Ticino7

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№ 13 del 28 marzo 2014 · con Teleradio dal 30 mar. al 5 apr.

sordiTà

Grazie a nuovi strumenti didattici gli studenti non udenti possono apprendere l,italiano in modo più efficace e condiviso

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Ticinosette n. 13 28 marzo 2014

Impressum Tiratura controllata 66’475 copie

Chiusura redazionale Venerdì 21 marzo

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

4 Società Nuove parole. Entomologia informatica di Nicola de MaRchi ...................... 6 Kronos Virtù e libertà di caRlo baggi ....................................................................... 8 Letture La via dell’ateismo di MaRco alloNi ............................................................ 9 Scienza Cure naturali. L’ospedale degli animali di chiaRa Piccaluga ........................ 10 Vitae Tiziana Arnaboldi di MaRco JeitziNeR .............................................................. 12 Reportage Graphic novel a cuRa degli studeNti suPsi-coMuNicazioNe visiva iii ......... 37 Tendenze Elio Fiorucci. Love&art di MaRisa goRza ................................................ 44 Svaghi .................................................................................................................... 46 Agorà Scuola e sordità. Apprendimento condiviso

di

RobeRto Roveda.......................

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Dita, lettere, parole Illustrazione ©Danilo Sala

Interrogativi digitali Sommersi dall’informatica e piegati dall’esigenza di essere sempre “al passo” con le nuove tecnologie, le nostre esistenze sono scandite da connessioni alla rete, messaggini su Twitter, scambi su WhatsApp e passaggi di carte di credito al distributore di benzina e al supermercato. “Siamo tutti controllati” si scrive e ci si sente sovente dire: i recentissimi casi di intercettazioni venuti a galla da parte della NSA statunitense, le rivelazioni di Snowden e prima ancora le informazioni rese pubbliche dal portale Wikileaks parevano essere solo gli ultimi, a volte clamorosi, esempi di “grande fratello” in grado di controllare le nostre vite, tutto e tutti. Per molti versi la digitalizzazione della società ci ha reso l’esistenza assai meno complicata, come negarlo, ma il prezzo da pagare è quel senso di “trasparenza” che le nostre vite hanno assunto: telefonini che sanno sempre dove sei, istituti di credito che sanno dove e che cosa acquisti, telecamere che ti inquadrano in ogni dove, applicazioni che ti dicono dove andare. La tanto agognata privacy è ormai un sogno infranto...? Risposta naturalmente affermativa, per la pace di chi crede che la democrazia sia sinonimo di primazia dell’individuo sugli interessi dei poteri economico/finanziari e dello stato. Poi apri i giornali, consulti la rete, guardi la TV e scopri che un enorme aereo con oltre 200 persone a bordo – non un monoelica che fa la spola tra isolotti turistici – è andato perduto, là, in mezzo all’oceano indiano: per giorni nessuno aveva la più pallida idea di dove fosse finito; al momento gli australiani hanno individuato un paio di grossi relitti, prima da recuperare e poi da identificare. Immaginiamo che per il giorno

in cui questo numero di Ticinosette sarà in edicola (come sapete la chiusura redazionale avviene con una settimana di anticipo rispetto alla sua distribuzione) sulla fine dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio sarà stato tolto ogni mistero. E forse si saprà anche che cosa è avvenuto durante quel volo. Con ogni probabilità, a ogni persona seduta sull’aereo corrispondeva anche un iPhone, un iPad e tanto altro: ma se siamo tutti potenzialmente spiati, possibile che nessuno di quegli aggeggini a oggi sia stato in qualche modo localizzato...? A tutto c’è sempre una spiegazione, ma certo la sorpresa è tanta e gli interrogativi svariati. Dalla serie “Houston, abbiamo perso un Boeing” a “Mamma, non so chi ha pagato!”: in questo caso i misteriosi soldoni sono quelli degli assicurati LAMal di alcuni cantoni che dal 1996 hanno “sovvenzionato” il sistema sanitario obbligatorio pagando premi maggiorati. Ora, come sappiamo, ai ticinesi verranno restituiti 200 franchi diluiti su tre anni. Pochi, troppo pochi, una miseria? Parrebbe proprio di sì. Ma ciò che colpisce è che la cifra sarebbe il risultato/compromesso di una “impossibilità” nel calcolare l’esatto ammontare che ogni assicurato ha versato in eccesso nei 17 anni considerati. La Legge federale sull’assicurazione malattie è della metà degli anni novanta; la contabilità delle aziende passava già dai PC e internet aveva una certa diffusione. Nonostante ciò, calcolare chi ha pagato troppo pare sia eccessivamente complesso (e oneroso) per la Confederazione. Se fossero stati gli assicurati a non aver versato quanto dovevano, scommettiamo che gli “sforzi” e le forze in campo sarebbero stati ben maggiori? Buona lettura, Giancarlo Fornasier


Apprendimento condiviso Scuola e sordità. Uno dei grandi problemi che riguarda gli studenti non udenti è determinato dalla mancanza di una didattica adeguata che permetta l’apprendimento all’interno di contesti condivisi con gli studenti udenti. Questo problema si traduce in un alto tasso di abbandoni scolastici, soprattutto dopo la scuola primaria. Oggi però questi strumenti didattici dedicati esistono… di Roberto Roveda

N

Agorà 4

egli ultimi anni, le persone con sordità sono state oggetto di molte ricerche in campo linguistico e cognitivo. Dagli studi emerge che i bambini affetti da questo tipo di problematiche si trovano a fronteggiare maggiori difficoltà rispetto ai loro coetanei udenti, non solo nell’acquisizione del linguaggio, ma, a volte, anche nel comprendere la diversità dei pensieri e dei desideri altrui. Queste difficoltà rispetto ai bambini che hanno udito normale diventano ancora più evidenti nel momento in cui un sordo viene immesso in una classe scolastica assieme ad altri soggetti udenti. Un primo problema con cui hanno a che fare i ragazzini sordi è la difficoltà di imparare a leggere, soprattutto se paragonati ai loro compagni udenti, che spesso sono molto più avanti nel livello di apprendimento. Alla lunga questo tipo di difficoltà si traduce in un alto numero di abbandoni scolastici da parte di studenti sordi, soprattutto una volta terminata la scuola primaria, cioè dopo gli 11-12 anni. Un sintomo, questo, di forte disagio e dell’incapacità da parte della scuola di offrire una didattica utile a permettere anche ai sordi di apprendere all’interno di classi di studenti udenti. Didattica per sordi… e non solo Un “buco” didattico che si è cercato di colmare con due testi di recente uscita per la casa editrice italiana Raffaello Cortina: Corso di italiano per chi non sente (e per i suoi compagni udenti) e Insegno in segni. Linguaggio, cognizione, successo scolastico per gli studenti sordi. I volumi offrono l’occasione non solo di parlare delle difficoltà che incontrano i bambini non udenti che vanno a scuola, ma anche di mettere a fuoco quali siano le soluzioni più efficaci per far fronte a tali problematiche. Per approfondire queste tematiche abbiamo incontrato la curatrice di entrambi i libri, Sara Trovato, docente presso il Dipartimento di scienze umane per la formazione dell’università degli studi di Milano-Bicocca. La dott.ssa

