un adolescente sbandato e cisi o virgolettati ma scorrono naturalmente di Cormac McCarthy dal passato poco chiaro, innesca una serie di all’interno della narrazione – , la vitalità delle Einaudi tascabili, 2010 eventi tragici che segneranno l’intera vicenda. immagini, la delicatezza con cui vengono Cavalli selvaggi è innanzitutto un romanzo di formazione: sviscerati i sentimenti profondi dei personaggi (bellissimo il nel suo viaggio attraverso un paese poverissimo ma animato racconto della nonna di Alejandra), avvincono il lettore fin da fermenti sociali e politici, Grady conoscerà l’amore ma, al dalle prime pagine. Un grande romanzo e un esempio mirabile pari di Rawlins, anche il sentimento della vendetta e l’estrema della vitalità della letteratura americana.
DENTRO C’È DI PIÙ DI QUANTO PENSI. NUONIEVNO TE. C ON V E LEGGERO. COMPAT TO.
» testimonianza raccolta da Demis Quadri; fotografia di Reza Khatir
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Martha Duarte
Vitae
per quanto riguarda il ritmo. A Cuba siamo abituati a fare una cosa al giorno, e anche se ti proponi di farne di più – cosa normale qui – non ci riesci. In Svizzera poi è tutto pianificato, ordinato, ma per fortuna non ho avuto problemi di adattamento, perché la mia è stata una formazione rigorosa e organizzata, con ottimi insegnanti russi ed europei ai quali sono grata. Per altri cubani che hanno frequentato scuole differenti probabilmente è più difficile acclimatarsi. Un altro aspetto di diversità è l’atteggiamento nei confronti della musica: il pubblico cubano, quando va a un concerto, partecipa in moPrima donna diplomata in violino all’Isti- do totale e molto caloroso. tuto Superiore d’Arte dell’Havana, ama Sono venuta per la prima volmescolare generi musicali diversi. Uno ta in Ticino nel 2007, invitata nel quadro dei concerti che sprazzo di colore caraibico nella musica si tengono nel periodo del del cantone Festival del Film di Locarno. Successivamente ci sono torto questo profilo il paese si nata diverse volte, prima di fermarmi più a trova al primo posto rispetto lungo. Adesso cerco di prolungare quello che al resto dell’America Latina. facevo già nel mio paese. Quindi proseguo Personalmente sono orgogliocon l’insegnamento del violino, del pianosa di poter affermare di avere forte e della musica in generale. un’esperienza profonda anche Poi continuo a occuparmi di trascrizione. come insegnante, come profeIn questo ambito a Cuba ho lavorato con sora diremmo noi in spagnoil Buena Vista Social Club, trascrivendo per lo. Ho lavorato con ragazzi esempio gran parte della musica di Compay delle scuole elementari e delle Segundo. E mi sono dedicata anche all’opemedie. Ho insegnato anche a ra di musicisti e cantautori come Faustino un grande gruppo di studenti Oramas, Silvio Rodríguez e Pablo Milanés. dell’università di Los Angeles. Fare trascrizione musicale significa mettere Più tardi ho collaborato con su spartito le creazioni di autori che hanno il Conservatorio di Copenil genio di comporre una canzone, ma non hagen, dove per due anni hanno la capacità di riportarla su carta. È un hanno invitato diversi inselavoro molto bello, perché in un certo senso gnanti cubani, tutti musicisti rende immortale l’opera dell’autore: camtalentuosissimi. In quel caso biano i supporti per la registrazione, come ero l’unica donna in mezzo a abbiamo visto con l’evoluzione dal vinile un gran numero di uomini... al digitale, ma la carta rimane... È anche un Si è trattato di un bellissimo lavoro difficile, in quanto bisogna plasmare scambio culturale, che ci ha quello che puoi sentire in un disco in mapermesso di lavorare anche niera facile da leggere ma completa. Natucon la radio e la televisione. ralmente, oltre a trascrivere e a insegnare, L’impatto con l’Europa è stacontinuo con i concerti. Attualmente suono to molto forte: si tratta di con alcuni bravissimi musicisti ticinesi, con mondi completamente dii quali è nato uno scambio culturale molto versi... Quando vai in giro coinvolgente. Definirei la musica che faccio per suonare non te ne ren“popolare da concerto”, perché se da un lato di veramente conto, perché parto dalla musica classica, dall’altro – modispostandoti per i concerti ficandone un po’ le armonie, e mettendoci non hai il tempo di vedere il mio sale e il mio pepe cubano – la rendo niente. Ma fermandoti più a meno rigida, in modo che la gente durante lungo ti accorgi delle grandi i concerti sia più coinvolta e alla fine possa differenze di vita. Soprattutto magari anche ballare.
