Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–
№ 23 del 5 giugno 2015 · con Teleradio dal 7 al 13 giu.
la ciTTà della luce
Oltre all’invidiabile attrattività turistica, lucerna rappresenta uno dei poli culturali di eccellenza del centro europa
con
buoni
I almeno del valore D
80.
<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2MDAyMwUA21Irqw8AAAA=</wm>
<wm>10CFWLMQ7DMAwDX2SDlEzFjcYiW5AhyO6l6Nz_T62zFeBNd9z3VMXNczuu7UyCrRXvsFDqoWpLILJ7VDPAE4IM1MpoNNL_LuUXLQDGTArmBqcsHoPs0aVWP6_3F7VazOR6AAAA</wm>
Scopri di più su www.100idee.ch Offerta valida solo fino a esaurimento dello stock.
Fr.
Ticinosette allegato settimanale N° 23 del 5.6.2015
Agorà Lucerna. L’essenza della Svizzera Letture Ugo Canonica. Il tempo che fu...
DI
SILVANO DE PIETRO .....................................
4
ROBERTO ROVEDA ....................................
7
DI
Motori Automobili e ambiente. A consumo variabile
Impressum
Arti Jazz. Peter Brötzmann
DI
STEFANIA BRICCOLA ................................................................
12
Vitae Irene Petraglio
Editore
Reportage La città della luce
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione
DI
DI
A CURA DELLA
DANIELE FONTANA; FOTOGRAFIE DI PETER KELLER ..............
37
REZA KHATIR .......................
42
MATTEO GERBER; ILLUSTRAZIONI DI FRANCESCO DELLA SANTA ......
44
Luoghi Lugano. Foce del Cassarate Fumetto Ispettore Leoni
10 11
Chiusura redazionale
DI
8
REDAZIONE .....................................
Cucina Carne. Manipolare con cura
Venerdì 29 maggio
GIANCARLO FORNASIER .............
FABIO MARTINI ............................................................
Tiratura controllata 67’470 copie
DI
TESTO E FOTOGRAFIE DI
MARISA GORZA ........................
45
Svaghi ....................................................................................................................
46
Tendenze Capelli e colorazioni. Una testa da star
DI
via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
Pubblicità
Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste
Annunci locali
Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch
In copertina
Lucerna (nel mirino) Fotografia ©Peter Keller
Il popolo dei prezzi Buongiorno, ho letto oggi con interesse il vostro articolo dedicato al mercato immobiliare in Svizzera (“Effetto cobra” in Ticinosette n. 21/2015 del 22 maggio scorso, ndr.). Diciamo che di cose da dire e scrivere ce ne sarebbe molte, vissute sulla propria pelle come ex inquilino e, passatemi l’espressione, “sentite qua e là” da amici e amiche di amici. Le ultime sono di pochi giorni fa: la prima riguarda una famiglia di 4 persone (a cui vanno aggiunti un paio di gatti e un cane di taglia media). Madre casalinga (con due bimbi piccoli l’impegno non manca) e papà che lavora a tempo parziale. Italiani, sono arrivati in Ticino da 3 anni e, vista l’impossibilità di pagare quello che il mercato immobiliare chiede oggi per un dignitoso appartamento di 4 locali, vivono in Capriasca in 2 stanze, un letto unico per tutti e il resto ve lo lascio immaginare. Persone cortesi e molto gentili, educate e, se non mi sbaglio, il capofamiglia è pure laureato... Il secondo caso riguarda degli amici che stanno cercando di acquistare una casa indipendente tra Claro e Biasca: svizzeri, una figlia, disponibilità finanziaria nella media, lavoro fisso per entrambi. Rinunciano, perché oggi se vuoi accedere a un’ipoteca di, diciamo, 500mila franchi, un reddito di 8mila al mese non ti basta. Ripiegano allora sul mercato degli affitti e si guardano attorno: a Biasca, per esempio, casette indipendenti o a schiera oggi sono quasi introvabili e, quando va bene, con affitti non inferiori ai 1600/1700 franchi al mese (spese
escluse!). Con gli appartamenti non va molto meglio. Come altri avranno osservato, tra Bellinzona e Biasca si sta costruendo molto, gli stabili sembrano interessanti e moderni: gli affitti certo non sono quelli che chiedono a Breganzona o a Locarno per un appartamento nuovo, però, signori miei, che prezzi: a Lumino (!) appartamenti di 4/5 locali a 1900 franchi, a Claro non ne parliamo (sembra diventato il paese più ambito del Ticino) e sempre a Biasca stabili vecchi di 40 anni ristrutturati con appartamenti di 4 locali oggi messi sul mercato a 1600 franchi...! Io capisco che i proprietari di immobili siano dei privati che fanno i loro interessi. Singole persone o immobiliaristi che a loro volta sono legati a fiduciarie e ai crediti elargiti da banche (che fanno i loro interessi e impongono prezzi e affitti per garantirsi entrate certe e controllare il mercato). Capisco anche che se vuoi vivere tra una cucina moderna e una camera da letto dove non senti il vicino russare devi aprire il portamonete, che avere un posteggio coperto per l’auto è diventato un lusso ecc. Ciò non toglie che qualcosa in questo cantone non funziona: qui non abbiamo le retribuzioni di Zurigo e Berna, e nemmeno i loro servizi. L’esperto che chiude il vostro articolo sostiene che l’intervento dello stato sarebbe controproducente; sì, però se andiamo avanti così, tra dieci anni solo russi e facoltosi stranieri potranno vivere in una cittadina modesta come Lugano! Distinti saluti, M. G. (email)
L’essenza della Svizzera Lucerna. Oltre a godere di un’invidiabile posizione e di una riconosciuta attrattività turistica grazie ai suoi panorami e ai magnifici dintorni, la città affacciata sul lago dei Quattro Cantoni è uno dei poli culturali di eccellenza del centro Europa, con musei prestigiosi e un centro per la cultura inaugurato pochi anni fa di Silvano de Pietro
G Agorà 4
ode di una posizione geografica invidiabile: dal ramo di nord-ovest del lago dei Quattro Cantoni, dove il fiume Reuss riprende il suo percorso, il panorama è da cartolina, con i monti Pilatus e Rigi in primo piano, lo specchio del lago, i battelli, i cigni… È per questo, e per molto altro ancora, che Lucerna è da sempre meta turistica. Con le sue peculiarità paesaggistiche e tradizionali, già per i viaggiatori del settecento (aristocratici, intellettuali, artisti) rappresentava un po’ la quintessenza della Svizzera. Oggi le frotte di turisti sono tante, colorate, multietniche. Non sono più i colti visitatori del grand tour, o i raffinati villeggianti del Nord-Europa che affollavano i prestigiosi alberghi in riva al lago. Adesso arrivano a migliaia da tutto il mondo, in gruppi compatti, in torpedone. Quando va bene, si fermano un paio di giorni: il tempo di un’occhiata al centro storico, una gita sul lago, un salto in cima al Rigi per godere della vista mozzafiato sulle Alpi. Altrimenti vanno di fretta, scattano tante foto, comprano orologi e souvenir, e risalgono sui pullman verso altre mete. Tanto per dire di esserci stati. Polo culturale Ma Lucerna non rappresenta solo un meta turistica. È soprattutto un’antica città-stato, cuore della Svizzera centrale, storico baluardo dei cattolici elvetici. Qui, tra le vecchie case del centro decorate con affreschi, le piazzette, le chiese, si respira un’aria di passato. Tutti i monumenti, dalla Kapellbrücke (l’antico ponte coperto) al Bourbaki Panorama, dal leone morente scolpito nella roccia alle guglie della Hofkirche, narrano di una storia guerriera, di spada e altare, di patrizi e di mercenari. Solo dall’ottocento Lucerna ha gradualmente assunto, grazie anche al turismo d’élite, un’immagine dolce e romantica, avvalorata da un’atmosfera accogliente ed elegante. E, nell’ultimo secolo, anche un alto profilo culturale. In effetti, gli atout di Lucerna non sono soltanto il suo panorama idilliaco e le sue attrazioni turistiche. La città ha certamente avuto il buonsenso di non incoraggiare l’insediamento di industrie, lasciando che fabbriche e attività
