№ 13
del 29 marzo 2013
con Teleradio 31 mar. – 6 apr.
Cambiamenti climatici
orizzonTi bollenTi
C T › RT › T Z › .–
Con i figli, ne parla della Sua alattia?
www.legacancro.ch
GfellerGrafik / Foto: Corina Fl端hmann
La Lega svizzera contro il cancro e la Sua Lega cantonale contro il cancro sanno consigliarla.
Ticinosette n° 13 29 marzo 2013
Impressum
Agorà Terra. Il futuro del clima Arti Eventi. L’arte in chiesa
Silvano de Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
di irina
Zucca aleSSandrelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Società Bucarest. L’ultima in Europa Letture Il poeta e la montagna
di
di
Media Rete e social. Essere o non essere
Chiusura redazionale
Letture Il profeta
Editore
Vitae Chiara Dubey
Venerdì 22 marzo Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
di
Fabiana teStori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
nicoletta baraZZoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tiratura controllata 70’634 copie
di
Marco alloni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
eugenio KlueSer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di
roberto roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage Madonna del Sasso. Via Crucis Mundus Basta che sia trendy...
di
FotograFie di
reZa Khatir . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
duccio caneStrini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Coredattore
Tendenze San Gallo. L’onore dei pizzi
Photo editor
Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Amministrazione
Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Giancarlo Fornasier Reza Khatir
via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
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In copertina
Oltre l’atmosfera (Stati Uniti, aprile 2012) Fotografia di Antonio Bertossi
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MariSa gorZa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Entomologia parlamentare La recente scomparsa di Giuliano Bignasca ha dato il via a una serie di riflessioni (vedi editoriale in Ticinosette n . 12/2013) e di analisi sul personaggio e sul partito da lui fondato nel 1991 . Un movimento, la Lega dei Ticinesi, che, pur con tutte le sue peculiarità, nasceva ispirandosi al modello tutto italico della Lega lombarda di Bossi e Miglio, i cui primi germi datavano invece al decennio precedente . Del resto la vicina Italia, nel bene e nel male, è sempre stata un laboratorio politico: basti pensare al fenomeno del fascismo che ebbe nel Belpaese il suo battesimo per poi diffondersi, con e tragica e nefasta violenza, sull’intero continente europeo . Con le ultime elezioni e l’affermazione del Movimento 5 Stelle come uno dei tre maggiori partiti italiani (e tale è, al momento, a dispetto del primato sostenuto dai suoi aderenti), una componente consistente degli italiani ha dato vita a qualcosa di nuovo e originale, sia in ambito nazionale che a livello globale . In tal senso, la lettura attenta del programma del movimento fondato dal comico e opinionista Beppe Grillo, facilmente reperibile sul web, risulta illuminante . Ciò che ne emerge è una visione profondamente pragmatica e sostanziale dei problemi della società italiana, incagliata e incapace, attraverso le sue componenti politiche tradizionali, di risollevarsi da una condizione che rischia di farsi esiziale e senza sbocchi . E fin qui tutto bene . Non sorprende dunque che l’ambasciatore americano David Thorne, profondo conoscitore delle faccende italiche, abbia espresso un pubblico apprezzamento per il Movimento 5 Stelle . I problemi paiono però essere altri . Innanzitutto, come è usanza in Italia da circa due
decenni, si ripropone l’idea di un partito padronale: Grillo e il suo ideologo Casaleggio, sono i leader indiscussi ai cui diktat gli aderenti si piegano senza fiatare . Qualora poi si manifesti qualche critica o qualche deviazione dalla “retta via”, il giudizio della rete – feticcio innalzato a strumento inopinabile di democrazia nonché tribunale permanente al quale nessuno può e deve sottrarsi –, cade implacabile sul malcapitato . All’atteggiamento di sprezzo verso le istituzioni democratiche e parlamentari italiane che, al di là di chi le ha “usate” e “violate” in questi decenni, restano caposaldo e garanzia di democrazia per il paese, si aggiunge la totale diffidenza dei grillini verso i mezzi di informazione tradizionali, rei di fare del “giornalismo scandalistico”, utile solo a far vendere copie e format agli editori . Giudizio anche questo in parte condivisibile ma sommario e animato da una visione integralista – riscontrabile anche nel rifiuto di ogni trattativa politica e nella richiesta di un governo “monocolore” – che inquieta . Certo, come alcuni commentatori hanno rilevato, il novello Robespierre ha forse il grande merito di aver arginato e formalizzato la profonda e peraltro giustificata rabbia di una parte consistente della popolazione italiana, un sentimento che avrebbe potuto favorire derive di ben altra natura . Ma quella della democrazia è sempre e comunque una strada lunga e in salita alla quale non si può in alcun modo rinunciare, nonostante implichi compromessi e continui aggiustamenti . Intanto il tempo passa, la crisi economica non demorde e l’Europa e il mondo intero stanno a guardare… col fiato sospeso! Cordialmente, Fabio Martini
Terra. Il futuro del clima
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di Silvano De Pietro
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Agorà
All’inizio di quest’anno ha fatto discutere la notizia secondo cui, entro il 2017, la temperatura media della Terra salirà di 0,43 °C invece dei 0,54 °C previsti in passato. Molti osservatori sono rimasti stupiti, poiché tutti gli specialisti concordano su un riscaldamento globale progressivo, sempre più veloce e, soprattutto, apparentemente irreversibile. Si delinea dunque un’inversione di tendenza?
o, non c’è nessuna inversione di tendenza. La correzione dei valori di aumento della temperatura media terrestre è apparsa sulla rivista “Climate Dynamics”, quale risultato di uno studio condotto da 12 centri di ricerca internazionali. Tale studio farà parte del quinto rapporto di valutazione, la cui pubblicazione è annunciata per settembre, dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, foro scientifico dell’ONU creato nel 1988 allo scopo di studiare il riscaldamento globale). Gli scienziati hanno precisato che l’abbassamento della previsione (peraltro molto lieve, appena 0,11 °C) è dovuto all’impiego di un modello di calcolo più perfezionato che riduce il margine di errore nella valutazione comparata delle medie nel periodo 1971–2000 e rispetto al trentennio che va del 1950 al 1980. Peraltro, hanno osservato ancora i ricercatori, i dati non sarebbero comunque definitivi, data la difficoltà a considerare in un quadro omogeneo – che tenga conto della ciclicità dei fenomeni legati ad aspetti naturali ancora non del tutto conosciuti – fattori molto diversi tra loro quali le cause geofisiche e climatologiche, i gas serra prodotti dalle attività umane e altri elementi ignoti come le temperature nelle profondità degli oceani. Quindi, allo stato delle conoscenze attuali e pur con qualche correzione ancora possibile, il trend di lungo periodo rimane invariato.
