C T · RT · T Z · .–
№ 4 del 24 gennaio 2014 · con Teleradio dal 26 gen. al 1. feb.
nuovi orizzonTi
La comunità socio-terapeutica ArCo offre aiuto e protezione a ragazzi che mostrano importanti segnali di disagio e malessere
7000 famiglie sono state deportate in quest’area desolata dove sono costrette Villaggio di Kan Dang Kao a vivere in condizioni disumane
vero amore
conosciuto misura
Associazione Missione Possibile Svizzera Banca Raiffeisen Lugano Numero di conto: 1071585.70 Via Ungè 19, 6808 Torricella Via Pretorio 22 IBAN: CH04 8037 5000 1071 5857 0 Tel. +41 91 604 54 66 6900 Lugano Codice bancario: 80375 www.missionepossibile.ch info@missionepossibile.ch
Ticinosette n. 4 del 24 gennaio 2014
RobeRto Roveda ......................
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FRancesca Rigotti...................................................
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RobeRto Roveda ....................................................................
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Agorà Comunità ARCO. Una “freccia” per i ragazzi Kronos Filosofia. Il gatto e noi Letture L’alternativa
Impressum
di
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Luoghi Bocce. Il Centro Nazionale
Tiratura controllata
Vitae Paolo Di Stefano
Chiusura redazionale
Reportage Gli uomini delle nevi
Editore
Tendenze Meditazione. OOMMM
Redattore responsabile
66’475 copie
Venerdì 17 gennaio Teleradio 7 SA Muzzano
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antonio cavadini; Foto di Flavia leuenbeRgeR ......
lauRa di coRcia ..............................................................
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Redazione; Foto di MassiMo PedRazzini .
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KeRi gonzato ................................................
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Svaghi ....................................................................................................................
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a cuRa della di
Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina/retro Guardare al futuro Illustrazioni ©Bruno Machado
Tuttifotografi Care lettrici, cari lettori, ormai da alcuni anni Ticinosette dedica ampio spazio alla fotografia d’autore, che ha trovato nelle pagine delle rubriche “Reportage”, “Vitae” e “Luoghi” spazi privilegiati e molto apprezzati dal pubblico. Si tratta di un elemento che contrassegna fortemente la nostra rivista sulla quale, dal 2008 a oggi, sono stati pubblicati servizi di alcuni dei più noti e importanti fotografi svizzeri contemporanei: da René Burri a Reto Albertalli, da Jacek Pulawski e Matteo Fieni a Philippe Mougin, da Giosanna Crivelli a Edo Bertoglio e a Reza Khatir, photo editor del settimanale, per nominarne solo alcuni. Ma oggi la fotografia, grazie allo sviluppo e alla diffusione di tecnologie sempre più raffinate e alla portata di ogni tasca, si è trasformata in uno strumento di comunicazione capillare e non solo riguardo all’ambito giornalistico ed editoriale, ma anche e soprattutto nella comunicazione interpersonale. Fotografare la propria esistenza, i luoghi che si visitano, se stessi, i propri amici per poi postare queste immagini sui social network è divenuta prassi ordinaria per molti di noi con la risultante che non di rado qualche perla, in questo oceano illimitato di immagini, emerge per originalità e bellezza. Da qui a organizzare un concorso il passo è stato breve. Abbiamo quindi fissato sei tematiche per il 2014 (“se stessi”; “in movimento”; “la famiglia”; “il lavoro”; “gli oggetti”; “l’invi-
sibile”) in modo da differenziare i materiali che perverranno alla Redazione. Ciascun partecipante – per ovvie ragioni sono esclusi categoricamente i fotografi professionisti –, nel corso dell’anno, potrà inviare una sola foto per ogni sezione (anche in tempi diversi), specificando la sezione a cui si intende partecipare, il proprio nome e cognome, l’indirizzo e un recapito telefonico. Le immagini, che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in modo da consentirne la pubblicazione, dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com. Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Alla fine del 2014, le fotografie che riterremo più meritevoli saranno raccolte in un reportage e il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio di 400 franchi... oltre naturalmente alla soddisfazione di veder pubblicata la propria fotografia sulla rivista. Riteniamo infine che un’iniziativa del genere possa non solo rafforzare il rapporto fra Ticinosette e i suoi lettori, ma contribuire a trasmettere uno spaccato della vita e della società del cantone. Non ci resta a questo punto che attendere i vostri scatti, certi che le sorprese, data la “vocazione fotografica” di molti di voi, non mancheranno. Cordialmente, Fabio Martini
Una “freccia” per i ragazzi Adolescenti. La comunità socio-terapeutica ARCO è l’unica realtà del Ticino a cui possono rivolgersi gli adolescenti che vivono una condizione di disagio e malessere psicologico. Essa offre un luogo di cura, di crescita e di condivisione, uno spazio in cui le problematiche di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 18 anni possono essere accolte, assumendo un orizzonte di senso di Roberto Roveda
L’
Agorà 4
adolescenza è un momento fondamentale, ma anche critico. Rappresenta una grande occasione di maturazione e di cambiamento in campo corporeo, sociale e affettivo, ma è anche un periodo di grande rischio, in quanto le fragilità e le vulnerabilità personali possono manifestarsi fino a bloccare il giovane nel suo percorso di crescita e svelare sintomi di un profondo malessere psicologico. Malessere che si può manifestare sotto forma di ansie, fobie, ossessioni, crisi d’identità, depressione, dipendenze. Una fase critica Le ragioni che possono portare un giovane a vivere un periodo di blocco durante l’adolescenza sono diverse e nascono da interazioni, di volta in volta diverse, tra forze molteplici: disfunzioni neurofisiologiche, predisposizione genetica e biologica, personalità vulnerabile, consumo di sostanze, instabilità emotiva, stress ambientali e sociali dovuti a eventi traumatici della vita come il divorzio dei genitori, lutti e perdite, abusi sessuali e violenze, abbandoni, cure inadeguate e maltrattamento. In questi momenti di difficoltà è fondamentale che ragazzi e ragazze bisognosi di aiuto e le loro famiglie abbiano un punto di riferimento certo, un luogo dove disagio e malessere possono essere affrontati con comprensione e soprattutto professionalità. Con questi obiettivi è stata aperta lo scorso maggio a Riva San Vitale la comunità socio-terapeutica ARCO, una struttura residenziale a carattere temporaneo (l’ospitalità dura 12-18 mesi) per adolescenti di età compresa tra i 15 e i 18 anni. Uno spazio in cui la dimensione di gruppo, l’aspetto della residenzialità e della quotidianità permettono di integrare interventi socio-terapeutici, educativi e riabilitativi, promuovendo la ripresa dei naturali processi evolutivi dell’adolescente. Una novità, inoltre, per il nostro cantone dato che prima dell’apertura della realtà di Riva San Vitale gli adolescenti tra i 15 e i 18 anni bisognosi di protezione e cura venivano affidati a strutture al di fuori del Ticino, nella Confederazione e in Italia.
