№ 44 del 31 ottobre 2014 · con Teleradio dal 2 all,8 nov.
La vaLLe neLL,a nima
Una mostra e un catalogo raccontano maggia e i suoi abitanti, a dieci anni dalla fondazione del nuovo comune
Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–
Concorso. La foto del mese
Pubblichiamo la nona immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato da “Ticinosette” ai lettori. Il prossimo appuntamento è tra quattro settimane...
L’invisibile (Coira), di Lorella Pioppi
Tutti possono partecipare al concorso fotografico anche se, per ovvie ragioni sono, esclusi categoricamente i professionisti della fotografia (ma non gli apprendisti fotografi e altre persone in formazione). Nel corso dell’anno i partecipanti potranno inviare una sola foto per ogni sezione, anche in tempi diversi. Abbiamo definito sei grandi temi nei quali potete sbizzarrirvi: “se stessi”, “in movimento”, “la famiglia”, “il lavoro”, “gli oggetti”
e “l’invisibile”. Ricordiamo che in ogni invio deve essere specificata la sezione a cui si intende concorrere, oltre al proprio nome e cognome, l’indirizzo e un recapito telefonico. Come già indicato, le immagini – che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in modo da consentirne la pubblicazione – dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com.
Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Tra quattro settimane verrà dunque pubblicata la decima immagine selezionata e alla fine del 2014 le migliori saranno raccolte in un reportage. Il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio in contanti di ben 400 franchi.
Ticinosette allegato settimanale N° 44 del 31.10.2014
4 Visioni Il destino dei figli di Keri GonzAto ................................................ 7 Media Peppa Pig. Insaccate la maialina! di roberto rovedA ........................ 8 Tecnologie Auto e telefonini. Pronipoti in vista A curA delllA redAzione..... 9 Vitae Renato Laurenza di lAurA di corciA .............................................. 10 Reportage Maggia nell’anima di d. Ambrosoni; foto di r. buzzini.......... 35 Tendenze Neve e ghiaccio. L’auto in catene di GiAncArlo fornAsier ....... 40 Svaghi .................................................................................................... 42
Agorà Creazionismo. All’attacco di Darwin
di
AmAndA Pfändler .................
Formula comprovata da 1961 YouTube
Uomini-suini e anche un po’ bambini Tra i contributi presenti in questo numero, segnaliamo quello di Roberto Roveda dedicato a un personaggio animato molto noto ai più piccoli, Peppa Pig e la sua famiglia. Un successo planetario in grado di produrre a partire dal 2004, oltre a centinaia di puntate (in italiano visibili sul canale Rai YoYo), una serie sterminata di gadget e libri. Sull’originalità della produzione inglese non vi è molto da dire; sulla tipologia e psicologia di alcuni dei personaggi, invece, a volte qualche dubbio e perplessità sorgono. In particolare rispetto alle figure maschili. Si legge in Wikipedia: “Papà Pig: è un mangione ed è molto distratto. Il suo lavoro consiste nello scrivere equazioni che risolve trovando le incognite. (...) Nonostante sia un po’ sovrappeso, Papà Pig è un ballerino provetto, oltre che eccellente tuffatore, un allenatore di basket e un ottimo pittore. Inoltre, è un valido batterista e suona la fisarmonica. È piuttosto Narciso e presuntuoso, ritiene di saper fare di tutto,
ma, alla fine, si mette in imbarazzo da solo. Come Peppa, ama molto saltare su e giù nelle pozzanghere di fango (...). Spesso Peppa e Mamma Pig consigliano a Papà Pig di dimagrire (...), ma lui pensa solo a ignorarle. Gioca a calcetto con alcuni amici, compagni di barbecue”. In un episodio, la famiglia Pig è in gita; al momento di rincasare, Peppa vorrebbe avere le chiavi della macchina, ma Papà Pig la avverte che potrebbero cadere in un tombino, e nel frattempo continua a giocherellare con le preziosi chiavi. Giunti all’auto, queste cadono dalle mani di Papà e finiscono... in un tombino! In un’altra puntata, Nonno Pig si cimenta in una gara a tutta velocità con la sua barca (e i piccoli a bordo) sfidando, a seguito di un ridicolo litigio, il nonno del piccolo Danny Cane. Vince Nonno Pig... ma rimane senza carburante. Da notare che in questa serie le figure femminili adulte sono, al contrario, sempre sagge e riflessive. Buona lettura, Giancarlo Fornasier
Impressum Chiusura redazionale Venerdì 24 ottobre Editore Teleradio 7 SA 6933 Muzzano Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir Tiratura controllata 66’475 copie
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA 6500 Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA 6963 Pregassona
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
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bio-strath.ch
All’attacco di Darwin Educazione. Nel 1859 il naturalista inglese Charles Darwin pubblicava la sua “Origine delle specie”. Dopo una prima reazione di “orrore” nei confronti delle sue tesi la polemica andò via via placandosi. Eppure oggi le spinte anti-darwiniane sono in crescita: dalla fine degli anni sessanta hanno ripreso vigore le teorie creazioniste, anche nell’ambito della formazione scolastica, come risposta agli sviluppi della scienza e alle paure che essa evoca di Amanda Pfändler
Agorà 4
L
l’avvio del processo evolutivo sia dovuto all’azione della divinità trascendente. Il rifiuto della teoria dell’evoluzione permane, però anche nel mondo cattolico, nell’ambito di movimenti particolarmente conservatori.