Trovato è attiva nella ricerca su sordità ed educazione e ha capitalizzato, in questi libri, l’esperienza maturata all’interno di corsi dedicati a studenti sordi stranieri dal Servizio sordi del comune di Milano, in collaborazione con il centro Ireos, finalizzati al conseguimento del diploma di scuola secondaria di primo grado. Dottoressa Trovato, gli studenti sordi hanno molte difficoltà in più nella lettura rispetto agli studenti udenti. Quali strumenti possono proporre gli insegnanti per aiutarli? Il libro Corso di italiano per chi non sente (e per i suoi compagni udenti), di cui sono autrice con Chiara Branchini, Emilia Filtz, Laura Pagani, Lisa Pavesi, Ilaria Prigione e Sonia Sorgato, è il primo testo per le scuole medie di primo e secondo grado che utilizza anche la LIS, la lingua dei segni italiana, per veicolare l’italiano. Il libro offre percorsi, oltre che in LIS per la classe bilingue, anche per studenti oralisti, sordociechi, sordi stranieri e sordi adulti in autoapprendimento. In esso utilizziamo, per la lettura, il metodo proposto da un’insegnante americana specializzata in sordità, Sue Livingston, che si basa sul metodo con cui i genitori sordi di bambini sordi insegnano efficacemente a leggere ai propri figli. La premessa è che i figli sordi di genitori sordi ricevono senza intoppi la lingua dei segni molto precocemente. Questa precocità ha effetti positivi, come mostrano alcuni studi empirici sulle loro competenze linguistiche. Per quali ragioni? Innanzitutto questi ragazzi apprendono il linguaggio attraverso un canale aperto: se il genitore sordo usa la lingua dei segni lo farà con il figlio sin da piccolissimo. Quindi il bambino sordo apprenderà il linguaggio in età precocissima. Ciò offre un enorme vantaggio a questi bimbi, perché consente loro uno sviluppo armonico di tutte le abilità cognitive. Sue Livingston è partita proprio da qui: ha studiato l’approccio alla lettura utilizzato dal genitore sordo.


Akamatsu, molti altri sono proposti, di modo che l’insegnante possa utilizzare quello che risulta efficace e motivante con i suoi studenti.

Illustrazione tatta da rianovosti.com

In che modo procedete? Sue Livingston ha sviluppato il suo metodo di apprendimento filmando i genitori sordi e lo ha messo in pratica in classe, ottenendo ottimi risultati. Quello della Livingston non è stato l’unico metodo utilizzato in Corso di italiano. Carol Akamatsu ha usato una tecnica metacognitiva per potenziare l’approccio al testo narrativo. La lettura non è fatta soltanto della capacità di decifrare le parole, ma anche dell’essere in grado di anticipare i contenuti di una narrazione. Akamatsu ha verificato empiricamente che questa procedura è efficace. Essa consiste nel far notare agli studenti che i testi narrativi presentano delle regolarità: per esempio, all’inizio, vengono sempre presentati i personaggi, che poi incapperanno in un problema e cercheranno i mezzi per risolverlo, fino a che non si giungerà alla conclusione della storia, felice o triste. Partendo da questi punti base, Akamatsu ha testato una serie di procedure per rendere espliciti questi passaggi che strutturano ogni favola, tenendo presente la necessità di creare delle aspettative adeguate nei confronti del testo narrativo. Accanto a questi due metodi, di Livingston e di

Insegnare in modo semplice e piacevole Virginia Volterra, che ha effettuato in Italia i primi studi sulla LIS, riconosce due idee fondamentali alla base della didattica proposta in questi testi: per prima cosa, usare un input comprensibile, e in più indurre piacevolezza nella lettura con un testo appassionante e motivante che invogli il lettore a proseguire la lettura, non per dovere ma per piacere. Per costruire una didattica efficace, dunque, la “ricetta” proposta in Corso di italiano per chi non sente è di suggerire agli insegnanti di usare con gli studenti sordi i principi di glottodidattica che valgono sia per gli studenti sordi sia per gli udenti, aggiungendo solo ciò che di specifico vale per i sordi. In secondo luogo, l’insegnamento, e dunque l’apprendimento, devono essere piacevoli, soprattutto per studenti che hanno sperimentato sin da bambini lunghe sedute di terapia per imparare a parlare in un rapporto uno a uno, mentre in questo libro l’apprendimento è pensato per aver luogo preferibilmente in gruppo. Dottoressa Trovato, in estrema sintesi quali finalità si propongono i due libri? La finalità è che tutti gli studenti con sordità imparino a leggere e a scrivere l’italiano, ma esiste un percorso che può essere utilizzato con gli studenti che vogliono anche parlarlo. L’input che si cerca di far arrivare agli studenti è soprattutto attraverso la forma scritta, e, solo per chi lo desidera, attraverso la lettura labiale. Un percorso è dedicato a una classe composta da ragazzini udenti e con sordità, che consente di programmare un insegnamento bilingue. Sicuramente, rispetto ad alcuni anni fa, è molto aumentata la quantità di studenti disabili che frequentano le scuole dell’obbligo. Purtroppo l’abbandono scolastico è ancora molto diffuso, però, dopo la scuola primaria. In particolare, il libro Corso di italiano per chi non sente ha come obiettivo di diminuire ulteriormente la disaffezione allo studio e l’abbandono scolastico, anche nelle scuole medie di secondo grado, perché, in prospettiva, sempre più studenti sordi frequentino anche l’università.

Agorà 5


Entomologia informatica Era il 9 settembre 1947. In un recondito locale della marina statunitense, la tenente Grace Hopper e il suo gruppo di ingegneri cercavano di capire l’origine del malfunzionamento di Mark II: un pionieristico e voluminoso computer

di Nicola De Marchi; illustrazione ©Mimmo Mendicino

Società 6

Alle 15 e 45 minuti del 9 settembre 1947, dopo svariate ricerche, un collaboratore al progetto scopre nei circuiti di Mark II una falena morta che la zelante e sbrigativa tenente Grace Hopper appiccicherà con un pezzo di nastro adesivo sul registro dell’esperimento, annotando al suo fianco: “First actual case of bug being found”. Il primo caso di malfunzionamento di un computer era stato individuato e battezzato, a dispetto della specie di insetto, con il nome di bug, cimice. Da allora, anche se esiste un precedente di rilievo dello scienziato Thomas Edison, nonché il sinonimo glitch (proveniente dal tedesco glitschen, via l’yiddish gletshn: scivolare su una superficie), bug diventa, in inglese e non solo, il termine di riferimento per il disguido tecnologico. O meglio: di linguaggio. Infatti, malgrado la fisicità del primitivo corpo trovato nei circuiti, bug designa oggi più precisamente un “difetto di programma applicativo del software”, vale a dire la parte logica e impalpabile di un computer. Insomma, ogni qualvolta un programma o applicazione si chiude inaspettatamente si è, in inglese, di fronte a una cimice. Talora ben più pericolosa di quelle che si infilano nei materassi. Insetti feticcio A questo punto ai lettori un filo zoologi e non solo, non sarà certo sfuggito che cimice e falena non sono proprio la stessa cosa. Confusione dovuta forse al fatto che la tenente Grace Hopper (1906-1992) non era un’entomologa. O piuttosto al fatto che conosceva abbastanza bene la corrispondenza di Edison ed era avvezza alla parlata scozzese (dove bug è fin dal 1800 sinonimo di “grana, guaio”). Fatto sta che malgrado l’incongruità zoologica, il termine rimarrà “cimice”. Episodio tanto più curioso se si pensa poi al nome della tenente, praticamente omofono a quello di un altro insetto: la cavalletta (grasshopper in inglese). In italiano, tanto per non semplificare le cose (almeno entomologicamente), e visto che con “cimice” si indica la microspia, si è optato per l’assonante e già esistente “baco” (magagna, guasto). Inutile forse aggiungere a questo punto che nemmeno il baco, al di là della grande famiglia degli insetti o dei lepidotteri, ha molto più a che fare con cimici, falene o cavallette. Come a dire che tra entomologia ed etimologia corrono più che due semplici lettere. Oppure, che ogni lingua ha i suoi insetti feticcio.