economiche troppo invasive si stabilissero nei vicini centri di Emmen ed Ebikon. Ma nella scia della sua tradizione conservatrice e umanistica, ha cercato soprattutto di promuovere quelle iniziative e istituzioni, pubbliche o private, che potevano darle lustro sul piano culturale. A cominciare dalla sua antica Società di Belle arti, creata nel 1819, a sua volta fondatrice del Museo d’arte dedicato all’arte svizzera dal Rinascimento a oggi. Poi sono sorti il Giardino dei ghiacciai, il Museo di Richard Wagner, il Museo svizzero dei trasporti (attirato a Lucerna da una generosa e tempestiva offerta della città), la Fondazione Rosengart (che raccoglie opere di Pablo Picasso e di Paul Klee). Si sono quindi aggiunte altre istituzioni, come la Fondazione Hans Erni, il Museo naturalistico, il Museo storico e la Scuola superiore d’arte e di design. Anche nel campo della formazione accademica Lucerna s’è data da fare per superare il gap storico che la faceva dipendere dagli atenei di Basilea o di Friburgo. Così nel 2000, raccogliendo l’eredità dell’antica Scuola di teologia (il Collegium, creato nel cinquecento dai Gesuiti per volontà del cardinale Carlo Borromeo), è nata l’università di Lucerna, che ha tre facoltà già funzionanti (teologia, diritto, scienze umane e sociali) e una quarta, quella di economia, in fase di realizzazione. E poi c’è il Conservatorio, fondato nel 1942. Eccellenza musicale Conservatorio vuol dire musica. E in questo campo Lucerna ha raggiunto l’eccellenza. Sin dal 1806 esisteva in città una Società degli amanti del teatro e della musica; e qualche decennio dopo venne costruito il Teatro comunale (oggi Luzerner Theater), dedicato alla danza, al teatro e alla musica. Ma dal 1933 sorse, tra la stazione ferroviaria e il lago, il Centro per la cultura e i congressi, dove venne trasferita la già intensa attività concertistica della Società generale di musica. Il salto di qualità Lucerna lo conobbe però nel 1938, quando il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini, già celebrità mondiale, si rifiutò di andare ai festival di Bayreuth e di Salisburgo, controllati dai nazisti, e inaugurò le Settimane internazionali di musica di Lucerna. Da allora la città ha acquistato rinomanza internazionale
Il Kultur- und Kongresszentrum di Lucerna (da avocado360.com)
e le sue Settimane di musica (divenute dal 2001 Lucerne Festival) sono cresciute in prestigio e partecipazione, fino a rendere inadeguato l’edificio del Centro per la cultura e i congressi, per cui già nel 1980 si fece strada l’idea di ricostruirlo ex novo. Vent’anni dopo, non senza lungaggini e polemiche, è stato inaugurato il nuovo Centro, ora designato direttamente con la sigla KKL (Kultur- und Kongresszentrum Luzern). Costato alla fine 226,5 milioni di franchi, 33,5 più del preventivato, il KKL è certamente un’opera di grande pregio, entrata fin da subito nella storia dell’architettura moderna. Il progetto è stata realizzato dal francese Jean Nouvel, un’archistar che ha raccolto riconoscimenti in tutto il mondo, l’ultimo nel 2008: il premio Pritzker, il più prestigioso, considerato il Nobel dell’architettura. Nouvel ha concepito il KKL, nelle dimensioni e nella distribuzione dei volumi, come una perfetta struttura per l’acustica (la grande sala concerti) e per le altre finalità (spazi espositivi, sala multiuso, sale congressi). Esternamente, con il tetto che si protende come un’ala verso il lago, ne ha fatto una sorta di simbolo della Lucerna contemporanea. Un profilo invidiabile La storia, l’incantevole panorama, le highlights turistiche e culturali, le dimensioni ridotte (78mila abitanti dopo la fusione con Littau), l’atmosfera cosmopolita e insieme conservatrice, fanno di Lucerna un concentrato di caratteristiche elvetiche. Anche con tutti i problemi e le contraddizioni di un centro urbano moderno. Il sindaco attuale è l’economista aziendale Stefan Roth, 54 anni, democristiano (PPD), al quale abbiamo rivolto alcune domande per completare e capire meglio il profilo della sua città.
Per cominciare, le chiediamo quali sono state le parole d’ordine, gli orientamenti in base ai quali è stata improntata la politica culturale lucernese… Ci si è basati su una concezione aperta di cultura, orientata sia verso gli eventi, sia verso le produzioni. Mediante una forte incentivazione delle attività creative, cerchiamo di far sì che artiste e artisti qui residenti possano lavorare in modo professionale. La nostra azione promozionale è di tipo sussidiario, cioè sosteniamo con contributi i privati che sono responsabili dell’offerta culturale. Un punto centrale è il cosiddetto “compromesso culturale”, in base al quale gli attori culturali hanno pari diritti e non esiste alcuna promozione unilaterale della cultura, per esempio, definita “tradizionale”. Anche la giovane, libera creazione culturale “off” viene presa sul serio e appoggiata. Dal punto di vista dei contenuti, già da lungo tempo Lucerna si è affermata quale sede culturale al cui centro c’è la musica. Il nuovo KKL è un edificio prestigioso divenuto simbolo di Lucerna. Come è stata finanziata la sua costruzione? Il progetto KKL è stato realizzato e finanziato quale “publicprivate-partnership”. I partner sono la città, il cantone, il Museo d’arte, l’Associazione degli albergatori lucernesi e soprattutto la Fondazione Konzerthaus, che ha contribuito con oltre un quarto dei complessivi 200 milioni. Ci sono state polemiche in merito alla scelta del progetto del KKL, al suo finanziamento e alla sua realizzazione? Nella fase preparatoria si sono avuti forti contrasti politici, che hanno comportato diverse votazioni popolari sia rispetto alla politica culturale in generale, sia riguardo all’ubicazione, all’architettura e alle finanze. Da un punto di vista politico- (...)
Agorà 5
“Da un punto di vista politico-culturale, si è rivelato di centrale importanza che, accanto alla cosiddetta cultura affermata, siano state rafforzate anche le offerte di cultura alternativa” (Stefan Roth)
culturale, si è rivelato di centrale importanza che, accanto alla cosiddetta cultura affermata, siano state rafforzate anche le offerte di cultura alternativa. E dal profilo urbanistico è stato possibile abbattere il preesistente Kunsthaus solo grazie all’eccellente progetto architettonico. Per Lucerna, l’offerta culturale significa anche attrazione turistica. Lei ne è soddisfatto? Riceve dei reclami? In effetti sono numerosi gli ospiti che arrivano a Lucerna durante i grandi festival musicali. Si trattengono in città per giorni, ma anche per una sera. Non riceviamo reclami da parte dei turisti per proposte culturali carenti o sbagliate. Purtroppo i gruppi che nel loro giro dell’Europa fanno tappa a Lucerna hanno raramente tempo sufficiente per godere della nostra ricca offerta. Perciò, insieme con l’ente turistico lucernese, puntiamo al rafforzamento del segmento “premium”, cosa che tra l’altro porterà anche a più lunghi soggiorni e a un’accresciuta fruizione dell’offerta culturale.
