№ 11
del 15 marzo 2013
con Teleradio 17 – 23 marzo
Cattolicesimo
Il fuTuro della ChIesa
C T › RT › T Z › .–
Nel 2011 Coop era al 1° posto nel Corporate Rating oekom dei dettaglianti.
Per chi pensa al prossimo. Prendetevi cura della natura: la carta riciclata Oecoplan è prodotta nel rispetto dell’ambiente e delle risorse e garantisce allo stesso tempo una qualità elevatissima. Scoprite di persona l’ampia gamma Oecoplan composta da prodotti per la pulizia, articoli di cartoleria e prodotti per il risparmio idrico. In vendita nei grandi supermercati Coop e nel vostro centro Coop Edile+Hobby! www.coop.ch/oecoplan
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01.03.13 14:53
Ticinosette n° 11 del 15 marzo 2013
Agorà Cattolicesimo. La chiesa che verrà… Kronos Musica e prospettiva
di
Letture In viaggio col maestro
Impressum Tiratura controllata 70’634 copie
Chiusura redazionale Venerdì 8 marzo
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Vitae Bien Mattia Tran
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euGenio KlueseR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di
MaRco alloni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
elio FeRRaRio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
RobeRto Roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage Mi importa di te
di
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RobeRto Roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
GiancaRlo locatelli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Levante Fumare. Shisha e narghilè Graphic Novel Jella Lepman
di
Reza KhatiR; Foto deGli studenti 3° cv-suPsi . . . . . . . . . . . . . .
Tendenze Camouflage. I camaleonti della moda
di
MaRisa GoRza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor
Memoria corta
Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina
Tutto da rifare Elaborazione grafica di Bruno Machado
Qualche giorno fa abbiamo ricevuto l’email di un lettore che sollevava una critica relativamente all’editoriale a mia firma pubblicato sul n . 4 /2013 . In quelle righe, in cui trattavo dell’intervento francese in Mali – motivato ufficialmente da una condizione di “emergenza democratica” ma in realtà riconducibile al controllo delle risorse minerarie presenti in quell’area (uranio, oro, gas, petrolio ecc .) –, scrivevo: “paradosso dei paradossi, sempre da notizie odierne di agenzia, durante i bombardamenti di questi giorni sarebbero stati utilizzati dai francesi ordigni a uranio impoverito” . Usavo scientemente il verbo al condizionale in quanto tutto nasceva dalle dichiarazioni del regista Thierry Lamireau (autore del documentario Uranium en Limousin) che, sospettando l’uso di questi dispositivi di offesa durante l’intervento in Mali, aveva scritto nei giorni precedenti una lettera al presidente francese Hollande chiedendo rassicurazioni . Il nostro lettore, di sua iniziativa, ha quindi inviato una comunicazione all’ambasciata francese a Berna, citando il nostro settimanale e chiedendo spiegazioni a riguardo . La risposta da parte del responsabile ai contatti con la stampa non si è fatta attendere: “Je puis vous assurer que les avions et les hélicoptères de combat français ne sont pas dotés de munitions à uranuim apauvri. Les forces armées françaises engagées dans les opérations extérieures n’ont jamais utilisé de munitions à uranium apauvri, que soit le théâtre, y compris donc au Mali” . Nonostante le agenzie dessero per certa la notizia, non vi era dunque e non vi è alcuna evidenza che queste armi siano state utilizzate . Detto questo, nell’ipotesi – a cui non voglio credere – che queste armi siano state usate, si può ritenere che l’ambasciata francese avrebbe ammesso un fatto del genere? Sinceramente ne dubito ma se ho peccato di superficialità nel valutare la notizia, mi scuso vivamente con i lettori .
In questo numero pubblichiamo una “Graphic Novel” dedicata alla figura di Jella Lepman, ebrea tedesca emigrata in Inghilterra a seguito delle persecuzioni naziste e che dopo la fine del conflitto tornò nel suo paese come consulente pedagogico-culturale . In questo ruolo avviò un’importante opera di rieducazione dei bambini tedeschi, profondamente traumatizzati dalla guerra, attraverso la letteratura per l’infanzia . A lei si deve la fondazione a Zurigo nel 1951 dell’International Board on Books for Young People, un’istituzione a cui attualmente aderiscono oltre settanta nazioni . Fra queste vi è naturalmente anche Israele (la sede dell’IBBY si trova a Tel-Aviv) . A quanto pare, però, una parte della società israeliana ha la memoria corta . Secondo quanto si afferma in un rapporto dell’UNICEF pubblicato il 6 marzo scorso, circa 700 bambini e ragazzi palestinesi dai 12 ai 17 anni vengono imprigionati ogni anno nelle carceri israeliani in condizioni inumane e contrarie alla Convenzione sui diritti dei minori e alla Convenzione contro la tortura . Nel rapporto si legge infatti che: “I maltrattamenti consistono, tra gli altri, nel bendare i bambini, ammanettarli con fili di plastica e aggredirli verbalmente e fisicamente durante il trasferimento per l’interrogatorio, svolto senza l’assistenza di un avvocato e la presenza di membri della famiglia” . Il garante regionale dell’Unicef, Jean-Nicolas Beuze ha inoltre dichiarato che “Israele è il solo paese al mondo in cui un minore viene sistematicamente condotto davanti a un tribunale militare” . Pare comunque che, sempre dal rapporto, vi sia l’intenzione da parte del governo israeliano di migliorare in futuro la collaborazione con l’agenzia dell’ONU . Ce lo auguriamo vivamente, nella speranza che la lezione della signora Lepman, che decise di occuparsi dei bambini tedeschi, molti dei quali figli di persone che avevano aderito al nazismo, non sia stata vana . Cordialmente, Fabio Martini
La chiesa che verrà…
La rinuncia di Benedetto XVI ha posto in evidenza i molti problemi che affliggono la chiesa, suscitando interrogativi profondi sul futuro di tutto l’universo cattolico: come sarà concepito il pontificato d’ora in poi? Quali caratteristiche dovrà avere il nuovo papa? E soprattutto, quali sfide lo attendono? di Roberto Roveda illustrazione di Bruno Machado
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Il
pontificato di Benedetto XVI si è intersecato con uno dei periodi più turbolenti e difficili della recente storia della chiesa di Roma. Anni segnati all’interno del mondo cattolico da scandali, lotte intestine senza quartiere per l’egemonia in Vaticano e divisioni sempre più evidenti tra quelli che, in estrema sintesi, possiamo chiamare progressisti e conservatori. All’esterno poi è parsa farsi sempre più profonda la frattura tra il magistero della chiesa e le istanze e i valori di una società che muta rapidamente. In mezzo a queste tempeste Benedetto XVI ha agito rispettando il suo ruolo di custode della tradizione e dell’ortodossia, un ruolo che già gli apparteneva da cardinale a capo della Congregazione per la dottrina della fede. Si è mosso inoltre con tutti i limiti che gli derivavano dall’essere un pontefice già anziano al momento dell’elezione, un papa di transizione dopo il lunghissimo e “ingombrante” regno di Giovanni Paolo II. Quando poi ha compreso che le sue forze non erano più adeguate per reggere il timone della chiesa e si è reso conto che i problemi del mondo cattolico non potevano più attendere le incertezze della transizione, ha deciso con la lucidità dell’intellettuale e l’umiltà dell’uomo di fede di passare il testimone. Una scelta, quella di Joseph Ratzinger, interpretata differentemente dai diversi commentatori e che lascia aperti alcuni interrogativi sul futuro del papato e della chiesa in generale. Abbiamo affrontato queste tematiche con alcune personalità del mondo cattolico: in rigoroso ordine alfabetico, don François-Xavier Amherdt, professore di Teologia pastorale, Pedagogia religiosa e Omiletica1 all’università di Friborgo;
Azzolino Chiappini, rettore della facoltà di Teologia di Lugano; il teologo Vito Mancuso; lo scrittore Vittorio Messori. Quattro diverse voci la cui pluralità di visione e analisi può aiutarci a comprendere meglio il delicato momento che sta vivendo la chiesa cattolica e i suoi vertici.
