Ticino7

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Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

№ 49 del 4 dicembre 2015 · con Teleradio dal 6 al 12 dic.

LE A I C SPE A & MOD ENZE D T EN


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Ticinosette - allegato settimanale N° 49 del 4.12.2015

4 Società Moda. Fashion in rete DI KERI GONZATO ....................................... 10 Abitare Case. Vite minime DI GIANCARLO FORNASIER ................................... 12 Vitae Orson Welles DI STEFANIA BRICCOLA ................................................... 14 Reportage Ticino creativo TESTO E FOTOGRAFIE DI REZA KHATIR ...................... 39 Media Mostre. L’arte dell’aperitivo DI ELENA BOROMEO .............................. 44 Astrofood Sagittario DI PATRIZIA MEZZANZANICA ED ELVIN MONTESINO ............ 46 Tendenze Profumi. Tracce di stile DI MARISA GORZA ................................. 48 Svaghi ..................................................................................................... 50

Agorà Adolescenti. Un sms agli adulti

DI

MARCO JEITZINER ...........................

Telethon 2015 Quest’anno l’appuntamento con Telethon assume un significato di particolare rilevanza. Il 2015 ha infatti segnato il venticinquesimo anno dalla nascita della Fondazione Telethon della Svizzera italiana. Da Chiasso a Bellinzona, da Poschiavo a Lugano, la ricorrenza è stata celebrata lungo tutto il corso dell’anno con eventi e proposte che hanno permesso a tutti i cittadini di partecipare a una grande gara di solidarietà nella raccolta di fondi per sconfiggere le malattie genetiche rare. La manifestazione “In amicizia per Telethon” prevista nelle giornate di oggi e domani rappresenta un po’ l’apice di questo articolato percorso: venerdì 4 dicembre una decina di roboanti Guggen si esibiranno nelle piazze del cantone tra le 18 e le 19 per poi trovarsi tutte riunite al LAC di Lugano dove eseguiranno un pezzo d’insieme. Il giorno seguente,

sabato 5 dicembre, un altro appuntamento che non mancherà di appassionare grandi e piccini: oltre cento Babbi Natale sulle loro “renne” motorizzate – tante luccicanti Harley-Davidson – sfileranno in piazza Dante allestita con le tradizionali bancarelle e dove sarà possibile gustare delizie di ogni genere e la raclette a mezzogiorno. Grazie a questi eventi e ai tanti altri organizzati in passato nella Svizzera italiana, la FTAS (Fondazione Telethon Azione Svizzera) ha avuto la possibilità di sostenere finanziariamente la realizzazione di due importanti iniziative: la creazione del Centro Myosuisse Ticino e la costituzione dell’Associazione Malattie Genetiche Rare Svizzera Italiana (MGR). Sul sito telethon.ch è disponibile il programma completo degli eventi di queste due giornate. Buona solidarietà a tutti!

Impressum Chiusura redazionale 27 novembre Editore Teleradio 7 SA 6933 Muzzano Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir Tiratura controllata 63’212 copie

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55 Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA 6500 Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA 6963 Pregassona Pubblicità Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@ publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste

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Un sms agli adulti Adolescenti. Per molti di loro il computer è già superato: oggi a mediare la loro vita sociale, sentimentale e sessuale è lo smartphone. Un dispositivo che a scuola è tabù e di cui molti genitori sanno poco o nulla. A partire da alcuni fatti di cronaca, una riflessione sui rischi e le prospettive per la gioventù di Marco Jeitziner

P Agorà 4

artiamo da un caso di cronaca avvenuto in Ticino. Alcuni ragazzini delle scuole medie, tra i 12 e i 15 anni, si sono prestati, non sappiamo se volontariamente o molto ingenuamente, ad atti sessuali con un 22enne in cambio di soldi (anche cifre a tre zeri) o di oggetti alla moda, tra cui dei fucili “soft-air” (il cui uso e possesso è riservato solo ai maggiorenni) e gli immancabili telefonini dell’ultimo grido. I giovanissimi sono tutti di sesso maschile e l’autore del reato omosessuale. La notizia è della scorsa primavera e rappresenta soltanto una faccia di un malessere che gli adulti o non conoscono o stentano a riconoscere, eppure questo sottobosco adolescenziale esiste. In queste pagine tentiamo una riflessione che ha un denominatore comune: gli amati telefonini, vero e proprio status per la cosiddetta “generazione duemila”.

L’abuso del telefonino Nel 2009 a Milano venne a galla uno “scenario raggelante”, affermò il pediatra per adolescenti Luca Bernardo. Protagonisti furono dodici ragazzini (otto maschi e quattro femmine)1. Bernardo commentò così: “ragazze di famiglie medio-alte che si mettono in palio attraverso foto hot per una ricarica telefonica, un iPod, un braccialetto di Tiffany. I rapporti vengono consumati nei bagni delle scuole, dopo essersi dati un appuntamento via sms. I colleghi maschi tengono questi «book» fotografici, se li scambiano, offrono sempre nuovi doni in un’escalation di degrado e delirio di onnipotenza”. In queste squallide vicende il cellulare è sempre protagonista: oggetto del desiderio o strumento di persecuzione. Succede anche in Svizzera col famoso sexting che, stando ai sondaggi, pochi adulti ancora conoscono. È notizia di agosto che nel canton Neuchâtel una coppia di 14enni si è filmata durante un rapporto sessuale e ha spedito, in comune accordo, il video ai compagni di classe2. Si tratta di un reato, l’esposizione di minori di 16 anni a contenuti pornografici, che evidentemente non è molto chiaro ai ragazzini ma è ampiamente sottovalutato dagli adulti. Possiamo immaginare che sia stato compiuto per vanto o per esibizionismo, o che il ragazzo volesse in realtà denigrare la fidanzatina, chissà, ma è certo che nessuno di loro pareva

cosciente delle conseguenze. Infatti, per motivi legati agli stereotipi di genere, in merito ai quali qui non entriamo, l’ingenua ragazzina è stata oggetto di pesanti insulti nelle reti sociali, mentre non sorprende che lo spavaldo fidanzatino sia stato elogiato dai coetanei. Recenti sondaggi3 tra i 12-19enni svizzeri affermano che il sexting è in misura maggiore opera dei maschi, mentre le femmine ne sono l’oggetto. Inoltre “non si registrano differenze tra le regioni linguistiche. Ceto sociale, passato migratorio e domicilio sono privi di rilevanza per quanto riguarda i contenuti pornografici o erotici (...)”. La distanza degli adulti Veniamo al Ticino, per rinfrescarci un po’ la memoria. Nel 2007 un’allieva minorenne di una scuola media avrebbe girato un video porno su di sé che poi sarebbe circolato a scuola4. Nel 2011 si denunciò la presenza di “molte ragazzine” che fanno sesso per gioco restando poi incinta5. Nel 2014 si parlò di un “gruppetto di ragazzine tra i 13 e i 15 anni” che offrivano il loro corpo in cambio di cocaina6. Quest’anno ecco la storia dei fidanzatini che costringono le loro compagne “tra i dodici e i sedici anni” a fare sesso con altri in cambio di soldi o oggetti per il proprio prestigio7. Spesso gli adulti restano increduli, proprio come lo furono l’anno scorso quelli presenti a una serata informativa, quando una giovane riferì8 di ragazzine 12enni (o poco più grandi) che si sarebbero prostituite dietro compenso (non si sa che cosa) in un ritrovo serale. “Tutti sanno cosa succede. Chiedete in giro e tutti vi risponderanno che è così. Tra i giovani è un fatto risaputo” disse. Alcuni rimasero scioccati, altri ancora negarono che ciò potesse accadere sotto casa. Risultato: la giovane non venne creduta. Motivo: non c’erano prove e nessun adulto (politici locali, polizia, operatori sociali ecc.) aveva mai sentito nulla. Le autorità giudiziarie condussero imprecisati “accertamenti” e il presunto episodio venne definitivamente smentito. Ma come e che cosa fu accertato? Perché sarebbe plausibile soltanto se ci sono foto o filmati nei cellulari? Sono fandonie solo perché gli adulti non ne sono al corrente? Perché i testimoni avrebbero dovuto riferirlo alle autorità? Ma soprattutto perché (...)