Agorà 6
Dalla sua posizione cosa ritiene di poter fare per migliorare ulteriormente la città? Il richiamo turistico di Lucerna è dovuto in primo luogo alla sua posizione in riva al lago e alla sua vicinanza alle montagne. In questo, Lucerna non si differenzia dai maggiori centri turistici del Ticino. E noi facciamo di tutto per mantenere intatta l’attrattività del panorama. È chiaro, per esempio, che non lasciamo costruire sulle sommità verdi delle colline. Preferiamo invece intensificare le costruzioni nella zona edificabile urbana, per offrire ulteriori spazi abitativi e maggiori superfici per uffici. Anche quale città residenziale Lucerna ha una buona fama. Nonostante le finanze risicate, manteniamo la nostra offerta culturale, formativa, di strutture per l’infanzia, al fine di rimanere attrattivi come città residenziale. Politicamente, poi, è di grande importanza per la città guidare gli sviluppi, all’interno della regione, in piena sintonia con i comuni vicini. E di altrettanta importanza è per Lucerna l’associarsi con altre città per ottenere ascolto sul piano federale. Perciò siamo impegnati nell’Unione delle città svizzere e nel Verein Metropolitanraum Zürich. Da un punto di vista economico, Lucerna dispone di diverse buone carte da giocare. Cosa si può fare di più? Con il rapporto sull’economia approvato nell’ottobre scorso dal parlamento cittadino, abbiamo fissato la nostra strategia, che consiste nel continuare a mantenere elevata l’attrattività nel centro storico. Oltre cinquemila sono le imprese con sede a Lucerna; per preservarne la stabilità occorre quindi conoscerne i bisogni e adeguarvi le condizioni quadro. Una sfida è quella di mantenere disponibili le superfici necessarie per la crescita o addirittura per nuovi insediamenti di imprese. Al contrario di tanti altri centri, noi per fortuna, abbiamo uno scarso numero di edifici vuoti destinati a uffici. Questo basso livello di superfici
libere può d’altra parte rappresentare un handicap, se vogliamo rendere possibile un maggiore insediamento o il trasferimento di imprese nel tessuto urbano. Tutte le città svizzere si trovano ad affrontare problemi di natura sociale. Quali sono i maggiori per Lucerna? Attualmente sono le crescenti spese per il finanziamento delle cure a gravare fortemente sulle casse della città. Il nuovo ordinamento in questo ambito è molto sfavorevole ai comuni. Nel confronto con altre città e regioni, Lucerna ha una quota relativamente bassa di disoccupati (2,9% a fine gennaio 2015). Al contrario, sale nettamente il finanziamento dell’aiuto sociale per rifugiati e persone ammesse provvisoriamente. Lucerna ne viene gravata in modo sproporzionato, poiché circa la metà di questo gruppo di persone, assegnate al cantone di Lucerna, vive in città, la quale rappresenta però solo il 20% della popolazione del cantone. Lucerna mette a disposizione del cantone l’alloggio per il crescente numero di richiedenti asilo, cosa che non produce reazioni negative tra la popolazione, al contrario di quanto accade nelle circostanti zone di campagna. Colpisce che la città di Lucerna venga sovraccaricata di costi proprio per il suo atteggiamento aperto. Un altro problema tra i più gravosi per la popolazione è la situazione abitativa, cioè la carenza di abitazioni a pigione moderata. Obiettivo di una iniziativa già accolta su questo tema è la costruzione entro il 2038 di oltre duemila abitazioni di questo tipo. Problemi con gruppi di emarginati ne abbiamo pochi, grazie a servizi ben strutturati. In quest’ambito incide anche una leale ripartizione dei costi con il cantone e con altri comuni lucernesi. Come si rapporta la città di Lucerna con il Ticino e con l’eventuale raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo? In linea di massima la città di Lucerna ha un buon rapporto con il Ticino. Tanti lucernesi apprezzano molto il Ticino e sono contenti quando possono raggiungere rapidamente la Sonnenstube. E questo, il più delle volte, in auto o in treno, è possibile. Sono molto pochi i fine settimana nei quali si devono fare i conti con code o tempi d’attesa. Rispondere, tuttavia, alla domanda se le difficoltà di pochi fine settimana giustifichino un raddoppio della capacità di transito al Gottardo, non è così facile. Lucerna è interessata a un sicuro e rapido collegamento autostradale verso nord e verso sud. Questo vale anche per le visitatrici e i visitatori del Ticino o dell’Italia che provengono dalla Svizzera tedesca e da gran parte del Nord-Europa. Ma dal punto di vista della città di Lucerna, gli alti costi per eliminare le difficoltà di transito di pochi fine settimana si giustificano soltanto se, a causa dei mezzi finanziari impegnati per il Gottardo, non debbano venir ritardati o persino sospesi i progetti infrastrutturali dei trasporti negli agglomerati urbani giudicati molto più urgenti dalle città svizzere.
Letture Il tempo che fu… di Roberto Roveda
Gli anni antecedenti la seconda guerra mondiale e il piccolo centro di Bidogno, nella Capriasca: è questo lo sfondo su cui si svolgono le travagliate vicende dei Filanda, famiglia in perenne lotta contro la miseria. Per sottrarsi a una vita di stenti il padre, Beniamino, nonostante l’età avanzata, decide di emigrare in cerca di fortuna in Sudamerica, lasciando al loro destino la moglie Gisa e le due figlie Anastasia e Ofelia, ormai in età da marito. Un altro figlio, Quinto, vive da anni in Francia, ma si appresta a far ritorno a casa, più povero di quando era partito. Prende così il via questo romanzo breve di Ugo Canonica (1918–2003), proposto a quasi settant’anni dalla sua uscita (era il 1948) in una nuova edizione curata da Guido Pedrojetta, docente di Letteratura italiana all’università di Friburgo. Un’opera giovanile in cui Canonica, poi apprezzato poeta dialettale, trae ispirazione da storie paesane realmente accadute e ben conosciute – a Bidogno aveva trascorso parte della sua fanciullezza e adolescenza – per realizzare il ritratto
di un mondo chiuso e umile che rimanda a Manzoni, Verga e soprattutto al Vittorini di Conversazione in Sicilia. Un universo di paese dove con la lingua quotidiana degli abitanti, intrisa di detti, motti ed espressioni dialettali si raccontano affetti, legami, passioni e il loro intrecciarsi costante con invidie, maldicenze, asti grandi e piccoli. Al centro di questo universo minore un nucleo familiare, quel microcosmo che per Canonica rappresenta comunque il centro motore di ogni possibile progresso dell’uomo. Certo, la famiglia nel romanzo è il luogo del dolore, in cui domina la miseria, dove Anastasia sottrae il promesso sposo alla sorella e Quinto, tornato a casa dopo dieci anni di assenza, scopre di essere ormai un escluso. Ma la famiglia è anche il luogo in cui il futuro può concretizzarsi e diventare speranza. Futuro e speranza che nel finale del libro sono rappresentati dal figlio atteso da Anastasia e da Quinto, capace di crearsi una propria famiglia lontano dalla povertà, grazie all’aiuto del suocero.
Più è meglio. Soprattutto in fatto di interessi.
<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2MLA0swAAh8HP2Q8AAAA=</wm>
<wm>10CFXLoQ7DMAxF0S9y9Pxsx0kNp7JqYBoPmYr7_2ha2cBl5x5HRcPdY3--91cp1F1sYPZRMaMxu5brbMHUQhCExqZm5jk6_g4hkQDWzwhCiKUmRnGuTG3X5_wCd8wL8HQAAAA=</wm>
esse Inter enziale r prefe o allo fin
0,75%
Assicuratevi subito l’interesse preferenziale fino allo 0,75%. Con il pacchetto di prestazioni bancarie completo Bonviva.
Stipulatelo subito su credit-suisse.com/bonviva
La storia dei Filanda di Ugo Canonica Armando Dadò editore, 2014
A consumo variabile La nuova auto beve più di quanto promesso da chi ve l’ha venduta? La colpa potrebbe non essere solo del vostro “stile di guida”... di Giancarlo Fornasier
Novembre 2014. L’organizzazione non governativa ambien-
Motori 8
talista Transport & Environment (T&E; transportenvironment. org) – che opera nel settore dei trasporti per promuoverne lo sviluppo sostenibile – pubblica il “2014 Mind the Gap report”, aggiornamento di uno studio apparso un anno prima. Il documento mette nero su bianco quello che la maggior parte degli automobilisti sanno da tempo: “i reali consumi di carburante delle automobili europee sono in media del 31 per cento superiori rispetto a quelli dichiarati dalle case produttrici”, una differenza definita “un abisso” rispetto a quell’8% che era stato attestato nel 2001. E la stessa organizzazione quantificava in circa “500 euro in più l’anno” il costo in carburante generato da questa differenza per un’automobile nuova rispetto a quanto “dovrebbe” consumare se i dati reali su strada corrispondessero a quelli ufficiali forniti dal costruttore.