Varianti creazioniste Benché molte religioni abbiano integrato le loro credenze con l’evoluzione, vi sono ancora creazionisti che ritengono il darwinismo in aperta contraddizione con le narrazioni delle rispettive confessioni. Tra i creazionisti esistono varie posizioni: da quelli che sostengono che l’origine della Terra risalga a una “creazione” avvenuta – in accordo con il racconto della Genesi – in sei giorni, seimila (o sessantamila, dipende dalle versioni) anni fa, a chi difende il cosiddetto “disegno intelligente”, una teoria sviluppatasi a partire dagli anni novanta che accetta l’idea dell’evoluzione, pur ponendo Dio come forza creatrice soprannaturale e rifiutando quindi il principio del “caso” (secondo il quale tutti gli organismi viventi esistono per puro caso e l’uomo è semplicemente un animale estremamente evoluto, ndr.) incluso nella teoria darwiniana. Si tratta perlopiù di persone legate agli ambienti fondamentalisti evangelici, o a gruppi religiosi millenaristi come i Testimoni di Geova. Senza tuttavia dimenticare i poster anti-evoluzionisti che qualche anno fa erano apparsi in Ticino, pubblicizzando le opere del turco Adnan Oktar, sostenitore di spicco del creazionismo islamico. In ambito cattolico a partire dal Concilio Vaticano II, si è registrato un crescente consenso nei riguardi della teoria dell’evoluzione, anche se viene sempre sottolineato come
Guerre legali È sbagliato vedere nel creazionismo un fenomeno marginale e d’altri tempi: internet è ricco di siti anti e pseudoscientifici che criticano ferocemente il darwinismo, adoperando tecniche comunicative molto efficaci. Inoltre, a fianco di correnti che si limitano a interpretare la Bibbia in senso letterale, e che quindi spesso vengono considerate dall’esterno con sufficienza, sono in aumento quei movimenti dalle idee più articolate, che per criticare alcuni aspetti del darwinismo adoperano un linguaggio e un metodo che simulano quelli della scienza. Come il rapporto tra micro e macroevoluzione: sono cioè accettati piccoli cambiamenti all’interno delle specie, ma non l’evoluzione (per esempio, dalla scimmia all’uomo) o la nascita di nuove specie. Viene inoltre spesso evidenziata l’esistenza di “buchi” o “salti” nella ricostruzione dell’evoluzione da parte degli scienziati e l’assenza di evidenza sperimentale della teoria darwiniana. La divulgazione della teoria evoluzionistica non è impresa facile. Da un’analisi sul grado di accettazione del darwinismo, pubblicata nel 2006 su Science relativa a trentadue nazioni europee al Giappone e agli Stati Uniti, è emerso che gli islandesi, i danesi, gli svedesi, i francesi e i giapponesi accettano più volentieri l’idea che gli umani si siano evoluti a partire da altre specie animali. Negli Stati Uniti e in Turchia, paesi molto meno laici, la teoria di Darwin è assai meno popolare. Addirittura, negli Stati Uniti le rivendicazioni di alcuni movimenti fondamentalisti evangelici, che chiedono di presentare le ipotesi creazioniste insieme – o addirittura al posto – dell’evoluzionismo nei programmi di biologia delle scuole pubbliche, hanno portato a una guerra legale che si sta combattendo con alterne vicende
a maggioranza degli svizzeri continua a ritenere sensate le teorie evoluzioniste, eppure non mancano anche nel nostro paese le spinte creazioniste. In Romandia, a tenere banco in queste settimane è una discussione sull’opportunità di insegnare le teorie creazioniste nelle scuole, in particolare in quelle private a indirizzo religioso. A suscitare scalpore sono stati una serie di articoli apparsi negli ultimi mesi su vari quotidiani romandi che evidenziavano come queste tesi vengano insegnate non tanto durante l’ora di religione, bensì durante le lezioni di scienze e storia.
Isaac Newton, incisione di William Blake, 1795, Tate Gallery, Londra
Agorà 5 in molti tribunali americani. Ma gli Stati Uniti non rappresentano un’eccezione: anche in Europa si registrano di tanto in tanto tentativi di imporre le tesi creazioniste. Per esempio, in varie scuole tedesche si insegna il creazionismo, e nel 2004 in Italia l’allora ministro dell’educazione Letizia Moratti aveva rimosso la teoria dell’evoluzione dai programmi scolastici, con il pretesto che “confondeva” gli studenti (un paio di anni dopo è stata reintrodotta una versione ridotta dell’evoluzione, priva di riferimenti sull’origine degli esseri umani, ndr.). Persino il Consiglio d’Europa ha preso posizione in merito, adottando nel 2007 una risoluzione per incoraggiare gli stati membri “a difendere e promuovere la conoscenza scientifica” e “a contrastare fortemente l’insegnamento del creazionismo come disciplina scientifica al posto della teoria dell’evoluzione”. Il caso romando Anche la Svizzera è toccata dal fenomeno. Qualche anno fa aveva suscitato vive reazioni un manuale di scienze naturali distribuito nelle scuole bernesi: in un capitolo sulle origini della vita non veniva infatti fatta una distinzione sufficientemente chiara tra scienza e religione; le tesi creazioniste venivano presentate semplicemente come una teoria alternativa a quella di Darwin. Dopo varie proteste, le autorità bernesi avevano ordinato la modifica dei passaggi incriminati. Se nel nostro paese, nella scuola pubblica sembra non esserci posto per il creazionismo (perlomeno non nelle materie scientifiche), la situazione cambia per alcune scuole
cristiane private parificate. In Romandia la questione sta tenendo banco da mesi: a seguito di un articolo pubblicato a gennaio dall’agenzia stampa protestinfo.ch e sui quotidiani 24 heures, La Tribune de Genève e Le Courrier, i cittadini hanno infatti “scoperto” che in alcune scuole cristiane evangeliche romande vengono insegnate durante i corsi di scienze le tesi creazioniste. “Tutte le materie vengono legate ai testi biblici, questo approccio permette al bambino di rendersi conto che Dio è interessato a ciò che studia”, aveva affermato a gennaio Eric Tendine, l’allora presidente dell’associazione instruire.ch, che riunisce le sette scuole cristiane evangeliche della Svizzera romanda, distribuite nei cantoni di Vaud, Ginevra, Friburgo e Berna e che accolgono circa duecento studenti. “Anche la teoria dell’evoluzione viene presentata agli allievi, ma non come verità. Per noi è chiaro che siamo stati creati da Dio”. La questione è tornata d’attualità quest’estate, dopo la pubblicazione, da parte di un ex insegnante di una di queste scuole, del programma di studio nel quale le tesi creazioniste venivano proposte come vere e valide da un punto di vista scientifico. Risultato: i vari cantoni toccati stanno correndo ai ripari. Chi con un aumento dei controlli negli istituti cristiani, chi con un inasprimento della legge, chi con atti parlamentari che chiedono di vigilare affinché tutti i ragazzi abbiano accesso a un’istruzione completa. Anche perché, qualora l’allievo di una scuola nella quale s’insegna il creazionismo dovesse poi continuare i propri studi in un istituto pubblico, l’aver appreso che la Terra ha (...) seimila anni non gli sarebbe certo d’aiuto.
