Ticino7

Page 1

C  T › RT › T Z ›  .–

№ 14 del 5 aprile 2013 con Teleradio 7 – 13 aprile


LA MIGLIORE FAMILIARE AL MONDO. LA NUOVA TOYOTA VERSO.

SCOPRITE LA MIGLIORE AUTO FAMILIARE IN TUTTO E PER TUTTO. – La migliore sicurezza grazie a 7 airbag, ABS con ripartizione elettronica della forza frenante, controllo della trazione (TRC) e controllo elettronico della stabilità (VSC+). – Versatile prodigio di spazio con 7 sedili singoli autentici, configurabili in modo semplicissimo in diverse posizioni. – Il più grande tetto panoramico in vetro illumina l’abitacolo e vi regala la sensazione di libertà. – Il più moderno sistema multimediale Toyota con schermo a colori da 6,1 pollici, incl. Bluetooth® e telecamera di retromarcia di serie (da Luna). – Consumo di appena 4,9 litri/100 km per la versione 2,0 litri D-4D DPF. Maggior piacere di guida con il potente 2,2 litri D-CAT da 177 CV.

Toyota Verso da Fr. 23’300.–* (incl. Cash Bonus di Fr. 3’500.– e premio permuta di Fr. 1’000.–). Con leasing al 3,9%: Fr. 244.– al mese.* Provatela subito!

toyota.ch

*Prezzo di vendita netto consigliato dopo deduzione del Cash Bonus e del premio permuta**, IVA incl. Verso Terra 1,6 Valvematic, 97 kW (132 CV), 5 porte, manuale a 6 marce, Fr. 27’800.– dedotto Cash Bonus di Fr. 3’500.– e premio permuta di Fr. 1’000.– = Fr. 23’300.–, rata leasing Fr. 244.00, consumo Ø 6,6 l/100 km, emissioni di CO2 Ø 154 g/km, categoria d’efficienza energetica D. Ø delle emissioni di CO₂ di tutti i modelli di veicoli immatricolati in Svizzera: 153 g/km. Modello riprodotto: Verso Sol 1,8 Valvematic, 108 kW (147 CV), Fr. 38’400.– dedotto Cash Bonus di Fr. 3’500.– e premio permuta di Fr. 1’000.– = Fr. 33’900.–, rata leasing mensile Fr. 355.00. Condizioni leasing: tasso d’interesse annuo effettivo 3,97%, rata leasing mensile IVA incl., assicurazione casco totale obbligatoria, acconto 20%, cauzione dell’importo del finanziamento 5% (minimo Fr. 1’000.–), durata 48 mesi e 10’000 km/anno. Altre varianti di calcolo a richiesta. La concessione del leasing è vietata se causa un eccessivo indebitamento del consumatore. Le promozioni di vendita sono valide per contratti stipulati con relativa immatricolazione entro il 30 giugno 2013 o fino a revoca. Solo presso i concessionario Toyota aderenti all’iniziativa. ** In caso di permuta del vostro attuale veicolo (autovettura) da parte del concessionario Toyota e contemporaneo acquisto di una nuova Toyota Verso. Il premio permuta viene dedotto dal prezzo di vendita della Verso nuova.

TOYOTA_MC_Verso_Ticino_Sette_210x295_ZS_i.indd 1

26.03.13 14:51


Ticinosette n° 14 5 aprile 2013

Impressum Tiratura controllata 70’634 copie

Agorà Europa. Uguaglianza e democrazia svendesi? Arti Marc Chagall. La logica dell’illogico

di iRina

caRlo baggi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Letture Il caso o la speranza?

di

MaRco alloni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

di

RobeRto Roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage Induismo. Maha Kumbha Mela

Editore

Storie Lo scolapasta

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Zucca alessandRelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

di

Vitae Vanessa Nicola

di

fotogRafie di

didieR Ruef . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

daniele fontana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Pensieri Walter Benjamin

di

fRancesca Rigotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Luoghi Panchina. Fermata di cortesia

di

4 8 10 11 12 37 42 43 44 46 47

RobeRto Roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Kronos Scienze. Le 22 lettere

Chiusura redazionale Venerdì 29 marzo

di

KeRi gonZato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs

“Avevo un sogno...” Pubblichiamo con piacere uno scritto – che per la sua lunghezza abbiamo dovuto ridurre – giunto in Redazione a ridosso della chiusura del numero che state sfogliando . Segnaliamo la visione matura e profonda del giovane lettore, cosciente delle risposte che vorrebbe ricevere e dei cambiamenti che, come lui, in molti auspicano, esperti e “semplici” credenti .

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas Publimag AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 fax 044 250 31 32 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: service@publimag.ch www.publimag.ch

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

Uniti (debolmente) Elaborazione grafica di Antonio Bertossi

Buongiorno, ho venticinque anni, opero in ambito sociale, mio padre è italiano e mia mamma originaria del canton Zurigo. Sono cattolico e credente, anche se non mi considero per niente un bigotto. Mia madre, che viene da una famiglia protestante (ho una zia pastore), ha contribuito a darmi una visione un po’ anticonvenzionale della religione, di sicuro lontana da atteggiamenti fanatici e cercando di farmi capire che la fede è il frutto di un rapporto diretto e personale fra me e Dio. Ho visto che nelle ultime settimane il vostro giornale ha affrontato spesso temi legati al cristianesimo (come l’intervista a Mancuso), al celibato dei preti e all’incapacità (almeno sino all’elezione del nuovo papa argentino) di buona parte del clero di parlare alla e con la gente. E, allo stesso modo, del potere centrale Vaticano di trovare o ritrovare un dialogo paritario, chiaro e trasparente, nonché comprensivo e aperto con i credenti praticanti (e con quelli che credono ma sono fuggiti da tempo dalle chiese). In questo senso, non credo che improvvise e ridicole aperture “multimediali” come l’utilizzo di Twitter e di immacolati iPad inaugurato da Ratzinger potranno mai dare la svolta che molti credenti si aspettano. (...) Anche nel numero di oggi (Ticinosette n . 13/2013, ndr .) dedicate delle pagine alla Via Crucis e alla Passione del figlio di Dio sacrificatosi per dare una nuova speranza a tutta l’umanità. È anche riflettendo sulle parole che scandiscono

le Stazioni che mi rendo conto di quanta bellezza e carica emotiva il messaggio della Bibbia sia in grado di trasmettere e quanto questa ricchezza venga, secondo me, poco valorizzata. Piuttosto che chinarsi sul profondissimo messaggio che Antico e Nuovo Testamento hanno in sé e che dovrebbero essere il vero collante di tutti i cristiani, nei secoli la Chiesa ha preferito “concentrarsi” su altro, mostrando il suo lato affaristico e, di conseguenza, i conflitti che la ricchezza (il denaro) e gli interessi materiali fini a sé stessi non posso che causare. (...) Mi pare davvero che tutte le divisioni che oggi il cattolicesimo mostra siano il risultato di un potere che ha creduto (e spero non continui a farlo) di essere il depositario di un verità che solo lui ha, e che al contrario il vero popolo di Cristo (noi) non sarebbe in grado di comprendere, forse per una presunta ignoranza. Se questo poteva essere vero nei secoli posteriori il periodo medievale e l’avvento della modernità, per tutto il novecento i paesi più sviluppati hanno creato generazioni in grado di avere una atteggiamento consapevole rispetto ai cambiamenti sociali ed economici delle loro comunità: non bastava dare loro dei dogmi e delle regole, bisognava che anche chi le dettava fosse in grado di seguirle e che fossero compatibili con i mutamenti dei costumi e delle strutture familiari (la libertà sessuale, l’aborto, le separazioni e i divorzi, le famiglie monoparentali). Invece sono le divisioni anacronistiche e prive di qualsiasi logica a dettare le agende, dei “diktat” incompatibili con il pensiero di donne e uomini moderni. Forse quello di cui il cristianesimo avrebbe oggi bisogno sono figure come quelle di Martin Luther King, “pastori” capaci di esercitare una nuova attenzione e dotati di sensibilità per i gravi problemi politici e le profonde divisioni sociali del mondo, contro le guerre economiche e militari, per una vera pace e a difesa dei diritti civili. Grazie per l’attenzione, M. M (email)


Uguaglianza e democrazia svendesi?

4

»

Agorà

L’Unione Europea pare sempre più divisa tra un nord economicamente solido e avanzato e una “periferia” impoverita, gli stati mediterranei e l’Irlanda. Un orizzonte reso più fosco dalla progressiva perdita di sovranità e di garanzie democratiche nei paesi che sono maggiormente indebitati con i partner più ricchi. Abbiamo intervistato a riguardo l’economista Loretta Napoleoni, autrice di un recente saggio sullo stato della democrazia e dell’economia in Europa

di Roberto Roveda illustrazione di Antonio Bertossi

L’

Unione Europea, così come è stata concepita fino a oggi, è nel pieno di una crisi profondissima. Una crisi che non è solo economica e sociale, ma soprattutto politica. Il processo di integrazione tra gli stati membri, infatti, non sta procedendo come si auguravano i fautori di un’unione economica e monetaria come trampolino di lancio per la creazione di un organismo europeo coeso anche dal punto di vista del governo e della politica. Certo, l’Unione, negli ultimi vent’anni, si è allargata a dismisura e oggi è una gigantesca “balena” che ingloba 27 stati, in pratica tutta l’Europa occidentale ed ex comunista. Però al suo interno le differenze tra i paesi membri, le distanze sociali ed economiche, stanno diventando sempre più marcate, nonostante il mercato comune e la moneta unica.