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V
engo da Cuba, un’isola meravigliosa, dove ho frequentato le scuole: elementari, medie e superiori. Ho cominciato a muovere i primi passi nella musica già da bambina. Cuba è un paese molto musicale: lì l’arte e soprattutto la musica sono come il pane quotidiano. Nella mia famiglia prima di me non c’erano musicisti professionisti, ma tutti, mia nonna, mia mamma, i miei zii, cantavano moltissimo e partecipavano alle feste con i gruppi tradizionali cubani. Chi mi ha spinto a dedicarmi a quest’arte è stata una vicina che ha cominciato a studiare musica e mi raccontava sempre delle chiavi di sol, di questi simboli che facevano parte di un mondo che mi incuriosiva. Così più tardi mi sono laureata in musica con una specializzazione in violino. Poi ho iniziato a lavorare per l’orchestra che accompagnava il Ballet Nacional de Cuba e per concerti operistici, sempre nell’ambito della musica classica, prima di cominciare pian piano a partecipare a progetti di musica da camera e persino di rock. Adesso vivere di musica a Cuba non è facile, ma nel periodo in cui ho studiato era diverso. All’epoca si era investito molto nella cultura, ma purtroppo senza una vera pianificazione economica e una visione a lungo termine. Se negli anni Ottanta ci si manteneva benissimo con la musica, oggi è indispensabile svolgere un altro mestiere. Del resto, come si vede bene nel recente e bellissimo film 7 días en La Habana (dove tra l’altro si possono vedere diversi miei amici), a causa dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, ora a Cuba ci sono medici di altissimo livello costretti a fare i taxisti... L’emigrazione artistica molto forte di questo periodo è dovuta esclusivamente a motivi economici. A Cuba però – e questo è molto bello – il livello di istruzione rimane decisamente alto: sot-
A piedi scalzi di Marco Jeitziner; fotografie di Davide Frizzo
A
bordo di una sgangherata Fiat blu, una donna minuta mi sta conducendo nel suo mondo, in una scuderia persa tra le fronde colorate d’autunno, in cima alla Val Colla. Di solito la giornata di Joelle Balaguer inizia il mattino presto, ma ora è il primo pomeriggio e il sole novembrino della Capriasca ci ha già abbandonato. Il suo lavoro non è fatto di soli sussurri ai cavalli, ma di movimenti precisi sui loro zoccoli. Da un anno e mezzo li pareggia, così si dice
in gergo, ed è una delle poche a farlo in Ticino. Arriviamo. Joelle raccoglie i ferri del mestiere dal bagagliaio: guanti, coltello da zoccoli, raspa e piedistallo. Scendiamo verso la scuderia e l’odore di stalla m’invade subito le narici: “Ormai sono abituata, lo sento quando arrivo il mattino e mi piace tantissimo!”, esulta con orgoglio. L’azienda è incentrata sulla gestione naturale di queste eleganti e potenti bellezze. Ecco Corba, Oggi, Ricky Lee, Diva, Lasso che spunta timido dal
“… bocche non insanguinate da morso o redine, e piedi che il ferro mai calzò…” Lord Byron (1788–1824)
suo rifugio. Attorno solo donne, fra queste Jay che pulisce i box. Diciotto cavalli, in maggioranza French Mountain del Jura, piccoli e tozzi, il più vecchio sui venticinque anni. Oltre i box risuonano i Gipsy Kings: pare che la musica tranquillizzi questi bestioni che, realizzo, son prede sempre all’erta. Joelle, corda alla mano, ci presenta Cascador, purosangue arabo di undici anni, un metro e cinquanta di garrese, quattrocento chili di peso. In un gioco di briglie, rigorosamente senza morso o semmai a incrocio, le loro teste si fondono magicamente. Oggi tocca a lui andare dal calzolaio… Il taglio del fettone Nel maneggio, poco più sotto, c’è chi cavalca, mentre un gemello di Furia è rincorso in tondo da un pony dispettoso: “Mi ha già morso alla schiena o mi tira dei calcetti” racconta Joelle. Scompare sotto quella mezza tonnellata di muscoli, Cascador solleva una zampa, sa già cosa lo attende. Joelle gli dà la schiena e pone il primo zoccolo tra le sue cosce, un po’come se dovesse stappare una bottiglia. Una spazzolata alla base e comincia a tagliare la suola morta… szock, szock, szock, scaglie in eccesso del fettone, l’ammortizzatore dello zoccolo, imbiancano man mano il terreno umido e fangoso. “Devono essere un po’ abituati” spiega lei da lì sotto, mentre i suoi capelli sono praticamente in bocca al cavallo. “Quando sono giovani non hanno tanta pazienza, allora devo usare un po’ di forza per tenerli, poi dipende anche dal carattere e se collaborano o meno”. Se fossero allo stato brado il fettone si consumerebbe da solo, ma visto che non è così lo deve fare il pareggiatore. “Altrimenti gli zoccoli si sbilanciano e le strutture interne non lavorano correttamente” dice. “I puledri fino ai due anni si lasciano ai pascoli, poi si comincia a pareggiarli quando vengono scuderizzati”. Di solito una volta ogni due mesi. “Ma è bene abituarli il prima possibile a lasciarsi accarezzare, a dare gli zoccoli affinché prendano confidenza e collaborino col pareggiatore”. E se proprio non collaborano, chiedo? Basta un pizzicotto sotto il ginocchio, e il cavallo per togliersi il fastidio alza la zampa, mi mostra lei.