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al magistrato dei minorenni Reto Medici, un difensore dei diritti dei minori, gli chiesi quale fosse il senso della tutela dei minori in Ticino rispetto all’autonomia, alla responsabilizzazione dei bambini più diffuse nei paesi nordici. “Credo che ogni comunità debba seguire il suo percorso. È importante sia promuovere i diritti dei minori, affinché possano essere più tranquilli quando saranno eventualmente esposti a una situazione di rischio; sia accettare certi rischi, perché è quando ci spostiamo verso i nostri limiti che impariamo molto” rispose. Sarebbe bello sapere quanti minorenni in Ticino conoscono i loro diritti? Di quali diritti stiamo effettivamente parlando in questi casi: privacy, protezione dai pedofili, dignità, educazione, consapevolezza ecc.? Quali rischi sono pronti a correre gli adulti? Ma soprattutto è forse un diritto del minorenne possedere un cellulare?

Agorà 6

Immagine tratta da theverge.com

inventare una storia simile? Soltanto per ripicca verso qualcuno? Non disponendo di precise risposte a queste domande non possiamo escludere che qualcosa sia davvero accaduto e che, ancora una volta, l’amato telefonino sia stato protagonista dei fatti. L’appello ai genitori Il fatto di cronaca in apertura, come spesso accade in queste vicende, è venuto a galla un po’ per caso, grazie a un genitore insospettito. Per questo l’appello di Radix Svizzera italiana è: “fatevi mostrare dai vostri figli come usano internet (o il cellulare, ndr.): se dimostrate interesse per quello che fanno, si sentiranno presi sul serio”9. Già, ma quanti genitori lo fanno? Quanti si rendono conto che i cellulari odierni, gli smartphone, non rappresentano più soltanto un costo tariffale, come ha detto giustamente su queste pagine l’esperto Alberto Pellai10? Si pone quindi una questione tuttora argomento di discussione: il diritto alla privacy del minore (sancito dalla Carta ONU dei diritti dei fanciulli) deve prevalere oppure no sulle responsabilità e i doveri dei genitori che, tra l’altro, pagano l’abbonamento al telefonino dei figli? Il buonsenso direbbe che non va bene né un eccessivo menefreghismo né l’essere troppo protettivi: sono scelte individuali e di comunità. In un’intervista11

Le oscure interfacce La risposta all’ultima domanda è scontata, eppure per capriccio o comodità l’adulto acconsente. Si stima che oggi molti ragazzini ricevano il loro primo cellulare già all’età di 11-12 anni e che la quasi totalità degli adolescenti ne possegga uno. Inoltre “le chat sono più diffuse in Ticino che nella Svizzera tedesca e francese”12. I fatti e gli episodi riportati dalla cronaca dimostrano, come se ce ne fosse ancora bisogno, che nell’era digitale molto c’è ancora da fare (o da cambiare) nell’educazione sessuale e sentimentale della cosiddetta “generazione Y”. Molti esperti concordano ormai sul fatto, incomprensibile per molti adulti, che i ragazzini si avvicinano alla sessualità sempre più attraverso gli amati telefonini. Soltanto di recente si è iniziato a studiare il fenomeno. Il sexting infatti può essere un atto di bullismo ma, dichiarano, per esempio, gli autori di uno studio statunitense13, “può servire come una tecnica che porta a comportamenti sessuali reali, o come un modo per indicare la propria disponibilità a raggiungere un migliore livello di intimità”. Capire questa nuova forma di interazione tra tre potentissimi stimoli, quelli sociali (l’ambiente), tecnologici (i cellulari) e biologici (gli ormoni), appare dunque sempre più necessario. Moltissimi genitori non hanno la più pallida idea di cosa siano le applicazioni per cellulari più popolari come WhatsApp, Kik, SnapChat, Instagram, Ask. Sebbene la loro politica aziendale vieti la pubblicazione di contenuti erotici, basta una ricerca in Google


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“Molti esperti concordano ormai sul fatto, incomprensibile per molti adulti, che i ragazzini si avvicinano alla sessualità sempre più attraverso gli amati telefonini. Soltanto di recente si è iniziato a studiare il fenomeno”

per rendersi conto che non è vero. Purtroppo lo sanno bene anche i pedofili, proprio come il 22enne ticinese arrestato. Il campanello d’allarme sta suonando già da un paio di anni negli Stati Uniti sia per SnapChat14 sia per Kik15. Anche la Francia ne parla, ma la Svizzera? La scuola potrebbe essere un luogo privilegiato di sensibilizzazione, a maggiore ragione sapendo che questa generazione, per motivi anche molto ovvi, sta “migrando” in massa dal computer al cellulare.16

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Il ritardo della scuola La scuola dell’obbligo, specie quella pubblica, ha un enorme ritardo nell’insegnamento dell’uso consapevole dei cellulari agli adolescenti. Perché il telefonino è osannato nella vita sociale ma è vietato (se non demonizzato) a scuola? I ragazzini potrebbero chiedersi: se me lo proibiscono allora vuol dire che non ho nulla da imparare in merito? La resistenza del mondo scolastico è palese: in pratica moltissimi istituti dell’obbligo lo vietano, gli allievi vengono alfabetizzati all’informatica coi computer, ma usano di fatto solo il cellulare. È coerente? In Ticino è stata avviata nel 2007-2009 una campagna cantonale sull’uso consapevole dei telefonini ma la scuola non fu mai coinvolta attivamente17. Motivo: mancanza di risorse. Oggi il sito internet del cantone dedicato al tema è inattivo e il motivo è lo stesso di prima18. In alcuni paesi esistono già programmi pilota di introduzione dei cellulari in classe a scopo didattico, in altri si comincia appena a discuterne, l’argomento divide ma il punto centrale è: “come possiamo dire ai bambini che la tecnologia è una parte importante del programma di studi quando, contemporaneamente, diciamo che non ci si può fidare dei propri dispositivi perché inibiscono il loro apprendimento?” si chiede, per esempio, Daniel O’Sullivan, un ex insegnante inglese19. Il divieto, afferma, rischia soltanto di lasciarli “incollati” alla tecnologia, di privarli di importanti strumenti di codifica e di comprensione, mentre il cellulare andrebbe integrato come il computer. Rincorrere i giovani Ma come, quando e in quali materie utilizzare il cellulare? Ciò compete al Dipartimento formazione apprendimento (DFA) della SUPSI. Nel “Nuovo piano di studio” della scuola ticinese il riferimento all’uso dei cellulari resta vago. Intanto cosa si sta facendo coi futuri docenti al DFA? “Il discorso delle tecnologie a scuola (dall’uso consapevole a quello didattico, passando per l’educazione ai nuovi media) viene trattato, ma in modo non approfondito per mancanza di tempo. È nel suc-

cessivo ambito della formazione continua – proposta dal DFA e dai settori scolastici – che questo discorso viene proposto e ampliato”, ci dice Marco Beltrametti, esperto del Centro di risorse didattiche e digitali cantonale. Sembra però che ci siano buone prospettive. “Il sottoscritto è stato incaricato di organizzare e coordinare un gruppo di lavoro sui device mobili (cellulari, tablet ecc., ndr.) i cui lavori inizieranno a breve. La mia posizione non è quella di vietare questi strumenti, molto potenti e addirittura paragonabili ad artefatti cognitivi, ma di educare gli allievi al loro utilizzo e, quando se ne presentasse l’occasione, di utilizzarli in modo proficuo nel contesto didattico. Nel settore post-obbligatorio l’utilizzo di questi strumenti comincia a emergere come interessante. Manca un approfondimento a livello di scuola obbligatoria: è quello che faremo con questo gruppo di lavoro”. Già, perché le applicazioni per “chattare” dilagano nel tempo libero dei ragazzini, spesso in maniera inconsapevole la sera e persino di notte. Diversi studi confermano le conseguenze non trascurabili sulla salute, sul sonno, sul rendimento scolastico (specie per gli allievi con maggiori difficoltà), sul comportamento ecc.; e non a caso si parla di vera e proprio “dipendenza da telefonino”. A nessun adulto, genitore o docente, avvertiva il dottor Bernardo di Milano, interessa una generazione “che cresce tra rapporti promiscui e incapacità di relazione, tra esibizionismo e patologica indifferenza”. Senza contare i rischi sanitari come “l’aumento di infezioni tra gli adolescenti, dalla mononucleosi fino all’epatite B, alle gravidanze indesiderate e ai conseguenti aborti”.