I problemi dell’unione economica e monetaria Di fatto vi sono due “Europe” all’interno dell’Unione: una “nordica”, accodata alla Germania e una “periferica” che raccoglie gli stati mediterranei – Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Cipro – con l’aggiunta dell’Irlanda. La prima è caratterizzata da economie vitali e da un sistema finanziario e bancario comunque solido, nonostante la crisi economica globale dell’ultimo quinquennio. La seconda raccoglie economie sempre più asfittiche e deboli e paesi sempre più dipendenti e indebitati nei confronti dei partner più ricchi. Stati che paiono destinati a divenire una sorta di Europa di


serie B, incapaci di una politica economica autonoma, di fatto trattati alla stregua di colonie dal nord più ricco e potente. Una situazione paradossale se si pensa che l’Unione è nata con l’intento di garantire stabilità sociale, crescita economica e benessere. Un controsenso che secondo molti osservatori è frutto di una sorta di peccato originale da cui sono scaturiti tutti i disastri degli ultimi anni: una unione economica e monetaria realizzata a tappe forzate, senza attendere che i tempi fossero realmente maturi per queste scelte. In particolare, per molti esperti, l’errore tecnico alla base è stato quello di costruire una moneta unica, senza che fosse raggiunta la convergenza economica necessaria per la sua nascita. L’idea centrale dell’integrazione dell’Europa, come fu formulata sessant’anni fa da uno dei padri fondatori dell’Unione, Jean Monnet1, era quella di un processo evolutivo che avrebbe dovuto compiersi a piccoli passi. Alla fine, la cessione della sovranità nazionale da parte degli stati membri sarebbe stata non solo inevitabile ma logica e conveniente. L’unione monetaria doveva essere, però, il capolinea del processo d’integrazione politica e non il punto d’inizio del percorso. Perché allora tanta fretta? Le ragioni che hanno determinato queste scelte sono eminentemente politiche e sono legate alla paura che la Germania, una volta riunificata, assumesse un ruolo egemone sull’intero continente, grazie alla potenza della sua economia. Per scongiurare questa eventualità gli altri stati europei, guidati dalla Francia ritennero che la soluzione migliore fosse di imbrigliare la forza economica tedesca in una sorta di camicia di forza comune per tutti. I risultati di questa scelta sono oggi sotto gli occhi di tutti: l’egemonia economica – e anche politica – della Germania è un dato

di fatto, antiche potenze europee come la Francia e la Gran Bretagna faticano a reggere il passo, le economie deboli e il capitalismo poco industrializzato dei paesi del Mediterraneo hanno finito per diventare funzionali al rafforzamento delle economie forti europee, prima fra tutte quella tedesca. La crisi della “periferia” Negli ultimi vent’anni l’alta competitività dei paesi del nord ha strangolato le industrie della periferia, anche perché le regole imposte dall’Unione Europea per fare parte del mercato comune e della moneta comune hanno impedito ai paesi economicamente più deboli di far ricorso all’unica arma che poteva renderli competitivi sul fronte della produzione industriale: la svalutazione della propria moneta nazionale. Con l’introduzione dell’euro, stati come l’Italia, la Spagna, la Grecia si sono ritrovati con una divisa fortissima, più forte di quella americana o del franco svizzero e questo è di fatto un controsenso economico. Un controsenso che ha innescato una catena di disastri come dimostra il caso greco. In Grecia, quando l’industria è entrata in crisi alla fine degli anni novanta, i finanziamenti generosi elargiti da Bruxelles hanno permesso alla classe politica di “spostare” la forza lavoro da settori produttivi al terziario. Per anni l’economia greca si è tenuta a galla perché il 10% del PIL proveniva dagli aiuti finanziari comunitari e nel 2009, quando questi hanno smesso di affluire in seguito all’accentuarsi della crisi finanziaria, il castello di carte è crollato e i greci si sono ritrovati poveri e soprattutto indebitati con chi aveva concesso in precedenza, attraverso l’Unione Europea i lauti finanziamenti: le banche tedesche e dei paesi nordici. (...)

La linea golosa e leggera.


Agorà

6

La perdita della sovranità nazionale Un destino di debito e di dipendenza, quello greco, condiviso, anche se con intensità diverse, da Irlanda, Italia, Spagna e Portogallo e che pone questi stati in una condizione di sudditanza economica rispetto ai partner più forti e alla stessa Unione Europea. Un sudditanza che non riguarda solo l’economia, ma anche la possibilità che questi stati concretamente hanno di avere delle politiche autonome. Il debito sta quindi mettendo a rischio la loro sovranità, mentre le politiche sostenute dall’Unione Europea di fatto esautorano le regole della democrazia sono queste le tesi sostenute nel recente saggio Democrazia vendesi (Rizzoli, 2013), da Loretta Napoleoni, una delle più conosciute esperte di economia internazionale che abbiamo interpellato su questi temi: Beh, difficile non parlare di perdita di sovranità nazionale nel momento in cui le banche e le finanziarie del nord di Eurolandia controllano, tramite le istituzioni europee, ciò che accade all’interno di alcuni stati. I greci quindi non hanno potuto tenere un referendum sull’euro, anzi a nessuno è consentito pronunciarsi

democraticamente sulla moneta unica. Ci viene tolta la parola perché noi cittadini potremmo optare per l’uscita dall’euro. Ed è un’opzione che né gli eurocrati, né i politici dell’Unione Europea vogliono prendere in considerazione. Anche alla popolazione dei paesi creditori, o esterni a Eurolandia come il Regno Unito, peraltro, viene sottratto il diritto di esprimersi attraverso un referendum sulla moneta unica. Il pericolo è che il popolo del nord si rifiuti di finanziare ulteriormente il debito della periferia e così facendo costringa le nazioni indebitate ad abbandonare l’Unione. Insomma, la classe politica di questi paesi democratici teme la volontà popolare di chi l’ha eletta, e lo fa accelerando un processo di integrazione politica fragile e pericoloso che per funzionare invece necessiterebbe di tanto tempo e più conoscenza. E lo strumento più usato contro la democrazia è il piccone economico. Come agisce questo “piccone”? Le autorità europee hanno creato per fronteggiare la crisi del debito nell’Unione Europea il Meccanismo Europeo di Stabilità, una sorta di fondo monetario europeo che dovrebbe bloccare la speculazione


finanziaria sui debiti pubblici, garantendo agli stati indebitati la possibilità di finanziarsi ricorrendo a un fondo “speciale”, il fondo salva-stati o scudo anti-spread. Uno stato membro dell’Unione se è in difficoltà può chiedere al Meccanismo di Stabilità di intervenire. A questo punto la cosiddetta troika, cioè i ministri delle Finanze dei paesi membri, assieme alla Commissione Europea, alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario Internazionale, dettano una serie di condizioni che lo stato in questione deve accettare per ottenere il prestito. Solitamente si chiedono politiche di austerità come la riduzione dei salari pubblici, la riduzione dei dipendenti pubblici, privatizzazioni delle aziende statali, privatizzazione dei servizi pubblici, maggiore “flessibilità” del lavoro. Quindi il prestito concesso dalla troika ha un costo finanziario, ma anche un costo politico, perché gli interventi richiesti per concedere gli aiuti riguardano da vicino le politiche di un paese. Ne consegue che le istituzioni che dettano le condizioni si sostituiscono in tutto e per tutto ai governi e ai parlamenti della nazione di cui decidono le politiche economiche. Gli stati in difficoltà si troveranno dal canto loro costretti ad accettarle per poter sopravvivere. Addio sovranità nazionale, quindi.

confederati americani, un tempo ricchi e oggi poveri. Poco industrializzati, saranno una riserva di forza lavoro a basso prezzo per l’industria del ricco nord. Una soluzione opposta potrebbe essere quella dell’uscita dall’euro attuale, con la creazione di un euro a due velocità, in grado di dare ai paesi della periferia la competitività legata a una moneta più debole. Così la periferia potrebbe riacquistare la propria indipendenza economica e tornare a competere con il nord utilizzando le risorse disponibili: l’agricoltura, la manodopera a basso costo e una rete di piccole e medie imprese, anch’esse gestite a costi infinitamente più bassi dei colossi nordici concorrenti. Il tutto rimanendo sotto l’ombrello dell’Unione, come la Danimarca o il Regno Unito. Questa seconda ipotesi, però, non viene presa in considerazione dagli eurocrati che mirano a ridurre il più rapidamente possibile la sovranità nazionale e a far emergere gli Stati Uniti d’Europa prima che l’opinione pubblica si ribelli e li abbandoni del tutto.

