I EC SP AL E
№ 10
dell,8 marzo 2013
con Teleradio 10 – 16 marzo
Trasporti e mobilità
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Ticinosette n° 10 dell’8 marzo 2013
Agorà Ferrovie svizzere. I binari del futuro
di
Marco Jeitziner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Mundus Donne al volante. I dolori dei maschi
di
duccio caneStrini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Visioni Una piccola meraviglia
Tiratura controllata
Vitae Cristoforo da Caanan
Chiusura redazionale Venerdì 1. marzo
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
di
di
Keri Gonzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Fabio Martini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage TCS. Obiettivo: mobilità Luoghi Vagoni. Vite in carrozza
di
di
Giancarlo FornaSier; Foto di reza Khatir. . . . . . . .
Marco Jeitziner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Media Web e viaggio. Couchsurfing
di
Keri Gonzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tendenze Motociclette. Sulle alte vette
di
6 10 12 13 14 39 44 46 48 50 51
Silvano de Pietro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Società Sicurezza stradale. In mezzo al guado
Impressum 70’634 copie
di
luca Martini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
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In copertina Auto d’epoca Fotografia di Reza Khatir
Note per i viaggiatori È stata inaugurata ieri l’edizione 2013 del Salone internazionale dell’auto di Ginevra, e puntuale Ticinosette dedica uno speciale al mondo dei trasporti e della mobilità . Come sempre le nostre pagine affrontano i due temi con un taglio trasversale e, dove necessario, ponendo l’accento in particolare sui nodi e gli aspetti maggiormente critici . È il caso della sicurezza e della prevenzione stradale (“Società”, p . 10), ambiti in cui i cantoni e la Confederazione negli ultimi decenni si sono certamente impegnati e i risultati lo attestano (in primis, la diminuzione degli incidenti mortali) ma, ne siamo tutti testimoni, molto resta da fare e coordinare . Se oggi c’è meno sangue sulle strade il merito va anche a veicoli più sicuri, e il continuo inasprimento nei confronti di comportamenti “da pirati” – pericolosi e omicidi, di chi sulla strada ha poco rispetto per gli altri – probabilmente giocherà un ruolo altrettanto importate . Il costante e irrefrenabile aumento del traffico pone però l’asticella della “sicurezza totale“ – sempre che questa esista e sia raggiungibile – sempre più in alto . Strade intasate, velocità medie di percorrenza ridotte: tutto ciò dovrebbe tradursi in una diminuzione dei pericoli per pedoni e ciclisti . E invece . . . Il nostro cantone è un esempio emblematico: in un tessuto stradale in cui la costruzione di nuove strade di superficie è impossibile – e le gallerie costano, parecchio, come bene sa Lugano –, i margini di miglioramento risultano assai limitati e il più delle volte si traducono in leggeri lifting, con qualche linea continua in più e isole spartitraf-
fico definitive e/o provvisorie a cercare di contenere sorpassi azzardati e “proteggere” le zone di attraversamento . Ma il numero degli automobilisti (e di veicoli) non aumenta ovunque . In un recente incontro avuto con il segretario generale del TCS Sezione Ticino, l’ing . Roberto Morandi (“Reportage”, p . 39) è stato ribadito come vi siano città (Zurigo, Berna, Ginevra) dove il numero delle immatricolazioni diminuisce, in controtendenza rispetto a Vallese, Grigioni e Ticino . A Ginevra, per esempio, l’età media di chi sostiene l’esame di guida pratico è di 29 anni . La spiegazione è abbastanza semplice: le grandi città si sviluppano su superfici solitamente pianeggianti, dove migliorare la rete del trasporto pubblico è meno complesso rispetto ad aree dove i grandi poli sono pochi e il territorio è vasto e disomogeneo . Anche qui, il Ticino è un esempio da manuale . Alla luce della scarsità (e il continuo taglio) di posteggi nelle zone urbane, dei costi per acquistare/mantenere un veicolo, e della lentezza con la quale ci si muove in città, risulta evidente che possedere un’auto a Zurigo sia un lusso che sempre meno persone si possono permettere, soprattutto se si è giovani o in formazione . A tutto ciò va però aggiunto dell’altro . L’anima latina e piuttosto individualista che contraddistingue il sud delle Alpi pare poco permeabile alle nuove esigenze che la mobilità ci sta presentando: come la necessità di cambiare mentalità rispetto al dogma “un individuo=un’auto” e la modalità con la quale ci spostiamo . Buona lettura, Giancarlo Fornasier
I binari del futuro
Che il trasporto ferroviario in Svizzera sia efficiente e di ottimo livello è una realtà riconosciuta. Una storia di successo nella quale le FFS e la stessa Confederazione sembrano voler proseguire, anche se tendenze e novità future si annunciano sempre più mutevoli. Dunque, come viaggeremo tra 15/20 anni? Quali novità ci attendono? di Silvano De Pietro fotografia di Reza Khatir
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a rete ferroviaria svizzera è una delle più estese e capillari al mondo in rapporto alla superficie e al numero di abitanti del paese. Sono 5687 chilometri di binari, perfettamente integrati in un sistema globale di trasporto pubblico. Un sistema che permette non soltanto di collegare i centri maggiori, ma anche di raggiungere facilmente le regioni periferiche e praticamente tutti i villaggi sparsi sui pendii e nelle valli di un territorio prevalentemente montuoso. In base ai dati dell’UTP (l’Unione dei Trasporti Pubblici che riunisce 140 imprese del settore) la Svizzera è al primo posto nel mondo con oltre duemila chilometri percorsi annualmente per abitante, e seconda in classifica per numero di viaggi per abitante (44 all’anno), preceduta solo dal Giappone con 69 viaggi e seguita dall’Austria con 28. Sempre secondo l’UTP, nel 2010 gli svizzeri hanno percorso sui mezzi pubblici in media 2875 km, con un incremento del 40% rispetto a dieci anni prima. Se poi si aggiunge che circa quattro milioni di persone in Svizzera possiedono un qualche abbonamento per mezzi di trasporto, di cui 2,15 milioni con la formula “metà-prezzo” che consente di acquistare biglietti al 50% della tariffa normale, si capisce quanto la popolazione svizzera utilizzi e sostenga il trasporto pubblico. E tutti gli studi prevedono per i prossimi anni un ulteriore aumento della domanda di mobilità. Di conseguenza, il governo promuove una politica molto avanzata in questo campo e punta molto sullo sviluppo del settore.