note 1 Intervista di Benedetta Verrini in vita.it (25.9.2009). 2 Ticinonline (28.8.2015). 3 Si veda lo studio “James 2014” (zhaw.ch). 4 Ticinonline (3.3.2007). 5 Il Caffè (27.11.2011). 6 Il Caffè (9.3.2014). 7 Ticinonline (3.3.2015). 8 Ticinonline (18.10.2014). 9 Dall’opuscolo “Navigare, giocare, chattare”. 10 Ticinosette (n. 30/2015). 11 Azione (4.8.2014). 12 Ibid. 3. 13 La Stampa (7.10.2014). 14 10TV News (23.8.2013). 15 WTNH News8 (3.2.2015). 16 La Stampa (24.9.2014). 17 Da www3.ti.ch/argomenti (8.6.2009). 18 ti.ch/telefonini. 19 The Guardian (20.5.2015).


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Ah, la moda… mondo complesso, fatto di bellezza sublime ed effimera, di desiderio e trucchi illusionistici che la rete sta velocemente trasformando di Keri Gonzato

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Società 10

in internet, mi è riapparso e stentavo a crederci… Oggi Miguel è dei trend setter più seguiti in Spagna: stile chic e al contempo rilassato, è diventato un vero it boy della moda. In modo simile ad altri personaggi, come Alexa Chung e Miranda Kerr, la modella Cara Delevigne o le navigate Anna Dello Russo e Kate Moss, la sua vita sfreccia, lucente, su Instagram e sul suo blog ilcarritzi.blogspot.com. Un altro esempio? Durante un weekend organizzato da una rivista con cui collaboro, ho incontrato Fiona Zanetti, allora stagista presso la stessa. Tempo dopo quell’incontro, l’ho vista proiettata tra le stelle più brillanti del mondo fashion online, al fianco di Kristina Bazan, per kayture. com. Belle, ambiziose e sempre sul pezzo, queste ragazze svizzere francesi fanno sognare mezzo mondo con il loro stile di vita esclusivo. Correndo dalla sfilata parigina alla serata esclusiva di New York, si trasformano in modelle, socialite, reporter di moda, I nuovi guru e il “cool factor” Carlotta Rubaltelli bellezza e viaggi… Tra le vetrine da frequentare spiccano i siti web specifici e i blog di moda, esplosi come pop corn dagli anni duemila in poi. Le creature che accendono e Fascino, cervello e intraprendenza animano questi micro-mondi si chiamano influencer, it girl Accanto ai top social influencer ce ne sono molti altri, e blogger. Oggi, sono proprio loro a far parlare di moda. La in-progress, che si muovono con agilità online e sguazzaloro passione per abiti, trucchi e accessori, è la gioia delle no tra i vari mezzi, decuplicando la propria immagine e grandi marche di moda, la loro vita è la vetrina ideale per auto-celebrando il proprio stile di vita. Penso all’italiana mostrare le ultime collezioni. Tra questi personaggi e i Carlotta Rubaltelli, di recente ospite a Lugano per un evento di moda, che con Style and Trouble, condividendo fashion designer si crea un ciclo di reciproca ispirazione. Un esempio interessante è quello di The Sartorialist. La la sua vita fashion, consigli di bellezza, ricette di cucina e pagina dedicata allo street style è del fondatore/blogger/ spunti di viaggio ha raggiunto un seguito di oltre 14mila fotografo Scott Schumann. La sua idea è stata quella di cre- seguaci su Facebook e più di 26mila su Instagram. La magare un dialogo che andasse nelle due direzioni tra il mondo gior di loro non sono solo cool e carini, sono anche svegli della moda e la vita di tutti i giorni. Oltre ad apparire su e hanno lauree e formazioni importanti in tasca… Sanno riviste come Vogue, GQ e Interview le foto di Schumann, parlare in pubblico in modo impattante, scrivere e svilupscattate in tutto il mondo, sono veri documenti sociali e pare business plan e strategie di comunicazione. Penso a sono entrate a far parte delle collezioni permanenti del Xenia Tchoumitcheva, partita dal Ticino per conquistare Victoria & Albert Museum e del Tokyo Metropolitan Mu- il mondo con il suo sito Chic Overdose, questa entrepreneur model laureata in economia oltre alla bellezza ha anche seum of Photography. Il requisito essenziale per diventare un’egeria della moda, è un cervello molto vivace! avere il “cool” factor, tanta passione e una fitta rete di co- Vi rivelo un segreto. Dato che, nonostante tutto, questo noscenze. Lungo il mio percorso ne ho incontrati un paio… mondo mi insegue e mi affascina, da poco ho iniziato una Conobbi Miguel Carrizo alcuni anni fa. Viveva una vita da nuova avventura. Nel blog photographerinstyle.com di Jolie studente hippy-bohemien nel Barrio Gotico di Barcellona, Zocchi (mia amica nonché fotografa di moda) curerò la un tipo semplice e solare, con due paia di jeans e qualche rubrica “Blissed-out Keri”, dove si parlerà di yoga, aliment-shirt senza marca. Recentemente, durante un’incursione tazione vegetariana, consigli zen e… moda sostenibile.

prava solo abiti in materiali naturali e tingeva i capelli con l’henné, ma poi acquistava periodici come Elle, Marie Claire e Glamour. Insomma, una tipa tanto alternativa quanto eclettica e amante della moda e dell’arte. Questa condizione ha determinato in me un rapporto piuttosto conflittuale con l’universo fashion. Tra odio e amore, un po’ di nascosto, continuo però a seguirne i movimenti. E oggi uno dei suoi campi d’azione privilegiati è il mondo del web. In rete è tutto più facile, meno costoso e veloce. Tramite una fitta trama fatta di connessioni reali e virtuali, la moda definisce i desideri e gli orientamenti stilistici di milioni di persone… Piattaforme culto per l’online shopping, riviste in formato web, blogger e icone fashion collaborano per un fine comune: vendere abiti, vendere sogni!


