Ticino7

Page 1

Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–

№ 4 del 22 gennaio 2016 · con Teleradio dal 24 al 30 gennaio

SPAZIO ALLA CULTURA

Con la nuova Fondazione Fabbrica del Cioccolato, la grande struttura di Dangio-Torre vive una nuova giovinezza


Le marche Migros, qualità e prezzo da «mi piace».

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDI2MgUA0xzsWQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFXLKw6AQAxF0RV18tpOW4ZKgiMIgh9D0Oxf8XGI685dlrSCr2le93lLBtdK2kTF0poVCYfnoF5EAE0wXMA-8kMlBsTvoUcFgP4aAhO8N7JG2lm1ulqU6zhv7rIqL3kAAAA=</wm>

Natasha Marrer, collaboratrice produzione, Mibelle Group

www.noifirmiamo-noigarantiamo.ch


Ticinosette allegato settimanale N° 4 del 22.01.2016

Fabio Martini .................................................

4

Keri Gonzato ...........................................................

6

Agorà

NATO. Una difficile Alleanza

Salute

SPA. Terme ungheresi

di

di

Arti Paul Gaugin. Altri racconti dal Paradiso?

Impressum

Vitae Klaus Stocker

di

10 35

Keri Gonzato .....................................

40

Svaghi ....................................................................................................................

42

Chiusura redazionale

Tendenze Letteratura. Carnet de voyage

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

8

M. Jeitziner; Foto di F. leuenberGer ......

Reportage Dangio-Torre. Cultura in Cima

Venerdì 15 gennaio

alessandro tabacchi .........................

roverto roveda ....................................................................

Tiratura controllata 63’212 copie

di

di di

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

La Cima Norma. Le sculture sono dell’artista Christiane Tureczek Fotografia ©Flavia Leuenberger

Due tubi e tanti dubbi La democrazia diretta in Svizzera è tra i valori che vanno difesi senza “se” e senza “ma”. E ci mancherebbe altro, anche perché se i cittadini non possono esprimersi su come, quanto e quando i loro soldi (leggasi imposte, dirette e indirette) vengono spesi dallo stato, chi dovrebbe farlo a loro nome? Forse i politici, mi dirà qualcuno, che infatti vengono accasati da chi si prende la briga di andare alle urne. La votazione sul raddoppio della galleria autostradale del Gottardo (tra quelle proposte il prossimo 28 febbraio, ndr.) ha il grande vantaggio di mostrarci che in uno dei più antichi e ammirati sistemi democratici del mondo, la vera politica la fanno i grandi gruppi di interessi e le corporazioni più strettamente legate alla posta in palio. (...) Chi opera nel turismo è spaventato da un possibile isolamento (stradale) prolungato del cantone. L’economia svizzera vede di buon occhio il raddoppio (che evita l’isolamento, ma anche i soldoni “in palio” non sono bricioline per chi opera nelle grandi costruzioni). I partiti dall’animo più ecologista cercano in tutti i modi di farci capire che nuove strade significano semplicemente aumento del traffico. Altri ipotizzano scenari catastrofici per tutto il sistema viario del cantone (una volta

inaugurato il “tubo due”), che è già messo a pesante prova da Bellinzona in giù. Basta aprire le pagine dei giornali – quelli ticinesi, perché a molti confederati importa pochino del futuro del Ticino – per rendersi conto di come le posizioni si moltiplichino di giorno in giorno, tutti a “raccomandare” che cosa bisogna o non bisogna votare. Uno straniero che arrivasse per la prima volta da noi e, seduto al bar, bevesse un bel caffè sfogliando un nostro quotidiano, potrebbe farsi una domanda: ma se l’argomento del raddoppio è strategico e fondamentale per il presente e il futuro del paese, se gli investimenti in gioco sono tanti e vanno a scapito di altri progetti (penso al potenziamento dei mezzi di trasporto pubblici, e per una volta magari gratuiti per i residenti, visto che fra 6 mesi avremo pure AlpTransit!), perché allora non sono i politici eletti da noi a decidere che cosa è meglio fare o non fare, nell’interesse di tutta la Svizzera e non di un cantone, una regione o un distretto? Mi pare che non ci fidiamo molto della classe politica, che è impantanata il più delle volte tra lobby (casse malati, industria, edilizia), interessi particolari e a farsi rieleggere, più che pensare al bene e al futuro del paese. F. B. (Bellinzona)