A partire dagli anni Novanta sono state realizzate opere quali “Ferrovia 2000”, la Nuova ferrovia trasversale alpina (NFTA, tra i cui progetti figura l’AlpTransit che comprende i trafori di base del San Gottardo e del Ceneri), il raccordo alla rete europea dell’alta velocità e l’ampliamento delle capacità di trasporto pubblico negli agglomerati. Attualmente è all’esame del parlamento un complesso programma di finanziamento e ampliamento dell’infrastruttura ferroviaria, di cui saranno colmate le carenze di capacità e garantite l’efficienza e la qualità. Nuovi elettrotreni Su tale programma sarà chiamato a votare il popolo, probabilmente nel corso del 2014. Grazie a un volume di investimenti di diversi miliardi di franchi, verranno create le premesse per un servizio di trasporto pubblico migliore: collegamenti più frequenti e più veloci, un maggior numero di posti a sedere nei treni e stazioni più spaziose e attrattive. E in questa prospettiva, le FFS già si stanno muovendo con l’ordinazione di nuovi treni, come ci conferma la portavoce delle Ferrovie federali, Roberta Trevisan: “Lo scorso aprile è uscito il concorso per l’acquisto di 29 elettrotreni, per un ammontare di circa 800 milioni di franchi”. Si tratta di convogli di nuova concezione, che “entreranno in funzione, a scaglioni dalla fine del 2017 fino al 2020, e serviranno soprattutto a coprire la domanda raddoppiata sull’asse nord-sud”. Saranno treni più lunghi, a un piano, ma avranno più posti a sedere, viaggeranno a una velocità massima di 250 km/h, ci sarà la visualizzazione interna del grado di occupazione e la possibilità di fare la prenotazione elettronica. E, come oggi, aggiunge Trevisan, “i viaggiatori troveranno la carrozza ristorante, la carrozza silenzio, la family, i posti business, prese
elettriche presso tutti i posti a sedere”. Una continuità, quindi, e un perfezionamento dell’offerta attuale. Ma prima, cioè nel 2015, entreranno in funzione 8 nuovi ETR 610 sulla tratta Zurigo-Milano, dove sostituiranno gradualmente nel traffico internazionale gli attuali ETR 470 (gli ex Cisalpino). Ma sarà una fase transitoria, “giusto per togliere dalla circolazione gli ETR 470 che, non lo nascondiamo, hanno avuto e continuano ad avere alcuni problemi tecnici”, dice Trevisan. Gli ETR modello 610 (che “già oggi circolano con buon successo sulla linea del Sempione”, sottolinea la portavoce delle FFS) sono ad assetto variabile, cioè sono “pendolini” come i vecchi 470. Si tratta quindi di treni concepiti per le linee tradizionali con curve numerose e strette. Resteranno tuttavia in servizio fino al completamento della messa in circolazione graduale dei 29 nuovi elettrotreni, in programma tra l’apertura della galleria di base del San Gottardo e l’inaugurazione della galleria di base del Ceneri prevista per il 2020. La nuova linea, di pianura e con poche curve, non avrà più bisogno di “pendolini”. Tempi di percorrenza più brevi La maggiore velocità rappresenta quindi l’obiettivo più importante che le nuove infrastrutture e i nuovi mezzi permetteranno di conseguire. Attraverso il tunnel di base, precisa Trevisan, si prevede che transiterà ogni due ore un eurocity da Zurigo o da Basilea con destinazione Milano e viceversa, e ogni ora un intercity Zurigo-Lugano e viceversa. Per la durata del viaggio, se da Lugano a Zurigo fino al 2016 ci vogliono circa due ore e 45 minuti, nella fase transitoria (con la galleria di base del San Gottardo aperta, ma non ancora quella del Ceneri) si prevedono due ore e mezza, e dal 2020 basterà un’ora e 50 minuti. (...)
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Sul collegamento tra Zurigo e Milano la durata del viaggio sarà ridotta a circa 3 ore rispetto alle 4 ore attuali. Sono tempi di percorrenza certamente più brevi di quelli odierni, ma non ridotti in modo spettacolare. In definitiva, spiega ancora Trevisan, la NFTA non è una linea ad alta velocità, ma una ferrovia che grazie alle gallerie di base in un ambiente montuoso, sfrutta i vantaggi di una linea di pianura. Perciò non si può parlare di alta velocità: “È un problema di conformazione del territorio svizzero, che non permette di costruire linee ad hoc per l’alta velocità, come per esempio sulla Pianura padana”. Non ci sono però soltanto i grandi progetti. Anche a livello regionale sono in vista ampliamenti e miglioramenti. Entro il 2020, con l’apertura della galleria di base del Ceneri, il tempo di percorrenza da Lugano a Bellinzona sarà ridotto da 22 a 12 minuti. Tra Lugano a Locarno ci vorranno 22 minuti invece dei 57 attuali. Ma secondo la portavoce Trevisan “la prima rivoluzione in Ticino sarà l’apertura della nuova linea MendrisioVarese a fine 2014, che collegherà il Ticino alla provincia di Varese e poi anche all’aeroporto di Malpensa”. Vorrà dire che se oggi si arriva al grande hub aeroportuale in due ore da Bellinzona, in futuro sarà possibile raggiungerlo in una sola ora da Lugano. Questa nuova linea permetterà anche un collegamento diretto tra Como e Varese, “passando dalla Svizzera, ma pur sempre un collegamento diretto. Sarà il primo collegamento transfrontaliero scaturito da un accordo tra la Svizzera e l’Italia, e sarà servito dai treni Tilo”. Questi miglioramenti dell’infrastruttura a livello regionale non vanno però sottovalutati, considerato che le statistiche parlano di un crescente sviluppo della mobilità. Dati alla mano, precisa Trevisan, “nel 2011 i treni regionali Tilo hanno trasportato 8 milioni di passeggeri. E dal 2005, quando questi nuovi treni sono stati introdotti, fino al 2011 il loro tasso di utilizzazione è salito del 68%. È evidentemente un servizio molto apprezzato, visto che il grado di soddisfazione dei clienti Tilo ci risulta essere superiore all’80%”. Tali cifre rispecchiano la tendenza all’aumento dei
passeggeri anche a livello nazionale (+2,7% tra il 2010 e il 2011) e dimostrano che bisogna comunque aspettarsi una crescita generalizzata della mobilità, quindi della domanda di trasporto pubblico. Una card per viaggiare Ma per far fronte all’incremento della domanda non basterà intervenire soltanto sulla rete. Vi saranno certamente più treni e collegamenti più rapidi, ma cambierà anche il modo di viaggiare e di utilizzare i servizi offerti dalle FFS. La tendenza di fondo è quella di una crescente automazione, in modo che la prestazione di tali servizi, sia sui treni sia nelle stazioni, richieda sempre meno personale. È parte consistente di questa tendenza lo sviluppo della biglietteria elettronica. Già oggi è possibile acquistare i biglietti online e stamparli con la stampante di casa. Oppure utilizzando le applicazioni per smartphone (iPhone, Android e WP7). Ma la vera novità è la proposta di cui si sta discutendo attualmente tra le compagnie che operano nel trasporto pubblico e che dovrebbe essere lanciata fra due anni. Un comunicato congiunto delle FFS e dell’UTP spiega che si tratta di una tessera (card) elettronica di viaggio (detta “carta TP”), basata sulla tecnica di identificazione rapida a radio frequenza (un sistema già utilizzato nelle stazioni sciistiche). La carta TP dovrebbe semplificare l’accesso ai mezzi di trasporto e inizialmente verrebbe offerta ai quasi tre milioni di possessori di un abbonamento generale o metà-prezzo. Essa contiene un chip dove sono riportati l’identità del passeggero e il genere di abbonamento di cui dispone. Il personale del treno potrà facilmente verificare i titoli di trasporto (AG, metà-prezzo, abbonamenti di comunità o altre offerte di terzi) semplicemente avvicinando l’apparecchio di lettura alla tessera. L’identificazione automatica elimina due operazioni costose e poco affidabili come la raccolta e il trasferimento manuali dei dati. Con la carta TP si potrà anche ampliare il ventaglio delle
Internet gratis per tutti Ci sono però anche altri servizi che saranno sviluppati. Alcune novità lasciano già intravedere, per esempio, come cambieranno le stazioni nei prossimi anni. Sono aumentate le possibilità di fare acquisti (li chiamano convenience shop, ma nelle grandi stazioni stanno diventando dei veri e propri centri commerciali) e vengono gradualmente migliorati i servizi di accoglienza. Non bastano le vip lounge riservate ai viaggiatori di prima classe: a Berna è stata aperta in febbraio anche la prima sala d’attesa con servizio bar. Altrettanto recente è l’annuncio che entro la metà del 2014 sarà installata in almeno cento stazioni la copertura WLAN che garantirà a tutti l’accesso gratuito a Internet, mentre la possibilità di telefonia mobile sarà potenziata sui treni. E nel rispetto dell’ambiente, i viaggiatori dovranno abituarsi anche a fare la separazione dei rifiuti: già a Berna stanno diventando familiari, e presto lo saranno nelle altre grandi stazioni, i raccoglitori separati per i rifiuti di carta, plastica, ecc. Per restare nel campo della buona accoglienza, oltre che della pulizia e dell’igiene, le FFS vogliono anche migliorare il look dei gabinetti sui treni, con immagini gradevoli alle pareti e diffusori di profumo. Verranno così ristrutturate entro la fine di ottobre oltre 700 toilette della flotta IC2000 e ICN. Un test effettuato nel 2011 ha mostrato che i viaggiatori danno la preferenza a servizi igienici dai toni chiari, per cui sono stati scelti quattro temi da riprodurre su pellicole decorative da applicare alle pareti: una foresta, un panorama alpino, delle piastrelle di colore azzurro e un cielo sereno punteggiato da nuvole bianche. Inoltre, un diffusore di profumo dovrebbe, secondo i responsabili del progetto, “neutralizzare gli odori sgradevoli e creare un ambiente fresco e discreto”. In conclusione, il trasporto ferroviario in Svizzera è e rimarrà anche in futuro un “biglietto da visita” del paese, delle sue ambizioni, della qualità dei suoi servizi. Con l’apertura della galleria di base del San Gottardo nel 2016 “ci dobbiamo ricordare che avremo gli occhi del mondo puntati su di noi”, puntualizza Roberta Trevisan. Questo decennio vedrà la realizzazione di grandi progetti, in quello successivo “si studieranno nuove offerte, sui treni e nelle stazioni, dopo aver sondato la clientela per capire quali servizi vuole”. Una lunga fase di rinnovamento che forse, come già prevede il piano d’investimenti che la Confederazione si appresta a varare, vedrà compiutamente realizzarsi intorno al 2030 una visione molto avanzata delle ferrovie come mezzo di trasporto pubblico delle persone, quasi come una enorme rete metropolitana in un territorio sempre più urbanizzato.