Eventi estremi Che il clima stia cambiando, con effetti pesanti sulla natura e sulla società, è sotto gli occhi di tutti. Il progressivo aumento delle temperature medie, osservato sia a livello mondiale sia locale, ne è la conferma scientifica. Per il momento, la previsione circa il riscaldamento globale nel corso del ventunesimo secolo rimane quella del quarto rapporto dell’IPCC risalente al 2007: un incremento compreso tra 1,1 °C e 2,9 °C (scenario minimo) e tra 2,4 e 6,4 °C (scenario massimo). Gli sviluppi che si prospettano sono quelli di una maggiore frequenza di periodi e ondate di caldo, nonché dei fenomeni di precipitazioni intense. Queste ultime aumenteranno alle alte latitudini e diminuiranno nella maggior parte delle regioni subtropicali. Si intensificherà l’attività dei cicloni tropicali intensi, mentre i percorsi delle tempeste che interessano le medie latitudini si sposteranno verso nord. Le ripercussioni sull’ambiente saranno (e in parte si possono osservare fin da adesso) decisamente impressionanti: riduzione dei ghiacciai e delle superfici innevate; variazioni nella disponibilità di acqua in numerose regioni del pianeta (con relative conseguenze sull’approvvigionamento di acqua potabile, sulla produzione di energia e sugli ecosistemi naturali); aumento delle zone aride; nuovi adattamenti delle specie animali e vegetali; influenze sull’agricoltura, sul livello dei mari e sulla diffusione di vettori e agenti patogeni. Con l’aggiunta dei costi economici e sociali nelle regioni abitate ed esposte a eventi estremi. In montagna, poi, il clima esercita un’influenza maggiore sulle condizioni di vita. Questo significa che la Svizzera, con la sua vasta regione alpina, è particolarmente interessata dalle ripercussioni dei mutamenti climatici in atto. Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente, le accurate misurazioni condotte a partire dal 1864 provano che da allora la temperatura media in Svizzera è salita di 1,7 °C, a fronte di un aumento del riscaldamento globale di 0,7 °C. Sono in aumento le giornate di gran caldo, in particolare sull’altopiano, mentre il numero di giorni di gelo è sensibilmente diminuito dagli anni sessanta. Sembra tuttavia più difficile registrare un cambiamento della media delle precipitazioni “a causa delle notevoli oscillazioni annue”. Più caldo in tutte le stagioni Per capire l’andamento futuro del clima in Svizzera è invece necessario consultare il rapporto “Scenari del cambiamento climatico in Svizzera CH2011”: una ricerca di ampio respiro alla cui redazione hanno collaborato diversi istituti scientifici svizzeri sotto la guida del Politecnico federale di Zurigo e di MeteoSvizzera. Gli scenari che vi sono delineati si basano sull’utilizzo di nuovi modelli matematici a più alta risoluzione e di metodi statistici ottimizzati, e tengono conto di tutti gli studi più recenti e rilevanti, comprese le valutazioni dell’IPCC. Rispetto ai valori medi registrati nel trentennio che va dal 1980 al 2009, nel nostro paese le temperature medie aumenteranno probabilmente in tutte le regioni e in tutte le stagioni dell’anno. Senza interventi sulle emissioni inquinanti, la Svizzera dovrà attendersi per la fine del ventunesimo secolo un innalzamento medio dai 2,7 ai 4,8 °C. L’adozione di misure non fermerebbe comunque il riscaldamento climatico, ma lo farebbe quantomeno assestare a livelli inferiori, tra 1,2 e 1,8 °C. Le precipitazioni – nel caso di stabilizzazione dello scenario grazie all’adozione di misure – non dovrebbero variare molto nei prossimi decenni. Ma nel corso della seconda metà del secolo le precipitazioni medie estive dovrebbero subire un calo uniforme su tutto il territorio nazionale, con un valore di siccità estiva tra l’8 e il 10%. È invece probabile un aumento delle precipi-
tazioni invernali nella Svizzera meridionale. I valori sarebbero tuttavia molto diversi in uno scenario di assenza di interventi sulle emissioni: le precipitazioni medie estive diminuirebbero del 21–28%. Nel rapporto però si avverte: “Le incertezze dovute alle imperfezioni dei modelli climatici e alla variabilità naturale del clima ammontano in genere a circa 1 °C per quanto riguarda la temperatura e a circa il 15% per quanto riguarda le precipitazioni”. In ogni caso, ci si deve attendere anche un mutamento della natura degli eventi estremi. Tutti questi cambiamenti eserciteranno importanti ripercussioni sulla nostra vita, sulla società e sull’economia. Sono cambiamenti, anche profondi, ai quali dovremo imparare ad adattarci. Non parliamo del ritardo di circa dieci giorni della stagione dei funghi, certificato da una seria ricerca scientifica condotta tra Gran Bretagna, Norvegia, Svizzera e Austria, pubblicata lo scorso mese di agosto e ripresa dalla “Neue Zürcher Zeitung”. È un ritardo significativo causato dai mutamenti climatici, ma che non stravolge la nostra esistenza. Più importanti sono invece le misure economiche, normative e fiscali che la politica ha in parte già deciso e programmato per il futuro, quale conseguenza diretta del cambiamento del clima. Alla base di tali provvedimenti c’è la legge sul CO2, che è servita a mettere in atto gli impegni internazionali assunti dalla Svizzera nell’ambito del Protocollo di Kyoto. Entrata in vigore nel 2000 e poi interamente modificata dall’inizio di quest’anno, tale legge chiedeva che tra il 2008 e il 2012 si riducessero mediamente del 10%, rispetto al 1990, le emissioni di anidride carbonica dovute all’utilizzo di fonti energetiche. Più tasse per inquinare di meno Oltre a misure per gli edifici (risanamento energetico e promozione standard “minergie”), per il traffico (promozione dei carburanti senza zolfo) e per le imprese (scambio di quote di emissione), lo strumento fiscale di fondo è stata la tassa sul CO2 che ha agito principalmente sull’olio da riscaldamento (circa 9 centesimi al litro). Si è rinunciato invece ad aplicarla sui carburanti. L’industria petrolifera ha però riscosso fra il 1. ottobre 2005 e il 31 agosto 2012 il cosiddetto “centesimo per il clima” (1,5 centesimi a litro di benzina o diesel). Con tali proventi la Fondazione Centesimo per il clima ha finanziato progetti di protezione del clima in Svizzera e all’estero. La stessa legge, ora modificata, introduce un nuovo obiettivo per il 2020: ridurre del 20% le emissioni rispetto al 1990. Questo corrisponde a un taglio di circa 11 milioni di tonnellate di anidride carbonica, a cui devono contribuire sia le economie domestiche sia le imprese. Gli strumenti di fondo rimangono la tassa sul CO2 e il programma di risanamento energetico degli edifici, gli investimenti nell’ambito delle energie rinnovabili e la promozione dell’efficienza energetica. Entro il 2015 tutte le automobili nuove dovranno ridurre in media a 130 grammi per chilometro le emissioni di anidride carbonica. Le imprese devono attenersi a una quantità di emissioni in progressiva diminuzione, e se non ci riescono devono acquistare diritti di emissione nel sistema di scambio delle quote di emissione. Da notare, inoltre, che circa due terzi della tassa sul CO2 ritornano alla popolazione e alle imprese: la ridistribuzione alla popolazione avviene attraverso i premi delle casse malati, mentre le imprese riottengono i proventi della tassa attraverso le casse di compensazione dell’AVS. Siccome la ridistribuzione pro capite o per franco di salario avviene a prescindere dal consumo, ne beneficiano sia le economie domestiche sia le imprese che consumano quantità ridotte di combustibili fossili.