Una questione di metodo In un comunicato stampa del Touring Club Svizzero diffuso nel marzo scorso la notevole differenza veniva quantificata, questa volta con prove e dati misurati proprio dalla stessa associazione elvetica: se “il consumo di carburante rilevato in laboratorio è in costante diminuzione” si legge, al contrario “il «consumo effettivo», calcolato nel 2014 dal TCS, secondo proprie misure, era in media superiore di circa 1,5 l/100 km rispetto i dati di fabbrica”. Tanto che lo stesso TCS propone un’alternativa alla metodologia impiegata dalle case costruttrici; una sorta di “adattamento” che comprende, tra le altre cose, una misurazione del consumo con vettura a fari, radio e sistemi di navigazione accesi, e considerando un peso effettivo del veicolo testato (e non basato sui dati generici forniti del produttore, spesso errati per difetto). La differenza tra consumi, polveri fini ed emissioni di CO2 dichiarati ed effettivi è una questione dibattuta; soprattutto negli ultimi anni, poiché anche in Svizzera dal 2012 proprio le indicazioni date dai costruttori incidono in modo significativo (e in futuro lo sarà sempre di più) sui costi di immatricolazione. Controversie non da poco che vedono contrapposti costruttori ad associazioni ambientaliste e dei consumatori. In generale, le accuse mosse ai produttori sono di falsare i risultati del test europeo noto come New European Driving Cycle (NEDC; in italiano Nuovo ciclo di guida europeo o NCGE): introdotto negli anni settanta e poi rimaneggiato negli anni novanta, esso misura “in modo scientifico” le emissioni inquinanti e i consumi delle nuove auto in uscita sul mercato. Ma a volte la scienza, si sa, è sin troppo precisa.
L’illusione del laboratorio L’attuale normativa prevede che il test NEDC sia svolto da un’auto col motore freddo, a una temperatura compresa tra i 20 e i 30 °C, su una strada piatta e in assenza di vento. Per migliorare la ripetibilità delle misurazioni, il test è fatto di norma in un laboratorio al chiuso, su un banco a rulli che simula anche la resistenza aerodinamica all’avanzamento. La procedura inizia a motore spento e prevede alcune sequenze fisse fatte di accelerazioni, marcia a velocità costante e frenate, fasi che si ripetono con durata e velocità diverse a seconda che il ciclo sia “urbano” oppure “extraurbano”. Il problema – che la proposta del TCS citata in parte risolverebbe – è che durante il test tutti i dispositivi accessori sono spenti: come le luci, l’aria condizionata ecc. Condizioni piuttosto lontane da quelle di un quotidiano uso dei veicoli, “irrealistiche” nello studio della T&E che, tra le altre cose, accusa i costruttori di un uso esasperato dello “Stop&Start” (funzione che spegne il motore quando l’auto è ferma), di avere rapporti del cambio e impiegare lubrificanti (come l’olio motore) più efficienti e diversi da quelli di serie, di gonfiare gli pneumatici oltre i dati indicati sul libretto (per ridurre la resistenza al rotolamento e quindi i consumi). Ma anche di impiegare un’elettronica per la gestione del motore diversa da quella dell’auto in vendita (con consumi ed emissioni di conseguenza inferiori). E, ciliegina sulla torta, di chiudere le fessure con nastro adesivo per ridurre l’attrito dell’aria (e i consumi)! A tutto ciò andrebbe aggiunto il fatto che sono gli stessi produttori a pagare il servizio di omologazione per i loro modelli ad aziende private (che fanno chiaramente i loro interessi) quando servirebbe piuttosto un’autorità indipendente. E dunque? I “dati ufficiali” dicono che dal 2008 al 2013 le “emissioni di CO2 delle auto nuove” segnano “una discesa della media da circa 155 g/km a meno di 130 g/km”, mentre secondo i calcoli della T&E (test basati su studi indipendenti e prove di veicoli in commercio) “il reale trend sarebbe partito da 180 g/ km e migliorato di appena 13,6 g/km”. E pensare che le ultime normative UE prevedono l’obbligo per i costruttori di ridurre nei prossimi anni l’emissione dai 130 di oggi ai 95 g/km. Le cose, però, potrebbero cambiare a partire dal 2017 con l’introduzione di un nuovo ciclo di misurazione dei consumi chiamato Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedures (WLTP), il quale dovrebbe utilizzare simulazioni più vicine all’utilizzo reale delle auto. Ma non tutti sono d’accordo: per esempio, alcune case automobilistiche...
Renault ZOE
100% elettrica, 0% di emissioni.
<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzQ0NgQAhQQvLA8AAAA=</wm>
<wm>10CFXKIQ5CMRAE0BNtMzPtdresJN_9IAi-hqC5vyLgEM-98yxv-Lket8dxL4JjWI_FzvLlTTEr-2xSwZkC_UIgFVrzr5uEALC_x-DG3GlhHJtcg5rZ3s_XByIyOPJ0AAAA</wm>
Da
fr. 18 900.– Euro-Bonus incl. più leasing allo 0,9%
ZOE Life Q210, 0 g CO2/km (in marcia, senza produzione di energia), emissioni di CO2 legate alla produzione di elettricità 16 g/km, consumo d’energia 14,6 kWh/100 km (equivalente benzina 1,6 l/100 km), categoria di efficienza energetica A, prezzo catalogo fr. 22 900.– (Wallbox escl.), meno Euro-Bonus fr. 4 000.– = fr. 18 900.–. Modello illustrato (opzioni incl.): ZOE Zen Q210, 0 g CO2/km (in marcia, senza produzione di energia), emissioni di CO2 legate alla produzione di elettricità 16 g/km, consumo d’energia 14,6 kWh/100 km (equivalente benzina 1,6 l/100 km), categoria di efficienza energetica A, prezzo catalogo fr. 26 150.– (Wallbox escl.), meno Euro-Bonus fr. 4 000.– = fr. 22 150.–. Valore medio delle emissioni di CO2 di tutti i veicoli nuovi venduti in Svizzera 144 g/km. Leasing 0,9%: tasso nominale 0,9% (tasso annuo effettivo 0,9%), contratto da 12–36 mesi, assicurazione sulle rate inclusa valore residuale obbligatorio secondo la tabella RCI. Esempio: ZOE Life Q210, fr. 22 900.–, meno Euro-Bonus fr. 4 000.– = fr. 18 900.–, acconto fr. 3 798.–, valore residuale fr. 9 847.–, 12 500 km/anno, 36 x fr. 259.– (IVA e noleggio della batteria fr. 95.– incl.). Casco totale obbligatoria esclusa. Finanziamento tramite RCI Finance SA (a condizione di accettazione). La concessione del credito al consumo è vietata se causa un eccessivo indebitamento del consumatore. Offerte valide per i clienti privati presso i rappresentanti Renault che aderiscono all’iniziativa in caso di stipula del contratto dall’11.05.2015 al 30.06.2015 o fino a revoca.