Insetti o bufale? Nei videogiochi la sottile ma sostanziale differenza tra una “scivolata” (glitch) e una “falena” (bug) abbozzata, sembra chiarirsi: mentre un “baco” impedisce il funzionamento di un gioco o di un programma, un glitch causa un’anomalìa che non ne turba il funzionamento e produce anzi talora vantaggi non previsti. Come il superamento del muro in mattoni che separa lo schema 1-2 di Super Mario Bros dal “Minus World”. Al di là degli innocui videogiochi, e nonostante i nomignoli affibiati, “bachi” o “scivolate” celano talora pericoli ben poco innocenti. Cosi, tra i tragici casi di “malfunzionamenti del linguaggio del sistema”, ecco il Therac-25: un apparecchio di radioterapia che, nel corso degli anni ottanta, causa un difetto del software, somministrava quantità di radiazioni eccessive all’origine della morte di svariati pazienti. Meno tragici ma non meno ingenti i danni pecuniari indotti. Come nel ’96 quando, causa “baco” o “falena” o “slittata” nel linguaggio informatico, l’Agenzia spaziale europea dovette distruggere pochi secondi dopo il lancio, la sua fiammante Arianne 5 (gingillo da un miliardo di dollari). In televisione, il tarlo del “baco slittante” s’insinua da tempo nel nostro inconscio collettivo attraverso svariati film di fantascienza. Come Robocop (1987), dove, causa minor glitch, modelli avveniristici e totalmente automatizzati di poliziotti, fanno strage di umani. O ancora in Westworld (1973), ipotetico parco divertimenti animato da androidi che, complice un non meglio specificato virus, si ribelleranno ai visitatori all’immagine di un agghiacciante Yul Brynner. Meno oscuro ma non meno allarmante, il baco che manda in bomba il supercomputer HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio (1968) responsabile della morte di tutti i membri dell’equipaggio del Discovery, non solo per l’inquietante influsso di una pietra filosofale a spasso per l’universo ma, come sarà spiegato nel sequel 2010: L’anno del contatto, per una conflittualità tra gli obiettivi programmati al supercomputer: da una parte rivelare tutte le informazioni relative all’odissea e dall’altra tenere segrete le ragioni del viaggio all’equipaggio. “L’uomo ha creato un suo doppio…”, recitava a proposito la locandina del prospettivo Blade Runner di Ridley Scott (1982), “ora è un problema suo”. Dal cinema alla realtà il passo è breve. Capita cosi che il tarlo del baco informatico diventi psicosi collettiva per poi


Società 7

trasformarsi in… bufala. Tant’è che uno dei bug fino a oggi più conosciuti, il “Millenium Bug”, atteso nel passaggio all’anno 2000, si paventava dovesse provocare un collasso economico globale facendo tornare tutti gli indicatori temporali digitali a inizio novecento. Qualche soluzione Per finire, se il fantasma del guasto informatico si è da tempo fatto strada nei nostri inconsci, e la “cimice-falena” si è da tempo fatta “baco”, glitch resta (per il momento) senza corrispondenti italiani riconosciuti. Scartati “slittata” o “scivolata” (che non rendono bene l’idea), “svirgolata” (troppo comico), restano i datati “neo”, “sgarro”, “rigatura”, o “grana”. Al fantaitalofono si offrirebbe cosi la ghiotta possibilità di un adattamento. Per rendere l’idea della pic-

colezza dell’imperfezione all’origine dei guasti, e rinnovare la confusione tassonomica dei neologismi, perché non puntare su “acaro” (per esempio: c’è un acaro nella matrice)? O sul latino lapsus? Altro limite italiano, il verbo to bug. In effetti mentre in inglese, come peraltro anche in francese, chiunque può bueguer, in italiano “bacare” è raramente transitivo. Spingendo allora più in là la metafora del “baco” si potrebbe immaginare “sfarfallare”, come già si dice di certi motori difettosi, nonché di certe abitudini sessuali (per esempio: ho il computer che sfarfalla a causa di un baco). Altrimenti non resta che scegliere nel gergale (svarionare, sbroccare, impiantarsi, incepparsi), come poi ognuno già fa quando parla con le proprie macchine nel suo personal dialetto. Soprattutto se hanno… “grilli” per la testa.


Virtù e libertà

Esiste una differenza tra la virtù praticata da un credente e quella messa in atto da un non credente? Rispondere al quesito con i parametri del nostro pensiero significherebbe destreggiarsi tra il maglio della ragione e l’incudine della fede1 di Carlo Baggi

Kronos 8

Thomas Merton in una sua opera autobiografica (La ma un insieme di agganci necessari per procedere anche montagna delle sette balze, Garzanti, 1952). raccontando per vie divergenti senza perdere la specificità. Così ogni di essere nato in Francia l’ultimo giorno di gennaio del atto umano che, nel rispetto della propria individualità, 1915, scrive: “A poche centinaia di miglia dalla casa in cui s’immerge in quel “discorso” ne esce creativo e, quindi, nacqui, si andavano raccogliendo i soldati che imputridivano virtuoso. Pertanto, contrariamente alla considerazione di nelle trincee fangose (…) Mio padre e mia madre erano prigio- Merton, anche l’integrità dell’artista libera perché quella nieri in quel mondo, consapevoli che non era il loro (…) Erano virtù non trae vita da una dimensione estetica, ma procede nel mondo, ma non del mondo, non perché dal sublime, atto del trascendente, “sorgenfossero santi, ma per un’altra ragione: perché te delle attività creative dell’uomo nell’arte, erano artisti. L’integrità dell’artista innalza nel pensiero e nel retto vivere”.5 l’uomo sopra il livello del mondo senza però Riserva di significati liberarlo da esso”. Un esempio indicativo di questa condi­ Le considerazioni dell’autore sullo stato zione è descritto nel Libro dell’Esodo6 in d’animo dei genitori (entrambi pittori) cui si narra di Betsaleel di Giuda, lo strao­ se, da un lato, mostrano la possibilità di rdinario artigiano “chiamato dall’Eterno” sperimentare, anche attraverso una pra­ e “riempito dello Spirito di Dio, di sapienza, tica laica, stati esistenziali normalmente d’intelligenza e di conoscenza” per ideare legati all’esperienza religiosa (l’essere nel ed eseguire ogni tipo di lavoro artistico, mondo, ma non del mondo, Giovanni 17: necessario per la costruzione del taber­ 15,16), dall’altro ne rivelano un limite. nacolo mobile da usare durante il lungo Quest’ostacolo, così come descritto da peregrinare nel deserto. Il testo afferma Merton, sembra contraddire quell’affer­ inoltre che l’Eterno mise nel suo cuore mazione del pensiero greco che identifica­ Thomas Merton (jimandnancyforest.com) e in quello di Oholiab di Dan, l’abilità va la perfezione nell’interdipendenza tra il bello e il buono. In particolare, la virtù ancorata a una d’insegnare. Tuttavia quelle facoltà non furono trasmesse dimensione estetica, pur permettendo di librarsi “sopra il in modo generalizzato, ma solo a coloro che “erano mossi livello del mondo”, non appare in grado d’infrangere quel dal cuore ad applicarsi al lavoro per eseguirlo”7. La profusio­ limite che preclude la vera libertà. Esiste, allora e più in ne di sapienza, intelligenza e conoscenza era immagine generale, una differenza tra la virtù praticata da un credente degli attributi dell’Eterno8, ma il racconto non sollecita il lettore a focalizzarsi su quest’aspetto o sul miracolo. Esso e quella messa in atto da un non credente? vuole invece risvegliare la memoria di ciascuno sul fatto che quel “discorso” è inscritto in ogni essere umano come Rivelazione come “discorso” Più agevole appare il sentiero indicato dal pensiero biblico “una riserva infinita di significati, che devono mettersi alla che, procedendo con differenti paradigmi speculativi e non prova nella vita individuale e sociale”9. Nessun “deserto” del essendo influenzato dal principio di non contraddizione, ren­ mondo deve farlo dimenticare. de possibile scoprire quegli aspetti che possono confermare come vere due proposizioni, anche se simultaneamente note in conflitto tra loro. Inoltre, esso pur fondando la sua 1 Il rapporto tra fede e ragione è il tema della Lettera enciclica “Fides et Ratio” di Giovanni Paolo II del 14 settembre 1998. riflessione su una Rivelazione2 non la considera come un 2 La Rivelazione è quella del Sinai, in cui la Parola si materializza “mistero”, ma come un “discorso” che, articolandosi in nella Torah. “parole dense di significato, nascoste, recondite, da portare alla 3 D. Banon, La lettura infinita, pagg. 31–36, Jaca Book, 2009. luce”,3 richiede di essere razionalmente compreso. Per tutto 4 Deuteronomio 30: 12 ciò il conflitto tra fede e ragione si stempera perché quel 5 A.J. Heschel, Dio alla ricerca dell’uomo, pagg. 55–59, Borla Edi­ tore. “discorso”, nel momento in cui è stato “donato” all’uomo, 6 4 ha lasciato il Cielo pur senza perderlo, offrendosi sotto la 7 Esodo 35: 30–35 Esodo 36: 2 luce delle differenti prospettive umane. A fronte di questa 8 1 Cronache 29: 11,12 disponibilità la riflessione si apre e diventa responsabilità 9 D. Banon, op. cit., pag. 255; con citazione di U. Eco, Opera aperta, Bompiani Tascabili, 2000 personale inserita in una tradizione che non è un dogma,