A parlarci di ARCO è Stefano Artaria, direttore della comunità, che ci spiega, prima di tutto, come gli adolescenti arrivano alla struttura da lui diretta. L’inserimento in comunità deve infatti essere richiesto di regola dall’Ufficio delle famiglie e dei minorenni e sostenuto da una valutazione medico-psicologica. La Direzione valuta la richiesta e programma vari incontri di avvicinamento e conoscenza allo scopo di costruire una alleanza di lavoro con i servizi, la famiglia e il minore stesso. Come è organizzato il lavoro all’interno della comunità? L’aspetto terapeutico è il fulcro intorno al quale ruota tutto il funzionamento della struttura e l’accento viene posto sulle dinamiche e sugli aspetti relazionali. Per questo motivo ogni attività che viene svolta è guidata da personale altamente qualificato (pedopsichiatra, psicoterapeuta, psicologo clinico, educatori, pedagogisti, infermieri in salute mentale, conduttori dei laboratori terapeutici) in diverse aree, coordinate in maniera tale da permettere un percorso di riabilitazione psicologica. Nella pratica vengono svolte dai giovani diverse attività di laboratorio terapeutico, condotte da un esperto della materia e con la partecipazione attiva degli educatori. Ognuna di queste attività mira all’acquisizione e allo sviluppo di strumenti e strategie che permettono di affrontare i conflitti e le difficoltà che hanno, a un certo punto, destabilizzato il funzionamento psichico dei ragazzi. In particolare, che attività svolgete e con quali obiettivi specifici? Attraverso il lavoro espressivo e di recitazione i giovani incontrano aspetti della loro affettività che vengono condivisi e riflessi all’interno del gruppo, elemento quest’ultimo che ha già di per sé una valenza terapeutica. Il gruppo stesso affronta successivamente discussioni in ambito culturale cercando di mettere in campo strumenti intellettuali ed esercitando le capacità cognitive. Abbiamo poi delle attività più pratiche, come il lavoro in fattoria con gli animali dove vengono esercitate e approfondite la cura e la relazione in una comunicazione non
propriamente verbale. L’espressione grafico-pittorica permette, per altre vie, di esprimere emozioni, sentimenti, vissuti, il tutto attraverso l’acquisizione di precise tecniche artistiche. C’è poi il tiro con l’arco che ha alla base un lavoro sull’equilibrio, la concentrazione e il centramento che implica l’integrazione di diversi aspetti fisici e psicologici. Il laboratorio audio-video permette di applicare la propria creatività utilizzando in modo adeguato e appropriato strumenti tecnologici sempre più in uso nel quotidiano, ma senza perdere di vista la rivisitazione della propria storia. Abbiamo poi il lavoro nell’orto dove seminare, curare e raccogliere che rappresenta un modo importante di sentire il ritmo e il tempo della natura, le possibilità, i limiti e la portata del lavoro agricolo. Lo sport e il movimento permettono invece una vicinanza con il proprio corpo, le proprie capacità motorie e i relativi limiti. Nello spazio riservato all’apprendimento i ragazzi sono stimolati a sviluppare e migliorare le capacità e le strategie metacognitive, indispensabili per affrontare lo studio e la scuola in generale. A tutti questi laboratori vanno aggiunti i classici spazi terapeutici quali la psicoterapia individuale e di gruppo. ArCo si avvale inoltre della consulenza regolare di uno specialista pedopsichiatra del Servizio medico-psicologico, che coordina insieme alla Direzione la presa a carico terapeutica, incontra regolarmente i ragazzi e qualora sia necessario, dà indicazioni per una terapia farmacologica. E nel tempo libero i ragazzi cosa fanno? Durante i fine settimana e il tempo libero i ragazzi vengo-
no invece invitati a farsi promotori delle attività di svago, distensione e divertimento, che possono diventare un modo intelligente di esplorare il territorio e uscire dalla comunità e dal ritmo settimanale. Esiste presso di voi anche un supporto per le famiglie? ArCo propone un indispensabile lavoro psicologico con la
famiglia, o parte di essa. Lo scopo di questa consulenza è di fornire un sostegno durante il percorso del figlio, per riflettere sul proprio vissuto interno e sulla proprie relazioni, in uno spazio neutrale. In questo modo anche la famiglia del giovane risulta coinvolta attivamente nel percorso terapeutico, entrando in un graduale processo creativo che le permette di attingere alle proprie risorse e trovare nuove e più adeguate modalità relazionali. Ciò risulterà particolarmente importante in quelle situazioni nelle quali si “restituirà” il giovane ai suoi genitori alla fine del programma comunitario. Come termina la “residenza” presso ArCo? Le dimissioni avvengono di norma in seguito alla conclusione del progetto e non sono vincolate al compimento della maggiore età. Il ragazzo potrà tornare alla famiglia di origine, a una famiglia affidataria, verso un altro servizio o accedere a un percorso di accompagnamento all’autonomia. per informazioni ARCO - Comunità socio-terapeutica per adolescenti
6826 Riva San Vitale; tel. 091 630 58 91; arco@canisio.org
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Il gatto e noi
“Un gatto ci osserva”: è questo l’incipit dello stimolante libro di Felice Cimatti, docente di filosofia e conduttore radiofonico di Francesca Rigotti
Un gatto ci osserva. Un gatto che vive la sua vita da gatto, un gatto che mangia, gioca, dorme, sogna (forse) come un gatto, e conduce la sua pienezza di vita felina. L’animale è stato invece troppo spesso considerato come quell’essere che manca di qualcosa. Che è carente perché è privo di quel che l’uomo possiede, per esempio l’autoconsapevolezza: il gatto non sa di essere un gatto, non sa di essere destinato a morire, non si pone come un soggetto di fronte a un oggetto: la sua padrona, un topo, la scodella della pappa. Il gatto non può dire “io” perché non è in grado di uscire dal flusso del proprio vivere e vedersi dall’esterno.