“L’istruzione religiosa si occupa del fenomeno religioso, quindi della dimensione della fede, non della confutazione di dati scientifici. (...) Pur rispettando le opinioni, che vanno comunque argomentate, mi pare ovvio che primariamente la scuola debba presentare i fatti, altrimenti in base alle libere opinioni tutto può diventare insegnamento, dall’astrologia alla teoria degli alieni in procinto di invaderci” (Manuele Bertoli, DECS)
Agorà 6
Le posizioni nel cantone Nel nostro cantone, indica il capodicastero della scuola Emanuele Berger, benché “nessuna scuola, parificata o meno, si dichiari espressamente «confessionale»”, vi sono sette istituti “a connotazione confessionale implicita”: tre elementari (l’Istituto La Caravella a Bellinzona, la Scuola Piccolo Principe a Porza e l’Istituto Elvetico di Lugano, per un totale di 367 iscritti nell’anno 2013/14), e quattro medie (il Collegio Papio di Ascona, la Scuola La Traccia a Bellinzona, l’Istituto Elvetico di Lugano e la Scuola media Parsifal a Sorengo, per un totale di 685 allievi). “Non ci risulta”, spiega il capo del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) Manuele Bertoli, “che vengano insegnate le teorie creazioniste durante i corsi di scienze. D’altronde si tratta essenzialmente di scuole parificate, quindi tenute per legge a seguire i piani di studio della scuola pubblica che evidentemente non prevedono queste teorie. Nella misura in cui ciò fosse disatteso verrebbero a mancare dei requisiti per il riconoscimento dello statuto di scuola parificata, cosa che metterebbe in discussione l’autorizzazione ricevuta dallo stato a questo proposito”. In effetti, lo stato esercita un’attività di controllo su questi istituti: “Tutte le scuole private parificate devono presentare il proprio piano di studio dettagliato, che deve corrispondere a quello ufficiale” indica il consigliere di stato. “Inoltre il cantone si fa consegnare la lista degli insegnanti, dei quali almeno l’80% deve essere in possesso di un’abilitazione. Infine, come in tutte le scuole pubbliche, gli esperti di materia o gli ispettori svolgono ispezioni regolari”. A Ginevra, Martine Boissard-Gos, responsabile per l’insegnamento privato presso il Dipartimento cantonale dell’istruzione pubblica, della cultura e dello sport, in un’intervista apparsa su 24 heures, La Tribune de Genève e Le Courrier ha spiegato che lo stato controlla unicamente che il programma insegnato nelle scuole private corrisponda al piano di studi romando, ma non interviene per eventuali “materie supplementari”. A riguardo, il direttore del DECS commenta: “Un’impostazione secondo cui vi sono delle discipline supplementari che contraddicono quelle previste dai piani di studio pubblici mi pare quanto meno curiosa. È come se dopo le lezioni di storia su Napoleone e le sue conquiste ci fossero altre lezioni che insegnassero che in realtà Bonaparte era un marziano venuto in vacanza sulla Terra. Se i piani di studio prevedono un indirizzo, questo va confermato sia evitando di fare altro, sia evitando di dare indicazioni manifestamente contrarie”. Eppure, se anche le teorie creazioniste non hanno spazio durante le lezioni di scienze, nulla esclude che possano essere insegnate a religione. Bertoli sottolinea che “l’istru-
zione religiosa si occupa del fenomeno religioso, quindi della dimensione della fede, non della confutazione di dati scientifici. Non mi risulta ci siano problemi a questo proposito”. Resta che sul contenuto dell’insegnamento durante i corsi di religione, “i programmi li definiscono le chiese. Il DECS li esamina, può formulare dei suggerimenti, ma la decisione finale spetta a loro”, precisa Emanuele Berger. E ufficialmente, alle nostre latitudini, i rappresentanti delle chiese sostengono che la Bibbia e la scienza insegnino cose importanti e diverse sulle origini, che non sono in contrasto fra loro… Libertà religiosa e di insegnamento? Tornando al caso romando, l’associazione instruire.ch ha difeso il diritto alla libertà religiosa e di insegnamento. Verrebbe da chiedersi, provocatoriamente: su quali basi si fonda la decisione dello stato di proporre, durante i corsi di scienze o di storia, per esempio, unicamente le teoria dell’evoluzione? “Su basi scientifiche serie consolidatesi a partire dagli studi di Darwin” spiega Manuele Bertoli, che aggiunge: “Non mi pare francamente necessario dover spiegare cose che da molti anni dovrebbero essere acquisite”. Eppure, se si difende la libertà di opinione in materia di fede e di morale, perché non ammetterla anche in ambito scientifico? “Perché”, aggiunge il capo del DECS, “se le opinioni sono libere e tali possono rimanere, dall’Illuminismo in poi il metodo scientifico permette di consolidare delle evidenze oggettive, che diventano dei fatti e non più delle opinioni. Pur rispettando le opinioni, che vanno comunque argomentate, mi pare ovvio che primariamente la scuola debba presentare i fatti, altrimenti in base alle libere opinioni tutto può diventare insegnamento, dall’astrologia alla teoria degli alieni in procinto di invaderci”. Per concludere, la diffusione del creazionismo nelle nostre scuole sembra al momento essere limitata. Ma molti mettono in guardia dal trascurare un fenomeno che va diffondendosi, sfruttando molteplici canali di comunicazione, servendosi dei nuovi media in modo strategico ed efficace, e “travestendosi” da scienza. “Penso che sia opportuno stare in guardia, perché tramite le nuove tecnologie della comunicazione e la distorsione del principio di libertà di opinione la cosa potrebbe divenire più seria di quanto possa apparire”, conclude Bertoli. Non bisogna dimenticare che secondo lo studio pubblicato su Science, nel 2006 oltre uno svizzero su tre riteneva assolutamente falso il fatto che gli esseri umani si siano sviluppati da altre specie animali; una percentuale che superava il 40% se ai super-convinti si aggiungevano coloro che si mostravano quantomeno dubbiosi in merito alla teoria di Darwin.
Visioni Il destino dei figli di Keri Gonzato
Due novità, diverse per certi aspetti ma assolutamente accostabili. The Judge è un film dal taglio sofisticato, realizzato con cura dei dettagli, con stile. Boyhood invece è un film crudo, vero. È stato girato in pochi giorni, 39 per l’esattezza, suddivisi su un lungo arco di tempo. Richard Linklater ha lavorato alle riprese dal 2002 al 2013, undici anni nei quali il protagonista, Mason (Ellar Coltrane), che inizialmente aveva sei anni, è cresciuto fino ad arrivare ai 18. Questa procedura temporale innovativa è valsa al regista l’Orso d’argento per la regia alla Berlinale 2014. Nel film si esplorano le difficoltà, le emozioni e le avventure della crescita da un lato, e la sfida di essere genitore dall’altro. Boyhood è un’opera intensa e riesce nell’intento di offrire un’analisi intima della condizione umana, tra luci e ombre. Entrambe le pellicole hanno un cast importante. In The Judge Robert Downey Jr., nei panni di Hank Palmer, è il protagonista incontrastato, una presenza forte, dalle molte sfaccettature. Al suo fianco spicca
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Robert Duvall, che nel film interpreta con accuratezza il padre di Hank. Patricia Arquette ed Ethan Hawke, invece, sono i genitori separati di Mason: mostrando rughe e chili in più, incarnano alla perfezione le vite straordinarie al centro del film di Linklater. Al di là delle fondamentali differenze, i due film condividono molti aspetti. In primis, il focus sul ruolo che i genitori hanno nel creare il destino dei loro figli; una tematica che, entrambi, approciano con uno sguardo onesto, disincantato e allo stesso tempo privo di giudizio. In Boyhood si parte dalle radici per arrivare alla maturità. In The Judge, l’età adulta induce a una rilettura del passato. Le due opere trattano di figli, fratelli, e genitori. Si soffermano sulle tappe della vita familiare che hanno definito inclinazioni, caratteri, scelte di una persona. Non offrono soluzioni pre-confezionate, ma mostrano la vita così come è: un ammasso all’apparenza caotico di eventi che, se ripercorsi tappa dopo tappa, rivelano un’incredibile coerenza tra causa ed effetto. Un viaggio che vale la pena di vivere.