Agorà
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L’arte in chiesa
Benché sia oggi piuttosto raro trovare in una chiesa opere di arte contemporanea, soprattutto se si tratta di artisti di alto profilo, a Milano sono presenti alcune importanti eccezioni che meritano certamente una visita
di Irina Zucca Alessandrelli
Arti
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Giuseppe Panza di Biumo (Milano 1923–2010), è stato uno dei più importanti collezionisti d’arte contemporanea italiani, le cui opere (più di 2500 lavori di artisti americani) sono oggi distribuite tra i maggiori musei del mondo, dal Guggenheim di New York al Moca di Los Angeles alle collezioni della città di Lugano. Il suo sogno era di intervenire con degli artisti all’interno di una chiesa, in modo da entrare in comunicazione con le parti più profonde del proprio essere. L’arte cristiana ha per lungo tempo interrotto i legami con la cultura e di conseguenza con l’arte del proprio tempo, per cui è molto raro oggi trovare in una chiesa opere di arte contemporanea, soprattutto se si tratta di artisti di alto profilo. A Milano sono presenti alcune incredibili eccezioni che meritano una visita. L’espressione del divino In questo senso, non si può prescindere dalla galleria San Fedele, che con il conte Panza ha collaborato per circa cinquanta anni e oggi continua a farlo attraverso la moglie e la figlia. Padre Andrea Dall’Asta (direttore della galleria San Fedele) che crede fermamente nell’importanza di riprendere il dibattito tra chiesa e mondo, tanto da organizzare eventi e seminari per gli artisti dai 20 ai 35 anni, oltre a corsi di cinema e concerti, l’anno scorso ha curato una mostra in onore del conte Panza con opere dalla sua collezione. Nel relativo catalogo viene pubblicata una conversazione del 2002 tra Dall’Asta e Panza che centra in modo illuminante la questione di fondo che unisce l’arte ai luoghi di culto. Giuseppe Panza, a questo proposito, sostiene: “Il mondo in cui viviamo è attraversato da una frammentazione, da una dispersione. Tutto vi appare relativo. Tutto sembra aver perso un centro, un punto di riferimento preciso attorno a cui orientarsi. […] Credo, tuttavia, che il mondo contemporaneo sia attraversato da una profonda ricerca di spiritualità, da un grande desiderio di aprirsi ai valori fondamentali dell’uomo, di andare al cuore del senso ultimo dell’esistenza, nella sua verità e autenticità. Anche se, troppo spesso, questa esigenza non compare proprio in quei luoghi che sarebbero invece deputati a caratterizzarsi come spazi della vita dello spirito, accogliendo opere che appaiono banali e superficiali nella loro ricerca estetica e spirituale”. A queste parole Dall’Asta risponde: “Se fino a un certo momento della storia dell’Occidente, la chiesa ha costituito il centro propulsore della spiritualità e della cultura, il luogo ispiratore della società a livello simbolico, politico, ideologico e religioso, il mondo contemporaneo l’ha talvolta relegata a un ruolo marginale e secondario. Non senza responsabilità la chiesa ha prestato più attenzione ai contenuti da veicolare che alle modalità con le quali il messaggio era trasmesso, non sempre riuscendo a creare quelle mediazioni con le quali dialogare con il mondo contemporaneo. […] Non è sufficiente trascrivere in immagini in contenuto per riconoscere che quella forma estetica è il luogo in cui l’invisibile si manifesta all’uomo.[…] Troppo banali e superficiali sono la maggior parte delle immagini religiose che ci circondano perché ci parlino realmente della vita di Dio”. La resurrezione dell’oggetto Ma allora come è possibile oggi tornare ai rivoluzionari linguaggi artistici di Giotto, Cimabue, Michelangelo e alla loro umanizzazione del divino e della sfera spirituale? Giuseppe Panza realizzò il suo sogno invitando Dan Flavin
Adrian Paci, Via Crucis, 2011. Per gentile concessione dell’artista e della Galleria Kaufmann Repetto, Milano
(artista americano minimalista, New York 1933–1996) a creare un’opera per Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, costruita da Giovanni Muzio nel 1932, nel quartiere periferico Stadera di Milano. L’opera site specific, realizzata con neon industriali fu inaugurata, grazie al sostegno di Miuccia Prada il 30 novembre 1997, un anno dopo la morte dell’artista che aveva dichiarato “questo sarà il mio testamento”. Ancora oggi i tubi al neon rosa, giallo, e azzurro percorrono il perimetro della navata e del transetto della chiesa razionalista, immergendo il visitatore in campiture luminose, nella luce dell’Assoluto. La sua opera è un capolavoro emozionante perché trasforma chi entra nella chiesa nello stesso spazio di luce colorata e come disse Panza, “diventa una risalita verso le origini, un cammino dal visibile all’invisibile, un andare alle sorgenti del tutto”. Padre Dall’Asta ha ora curato una mostra nella chiesa di San Fedele, con un lavoro di Lawrence Carroll (artista australiano del 1954 che vive tra la California e Venezia). L’opera, intitolata Deposizione, situata ai lati dell’altare, è formata da due box in plexiglass contenenti delle tele di lino bianco ripiegate, spunto di riflessione nel periodo di Quaresima. La poetica di Carroll, spiega padre Dall’Asta, che presenterà l’opera al pubblico domenica 24 marzo (ore 17), parte dalle tragiche condizioni di povertà ed emarginazione in cui è costretta a vivere una fetta della società americana. Carroll raccoglie oggetti abbandonati, rifiuti nei ghetti e nelle periferie più squallide, e li trasforma, ricoprendoli con tele dalle tinte biancastre. In questo modo l’artista si prende cura di ciò che è stato scartato e lo protegge rivestendolo, compiendo un lavoro di resurrezione dell’oggetto a cui viene restituita, di fatto, una seconda vita. Un oggetto, sottratto al proprio mondo e re-interpretato, si fa simbolo dell’attesa di riscatto di tutti coloro che attendono una reale rinascita. Così il lino, semplice materiale dal potere evocativo sacrale, si fa simbolo di un destino di resurrezione. Dietro l’altare, nell’abside seicentesco, si scorge un trittico di tele monocrome dell’artista americano David Simpson (provenienti dalla collezione Caccia Dominioni) risalenti agli anni
ottanta del secolo scorso. I tre monocromi, illuminati dalla luce naturale che proviene dalle finestre soprastanti, riprendono i colori dell’iconografia classica. L’oro, che nei mosaici bizantini e nella pittura sacra medievale rappresenta la divinità, è affiancato dal rosso, simbolo del sangue di Cristo, e dall’azzurro, colore del soffio divino, in riferimento allo Spirito Santo. Una tradizione consolidata Nella stessa chiesa di San Fedele, splendido esempio di stile rinascimentale risalente alla seconda metà del Cinquecento, si trovano anche due importanti lavori di Lucio Fontana: il ciclo della Via Crucis degli anni Cinquanta e il bassorilievo in ceramica raffigurante l’apparizione del Sacro Cuore. Va ricordato che questa chiesa vanta una tradizione storica di sensibilità artistica, avendo istituito nel 1956 con Fontana il premio San Fedele per la giovane arte (all’epoca ammontava a un milione di lire) e proseguendo ancora oggi a offrire formazione agli artisti con un fitto programma annuale di incontri. Vi sono poi altre rilevanti testimonianze di arte in luoghi di culto a Milano. Una vera sorpresa è la prima Via Crucis fotografica allestita in una chiesa, non solo in modo stabile, ma addirittura su committenza. Nella chiesa di San Bartolomeo di via della Moscova, si possono scoprire quattordici momenti della Via Crucis dell’artista Adrian Paci (nato in Albania nel 1969), realizzate come scatti in bianco e nero stampati su alluminio. Dietro quest’opera c’è l’associazione Artache (qui anche con la galleria Kaufman Repetto), che in collaborazione con don Luigi Garbini, storico della musica sacra, nel 2004 aveva portato in Duomo la videoarte: ancora oggi si può visionare il video di Mark Wallinger (Londra, 1959) Via Dolorosa nella cripta di Carlo Borromeo. Da non perdere anche il lavoro su tre schermi del padre americano della videoarte Bill Viola (1951), nella chiesa di San Marco (transetto meridionale) e quello di Susan Philipsz (Glasgow 1965) nella cappella Palatina di San Gottardo in Corte, sempre a opera di Artache e don Luigi Garbini.