“La crisi viene affrontata con misure eccezionali poste in essere da individui e da istituzioni che non sono eletti dai popoli, mentre i cittadini e il Parlamento europeo vengono esclusi da questo processo decisionale. Il Parlamento europeo si è infatti pronunciato negativamente riguardo a queste politiche”

E addio anche all’integrazione europea, nel momento in cui a dettare le regole sono i paesi più ricchi, Germania in testa, che detengono di fatto una egemonia all’interno dell’Unione… L’Unione si è trovata davanti alla crisi, senza disporre degli strumenti per poterla gestire. Per questo si è governato – e si continua a governare – con politiche eccezionali. E nell’emergenza la Germania si è ritrovata ad assumere un po’ il ruolo del direttore d’orchestra, anche se Angela Merkel, non è stata eletta da tutti gli europei, ma solo dai tedeschi. Questo è l’aspetto più agghiacciante di quello che sta accadendo nell’Unione. La crisi viene affrontata con misure eccezionali poste in essere da individui e da istituzioni che non sono eletti dai popoli, mentre i cittadini e il Parlamento europeo vengono esclusi da questo processo decisionale. Il Parlamento europeo si è infatti pronunciato negativamente riguardo a queste politiche, ma non esistono strumenti che diano a esso un potere decisionale superiore a quello della Commissione europea e del Consiglio d’Europa. E i membri di questi organismi non sono eletti dal popolo. Quindi siamo di fronte a un’altra negazione delle regole democratiche. Così come non è certo rispettoso delle regole della democrazia quello che è accaduto in Italia con un governo tecnico di fatto imposto dall’Unione Europea, guidato da un leader, Mario Monti, che ha tradito la promessa di non presentarsi alle elezioni politiche. Una Unione Europea che pare quindi aver dimenticato i suoi obiettivi originari e che lei definisce “cannibale” perché disposta a nutrirsi dei suoi membri più deboli pur di sopravvivere. Come possiamo allora uscire da questa sorta di vicolo cieco? Io credo che la gravità della crisi del debito sovrano sia tale da mettere l’Europa di fronte a un bivio. Se le cose continueranno a procedere senza decise correzioni di rotta nel senso dell’equità, il processo di “cannibalismo” verrà istituzionalizzato. Quindi ci potremmo trovare in futuro con gli Stati Uniti d’Europa in cui l’attuale periferia sarà come l’Alabama o la Louisiana, gli ex stati

La rivincita dei luoghi comuni Già, l’opinione pubblica all’interno degli stati membri appare sempre più dubbiosa sui benefici di questa Europa. Nei paesi del nord ci si chiede sempre di più perché si debbano compiere sacrifici per quegli stati e quei governi meno virtuosi in passato. Rinascono antichi pregiudizi mai sopiti del tutto, come quello che i “mediterranei” sappiano godersi la vita, ma siano in fondo dei lazzaroni. Di contro, nell’Europa mediterranea mal si sopporta l’egemonia tedesca e la Merkel viene sempre più spesso raffigurata coi baffetti di Adolf Hitler. Il pericolo quindi è che meno integrazione, meno uguaglianza, meno condivisione delle scelte apra la strada al riaccendersi delle rivalità nazionali e alimenti i nazionalismi più biechi, come attestano il partito neonazista Alba Dorata in Grecia o la formazione dei Veri finlandesi in Scandinavia. E che ci si ritrovi con una Europa instabile come quella che credevamo di esserci lasciati alle spalle alla metà del XX secolo.

E la Svizzera? Cosa può venire per il nostro paese da questa tempesta di cui non si vede ancora le fine? Intanto la Svizzera si sta svenando per mantenere fisso il tasso di cambio con l’euro. Molti ritengono che quella della Svizzera sia una posizione vantaggiosa perché, pur non facendo parte dell’Unione Europea, può trarne numerosi benefici economici. Questo è vero solo quando il trend generale dell’Unione è positivo. Nel periodo di crisi è vero piuttosto il contrario: la Svizzera si trova in una situazione di grande svantaggio perché non può minimamente influire sulle decisioni dell’Unione Europea, eppure si trova a subire tutte le conseguenze di quest’unione monetaria. Come i paesi della periferia, anche la Svizzera è quindi una delle “vittime” degli errori commessi da questa Unione. note 1 Politico francese (1888–1979), fu tra gli estensori della cosiddetta “Dichiarazione Schuman”, il discorso tenuto a Parigi il 9 maggio 1950 da Robert Schuman, allora Ministro degli Esteri del governo francese. Viene considerato il primo discorso politico ufficiale in cui compare il concetto di Europa come unione economica e, in prospettiva, politica tra i vari stati europei e rappresenta l’inizio del processo d’integrazione europea.

Agorà

7


»

La logica dell’illogica Zurigo dedica una mostra alla prima produzione di Marc Chagall, pittore che ha attraversato i movimenti artistici più importanti dell’avanguardia, senza sposarne nessuno. La passione per l’immagine allegorica lo ha reso un artista di un’originalità inclassificabile di Irina Zucca Alessandrelli

periodo ristrettissimo: a Parigi, dal 1911 al 1914, prima dell’inizio della guerra mondiale, a Berlino con una sola mostra presso la galleria Der Sturm nel 1914 e a Vitebsk (cittadina natale dell’artista) nella Russia della rivoluzione, dal 1914 al 1922.

Arti

8

Marc Chagall, Collage, 1921, tecniche miste (©2013 ProLitteris, Zurigo)

La Kunstahus di Zurigo (fino al 12 maggio) celebra la primissima produzione artistica di Marc Chagall (1887–1985), mettendone in luce le peculiarità che lo legarono alle avanguardie artistiche del secolo scorso. Una mostra che si concentra su circa un decennio (dal 1911 al 1922), e che, partendo dalle definizioni che la storia dell’arte ha dato di Chagall, le smaschera una dopo l’altra. I lavori scelti e soprattutto il catalogo, presentano la portata rivoluzionaria dell’arte del pittore russo che ha stimolato la nascita di molti movimenti artistici, mantenendo la sua liricità unica. La formazione artistica del giovane Chagall e, allo stesso tempo, la sua prima pittura così fuori dagli schemi e così apprezzata dalle avanguardie, si possono racchiudere in un

Parigi e le avanguardie La mostra rende possibile seguire, dipinto dopo dipinto, l’evoluzione della storia dell’arte moderna. Infatti, nei quadri di Chagall non mancano riferimenti al cubismo, ai fauves, all’espressionismo, sempre però fusi con il suo personale bagaglio stilistico legato alla tradizione ebraica e al folklore russo. Il primo gruppo di opere rispecchia gli anni parigini (1911–1914) quando, Chagall scoprì i cubisti e sulle sue tele apparvero la drammatizzazione data dalle angolature nella figura e una sorta di frattura dei corpi, tipica di Braque e Picasso. Chagall non rinunciò, però, alle sue leggiadre figure volanti né ai suoi bovini dal muso umanizzato. Interessante notare che nella sua autobiografia (come riportato in catalogo) Chagall afferma di aver ammirato i cubisti e avere approfittato del cubismo, ma di odiare il realismo e il naturalismo che, anche nel cubismo, sembra ridurre tutto a una mera geometria, e quindi a una nuova schiavitù. Chagall afferma, invece, di cercare una liberazione dalla rigida razionalità degli schemi stilistici in nome di una “logica dell’illogico”. Altra frequentazione di questi anni parigini è quella con Robert Delaunay, di cui riprende le spirali di colori, le composizioni di dischi dai toni accesi, senza, però, condividerne l’interesse né per la teoria dei colori, né per la scienza della percezione. L’uso del colore di tipo emotivo, più che descrittivo, testimonia la conoscenza da parte di Chagall della forza espressiva del colore steso puro sulla scia di Van Gogh e Gauguin, predecessori dei già citati fauves – ovvero “belve” per la violenza selvaggia dei colori delle loro tele – tra cui Henri Matisse. Ma la ricerca di un’anti logica, la disposizione degli oggetti nel quadro e i suoi personaggi leggeri, piatti e galleggianti, quasi creature oniriche, si discostano da ogni corrente francese dell’epoca.