Letture La via dell’ateismo di Marco Alloni

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Fra i libri più efficaci per riconoscere le virtù dell’ateismo va annoverato questo volume di Michel Onfray. Come gli è solito, l’autore si affida alla forma del libello e non fa sconti. Ciascuno dei tre monoteismi – ebraismo, cristianesimo e islam – sono fatti oggetto del suo argomentatissimo j’accuse. Ma cosa “accusa” Onfray? In primo luogo il persistere del pensiero cristiano sotto il manto della “decristianizzazione” dell’occidente. Secondariamente, il luogo comune secondo cui l’etica sarebbe prerogativa del pensiero religioso e l’ateismo declinabile solo negativamente. Due approcci che spingono il filosofo ad affermare che mai, in occidente, la filosofia ha davvero superato le secche del pensiero religioso. E mai il pensiero ateo – incarnato da un precursore come d’Holbach e solo apparentemente espresso nel criticismo di Kant – ha trovato una sua collocazione storica adeguata. Ma Onfray va oltre. Denuncia il primitivismo del religioso. Nel religioso individua il massimo male e la massima negazione dell’uomo. Dal Feuerbach che ri-

conosceva in Dio una creazione a immagine rovesciata dell’uomo, al Nietzsche che pose le basi per un ripensamento della condizione umana liberata dalle costrizioni del religioso, ci porta verso una vera e propria catarsi laica. Il laicismo diventa principio e fine di ogni responsabile rapporto con il mondo. Quel laicismo che le scuole non hanno ancora pienamente accolto, la sudditanza all’irrazionale irretisce fuori dalla mentalità popolare, i conflitti politici sembrano ignorare. Quel laicismo che per il persistere della comodità di questo o quel fideismo rimane schiacciato sotto gli abusi istituzionali dei tre grandi monoteismi. È questo un libro per riconoscere dunque che l’avanguardia intellettuale europea è già giunta a formulare i presupposti di quell’era “post-cristiana” che la più responsabile filosofia umanistica contemporanea riconosce – da Vattimo a Galimberti e via elencando – come essenziale per far fronte senza infigimenti alle grandi sfide del nostro tempo. Ovvero a quell’uscita dal nichilismo che solo un salutare ateismo può garantire.

Trattato di ateologia di Michel Onfray Fazi, 2005

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L’ospedale degli animali Bruchi farmacisti, scimmie erboriste, formiche coltivatrici, elefanti che si curano con il sodio: sono molti e variegati gli esempi di animali che hanno sviluppato comportamenti atti a migliorare il loro stato di salute fisica, sia in forma curativa sia preventiva di Chiara Piccaluga

Scienza 10

Gli orangutan del Borneo sono considerati tra i primati più intelligenti (borneoproject.org)

Negli ultimi decenni la ricerca scientifica, in particolare in ambito etologico e farmacologico, ha cercato di approfondire un nuovo campo, quello della zoofarmacognosia, la scienza che studia come gli animali si curano, procurandosi, spontaneamente in natura, il rimedio idoneo per determinate patologie e molteplici scopi: dalla lotta ai parassiti, alla cura di problemi intestinali, delle ferite cutanee, sino al controllo delle nascite e alla fertilità. Dimmi cosa mangi… La self-medication, o auto-cura da parte di varie specie di animali, da un lato ha aperto alla comprensione e all’individuazione di nuovi principi farmacologici utili anche alla medicina umana, dall’altro ha portato a considerare da un altro punto di vista tutto un insieme di comportamenti degli animali che erano finora rimasti inspiegati. Si è compreso, per esempio, che la geofagia, il comportamento

di mangiare terra, argilla e carbone, che attuano diverse specie di scimmie, gorilla, scimpanzé, tapiri, pappagalli ecc., ha lo scopo di disintossicare l’animale dalle tossine presenti nei cibi, oltre che contribuire all’apporto di fonti minerali importanti. C’è da apprendere qualcosa anche dagli elefanti kenyoti che per migliorare i loro processi metabolici ricorrono a cure di sodio recandosi nelle grotte del monte Elgon, un vulcano ormai spento che di trova sul confine tra Kenya e Uganda. Oppure dalle pecore delle isole Shetland che per prevenire l’osteoporosi si nutrono di gusci di uccelli accuratamente tritati prima di ingerirli. Vi sono cervi canadesi che vincono l’insonnia procurandosi un lichene narcotico e giaguari che ricercano semi di ayahuasca, una liana amazzonica con effetti fisiologici e visionari a causa di inibizione enzimatica, che pare siano efficienti per attivare i sensi prima della caccia.


