Ticino7

Page 1

№ 51 del 18 dicembre 2015 · con Teleradio dal 20 al 26 dic.

ArTe e devozione

La chiesa di Santa Maria dei Ghirli a Campione d,italia è tra gli edifici religiosi più importanti della nostra regione

Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–


<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDAwNgQAWZ_V7w8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLMQqAMBAEX3RhN8ldEq8UO7EQ-zRi7f8ro53FwrDMrKtrwLd52Y5ld4I5S2pAomvTEIvBvCYLMY7TSdYI6kTT4RbFr5FhFQD9dYQU1j4gNymd6W3Vwn1eD22biyN6AAAA</wm>

Un bambino su dieci in Svizzera è colpito dalla povertà. La Migros raccoglie fondi per i bambini bisognosi in Svizzera e raddoppia l’importo totale della donazione fino a raggiungere 1 milione di franchi. Contribuisci anche tu ad aiutarli con una donazione acquistando un cuore di cioccolato alla tua Migros. Un’iniziativa della Migros a favore di:

migros.ch/natale


Ticinosette allegato settimanale N° 51 del 18.12.2015

Impressum Tiratura controllata 63’212 copie

Chiusura redazionale Venerdì 11 dicembre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

4 Letture Frisch & Johnson. Rapporti stretti di danieLe Bernardi ...................................... 7 Arti Scultura. Marini e la Svizzera di aLessandro TaBaCChi .............................................. 8 Kronos Pensiero e società. Impero di CarLo Baggi .................................................... 10 Salute Umami. La parola al palato di MarieLLa daL Farra ........................................... 12 Letture Dieta o non dieta. Noi e il cibo di giuLio CarreTTi ......................................... 13 Vitae Sandra Von Rubenwil di niCoLeTTa Barazzoni .................................................... 14 Reportage Santa Maria dei Ghirli di sTeFania BriCCoLa; FoTograFie di PeTer KeLLer .......... 39 Fiaba Cinque oche, un albero e lo spirito del Natale di n. FioreTTi; iLL. di s. giaCoMini... 46 Astri ...................................................................................................................... 48 Tendenze Stufe e camini. Attenti al fumo! di gianCarLo Fornasier ............................. 49 Cruciverba ........................................................................................................... 50 Letture Tomás Eloy Martínez. Il ritorno di danieLe Bernardi ....................................... 51

Agorà Spin doctor. La verità manipolata

di

Laura di CorCia .........................................

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

Isidoro Bianchi, “Presentazione al tempio” (part.), Santa Maria dei Ghirli, Campione d’Italia Fotografia ©Peter Keller

“C’è un tempo per ogni cosa” Mi permetto di disturbarvi a proposito di “Un sms agli adulti” in Ticinosette, 49/2015, nel quale alcuni passaggi non mi sono chiari. Il primo, pag. 6: “Il diritto alla privacy del minore deve prevalere oppure no sulle responsabilità e i doveri dei genitori?”. Mi domando: ma se io come mamma sospettassi che mia figlia/figlio si mettesse in vendita per soldi, oggetti alla moda e telefonini (...) non potrei esigere di vedere il suo computer o il suo cellulare? O rischierei una denuncia per violazione dei diritti dei minori? E in seguito, pag. 8: “La scuola dell’obbligo, specie quella pubblica, ha un enorme ritardo nell’insegnamento dell’uso consapevole dei cellulari agli adolescenti. Perché il telefonino è osannato nella vita sociale ma è vietato (...) a scuola? (...) In pratica moltissimi istituti dell’obbligo lo vietano”. Mi chiedo se un insegnamento sull’uso consapevole del telefonino avrebbe davvero successo. I docenti potrebbero dare alcune regole, ma sarebbero ascoltati? È chiaro, in aula potrebbero dire: “Adesso cerchiamo, con l’aiuto dell’informatica, notizie su Gandhi o su Einstein”. Ma appena fuori, molti giovani sceglierebbero ben altri argomenti. E non rinuncerebbero a stupidi atti di bullismo solo perché il docente ha tentato di sensibilizzarli chiarendo, per esempio, l’angoscia e il terrore provati dalle vittime. Inoltre a scuola si devono usare anche i libri, si deve partecipare a discussioni, occorre svolgere componimenti… Non so se lei è già stato invitato a parlare con gli studenti della sua attività: mi risulta che alcuni gruppi di genitori chiedano talvolta ai professionisti di

presentare il mondo del lavoro. Sinceramente, le piacerebbe se durante una sua conferenza i giovani, invece di ascoltarla e porle domande, giocherellassero con i cellulari? C’è un tempo per ogni cosa! Inoltre, questa schiavitù nei confronti del consumismo mi lascia alquanto perplessa. A. R. (Pura)

ticinosette

Concorso di Natale

Tra coloro che hanno scovato i 5 fiocchi di neve presenti tra le pagine del n. 49 di Ticinosette, sono stati estratti: Marina Pasta

Pietro Odorico

Mario Ambrosetti

(Grono)

(Vacallo)

(Magliaso)

che vincono rispettivamente

250 150 100

franchi in buoni acquisto. Complimenti ai fortunati lettori e Buone Feste! Il Concorso è promosso in collaborazione con


La verità manipolata Spin doctor. In che modo i media trasmettono le informazioni al pubblico? Sono opinioni o verità? E di quali strumenti dispone il giornalista per districarsi nella giungla di manipolazioni attuate dagli specialisti del settore al servizio della politica e dei grandi gruppi economici, i cosiddetti spin doctor? Un tema cruciale, sia per l’autonomia e la qualità dell’informazione sia per la democrazia

di Laura Di Corcia

P

Agorà 4

ossiamo dire che oggi quasi tutto (o tutto?) si gioca sul terreno della comunicazione. Di esperti in questo campo ve ne sono a iosa e agiscono alle spalle di politici e uomini e donne di potere, e fin qui nulla di strano. Che male c’è se un politico, nell’affrontare i marosi di una campagna elettorale, si affida a un team di esperti? Il problema si presenta dopo, quando il politico o la politica di turno entrano in governo, aprendo le porte delle istituzioni alle agenzie di comunicazione. “Uno spin doctor in governo è quanto di più deleterio, perché tenderà inevitabilmente a manipolare e a influenzare i media, trasmettendo informazioni apparentemente attendibili ma in realtà tendenziose, che poi verranno diffuse attraverso i giornali, le TV e le radio”, spiega Marcello Foa, amministratore delegato di TImedia, giornalista di scuola montanelliana e autore del libro Gli stregoni della notizia. Da Kennedy alla guerra in Iraq: come si fabbrica informazione al servizio dei governi (Guerini e Associati, 2006) volto ad affrontare proprio questo tema. “Il giornalista”, continua Foa, “verifica le proprie informazioni nell’80 o 90% dei casi con un’istituzione, quindi è chiaro che con la stessa deve esserci un rapporto di fiducia”. Uno dei punti di debolezza del sistema dei media attuale, ciò che gli permette una diffusione capillare delle notizie ma che impedisce l’approfondimento e il vaglio critico, è la velocità: “Viviamo in un tempo in cui le notizie hanno un ciclo di vita brevissimo”, continua Foa. “La notizia vive e muore, a parte quando riguarda fatti gravi come quelli di Parigi, nell’arco di 24 o 48 ore. I giornalisti devono essere estremamente veloci e non sempre hanno l’opportunità di verificarla fino in fondo”. Anche Bernard Maissen, il direttore dell’ATS (l’Agenzia di stampa nazionale), la pensa in modo analogo: “Oggi tutte le organizzazioni, sia quelle economiche sia quelle politiche, sono consigliate da PR che controllano l’informazione in uscita”, spiega. “Questo ha modificato profondamente e non certo in meglio l’intero sistema della comunicazione. Oltretutto, a causa dei tagli, ci sono sempre meno giornalisti, quindi diventa più difficile far fronte a questa evoluzione”.

Manipolazione e smascheramento Nonostante il mestiere del giornalista oggi, almeno in apparenza, appaia più semplice – le notizie non le si va più a cercare, ma arrivano direttamente sul PC –, in realtà è assai più complesso: è infatti indispensabile verificare l’auctoritas delle stesse e oltretutto farlo in tempi rapidi, per non farsi battere dalla concorrenza. “Ritengo che il giornalista moderno che vuole fare bene il proprio mestiere debba avere nel proprio DNA la consapevolezza che queste tecniche di spin vengono usate in maniera capillare e diffusa, oltre alla capacità di captarle e decriptarle”, aggiunge Marcello Foa. “Qualche tempo fa ebbi un dibattito con lo spin doctor della Volkswagen e ci trovammo d’accordo solo su un punto: disse che per lui era facile fare il suo mestiere perché i giornalisti non conoscevano affatto le tecniche utilizzate dagli spin. Dovetti dargli ragione: loro conoscono noi, ma noi non conosciamo loro”. Bernard Maissen da questo punto di vista pare più ottimista: “I giornalisti in realtà sono formati e conoscono le strategie degli spin. Per esempio, sanno che in un comunicato (magari inviato di proposito alle 18 di sera) la notizia più importante, ma che può essere scomoda, viene inserita alla fine, come un’informazione fra tante: chi ha fiuto individua subito il giochetto e lo smaschera. Per noi questo è un lavoro quotidiano”. Un segnale che dovrebbe far sentire a tutti i giornalisti la puzza di spin doctor è proprio l’enfatizzazione: “Quando è scoppiato l’allarme suina, mi sono accorto subito che c’era qualcosa che non andava”, spiega Foa, “c’erano segnali abbastanza lampanti che era in corso una manipolazione: le fiammate improvvise su certi argomenti devono insospettire il buon giornalista. Quando i toni si fanno improvvisamente molto alti ci sono due possibilità: o è davvero un allarme sanitario pazzesco o è in corso una manipolazione. Il fatto che si continuasse a terrorizzare e poi rassicurare l’opinione pubblica mi insospettì subito e infatti fui fra i primi a denunciare la bufala. Scavando un po’, andando a documentarmi, scoprii che morivano non persone in salute, ma soggetti già debilitati da una malattia”. Lo scopo: presto detto, spaventare le persone e spingerle (...)