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Tecnologia, versatilità, ma anche costruzioni eco e dal basso impatto ambientale: sono le mini-case, piattaforme in cui sperimentare il nostro futuro di Giancarlo Fornasier

Abitare 12

Una casa confortevole nella quale vivere, lavorare o stu- per 3 metri circa e un tetto a due falde. Realizzata grazie diare felici, quali caratteristiche deve avere? Per esempio, al supporto di Vitra, in occasione di Art Basel 2013 la essere intima e calda, concetti però molto soggettivi: per “Diogene” rivista fu presentata al Campus, nell’area verde alcuni lo sono le vecchie costruzioni in laterizio, pietra antistante la VitraHaus. “Diogene non è un riparo di emergene legno, per altri gli appartamenti ipermoderni e rigoro- za, ma un rifugio scelto volontariamente. Funziona in diverse samente razionali, altri ancora preferiscono spazi frugali condizioni climatiche e indipendentemente dalle infrastrutture senza eccessi e dove passare le giornate senza troppa atten- esistenti, come sistema autonomo. L’acqua necessaria viene raccolta dalla casa stessa e zione a ordine e pulizia. Sopulita dopo l’uso, la corrente prattutto nell’architettura viene generata autonomadegli ultimi due decenni, mente e l’ingombro è ridotto molti di questi concetti al minimo”, si legge nelle sono stati approfonditi da presentazioni del progetto. studi e laboratori di progetIdea che si rifà a note espetazione. Ne sono nate idee rienze del passato: come le affascinanti (molte, il web strutture prefabbricate di ne è pieno) ma, putroppo, Charlotte Perriand e Pierre raramente sperimentabili. Jeanneret (anni trenta), il La maggioranza di questi classico “Cabanon” in Cosprogetti scelgono di racchita Azzurra di Le Corbusier udere il “senso di casa” in (primi anni cinquanta) fabbricati dalle dimensioni o la futuristica “Nakagin minime; piccole, le miniCapsule Tower” di Kisho case sono un elogio al comKurokawa (Tokyo, 1972). pendio, poiché riescono a Già assemblata, arredata racchiudere in pochi metri e trasportabile un po’ quadrati tutti (o quasi) gli ovunque, la “Diogene” di accessori e le comodità di Piano dispone di celle fotouna casa “normale”. Ma L’unità abitativa “Diogene” (da vitra.com) voltaiche e pannelli solari, non solo: essendo solitamente dei prefabbricati, hanno anche il pregio di poter un serbatoio di acqua piovana, bagno biologico, ventilazioessere costruite e/o spostate in ogni luogo. E sovente sono ne naturale e finestre con doppia vetrocamera. “La parte anche “unità minime”, cioè singoli moduli da cui partire frontale è utilizzata come spazio abitativo: da un lato vi è un per creare dei complessi abitativi modellabili, impilabili, divano letto, dall’altro un tavolo pieghevole sotto la finestra. adeguabili alle necessità di spazio e – vantaggio non indif- Dietro un divisorio vi sono doccia e toilette, nonché una piccola ferente – adattabili alle esigenze di proprietari e inquilini. cucina ridotta anch’essa all’essenziale”. Il progetto “Diogene” Presso il Vitra Campus di Weil am Rhein – in Germania, ma a due passi da Basilea; vitra.com/en-us/campus/architecture – è visitabile uno degli esempi recenti più noti e certo riusciti di queste case in miniatura. Opera dell’archistar Renzo Piano (tanto noto quanto “antipatico”, secondo alcuni), il manufatto è il risultato di una ricerca condotta per oltre un decennio; l’idea iniziale era sviluppare uno spazio abitativo compatto, pochi metri sufficienti per un letto, una sedia, un tavolino e poco altro. Già pubblicata nel 2009 sul periodico Abitare, la casa che oggi possiamo ammirare è in legno ma con un rivestimento protettivo in alluminio, ha una superficie di 2,4

Gli studenti svedesi Ispirati dal progetto di Renzo Piano, lo studio Tengbom in collaborazione con l’università di Lund (Svezia) dal 2013 promuovono la “Smart Student Unit”, un alloggio dai costi contenuti. Ecologia ed efficienza degli spazi sono alla base della piccola costruzione (10 m2). Dotata di angolo cottura con mensole, bagno, tavolo, sedie, zona notte soppalcata, la casetta è realizzata con il cross-laminated timber (CLT), pannelli di legno lamellare incrociato (di provenienza locale). La struttura, dentro e fuori, è certo particolare e raffinata, pensata con tanto di piccolo giardino tutto per lei... Un aspetto fondamentale: anche perché, senza spazi verdi quale qualità di vita è possibile promuovere?


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18.11.15 14:05


S

ono nato il 6 maggio del 1915 a Kenosha, nel Wisconsin. Mia madre Beatrice era una pianista. Fu anche una “suffragette” e per le sue idee finì nei guai. Se ne andò troppo presto… io avevo solo otto anni. Mio padre Richard Head Welles era un ingegnere e inventore. Insieme viaggiamo molto in Estremo Oriente, poi mi ha lasciato per sempre quando avevo 12 anni. Si mormora che il dr. Maurice Bernstein fosse il mio vero padre. Ho vissuto con lui una volta rimasto solo. Questo, tutto sommato, è un buon motivo per sentirmi ebreo. Come pianista mi sono distinto all’età di 5 anni e due anni prima ho fatto la comparsa in Sansone e Dalila all’Opera di Chicago. Poi ho recitato, diretto, interpretato e scritto spettacoli sin da bambino. Ho letto montagne di libri di letteratura e ho finito le superiori in due anni. Tuttavia, all’istruzione preferivo l’esperienza. A 16 anni chiesi a Dadda (il dr. Bernstein, nda.) di andare in Irlanda per fare un viaggio a piedi. Quando tornai a New York in poco tempo salii alla ribalta del mondo teatrale. Nel 1936 diressi un Macbeth vudù con un cast afroamericano e l’anno dopo un Giulio Cesare, che alludeva al fascismo, con attori in camicia nera e io nel ruolo di Bruto. Mi accusavano di non finire i miei film e di essere velenoso per il botteghino o peggio unbankable. Non è vero. Mi dovevo occupare di altri film per finanziare produzioni già realizzate. Girai La signora di Shangai per ripagare Harry Cohn che aveva salvato il mio spettacolo tratto dal Giro del mondo in 80 giorni di Verne con musiche di Cole Porter. Non mi piaceva il cinema, ma mi piaceva fare i film. Non esiste la cultura cinematografica, è solo un enorme mucchio di film. Dobbiamo sapere tutto su questo posto in cui ci tocca vivere adesso. Non si può essere alla moda e appiattirsi sulla realtà anziché leggerla e interpretarla. Non mi sono mai sentito realmente appagato. Nonostante le soddisfazioni di Quarto potere ero divorato dalla voglia di fare. Il mio amore per Shakespeare è assoluto. Ho inseguito per una vita il film su Don Chisciotte perché è importante per la Spagna che volevo raccontare. Ho sempre avuto un sacco di donne a disposizione e me le facevo tutte. Ho

avuto solo tre mogli e da ognuna di loro ho avuto una figlia. Non credo sia stato facile vivere accanto a uno come me. Non so cosa sia la fedeltà e il mio ego non è cosa da poco. Rita (Hayworth, ndr.) mi è rimasta addosso. Lei aveva un disperato bisogno di me. L’ho capito quell’ultima notte insieme quando la raggiunsi ad Antibes viaggiando in cargo da Roma dove giravo l’Otello. Mi chiese di tornare con lei. Le risposi di no. Ero preso da un’italiana che mi faceva diventare scemo. Allora Rita mi supplicò di dormire con lei e di tenerla stretta. Poi tornai dall’altra. Da lì a breve Rita si sposò di nuovo. In realtà, non vedeva l’ora di lasciare il cinema. Nessuno era in grado di prendersi cura di lei come avrei potuto farlo io. Se la sua malattia si fosse aggravata me ne sarei occupato lo stesso. L’amavo davvero: per andare con lei dovevo impegnare tutto me stesso. Era un’icona del desiderio ma in realtà avrebbe voluto essere una casalinga. Sapete cosa diceva? Vanno a letto con Rita Hayworth e si svegliano con Margarita Carmen Cansino. Era un’attrice straordinaria ed era convinta del contrario, troppi hanno insinuato che l’ho rovinata con quel noir e ho scalfito il mito di Gilda. Nel film La signora di Shangai le feci tagliare le chiome rosse per un taglio biondo che era perfetto per il suo ruolo di dark lady. Poi ci si misero le parrucchiere e le segretarie a dirle che io avevo relazioni con questa e con quella... e lei, che era stata così ferita, poteva solo credergli. Così mi cacciò di casa e divorziammo. Tutti pensano a Hollywood come al paese dei balocchi dove la gente è felice. Molti “happy few” avvertono il senso di colpa nei confronti di quella parte di mondo che sta decisamente peggio. Anch’io ci convivo, così come con l’idea della morte e del tempo che passa. Soltanto con l’amore e l’amicizia si crea l’illusione di non essere completamente soli. Diedi disposizioni che le mie ceneri riposassero nella fattoria Recreo de San Cayetano a Ronda dove visse Antonio Ordóñez, il grande torero e mio amico. Lì ho passato momenti felici.