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L’ultima in Europa La prima impressione è di caos, per l’accozzaglia di stili, edifici e strade. Ma con più attenzione però, ci si accorge che in realtà il disordine di Bucarest è anche fascino e storia di una città ansiosa di cambiare di Fabiana Testori
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In Europa esistono città di una bellezza maestosa rimasta im- una sosta al celebre bar inglese. Più tardi però la storia ha fatto mutata nel tempo e che hanno saputo rivalorizzare il proprio precipitare la grandeur di stucchi, stoffe e colonne nel grigiore passato urbanistico tornando all’antico splendore, anche se comunista, fino a raggiungere il culmine negli anni settanta guerre e catastrofi l’avevano temporaneamente compromesso. con la comparsa degli scarafaggi nelle stanze e le prostitute malPoi ci sono quelle “sotto shock”, traumatizzate da uno o più nutrite nella hall. Il comunismo crudele, ossessivo e delirante eventi, che le ha lasciate immobili o, ancora peggio, affette da di Nicolae Ceaușescu, dittatore dal 1965 al 1989, ha raggiunto un avanzamento lento, disarmonico, il suo apice architettonico nella costrucaotico, assolutamente anarchico. Una zione nel 1984 della Casa Poporului di queste è Bucarest, la capitale della (Casa del popolo), il più grande edificio Romania. Sebbene gli scettici oggi la al mondo dopo il Pentagono, lasciato definiscano la meno attraente del vecincompiuto alla fine della dittatura, e chio continente, Bucarest sprigiona un quello inumano, nelle indicibili crudeltà fascino particolare che anche durante a cui è stata sottoposta la popolazione, una breve visita non lascia indifferenti. sorvegliata costantemente dalla SecuQuella che nel rigido inverno rumeno ritate (servizio segreto della Romania sembra apparire come una grigia e trafcomunista). La pagina successiva alla seficata città, morsa a meno trenta dal conda guerra mondiale e precedente alla vento orientale Crivetz, ha avuto infatti Rivoluzione (1989) resta una ferita aperta decenni di rinomato splendore, fino a per un paese che guardava all’Occidente conquistare, durante la belle époque, con ammirazione. La stessa Bucarest ne l’appellativo di “Parigi dell’est”. Fra i riporta tutt’oggi i segni. Ben visibili sosuoi ammiratori più accaniti non si può no, infatti, i fori di proiettili risalenti ai dimenticare il controverso diplomafatti del dicembre 1989 sull’edificio della tico e scrittore francese Paul Morand, libreria Humanitas in Piaţa Revoluţiei (Piazza Rivoluzione). sposato con la principessa rumena HéBucarest (imm. tratta da skyscrapercity.com) lène Chrissoveloni, il quale dedicò a A passo lento Bucarest addirittura un libro, il celebre racconto di viaggio Bucarest (1935), ancor prima di ricoprire A più di vent’anni da quegli scontri, conscia di trasportare un la carica di ambasciatore francese nella capitale (1942 – 44). pesante fardello di ricordi sulle spalle, la capitale rumena cerca di lasciarsi trascinare dalle nuove ambizioni che hanno investito le capitali dell’est dopo il dissolversi del blocco. Il ritmo Una città ferita Gli antichi fasti riecheggiano nel quartiere medievale di Lip- di Praga, Varsavia, Bratislava e Budapest è certamente altro, scani, il cui nome deriva dalla parola rumena che indicava i ma anche la beniamina di Morand tenta il colpo, nonostante mercanti di Lipsia che proprio a Bucarest, crocevia della Via della il momento economico e politico difficile, contraddistinto da Seta con l’Europa settentrionale, alimentavano i loro commerci. una disoccupazione che si attesta attorno al 7%, un’inflazione La strada più elegante degli anni trenta però è Calea Victoriei, il del 5% e massicci tagli agli stipendi pubblici. La transizione cui nome si rifà alla Guerra rumena d’indipendenza (1877 -78), verso un concetto e un sistema diverso di intendere lo stato conflitto che pose fine al dominio ottomano sul paese. Proprio sembra richiedere più tempo rispetto ad altre realtà, forse persul Viale Vittoria, nonostante la decadenza che avanza, traspare ché un vero stacco non si è mai veramente realizzato. Infatti, le ancora il lusso dei palazzi d’inizio secolo: Casa Capa (1886), presidenze di Iliescu, ancora legata alle vecchie nozioni e poi di l’hotel preferito dai regnanti occidentali e luogo d’incontro per Băsescu, discutibile e controversa non hanno saputo oltrepaseccellenza degli intellettuali, l’ex palazzo d’inverno di re Carlo sare l’impasse. L’adesione all’UE nel 2007 è stata salutata con I (1866–1914), oggi sede del museo nazionale d’arte rumena e entusiasmo, meno gli ammonimenti di Bruxelles concernenti il mitico Athénée Palace Hilton (ex Ateneo Romeno), inaugu- il sistema giudiziario e la corruzione ancora dilagante. Tuttarato nel 1912 in stile tardo secessionista e per decenni rimasto via, gli abitanti di Bucarest non abbandonano la corsa e nella il più lussuoso della città. Si dice che le spie internazionali vi loro nuova fretta quotidiana, chiamata capitalismo, restano soggiornassero negli anni trenta e quaranta concedendosi spesso speranzosi per il futuro.
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Il poeta e la montagna
» di Nicoletta Barazzoni
La pubblicazione del volume di poesie di Pino Bernasconi il colore. Casualità di immagini che si innestano, corrispondenze che monte Generoso, (Giampiero Casagrande editore, 2013) porta ruotano attorno a un paesaggio preciso”. Per l’artista ticinese, in giro per il mondo il simbolo di un’intera regione. Balza solitaria e introspettiva, la convivenza tra abitato e natura all’occhio, ancor prima di aver sfogliato ha la forza dell’eternità espressa in una l’opera, il titolo del libro il cui articolo musicalità singolare e universale. determinativo il è scritto in minuscolo I luoghi del vissuto che sconfinano in mentre il sostantivo comune (Monte) e il un altrove sono per lei “i contenitori delle sostantivo proprio (Generoso) sono scritti esperienze, le attività portano immagini, in maiuscolo, come a voler indicare l’aule immagini portano pensieri. Il presente todeterminazione con cui il Generoso si costruito dalla fotografia mi indica il prossierge a montagna per eccellenza. Spaziando mo passo”. Il suo paesaggio in immagini dagli Appennini alle Alpi, permettendo di infatti accompagna le poesie dialettali di ammirare dall’alto il Nord Italia, la regione Pino Bernasconi nei passi della memodei Laghi e la catena Alpina, è luogo d’inria, trasferendo in icone i versi nelle cui contro di sguardi intimi, di colori argentei composizioni stilistiche l’autore “ferma i e di chiaroscuri terreni e celestiali. sentimenti fuggevoli suscitati da paesi, gente La sua imponenza (oggi ferita dagli intere cose”. Franco Lurà, che ha collaborato venti invasivi dell’uomo) pare ancor più alla realizzazione del volume, durante la suggellata nel suo incanto grazie all’inpresentazione, ha ricordato la maestria di Il Monte Generoso. Poesie treccio delle liriche della poesia dialettale Pino Bernasconi, evidenziando come la di Pino Bernasconi novecentesca di Pino Bernasconi (politico, sua scrittura “risenta di una cultura alta con Giampiero Casagrande, 2013 intellettuale e poeta, nato nel 1904 e dunincursioni letterarie nel dialetto genuino, uno que riscoperto a trent’anni dalla sua scomparsa), incastonati scrittore di assonanze e richiami fonici possenti”. negli scatti contemplativi della fotografa Giosanna Crivelli. Il lettore troverà nel libro anche un testo di Mauro Novelli e “Alcuni versi di Pino Bernasconi mi hanno indicato il percorso, di Fabio Soldini, il vocabolario delle parole in dialetto, docudapprima quelli che sono immagine immediata, materia, luce e menti d’archivio e articoli dell’epoca dedicati all’autore.