AUTO DELL’ANNO DELLA SVIZZERA 2016

Partecipare e vincere una Astra:

www.astra-testdrive.ch

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDQ0sQAAaLw2YA8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLMQ6EMBADX7SR7ewm5FKe6BAFok-DqPl_BVx3haWRZrwsPRJ--87rPm-doLvlRvrUo0VSjVr6lEuS8BBFCIwPqoOtqP197K0AjLcxyoiB-kjzPCCl6zhvEjWSe3YAAAA=</wm>

Con i punti forti della classe superiore.

2016

La nuova Opel Astra, incoronata Auto dell’Anno della Svizzera 2016, propone tutta una serie di innovazioni di classe superiore: i fari IntelliLux LED® Matrix, sedile Wellness con funzione massaggio e Opel OnStar, il tuo servizio di connettività e assistenza personale. Premiata dalla rivista Schweizer Illustrierte il 2 dicembre 2015. Maggiori informazioni su: www.opel.ch

La nouva Astra. Irrita la classe superiore.

0418_02_SF_210x295mm_Astra_GSW_TicinoSette_CHi.indd 1

09.12.15 17:46


“La domanda che un giornalista si deve porre è: perché questa persona mi sta fornendo queste notizie esclusive? Perché mi sta imponendo di scriverle in questo modo e non in quest’altro? È giusto che mi lasci strumentalizzare così?” (Bernard Maissen)

Agorà 6

ad acquistare i vaccini. E se dovesse capitare davvero, un giorno, una pandemia? “Il rischio è che l’opinione pubblica, disgustata da questi fatti, non creda più a nulla”, sottolinea Foa. “Ma così facendo il tessuto sociale si sfalda, si perde la fiducia nelle nostre istituzioni. Il fatto che il tasso di partecipazione alle elezioni sia tutto sommato non tanto alto, persino negli USA tanto mitizzati, dovrebbe farci riflettere. Se un 40-45 talvolta 50% degli aventi diritto non va alle urne, c’è qualcosa che non va”. Un segnale di disaffezione molto forte che sta a indicare un processo di degenerazione della democrazia. “Pensiamo alla questione delle armi di Saddam Hussein che non sono mai esistite: hanno fatto una guerra nel nome del nulla. In tempi recenti: in Ucraina, quando c’è stata la Rivoluzione, che in realtà era un colpo di stato, non ce l’hanno raccontata giusta. Sono state usate truppe militari neonaziste. Purtroppo l’uso dell’informazione è diventato uno strumento di guerra, anche quando la guerra non è dichiarata”.

relation. Poi, aggiunge un dato interessante sul giornalismo elvetico. “In Svizzera tedesca abbiamo sette domenicali, in Ticino ce ne sono un paio, un altro nella Svizzera francese. Tutti questi giornali cercano la notizia inedita, lo scoop: di domenica in ATS proviamo a verificare le informazioni. Ebbene, su dieci approfondimenti, solitamente cinque sono sbagliati, tre sono corretti ma enfatizzati o comunque da relativizzare e due invece sono buoni servizi”.

E in Svizzera? Nemmeno il nostro paese è al riparo dall’influenza degli spin doctor e delle agenzie di comunicazione, come sottolinea Judith Barben, autrice del libro Spin doctors im Bundeshaus (Eikos Verlag, 2009). Secondo la Barben, per far leva sulla popolazione e spingerla a votare in un certo modo invece che in un altro, gli spin doctor utilizzano una tecnica comunicativa di tipo ipnotico, la cosiddetta hypnotic world husk. “Il problema”, afferma la Barben, “è che queste persone sono pagate con le nostre tasse, quindi avrebbero l’obbligo di informarci in modo Lo scoop a tutti i costi trasparente, evitando ogni tipo C’è un difettuccio, però, di manipolazione”. Un esemche accomuna un po’ tutti i Immagine tratta da blogspot.com pio? “L’iniziativa sulla cassa giornalisti ambiziosi e intraprendenti, quella tendenza che potremmo definire “scoop- malati complementare. L’ufficio federale della sanità, allora mania”. “Gli esperti di PR conoscono bene questa debolezza presieduto da Couchepin, affidò la campagna a un’agenzia dei giornalisti e su questa impostano una buona parte del loro esterna, in modo da boicottare l’iniziativa. I metodi utilizzati lavoro”, sottolinea Maissen. “Come? Facile. Narcisizzando il erano illegittimi e una donna che lavorava nello staff denunciò giornalista, promettendogli il grande scoop, la grande anteprima il tutto, perdendo ovviamente il lavoro”. Anche in occasione che non ha nessuno. A patto, però, di raccontare le cose con quel della votazione del 18 aprile 1999 sulla nuova Costituzione particolare taglio che (guarda caso) fa comodo al mandante, a federale furono utilizzati mezzi impropri, definiti dal gocolui per il quale lo spin lavora. La domanda che un giornalista verno stesso propagandistici: fatto gravissimo, che viola i si deve porre è: perché questa persona mi sta fornendo queste principi della comunicazione federale così come sono stati notizie esclusive? Perché mi sta imponendo di scriverle in questo esposti nel contesto delle Linee direttrici della conferenza modo e non in quest’altro? È giusto che mi lasci strumentalizza- dei servizi di informazione. Ma il fatto che il governo sia re così?”, dichiara Maissen, ricordando che la maggior parte retto da coalizioni composte da più partiti mette al riparo degli scoop che vengono presentati al pubblico tramite la dagli eccessi che si riscontrano in paesi come gli USA, la stampa scritta, la radio e la TV non sono notizie che qual- Germania, l’Italia e altri. La Svizzera, poi, è piccola, i politici cuno ha veramente cercato con fatica, seguendo magari comunicano direttamente con i giornalisti e si appoggiano un’idea geniale o un’intuizione, ma sono il frutto di un meno agli intermediari. Certi “giochetti”, quindi, dovrebadescamento da parte di agenzie di comunicazione e public bero essere meno frequenti.


Letture. Rapporti stretti di Daniele Bernardi

Il carteggio tra Max Frisch e Uwe Johnson, pubblicato con la curatela di Mattia Mantovani, non è una lettura qualsiasi. Come si legge nella nota introduttiva, la fruizione del “libro presuppone una discreta conoscenza delle opere” dei due scrittori di lingua tedesca. Il primo, tanto noto quanto osteggiato (soprattutto in Svizzera), è autore di celebri romanzi; il secondo, Johnson, di una ventina d’anni più giovane, era considerato invece uno dei portavoce della coscienza tedesca del dopoguerra (la sua opera maggiore è il ciclo narrativo I giorni e gli anni). L’epistolario è composto da centoventicinque lettere e copre il ventennio che va dal 1964 al 1983. Oggetto principale di questi scambi sono, soprattutto, la scrittura (anche nei suoi aspetti più tecnici e specifici) e alcune opere di Frisch – come il Diario della coscienza, del quale Johnson aveva curato la revisione, il Trittico e Montauk. Contemporaneamente, attraverso le lettere, si visitano i luoghi della vita degli autori; a cominciare da Roma, dove Frisch visse dal 1960 al 1965

e dove incontrò Johnson per la prima volta; poi Berlino; la New York degli anni settanta e il minuscolo comune di Berzona, nel canton Ticino, in valle Onsernone. Fra gli eventi che fanno capolino tre le pagine, vanno certamente segnalate la morte di Giangiacomo Feltrinelli e quella di Hannah Arendt (Johnson scrisse un bellissimo ritratto della filosofa in un testo destinato alla Frankfurter Allgemeine Zeitung). Ovviamente, in Una difficile amicizia troviamo anche molti altri nomi, appartenenti al mondo della cultura di quegli anni: per esempio, quelli di Ingeborg Bachmann, Bohumil Hrabal, Magda Szabó. Meno spazio, invece, viene dato alle vicende private. Di fatto, il libro è destinato a cultori e studiosi delle pagine dei due scrittori. Unica pecca dell’accurata operazione è la mancanza di un indice analitico: alla luce della quantità di personalità coinvolte nelle due vite e la natura del progetto editoriale, forse sarebbe stato meglio fornire al lettore anche questo strumento di consultazione.

