№ 40 del 4 ottobre 2013 · con Teleradio dal 6 al 12 ottobre
via crucis
Negoziare costa tempo e denaro. E la strada degli accordi bilaterali appare sempre più impegnativa
C T · RT · T Z · .–
Insieme per un mondo piĂš giusto!
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Ticinosette n. 40 del 4 ottobre 2013
Impressum Tiratura controllata 68’049 copie
Chiusura redazionale Venerdì 27 ottobre
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
4 Arti La Via Lattea 10. Argonauti del Ceresio di oreSte BoSSini ................................... 8 Eroi Hans e Sophie Sholl di FranceSca rigotti .......................................................... 10 Kronos Innocenza di carlo Baggi .......................................................................... 11 Vitae Livia Bussi-Gonzàles di Keri gonzato ............................................................. 12 Reportage Golf. Green passion di raFFaele Soldati; FotograFie di reza Khatir ............ 37 Fiabe Il mazzo di fiori di chiara Piccaluga; illuStrazioni di céline MeiSSer .................... 42 Tendenze Abbigliamento. Scarpe grosse e cervello fino di MariSa gorza ............... 44 Svaghi .................................................................................................................... 46 Agorà Bilaterali. Svizzera: sovranità cedesi?
di
Silvano de Pietro ...............................
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
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In copertina
Parte di un sistema Illustrazione di ©Bruno Machado
Terra di molti (e di nessuno) Complimenti a Stefano Guerra per il testo sul passo del Monte Ceneri di qualche settimana fa (Ticinosette n. 35/2013 del 30 agosto, ndr.). Tutti vi transitano e qualcuno si ferma in quella “rumorosa” stazione di sevizio citata nell’articolo, ma che è così apprezzata dai passanti che regolarmente i suoi posteggi sono tutti occupati. Ci sono giorni che per questioni di lavoro faccio il Ceneri più volte, ma a ogni passaggio la voglia è quella di fermarsi per un caffè, così tanto per vedere chi passa. È uno strano posto il Monte Ceneri, un piccolo valico di poche centinaia di metri che, come dice Guerra, oggi i turisti che percorrono l’autostrada nemmeno si accorgono di oltrepassare. Ma d’estate ti pare di essere in alta montagna, nemmeno fossimo sul Lucomagno o sul Gottardo: carovane di motociclisti e pellegrinaggi di auto d’epoca che vanno verso sud. C’è qualcosa di avventuroso in quella strada di cemento che sale. E che fatica ti viene solo a vedere ciclisti vestiti di tutto punto che hanno il coraggio di affrontare la salita da Cadenazzo. Coraggio ce ne vuole anche a farla in bicicletta quella strada secondo me, con le moto che ti passano a pochi centimetri sulla sinistra e macchine che a tutto gas sfidano gli 80 km/h di velocità massima: sorpassi sulla doppia linea, luci abbaglianti (“fammi passare, s*****” li vedi già che ti gridano da dietro il parabrezza) e ogni tanto la lieta sorpresa di una pattuglia: “Buongiorno, controllo di polizia. Patente e libretto di circolazione, per favore...” e intanto ti osservano già le gomme. Ogni volta hai il terrore che dei loro colleghi si siano appostati qualche rettilineo prima a controllare la tua velocità e magari se hai il telefonino all’orecchio. Se fossi un sociologo io lo scriverei un libro sul
31 marzo 2010, incidente mortale sul Ceneri (fotografia FVR/Franjo tratta da tio.ch)
Monte Ceneri, perché secondo me è veramente una specie di frontiera, un po’ selvaggia un po’ luogo di misfatti. Il vostro giornalista ne ha ricordati alcuni, ma basterebbe percorrerla a piedi (meglio non farlo) per trovare segni piccoli e grandi dell’umanità che passa da quelle parti. Fanali rotti, vecchie scritte, piccole case, vestiti dimenticati, rattoppi di asfalto e cemento, materiale caduto dai camion, camper surriscaldati fermi ai lati con le 4 frecce, il mistero di chi vive a Robasacco, un paese con non è né sopra il Ceneri e neanche sotto, in mezzo, e d’inverno il ghiaccio pare sia perenne. Senza dimenticare la prostituzione e i bordelli, cioè la professione più vecchia del mondo che sul nostro Ceneri ha trovato una casa da tempi ormai oscuri. Oggi a un tiro di schioppo dal passo ci sono anche le piscine, i giochi per i ragazzi, le escursioni sul Tamaro, il museo della vecchia radio/TV, senza dimenticare i militari che hanno fatto la fortuna dei ristoranti della zona. Non manca niente, mi pare. Magari solo un po’ di pianificazione e protezione del territorio, ma questo è un male che ormai in Ticino non sembra preoccupare molti. Alla prossima lettura! D. L. (Locarno)
Svizzera: sovranità cedesi? Bilaterali. I rapporti tra Confederazione e Unione Europea vivono una fase difficile. Il proseguimento della “via bilaterale” dipende ormai da come verrà risolta la cosiddetta “questione istituzionale”. Il Consiglio federale ha individuato e messo in consultazione una sua proposta, in vista dell’apertura di un negoziato con l’UE. Ma la soluzione non convince tutti
di Silvano De Pietro
Agorà 4
N
el dicembre 1992 il popolo svizzero decise di non aderire allo Spazio economico europeo (SEE), ovvero all’accordo commerciale tra l’Unione Europea e i paesi dell’AELS, l’Associazione europea di libero scambio che allora comprendeva otto stati, rimasti oggi solo in quattro: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Quel trattato SEE, rifiutato dagli svizzeri, permetteva ai paesi dell’AELS di partecipare al mercato comune europeo senza dover essere membri dell’UE . Da allora la Svizzera, per non rimanere tagliata fuori dal mercato unico continentale, ha dovuto imboccare un percorso solitario e chiedere all’Unione Europea di negoziare accordi bilaterali “ad hoc”, settore per settore. Di tali accordi sono stati sottoscritti due pacchetti: i “bilaterali I” nel 1999 e i “bilaterali II” nel 2004. Finora questa via bilaterale si è rivelata uno strumento efficace per difendere gli interessi della Svizzera nei confronti dell’UE , che rimane di gran lunga il suo principale partner commerciale. Circa il 60% delle esportazioni elvetiche è infatti diretto verso il mercato unico europeo e l’80% delle importazioni proviene da stati membri dell’Unione. A sua volta la Svizzera, dopo USA , Cina e Russia, è il quarto partner commerciale dell’UE . Una ventina di accordi principali e un centinaio di altri accordi settoriali garantiscono agli operatori economici elvetici l’accesso al mercato interno dell’UE . In ogni votazione popolare, la via bilaterale è stata regolarmente sostenuta dalla maggioranza del popolo e dai cantoni. Il privilegio di negoziare alla pari accordi economici bilaterali con l’intera UE , sta però costando piuttosto caro alla Svizzera, soprattutto in termini politici. L’Unione Europea non è un singolo stato il cui governo può eventualmente decidere, liberamente e rapidamente, di fare
delle concessioni in cambio di vantaggi. L’UE è il risultato di complessi trattati ed equilibri, e deve tutelare gli interessi di tutti i 28 stati membri. Naturale quindi che l’Unione non sia particolarmente disposta ad affrontare ulteriori complicazioni per favorire la piccola Svizzera, e chieda perciò a quest’ultima di adeguarsi automaticamente all’evoluzione del diritto europeo, frutto a sua volta di faticosi compromessi. La “questione istituzionale” è tutta qui. Essa concerne diversi aspetti. In primo luogo, appunto, l’acquisizione “dinamica” da parte elvetica del diritto comunitario (che vuol dire riprendere e applicare, senza pretendere ulteriori negoziati, le eventuali modifiche normative che toccano le materie oggetto degli accordi bilaterali). Secondariamente, la sorveglianza sull’applicazione degli accordi stessi. Infine, il superamento delle divergenze. Un meccanismo equivoco Quest’ultimo aspetto è sicuramente il più delicato, sia perché dalla designazione dell’organo giudicante a cui rimettersi per risolvere eventuali contrasti dipende la disponibilità ad accettare l’acquisizione dinamica del diritto europeo, sia perché questo punto tocca il tasto molto sensibile della sovranità elvetica e dei diritti popolari degli svizzeri. L’Unione Europea vorrebbe che tali questioni venissero affrontate in una “adeguata cornice istituzionale” che preveda “meccanismi internazionali” per la sorveglianza e la giurisdizione. La soluzione proposta dal Consiglio federale è invece di tipo nazionale. La Svizzera e l’UE garantirebbero mediante le proprie autorità il monitoraggio sull’applicazione degli accordi all’interno del rispettivo territorio, mentre la supervisione generale sarebbe assicurata da un
(...)
