Ticino7

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№ 52

del 28 dicembre 2012

con Teleradio 30 dic. – 5 gen. 2013

Profezie

chi è rimasTo?

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Ticinosette n° 52 del 28 dicembre 2012

Impressum Tiratura controllata 70’634 copie Chiusura redazionale venerdì 21 dicembre Editore Teleradio 7 SA, Muzzano Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55 Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona Pubblicità Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch Annunci locali Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch In copertina C’è nessuno...? Fotografia di Reza Khatir

Fotografie di Reto Albertalli Matteo Aroldi Giosanna Crivelli Ivana De Maria Matteo Fieni Peter Keller Reza Khatir Flavia Leuenberger Igor Ponti Jacek Pulawski Didier Ruef Katja Snozzi

Agorà Millenarismi. Scusi, quand’è la fine del mondo? Società John McAfee. Virus tropicale

di

Media Televisione. I coloni del domani Kronos Tentazioni apocalittiche

di

Graphic Novel Il pianeta del caos Vitae Francesca Gigante Reportage Sopravvissuti

di

di

RobeRto Roveda

MaRiella dal FaRRa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di

Nicola deMaRchi

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FRaNcesca Rigotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di

4 6 8 10 11 12 37 45 46 47

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coRdelius & KiK

MaRco JeitziNeR

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testo e FotogRaFie di

Tendenze Survival. Prepararsi al peggio

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di

Reza KhatiR

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giaNcaRlo FoRNasieR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fine e inizio Lo sappiamo, lo sappiamo: siamo in ritardo di almeno una settimana . . . Il problema è che proprio non ce la siamo sentita di confondere il sacro (la Nascita di Gesù) con il profano (l’ennesima fine del mondo) . Ecco perché questa uscita di Ticinosette coincide con l’ultimo numero di questo complesso 2012 . Un’uscita dedicata ai sopravvissuti, cioè a tutti coloro che hanno superato indenni la profezia precolombiana . Naturalmente il taglio, a partire dalla copertina, è volutamente ironico ma non per questo privo di serietà: la lettura degli articoli rivela come le nostre società siano da sempre affascinate e terrorizzate dall’imminente Apocalisse, di fatto simbolizzazione collettiva – come sottolinea l’epistemologo Telmo Pievani da noi intervistato a riguardo – di quello che è, alla fine, il destino di tutti noi . Ma c’è dell’altro . Questi ultimi tre anni ci hanno certamente trasformato, anche se è difficile capire se l’attuale crisi abbia insegnato qualcosa agli inossidabili sostenitori del principio secondo cui: “lasciato a se stesso, il mercato risolverà tutto. Troverà automaticamente l’equilibrio”, opinione alla quale John Maynard Keynes obbiettò sostenendo che “nel lungo periodo siamo tutti morti” .

Un’altro che di apocalissi se ne intende è il politologo americano Francis Fukuyama, classe 1952, apprezzato professore all’università di Stanford . A partire dal 1992 Fukuyama ha pubblicato una serie di saggi di un certo interesse sul futuro della civiltà occidentale (La fine della storia e l’ultimo uomo, 1992; La grande distruzione, 1999; L’uomo oltre l’uomo. Le conseguenze della rivoluzione biotecnologia, 2002) . A suo parere, l’affermarsi delle nuove tecnologie digitali e delle tecniche di eugenetica non faranno altro che accelerare il processo di degrado delle società occidentali, destinate a un progressivo invecchiamento e alla perdita di quegli aspetti di dinamicità e reattività indispensabili allo sviluppo generale . La risposta la si troverà forse, sempre secondo Fukuyama, nell’innata vocazione “sociale” dell’uomo e nella sua capacità di far fronte, nonostante tutto, all’irrazionalità e all’instabilità insite nel suo agire . Ma apocalissi e degradi a parte, possiamo stare tranquilli: una recentissima inchiesta condotta dall’“Economist Intelligence Unit” (emanazione dell’“Economist”) pone la Svizzera al primo posto fra i paesi al mondo dove attualmente è auspicabile nascere . Alla faccia dei maya . . . Buon anno, F . Martini e G . Fornasier

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Museo Casa Cavalier Pellanda, Biasca

I fotografi di Ticinosette L’esposizione rimarrà aperta fino a domenica 27 gennaio 2013 . Il catalogo della mostra è edito da EdizioniSalvioni, Bellinzona


Scusi, quand’è la fine del mondo?

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di Roberto Roveda

I

l 2012 è stato certamente l’anno dei maya, con la loro profezia capace di fissare l’Apocalisse con assoluta precisione al 21 dicembre. Una profezia che ha fatto vendere libri, scatenato dibattiti e dato la stura a una buona dose di irrazionalità, aumentata a dismisura all’approssimarsi della fatidica data. Nei primi giorni di dicembre il governo russo ha dovuto, pensato un po’, emettere un comunicato ufficiale per rassicurare la popolazione sull’inconsistenza del pericolo di una imminente fine del mondo. Nel paese, infatti, la “psicosi maya” stava dilagando e si stavano moltiplicando gli episodi di isteria collettiva, con persone pronte a fare incetta di beni di prima necessità e acquisti via internet del “Kit Apocalisse”. Con l’equivalente di 30 franchi il kit dava la possibilità di acquistare un pacco di grano saraceno, una scatoletta di pesce, un bloc-notes, medicine per problemi cardiaci, un pezzo di corda, la fotocopia di una carta d’identità e, immancabile, una bottiglia di vodka. Scenari simili anche in Cina, dove, dopo una lunga serie di chiamate e di allarmi, la polizia ha scelto di annunciare su Weibo, il Twitter cinese, che la profezia maya non si sarebbe avverata. Il “fascino” dell’Apocalisse Truffe e psicosi a parte, questa ennesima profezia ha mostrato ancora una volta quanto il tema della fine del mondo sia estremamente radicato nella cultura e nella psiche degli uomini, a conferma del fatto che nell’essere umano è presente una sorta di desiderio di Apocalisse. A confermarlo è il filosofo ed epistemologo italiano Telmo Pievani, autore del saggio La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi (Il Mulino, 2012) e docente di Filosofia delle Scienze biologiche all’Università di Padova.

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Agorà

Tra oscure terzine di Nostradamus, impatti di meteoriti e profezie dei maya, l’uomo ipertecnologico del XXI secolo si scopre affetto da ansie, timori apocalittici e aspettative di redenzione. Insomma, esattamente come i nostri antenati del Medioevo. Ma siamo così sicuri che l’Armageddon sia come ce la siamo sempre immaginata?