rispettano tutti gli altri vescovi della chiesa cattolica, vale a dire quella di dare le dimissioni – o, nel caso del papa, pronunciare la sua rinuncia – a 75 anni. L’incarico episcopale o pontificale è talmente gravoso che mi sembra essenziale disporre dell’energia necessaria per poterlo esercitare pienamente.
Le “dimissioni” di papa Benedetto XVI hanno colpito l’immaginario. Questa scelta ha realmente il valore epocale che le viene attribuito? A mherdt: Alcuni osservatori hanno considerato questo ritiro di Benedetto XVI come una sorta di “desacralizzazione” della funzione pontificale e quindi un evento epocale. Io non penso che si possano vedere le cose così, poiché il diritto canonico prevede esplicitamente il caso della rinuncia del pontefice. Semplicemente, questa disposizione del diritto canonico non è stata utilizzata nel corso degli ultimi secoli.
ChiAppini: L’importanza del gesto di Benedetto XVI a mio parere è quella di indicare chiaramente un aspetto fondamentale, cioè la distinzione tra la funzione e le persone. Le persone sono al servizio di una funzione che a sua volta è al servizio della chiesa e il ministero del vescovo di Roma, successore di Pietro, continua al di là delle persone. Potrei riprendere un’espressione banale ma che ha il suo significato profondo e che si usa in altre circostanze: “Morto un papa se ne fa un altro”, cioè il ministero di Pietro continua indipendentemente dalla persona che lo esercita.
ChiAppini: Io credo di sì, è un evento di grande importanza e significato. Lo si può chiamare epocale dal punto di vista della storia, perché hiappini pochissimi sono stati i papi che hanno rinunciato e l’ultima volta è accaduto molti secoli fa. È poi importante per il significato profondo che ha questo gesto.
m AnCuso: Giovanni Paolo II e tutti i pontefici prima di lui ragionavano così: “Io sono il papa, non ho più la forza di esserlo, ciononostante lo sono e lo faccio”. Ciò che emergeva era quindi il primato dell’essere rispetto al fare. Le “dimissioni” di Benedetto XVI ribaltano la XVI situazione, nel senso che il suo gesto privilegia il fare rispetto all’essere. Ribalta la situazione: “Io sono il papa, non ho però più la forza di farlo e quindi smetto, cesso di essere papa”. Il cambiamento è netto, a mio parere, perché si passa da un paradigma sacrale basato sull’essenza stessa della persona a un paradigma funzionale-ministeriale. Il primo paradigma è quello che scaturisce dal secondo millennio cristiano, dal Medioevo fino a Concilio di Trento, fino all’apoteosi del Vaticano I, che attribuisce al pontefice l’infallibilità. Il paradigma della funzionalità si colloca soprattutto nel primo millennio cristiano, quando attorno alla figura del pontefice non vi era nulla di sacro. Quindi il gesto di Benedetto XVI apre certamente la strada a un nuovo modo di intendere il papato.
C : “L’importanza del gesto di Benedetto a mio parere è quella di indicare chiaramente un aspetto fondamentale, cioè la distinzione tra la funzione e le persone. Le persone sono al servizio di una funzione che a sua volta è al servizio della chiesa e il ministero del vescovo di Roma, successore di Pietro, continua al di là delle persone”
m AnCuso: Che abbiano un valore storico direi che è difficilmente negabile. Si tratta di un evento che non si è visto per generazioni e generazioni, ancora più epocale perché compiuto da un pontefice come Benedetto XVI, un alfiere della consacrazione, cioè di quelle scelte di vita che comportano una dedizione permanente a Dio. È difficile, quindi, negare che le dimissioni del papa in se stesse abbiano un valore epocale. Poi naturalmente si tratterà di vedere come questo fatto nuovo verrà gestito dai cardinali nella scelta del successore e come quest’ultimo considererà il suo stesso ministero alla luce di queste dimissioni.
messori: Io non esagererei, nel senso che il codice di diritto canonico prevede esplicitamente la rinuncia. Perché è di rinuncia che stiamo parlando. Non è un’abdicazione, perché soltanto i re abdicano, non sono dimissioni perché il papa non è stato chiamato da qualcuno a svolgere un incarico e non ha bisogno dell’approvazione di nessuno per dimettersi. Secondo il diritto canonico, è necessario che la rinuncia sia compiuta liberamente e sia dichiarata apertamente, così come fatto da Benedetto XVI, che ha parlato liberamente e apertamente davanti ai cardinali in un concistoro. Quindi se la rinuncia è prevista dalle leggi della chiesa, evidentemente non c’è nulla di rivoluzionario. E nei secoli passati di rinunce ce ne sono già state, a partire da quella più famosa di Celestino V, alla fine del XIII secolo. Queste “dimissioni” sembrano però aprire la strada a un nuovo modo di intendere il papato… A mherdt: Il gesto di Benedetto XVI può indicare una via nuova. Come avevo già pensato in occasione dell’agonia di Giovanni Paolo II, o dell’elezione a 78 anni di Benedetto XVI, ritengo che il papa, cioè il vescovo di Roma, dovrebbe rispettare la stessa regola che
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messori: Non credo che siamo di fronte a un cambiamento. Erano secoli che il papa non esercitava la possibilità di rinunciare e certamente ci siamo abituati a considerare il papa come una figura sacrale, una figura che dipende direttamente da Gesù Cristo, che porta la croce fino all’ultimo. Certamente la sorpresa di molti è nata da questo. “Ma come?! Il papa è un padre e dalla propria paternità non ci si dimette” è stato il pensiero di alcuni. Però Benedetto XVI aveva le sue ragioni e ha agito per il bene della chiesa. E non ha creato un precedente né infranto una regola perché, come ho già detto, si è adeguato alla procedura prevista dal codice di diritto canonico. Quali caratteristiche dovrà avere il nuovo pontefice ? A mherdt: Personalmente penso a un futuro pontefice non europeo, poiché è dal Sud del mondo che provengono le iniziative più promettenti per l’avvenire della chiesa. ChiAppini: Benedetto XVI nel suo documento di rinuncia e nei successivi interventi a proposito della sua scelta ha dato qualche (...)