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2sDQwNwUAfvi8zA8AAAA=</wm>

<wm>10CFXLIQ4DMQxE0RM5mrEz66SG1bLVglV5SFXc-6OqZQWfvX8cpYZf9_187FcR7N1iTKRKU81zw1ads8kTWWTAQd0wJZL5t5g7EsD6EiMtsIYpTFoMjoj09n6-PksZ2z95AAAA</wm>

Per chi sa cos’è la bontà.

www.migros.ch/selection

Una difficile amicizia di Max Frisch e Uwe Johnson Armando Dadò editore, 2015


Marini e la Svizzera Tra le maggiori figure della scultura del novecento, per sfuggire alla guerra Marino Marini trovò rifugio per alcuni anni a Tenero di Alessandro Tabacchi

Arti 8

Ottobre 1944: mentre sul fronte occidentale le truppe alleate immaginare solo nei numerosi cavalli decomposti, mezzo dopo la liberazione di Parigi dilagavano in Francia e Belgio scheletrici e orrorosi, disseminati qua e là nelle opere degli e il fronte orientale vedeva il culmine della spaventosa anni trenta di Salvador Dalì, incubi figli delle angosce e degli lotta dell’Armata Rossa contro il Terzo Reich dal Baltico ai straniamenti intellettuali generati da un mondo impazzito, Balcani, al Kunstmuseum di Basilea si apriva una mostra che non offriva più strumenti di lettura razionali. che, osservata retrospettivamente, appare uno dei momenti La mostra del 1944 (replicata da un’esposizione alla Kunsculminanti dell’arte plastica del novecento. thalle di Berna nel giugno 1945) ci permette di ricordare il Vier ausländische Bildhauer in der Schweiz univa al nome di legame profondo fra Marino Marini e la Svizzera. A seguito Marino Marini (1901–1980) quelli di Friz Wotruba, Arnold della distruzione del suo atelier a Monza (1942), Marini D’Altri e Germaine Richier. In si rifugiò a Tenero – locarnese questi quattro artisti s’incarnaera infatti sua moglie Mercedes va al meglio una certa tensione Pedrazzini, sposata nel 1938 e classicistica della scultura novediventata poi Marina Marini – centesca, ovvero quella temperie dove rimase per cinque anni: culturale ancora legata alla tradiun periodo fondamentale per la zione figurativa, ma tesa anima e definizione del suo linguaggio e corpo verso soluzioni moderniste: anni di scambi culturali con un una strana, e feconda, avanguarnutrito numero di artisti svizzedia conservatrice ancora incari o rifugiatisi nella Confederapace di precipitarsi nell’abisso zione, a lui pressoché coetanei. informale, costituita da artisti Nacquero amicizie come quella che seppero creare linguaggi percon Alberto Giacometti, Wotrusonali e riconoscibili in bilico fra ba e con la Richier (omaggiata espressionismo e arcaismo, esi- Locarno, 1938: Marino Marini (il primo a sinistra) si sposa da Marini anche con un famoso con Mercedes Pedrazzini (fondazionemarinomarini.it) stenzialismo e austero confronto ritratto). La mostra di Basilea non con la tradizione. fece che prendere atto di questa Fra i quattro protagonisti della mostra di Basilea l’artista comunanza d’intenti e affetti, intuendo anche una notevole già all’epoca più affermato, e destinato a godere anche in unità stilistica nelle autonome ricerche dei singoli scultori futuro di maggior fama e impatto cultural-mediatico, era e la forza degli esiti creativi. sicuramente Marino Marini. I suoi Cavalieri, i suoi Miracoli, Nell’esilio imposto loro dalla guerra questi artisti definirono le sue Pomone, soggetti che proprio in quegli anni densissi- i rispettivi linguaggi, divenuti nel dopoguerra quasi icone mi trovano la loro compiuta definizione, gli doneranno il popolari della scultura figurativa nel novecento. Non è un successo e la stima pressoché unanime della critica. caso che i cavalieri di Marini, così come le piazze abitate da esseri filiformi e anonimi di Giacometti, ma anche le figure corrose e corrotte dallo spazio e dal tempo della Richier Cavalli, cavalieri e sofferenza Marini è il campione di un’arte che ha origini antiche e la riduzione all’essenza geometrica del corpo umano di (possiamo arrivare alla scultura etrusca), eppure esprime al Wotruba, siano divenuti parte importante di quella mapmeglio l’angoscia del contemporaneo: si guardi a tal pro- pa mentale inconscia della scultura novecentesca che è posito l’evoluzione nel tempo del suo soggetto prediletto, andata formandosi presso la coscienza estetica del grande i Cavalieri. Marini raffigura cavallo e cavaliere come entità pubblico. Forse anche per merito dell’intuizione di qualche separate: non sono due corpi in dialogo, ma due entità in intelligenza critica sottile in quel terribile autunno del 1944. contrapposizione. Se l’animale è statico, il cavaliere assume Marini tornerà a Milano solo nel 1948: lì riprese a insegnare pose sempre più disarticolate. Non è più l’uomo a condur- e a ricoprire una cattedra all’Accademia di Brera a Milano. re: l’animale si emancipa, e soffre. Il cavaliere man mano scompare. Alla fine di questo processo in tante opere resta solo il cavallo, icona tragica di una condizione universale nota della Redazione di sofferenza. Una distanza abissale si frappone tra questi Narra la leggenda che, nel periodo della guerra, per necessità economiche Marino Marini propose alla città sul Verbano alcune sue relitti di sofferenza e i barocchi e manieristi cavalli di un opere a prezzi abbordabili. Ma Locarno (su pressioni di un noto Giorgio De Chirico o di un Aligi Sassu: forse i cavalli di scultore locale) rifiutò misteriosamente l’acquisto. Sul mercato Marini hanno un parente più stretto di quanto si possa dell’arte, oggi, le opere di Marini hanno raggiunto valori notevoli...


ÂŤMi sono iscritta a Mondovino per proporre sempre il vino giusto.Âť

Scoprite anche voi i vantaggi del club Coop per enoappassionati. Registratevi subito! Quali sono i vostri enovantaggi preferiti? Le azioni esclusive, i seminari con i segreti dei sommelier o i numerosi eventi? Oppure i buoni a scadenza regolare, i consigli personalizzati e i suggerimenti dei nostri esperti? Scoprite tutti i vantaggi del club Coop per enoappassionati, iscrivendovi gratuitamente su www.mondovino.ch/vantaggi

11132 Image Anzg Haus 210x295 i Ticino Sette 18.12.indd 1

04.12.15 10:19


Impero

È uno “stato non stato”, non ha confini ma miliardi di sudditi ignari di esserlo, propugna il libero mercato ma ne tradisce i principi... È il nuovo “impero” globale di Carlo Baggi

Jacob Taubes (1923–1987), filosofo e studioso di sociologia

Kronos 10

precisi “riti”. Esso si presenta, alla massa senziente, come della religione, in una delle sue ultime lezioni tenute a Hei- una fonte di benessere, apportatrice di pace e stabilità, delberg poco prima di morire affermò: “Solo ora mi accorgo amministratrice attenta alle istanze emotive dei sudditi per che un’ora di lettura biblica è più importante di un’ora di letture poterle dirigere verso obiettivi mirati. L’impero è un aspetto hegeliane”1. Ovviamente non si riferiva a una semplice lettu- costante di ogni epoca e allora – ecco il centro del pensiero ra domenicale, ma alla comprensione intima del testo alla biblico – la posta in gioco è il risveglio del discernimento luce del pensiero biblico e della sua sorgente. Senza quella dell’individuo. prospettiva, il rischio è di scivolare Un esempio contemporaneo in argomentazioni moralistiche o Tra tutte le rivoluzioni che l’occiin una teologia che si limita a spiedente ha prodotto tra il XVIII e il gare il contenuto del credo. Una testimonianza, quella di Taubes, XX secolo, la più paradossale è stata il cui senso è condiviso anche da quella detta del sessantotto. Vissuta altri studiosi. In effetti, dal testo come “contestazione giovanile”, biblico sgorga una riflessione (mefu immediatamente sponsorizzata glio: un discorso) che è udibile non dalla sinistra mondiale, che vedeva solo nella dimensione teologica del in essa un provvidenziale colpo “mondo a venire”, ma che è diretto di maglio sulle democrazie capialla comprensione dell’“essere in taliste. Gli obiettivi propugnati e questo mondo”. Un discorso che condensati nello slogan “vietato vuole promuovere una strategia vietare”, che negli intenti pensadestinata a formare l’identità persovano di esaltare la democrazia e nale dell’uomo. Una spina dorsale l’uguaglianza, fomentarono invece che rende possibile comprendere il un processo in cui l’emarginazione significato della lotta spirituale sotdelle responsabilità individuali si terranea che, secondo la Tradizione, unì all’impoverimento e alla banaè in atto fin dal Principio2. lizzazione culturale. Le conseguenImmagine tratta da ravishlondon.com ze ben s’integrarono con gli scopi della cosìddetta società dei consumi e della successiva gloL’idolo del potere L’avversario di sempre nella Scrittura biblica è di questo balizzazione, mentre il prorompente progresso tecnologico mondo e la sua manifestazione s’identifica con l’idolatria. fungeva da catalizzatore del processo. Questo straordinario Concetto che va oltre la modalità religiosa della rappre- crogiuolo di eventi ha generato l’impero contemporaneo. sentazione del Trascendente (negazione dell’unità di Dio), Uno “stato non stato”, il cui territorio è senza confini e per raffigurare l’espressione di un potere, celato dall’idolo, ha per sudditi masse che non sanno di esserlo. Afferma che genera asservimento. Per questo motivo il racconto di propugnare il libero mercato ma ne tradisce i principi, biblico collega all’idolatria le ideologie espresse dalle varie perché auspica la deregolamentazione solo per sterilizzare potenze, che via via emergono nella storia considerata importanti potestà nazionali al fine di sostituirsi a esse. (Egitto, Babilonia, Persia, Regni ellenistici, Roma). È il tema È espressione burocratica, perché impone pratiche che principale che esonda, soprattutto nei tempi storici più penetrano nella difesa della privatezza e promuove una aspri, attraverso i vari testi apocalittico-profetici presenti sia frammentaria competenza in luogo di una solida conoscennella Torah sia nelle Scritture cristiane3. Riecheggia, allora, za. Questo è l’impero contemporaneo che, differentemente in essi il pressante invito rivolto ai “giusti” di non cedere dai precedenti, non ha nome e che trasformerà gli ignari alle lusinghe subliminali offerte dall’impero di turno. Con “consumatori” in esseri “consumati”. questo termine non s’intende tuttavia solo la particolare forma di governo, ma anche un modo di pensare che s’inocula nella collettività fino ad assumere una sostanza note 1 J. Taubes, La teologia politica di San Paolo, pag.24, Adelphi, 1997. propria. A quel punto esso domina le masse, che non sono 2 Genesi 1:7; 1:31a più in grado di metterlo in discussione, perché l’impero si 3 Daniele 7-12; Isaia 24-29, 56-66; Zaccaria 9-14; Ezechiele 38-39; è dotato di un proprio linguaggio, di suoi “sacerdoti”, di 1 Maccabei; Apocalisse di Giovanni ecc.