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SCRITTO E DIRETTO DA richard linklater
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da Giovedì 23 ottobre al cinema #boyhood
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Boyhood di Richard Linklater USA, 2014
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Insaccate la maialina! Nata in Inghilterra dieci anni or sono, è l’idolo dei più piccoli. Parliamo naturalmente di Peppa Pig, il personaggio simbolo del politically correct, tanto osannato, commentato e pubblicizzato da far sorgere più di un desiderio inconfessabile… di Roberto Roveda
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“Papà, papà, c’è Peppa, Peppa, Peppaaaaa!” urlano all’uni- colgo nei loro occhi un lampo di… “disperazione”? “Insono a casa le mie due bimbe di tre e cinque anni mentre sofferenza”? No, nei loro occhi scorgo un lampo di insana si arrampicano alla ricerca del telecomando. È questo il follia animata da quei desideri che non osiamo esprimere mio “buongiorno” e mi viene proprio difficile pensarne apertamente neppure a noi stessi. Sì, anche loro non ne uno diverso dopo che, da qualche tempo, la nostra casa possono più del ruffiano politically correct e dello zucchesi è trasformata in una sorta di enorme bomboniera rosa. ro filato che avvolge tutto il mondo della suina, mentre qui da noi anche una riunione di Ovunque, infatti, Peppa Pig impazza, condominio pare l’ultimo episodio il suo ossessivo e onnivoro merchandi Hunger Games. dising impera. In un rapido giro Sì, sento che non ne possono più di orizzonte incrocio un pigiama, di quel bietolone incapace e incondelle calzine, una felpa, un puzzle, cludente di Papà Pig e vorrebbero una scatola di biscotti, le tendicancellare Mamma Pig, con quel ne alle finestre, una trapunta, un suo fare saccente da educatrice di monopattino, delle forcine: tutto collegio. E che anche a loro prudorigorosamente marchiato con l’inno le mani di fronte a quella “so confondibile sagoma della maialina tutto io” di Peppa e che vorrebbero più famosa del momento. Sul tavolo, volentieri rimandare nel Giurassico per la colazione, troneggiano le tazze il dinosauro del fratellino George. della Peppa, le posate della Peppa, E ne hanno abbastanza di essere i tovaglioli della Peppa, le brioche sistematicamente e scientificamendella Peppa! E ormai da settimane te rapinati per inseguire l’ultima rifletto su come il mondo si stia inePeppa Pig, animazione nata nel 2004 dalle matite di Neville Astley e Mark Baker creazione della Peppamania che sta sorabilmente “peppapigghizzando”. travolgendo tutto. Nel novecento temevamo il Grande Fratello preconizzato da George Orwell, ora dobbiamo aver Pianificazione di una strage paura di un suino animato. O tempora, o mores! Rincuorato dal non sentirmi totalmente un alieno, passo il resto della giornata prefigurandomi scenari da fantapolitica Un mondo tutto rosa… Le mie riflessioni si fanno, se possibile, ancora più cupe in cui il Consiglio di sicurezza dell’ONU delibera una risouna volta uscito con le bimbe da casa diretto all’asilo. luzione che vieta la trasmissione via etere di Peppa, mentre Tutto, attorno a me, dai cappottini agli ombrellini, pas- Obama annuncia la nascita di una coalizione internazionale sando per gli stivaletti, mi pare rosa cotenna. Neppure antisuina. In pieno delirio arrivo ad augurarmi addirittura l’autoradio mi dà tregua perché a intrattenermi trovo una una enciclica con tanto di scomunica da parte di papa Franpsicologa dell’età evolutiva che discetta su come e perché cesco e sulla via del ritorno a casa l’apoteosi è raggiunta con la nostra maialina piaccia tanto ai bambini. Piace perché Papà Pig trasformato in un prosciutto, la mamma in carré, “racconta storie in cui i piccoli si possono immedesimare, che George ridotto a cotechino e Peppa a mortadella! vivono quotidianamente”, la sento argomentare. E certo, Poi, tutto si infrange appena varco il soglio domestico e e chi tra noi non passa il tempo a saltare nel fango per vengo avvolto dall’ossessivo jingle che apre ogni puntata divertimento? Oppure non si ribalta a terra ridendo come della Peppa e sento la voce stridula della maialina presentare in preda a un delirio collettivo dopo aver distrutto l’auto sé e la propria stirpe. Intanto mia moglie mi ha già avvisato oppure aver trascorso una notte insonne a causa del pianto che il sabato successivo è previsto il Peppa Pig Day al centro commerciale vicino casa e che le bambine vogliono assoludi un neonato? Forse, però, sono io fuori dal mondo e Peppa è la realtà, co- tamente andarci: ci sarà da muoversi per tempo perché ci mincio a pensare mentre mi avvicino all’edificio scolastico sarà ressa, anzi rissa. “Ave Peppa, moriturus te salutat” riesco e mi ritrovo circondato da biciclettine rosa e mantelline unicamente a pronunciare mentre mi accascio sul divano che svolazzano suine. Lo scoramento, lo ammetto, è al rosa maialino e le bimbe urlano: “Papà, papà, c’è Peppa, culmine, fino a che incrocio lo sguardo di altri genitori e Peppa, Peppaaaaa!”.