È vero, il tema della fine del mondo è universale, riguarda culture e religioni diverse, tanto da essere presente in tutte e tre le principali religioni monoteiste. Si tratta, quindi, di un tema culturale trasversale e oggi gli psicologi cognitivi sanno che i temi comuni a culture diverse spesso nascondono un’attitudine psicologica molto profonda. Perché la fine del mondo affascina tanto? Una prima ipotesi, che io affronto solo indirettamente nel mio libro, è che la fine del mondo ci attrae perché è una sublimazione del tema della fine individuale e, in generale, della caducità e finitudine delle cose. Parlando di una lontana, generica fine del mondo non facciamo altro, insomma, che esorcizzare la paura della nostra fine individuale. C’è inoltre una seconda ragione, a mio avviso più importante, che riguarda la storia e la filosofia della storia: l’idea di una fine del mondo presuppone che la storia abbia un senso, che quello che stiamo vivendo adesso sia un percorso con una logica, una direzione che troverà un suo compimento, una sua ragion d’essere finale. In tantissime religioni e culture la fine del mondo è associata infatti a un giudizio: si arriva alla fine del mondo e abbiamo la separazione dei giusti dagli empi, abbiamo il redde rationem generale. La fine del mondo e il giudizio finale che ne consegue esprimono l’idea che tutto sommato alla fine ci sarà una giustizia, quella giustizia che nella nostra vita, magari, non abbiamo trovato. Oggi viviamo in una società ipertecnologica, eppure le spiegazioni irrazionali continuano ad avere più presa sul grande pubblico rispetto ai dati scientifici. Lei come lo spiega? A questo proposito è bene citare il bel libro di Ian McEwan Blues della fine del mondo (Einaudi, 2008). McEwan in questo saggio mostra quello che


lui chiama tecno-millenarismo, ovvero il proliferare delle attitudini millenaristiche1 nella nostra epoca. Sul web, per esempio, dove il tecno-millenarismo imperversa, si trova di tutto e McEwan giustamente nota che le nuove tecnologie non necessariamente comportano un tipo di ragionamento razionale, asettico, neutrale. Anzi, le nuove tecnologie sono uno strumento dentro il quale noi riversiamo istinti e attitudini antichi, molto profondi. Dobbiamo sempre ricordare, infatti, che le nuove tecnologie non sono una panacea che annulla il passato: è vero che ci insegnano a ragionare in un modo diverso e che cambiano l’ambiente in cui siamo immersi, ma diventano anche il serbatoio, lo sfogo di attitudini chiaramente irrazionali, legate a bisogni psicologici profondi, come il bisogno di dare un senso alla nostra vita, alla nostra fine, alla fine di tutto e alla storia dentro la quale siamo immersi. Secondo lei da dove scaturiscono questi bisogni irrazionali? Credo che alla base vi sia l’incapacità di accettare l’idea che la nostra storia sia influenzata, spesso, da fenomeni contingenti, casuali. Non accettiamo l’ipotesi che forse una direzione non c’è e che stiamo soltanto esplorando tante possibilità diverse. Preferiamo rifugiarci in pensieri più “rassicuranti”, come quello appunto della fine del mondo, della catastrofe redentrice. La catastrofe ci attrae perché secondo il nostro schema mentale non può essere insensata. E visto che un motivo deve averlo, pensiamo che sia avvenuta per colpa nostra, per punizione, o persino che sia stata una vendetta degli dei. Ecco, questi sono tutti schemi antichissimi che oggi ritornano, schemi che la tecnologia non solo sembra non riuscire ad annullare, ma addirittura pare amplificare. Intanto però, come lei racconta nel suo libro, c’è chi su questi bisogni e su queste paure costruisce quello che lei chiama “mercato del millenarismo”... Il mercato del millenarismo è appunto una conseguenza di ciò che abbiamo detto: il nocciolo della questione è rappresentato dai bisogni psicologici, irrazionali e profondi delle persone, tutti aspetti che il mercato del millenarismo non fa altro che strumentalizzare. E qualcuno approfitta delle paure della gente: parlo, per esempio, di autori che scrivono libri discutibili sulla fine del mondo, basati su speculazioni infondate, come particolari allineamenti di pianeti, esplosioni della crosta terrestre, o, ancora, improbabili buchi neri, e così via. Libri di questo genere vendono centinaia di migliaia di copie. Poi non accade nulla di ciò che era preconizzato nel libro e allora chi l’ha scritto si affretta a dire che in realtà si trattava di una metafora, che la fine del mondo significava un nuovo inizio, che è rinviata a nuova data e via dicendo. Ritengo che questo prendersi gioco delle paure e dei bisogni del pubblico sia eticamente molto scorretto. Anche perché, lasciando perdere queste assurde dicerie, esistono invece minacce reali, scientificamente fondate. Lei ha chiamato in causa pericoli reali che incombono sul nostro pianeta. Però, prima di parlare di questo, nel suo libro afferma che la “fine del mondo” in realtà c’è già stata sul nostro pianeta e non una sola volta o sbaglio? No, è esatto. Una volta decostruito l’aspetto legato alle paure irrazionali, ci si deve domandare come si può affrontare il tema della fine del mondo su un piano rigorosamente scientifico. Per me, assertore dell’evoluzionismo, la questione centrale è che la fine del mondo è già avvenuta più volte e questo perché l’evoluzione non è un processo necessariamente lento, graduale, uniforme, prevedibile, ma è talvolta sconvolto da episodi catastrofici. Un ragionamento di questo tipo è una conquista recente per gli studiosi e non un’acquisizione scontata: è solo negli ultimi dieci, quindici anni che abbiamo capito che la biodiversità è stata stravolta almeno cinque volte nel passato da episodi catastrofici. Da questo presupposto si può iniziare un

percorso di ricerca, per comprendere le cause specifiche che hanno portato alle catastrofi del passato. Se si intraprende questa strada ci si rende conto che le calamità di allora furono causate da oscillazioni climatiche, da eruzioni vulcaniche enormi o da impatti di asteroidi sul nostro pianeta. La riflessione sulle cause delle catastrofi avvenute migliaia o milioni di anni fa che cosa fa emergere? Quali aspetti mette in luce? Senza dubbio da questa analisi emergono due questioni importanti: la prima è che le grandi ecatombi del passato sono state fondamentali per plasmare la biodiversità attuale. Per esempio, noi esseri umani non saremmo qui se 65 milioni di anni fa non si fosse verificato un evento catastrofico che ha portato all’estinzione dei dinosauri. Questa “fine del mondo” dei grandi rettili ha liberato molte nicchie ecologiche, le quali, in seguito, sono state occupate dai mammiferi e da altri animali. Il primo messaggio fondamentale, quindi, è che noi siamo figli della fine del mondo degli altri. Siamo il frutto di un nuovo inizio che ci ha permesso di essere qui. La seconda questione, più pragmatica, è che una volta comprese le cause delle grandi catastrofi del passato bisogna rispondere a importanti domande: queste cause sono ancora presenti? Sono ancora possibili adesso? E che risposte possiamo darci? Gli scienziati sanno che questi pericoli esistono ancora. Pensiamo alle grandi eruzioni, le cosiddette “super-eruzioni”: l’ultima si è verificata 73mila anni fa, ma ci sono aree del pianeta dove sono tuttora possibili, come il parco di Yellowstone. Le super-eruzioni sono fenomeni geofisici incontrollabili, capaci di modificare per decenni l’atmosfera e il clima. Anche gli impatti di asteroidi sono possibili, anche se non probabili. Lo stesso vale per le pandemie globali, anche se abbiamo strumenti per tenerle sotto controllo, almeno per ora. Lo scienziato sa che noi viviamo su un pianeta instabile, violento sotto certi punti di vista, e che la presenza umana ha una sua intrinseca fragilità. Fragilità che dovrebbe essere ricordata nel momento in cui l’uomo pensa di poter fare quello che vuole: espandere la popolazione indefinitamente, distruggere le foreste, ridurre la biodiversità. A proposito dell’agire indiscriminato dell’uomo sul pianeta: al di là delle catastrofi ambientali o degli asteroidi, è l’uomo stesso che sta marciando in una direzione che lo porterà verso una possibile fine del mondo? Questa ipotesi è sostenuta da molti scienziati e a ragion veduta. Ci comportiamo come dei dominatori, distruggiamo le foreste, la biodiversità, gli ecosistemi. Alcuni segnali sono scientificamente chiari: le estinzioni di massa di specie animali e vegetali a causa dell’azione umana sono in rapida accelerazione e sono pari finora a circa il 40% del totale delle forme viventi sulla Terra, se prendiamo come data di inizio dei nostri calcoli l’invenzione da parte dell’uomo dell’agricoltura, circa diecimila anni fa. Sono dati di perdita della biodiversità molto simili a quelli che gli scienziati hanno riscontrato in occasione degli eventi catastrofici del passato. E senza considerare i problemi legati al clima, che l’uomo sta modificando in maniera significativa. Insomma, se l’uomo non cambierà rotta e non deciderà di prendersi cura del pianeta in cui vive (l’unico possibile al momento), c’è il serio rischio che vada incontro a una fine del mondo ma creata con le proprie mani. note 1 Nella storia del cristianesimo, il millenarismo è la credenza e l’attesa del regno di Cristo in terra, prima del giudizio finale, riservato ai soli giusti e, secondo la maggior parte dei computi, destinato a durare mille anni. Impropriamente viene chiamata millenarismo ogni credenza che tende a fissare in una data precisa la fine del mondo.