ORSON WELLES

Vitae 14

Teatro, cinema, radio. Ma anche un’infanzia complicata e una vita sentimentale movimentata. No, della “Guerra dei mondi” proprio non ne vuole parlare…

note biografiche raccolte da Stefania Briccola fotografia ©Michael O’Neill/New York Magazine (1985)


Ticino creaTivo a cura della Redazione; fotografie ©Reza Khatir

Mara induni Creatrice di gioielli Che cos’è la moda per te? L’incontro tra un’idea creativa e una personalità che la accoglie e ne esalta l’unicità. Come si trasforma la creatività in professione? Il lavoro diventa una necessità terapeutica. Tornare a un contatto artigianale, a un’espressività tattile in un processo di trasformazione fino a raggiungere l’unicità della creazione, con un materiale sempre uguale e sempre diverso.

Vivo e lavoro a Bellinzona. Anni fa quando mi trovai tra le mani una camera d’aria di bicicletta decisi di iniziare un viaggio... Diedi il via a un progetto particolare, ispirato da un solo materiale sempre uguale ma sempre diverso. Tuttora taglio, cucio e cerco di trasformare un oggetto di uso comune in un pezzo unico di design, reinventandone l’interpretazione.


Senta nuSSberger Creatrice di cappelli Senta Nussberger Muanda nasce a Zurigo nel 1963 da padre zurighese e madre onsernonese, entrambi attivi nel mondo della confezione, il padre è modellista e la madre è sarta. Si trasferisce a Locarno nel 1970, termina le scuole e inizia a lavorare. Nel 1994 decide di imparare l’arte di lavorare la paglia da Olga Garbani, anch’essa onsernonese, che a sua volta l’aveva imparata dal padre 50 anni prima mantenendo così vivo il legame con le sue radici. Dal 1995 inizia la sua attività partecipando a sfilate di moda e a manifestazioni legate all’artigianato ticinese. Nel marzo del 2000 apre il suo negozio atelier, uno spazio in cui continuare a confezionare cappelli e altri oggetti in paglia e feltro apprezzati da numerosi clienti e boutiques. entanm.com

Cos’è la moda per te? Il coraggio di indossare ciò che ci piace. È importante che sia qualcosa che ci rappresenta oltre ogni barriera o cliché, che ci rende liberi di manifestarci e perché no, anche di distinguerci. Per me la moda è espressione di libertà e creatività ed è in continua evoluzione, non si ferma mai, vi sono sempre mille e uno modi per rappresentarla e viverla. La moda è un processo creativo aperto a tutte e tutti; la creiamo noi, ognuno secondo il proprio gusto e la propria percezione di sé e di ciò che ci circonda. Personalmente ritengo sia importante dare spazio alla propria vanità, che non si rivolge tanto a chi ci sta intorno bensì a noi stessi che guardandoci allo specchio possiamo vederci belli e di conseguenza sentirci bene.

Come si trasforma la creatività in mestiere? Potrei dire quasi per caso, anche se non credo al caso. Una frase detta da altri al momento giusto ha innescato in me quella scintilla che poi si è trasformata in un incendio che perdura ormai da vent’anni. La creatività non è una scelta bensì una sorta di imposizione, quando nemmeno volendo si riesce a sopprimerla non resta che arrendersi e farne il proprio mestiere. Sono cresciuta in una famiglia dove la creatività era mestiere, così come tutto ciò che comporta, e ho impiegato parecchi anni per cedere a ciò che solo con il tempo sono riuscita a considerare come una fortuna e un privilegio.


Cos’è la moda per te? La moda contemporanea è espressione di un’impostazione sociale a cui sottostà un denominatore comune, la tendenza all’uniformità, e la conseguente assenza assoluta di gusto. Ritengo che la nozione di gusto sia soggettiva ma intemporelle. In origine, negli anni trenta, si diceva “cosa va di moda”, cosa gira nell’aria, cosa piace. Qual’è l’idea che parlera e corrisponderà alle attese degli altri? Per me creare moda oggi significa essere se stessi, realizzare oggetti che ti permettono di esprimere la tua reale personalità e i tuoi bisogni e parametri di donna e uomo in funzione della tua età. La moda oggi deve voleremi bene, deve essere sociale, sensuale, donare benessere e fornire un servizio. Ma deve anche far sognare, riconoscendo l’unicità e la ricchezza che ogni individuo rappresenta. Non ci possiamo più permettere bugie, il tempo è scaduto. Sognando un mondo migliore e giusto per i nostri figli (non per noi!) ci arricchiremo nel creare una moda ispirata a sincerità e umiltà, in costante evoluzione…

Come si trasforma la creatività in mestiere? La creatività è il punto di intersezione tra sapienza e maturità dell’essere (per quanto riguarda le attività manuali). La creatività è legata a una passione, il mestiere è accessorio. Il vero collegamento sta nel linguaggio e nella volontà di comunicare con gli altri. Il tuo mestiere diventa semplicemente il tuo linguaggio. Oggi come calzolaio, modellista, stilista e ortopedico, la mia creatività è orientata all’ascolto dei bisogni concreti (il semplice camminare…) di pazienti e clienti. La creatività sta nell’accompagnare l’altro facendo delle scarpe le più belle possibile nonostante la patologia. Quindi la creatività diventa una necessità sociale e di benessere per queste persone ma è legata anche all’esigenza di non deludere l’altro e se stessi. Essere integri e onesti col dono che la vita mi ha affidato: andare verso gli altri. Questa medesima creatività ti permette anche, quando hai il tempo, di realizzare le tue passeggiate notturne, le tue percezioni del mondo. Il tutto si trasforma in scarpe, ma sono molto di più. Sono il mio linguaggio, rappresentano il mio profondo essere anche se poi tornano in una scatola, in un armadietto. Saranno umilmente la traccia che lascerò dietro di me… Non è male!

AlAin Jouenne Creatore di scarpe Stilista e calzolaio al contempo, crea tutto ciò che si trasforma in una scarpa: dagli schizzi e l’aggiustamento di forma, tacco e suola, fino alla realizzazione del prototipo, passando addirittura dalla fabbricazione di stampi per attrezzi, se necessario. Oltre al suo talento creativo, e grazie sua formazione iniziale quale calzolaio ortopedico, Alain Jouenne possiede una perfetta conoscenza dell’anatomia e della funzionalità del piede. alain-jouenne.com


Sabrina rovati

Stilista

Sabrina Rovati, ha studiato all’Accademia di Brera e lavorato come scenografa e costumista. Successivamente si è diplomata in Fashion design, prima alla Marangoni e poi alla Domus Academy di Milano. Dal 2001 disegna e produce un suo marchio di abbigliamento. nargess.net

Cos’è la moda per te? Moda è per me solo la parola che definisce il campo in cui esprimo la mia creatività in questo momento della vita. Prima c’è stato il teatro, domani chissà. Chanel amava ripetere: “la moda sono io”, ed è una definizione che faccio senz’altro mia, perché credo che chiunque voglia esprimersi creativamente debba cercare di assomigliare solo a se stesso e a nessun altro, non certo per una questione di arroganza ma di necessità. Non mi interessa il “sistema moda”, nè tantomeno ciò che “è di moda”. Mi prendo la libertà e il rischio di fare ciò che voglio. L’unico limite che mi pongo è la portabilità degli abiti che creo, perché un vestito deve essere pensato e costruito per essere indossato, usato, interpretato, non per essere un abito di scena. Il palcoscenico è una cosa, la strada un’altra. Anche questo “distinguo” fa parte di ciò che considero moda.