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indicazione sul suo successore. Soprattutto ha indicato una figura che abbia forza. Ha affermato di non avere più l’energia necessaria perché anziano e i problemi sono gravi: ci vuole allora qualcuno che possiede tale forza. E che cosa significa questo? Significa qualcuno di non troppo anziano, che vanti un’esperienza anche pastorale, che conosca veramente le situazioni nelle varie parti della chiesa e che dialogando, e non rinunciando a mantenere rapporti con tutti, sia però capace anche di prendere posizioni molto chiare, forti, cosa che forse Benedetto XVI ha saputo fare nel suo insegnamento ma forse meno nelle sue decisioni pratiche. M ancuso: Secondo me la cosa più importante – può sembrare banale ma non lo è – è che il prossimo pontefice sia un credente autentico, un uomo di Dio, come a me piace dire. Che veramente sia una persona dalla quale promani un senso profondo e sincero della ricerca spirituale, della preghiera, della contemplazione. Faccio un esempio, perché l’ho toccato con mano: quando mi capitava di essere al ancuso cospetto del cardinale Martini, ecco, si avvertiva chiaramente che si aveva a che fare con un uomo di Dio. Questa deve essere la primissima cosa e ripeto non è per nulla scontata. Poi può essere europeo o extraeuropeo, ma quello che conta è il cuore, la mente, che sia una persona capace di fare sintesi. La chiesa ha diverse velocità dentro di sé, perciò bisognerebbe trovare un persona attenta non solo alle voci del mondo cattolico conservatore, come è stato Benedetto XVI, ma capace di guardare anche dall’altra parte. Una persona che sappia armonizzare le diverse anime, che capisca e valorizzi tutte le differenti modalità di essere cattolici oggi, in questo mondo. Un’altra cosa posso dirla, che con qualunque cardinale italiano si farebbe un passo indietro: la curia vaticana ha bisogno di assoluta sprovincializzazione, deromanizzazione. Quindi scegliere un italiano sarebbe un errore.
l’avvicinamento ecumenico e il dialogo interreligioso, a beneficio della pace universale. chiappini: Questa è una domanda che si rifà a una questione estremamente difficile; è chiaro a tutti che il momento che vive la chiesa, soprattutto nel suo centro, cioè Roma, è assai complesso e forse addirittura particolarmente grave. Questa è una questione da affrontare rapidamente. M ancuso: Dipende se parliamo di Europa e di occidente o del resto del mondo. Se guardiamo le cose dal punto di vista occidentale, il problema numero uno ovviamente è portare avanti il cosiddetto stallo delle riforme, il processo, iniziato col Vaticano II, di riconciliazione tra la chiesa e il mondo moderno, che è sostanzialmente rimasto al palo. Questo stallo significa una struttura ancora clericale e maschilista della chiesa cattolica, come mostra il fatto che nel conclave non è presente alcuna voce femminile. È ancora sostenibile? Mi sembra inconcepibile in qualsiasi altra realtà, a parte il mondo musulmano. Vi sono poi le questioni del ruolo dei laici, la questione sessuale, in generale tutte le tematiche aperte di cui si parla correntemente. Il prossimo papa dovrà essere un uomo di Dio capace di ascoltare i bisogni del mondo, le passioni su cui si muove il mondo.
M : “Se guardiamo le cose dal punto di vista occidentale, il problema numero uno ovviamente è portare avanti il cosiddetto stallo delle riforme, il processo, iniziato col Vaticano II, di riconciliazione tra la chiesa e il mondo moderno, che è sostanzialmente rimasto al palo”
Messori: Non sono come quei teologi che vorrebbero fare una lezione al papa e preparargli un manuale. Posso solo dare un auspicio e l’auspicio è che il nuovo papa si ponga nella scia e prosegua il programma di Wojtyla e di Ratzinger, che sono stati due grandi papi. Quali sono le principali sfide che si troverà ad affrontare il nuovo pontefice? a Mherdt: Fra le principali sfide che attendono il nuovo pontefice indicherei come prima quella di continuare a realizzare le intuizioni del Concilio Vaticano II per un annuncio credibile e “desiderabile” del Vangelo, rispondendo così alla sete spirituale dei nostri contemporanei. Dovrebbe poi dare più responsabilità e autonomia alle chiese locali (e continentali) e rimodellare la figura dei ministeri ordinati e laici di cui hanno bisogno oggi le comunità cristiane. Deve inoltre puntare a far risuonare la parola ecclesiale nel quadro delle problematiche economiche, finanziarie e politiche, al servizio della giustizia, della pace e del rispetto della creazione. Presentare l’insegnamento etico come una morale della felicità per tutti, compresi gli omosessuali e i divorziati-risposati. Quindi continuare la riforma della curia romana e fare attenzione che ogni autorità nella chiesa sia esercitata come un servizio, alla maniera di Gesù. Per finire, osare l’incontro con i non credenti,
Messori: I due ultimi pontefici si sono resi conto che il problema della chiesa, la sua vera crisi è il fatto che la fede si sta affievolendo. Noi cattolici, noi credenti, spesso ci concentriamo sugli aspetti sociali, morali ed etici del cristianesimo ma dimentichiamo di interrogarci sulla fede. La nostra fede oggi è a rischio, molti di noi che pure sono praticanti non credono più nella verità del Vangelo. Quindi la grande sfida del prossimo pontefice sarà continuare il percorso intrapreso per il recupero della fede cattolica.