Pronipoti in vista
L’introduzione delle tecnologie in-car sta trasformando le nostre automobili da meri mezzi di trasporto a dispositivi iperconnessi e sempre più “autonomi” a cura della Redazione
Nel corso degli ultimi anni, in un processo di inarrestabile
sviluppo, la relazione fra noi utenti e la tecnologia si è fatta sempre più stringente. Una sinergia che offre un’enorme quantità di vantaggi in termini di risparmio di tempo e di capacità di controllo e di verifica delle attività che svolgiamo nel corso della giornata. Il semplice utilizzo di uno smart phone di ultima generazione consente infatti di tenere sott’occhio e compiere una infinità di azioni: dalla verifica dell’antifurto di casa alla possibilità di prenotare una vacanza, dalla gestione del proprio patrimonio alla opportunità di fare acquisti di qualsiasi genere, dalla gestione del car sharing al monitoraggio della posta elettronica e dei contatti ecc. Si tratta di una rivoluzione tecnologica che sta ponendo in secondo piano l’utilizzo del computer, sempre più confinato a mero strumento di lavoro. In quest’ambito il settore automobilistico si sta muovendo a grandi passi e sono sempre più numerose le case produttrici che prevedono di dotare le proprie autovetture di connessioni web di ultima generazione (G4, cioè connessione di quarta generazione, ed LTE, Long Term Evolution) nonché di Wi-Fi all’interno dell’abitacolo. In altre parole, nell’arco dei prossimi due o tre anni sarà possibile, grazie a una tecnologia di trasmissione dei dati a elevatissima velocità (ma già si parla di una connessione ancora più veloce, la 5G), disporre di automobili iperconnesse con la possibilità di recepire informazioni di ogni genere, intrattenere i viaggiatori seduti nei sedili
posteriori, accedere a contenuti multimediali mentre la macchina è in movimento. Tutto questo avrà una ricaduta positiva sulla sicurezza e i tempi dei nostri viaggi in quanto si avrà la possibilità di ottenere immediatamente notizie su eventuali incidenti, code, ingorghi con suggerimenti precisi sugli eventuali percorsi alternativi. Se ciò porterà, per esempio, al tramonto dei navigatori GPS così come oggi li conosciamo, d’altra parte introdurrà aspetti che forse non tutti gradiremo, a partire dalla pubblicità che troverà nella tecnologia in-car un ulteriore territorio da conquistare. Numerose le case automobilistiche coinvolte in questo processo di integrazione della connettività: dalle americane Chevrolet, Buick, Cadillac e GMC, per citarne alcune, alle europee Audi, BMW e Volvo. In specifico, la casa automobilistica di Göteborg ha sviluppato nei nuovi modelli S60, V60 e XC60 una completa connettività G3/G4 gestibile sia dal dispositivo presente in vettura sia da uno smart phone. Grazie a questo sistema, denominato Sensus ConnectedTouch, è possibile navigare in internet, accedere allo streaming audio e video (con possibilità di richiamare un brano pronunciandone il titolo), accedere a Google Maps e a Google Search, con informazioni su traffico, pericoli e aggiornamenti. Oltre, ovviamente, alla rete Wi-Fi condivisibile da tutti i passeggeri. Ma questo è già il presente. Da qui a qualche anno le nostre automobili saranno sempre più “intelligenti” e capaci di muoversi in modo autonomo, ecologico e sicuro. Insomma, i tempi dei Pronipoti sono davvero arrivati…
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pensare che da piccolo ero timido. Mi addormentavo sempre sul tavolo, abbandonando la testa. Appena vedevo un tendone da circo, però, mi si illuminavano gli occhi. Da sempre. Per me quello era un luogo privilegiato e magico, perché lì improvvisamente la tristezza scompariva dai volti delle persone per lasciare spazio alla gioia, alle risate. Una cosa da riempire il cuore. Mi sono sempre detto che avrei potuto farlo anch’io, che non si trattava di un’impresa impossibile. Ancora non sapevo che un giorno quel sogno sarebbe diventato realtà. Sono sempre stato una persona sensibile. Proprio per questo motivo mi sono messo a donare emozioni, perché non posso vedere musi lunghi. Non lo sopporto, non lo tollero, sono fatto così. Anche quando svolgo il mio lavoro di macellaio, faccio battute, rido, chiacchiero moltissimo, me ne esco con una pernacchia o uno scherzetto, non importa veramente cosa, è fatto tutto per il gusto di vedere la gente star bene, ridere e divertirsi. E per stare bene io stesso devo far star bene gli altri. È una necessità profonda, se non lo faccio mi sento davvero male. Tutto è iniziato quasi per caso: qualcuno mi ha detto che avevo un’espressione del viso particolare, che facevo ridere anche se non dicevo nulla. Insomma, che ero un comico nato. Mi hanno chiesto, ma perché non ci provi? E così ho cominciato, per gioco. Poi da cosa nasce cosa e adesso, con il nome di Mago René, ho l’agenda piena di appuntamenti. Faccio magia comica, gags, sculture di palloncini, il cameriere pazzo… sono un mago, uno show man, un presentatore. Il segreto dei miei spettacoli è presto detto: prima faccio in modo di conquistare tutti, dai più piccini agli adulti, poi punto sullo stupore e sull’improvvisazione. La mia migliore amica, in fondo, è la fantasia. È importante adattarsi al pubblico e io cerco di farlo sempre. In effetti, sono stato chiamato a lavorare a matrimoni, a feste e nelle più occasioni svariate; ho tenuto spettacoli in casa anziani e in ospedale, presso strutture con malati mentali, in carcere, a scuola, ovunque, praticamente. Conciliare tutto questo con il lavoro può sembrare arduo e a volte lo è sul serio, devo ammetterlo, ma ho tanta energia e ci riesco. Devo molto anche alla comprensione dei miei datori di lavoro
(faccio il macellaio alla Rapelli di Grancia), che mi danno l’opportunità di gestire abbastanza liberamente il mio tempo in modo da coltivare questa passione, per me di vitale importanza. Cosa vuol dire essere un clown? Per me significa essere me stesso nella mia semplicità, con la maschera più piccola del mondo, sentirmi libero di tirar fuori il bambino saggio che è in me. In fondo sono un eterno fanciullo, una persona che vuole divertirsi e esprimere le sue emozioni senza freni, senza inibizioni, in modo molto libero. E quindi rido, piango, mi arrabbio, mi rattristo per poi subito gioire un momento dopo. Ho regalato pianti e risate: emozioni bellissime che riempiono la vita e la rendono degna di essere vissuta. Vorrei essere sempre in grado di donare un sorriso a tutti, anche se non sempre è possibile. Quello che so, è che un sorriso è vita tanto quanto lo è il pianto. Liberare le proprie emozioni è importantissimo e non tutti ci riescono, me compreso, soprattutto in certe situazioni. Dico di più: il sorriso è una vera e propria terapia. Si tratta di uno strumento sempre a disposizione, che tutti noi potremmo usare in qualsiasi momento. Io lo faccio tutte le mattine: mi alzo, mi guardo allo specchio e faccio le smorfie. Questo semplice gesto riesce a infondermi il buon umore sin dalle prime ore della giornata e a farmi partire con il piede giusto. Il sorriso ha come caratteristica peculiare quella di essere altamente contagioso. A me personalmente, quando capita di vedere una persona che sorride per strada senza un motivo apparente, si riempie il cuore di gioia. Il sorriso sprigiona endorfine, una “droga” prodotta dal nostro corpo per ridurre o eliminare i dolori e per agevolare il passaggio dal cattivo al buon umore. Nel mio futuro? Certamente ci sono sogni e progetti, credo di avere ancora abbastanza carburante per realizzare nuove cose. Ci terrei moltissimo, per esempio, a portare la clownterapia in strada, farla conoscere a tutti quelli che stanno male e che hanno bisogno di una ventata di allegria. Il mio motto è: ridere fa bene, dunque regala un sorriso anche tu.