Kronos 6
bestie, come noi consideriamo loro”. E con ciò viene messa elegantemente in discussione la nostra tanto decantata supremazia sugli animali. Felice Cimatti, docente di Filosofia del linguaggio all’università della Calabria nonché uno dei conduttori del mitico programma Fahrenheit di Rai Radio3, non solo sembra ereditare la posizione di Montaigne, ma va anche oltre. Il fatto che noi siamo diventati animali linguistici, spiega Cimatti, ci impedisce di vedere quel che può vedere una mucca o un gatto. Loro sì che sono capaci di vedere alberi e alberi e alberi mentre noi siamo condannati a pensare secondo schemi e categorie (il bosco, la foresta, la radura), privi come siamo dell’esperienza estetica integrale. È, paradossalmente, proprio il fatto che io sia qui a scrivere di gatti ciò che mi impedisce di vedere come è fatto il mio gatto, proprio ora, proprio qui.
Se un gatto sapesse parlare L’animale non possiede, ecco la sua mancanza più grave, quella facoltà che venne vista – a partire soprattutto dall’incremento dell’alfabetizzazione che seguì l’invenzione della stampa –, come la caratteristica distintiva dell’umano. L’animale non sa parlare Quando mi trastullo e nemmeno sa leggere. con la mia gatta... Gli animali, scriveva il filosofo franPassando ancora oltre, Cimatti, ispicese Réné Descartes nel suo celebre randosi al pensiero di Lacan, si spinge P.-A. Renoir, Donna con gatto (1875) Discorso sul metodo del 1637, non a immaginare un’umanità “post sogsono in grado di “usare parole né altri gettiva”, ritrovata proprio attraverso segni componendoli come noi facciamo per manifestare agli altri l’animalità, che collega l’immanenza delle cose (il loro i nostri pensieri”. Insomma a partire dal momento dell’in- essere qui e ora), alla trascendenza (l’andare al di fuori venzione della stampa, che corrisponde anche al momento della realtà tangible) che abbiamo assorbito dal linguaggio. in cui le città si svuotavano di bestie e il rapporto con esse Sarebbe un mondo, scrive Cimatti, del tutto nuovo, “che diventava meno intenso (a parte parassiti e infestanti, è tutto qui, che non aspira ad altro che essere qui, senza oltre, pidocchi e ratti, che c’erano sempre ma non davano una senza prima, qui, proprio qui” (pag. 158). bella impressione della loro specie), l’uomo era riuscito a E intanto sembra di ascoltare la voce sorniona di Montaierigere una barricata tra sé e gli animali. gne, che nell’edizione definitiva dei suoi Saggi, pochi anni prima di morire, formulava un’annotazione significativa Quali sono le bestie? di chi ha superato la naturale presunzione della superiorità Alcuni, allora e ora, non ne sono convinti. Forse gli animali della specie umana: “Quando mi trastullo con la mia gatta, possiedono un linguaggio e siamo noi che non li compren- chi sa se essa non faccia di me il proprio passatempo più di diamo, e questo mentre loro capiscono noi, ci ascoltano, quanto io faccia con lei?”. ci seguono, ci obbediscono. Viveva nel cinquecento in Francia un filosofo di nome Montaigne che si poneva tale tipo di dubbi che molti amici degli animali ben conoscono. Si chiedeva dunque Montaigne: “Quel difetto che impedisce la comunicazione tra le bestie e noi, perché non è tanto nostro quanto loro? Resta da stabilire di chi sia la colpa del non inFilosofia dell’animalità tenderci; perché noi non le comprendiamo più di quanto esse di Felice Cimatti Laterza, 2013 comprendano noi. Per questa ragione esse possono considerarci
Letture L’alternativa di Roberto Roveda
Un
al razzismo di chi ha immediatamente visto in Achanta il criminale, perché straniero, profugo, diverso, ma allo stesso tempo alternative all’idea che l’unico modo per reagire a modernità e cambiamento sia isolarsi, costi quel che costi. Il messaggio profondo del libro di Roic´, infatti, è che un’alternativa alla recrudescenza razzista e nazionalista esiste così come esiste una alternativa alla globalizzazione indiscriminata che stiamo vivendo tutti. Questa alternativa si chiama universalità e corrisponde alla speranza che il nuovo, le tecnologie, il processo di informatizzazione e comunicazione planetaria odierno possa aiutarci a progredire e a trovare un ordine armonioso. Un ordine non più buono solo per la Svizzera, oppure per l’occidente, ma universale e condiviso. Il futuro può quindi essere rappresentato dallo schizzo di Klee conservato da Achanta, un disegno che mostra un neonato sognare, attaccato al seno della madre. Un essere umano in piena armonia con se stesso e il mondo che lo circonda.