AgorĂ 5
Il socialista tedesco Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo dal gennaio 2012 (europarl.europa.eu)
“La Svizzera potrebbe continuare a non recepire la direttiva europea relativa alla cittadinanza (che comporta il riconoscimento di molti diritti ai cittadini dell’UE, che lavorino o meno in Svizzera) e potrebbe continuare a mantenere le misure complementari in materia di libera circolazione e contingentare i permessi di lavoro. Ma se non vorrà che il relativo accordo bilaterale venga sospeso o disdetto, con gravi ripercussioni politiche ed economiche facilmente immaginabili, dovrà adeguarsi alle norme vigenti in tutta Europa”
Agorà 6
comitato misto. In caso di disaccordo in seno a tale comitato, ambedue le parti potranno sottoporre alla Corte di giustizia dell’Unione (CGUE) le questioni interpretative relative al diritto dell’UE . Sulla base dell’interpretazione (quindi di un semplice parere) della CGUE , il comitato misto dovrà trovare un’intesa accettabile per entrambe le parti. In assenza, le parti potranno adottare misure compensative proporzionate, che potrebbero arrivare fino alla sospensione parziale o totale dell’accordo interessato. Un meccanismo un po’ complicato, come si vede. E anche un po’ equivoco. Secondo il Consiglio federale, tale soluzione non comporterebbe neppure il recepimento automatico dell’acquis (il diritto acquisito) comunitario, dal momento che qualsiasi inserimento in un accordo bilaterale di una nuova disposizione dell’UE dovrebbe avvenire solo dopo una decisione della Svizzera, presa nel pieno rispetto delle proprie procedure interne. In altre parole, anche se la CGUE ritenesse che un accordo debba essere modificato, la Svizzera potrebbe sempre decidere di non farlo. Accettando di subirne le conseguenze. Così, per esempio, per quanto concerne l’accordo sulla libera circolazione delle persone, la Svizzera potrebbe continuare a non recepire la direttiva europea relativa alla cittadinanza (che comporta il riconoscimento di molti diritti ai cittadini dell’UE , che lavorino o meno in Svizzera) e potrebbe continuare a mantenere le misure complementari in materia di libera circolazione e contingentare i permessi di lavoro. Ma se non vorrà che il relativo accordo bilaterale venga sospeso o disdetto, con gravi ripercussioni politiche ed economiche facilmente immaginabili, dovrà adeguarsi alle norme vigenti in tutta Europa.
Un prezzo eccessivo E qui si capisce perché i partiti politici svizzeri siano molto critici verso tale proposta di soluzione: un coniglio che il ministro degli esteri, Didier Burkhalter, ha tirato fuori dal cilindro. “Ci aspettavamo già il peggio”, ha detto il presidente dell’Unione democratica di centro, Toni Brunner, “ma i piani del consigliere federale Burkhalter hanno ampiamente superato i nostri timori”. Secondo l’UDC “il governo vuole concludere un contratto coloniale. Tutti i cittadini UE riceverebbero tutti i diritti svizzeri. E poi: acquisizione automatica del diritto, giudici stranieri, libero accesso alle nostre assicurazioni sociali. Questa è la svendita della Svizzera, portata avanti dal Consiglio federale svizzero”. Non meno critico si è tuttavia rivelato anche il giudizio della sinistra. “Significherebbe in realtà un’adesione passiva al’UE, senza diritto di codecisione. Il prezzo che la Svizzera dovrebbe pagare in termini di perdita di sovranità sarebbe troppo alto. Gli stati dell’UE deciderebbero su di noi senza di noi. La via bilaterale finirebbe in un vicolo cieco”, ha affermato il presidente del PS Christian Levrat. Gli ha fatto eco l’analisi puntuale del sindacalista e consigliere nazionale socialista Corrado Pardini. Se le future regole istituzionali avranno ripercussioni anche sugli accordi già esistenti, e si comincerà a stringere sulla libera circolazione delle persone e sulle misure complementari, allora le conseguenze potranno essere fatali: la Svizzera assumerebbe una posizione difensiva nei confronti del’UE . “Burkhalter ha aperto il vaso di Pandora”, è stata la conclusione di Pardini. Anche i partiti di centro hanno accolto con scetticismo la proposta del Consiglio federale. Per il presidente del PPD, Christophe Darbellay, la possibile ripercussione sugli accordi già in vigore sarebbe molto problematica:
sempre a esistere. D’altronde, già oggi gli effetti pratici delle decisioni della Corte di giustizia dell’UE sono molto forti”. E qui l’eminente giurista porta l’esempio del Tribunale federale, che sull’accordo di libera circolazione delle persone ha sostanzialmente seguito la giurisprudenza della CGUE . Di conseguenza, “non sarebbe insensato” se si introducesse anche un meccanismo di decisione preliminare che consenta ai tribunali svizzeri di “sottoporre alla CGUE rilevanti questioni di interpretazione” degli accordi bilaterali.