<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDQwMAMAXD4g4g8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLKw6AMBAFT7TNe7vdLaWS4AiC4GsImvsrPg4xyYiZZWme8DHN6z5vjWDOYpVANK-etHiJNlgkVTxGRVbQR8IKi1v9PfJWAPrbCFWQOyEWYugelq7jvAFC9o_fdgAAAA==</wm>

499.–

599.–

32 GB, senza abbonamento

32 GB, senza abbonamento

Galaxy S6 G920F

Galaxy S6 Edge G925F

Art. 70419

Art. 33402

699.–

Disponibile presso il vostro ufficio postale o su postshop.ch

Anz_PV_Zusatz_Weihnachtspush2015_Samsung_TicinoSette_210x295_ZS_i.indd 1

Tutti i prezzi in CHF, IVA incluse. Solo fino ad esaurimento scorte e salvo errori.

1

599.–

Il regalo perfetto!

Galaxy S6 G920F: stipulando un nuovo abbonamento Swisscom NATEL® infinity plus L / 24 mesi (129.– / mese). Galaxy S6 Edge G925F: stipulando un nuovo abbonamento Swisscom NATEL® infinity plus XL / 24 mesi (179.– / mese). Esclusa carta SIM del valore di 40.–.

1

ento da 0.– m a n o b b a n o C

04.12.15 10:00


La parola al palato Il “quinto gusto”, detto anche “umami”, esiste da secoli, ha una sua specifica funzione ma in occidente è stato riconosciuto solo in tempi recenti con una immediata ricaduta economica di Mariella Dal Farra

Come

Salute 12

descrivereste, a qualcuno che non lo ha mai as- Crocevia dei sensi saggiato, il sapore del Parmigiano Reggiano? Quel gusto Tornando all’umami così come si presenta “in natura”, una inconfondibile, sapido, leggermente pungente che solletica caratteristica che può contribuire a spiegare la sua tardiva le papille gustative in maniera così peculiare... Già, ma quali scoperta è quella di presentarsi quasi sempre mescolato ad papille, considerato che l’iconografia classica ha per lungo altri sapori. Il dolce si manifesta al nostro palato in forma tempo contemplato soltanto quattro gusti (il dolce, l’amaro, univoca assaggiando pochi granelli di zucchero, e per prol’aspro e il salato), nessuno dei quali, singolarmente o in durre la sensazione dell’aspro è sufficiente una goccia di combinazione, sembra saper spiesucco di limone; altrettanto vale gare fino in fondo l’appetibilità di per l’amaro, che ritroviamo nel questo prodotto DOP? Per fortuna, caffè (o nel chinino) e per il gusto salato, che si “risveglia” a contatto da trent’anni a questa parte è stata con il cloruro di sodio. Ma non ufficializzata l’esistenza di un quinesiste sostanza edibile che stimoli to gusto: l’ “umami”, naturalmente selettivamente i recettori dell’upresente in una varietà di cibi fra i mami (situati diffusamente sulla quali pesce, carni, asparagi, funghi, lingua e, in misura minore, anche pomodori e, appunto, i formaggi. nella gola), perché gli aminoacidi Il quinto senso del gusto è noto da si presentano sempre in associasecoli agli orientali, soprattutto ai zione con altre molecole. Inoltre, giapponesi, la cui cucina è particomentre il dolce, l’aspro e l’amaro larmente ricca di “umamità” (per sono stimoli incondizionatamente esempio, la salsa di soia). Di fatto, è appetitivi (il primo) o avversativi (il stato proprio un giapponese, il prosecondo e il terzo), e il sale varia in fessor Kikunae Ikeda, a scoprire, nel relazione alla sua concentrazione 1908, che la qualità organolettica Illustrazione tratta da wordpress.com (all’aumentare della quale decade della zuppa di kombu – un’alga marina che insaporisce molte zuppe tradizionali – dipendeva la sua appetibilità)2, l’umami da solo ottiene un apprezdalla presenza di glutammato, il sale dell’acido glutammico zamento labile e aleatorio. Le sue proprietà insaporenti si (un amminoacido). Così, da un punto di vista evolutivo, “se manifestano appieno solo in sinergia con altri aromi, per ipotizziamo che la capacità di sentire l’amaro serva a segnalare esempio, quello delle verdure, e questo perché avrebbe la la possibile presenza di tossine in un alimento, la dolcezza a facoltà di combinare, a livello cerebrale, “informazioni” di misurare il fabbisogno energetico, e il salato ad assicurare un’a- natura gustativa e olfattiva.3 deguata assunzione di elettroliti, anche l’umami ha il suo scopo: Vero e proprio “crocevia” dei sensi, l’umami “accende” nel informa le nostre lingue della presenza di amminoacidi, e cioè nostro cervello (come mostrano le immagini delle risonanze i «mattoni» delle proteine, nel cibo che stiamo mangiando”1. magnetiche funzionali) le zone di intersezione fra odori e sapori. E, naturalmente, c’è chi cerca di capitalizzare: nel 2009 è stata inaugurata negli Stati Uniti la prima catena Il dado è tratto Il professor Ikeda brevettò quindi la sua scoperta e la tra- di ristoranti specializzata, e anche in Europa c’è chi si sta sformò in un’industria: il glutammato divenne il principale organizzando... additivo alimentare nella produzione di cibi a contenuto proteico, assumendo in occidente la vituperata forma del note “dado”. E anche se la cattiva reputazione del glutammato 1 M. L. Hirsch, “Nature’s Bounty: Yum’s the Word”, luglio 2011 industriale parrebbe in buona misura infondata (non fa (psychologytoday.com). venire né il Parkinson né l’Alzheimer, e sembra non sia re- 2 Y. Oka1, M. Butnaru, L. von Buchholtz, N. J. P. Ryba, C. S. Zuker, “High salt recruits aversive taste pathways”, Nature, vol. 494, sponsabile neppure dell’emicranica “sindrome da ristorante cinese”), gli rimane addosso una nomea un po’ sospetta: 3 febbraio 2013 (nature.com). C. McCabe1, E.T. Rolls, “Umami: a delicious flavor formed by quella di esaltare artificialmente la sapidità di cibi magari convergence of taste and olfactory pathways in the human non proprio eccelsi sul piano nutrizionale, il cui prototipo brain”, European Journal of Neuroscience, vol. 25, pp. 1855–1864, marzo 2007. è costituito dal classico hamburger dei fast-food.


Letture. Noi e il cibo di Giulio Carretti nostro benessere fisico e psichico senza far ricorso a programmi che possono alterare il metabolismo in modo drastico e disequilibrato? Rifiutando il concetto di dieta “miracolosa” (le librerie sono colme di piccole e grandi promesse a riguardo), gli autori offrono una serie di soluzioni intelligenti e ben argomentate, basandosi sull’idea di uno stile di vita più rispettoso del nostro metabolismo e del nostro equilibrio psicologico. Qualche esempio? Innanzitutto prima di mettersi a dieta vale la pena valutare se non sia il caso di iniziare a praticare con regolarità un’attività fisica (come il “semplice” camminare); anche la dieta mediterranea rappresenta certamente una buona base di partenza ma è indispensabile limitare i carboidrati per ottenere già degli ottimi risultati. L’eliminazione o la sostituzione degli alimenti, va fatta con attenzione senza infliggerci privazioni pesanti che alla fine finiscono per creare disequilibri sia a livello fisico che psichico. E, soprattutto, evitare il “fai da te”. La salute siamo noi, ed è importante rammentarlo…

Dieta o non dieta. Per un nuovo equilibrio tra cibo, piacere e salute Autori vari Ponte alle Grazie, 2014

N U O VO

Il tema della dieta è sempre di attualità. L’industria editoriale, ben consapevole dell’importanza che il tema della salute riveste per il pubblico, ha da molti anni immesso sul mercato volumi e volumetti in grado di proporre le diete più diverse e, va detto, fantasiose. Resta il fatto che il cibo è parte di noi, ci è indispensabile e soprattutto è in grado di modificare, in senso positivo o negativo, le nostre condizioni di salute. Senza dimenticare che corpo e mente non rappresentano elementi disgiunti ma agiscono in costante e strettissima sinergia. Alla luce di queste considerazioni, gli autori del presente volume – un team che comprende non solo medici e specialisti dell’alimentazione, fra cui il dr. Filippo Ongaro, ma anche psicoterapeuti come il dr. Giorgio Nardone – propongono un approccio innovativo e integrato, in un’ottica olistica. Le domande da farsi sono: la dieta ci è davvero indispensabile? In che modo integrarla con una corretta attività fisica? Quali piccoli accorgimenti sono sufficienti a migliorare il

Per godersi le Feste in tutta leggerezza. Reduforte-Biomed® riduce l’assimilazione di calorie contenute in grassi, carboidrati ed anche zuccheri. Dispositivo medico: Disponibile in farmacia o drogherie

Biomed AG, 8600 Dübendorf © Biomed AG. 10.2015. All rights reserved.