www.renault.ch
Peter Brötzmann
Il passaggio del grande sassofonista tedesco in Ticino, dove terrà per la prima volta due concerti accompagnato dal trio XOL, offre l’occasione per parlare di uno dei padri fondatori della musica improvvisata europea di Fabio Martini
Arti 10
Ho iniziato ad ascoltare la musica di Brötzmann intorno attraverso un linguaggio personale tenacemente perseguito alla prima metà degli anni settanta quando, reduce (e deci- e approfondito (“È essenziale sviluppare un proprio linguaggio samente debilitato) dall’ubriacatura del rock progressivo, mi personale”, ha dichiarato in una recente intervista. “Non avventuravo a passo spedito verso altri ambiti musicali, so- hai altra possibilità se vuoi davvero comunicare alle persone. spinto da curiosità ma soprattutto dal quel senso di rischia- Utilizzare stili diversi porta inevitabilmente a corrompere il prorante bellezza che le produzioni più informali iniziavano prio linguaggio”). Anche quando ha allargato il suo interesse a suscitare in me. Ricordo discussioni animate con il padre alle contaminazioni con il rock (il figlio Caspar è un eccellente chitarrista con una spiccata di un amico, pittore di professione vena creativa) ha saputo tenere la e amante del jazz, che ancorato “posizione” e gli oltre duecento fra saldamente a forme figurative e musicali più tradizionali, tentava in LP e CD prodotti attestano la sua ogni modo di scoraggiare gli ascolinarrestabile vena creativa. ti, sempre più temerari, del figlio e dei suoi amici. In effetti, ascoltavaIn vivo mo di tutto, da Thelonious Monk Nel corso degli anni, Brötzmann a John Cage, da Ornette Coleman ha partecipato a parecchi grupalla nascente musica improvvisata pi con musicisti più giovani (un europea al rock più militante, già esempio fra i tanti è l’interessante segnato dai primi germi del punk. trio formato qualche anno fa con E ovviamente si suonava, chi la il bassista danese Peter Friis Nielsen tromba, chi il piano, chi la chitare il batterista svedese Peter Uura, chi i sassofoni, scimmiottando, skyla). Un modo per mantenere il per lo più, i soli di Evan Parker, di contatto con le ultime generazioni Albert Ayler, di Brötzmann stesso. di improvvisatori a cui non solo Un periodo fervido, forse un po’ trasmettere la propria esperienza naif, che per qualcuno è stato solo musicale ma anche trovare quelle una breve e divertente parentesi novità e quegli spunti che altri“artistica”, per altri, una vera e menti sarebbe difficile conoscere. propria iniziazione che in qualche Per Brötzmann, infatti, improvviImmagine tratta da amplificasom.com modo ha segnato il resto della vita. sare significa “stabilire un dialogo tra ciò che hai in mente e ciò che è possibile attuare”. Un Linguaggio, non stile processo dialettico, quindi, mai un compromesso. Ma A colpirmi, innanzitutto furono le copertine dei suoi dischi la cosa che vivamente consiglio è di avvicinarsi a questo – Brötzmann è anche un apprezzato artista visivo – , magni- musicista con mente, orecchie e cuore aperti e l’occasione fiche e non convenzionali, a partire da quella di Machine è davvero alle porte. La prossima tournée, che lo vedrà Gun, del 1968, un album seminale per l’intera esperienza esibirsi in compagnia del trio XOL, una formazione di della musica improvvisata europea. Quelle immagini, grande interesse e composta da musicisti con un percorso trasmettendo un senso di concretezza e concettualità artistico di prim’ordine (Guy Bettini alla tromba e flicorirriverente e antiaccademica, facevano magicamente da no, Luca Pissavini al contrabbasso e Francesco Miccolis ponte al contenuto musicale dei vinili: una musica densa, alla batteria) e che inizierà l’11 giugno con un concerto al astratta, spesso parossistica e ricca di humour, ma anche Conservatorio Cantelli di Novara, includerà infatti ben due capace di delicatezze sorprendenti, che ha contribuito, date in Ticino: il 13 giugno alle ore 18 alla Sonnestube di fra l’altro, ad allargare enormemente il linguaggio tecnico via Canonica 12 a Lugano, e il giorno seguente, alle 17:30, ed espressivo degli strumenti ad ancia (Peter Brötzmann la replica allo Spazio Panelle di Locarno, in via Panelle. I suona tutti i sassofoni e i clarinetti). E la qualità musicale quattro musicisti proseguiranno poi con una serie di date del musicista renano si è mantenuta nel tempo, sempre fra Svizzera e Germania, fino ai due concerti finali che si libera e radicale, veemente e volta a catturare il pubblico terranno a Berlino il 19 e 20 giugno.
Salute Manipolare con cura a cura della Redazione
La maggior parte della carne venduta in negozi e grandi magazzini proviene da allevamenti intensivi, nei quali – per ovvie ragioni legate all’enorme numero di animali stipati in piccoli spazi, e alle condizioni di vita stressanti e lontane da qualsiasi elemento naturale – l’uso di antibiotici è purtroppo “una regola”. Nel numero di maggio della rivista per i consumatori L’Inchiesta (consumatori.ch) viene proposta la traduzione di un articolo apparso sul periodico svizzero-tedesco Gesundheitstipp dedicato alla diffusione inarrestabile dell’uso di antibiotici negli allevamenti; una pratica alla quale viene associato lo sviluppo di germi patogeni diventati oggi così resistenti che solo pochissimi e potenti antibiotici sono in grado di annientare. Batteri come lo Staphylococcus aureus resistenti alla meticillina (un gruppo di germi noti anche con l’acronimo MRSA, Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus) sono stati trovati da Gesundheitstipp in carne di pollo proveniente da un allevamento tedesco, ma non lontano dal confine elvetico. Anche se esistono un paio di antibiotici in grado di neutralizzare il batterio, si legge su L’Inchiesta, “(...) i medici sono restii a utlilizzarli, perché vogliono evitare che un germe sviluppi resistenze anche a questi principi attivi”.
In Germania gli allevatori utilizzano ben 1500 tonnellate di antibiotici all’anno; in Svizzera nel 2013 ne sono state impiegate 53 tonnellate e non di rado questi medicamenti vengono somministrati anche ad animali sani(!)... Una sorta di prevenzione che, a quanto dicono gli esperti, è inutile e “non è assolutamente tollerabile”. Per approfondire l’argomento vi rimandiamo naturalmente all’articolo citato, dove tra l’altro si mettono in evidenza i risvolti legati alla trasmissione animale-allevatore che questi batteri compiono, tanto che ad oggi esiste un vero “(...) allarme MRSA. E siamo solo all’inizio”. Ma che cosa può fare il consumatore per provare almeno a difendersi? Innanzitutto, deve trovare produttori in grado di garantire il non impiego di antibiotici negli allevamenti dei loro animali: per esempio, scegliendo prodotti con il marchio “bio” (dove la somministrazione è per legge assai limitata). Ma anche ricordandosi sempre di manipolare con molta attenzione la carne in cucina, dove le regole sono sempre le stesse: lavarsi sempre le mani con acqua e sapone dopo aver toccato la carne cruda, lo stesso dicasi per utensili, piatti, taglieri e piani di lavoro. E, soprattutto nel caso di pollame, la carne va sempre cotta, completamente.
Naturalmente efficace contro la diarrea – per il benessere della flora intestinale. <wm>10CAsNsjY0MDCx1LUwMDSwMAMACVjpOQ8AAAA=</wm>
<wm>10CFXLoQ7DMAxF0S9y9J5nJ_YMp7CqoCoPmYb3_2hq2cBl525becPda-7nPIqApQSI6OXpTUdnGbO5DhYMqaA_SZDmI_8OUcUAsC4jMEEuUgB59GUR7fv-_AAotCUxdAAAAA==</wm>
• Agisce contro la diarrea e regola la flora intestinale alterata. • È un probiotico naturale.
Leggere il foglietto illustrativo e chiedere consiglio al proprio farmacista o droghiere. sanofi-aventis (svizzera) sa, 1214 Vernier/GE
Per il benessere della flora intestinale.
039965 – 2/2015
• Dona benessere a tutta la famiglia.
S
ono nata cinquantaquattro anni fa a Mendrisio da genitori svizzeri tedeschi. Loro erano degli Aussteiger. Hanno lasciato tutto per venire ad abitare in Valle di Muggio. Non sapevano una parola di italiano e non avevano un posto di lavoro quando sono approdati a Monte. In questo villaggio di poche anime in Ticino sono stati ospitati per tre mesi da due famiglie prima di costruire la propria casa. Erano innamoratissimi e avevano molta voglia di fare e gioia di vivere. Mio padre era falegname e restauratore di mobili antichi e frequentava gli artisti. Mia madre era una sarta di haute couture. Ho trascorso un’infanzia felice e sono cresciuta in armonia con il mondo. Avevamo una casa con il giardino e spesso ospitavamo degli amici. La mia non era una famiglia agiata, ma la porta era sempre aperta. Sono nata sotto il segno dei Gemelli che a livello pratico si traduce in versatilità e intraprendenza. Non a caso sono sempre indecisa tra una cosa e l’altra. Questo mi ha portato a fare cose diverse nel corso della vita. Me ne sono andata di casa presto. Dopo le medie ho fatto la ragazza alla pari in Francia per un anno. Poi sono andata in Germania, a Goettingen, per imparare l’Hochdeutsch… che è naturalmente diverso dallo Schwyzerdütsch. Qui si respirava un’altra atmosfera negli anni ottanta. C’erano i primi verdi e si parlava già di energia alternativa. Ero entusiasta e non volevo più tornare in Ticino. Una volta a casa, apro il giornale e leggo un annuncio per trovare lavoro. Allora decido di fare la telefonista per le allora PTT a Lugano. A quei tempi si mettevano in collegamento gli utenti tramite l’operatore. Messo da parte qualche stipendio, capisco che non voglio fare più questo lavoro che interrompo per andare Oltremanica e imparare l’inglese. Nel frattempo i miei genitori avevano preso un ristorante a Monte. Tornata a casa ho deciso di lavorare da loro. Poi ho conosciuto Carlo. Lui era il playboy della valle, simpatico e festaiolo. Guidava macchine americane e aveva sempre mille ragazze intorno. Quando mi ha chiesto di uscire con lui ero al settimo cielo. Mi sono sposata a ventuno anni. Poi sono nati i nostri due figli che ho cresciuto alla svizzera tedesca.