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offerte, come per esempio il noleggio di auto e biciclette, oppure offerte gastronomiche nella carrozza ristorante e nei minibar, con l’obiettivo di soddisfare quanto più possibile i bisogni della clientela con prodotti “tagliati su misura”. Il biglietto singolo “normale” continuerà a esistere; la tendenza sarà però quella di incoraggiare con tariffe più interessanti l’utilizzo dei trasporti pubblici nelle ore di minor traffico. Soltanto la divisione tra prima e seconda classe, per quanto si possa prevedere al momento, rimarrà immutata. All’estero si va imponendo da tempo la distinzione delle tariffe in base al tipo di treno, ai servizi offerti a bordo, al traffico regionale o a lunga percorrenza. In Svizzera le FFS sembrano voler mantenere la tradizionale divisione in due classi, senza altre differenze di prezzo del trasporto a seconda dei servizi offerti. “Qui restiamo sul classico”, conferma la portavoce Trevisan. “Andare da Lugano a Bellinzona costa sempre uguale, qualsiasi treno prendi”.
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In mezzo al guado Da gennaio in Svizzera sono in vigore norme più severe per la sicurezza stradale. Il Ticino è scettico sulla loro applicazione ed efficacia, benché sia tra i cantoni con il maggior numero di incidenti. Cosa si sta facendo in tal senso e cosa si potrebbe migliorare?
di Marco Jeitziner
Società
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Ce la farà il Ticino, il cantone svizzero più motorizzato di tutti e dunque quello più a rischio di incidenti stradali, a ridurre il numero delle vittime? Da gennaio è in vigore il primo pacchetto di misure del discusso programma di sicurezza “Via Sicura”. Le penalità sono molto più severe (si rischia la prigione da 1 a 4 anni), le modalità dei controlli più dirette, la messa in sicurezza delle infrastrutture sarà aumentata. Eppure non mancano critiche e dubbi. Nel 2009 ci si prefiggeva di limitare i morti entro un anno “a un massimo di 300” in Svizzera, “ossia non oltre 13 in Ticino”1. Nel 2011 i morti a livello nazionale sono stati 320 e in Ticino 14. Nel 2012, anticipa la polizia ticinese a Ticinosette, uno in più. Una cosa è certa: senza una “presa di coscienza collettiva del problema” sostiene l’Ufficio federale delle strade (Ustra), difficilmente ce la faremo.
Proposte peraltro sensate, basate sul principio di causalità: chi provocava più incidenti si sarebbe visto aumentare una parte del premio della RC auto destinato alla prevenzione e/o avrebbe versato metà della multa a tale scopo. Le ipotesi di questo rifiuto sono due: motivi politici (gli elettori/conducenti pagano ogni anno oltre 100 milioni di franchi di tasse di circolazione),7 motivi finanziari (le multe portano alle casse cantonali quasi 4 milioni di franchi l’anno).8 Berna prese atto ma avvertì: la mancanza di fondi “si ripercuote sulle misure legate alle infrastrutture, ai controlli di polizia e all’educazione stradale”.9 Ed è un po’ quello che sta accadendo.
Responsabilità condivisa? È il primo pomeriggio del 12 gennaio scorso. Nei pressi della discarica del comune di Belfaux, nel canton Friborgo, un 50enne diventa popolare come la prima vittima di “Via Sicura”. Viene fermato ubriaco, si scopre che gli era già stata ritirata la patente, era privo di assicurazione RC e la polizia gli ha sequestrato altre due automobili. La denuncia è stata possibile solo grazie alla segnalazione di alcuni passanti2 insospettiti dall’assenza della targa, altrimenti il “pirata della strada” forse non sarebbe mai stato intercettato. Questo fatto spiega bene il principio di “responsabilità condivisa” auspicato dall’USTRa. In Ticino sarebbe accaduta la stessa cosa? Difficile dirlo. Intanto i segnali che sta dando il cantone sono contrastanti. Vittime e incidenti sono in costante calo, è vero, ma il Ticino vanta tassi poco invidiabili (rispetto solo a cantoni popolosi come argovia o Vaud). a seconda di chi sta in Governo le priorità (e le sensibilità) cambiano3: ora l’obiettivo è di “raggiungere risultati maggiori” entro il 2015 ma a “parità di risorse”4, cioè senza investire.
Sicurezza: si corre ai ripari Da gennaio “Via Sicura” permette di uniformare la sicurezza sulle strisce pedonali, mentre da luglio impone di eliminare tutti i tratti stradali a rischio. Per quanto riguarda i passaggi pedonali, per anni i comuni e il cantone si sono passati la patata bollente, ben sapendo quanto fossero pericolosi molti luoghi. Ironia della sorte: da gennaio cinque pedoni (tra cui un bambino) sono stati investiti con ferimento sulle strisce pedonali. Un caso? Le autorità si stanno finalmente attivando, migliorando la tutela dei pedoni, l’illuminazione e l’accessibilità per i disabili in ben 500 passaggi.10 In merito alla rete stradale, afferma a Ticinosette l’alto funzionario del Dipartimento del territorio Carlo Celpi, il cantone “già oggi (...) verifica se vi sono tratti che presentano un rischio di incidente maggiore rispetto alla media; se ve ne sono, si studiano e attuano misure correttive”. In realtà, la situazione è preoccupante: non solo sono stati spesi milioni di franchi più del dovuto (vedi lo scandalo “asfaltopoli”) ma da anni si mettono “cerotti” qua e là a scapito della sicurezza globale. Così ha commentato di recente il parlamento: “i crediti sinora stanziati hanno permesso a malapena di mantenere lo stato attuale (del patrimonio stradale) senza migliorarlo”.11
Politica scettica Voler aumentare la sicurezza stradale senza dare troppo fastidio ai cittadini/conducenti è una bella scommessa. Va ricordato che il Governo, pur condividendone gli obiettivi, aveva criticato5 molte delle proposte di “Via Sicura”, adducendo motivazioni di tipo economico (è noto che le finanze cantonali sono pessime) e procedurale,6 ma soprattutto ha rifiutato in blocco le proposte di Berna per trovare i fondi necessari al programma.