“Ripulirsi” naturalmente… baccelli di Sloanea, arbusti di crinodendro. Miscelato il Le tigri indiane, grandi felini carnivori, occasionalmente tutto con la saliva ne fanno una poltiglia che strofinano si cibano di frutta, in particolare Ziziphus jujuba, noto vigorosamente sul pelo sempre a scopo curativo o precome dattero cinese. Si presenta grande come un’oliva ventivo. Interessante osservare che le popolazioni native ma dal sapore simile a quello della mela che nella cucina utilizzano le stesse piante per scopi analoghi, ossia per il persiana è conosciuto come annab e ha proprietà purgative, trattamento di problemi dermatologici o per evitare punperché contiene principi quinonici che aiutano le tigri a ture di insetti. Anche gli orangutan del Borneo spalmano espellere eventuali sostanze nocive presenti nel corpo. sul loro pelo una poltiglia preparata accuratamente con I bruchi Grammia incorrupta, invece, quando sono infestati foglie di Commelina una pianta di origine asiatiche che ha dai parassiti aumentano il consumo delle foglie del Senecio piccoli fiori viola. L’animale morde le sommità del vegetale, e di altre piante contenenti potenti alcaloidi per liberarse- lo trita con la possente dentatura per circa cinque minuti ne; assunti in piccole quantità, queste sostanze rendono formandone un bolo con la saliva e producendo una il sapore del bruco sgradevole ai predatori. Si tratta di un schiuma bianco-verdastra. Questo perché la masticazione comportamento probabilmente legato a uno stimolo del prolungata provoca il rilascio delle saponine e la produsistema immunitario dell’animale, che riconosce i parassiti zione di un simil sapone. L’orangotango raccoglie questo invasori e agisce sul sistema nervoso prodotto con la mano e lo spalma centrale così da fare preferire il gusto accuratamente lungo gli arti e per una degli alcaloidi ai bruchi. mezzoretta svolge questa operazione Molti poi gli esempi di auto-cura nei di masticazione e distribuzione della primati, i babbuini del genere Papio schiuma sul corpo per medicarsi: il si nutrono di un frutto il Balanites preparato ha effetti anti-infiammatori aegyptica, dattero del deserto, probae anti-batterici. Anche in questo caso bilmente non come cibo, bensì per le vi è una sorprendente concordanza di sue proprietà curative antielmintiche, utilizzo della pianta fra le popolazioni dato che contiene elevate quantità locali, che sono solite utilizzare specie di diosgenina, uno steroide efficadi Commelina per la preparazione di ce contro gli stadi larvali di alcuni medicamenti che si spalmano sovermi trematodi. Inoltre, uno studio prattutto nelle aree muscolari e alle sugli escrementi lasciati dagli scimgiunture degli arti. panzé in natura ha rivelato che gli animali inghiottono foglie arrotolate Autoguarigione: una memoria di Aspilia, pianta con una superficie perduta ruvida ricoperta di piccolissimi unCiò che più sorprende in questi comcini. La ricerca ha evidenziato come portamenti animali è inoltre il fatto nella maggior parte dei casi vi è una che la fonte vegetale viene dapprima co-presenza di vermi intestinali e manipolata per farne un preparato Aspilia nelle feci e questo rivela come medicinale. Un dato questo che evil’assunzione delle foglie intere perdenza il livello complesso del rapZiziphus jujuba, pianta purgativa di cui si metta di ripulire il tratto intestinale, porto causale fra l’animale e la fonte nutrono le tigri indiane (wikipedia.org) poiché nel passaggio all’interno del curativa, e non solo nei primati. Negli tratto digestivo, vermi e altri parasorsi dell’Alaska e negli orsi bruni si è siti, rimangono incastrati negli uncini e vengono espulsi osservato come essi sradichino piante di Ligisticum porteri assieme alle foglie. Altresì quelle ingerite a stomaco vuo- per masticarne le radici e spargerne il bolo sul pelo. I nato stimolano i movimenti peristaltici, contribuendo in tivi del nord-America non a caso chiamano questa pianta modo più efficiente all’espulsione dei vermi. “medicina dell’orso” o “radice dell’orso” e la utilizzano Si è visto anche che nella cassetta dei medicinali degli anche per problemi respiratori, per rafforzare il sistema scimpanzé è presente la Cordia abyssinica, un buon anti- immunitario, oltre che come prodotto che spalmano sul malarico e anti-batterico, la Toxicaria antiaris con principi corpo a scopo curativo. anti-tumorali e alcuni Ficus. La corteccia di Ficus natalensis, Lo sosteneva già Ippocrate nel 440 a.C. come la mediciper esempio, ha effetti antidiarroici, il Ficus capensis è un na abbia finito per dimenticare una serie di conoscenze buon antibatterico e le foglie di Ficus urceolaris sono utili antichissime. È quindi necessario esplorare in modo contro i vermi intestinali. approfondito l’universo delle piante, delle sostanze e dei principi naturali, concentrandosi sulle loro caratteristiche Soluzioni “quasi” umane e di conseguenza sulle loro qualità curative. La ricerca Le scimmie cappuccino Cebus capucinus del Costa Rica deve spingersi fino alle leggi biologiche e ai meccanismi rompono i frutti di alcune specie di Citrus, il cedro, e evoluzionistici che hanno permesso il successo di desfregano la polpa dell’agrume sul loro pelo come repel- terminate specie. Noi esseri umani abbiamo affievolito lente degli insetti e trattamento per le irritazioni cutanee. capacità e percezioni che altri esseri viventi hanno invece Inoltre, si dilettano anche a raccogliere rami di Clematis, mantenuto e sviluppato, spesso fino a soglie straordinarie una piccola pianta arbustiva, foglie di Piper, pepe nero, e di auto-guarigione.

Scienza 11


Q

uando studiavo a Parigi con Carolyn Carlson (danzatrice e coreografa statunitense, ndr.), ebbi la possibilità di seguire uno stage con la francese Malou Airado, una delle pioniere della compagnia di Pina Bausch (coreografa tedesca tra le più importanti al mondo, ndr.). Nel 1986 la Airado mi ha invitata in Germania, a Wuppertal e a EssenWerden, a seguire come ospite la compagnia della Bausch, di cui sono una grande estimatrice. Questa straordinaria esperienza ha influenzato molto il mio percorso, aiutandomi a delineare la mia visione e il mio concetto artistico caratterizzato da un linguaggio universale. Che dire della Bausch? È magica! Penso che sia riuscita a portare con unicità l’universo sulla scena. Il suo rivoluzionario linguaggio poetico, che in un primo momento ha diviso la critica, ha segnato in modo indelebile la coreografia del novecento ed è ora universalmente riconosciuto. Era una persona di pochissime parole, ma con quelle che venivano dette, anche solo bisbigliate, ti si “apriva il mondo”. Una donna cupa, misteriosa, ma che sapeva anche essere molto spiritosa. Era affascinante la modalità con cui riusciva a scavare in ogni persona, a fare un lavoro d’introspezione: era come se ti “succhiasse”, ma poi quello che veniva portato sulla scena diventava meraviglioso! Ora che la Bausch è deceduta, bisogna far tesoro di tutto il suo patrimonio. La scelta di rientrare in Svizzera e in Ticino non è stata priva di difficoltà, ma con il tempo sono riuscita ad affermare il mio linguaggio artistico, che è stato apprezzato e sostenuto. Creare in Ticino è piacevole in quanto c’è una tranquillità straordinaria che ti permette di concentrarti. Sono rimasta in contatto con la Airado e in seguito con un’altra danzatrice della Bausch, Nina Dipla, che ci raggiunge sovente ad Ascona per proporre laboratori e creazioni. Da venticinque anni sviluppo il mio percorso di continua ricerca. L’ultimo lavoro, ispirato al pittore russo Alexej von Jawlensky su invito della nipote Angelika, mi ha permesso di affrontare una nuova sfida. Sono entrata in una dimensione multimediale che mi ha allontanato dalla mia cifra stilistica abituale, ed è stato un po’ come mettersi a nudo. Infatti sulla scena collo-

quiano con la pittura due musicisti, due danzatori, una cantante soprano e proiezioni video. È la prima volta che faccio uso di questa tecnica che mi ha permesso di interagire efficacemente con le opere di Jawlensky. Una sperimentazione analoga di cui vi è qualche testimonianza scritta, è stata effettuata ad Ascona nel 1918 da Jawlensky stesso, assieme a Paul Klee, Marianne Verefkin, il danzatore russo Sakharov e la danzatrice asconese Charlotte Barra. Questi artisti cercavano di far sì che i diversi linguaggi potessero fondersi in una sola arte ed è con questo spirito che ho affrontato la nuova avventura. Cos’è per me il teatro? È un luogo dove viene rappresentato il mondo. Quando ci si trova nello spazio “micro” della scena, chiedo ai miei danzatori di portare con sé la natura umana. È questa la magia del teatro! Io provengo dalla danza, ma sono un’amante di tutte le arti, se proposte con autenticità e verità: queste sono le mie parole d’ordine. Questo è il quinto anno in cui sono attiva all’interno del San Materno, spazio che è stato concesso in gestione alla sottoscritta e a Domenico Lucchini dal comune di Ascona. All’inizio tutto è piccolo ma poi, grazie alla magia architettonica e cromatica, le dimensioni si dilatano e aiutano a dare qualità al lavoro. Il teatro mi permette di ospitare danzatori da molte parti del mondo e di farlo vivere rispettando il suo spirito originale: un luogo di creazione e ricerca, dove diversi linguaggi si incontrano con la nostra cultura. Come vedo il futuro del teatro-danza in Ticino? Oggi ci sono dei giovani promettenti che si sono attivati per far sì che quest’arte si rafforzi sul nostro territorio. Però per crescere sono a mio avviso indispensabili degli scambi internazionali, come si voleva fare qualche anno fa a Chiasso creando la scuola della Carlson. Purtroppo il progetto è fallito. Auspico tuttavia che la danza contemporanea, essendo un’arte tra le più aperte, possa avvicinarsi alla scuola, cominciando con l’abbattere le barriere tra la danza e il teatro.