Come si trasforma la creatività in mestiere? Creatività è forse solo uno sguardo diverso sulle cose, vedere dentro, vedere oltre, vedere altro. È un’attitudine. Un uomo guarda la muffa e scopre la penicillina, un altro guarda la muffa e la scopa via. Io osservo un petalo gualcito e ci vedo la forma di una gonna.Tutto ciò che guardo crea un archivio di immagini e quando devo disegnare una collezione questo archivio si apre e ne esce quello che mi serve in quel momento. Creatività non è aspettare l’ispirazione del momento, le collezioni non aspettano che ci si senta ispirati. È un lavoro e va fatto. C’è una sorta di addomesticazione della creatività stessa, che va modellata perché serva a uno scopo e precipiti il mondo delle idee in quello della materia. Così diventa mestiere.


Cos’è la moda per te? La moda è uno specchio sulla realtà che viviamo. Rivendica, protesta, s’insinua e nessuno n’è immune. La moda porta la gente a rivalutare, scoprire e accettare determinati elementi. È un’arma potentissima che va a braccetto con il potere dei media e porta addirittura a cambiare abitudini radicate. L’attenzione viene focalizzata su una forma, un soggetto, un pattern, un particolare taglio o un oggetto che, grazie ai mezzi di comunicazione, arriva a invadere le nostre vite. Veniamo quindi inconsapevolmente e ripetutamente bombardati da tali elementi fino a che, per chi prima e per chi dopo, diventano forme amiche, accettate dal nostro cervello e percepite come indispensabili per soddisfare il proprio bisogno di appartenenza.

Come si trasforma la creatività in mestiere? Avendo coraggio. Trasformare la creatività in mestiere è una sfida, nella quale decidi d’impegnarti al 200%. A volte ti si pongono davanti compromessi difficili da eludere o accettare, ma creare ti fa sentire viva e la passione ti spinge ad affrontare ogni situazione con fiducia. Sono dell’idea che tutto (o quasi) è possibile se davvero lo si vuole. Se quindi una sensazione ci spinge verso qualcosa, pur sconosciuta e spaventosa che possa sembrare bisogna rimboccarsi le maniche, seguire il proprio istinto e avere il coraggio di mettersi in gioco, no regrets, it’s gonna be great!

MiriaM Vile Creatrice di gioielli Nasce a Locarno nel 1985. Il suo interesse alla manualità la spinge a frequentare la STA scuola di tecnica d’abbigliamento di Lugano, ma poco dopo terminata la specializzazione decide di dedicarsi a progetti più personali e intraprendere un nuovo percorso nel mondo degli accessori. Miriam è convinta che le percezioni e i ricordi delle persone possano essere trasferiti negli oggetti che amano. Quest’idea si coniuga con la sua passione per la musica e gli oggetti antichi e dà vita nel 2012 alla prima collezione di gioielli, realizzata con parti meccaniche di strumenti musicali usati. Ogni suo gioiello è creato con cura manualmente ed è unico. Com’è unica ogni storia. miriamvile.com


Mostre. L’arte dell’aperitivo di Elena Boromeo; immagini ©m.a.x. museo, Chiasso

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C’è stato un momento storico in cui la leggerezza e il superfluo sono penetrati nello stile di vita delle classi più agiate, come le bollicine nell’acqua di seltz e gli ornamenti floreali negli arredi. Era la fine dell’ottocento, e l’Europa industrializzata aveva iniziato a sperimentare i concetti di benessere e tempo libero. La società non aveva più necessità di eroi, ma di bisogni, scriveva il critico teatrale Gustav Gugitz. E così anche l’arte a poco a poco si è messa al servizio di questi nuovi bisogni, a cominciare dal più mondano di tutti: l’aperitivo. Un fenomeno nuovo che negli anni della Belle Epoque si stava diffondendo nei caffè delle principali capitali europee, e che, oltre a spostare la convivialità dai salotti privati agli spazi pubblici, iniziava a dare impulso a un nuovo genere comunicativo: la grafica pubblicitaria. Per lungo tempo, arte e pubblicità sono state infatti inscindibili, al punto che spesso gli autori firmavano i cartelloni come fossero quadri. Il pittore Fortunato Depero, non aveva dubbi: l’arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria, dichiarava nel suo Manifesto del 1931. L’artista trentino ha ideato alcuni tra i più memorabili cartelloni della Campari degli anni venti, con immagini cromaticamente esplosive, sintetiche e dinamiche, talvolta dai richiami futuristi. Storia dell’aperitivo Le sue opere e quelle di altri grandi nomi del XX secolo, come Marcello Dudovich, Gino Boccasile, Adolf Hohenstein, Leopoldo Metlicovitz, Lora Lamm e Armando Testa, sono esposte al m.a.x. museo di Chiasso. Una rassegna che raccoglie 350 pezzi tra affiches, locandine, bozzetti, bottiglie, sifoni per il seltz, vassoi, sedie di Adolf Loos e il libro imbullonato di Depero, su un arco temporale che va dal

1890 – il più antico è un manifesto del Fernet Branca con l’aquila che afferra la bottiglia mentre sorvola il mondo –, agli anni settanta del novecento. Gran parte delle opere proviene da collezioni private, poiché i primi a fiutarne la valenza artistica furono proprio i privati, mentre i musei rimasero scettici più a lungo. “L’arte dei manifesti costringe le persone, sempre più frettolose, a fermarsi, a ricordare le loro necessità, di cui sono invece diventate schiave. Ciò può farlo solo l’artista. Può infatti richiamare le cose non solo per il loro significato, ma anche per i loro effetti e proporle in veste colorata”, osservava ancora Gugitz. La storia dell’aperitivo, che ha visto gli albori nelle grandi città come Torino e Milano, si intreccia a quella del Ticino, e in particolare al territorio compreso tra Chiasso e Lugano, dove, per via di una legge federale del 1885 che imponeva la mescita sul territorio nazionale svizzero delle bevande alcoliche importate, fioriscono le succursali di numerose aziende italiane: la Branca, la Cynar, la Campari, la Martini e la Franzini (che poi darà origine all’aperitivo tipicamente ticinese “franzini amareggiato”), accanto alle locali Galli, Ferrario, Codoni, Noè e Gildo. La guerra e la fine di un mondo Le sorti alterne dell’Europa novecentesca divisa dalle guerre si riflettono anche nell’estetica pubblicitaria. C’è chi, come Mario Gros, prova a incarnare a ogni costo lo spirito del tempo, sposando i canoni della propaganda fascista (come nel manifesto dell’aperitivo digestivo “Tonic” del 1938). E c’è invece chi, come Dudovich, sente sparire la freschezza e la spontaneità di quest’arte: “Lasciatemi parlare con gioia di un tempo in cui gli inviati speciali non venivano spediti su campi di battaglia, ma su campi di corse e di golf per ritrarvi le belle donne, la mondanità elegante, le raffinatezze della moda”, scriveva l’artista triestino. “Si viaggiava da una nazione all’altra senza passaporto e senza carta d’identità: una cosa meravigliosa. Esisteva poi una specie di internazionale dell’intelligenza che superava tutte le frontiere e anche gli eventuali dissensi politici. Era un’epoca in cui non si poteva non avere fiducia nell’avvenire. La guerra cancellò tutto questo”. Bisognerà attendere gli anni della “dolce vita” per vedere riaffiorare la creatività spensierata legata al tema degli aperitivi. Tuttavia, nel frattempo, qualcosa nell’arte della pubblicità stava cambiando per sempre. La cura estetica si è lentamente svuotata in favore dell’efficacia comunicativa di massa: l’arte e la pubblicità si sono allontanate fino a diventare, ai giorni nostri, due discipline separate. la mostra La grafica per l’aperitivo. Trasformazioni del brindisi. Storie di vetro e di carta. m.a.x. mueso, via Dante Alighieri 6, 6830 Chiasso L’esposizione è aperta sino al 17 gennaio 2016. Tel. +41 (0)91 695 08 88; maxmuseo.ch