Omaggio a Paul Klee di Sergej Roic´ Zandonai editore, 2013
Un credito di CHF 10’000.– a un tasso annuo effettivo tra il 9.9% e il 13.9% (fascia di oscillazione dei tassi) rimborsabile in 12 rate mensili comporta un costo complessivo compreso tra CHF 521.– e CHF 723.20. Il tasso d’interesse dipende dalla solvibilità del cliente. Avviso secondo la legge: la concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI). CREDIT-now è un marchio di prodotto di BANK-now SA, Horgen.
oscuro fatto di cronaca: un giovane ingegnere indiano, Namal Achanta, si getta nelle acque di un lago in Leventina e annega. Nel suo zaino viene ritrovato uno schizzo del celebre quadro Ein Kind träumt sich (“Un bambino sogna”) di Paul Klee. Si tratta di un suicidio oppure del gesto disperato di un uomo braccato dalla polizia? Achanta era un profugo in cerca di una nuova vita oppure aveva commesso un reato? Da questi interrogativi prende le mosse Omaggio a Paul Klee, l’ultimo, affascinante libro di Sergej Roic´. Affascinante perché lo scrittore decide di focalizzare la narrazione sulle reazioni delle persone di fronte a una morte che si trasforma in un caso mediatico quando le immagini degli ultimi momenti di vita di Achanta diventano di pubblico dominio grazie a internet. La rete, infatti, muta una oscura “morte svizzera” in qualcosa di universale, capace ovunque di far discutere e riflettere, smuovendo le coscienze. E il web si trasforma nel nucleo propulsore di nuove forme di socialità in grado di opporsi
Da oggi a domani senza lavoro: posso assicurare il mio credito contro un evento del genere? Sì, con la nostra garanzia del credito. In caso di incapacità al guadagno o disoccupazione Assunzione delle rate mensili 0800 40 40 42 oppure credit-now.ch
Una soluzione si trova sempre
Bocce. Il Centro Nazionale di Antonio Cavadini; fotografie ©Flavia Leuenberger
Luoghi 8
Domani, sabato 25 gennaio, per la prima volta il Centro Nazionale Sport Bocce (CNSB) di Lugano conoscerà i contenuti per i quali molti enti pubblici, parapubblici e privati, nonché molte persone fisiche hanno lavorato nel corso dell’ultimo decennio. Le squadre nazionali svizzere maschile, femminile e giovanile, con i rispettivi tecnici e i dirigenti della Federazione Svizzera Bocce si ritroveranno per una prima seduta di allenamento collegiale. La struttura situata al Piano della Stampa, in territorio di Canobbio, non sarà più soltanto un bocciodromo con quattro corsie di gioco: da domani avrà la sua legittimazione quale CNSB e sarà il perno intorno al quale ruoterà tutta l’attività sportiva del movimento nazionale. Accanto alle quattro corsie di gioco e al ristorante, saranno in funzione le sale necessarie per le riunioni, i servizi a esse collegati, una palestra, spogliatoi moderni e attrezzati, una sauna e altro ancora. A Lugano sarà pure trasferita la sede amministrativa della Federazione Svizzera. Gli appassionati giocatori di bocce potranno continuare a divertirsi come è avvenuto finora, ma il Centro Nazionale sarà il luogo deputato alla formazione dei giovani sportivi che abbracceranno quest’attività, all’allenamento, al perfezionamento, alla ricerca delle condizioni concrete e ideali affinché gli atleti possano esprimere in ogni momento il meglio di se stessi. C’era una volta… Fino a una trentina di anni fa, al Maglio esisteva un bocciodromo di ben sei corsie di gioco con annesso ristorante. Poi, per un periodo di tempo molto lungo, l’attività cessò, finché a metà degli anni novanta la Federazione Bocciofila Lugano e dintorni si attivò per ripristinare almeno parte della costruzione ancora esistente. E ci riuscì non senza avere impiegato energie preziose. L’attività sportiva riprese proprio nel 1995 in concomitanza con la costituzione della Cooperativa Bocciodromi Luganesi che fu creata con lo scopo di affrancare nel tempo l’infrastruttura indispensabile per la pratica dello sport delle bocce. Il bocciodro-
mo richiedeva impellenti lavori di ammodernamento e di ristrutturazione. Fu assegnato l’incarico all’architetto Domenico Mantegazzi che è anche dirigente di un club e persino giocatore di successo (è il campione svizzero della disciplina individuale della categoria B). Vale a dire a un professionista che lo sport delle bocce conosce in tutte le sue pieghe tecniche e sportive. E fu proprio nell’elaborazione dei progetti di ristrutturazione e nella loro esecuzione che nacque l’idea, concepita in unione con i servizi della città di Lugano, di trasformare il semplice bocciodromo in un centro sportivo nazionale. Eravamo alla fine del decennio 2000-2010. Lo sport svizzero aveva appena vissuto con amarezza l’assegnazione delle olimpiadi invernali del 2006 a Torino. La candidatura di Sion, nella quale l’intero paese aveva creduto, era stata battuta. Dalle ceneri di quella sconfitta (e dalle rilevanti risorse a essa legata) la Confederazione elaborò un progetto di concezione degli impianti sortivi di importanza nazionale (più conosciuto con l’acronimo di CISIN) che assunse una rilevanza sempre maggiore. Nessun centro in Ticino, tuttavia. E perché non quello legato allo sport delle bocce? La struttura di Lugano avrebbe potuto esserne la logica sede, fatti ovviamente gli interventi edilizi necessari. E poi le bocce a sud delle Alpi rappresentano il cinquanta per cento del movimento nazionale. Il Ticino da sempre ne è la culla. Un ottimo segnale per lo sport L’idea piacque e crebbe insieme con la determinazione dei dirigenti della Cooperativa e dei politici luganesi. L’iter, come sempre capita in casi simili, non conobbe una strada in discesa: tempi lunghi, esigenze burocratiche, problemi di pianificazione e oneri finanziari proprio in un momento in cui le attenzioni sui bilanci divenivano particolarmente rigorose. Ma l’intesa con la Confederazione e con le autorità cantonali si perfezionò vieppiù. Furono necessarie molte sedute. Il dossier presentato alla commissione federale incaricata di esaminare i progetti nell’ambito della CISIN fu valutato molto positivamente. Vi lavorarono i dirigenti della Cooperativa, della Federazione Svizzera Bocce, delle autorità comunali, il progettista e altri ancora. Alla fine la CISIN approvò il progetto e la concezione del centro e stanziò il suo contributo (eravamo nel 2008). Accanto a quello dello Sport-Toto, della città di Lugano (AIL e Casinò), un gruppo di persone fisiche mise a disposizione le garanzie bancarie per completarne il finanziamento. Di centri sportivi nazionali in Ticino ora esistono quello di Lugano e quello di Campra per lo sci di fondo. Da domani quello del gioco e dello sport delle bocce sarà attivo nella pienezza della sua identità.