Non ho fatto la mamma a tempo pieno: ho sempre lavorato e partecipato alla vita comunitaria di Monte. Faccio parte del consiglio comunale, sono attiva nel comitato della cooperativa La Dispensa, mi occupo del carro di carnevale di Qui da Munt e sostituisco il portalettere in caso di malattia. Sono entrata per caso nel comitato del Museo della Valle di Muggio con l’intenzione di promuovere le passeggiate. Poi ho visto questo mulino a Bruzella nel fondovalle dove scorre il Breggia. Era come se mi aspettasse. Non so cosa abbia fatto scattare la molla. Semplicemente mi sono detta: “Che bello! Vorrei occuparmene”. Mi sono buttata e ho imparato a fare la mugnaia. L’architetto Thomas Meyer che ha curato il restauro mi ha spiegato come funzionava il mulino ad acqua. Anche Angelo Frigerio, che con il fratello Giovanni ne era stato il proprietario, mi ha trasmesso i segreti del mestiere. È stato amore a prima vista con questa grande macchina, con la presa dell’acqua, la roggia, la grande ruota in ferro a cassette, il meccanismo arcaico di trasmissione. L’acqua cade sulla ruota che mette in movimento gli ingranaggi del mulino. La pietra macina il grano che poi deve essere setacciato per separare la crusca dalla farina. Il mio lavoro è legato ai ritmi e alle leggi della natura. Il mulino gira se c’è acqua nel fiume Breggia. Le previsioni del tempo dettano legge specie se preannunciano la pioggia o la neve. Gestire il lavoro al mulino comporta una certa forza fisica. Mi destreggio con pala e piccone per togliere i sassi di troppo nel canale e sposto sacchi da 25 chili di grano. Poca cosa rispetto a quelli di un tempo che pesavano il doppio! L’anno scorso abbiamo macinato circa 150 quintali di granoturco coltivato nelle piane di Magadino. Si tratta di mais indigeno di qualità. Quando lavoro al mulino entro in un’altra dimensione che appartiene al passato e che si fonde con i ricordi della gente. La soddisfazione più grande? Una bambina in visita con la sua classe mi ha detto che il mulino era la cosa più bella che avesse mai visto!
IrENE PETrAGLIO
Vitae 12
Di origini svizzero-tedesche ma ticinese di nascita, ha imparato l’antico mestiere del mugnaio che svolge con passione, producendo farina come si faceva un tempo
testimonianza raccolta da Stefania Briccola fotografia ©Flavia Leuenberger
Lucerna
La città della luce di Daniele Fontana; fotografie ŠPeter Keller
F
acciamo che non sei né la prima, né la seconda e neppure la terza piazza finanziaria della Svizzera. Eppure non te la passi per niente male. Diciamo che, fatta la grande fusione, conti poco più di 75mila abitanti; che sei capitale di un cantone a forte tradizione contadina, cattolica nel profondo, al punto da essere stata tra i protagonisti delle elvetiche guerre di religione. Diciamo pure che, senza inventarti patriottismi da riciclaggio, sei il cuore vero della Svizzera vera: il tuo è stato il quarto cantone ad aderire alla Confederazione, subito dopo i tre mitici fondatori ribellatisi agli Asburgo. Messa lì, nell’incanto del lago dei Quattro Cantoni (che sarebbero proprio i tre fondatori più te... eppure, non per nulla, sei la sola ad aver strappato l’alternativo patronimico), fungi da punto nevralgico per merci e viaggiatori. Legata a doppio filo a quel passo, il San Gottardo, per molti emblema di ciò che da sempre è la vita: sorte, buona e cattiva insieme. Attorno ai trasporti ci hai anche costruito un risonante museo. Tu l’hai fatto, e non altri.
Cuore pulsante E allora riconosciamolo: sei sì il piccolo cuore di un piccolo paese, eppure da sempre sei così intelligentemente ostinata nell’essere ciò che sei. Non un dito in più, non un dito in meno, senza smodate, incoerenti presunzioni o costruite, incivili avversioni. Un’adulta, saggia consapevolezza che ti permette di offrirti al mondo nella tua autenticità, con orgoglio e modestia. Rispettando e onorando la tua bellezza, che in questo modo è diventata la tua vera fortuna. Hai saputo preservare anche architettonicamente la tua storia, la tua tradizione, mantenendo il tuo nucleo al riparo dalle mire di speculatori di ogni sorta e posizione. Cosa che altri non hanno saputo o voluto fare, preferendo l’arricchimento individuale al bene collettivo, salvo poi riempirsi la bocca di pretestuoso amore identitario. E ora ti ritrovi tra le mani un autentico gioiello, che rende incantato (e non deturpato) un paesaggio di per sé idilliaco. Diciamo che però non ti sei nemmeno chiusa nella naftalina conservatrice. Quando ti sei edificata il tuo Centro di Cultura e Congressi (KKL , che ormai, grazie anche alla sua strepitosa acustica, è un acronimo mondiale), ne hai affidato la progettazione a Jean Nouvel. E quando si è dovuta ricostruire la stazione ferroviaria, devastata da un incendio, a metter mano alle facciate è stato Santiago Calatrava. Così, per dire. E non sei certo Parigi o New York. E neppure Venezia. (...)
Peter Keller Classe 1950, ha dapprima seguito una formazione nell’ambito della tipografia e della fotografia, in seguito si è diplomato in Ingegneria della stampa e dei media presso l’Università di Stoccarda. Dopo una carriera dirigenziale per diversi quotidiani, da luglio 2012 lavora come fotografo e autore indipendente. kellerfotomedia.ch
Tanto orgogliosa e ostinata sei. Nulla ti ferma. Men che meno gli incendi. Non solo la stazione, ma persino il tuo meraviglioso ponte coperto di legno, il più antico d’Europa. Quando più di vent’anni fa un’incauta sigaretta lo trasformò in un attimo in una torcia di 208 metri divampante sul tuo emissario, il mondo, incenerito, ammutolì. Otto mesi, solo otto mesi, ti son bastati per ricostruirlo salvando il salvabile e documentando il patrimonio perso con riproduzioni fotografiche che la tua saggezza aveva già da tempo messe in archivio. Felici e bagnati No, diciamolo, tu non ti arrendi, mai. Prendiamo questo fatto: da te piove in media 138 giorni all’anno, e non due gocce ma più di un metro d’acqua sopra ogni testa, ogni coppo, ogni pianta. E, destino nel destino, il tuo mese più piovoso è giugno, proprio quando inizia l’estate. Eppure tu ti ami così tanto, di amore vero e non di presunzione, che hai saputo vendere ciò che per altri è lamento ricorrente, scusante anche per proprie incapacità: la pioggia. Con acume, preveggenza e disponibilità hai saputo aprirti ai mercati emergenti e alle loro genti, persone per le quali l’acqua sovente è merce rara, esotismo puro. Lo hai fatto incurante di come esse si sarebbero presentate a te. Velate o rivelate che fossero. Quei mercati, quelle genti non tradiscono, e oggi, in periodi di crisi, ti permettono di mantenere alte le tue quote di occupazione. E di restare tra le più ambite destinazioni al mondo. Una terra è anche lo specchio fedele del bene che chi la abita davvero le riserva. Un bene che ritorna riflesso. Indagini sociologiche stanno lì a mostrarlo con le cifre, ma basta un giro per le tue stradine per rendersene conto: i tuoi abitanti sono i più felici di tutta la Svizzera. Facciamo che ti chiami Lucerna e che forse sei davvero un modello.