Agorà

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Virus tropicale

John McAfee, ovvero la storia di un creatore di antivirus di successo accusato di vari reati, e diventato per qualche giorno un ricercato internazionale. Nel frattempo, tutti potevano leggere la sua versione dei (mis)fatti attraverso il solito blog di Mariella Dal Farra

Società

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“Per scrivere a Cavedagna, Marana ha sempre dei motivi pratici:

giustificare i suoi ritardi nella consegna delle traduzioni, sollecitare il pagamento di anticipi, segnalare novità editoriali straniere da non lasciarsi sfuggire. Ma tra questi normali argomenti di corrispondenza d’ufficio s’affacciano allusioni a intrighi, complotti, misteri, e per spiegare queste allusioni, o per spiegare perché non vuole dire di più, Marana finisce per lanciarsi in affabulazioni sempre più frenetiche e imbrogliate”. Italo Calvino Se una notte d’inverno un viaggiatore (pag. 116) È con queste parole che Calvino fa entrare in scena, nel romanzo sopra citato, il personaggio di Ermes Marana. Mistificatore di professione, invischiato in trame complicatissime e progressivamente più inverosimili concernenti libri apocrifi, spionaggio editoriale e sabotaggio narrativo, abile falsificatore di vicende letterarie ed esistenziali, Marana è l’emblema del caos: un “agente” entropico che lavora sulla commistione fra realtà e finzione allo scopo, sembrerebbe, di indurle ad annullarsi reciprocamente. Strano come la sua figura mi sia tornata alla mente di recente, mentre leggevo il blog di John McAfee (www.whoismcafee.com), creatore dell’omonimo e notissimo programma antivirus. Milionario dell’informatica, esponente di spicco della Silicon Valley, che ha lasciato per trasferirsi in Belize qualche anno fa, McAfee era ricercato dalle autorità locali per detenzione illegale di armi, sospettato traffico (produzione?) di stupefacenti, nonché come persona informata dei fatti nell’ambito dell’omicidio di un cittadino americano. Il programmatore – dal 12 novembre latitante, poi catturato e ricondotto negli USA pochi giorni or sono – ha deciso di aprire un blog per raccontare la propria versione dei fatti: un diario della fuga iniziata all’indomani del ritrovamento del cadavere di Gregory Faull, costruttore edile in pensione che risiedeva in una tenuta limitrofa a quella di McAfee. Il complotto La tesi che scaturisce dal corposo resoconto, aggiornato regolarmente nonostante i continui spostamenti del padre dell’antivirus più famoso del mondo, è quella, in estrema sintesi, del complotto: McAfee sarebbe stato preso di mira da alcuni esponenti del governo belizeano in ragione di un atteggiamento poco compiacente nei confronti della corruzione che caratterizzerebbe in maniera endemica il paese. Nel blog sono riportate lettere anonime ricevute nel corso degli ultimi mesi, registrazioni di conversazioni sul modo migliore di “farlo fuori” – McAfee afferma di avere disseminato la propria tenuta di microspie e di disporre di centinaia di ore d’intercettazioni che proverebbero l’ostilità di cui è oggetto – e appelli per la liberazione di persone detenute in quanto sue amiche. Il tutto corredato da migliaia di commenti inviati da ogni parte del mondo da coloro che seguono la vicenda “in diretta”. E se la connotazione di tali post spazia dall’espressione di solidarietà, ai suggerimenti, passando per le proposte commerciali fino alle forme di insulto più banali, la logica di questo blog sembra essere quella del “non importa cosa si dice, purché se ne dica qualcosa”.


Società

7 John McAfee (immagine tratta da www.storify.com)

La vita è un romanzo Una logica che potrebbe corrispondere a una scelta strategica ben precisa, nel caso in cui McAfee fosse effettivamente vittima di un disegno teso a danneggiarlo, eventualità che, allo stato attuale delle cose, non può essere scartata né accettata tout court. Tuttavia, è percepibile nei suoi commenti una forma di velato auto-compiacimento: come l’eco di un’intima e recondita soddisfazione, forse riconducibile al piacere di tradurre e trasfigurare la propria vicenda esistenziale in un prodotto para-letterario (quel blog che tutti possono leggere e commentare), e che sembra costituire una tentazione piuttosto diffusa fra i blogger in generale. Tale impressione risulta ancora più accentuata leggendo Darkness Falls, un bizzarro diario in tre parti pubblicato lo scorso settembre dallo stesso McAfee su una piattaforma privata, e successivamente ripreso da Gizmodo (un blog sulla tecnologia elettronica di consumo) dove il programmatore racconta dei problemi causatigli dalle autorità negli ultimi due anni, intercalando descrizioni delle numerose donne che abitano con lui a vividi scorci di malavita locale. A titolo esemplificativo: “Ambra due [foto in bikini a bordo piscina] era in fuga quando arrivò. Aveva tradito Arthur per 100.000 dollari in contanti – pagati dal GSU [Gang Suppression Unit] – così la Taylor Street Gang di cui Arthur era capo aveva messo una taglia di 50.000 dollari sulla sua testa. In

aggiunta, la George Street Gang, capeggiata da Pinky Tillett, la stava cercando perché, una settimana prima di morire, Arthur aveva probabilmente ucciso Pinky. Qui le gang rivali prendono spesso di mira le donne dei capibanda”. La trasformazione del proprio quotidiano in un gangsta fiction di cui è protagonista rende il blog di McAfee un organismo ibrido, in quanto la falsificazione del sé autoriale pregiudica l’autenticità del racconto, nella vita così come in letteratura. Piacerebbe invece molto a Ermes Marana, secondo il quale “la letteratura […] ha nella mistificazione la sua verità; dunque un falso, in quanto mistificazione d’una mistificazione, equivale a una verità alla seconda potenza”.1

per saperne di più Per un approfondimento della vicenda di John McAfee, si rimanda alle principali testate giornalistiche locali e internazionali. L’indirizzo, già segnalato, del blog è www.whoismcafee.com mentre la prima parte del diario digitale Darkness Falls è reperibile all’indirizzo: http://gizmodo.com/5960138/thecrazy-secret-journal-of-john-mcafee-volume-1. La (ri)lettura di Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino è un’esperienza che avvince e sorprende sempre. note 1 I. Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Einaudi, 1979, pag. 180.