Concorso fotografico Nell’ambito del Concorso 2015 per fotografi non professionisti, negli scorsi giorni abbiamo avuto il piacere di incontrare la vincitrice, la gentile signora Federica Ponti Tosio di Pregassona. Il premio in contanti di 400 franchi le è stato consegnato presso il Centro Stampa Ticino SA di Muzzano, sede di Ticinosette. Nella fotografia di Reza Khatir, il capo redattore Fabio Martini consegna a nome della Redazione premio e certificato alla brava fotografa.


Una difficile Alleanza Difesa. La NATO ha rappresentato per decenni uno degli argini maestri dell’Occidente contro il blocco comunista. Benché oggi la sua funzione sia mutata e viva una fase di crisi interna profonda, l’Alleanza atlantica resta una pedina essenziale nello scacchiere globale proprio in funzione anti-Russia, paese erede di quell’Unione sovietica che è stata la sua storica e primaria antagonista di Fabio Martini

I

Agorà 4

decenni seguiti alla caduta della cortina di ferro hanno visto, sia nelle aree euroasiatica e mediorientale sia a livello globale, un progressivo innalzamento del livello di complessità nei rapporti geopolitici ed economici fra gli stati. Sgretolatisi gli argini edificati sulle fondamenta di ideologie concepite nel corso del diciannovesimo secolo, il mondo è andato incontro a una sorta di atomizzazione e intensificazione delle relazioni internazionali, in parte stimolata dal dilagare di un’economia di impronta liberista anche in quei paesi che un tempo erano i paladini dell’economia a base collettivista e socialista. Un quadro che, a detta di molti, ha contribuito a dare il via a quello che può essere considerato come l’inizio del Primo conflitto globale, una guerra diffusa e a intensità variabile – a seconda delle aree e degli interessi in gioco –, e in cui gli strumenti legati alla finanza e all’approvvigionamento energetico hanno acquisito proprietà offensive e di ricatto senza precedenti. Questa situazione di crescente complessità ha spinto le istituzioni ideate alla fine del secondo conflitto mondiale e nel corso della guerra fredda – e fra queste in particolare la NATO (North Atlantic Treaty Organization), oggetto della nostra riflessione –, a una sorta di affannosa rincorsa, nel tentativo di attrezzarsi e adeguarsi a un contesto geopolitico in rapidissimo mutamento e soggetto a continui e improvvisi sviluppi dettati sia da precisi interessi degli stati e delle istituzioni economiche pubbliche e private, sia da fattori ben più volatili e imprescindibili. In questo quadro, la NATO, espressione di un’alleanza occidentale in funzione antisovietica, nonostante il suo passaggio da istituzione “esclusiva” per la mutua difesa a sistema “inclusivo” mirante alla sicurezza cooperativa in un’ottica globale, vive oggi una fase di estrema debolezza e palese crisi interna.1 Due passi indietro Istituita nel 1949 e nota anche come Alleanza atlantica, inizialmente alla NATO aderivano una dozzina di stati (USA, Belgio, Canada, Danimarca, Italia, Francia, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo e Regno Unito). Alla