N

ella Kabbalah, alla quale mi sono avvicinata otto anni fa, ho trovato l’accesso per una ricerca artistica molto personale legata alla mistica ebraica, alla ghematria, al potere creativo e al significato divino contenuto nelle 22 lettere dell’alfabeto ebraico. La Kabbalah permette di raggiungere una dimensione spirituale normalmente palpabile solo attraverso l’anima (inconscio, intuito, sogno) e quello che ho percepito è stata la possibilità di trasmutare questo concetto divino e universale in realtà fisica tramite il mio lavoro artistico. Riuscire a trasmettere e condividere questa antica conoscenza attraverso le mie opere è grandioso. Se riconosciamo il preciso disegno dell’universo, non esistono più positivo e negativo o un motivo per voler cambiare le cose. Certo, ci sono aspetti della vita che affronterei diversamente ma proprio perché ne ho fatto l’esperienza, nel preciso momento in cui accadono, nulla può essere cambiato, fa tutto parte del percorso che mi porta a essere quella che sono. Credo di avere un buon intuito e ho sempre seguito il mio istinto anche facendomi male. Le esperienze negative mi hanno insegnato a essere decisa e consapevole. Ricordo un’infanzia felice, avevo molta libertà, giocavo nel bosco, al fiume e al lago ma è stato anche probabilmente il periodo più difficile della mia vita. All’età di sei anni, infatti, la mia famiglia si è trasferita da New York (dove sono nata) in Ticino. Questo trasloco ha coinciso con la separazione dei miei genitori. Lo “sradicamento” da tutte le mie certezze, l’allontanamento dal resto della famiglia, dagli amici, da un contesto sociale e culturale completamente diverso, (negli USA si era in pieno boom economico, eravamo negli anni sessanta) a quello di un paesino rurale della periferia di Lugano, ha sicuramente influenzato la mia evoluzione. Ogni giorno serba qualcosa di straordinario, bisogna saperlo cogliere. Crescere da sola tre figli nati da due relazioni e far coincidere il lavoro non è sempre facile ma forse sta proprio qui il mio essere artista. Sono soprattutto i miei figli a infondermi la forza per realizzare i miei sogni. La loro nascita mi ha portato a mettere le radici, mi ha resa più concreta e centrata e questo è un vantaggio mai il contra-

rio. Loro mi hanno ridato, in un qualche modo, il senso di certezza. L’arte più difficile è trovare il tempo per tutto e tutti. Sono sempre stata dotata di grande immaginazione e creatività con un’abilità manuale, da bambina sognavo di fare l’attrice poi la ballerina, in seguito la stilista e infine il mio percorso mi ha portata a fare l’artista! Essere artista si può definire una scelta di vita? Mah, quando ho scelto la formazione nell’ambito creativo ho sempre pensato di realizzarmi in questa direzione, mi sarebbe piaciuto anche diventare musicista ma non avevo una particolare predisposizione se non la gioia dell’ascolto! Ho un temperamento piuttosto forte, ho una grande volontà e sono caparbia, attitudini che fanno sì che non mi scoraggi facilmente. Quando succede, mi fermo, medito con la Kabbalah e prego. Credo nei miracoli e nella serendipidità, mi convinco pertanto che tutto va bene, e miracolo, è proprio così che funziona. Quello che conta veramente è essere sempre fedeli a se stessi, vivere la vita che si desidera vivere e creare intorno a sé le condizioni e le possibilità per evolvere ed esprimere il meglio di sé. Credo che in ogni pensiero, in ogni scelta ci sia un potenziale. Vivere d’arte o vivere per l’arte, in entrambi i casi senza poter vivere anche l’amore, sarebbe incompleto perché mi mancherebbe una parte importante alla quale non saprei rinunciare. L’amore è l’energia che muove tutto. Per entrare dentro le cose, vederle e capirle ho bisogno di questo sentimento. La curiosità da sola non basta, l’amore è la molla che fa scattare l’intero meccanismo. Spero di restare sempre un’entusiasta soprattutto in questo periodo dove sembra che ciò che conta più al mondo sia il materiale e non lo spirituale. L’arte per me ha proprio questo valore: trasmettere vibrazioni all’anima. Ho scoperto di avere origine ebraiche di un ramo della mia famiglia. Il mio nome d’artista, come da documenti storici, appariva fino alla metà del trecento poi si è persa ogni traccia fino al 2001.

SANdRA VON RUbENwIL

Vitae 14

Si affida al senso della vita, alla Kabbalah e all’amore, portando nella sua arte il desiderio di trasmettere questi valori, senza perdere di vista i suoi tre figli

testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni fotografia ©Sabine Biedermann


Campione d’i tal i a

Santa maria dei Ghirli di Stefania Briccola; fotografie ©Peter Keller

La scalinata a rampe che dal lago conduce all’ingresso della chiesa


Particolare del Trittico d’altare con al centro la statua tardogotica della Vergine, ridipinta nel XVIII secolo; a destra: interno della chiesa, con la navata e la cancellata dalla quale si accede al presbiterio

S

i dice Campione d’Italia e tutti pensano al casinò. Molti ancora rimangono sorpresi nel sapere che l’enclave da secoli custodisce uno straordinario tempio d’arte e devozione che si specchia nelle acque del Ceresio. Alla chiesa di Santa Maria dei Ghirli, raggiungibile dalla strada, si può approdare dal lago di Lugano salendo la scenografica doppia scalinata di quattro rampe. Gradino dopo gradino, al visitatore si rende sempre più nitida la facciata del tempio mariano, dedicato alla Vergine Annunciata e contornato dai cipressi sempreverdi che svettano verso il cielo e sembrano preludere ai lidi dell’eterno. Segni di devozione Il santuario è caratterizzato dall’imponente pronao barocchetto, ricco di elementi decorativi, che culmina nella colomba dello Spirito Santo circondata da una corona di teste di angeli. Un richiamo al mistero dell’Annunciazione di Maria (a cui la chiesa è dedicata) e altri temi che vedono la Madonna come porta del cielo e sede della Sapienza. L’edificio sacro è un tributo dei Maestri campionesi alla Vergine (stuccatori, decoratori ecc.) a cui si affidavano

prima di partire in primavera, con l’arrivo delle rondini – i ghirli nei quali s’identificavano –, per i cantieri italiani, d’oltralpe e in tutta Europa per poi tornare a casa alla fine dell’autunno. La sua costruzione è connessa alla storia dell’enclave italiana in Ticino e alle sue vicende che dai longobardi all’avvento di Napoleone fino a oggi la vedono legata alla diocesi di Milano. Quest’isola ambrosiana, che fu contesa dal vescovo di Como, risulta dalla donazione che Totone da Campione fece nell’anno 777, per timore dei franchi, alla basilica di Sant’Ambrogio e all’arcivescovo di Milano Tommaso. Pietro Oldrado che gli succedette fondò un monastero e lo dotò di tale regalia. La devozione del popolo per la Madonna dei Ghirli, che nell’alto Medioevo era una piccola cappella campestre vicino al lago, andò via via crescendo sotto la guida spirituale dei monaci. Infatti Campione divenne “soggetta per lo spirituale e il temporale” all’abate di sant’Ambrogio di Milano ed ebbe la cura di un monaco vicario. Fu proprio uno di loro, padre Zaverio Antonio Berzi, a consacrare la chiesa come santuario e a ottenere nel 1759 da papa Clemente XII la concessione dell’indulgenza plenaria ogni anno nel giorno del 25 marzo, festa dellAnnunciazione e dedicazione.




sopra: Maestro di Campione, forse di scuola riminese, particolare del ciclo dedicato a san Giovanni Battista, Salomè offre la testa del Battista a Erodiade (1350-1367), parete meridonale della navata; a sinistra: Lanfranco e Filippolo De Veris, particolare del Giudizio Universale, affresco della parete esterna meridionale (1400 circa)