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S
ono nato in Sicilia, ad Avola, nel 1956. I miei genitori si sono trasferiti quasi subito al Nord, a Lecco. Dopo un breve ritorno in Sicilia, ci siamo trasferiti definitivamente in Svizzera. Era il 1963 e io avevo sette anni. Lugano mi appariva come un luogo totalmente estraneo: la mia è sempre stata una famiglia molto siciliana, si rispettavano le tradizioni, si parlava dialetto in casa, per quanto la nostra non fosse un’emigrazione povera (mio padre era insegnante). L’impatto col mondo ticinese? Difficile. Sentivamo parecchio l’ostilità degli svizzeri e soprattutto degli italiani diventati svizzeri, che erano “supersvizzeri” e che nella famosa semifinale Italia-Germania tifavano la Germania. Era un’antropologia troppo diversa per noi: società, mentalità, lingua, clima. Ho avuto però la fortuna di crescere in un palazzo, a Viganello, dove si è creato un ambiente multiregionale, costituito da lombardi, napoletani, emiliani, siciliani, ticinesi e svizzero-tedeschi. Questa situazione mi ha reso più facile l’integrazione. Nonostante ciò, rimaneva la doppiezza, negli anni, tra il dentro (la casa) e il fuori (la scuola e la strada): sentivamo anche la forte nostalgia che mio padre provava per la Sicilia e ogni estate la passavamo al paese. Terminati gli studi in Lettere a Pavia, avrei voluto trasferirmi definitivamente in Italia, ma la prospettiva realistica era quella di rimanere in Ticino a insegnare. Non è andata così: sono stato assunto dal Corriere del Ticino, prima per la redazione Esteri, e da lì subito alla Cultura. È stata una tappa fondamentale. Ho gestito un inserto settimanale di cultura, che usciva il sabato e circolava molto anche in Italia. Un’esperienza che mi ha dato la possibilità di stringere legami con scrittori, giornalisti e critici italiani di primo livello. Su quelle pagine scrivevano Cesare Segre, Piervincenzo Mengaldo, Guido Ceronetti, Maria Corti. Poi c’erano giovani ticinesi molto bravi: Matteo Bianchi, Letizia Bolzani, Alessio Petralli e collaboratori della Svizzera francese e tedesca. Si cercava di gettare uno sguardo a nord e a sud, in un momento in cui si parlava con retorica ossessiva di identità ticinese. La scelta non piaceva molto a diversi intellettuali locali, che insistevano sulla necessità di valorizzare invece la ticinesità. Per me è stata un’esperienza formativa importantissima.
La posizione periferica mi ha anche procurato qualche soddisfazione, per esempio quando ho avuto la possibilità di recensire prima di tutti il secondo attesissimo romanzo di Umberto Eco, Il pendolo di Foucault: mentre montava ad arte il mistero, in attesa della Fiera di Francoforte, ho avuto l’occasione di leggere il dattiloscritto in anteprima. Ho fatto una recensione e ne è venuto fuori uno scoop clamoroso che mi è scoppiato tra le mani al di là di ogni mia attesa. Nel 1988 sono stato assunto dall’Einaudi come editor della narrativa italiana, a Torino. C’era ancora Giulio Einaudi, al quale non serviva leggere il libro per capire se fosse buono oppure no, gli bastava fiutarlo. Le riunioni del mercoledì raccoglievano grandi scrittori, critici, storici, saggisti, che si confrontavano sui libri: da Segre a Cases, da Garboli a Natalia Ginzburg, da Prosperi e Baioni a Carlo Ginzburg. Ero giovane e totalmente inesperto. Ci voleva una bella dose di incoscienza… Il lavoro era interminabile: a parte l’editing con gli autori, si trattava di leggere manoscritti e stilarne dei giudizi da confrontare con le letture degli altri, per poi arrivare alla decisione di pubblicare (rarissima) o di rifiutare (frequentissima). Una grande scuola d’altri tempi. Prima di arrivare al Corriere della Sera ho lavorato più di un anno alla pagina culturale della Repubblica a Roma. Lì ho capito che cos’è un grande giornale. Certo, il paginone culturale era una galleria immutabile di collaboratori straordinari sempre uguali da anni, come Citati, Arbasino, Asor Rosa, Eco. Un pantheon impressionante, ma impenetrabile. Sarei comunque rimasto a Roma, ma la fortuna è stata di essere chiamato da Ugo Stille, allora direttore, al Corriere della Sera. Lavorare in via Solferino mi sembrava un sogno. In più il giornalismo culturale, allora, stava vivendo una svolta storica e il Corriere sarebbe stato all’avanguardia di quel cambiamento. Aver diretto per diversi anni la “Terza pagina” è stata una soddisfazione e una fatica enorme, con una libertà di cui non ho goduto neanche al Corriere del Ticino. Una fortuna, davvero. Ma la fortuna maggiore è vivere di scrittura, per il giornale e per i libri. Impensabile.