Toni Brunner (xhemal-ahmeti.org)
“Significherebbe che a suo tempo abbiamo comprato a scatola chiusa”, ha affermato, prendendosela direttamente con il ministro degli esteri. “Se Didier Burkhalter ha realmente ignorato la posizione del Consiglio federale senza consultarsi, questo non va affatto bene”. La conseguenza di un tale cambiamento di rotta potrebbe essere il dover applicare la direttiva dell’UE sulla cittadinanza: “Ciò significa che un rom potrebbe entrare in Svizzera e il giorno dopo incassare aiuto sociale e prestazioni complementari. Un puro abuso”, ha concluso il presidente dei democristiani svizzeri. E una posizione analoga è stata espressa, anche se con minore enfasi, da Philipp Müller, presidente del PLR , il partito di Burkhalter. Cessione di diritto Ma oltre che tra i politici, la discussione è divampata anche tra i maggiori specialisti svizzeri di diritto internazionale. Guidati dalla professoressa di diritto europeo Christa Tobler, dell’università di Basilea, una quindicina di accademici esperti in varie branche della giurisprudenza internazionale privata e pubblica hanno sottoscritto questa estate una lettera indirizzata al Consiglio federale, nella quale chiedono al governo di non escludere a priori eventuali alternative alla Corte di giustizia dell’UE . La loro preoccupazione è che si miri a “una soluzione, a quanto pare priva di alternative, con un tribunale sovranazionale di cui la Svizzera non fa parte”. E concludono esprimendo il timore che, senza una rappresentanza della Svizzera in un tale tribunale, “difficilmente si potrebbe ottenere un’approvazione del popolo svizzero in un referendum”. Sul versante opposto si è invece schierata Astrid Epiney, docente di diritto europeo all’università di Friburgo, la cui posizione è nettamente favorevole al progetto del ministro Burkhalter. Da noi interpellata, Epinay ha affermato che “con questa soluzione, al Consiglio federale è riuscita la quadratura del cerchio”. Infatti, “esso riconosce determinate competenze a un tribunale «internazionale» quale la CGUE, senza peraltro mettere fondamentalmente in discussione la competenza di ultima istanza della Svizzera”. Tuttavia, questo vuol dire che la Svizzera dovrà comunque, prima o poi, ammettere il primato del diritto europeo? “Certo”, risponde Epiney, “per la Svizzera diventerebbe politicamente difficile non attenersi ai pronunciamenti della CGUE; ma quella possibilità fondamentale continuerebbe pur
Una mezza autonomia? Questa posizione di sostegno quasi entusiastico alla soluzione proposta dal governo viene però apertamente contrastata da altri “addetti ai lavori”. Uno di questi è il giurista Carl Baudenbacher, professore all’università di San Gallo e presidente della Corte AELS, che ha definito semplicemente “insostenibile” la proposta del Consiglio federale di sottoporre alla CGUE l’interpretazione degli accordi bilaterali. Molto meglio sarebbe attribuire alla Corte dell’AELS, dove la Svizzera è rappresentata, la competenza d’interpretazione dei bilaterali. Ma coinvolgere l’AELS significherebbe accrescere la complessità della struttura dei bilaterali e mettere in mezzo Norvegia, Islanda e Liechtenstein, che con i rapporti tra UE e Svizzera non c’entrano nulla. Insomma, un ginepraio. Ma un ginepraio più finto che reale. In una recente intervista collettiva pubblicata dal settimanale germanico Die Zeit, mentre l’ecologista Bernhard Pulver, ministro cantonale bernese, sosteneva che ormai “abbiamo ceduto sovranità non solo giuridicamente, ma anche concretamente” e che perciò “non bisogna farsi illusioni”, il segretario generale dell’UDC Martin Baltisser replicava che il non lasciarsi integrare in un sistema politico diverso “si chiama pragmatismo”. E alla domanda se gli svizzeri non vogliano abbandonare la propria posizione fino all’ultimo, Baltisser ha risposto: “È così. Dobbiamo reagire, non ritirarci”. Che questo atteggiamento combattivo, di resistenza, non sia però affatto conveniente, lo dimostra implicitamente la valutazione tecnica che la professoressa Epiney dà della via d’uscita suggerita dal Consiglio federale. Questa sarebbe una soluzione che contribuisce a fare della composizione delle divergenze una questione essenzialmente giuridica, “anche grazie al determinante vincolo che lega le due parti alla perizia della CGUE. Ciò è da apprezzare, poiché una composizione meramente politica delle divergenze va tendenzialmente a svantaggio del partner più piccolo, come il recente passato ha più volte dimostrato in modo convincente”. Epiney si riferisce evidentemente alle pressioni politiche relative al segreto bancario, alle quali la Svizzera non ha avuto altra scelta che cedere. Ma nella citata intervista collettiva del Die Zeit, la sangallese Karin Keller-Sutter, consigliera agli Stati del PLR, ha realisticamente ammesso: “Esiste ovviamente una pressione. E finché ci adeguiamo alle norme UE, tutto bene. Ma se ci adattiamo troppo nei campi della formazione, della politica sociale o del commercio estero, ci rimettiamo. In questo, siamo messi meglio della maggior parte dei paesi dell’UE. Meglio una mezza autonomia che nessuna autonomia”.
Agorà 7
Argonauti del Ceresio L’associazione Teatro del Tempo propone una piccola odissea alla scoperta di territori poco conosciuti della musica. È questo lo scopo della manifestazione “La Via Lattea 10”, che i prossimi 5 e 6 ottobre conclude il suo viaggio tra Chiasso e Gandria
di Oreste Bossini
Arti 8
Il consiglio degli organizzatori è di portare scarpe comode e indumenti caldi. Sono previste delle soste, dove vengono distribuiti tè e alimenti per rifocillarsi, ma chi vuole è libero di ristorarsi con il cibo portato da casa. Non stiamo parlando di un’escursione di trekking, bensì di una piccola ma preziosa rassegna musicale e artistica, che da oltre dieci anni si svolge attorno al lago di Lugano, animando la vita culturale del cantone. Il titolo di quest’anno è “La Via Lattea 10”, un percorso iniziato il 6 luglio scorso tra Chiasso e Mendrisio e in procinto di concludersi il prossimo 5 e 6 ottobre con un viaggio in battello sul lago articolato in varie tappe. La felice impresa è organizzata dall’associazione Teatro del Tempo, che cerca di risvegliare lo spirito d’avventura del pubblico con una piccola odissea alla scoperta di territori poco conosciuti della musica di ieri e di oggi. Odissea luganese Marco Pagliarani e i suoi collaboratori hanno immaginato di vedere nel Ceresio un nuovo Mar Egeo, solcato dalle navi di un gruppo di moderni Argonauti. Il loro vello d’oro sarà l’incontro a ogni approdo con forme ignote e originali del suono, da quello antichissimo delle launeddas sarde a quello proteso verso il futuro di Beat Furrer, compositore svizzero tra i più conosciuti a livello internazionale, dal broccato d’oro della prima polifonia del XIV secolo alla ruvida canapa della Russia pagana di Stravinskij. Il viaggio si snoda attraverso le architetture più antiche e suggestive del Ceresio. L’incontro con i lotofagi contemporanei di Beat Furrer, evocati dalla voce di due giovani interpreti, il soprano Livia Rado e il contrabbassista Dario Calderone, sono per esempio una ghiotta occasione per salire dal porticciolo di Morcote verso Santa Maria del Sasso, la chiesa che domina il paese. Da questo edificio di fondazione romanica, rimaneggiato a fondo in epoca rinascimentale, i volonterosi argonauti musicali si spingeranno dopo poco più in là, fino all’oratorio di Sant’Antonio Abate, che sorge nella punta estrema dell’Arbostora, all’incontro del ramo di Melide e del ramo di Agno. Sulle pareti sopravvivono ancora buona parte delle pitture medioevali
che decoravano la chiesa, raccontando ai fedeli le storie della vita del santo, riportate da Jacopo da Varazze nella Leggenda Aurea. Una in particolare, nella parte superiore della parete di fondo del coro, rimane impressa per la sua originalità. Si scorgono delle figurine nude, le anime dei peccatori, che si dibattono come pesci imprigionati in una rete tesa da demoni e arpie. Sopra di loro volteggiano degli angeli, che aiutano le anime a liberarsi dalla rete e a salire verso Dio. In questo ambiente così raccolto e suggestivo il canto di Marc Mauillon, accompagnato dai flauti di Pierre Hamon e dalla viella di Vivabiancaluna Biffi, farà rivivere un lai caldo e sensuale di Guillaume de Machaut, il maestro indiscusso dell’ars nova francese del XIV secolo. La musica tra le pietre Il giorno dopo il viaggio della Via Lattea offre altre occasioni di incrociare musica e architettura, mescolando antico e moderno. A Osteno, per esempio, unica tappa italiana della nave degli argonauti, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo rappresenta bene la metamorfosi della pietra, che dalle forme squadrate e severe delle origini romaniche viene forzata ad allungarsi e a torcersi in senso decorativo in epoca barocca. Nella chiesa restano segni importanti dello scorrere del tempo, come per esempio la splendida Madonna con bambino quattrocentesca di Andrea Bregno, il grande scultore e architetto nativo di Osteno, artista tanto stimato nella corte dei papi da essere raffigurato dal Perugino nella Cappella Sistina. L’incontro degli antichi compositori italiani con i loro colleghi contemporanei è per l’appunto il tema del concerto a Osteno del Quartetto Prometeo, fresco vincitore del Leone d’argento alla Biennale Musica di Venezia. Come gli architetti barocchi di SS. Pietro e Paolo sono intervenuti nel corpo della chiesa rinascimentale, così Salvatore Sciarrino riscrive per quartetto d’archi la musica cembalistica di Domenico Scarlatti; Stefano Scodanibbio, scomparso da poco, ripensa in termini strumentali le polifonie vocali di Claudio Monteverdi; i più giovani Stefano Gervasoni e Francesco Filidei infine assimilano nel loro linguaggio la musica per tastiera di Frescobaldi, Trabaci e Merula.