Emerge quindi un quadro assai variegato nel modo di intendere le conseguenze del gesto di Benedetto XVI, ma soprattutto nel descrivere le sfide che dovrà affrontare il papa che verrà, chiunque egli sia. Sfide immani, che forse ci portano a riflettere su come possa essere difficile per un uomo solo – forse impossibile – condurre in porto la barca di Pietro nelle tempeste del mondo moderno. Come ha scritto recentemente lo storico Franco Cardini “C’è disorientamento e discordia, attualmente, nella chiesa del Cristo. Che cosa si fa in una qualunque società umana – in famiglia, in un’azienda, in un condominio, in uno stato – quando qualcosa non va e si sente il bisogno di una correzione? Per prima cosa ci si riunisce e se ne parla francamente, a tutto campo. Questo tipo di riunione, in termini ecclesiali si chiama concilio. Ecco la naturale, immediata, improcrastinabile e terribile scadenza che aspetta la chiesa”2. Che debba essere un’assemblea a condurre la chiesa cattolica del futuro e non più un uomo solo al comando? Che sia giunta l’ora di un nuovo concilio? note 1 Disciplina che insegna il modo di comporre e recitare un discorso sacro e che comprende tutte le forme di oratoria sacra, cioè l’omelia, la predica e l’istruzione catechistica. 2 L’abdicazione di Benedetto XVI. Una fine, un inizio (da francocardini.net)
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Musica e prospettiva Il mondo che noi vogliamo dipende, soprattutto, dalle nostre azioni, da quello che facciamo e da quello che non facciamo. Da chi e da cosa decidiamo di sostenere di Giancarlo Locatelli
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Nel lungometraggio d’animazione Ratatouille, uscito per la o nel prossimo secolo o in tempi più lunghi, cioè migliaia o Pixar nel 2007, il critico culinario Anton Ego, tornato nel ri- milioni di anni. La cosa davvero interessante però è che in storante di Gusteau per riesaminarne il valore dice: “Dopo aver numerosi passaggi del libro traspare la fiducia che “spesso lo letto tante sviolinate a proposito del vostro nuovo cuoco lo sa cosa studio approfondito dell’impossibile ha consentito di accedere a vorrei tanto? Un po’ di prospettiva… ecco gradirei della prospettiva nuovi sorprendenti domini della scienza”. fresca. chiara e ben condita, mi può consigliare un buon vino da Il libro si apre con una citazione di Albert Einstein: “Se un’idea poterci abbinare?” non sembra inizialmente assurda, allora è senza speranza.” Nel “A… che… cosa… signore?” mondo scientifico si azzarda di più che in quello artistico. È “Prospettiva, ne siete forse sprovvisti?” vero, anche se sono una miseria, nella ricerca scientifica girano “Io… ehmmm…” molti più soldi che in quella arti“Molto bene, visto che siete a corto stica. Ma è proprio la mancanza di di prospettiva e nessun altro sembra ipotesi “assurde”, di pre-visione di averne in questa balorda città pronuovi mondi sonori che appiattisce pongo un accordo, voi provvedete al la produzione musicale. Caratterizcibo io provvederò alla prospettiva, il zata sì da un alto livello professiotutto accompagnato da una bottiglia nale di molti dei suoi protagonisti, di Cheval Blanc del ’47” giovani e meno giovani, ma anche “Ehm, ehm… ho paura di non… la dalla tendenza a uniformarsi a un sua ordinazione per la cena?” gusto patinato e globalizzato che ri“Dica al suo chef Linguini che voglio schia di far assomigliare quasi tutto. qualunque cosa abbia il coraggio di servirmi, gli dica di stupirmi sfoderanIl valore dell’azzardo do la sua arma vincente”. Non vorrei essere frainteso. Non La prospettiva, intesa nel senso di si pretende che sparisca l’intratpre-visione di un futuro che sembra tenimento ma almeno che questo impossibile pare essere l’ingrediennon venga scambiato e venduto te mancante anche di molta muper ciò che non è. È curioso che Il compositore e sassofonista americano Roscoe Mitchell (immagine tratta da mills.edu) sica suonata, scritta, improvvisata ancora oggi quelli che rischiano di e prodotta nell’attuale panorama più siano musicisti non più giovani musicale. come, solo per fare alcuni esempi, Roscoe Mitchell, Anthony Le cause sono sicuramente molteplici ed è sempre difficile Braxton, ma anche, in altre aree, Wayne Shorter e Lee Konitz o analizzare il presente ma credo si possa affermare che le ragioni nel mondo della canzone Tom Waits. Si tratta di musicisti che principali sono due. La prima concerne direttamente chi la mu- cercano di non ripetersi azzardando progetti e performance, e sica la fa e la produce (musicisti, critici, produttori discografici) in tal modo non sempre assicurano risultati certi sia rispetto e riguarda la loro scarsa propensione al rischio; l’altra concerne alla musica sia riguardo all’apprezzamento del pubblico. l’inesistenza di una vera politica culturale, che investa anche Ma è soltanto contemplando un certa quantità di rischio e nelle attività più marginali e di ricerca. Investimenti che a loro quindi anche la non riuscita e l’errore che possiamo garantirci volta diventerebbero un ulteriore stimolo per rischiare. Il cane, di andare avanti. Alcuni di questi musicisti – considerati da insomma, si morde sempre la coda. una parte della critica più per dovere che per passione o reale interesse – risultano oltretutto incompresi e fraintesi anche Scienza e arte da molti musicisti e docenti, e di conseguenza dai giovani In Fisica dell’impossibile (Codice Edizioni, 2008), bel libro acces- studenti delle scuole di musica. Studenti che diventeranno sibile anche ai non addetti ai lavori, Michio Kaku, professore a loro volta musicisti e docenti e ai quali, non essendo stata di Fisica teorica alla City University di New York, affronta e insegnata l’attitudine a rischiare e a mettersi davvero in gioco, analizza argomenti come il teletrasporto, i viaggi nel tempo, mancherà del tutto la capacità di guardare e concepire una l’invisibilità e altro ancora, trattandoli da un punto di vista prospettiva. Capacità indispensabile al genere umano per garigorosamente scientifico e ipotizzando che alcuni di essi po- rantirsi un futuro sostenibile, ricco e all’altezza dei proclami trebbero essere risolti in tempi relativamente brevi, in questo che riempiono i discorsi di molti.