RENATO LAURENZA
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Per lui far divertire gli altri è una necessità profonda, quasi una missione. Perché la risata può diventare una vera e propria terapia... contagiosa!
testimonianza raccolta da Laura Di Corcia fotografia ©Sabine Biedermann
Maggia nell’anima di Dalmazio Ambrosioni; fotografie ©Roberto Buzzini
La recente pubblicazione del catalogo “Maggia. Paesaggi di vita quotidiana” in occasione della mostra fotografica inaugurata per il decennale della fondazione del comune, rappresenta un’iniziativa di rilievo tesa a valorizzare un territorio e i suoi abitanti. Come attestano le immagini dedicate al rapporto fra l’uomo e il lavoro presenti in queste pagine
in apertura: Salute! Maggia; sopra: Nascita di una speranza, Coglio
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Roberto Buzzini piace la speleologia. Siccome è fotografo, gli interessa fotografare quanto sta sotto, nel mistero incontaminato delle grotte sotterranee, quel poco di vita protetto nel buio del tempo. Ha in mente un tour nelle grotte di Cuba, un po’ per ricollegarsi ai giovanili viaggi di vita, d’avventura e fotografia nel Centro e Sudamerica, un po’ per riprendersi quel tanto di libertà che gli è necessaria, da quando, sessantotto e dintorni, trasformato in camera oscura il bagno di casa e imbracciata la mitica Paxette, ritraeva i sogni di rivoluzione e di pacifismo del gruppo di amici tra Ascona e Locarno. Fotografia e libertà. Temevo si sentisse imbrigliato nel seguire, con due ottimi colleghi come Giosanna Crivelli e Roberto Pellegrini, un argomento come “Maggia, Paesaggi di vita quotidiana” e nel dover scegliere per le sue 25 fotografie un tema prestabilito. Timore infondato perché ha saputo allargare a più non posso il suo lavoro titolandolo “Maggia nell’anima”, ma in particolare, intrecciando una serie di rapporti tra cose e persone, tra persone e luoghi. In queste fotografie Maggia è inteso sì come comune, che ricorda i dieci anni da quando, con l’aggregazione, si è allargato a comprendere altri villaggi, ma soprattutto è colto nella concretezza dei suoi abitanti, nel pulsare della vita all’interno della comunità e del territorio. Le immagini di Roberto sono popolate da persone che hanno un’identità e un ruolo, fotografate nella vita di tutti i giorni: l’ostetrica, il piastrellista, l’apicultore, la bibliotecaria, la casa
105 e avanti!, Maggia
Uomini e donne del futuro, Ronchini
anziani, la cantina, l’alambiccatura, la posta, la scuola, l’officina, la macelleria, la carrozzeria, la falegnameria, la sartoria, la pasticceria, il ronco, l’atelier di restauro, il salone per cani, lo sgombero della neve, la golena, la strada… Insomma, le usuali scene di vita quotidiana colte attraverso i protagonisti e riunite in una sorta di mosaico fotografico dove tutti sono intenti a svolgere qualcosa di distintivo. Non senza qualche momento simbolico, come il trasporto della croce all’alpe Spluga di Giumaglio (Cantaa e portaa la cros) e il recupero della tradizione nella festosa sfilata del Bandii sgianèe: scacciare gennaio e con lui l’inverno. Segni di vita Sono fotografie vive, animate, c’è sempre qualcuno che fa qualcosa, che si mette in relazione con qualcun altro. E tutti, anche padre e figlio nella vigna, sono inquadrati, mi vien da dire incorniciati all’interno del proprio spazio più affettivo che fisico grazie a un rapporto diretto, confidenziale tra le persone e di queste con i luoghi. Cosicché nelle sue 25 immagini che vanno a completare la mostra e il libro dedicati a Maggia, Buzzini riesce a far emergere il senso di una comunità variegata, che da una parte attualizza i legami con un’antica, sapiente manualità e, dall’altra, vive il presente e progetta il futuro mantenendo un rapporto stretto con il territorio, da pari a pari. Il fotografo si aggira tra luoghi, situazioni e persone con profondo rispetto, quasi per non disturbare lo scorrere operoso e tranquillo di questa umanità solida e solidale. Lo (...)
sguardo è sicuro, la visione classica, coerente e unitaria si realizza attraverso fotografie rigorosamente in bianco e nero. E lungo tutta la gamma cromatica dei grigi realizza il pacato lirismo di una fotografia luminosa “a tono alto” e, insieme, uno sguardo attento, puntuale, a tratti rapinoso nel cogliere il momento giusto, quello in cui i vari elementi convergono. Riesce a inserire tra le pieghe del lavoro anche quegli spazi di libertà che contraddistinguono il suo fotografare, come quando gli stati d’animo (la consapevolezza, la concentrazione, la gioia, la tranquillità, la solidarietà, il senso di appartenenza) traspaiono sui volti con il sapore della serenità, che viene sì da quanto stanno facendo ma anche e forse di più dal rapporto con le cose e con i luoghi. Una serenità consapevole e soddisfatta proprio nel momento in cui le persone si riappropriano dei loro spazi con un senso come d’intesa, e il paesaggio fisico diventa paesaggio umano, pulsante di vita. Segni e sfumature Il lavoro di Roberto Buzzini ci attrae per la tranquilla, chiara capacità di captare gli indizi e di restituirci, attraverso segni e sfumature, una dimensione quasi arcaica dei luoghi. Si avverte nelle sue immagini una solidità che raccoglie lo scorrere del tempo e rileva qualcosa che sta succedendo nella sintonia delle persone con i luoghi, nell’armonia con la natura e la tradizione. Scruta i contorni, si sofferma su piccoli particolari o su visioni d’insieme raccontandoci di esistenze serene, laboriose e dignitose. Nel lavoro per Maggia ha recuperato Nostalgia, Someo È sempre l’ora di una birra, Giumaglio