PAoLo DI STEFANo
Vitae 10
Giornalista e scrittore, ha collaborato con varie testate. Una lunga esperienza che oggi gli permette di vivere grazie alle parole scritte
testimonianza raccolta da Laura Di Corcia fotografia ©Flavia Leuenberger
Gli uomini delle
nevi a cura della Redazione; fotografie ŠMassimo Pedrazzini
sopra: i pattugliatori Andrea Rocchi (a sinistra) e Luca Bettega in apertura: una fase della preparazione delle piste e del livellamento del terreno
ringraziamenti Si ringrazia il signor Sergio Gianolli, responsabile marketing e amministrativo di Valbianca SA, i pattugliatori e tutti gli operatori per la cortese collaborazione nella realizzazione del presente reportage
L
a stagione sciistica quest’anno è iniziata alla grande, anche se con qualche ritardo: nevicate abbondanti (e un po’ impreviste) hanno da qualche settimana permesso a molti appassionati di indossare finalmente sci e snowboard. Una situazione che ha però costretto i professionisti degli impianti sciistici, che si dedicano alla preparazione delle piste, ad autentici “tour de force” al fine di garantire le condizioni migliori agli sportivi, sia in termini di divertimento sia di sicurezza. Nonostante ciò, non sono mancati gli incidenti gravi, a partire da quanto recentemente accaduto a Michael Schumacher, a causa di una caduta su una pista delle Alpi francesi. E il bollettino delle vittime ha continuato a crescere anche in Svizzera, un fenomeno da ascrivere il più delle volte alla spregiudicatezza e alla cattiva condotta degli sciatori, alcuni dei quali convinti di possedere capacità superiori rispetto a quelle reali o privi di una effettiva consapevolezza dei pericoli che possono derivare dalle discese fuori pista. A riguardo, anche per avere un’idea di come si opera nel nostro cantone, abbiamo rivolto alcune domande a Sergio Gianolli, responsabile marketing e amministrativo di Valbianca SA, la società che si occupa del mantenimento e della gestione delle piste e degli impianti di Airolo, peraltro al centro delle immagini di Massimo Pedrazzini presenti in queste pagine.
Signor Gianolli, le recenti nevicate se da un lato hanno stimolato la stagione sciistica dall’altro hanno messo in difficoltà i gestori degli impianti. Che tipo di problemi sono emersi a riguardo?
Fabio Beffa, autista battipista
sopra: il battipista in movimento su un tratto di elevata pendenza sotto: i pattugliatori al lavoro lungo le piste di Airolo
Generalmente prima di aprire la stazione vengono preparate tutte le piste e al momento dell’apertura bisogna provvedere al loro mantenimento. La preparazione delle piste consiste nel livellamento del terreno con la neve in modo da rendere la superficie omogenea. In seguito viene rollata due volte in due giorni diversi senza fresa, dopodiché si compie un’ulteriore passaggio con la fresa lisciatrice. La stagione 2013/14 è iniziata senza la fase di preparazione, dato che si è passati praticamente dai pendii “verdi” a 150/200 cm di neve. Questa situazione anomala si era già verificata in passato, ma non con i quantitativi di Daniele Galli, addetto agli impianti, aiuta uno sciatore a prendere lo scilift neve particolarmente elevati che si sono avuti quest’anno. A causa del mancato innevamento di base (fondo) e dell’elevato quanti- altre cariche possono essere fatte esplodere dai pattugliatori. Per tativo di neve, la preparazione delle piste è stata particolarmente effettuare questi interventi il grado di pericolo di valanghe viene impegnativa, soprattutto su piste ripide come quelle di Airolo: i valutato dal nostro personale specializzato. Quando il grado di battipista potevano procedere solamente attaccati all’argano e pericolo lo consente i pattugliatori controllano le piste e solo dopo quando la neve cedeva sotto il loro peso si ritrovavano con due il loro passaggio possono essere dichiarate aperte al pubblico. metri di neve davanti al gatto, con conseguenti difficoltà nel ri- Ogni intervento sugli impianti e sulle piste viene protocollato e partire senza rovinare mezzi e piste. La difficoltà maggiore in un sottoscritto da parte degli addetti. Le piste vengono aperte solo inizio di stagione come questo è stata quella di dover preparare quando la sicurezza è garantita; il comportamento degli sciatori le nuove piste mantenendo in buone condizioni quelle già aperte. e la conoscenza delle regole FISS potrebbe certamente migliorare Da considerare che i mezzi e gli uomini disponibili non possono la situazione. Se, infatti, la sicurezza sulle piste è garantita, chi pratica il fuoripista (freeride) lo fa a proprio rischio e pericolo. sempre essere adattati alle esigenze del momento. Il trend attuale di risalire sulle piste con sci con pelli di foca e Dal punto di vista dell’organizzazione del vostro lavoro, racchette, dopo la chiusura delle stesse, mette per esempio in qual è la tempistica di una giornata tipo? E in che modo serio pericolo questi utenti che fra l’altro ostacolano il lavoro di preparazione con i battipista. si svolgono le attività degli operatori? La nostra stazione non è dotata di coperture sopra le cabine, i peron (piattaforme di accesso, ndr.) ecc., quindi prima di met- Avete riscontrato un peggioramento nel comportamento tere in funzione la stazione bisogna spalare la neve dalle cabine, degli utenti e che tipo di vigilanza viene attuata a veridai peron, dalle partenze degli scilift. Tutto deve essere pronto fica di comportamenti scorretti o pericolosi? prima che arrivino i primi sciatori, che salgono alle 8.45 con In generale chi scia sulle piste si comporta in modo corretto e la funivia. Il personale parte per Pesciüm con una funivia alle rispettoso. Qualora i nostri pattugliatoti verifichino dei compor8 e si sposta sui diversi impianti, dove ognuno deve effettuare tamenti scorretti intervengono ammonendo i responsabili. In i controlli giornalieri prescritti prima di mettere in funzione casi estremi si può arrivare fino al ritiro del titolo di trasporto l’impianto, quindi ci si prepara per l’inizio delle attività. La (giornaliero