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I coloni del domani Se l’ossessione tutta Svizzera per gli scenari catastrofici e conseguenti rituali di prevenzione può far sorridere, negli USA la paura della fine del mondo non poteva che diventare show di Nicola DeMarchi

Media

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A trasformare in spettacolo la fine del mondo ci ha pensato il hobby è un vero stile di vita”. Addirittura una “sotto-cultura” National Geographic con “Doomsday Preppers” (letteralmente secondo il cliccatissimo e federatore www.survivalblog.com. “coloro che si preparano al giorno del giudizio”): una serie di E per i Range questo significa: otto pasti al giorno, duemila ritratti in salsa reality, di privati cittadini americani (le stime dollari al mese di spese, inventari che non ti dico e indipenparlano di 3 milioni) convinti che la fine dell’attuale civiltà denza energetica. Oltre al vento e al sole, il metano naturale sia imminente e che per questo si preparano ad affrontare il delle feci dei maiali, gigioneggia Paul vicino al suo allevamento peggio. Normale, anche perché se in paesi come il nostro, ecologico. Ma non basta. Forse perché come ogni ossessione, bunker civili e leggendarie montagne scavate come formaggi, anche quella della sopravvivenza ha bisogno di rituali sohanno il vantaggio di lenire le ansie collettive, nei più liberali stitutivi. O hanno forse ragione loro? Comunque, “in caso” USA il trattamento di questo tarlo le cose dovessero andare anche è volentieri lasciato a carico dei peggio, i Range, come tanti altri singoli cittadini. preppers, hanno pure un piano di E cosi mentre una buona fetta della evacuazione. Tutti a bordo di due popolazione mondiale si avvicinascuola bus: armi, capre, cavoli, e 22 va incurante alla data fatidica (chi amici-coloni (bambini inclusi) foraddirittura con dei festeggiamenmati come marines. La simulazione ti), c’è stato, fortuna loro, chi si filmata del piano spacca il secondo. è preparato. Ecco allora, tra deliri Inoltre, il buon network di persone alla Mad Max e futuri scenari neofidate è molto utile a difendersi, far-west provocati dai disastri più plaude la voce fuori campo. Cosi la svariati (meteoriti, guerre nucleari valutazione finale, tipica dei reality, o collassi economici), provetti Noé che sigilla ogni ritratto e smorza iroda supermercato, Crusoé a quattronicamente i toni apocalittici, ripaga ruote, MacGyver in sovrappeso e con un buon punteggio generale. altri americani medi alle prese con le fissazioni più pessimistiche: lo Forti divergenze Immagine tratta da www.blogspot.com stoccaggio (acqua, generi alimenSe tra i tre “casi” presentati a ogni tari, carburanti), l’allevamento di puntata le procedure di sopravviconigli, la coltivazione di rape, la simulazione di piani di fuga venza spesso si assomigliano, capita che sulle cause della fine e, dulcis in fundo, il tirocinio di sparo. Già perché in caso di ci siano divergenze. Cosi David Sarti, ex camionista ed attuale catastrofe globale, ci schiariscono fin da subito i preppers, dopo prepper, crede che la fine verrà dallo spazio, e più precisamente la fame e la sete arriva inevitabile lo sciacallaggio. dal sole e da una tempesta elettromagnetica che manderà in bomba l’intero sistema. “I sofisticati camion di oggi – ci deluciPronti alla fuga da – andranno in avaria totale, e nel giro di tre giorni non ci sarà Come nel quadro che ci abbozza Paul Range (nel primo neanche più un pacco di pane sugli scaffali dei supermercati”. episodio), pensionato reduce del Vietnam. Per lui come Ma l’ossessione più ricorrente – addirittura del 49% degli per la consorte Gloria, un “global flip-flop” si avvicina a americani secondo le suggestive cifre che scorrono puntuali grandi falcate. In altre parole, il nostro asse nord-sud si sta in sovrimpressione –, rimane quella di un collasso economico spostando. Spostamento che, a termine, porterà all’inver- e di una seconda depressione mondiale. Ne è convinta Kellen sione totale dei poli. Ma prima di vedere un’Africa paci- Bishop, ex responsabile in sovrappeso di una società multificamente al centro del mondo, ecco terremoti, eruzioni milionaria, che tra scorte di cibo (“roba buona che basterebbe di vulcani e movimenti di continenti che inghiottono in a otto persone per tre anni”) e utensili vari si esercita, arma in un batter d’occhio città, vie di comunicazione e industrie. pugno, a proteggere il bottino nel dedalo di stanze-deposito È in quest’ottica che i Range hanno fatto di nove container (“proteine”, “acqua”, “comfort”). Come lei Ed Reden, ex sciada cargo, un fortino capace di resistere a scosse sismiche tore d’acqua ed eterno hippie, che dal cuore di una ex base tipo Fukushima e attacchi di orde armate attirate dal loro militare si prepara ad accogliere un gruppo di prescelti per bottino. “Vent’anni di scorte per due persone” si vanta, Glo- portare l’ideale della pace e dell’amore al di là di una prossima ria. “Spendiamo 50 ore a settimana a prepararci. Più che un apocalisse economico-nucleare. C’è da toccar ferro…


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Tentazioni apocalittiche La parola greca “apokálypsis” non rimanda a catastrofi, né evoca tragedie o disastri. Significa semplicemente disvelamento: l’atto di togliere il velo e quindi scoprire, far apparire di Francesca Rigotti

Nel primo versetto dell’Apocalisse di Giovanni di Patmos, che

Kronos

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chiude il Nuovo Testamento e l’intera Sacra Scrittura, si legge: “Rivelazione di Gesù Cristo…” (Ap. 1,1). Rivelare è il compito di Cristo; rivelare quello che sa perché egli sa, è colui che sa: conosce il presente, il passato e il futuro ma non il senso della fine, perché quello è prerogativa soltanto del Padre (Mat. 13, 32). Anche il termine “millenarismo” è legato al linguaggio cristiano in quanto indica il millennio che segue la nascita di Cristo e per il quale si attendeva una catastrofe seguita da rinascita. E anche il termine “millennio” ricorre varie volte nell’Apocalisse di Giovanni. Poiché la rivelazione è quella di un evento catastrofico, ecco che il termine “apocalisse” ne ha assunto il significato.

alla foce; non come un caos di acque che si spargono e colano alla rinfusa sul terreno, senza struttura né significato. Cicli periodici Lo schema cristiano nel corso dei secoli sarà sottoposto a una torsione che trasformerà la fede nella venuta del regno di Dio nella fede nel progresso, per esempio, dell’illuminismo e del positivismo. La configurazione è quella delle periodiche distruzioni e rigenerazioni del mondo: uno stato normale, poi la crisi, infine la ripresa. In fondo si tratta uno schema analogo a quello proposto dall’analisi economica: stato normale, stagnazione, recessione... ripresa (speriamo anche questa volta); come pure da alcune interpretazioni politiche dei destini del mondo, secondo le quali l’età dell’oro regnerà dopo una lotta durissima tra il bene e il male, dopo che ogni cosa sarà stata messa a fuoco e fiamme.