Una raccolta di meraviglie L’edificazione di Santa Maria dei Ghirli avviene in tre fasi: altomedioevale, gotica e barocca. Il primo nucleo, incluso dalle costruzioni successive, risale probabilmente all’età longobarda (VIII-IX sec). L’impianto gotico del XIV secolo è ben visibile nella navata unica fiancheggiata dai due portici laterali e arricchita da importanti affreschi. L’aula principale, che un’inferriata separa dal santuario vero e proprio, sfoggia nelle Storie di san Giovanni Battista, da leggere come sequenze di un film sulla parete destra e su parte della controfacciata, la straordinaria pittura murale trecentesca dell’anonimo Maestro di Campione. Il suo è un linguaggio complesso per la vivacità del racconto, la forza dei colori, il realismo delle scene. Gli affreschi (databili tra il 1360 e 1370) si inseriscono nell’arte lombarda del periodo che risente del passaggio di Giotto alla corte di Azzone Visconti e di molti artisti dal cantiere del Duomo di Milano. Sulla parete sinistra dell’aula pubblica spicca un grande affresco, realizzato da un altro pittore anonimo nell’ultimo quarto del trecento, con la scena di una bottega me-

dioevale e per questo detto anche dei Maestri Campionesi rappresentati con l’aureola dei santi coronati. Accanto c’è una rara immagine di Cristo sacerdote e pontefice che risente del Santo Volto della cattedrale di Lucca. Nel 1400 Franco e Filippolo De Veris terminano nel portico di destra l’affresco su commissione noto come Il giudizio universale che una recente interpretazione critica propone come Il Cristo di misericordia, in sintonia con il giubileo indetto da papa Francesco, che vede al centro Gesù Salvatore e Giudice su un trono dalla forma di cattedrale gotica. È rappresentato con la corona e i segni della passione, ai suoi piedi stanno i dannati nell’atteggiamento che li ha condotti alla perdizione e i numerosi salvati in abiti dalle varie fogge disposti su un terreno montagnoso. Tra loro spicca una mamma che si ferma e si gira verso un emarginato per indicare alla figlioletta l’importanza della carità. Bernardino Luini e Isidoro Bianchi Poco distante ci sono gli affreschi attribuiti alla cerchia di Bernardino Luini che raffigurano due scene bibliche della


sopra: Isidoro Bianchi, particolare dello Sposalizio della Vergine; a destra: particolare della Presentazione al Tempio, pareti laterali del presbiterio (1640 circa)

Creazione del mondo, datate 1514 e caratterizzate dalla freschezza dei dettagli e dalle tonalità delicate dell’azzurro del paesaggio arioso. Un tempo erano nel porticato di sinistra dove ora rimangono deboli tracce pittoriche delle opere presenti, tra cui una raffigurazione dei Santi Rocco e Sebastiano (XVI secolo), e parte di un rilievo immurato di un incompiuto monumento ai caduti della Grande guerra. Nel periodo barocco si interviene a due riprese sul santuario fino a conferire l’aspetto attuale. L’invenzione del prospetto risale alla prima metà del XVIII con il pronao che lega i portici laterali. Molto tempo prima l’edificio si modifica, tra il 1623 e il 1636, con l’innesto del tiburio a mo’ di torre d’avorio, per richiamare una litania lauretana, mentre la zona absidale si arricchisce di un presbiterio a pianta rettangolare dalla volta a crociera ricolma di angeli. All’interno si rivestono le pareti con porticati ciechi di bianchi stucchi e viene eretto l’altare maggiore a cornice del più antico trittico in pietra con al centro la Madonna col Bambino del cardellino (seconda metà XV sec.-inizi XVI sec.). Protagonista assoluto

è il campionese Isidoro Bianchi (1581–1662) artista noto anche alla corte dei Savoia e benefattore del santuario che trasforma, con la sua bottega, in una galleria luminosa. Bianchi illustra la devozione alla Madonna con una serie di affreschi strepitosi: dall’Annunciazione sull’arco trionfale alla Vergine Assunta nel tamburo ottagonale fino al tripudio di angeli musicanti del Paradiso nella volta del tiburio appena restaurato, per non parlare dell’Adorazione dei Magi sulla lunetta dell’altare maggiore. E non è tutto. Chi volesse approfondire i dettagli iconografici e i significati religiosi che traspaiono dai tesori d’arte del santuario mariano troverà una guida insuperata in monsignor Eugenio Mosca, prevosto di Campione d’Italia e custode attento della sua identità e memoria storica. Peter Keller Classe 1950, ha dapprima seguito una formazione nell’ambito della tipografia e della fotografia, in seguito si è diplomato in Ingegneria della stampa e dei media presso l’Università di Stoccarda. Dopo una carriera dirigenziale per diverse testate, da luglio 2012 lavora come fotografo e autore indipendente. kellerfotomedia.ch



Cinque oche, un albero e lo spirito del Natale di Natascha Fioretti; illustrazioni ©Simona Giacomini

Fiabe 46

“Tocca a me!” “No, a me! Dall’ultima volta è passato così tanto tempo che neanche mi ricordo più!”. È difficile mettere d’accordo cinque oche selvatiche in viaggio nel bosco in una fredda mattina d’inverno. Boss, l’unico maschio, guida il gruppo alla ricerca dell’albero di Natale. Due occhietti azzurro ghiaccio spuntano vispi tra le sue folte piume bianche e grigie. È il terrore degli automobilisti, i pochissimi a dire la verità, che girano da queste parti. Ogni volta Boss gli va incontro tutto impettito, testa in su, becco aperto e ali spiegate in segno di sfida. Quando il nemico di vetro e lamiera è a tiro, lo attacca ai fianchi, alle gomme anteriori colpendole ripetutamente con il becco. Per fortuna, chi è alla guida di solito non se la prende ma incredulo rallenta nella speranza che l’oca rinsavisca. Ma Boss difficilmente demorde, difende il territorio e in cuor suo è convinto di riuscirci. Naturalmente, mentre lui è impegnato ad affrontare l’ostile figuro, le femmine non perdono l’occasione di lasciarlo indietro e, a gran passo, si allontanano. Se Boss spesso sta davanti è solo perché vogliono fargli credere che sia lui a comandare. Hilde, Ursula, Carlotta e Matilda, sculettando di qui e di là, si addentrano nel bosco, là dove di auto e umani non v’è nemmeno l’ombra. Con eleganza e destrezza si infilano tra i rovi e le spine, si fanno largo tra le alti felci fino a raggiungere la macchia segreta degli abeti silvestri. “Che meraviglia! Dai ragazze scegliamone uno!”. Neanche fossero delle esperte di abete, dopo attente valutazioni, all’unisono esclamano “Questo!”. Naturalmente ognuna ne ha individuato uno diverso. E allora iniziano a starnazzare a gran voce ognuna spiegando perché uno sia migliore dell’altro.

Carlotta mostra il suo: “Ma è troppo piccolo! Noi abbiamo una bella stalla grande, non possiamo certo metterci quel pinetto mezzo spoglio”. “Ecco”, pensa Carlotta, “è sempre la solita storia, solo perché sono piccola e nera”. Ha la meglio quello di Hilde “Ohh bello! È grande e tondo, tutto armonioso. Prendiamolo!”. “Facile a dirsi, senza l’ascia come facciamo?”. Ad averla naturalmente è Boss di cui ancora non v’è traccia. Intanto qualche tiepido raggio di sole si fa strada tra la fitta ramaglia dei verdi fusti e illumina il loro abete. “Guardate!” dice Carlotta la nera “Lì sotto si muove qualcosa”. A guardar bene, sotto l’albero, ci sono tre strane macchie. Matilda dal collo lungo si allunga tutta e si avvicina con il becco: “Etciù” e poi ancora “Etciù” e la macchia marrone salta in aria. “Gatti, sono gatti perché io sono allergica!”. La palla marrone ricade a terra e spuntano due orecchie. Poi gli occhietti verdi e, infine, i baffetti. Hilde, con il becco, tocca prima la palla grigia, poi quella nera e i due micini alzano il muso e la osservano impauriti. Non è simpatico vedersi puntare contro un grosso becco. I piccoli non sanno che, oltre a pizzicare, il becco può fare dei grattini favolosi, migliori di qualsiasi massaggio thailandese. Tutto a un tratto la voce di Boss squarcia il silenzio. Rotolante e in affanno, con le piume tutte arruffate e impolverate, starnazza a gran voce: “Tocca a me, tocca a me, devo scegliere io l’albero quest’anno!”. “Seee certo!!!!” gli rispondono le altre. “Ssshhhh, fai silenzio” gli ordina Hilde. Boss si ricompone tutto, dà una sistemata alle piume che sparano da tutte le parti, e attende in silenzio il prossimo ordine.


“Passaci l’ascia, dobbiamo prendere l’albero. Tu occupati dei gattini”. Hilde e le altre si mettono all’opera ma quando stanno per sferrare il primo colpo, l’albero si muove. I rami iniziano a ondeggiare, tutto l’albero vibra e si scuote da capo a piedi. Le sue radici fanno capolino dalla terra. “Avete visto? Ci chiede di lasciarlo vivere, di estrarlo dalla terra senza fargli male. Forza, aiutatemi!” dice Hilde. Tutte insieme circondano l’abete. Lui non trema più, in segno di fiducia mostra le sue radici stendendole a terra immobili. Le oche, seguendo l’esempio di Hilde, insieme lo afferrano e lo stendono su un lato. Matilda prende della corda e insieme lo legano dolcemente fino a farlo diventare un grosso salame verde rame. Poi, abete in spalla, le quattro si avviano sulla strada del ritorno mentre Boss, questa volta, chiude la fila con le tre piccole. Calimera, Panzerì e Tigritz hanno già preso confidenza: la nera sta accucciata sulla sua testa, quella marrone sulla spalla e la grigia attaccata alla sua coda pennuta divertita ondeggia di qua e di là.