Astrofood

Sagittario p. 46 – 47 di Patrizia Mezzanzanica ed Elvin Montesino

Gioviale, sincero, generoso, avventuroso e fedele, il Sagittario è decisamente una buona forchetta e un cultore della cucina senza frontiere. Il suo robusto appetito non è, però, solo una questione di gola ma è in parte dovuto al dispendio di energie che gli procura la sua passione per il moto e l’aria aperta

A


La corrispondenza fisica del Sagittario sono le gambe. Grande sportivo e camminatore si trova a suo agio in qualsiasi luogo e a ogni latitudine: durante una passeggiata nel bosco dietro casa (magari in cerca di porcini), così come nelle foreste della Nuova Caledonia o attraverso le sterminate spiagge californiane. Basta che poi ci si possa rifocillare in abbondanza! È generalmente attento agli ingredienti dei prodotti che consuma (che devono essere il più possibile naturali e non troppo sofisticati), calcola le calorie che introduce nel suo corpo, osserva scadenze, consulta etichette, sceglie pentole e padelle superperformanti ma quando ha veramente fame, e succede spesso, più della qualità, a contare, è la quantità. È un ottimista di natura per cui è anche un facile commensale. Per lui tutto è buono, ben cucinato e cotto alla perfezione. Si trova a suo agio in ogni occasione: ai galà impacchettati dai menù ricercati così come in trattoria a ingozzarsi di salame e pane rustico. Ma, dovendo scegliere, sicuramente opterà per la seconda alternativa. È un amante dei pic-nic, adora preparare la cambusa per le gite in barca, va pazzo per i barbecue e, se vi lasciate trascinare da lui su un campo da sci o intorno al lago per una salutare pedalata in bicicletta, sappiate che, al momento giusto, tirerà fuori dalla tasca la migliore barretta energetica che avrete mai assaggiato. Le sue pietanze preferite sono quelle semplici, dai sapori pieni e robusti, cibi in grado di saziare senza particolari raffinatezze e senza impegnare troppo la mente. Se lo invitate offritegli una spaghettata, un risotto, una frittata col formaggio, una buona pizza cotta nel forno di casa, carne e pesce (meglio se ricco di omega3) alla griglia, con contorno di patate al forno. Oppure stupitelo con una feijoada o del matoke, la zuppa di banane tipica dell’Uganda. E se, per caso, possedete una dispensa ben fornita, mostrategliela. Ve lo sarete fatto amico per sempre. Come dolci ama quelli al mascarpone e alla panna: un tiramisù casereccio, un monte bianco ma anche crostate di frutta, gelati e, magari, un buon sorbetto artigianale a fine pranzo. Per quanto riguarda il vino, bianco o rosso non fa differenza. Va bene una Bonarda così come un pregiato Cabernet Sauvignon. L’acqua non deve mai mancare così come un buon liquore, che sia una grappa robusta, un amaro o un limoncello di Sicilia.

Qualche ricetta

Astrofood - Sagittario

Gnocchi di castagne (4 persone) 400 g di farina di castagne; 200 g di farina di grano; 100 g di formaggio pecorino invecchiato; 8 cucchiai di olio di frantoio; 1 bicchiere e 1/2 di acqua tiepida; sale; pepe Setacciare le farine mescolandole e impastandole con acqua tiepida e un pizzico di sale fino a ottenere un composto liscio e compatto. Tirare la pasta ottenuta con un mattarello a circa mezzo centimetro di altezza e lasciarla asciugare per qualche minuto, quindi tagliarla in pezzi quadrati di circa 2,5 cm per lato. Cospargerli di farina e gettare gli gnocchi così preparati in una pentola con acqua salata in ebollizione. Farli cuocere fino a che non salgono a galla, scolarli e sistemarli su un piatto cospargendoli con olio, pecorino o Parmigiano Reggiano grattugiato e un pizzico di pepe.

Arista di maiale al latte 800 g di maiale (arista); 1 l di latte fresco; 1 cucchiaio di panna da cucina; 3 foglie di salvia; 2 cipolle rosse; 1 spicchio di aglio; 1 rametto di rosmarino; noce di burro; olio extravergine di oliva; sale; pepe Pelare le cipolle e tagliarle a rondelle sottili. In un recipiente capiente versare qualche cucchiaio di olio e il burro e far sciogliere a fiamma bassa. Quindi aggiungere le cipolle e lo spicchio di aglio. Far rosolare il tutto con il rosmarino e la salvia finché i sapori non si amalgamano bene. Incorporare l’arista di maiale, alzare la fiamma e rosolare la carne su tutti i lati, salare e pepare. Unire il latte, la panna e coprire facendo cuocere a fuoco lento per circa un’ora. A cottura ultimata togliere l’arista e frullare il sugo. Tagliare la carne a fette e versarvi sopra la salsa.

Torta friabile al limone e arancia 100 g di farina gialla; 300 g di farina bianca; 200 g di mandorle sgusciate; 200 g di burro; 200 g di zucchero; 2 tuorli d’uovo; scorze di limone e arancia grattugiate; zucchero a velo Setacciare le due farine, unire lo zucchero, i tuorli d’uovo, il burro sciolto, le mandorle tritate e le scorze di limone e arancia. Impastare, posizionare il preparato in una tortiera e infornare a calore moderato per circa 40 minuti. Lasciare raffreddare e polverizzare con zucchero a velo.

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Tracce di stile Tendenze p. 48 – 49 | di Marisa Gorza

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rofumo e moda sono le due facce della seduzione, guai a separarle! Sarebbe come se allo champagne si togliesse il brio delle bollicine. E le industrie dei profumi oggi si moltiplicano, fatto evidente proprio sotto le festività natalizie… Tuttavia è bene che la fragranza si sposi con il temperamento e lo stile della persona a cui è destinata. Qualcosa che ne completi l’allure. Una scia che si imprima nella memoria olfattiva di chi la “incrocia” e la renda indimenticabile. I creatori di moda vengono in aiuto con profumi per ogni personalità e l’attuale stagione presenta grandi conferme e classici reinterpretati, ma anche novità sexy, sia per lei che per lui.

Quintessenza dello stile Bastano poche parole per definire la donna Giorgio Armani: elegante e naturale, raffinata e sofisticata, ma senza inutili orpelli. Il suo charme misterioso si percepisce nella sua pura essenza. Così il suo profumo, il cui nome è il più semplice e il più assertivo dei monosillabi: Sì. Un sì ai sogni, all’amore, alla vita, alla spensieratezza come pure all’impegno... La struttura olfattiva è declinata su tre accordi: nettare di cassis nero, chypre e legno biondo muschiato. Arricchita dalla rosa di maggio e da tocchi di vaniglia, fresia e patchouli. Design sobrio e atemporale anche per il flacone dai contorni affusolati e con un tappo nero tipo bachelite.

il giglio, il gelsomino e il mughetto. L’intenso profumo riunisce i contrasti tipici della donna siglata dagli abiti dell’estroso duo stilistico. Un’alchimia fatta di tradizione e modernità, di passione travolgente e di dolcezza materna, di anima e di sensualità. La fragranza è custodita in un flacone di vetro dalla silhouette essenziale e lussuosa.