Berlino chiama Dal periodo francese si passa alle opere legate alla mostra che Chagall fece a Berlino nel 1914, momento chiave della sua carriera di artista. Il gallerista di Berlino, Herwarth Walden fondatore della rivista “Der Sturm” nel 1910, e due anni dopo dell’omonima galleria, fu un talentuoso mercante. Egli riuscì a creare molta attenzione attorno all’opera di Chagall, che ritornò a esporre nella sua galleria solo nel 1922. In questa data Chagall era ormai una star in Germania, anche grazie alla pubblicazione della sua autobiografia nel 1918. Durante questi anni, Walden si preoccupò di definire Chagall come il massimo esponente dell’espressionismo, versione tedesca della pittura fauve, centrata sull’esasperazione dei colori e delle forme in un impulso antirazionalistico e antinaturalistico a cui si può far risalire il lavoro di Edward Munch, Schiele, Franz Marc e Ludwig Kirchner. Walden fece in modo che le sue opere fossero presenti, oltre che, spesso pubblicate sulla sua rivista, in collezioni private e mostre pubbliche dedicate all’espressionismo. Mentre Marc Chagall era in quella che oggi si chiama Bielorussia, il suo nome in Germania equivaleva a quello di massimo rappresentante della corrente che privilegia l’espressione del mondo interno dei pittori e dell’emotività. Ma, sebbene venisse definito dalla critica un espressionista, egli non utilizzò mai questa definizione. Emozioni da rappresentare La terza parte della mostra si concentra sui lavori realizzati in Russia dal 1914 fino al 1922. Sebbene già dai primissimi anni parigini, i soggetti prediletti da Chagall fossero i pae-

saggi di Vitebsk, le cascine, la campagna, la realtà rurale e contadina, tornando in Russia dopo lo scoppio della guerra e l’antisemitismo dilagante, i soggetti della sua pittura si fecero sempre più vicini alla religione giudaica, come a proteggere le sue origini dipingendone i caposaldi. Appare la Torah in un ritratto di uomo per strada e i suoi stessi autoritratti lo rappresentano come poeta con la trascrizione di testi in yiddish e in ebraico all’interno dei dipinti. La sua educazione giudaico-hasidica fa che si ritrovi nella sua pittura una sorta di unità spirituale tra l’uomo, gli animali, la natura e Dio. Per cui i soggetti, pur con evidenti contaminazioni di stili avanguardistici, rimangono estremamente originali e legati al suo personale vissuto religioso. Sempre di questi anni è il famosissimo quadro La promenade, in cui la costruzione del paesaggio di stampo cubista mette in risalto i due fidanzati (l’artista stesso e sua moglie Bella), che si tengono la mano, o meglio il polso, mentre lei volteggia nell’aria. Ancora una volta, l’estrema originalità della scena dipinta fa si che il suo lavoro, non possa assimilarsi a nessuna corrente. Ancora una volta, l’espressione dello stato d’animo dei soggetti ritratti, ha il sopravvento su una resa realistica o puramente cubista della tela. In questi anni Marc Chagall conobbe Malevitch che redasse il manifesto del suprematismo, in cui si privilegiavano il quadrato, il cerchio, e la croce e una razionalità geometrica. Pur dando il suo contributo a questa corrente con dei collage, Chagall rimase fedele al suo stile lirico, poetico, alla ricerca di un’immagine simbolica che esprimesse le sue emozioni e i suoi vissuti più profondi e che potesse evocare più che dire.

Che succede quando non so se un credito è la scelta giusta per me? Nessun problema. Una consulenza personale e individuale vi darà tutta la sicurezza che volete. 0800 40 40 42 oppure credit-now.ch

Un credito di CHF 10’000.– a un tasso annuo effettivo tra il 9.9% e il 13.9% (fascia di oscillazione dei tassi) rimborsabile in 12 rate mensili comporta un costo complessivo compreso tra CHF 521.– e CHF 723.20. Il tasso d’interesse dipende dalla solvibilità del cliente. Avviso secondo la legge: la concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI). CREDIT-now è un marchio di prodotto di BANK-now SA, Horgen.

Una soluzione si trova sempre


»

Le 22 lettere Il fisico americano Heinz Pagels (1939–1988) paragonò l’universo a un messaggio formulato in un codice cosmico segreto e affermò che il compito dello scienziato consistesse nel decifrarlo di Carlo Baggi

Kronos

10

Lo sviluppo delle scienze ha sempre più assorbito in via Watson e Crick con due elementi ruotanti, uno ascendente e esclusiva l’indagine sul cosmo e le sue origini, sottraendola l’altro discendente, formanti una doppia elica, proprio come lo alla religione e alla filosofia che, per secoli, si sono occupate schema del Sefer Yetzirà (due ruote che ritornano avanti e dietro). dei quesiti concernenti la cosmologia. In questa ricerca, seppur Le eliche rappresentano delle catene di basi4 che interagiscono in parte emarginata dalla grande riflessione classica, spicca la tra loro in gruppi di coppie5. A ogni giro d’elica ci sono dieci mistica ebraica. Essa, pur fondandosi sullo studio della Torah coppie di basi (nel testo, dieci emanazioni). La struttura del DNA scritta e orale, non si è focalizzata solo su aspetti religiosi o è poi trascrivibile con le lettere dell’alfabeto corrispondenti alle speculativi ma ha espresso un’analisi che si dispiega, ancor iniziali delle basi chimiche, sopra menzionate, in una precisa oggi, in modo originale nella realtà fisica. sequenza (AT GC CG AT…). Il Sefer Yetzirà afferma che l’Eterno Il grande motore di questa ricerca risiede nelle peculiarità di “combinò, pesò, permutò” le lettere dell’alfabeto in questo modo: quella lingua e dell’alfabeto che vanno “ALEF con tutti e tutti con ALEF, BET con ben oltre il mezzo espressivo. Tra tanti tutti e tutti con BET e così via ... e si trova esempi, apparentemente casuali, si può che ogni Creatura e ogni Detto esce fuori menzionare che, mentre la fisiologia ha da un unico Nome”.6 Il testo riporta un scoperto da non molto tempo che l’orecesempio grafico delle permutazioni in cui chio è la sede dell’equilibrio, la lingua appaiono le lettere dell’alfabeto ebraico ebraica collegava già tra loro le parole nella sequenza indicata: AB AG AD… / BG òzen (orecchio) e izùn (equilibrio) accoBD BH…/ GD GH GV…7. Le ventidue letmunandole tramite la medesima radice tere dell’alfabeto sono considerate dalla lessicale ‘zn. Nel solco della riflessione cotradizione come i “mattoni” della creasmologica, una sorprendente analogia si zione; singolarmente la cifra corrisponde ricava da uno dei capisaldi della mistica: non solo alla somma dei numeri atomici un libro d’incerta datazione1 il cui titolo dell’ossigeno, dell’idrogeno, del carboè Sefer Yetzirah o Libro della formazione. nio, dell’azoto, elementi indispensabili Esso descrive la creazione dell’universo per la nostra vita,8 ma anche al numero attraverso l’applicazione di leggi fondadegli aminoacidi che, combinati in modo mentali in cui operano dieci “emanadiverso, danno luogo ai molteplici tipi di Elaborazione grafica del DNA. zioni” e le ventidue lettere dell’alfabeto proteine presenti nel nostro organismo. Immagine tratta da solawakening.com ebraico. Questo processo configura “un A questo punto, se l’universo è, come gioco di simmetrie e di corrispondenze che credeva Pagels, un messaggio, le odierne cinge tutto il reale in un vincolo indissolubile”2. La descrizione, frontiere della scienza sono solo la trascrizione materiale delle pur partendo da aspetti teologici, si distacca completamente prime note di una sinfonia che può essere già ascoltata con dal puro creazionismo per esprimere meccanismi in cui il altri sensi. Quando re Salomone scese “nel giardino delle noci” misticismo sfocia in una visione scientifica. (Cantico dei Cantici 6: 11) colse un guscio, ne osservò il conteIl testo in questione esordisce così: “Con trentadue vie meravi- nuto e allora il mondo intero, sia quello di sopra sia quello di gliose di saggezza Iddio degli eserciti… incise e creò il Suo mondo sotto, parve fondarsi sul medesimo principio: tutto è guscio di con tre Sefarim [registri]: sefor [numero], sippur [discorso], safer ciò che lo precede e nocciolo di ciò che viene dopo.9 [scrittura]. Dieci emanazioni… e ventidue lettere fondamentali…”. note Più avanti prosegue: “Le ventidue lettere fondamentali le incise, le 1 Alcuni, per la levatura, ne attribuiscono la fonte orale ad Abramo, altri lo plasmò, le combinò, le soppesò, le permutò e formò con esse tutto il collocano in epoca babilonese, altri ancora tra il III e il VI secolo d.C. Creato e tutto ciò che c’è da formare nel futuro… Le ventidue lettere 2 G. Busi, E.Loewenthal, Mistica ebraica, Introduzione XXI, XXII, Einaudi, fondamentali, le fissò in una ruota come se fossero delle mura… e 3 1999. Sefer Yetzirà, Libro della formazione, cap. 2, sez. 2, 4. Edizioni Atanòr, 1995. ritornano le ruote avanti e dietro3… ”. 4 In chimica gli elementi sono suddivisi in acidi e basi (o alcali). 5

I mattoni della creazione Questa descrizione, anche prescindendo dal contesto mistico in cui è inserita, richiama la struttura spaziale della molecola del DNA. Questa fu descritta scientificamente nel 1953 da

6 7

8 9

Descritte con le lettere ATGC, iniziali di adenina, timina, guanina, citosina. S. Yetzirà, Op. cit., cap. 2 sez. 5. Per comprensione si trascrive una sequenza in caratteri latini, che traslitterano il suono delle relative lettere dell’alfabeto ebraico. Il 96% di questi elementi forma il corpo umano. Zohar, Il libro dello splendore, pagg. 5, 6, Einaudi, 1998.