base, il principio di reciproca difesa secondo il quale ogni attacco armato contro una delle nazioni aderenti sarebbe stato considerato un attacco contro tutti i paesi membri. E il nemico era sostanzialmente uno: il blocco comunista guidato dall’Unione sovietica. Con la caduta dei regimi e il rapido disfacimento dell’edificio comunista, e quindi di fatto la scomparsa del “nemico”, la NATO non solo è sopravvissuta ma si è espansa giungendo a includere gran parte degli stati europei, compresi i paesi dell’ex blocco comunista. Le ragioni sono molteplici: dalla sua funzione di regolatrice dei rapporti fra i paesi partecipanti (si ricordi la crisi fra Grecia e Turchia nel 1974, divenuti entrambi membri dell’alleanza nel 1952) all’armonizzazione delle politiche di difesa e di sicurezza, dalla sua funzione di ancoraggio agli Stati Uniti – con un’essenziale, come vedremo, ricaduta positiva in termini economici e di aggiornamento strategico militare – alla politica di isolamento della Russia, isolata e “derubata” dei suoi storici alleati. Inoltre, proprio in funzione di un rafforzamento delle relazioni diplomatiche, la NATO ha dato vita a istituzioni come il PfP (Partnership for Peace), concepito nel 1994 e a cui partecipano decine di stati partner non aderenti, dalla stessa Russia alla Svizzera, dall’Austria all’Armenia (alcuni di questi paesi entreranno poi a far parte dell’Alleanza che oggi comprende 28 nazioni). Il programma PfP, nonostante i discutibili risultati, è stato ideato con l’obiettivo di rafforzare la stabilità internazionale e limare le tensioni fra i diversi stati. Altro aspetto essenziale della “nuova” NATO va riconosciuto nel crescente impegno nell’ambito della sicurezza non solo a livello regionale (nel 1994 con l’intervento nella crisi sorta dal dissolvimento della ex Jugoslavia, in Kosovo nel 1999 e in Macedonia nel 2001) ma anche a livello globale attraverso operazioni di peace keeping e peace enforcing in zone di conflitto, come avvenuto, per esempio, in Afghanistan, nel Corno d’Africa e più recentemente in Libia nel 2011. In questo quadro va inserito il ruolo di guida dell’ISAF (la forza multinazionale costituita su mandato dell’ONU per far fronte alla crisi afghana) che la NATO ha assunto a partire dal 2003.2