TIzIANA ArNABOLDI

Vitae 12

Ha studiato e collaborato con alcune delle più grandi coreografe e danzatrici contemporanee. Crea spettacoli che girano l’Europa e trasmette ai giovani il suo linguaggio e la sua passione per il teatro-danza

testimonianza raccolta da Marco Jeitziner fotografia ©Reza Khatir


CACCIATORI DI TESTE di Jema e di Brokyland

Veronica pensa: “La laurea qui a Ginevra mi è

Veronica: “Pronto?”

di assistente alle risorse umane fa proprio per sento!”

Amica di Veronica: “Allora? Come stanno andando le tue ricerche di lavoro?” Veronica: i requisiti necessari!”

Amica di Veronica: di madre lingua francese, credi sia un problema?”

dell’HR Development! Lei potrebbe essere requisiti. Sarebbe pronta per fare il “cacciatore di teste”?” Veronica: “Assolutamente si! Saper valutare le competenze e scegliere le persone giuste è fondamentale nel mondo del lavoro! Chi dirige un’azienda lo sa molto bene!”

Avrei solo una domanda da farle”

Veronica: “Quale?”

Veronica: “Certo che no! Ci mancherebbe... imparato, scrivendo anche la tesi in francese? E questo è un paese multilingue...” Amica di Veronica: “ Si, hai ragione!”

illustrazioni di Valentina Marafioti; testi di Marco Jeitziner

“Noto che lei è di orgine ticinese ma, il francese, lo parla bene?” Veronica: “Arrrggh!”


LE NOSTRE STORIE a cura della Redazione Romanzo a fumetti, letteratura disegnata, giornalismo per immagini, narrazione verbovisiva… di definizioni su questa forma d’arte e comunicazione ne sono state elaborate parecchie e non di rado a impegnarsi in tal senso sono state menti assai fini: filosofi, sociologi e semiologi – si pensi a Umberto Eco a Gilles Deleuze e Felix Guattari, a Sergio Brancato – per citarne alcuni. Sta di fatto che la graphic novel (l’espressione andrebbe in realtà flessa al maschile “il graphic novel”, perché novel in inglese indica il “romanzo”, ma si sa, le lingue evolvono in base all’uso e non alle norme) è oggi un fenomeno diffuso e soprattutto ricercato a dimostrazione che il potenziale del fumetto è ben lungi dall’esaurirsi. In una sorta di potente rivincita sulle arti maggiori, in specifico letteratura, cinema e drammaturgia, che lo hanno sempre confinato in un ruolo minore, il fumetto ha saputo, grazie a grandi e talvolta grandissimi autori, farsi spazio fino ad acquisire soprattutto nel corso degli ultimi due decenni una dignità e valenze espressive e comunicative unanimemente riconosciute. Per chi poi, come il sottoscritto, è cresciuto in compagnia del “Corriere dei piccoli” e in seguito di “Linus”, la cosa può apparire quasi scontata. Su quelle pagine sono infatti state pubblicate storie meravigliose disegnate da illustratori straordinari, penso fra tutti a Sergio Toppi e a Hugo Pratt, che hanno formato un’intera generazione di futuri illustratori italiani a partire da Andrea Pazienza, uno dei grandi, che ebbe la capacità di produrre storie di qualità rivolte a un pubblico giovane ma ormai adulto. Senza dimenticare i grandi autori della scuola franco-belga o quegli eccezionali visionari che sono stati Francisco Solano Lopez e Héctor Oesterheld, creatori del celebre “Eternauta”. Oggi la graphic novel, il romanzo a fumetti o come lo si voglia definire, non rappresenta quindi più una forma di comunicazione di serie B ma, proprio in virtù della sua capacità di assorbire e metabolizzare le tematiche più diverse, suggerendo riflessioni e analisi complesse del reale, ha acquisito il giusto titolo di nona arte. Anche il giornalismo ne ha fatto uno strumento privilegiato attraverso il quale far conoscere al pubblico condizioni sociali ed esistenziali di realtà talvolta lontane e spesso ignorate o trascurate dai media.

A tal riguardo, da tempo su “Ticinosette” abbiano invitato alcuni bravi e giovani illustratori e autori ticinesi e italiani a collaborare nella realizzazione di graphic novel. Un progetto in cui, alla fine del 2013, abbiamo voluto coinvolgere gli allievi del III anno del Corso di comunicazione visiva della SUPSI. Tre autori diversi (Marco Jeitziner, Mariella Dal Farra e Olmo Cerri) hanno prodotto delle piccole sceneggiature ad hoc che gli studenti, divisi in tre diversi gruppi di lavoro, hanno elaborato secondo la propria personale visione. In conclusione, abbiamo scelto di pubblicarne sei, due per ogni testo, in modo da evidenziare come a partire dal medesimo contenuto si possa giungere a soluzioni tecniche ed espressive davvero singolari e capaci di svelare le personalità degli autori. Altre proposte, di cui alcune validissime, le abbiamo dovute escludere per ovvie ragioni di spazio. Cogliamo dunque l’occasione per ringraziare tutti gli studenti che hanno partecipato, il loro insegnante Antoine Deprez per la squisita disponibilità e la collaborazione e Giovanni Occhiuzzi, assistente, che ci ha seguito nella fase finale del lavoro.


“CACCIATORI DI TESTE” DI JEMA E BRUNHILDE

“La laurea qui a Ginevra mi è costata quattro anni di fatica! Ma questo posto di assistente alle risorse umane fa proprio per me! Ho buone possibilità di ottenerlo”.

“LO SENTO!”

“ALLORA?”

“Come stanno andando le tue ricerche di lavoro?”

“BENE!”

“Ho scritto per quel posto che ti dicevo e credo che mi chiameranno! Ho tutti i requisiti necessari!”.

“CERTO CHE NO!” “Il fatto che tu non sia di madre lingua francese, credi sia un problema?”

“Ci mancherebbe... e poi vuoi che in quattro anni non lo abbia imparato, scrivendo anche la tesi in francese? Ginevra è una città aperta e cosmopolita. E questo è un paese multilingue... ”

“SÌ, HAI RAGIONE!”

QUALCHE GIORNO DOPO...

“PRONTO?” “Buongiorno, sono il direttore della HR DEVELOPMENT! Lei potrebbe essere la persona che stiamo cercando. Ha tutti i requisiti. Sarebbe pronta a fare il...

“ASSOLUTAMENTE SI!”

“CACCIATORE DI TESTE?”

“Saper valutare le competenze e scegliere le persone giuste è fondamentale nel mondo del lavoro! Chi dirige un’azienda lo sa molto bene!”

ESATTO!

“Lei ha lo spirito giusto! Avrei solo una domanda da farle”.

“QUALE?”

“Noto che lei è di origine Ticinese ma, il francese...

LO PARLA BENE?”

illustrazioni di Giorgia Genova; testi di Marco Jeitziner


Esistenzialismo 2.0 di Olmo e tassandra

“e incredibile come il lavoro influenzi il mio umore. Ho come l’impressione di essere quello che faccio”.

“Quando non ho niente da fare mi prende come un senso di oppressione. Di ansia, sarebbe forse la definizione giusta”.

“Non e legato alla questione economica, non solo almeno. e proprio legato al senso dello stare al mondo e all’immagine che ho di me”.

“Eppure il vuoto dovrebbe essere alla base della creativita”. “Non avere un padrone, essere indipendente, ma anche essere solo ad affrontare l’ignoto”. “Fare il creativo poi. Che su commissione non e mica facile”.

“Quando mi sento giu, googlo il mio nome. Vedere che esisto nei risultati di ricerca mi rasserena”. “Mi scoccia essere diventato cosi. Proprio io che andavo all’alpe a fare il fieno e a cercare un modo diverso di stare al mondo”.

illustrazioni di Giulia Tassi; testi di Olmo Cerri


illustrazioni di Lorenzo Gada; testi di Olmo Cerri


SINGOLARITÀ

di Mariella Dal Farra e Cablo

“In questo periodo sento continuamente parlare di singolarità... ” “Sai, quella teoria secondo la quale fra qualche anno ci sarà una scoperta scientifica che cambierà per sempre il modo in cui siamo e viviamo... ” “guardati intorno, cosa vedi?”