Davide Frizzo Davide Frizzo si è diplomato come grafico presso lo CSIA di Lugano nel 2001. Dopo un triennio di studio a Firenze ritorna in Svizzera. Con i suoi lavori ha partecipato a mostre e collabora a una serie di progetti visivi. Attualmente sta svolgendo il ciclo di studi presso la SUPSI di Trevano in comunicazione visiva.
Il mito del ferro Le chiedo della ferratura, che qui è tabù. Controversa o persino nociva per la salute del cavallo, più uno sfizio dei nobili nel Medioevo, dicono gli storici. Qui a Bogno si seguono i principi di Federico Caprilli, ottocentesco capitano di cavalleria e precursore dell’equitazione naturale. “La gestione naturale” spiega Joelle col respiro un po’affannato, “è legata a tanti fattori: postura, movimento, nutrizione senza cereali, piedi scalzi, non utilizzo del morso in bocca, socialità, termoregolazione”. Il ferro invece? “È invasivo e il cavallo non ne ha bisogno”. Dopo il giro di zampe, piedistallo sotto l’animale, sopra uno zoccolo e via a colpi di raspa sulla muraglia, la parte esterna del piede. “Lo zoccolo deve andare giù dritto” dice, “ed è giusto che si consumi”. Grat, grat, grat, briciole di materiale corneo si aggiungono al resto. Un falegname che modella, arrotonda e accorcia l’opera della natura. “Non sono tante le donne che pareggiano”, mi confida, “è un lavoro abbastanza pesante, ti spacchi la schiena, infatti non faccio più di due o tre pareggi al giorno”.
Naturale movimento “I cavalli mi sono sempre piaciuti” racconta, “dopo gli studi ho trovato un lavoretto estivo in una scuderia e li ho capito che volevo andare avanti per questa strada. Ho fatto una scuola in Italia ed eccomi qua”. Le chiedo se ha mai rischiato. “Sì, una volta. C’era lo zoccolo sul cavalletto, il cavallo s’è spaventato e in un attimo mi sono ritrovata per terra con la caviglia sotto la sua zampa! Per fortuna non era la mia testa o altro!”. Ma oggi è tutto il contrario: Cascador è talmente a suo agio che... pfff!, scoreggia e noi ridiamo. “Lo fanno spesso!” spiega lei. Gli zoccoli ora sono limati a nuovo, la scultura è terminata. Jay, a mo’ di ricompensa, si pone tra i denti una carota, si china fino alla bocca di lui che zac!, se la mangia. Gli diamo pacche sul folto mantello pronto per l’inverno, sussurriamo anche noi e comincia a fare freddo quassù. Scendiamo a valle. Era tanto tempo che non avvicinavo questi animali. “I cavalli”, commenta, “mi piace sia pareggiarli sia cavalcarli, necessitano di entrambe le cose poiché sono bisognosi di movimento”. Sembra scontato, penso, ma tornare alla natura, come si fa da queste parti, non lo è mai.