la linea... sudamericana del bianco e nero, con il paesaggio umano inserito in un contesto fisico e geografico. Così sopra come sotto la crosta della Terra. Perché tra la luce che illumina brani di vita di quell’ampio e articolato villaggio che è oggi Maggia e il buio delle grotte, corre il filo di presenze colte nel modo meno artificioso possibile. Così sarà anche nel lavoro sul fiume Isorno tra le gole della Valle Onsernone e in quello, anch’esso tra fotografia e libertà, sulle grotte di Cuba. Roberto Buzzini Diplomatosi all’Istituto Europeo di Design (Ied) a Milano nel 1985, da oltre vent’anni è titolare di uno studio fotografico a Muralto. Opera nel campo della fotografia pubblicitaria, industriale e di reportage; la sua passione per la montagna e per la speleologia lo spinge a una continua ricerca nell’ambito della fotografia paesaggistica anche in relazione a vari progetti editoriali. Oltre a esposizioni personali e collettive ha tenuto conferenze legate alle sue esplorazioni speleologiche. Per informazioni: robertobuzzini.com il libro e la mostra
Piene di grazia, Moghegno
Maggia. Paesaggi di vita quotidiana (2014) Fotografie di Giosanna Crivelli, Roberto Buzzini e Roberto Pellegrini. Contributi scritti di Aron Piezzi, Bruno Donati e Dalmazio Ambrosioni. La mostra con le immagini presenti nel catalogo è visitabile sino al 2 novembre presso il Centro scolastico di Aurigeno. Per informazioni: tel. 091 756 50 30 oppure nel portale maggia.ch
L’AUTO IN CATENE
(QUANDO LE GOMME INVERNALI NON BASTANO) Tendenze p. 40 – 41 | di Giancarlo Fornasier
Per gli utenti della strada novembre coincide con l’inizio della stagione invernale. Il calendario in verità consiglierebbe di attendere ancora qualche settimana, ma le temperature in repentino abbassamento (la notte e nelle prime ore del mattino) possono creare condizioni stradali pericolose, con gelate localizzate, diminuzione dell’aderenza e spazi di frenata che si allungano. È dunque tempo di montare gomme con mescole, disegno del battistrada e strutture pensate non soltanto per la neve, ma in generale per condizioni meteorologiche con temperature inferiori agli 8 °C e su strade sovente bagnate e scivolose (pneumatici contrassegnati con la sigla “M+S”). E se le proprie gomme hanno qualche annetto sulle spalle, meglio comprarne di nuove: con il passare del tempo le mescole tendono a indurirsi e dunque peggiora la capacità del pneumatico di “adattarsi” alla strada (minore elasticità). L’estate va in letargo Con la stagione invernale i pneumatici estivi vanno dunque messi a riposo (al riparo dalla luce, appesi o accatastati in un luogo asciutto e protetto), che sia nel garage/cantina di casa propria o presso un gommista. Come sappiamo in Svizzera non esiste l’obbligo di montare gomme invernali (e nemmeno di toglierle quando ritorna il caldo); è invece chiaro a tutti che in caso di neve non essere dotati di pneumatici termici adeguati – con un profilo di almeno 1,6 mm, molto meglio se superiore (e a una corretta pressione...) – significa incorrere in grossi problemi sia con gli agenti di polizia (“Intralcio alla circolazione”) sia con la propria
assicurazione in caso di incidente. Se è vero che in Ticino (casi eccezionali a parte) la pulizia delle strade avviene in tempi più che ragionevoli, è altresì vero che abbondanti nevicate possono rendere insufficienti le gomme invernali. Dunque per chi abita in quartieri urbani in cui sono presenti salite impegnative, si sposta in aree collinari, nelle valli o in zone discoste, la presenza nel veicolo delle catene da neve è necessaria. E questo vale anche per chi viaggia su un veicolo a trazione integrale (“4x4”), SUV e affini compresi. Le catene da neve Nel 2011 il Touring club svizzero (TCS) ha prodotto un interessante test, mettendo alla prova alcuni modelli e marche di catene e apparati simili: dalle classiche fatte di anelli metallici a soluzioni più moderne, oltre a “invenzioni” chimiche più recenti (come gli spray da distribuire sul pneumatico). I risultati mostrano naturalmente la grande efficacia delle catene in caso di fondi stradali completamente innevati e ghiacciati, con alcune importanti differenze rispetto all’usura delle catene in caso di percorrenza su superfici non più innevate, e dove le norme sulla circolazione stradale (Ordinanza sulla segnaletica stradale, OSStr, 741.21) e il buon senso obbligano lo smontaggio delle stesse. In questo senso va ricordato che esiste un segnale (“Catene per la neve obbligatorie”) che obbliga i veicoli a circolare sul quel tratto ma soltanto se almeno due ruote motrici dello stesso asse sono munite di catene o altri equipaggiamenti analoghi autorizzati dall’Ufficio federale (ragni, spikes ecc.; si veda OSStr, 741.21, Art. 29; come pure OETV, 741.41).
CATENE: ISTRUZIONI PER L’USO • Qualsiasi modello o marca acquistate, meglio fare una prova di montaggio a casa o in un luogo sicuro prima di utilizzarle sotto la neve e su strade aperte al traffico. • Evitare di montare le catene su strade in pendenza o dove il fondo non garantisce stabilità al veicolo. • Salvo indicazioni diverse date dal fabbricante, la catene vanno montate senza l’auto del “cric”. • Le catene da neve devono essere utilizzate sulle ruote motrici (quindi, per un veicolo a trazione anteriore si devono applicare alle ruote anteriori ecc.). Per i veicoli a trazione integrale vanno montate sull'assale dove viene prevalentemente inviata la coppia motrice (informazione riportata nel libretto di istruzioni della vettura). • Dopo averle montate, percorrere un centinaio di metri, fermarsi e controllare se le catene sono posizionate correttamente: queste non devono avere troppo gioco sul pneumatico, ma nemmeno essere troppo “strette”.
• Se si è obbligati a montare le catene ai bordi di una strada, meglio indossare un gilet catarifrangente (un indumento obbligatorio in molti paesi). Inoltre è molto consigliato avere anche un paio di guanti a bordo del veicolo, e una torcia elettrica in caso si debba operare al buio. • Evitare di superare la velocità di 50 km/h: con le catene montate l’auto avrà un comportamento diverso e inaspettato. Dunque, non riporre troppa fiducia sulle promesse date dal costruttore e sulle proprie capacità di guida. • Le catene e altri dispositivi simili vanno assolutamente tolti se le condizioni (e i cartelli stradali) lo permettono. • Una volta smontate, le catene vanno lavate da neve e sale con acqua, e poi asciugate prima di riporle. • Sia il test del TCS già citato sia altre pubblicazioni disponibili in rete, sconsigliano l’uso di prodotti spray “antineve”: garantiscono un’efficacia molto limitata nel tempo e, a volte, nemmeno funzionano...