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Essere o non essere Anche chi odia Facebook alla fine ci casca. Il gran pentolone degli amici ha indubbi vantaggi, anche in ambito professionale. E qualche controindicazione: per esempio, la perdita del profondo senso della comunicazione di Marco Alloni
Media
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Iscriversi a Facebook è un po’ come leggere Coelho: prima o poi ti tocca. La differenza è che Facebook ti cambia la vita, Coelho la lascia perfettamente invariata. In che senso Facebook cambia la vita? Nel senso che impone un singolare mutamento semantico: la parola “amicizia” cessa di essere probante, elettiva, sofferta. “Amici” diventano emeriti sconosciuti, “amicizia” un concetto così esteso da non significare più nulla. Lo stesso vale per quel “mi piace” che si appone su pagine web che dovrebbero incontrare il nostro interesse. E che tuttavia con l’originario “mi piace” – “mi piace Mahler, mi piace Picasso” – non ha nulla a che fare. Per non parlare del “a che cosa stai pensando?”, che su Facebook cessa di significare “a quale pensiero mi sto consacrando” per diventare un più asettico “ecco cosa vorrei che sapeste di me”. Insomma, concettualmente parlando Facebook è una ridefinizione delle categorie del sentimento: “mi piace”, “amicizia”, “pensiero”, non significano più mi piace, amicizia, pensiero ma qualcosa di fondamentalmente effimero. Metamorfosi cruciali Lo slittamento semantico non è però fine a se stesso. Un abituale approccio a Facebook comporta alcune metamorfosi che possono persino risultare cruciali. Non penso solo alle tante, troppe relazioni andate in fumo per le altrettante “tresche” extra-relazionali che inevitabilmente favorisce. Penso soprattutto al nostro rapporto con il mondo. Da quando uso Facebook – per promuovere il mio lavoro di scrittore – mi rendo conto che il mondo si è ormai configurato in due macrocategorie: le persone in absentia e le persone in presentia. Le prime rientrano tra i “contatti”, le altre non vi hanno avuto accesso ed è come se non esistessero. Una demarcazione che non è soltanto la cifra della nostra solitudine – quanti più sconosciuti restano rispetto al gruppo dei cosiddetti “amici” – ma il segno che sempre più, come la televisione e i media in generale ci hanno ormai abituato a considerare, se non fai parte dei presenti è come se non avessi vita. Dacché Facebook è entrato nelle nostre vite, infatti, ci rendiamo conto che il rapporto diretto con il mondo è diventato residuale. La maggior parte dei nostri scambi relazionali, sentimentali, professionali e umani si consuma ormai nell’are-
na virtuale, e persino le stesse persone che avevano avuto con noi un rapporto diretto vengono per così dire “trasferite” in quel grande calderone che è la rete. Non ci si incontra per scambiarsi un libro, prestarsi un vestito, regalarsi una conversazione: si demanda tutto allo scambio virtuale, mai così poco virtuale come da quando la virtualità ha assunto i connotati di surrogato della realtà. Così gran parte delle esistenze di tutto il mondo si trasforma in un rapporto diretto soltanto con il proprio computer. E tanto diventa vitale la necessità di disporre di un PC o di un iPhone accanto a sé che non si riesce neppure più ad andare a fare la spesa senza portarci appresso quella propaggine che è diventata il nostro strumento di rapporto con il mondo. O, se ci assentiamo per qualche ora dal computer o dall’iPhone, non è raro che si avverta questa separazione come una mutilazione. La realtà e la sua “riproducibilità” Il futuro riserverà probabilmente uno scenario di questo tipo, sempre più accentuato: miliardi di persone che per strada comunicheranno con altrettanti miliardi di persone tranne con quante staranno loro accanto. Allineati? Non lo so, non riesco ancora a immaginare a qualche categoria un simile mondo potrebbe assomigliare: se a quella dei robot o a quella – come dicono da qualche tempo i sociologi – del post-umano. Certo la realtà è destinata a connotarsi sempre meno secondo le modalità del passato e ad assumere forme completamente inedite. Un dato è però indubbio: nell’era di Facebook nessuno riesce più a considerare la realtà probante in sé. E la propria presenza nella realtà è ormai significativa o sensata esclusivamente se documentata, testimoniata, trasferita o registrata su questo o quel supporto telematico: filmata, postata, fotografata, raccontata in rete. Nel corso della rivoluzione egiziana le persone che filmavano coi loro telefonini, e poi mettevano in rete, quanto accadeva sulle strade era infinitamente maggiore di quelle che si limitavano – vedete a quale verbo ci siamo ridotti? – a viverla in presa diretta. E la politica, come abbiamo visto con il trionfo di Bebbe Grillo alle ultime elezioni italiane, è sempre meno indipendente da questa inter-relazione fra realtà e la sua riproduzione in rete.
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Letture Alla-primavera-nonsi-comanda-ma-ci-sipuò-almeno-provare
Il profeta di Marco Garzonio Mondadori, 2012
» di Eugenio Klueser
Negli ultimi mesi sono stati versati fiumi di parole su Carlo Maria Martini: molti si sono improvvisati apologeti e interpreti del suo pensiero. Il profeta, prima biografia realmente documentata dedicata al cardinale, prova a mettere un po’ d’ordine attorno alla figura dell’arcivescovo di Milano, ripercorrendone, senza enfatizzazioni, la vicenda umana e tentando di restituire tutta la forza di uno dei grandi spiriti del nostro tempo. Partendo da questi presupposti, Marco Garzonio – giornalista che ha seguito tutto l’episcopato del cardinale per il “Corriere della Sera” – propone un ritratto estremamente umano di Martini, immerso nel mondo che lo circondava, curioso e attento. Un uomo tra gli uomini, estraneo a quella modalità così ricorrente tra gli ecclesiastici di giudicare dall’alto sempre e comunque. A Martini, infatti, non interessavano tanto gli errori commessi, ma il fatto che a partire da essi si comprendesse quale indirizzo dare alla vita futura. Questo essere mai giudicante ma sempre in ascolto spiega, secondo Garzonio, la popolarità del cardinale, nonostante il carattere schivo, riservato, per niente incline al palcoscenico mediatico. Una timidezza innata che non impediva però all’arcivescovo di incidere profondamente con le sue parole e i suoi gesti. Per l’autore, non a caso, Martini è stato soprattutto un profeta che sapeva leggere i segni del tempo e cogliere il disegno di Dio nella storia. Questo lo portava a interrogarsi costantemente su quello che gli accadeva, stimolandolo a darne una lettura di senso senza timore di turbare gli animi e risultare scomodo. E scomodo, come spiega il libro, il cardinale sapeva esserlo, anzi addirittura imbarazzante, per come sono concepite molte cose nel mondo ecclesiastico. Come ci racconta Garzonio: “Martini si occupava di studio critico del testo biblico, quindi confrontava le diverse versioni della Bibbia e non si accontentava mai della prima risposta. Come un buon scienziato era portato sempre a indagare e anche quando aveva trovato una risposta, continuava a cercare per vedere se era veramente buona e valida. Insomma non si accontentava delle risposte preconfezionate”. Questo metodo trasferito nella vita quotidiana destabilizzava e il cardinale ne era tanto consapevole da aver reintrodotto nella liturgia ambrosiana un’antica preghiera dal significato inequivocabile: “Signore dona sempre al tuo popolo pastori che inquietino la falsa pace delle coscienze”. Un’esortazione valida non solo per chi governa la chiesa...