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Sopra il mondo Il film di Silvio Soldini “Il comandante e la cicogna” è un’esplorazione realistica della triste realtà dell’Italia contemporanea. Una narrazione contrassegnata dal susseguirsi di avvenimenti ironici dai contenuti fiabeschi di Nicoletta Barazzoni
Incontri
42 Una scena dal film di Silvio Soldini Il comandante e la cicogna con due degli interpreti Claudia Gerini e Valerio Mastrandrea (immagine tratta da www.kinoweb.it)
Garibaldi è l’eroe della storia e la cicogna Agostina il simbolo della credenza leggendaria di rinascita, insieme ai personaggi che si incrociano tra reale e surreale. Il comandante e la cicogna è una commedia leggera, come ama definirla il regista Silvio Soldini, dal contenuto simbolico per il modo con cui affronta la “questione” morale. La storia racconta di un avvocato del malaffare (Luca Zingaretti), un filosofo mancato (Giuseppe Battiston), un idraulico (Valerio Mastandrea) costretto a fare da prestanome con un atto di compravendita per difendere l’onore della giovane figlia (Maria Paiato), finita senza volerlo su YouTube in atteggiamenti erotici. Intrecciando a queste vicende la timidezza di un’artista in difficoltà finanziarie (Alba Rohrwacher), costretta a piegarsi alla committenza di un avvocato spregiudicato, Silvio Soldini filtra l’anima di un paese allo sbando. Il regista raduna, in una sorta di simposio figurato, alcuni personaggi emblematici tra i più autorevoli della storia e della cultura italiana – Garibaldi, Leonardo Da Vinci, Verdi e Leopardi – i quali danno vita a una riflessione severa sulla bandiera tricolore. Lo strafottente cavalier Cazzaniga, appositamente rimpicciolito dalla cinepresa rispetto alle altre statue, assume le
fattezze fisiche e morali di berlusconiana memoria. Come nelle fiabe in questo film le statue (le voci sono di Pierfrancesco Favino, Gigio Alberti, Neri Marcorè) si animano con i loro proclami morali, e sorrette sui loro piedestalli esercitano ancora la loro forza politica, rievocando la storia alla luce degli accadimenti contemporanei. Soldini si è ispirato a Jonas che avrà 20 anni nel 2000 di Alain Tanner, nel quale una statua recitava un brano dal Contratto sociale di Jean-Jacques Rousseau. La cinepresa, durante la scena iniziale, scorre sulle statue, e sullo sfacelo del paese, “sprofondato nelle mani di ciarlatani assetati di potere”. Rimpiangendo persino la presenza degli austriaci, le effigi del passato esprimono giudizi ironici, mentre gli attori, comuni mortali, incarnano le reali preoccupazioni degli italiani. Sono personaggi non convenzionali e scomodi in balia degli eventi, portatori però di valori sani. Il film di Soldini contiene anche riflessioni politiche poiché parla del malcostume, ritratto in un affresco giocoso ma dai toni a volte tragici, mentre Elia (Luca Dirodi) si intrattiene disincantato con la cicogna Agostina. Teresa (Claudia Gerini) la moglie defunta dell’idraulico, dopo la sua morte, appare e scompare, scandendo il ritmo fatato e magico dei racconti
fiabeschi. La commedia è ambientata a Torino, città anonima ma riconoscibile. Sono i personaggi e i loro dialetti a decretare un’appartenenza identitaria a una zona dell’Italia o a una regione. Le riprese degli interni, come l’appartamento in cui vive l’idraulico o l’artista pittrice, sono incasinati per dare un senso di impoverimento sociale. Le scene girate in pieno centro o in periferia, gli effetti speciali, l’utilizzo della luce, le postazioni per riprendere il volo libero della cicogna, e il bel lavoro di montaggio, traghettano questo film (coprodotto dalla Ventura Film e dalla RSI) nello stile riflessivo della commedia del cinema italiano firmata da Silvio Soldini. La scelta di Garibaldi e dei grandi della storia ha uno statuto politico? Un anno fa ci sono stati i festeggiamenti per i centocinquant’anni anni dell’Unità d’Italia. Questo film riflette e vuole far riflettere su questo momento storico. Mi sembrava che Garibaldi dovesse essere il protagonista delle statue che riempiono i giardini e le piazze di tutte le città del mondo, statue che sono sempre meno conosciute da noi cittadini. Raramente alziamo lo sguardo per guardarle. La distanza tra noi e loro diventa sempre più grande e i valori che queste persone rappresentano si ingrandisce e quindi mi sembrava interessante provare a raccontare di loro. Mazzini non ha avuto lo stesso trattamento… Mi sembrava giusto prendere Garibaldi che è stato colui che ha riunificato l’Italia, insieme a un grande scrittore come Leopardi e a uno scienziato artista come Leonardo da Vinci. E a un grande musicista come Verdi. Come è avvenuta la costruzione dei dialoghi tra le statue? Abbiamo letto e spogliato molti testi e documenti scritti da loro e abbiamo cercato un loro modo di dire e osservare che poi si riflette nel modo in cui vengono dette le cose nel film; poi chiaramente abbiamo inventato quello che secondo noi potrebbero dire questi personaggi famosi alla luce