Codici di seduzione I codici di seduzione maschile? Li rivela Giorgio Armani con Lui un profumo per l’uomo dall’ispirazione orientale. L’elisir unisce eleganza e voluttà, audacia e discrezione, intensità e levità. Le note di testa al limone e al bergamotto cedono il passo al fiore dell’ulivo che sprigiona una sensazione di gioia molto latina. Infine, tutto il calore di un mix di legno di Gaiac, mandorla e vaniglia. Come si può resistere a un uomo che emana un tale effluvio? L’estetica virile e contemporanea è magari accentuata dalla giacca breve e morbida, accompagnata al pantalone a vita alta da sartoria d’antan. Tipici contrasti femminili Un fresco e frizzante cocktail di agrumi caratterizza The One Essence di Dolce&Gabbana. Fondo ambrato con chiose resinate mixate alla soave vaniglia, mentre il cuore racchiude un bouquet di fiori bianchi tra cui

Fascino virile Ed ecco che l’iconico universo dei profumi Dolce&Gabbana si arricchisce di una nuova fragranza virile e sofisticata: The One for Men. Una forte esperienza olfattiva che esalta il fascino magnetico dell’uomo D&G. Le vivaci note di testa, a base di pompelmo, coriandolo e basilico, evidenziano l’impronta orientale dell’effluvio. Il cuore è scaldato da zenzero e cardamomo che, insieme


all’aspra dolcezza dell’arancio, ne ribadiscono il carattere maschile. Testimonial perfetto di questo elisir è l’affascinante Matthew McConaughey, l’attore texano premio Oscar, sexy, muscoloso e audace quanto basta per far girare la testa. Eleganza couture Proprio come un abito haute couture, l’Eau de Toilette Dalhia Divin avvolge in un abbraccio delicato e sensuale. Ed è sulla scia dell’elegan-

za griffata Givenchy che la profumazione custodisce il potere di esaltare l’aura della femme. Composta dal parfumeur François Demachy sulle note solari color oro e rosa, tra cui l’arancia rossa e la prugna di vigna, si accende nel contrasto con il gelsomino. Ma nel cuore del jus c’è pure il legno di sandalo e il muschio vanigliato che lasciano un’impronta degna di una dea moderna. Difatti la musa di Dalhia Divin è Alice Keys, creatura divina e carismatica. Autentico gentleman Se è vero che è facile risultare eleganti in doppiopetto e cravatta, l’uomo di stile si rivela con forza nei momenti informali e nelle occasioni di evasione, cioè su un campo sportivo, al volante di un fuoristrada, al ritorno di una giornata sugli sci... Proprio questi sono gli spazi temporali in cui indossare Gentleman Only Casual Chic di Givenchy, profumo maschile all’insegna della disinvol-

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Per chi sa cos’è la bontà. www.migros.ch/selection

tura e dell’energia. Un jus giocato su un trio di aromi speziati quali cardamomo-zenzero-ginepro, su una base di sandalo, legno di cedro, foglia di betulla. Simon Baker, protagonista del telefilm “The Mentalist”, ne è il testimonial ideale proprio per quell’aria malandrina e sorniona che lo distingue. Un tipo raffinato, ma che sa mantenere una vena di spiritosa autenticità.


La domanda della settimana

Ritenete giusto e/o necessario verificare le comunicazioni telefoniche o sms dei vostri figli adolescenti, anche a loro insaputa?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 10 dicembre. I risultati appariranno sul numero 51 di Ticinosette.

Al quesito “Sareste disposti ad acquistare o a ristrutturare la vostra casa tenendo conto dei nuovi parametri e delle tecnologie nell’ambito del risparmio energetico e della sostenibilità?” avete risposto:

SI

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Astri ariete Venere ravviva la vita sentimentale. Possibili guadagni. Mercurio favorevole per i nati nella terza decade almeno fino al 10 dicembre.

toro Possibile risveglio di antiche gelosie. Tra l’8 e il 9 Luna in opposizione: stati d’animo amplificati. Dal 10 Mercurio vi sarà favorevole.

gemelli Disturbate le giornate tra il 10 e il 12. Con Mercurio in opposizione i nati nella terza decade dovranno affrontare difficoltà comunicative.

cancro Attenzione a non compiere errori di comunicazione a partire dal 10. Guadagni da una attività riconducibile alle pubbliche relazioni.

leone Gelosie e amplificazione di ogni reazione emotiva tra l’8 e il 9. Lucidi mentalmente fino al 10 dicembre. Viaggi e incontri interessanti.

vergine Siate più riservati. Discussioni con fratelli o amici durante un viaggio. Non fatevi condizionare dagli altrui progetti. Bene tra l’8 e il 9.

bilancia Con Marte nel segno, l’onda dei cambiamenti si avvicina. Non adottate una politica attendista. Fortuna sentimentale e incontri.

scorpione Charme e bellezza. Maggior riposo tra l’8 e il 9. Notizie professionali in arrivo a partire dal 10. Spostamenti per ragioni di lavoro.

sagittario Fate un bilancio della vostra vita liberandovi del passato per poter guardare meglio al futuro. Malumori a causa di Luna e Saturno.

capricorno Mercurio entra nel segno. Lucidità. Battaglieri, ma fortunati i nati nella seconda e nella terza decade aiutati da Giove. Razionalizzate le energie.

acquario Marte favorevole. Tra il 6 e il 12 saranno i nati nella seconda decade a esserne comunque più avvantaggiati. Calma tra l’8 e il 9.

pesci Ricaricatevi in un luogo vicino al mare. Intellettualmente svogliati a causa dei transiti di Giove e Mercurio. Cautela negli affari.


Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 51

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 10 dicembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 8 dicembre a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Orizzontali 1. Zoppicare • 10. Ginnastica indiana • 11. La De Agostini dello sci • 12. Cattivo • 13. Quasi bella • 14. La casa dell’ape • 16. Un tocco all’uscio • 17. La capitale del Kenya • 19. La fine di Belfagor • 21. Aggredire • 23. Germania e Uruguay • 25. Calca, folla - 26. Leva centrale • 27. Sigla radiologica • 29. La via di Molnar • 30. Una bevanda calda • 33. Nominata • 35. Ortaggio… insulso • 38. Diverbio • 39. Avaro, tirchio • 41. Torre centrale - 43. Terra senza confini • 44. Grandi, colossali • 46. Il niente del croupier • 48. Altrimenti detto • 49. Cava centrale • 50. I confini di Essen • 51. Lussemburgo e Malta • 52. La tana del bandito • 53. Riga. Verticali 1. Celebre commedia di E. Rostand • 2. Il più lungo fiume francese • 3. Il tormento del moribondo • 4. Dittongo in sguardo • 5. Monte greco • 6. Aia, corte • 7. Fu il primo eresiarca • 8. Lo slancio del corridore • 9. Pari in messia - 13. Bailamme • 15. Ispida • 18. Città spagnola • 20. La fugge il sognatore • 22. Supervisori, controllori • 24. Si vendemmia • 28. Altari pagani • 31. Rettili velenosi • 32. Mezza dozzina • 34. Un’acqua terapeutica • 36. Segue la partenza • 37. Antico Testamento - 40. La bevanda che si filtra • 42. Un pacco di fogli • 45. Ontani • 47. Piccolo difetto.

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La soluzione del Concorso apparso il 20 novembre è: DIRIGERE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Mario Gurini 6616 Losone

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Premio in palio: buono per le offerte del tempo libero di RailAway FFS RailAway FFS offre 1 buono del valore di CHF 100.– per le sue offerte del tempo libero. Un esempio è l’offerta “Snow’n’Rail Airolo” che include il viaggio con i mezzi pubblici e lo skipass giornaliero o bi-giornaliero con il 20% di sconto.

Con RailAway FFS sulle piste di Airolo. Situato tra i 1200 e 2250 metri, Airolo-Pesciüm offre 30 chilometri di entusiasmanti piste per chi fa dello sci o dello snowboard la propria passione! E per i più audaci, amanti del freestyle e dello snowboard, vi è inoltre il moderno snowpark per mettere alla prova le proprie abilità. ffs.ch/snr-airolo

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