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note 1 Si veda a questo proposito “Una nuova primavera” apparso in Ticinosette n. 30/2013 a firma sempre di O. Bossini (ndr.)
HOFER BSW
Un’altra chiesa antica fagocitata dal Barocco è quella di San Vigilio a Gandria, un lembo di terra strappato dagli uomini al pendio della montagna e alla forza di gravità. In questo villaggio di contadini abituati alla fatica e allo splendore della natura, Massimo Congiu e Claudio Jacomucci rivivono con le launeddas e la fisarmonica le musiche tradizionali sarde. A Ittiri, in provincia di Sassari – una delle aree archeologiche nuragiche più importanti del periodo a cavallo tra il neolitico e l’età del bronzo – è stata ritrovata una statuetta del XI secolo a.C. che raffigura un suonatore di launeddas, a testimonianza che il suono nasale e penetrante di questa sorta di preistorico oboe a tre canne risale agli abissi della storia.
Scossoni musicali perduti nel tempo Quello che oggi rappresenta un consapevole processo di ricerca e di dialogo con la storia di un territorio, agli inizi del novecento apparve agli artisti più ansiosi di muoversi verso nuove frontiere espressive uno strumento formidabile per liquidare le forme del secolo precedente ed esaltare in maniera moderna i valori plastici della materia. L’influenza dell’arte primitiva sulla pittura di Picasso e di Matisse o sulla scultura di Constantin Brancusi trovò un eco imprevedibile e del tutto slegato nel Sacre du printemps di Stravinskij1, un’improvvisa fiammata di creatività musicale rimasta isolata nella sua grandezza visionaria. L’unica musica in grado di reggere l’urto con la violenza tellurica del lavoro di Stravinskij è forse la Grosse Fuge per quartetto d’archi di Beethoven, un altro vulcano esploso all’improvviso e rimasto senza discendenti nella storia della musica. Un duo di coraggiosi pianisti, Andrea Corazziari e Antoine Didry-Demarle, hanno abbastanza fegato da affrontare questi due poderosi giganti in un solo concerto, nella sala dell’ex municipio di Castagnola. Il Duo Métamorphoses non si batte però contro un Polifemo azzoppato, privo com’è dell’orchestra e del quartetto d’archi, perché entrambe le trascrizioni per pianoforte a quattro mani sono di pugno dell’autore e non cedono nulla alla magnificenza di colore della versione originale. Per completare l’allegoria della decima “Via Lattea”, il Teatro del Tempo s’è rammentato che sulla nave di Argo era salito anche Orfeo. Apollonio Rodio racconta infatti come il mitico poeta sciamano fosse riuscito a placare con il suo canto l’animo di Giasone e dei suoi eroi, sul punto di scannarsi durante il viaggio. Sul battello del Ceresio Mariangela Gualtieri, attraverso la sua scrittura poetica fusa nel teatro, incarna lo specchio profetico e misterioso di quest’avventura nell’arte e nella musica. “Abbiamo Vega nel sangue / la stella prodigiosa, e istruzioni precise”, recita la sua “Predica ai pesci”. Un altro buon consiglio ai novelli argonauti, assieme alle scarpe comode e agli indumenti caldi.
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Hans e Sophie Scholl Nell’era del digitale appaiono così lontani quei personaggi che, con la sola forza della carta e con coraggio da vendere, hanno saputo opporsi alla violenza e alla barbarie del totalitarismo di Francesca Rigotti Conosciamo volti che fanno della contraddizione e della menzogna uno strumento della politica; uomini di governo che non sanno governare e nemmeno vergognarsi di non saperlo fare (e di altro). Personaggi che ricorrono a ogni bassezza per non avere il coraggio di accettare dignitosamente una condanna, tirarsi finalmente da parte a trascorrere una vecchiaia non rancorosa. Invece no, sono lì a implorare la grazia, mica per salvare la pelle, che si capirebbe, no, per poter continuare a rimestare nelle beghe della politica.
Eroi 10
vergognoso e corrotto. Vi si leggono frasi come “anche gli ebrei sono esseri umani” (Auch die Juden sind doch Menschen), la denuncia dei massacri di ebrei in Polonia, si invoca il popolo tedesco a non essere correo (mitschuldig) di quegli assassinii, di cercare di estirpare dal suolo tedesco le bestie nazionalsocialiste (diese Bestien zu vertilgen).