»

Letture Anche-quando-il-solefa-le-bizze-nonrinuncio-alla-T-shirte-al-gelato

Il caso o la speranza? Un dibattito senza diplomazia di Paolo Flores d’Arcais e Vito Mancuso Garzanti, 2013

Ci sono libri che trasmettono l’impressione di toccare le corde

» di Marco Alloni

profonde dell’esistenza, di arrivare a un passo dalle grandi verità. Libri che ci consegnano nuovi strumenti per capire il mondo e la natura del nostro essere. Uno di questi libri è Il caso o la speranza? scritto a quattro mani da Paolo Flores d’Arcais e Vito Mancuso, un ateo e un credente. Sbaglierebbe, però, chi sperasse di trovare in questo “dibattito senza diplomazia” la solita vecchia diatriba fra le buone ragioni per non credere e quelle per credere. Qui ci si muove su un altro piano: su un piano in cui a decidere delle ragioni della fede e della miscredenza è la pura razionalità. Non siamo di fronte a un credente ottuso che rivendica l’autorità dei testi sacri contra un oltranzista dell’ateismo che ne mette in discussione l’autorevolezza. Ma di fronte a due intellettuali che si confrontano utilizzando lo stesso strumento: la ragionevolezza. È per questa via che Flores d’Arcais invita il suo interlocutore, e di conseguenza il lettore, a riconoscere nel “caso” l’unico motore che ha determinato i destini del mondo e dell’uomo. Ed è per via di analoga ragionevolezza che Mancuso propone invece di riconoscere come forza prima dell’esistenza la “necessità”, ovvero quello che in termini creazionistici si definisce “disegno intelligente”. E tuttavia il risultato imprevedibile di tale dibattito non è quello di trovarci, a fine lettura, maggiormente persuasi della nostra posizione di partenza – che si sia atei o credenti – bensì provvisti, paradossalmente ma fecondamente, di un deficit di certezza che prima non sapevamo di poter accogliere. Da ateo quale sono ho per esempio scoperto che il discorso di Flores d’Arcais, al quale massimamente mi allineo, paga in effetti di un “materialismo riduzionista” – come lo chiama Mancuso – che esclude dall’osservazione del mondo tutto ciò che non possa essere immediatamente ricondotto alla sperimentazione scientifica e al cosiddetto “onere della prova”. E ho dovuto finalmente ammettere, contro i miei convincimenti precedenti, che forse, se non proprio un fine (un telos, per dirla con Hegel), quanto meno un “qualcosa” di imperscrutabile, potrebbe stare a fondamento tanto della vita del cosmo che di quella dell’homo sapiens.

Un tocco di ispirazione per la giornate primaverili. Con i gelati Crème d’or è facilissimo preparare dessert sempre riusciti. I gusti classici e in edizione limitata sanno infatti come esaudire ogni desiderio. Trovi ricette per le giornate pasquali su: www.creme-d-or.ch


» testimonianza raccolta da Roberto Roveda; fotografia di Flavia Leuenberger

12

Vanessa Nicola

Vitae

Roveredo, dove avevo trovato una palestra per fare le mie prime lezioni di flamenco da sola. Dopo un anno passato in giro per la Svizzera, mi sono decisa a partire alla volta della patria del flamenco. Avevo ventotto anni ed era finalmente arrivato il momento di ascoltare me stessa e coltivare la mia passione. Sono stata a Jerez de la Frontera, in Andalusia. Un posto meraviglioso, dove la gente ti apre il cuore e c’è sempre il sole; per questo chiamano quello spicchio di terra “la costa della luce”. Sono rimasta due anni a studiare, grazie anche al supporto dei miei genitori, Dalla fredda Zurigo alle coste assolate che mi hanno sostenuto nel della Spagna andalusa, trascinata dalla realizzare il mio sogno. passione sfrenata per il flamenco. Un’arte Al ritorno in Svizzera mi sono esibita in alcuni locali antica, fatta di disciplina, cuore e magia e mi sono fatta conoscere anche grazie a qualche intermi sono lanciata nelle danze, vista in televisione. Poi ho aperto una scuola pur senza conoscerne i passi: per poter insegnare ciò che ho imparato: la la mia esuberanza scatenava tecnica, la disciplina, ma anche il cuore, il la gelosia delle donne gitane, sorriso, la vita. Il flamenco è magico, perché ma questo non mi ha impeè una danza antica in cui c’è sempre qualcodito di continuare a ballare sa di nuovo da scoprire. Non è solo un ballo, alla loro maniera. Quando ma è una vera e propria arte, fatta di musica, sono tornata a Zurigo ho canto e una cultura secolare, quella dei gitasubito seguito un corso di ni, un popolo ricco di fascino e dalle origini flamenco. Poi, dopo l’esame misteriose. Nel flamenco ho trovato il ritmo di selezione, mi sono iscritta che ho sempre cercato nella vita, una sorta a una scuola professionale di di talismano contro la monotonia. danza, la Zürich Tanz Theater Oggi ho due figli, Jonathan e Marie Joline, e Schule. Lì ho scoperto che, al un marito, Gonzalo, che viene dall’Uruguay. di là della mia scarsa esperienCi siamo conosciuti in un negozio di inforza, avevo del potenziale sia a matica: io avevo portato il mio computer livello fisico sia psicologico. È rotto per farlo riparare e lui era il nuovo stata un’esperienza durissima, tecnico. Non solo me l’ha aggiustato, ma che in tre anni mi ha insegnaquando ha saputo che ero insegnante di to la disciplina. Ma nel mio flamenco ha voluto partecipare ai miei corsi, cuore c’era sempre il flamenchissà se più attratto da me o dalla danza! co: questo ballo ha davvero D’estate io e la mia famiglia trascorriamo le rappresentato la ricerca di me vacanze in Francia o in Spagna dove respistessa. È come se mi avesse riamo assieme l’“aria flamenca”. Io continuo dato la vita, perché prima ero a frequentare corsi di specializzazione in una persona persa. Italia, Francia e Spagna e penso proprio che Terminata la scuola, ho ricela mia formazione andrà sempre avanti. vuto una proposta da parte La danza mi ha arricchito come persona della mia insegnante: poiché e quello che cerco di fare nella mia attiviera in gravidanza, mi chiese tà di insegnamento è trasmettere questa di sostituirla per alcune leziosensazione di benessere ai miei allievi. Per ni di flamenco a Lucerna. Io questo, se immagino il mio futuro, sono ceraccettai. Durante la settimana ta che anche tra molti anni non potrò mai continuavo a studiare e perannoiarmi: ogni nuova coreografia sarà per fezionare il ballo a Zurigo, il me un’occasione per creare e non rimanere venerdì insegnavo a Lucerna ferma. Sempre con il sorriso sulle labbra e e nel fine settimana tornavo a nel cuore il sole dell’Andalusia.

»

L

a mia storia assomiglia a una favola. Quella di una bambina che guardava in televisione il suo telefilm preferito, “Saranno famosi”, e sognava un giorno di poter ballare. E con tanto impegno, sono riuscita a far diventare il sogno realtà. Sono nata a Coira, nei Grigioni, tra le montagne, ma sono cresciuta nella valle Mesolcina. Terminate le scuole, ho deciso di andare via. Avevo diciotto anni e non sapevo ancora bene che cosa volessi fare della mia vita. L’unica certezza era l’amore per il ballo, che mi accompagnava fin da quando ero piccola dato che ballavo in maniera molto libera dovunque mi capitasse, persino in strada! Quando sono partita ero alla ricerca di qualcosa che ancora non riuscivo completamente a capire. Mi sono trasferita in Svizzera interna dove ho lavorato in diversi posti: in un bar, in un’assicurazione. Nel frattempo con un’amica ho fatto dei viaggi importanti: ho visitato la Jugoslavia e la Grecia, la Spagna e il Portogallo. Poi mi sono stabilita a Zurigo e ho iniziato a frequentare una scuola d’arte, ma dopo un anno e mezzo ho lasciato: non sopportavo l’idea di stare sempre seduta! Un bel giorno mi sono imbattuta in una scuola di danza. Assomigliava davvero a quella di “Saranno famosi”: ero entusiasta, ma al tempo stesso qualcosa mi bloccava. Pensavo che a ventidue anni il mio treno per la danza fosse ormai passato. Fu mia madre che mi spinse a iscrivermi e per questo la ringrazio ancora oggi. A scuola avevo l’opportunità di seguire diversi corsi: balletto classico, moderno e danza jazz, in tutto sette ore alla settimana. Dopo circa sei mesi, i miei genitori mi invitarono a passare un periodo di villeggiatura in Francia, a Saintes-Maries-dela-Mer, il famoso villaggio dei gitani. Fin da subito mi sono piaciuti le loro feste e i balli. Sono un tipo molto aperto e