La quiete dopo la tempesta Si tratta dunque di un immaginario di matrice cristiana con prefigurazioni giudaiche, col quale anche la nostra modernità continua a fare i conti. Al di là degli specialismi, il pensiero Il compimento della promessa apocalittico evoca l’idea di un evento Il quadro classico del millenarismo catastrofico definitivo che si dovrebbe è inserito insomma in una filiera di svolgere nell’età finale del mondo, colpe e catastrofi ma porta alla redenchiudendola e aprendo all’eternità zione, spesso grazie a un messia che di un nuovo regno di pace e felicità giunge alla fine del regno millenario. Il Albrecht Dürer (1471–1528), I santi Giovanni e Pietro (l’età dell’oro, il regno di Dio ecc.). La millenarismo rappresenta una aspettaolio su tavola, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera “fine dei tempi” non appare dunque tiva di terrore e insieme di speranza dal graduale e affidata a una lenta consumomento che il messia, tornato sulla mazione bensì è improvvisa e clamorosa. È come una tempesta, Terra, avrà la meglio sul demonio, vinto in un conflitto catastroseguita da uno stadio di quiete. fico, e instaurerà il regno della pace (spesso, dove questo schema è stato messo in atto, sul deserto creato dal conflitto stesso). La svolta del millennio È uno schema resistente anche nella letteratura. Lo troviamo, È noto che una forte ripresa del pensiero apocalittico si è pre- infatti, nel grigio paesaggio di cenere e macerie che fa da sentata alla svolta tra il secondo e il terzo millennio, tra l’anno sfondo al romanzo di Cormac McCarthy La strada (Einaudi, 1999 e il 2000, quando la pubblica opinione ha mostrato un 2007). In questo racconto duro, freddo, straziante – dal quale rinnovato interesse nell’interpretare eventi e fenomeni correnti è stato tratto l’omonimo film del 2009 con Viggo Mortensen, in termini teologici, sacri, escatologici. Sappiamo che l’uomo per la regia di John Hillcoat –, il padre e il figlio avanzano in è un animale teleologico, che di fronte a un problema o a un un’atmosfera apocalittica di distruzione e desolazione fino a evento cerca sempre di individuarne il senso in base a una incontrare uno strano personaggio, l’unico che ha un nome visione finalistica, che consideri il corso storico diretto, dalla tra i pochi esseri vaganti e innominati: il vecchio Ely. E dopo sua origine al suo compimento, verso un fine, un telos. la morte del padre, il figlio è raccolto da un uomo, enigmatico Come suggerisce la metafora stessa di “corso” quindi, la storia come tutti i personaggi del romanzo, che consegna il fanciullo è vista secondo l’immagine di un fiume con le acque trattenute a una donna che lo salverà in nome dell’amore del mondo, da argini che scorrono, pacificamente o impetuosamente, fino quasi a rispettare il compimento di una promessa.



» testimonianza raccolta da Marco Jeitziner; fotografia di Flavia Leuenberger

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Francesca Gigante

Vitae

il pomeriggio, diversamente che in Italia, ed è più difficile che trovino il tempo per dedicarsi a discipline artistiche o sportive. Quando insegnavo mini-musical ai bambini a Locarno, ero sorpresa da come si scatenassero il mercoledì pomeriggio, l’unico momento di sfogo. Con gli orari, dalle nove di sera in poi i corsi non funzionano, mentre in Italia si danza fino a mezzanotte. È proprio un’altra cosa. Quando rispondo che sono una ballerina c’è un po’ di meraviglia, quasi come se fosse solo un hobby: dicono “ah, lo fai per lavoro?”, oppure “fai solo questo?”. In realtà, Dalla Sicilia al Ticino danzando. Crede in è molto impegnativo, ogni questa arte come mezzo di benessere e giorno, sia nelle sale, sia a di comunicazione. La sua strada è l’inse- casa. Qui moltissime persone insegnano danza, ma a gnamento dello stile tribale e orientale… chi deve scegliere un corso suggerisco di affidarsi a una tissima sintonia, anche se ci persona competente, perché lavora proprio vuole una grande attenzione. con il corpo. Se non ha un minimo di comDall’esterno sembra una corepetenze anatomiche e di postura di base, può ografia e non ti rendi conto “ammazzare” gli studenti. Distruggi schiene che è improvvisato. Inoltre e ginocchia, creando danni che si protrarrannon c’è mai una sola ballerina no nel tempo! Certo, ci sono persone portate che guida, ma una leader a musicalmente, coreograficamente brave, ma turno e le followers che seguoche non hanno quelle importanti conoscenno. Con questa compagnia ze di chi ha fatto l’accademia o ha seguito di Milano abbiamo fatto diun corso di studi. Chi insegna e ha studiato, versi spettacoli in giro per per esempio, solo danza orientale, non ha gli l’Italia ma poi, essendomi elementi che ti dà la danza classica. trasferita in Ticino per amore, Credo che danzino di più le donne perché non ho più potuto seguirle nella nostra cultura l’uomo ha una certa molto. Poco a poco sono riuvergogna a mostrarsi e a lasciarsi andare, scita a introdurre i miei corsi teme di risultare ridicolo. Penso che l’uomo qui con un buon riscontro. non balli per non farsi classificare come Inizialmente è stato un po’ omosessuale, è una cosa davvero omofoba difficile perché c’è un’idea e la trovo molto ridicola. Tra le esperienze sbagliata della danza orienpiù interessanti che ho vissuto finora, posso tale. In generale viene vista citare un workshop a cui ho potuto partecicome volgare, fatta solo per pare con il ballerino attualmente più famoso l’uomo da spogliarelliste o per la tribal fusion, un ragazzino di 19 anni danzatrici prostitute (da lì è nato bravissimo, un “mostro”. Ha fondato nato il nome errato di “danza una compagnia internazionale e vedendomi del ventre”). Invece all’origimi ha chiamato a farne parte. Abbiamo in ne è legata ai riti di fertilità e programma una serie di spettacoli in Franalla madre terra, è una dancia, Spagna e Germania, per poi realizzare za di donne per le donne! il nostro sogno, il “Tribal Fest”, l’evento L’abbigliamento può essere mondiale che si tiene in California. La cosa abbastanza castigato e non bella, difficile ma eccitante, è che i membri per forza “la coscia di fuori”. della compagnia parlano lingue diverse, ma Ho notato che in Ticino la ballando riusciamo a capirci, essere uniti e danza non è molto svilupad avere una grande sintonia. Alla gente pata, potrei dire in generale dunque mi sento di dire: danzate! Lasciatel’arte. I bambini sono imvi andare, non abbiate nessun pregiudizio, pegnati con la scuola anche soprattutto su voi stessi!