Film, mostre, biblioteche La vicenda della Rosa Bianca e dei fratelli Scholl è ricordata in un film del 1982 (Die Weiße Rose, Germania 1982, regia di Michael Verhoeven) e in uno Eroi straordinari più recente, tedesco anche queE poi ci sono personaggi che sta volta, del 2006 (Sophie Scholl sono l’esatto contrario: fulgidi, - Die letzten Tage, regia di Marc puri, luminosi a tutto campo, di Rothemund). Ai nostri giorni è fronte ai quali ci si può soltanto richiamata alla memoria da una inchinare, di fronte al cui commostra organizzata dalla biblioportamento ogni gesto e ogni teca dell’università del Nevada parola ci sembra fuori luogo. Las Vegas, che si sposterà alla Persone coraggiose, eroi veri. biblioteca dell’università del MiPensate ai ragazzi della “Rosa chigan. Che le biblioteche non Bianca”, la piccola organizzaziosiano soltanto quei luoghi polvene studentesca della quale Hans rosi oggi disertati dagli studenti, Monaco, 1942: Hans e Sophie con Christoph Probst e Sophie Scholl, fratello e sorella, ma continuino a essere luoghi ©Collezione privata Jürgen Wittenstein formavano il nucleo. Insieme a di conservazione e di lettura loro Alexander Schmorell, Chriconcentrata, per persone che stoph Probst, Willi Graf e uno dei loro professori all’uni- passano il loro tempo guardando non soltanto il display versità di Monaco, Kurt Huber. Scrivo e mi viene la pelle del proprio smartphone attendendo l’arrivo di un sms, d’oca, perché le date di nascita dei ragazzi, tutti ventenni, un whatsapp o un twit che li sollevi dal torpore? Luoghi sono tra il 1917 e il 1921 (del ‘21 è proprio Sophie, la più per persone che ancora leggono libri a stampa? Anche le giovane); ma la data di morte è per tutti la stessa: 1943. biblioteche delle università del Nevada e del Michigan Tra il febbraio e l’aprile di quell’anno vennero “giustiziati”, compiono un piccolo gesto eroico ospitando nelle loro sale per la precisione ghigliottinati, dalla Gestapo per essersi pannelli con foto in bianco e nero di quei ragazzi e del loro opposti alla dittatura hitleriana, per aver diffuso volantini docente, e dei volantini da loro scritti e distribuiti. contro il regime nazista. Volantini? Volantini, pericolosissimi foglietti di carta stam- Eroi con la carta pata diffusi in città, Monaco di Baviera, lanciati dall’alto Non eroi di ferro e di spada, eroi di carta, eroi che con la delle scale dell’università – lo ricorda un monumento a carta cercavano di cambiare il mondo. Un po’ come MalaMonaco – che denunciavano la tirannia nazista, il soffo- la (di cui abbiamo recentemente scritto; Ticinosette n.35, camento della libertà, il massacro dei soldati durante la 2013) con i suoi libri, la penna, i maestri. Scrivevano ancora guerra. Volantini composti da studenti, che non a caso in un volantino i ragazzi della Rosa Bianca: “Ogni essere credevano, come ci crediamo noi ingenui intellettuali, nel umano ha diritto a uno stato di diritto, che assicuri la libertà del potere della parola, nell’illuminazione data dalla cultura, singolo come il bene della comunità. Perché l’uomo deve essere nel potere del sapere e della conoscenza. per volere divino libero e indipendente (frei und unabhängig) Sono scritti in uno stile complesso e un po’ accademico, e cercare la propria felicità terrena in autonomia e indipendenricco di riferimenti culturali, quei volantini, usano parole za... ma ogni essere umano ha anche il dovere di abolire questo elevate, termini greci come hybris (prepotenza), e motti sistema, perché con ogni giorno nel quale esiterete, nel quale non latini (salus publica suprema lex, il bene dello stato è la legge vi opporrete a questa creatura infernale, la vostra colpa crescerà suprema), chiamano alla resistenza contro quel regime come una curva parabolica e anche più in alto”.
Innocenza
Il racconto biblico della caduta di Adamo lascia aperto un varco interpretativo, a suggerire che non si trattò di innocenza perduta quanto piuttosto della perdita della vera conoscenza di Carlo Baggi
Nel passo biblico relativo alla caduta di Adamo compaiono
Adamo vide da un capo all’altro del mondo…”4. Affermaziodue elementi che creano la spiacevole sensazione che l’esito ne, questa, che impedisce sia la visione di una divinità disastroso dell’accaduto fosse non solo possibile, ma addi- accentratrice e arrogante che conculca la ragione umana, rittura scontato. Il primo è dato dalla presenza innominata sia quella dell’uomo infante, prigioniero della totalità modi una forza antagonista, che compare improvvisamente struosa del giogo divino5. Tornando al testo in questione con sembianze serpentesche, in quel Giardino d’Eden recin- traspare che lo stesso, pur riferendosi a un evento accaduto tato e ricolmo della presenza dell’Eterno. Il secondo risulta oltre la storia, in realtà vuole parlare all’uomo nella storia. dal contenuto dell’interdizione divina di cibarsi dei frutti Una volta perduta la conoscenza di tutta la Verità restava solo dell’Albero della conoscenza del bene e del male. Al riguardo la conoscenza di una realtà sperimentabile soggettivamente. apparirebbe improbabile che la neonata creatura umana Il pensiero biblico suggerisce allora, come antidoto alla potesse discernere concetti, ancora dolorosa schiavitù delle scelte6, deignoti in quella fase della Creazione, terminate dalla necessità del giudizio quali “bene”, “male”, “morte”. su ciò che è bene e su ciò che è male, La riflessione su tali aspetti, che l’indicazione di accostarsi a ogni non concerne solo la teologia, conprocesso conoscitivo con tzedakah. siderato quanto abbiano stimolato Questa parola ebraica ha un signivari settori del pensiero occidentale, ficato poliedrico, perfetta fusione permette di far emergere dal substradi giustizia e di misericordia7, che to biblico altri impulsi. Seguendo il ben rappresenta l’innocenza intesa racconto nelle traduzioni letterali, non come semplice virtù, ma come la conoscenza appare come il frutto concreta regola operativa. di un istinto attivato al posto della Innocenza, dunque, come metodo Michelangelo Buonarroti, La Creazione primigenia innocenza. L’esame del non per carpire verità divine, ma per di Adamo, particolare della Cappella Sistina, testo originale schiude, per contro, sorreggere e contenere la sofferenza Città del Vaticano uno scenario più profondo e sostandi questo mondo causata della perzialmente differente. In primo luogo duta conoscenza. Innocenza, come le parole ebraiche, tradotte in modo molto riduttivo con stato che permette di comprendere che tutto è Uno e inter“bene” e “male”1, esprimono due funzioni opposte: unione- dipendente. Innocenza, infine, come coraggio di abbassare esistenza e separazione-diversità. Concetti che rappresentano le mani dagli accattivanti frutti proibiti; perché, come fu modi di percepire la realtà, prima ancora che valori etici. detto: “Il mondo è pieno di potenti luci e misteri, ma l’uomo li In secondo luogo la visione biblica gioca la sua originalità nasconde con la sua piccola mano”.8 con un aspetto paradossale, perché il frutto dell’albero della conoscenza priva Adamo della vera conoscenza! L’interdizione divina voleva, infatti, proteggere Adamo dalla necessità note della scelta2 che si sarebbe prodotta in lui nel momento in 1 In ebraico: Tov e Ra. Il Bene (Tov) racchiude la Luce attraverso la quale l’Eterno crea il mondo (M. Laitman, Zohar, pagg. 43, cui la Verità non gli fosse più apparsa come assoluta, ma 44. URRA, 2011). frammentata in molteplici verità relative. 2 In questo evento si legge la nascita del dubbio e quindi della L’elemento significativo dell’episodio è quindi determinato coscienza (U. Galimberti, Psiche e Techne, pag. 68 e segg., Feldalla perdita della conoscenza e non dell’innocenza. Questa, trinelli, 1999). infatti, non poteva avere alcun significato in presenza 3 I riferimenti biblici all’innocenza del fanciullo (Dt. 1: 39; Mt. 18:3), che “non conosce il peccato”, sottolineano proprio il della pienezza spirituale di Adamo, immagine di Dio, e in presupposto dell’avvenuta conoscenza del bene e del male e, assenza di peccato e di colpa. In questi termini, pertanto, quindi, dell’esistenza del peccato originale. lo stato d’innocenza riguarda l’uomo solo dopo la “caduta” 4 Talmud, (Hagiga 12) cit. in M. Laitman, Zohar, pag. 144. 5 e non prima3. U. Galimberti, op.cit., pagg. 64, 66. 6
La schiavitù delle scelte La tradizione biblica pone, infatti, l’accento sulla vastità spirituale della conoscenza di Adamo affermando che: “Nella Luce attraverso la quale il Creatore ha creato il mondo,
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Simbolicamente indicate nel testo biblico (Genesi 3: 16) come aumento delle sofferenze, delle gravidanze e delle relative doglie. Salmi 24: 3,4 Detto tramandato da Rabbi Nachman di Bratzlav (1772–1810). cit. in E.Ghini, Il segreto dei Chassidim, pag. 96, EDB, 2012.