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» testimonianza raccolta da Roberto Roveda; fotografia di Flavia Leuenberger
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Chiara Dubey
Vitae
È anche sulla scia del loro contagioso entusiasmo – e di quello dei miei amici e pa renti, che hanno organizzato per l’occasione i pullman di fan e la pubblicità – se anche nel 2012 ho partecipato nuo vamente all’Eurovision Song Contest. Questa volta ho por tato un brano poco in linea con il concorso, una canzone che non è rock né pop, ma una ninna nanna tranquilla, gentile, dolcissima, intitolata Bella sera. Non ho vinto nep pure questa volta la finale na zionale però il concorso, oltre alla notorietà, mi ha dato più consapevolezza, esperienza e confidenza con il pubblico. Quando canto per la gente Si definisce fragile, un po’ svampita e non ho freni, riesco a emozio sulle nuvole, ma a neanche vent’anni narmi, a provare un piacere ha già partecipato a due finali naziona- immenso e sono davvero fe lice di trasmettere qualcosa a li dell’Eurovision Song Contest chi mi ascolta. A volte ricevo i complimenti emozionati del e naturalmente cantavo. Con le persone e sono contenta di aver trasmesso i Griots ho partecipato a vari lo stesso piacere che provo io cantando. Col concorsi, come “Palco ai Gio violino è diverso. Non sono ancora capace vani”, e diversi altri, ma oggi di stare sul palco rilassata. Sono tesa, non quest’avventura con il gruppo mi lascio andare. Se invece suono per me si è ormai conclusa… stessa è tutta un’altra cosa, è libertà pura. Dopo l’esperienza con i Grio Mentre suono, mi muovo, sono totalmente ts, ho continuato comunque presa dalla musica. Soprattutto certi brani a cantare e a suonare. Ho riescono a coinvolgermi da morire. Spero proseguito con le lezioni di un giorno di riuscir a suonare in pubblico violino, prima all’Accademia allo stesso modo di quando provo da sola, di la Fenice con Barbara Sut essere più “sincera” anche con il violino. Mi ter, un’insegnante che mi ha auguro anche che la musica diventi la mia dato moltissimo. Poi Barba professione. Sarebbe un sogno, il massimo. ra è partita, io ho lasciato Intanto mi sono presa un anno sabbatico per l’Accademia e ho cambiato provarci, per capire se il canto e il violino insegnante: ho conosciuto sono il mio destino. Dopo essermi diploma Walter Zagato, bravissimo, ta, infatti, ho tentato l’esame per entrare alla fenomenale. Quando è nata Facoltà di Medicina. Ma ero molto combat la figlia di Walter le ho de tuta: ero ben consapevole del fatto che fare dicato una canzone, Anima il medico avrebbe significato lasciare in un nuova. Questo brano era un angolo sia il violino sia il canto, avrei fatto regalo per la bimba, ma in il medico e basta. Allora, con l’appoggio realtà è diventato una sor dei miei genitori, che mi hanno dato la presa per me: nel 2011 ho possibilità di sperimentare e che ringrazio deciso infatti, un po’ per caso, sempre, ho deciso di prendermi un anno di portarlo, insieme a Filippo per studiare e fare i primi passi nel mondo Leoni che mi accompagnava musicale. Lascio aperte altre possibili strade, alla chitarra, all’Eurovision come la poesia, la filosofia, la pittura, che mi Song Contest. La canzone è piace e col disegno me la cavo anche bene. piaciuta e abbiamo passato la Strade, queste, che magari mi lascerebbero selezione ticinese. Abbiamo il tempo di dedicarmi anche alla musica. partecipato allora alla finale È ancora tutto da vedere, di una cosa però nazionale e ci siamo classifi sono certa. Io sono una ragazza semplice, cati terzi. Ero al settimo cielo fragile a volte, forse un po’ svampita e sulle e con me i miei genitori che nuvole, ma sono capace di lavorare sodo per mi hanno sempre sostenuta. quello in cui credo.
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S
ono nata a Zurigo, il 10 settembre 1993. Le scuole obbligatorie, fino alle medie, le ho frequentate in Riviera a Preonzo e Lodri no, vicino ai miei nonni, per ché stavo da loro la maggior parte del tempo. Cantare mi è sempre piaciuto, da piccola mi facevano esibire ai pranzi di famiglia, ai teatrini e in al tre occasioni. Io mi divertivo molto, anche se avevo paura del pubblico. Paura che oggi un po’ rimane, ma che scom pare quando inizio a canta re. L’incontro con il violino, invece, ha una data precisa: avevo cinque anni ed era la mattina di Natale, i miei ge nitori mi fanno trovare sotto l’albero una custodia nera, piccola, dentro c’è un violino. Non so esattamente perché avessero scelto di regalarmi questo strumento, forse per il mio interesse per la musica, o perché io stessa avevo mostra to di apprezzare il violino in qualche occasione. Fatto sta che è grazie ai miei genitori, due biologi che di musica non se ne intendono molto, se a cinque anni ho cominciato a suonare e da allora non ho più smesso. Dopo le scuole medie ho iniziato il liceo scientifico a Bellinzona, proseguendo gli studi parallelamente al canto, che coltivavo da autodidatta, e alla “fatica” del violino. In quel periodo ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni, forse un po’ banali e adole scenziali, ma all’inizio tutto è concesso. In prima liceo ho cercato qualcuno che potesse accompagnarmi con uno stru mento nelle mie canzoni. Ho incontrato Filippo Leoni, un ragazzo che suonava benissi mo la chitarra e stava cercan do una cantante per lavorare. Abbiamo cominciato a esibir ci in piccole località ticinesi, ai concerti, nei locali. Col tempo il nostro duo è cresciuto, si sono aggiunti un batterista e un bassista, poi è stata la volta degli archi. Da due siamo diventati sette, il nostro gruppo si chiamava Griots. Io suonavo il violino,
Madonna del sasso
Via CruCis a cura della Redazione; fotografie di Reza Khatir
sopra: la vista verso sud dal sagrato di Santa Maria Assunta (XVI secolo)
in apertura: la gradinata di accesso alla chiesa. Gli ultimi grandi lavori di restauro all’edificio e ai ricchissimi arredi interni sono terminati nel 2012
I. stazIone — Marco 14,32-36 Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: “sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. restate qui e vegliate”. Poi, andato un po’ innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora. e diceva: “abbà, Padre! tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”. II. stazIone — Marco 14,45-46 allora gli si accostò dicendo: “rabbì” e lo baciò. essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. III. stazIone — Marco 14,55 - Marco 14,60-64 Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. (…) allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “non rispondi nulla? che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “sei tu il cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! e vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “che bisogno abbiamo ancora di testimoni? avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. tutti sentenziarono che era reo di morte.
in questa pagina Via Crucis, X. stazione: “Gesù spogliato delle vesti” (bassorilievo in ghisa) pagina di sinistra Chiesa di Santa Maria Assunta. La prima originaria costruzione – di cui oggi probabilmente rimangono solo le due ultime campate dell’attuale navata centrale – era dedicata alla Vergine Avvocata ed è stata consacrata nel 1487
IV. stazIone — Marco 14,66-72 Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: “anche tu eri con il nazareno, con Gesù”. Ma egli negò: “non so e non capisco quello che vuoi dire”. Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. e la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: “costui è di quelli”. Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: “tu sei certo di quelli, perché sei Galileo”. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: “non conosco quell’uomo che voi dite”. Per la seconda volta un gallo cantò. allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: “Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte”. e scoppiò in pianto.
Santuario della Madonna del Sasso “La fondazione è dovuta all’apparizione miracolosa della Madonna al monaco francescano Bartolomeo d’Ivrea, nella notte fra il 14 e il 15 agosto 1480. Per iniziativa del miracolato fu organizzato un Sacro Monte nello stile tipico dei santuari lombardi, con cappelle processionali lungo i lati dell’antica strada. Nei secoli XVI e XVII ebbero luogo i lavori d’ampliamento della chiesa superiore, punto terminale della via di processione (consacrata nel 1616) e l’arricchimento architettonico dell’antica strada con cappelle e la disposizione di una Via Crucis, detta anche Nuova Strada (1621). Accanto alla chiesa sorse un piccolo monastero occupato dai francescani sino al 1848; dal 1852 la chiesa è affidata ai cappuccini. Attorno al 1890 si procedette all’ampliamento del convento e a una radicale trasformazione del Sacro Monte (per lo più nella sua parte alta), con distruzione, fra l’altro, dell’ultima cappella del Calvario, quella della Crocifissione e della cappella della Pietà nel cortile del convento stesso”.
V. stazIone — Marco 15,14-15 Ma Pilato diceva loro: “che male ha fatto?”. allora essi gridarono più forte: “crocifiggilo!”. e Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
brano tratto da Bernhard Anderes, Guida d’Arte della Svizzera italiana, Edizioni Trelingue, 1998, p. 131 e seg.