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L

a danza ti fa stare bene, ti dà tantissimi benefici fisici e psicologici, insegna ad accettarti così come sei, perché è il movimento che fa la tua bellezza, non il tuo aspetto. La bellezza nelle danzatrici aiuta solo qui da noi in Europa, nelle altre culture no. Per esempio, se danzassi in Egitto non piacerei esteticamente, perché il loro è un canone di donna più rotonda e sensuale. Negli Stati Uniti non si dà assolutamente peso all’estetica ed è bellissimo, poiché vedi la bassa, l’alta, la grassa e la magra che ballano insieme e non disturba affatto, anzi! Io vengo dalla Sicilia, dove ho studiato danza classica dall’età di quattro anni, sperimentando poi jazz, hip-hop e tutto il filone moderno. In seguito mi sono iscritta in un’accademia a Milano, dove mi sono specializzata e diplomata. Sono subito entrata a far parte di una compagnia di musical e ci esibivamo soprattutto nei piccoli spettacoli per bambini nei parchi di divertimento. Ma non era assolutamente la mia strada, perché alla lunga per me era molto monotono. Da lì ho avuto un periodo di “paranoia” nei confronti della danza, ero delusa e non mi sentivo felice, così ho lavorato un po’ in un negozio. Un giorno una collega, per gioco, mi dice di provare la danza orientale. Ci sono andata. Le ragazze che insegnavano erano le prime in Italia a proporre la danza orientale moderna e la tribal style-bellydance, che veniva dall’America. Una fusione tra quella orientale, il flamenco, le danze indiane e quelle nomadi. Mi sono piaciuti subito anche l’abbigliamento (indossiamo antichi gioielli afgani), il trucco, i capelli. È totalmente improvvisata: puoi danzare con qualsiasi altra donna nel mondo perché conosci un codice comune. Si usano dei segnali vocali e corporei per capire cosa una danzatrice sta andando a fare e si stabilisce una for-


SopravviSSuti testo e fotografie di Reza Khatir

1. Come hai fatto a sopravvivere alla profezia dei maya? 2. Che cosa auguri a te stesso e al mondo per il 2013 (o fino alla prossima Apocalisse)?

L’umanità è sempre stata affascinata, spaventata e certamente incuriosita dalla possibilità della fine del mondo o almeno della fine della civiltà degli uomini così come la conosciamo. Si ricorderà che non è la prima volta che si parla di questo argomento; negli anni Ottanta avevo letto parecchio sul tema e in particolare ricordo Doomsday 1999 di Charles Berlitz nel quale l’autore aveva addirittura pubblicato delle tabelle pseudo-scientifiche per dimostrare la sua teoria sulla fine del mondo. In particolare dimostrava l’esistenza del mito del diluvio universale in tutte le culture dell’antichità, comprese quelle pagane. In tempi recenti, i nostri canali TV sono stati inondati da programmi cosiddetti scientifici annuncianti la fine di tutto. Certamente la fine può veramente arrivare se non cominciamo a modificare il comportamento nei confronti del nostro pianeta e non facciamo un passo indietro riducendo i danni che infliggiamo

all’ambiente. A tal proposito, ricordo una storiella di che risale ai tempi in cui frequentavo le elementari a Teheran. Narrava la vicenda di un grande re che un giorno passeggiando a cavallo con i suoi uomini vide un anziano che piantava un albero di arance. Incuriosito, il re fece convocare l’anziano a cui chiese: “Tu sei ormai molto vecchio, che senso ha piantare un albero sapendo che quando comincerà a dare i suoi primi frutti tu non ci sarai più?”. “Oh grande re” rispose l’anziano, “qualcuno prima che io nascessi ha piantato degli alberi per me, così ho potuto mangiare la loro frutta. Io faccio lo stesso per i bambini che nasceranno dopo di me, per dare anche a loro la possibilità di gustare la dolcezza di queste arance”. E noi che cosa lasciamo ai nostri figli? Visto che l’umanità ha superato la profezia dei maya vi propongo questo reportage, con l’intenzione di chiudere questo 2012 con un sorriso e augurare a tutti un sereno 2013!


Robin Melano

1. Come per tutti era questione di crederci o non crederci e in fondo la cosa più facile era non prendere posizione. Ho deciso di vivere la giornata come ogni altra vestendomi però per l’occasione, per attraversare l’eventuale Apocalisse con stile. Per il resto sappiamo tutti cosa è successo… ed eccomi qui.

2. (che domanda impegnativa!) Non auguro né più, né meno quanto augurerei a me e agli altri in ogni giorno della vita, niente di nuovo davvero.


Terry Locarno

1. Vivendo in questo mondo pieno di tragedie, ho inteso questa annunciata “fine del mondo” come una favola a lieto fine…

2. A me stessa auguro salute e la forza per continuare ad affrontare gli ostacoli della vita. Agli uomini, un risveglio collettivo affinché riescano creare un mondo migliore.


Tina Brione s/Minusio

1. Tra i numerosi profeti che fin dai tempi remoti hanno predetto la fine del mondo, rientra anche il riformatore Martin Lutero che raccomandava di piantare la sera prima della fine un albero di mele, proprio quello che è all’origine della cacciata dal Paradiso terrestre. Forse è questo che ha voluto dare nel 2012 a tutti noi, Adami ed Eve, un’altra opportunità. Confesso che di tanto in tanto la paura mi assaliva. Allora mi chiedevo se non fosse meglio rifugiarsi – lontano mille chilometri – fra le braccia del mio compagno per almeno morire insieme.

2. Per i maya il 13 era un numero sacro. Immagino che fosse questa la ragione per cui il loro calendario finisce nel 12. Questo ci dà la possibilità di iniziare nel 2013 una nuova epoca, forse come un’ultima chance per non perdere il nostro Paradiso, occupandoci del pianeta con nuovo spirito, senza prepotenza, ma con rispetto e amore. Mettiamoci al lavoro!


Michel Aurigeno

1. Non so proprio come ho fatto a sopravvivere alla profezia dei maya. Forse sono sem­ plicemente soprav­ vissuto al pari di chi legge queste righe. Che potreb­ be chiedersi come abbiamo fatto a sopravvivere. Che mistero…

2. Mi auguro che il mondo divenga un luogo di armo­ nia, gli esseri più coraggiosi e rispettosi nel pren­ dere decisioni. Per salvaguardare la natura e vivere in un ambiente ricco e dignitoso per poi apprezzare la ric­ chezza e la bellezza della vita. Imma­ ginatevi un cielo pulito, una terra non contaminata, un mare non in­ quinato. Un mondo senza più conflitti. Esseri sereni che raggiungono il divino e celebrano il bene di tutti. L’epoca dei barba­ ri svanirà, quella dei saggi sorgerà. Per le generazioni future.


Kriss Poschiavo

1. Si, sono sopravvissuta a questa fine del mondo. Del resto non è la prima volta che si preannuncia un evento del genere. Abbiamo già avuto nel recente passato un fallito annuncio dell'Apocalisse, e anche allora ero sicura che non sarebbe successo nulla. Quindi, cogliamo tutti l’occasione per riflettere sulla situazione attuale e cercare di migliorarla.

2. Auguro a tutti, compresa me stessa, di coltivare il proprio benessere per costruire una società basata sull’onestà e la solidarietà!


Giancarlo Leventina

1. Mi spiace ma era cosĂŹ noioso che credo di essermi addormentato. In effetti quando hanno riacceso le luci mi sono perfino spaventato. Ci ho messo un attimo a capire dove mi trovavo... una sensazione. Quasi come se qualcosa fosse cambiato. Bah!...

2. La profezia dei maya 2‌ meglio starsene a casa con un buon libro o davanti al camino. Comunque.


Prepararsi al peggio Tendenze p. 44 – 45 di Giancarlo Fornasier

Ora che il 21 dicembre è alle nostre spalle e questi “days after” ci ripresentano i soliti gravosi problemi di un pianeta diventato troppo piccolo per soddisfare tutti, qualcuno si starà chiedendo come smaltire adesso quelle immense quantità di acqua in bottiglia, fagioli in scatola, ravioli a lunghissima conservazione e caffè liofilizzato diligentemente messe da parte. Altri, coloro che hanno fatto incetta di libri dedicati ai maya e a loro complicatissimo calendario, avranno almeno dedicato qualche ora alla lettura (che di certo tempo perso non è). Senza considerare tutti quelli che, per meglio affrontare “il nuovo inizio”, hanno pensato fosse opportuno farsi trovare preparati, anche fisicamente. Magari frequentando un corso di sopravvivenza.