Kronos 11
I
Vitae 12
venezuelani, calorosi e accoglienti, sono gente di cuore… Io, essendo nata in un paesino venezuelano e cresciuta nella grande Caracas, ci ho messo tanto tempo ad abituarmi ai modi più freddi e riservati degli svizzeri. In Venezuela chiamarsi “mi amor” è la cosa più naturale del mondo e ti tratta con affetto persino la cameriera al bar, qui invece molti non capiscono questo approccio espansivo. Questo sentimento, questo cuore, ha sempre guidato la mia vita. Dal mio primo grande amore sono nati i miei figli più grandi, Francisco e Andreina, quando ancora vivevo in Venezuela. Il secondo amore, invece, mi ha portata in Svizzera. Nonostante oggi siamo separati gli sono grata per avermi dato Lisa, la mia ultima figlia che oggi ha otto anni. Quando ormai avevo preso la decisione di dedicarmi solo ai figli e al lavoro e, vivendo una crisi profonda, stavo pensando di tornare in Venezuela… ho conosciuto il mio attuale marito, grazie alla ragazza di mio figlio: la vita ha voluto che suo padre si innamorasse perdutamente di me e poi, un po’ più tardi, io di lui. Nonostante io mi ritenga molto fortunata, la mia esistenza mi ha sempre messa alla prova. Il mio percorso è stato marcato da avvenimenti radicali che più volte mi hanno portato a cambiare tutto, ma proprio tutto. Quando avevo quindici anni persi la mamma e, dato che i miei erano divorziati e mio padre viveva altrove, mia sorella, che allora aveva ventuno anni, si occupò di me e dei miei tre fratelli. Sono stati tempi duri ma, per fortuna, ce la siamo cavata tutti molto bene. Dai miei genitori abbiamo ereditato l’intraprendenza e la passione per l’attività lavorativa… In Venezuela gestivo il mio centro di estetista e, anche in Svizzera, nonostante tutti mi dicessero che era rischioso, mi sono buttata e ho avuto diversi saloni miei. Ho uno spirito molto positivo e non mi lascio scoraggiare facilmente. Per me il “no” non esiste, credo nell’impossibile e metto il turbo in tutto quello che faccio. Ancora oggi con il mio centro di estetica, aiutare le donne a sentirsi meglio nella propria pelle mi appassiona. Nel mio lavoro, non si tratta solo di saper curare l’aspetto estetico del cliente, è bello saper ascoltare… Da sempre io ho questo dono, riesco
ad entrare nella pelle delle persone, nel loro cuore, e questo mi permette di dare consigli sinceri e di incoraggiarli a dare il meglio di sé. Il Venezuela? Occupa un posto importante nel mio cuore e, certo, mi manca ma ora la mia vita è qua. C’è anche da dire che, da quando sono partita per la Svizzera, più di dieci anni fa, la situazione del mio paese è ulteriormente peggiorata. Io stessa nel 1999 votai Chávez. Purtroppo, il suo approccio tutt’altro che democratico, ha finito per portare il paese alla deriva. È riuscito a dividere una popolazione, di natura solidale e amichevole, in due fazioni che si fanno la guerra a vicenda. Nonostante abbia aiutato le fasce più povere non l’ha fatto nel modo opportuno: regalando cibo e carburante, in cambio dei voti, non li ha stimolati sufficientemente a inserirsi nel tessuto lavorativo, impedendo un miglioramento duraturo. A livello della classe media poi, chi non si è schierato dalla sua parte, spesso e volentieri ha perso il lavoro o si è ritrovato in una situazione sfavorevole. Persino all’interno della mia famiglia c’è chi, essendo chavista, ha un buon impiego statale e chi invece, aderendo all’opposizione, fa fatica ad andare avanti. Qui in Europa, negli anni, ho sentito tanti pareri a favore di Chávez, ma la realtà è che molti hanno una visione parziale e non sanno delle numerose ingiustizie avvenute nel mio paese a causa sua. Oggi, con il suo successore, la situazione è ancora più incerta. Ma la verità è che, nonostante dopo il divorzio pensassi di tornare a casa, da lungo tempo vivo nella pacifica Svizzera e mi sento lontana da tali problematiche. A dire il vero però, vista la natura volubile della mia vita, sono sempre aperta ai cambiamenti e non mi stupirei se un giorno dovessi cambiare di nuovo tutto e partire per una nuova meta. Di una cosa sono convinta, nella vita dobbiamo essere aperti all’amore perché è l’unica cosa che ci porta alla vita… Quando sei chiuso non senti più niente mentre, quando apri il cuore, inizi a vivere davvero…
LIVIA BuSSI-GONzàLEz
Al calore tipico del suo Venezuela unisce una forte intraprendenza, e lo spirito d’iniziativa. Oggi coniuga l’amore per i figli alla sua attività di estetista
testimonianza raccolta da Keri Gonzato fotografia ©Flavia Leuenberger
Green passion di Raffaele Soldati; fotografie ŠReza Khatir
Il golf in Ticino può contare su tre valide strutture in grado di offrire percorsi di grande interesse agli appassionati. Ma sedersi sugli allori non basta: è necessario coinvolgere le generazioni più giovani se si desidera sviluppare uno sport che sta crescendo a livello globale, sia sotto il profilo agonistico sia di pubblico “Dobbiamo venderci meglio. Fra tre anni il golf tornerà a essere uno sport olimpico”. La frase è stata pronunciata da Luca Allidi, presidente del Golf Club di Ascona, in un nostro recente incontro. Membro di comitato dell’Associazione svizzera di golf (ASG; asg.ch), l’avvocato asconese si è impegnato a promuovere un messaggio importante: rendere la disciplina un po’ più vicina alla gente. L’impresa non è facile, un po’ per certi pregiudizi difficili da abbattere, un po’ per le cifre che di fatto si devono pagare per poter accedere ai campi. E il Ticino purtroppo non fa eccezione. A Magliaso, ad Ascona e alle Gerre di Losone ci sono comunque tre polmoni verdi, tre percorsi dove centinaia di appassionati trascorrono ore di puro diletto, o con l’obiettivo di migliorare il proprio gioco, senza necessariamente avere uno spirito agonistico. A guardar bene, questi luoghi sono anche tre punti di riferimento per molti turisti, che garantiscono alla regione un indotto economico tutt’altro che disprezzabile. Le frecce di cui dispone il golf non sono poche e neppure di poco conto. Ne è convinto anche Guido Brioschi, presidente del Golf Club Lugano, recentemente nominato per il prossimo quadriennio alla guida della neonata Federazione ticinese di golf. Ma perché l’esigenza di una Federazione, quando esistono già tre campi diversi? “Il raggruppamento dei tre club, unitamente al Golf dei Castelli di Bellinzona, è stato voluto per una ragione ben precisa”, afferma Brioschi.