di quel che vedono oggi. Lei definisce il film una commedia leggera. Ci sono però molte riflessioni politiche e identitarie. Il termine leggera non significa che la commedia sia priva di profondità. Credo che ci sia una leggerezza anche profonda. Ed è quello che è abbiamo voluto fare. Leggera perché comunque lo sguardo sul mondo che il film propone è uno sguardo ironico, uno sguardo giocoso anche burlone. Il mondo che c’è sotto lo sguardo è quello che abbiamo davanti agli occhi. Attraverso il film lei racconta anche del malcostume in Italia. Perché non ha approfondito di più il discorso? Perché il film doveva contenere anche una dose di poesia e credo che se avessi affondato di più sarebbe venuto fuori un film diverso da quello che avevo in mente. La cosa che rappresenta maggiormente lo sguardo è la cicogna perché è un film comunque molto aereo, nel senso che vola sopra il mondo, le statue, i morti, i cittadini, i personaggi del film che sono strambi, molto particolari. Portatori di senso da un lato che però dall’altro lato fanno morir dal ridere. Che cosa accomuna il comandante alla cicogna? Non so bene cosa accomuni il comandante alla cicogna. Quello che a posteriori posso dire è che nel finale Garibaldi e la cicogna hanno un momento insieme e in un qualche modo si riuniscono. Se riuscissimo a recuperare i valori di un tempo che sempre di più vengono disdegnati con una speranza di rinascita o comunque un’attesa di speranza verso il futuro non sarebbe male.
Nel film la questione morale è un tema rilevante. È vero ma ci gioco anche sopra. Per esempio, Amanzio è un portatore anche lui di moralità. Ha le sue idee, fa riflettere su degli aspetti e questo secondo me è quello che deve fare un film. Non necessariamente deve portare un messaggio preciso. Poi ci sono le scene girate nel centro, quelle nella cascina, le postazioni per filmare la cicogna. Le scene della cicogna che si abbassa e arriva a terra le abbiamo realizzate noi. Avevamo bisogno di avere la cicogna viva e vegeta. La cicogna non è un animale che si può addomesticare e addestrare come un’aquila e quindi è stato laborioso aspettare sempre il momento propizio ma ci siamo riusciti. Il film è girato a Torino che però non appare in modo evidente. In realtà, c’è anche Milano mescolata con Torino. Sarebbe stato bello mischiare anche altre città dell’Italia perché l’idea era quella di costruire una città ipotetica senza un nome preciso. Una città Italia. Ci sono stati interventi da parte della Film Commissione Torino Piemonte che promuove la filmografia del luogo? Ovviamente ci hanno dato una mano come a tutti i film. Negli anni è stata l’unica vera sigla che ha fatto partire e ripartire il cinema a Torino, in cui è molta attiva e si è mossa bene. Essendo una coproduzione italo-svizzera, nel film c’è il particolare dello svizzero tedesco e della baita sulle montagne svizzere. È stata un’opzione culturale che ha dovuto scegliere? Perché dovuto? Anche gli altri miei film sono coprodotti con la Svizzera e non è che ogni volta c’è stato o ci debba essere il particolare. Questa volta mi è piaciuta l’idea che in un film, in cui ci sono parecchie cose inventate, un film che gioca con il reale e il surreale, ci fosse anche un’ironia su questi aspetti. Fin dall’inizio c’era l’idea che sulla montagna svizzera i protagonisti si riunissero perché quello che succede è la riunione e la formazione di una specie di famiglia strana. In cima alla montagna arriva Leo, trova Diana e Amanzio che non conosce, c’è suo figlio, la cicogna, e la figlia che è rimasta a casa ma è in contatto telefonico con loro. È come se tutti i personaggi si trovassero in questo luogo fuori dalla mischia e si riconoscessero. Tutto sommato all’inizio del film ci sono tanti personaggi soli, separati ma alla fine del film si trovano. La realtà italiana fa spesso piangere. Nel film si ride anche per l’imbarazzo. Fare un film sull’Italia di oggi è facile? No. Non è mai facile fare un film su quello che sta realmente avvenendo. Aldilà dell’Italia, vale anche per la Francia o la Svizzera. È sempre più semplice quando c’è una distanza che ti impone il tempo però ci è piaciuta l’idea di dire delle cose. Credo che sia un film che è nato proprio dall’esigenza di cercare di esprimere qualche cosa, facendo riflettere su questo momento. Il digitale è stato utilizzato nelle riprese? Ci sono tutta una serie di effetti speciali come quello del ragazzino che corre con la bicicletta e attraversa la città e quando il padre va in Svizzera nella notte e si trova in autostrada. Sono due sequenze che ho deciso di fare interamente con gli effetti speciali. Alba Rohrwacher interpreta la parte di un’artista pittrice timida e impacciata. Come mai questa scelta? L’idea è nata dal fatto che esistono persone che non sono capaci e hanno difficoltà nello stare al mondo, e che fanno fatica a scontrarsi con chi deve loro qualche cosa. Hanno il diritto di essere pagati ma vengono schiacciati da chi è più prepotente e volgare.