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In viaggio col Maestro
Nel 1911 Le Corbusier, allora un giovanotto ventiquattrenne
» di Eugenio Klueser
momenti di disagio e anche le piccole depressioni tipiche di di belle speranze, intraprende un viaggio attraverso la Ger- chi è in movimento, senza però aver ben certa la meta. mania, la Boemia, l’Austria, i Balcani, la Romania, la Bulgaria, Il viaggio diventa così un progredire verso il cambiamento, l’Ungheria, Istanbul, Atene, fino al Monte un lasciarsi alle spalle la quotidianità – un Athos, per poi tornare in Svizzera attraveramore finito, le ansie concrete per il futuso l’Italia. Per il giovane architetto il perro, le abitudini e i legami casalinghi – per corso diviene un vero e proprio itinerario far posto al nuovo, alla scoperta del mondo di formazione attraverso luoghi, popoli, attorno, ma soprattutto dei lati più intimi tradizioni, culture e arte, raccontato in della propria personalità. seguito nel libro Le Voyage d’Orient. Cento Le Corbusier si trasforma allora in una soranni dopo Flavio Stroppini, scrittore e ta di pretesto che spinge a muoversi lungo autore radiofonico della Radio della Svizun itinerario prefissato, ma che a distanza zera Italiana Rete Due, sceglie di seguire le di un secolo è totalmente nuovo, completracce del celebre architetto, per scoprire tamente “altro”. Un modo per ritrovare cosa resta dopo un secolo delle esperienze le forze e ricaricare le batterie psichiche fatte da Le Corbusier. ed emotive così da poter riaffrontare la Nasce così Pellegrino di cemento, resoconto quotidianità. di un viaggio, ma soprattutto diario intiGiorno dopo giorno, pagina dopo pagina mo in cui Stroppini non si limita a racconStroppini si fa conquistare dal proprio lenPellegrino di cemento tare luoghi, persone, incontri, ma prova a to incedere, si fa penetrare dalle esperienze di Flavio Stroppini descriverci le sue emozioni e sensazioni di che vive tanto da poter scrivere, una volta Gabriele Capelli editore, 2012 viaggiatore che giorno dopo giorno scopre giunto ad Atene e ormai la strada verso un suo personale cammino di formazione. Proprio per questo casa: “È questo il viaggio. Sorprendersi continuamente, cambiare l’autore evita il racconto particolareggiato degli eventi e le mezzi, arrangiarsi. Sono leggero, libero, vivo. Non mi trascino più. descrizioni minute. Accenna, incuriosisce il lettore. Preferisce Galleggio”. E il lettore, facilmente, quasi senza rendersene evocare e suggerire le difficoltà dell’andare in solitudine, i conto, “galleggia” a sua volta.
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Shisha e narghilè Se proprio devo, voglio morire di questo. Morire di ciò che ho vissuto, come gli artisti in scena. Morire da pipaiolo per eccesso di fumo, celebrando la mia assassina… di Marco Alloni
E perché no… Non è forse assassina la vita, a rigore? E chi più di lei – la shisha, il narghilè – mi ha fatto compagnia in questi anni? Da quando ho vent’anni, pratico il vizio del fumo, a quarantacinque suonati lo coltivo “perché non mi risulta si possa vivere senza vizi” (Galimberti), e so in anticipo che quell’assassinio non avrà colpevole perché sono stato io a provocarlo. Una petizione di fedeltà alla mia vita, alla mia morte, che non ha nulla del controcanto al salutismo degli oltranzisti. Anzi, al contrario: io vorrei essere loro, come vorrei essere credente. Mi manca però un io adeguato a quelle posture, a quella miglior vita. E mancandomi non posso che celebrare i miei vizi eleggendoli a stile.
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chimia: calore che si tramuta in fumo, fumo che si tramuta in nebulosa fresca di acqua, respiro che si tramuta in boccone di nulla, in rarefatta polvere d’etere. Affinché una shisha funzioni tutto deve collimare come in un affresco, ogni parte farsi sineddoche.
L’arte della pratica Quanta acqua, fino a quale livello, come una madre che sappia il discrimine fra sete e sazietà. Di quale materia e consistenza il fusto, affinché non vi siano spifferi, come nell’affresco non deve affiorare il muro retrostante. Quanto tabacco e di che sapore, attraverso quale pressione, con quale accorta spremuta delle dita sotto il rubinetto, per colmare il fornelletto in alto. Quanta staMorire di piacere gnola e con quanti buchi per riFumare, molto, incessantemente. vestirlo, come un abito che debba Consumarsi, spegnersi. Quale mosvelare e coprire al contempo. E dello di autolesionismo consapequanto carbone, di che dimenvole: come a sottrarre prerogative sione, affinché l’altare arda ma alla mortalità, assumerne qualcunon bruci, il fumo sia copioso ma na in vece sua. non raschi. E poi non è forse arte questo elaSono mille le perizie con cui borato stratagemma per insufflare quest’arte, quest’arte di seduzione morte procurando piacere? Lo e morte, offre il breve miracolo del penso senza concedermi attenuanpiacere di respirare per nuguli. E ti quando osservo accanto a me la mille le buone ragioni per decanImmagine tratta da vnuspa.org shisha, appoggiata sul pavimento tarla. Intanto perché è umana, vicino alle gambe del tavolo, dove troppo umana, come la vita. Dura scrivo, mandare fumo dal carbone in alto, o dalla valvola a il tempo che serve alla scrittura, al pensiero, alla parola: non metà busto. Spifferi di irrisori viaggi verso l’aldilà, come gli ha l’irruenza febbrile della sigaretta, riposa in un lento cullarsi sbuffi dalla bocca aperta che sospira. E guardo in lei l’eleganza di braci che si arrossano, e acque che borbottano, e fumi che che uccide, come le spire di una seduttrice. Il vaso femminile dilagano. Alla fine sei tu a decidere che taccia. Lei, di suo, dudai fianchi larghi, colmi d’acqua, il collo di vetro penetrato rerebbe in eterno, fino a quel limite che lo annuncia. Purché dal tubo di metallo: una metafora della procreazione e della il carbone arda e il tabacco sia sempre a portata di mano. procreazione di morte. Il tempo della sosta, della conversazione, della scrittura. GuarLungo il busto o supporto il suo avvicendarsi di curve, anch’es- date come il tempo si profila in questo recinto di magia. “Vado se ammaliatrici, spigolose a tratti, sinuose verso il piattino che a fumarmi una shisha” e può significare una, due, tre, cinque regge il fornello (hajar, come la schiava biblica). E in cima lo ore. “Vado a bermi un caffé, a fumarmi una sigaretta” e sappiamo sbriciolarsi di fumo a ogni boccata, il respiro ansioso, sistolico che il tempo incomberà a ridosso di questo frammento di sé, della creatura. Poi quel tubo di gomma, che termina nel boc- veloce come un lampo. chino (mabsam), e di là si offre alle labbra che suggono minuti Il tempo. Una sospensione del tempo. Una sua parusìa fedele in meno. Le folate danzano un sortilegio di salute soffiata al alla durata ampia e sufficiente di una vita. Ecco quel che vento, sacrificata. significa esistenzialmente quest’arte: un modo, nemmeno Penso a questo mentre scrivo e mentre, buttandovi l’occhio, troppo masochistico, di prendere familiarità con la vastità osservo la sua fierezza: è un’arte anche la sua magia. Chissà circoscritta delle cose. Poi, in un modo o nell’altro, anche i quanti anni, alle origini, per cogliere gli arcani di questa al- salutisti diranno addio alla luce.