Maha Kumbha Mela

la cittĂ celeste

a cura della Redazione; fotografie di Didier Ruef


U

n tempo, secondo la mitologia induista, dei e demoni, di comune accordo, si ripartivano equamente il nettare dell’immortalità, l’amrita, raccolto in un vaso, la kumbh, dal profondo dell’oceano. Ma accadde che i demoni, soggiogati dal desiderio di potere, fuggissero con il prezioso recipiente, ovviamente inseguiti dagli dei. Ne scaturì una feroce battaglia che per dodici giorni e dodici notti mise gli uni contro gli altri e durante la quale quattro gocce del sacro nettare caddero sulla Terra in quattro diversi punti: Haridwar, Nasik, Ujjain e Prayag-Allahabad. Quest’ultimo luogo, per la sua valenza mistica e la sua importanza storico-geografica, è divenuto la sede del Maha Kumbha Mela, un festival religioso che si celebra ogni dodici anni ed è, senza alcun dubbio, il più impressionante raduno umano che si svolge sul pianeta. Prayag-Allahabad, sede del Maha Kumbha Mela, si trova alla confluenza dei tre fiumi sacri più importanti dell’India: il Gange, la Yamuna e il Sarasvati. Questi corsi d’acqua, che nascono dalla catena dell’Himalaya, dominante l’Uttar Pradesh, una delle regioni settentrionali del subcontinente indiano, vantano una fondamentale rilevanza nella cultura e nella visione filosofica e religiosa dell’induismo. Se il Gange è considerato il fiume sacro per eccellenza, nelle cui acque purificatrici i devoti induisti si immergono – l’argilla trascinata dalla sua corrente, la tilaka, avrebbe infatti poteri di guarigione oltre a essere utilizzata per decorare i corpi in funzione augurale –, la Yamuna deve (o dona, a seconda delle interpretazioni) il suo nome alla divinità figlia del Sole e sorella gemella di Yamaraja, l’entità che ha il compito di giudicare le anime dei morti. La Sarasvati è invece un fiume sotterraneo, personificazione della dea omonima, figlia di Brahma e dispensatrice di saggezza e conoscenza. Ma PrayagAllahabad ha avuto una sua valenza anche nello sviluppo dell’India moderna: capitale del prospero e pacifico impero Gupta (240–550 d.C.), dopo l’invasione musulmana divenne, nel 1584, la residenza dell’imperatore Akbar che innalzò, proprio alla confluenza dei fiumi, una fortificazione. Ceduta nel 1801 agli inglesi divenne uno dei centri della rivolta contro il dominio britannico nonché la sede, nel 1920, dell’Indian National Congress. Prayag-Allahabad è inoltre il luogo in cui il Mahatma Gandhi presentò al popolo indiano il suo progetto di disobbedienza civile che porterà all’indipendenza del paese.

Altro che Woodstock! Ma ciò che la maggior parte delle persone ignora, soprattutto in occidente, è che questo evento, la cui durata si estende in un periodo di cinque settimane individuato secondo un complesso calcolo astrologico, rappresenta la più grande riunione umana che si svolge sul pianeta. I dati sono impressionanti: nel 2001 parteciparono alla Maha (...)

sopra Celebrazione notturna del rituale di Ganga Aarti in apertura Benedizione rituale a due pellegrine da parte di uno yogi nel corso del Maha Kumbha Mela


Didier Ruef Fotografo documentarista e fotoreporter, ha pubblicato per importanti testate (“Time”, “The Observer Magazine”, “Daily Telegraph”, “Le Monde”, “Der Speigel”, “Neue Zürcher Zeitung”). Ha collaborato con Médecins sans Frontières, il Fondo Globale e la Fondazione Syngenta. Dal 1991 è stato coinvolto in un progetto sul tema degli sprechi e dei rifiuti dal quale è nato anche un libro (Recycle, Casagrande, 2011). Alcuni dei suoi lavori sono presenti in Dodicisette (EdizioniSalvioni, 2012), il catalogo della mostra “12 x 7” (Casa Cavalier Pellanda, Biasca). Per informazioni: www.dididierruef.com.


Uomo in preghiera. Sullo sfondo un devoto si immerge nelle acque sacre del fiume

Pellegrine in preghiera durante il rituale del Ganga Aarti


Kumbha Mela ben 60 milioni di persone (una cifra corrispondente all’intera popolazione italiana) e nell’ultima edizione, avvenuta a cavallo dei mesi di gennaio-febbraio 2013, si è parlato di oltre 30 milioni di devoti. Cifre da capogiro a cui ogni dodici anni deve far fronte il governo indiano che ha l’onere di organizzare questo incredibile convegno sia in termini di infrastrutture che di ricezione con la costruzione di ospedali, centri di ristorazione, immense tendopoli, mercati e punti di ritrovo. Il tutto sotto il controllo di un capillare servizio d’ordine istituito dopo che, agli inizi degli anni cinquanta, si verificò un incidente che portò alla morte di 350 pellegrini. Per circa quaranta giorni il Triveni Sangam (la confluenza dei tre fiumi sacri) si trasforma in una vera e propria “città celeste”: la divisione in caste non conta più, così come la classe sociale e la provenienza. La gente accorre con ogni mezzo da tutta l’India e da molti paesi del mondo per ascoltare le parole dei grandi maestri, degli yogi e degli asceti, per pregare, per immergersi nelle acque sacre, per assistere alle cerimonie e alle rappresentazioni in cui vengono narrate le avventure dei divini avatara. Un evento epocale che non ha pari al mondo per dimensioni e valenza spirituale. E il segno di ciò che l’India ancora rappresenta sospesa com’è fra nuove tecnologie e una tradizione millenaria. Perché, la I di BRICS, nonostante l’industrializzazione a tappe forzate e le enormi contraddizioni che ne sono conseguite, mantiene saldo il suo rapporto con la propria storia e la dimensione affascinante quanto impenetrabile e misteriosa della sua principale religione.

Riti di purificazione nel fiume Gange

Uno dei momenti culminanti del Maha Kumbha Mela: il Royal Bath, si celebra al quinto giorno della nuova luna quando gli allineamenti planetari favoriscono il fluire degli spiriti verso cosmo


»

Storie

42

Lo scolapasta di Daniele Fontana

La battaglia La porta esplode in un trionfo di luce e rumore. Scortato da urla eccitate, il bimbo fa irruzione nella piccola casa di legno adibita a ripostiglio, là in fondo al giardino, a ridosso della vecchia, quieta magnolia che assiste all’assalto con sguardo materno. “Mostri spaziali, cattivi del cielo siete morti. Gruncan, il cavaliere invincibile vi farà a polpette. E poi il cane Argo se le mangerà tutte!”. Una spada di legno a mo’ di raggio laser e uno scolapasta in testa come elmo intergalattico, il bimbo scatena la propria furia correndo all’impazzata tra rastrelli e scaffali, scovando eserciti di pulviscoli subito dissipati nell’aria. La battaglia è rapida e intensa. Piena di vigore e di ardore. Un turbinare d’arma e di cavaliere che d’improvviso s’infrange contro l’angolo di una credenza. L’elmo troppo basso sugli occhi ha tagliato di netto l’ultima parte dell’orizzonte visivo. E la credenza stava lì, l’infingarda. Una botta secca, lo scolapasta disarcionato dal capo del guerriero, mentre lui, rintronato, abbozza una smorfia di pianto. Ma non c’è nessuno cui destinarla, perciò in fretta si ricompone e, un poco mesto, abbandona il pianeta su cui sino a un istante prima infuriava la battaglia stellare. La porta sui mondi fantastici si richiude e torna l’ombra. Lo scolapasta rimane lì, a terra, ammaccato e abbandonato. A pagare il fio dell’euforia altrui.

qua di cottura ma a flusso inverso. Ondate di piccole creature che, simili a tartarughine, sbarcano sulle spiagge della vita. Migliaia e migliaia di potenze ancora inespresse, di possibilità, di speranze intatte. Molte andranno perse, verranno rapite da animali predatori, si disseccheranno prima di raggiungere il mare, perderanno il senso dell’orientamento incamminandosi verso nessun dove. Ma per tante di loro l’orizzonte del mare si farà abbraccio infinito. Alimentando un respiro che tutto muove e tutto accoglie, ritmato con movimento ampio e profondo dal seno della notte.

L’elmo troppo basso sugli occhi ha tagliato di netto l’ultima parte dell’orizzonte visivo. E la credenza stava lì, l’infingarda. Una botta secca, lo scolapasta disarcionato dal capo del guerriero, mentre lui, rintronato, abbozza una smorfia di pianto

Medusa luminosa È buio. La luce diffusa che filtra dalla finestra accarezza l’oggetto metallico levigandone di riflessi violacei la superficie tonda. Pian piano, per movimenti planetari, la luce si concentra in un fascio. La luna là fuori si è fatta più vicina, la sua mira più precisa. Buca il vetro della finestrella e come il raggio laser sparato dal bimbo-guerriero si concentra sul facsimile di copricapo. Non si rifrange il fascio di luce. Colpita la superficie convessa dello scolapasta, si scompone invece in mille rivoli. Grazie ai forellini dell’utensile da cucina, trasformato in stroboscopio improvvisato, un’entità antropomorfa prende corpo. In tutto simile al Prodigioso Pastafariano Spaghetto Volante.1 Da quella Medusa luminosa la vita sgorga a fiotti, come l’ac-

Quiete In silenzio la luna ha compiuto la propria rivoluzione, lasciando il buio palcoscenico. In punta di piedi, come ogni giorno, a Oriente si è affacciato il sole. Annunciato, quando ancora la gente dormiva, dalle sue due ancelle. Piano piano nel giardino di casa la luce riprende il controllo sulla vita. In una quiete d’estate che ancora sa di infinito. E di pace.