A

rrivate alla stalla si prendono cura del loro abete che in pochi minuti, con le radici distese felici nella nuova terra, viene collocato al centro della stalla. “È un albero bellissimo”, dice Boss estasiato e un po’ arruffato per via delle piccoline che affamate gli ciucciano le penne. “Vai da Brunilda a prendere del latte”. Boss prende lo sgabello e il flauto e va al pascolo da Brunilda, la mucca da latte in pensione salvata dal macello. “Ci serve un po’ del tuo nettare per le nuove arrivate” e gli mostra le tre pulci. “Prendi tutto il latte che vuoi in cambio però lo sai….”, e allora Boss, con il flauto che la frisona dagli occhi dolci adora tanto, le suona Let it snow. Le piccole non credono a tanta bontà, quel latte grasso, un po’ caldino e tutto appiccicoso le fa impazzire, gli ricorda la loro mamma. Intanto, Hilde fa un ultimo controllo: “Abbiamo invitato tutti per domani? Gli scoiattoli Bonnie e Clide ci sono? I topolini di campagna Ciuffo e Baffo? I barbagianni Rodolfo e Valerio?”, e via così un lungo elenco finché arriva il momento degli addobbi. “Boss procura le cannucce di paglia. Matilda prendi le candele. Ursula stai pronta con il filo rosso. Carlotta prendi la stella”. Nel giro di qualche ora l’albero è tutto vestito di luce, figure di

paglia e una grande stella luminosa sulla punta. Nessuno si è accorto che fuori nevica e ormai è giunta l’ora. Si sentono i primi toc-toc al rifugio “Animali liberi e felici”. Decine di amici giungono da ogni dove per riunirsi intorno all’albero festoso. È ormai un rito da diversi anni, da quando Hilde, scampata al suo orribile destino, quello di essere ingozzata ogni giorno della sua vita fino a finire morta nel piatto sotto forma di foie gras, ha deciso di aprire un rifugio per animali. Non solo animali selvatici partecipano alla festa ma anche gli animali di allevamenti vicini, ai quali quest’anno, per qualche fortunata ragione, è andata meglio di tanti loro amici. Galline, mucche, cavalli, conigli, cinghiali tutti insieme sognano per una sera. I micini hanno trovato posto nel presepe tra gli asinelli e il bue. I due barbagianni Rodolfo e Valerio volano intorno all’albero ammirandone tutta la bellezza. I cervi poggiano a terra ceste di frutta, bacche, castagne e noci per tutti. Le puzzole e i maialini suonano il Concerto di Natale. Boss cerca di cantare a tono ma è uno strazio e, per fortuna, rinuncia. Felici si stringono intorno al maestoso abete silvestre nel caldo abbraccio di una sera di pace lontana da tutti gli esseri umani. Lo spirito animale danza fiero e gioioso intorno all’albero, libero da qualsiasi sopruso, dolore e umiliazione, libero in mezzo agli amici animali e alla magica natura. Buon Natale.

Fiabe 47


La domanda della settimana

Negli ultimi 6 mesi avete seguito e/o state ancora seguendo un regime di dieta alimentare dimagrante?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro mercoledì 23 dicembre. I risultati appariranno sul numero 1/2016 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete giusto e/o necessario verificare le comunicazioni telefoniche o sms dei vostri figli adolescenti, anche a loro insaputa?” avete risposto:

SI

83%

NO

17%

Astri 48

Astri ariete Il 20 la Luna si congiunge a Urano: opportunità e occasioni. Attenti a non essere impulsivi e ad agire avventatamente. Cautela, Marte in opposizione.

toro Atmosfere sensuali, difficilmente riuscirete a resistere agli incanti di una seduzione amorosa. Opportunità professionali! Controllo nell’alimentazione.

gemelli Periodo ricco di attività e anche di viaggi in una località lontana. Per i nati di maggio è ancora in corso una fase di riflessione. Tensioni col partner.

cancro Attenti a non sedare le vostre ansie attraverso una dieta ricca di dolci, e comunque esagerata. Solstizio invernale baciato dai buoni aspetti lunari

leone Incontri inaspettati con donne o persone speciali. Espandete la vostra coscienza. Possibile svogliatezza per i nati nella terza decade.

vergine Siete seducenti e carismatici. Colpi di fulmine per i nati nella terza decade. Per i nati tra la prima e la seconda decade cambiamenti radicali.

bilancia Errori di comunicazione. Tra il 23 e Natale la Luna attraversa la nona casa solare. Divertitevi attraversando situazioni effervescenti. Incontri.

scorpione Transiti favorevoli: potrete dare un riassetto alla vita sentimentale e professionale. I nati nella seconda decade sono stimolati a nuovi incontri.

sagittario Natale porta un dono. Si apre una nuova era di scoperte e di coscienza. Non a caso… il centro galattico si trova negli ultimi gradi del Sagittario.

capricorno Esperienze affettive e amorose di grande intensità. Evasione dalla realtà quotidiana. Cavalcate l’onda! Stati insoliti di gelosia stimolati da Marte.

acquario Voi siete Ulisse… e non avete nessun problema ad andare oltre le vostre colonne d’Ercole. Atmosfere ricche di magia tra il 24 e il 25 dicembre.

pesci Vita sentimentale fortunata per i nati tra la seconda e la terza decade. Incremento della vita sociale. Periodo fortunato per architetti, artisti e creativi.


Attenti al fumo!

Tendenze p. 49 | di Giancarlo Fornasier

Nei mesi invernali la concentrazione di polveri fini (PM) nell’aria può risultare molto elevata, tanto da superare i livelli di attenzione definiti dalla Confederazione. Tra le cause, oltre alle emissioni legate a traffico, industrie e cantieri, vi è l’impiego di stufe e camini a legna. Anzi, il loro errato utilizzo, perché molti di noi, pur reputandosi degli ottimi fuochisti, non sanno “nemmeno accendere il caminetto”… Dovrebbe essere un gioco da ragazzi: prendi dei legnetti di piccole dimensioni (asciutti e secchi), ne fai una piccola montagnetta; sopra ci appoggi della legna più grossa e ti procuri una fonte di fuoco. Poi, con un po’ di carta, fai in modo che i legnetti che stanno sotto prendano fuoco. Fatto! Si chiama “accensione dal basso”, e se anche voi date vita alla stufa a legna o al camino di casa in questo modo sappiate due cose: a) non è così che si accende il fuoco, e dunque non fate quelli che a casa “la sanno lunga” sul caminetto; b) state contribuendo a inquinare il vostro comune, producendo agenti atmosferici pericolosi per la salute, la vostra e quella degli altri.

Tanto fumo

Anche la combustione della legna naturale da ardere contribuisce alla presenza di polveri fini nell’aria, in particolare nella prima fase di accensione oppure quando si utilizza materia prima trattata e lavorata per altri scopi. Già nel 2007 l’Ufficio per la protezione dell’ambiente del canton Zugo aveva prodotto e promosso un video nel quale veniva spiegato in modo chiaro come e perché era necessario cambiare la metodologia di accensione del fuoco (un video disponibile anche sul portale del cantone ti.ch/aria, alla voce “Smog invernale. Accensione corretta

dei caminetti”). Questa produzione, assieme alle documentazioni elaborate da associazioni come SvizzeraEnergia (svizzera-energia.ch) e Lega Polmonare (legapolmonare.ch), invitano la popolazione a meglio informarsi (e formarsi) sulle conseguenze di un utilizzo errato di questi tipi di riscaldamento.

Niente carta e cartone!

In un prospetto sempre promosso da SvizzeraEnergia (“Niente rifiuti nelle stufe!”) si ricorda che in generale è vietato bruciare rifiuti, in particolare carta, cartoni, materiale sintetico di imballaggi, scarti di legno da falegnamerie, carpenterie e fabbriche di mobili, legno ricavato da demolizioni (mobili, finestre, pavimenti ecc.), ma anche casse in legno e palette. Questo perché tutto il materiale citato è stato solitamente trattato e contiene vari tipi di colle, resine di sintesi, parti estranee (metalli e plastiche) e vernici di varia natura. Quanto sopra elencato non deve essere bruciato ma smaltito in modo corretto nei centri raccolta: eliminarli nel proprio camino invece significa immettere “sostanze nocive nell’atmosfera. Le analisi dimostrano che la combustione di rifiuti in caminetti o stufe a legna libera nell’aria una quantità di diossina 1000 volte superiori rispetto a quanto avverrebbe negli impianti di incenerimento dei rifiuti”, si legge in un altro interessante opuscolo (“La gestione corretta dei riscaldamenti a legna”). Oltre a essere illegale e dunque punibile (Ordinanza federale sull’inquinamento atmosferico, OIAt). Anche liberarsi della cenere prodotta in stufe e camini deve avvenire attraverso i centri di raccolta o smaltita nel normale sacco della spazzatura. Oppure, se la cenere proviene dal proprio camino ed è il risultato della combustione di legna allo stato naturale, è possibile utilizzarla come fertilizzante per giardini e orti. Ma solo in quantità limitata, mettono in guardia gli esperti, anche per la possibile presenza di metalli pesanti dannosi per il terreno e la nostra salute.

Come si fa? Istruzioni per l’uso

n Ecco come funziona la combustione dall’alto verso il basso: “Al contrario dell’accensione dal basso, in questo caso la combustione procede più lentamente e in modo più controllato. I gas generati fluiscono attraverso la fiamma calda e bruciano in modo pressoché completo. Il fuoco viene acceso in alto e brucia verso il basso, come in una candela!”. In pratica si posizionano i pezzi di legna da ardere più grossi in basso, lasciando dello spazio tra loro per permettere una sufficiente circolazione dell’aria; sopra si mettono dei legnetti di piccole dimensioni, che vanno accesi utilizzando preferibilmente appositi accendifuoco (in commercio ve ne sono di vari tipi). Si accende e il gioco è fatto: a casa il tepore desiderato, fuori un’aria più pulita a vantaggio della collettività!