o stagionale). Malgrado tutta la segnaletica che lo giornata per loro termina verso le 17, dopo aver fatto il controllo vieta, una delle irregolarità più frequenti è ancora l’abbandono di chiusura degli impianti e la chiusura delle piste da parte dei del piattello o dell’ancora durante la risalita. Questo comporpattugliatori. Per i battisti inizia invece il lavoro di preparazione tamento mette in pericolo gli altri utenti e può provocare danni delle piste fino circa alle 22 con ripresa del lavoro, in funzione all’impianto, con il conseguente arresto. Anche questa infrazione viene punita severamente. della situazione, al mattino intorno alle 4. Il tema sicurezza è, per i noti fatti di cronaca delle ultime settimane, di estrema attualità. In che modo operate a riguardo e cosa si può fare a suo parere per migliorare la sicurezza sulle piste? Molti sono i fattori che riguardano la sicurezza. Innanzitutto bisogna pensare al personale che deve poter lavorare in condizioni di sicurezza. A volte per aprire delle piste è necessario salire in elicottero per effettuare degli sganciamenti preventivi con l’esplosivo in modo da ridurre al minimo il rischio di valanghe;
Massimo Pedrazzini Classe 1965, nel 1986 ha aperto il proprio studio a Locarno, poi trasferito a Losone. Ha collaborato e collabora con diverse testate ticinesi, fra queste il Giornale del Popolo (fino al 2002) e Cooperazione. L’attività di fotoreporter lo ha portato a svolgere importanti incarichi: dal Festival del Film di Locarno al New Orleans Jazz di Ascona, dal Carnevale Rabadan di Bellinzona alla collaborazione con la Rega. Dal 2002 si dedica anche alla fotografia pubblicitaria e industriale. Per ulteriori informazioni: fotopedrazzini.ch
OOMMM Tendenze p. 40 – 41 | di Keri Gonzato
MEDITARE
La meditazione è uno stato naturale dell’essere, uno stato che abbiamo perduto, e ritrovarlo è la gioia più grande della vita Osho in “Che cos’è la Meditazione” (nell’immagine in compagnia dei Beatles)
Stiamo entrando in un’area silenziosa… Mentre leggi, mettiti comodo e lasciati trasportare dalle onde del tuo respiro. Ogni inspirazione, seguita da una lunga espirazione, permette al tuo corpo di rilassarsi e di entrare in contatto con lo spazio della meditazione. La meditazione oggi si sta espandendo, oltre ogni confine fisico e ideologico. Vibra negli ooommm che escono dalle sempre più numerose sale di yoga. Si fa grande, grazie a star di fama mondiale che meditano ogni giorno e promuovono questa via di equilibrio e guarigione. Tra queste spicca il comico britannico Russel Brand che, grazie a kundalini yoga e meditazione, è riuscito a dare un senso alla sua vita e ad abbandonare abitudini compulsive e autodistruttive. Assieme a lui c’è poi il celebre regista e sceneggiatore David Lynch, divulgatore della tecnica della meditazione trascendentale, nata negli anni sessanta dal guru indiano Maharishi Mahesh Yogi. La sua fondazione porta queste tecniche nelle scuole, nelle associazioni che aiutano le donne vittime di abusi, così come negli incontri dei veterani di guerra. “È una tecnica mentale e un’antica forma di medicazione che consiste nell’intonare un mantra, ovvero una specifica vibrazione sonora, che richiama il suono della natura portando da fuori a dentro il benessere e l’armonia”, spiega David Lynch,
“Una volta che hai liberato le tue riserve di energia, creatività e felicità, raggiungi un livello chiamato di «pura coscienza», tutte le ansie, le paure, lo stress, scompaiono e vieni pervaso da un senso di benessere che nemmeno immaginavi”. Ieri sera sono rimasta colpita da un’immagine nella quale David Lynch, Russel Brand e il giocatore di baseball Berry Zito siedono assieme a un gruppo di studenti. Hanno gli occhi chiusi e un’espressione pacifica dipinta in viso… Grazie al programma Quiet Time, promosso dalla fondazione di Lynch, in diverse scuole medie e licei problematici dell’area di San Francisco, si medita due volte al giorno. Dopo aver meditato i ragazzi sono più calmi, ricettivi e creativi. “È il programma più potente ed efficace che io abbia mai visto in 40 anni di esperienza come educatore nelle scuole pubbliche”, ha affermato James S. Dierke, vice presidente dell’American Federation of School Administrators, “sta nutrendo questi ragazzi e gli sta dando uno strumento di immenso valore per la vita. Sta salvando vite”. MedMob La meditazione ha raggiunto anche le piazze delle città di mezzo mondo, con le medmob, un’onda pacifica ispirata alle flashmob che è giunta fino a Lugano. Durante le medmob persone di ogni genere – dall’avvocato alla casalinga –, dal maestro zen all’adolescente, si riuniscono in un luogo pubblico,
si siedono, chiudono gli occhi e per mezzora si immergono nel centro luminoso del proprio essere, condividendo la pace del silenzio. La scienza ormai l’ha provato in lungo e in largo: meditare fa bene! Posso confermarlo, dato che pratico la meditazione con regolarità. Nell’intimità dello stare con me stessa, al riparo dalle pressioni della vita quotidiana, mi piace perdermi in quello spazio silenzioso e morbido che si schiude tra un pensiero e l’altro. Ascolto il mio respiro, il canto di un uccellino, la sirena di un’ambulanza e – poco a poco – mentre osservo pensieri che vanno e vengono, senza combatterli, raggiungo uno stato di benessere che mi rinfresca profondamente liberandomi da pesi, preoccupazioni ed emozioni ingombranti. Il grande Tiziano Terzani, che ha fatto avvicinare molte persone a queste tematiche, sosteneva che “l’unico vero maestro non è in nessuna foresta, in nessuna capanna, in nessuna caverna di ghiaccio dell’Himalaya… È dentro di noi”. La meditazione è un balsamo per l’anima del mondo poiché permette di riconnetterci con noi stessi e con la vita. Mi piace pensare che, la sua presenza sempre più diffusa nella società di oggi, manifesti un desiderio collettivo di unione e un anelito a vivere una vita più serena ed equilibrata. E ora, avvicina i palmi delle tue mani e porgili sul cuore: Namasté. Saluto le qualità divine che sono in te.