“... Si va dall'arresto dell'invecchiamento alla cura di tutte le malattie, ma l' ipotesi più accreditata è quella relativa alla nascita dell' Intelligenza ArtiFIciale... ”

“Devo ammettere che secondo me quello che accadrà sarà un'altra cosa. Voglio dire... ”

“Proprio così! Gente al telefono o connessa a internet. Lo sai che Google sta per met mettere sul mercato degli occhiali che consentono di trasmettere le immagini di ciò che stai vedendo in tempo reale? ”

“Ciò si tradurrà nella graduale perdita della capacità di riflettere da soli: le nostre facoltà speculative cominceranno a funzionare in modalità condivisa... ”

“Il passo successivo sarà quello di installare i dispositivi di comunicazione a livello cerebrale: sarà sufficiente pensare a una certa persona per collegarsi con lei, trasmetterle le nostre idee, le emozioni... ”

“... capaci di comprendere e modi care l’ambiente in misura enormemente maggiore di quanto la più geniale delle menti individuali abbia mai potuto fare! Più di Gutenberg ed Enrico Fermi...”

“Quando anche i sogni si fonderanno, allora sarà fatta: non esisterà più una mente individuale, solo aggregati di intelligenza collettiva, con un inconscio altrettanto collettivo...”

“Sarà una cosa bella?”

“Non lo so... ma di sicuro sarà interessante vedere cosa succede!” illustrazioni di Carlo Alberto Rusca; testi di Mariella Dal Farra


“In questo periodo sento continuamente parlare di singolarità... “Sai, quella teoria secondo la quale fra qualche anno ci sarà una scoperta scientifica che cambierà per sempre il modo in cui siamo e viviamo...”

“... Si va dall’arresto dell’invecchiamento alla cura di tutte le malattie, ma l’ipotesi più accreditata è quella relativa alla nascita dell’Intelligenza Artificiale... ” “Ma tu ci credi, zia?”

“Ah sì? Tipo...”

“Devo ammettere che secondo me quello che accadrà sarà un’altra cosa. Voglio dire... guardati intorno, cosa vedi?” “Boh, il solito: case, strade, negozi, auto, gente che parla al telefono...”

“Proprio così! Gente al telefono o connessa a internet. Lo sai che Google sta per mettere sul mercato degli occhiali che consentono di trasmettere le immagini di ciò che stai vedendo in tempo reale?”

“Il passo successivo sarà quello di installare i dispositivi di comunicazione a livello cerebrale: sarà sufficiente pensare a una certa persona per collegarsi con lei, trasmetterle le nostre idee, le emozioni... ”

“Certo, e allora?”

“... Sembra fico.”

“Quando anche i sogni si fonderanno, allora sarà fatta: non esisterà più una mente individuale, solo aggregati di intelligenza collettiva, con un inconscio altrettanto collettivo... ”

“Ciò si tradurrà nella graduale perdita della capacità di riflettere da soli: le nostre facoltà speculative cominceranno a funzionare in modalità condivisa...” “Non ci sentiremo più soli!”

“Lo vedi che Jung aveva ragione...”

“... capaci di comprendere e modificare l’ambiente in misura enormemente maggiore di quanto la più geniale delle menti individuali abbia mai potuto fare! Più di Gutenberg ed Enrico Fermi...” “... Più di Einstein e Nicolas Tesla... ”

Singolarità di Mariella e di D’aria

illustrazioni di Daria Bianco; testi di Mariella Dal Farra

“... Sarà una cosa bella?”

“Non lo so... Ma di sicur sarà interessante vedere cosa succede!”


Love&art LA TERAPIA DI FIORUCCI Tendenze p. 44 – 45 | di Marisa Gorza

“Mi piace ipotizzare un mondo dove tutti si amano. Essere benvoluto è importante come pure saper riconoscere e ricambiare ogni espressione d’affetto...”. Questa frase non appartiene a un mistico o a un asceta, bensì a un personaggio clou del design, della moda, del look


E

lio Fiorucci inizia subito a parlare, appena varco la soglia del suo studio. Allora è da sfatare la diceria che per riuscire nella vita bisogna dimostrarsi duri e spietati? “Certo”, conferma convinto, “bontà, gioia di vivere e positività pagano sempre”. Il dialogo procede fitto per quasi due ore e ti rendi conto che di fronte a te, oltre a un’icona del costume contemporaneo, c’è un vero e proprio filosofo, una persona semplice, diretta e sincera in modo disarmante. Però prima di coinvolgervi nel Fiorucci-pensiero vorrei raccontare qualcosa del suo iter. Nato a Milano nel 1935, dopo una gavetta nel negozio di pantofole del padre si butta nella ricerca di calzature novità. Finché nel 1967 arriva la grande svolta, non solo per lui, ma per il fashion in toto: l’inaugurazione del suo primo negozio in Galleria Passerella. Qui si vendono cose che in Italia non si trovano, ma che a Londra, in Carnaby Street, già spopolano: sandali e galosce campagnard, calze con attaccate le suole, scarpe da uomo in vernice metallizzata, accessori e componenti vari dell’immagine “avanzata”. Fiorucci ha il coraggio di osare e irrompere nei tradizionali modi d’abbigliarsi, proponendo un modo di vestire libero da ogni schema e soprattutto un inedito e felice modo di vivere. Dopo il primo concept store milanese ne vengono aperti altri in tutto il mondo. Ogni volta è un trionfo, specialmente con l’opening newyorkese, luogo prescelto dall’amico Andy Warhol, e da numerosi altri artisti, per le soste diurne. Si sa che per quelle notturne e festaiole c’era il rutilante Studio 54, varato all’apertura dallo stesso Fiorucci. Siamo negli anni settanta, e un’altra grande intuizione fiorucciana è quella di raccogliere intorno a sé un gruppo di giovanissimi designer, stylist, grafici e modellisti, costituendo una vera e propria riserva di intelligenza creativa. Una factory italiana che sforna capi e infinite trovate seguendo illuminazioni fulminee. L’ idea bomba del periodo, partita ovviamente dal demiurgo, è la creazione di jeans super aderenti per valorizzare il lato B femminile, trasformando, quello che fino ad allora era un pantalone maschile da lavoro, in un irrinunciabile capo per donne felici di apparire sexy.

sulla mensa del civile terzo millennio, epoca di grande comunicazione!

Non starà per caso facendo un elogio alla tecnologia moderna?

Nel 1990 Elio Fiorucci vende il suo marchio alla società giapponese Edwin International, ma la storia continua, oh se continua! Innanzi tutto per diversi anni, nel rispetto dell’identità del marchio, porta avanti la collaborazione artistico-creativa con l’azienda. Nascono progetti diversificati e licenze per la produzione di occhiali, orologi, oggetti d’arredo, T-shirt con immagini rubate ai sogni e alle fiabe. Inoltre è intensa la collaborazione con stilisti internazionali. L’evoluzione di tutto questo sfocia nel 2003 in quella che verrà chiamata Love Therapy, il nuovo marchio con cui Fiorucci firma jeans, felpe, abiti e accessori in materiali, forme e colori che infondono, solo a guardarli, un rassicurante feeling di allegria.

Il nome è già tutto un programma, ma come è maturata l’idea della terapia dell’amore? Volevo ricreare l’atmosfera di calore e di luogo terapeutico che aleggiava nei Fiorucci Store, dove la gente si sentiva a proprio agio, amata, coccolata e lontana dalle malinconie. Dove non mancava mai un sorriso da parte delle vendeuse. Mi sono pure rifatto ai tempi della mia gioventù, quando era in atto la rivoluzione pacifica espressa con slogan tipo Peace&Love. L’amore dovrebbe essere il paradigma di una nuova rinascita sociale.