Lugano. Foce del Cassarate testo e fotografie ©Reza Khatir
Luoghi 42 Per foce si intende la parte finale di un fiume o altro corso d’acqua, il cui corso affluisce in un altro corso d’acqua, oppure in un lago o in mare. Esistono foci di tipo a delta o estuario. (Descrizione di foce presente in Wikipedia)
Siamo abituati a considerare il valore delle città in termini di quantità e tipologia delle strutture, dei palazzi, dei monumenti famosi che vi si trovano, ma io credo che una città in verità sia fatta dagli spazi presenti tra le costruzioni. Se si riesce a trasformare questi spazi in salotti per tutti i cittadini allora la città può vivere e respirare, pulsare e trasmettere emozioni. Quando si ha l’abitudine di dire: “questo palazzo è mio, l’altro suo e quello che si trova in mezzo è terra di nessuno” (o solo delle auto) si finisce per creare dei nuclei fantasma come accade in moltissime città europee, di notte prive di vitalità perché abitate solo da uffici e banche. Nella mia mente sono incise immagini di anziani seduti sulle sedie poste davanti alle case che parlano e socializzano, si occupano dei nipotini e rinforzano le nostre radici. Ora Lugano ha di nuovo un salottino, un luogo pubblico molto raffinato e pieno di poesia dove nelle sere d’estate si può sostare sulla spiaggia e nel piccolo parco in cui è possibile pranzare o leggere un libro, il tutto nel centro della città. La sistemazione di questo magico spazio è stata progettata dall’architetto paesaggista svizzero Sophie Agata Ambroise. Era un bel giovedì di sole e mi ero appunto recato alla foce del Cassarate per scattare un paio di fotografie. Non avevo molto tempo a disposizione, era già tardi e avevo poco tempo a disposizione.
C’erano parecchi studenti liceali che pranzavano sul prato e stranamente pochi erano patologicamente inchiodati al loro smartphone…. al contrario, conversavano ! C’era chi prendeva il sole mentre altri semplicemente stavano lì a godersi la giornata, la bellezza, la calma del lago e l’imponenza del San Salvatore che, malgrado le tristi costruzioni che ne hanno mutilato le pendici, conserva ancora la sua dignità e le sue leggende. Alcuni bambini giocavano tra gli alberi come fossero in una foresta incantata e altri, mano nella mano, attraversavano i viali, cantando e seguendo la maestra dopo essersi divertiti nel piccolo parco giochi. Il mio raid di pochi minuti si era trasformato in un soggiorno inaspettato e la sana pigrizia di esistere senza un preciso piano d’azione aveva contagiato anche me. La quieta energia del luogo si era impossessata dei miei pensieri. Come mio solito ho cominciato a osservare la gente, ad ascoltare le molte lingue attorno a me. Per un momento ho avuto la bella sensazione di essere in una metropoli dove molti umani si amalgamavano per fare nascere un’unica razza di uomini suddivisa in etnie e culture diverse. Spazio di incontro Gli spazi pubblici una volta erano luoghi di incontro e di socializzazione, dove si poteva chiedere senza timore o angoscia a uno sconosciuto: “Sei tu l’amico che non ho ancora incontrato”? Oggi abbiamo tutti tanti amici, con cui condividiamo ogni cosa, anche il piatto di pasta che stiamo per mangiare, ma raramente un momento di tempo da dedicare a una conversazione reale che implichi anche l’arte di ascoltare. Il parco della foce del Cassarate offre una barlume di speranza, rappresenta un’alternativa alla febbre edilizia compulsivamente tesa a sfornare sempre nuovi centri commerciali (probabilmente con la speranza di vendere la merce anche ai marziani), un progetto e un luogo a disposizione di tutti, per fare una passeggiata e incontrare gente. La Natura e la Bellezza ci appartengono, ne dobbiamo godere in ogni momento. Basta fermarsi, respirare e accogliere a piene mani quello che ci viene donato. Imparare che, come ho letto una volta, “mentre l’acqua della vita è nelle nostre mani, non dobbiamo morire di sete”.
Episodio 3 : A regola d’arte capitolo conclusivo
Tre mesi... sono passati tre mesi dall'omicidio di quel poveraccio e la tesi che il suo gallerista possa averlo avvelenato mi convince sempre meno…
Testi: Matteo Gerber | Disegni: Francesco Della Santa Ora la parola all'avvocato che ha difeso il gallerista prot--
La polizia è tornata al punto di partenza e l'ipotesi che si possa trattare di un suicidio, per quanto incredibile, non è ancora stata ufficialmente smentita. Ho cercato prove ovunque, ho fatto ricerche su tutti i presenti al quel dannato vernissage...
L'unico illumato… Si scatenerà su tutti noi… Forse non si tratta solo delle parole di un pazzo… C'è forse qualcun dietro a questa ondata di omicidi mai visti prima in questa zona?
Compresa Matilde… Non c'è uno straccio di movente possibile…
Può solo essersi ammazzato da solo.
Ci deve essere un collegamento… Non c'è altra spiegazione! Il nostro artistoide non può che essere un punto centrale di tutta questa faccenda! Non si è soltanto suicidato...
Non è stato lui… Non può essere stato lui… Sarebbe troppo facile! Quello si è ammazzato! Si è buttato da solo del veleno del bicchiere… Ma perché??
La potenza dell'unico illuminato si scatenerà su tutti voi, e non avrete neanche il tempo per pensarci.
Qualcuno lo ha spinto a farlo!
fine
UNA TESTA DA STAR Tendenze p. 45 | di Marisa Gorza
C
oprire i primi capelli grigi con un block color, cioè una colorazione monotematica tutta uguale dalle radici alle punte è sovente deleterio per il fascino e l’armonia del viso. Al contrario, se la tinta è ben strutturata e accesa da riflessi luminosi, funziona come un correttore ottico, rendendo meno visibili i segni dell’età e dello stress. A tracciare la pista ci hanno pensato le celebrità della notte degli Oscar, apparse con chiome cangianti e acchiappa luce. Dal bronde variegato al cioccolato di Keira Knightley, al caldo ronze della premiata Julianne Moore, al biondo tra il mielato e il platino di Rosie Huntington... Il segreto anti-age della capigliatura trattata sta nel regalarle una gran quantità di toni, sfumati l’uno dentro l’altro.
IL “COMUNE” CASTANO Cominciamo dal castano, la tonalità più diffusa e la più facile da trasformare senza troppi stravolgimenti. Vuoi con colpi di sole, con contrasti o con lo shatush, sì proprio quella tecnica che schiarisce decisamente verso le punte, sempre attuale, ma il trend lo vuole addolcito senza stacchi troppo decisi. Ed ecco che ora si chiama bronde che significa brown (castano) + blonde (biondo). Alle radici va applicata la tinta più vicina possibile all’originale colore scuro (come era prima di ingrigire), ma va acceso da riflessi più chiari nelle lunghezze verso le punte, specialmente nelle ciocche intorno al viso, con una miriade di toni sottilmente degradé, come fossero schiariti dal sole. Assomiglia alla tecnica di pittura che i francesi chiamano balayage o ombrè… rende l’idea? Quantità esagerate di hair conditioner e gloss, faranno il resto. IL ROSSO PASSIONE Si sa che un tempo i capelli rossi erano adatti e credibili solo se accompagnati da una carnagione chiara, magari punteggiata da efelidi, tuttavia oggi, grazie anche alla
nuova colorazione ronze, cioè red (rosso)+ bronze (bronzo), addolcita da toni delicati, non sono appannaggio esclusivo di poche elette. Giochi di chiaroscuri assicurano un risultato in 3D sia partendo da una base più scura che da una bionda. Cosa ne dite del colore di Emma Stone o di Jessica Chastain? IL CLASSICO BIONDO Comuni denominatori anche per la testa bionda sono tanta luce e i toni plurivariegati. Il biondo monocolore va bene solo per la parrucca di carnevale e, se necessita decolorare, è severamente proibito il “fai da te”. Inoltre, nessuno ormai ti etichetta più come “finta bionda”, ma certi errori-orrori è preferibile evitarli. La tendenza per la capigliatura decisamente chiara sfuma dalla nuance miele al platino nordico, passando per un cenere delicato e magari con qualche filo nocciola. Basti citare la testolina di Naomi Watts o quella di Rita Ora, niente colori fluo, nessuna ciocca pastello e tanto meno tinte spente! NUANCE INEDITE Sposare queste colorazioni variegate con le nuove acconciature dal volume morbido e pieno, genera un look sofisticato e disinvolto. Lo dimostrano alcune creazioni di Salvo Filetti, hair designer di Compagnia della bellezza, realizzate sui capelli tinti in salone con le nuance di l’Oreal Professionel. Riflessi inediti, ma molto naturali, regalano ai capelli una luce calda e intensa. Per ottenere un perfetto color mix and match viene applicato, nel finale del trattamento, Dialight uno speciale prodotto che rende brillante e protetta a lungo sia la capigliatura dal look bronde, sia quella di un biondo deciso. Il prodotto è studiato al millesimo per valorizzare il tipo di incarnato di ogni donna, mirato quindi a ottenere delle tonalità ad hoc. E mentre l’Hairchalk color bronzo accende le capigliature a “luci rosse”, la crema correttiva CC Cream Blondes, toglie i segni di ingiallimento e dona flash purissimi alle chiome fulve e auree.