Polizia: “controlli come prima” Chi consuma droghe (alcol, farmaci, ecc.), chi va troppo veloce o chi compie manovre brusche, è ora obbligato a sottoporsi a degli esami di idoneità alla guida. Ma la polizia ticinese non sembra scomporsi più di tanto. Marco Guscio, capo del reparto del traffico della Polizia cantonale, afferma stringato: le verifiche per ora “non sono quantificabili” e i controlli “avvengono esattamente come prima, né più né meno”. Guscio precisa
inoltre che nessun “pirata della strada” è stato intercettato e che nessun veicolo è ancora stato sequestrato (resta irrisolto il problema di dove metterlo e con quali oneri per la magistratura).12 Ciò potrebbe sembrare una buona notizia, ma non si può nemmeno escludere che qualcuno finora abbia circolato a 80 all’ora nelle “zone 30” o a 100 nelle strade cittadine. Senza nuovi poliziotti non si possono aumentare i controlli di velocità: nel 2011 quelli mobili sono stati 483, come nel 2006.13 La richiesta di maggiore repressione è “sovente disattesa a causa della mancanza di personale”,14 sostiene la stessa polizia, soprattutto se la priorità è “il controllo del traffico pesante”15 e se oggettivamente è impossibile che pochi agenti possano gestire un fiume di oltre 300mila veicoli circolanti. Educazione stradale da migliorare Che differenza c’è tra il canton Vallese e il Ticino? Nel primo l’educazione stradale è obbligatoria dalle scuole dell’infanzia alle medie superiori, nel secondo solo nelle scuole dell’infanzia ed elementari. Nel primo c’è una legge del 2000, nel secondo del 1985! Nel primo gli incidenti con vittime nel 2011 sono stati 565, nel secondo 1128, il doppio.16 Un caso? In Ticino oggi solo tra il 40 e il 60% delle scuole medie e medio superiori ticinesi si interessano al tema, grazie a due istituti privati (IeS, RaaS). “Non è sufficiente, abbiamo notato che alle medie manca la conoscenza di base sul codice della strada” dichiara amodio De Respinis (IeS). Nelle scuole primarie “bisogna fare molto di più e meglio” denuncia. Il motivo? I temi di prevenzione sarebbero troppi. “Ma il rischio maggiore di decesso o ferimento dei giovani rimane pur sempre l’incidente stradale” fa notare giustamente Renato Dotta (RaaS). Che senso ha infatti limitare la sensibilizzazione nei confronti di liceali e apprendisti, prossimi all’età
della patente? Davide Caccia, responsabile della campagna cantonale “Strade più sicure”, non ha voluto rispondere (uno degli artefici della legge attuale è stato suo padre, allora direttore di dipartimento). L’apposita Commissione governativa di esperti, creata per agire a favore delle scuole, non brilla per operosità: l’ultimo bilancio è del 2010, l’ultimo incontro a fine 2011. “La commissione ha centrato i propri obiettivi principali” replica Cristiano Canova, presidente e capo della Sezione della circolazione. “Oggi il livello di presenza nelle scuole è buono, anche se ovviamente è sempre possibile fare meglio”. Ma quante vittime, danni, costi sociali e sofferenze avremmo evitato negli ultimi vent’anni se questa presenza fosse stata più diffusa? In teoria l’intento è di farlo “in tutti gli ordini di scuola” entro il 2015,17 ma “per ora non sono previsti cambiamenti a corto termine” smorza subito Luca Pedrini dell’Ufficio dell’insegnamento medio e membro di commissione. Più un colpo di gas che altro? note 1 “Polizia cantonale, rapporto di attività 2009”. 2 La Liberté (online), 14 gennaio 2013. 3 Vedi le Linee Direttive del Consiglio di Stato dal 2004 al 2015. 4 Linee direttive 2012-2015 del Consiglio di Stato, “sicurezza stradale”. 5 Comunicato del Consiglio di Stato su “Via Sicura”, 25.3.2009. 6 Dipartimento federale dei trasporti, “Risultati della procedura di consultazione”. 7 Corriere del Ticino (online), 11.1. 2012. 8 Il Caffè, 1.4.2012. 9 Dal Messaggio del Consiglio Federale su “Via Sicura”, 22.10.2010. 10 Corriere del Ticino (online), 22 gennaio 2013. 11 Rapporto della Commissione gestione e finanze, 24.4.2012. 12 Le Matin (online), 5.1.2013. 13 “Polizia cantonale, rapporto di attività 2011”. 14 “Polizia cantonale, rapporto di attività 2001”. 15 Dalla risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione 4355, 29.9.2004. 16 Ufficio federale delle strade, 2011. 17 Ibid. 4
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I dolori dei maschi “Donne al volante pericolo costante”, così vorrebbe un vecchio luogo comune: ma eravamo negli anni sessanta, immersi nella geografia culturale di un’epoca trascorsa e tanto mitizzata. Oggi i problemi di noi uomini sono altri…
di Duccio Canestrini
L’anno successivo a quello della diffusione nei cinema ita-
Mundus
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liani del capolavoro di Dino Risi Il sorpasso (1962) – storia delle scorribande in spider di un patetico sbruffone interpretato da Vittorio Gassman – uscì Le motorizzate (1963), un film umoristico di Marino Girolami, con Totò vigile urbano, dedicato proprio alle donne al volante. Tremendo, sessista, pieno di stereotipi. Una finta e faziosa inchiesta tra parcheggiatori, passanti e automobilisti comuni sulle guidatrici. Il film era travestito da documentario, con qualche ombra di autoironia, laddove gli intervistati dichiarano tronfi e sgrammaticati: “Mejo se su la strada nun ce stassero!”. Era la reazione della società italiana del boom economico al cambiamento, e alla nuova autonomia femminile: non a caso autonomia e automobile sono parole composte che condividono il primo elemento. Per la prima volta la mobilità della donna cessava di essere riferita a quella mutevolezza d’umore cantata nel Rigoletto di Verdi, “la donna è mobile qual piuma al vento”. E da lirica, diventava traffico. Altri tempi… altre femmine “Donne al volante pericolo costante” recita un adagio popolare, sballato. Perché, come gli assicuratori sanno bene, i picchi di rischio sulla strada sono rappresentati da due categorie di guidatori maschi: giovani neopatentati con il vizio di correre e, detto con il massimo rispetto, anzianissimi imbranatissimi. Ma quell’adagio era soltanto la declinazione di un assunto maschile più generale, e cioè che del mondo femminile non ci si potesse fidare. Di più, che dalle donne ci si debba difendere. Mica perché siano più forti, no, ma perché a noi uomini possono fare molto male, dentro. Con un’alternanza di esaltazione e frustrazione, di felicità e disperazione, che per noi è destabilizzante. Infatti, il moderno campione di tutti gli antichi proverbi patriarcali è “donne e motori, gioie e dolori”.
Onestamente, io dovrei stare zitto perché ho avuto una madre che negli anni sessanta ci caricava, tre marmocchi armi e bagagli, e ci portava a Parigi con la sua Fiat 127 rossa. Dal Trentino a Place de l’Étoile, ovviamente senza cinture di sicurezza, molte volte senza neppure pernottare a metà strada. I tassisti degli Champs-Élysées rimanevano a bocca aperta. E a novant’anni compiuti mammina vorrebbe guidare ancora. Donne e motori, pericoli e amori Ma oggi è tutto diverso. Le ragazze nelle facoltà di ingegneria sono dieci volte più numerose di un tempo. Nelle scuole guida lavorano istruttrici. Ai crocicchi troviamo vigilesse, che non disdegnano nemmeno le divise della polizia e le mimetiche militari. Non mancano autiste d’autobus e molte postine ogni giorno raggiungono i borghi montani più sperduti delle Alpi per recapitare bollette. E poi ci sono Silvia e Mariella, due intrepide che a bordo di una jeep rosa hanno attraversato tutta l’Africa fino a Cape Town, e poi, l’anno scorso, tutta l’Asia fino a Tokyo. Con buona pace di Totò e del suo terrore alla vista delle motorizzate. Le ragazze al volante hanno però un altro rapporto con l’automobile. La guidano, certo, la usano. Ma raramente la amano. Non c’è troppa passione. Diversamente, ai maschi non piace soltanto andare in macchina, ma piace parlare e discutere di macchine. Decorarle, proteggerle, accessoriarle, renderle sportive. E ancora spingerle al lavoro, ascoltarle e mantenerle. A noi piace immaginare, se non capire a fondo, il loro segreto metabolismo meccanico. Ecco, se metà del tempo che noi uomini impieghiamo a capire come funzionano le macchine, lo dedicassimo a capire come funzionano le donne, credo risolveremmo molti problemi della vita quotidiana. E così ci sono cascato anch’io: “donne e motori...”.