JELLA LEPMAN
di Elio Ferrario
Jella Lepman, conosciuta al mondo come educatrice di pace, è stata una giornalista e scrittrice tedesca , nata a Stoccarda nel 1891, da famiglia ebraica , e morta a Zurigo nel 1970.
Per sfuggire alla persecuzione nazista, nel 1936 è costretta ad emigrare a Londra dove lavora per la Bbc. Nel 1946, accetta l’incarico di consulente pedagogico-culturale e rientra in Germania. Comprende che i bambini tedeschi hanno bisogno di vedere un mondo di fantasia per dimenticare il paesaggio di edifici bombardati che li circonda e rivolge un appello a 20 Nazioni. Riceve 4000 libri illustrati con i quali allestisce a Monaco la prima Mostra Internazionale di libri per bambini.
Nel 1949, fonda la Jugendbibliothek, nonostante il Ministro della cultura tedesco sostenga che la Germania del dopoguerra non possa preoccuparsi di trovare una sede al suo progetto.
“Generazioni di bambini vi malediranno se ci impedirete di costruire una Biblioteca Internazionale per Ragazzi.”*
“Poco a poco facciamo in modo di mettere questo mondo sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dai bambini. Mostreranno agli adulti la via da percorrere .”*
Nel 1951, crea a Zurigo l’IBBY, International Board on Books for Young People, un’istituzione no profit che promuove la letteratura per l’infanzia e che oggi comprende più di settanta Paesi in tutto il mondo.
* LA STRADA DI JELLA . UN PONTE DI LIBRI . PRIMA FERMATA , MONACO di Jella Lepman – Sinnos Editore
» testimonianza raccolta da Roberto Roveda; fotografia di Flavia Leuenberger
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Bien Mattia Tran
Vitae
marsi in un altro, quando inizio ad agire sulla tela. Cerco sempre di non nascondere i passaggi intermedi oscurandoli con una mano di colore, ma preferisco lasciare tutto in trasparenza, così chi guarda può leggerlo come fosse un libro aperto. Perché quando dipingo è come se scrivessi: esprimo me stesso e posso farlo senza dover usare la mia brutta calligrafia… Nell’arte mi piace riportare le cose positive che la quotidianità sa regalarmi e che diventano i punti di partenza per prendere in mano un pennello. Oggi la mia vita di tutti giorni è fare il mestiere del pittore. È questa la mia scelta. Da due anni tiro La tela: una pagina bianca del diario della la cinghia e dipingo perché è vita. Così questo giovane artista mette a l’unica cosa che mi fa stare nudo ricordi e riflessioni dell’esperienza bene. Prima avevo lavorato per alcune ditte di pittura: mi quotidiana con uno sguardo al passato occupavo di imbiancatura, decorazioni, stemmi di famiglia, a sviluppare una mia tecniaraldica, nel campo dell’artigianato artistico. ca per dipingere sognando In tanti mi dicevano che ero sprecato e che a occhi aperti. Quadri che dovevo fare altro, così un giorno ho deciso stanno a metà tra il reale e il di licenziarmi. Fortunatamente ho avuto surreale, in cui posso liberal’opportunità di tornare a casa di mia nonna mente mischiare diversi stili e e di usare per un certo periodo lo studio che periodi artistici, cercando una era stato di mio nonno. Dopo la sua morte, illusione solo mia. Insomma, lei ha continuato a infondermi positività e è il mio marchio di fabbrica, motivazione. Ha creduto in me e nella mia la mia firma sulla tela. È un dote e mi ha aiutato ad andare avanti. po’ come quando si scrive: le Non sono affatto pentito dei sacrifici che ho correnti artistiche del passato deciso di fare. Dipingere è ciò che in assoluto sono il mio alfabeto, le lettere mi fa stare meglio. È come tenere un diario che combinate in maniera della mia vita: nelle tele ci sono tutte le cose ogni volta diversa formano che mi succedono, incastro i momenti poprima le parole e poi le frasi. sitivi e i problemi. Si può intravedere il mio Fino a comporre un libro. passato e il presente. Tutto ciò che non è Come uno scienziato incroequilibrio sulle tele sembra trovare una linea, cia i contenuti delle provette una costanza. Per questo non voglio mollare per trovare nuove formule, nonostante le difficoltà. Oggi che lo studio posso mischiare in un’unica di mio nonno è in vendita lavoro soprattutto tela elementi di avanguardie a casa: ovviamente posso dedicarmi solo a come cubismo e surrealismo opere di dimensioni ridotte perché nell’apcon le fantasticherie di Arpartamento in cui vivo non posso lavorare cimboldo, per arrivare a un su quadri troppo grandi. Ma vado avanti. nuovo linguaggio. Gioco con In futuro vorrei trovare un atelier tutto mio gli elementi della tradizioma, come il vagabondo del mio quadro, ne per trovare l’illusione: per in qualunque posto sia il mio desidero più esempio ho ripreso il tema grande è sempre quello di stare davanti a un della Madonna con bambino foglio bianco a progettare e creare. E poi c’è di un artista del seicento e la prospettiva più importante: non lasciarsi capovolgendolo ho trovato il scappare l’opportunità per continuare a difacocero, il maialino. pingere per tutta la vita. Sembra un sogno, Ogni mio quadro nasce da ma io continuo a credere alle parole di mio un’idea, un concetto o un nonno. Non posso fare a meno a dipingere, ricordo. Poi è un work in procome una dipendenza, è il caffè senza cui gress: il soggetto può trasfornon posso vivere.