Al prossimo disastro

“Personalmente pratico il survival da tanti anni, ma lo faccio per passione e non per chissà quale profezia”. A parlare è Giovanni De Domenico, istruttore e responsabile degli unici corsi pubblici di sopravvivenza ed esplorazione organizzati in Ticino (www.survivalticino.ch). “In caso di una catastrofe mondiale, per poter sopravvivere ci vuole altro che frequentare corsi di sopravvivenza, o pensare di sopravvivere acquistando uno dei tanti kit che si trovano in internet. Quelli servono solo a riempire le tasche di chi li vende; se si vuole sopravvivere a lungo nella natura, le persone dovrebbero apprendere l’arte dell’autosuffi-

cienza, una cosa che in pochi mi richiedono”. De Domenico ha le idee molto chiare e il suo osservatorio è certamente tra i più intriganti e privilegiati: “Tutti quelli che pensano di sopravvivere con in tasca solo il coltello – magari firmato Bear Grylls – spero che il 21 invece di andare in montagna siano andati in chiesa a pregare. Avrebbero avuto più possibilità di sopravvivere all’Apocalisse che stavano aspettando”. Eh già, il “21.12.2012”, una data entrata (e già forse perdutasi) nell’immaginario collettivo. In previsione della “fine”, Giovanni avrà notato anche nel nostro cantone maggiore interesse rispetto ai corsi di sopravvivenza? Pare che all’estero questo sia avvenuto, così come in Svizzera più di una persona ha pensato bene di fare scorte di derrate a lunga conservazione... “Be’ che dire, se ritenete che qui in Svizzera le persone abbiano pensato solo a

“Ma credetemi, accanto a voi c’è sempre un insospettabile che ci crede… ed è già pronto ad affrontare l’ignoto” riempire il proprio rifugio di beni di prima necessità vi sbagliate di grosso: in questi ultimi anni in molti hanno partecipato alle nostre formazioni, per prepararsi a un eventuale catastrofe, e ancora di più sono quelli che mi hanno contattato per avere consigli o consulenze. Solo in Ticino, le persone che pensano che a breve dovremo fare i conti con le nostre paure sono diverse centinaia, ognuna con la propria idea e il proprio pensiero tenuti in gran segreto, per non essere derisi da amici e conoscenti. Ma credetemi, accanto a voi c’è sempre un insospettabile che ci crede... ed è già pronto ad affrontare l’ignoto”.

Sopravvivere in Ticino

Non si può certo dire che il territorio, la situazione politica e sociale nella Confederazione siano “da sopravvivenza”: perché dunque una persona partecipa ai vostri corsi? Forse “sopravvivere oltre il limite” significa soprattutto cercare i propri limiti oltre la piatta e noiosa quotidianità... “Survivalticino è attiva da

un paio di anni, ed è nata con l’intento di far conoscere l’arte della sopravvivenza considerando che, in molti paesi d’Europa, questa disciplina viene considerata come uno sport, e praticata a livello agonistico. Infatti, il nostro obiettivo è quello di far sì che anche in Svizzera questa disciplina sia riconosciuta dagli organi competenti. Al contrario di quello che alcuni pensano, la morfologia territoriale del Ticino, con le sue montagne, fiumi e boschi, si presta in maniera eccellente per praticare il survival. Certo, se valutiamo la situazione politica e sociale del nostro paese, che ci coccola con il suo benessere, saper sopravvivere a diverse situazioni critiche sembrerebbe inutile; ma le persone partecipano ai corsi, non solo per imparare l’arte della sopravvivenza, ma anche per conoscere i propri limiti, superarli e rafforzare il proprio spirito”. Ma quante persone partecipano annualmente alle attività di Survivalticino? Quale estrazione sociale hanno, sono in prevalenza uomini oppure donne? “Come associazione abbiamo all’attivo una trentina di iscritti” risponde De Domenico, “invece molte persone chiedono solo di seguire le formazioni da noi proposte, per poi praticare la disciplina in questione nel loro paese (molti sono italiani); per esempio, quest’anno da noi si sono formate una ventina di persone. Per quanto riguarda la loro estrazione, posso solo dire che in tanti anni che pratico il survival ho incontrato medici, operai, giornalisti, persone che stanno per intraprendere un viaggio, escursionisti, trappers… Insomma di tutto di più, la maggior parte sono di sesso maschile, in una percentuale del 70% di età compresa tra i 18 e i 55 anni”.


“Mens sana in corpore sano”

I motivi che spingono le persone a frequentare le formazioni proposte da Survivalticino sono i più diversi: “Alcuni vengono perché amano l’avventura e la vita in armonia con la natura” annota Giovanni De Domenico, “altri perché sanno che questa disciplina non solo ti dà la capacità di affrontare le più svariate situazioni di pericolo, ma fortifica il carattere, rende l’individuo

più sicuro di sé. Poi ci sono quelli che hanno visto in televisione qualche trasmissione dedicata al survival e decidono di provare, o chi crede che il mondo come lo conosciamo, sta per cambiare e vogliono essere pronti a tutto pur di sopravvivere”. A differenza dei corsi che offrono le diverse scuole di sopravvivenza oltre confine, De Domenico spinge il partecipante a elaborare le tecniche base della

sopravvivenza, e adattarle alle proprie capacità. “Per esempio un corso standard, per principianti, ha una durata di minimo due giorni e una notte; si incomincia spiegando che cosa è il survival, alcuni cenni storici, da chi e come viene praticato, e i diversi campi di applicazione. Si illustrano in seguito le diverse situazioni di emergenza, come reagisce il nostro corpo e la nostra psiche in determinate situazioni, e come affrontare la paura, lo stress e la depressione da solitudine”. Dopo le lezioni di teoria vengono mostrate le tecniche di base, come costruirsi un riparo improvvisato, come accendere un fuoco, reperire acqua e cibo, la fabbricazione di armi, utensili e il loro utilizzo. Ma anche come “orientarsi con il sole, le stelle e i segnali della natura, realizzare trappole ed esche, corde, nodi e imbragature e, per ultimo ma non meno importante, il primo soccorso in situazioni di sopravvivenza” precisa l’istruttore. “Durante la formazione tutti i partecipanti devono realizzare il proprio rifugio” aggiunge, “e realizzare cosi il campo per il bivacco, mettendo in pratica le nozioni apprese durante la giornata. La sera, davanti al fuoco, e il giorno successivo dovranno elaborare le nozioni apprese, secondo le proprie capacità, a ognuno verrà assegnato una missione a

tempo, che dovranno portare a termine prima di concludere il corso”. Al di là della profezia maya che ci siamo lasciati alle spalle, chissà se coloro che hanno partecipato ai corsi di Survivalticino hanno mai potuto “testare” quanto appreso, nella vita reale, al lavoro o in vacanza, per esempio? “Certamente un soggetto che conduce la sua vita nel comfort difficilmente si troverà in una situazione di reale pericolo” fa notare Giovanni De Domenico, “ma tutte quelle persone che vivono un po’ fuori dalla monotonia del casa/lavoro-lavoro/casa si trovano, prima o poi, a mettere in pratica alcune tecniche apprese durante i corsi”. Naturalmente per farlo dovrete essere tra coloro che hanno visto sorgere il nuovo anno... 2013, non proprio un numero ben augurante.