Incontri
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Per piccoli intenditori Tendenze p. 44 – 45 | a cura della Redazione
corpo di scongelamento, cottura e frullatura
vasca termica
L’utilizzo è semplice e la sua pulizia facilitata, grazie all’impiego di materiali plastici lavabili e soprattutto privi del composto organico bisfenolo A (BPA), sotto accusa da alcuni anni per la sua pericolosità.
cottura al vapore
L’acqua evaporata passa dal bollitore al corpo di cottura attraverso un piccolo foro.
Composto da un bicchiere principale graduato da 600 ml con un coperchio svitabile, permette di scongelare gli alimenti e, senza nessuna ulteriore manipolazione, di cuocerli in un ambiente protetto e in seguito ridurli in pappa.
cestello asportabile
All’interno del corpo di cottura è presente un cestello per una sana cottura degli alimenti.
spia di cottura
È presente un unico interruttore con il quale avviare la funzione di bollitura dell’acqua (verso sinistra); una volta che il cibo è pronto per la frullatura, la spia luminosa presente al centro dell’interruttore si spenge. Ora è possibile versare il contenuto del cestello nel bicchiere e avviare la lama (verso destra).
lama di frullatura
Attraverso l’utilizzo dell’interruttore è possibile attivare una lama (smontabile e lavabile) che sminuzza gli alimenti permettendo di creare delle pappine fresche, pronte al consumo oppure da riporre in frigo.
spatola
tappo di chiusura
Nella fase di frullatura, un apposito coperchio evita che gli alimenti si disperdano nella parte superiore del bicchiere.
Serve in particolare a estrarre il cestello con il cibo cotto senza toccarlo con le mani. Il brodo prodottosi dalla cottura al vapore può essere lasciato nel bicchiere braduato o gettato, a seconda della ricetta. Uno specifico ricettario è parte della dotazione di base.
L’
alimentazione è il mattone più importante per una crescita sana. Verdura e frutta di stagione, così come carni fresche di provenienza certificata non devono mai mancare sulle nostre tavole; un aspetto fondamentale per gli adulti ma anche, e in particolare, per i bambini di tutte le età. Gli alimenti preconfezionati e pronti al consumo destinati ai più piccoli hanno oggi certamente livelli di qualità e controlli sulle materie prime impiegate maggiori rispetto a 40 anni fa (si pensi alle varietà e alla qualità dei latti artificiali oggi in commercio). Ciò non toglie che di prodotti industriali si tratti, omogeneizzati, a lunga conservazione e dunque arricchiti di molte sostanze necessarie al loro mantenimento. Inoltre, il più delle volte sono venduti in contenitori di plastica, prodotti e confezionati in regioni e paesi lontani da noi. La filiera corta Anche se la presenza in casa di bambini in tenera età è per i genitori sinonimo di ritmi serrati e rari momenti di relax (in particolare, se entrambi hanno ricominciato a lavorare), l’introduzione di alimenti solidi dopo il periodo iniziale di allattamento rappresenta un momento molto importante per i piccoli: nuovi sapori e odori fanno capolino e la loro dieta si arricchisce dunque di
sostanze fondamentali per lo sviluppo, fisico e mentale. Da qui l’importanza di scegliere alimenti privi di sostanze inquinanti e, di conseguenza, la possibilità di prepararli in modo semplice e sano, valorizzandone le sostanze nutrienti. In questo senso la possibilità di preparare in casa pappe e brodini dalla composizione e dalla consistenza più diversa – e con prodotti scelti personalmente – rappresenta certamente la migliore garanzia per una corretta alimentazione dei bimbi. Mmh, che si mangia...? Introdotto con grande successo da quasi una decina d’anni il Babycook, prodotto dall’azienda francese Béaba, è un buon esempio di “gestione casalinga” dell’alimentazione dei più piccoli. Di semplice utilizzo, manutenzione e trasporto – è disponibile anche una comoda valigetta dove riporre il tutto quando si è in viaggio – , ha un corpo base che può essere arricchito di molti altri elementi per la produzione e conservazione del cibo (si veda www.beaba.com). Oltre a un ricettario di circa 50 pagine fornito con l’apparecchio, sono disponibili altri volumi che propongono decine di pietanze per bambini dai 5 ai 36 mesi d’età, che possono essere coinvolti attivamente nella preparazione di ciò che mangeranno. Eh sì, a volte è molto meglio iniziare sin da piccoli...