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ono nato nel 1984 a Sorengo e ho vissuto la mia infanzia a Gentilino: ho frequentato l’asilo e le elementari a Montagnola, poi le medie a Barbengo. In seguito al divorzio dei miei genitori sono andato a vivere a Pregassona, con mio padre. Ho sempre avuto la passione della pittura, fin da piccolino: mio nonno, Edmondo Dobrzansky, era un artista e mi ospitava nel suo studio. Conoscendo le mie doti mi diceva sempre “diventerai un calciatore oppure un grande artista”. Ricordo ancora che a cinque anni realizzai un piccolo quadro e mio nonno entusiasta lo fece incorniciare; è stato lui il mio incipit, una vera motivazione a percorrere il cammino dell’arte. Per questo dopo le scuole medie ho deciso di iscrivermi al Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano, nella sezione dei pittori. Lì ho imparato a riconoscere le correnti e gli stili del passato e mi sono esercitato nell’osservazione, nella copia dal vero e nel disegno tecnico. Mi sono diplomato nel 2004, ma la vera folgorazione è avvenuta due anni dopo: una notte mi sono svegliato con in testa un sogno che avevo appena fatto e l’ho dipinto. Così è nato “Il vagabondo”. In un certo senso la considero la mia prima vera opera, quella che mi ha aiutato a trovare la mia dimensione. I nonni la apprezzarono moltissimo, allora mi sono convinto che fosse quella la strada giusta per la mia arte. Da quel giorno ho sempre voluto continuare a dipingere quadri simili a “Il vagabondo” – ognuno diverso dall’altro, certo, non amo ripetermi –, a loro modo speciali, perché lontani sia dalle copie dal vero sia dai quadri concettuali che un qualsiasi artista contemporaneo può dipingere. Tele originali e personali per composizione, pennellate e colori. Allora, poiché non sempre è facile ricordare precisamente ciò che si è sognato, ho iniziato
Sylvain Esposito – Mi importa di te
mi importa di te di Reza Khatir; fotografie degli studenti del corso di laurea in Comunicazione visiva DACD, SUPSI
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già trascorso un anno e il tempo è volato, come un meteorite del quale resta impressa nella mente solo la scia luminosa. In un arco temporale tanto ampio possono accadere molte cose, infiniti cambiamenti ma il nostro appuntamento con il progetto fotografico degli studenti del terzo anno del corso di laurea in Comunicazione visiva del DACD (Dipartimento Ambiente Costruzione e Design) della SupSI è divenuto irrinunciabile. Anche questa volta posso considerarmi un docente pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti dai miei studenti, nonostante i due temi che avevo affidato loro non fossero così scontati e semplici da gestire e realizzare. Il progetto principale si intitola Mi importa di te. Agli studenti era stato richiesto di realizzare un dittico che comunicasse un messaggio, un sentimento, un intento di accudimento e di affetto, o una dichiarazione di benevolenza. Qualcosa che potesse essere, per esempio, il manifesto di un partito politico, di un’associazione umanitaria, di un servizio pubblico o qualcosa di più semplice, come il tenerissimo dittico della coppia di nonni che dopo cinquant’anni di matrimonio conserva ancora il ricordo indelebile del giorno delle nozze. Il secondo progetto è invece un trittico intitolato Ogni tuo muro è uno specchio, tema ancora più vasto e difficile da interpretare, che gli studenti Mathieu Gerber – Heaven
Giona Di Poi – Ogni tuo muro è uno specchio
hanno affrontato con entusiasmo e professionalità giungendo a risultati sorprendenti, come per esempio il lavoro di Nicolas Polli e quello di Giona Di Poi. Durante il semestre ci siamo esercitati su tanti altri piccoli mini progetti tematici tra i quali la Luce, il Labirinto, la Maschera, gli Interni, Heaven ecc. In questo ampio spettro ho selezionato uno dei tantissimi lavori validi, realizzato da Mathieu Gerber sul tema Heaven. Quest’anno in virtù dell’alta qualità progettuale, sono stato costretto a fare una scelta riguardo ai lavori qui pubblicati; non tutti i miei studenti sono presenti su queste pagine e mi dispiace molto. Per motivi di spazio ho preferito non compromettere il layout e lasciare alle fotografie pubblicate spazio per respirare. In una futura occasione, se si dovesse presentare, cercherò di proporre i lavori degli studenti che su questo numero non sono presenti. Riflettendo su questi temi che mi affascinano molto devo dire che è stato un privilegio lavorare con un gruppo di ragazzi così creativi, capaci di interpretarli pienamente, con originalità e competenza. Un ringraziamento sentito alla direzione e ai collaboratori del DACD e in particolare al corso di laurea in Comunicazione visiva.
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Leonardo Angelucci – Mi importa di te
Orpercil doloborem quisit do corpero stionsequi tio
Nicolas Polli – Ogni tuo muro è uno specchio
Simona Giacomini – Mi importa di te
Mathieu Gerber – Ogni tuo muro è uno specchio
Camouflage I camaleonti della moda Tendenze p. 44 – 45 | di Marisa Gorza
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rano gli effervescenti anni sessanta, quando Veruska, statuaria top model, fece scalpore lasciandosi immortalare nuda in alcuni scatti di Franco Rubartelli. Senza abiti, certo, ma le sue grazie erano mimetizzate da ciottoli, vegetazione e cespugli, perfettamente riprodotti nei colori e nelle venature, dipinti sul corpo in un’inedita selfbody-art. C’era un che di selvaggio in quelle immagini, la volontà di identificarsi nella natura, nella metamorfosi di certi animali capaci di camuffamenti difensivi. Di fatto, con quel gesto creativo e liberatorio, il camouflage faceva il suo ingresso nella fotografia di moda, in un periodo in cui i motivi a macchie irregolari, mutuati dalle divise da trincea, si avviavano a far parte del vestire alternativo. Si sa che la moda (compresa l’antimoda) ha sempre riflesso ciò che in un dato momento storico è amato, ma soprattutto ciò che è temuto, come la guerra. Forse in una sorta di esorcismo. Contraddizione, disorientamento, mascheramento e quant’altro il camouflage rappresentasse, è stato indossato per sostenere le manifestazioni per la pace nel Vietnam e più tardi dai no-global. Ma anche sbandierato dai protettori della natura come simbolo ecologico e spesso da gruppi pop, senza un preciso ideale... Così dai tempi della contestazione giovanile in poi, i tessuti mimetici sono divenuti un must del guardaroba casual, con cicli e ricicli di popolarità ad alta quota.
DALLE TRINCEE AL CASUALWEAR Per l’imminente primavera-estate lo rilanciano in primis Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per la Maison Valentino, confermandone l’espressività proprio sui capi più pragmatici del guardaroba maschile. Così il tradizionale blazer, il trench doppiopetto, il parka e la field jacket vengono interpretati con stratigrafie opache e intagli gommati che creano inediti pattern camouflage. Quando gli stilemi pseudo militari non nascono da un accumulo di geometrie termosaldate in una palette dove predomina un virile army green. Accessori cult, quali le sneakers stringate, sono reinventati con suola bicolore e con l’effetto mimetico sottolineato da borchie in tinta. Vero look da guerrieri metropolitani. Vero aplomb sartoriale da neo dandy.
DISSACRATORI Prendiamo un brand californiano come Bear, punto di riferimento per i giovani amanti del surf, della vita da spiaggia e della grande onda. Intersechiamolo a Italia Independent, noto marchio trasgressivochic… da questo innesto nasce una capsule collection, tutta improntata al tema del mimetico. Uno dei motivi prediletti da Lapo Elkann, fondatore del marchio, basti ricordare il suo SUV, passato agli onori della cronaca per una grossa multa! Buona scusa per reinventare il boardshort Malibu, il costume da bagno di Bear, in un gusto military force, dissacrato da nuove associazioni di colori. Cioè un mimetico chiamato camouworld giocato sul verde e sul blu o sull’azzurro e sul bianco, realizzato in un esclusivo tessuto floccato. In abbinamento al costume c’è la T-shirt in slabjersey ed è interpretato in camouflage anche l’occhiale con le medesime macule e colorazioni.