Come dire che l’amore salverà il mondo, non si tratta di un’idea utopistica? Sono di fatto un inguaribile ottimista e un visionario. Comunque ho sempre pensato che qualunque attività di commercio debba girare attorno a dei profondi valori spirituali che la gente percepisce e che rendono etico il business. Mi auguro soprattutto che l’uomo, quale animale evoluto e intelligente, smetta di continuare a sfruttare gli animali che dovrebbe amare come creature simili a lui. Il consumo di carne nella civiltà contadina era contenuto e legato ai cicli della natura, oggi si esagera con il crudele e inaccettabile allevamento intensivo che porta in tavola la bistecca ogni giorno. C’è molto altro da mettere

Come no, la rete internet permettendo a tutti di comunicare, di collegarsi con il mondo intero, è un mezzo straordinario e il risultato di questo gran corrispondere verrà fuori più avanti. Il nostro è un momento un po’ frastornante, bersagliati come siamo da tanti avvenimenti, ma anche di grande incubazione che di sicuro ci porterà a un nuovo periodo di rinascimento. Può sembrare contraddittorio, ma l’anelito verso la natura non respinge la tecnologia che ha la libertà di guadare avanti, come del resto fa l’arte.

A tal proposito, come si inserisce l’Art Therapy, presentata lo scorso febbraio, nel progetto globale Art Therapy? Si tratta di una terapia per il cuore, art for your heart, la risonanza è perfetta. Aspiro a far condividere l’energia pura che arriva da giovani artisti, iniziando con i foulard di seta, disegnati da Lia Bosch. Il segno grafico dell’artista strizza l’occhio alla Pop Art con linee forti e colori decisi che tracciano corpi stilizzati, impegnati nell’universale e primordiale atto d’amore. Un erotismo spensierato con tutta la sua poesia priva di ipocrisie borghesi.

Allora la poetica e l’estetica di Andy Warhol continuano a lasciare scie? A Warhol piaceva molto lo stile Fiorucci e io, a mia volta, gli sono debitore della passione per il colore. Dimostrando che si poteva fare arte con una scatola di Campbell Soup, Andy dava vita alla mitologia della contemporaneità, più che mai attuale. Apprezzava le fulgenti luci al neon che illuminavano New York, ma ciò che di più ci accomunava era l’amore per la natura e la campagna che teneva segreto e che io invece sbandiero ovunque. Anzi, non vedo l’ora di ritirarmi là fra galline e conigli.

È questo il suo proposito futuro? Non ha intenzione di continuare a stupirci? Questo e altro e ho intenzione di continuare a stupire me stesso con estetica e etica mescolate senza tabù. Sorride sornione con quegli occhi vividi da bambino curioso, quale dice di essere rimasto. Capace di riciclarsi in sintonia con il mondo che si trasforma, ti fa sorgere il dubbio il dubbio che magari sia lui stesso a tramutare il cosmo. Con grande spasso.


La domanda della settimana

Il minimo salariale generalizzato è uno strumento efficace contro il dumping salariale e la sostituzione di manopodera locale con lavoratori d’oltre confine?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 3 aprile. I risultati appariranno sul numero 15 di Ticinosette.

Al quesito “Da alcuni anni si parla sovente di vermi e insetti come le nuove frontiere alimentari: siete pronti a nutrirvi di lombrichi, locuste, farfalle, cimici ecc?” avete risposto:

SI NO

0% 100%

Svaghi 46

Astri ariete I transiti di Giove e Sole in corso offrono enormi potenzialità, da canalizzare in maniera consapevole. Colpo di fulmine per i nati nella terza decade.

toro Scelte irrevocabili favorite dalla retrogradazione di Saturno. Si chiude un periodo importante. Decisive le giornate comprese tra il 2 e il 3 aprile.

gemelli Vita sentimentale in pieno fermento. Tentazioni amorose inarrestabili, assai difficili da frenare. Momento di grande fervore per i più creativi.

cancro Rotture improvvise: siete al centro di una tempesta astrale. Attenti agli errori di valutazione nelle vostre scelte. Bene tra l’1 e il 3 aprile.

leone Saturno e Venere in reciproca quadratura vi spingono ad adottare scelte decisive. Possibili rimpianti e rimorsi tra il 2 e il 3 aprile. Limitate l’alcol.

vergine Cambiamenti e metamorfosi spirituali. Incontri per i nati della terza decade favoriti dal transito di Mercurio. Parlate poco… quanto basta.

bilancia Svolte sentimentali e cambiamenti improvvisi. Si fa sempre più marcato il desiderio di dare una svolta. Molto bene per i nati nella terza decade.

scorpione Con Venere sulla cuspide della vostra decima casa solare si tende a dare priorità alla vita affettiva. Nuova vita per i nati nella terza decade.

sagittario Incremento delle relazioni sociali. Scalpitanti e impazienti tra il 4 e il 5 aprile. Affrontate una cosa alla volta. Attenti a non strafare. Creatività.

capricorno Cambiamenti nella gestione della vita professionale. Desiderio di novità e voglia di libertà da un eventuale predominio del partner. Colpi di fulmine.

acquario Grazie al transito di Venere e ai buoni aspetti con Marte si apre un periodo ricco di incontri e di opportunità proficue. Bene tra il 4 e il 5 aprile.

pesci Metamorfosi spirituali influenzate dal transito di Nettuno. Costruttivi grazie a Giove, Saturno e Plutone. Incontri e mondanità tra il 2 e il 3.


Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 15

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 3 aprile e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 1. apr. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna! Orizzontali 1. Velocemente, celermente • 9. Privi di difese • 10. In mezzo ai rovi • 11. Gabbia per polli • 12. Brillano in cielo • 15. La fine di Belfagor • 16. Cuor di tapino • 18. Mezzo pendio • 19. Vi si portano i panni sporchi • 21. Antico Testamento • 22. Acquitrino • 23. Funzioni religiose • 25. Negazione • 27. Pure, vergini • 28. Affermazione • 29. Taglia e cuce • 30. Volo acrobatico • 32. Il dittongo del beone • 33. L’albero del Libano • 34. Il tesoro dello stato • 36. Gracidano • 37. La coppa vinta dal Brasile • 40. Zambia e Malta • 41. Si rende al merito • 42. Grossa arteria • 44. Tanti sono gli amici di Biancaneve • 46. Rifugio fra i rami • 49. Fu il primo eresiarca • 50. Burle. Verticali 1. Un romanzo di Verne • 2. Ingressi • 3. Mezza dozzina • 4. Un tempo verbale • 5. Le iniziali della Magnani • 6. Il nome della Martini • 7. Lo usa il fabbro • 8. Periodi storici • 13. Smorzare, estinguere • 14. Tre al lotto - 17. Accordo • 20. Preposizione semplice • 24. Scostumati, maleducati • 26. Abbreviate, diminuite • 28. Baronetto inglese • 31. Il primo uomo • 33. Pittore francese • 35. Il dio egizio del sole • 38. Incapace • 39. Beneficiano del lascito • 43. Pedina coronata • 45. Articolo romanesco • 47. Articolo maschile • 48. Dittongo in poeta.

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Soluzioni n. 11

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La soluzione del Concorso apparso il 14 marzo è: CATALOGO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono state sorteggiate: J. Ghirlanda, Sonvico N. Rampazzi, Muralto F. Lurati, Chiasso Alle vincitrici facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Falconeria Locarno” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Falconeria Locarno” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/animali.

Falconeria Locarno. L’emozionante mondo dei rapaci. Venite a scoprire l’affascinante mondo dei rapaci alla Falconeria di Locarno, dove potrete osservare e fotografare da vicino aquile, falchi, gufi e avvoltoi. Sarete protagonisti di una dimensione d’altri tempi, lontani dalla frenesia della vita quotidiana. La rappresentazione vi stupirà!

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