NOVITÀ LIBRARIE

dodicisette

I FOTOGRAFI DI TICINOSETTE. CATALOGO DELLA MOSTRA

Questo volume offre l’opportunità di ammirare una selezione di fotografie pubblicate in anni recenti su «Ticinosette» e realizzate da dodici fotografi che provengono da diversi settori della fotografia professionale ticinese e svizzera. Un centinaio di affascinanti immagini, un volume di indubbio interesse e una testimonianza della vitalità della fotografia elvetica contemporanea. Alcuni dei servizi fotografici presenti in questo elegante volume sono stati premiati nelle ultime edizioni dello «Swiss Press Award», importante concorso al quale partecipano tutte le maggiori testate nazionali. Tra i fotografi presenti nel catalogo ricordiamo Reto Albertalli, Didier Ruef, Giosanna Crivelli, Katja Snozzi, Matteo Aroldi, Jacek Pulawski e Reza Khatir. Le immagini sono visibili sino al 27 gennaio 2013 nella mostra «12 x 7» presso Casa Cavalier Pellanda, Biasca.

FORMATO PAGINE FOTOGRAFIE AUTORI PREZZO

21 x 29.5 cm 116 117 12 fotografi Fr. 30.– (spese di spedizione incluse)

Vogliate inviarmi «dodicisette» al prezzo di Fr. 30.– al seguente indirizzo: NOME / COGNOME VIA / LOCALITÀ QUANTITÀ ESEMPLARI

SalvioniEdizioni

DA RITORNARE A SalvioniEdizioni . Via Ghiringhelli 9 . 6500 Bellinzona Telefono 091 821 11 11 . Fax 091 821 11 12 . libri@salvioni.ch . www.salvioni.ch Questo volume è anche reperibile nelle migliori librerie ticinesi.


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Astri toro

gemelli

cancro

È un momento favorevole sia sotto il profilo della comunicazione sia a livello personale (amicizie) e del lavoro. Lasciate alle spalle inutili imbarazzi e siate voi stessi. Approfittate di questi giorni per riposarvi.

Una persona di cui vi fidavate sembra riservarvi sentimenti di rancore? Cercate di appianare e sforzatevi di aprirvi al dialogo, cosa non facile ma assolutamente indispensabile. Momento di crisi per la terza decade.

Cambiamenti in corso. Non temete, possedete tutte le risorse per riuscire a tenere sotto controllo anche le situazioni difficili. Riposatevi: avete lavorato molto e le relazioni familiari ne hanno risentito.

La ricerca del proprio sé non deve diventare un’occasione per isolarsi. Godetevi la compagnia dei vostri cari durante le feste. Siate più flessibili, e abbandonate per un attimo la vita professionale.

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La fine dell’anno si avvicina. Evitate però di farvi “grandi” con cene e idee eccessivamente costose. A volte una manifestazione di affetto può offrire molto di più. Riconciliazione in vista con un collega di lavoro.

L’invidia non è un bel sentimento e la circospezione che ne deriva contribuisce a limitare i rapporti con gli altri. Cercate di essere più disponibili e meno gelosi delle vostre capacità. Più pazienza in famiglia.

Il lavoro vi stanca. Godetevi qualche giorno di vacanza insieme al partner o ai vostri più cari amici, ne avete bisogno. Maggiore attenzione al cibo e all’abuso di alcol. Possibili contatti con persone straniere.

Siete sotto l’influsso combinato degli astri: tante possibilità e opportunità sia a livello familiare che professionale. L’importante è però saperle cogliere al momento giusto: l’attimo, come ben si sa, è fuggente.

sagittario

capricorno

acquario

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I transiti planetari continuano a favorire la vita sentimentale. Anche le coppie di vecchie data hanno l’occasione di ritrovare momenti di intimità e riscoperta di sé. Qualche problema con i figli adolescenti.

Siete lanciati alla grande ma dovete cercare di imporvi un maggiore autocontrollo. Possibile avvio di situazioni sentimentali inaspettate e con persone a cui finora non avevate pensato. Guidate con prudenza.

I transiti facilitano la messa in atto di progetti e idee fino a questo momento rimaste nel cassetto. Non abusate di internet e delle relazioni che si possono intessere in chat. Qualche problema a livello condominiale.

Momenti piacevoli in famiglia vi consentiranno di lasciare da parte le preoccupazioni e gli impegni lavorativi. I pianeti favoriscono una buona qualità nelle relazioni familiari. Non esagerate con il cibo e l’alcol.

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Orizzontali 1. La scienza di Weber • 10. Il nome di Fieramosca • 11. Il distillato giamaicano • 12. Le spazzola l’artiere ippico • 14. Il Calcio del chimico • 15. Tu, in altro caso • 16. Procedura • 18. Morso, azzannato • 21. Una rosa pallida • 22. Regione austriaca • 24. Giaggiolo • 26. Pari in bimbo • 27. Ciascuno • 29. Frullano in testa • 31. Paga il fio • 32. Norvegia e Austria • 34. Preposizione semplice • 35. Maestosi, pomposi • 38. È vicino a Montagnola • 40. Rabbie • 41. Il nome di Zero • 43. Solcano i mari • 45. Il pupo dell’Iris • 46. Il rischio del giocatore • 47. Lo cela l’esca • 48. Cuor di balena • 49. Cifra imprecisata • 51. Ebbe la moglie trasformata in statua di sale • 53. Deità. Verticali 1. Lo cancella il battesimo • 2. Vie cittadine • 3. Andati con il poeta • 4. Titolo nobiliare • 5. Est • 6. Il noto Marvin • 7. Tirchio, avaro • 8. Il dittongo della piuma • 9. La solita rima per cor • 13. Rinsecchiti • 17. Le Lipari • 19. Piccolo cervide • 20. Zio spagnolo • 23. Adiposi • 25. Mezza riga • 28. Alto graduato • 30. Fanno stragi di cuori • 32. Un colore della roulette • 33. Ben esercitati • 35. Consonanti in esito • 36. Uno a Zurigo • 37. Conosciuto • 39. Imbianca le vette • 42. Pesce prelibato • 44. Incontri di vocali • 50. In mezzo ai rovi • 52. La fine della Turandot.

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Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Pietro Andreutti via Poporino 14 6926 Montagnola Al vincitore facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Infocentro AlpTransit Pollegio” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Infocentro AlpTransit Pollegio” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/ railaway-ticino.

L’Infocentro AlpTransit di Pollegio. La Nuova Trasversale Ferroviaria Alpina dal vivo! All’Infocentro AlpTransit di Pollegio, la particolare architettura del centro di comunicazione della Nuova Trasversale Ferroviaria Alpina (NTFA) e i 57 chilometri della galleria ferroviaria più lunga del mondo, renderanno unica la vostra visita. Visiterete la mostra multimediale ed interattiva e un buon pranzo al “bistro57” farà il resto. Visitatori individuali possono partecipare su riservazione a visite di gruppo.

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Un-ultimo-peccato-di-golaprima-di-seguire-i-buonipropositi-dell’anno-nuovo

Un tocco di ispirazione per le giornate di festa. Con le squisite varietà Crème d’or è facilissimo preparare il dessert più adatto ad ogni ospite! I gusti classici e in edizione limitata sanno infatti come viziare i palati più esigenti. Non per nulla nei gelati Crème d’or ci sono solo ingredienti scelti e buonissima panna svizzera. Trovi tante ricette festive per te e i tuoi cari su www.creme-d-or.ch


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