Jack Occhionero Uno schianto roboante ed ecco che la porta di nuovo si spalanca. Sull’onda alta, schiumante di luce abbagliante, questa volta son pirati e corsari a solcare gli spazi ristretti e sconfinati della casetta. Fazzoletti e stracci sul capo e tra le mani pugnali di ramoscelli contorti, un’orda feroce e spietata semina il terrore in quell’angolo sperduto di oceano. Jack Occhionero comanda indomito la sua ciurma lanciata a caccia di altri pirati, stavolta nemici. In quel concitato agitarsi di azioni e di intenzioni, lo sguardo coglie sotto il pelo dell’acqua l’elmo che, improvvido, si fece visiera. La rabbia svanita, lo scorno svaporato, il truce signore dei mari raccoglie, stringendolo a sé, il prezioso oggetto che lo aveva fatto cavaliere del firmamento. Un attimo di esitazione. Pensieri come un lampo. Tanto veloci da non essere colti dalla ragione. Con sguardo più chiaro il pirata-bambino ora riparte, guidato dalla propria volta celeste. Fatta di stelle e di padelle. note 1 Il pastafarianesimo è una parodia di religione inventata – con bel successo mediatico – dall’americano Bobby Henderson come reazione/protesta alla decisione delle autorità dello stato del Kansas di insegnare il creazionismo come alternativa all’evoluzionismo. Il Prodigioso Spaghetto Volante sarebbe l’incarnazione pastafariana del “progettista intelligente”.


»

Walter Benjamin Il cimitero di Portbou, un paesino spagnolo che si affaccia sul Golfo di Marsiglia al confine con la Francia, è battuto dai venti, il mistral e la tramontana. I suoi cipressi sono inclinati come in preghiera, altro che quelli alti e schietti dei pendìi toscani… di Francesca Rigotti

Il cimitero di Portbou è meta di una sorta di pellegrinaggio intellettuale – anche il nostro caporedattore, Fabio Martini, vi si recò in passato – perché vi è sepolto un pensatore inquieto, un grande del Novecento, un filosofo déraciné, un ebreo tedesco che finì a morire in quella località, a 48 anni, nella notte tra il 25 e il 26 settembre del 1940, nel timore di essere consegnato alle autorità di una Francia occupata dalle truppe nazionalsocialiste. Lo ricorda una lapide nera appoggiata sulla roccia bianca e circondata da cespugli di erbe e fiori provenzali. Walter Benjamin, è di lui che scriviamo, fu una figura intellettuale di difficile collocazione: filosofo, saggista, critico letterario, grande interprete di testi, Benjamin eccelse nella forma compositiva del saggio.

frivolezza, leggerezza, e che oscilla tra racconto e astrazione senza pretese di essere esauriente e completo, quanto accontentandosi del suo essere tentativo, prova, frammento, tessera di mosaico. Ne sono esempio proprio i saggi di Walter Benjamin pubblicati col titolo di Angelus novus, dall’acquerello di Paul Klee che Benjamin acquistò a Monaco nel 1921 e che lo accompagnò tutta la vita. Il carattere della filosofia di Walter Benjamin è di essere espressione di un pensiero non fissabile, oscillante, equoreo, fluido; dove la verità stessa non è qualcosa di stabile e immutabile ma un inquieto campo di tensioni, un passage (Passagenwerk è il titolo dell’opera di Benjamin dedicata alla vita parigina nell’Ottocento: una seconda stesura della quale l’autore, sofferente di cuore, pare avesse con sé, in una pesante borsa nera, nel suo penoso ultimo viaggio).

La forma saggio Chiamiamo saggio la trattazione, ovvero lo svolgimento filosofico, di fenomeni culturali centrata sul confronto personale dell’autore col tema esaminato. La forma Choc postumo saggio, della quale hanno scritto nomi Ed è soprattutto negli scritti su Parigi famosi, evita le vie sicure e oggettive che affiora in Benjamin la consapetrattate dalla scienza e dall’arte e si avvolezza, e la critica, del vivere in una ventura solitaria in terreni dove strade civiltà della tecnica da parte dell’uomo non ce ne sono, muovendosi come sulle civilizzato metropolitano, sempre più a acque, senza un terreno fisso e solido confronto con gli altri nella folla urbana sotto di sé, come se il saggista fosse o nel mezzo di trasporto pubblico, e Cimitero di Portbou (fotografia di Fabio Martini) la prima persona sulla terra. Il saggio sempre più isolato nel suo benessere, filosofico è espressione di una filosofia, come quella di Ben- nel suo comfort. Il comfort isola, scrive Benjamin in un passo jamin, che si annida nella soggettività del saggista, che parla, dedicato al poeta parigino Baudelaire, da cui riporto la seguendal suolo che non è un suolo, di questa soggettività. Il saggio te citazione conclusiva (da: Angelus Novus. Saggi e fremmenti, è un tentativo, come dice il suo nome (dal francese essay, da Torino, Einaudi, 1995, p. 110). Valga essa anche da esempio essayer, a sua volta dal lat. ex-sigere, pesare, esaminare), è una dello stile aforistico e saggistico di questo autore: “Il comfort prova, un assaggio che si fa assaporando il gusto di una vi- isola. Mentre assimila, d’altra parte, i suoi utenti al meccanismo. vanda o di un liquido, e infatti il saggio, scrive Virginia Wolf Con l’invenzione dei fiammiferi verso la fine del secolo, comincia nel 1925, nel suo saggio sul saggio, è controllato dal semplice una serie di innovazioni tecniche che hanno in comune il fatto di principio del piacere: il saggio dovrebbe dare piacere, “it should sostituire una serie complessa di operazioni con un gesto brusco. give pleasure”. Questa evoluzione ha luogo in molti campi; ed è evidente, per esempio, nel telefono, dove al posto del moto continuo con cui bisognava I saggi di Benjamin girare la manovella dei primi apparecchi, subentra lo scatto del Questo perché il saggio – potremmo dire sulla scia di Ador- ricevitore. Fra i gesti innumerevoli di azionare, gettare, premere no, amico ed erede di Benjamin, uno dei “salvati”, secondo eccetera, è stato particolarmente grave di conseguenze lo «scatto» Primo Levi – è la forma critica del pensiero e chi critica deve del fotografo. Bastava premere un dito per fissare un evento per un per necessità sperimentare, provare, assaggiare. Il saggio è un periodo illimitato di tempo. L’apparecchio comunicava all’istante, genere breve, che è stato peraltro sospettato di superficialità, per così dire, uno choc postumo”.

Pensieri

43


Panchina. Fermata di cortesia di Keri Gonzato; fotografie di Flavia Leuenberger

Questa posizione va a braccetto con la politica della sorveglianza dei luoghi pubblici che, tra videocamere e sicurezza, sono soggetti a un controllo sempre maggiore. L’educatore Pasquale Grella, nel suo testo Senza Panchine, ha sviluppato la tematica constatando che “da Parigi a Londra, da New York a Rio de Janeiro le panchine sono viste come luoghi sospetti dove clochard, barboni, immigrati, gente di mal’appartenenza possono trovare rifugio”. Ma, per fortuna, ci sono anche parecchie eccezioni che invece vedono nell’emblema della panca la possibilità di vivere meglio: è il caso di Barcelona con le sue panchine lungo la famosa strada pedonale Las Ramblas.

“La panchina è un luogo di sosta, un’utopia realizzata. È vacanza a portata di mano. Sulle panchine si contempla lo spettacolo del mondo, si guarda senza essere visti e ci si dà il tempo di perdere il tempo, come leggere un romanzo”

Luoghi

44

Beppe Sebaste, Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne (Laterza, 2008)

Di legno, di metallo, isolate o immerse nella folla. Le panchine sono delle amiche sempre pronte a ospitarci quando abbiamo voglia di pigiare il tasto dello stop. Compagne fedeli saldamente ancorate al suolo stanno lì, pacifiche e ricurve, in un gesto di incondizionata accoglienza. Offrono un angolo di calma dove mangiare un panino, leggere, indovinare la forma delle nuvole o baciare l’innamorato, come cantava Georges Brassens in “Les amoureux des bancs publics”: “Le persone che guardano di traverso / Pensano che le panche verdi / Che si vedono sui marciapiedi / Siano fatte per gli invalidi o gli obesi / Ma è un’assurdità, / Perché, in verità, / Sono là, com’è noto, / Per accogliere qualche tempo gli amori esordienti”. Hanno grandi orecchie pacifiche e talvolta portano, scavati nella propria scorza, frammenti degli affetti che per un breve tempo le hanno scaldate: ti amo da pazzi, tvtb laura, friends forever… Arredo urbano Gli urbanisti conoscono il potere esperienziale delle panchine e decidono con ponderatezza dove metterle, a seconda del clima che vogliono si crei. I nostri lungolago, da Locarno a Lugano, sono popolati da una lunga fila di panchine poste strategicamente per invitare i turisti a godersi la vista del lago abbracciato dalle montagne. Nei centri delle città invece scarseggiano. Nelle piazze di Lugano, per esempio, i luoghi dove posarsi e osservare il tran tran urbano sono rari miraggi. Quante volte ci siamo ritrovati a vagare tra piazza Manzoni e piazza Riforma alla ricerca di un’accogliente lunga seggiola dove posare il nostro deretano stanco Una limitatezza che, si presume, deriva dalla paura di creare punti di aggregazione potenzialmente scomodi.