Gioca e vinci con Ticinosette

1

2

3

4

5

6

7

La soluzione verrà pubblicata sul numero 1

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro mercoledì 23 dicembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 22 dicembre a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

8

4

9

10

11

12

14

13 7

15

16 6

17 19

18

20

21

23

24

22

Verticali 1. Fu stroncata nell’agosto del ’68 dai carri armati sovietici • 2. Vi sosta la carovana • 3. Grossa moneta d’argento • 4. Il nome di King Cole • 5. C’è anche quella dei Monti • 6. Tiro centrale • 7. Raccontati • 8. Sposa Osiride • 12. Gola centrale • 13. Velivoli • 20. Pubblicare, emettere • 22. Azzardati • 26. Associazione Sportiva • 28. Fuori dal comune (f) • 30. Sport invernale • 32. La vicina Penisola • 33. Bando, decreto • 36. Aereo senza motore • 38. Vasto podere • 41. Lo è il sole per Leopardi • 42. Lo stato confederato con Wiesbaden • 45. Un ufficio del disoccupato • 48. Dittongo in reità • 49. Thailandia e Svezia.

26

25 3

27

28

29

30

31

Svaghi 50

32

34

33

35

37

36 39

38

Orizzontali 1. Barellieri • 9. Il dio egizio del sole • 10. La città francese degli arazzi • 11. Messi in quarantena • 14. Marina nel cuore • 15. Dieci centinaia • 16. Settentrione • 17. Ripidi • 18. Il dittongo in paese • 19. È fragile • 21. Cifra imprecisata • 23. Le iniziali di Montesano • 24. Pari in colpa • 25. Vasto continente • 27. Capo etiope • 29. Lussemburgo e Svezia • 31. Una tonalità di grigio • 34. Consegnar • 35. Chiara e limpida • 37. Arrabbiati • 39. Articolo maschile • 40. Sofferenze • 41. Dotati per il volo • 43. Un tecnico del laboratorio • 44. Dittongo in cauto • 46. Il Perry, avvocato • 47. Tirchio • 50. Altrimenti detto • 51. Le buone con la bacchetta magica.

1

40

41

42

Soluzioni n. 49

43 2

44

45 48

C Y

12

R

8

47

1

10

46

14

A

17

49

N

L O

23

D

26

51

E

30

B

R

La parola chiave è:

39

G

43

1

2

3

4

5

6

7

8

E

46

R

49

A

52

C

Premio in palio: due carte regalo FFS Le Ferrovie Federali Svizzere offrono 2 carte regalo per un valore totale di CHF 100.– a un fortunato vincitore. Ulteriori informazioni visitando il portale ffs.ch/cartaregalo

A G

I

O N

A

I 21

A

24

U

4

U

I

A

R

O

S

S

27

T

31

V

A

A R

P E

R

R

I

E

V O

B

A

C E L 38

L

40

T

44

E

N

R

N A

N

7

A

L E

L

I

N

A

C 19

O

22

R

I

R

E

S

A

E

E

T

I

T 41

O

O

R

L

I

A

T

A

E R

42

R

M

I

A

S

51

N

L T

34

La soluzione del Concorso apparso il 4 dicembre è: SAPORITO

20

S P

I

E

O

M 53

9

S

S

45

R I

29 32

8

R

I

O 48

47

O

18

R E

C O

T

A

33

E

V

28

6

16

R

A

50

A

25

37

T

I D

C

15

5

11 13

I 36

D

A

U

V A

E 35

3

R

O

5

50

2

L

M

E

A

Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Frederica Garavelli 6834 Morbio Inferiore Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

A Natale, per il compleanno, l’anniversario, il pensionamento o come ringraziamento la carta regalo FFS è un’idea azzeccata. Chi la riceve può pagare in modo semplice e comodo i biglietti ferroviari FFS, quelli per un evento sportivo o un concerto, a ancora un viaggio e molto altro. La carta regalo è acquistabile presso tutti gli sportelli delle FFS e potete stabilire liberamente l’importo da caricare tra 10 e 3000 franchi. Con la carta regalo FFS potete anche pagare al distributore di biglietti e presso circa 35 ferrovie private aderenti. A proposito: ogni volta che pagate con la carta regalo FFS la validità viene prolungata automaticamente di 2 anni.


Letture. Il ritorno di Daniele Bernardi

Parlare di Purgatorio, l’ultima opera dello scrittore e giornalista Tomás Eloy Martínez (1934–2010), pubblicata negli scorsi mesi in lingua italiana dalle Edizioni SUR significa, soprattutto, parlare dei risultati di quell’abominevole operato politico che fu, dalla seconda metà degli anni settanta ai primi anni ottanta, la dittatura militare in Argentina. Dal 1976, sotto la guida del generale Jorge Videla, cominciò infatti una delle più perverse e pianificate azioni di repressione di tutta la storia del continente sudamericano. I militari iniziarono la propria barbara operazione di cancellazione della realtà e, molto presto, la parola desaparecidos cominciò a essere di uso corrente. Sequestro, tortura, omicidio e menzogna furono le armi di cui si avvalse un potere folle, che tolse la vita a 30mila individui fatti letteralmente svanire nel nulla. Martínez, come molti artisti e intellettuali, dovette lasciare il suo paese e vivere all’estero – i suoi libri erano stati bruciati in piazza. Il suo Purgatorio è un romanzo segnato dalla condizione dell’esilio e dall’impossibilità di elaborare un vissuto sconcertante (“Dall’esilio nessuno ritorna”, leggiamo tra queste pagine). La protagonista della vicenda, Emilia, è una cartografa figlia di uno spietato consigliere della giunta. Negli anni della violenza perpetua, il marito, Simón Cardoso, viene arrestato senza motivo e fatto sparire. Da quel

momento, inizia un calvario senza termine. Incapace di accettare l’idea della morte dello sposo, Emilia continua ad attenderlo e a cercarlo per anni. Poi, improvvisamente, accade qualcosa. Il romanzo, infatti, si apre con queste parole: “Simón Cardoso era morto da trent’anni quando Emilia Dupuy, sua moglie, lo incontrò all’ora di pranzo nella saletta riservata di Trudy Tuesday”. Mescolando realtà e finzione, con uno stile limpido, Martínez crea una storia straordinaria, incentrata sull’impossibilità di vivere la morte; al contempo, ci consegna una profonda meditazione sull’amore e una cronaca evocativa dello scempio e della brutalità. Inoltre, come fece Ernesto Sabato con Abaddón, lo sterminatore, lo scrittore inserisce se stesso nella vicenda e diviene testimone partecipe di un narrato che è in bilico tra verità storica e continua invenzione. Oltre ai personaggi citati, che sono frutto della fantasia dell’autore, appaiono anche quelli che, al contrario, appartengono alla memoria storica del paese. Ma per quanto riguarda i carnefici, Martínez preferì non usare i veri nomi (lo fece, disse in un’intervista, “per non far loro troppo onore”): Videla è quindi chiamato “l’Anguilla” e Massera “il Marinaio”. Altri, invece, rimangono nell’ombra. E d’altra parte, perché concedere il diritto al nome a chi negò perfino una tomba a migliaia di vittime innocenti?

Purgatorio di Tomás Eloy Martínez Edizioni SUR, 2015

Ticinosette per il Ticino Cristina Kebat Visibelli Maestra d’Arte impartisce lezioni a tutti coloro che vogliono avvicinarsi al mondo della Pittura ed espone le proprie opere

insieme a

Marilisa

che si affaccia “oltre”, con i suoi Angeli pelosi

<wm>10CAsNsjY0MDAy0bU0MDExNQQA91S3AQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKIQ6EQBAEXzSb7mYGGFYSHEEQ_BqC5v_qOByiylSta42Cl3nZjmWvBOSWcA_W8CwpVuZYXPFEUWBMjx1j78PnNwkDgPZ_jDCxUYbOGI3Zlfu8frfzl9xyAAAA</wm>

Galleria d’Arte nel cuore del Quartiere degli Artisti. Quartiere Maghetti - Lugano - Per visite e informazioni: tel. 076 558 97 52 - www.civu-pittrice.ch

Letture 51


<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDAxMQQAQqGdpw8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLMQqAMBAEX3RhN7nkjFdKOrEQ-zRi7f8ro53FMgzMrqvngG9L2462O0FVSRWq9FxziFboUyohRtDJWAbzTMXEZFV_DxmRAehvIxxeOlVgoqkTFu7zegDGq94wdAAAAA==</wm>

Andare oltre le convenzioni per fare meglio le cose: è questo, da sempre, lo spirito Mazda. Che ne direste se quest’anno noi tutti facessimo qualcosa di diverso dal solito? Qualcosa di migliore? Ad esempio, potremmo tornare a vivere in modo più autentico il Natale. Riprenderci il tempo per condividere le esperienze. Non sarebbe meraviglioso? Mazda vi augura di cuore un Natale ancora migliore! MAZDA. OLTRE LE CONVENZIONI.

Mazda_MarkenkampHerbst_210x295mm_Ticinosette_Engel_ZS_it.indd 1

26.11.15 14:01


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.