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Una piccola meraviglia
» di Keri Gonzato
Delicata pellicola sociale risalente al 2007, L’ospite inatteso te umano che narra vicende vicine a tutti noi, visto che il tema (The Visitor) riesce a raccontare con grande tatto tematiche dell’immigrazione è più attuale che mai… La fotografia del come la le difficoltà degli immigrati illegali e la depressione… film è sobria e ricercata senza mai cercare l’effetto. Altrettanto Ad essere anestetizzato rispetto alla vita è misurato è il modo di raccontare una storia il protagonista Walter Vale, interpretato di ordinario dramma. Il film si distingue con grande acutezza da Richard Jenkins. infatti da molti altri per la scelta di metI ritmi lenti e privi di emozioni delle prime tere in scena le vicende in modo pacato, scene rappresentano proprio la mancanza preferendo lasciare implicite le spiegazioni di interesse che il docente universitario piuttosto che esporle in modo caricaturale o dimostra per la vita. Il ritmo cambia quanforzoso. Tra le pieghe della trama trova ando, nel suo appartamento di New York, si che spazio l’amore che, piuttosto che venir installano due immigrati clandestini. Tarek banalizzato in chiave romantica, mostra il è siriano mentre Zainab viene dal Senegal. suo potenziale trasformativo. L’ospite inatteLa presenza del musicista Tarek, virtuoso so è “una piccola meraviglia”, come scrisse il del tamburo, riuscirà a risvegliare la vitalità New York Post alla sua uscita, riconosciuta da del professore… Le vicende degli immigrati molti festival internazionali. Non stupisce prendono un posto importante nel film e riquindi che sia passato dal Sundance Film velano l’aspetto drammatico di tutti coloro Festival, la mecca del cinema indipendente che, sparsi per il mondo, si trovano a vivere americano, che abbia vinto il Gran Premio L’ospite inatteso sotto la costante minaccia dell’espulsione. come miglior film al Deauville Film Festival di Thomas McCarthy Per la prima volta, l’annoiato professore e che Richard Jenkins sia stato nominato Stati Uniti, 2007 universitario scopre in prima persona le Miglior Attore al Moscow Film Festival. Una ingiustizie che stanno dietro al trattamento degli immigrati pellicola che riesce ad accarezzare le emozioni, senza doverle illegali negli Stati Uniti, dove vengono imprigionati come dei caricare di pathos, e a richiamare l’attenzione del pubblico criminali. Thomas McCarthy, che ha scritto e diretto L’ospite su una questione sociale di fondamentale importanza quale i inatteso, ha saputo creare un piccolo capolavoro profondamen- diritti dei sans papier, senza mai urlare.
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» testo di Fabio Martini; Domenico Ghirlandaio, “San Cristoforo”, (1473)
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Cristoforo di Caanan
Vitae
a passare in rassegna davanti ai miei compagni che eccitati mi colpirono con schiaffi, pugni e calci. Nelle settimane successive, una volta giunti in Licia, fui gettato in carcere. Ma la mia fama era tale che Caio Antonino, per cercare di corrompermi, dopo qualche tempo mi fece condurre in uno dei palazzi più ricchi della città di Antalya. Mi fu consentito di fare un bagno, giovani ancelle profumarono e massaggiarono il mio corpo indolenzito dalla prigionia e mi furono portate ricche vesti da indossare. Quella notte due donne bellissime Niceta e Aquilina fecero ingresso nella stanza in cui ero rinchiuso È il protettore dei viaggiatori e degli au- con l’obiettivo di sedurmi e tomobilisti, un santo assai popolare ma convincermi così a riprendere la cui biografia è dai più ignorata. Una il mio posto nell’esercito ma a patto di rinunciare alla fede. storia che ci ha raccontato lui stesso in La tentazione di possederle era modo sincero e diretto tremenda ma qualcosa dentro di me mi spinse a chiedere nipolo di Goti in prossimità subito loro perché avessero accettato quel della città di Antiochia. Era compito. “Per danaro”, risposero, “per essere un gruppo di sbandati, privi libere di fare ciò che desideriamo”. Allora io di un comando e ridotti alla parlai loro della vera libertà e dell’amore in fame e farli prigionieri fu per Cristo, e le parole fluivano dalla mia bocca noi uno scherzo. Ma il nocon tale facilità come se fosse un altro a parstro comandante Antio Caio lare attraverso di me. Al mattino le guardie Antonino diede l’ordine che trovarono me e le due donne inginocchiati fossero passati a fil di lama in preghiera e fu Caio Antonino stesso ad e si tirò a sorte coi dadi per abbattere la sua lama sulle nostre nuche. decidere a chi sarebbe stato E così sono divenuto martire e in seguito riservato l’onore. Toccò a me. santo, un titolo che davvero sento di non Quando mi avvicinai a loro meritare. La storia che avrei portato il Cristo per eseguire il comando due bambino sulle mie spalle e con lui il peso prigionieri si inginocchiarono del mondo traghettandolo da una parte e dai cenci che ricoprivano all’altra di un fiume è invece pura leggenda i loro petti trassero le croci. ma è anche la ragione per cui sono diventato Erano dei convertiti, capite! popolare come protettore degli automobilisti Riposi il gladio e tornai sui e dei viaggiatori. Questa cosa mi dà un certo miei passi mentre i miei compiacere, devo ammetterlo. militoni iniziavano a deriderAi miei tempi il traffico proprio non esisteva, mi dandomi del vigliacco e eravamo quattro gatti in confronto a oggi, della femminuccia. Furono anche se si narrava che a Roma camminare altri a compiere quello scemper strada fosse piuttosto pericoloso per via pio e mentre mi allontanavo dei carri che correvano, soprattutto la notte, fra le grida di scherno potevo lungo le vie. Ma che si viaggi a piedi, a cavallo udire le invocazioni di pietà o su uno degli aggeggi superveloci che usate di quei disgraziati. Solo dopo oggi, beh, un pensiero a me e al fanciullo che mi resi conto che avrei dola leggenda vuole abbia portato sulle spalle, vuto difenderli e che mi ero non può che indurre a maggior prudenza. comportato esattamente come Pensi che negli anni trenta i parigini mi Ponzio Pilato con il Cristo, da hanno persino dedicato una chiesa proprio autentico vigliacco, nonostannel quartiere di Javel dove si trovano le più te la mia fede. La sera stessa le importanti fabbriche di automobili francesi… guardie vennero a prendermi, a me che su uno di quei marchingegni non fui messo in catene e costretto ci salirei neanche a peso d’oro.
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i è capitato molto di rado di essere intervistato. Forse perché non possiedo un carattere particolarmente espansivo, anzi, diciamo che di solito mi considerano un po’ un orso. Sono nato a Caanan, la città in cui Gesù di Nazareth compì il suo primo miracolo, un fatto straordinario di cui, quando ero bambino, i miei genitori parlavano spesso. Canaan e la sua regione, la Cananea, e questo sono in pochi a saperlo, è la terra da cui proveniva il popolo dei fenici che tanta importanza ha avuto nella colonizzazione e nello sviluppo dei commerci del Mediterraneo. Oggi è una zona afflitta da profondi conflitti e questo mi addolora immensamente. Dal punto di vista fisico sono sempre stato “fuori misura”: a dodici anni ero il più alto fra i ragazzi della città e per questo a volte venivo beffato ma divenuto giovanotto a nessuno venne più in mente di prendermi in giro. Anzi, qualcuno mi chiamava l’Ercole di Caanan anche se a me questo soprannome non garbava affatto. Dopo la morte di mio padre, che lavorava come artigiano nella produzione della porpora, mestiere che ho praticato anch’io fin da bambino, decisi di arruolarmi nell’esercito di Roma sotto l’imperatore Marco Giulio Filippo e di diventare un soldato. Filippo era abbastanza di larghe vedute e non gli importava un granché che nel suo esercito ci fossero anche dei battezzati in Cristo, come me. La forza fisica, la resistenza alle marce a cui eravamo sottoposti e il coraggio in battaglia mi trasformarono presto in una sorta di eroe mettendomi in luce davanti a miei superiori. Ma il loro apprezzamento durò poco anzi, diventai oggetto del loro odio e del più totale disprezzo da parte dei miei commilitoni. La causa è piuttosto facile da comprendere. Sotto l’imperatore Decio, che era succeduto a Filippo, ci scontrammo nella primavera del 250 con un ma-
Obiettivo: mobilitĂ
di Giancarlo Fornasier; fotografie di Reza Khatir
Q
uando saliamo sul tetto del Centro tecnico del Touring Club Svizzero (TCS) di Rivera c’è un leggero sole a scaldare le decine di pannelli solari. L’ingegner Roberto Morandi ce li mostra con grande orgoglio: “Con questo impianto riusciamo a coprire circa il 50% dell’energia che consumiamo… Ma il nostro obiettivo è essere completamente autosufficienti”. Quello di Rivera è uno dei 18 centri presenti nella Confederazione (di cui 15 paragonabili a questo) “ma certamente tra i più completi e moderni” precisa il segretario generale. Costruito nel 2001 a ridosso della A2, il complesso si trova in una posizione strategica con la vista sul passo del Monte Ceneri, la ferrovia e la strada cantonale sotto la porta di casa. Senza dimenticare la cabinovia del Tamaro quasi sopra le nostre teste: un perfetto osservatorio della mobilità cantonale, non c'è che dire.