(...)
per informazioni Sacro Monte - Madonna del Sasso Convento dei Cappuccini Via Santuario 2, CH-6644 Orselina madonnadelsasso.org info@madonnadelsasso.org
VI. stazIone — Marco 15,17-19 Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. cominciarono poi a salutarlo: “salve, re dei Giudei!”. e gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. VII. stazIone — Marco 15,20 Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. VIII. stazIone — Marco 15,21 allora costrinsero un tale che passava, un certo simone di cirene che veniva dalla campagna, padre di alessandro e rufo, a portare la croce. IX. stazIone — Luca 23,27-28 Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”. X. stazIone — Marco 15,24 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. XI. stazIone — Luca 23,39-42 uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “non sei tu il cristo? salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. e aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. XII. stazIone — GIoVannI 19,26-27 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “ecco la tua madre!”. e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
sopra Filippo Franzoni, “La Madonna del Sasso” (1884–1886), olio su tela, Pinacoteca Casa Rusca, Locarno. Da Arte in Ticino 1803–2003, vol. 2 (1870–1914), SalvioniEdizioni, 2002 Angelo Monotti, “Santuario del Sasso. Veduta della Madonna del Sasso da Locarno, con la Via Crucis”, L/11.70, 1891 circa, ©Archivio di Stato, Bellinzona pagina di destra Nel 1887–1889 si procedette al rifacimento e al restauro della strada della Via Crucis che conduce al Santuario. Ecco come si presenta oggi la parte finale del percorso, dopo gli importanti lavori di sistemazione del 2010
Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951 è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Locarno ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI. khatir.com
XIII. stazIone — Marco 15,33-39 Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. alle tre Gesù gridò con voce forte: “eloì, eloì, lemà sabactàni?” che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: “ecco, chiama elia!”. uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: “aspettate, vediamo se viene elia a toglierlo dalla croce”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso. allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”. XIV. stazIone — Marco 15,40-46 c’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del sepolcro.
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Basta che sia trendy… Il tempo dei grandi sogni e dei progetti comuni è forse finito? Diciamo che i segnali lanciati dalle nuove tendenze “socializzanti” non lasciano presagire nulla di buono, sotto il segno della superficialità di Duccio Canestrini
Ci
sono tre cose che funzionano piuttosto bene in questo scenario generale di mutamento, disillusione e disorientamento. Tre fenomeni, tre iniziative che dietro le sembianze di giochi sociali diversi, hanno radici comuni, intrecciate sotto la superficie. Hanno nomi in inglese: sono il Gangnam style, il flash mob e il cosiddetto nude shopping. Il primo è una nuova danza, il secondo un nuovo modo di radunarsi, il terzo l’offerta di merce gratis a chi si presenta nudo.
Mundus
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ovunque. Che cosa attira questi giovani? Che gusto c’è nel ritrovarsi per il semplice fatto di ritrovarsi? Quale il significato, quale la dimostrazione?
Nude shopping Cioè entri nudo, ed esci vestito. O entri nudo e affamato, ed esci sazio e approvvigionato, com’è accaduto recentemente in un supermercato di Mosca. Ovunque l’evento venga annunciato con qualche anticipo, la risposta Gangnam style è superiore all’aspettativa, la doAl contempo canzone e danza manda all’offerta. Nella cittadidi gran moda, prende il nome na di Süderlügum, all’estremità dal lussuoso quartiere Gansettentrionale della Germania, gnam di Seul, detto la Beverly in cambio dello show in costuHills della Corea del Sud, per il me adamitico sono stati offerti suo alto stile di vita. Uno stile ai clienti buoni acquisto del vaun po’ sfacciato, clownesco e lore di 250 euro; hanno dovuto orientato al puro divertimencontingentare l’ingresso, venti to. Un rapper coreano conopersone alla volta, per evitare sciuto come Psy, cavalcando una bolgia imbarazzante. il dilagante genere musicale Aldilà del fatto che gli eserci“k-pop”, cioè il pop coreano, zi commerciali usano questo l’anno scorso ha lanciato in rete espediente non per filantroil relativo video, che è stato il pia ma per farsi pubblicità, c’è primo nella storia a raggiungere un’indubbia componente esiil miliardo di visualizzazioni. bizionistica nel radunarsi in Piaccia o non piaccia, il succesbiancheria intima (o addirittura so mondiale del Gangnam style senza) davanti alla porta di Nude shopping in Spagna (imm. tratta da photoblog.nbcnews.com) insegna qualcosa a proposito un negozio. La nudità ha un della globalizzazione. Che non forte valore simbolico, riporta è un fenomeno a senso unico, ma risponde, rimonta, inverte il al significato primitivo del vestirsi, cioè quello di coprirsi flusso direzionale delle influenze culturali. Impensabile, fino a la pelle di indumenti per ripararsi dal freddo. Ma in questa qualche anno fa, che milioni di persone impazzissero per una versione la clientela vuol dimostrare di essere pronta a tutto canzone cantata in lingua coreana. Il 10 novembre del 2012, pur di consumare beni, che a ben vedere sono voluttuari, non a Roma, circa trentamila ragazzi si sono trovati in piazza del strettamente necessari. Risponde a un orientamento tanto Popolo per ballare sulle note di Gangnam Style... individualistico, da passare sopra a tradizioni locali e a norme sociali. Una sindrome da sopravvissuti alla catastrofe. Ma quale Flash mob e con quale testimonianza? È un assembramento improvviso ed effimero, una riunione Forse ha ragione il filosofo e politologo canadese Charles Taylor, di persone, in uno spazio pubblico, che si forma e si scioglie che nel suo saggio intitolato Il disagio della modernità (Laterza, spontaneamente nel giro di poco tempo. Il raduno di solito è 2002) parla di una popolazione “sempre meno capace di darsi una organizzato via mail o con messaggi sms. Non ha fini di lucro, finalità comune e di realizzarla”. Salvo facili e fugaci epifanie. né politici, ma il solo scopo di mettere in pratica, collettiva- Nudi alla meta. Ma quanto a mete, di questi tempi, il percorso mente, un’azione insolita, fine a se stessa. Roma, Londra, non è sofferto, la destinazione non è lontana. Basta una metaChicago, Napoli, Oslo: inopinatamente, sta accadendo un po’ rella, una gratuità, una mossetta. Basta che sia trendy.