Nuovi modelli… E ci sono anche svariati esempi locali: nella nostra piccola realtà la popolazione di panchine è ancora abbondante, soprattutto nei parchi. Grazie alla creatività poi, nascono anche idee nuove come l’installazione Surfin’ Grass dell’artista ticinese Saul Savarino, degli isolotti di prato su rotelle che quest’estate – grazie ad Arte Urbana Lugano e al Dicastero Giovani ed Eventi della Città di Lugano – hanno invaso le piazze fungendo da panchine mobili e stimolando la sperimentazione e l’aggregazione. Le panchine accolgono proprio tutti, sono libere da giudizi e preconcetti Offrono la propria ospitalità a tutte quelle persone che, consumando e producendo poco, vengono emarginate dalla società: giovani ribelli, disoccupati, migranti, tossici, pensionati ecc. La panchina su cui si trovano trascende il luogo fisico per divenire una condizione esistenziale. … vecchie abitudini Ma torniamo alla panca di legno, essa delinea uno spazio a sé stante, incarna una scenografia, un piccolo palco dove ogni attore può inscenare un suo momento di vita. “Quello che rende ostile e non si perdona alla panchina è che contiene l’ambiguità dell’uso, concede sia la possibilità di sedersi ma anche di poterci scivolare sopra, dormire e, lontano dallo sguardo discreto, farci l’amore. La panchina non ha un modo d’uso: un atteggiamento viene considerato più o meno tollerabile a giudizio della guardia o della polizia urbana. Le panchine offrono nello spazio urbano luoghi di frammentazione della soggettività, di riposo da una ricerca di sopravvivenza, ma anche spazi dove ricostruire una socialità”, scrive Pasquale Grella. Tutti abbiamo bisogno di sederci di tanto in tanto e di avere dei luoghi di incontro dove fermarsi per il puro piacere di stare lì per un po’, senza orari e senza il bisogno di consumare una bibita o di pagare il biglietto. Le panchine, infatti, sono uno di quei rari posti che non chiedono nulla in cambio se non un po’ di calore umano. Sono un’ancora in questo mondo che corre veloce e regalano fughe gratuite dalla maratona del quotidiano. A mio modesto parere, una città senza panchine sarebbe come un salotto senza divani, spoglio e poco invitante



»

Astri toro

gemelli

cancro

Con Marte e Venere di transito la vita sentimentale si fa effervescente. Momenti di passione. Cambiamenti per i nati nella prima decade indotti da Urano e Saturno. Decisive le giornate tra il 9 e l’11 aprile.

Novità grazie agli ottimi aspetti di Mercurio. Momento propizio per le collaborazioni. Vittoria in una vertenza legale. Amori e passioni in assoluta segretezza. Partner sotto stress. Riposate tra l’11 e il 13 aprile.

Favorevoli le giornate tra il 9 e l’11 aprile. Vita sentimentale, passioni e affetti in primo piano. Opportunità professionali per i nati nella seconda decade. Discussioni in famiglia se avete figli adolescenti.

Una storia sentimentale viene tenuta segreta. Molti di voi avvertiranno l’esigenza di incontrare un maestro spirituale. Momento di rottura rispetto ai vecchi schemi. Complicazioni professionali tra il 9 e il 10.

leone

vergine

bilancia

scorpione

Fase sentimentale particolarmente attiva e fortunata per i nati nella terza decade. Momento decisivo per la vita professionale dei nati nella prima decade. Rompete con il passato: c’è un futuro che vi aspetta.

Attenti a quello che dite e a non prender lucciole per lanterne. Scarsa lucidità mentale tra il 7 e l’8 aprile. Umore bipolare per i nati nella seconda decade. Cercate di comprendere cosa volete!

Sentimenti in notevole effervescenza. Con Venere e Marte in opposizione tendete ad assumere un profilo passionale. Gelosie e nervosismo per i nati in ottobre tra il 9 e l’11 a causa dell’opposizione lunare.

Grazie alla Luna e ai transiti di Nettuno e Mercurio sentite l’esigenza di rinnovarvi. Incontri sentimentali all’interno del luogo di lavoro per i nati nella terza decade. Momento ideale per l’inizio di una dieta.

sagittario

capricorno

acquario

pesci

Tra il 9 e l’11 aprile Luna favorevole. Colpo di fulmine per i nati nella terza decade. Atteggiamenti bi-polari per i nati nella seconda. Con Giove in opposizione non è facile capire cosa effettivamente si desidera.

Con Marte e Venere in quadratura non riuscite più a controllare le vostre emozioni. Gelosie e discordie in famiglia. Se volete vincere dovrete andar incontro a un “reset” generale. Calo energetico per le terze decadi.

Si apre una nuova fase nella vostra vita sentimentale. Incontri e colpi di fulmine durante un incontro culturale o una gita. Successi e promozioni per i nati nella seconda decade grazie ai buoni aspetti con Giove.

Momento buono per portare a termine una trattativa. Spese inaspettate per l’automobile o il vestiario. I nati nella prima decade vanno incontro a una nuova fase della loro vita. Attenzione alle parole in libertà.

» a cura di Elisabetta

ariete


»

Gioca e vinci con Ticinosette

1

2

3

4

5

6

7

9

8

10

6 11

13

12

14

3 15 16

17

20

18

21

19

22 23

25

26

24 28

27 30

29

4 31

32

33

5 34

36

35 37

39

38

40

41

8 42

1 44

43

2 45

46

47

49

48

50

7 La parola chiave è:

1

1

L

10

A

12

D

14

O

16

N

20

N

2

2

A V

P

27

E

30

R

34

F

39

E

42

T

A

4

T

O

R

I A

E

A

L

D

O

M

I

G

L

I

A

28

E

O

31

D

I

I

D

43

E

A

45

L

52

A

A M

41

I

R 46

R

49

S

N R

22

R E A

9

I N F E

19

O

R

A

N

T

I

N

A

T

O

T

E

R

I

M

E

26

A S P

A

I

8

M I

E

T

E

18

S

P 37

S

E

A

R 44

U T

47

5

»

6

7

8

Soluzioni n. 12

La soluzione del Concorso apparso il 22 marzo è: PILASTRO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata:

38

N I

A

P

I

R

O

R

I

M

E

T

E

N

A

51

50

A

R

36

35

40

R

A

R

33

7

L

29

G 32

C

4

11

P

C

17

I 13

15

G

21

V I

N

O

E

23

A

N

6

T

A 25

O I

C

I

5

R

R

T 48

T

O

A

A 24

3

3

I

Pia Gussalli via Morengo 6805 Mezzovico Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

La soluzione verrà pubblicata sul numero 16

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 11 aprile e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 9 aprile a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

Orizzontali 1. Segue domani • 9. Un metallo bianco duttile • 10. Negazione • 11. L’alieno di Spielberg • 12. Preposizione semplice • 13. Procedura • 15. I solidi... egiziani • 16. Avanti Cristo • 17. I confini di Tegna • 18. Nome di donna • 20. È spesso abbellito da vasi di gerani • 23. Il matematico di Mileto • 25. Propenso, portato • 28. Consonanti in Teseo • 29. Titolo nobiliare • 30. Pari in rimessa • 31. Furon fatali a Cesare • 32. La moglie di monsieur • 34. Provare, sperimentare • 36. Brigate Rosse • 37. Mettere a posto • 39. Dittongo in boato • 41. Il nome di un Lionello • 42. Pubbliche Relazioni • 43. Il porto di Atene • 45. Frutti conici • 47. In nessun tempo • 49. Il premio ambito dagli attori • 50. Regalo. Verticali 1. Noto film del ’97 di Ivan Reitman con Robin Williams • 2. Erba irritante • 3. Mezza paga • 4. Maroso • 5. Gemme preziose • 6. Due nullità • 7. Comprendono le Bahama • 8. Salvò la fauna • 13. Il prototipo perfetto • 14. La Silvia vestale • 19. Mese autunnale • 21. Antidoto • 22. Ripara da fastidiosi insetti • 24. Verbo ausiliare • 26. Prive di indumenti • 27. Una nota e un articolo • 30. Dittongo in giada • 32. Mamme • 33. Fitte, sode • 35. Bella località turistica sulla costa tirrenica • 38. Ione • 40. Il dio greco della guerra • 44. Questa cosa • 46. Responsabilità Civile • 48. Austria e Norvegia.

Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!

Giochi

47


TI: ...se non lo puoi dimostrare INDIA, CI SEI MA NON ESISTI hai un Sei povero, magari orfano o abbandonato, se non ai servizi documento non sei nessuno, e nessuno può accedere governativi previsti in favore dei poveri. ale con “Connect All” è un programma di integrazione soci usi la costruzione di una rete per raggiungere gli escl dere acce per i e gli emarginati e fornire loro gli strument ai servizi dello Stato.

Vuole partecipare anche Lei? Ci può chiamare: +41 91 871 11 62 Ci può aiutare: ccp 90-114717-2

Associazione ABBA | CH 6722 Corzoneso | www.abba-ch.org


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.