Oltre le automobili “Oggi il TCS vuole essere un punto di riferimento per chi si muove sul territorio e già oggi Rivera è un modello nazionale per i futuri centri di mobilità”. L’ing. Morandi tiene molto a questa visione allargata del club, una strategia dettata in particolare dalle richieste dei numerosi soci: con oltre 1,6 milioni di affiliati in Svizzera e circa 76mila nel solo canton Ticino, se fosse un partito il TCS sarebbe certamente tra i più grandi e potenti della Confederazione. Un ruolo di responsabilità sociale e un punto di riferimento anche per la politica, dunque: “Siamo certamente un attore importante e quando ci sono temi e dibattiti legati alla politica dei trasporti diciamo la nostra”. Come sul raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo, dove il Touring ha avuto le idee chiare sin dall’inizio. “Tutti sanno che siamo per il raddoppio. Perché avrebbe dovuto essere così sin dal progetto iniziale ma, in particolare, per una questione di sicurezza. Credo nessuno si scandalizzerà se dico che ogni volta che devo percorrere il traforo – soprattutto per questioni di lavoro – sento un certo disagio e non vedo l’ora di uscire da uno dei due portali il prima possibile”. Una sensazione che non è certamente l’unico a provare, e un disagio che altri vivono al solo sentir parlare di un nuovo tunnel... “Vede, la questione non è raddoppiare la galleria, e secondo alcuni anche il numero di veicoli che vi transitano: raddoppiare significa avere un tubo per ogni senso di marcia, separati. Certo, il numero totale dei passaggi potrebbe leggermente aumentare, ma i veri imbuti stanno altrove, a Chiasso e Lugano, dove le colonne iniziano quasi all'alba”. Sicurezza e patente a 16 anni Voluto per poter offrire agli utenti ticinesi (affiliati al TCS e non) un vero “centro per la mobilità”, la struttura di Rivera effettua controlli tecnici su richiesta e collabora con il Servizio
(...)
sopra Il segretario generale del TCS Sezione Ticino sul tetto del Centro tecnico di Rivera, una delle 18 strutture del Touring presenti in Svizzera. Ai suoi piedi, il complesso sistema di pannelli solari installati da circa due mesi e realizzato in collaborazione con le AIL SA (www.ail.ch). La produzione di energia prevista è di 65mila kWh/anno, la metà del fabbisogno del centro. In futuro sono previsti ulteriori interventi per abbattere il consumo di elettricità – per esempio, utilizzando lampadine a tecnologia LED –, al fine di “pareggiare” produzione e consumo, e rendere la struttura autosufficiente. Il Centro tecnico occupa in totale 14 dipendenti
Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951 è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Locarno ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI e il CISA a Lugano. www.khatir.com
della circolazione di Camorino. Oggi è possibile eseguire sulle quattro piste disponibili (oltre al modernissimo banco prova a rulli per la potenza dei motori) tutti i controlli periodici obbligatori. “Il nostro servizio collaudi è garantito ai veicoli leggeri, ma non ancora per quelli professionali”. Lo stesso vale per l’omologazione di veicoli a motore modificati (cerchi, abbassamento dell’auto, modifiche all'impianto frenante ecc.): “Sono entrambe scelta politiche volute da Camorino”. Mentre ci aggiriamo negli spazi del Centro tecnico incontriamo un gruppo di neo conducenti impegnati in un corso obbligatorio per l’ottenimento della patente definitiva. Il TCS da anni vede di buon occhio i 16enni alla guida: “Attenzione alle mistificazioni: stiamo parlando di ragazzi che guidano obbligatoriamente accompagnati da un adulto. Non adolescenti che scorrazzano di notte ubriachi al volante e senza controllo. E gli esempi positivi all'estero non mancano...” sbotta l'ing. Morandi, stanco delle inutili polemiche diffuse di recente dai media. “Per noi significa semplicemente permettere ai nuovi conducenti di poter fare maggiore esperienza; è come se il periodo di prova venisse prolungato da sei mesi a due anni e mezzo. Semmai il problema è fare in modo che chi accompagna i ragazzi sia preparato a dovere... e non una fonte di comportamenti errati e pericolosi”. Stili di guida e futuro “elettrico” La sensibilizzazione e la prevenzione sono le parole d'ordine del Touring. “Da anni collaboriamo con le scuole di apprendisti” dice il segretario generale “dove, con un approccio diretto (foto e video) mostriamo le conseguenze di stili di guida inqualificabili che portano a incidenti. Con tutte le conseguenze del caso, fisiche e psicologiche. Anche per i familiari”. Ma sensibilizzare significa anche promuovere una “guida sostenibile”, come l'ecodrive già insegnato agli allievi conducenti (con risparmi sul consumo del 12/15%) e il futuro delle auto elettriche e ibride. “È imminente la decisione di installare una colonnina per la ricarica dei veicoli elettrici nel nostro centro. Rivera è geograficamente un luogo ideale per chi si muove tra il nord e il sud del cantone; e sappiamo come rifornimento e autonomia siano le parti deboli di questi veicoli. Certo, sono investimenti importanti ma è necessario muoversi e anticipare il futuro. E le sempre nuove richieste dei nostri soci. Noi siamo al loro servizio e dobbiamo garantire la massima professionalità, possibilità di consulenza e competenza tecnica, anche sui sempre più numerosi, e tecnologicamente complessi, veicoli elettrici/ibridi”. Le sfide e le scommesse non mancano sul tavolo di Roberto Morandi, compresa la questione delle imposte di circolazione: “Prima o poi dovremo deciderci a considerare le emissioni di CO2 come il vero parametro di riferimento; oggi il peso a pieno carico e i cavalli sono valori poco rappresentativi per tassare un veicolo”. In questo caso la politica appare in leggero ritardo. Oggi i veicoli consumano e inquinano sempre meno, la tecnologia automobilistica corre molto velocemente. E con lei nuove esigenze e inediti modelli di mobilità.