NOVITÀ LIBRARIE
dodicisette
I FOTOGRAFI DI TICINOSETTE. CATALOGO DELLA MOSTRA
Questo volume offre l’opportunità di ammirare una selezione di fotografie pubblicate in anni recenti su «Ticinosette» e realizzate da dodici fotografi che provengono da diversi settori della fotografia professionale ticinese e svizzera. Un centinaio di affascinanti immagini, un volume di indubbio interesse e una testimonianza della vitalità della fotografia elvetica contemporanea. Alcuni dei servizi fotografici presenti in questo elegante volume sono stati premiati nelle ultime edizioni dello «Swiss Press Award», importante concorso al quale partecipano tutte le maggiori testate nazionali. Tra i fotografi presenti nel catalogo ricordiamo Reto Albertalli, Didier Ruef, Giosanna Crivelli, Katja Snozzi, Matteo Aroldi, Jacek Pulawski e Reza Khatir. Le immagini sono visibili sino al 30 dicembre nella mostra «12 x 7» presso Casa Cavalier Pellanda, Biasca.
FORMATO PAGINE FOTOGRAFIE AUTORI PREZZO
21 x 29.5 cm 116 117 12 fotografi Fr. 30.– (spese di spedizione incluse)
Vogliate inviarmi «dodicisette» al prezzo di Fr. 30.– al seguente indirizzo: NOME / COGNOME VIA / LOCALITÀ QUANTITÀ ESEMPLARI
SalvioniEdizioni
DA RITORNARE A SalvioniEdizioni . Via Ghiringhelli 9 . 6500 Bellinzona Telefono 091 821 11 11 . Fax 091 821 11 12 . libri@salvioni.ch . www.salvioni.ch Questo volume è anche reperibile nelle migliori librerie ticinesi.
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Astri toro
gemelli
cancro
Evoluzione spirituale e confronto psicologico con il partner. Il sesso va al di là del puro atto fisico e diventa tramite per una trasformazione interiore. Possibili investimenti nel settore immobiliare. Stanchezza mentale.
Grazie a Mercurio sorgono opportunità per i nati nella seconda decade. Se volete risolvere i problemi con il partner prima dovete re-imparare a comunicare. Fine mese caratterizzato da cambiamenti professionali.
Tra il 29 e il 30 Luna di transito. A causa della congiunzione con Giove dovrete stare attenti a non perdere il senso della misura. Attenti inoltre a non risolvere i problemi di stress con attacchi di fame.
Tra il 26 e il 27 Luna nel segno del Toro. Il passaggio favorirà una amplificazione delle relazioni sociali. Marte in opposizione per i nati nella prima decade. Canalizzate le energie verso l’eros e non la guerra.
leone
vergine
bilancia
scorpione
Fine mese caratterizzato dallo stellium di pianeti di transito nell’angolare Scorpione. Discussioni familiari segnate da antichi rancori. Parlate chiaramente. Turbamenti tra il 26 e il 27. Non siate permalosi.
Vittoria in una vertenza legale che procede da tempo. Grazie a Marte e Mercurio, di transito nella terza casa solare, i nati nelle prime due decadi potranno superare brillantemente colloqui di lavoro ad esami.
Tra il 28 e il 30 la Luna si troverà in posizione armonica. Questo aspetto amplificherà gli avanzamenti professionali e il riscontro sociale. I nati nella seconda decade saranno baciati dal transito di Giove.