FIORI MIMETICI La donna che veste Jucca, un tipetto molto avanti, fa tesoro del suo vagabondare tra mercatini e souk di ogni parte del mondo, tra rimandi e ispirazioni all’arte del periodo Liberty e quella delle avanguardie inizio novecento... E coerente con la contemporanea cultura del remix, combina tutto con tutto: ne risulta che ogni outfit è qualcosa di inaspettato, ma sempre consono alla sua frizzante femminilità. Ha scovato un autentico gilet militare dalle tipiche macule mimetiche verdi e marrone? Pur apprezzandone la grinta lo addolcisce con una pioggerella di riflessi dorati e profili gioiello. Lo appoggia poi su dei pantaloni fluidi dal fondo setoso verde prato dove sbocciano macro corolle rosa aloha e rosa narciso. Come dire: mettete dei fiori nei vostri cannoni!
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Astri toro
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cancro
Farete di tutto per portare avanti una vostra idea…. infuocati di divino furore. Non fatevi comunque catturare dall’ansia ma puntate diritti verso i vostri obiettivi. Decisive le giornate comprese tra il 17 e il 19.
Tra il 20 e il 22 marzo Luna in Cancro. Momento giusto per affrontare impegni e responsabilità. Venere positiva per i nati nella terza decade, porta nuove soluzioni progettuali nell’ambito di un lavoro di equipe.
Tra il 18 e il 19 Luna favorevole. Ricchezza e opulenza per i nati tra la prima e la seconda decade. State attenti a non esagerare con una dieta alimentare squilibrata. Se vi sentite inquieti scaricatevi con uno sport.
Con Marte e Urano in quadratura e Plutone tutto è davvero possibile. Amori per i nati nella terza decade. Equinozio di primavera baciato dalla vostra Luna. Eventi inattesi per i nati nella prima decade.
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Grazie ai transiti riuscite a esprimervi con intelligenza e originalità e a raggiungere gli obiettivi. Periodo favorevole per iniziare lo studio di un argomento nuovo. Possessivi i nati tra la prima e la seconda decade.
Momento particolare: la fantasia prende il sopravvento sulla logica. L’importante è che siate centrati dentro. Rischio di stress e piccole manie. Mercurio e Nettuno in opposizione per i nati nella prima decade.
Periodo complesso. I rapporti con il partner tendono a farsi tesi. Se in questa fase della vostra vita volete vincere dovete mettervi nella condizione di cavalcare l’onda. Giornate propizie tra il 18 e il 19.
La primavera si apre bene per i nati nella terza decade grazie agli influssi di Venere. Attenti a non scalpitare troppo in ambito professionale. Non fatevi dei film. Accettate le persone per quelle che sono.
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Sbalzi umorali con il partner: con Venere e Giove angolari incremento dei vostri appetiti sessuali. Se non sarete soddisfatti non esiterete a guardarvi altrove. L’obiettivo è quello di sempre… sentirvi vivi.
Fase di cambiamenti segnata da numerosi transiti. Marte e Urano in quadratura con Plutone vi spingono al muro. Opportunità per i nati nella terza decade. Ispirati e romantici tra il 20 e il 21 marzo.
Primavera baciata da novità. Intraprendenti e rivoluzionari grazie a Marte e Urano. Se saprete sfruttare appieno le potenzialità uraniane potrete dare una svolta alla vostra vita. Guadagni inaspettati.
Non è un periodo in cui vi piace esser chiari con i vostri interlocutori. Tra il 17 e il 20 marzo momento d’oro per la vita sentimentale. Mercurio e Giove in quadratura per i nati nella prima decade.
» a cura di Elisabetta
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 13
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 21 marzo e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro lunedì 18 mar. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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Orizzontali 1. Compone e canta • 9. Fiume russo • 10. Antica cambiale • 11. Riga… centrale • 12. Fiumiciattolo • 14. Sicario • 16. L’entità dei danni • 18. Una… a Zurigo • 19. Trasparente come il vetro • 21. I limiti dell’alfabeto • 22. Spese, pagamenti • 25. Nel centro di Ludiano • 27. Ai piedi del Gottardo • 28. Pari in bisogno • 29. Secco senza pari • 30. Società Nuoto • 32. Profughi, deportati • 35. Intacca la vite • 38. Vale a dire • 39. C’è anche quello dell’encefalo • 41. Consonanti in marea • 42. Mezza paga • 44. Un prelibato affettato • 46. Il nome di Pacino • 47. La fine di Belfagor • 48. Adesso • 50. È quasi santo • 52. Istituto Tecnico • 54. Il numero perfetto • 56. Hanno lo stesso significato • 59. Relativo ai sogni • 60. Negazione. Verticali 1. In autostrada è a sinistra • 2. Case, residenze • 3. I confini di Tegna • 4. Stato USA • 5. Cantone svizzero • 6. Si affianca spesso al quale • 7. Il niente del croupier • 8. Esimio, illustre • 13. Olio inglese • 15. Misura di capacità • 17. Che mi appartengono • 20. Arma bellica • 23. Le previsioni dei segni zodiacali • 24. Una gara tra i paletti • 26. Cuor di cane • 31. Lo fa dolere l’ernia • 33. Dittongo in guitto • 34. Il giorno trascorso • 36. Preposizione semplice • 37. Curano le malattie delle orecchie • 40. Malta e Portogallo • 43. Il bel Delon • 45. Maestrie • 49. In mezzo al mare • 51. Nonni senza pari • 53. Vezzo nervoso • 55. Risonanza • 57. Pari in Coira • 58. I confini di Melano.
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La soluzione del Concorso apparso il 1. marzo è: ARMATORE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono state sorteggiate: Irma Rigolini 6830 Chiasso Sandra Bassetti 6517 Arbedo Alle vincitrici facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Falconeria Locarno” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Falconeria Locarno” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/railaway-ticino.
Falconeria Locarno. Il mondo emozionante dei rapaci. Venite a scoprire l’affascinante mondo dei rapaci alla Falconeria di Locarno, dove potrete osservare e fotografare da vicino aquile, falchi, gufi e avvoltoi. Questi splendidi uccelli, con il loro volo libero, vi trasporteranno in una dimensione dove uomo e natura s’incontrano, in un contesto naturale e rispettoso degli animali.
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