in queste pagine A sinistra: a Rivera vengono effettuati in media 16mila controlli all’anno. Qui sotto: una vista esterna dello Centro tecnico inaugurato nel 2001. Più in basso: tra i tanti corsi organizzati anche la “due giorni” obbligatoria per chi vuole ottenere la licenza di condurre definitiva (“patente a due fasi”) e un gruppo di samaritani e di pattugliatori durante un corso di aggiornamento
Vagoni. Vite in carrozza di Marco Jeitziner; fotografie di Flavia Leuenberger
bambini isterici, piedi puzzolenti, violenza, danneggiamenti, abbonamento dimenticato, scarpe sul sedile…
Luoghi
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Il treno è il viaggio, quindi metafora della vita. Ha un inizio e una fine, da qui a là. Stare in un vagone piuttosto che in un altro non è neppure sempre un caso: chiedetelo ai pendolari in certi paesi. Da noi puntualità (quasi sempre) e pulizia (quasi ovunque) costano caro, anche in termini di solitudine. Il viaggio è spesso solitario. Gli unici scambi di solito sono col bigliettaio o con gli annunci vocali automatici. Musica, libri, riviste, pensieri, paesaggi e silenzi: ognuno se lo vive come vuole il treno. In teoria è proibita la musica e le telefonate a volumi che possono disturbare, ma dalle cuffie di Seba l’hip-hop lo sente anche il macchinista, mentre dal cellulare della Raffi capisci che sua mamma è appena stata dal parrucchiere... Prima, seconda, terza classe Triste constatare che anche il treno divide la società in categorie economiche. Ma come? Non si volevano cancellare le disparità sociali? Non ho mai visto un vagone di prima classe stracolmo, ma sono pronto a essere smentito. Quanto ci costano ‘ste suites viaggianti semi vuote? Quanti rischiano di farsi il tragitto in seconda come cavalli, mentre in prima ce ne starebbero molti seduti? In Italia c’è chi s’è beccato una multa perché stava in piedi in prima col biglietto di seconda. La notizia fece scalpore, poi la donna venne rimborsata perché riconosciuta in buona fede dall’impresa. In Italia (stavolta) sono avanti: in una trafficatissima tratta in Liguria è stata soppressa la prima classe per poter fare sedere tutti! In Inghilterra, crisi imperante del post-postthatcherismo, c’è chi pensa di introdurre la terza classe per chi ormai non può nemmeno permettersi la classe standard! Fantascienza nel nostro severissimo paese. Multe per biglietto non obliterato – pensateci, il verbo significa anche “far svanire”! –, bicicletta di sfroso, occupazione abusiva seppur momentanea della classe non assegnata, cane incustodito,
Esistenze sui binari Stazione di Venezia invasa dai turisti, me compreso: sportelli chiusi, casse automatiche che non vanno o che ci vuole la laurea per capirci qualcosa, treno in ritardo, nessun annuncio, nessuna indicazione, nessun dipendente delle ferrovie in giro… che disastro! Succede di peggio per la cronaca: treno si schianta contro una paratia, treno merci deraglia, auto investita al passaggio a livello, scontro treno-gru, treno-scuola bus, frane e scoscendimenti, chiude e riapre e poi richiude la linea ferroviaria del San Gottardo. E quanti suicidi camuffati da “investimenti”? In questo paese il suicidio o il tentato suicidio va comunicato alle autorità “solo se provoca ferimenti o danni al treno”, entro trenta giorni dall’evento. Se uno si suicida coi farmaci in treno, nessuno lo saprà mai. Non provoca feriti o danni. L’anno scorso, Intercity Zurigo-Chiasso, settanta passeggeri a bordo, un tizio si cosparge di benzina ma non riesce a immolarsi, allora si spara alla testa. La vita scorre sui binari, avanti e indietro, a volte, ahi noi, senza ritorno. Fatti loro, fatti nostri In India e altrove la gente trabocca dai vagoni. Noi esitiamo a sederci vicino a qualcuno. In India e altrove ci sono passeggeri sui tetti. Da noi lo si fa come scherzo incosciente. Stupisce la leggerezza con cui la gente parla dei fatti propri nel treno. Il massimo sono certi giovani e i loro drammi scolastici o amorosi, diari aperti tra un “té… zio!” e un “mega” qualcosa. Oppure vieni a sapere che il tizio finisce alle sette il lavoro, ha una moglie, ha comprato i ganci per la tenda, non alla Migros ma all’Aldi, il bus era in ritardo, all’incontro di lavoro si è parlato di questo e di quello ecc. E poi strilli di bambini di mamme un po’ arroganti, due sedili per l’obeso, mezzo per il magro, Samsonite tra le cosce, piedi scalzi, gambe allungate, le belle gambe della ragazza, il suo seno che vibra al deviatoio, colazione e pranzo e cena sul sedile, vetro abbassato d’estate, corrente d’aria, l’anziano che rompe, parasole incastrato, gabinetto occupato, ancora occupato, “squattato”, non agibile del tutto, il carrello degli snack, il caffè fa schifo. Intercity, ICN, InteRegio, Tilo o S-Bahn, bah, è poi uguale. Tanto lui non ti aspetta comunque, o lo attendi o corri. Il capotreno fischia, chiavetta nel paletto arancione e via, a volte controlla, altre no, auto-controllo e blitz alla fermata. E poi succede quel che succede, proprio nulla oppure si fa di tutto, persino il cattivo gusto di fabbricare un trenino di cioccolato lungo 34 metri.
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Couchsurfing Non è soltanto un modo diverso e decisamente più “chip” di viaggiare. È soprattutto un’occasione di incontro e di amicizia con persone nuove disposte a condividere il proprio spazio vitale di Keri Gonzato
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Arrivare in una grande città mai visitata prima mentre cala la notte ed essere ospitati da un completo sconosciuto è un’esperienza piuttosto diversa rispetto al tradizionale albergo. È capitato a me quest’inverno quando, atterrando a Porto Rico con Riccardo, il mio compagno, invece di prenotare una stanza di hotel abbiamo scelto di sperimentare il couchsurfing. Dietro a questa enigmatica parola inglese, che significa letteralmente “surfare” il divano, si cela un network internazionale in cui gli iscritti si ospitano a vicenda. Come molte invenzioni geniali anche il couchsurfing è nato da un’esperienza quotidiana. Nel 1999 un certo Casey Fenton, prima di volare da Boston all’Islanda, tenta la fortuna e manda un’email, in cui chiede ospitalità, a 1500 studenti dell’università dell’Islanda. Quando riceve ben cinquanta risposte positive una certa idea inizia a frullargli nella testa… Dalla nascita effettiva della piattaforma, che avviene nel 2004, gli iscritti non hanno mai smesso di crescere e attualmente www.couchsurfing.com conta 5 milioni di persone sparse in 97mila città diverse. C’è chi vive in un monolocale e offre ospitalità sul pavimento, chi una vera e propria camera per gli ospiti e anche chi preferisce mettere a disposizione il suo tempo per un caffé. Un aspetto veramente interessante è che si tratta di una rete virtuale che dà vita a interazioni in carne e ossa… Se Facebook ha introdotto nuovi modi di gestire le amicizie, il couchsurfing sta rivoluzionando il modo di viaggiare e di interagire di milioni di persone. Individui di età, culture e strati sociali differenti decidono di sperimentare quest’insolita forma di viaggio spinti dalla curiosità, dalla necessità di risparmiare e in primis dall’impulso di aprirsi all’altro. Fiducia totale C’è da dire che nel clima di paura che condiziona il nostro quotidiano, questo tipo di esperienza ha anche un reale valore terapeutico: la chiusura si trasforma in apertura, l’egoismo diventa solidarietà e la fiducia rimpiazza la diffidenza. Tale fiducia è garantita anche da un sistema di controllo che, nei limiti del possibile, permette di verificare l’onestà e i buoni intenti dei membri. Dopo averlo provato, posso confermarlo: si tratta di un metodo straordinario capace di insegnare alle persone a fidarsi nuovamente del prossimo. Torniamo quindi a Porto Rico… Spossati dalle venti ore di viaggio ci chiediamo se non avremmo fatto meglio a prenotare una camera in un confortante hotel. Ma ormai è tardi, una camminata sotto la pioggia portoricana ci porta vicini alla meta e sentiamo qualcuno gridare “Keri” da un balcone: è Keith, il nostro primo ospite, che ci apre la porta di casa
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“Alvaro, in serata arrivano ospiti… stai lontano dal divano!” (immagine tratta da www.facebook.com/VeriteVintage)