Potete tornare a occuparvi del “nuovo” anziché fossilizzarvi su vecchie questioni. Cambio di amicizie e di gusti per i nati nella prima decade. Abbandonate le vecchie posizioni se non fanno più parte di voi.
sagittario
capricorno
acquario
pesci
Sbalzi umorali tra il 28 e il 29. Con Marte in seconda casa solare ci si identifica con la propria situazione finanziaria: non commettete questo errore. Date risalto alle vostre qualità e al vostro effettivo valore.
Appeal erotico alle stelle. Magnetismo e capacità persuasive. È impossibile resistervi. Incontro con il segno dello Scorpione. Svolte improvvise per chi ha nel proprio tema natale Urano dominante.
Novembre si chiude con il transito di Mercurio e Venere nel segno dello Scorpione. Avete la giusta occasione per dimostrare quanto siete geniali. Attenti tra il 26 e il 27 a non commettere un errore di superficialità.
La vita professionale può riorganizzarsi. Lavoro, amore e perseveranza negli scopi. Acquisti e investimenti nel settore immobiliare. Vita sentimentale ricca di piacevoli novità. Bene tra il 26 e il 27 di novembre.
» a cura di Elisabetta
ariete
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Gioca e vinci con Ticinosette
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 49
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 29 novembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 27 nov. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
Verticali 1. Noto film del ’98 di Eric Rohmer • 2. Sbagliato • 3. Maschera fiorentina • 4. Duro, coriaceo • 5. Ispido • 6. Rosa pallida • 7. Raganella arborea • 8. Bagnati di rugiada • 9. Scoppio • 15. Lo è il vetro • 18. Fu il primo eresiarca • 19. Profondi, intimi • 21. Chicco d’uva • 24. Meritevole • 26. Proseguire a piedi • 28. Dittongo in Coira • 30. La fune di Tarzan • 34. È simile alla caffeina • 36. Mezza base • 37. Si contrappone a iper • 38. Intacca la vite • 39. Fila allo sportello • 41. La dea greca dell’aurora • 45. In mezzo al coro • 46. Ultimo Scorso.
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Orizzontali 1. Rendere • 10. È vicino a Bellinzona • 11. Precede Angeles • 12. L’alza il gallo • 13. Pittore e scultore tedesco • 14. Si intona • 16. Articolo maschile • 17. Due al cubo • 18. Riarso • 20. Salvò la fauna • 21. Uno dei Moschettieri • 22. Tagliati • 23. Carme lirico • 25. Ionio e Fosforo • 26. I confini di Comano • 27. Il bel Alain • 29. Il nome di Sorrenti • 31. Tiene lontani i vampiri • 32. Le cerca il poeta • 33. Il primo dispari • 34. Squadra inglese • 35. Mezzo tono • 36. Due anni • 39. Vi sono quelli di lungo corso • 40. Piccolo difetto • 42. Uno a Londra • 43. Anno Domini • 44. Si fa alla cravatta • 46. Cantone svizzero • 47. Azzardare • 48. Bel paese malcantonese.
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La soluzione del Concorso apparso il 9 novembre è:
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Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Franco Simontacchi Casella postale 6850 Mendrisio Al vincitore facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: buono RailAway FFS per l'offerta “Luino/Riviera Gambarogno” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta Rail Away FFS “Luino/ Riviera Gambarogno” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/railaway-ticino.
Luino/Riviera del Gambarogno. In treno al celebre mercato di Luino. Scoprite la Riviera del Gambarogno con i suoi tipici villaggi ticinesi e le spettacolari vedute panoramiche sul Lago Maggiore e sulle montagne circostanti. Fermatevi a Magadino, oppure a Vira, a San Nazzaro, a Gerra o a Ranzo e cogliete l’atmosfera magica della regione. A Luino trovate il celebre mercato settimanale, dove ogni mercoledì vengono proposti prodotti freschi della regione, articoli in pelle, abbigliamento e calzature.
Giochi
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Ruf Lanz
La nuova Delizio Una Automatic, oltre a essere compatta, è dotata di un tempo di riscaldamento più breve rispetto alle altre macchine per il caffè: solo 15 secondi. Grazie al dispositivo di arresto automatico e alla griglia raccogli-gocce regolabile per tazze di diverse misure, puoi ora gustare le nostre 16 pregiate varietà di caffè in tutta praticità. L’elegante macchina per il caffè stupisce per il suo design compatto e raffinato. I nostri apparecchi e le nostre capsule sono disponibili presso le filiali melectronics, Migros, Fust, Officeworld e LeShop. www.delizio.ch
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