La domanda della settimana
Oggi ci si sposa ancora per amore? (oppure prevalgono i matrimoni d’interesse…)
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 30 gennaio. I risultati appariranno sul numero 6 di Ticinosette.
Al quesito “Vi ritenete dei meteoropatici, ovvero il vostro umore è condizionato dalle condizioni climatiche?” avete risposto:
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NO
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Svaghi 42
Astri ariete Forte aumento della vostra gelosia. Nuove energie per i nati nel segno favorite dal Sole nel segno amico dell’Acquario. Bene tra il 26 e il 27.
toro Bene tra il 29 e il 30 gennaio. Protetti da Giove non c’è d’aver paura. Se siete della terza decade imparate a liberarvi da ciò che vi trattiene.
gemelli Sbalzi umorali tra il 26 e il 28. Lucidità mentale per i nati nella terza decade. Bene in concorsi, studi e esami. Non reagite alle provocazioni.
cancro Controllate la vostra emotività. Un ritorno di fiamma vi rende fortemente inquieti. Se volete star meglio date via libera alle vostre passioni.
leone Marte è con voi. Forza e sapienza se ben miscelate e unite possono dare dei risultati spettacolari. Determinati e risoluti i nati nella terza decade.
vergine Tra il 26 e il 27 pissibile malumore. Probabilmente non vi sentite compresi dalla vostra famiglia nella forma da voi desiderata. Amore e guadagni.
bilancia È il momento per andare a vivere insieme al partner dando un tocco di originalità alla vostra casa. Più diplomazia sul lavoro con i superiori.
scorpione Momenti di grande romanticismo. Vi sentite particolarmente ispirati. Sviluppo di attività professionali riconducibili al commercio.
sagittario Tra il 26 e il 28 amplificazione di ogni vostra emozione. Contatti pubblici per i nati nella terza decade. Incontro significativo il 31 gennaio.
capricorno Non rimandate le vostre scelte ma attaccate i vostri nemici. I nati nella seconda decade devono stare attenti alle criticità del proprio Ego.
acquario La forza si mette al servizio della bellezza. Momento ideale per una scorribanda in un paese estero. Viaggi tra il 26 e il 27 gennaio.
pesci Ottima configurazione astrale. Atmosfere indimenticabili sia con il Capricorno sia con lo Scorpione. Acquisti immobiliari.
Gioca e vinci con Ticinosette
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Orizzontali 1. Ostacolare, contrastare • 10. Il capolinea dell’aeroporto • 11. Rimorchio • 12. Attraversa Berna • 14. Le prime dell’alfabeto • 15. Una perla del Verbano • 17. Rifugi fra i rami • 19. Lo usa il gommista • 20. Si defalca dal lordo • 21. Hockey Club • 22. Breve esempio • 24. Megera • 26. Le iniziali di Carboni • 27. Serpeggia quel panico • 29. Fiume egizio • 30. Nome d’uomo • 32. Pena nel cuore • 33. Lubrificate • 35. Mezza mela - 36. Segno zodiacale • 38. Il nome di Fermi • 39. Redigono atti • 41. Crollo finanziario • 43. Stati Uniti • 44. Una droga • 46. Mezza tara • 48. Fiore violetto • 49. Acciuffate. Verticali 1. Noto film del 2006 di Jon Arnet con Al Pacino • 2. Repubblica slava • 3. Preposizione semplice • 4. Una regione italiana • 5. Il nome di Paoli • 6. Bernoccoli • 7. Dittongo in biada • 8. Reggono il ceppo • 9. Malato per il poeta • 13. Le domestiche del castello • 16. Misterioso • 18. Tragedie • 23. Schiodare • 25. Vaste pianure erbose • 28. Leggera imbarcazione • 31. Chicchi fruttiferi • 34. Rigogliose • 37. Si dice consegnando • 38. Un dato anagrafico • 40. Azzardar • 42. Austria e Norvegia • 45. Un moderno genere musicale • 47. La fine di Aramis.
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 6
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 30 gennaio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 28 gen. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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La soluzione del Concorso apparso il 10 gennaio è: RIPARARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Ameris Devittori Cresedo 6719 Aquila
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Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: 2 carte regalo per le Agenzie viaggi FFS
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№ 4 del 24 gennaio 2014 ¡ con Teleradio dal 26 gen. al 1. feb.