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Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951 è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Locarno ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI. khatir.com
per informazioni Golf Club Patriziale Ascona via Lido 81, 6612 Ascona tel. +41 (0)91 785 11 77 golfascona.ch Golf Gerre Losone 6616 Losone tel. +41 (0)91 785 10 90 golflosone.ch Golf Club Lugano via Boett, 6983 Magliaso tel. +41 (0)91 606 15 57 golflugano.ch
ringraziamenti Si ringraziano per la cortesia e la disponibilità i responsabili delle strutture di Ascona e Lugano per aver permesso la realizzazione delle fotografie
“Vogliamo promuovere il nostro sport a più livelli. La nostra intenzione è quella di organizzare in un immediato futuro diverse manifestazioni e attività con particolare attenzione ai settori giovanili. Ci terremmo a far notare che in questo modo potremmo inoltre beneficiare dei contributi di Sport-Toto da destinare esclusivamente ai nostri giovani”. Insomma, un messaggio chiaro: avvicinarsi alla nuova generazione e dare nuova linfa a una disciplina, spesso a torto, abbinata agli anziani. Brioschi ricorda che nel 1986 c’erano appena una trentina di campi in Svizzera, mentre adesso ve ne sono più di novanta. Molti, in tempi recenti, senza perdere le proprie caratteristiche, hanno subito cambiamenti che li hanno resi più attrattivi. Un discorso che vale ovviamente anche per Magliaso, Ascona e Losone, che per sette anni ha ospitato il Deutsche Bank, una delle gare più importanti del circuito femminile. E questo alla faccia dell’acronimo che sta per “gentlemen only, ladies forbidden”. “Nel vocabolo golf ci sarebbe la natura autentica, primigenia, dello spirito del gioco”, aveva scritto Lanfranco Vaccari in un articolo scherzoso sul settimanale Io Donna mettendo addirittura in dubbio l’origine del gioco codificato dagli scozzesi prima che re Giacomo II (il suo proclama risale al
1457) ne vietasse la pratica perché distraeva la popolazione maschile dall’addestramento nel tiro con l’arco, più utile in tempo di guerra alle fortune del regno. Milioni di giocatori in tutto il mondo praticano oggi il golf, che può essere considerato alla stregua di una semplice passeggiata, ma anche avere una forte connotazione agonistica. “Questo è il punto sul quale vorremmo insistere” annota Luca Allidi. “La strada da battere per il futuro della disciplina sportiva è proprio quella della promozione di giocatori di alta qualità e dei professionisti che possano competere ai più alti livelli. Ma questo, purtroppo, è proprio quello che adesso manca in Svizzera”. Negli ultimi anni solo un paio di giocatori cresciuti sui campi ticinesi – Anaïs Maggetti e Andrea Gurini – sono riusciti a distinguersi. La prima guadagnandosi la carta per il circuito europeo (Ladies European Tour), il secondo ottenendo un invito per l’Omega European Masters di Crans Montana, grazie a un importante successo negli Internazionali della Svizzera proprio ad Ascona. Per l’immagine del golf cantonale questi risultati hanno fatto un gran bene. Come quelli che negli anni novanta aveva ottenuto Paolo Quirici, ora titolare di una sua scuola di golf a Magliaso.
Il mazzo di fiori di Chiara Piccaluga; illustrazioni ©Céline Meisser
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’era una volta due sorelline, Gaia e Camilla, che in una bella giornata di primavera decisero di fare una bella passeggiata con l’obiettivo di raccogliere entrambe un mazzo di fiori. Dopo aver vagato in mezzo a un grande prato e aver ciascuna raccolto un buon numero di fiori, Camilla rivolgendosi alla sorella disse: “Devo dire che il mio è molto più bello!”. Gaia rispose: “Non credo proprio… è più bello il mio”. Insomma, ognuna apprezzava solo i propri fiori: il mazzo di Gaia non piaceva per nulla a Camilla e viceversa. Gaia aveva inserito nella sua composizione dei bellissimi fiori dai colori sgargianti e pieni di dolce nettare, ma anche dell’erba comune, delle spighe di campo e persino dei cardi. Camilla, al contrario, aveva raccolto unicamente fiori splendidi, molto colorati e profumati, e disse: “Sai, il tuo mazzo, per tutte quelle varietà di erbe, non mi piace per niente”. aso volle che proprio in quel momento passasse da quel prato una bestia molto grande e un animaletto piccolo piccolo: quello minuscolo era un’ape e quello grande una mucca, che discorrevano insieme.
Diceva l’ape alla mucca: “Mucca, tu non te ne intendi affatto di piante; io invece capisco tutto, so quali contengono dolce nettare e da quelle traggo il miele che dono agli uomini. Se io non volassi su tutti i fiori dal gradevole profumo, non ci sarebbe il miele tanto amato dagli uomini”. Allora la mucca replicò: “Sai, io non potrei vivere solo con i fiori dal gradevole profumo che a te piacciono tanto. Devo mangiare anche i fiori e le erbe che a te non interessano; se io non li mangiassi, non ci sarebbe il latte nel mondo. Senza il latte non ci sarebbero i formaggi, la panna, il burro e molti altri prodotti”. In questo modo Camilla, che aveva raccolto solo fiori di bell’aspetto, capì che aveva qualcosa da imparare e cioè che le diverse qualità di erbe e di fiori sono tutte importanti. Ci sono fiori e fiori, ma tutti vengono utilizzati; per
questo motivo un mazzo che raccoglie le diverse varietà di piante è più prezioso di quello che raccoglie solo fiori belli e profumati. Inoltre la bellezza è soggettiva e nasce dal cuore, ciò ci fa comprendere che non si possono giudicare le cose che piacciono agli altri ma ognuno ha libertà di scelta. Perciò cercate di portare nella vita il meglio possibile, e se potete raccogliere un fiore da ogni vostra esperienza certo ne trarrete uno splendido mazzo e una grande gioia. Ma ci devono essere dentro tutti i fiori, non solo quelli con il dolce nettare o con i coloro più belli: bisogna imparare che talvolta si deve accogliere qualcosa che dolce o sgargiante non è. Se imparate che ogni cosa serve per portare nella vostra esistenza futura un mazzo ricolmo della pienezza della vita, potrete apprezzare ogni esperienza bella o brutta che sia in piena libertà.
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moda e abbigliamento
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Scarpe groSSe cervello fino Tendenze p. 44 – 45 | di Marisa Gorza
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ai come in questi tempi l’esteriorità maschile si è appellata alla discipl i na e a l la sobrietà. Giacche decostruite con volumi confortevoli, completi di un classico contemporaneo con qualche twist di allegra modernità e sprazzi di colore ma sempre con morbida nonchalance e un’evidente impronta virile. Insomma, l’uomo del nuovo autunno è un tipo solido. Almeno a giudicare dalle scarpe... robuste, grandi, arrotondate, con suola in primo piano. Così nel segno di una insperata concretezza, nella prossima stagione rigida, gli uomini circoleranno anche in città con i piedi infilai in
mocassini e polacchini che rubano i dettagli agli scarponi da trekking. Si conforteranno con stivali caldissimi ispirati al genere biker dai gambali imbottiti e anche nelle serate mondane la scarpa sarà corposa nello stile di sportivoni e rubacuori degli anni sessanta. Spirito d’avventura Lo spirito d’avventura all’aria aperta e la passione per l’alta montagna si esprimono anche nel vestire cittadino, tradotto dalle maggiori griffe calzaturiere in un genuino comfort. Per cominciare i pezzi storici del brand svizzero Bally (dal 1851) sono rieditati per l’autunno-inverno 2013 dal duo creativo Graeme Fidler e Michael
Herz in una gamma di materiali naturali nei tipici colori montani: verde loden, marrone brunito, grigio pietra... tanto per ricordare lo scenario alpino. Soprattutto il clou della collezione maschile è un chiaro omaggio alla conquista dell’Everest avvenuta nel 1953. Difatti quando Sherpa Tenzing sessant’anni fa posava il piede in cima al mondo calzava uno speciale stivale Bally in pellame di renna. La replica di stagione è basata sullo stile delle brogue tradizionali combinato però con il meglio della sofisticata tecnologia per leggerezza, praticità e particolari all’avanguardia. Da notare la suola in gomma Goodyear “NonSlip Grip”, spessa quanto basta, ma davvero leggera.