ANELLI, RAGNI E CALZE 1
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Come per tutti i prodotti, prezzi e qualità dipendono dai materiali e dalla “tecnologia” impiegati. In generale le classiche catene a maglie di ferro (o a cavi di acciaio, o che abbinano le due tecnologie, con maglie di varie forme e con funzioni tipo “rompighiaccio”) hanno prezzi inferiori e disponibili già a partire dai 100 franchi. Molto più care sono invece quelle a montaggio rapido (superiori anche ai 500 fr.). Ecco di seguito tre prodotti tra quelli disponibili sul mercato. Sono stati scelti per illustrare le loro caratteristiche e non per la maggiore/peggiore qualità rispetto ai modelli di altri produttori/marche. 1. Catene – Michelin “Easy Grip” Sono costruite in materiale composito e caratterizzate da una maglia in acciaio che si posizione sul battistrada e lo ricopre completamente. Rispetto alla catene “più classiche”, il montaggio e lo smontaggio sono piuttosto rapidi. Rappresentano una buona soluzione per auto non catenabili (sportive, con altezza da terra minima ecc.). La velocità massima data dal costruttore è di 40 km/h
e sono compatibili con i sistemi di sicurezza e controllo della trazione quali ABS ed ESP. 2. Ragni o spikes – Thule “K-Summit” Sono degli elementi con una forma “a ragno” (da qui il nome) da applicare direttamente sulla ruota. Questi possono essere formati solo da tratti di plastica o anche muniti di catene e, soprattutto, non presentano ingombri nella parte della ruota rivolta all’interno (verso la sospensione). Solitamente utilizzano uno dei dadi originali del cerchione per il fissaggio e alcuni mpdelli, non venendo a contatto con i cerchi stessi, ne garantiscono anche una perfetta conservazione. Sono omologate come catene da neve e il loro montaggio si presenta semplice anche quando l’auto è bloccata nella neve. In caso di usura, le componenti del battistrada sono, per alcuni marchi, facilmente sostituibili. 3. Calze per pneumatici – Auto Sock Questo dispositivo è composto da un tessuto da applicare sulla ruota. Non modifica la forma della ruota e bene si adatta alle vetture con poco spazio tra il pneumatico e il profilo del parafango/passaruota. Il funzionamento si basa sulla capacità dei tessuti utilizzati di creare attriti tra il tessuto stesso e la neve o il ghiaccio presenti sull’asfalto. Attenzione: in Svizzera questi prodotti non sono equiparati alle classiche catene da neve (lo sono invece in altri paesi, come Francia e Austria). Il montaggio è molto semplice; sono però soggette a rapida usura se utilizzate su strade non innevate/ghiacciate. Il prezzo risulta concorrenziale rispetto ai prodotti precedenti.
La domanda della settimana
La Svizzera, al pari del Canada, è un paese considerato tranquillo e sicuro. Vi sentite preoccupati per le minaccie rivolte dal terrorismo di matrice islamica all’occidente?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 6 novembre. I risultati appariranno sul numero 46 di Ticinosette.
Al quesito “Rinuncereste a qualche ora lavorativa, e al compenso che ne deriva, per avere più tempo libero?” avete risposto:
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Astri ariete Periodo di profondo e gioioso rinnovamento. Momento ideale per il compimento di un progetto creativo. Fortuna con i figli. Controllo dal dentista.
toro Comportamenti esasperati quando si tratta di gestire affetti e passione. Saturno proietta i nati nella terza decade verso un esame della propria vita.
gemelli Non esitate a spostarvi se un impegno di lavoro lo richiede. Conclusione proficua di un’importante negoziazione. Occasioni sentimentali e flirt.
cancro Ritorni di fiamma. Le relazioni familiari potranno esser soggette a un’improvvisa rivoluzione. Date spazio ai desideri del partner senza farvi sopraffare.
leone Grazie a Giove e a Saturno, potrete ottenere importanti risultati. Non bloccate le energie in corso, altrimenti gli effetti potranno essere negativi.
vergine Acquisti in beni voluttuari e in arredamento. Occasioni mondane in forte crescita. Riconoscimenti professionali per i nati nella terza decade.
bilancia Momento adatto per dare una svolta alla propria vita. Incontri karmici, segnati dal destino. Ci si riconosce a pelle, al primo sguardo, al primo tocco.
scorpione Pianificate i vostri obiettivi senza farvi fuorviare da inutili impuntature di orgoglio. Amore e passione. Energia vitale per i nati nella prima decade.
sagittario Giove e Mercurio superlativi. Promozioni e guadagni. Il transito di Urano nella quinta casa solare favorisce situazioni sentimentali inaspettate.
capricorno Agite senza tentennamenti, affrontando una questione alla volta. Intemperanze familiari per i nati nella seconda e terza decade. Parlate di meno.
acquario Liberatevi del vecchio che non vi appartiene. Fatevi guidare dalla vostra coscienza e non dal vostro orgoglio. Aiuti da parte di Urano. Profitti.
pesci Incremento energetico favorito da Marte in Capricorno. Fruttuosi i lavori in équipe. Favorita la vita sentimentale. Viaggi in una località estera.
Gioca e vinci con Ticinosette
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Orizzontali 1. Un negozio dello scolaro • 9. Via losannese • 10. L’Eva di Diabolik • 11. Passeraceo americano • 14. Baronetto inglese • 15. Esile, affusolato • 17. I limiti della zona • 18. Preposizione semplice • 19. Paladini • 20. Dittongo in pietra • 21. In coppia con Ric • 23. Avanti Cristo • 25. Zip • 26. Le prime dell’alfabeto • 28. Poco fitta • 29. Breve esempio • 30. Un gioco da tavolino • 32. Articolo maschile • 33. Poppanti • 37. Misura per cereali • 39. Fiaccarono Annibale • 40. Quelli ciechi non hanno uscita • 42. Imperava in Russia • 44. Struzzo australiano • 45. Innalzare • 46. Grossolana, villana • 47. La nota Massari • 48. Rabbia, furore • 49. Il noto Terence • 50. Alcoolisti Anonimi • 51. Una rosa pallida • 52. Carmi lirici. Verticali 1. Chiamò Cartesio a corte • 2. Firma l’opera • 3. La pigione del collegio • 4. Vasi panciuti • 5. Spagna e Cambogia • 6. Capo etiope • 7. Incominciare • 8. Oscura • 12. L’alieno di Spielberg • 13. Pianta ornamentale • 16. Si contiene con un cinto • 21. Fiore da davanzale • 22. Rabbia • 24. Puri, vergini • 27. Città del Maryland • 31. Tra Paradiso e Carona • 34. Le pale che forniscono energia • 35. Negazione • 36. Copricapi papali • 38. Aguzza • 41. Un Profeta • 43. Crimini.
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 46
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 6 novembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 4 nov. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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Svaghi 43
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