La domanda della settimana
Un corretto gonfiaggio degli pneumatici dell’auto permette, tra le altre cose, una riduzione dei consumi. Controllate almeno una volta al mese la pressione delle gomme?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 11 giugno. I risultati appariranno sul numero 25 di Ticinosette.
Al quesito “Avete già acquistato un biglietto oppure programmato nel corso del prossimo mese di visitare EXPO 2015?” avete risposto:
SI
33%
NO
67%
Svaghi 46
Astri ariete Tra l’11 e il 12 giugno potranno verificarsi eventi inaspettati. Vita sociale, colpi di fulmine e novità professionali. Maggiore flessibilità.
toro A partire dal 7 attenti a controllare di più il vostro proverbiale egocentrismo. Gelosi e permalosi i nati nella prima decade stimolati da Venere.
gemelli Grazie all’arrivo di Mercurio avrete l’occasione di essere piuttosto brillanti. Incomprensioni con un amico/a di vecchia data. Cautela tra l’8 e il 10.
cancro Rivoluzione copernicana nei vostri obiettivi. Favoriti gli spiriti avventurosi con una grossa valenza, nel proprio tema natale, di elementi di fuoco.
leone Un incontro inatteso con una persona che non vedevate da tempo offre nuove prospettive. Fortuna professionale. Bene tra il 10 e il 12 giugno.
vergine Non è il momento adatto per prendere una decisione. Siete troppo confusi e condizionabili. Stanchi e stressati i nati nella seconda decade.
bilancia Grandi realizzazioni grazie a Giove. Con Saturno e Mercurio possibilità di dar vita a un progetto a cui tenevate da tempo. Bene tra il 7 e l’8.
scorpione Umori alterni. Svogliati e agitati in ordine a un mancato riconoscimento delle vostre qualità. Evitate gli ambienti familiari tra il 9 e l’11.
sagittario Possibili incontri sentimentali in una località estera. Marte piuttosto aggressivo: attenti a controllare la vostra irascibilità tra il 9 e il 10 giugno.
capricorno Velleità libertarie e insofferenza verso i condizionamenti. Maggior cautela nei giudizi e attenzione agli sbalzi d’umore. Eventi inaspettati tra il 10 e l’11.
acquario Maggior predisposizione per l’amore profano, anche a scapito di un rapporto di vecchia data. Determinati e seducenti i nati nella seconda decade.
pesci Con Venere e Saturno angolari si tenderà a essere severi con il partner. Svogliatezza nella quotidianità. Irascibili i nati nella seconda decade.
O
Gioca e vinci con Ticinosette
1
2
3
4
5
6
10
7
8
La soluzione verrà pubblicata sul numero 25
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 11 giugno e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 9 giu. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
9
11
12
13 4
14
15
16
17
8
18
19
20
22
23
21 24
1
25
26
27
28
30
29
3
31
33
32 34
35 6
36
37
38
40
39
41 2
Orizzontali 1. Propizio, benevolo • 10. Preparare la terra per la semina • 11. Fiore lilla • 12. Figura geometrica • 14. Il noto Teocoli • 15. Alcoolisti Anonimi • 16. È bella ma stupida • 18. Grande isola nell’Atlantico • 21. In mezzo al coro • 22. Priva d’accento • 23. L’Alan dei fumetti • 25. I confini di Vezia • 26. Hanno la voce roca • 27. Pappagallo variopinto • 29. Il numero perfetto • 30. La fine della Turandot • 31. Mercante di schiavi • 34. Voltarsi • 36. Il nome della Papas • 38. Parte teatrale • 40. Gergo parigino • 41. Squadra madrilena • 42. Una delle Piccole donne • 43. Tante erano le Grazie • 45. Mezza cena • 46. Delfino di fiume • 48. Il noto Tse Tung • 49. Romania e Uruguay • 51. Il fiabesco “di Carota” • 53. Malattia infiammatoria del tessuto cerebrale. Verticali 1. La canzone presentata da Nek al recente Festival di Sanremo • 2. Mettere le manette • 3. Malattia contagiosa • 4. Adesso • 5. Bottiglia cilindrica e affusolata • 6. Pari in avviso • 7. Bordo, margine • 8. Animale mitologico dal corpo di cavallo • 9. Breve esempio • 13. Il nome di Lerner • 17. Impavidi, coraggiosi • 19. Congiunzione inglese • 20. Prendere, agguantare • 24. Due nullità • 26. È spesso circoscritta • 28. Arnesi • 29. Cassetti • 32. Il nome del cantante Gaetano • 33. Mesce vino • 35. L’isola di Ulisse • 37. Correre in centro • 39. Unte, grasse • 44. Ortaggio insulso • 47. Salvò la fauna • 48. Dispari in molti • 50. Articolo indeterminato • 52. Spagna e Lussemburgo.
5
42
43
44
Soluzioni n. 21
45 1
46
8
48
47
C O
10
M
14
U
49
50
51
17
52
N
C
26
53
A
29
T
7
32
O
35
S
La parola chiave è: 2
38
T
3
4
5
6
R I
7
8
M
48
P
A
I
S
L O
E
G 20
4 9
L
N
L
T R
O A
T
A
T
16
I
I
R
A
T
E
R
O
D
O
N
E
O T I
L
36
R
P
A
I
E
R 50
E
I
D I 19
O
21
27
R
A
L
L
I D 43
E
46
O
V
B
A
E
T T E
28
A L
E
I
R
A
S
U
R
O
S
A
N
S
T
51
A
A
La soluzione del Concorso apparso il 22 maggio è: CANTIERE Hanno comunicato la parola chiave corretta e sono stati sorteggiati:
31
D P
47
E
49
T
37 40
N
O
E
U
A
E
I
A
A
O 13
N
25
E
34
12
22
A
D
S
R
A
C
N
R
I
I
M
42
O
D
39
A 41
45
I
7
A
30
I 33
F R
A
C
I
6
11
A 15
18
5
I
24
A 44
3
O
I 23
1
2
R
C. Bruschi (Giubiasco) B. Ceccato (Cugnasco) J. Crivelli (Balerna) E. Landoni (C. d’Agno) U. Vettore (Ascona) Complimenti ai vincitori!
Premio in palio: due carte regalo per le Agenzie viaggi FFS Le Ferrovie Federali Svizzere offrono due buoni viaggio per un valore totale di CHF 100.– a due fortunati vincitori. Ulteriori informazioni visitando il portale ffs.ch/agenziaviaggi
Agenzia FFS – Tuffarsi nel relax. Sole, spiaggia e mare: nelle Agenzie viaggi FFS trovate una vasta gamma di vacanze balneari per grandi e piccoli. Che sia il Mediterraneo o un’isoletta da sogno nei Caraibi, da noi troverete sempre qualcosa per le più belle settimane dell’anno. Desiderate una consulenza professionale per vacanze davvero riuscite? Venite all’Agenzia viaggi FFS delle stazioni di Bellinzona, Locarno o Lugano, i nostri consulenti faranno di tutto per esaudire i vostri desideri!
Svaghi 47
Jonathan Schädeli, giovane contadino bio di Uettligen.
<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NzS3sAQAIQE5AA8AAAA=</wm>
<wm>10CFXLqw6AMBBE0S_aZqbtsrtUEhxBEHwNQfP_iodDTHLFmWVpmvBtmtd93hrBWqUYzaNpaMqmNjQvQ8oZT0HpGdSR9bFeAr-PvApAf41Ahd5ZBSG0XizSdZw3E-wx8HYAAAA=</wm>
Per amore della natura. Naturaplan nasce dal profondo amore per la terra e dal rispetto per i suoi frutti. Lanciato sul mercato nel 1993 è il primo marchio svizzero di prodotti bio del commercio al dettaglio e oggi, con i suoi prodotti di qualità, continua ad offrire il più grande assortimento bio della Svizzera. E sarà così anche in futuro: è per questo che sosteniamo con passione anche la nuova generazione di agricoltori bio. Per amore della natura. www.naturaplan.ch
146644_210x295_i_K_NP_Bauern_Kalb_TicinoSette.indd 1
18.05.15 09:20