Tocco di classe “A vincere ai piedi dell’uomo non è la stravaganza, ma il tocco di classe”, afferma Cesare Paciotti che reinterpreta scarpe stringate e mocassini ispirati agli esemplari favoriti di John Kennedy, che si dice fosse piuttosto esigente in fatto di accessori. Il modello Madison, ovvero la tipica Oxford dai doppi motivi traforati a coda di rondine, è costruito in morbido vitello spazzolato nei colori bordeaux e antracite e ha cuciture e impunture eseguite rigorosamente a mano. Spesso piccole borchie scintillanti in metallo cromato sostituiscono le note forature all’inglese regalando un tocco rock al sapore classico. Anche la Derby, di matrice elegante e adat-
ta agli impegni più mondani, ha la mascherina illuminata da un inedito inserto argentato che la rende quasi una scultura futurista. Una scarpa che vale per sette La scarpa maschile, prettamente artigianale di Elena Cardinali è imperniata sulle ibridazioni, quel territorio in bilico tra più generi che in questi tempi sembra il modo migliore per essere pronti a ogni cambiamento. Da una certa curiosità da parte degli uomini per il meccanismo brevettato Adjustable (alza e abbassa a piacere il tacco delle scarpe femminili) nasce UN. La calzatura maschile poliedrica per eccellenza. Un solo modello, un solido mocassino in pelle pregiata
dalla punta arrotondata e linguetta montante, con un corredo di sette suole componibili e facilmente intercambiabili, in grado di affrontare ben sette situazioni di utilizzo. Sette come i vizi capitali per essere sempre a posto in qualsiasi circostanza: con la Suola in cuoio per la riunione di lavoro, con il Carrarmato in caso di maltempo, con Glitter Oro, Glitter Bianco, Glitter Nero per osare, con il Laminato canna di fucile per la serata speciale, con il Rigato grigio per l’eleganza più formale. Le trasformazioni però non finiscono qui. Si guarda al futuro con nuovi dettagli componibili come mascherine e gambali per passare da una scarpa a uno stivale. Sempre con passo sicuro.
La domanda della settimana
Il Ticino si sta preparando adeguatamente ai grandi cambiamenti che l’apertura di AlpTransit porterà?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 10 ottobre. I risultati appariranno sul numero 42 di Ticinosette.
Al quesito “Ritenete che la presenza di personale frontaliere nelle aziende ticinesi sia una risorsa per l’economia cantonale?” avete risposto:
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Astri ariete Venere e Marte favorevoli: avventure o relazioni sentimentali con persone straniere. Opportunità tra il 9 e il 10 ottobre. Trattative in famiglia.
toro Venere scatena orgoglio e passione. Tra il 7 e l’8 ottobre la vostra emotività potrebbe prender il sopravvento. Particolare prudenza intorno all’8.
gemelli In risalto le dinamiche sentimentali all’interno dei nuclei familiari. Possibili malumori tra il 9 e il 10 ottobre a causa dell’opposizione lunare.
cancro Atmosfere romantiche. Momento importante per i nati nella prima decade al centro di un’importante configurazione astrale.
leone Non fatevi inibire da orgoglio o ragionamenti fuori luogo. Se volete cambiar qualcosa nella vita dovete dare spazio al nuovo che avanza.
vergine Momento di espressione superlativa per la vostra vita erotica. Possibile concepimento. Opportunità professionali in vista.
bilancia Nuova energia per portare a termine un vecchio progetto. Cambiamenti decisivi per i nati nella prima decade. Attenzione tra l’11 e il 12.
scorpione Tra il 6 e il 7 momento determinante per i nati nella prima/seconda decade. Si apre una fase importante verso un incontro fondamentale.
sagittario Venere entra l’8 ottobre nel vostro segno avviando una nuova fase nella gestione nei rapporti sentimentali. Bene tra il 9 e il 10.
capricorno Se vorrete vincere dovrete essere rivoluzionari come mai lo siete stati. Opportunità sentimentali tra l’8 e il 9 ottobre.
acquario Nuova vita per i nati nella prima decade. Sempre all’attacco i nati nella terza decade. Tagliate con tutto ciò che non vi appartiene.
pesci Tra il 7 e l’8 ottobre si apre un scenario ricco di opportunità. Momento favorevole per studi, esami, concorsi e colloqui di lavoro. Liti in casa.
Gioca e vinci con Ticinosette 1
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 42
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 10 ottobre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 8 ottobre a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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La soluzione del Concorso apparso il 20 settembre è: IMPRONTA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Alberto Cavadini via Cereda 5 6828 Balerna
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Soluzioni n. 38
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Verticali 1. Moderno ponte pedonale sul Tamigi • 2. Teatro greco-romano • 3. Ancor meno di poco • 4. I confini del Ticino • 5. Misura di superficie • 6. Gas luminoso • 7. L’ha chi ha fegato! • 8. Un arnese del contadino • 9. Detestare • 14. Una voce del bilancio • 16. La tesse il ragno • 20. Furiose • 22. Un gioco con i numeri • 24. Governo di pochi • 26. Romania e Belgio • 27. Gara per centauri • 28. Si rende al merito • 30. Eroico, rapsodico • 34. Lo cela l’esca • 36. Una cavità dello stomaco dei ruminanti • 39. Piacevole, bella • 41. Il nome della Lagorio • 43. Vezzo nervoso • 44. Fiume engadinese • 46. Breve esempio • 47. Antica città della Mesopotamia.
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Orizzontali 1. Repubblica serba • 10. Proprio stupide! • 11. Pari in Armando • 12. Il noto Marvin • 13. Piccoli sorci • 15. È come il vento in una canzone di Modugno • 17. Un tasto del PC • 18. Stella del cinema • 19. Un’eroina di Gilson • 21. Nuovo Testamento • 23. Mezza riga • 25. Il pupo dell’Iris • 27. Quello da gioco è spesso verde • 29. Il nome di Eco • 31. Preposizione semplice • 32. Malta e Belgio • 33. Devote • 34. Ha la cruna • 35. Cafonaggine • 36. Il bel Sharif • 37. Consonanti in ruolo • 38. Strepito, scalpore • 40. Un personaggio dell’Otello • 42. Dubitativa • 43. Crani • 45. Non adulterato • 48. Pari in piano • 49. Il comandante supremo nell’impero romano d’oriente • 50. Nel centro di Losanna.
Al vincitore facciamo i nostri complimenti!
Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!
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Photo by KEYSTONE | Gallery Stock | Morgan Norman
Basta provarlo: collocate semplicemente il vostro smartphone nello spazio indicato e attivate la fotocamera frontale.
Le inserzioni creano un legame tra cliente e prodotto. E con i media. Questo annuncio fa pubblicità alla pubblicità su giornali e riviste. Ogni anno l’associazione STAMPA SVIZZERA indice un concorso per giovani creativi. Anche questo lavoro ha vinto: è opera di Julia Bochanneck e Jan Kempter, agenzia pubblicitaria Scholz & Friends Schweiz AG. www.Questo-può-farlo-solo-un-annuncio.ch