L’incantevole cittadina di San Gallo, già famosa per l’omonima cattedrale (patrimonio culturale dell’Unesco dal 1983) e la biblioteca dell’abbazia ricca di preziosi manoscritti medievali, è altresì conosciuta nel mondo per l’antica – e attuale – produzione tessile. In particolare per le trame finissime, merletti e trine che prendono appunto il nome di pizzo sangallo
L’ONOR E DEI PI ZZI Tendenze p. 45 | di Marisa Gorza
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a vocazione tessile di queste contrade, risale al Medioevo, epoca in cui San Gallo divenne uno dei propulsori culturali e artistici d’Europa. Al centro di tutto era il monastero, eretto sul sito ove il monaco irlandese Gallus aveva costruito il suo eremo, primo nucleo della chiesa abbaziale, sviluppatasi poi nella cattedrale a lui dedicata. Secondo la leggenda il santo pellegrino giunse nella suggestiva valle dell’odierno cantone nel
lontano 612. Guardandosi in giro in cerca di un rifugio, incespicò e cadde in un roveto, sennonché un orso in carne ed ossa lo aiutò portandogli pure la legna da ardere. Questo rappresentò per lui un chiaro segno divino e decise di stabilirsi in quel luogo, tra il lago di Costanza e l’alta vetta del Säntis. Avrebbe mai immaginato il nostro religioso che intorno al suo solitario angolo di preghiera si sarebbe sviluppata una città così operosa e fiorente? Il benessere alimentato nei secoli si rivela nell’architettura che racchiude in poco spazio il meglio delle varie epoche. Dal barocco al rococò, dal neoclassico al liberty... fino a strutture modernissime come
quelle dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava che convivono in armonia con gli stili più vetusti. Il gusto per il bello e il decoro, oltre a esprimersi negli edifici, da sempre si estende all’arte delle trame il cui apprezzamento è davvero globale. È d’obbligo a questo punto un accenno al Textilmuseum, il Museo Tessile di San Gallo dove sono in mostra tele e corredi storici, ma anche prototipi contemporanei. Un patrimonio di oggetti delicati e preziosi che raccontano la storia intima della donna. Racconti della vita, dei sogni, dei sentimenti di ognuna costruiti punto dopo punto con una raffinatezza impagabile. Tuttavia le mani agili e pazienti furono via, via coadiuvate da macchinari all’avanguardia per continuare a produrre esemplari da sogno. La città fu ed è pioniera nell’aggiornamento industriale, ben accorta nel mantenere la sua posizione di predominio sul mercato. Questo ed altro racconta quanto sbircia dalle bacheche della mostra. Ogni giorno le imprese ricamatrici della Svizzera orientale lanciano sul mercato tessile nuovi prototipi di altissima qualità. Sempre con quel fascino del “fatto a mano”, anche se realizzati con l’ausilio di congegni high tech. Tra queste la Filtex con sede proprio a San Gallo, contattata a MilanoUnica, la nota fiera dei tessuti che si tiene nel capoluogo lombardo. Azienda particolarmente versatile produce dai generi per l’arredamento e l’abbigliamento ai ricami per corredi e bordure, dai filati alle nouveautés… Tutto per accontentare una clientela variegata ed esigente come le grandi firme della moda, atelier, sartorie esclusive, confezionisti… Passano infatti le stagioni, passano le mode… anzi tornano! Cambiano le tendenze, ma merletti e trine non hanno nessuna intenzione
di tramontare. Diventati tessuti esclusivamente femminili dall’ottocento in poi – fino al settecento adornavano pure camicie con jabots e marsine maschili – eccoli riproposti nel guardaroba della bella stagione alle porte. Il pizzo, sinonimo di freschezza e leggerezza, da Alberta Ferretti viene unito allo chiffon per creazioni eteree come nuvole. Versace invece lo rivoluziona con grinta mescolandolo al corposo black leather da motociclista, mentre la griffe Dolce&Gabbana rimane fedele al suo DNA con i merletti da lingerie di sensuali abitini a bustier. Intanto nel mix di stampe maculate e floreali di Roberto Cavalli si insinuano rombi in diafano macramé e da Luisa Beccaria tunichette in vero pizzo sangallo bianco o rosa shocking si alternano a romantici long dress a macro balze e a macro trafori…
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cancro
Nei primi giorni di aprile, Venere archetipo di bellezza, eros e piacere si congiungerà in un magico abbraccio con Marte, il dio della guerra. Transito di enormi potenzialità, da canalizzare in maniera creativa.
Grazie al transito di Nettuno è venuto il momento di aprirsi al romanticismo. Con Marte, Urano e Venere di transito nella vostra seconda casa solare si profilano guadagni. Spese per migliorare il proprio “look”.
Vita sentimentale in fermento. Incontri inaspettati e atmosfere trasgressive anche grazie ai buoni aspetti con Urano. Tentazioni amorose inarrestabili, difficili da frenare. Momento di fervore per i più creativi.
Vita affettiva in metamorfosi continua. Colpi di fulmine e rotture improvvise. Siete al centro di una tempesta amorosa. Tendenza a scelte drastiche e poco meditate. Svincolatevi dai condizionamenti familiari.
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Esplosione di energie. Eventi inaspettati, azioni originali fuori dell’ordinario. Rompete con la consuetudine e introducete nuovi elementi. Liberatevi dalle vostre inibizioni e godete di una nuova libertà.
Metamorfosi spirituale in relazione al passaggio di Marte, Urano e Venere. Eros e situazioni atipiche in forte crescita. Costruttivi i nati nella prima decade favoriti dai buoni aspetti del Sole. Bi-polari nell’umore.
Svolte sentimentali e cambiamenti. Con Marte, Urano e Venere in opposizione si fa sempre più forte la voglia di procedere a un cambiamento rivoluzionario. Liberatevi dei rami secchi. Evitate l’eccessiva ingenuità.
Con Marte e Urano di transito si modifica il tenore dei rapporti gerarchici sia in famiglia sia nel lavoro. Nuova vita per i nati nella prima decade ormai da tempo sotto l’influsso di Saturno, Nettuno e Plutone.
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capricorno
acquario
pesci
Colpi di fulmine e incremento delle relazioni sociali. Eventi e potenzialità inaspettate a partire dal 1. aprile. Scalpitanti per quanto riguarda il lavoro. Cercate di tenere a freno le vostre ansie professionali.
Grandi cambiamenti per la vostra vita affettiva. Desiderio di novità e voglia di libertà da un eventuale predominio del partner. Colpi di fulmine o rotture improvvise. Favoriti gli animi più rivoluzionari.
Fase di svolta grazie a Urano e a Giove e ai transiti di Marte e Venere nel segno dell’Ariete. Forte desiderio di muovervi, di provare nuove esperienze. L’amore si sviluppa in maniera divertente, rapida e mentale.
Cambiamenti e metamorfosi spirituali: siete ormai fortemente influenzati dal transito di Nettuno. Costruttivi grazie ai buoni aspetti con Saturno e Plutone. Trasferimento in una località diversa da quella consueta.
» a cura di Elisabetta
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Verticali 1. Gallinaceo che vive oltre i 5000 metri • 2. Delfino di fiume • 3. Ora • 4. Il fariseo, membro del Sinedrio • 5. Le immagini sacre del Pope • 6. SudEst • 7. Allenarsi • 8. Inarrestabile, ininterrotto • 14. Mezza dozzina • 16. Pallidi, smorti • 20. Utilizzare • 21. Nipponico • 25. Mezzo elogio • 27. Un eroe dei fumetti • 32. Uno dei 12 Profeti minori • 35. Chiasso, frastuono • 36. Società Anonima • 38. Lo uccide Davide • 40. Dotato per il volo • 43. Assicurazione Invalidità • 45. L’Ami di Maupassant • 47. Sigla radiologica • 49. Austria e Norvegia.
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Orizzontali 1. Lamentele, mugolii • 9. Fine inglese • 10. Ghiaccio inglese • 11. Società Nuoto • 12. Cattive • 13. I confini di Comano • 14. Un tipo di Champagne • 15. Celare • 17. Residenza, domicilio • 18. Un’incognita • 19. Palpita • 22. La fine di Aramis • 23. Breve esempio • 24. Irreligiosità, sacrilegio • 26. Tassa • 28. Il nome di Sorrenti • 29. Epoca • 30. Fa bene al fisico • 31. Le conosce l’avvocato • 33. Dubitativa • 34. Dittongo in Coira • 35. L’amica di Topogigio • 37. Malato per il poeta • 39. Le tredici sul quadrante • 41. Nord-Ovest • 42. Ognuno ha il proprio • 43. Il nome di Pacino • 44. L’isola con Portoferraio • 46. Particola • 48. Strade cittadine • 49. Superficie • 50. Trasparenti come il vetro (f) • 51. Questa cosa.
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 15
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 4 aprile e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 2 apr. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Andrea Bianchi casella postale 6830 Chiasso Al vincitore facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Parco naturale e faunistico Goldau” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Parco Goldau” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/animali.
Parco naturale e faunistico di Goldau. Alla scoperta del mondo degli animali. Al Parco naturale e faunistico di Goldau avete la possibilità di vivere una giornata a stretto contatto con gli animali. Il parco ospita 100 specie di animali selvatici completamente immersi nel loro contesto naturale su una superficie di 34 ettari. Passeggiare nel parco, scoprire delle curiosità sugli animali attraverso giochi educativi, fare una sosta per un pic-nic oppure accarezzare e dar da mangiare mufloni o cervi. La vostra giornata sarà indimenticabile!
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