sua con totale tranquillità offrendoci, invece del divano, una stanza tutta per noi con un comodo letto matrimoniale. Viene dalla Louisiana, per motivi lavorativi vive a San Juan, e da diverso tempo si diverte a ospitare e conoscere persone di tutto il mondo nel suo comodo appartamento. Dopo soltanto un’ora, rallegrata da uno speziato bloody mary, Keith ci lascia le chiavi di casa ed esce a cena. Siamo profondamente stupiti perché una persona che ci conosce appena, oltre a riservarci una calorosa accoglienza, ci ha appena consegnato la sua totale fiducia: siamo qui solo da poche ore e abbiamo già ricevuto una grande lezione di vita… Stare con Keith, sessantenne con l’energia di un ragazzino, oltretutto ci ha permesso di entrare in contatto diretto con la vita del posto e di captarne lo spirito. Abbiamo conosciuto anche alcuni suoi amici portoricani tra cui la solare Lauryn che, nel suo giorno libero, ci ha sorpreso portandoci nella splendida foresta pluviale El Yunque. Cucina giamaicana Nonostante lo scetticismo iniziale, quest’esperienza si è rivelata profondamente arricchente e, con le lunghe serate passate sul
balcone a chiacchierare, è nata una vera amicizia. Ispirati da questa prima surfata sull’onda dell’ospitalità globale ci abbiamo preso gusto e, due settimane dopo, eccoci a casa di Karon: una dolce ragazza jamaicana che ci ospita a Tortola, nelle Isole Vergini Britanniche. Karon ci ha insegnato l’arte della generosità incondizionata invitandoci a servirci dalla sua dispensa fornitissima e persino cucinando per noi le ricette jamaicane, imparate da sua mamma quando era ragazzina. Seppur nel couchsurfing non vi sia nessun obbligo esplicito di ricambiare tale generosità – un aspetto davvero magico per chi viaggia con un budget ridotto – viene spontaneo dimostrare la propria gratitudine portando dei regali, aiutando a pulire la casa, offrendo una cena e via dicendo. Si tratta di una nuova pratica sociale davvero interessante anche perché permette a persone con background diversi di incontrarsi e condividere attimi di vita liberi dal vincolo del denaro. Fare couchsurfing significa imparare sia a dare che a ricevere, a fidarsi del prossimo e a esplorare il mondo con il cuore aperto: questo è lo spirito dell’esperimento internazionale che ha originato un vero e proprio movimento solidale di viaggiatori…
SULLE ALTE VIE Tendenze p. 48 – 49 | di Luca Martini
Agile e maneggevole sia in fuoristrada che non, la Beta Alp 200 ha molteplici identità. Il nome Alp ha una sua tradizione in quanto è sempre stata l’unica moto progettata appositamente per la montagna. Non trial, non enduro, non urban, ma “Alp”. O se volete tutte quante le cose insieme. Infatti, a differenza di una moto da trial ha un serbatoio che
SERBATOIO
Il serbatoio ha una capienza di 6 litri, con una riserva di 1,5 litri, e consente un’autonomia di circa 150 km
TELAIO
In acciaio a doppia culla chiusa, consente un’altezza massima da terra di 1107 mm, un’altezza della sella di 830 mm (725 mm senza sella) e un peso a secco complessivo di 108 kg. L’interasse è di 1370 mm
consente una buona autonomia, pur possedendone anche l’agilità e la ciclistica. Un mezzo versatile dunque e con bassi costi di esercizio, che può essere utilizzato vantaggiosamente sia negli spostamenti quotidiani sia nel fuoristrada. Il suo carattere trasformista è accentuato dal fatto che con un cacciavite in pochi minuti, smontando copriserbatoio
e sella, è possibile passare da un mezzo urban e/o enduro leggero a una moto da trial entry level. Il modello 200 cc costa intorno ai 5500 Fr ed è possibile arricchirla, sempre con un semplice cacciavite, di accessori speciali quali la piastra paramotore, il kit bauletto, il portapacchi, il kit paramani, a secondo dell’uso prevalente che se ne intende fare.
MOTORE
La motorizzazione è basata su un classico monocilindrico a quattro tempi, raffreddato ad aria, monoalbero a camme in testa. Il modello in esame presenta una cubatura di 199 cc, con un rapporto di compressione di 9,4:1 con cambio a 5 velocità. La Beta Alp viene commercializzata anche nelle versioni 125 e 400 cc
SOSPENSIONI
Anteriori con forcella idraulica di 38 mm di diametro. Le sospensioni posteriori sono contrassegnate da un monoammortizzatore con regolazione precarico molla e corsa da 63 mm
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Astri toro
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L’ingresso di Marte nel segno apre un periodo piuttosto complesso. Se saprete rischiare potrete ottenere buoni risultati. Periodo importante per le prime decadi sostenute da Urano e da Giove.
Con l’arrivo di Venere si apre una porta verso le strade dell’amore. Sfruttate ogni opportunità e ogni incontro. Fidatevi delle emozioni. Non date troppo retta alle severità di Saturno.
Mercurio in retrogradazione sempre per i nati nella prima decade. Una vecchia discussione, non risolta, tende a tornare nuovamente a galla. Calo fisico e nervosismo per i nati nella terza decade fino al 12 marzo.
Marte è con voi fino al 12 marzo, poi cambia rotta interessando dapprima i nati di giugno. Competizioni e innalzamento delle proprie ambizioni. Attenti a non assumere atteggiamenti autodistruttivi.
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Periodo caratterizzato da una improvvisa spinta prometeica. Opportunità professionali per i nati nella prima decade. Cambiamenti per i nati tra la prima e la seconda decade stimolati da Saturno.
Fate una cosa alla volta senza farvi prendere dall’ansia. Problematici i rapporti di coppia di lunga data. Qualche discussione sul lavoro dovuta alla vostra eccessiva precisione. Superstiziose le prime decadi.
Con Marte e Urano in opposizione la vostra vita prende una improvvisa accelerata. Essenziale è sapere dove andare. Sbalzi umorali tra il 13 e il 14 aprile. Più fortunati i nati tra la prima e la seconda decade.
Grazie a Marte, potrete affrontare nuove situazioni con energia e determinazione. Vita affettiva segnata da un continuo accavallarsi di emozioni. Intuitivi e allo stesso tempo capaci i nati nella prima decade.
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Bene tra il 12 e il 13. I nati nella prima decade stanno per entrare in una nuova fase della loro vita. Si sta per aprire un percorso ricco di sbocchi professionali. Seguite le vostre inclinazioni. Colpi di fulmine.
Grazie a Venere la vostra vita affettiva sta per rinnovarsi e andare incontro a una nuova realtà. Particolarmente intuitivi i nati nella prima decade. Nuove amicizie grazie alle ritrovate affinità spirituali.
Nella seconda settimana di marzo grazie a Marte in Ariete si apre un periodo ricco di opportunità. Favorite le relazioni sociali. Giove favorevole per i nati tra la prima e la seconda decade. Colpi di fulmine.
Fidatevi ciecamente del vostro intuito. È in arrivo una notizia attesa da tempo. Energetici e determinati i nati nella terza decade. Ponetevi degli obiettivi in cui canalizzare eventuali energie in eccesso.
» a cura di Elisabetta
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Gioca e vinci con Ticinosette
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 12
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 14 marzo e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 12 marzo a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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Orizzontali 1. Presta la propria voce • 10. Cantone svizzero • 11. Rimanenza, resto • 12. Il maestro della relatività • 13. Alto graduato (abbr.) • 14. Passeraceo americano • 16. Incapace • 18. Avverbio di luogo • 19. La fine della Turandot • 20. Romania e Uruguay • 21. Ermanno, regista • 23. Il nome di Zero • 26. Fiume francese • 27. Vestiti • 29. Nuovo Testamento • 30. Incontri di vocali • 32. Lapalissiane • 34. Bimba fiabesca • 36. Dittongo in paese • 37. Consonanti in palio • 38. Teschio • 41. Trampolieri di palude • 43. Corso centrale • 45. Protesta, lamentela • 47. Vocali in blocchi • 48. Quattro romani • 49. Si rende al merito • 51. Appunto! • 53. Dentro • 54. Carmine nel cuore • 56. Assicurazione Militare • 57. Risultato, responso. Verticali 1. Noto film del 2007 di Julie Delpy • 2. Est • 3. Le calza il sub • 4. Collegi • 5. Un condimento • 6. È simile al frac • 7. Il nome della Vanoni • 8. Consonanti in ruota • 9. Il dio dei venti • 15. La città di Fellini • 17. Macinino, veicolo sgangherato • 22. L’antagonista del Milan • 24. Venuti al mondo • 25. Sta per “orecchio” • 28. Il nome di Graziani • 31. Scolari • 33. Antica città etrusca • 35. Opera di Verdi • 39. Il Savoia detto il Pacifico • 40. Il vil metallo • 42. Responsabilità Civile • 44. La stella più lucente • 46. In mezzo al coro • 50. Cuor di serio • 52. Alcolisti Anonimi • 55. Consonanti in mutuo.
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Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!
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Soluzioni n. 8
La soluzione del Concorso apparso il 22 febbraio è: RACCONTO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono stati sorteggiati: Stefano Minotti 6503 Bellinzona Maria Maggi 6874 Castel San Pietro Franca Omini 6598 Tenero Ai vincitori facciamo i nostri complimenti!
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