della difesa, un’iniziativa (la cosiddetta smart defence) che Un quadro articolato Negli ultimi anni l’orizzonte geopolitico si è progressivamen- è però rimasta sulla carta, nonostante la crisi Ucraina e le te offuscato con un’evidente ricaduta sulla maggiore istitu- problematiche e le ricadute legate all’evoluzione del califfato zione difensiva dell’Occidente. Uno dei fattori principali, che islamico in Medio Oriente. Nel frattempo gli Stati Uniti handi fatto sembra confermare l’idea di alcuni analisti secondo no avviato concrete iniziative economiche e di cooperazione cui la guerra fredda non sarebbe mai terminata, riguarda la militare con l’area asiatica a partire dal cosiddetto TPP (Transcreazione del cosiddetto “scudo spaziale”, il sistema di om- Pacific Partnership) siglato lo scorso ottobre fra i negoziatori brello antimissile la cui ideazione risale all’amministrazione americani e quelli di altri undici paesi del Pacifico. Si tratta Reagan (1981–1989). A partire dai primi anni 2000, sotto del più importante accordo di libero scambio nella storia l’insistente spinta dell’amministrazione Bush, la NATO ha recente sulla base del quale si intendono abolire le barriere dato il via a una serie di studi di fattibilità per la creazione di commerciali stabilendo norme condivise in materia di tutela un sistema antimissile in grado di proteggere gran parte degli dei lavoratori, dell’ambiente e della regolamentazione dell’ecommerce in paesi che stati membri (restavano in totale coprono il 40% però esclusi Bulgaria, Gredella produzione mondiacia, Romania e Turchia) le (Giappone, Australia, da eventuali attacchi da Nuova Zelanda, Canada, parte dei cosiddetti stati Messico, Perù, Cile, Viecanaglia e delle organizzatnam, Singapore, Brunei zioni terroristiche. La reae Malesia). Con la Cina, zione di Mosca da un lato, che non è entrata a far preoccupata di vedere parte dell’accordo e resta modificato a proprio svanun concorrente e al tempo taggio l’equilibrio stratestesso un partner essenziagico in Europa – peraltro le, i rapporti sono stretti già compromesso –, e le e sostenuti una serie di perplessità degli stessi stati accordi e iniziative senza membri dall’altro – poco precedenti. propensi ad avviare un importante investimento E il “pivot to Europe”? in campo difensivo e a Ma non tutti gli analisti compromettere i rapporti sono convinti circa la crecon i russi – hanno portascente disaffezione degli to nel 2009 all’abbandono del progetto, sostituito da USA nei confronti dello un sistema meno costoso scenario europeo. Per alIl logo della NATO (da vestnikkavkaza.net) e finanziato principalcuni di loro si tratterebbe mente con fondi statunitensi. È importante ricordare però infatti di un disinteresse solo apparente. Certamente, sotto che lo scarso impegno dei paesi europei in ambito difensivo, un profilo meramente economico, l’Europa offre prospettive complice anche la recente crisi economica, ha determinato di sviluppo scarse e assai poco incoraggianti, soprattutto se acute insoddisfazioni e malumori negli ambienti economici comparate con quanto sta avvenendo in Asia. Ma essa resta e militari americani soprattutto di orientamento repubblica- un’area cruciale sia per la vicinanza al Medio Oriente, oggi no. Il concetto di burden sharing (condivisione del fardello) in preda a un caos senza precedenti, e alle sue risorse enerricorre come un ritornello nelle critiche che gli statunitensi getiche, sia per la costante aspirazione degli statunitensi a rivolgono agli alleati del vecchio continente, il cui impegno mantenere il più possibile il distacco fra Europa e Russia che nel campo della difesa è stato negli ultimi anni assai esiguo si vuole sempre più accerchiata e isolata. Se, infatti, come (dal 2001 al 2010 la spesa militare in Europa è cresciuta del sottolinea Pierluigi Fagan, “la Russia si allacciasse all’Asia da 4% contro l’82% della Russia e il 189% della Cina). una parte e all’Europa dall’altra, voilà, comparirebbe l’incubo geopolitico degli isolani (gli americani, nda.): l’Eurasia”.3 Lo sguardo a Oriente E in questo quadro, nonostante le ristrettezze europee, le Un altro fattore di forte squilibrio all’interno della NATO è difficoltà ad armonizzare le esigenze dei paesi membri, le poi da attribuire allo spostamento degli interessi geopolitici preoccupazioni legate alle forniture energetiche e i cataclidegli USA passati – già a partire con l’amministrazione Bush smi mediorientali, la NATO avrà ancora un ruolo di primo e in modo assai più marcato con il presidente Obama – dallo piano nella pianificazione e attuazione di quello che molti scenario atlantico a quello dell’Asia e del Pacifico. Questo definiscono come il “Nuovo secolo americano”. nuovo orientamento, definito anche come pivot to Asia, ha indebolito profondamente la NATO provocando diffidenza e note 1 Valerio Briani, “Il futuro della NATO”, in iai.it/sites/default/files/ tensioni fra i paesi membri. Al vertice di Chicago della NATO pi_a_0090 nel 2012 si è cercato di ricostituire un rapporto di maggiore 2 Luigi Ramponi, “Linee di politica estera”, in cestudis.it fiducia e collaborazione con gli USA con un ribadito impe- 3 Pierluigi Fagan, “Pivot to Europe: Il Piano che c’è ma non si vede”, in pierluigifagan.wordpress.com gno da parte degli europei di accrescere i budget nell’ambito

Agorà 5


Terme ungheresi SPA, acronimo della locuzione latina “salus

per aqua”, ovvero salute per mezzo dell’acqua. Oggi questo tipo di strutture si sono diffuse a macchia d’olio, anche in Ticino. Vi sono però paesi dove la loro cultura è quasi millenaria di Keri Gonzato

Salute 6

I bagni termali di Széchenyi (da thousandwonders.net)

Ippocrate, almeno in occidente considerato il padre della scienza medica, sosteneva che “è la natura la cura”. Fedele a questo principio, da secoli, l’uomo trova sollievo immergendosi nelle acque che sgorgano dalla terra. In Ungheria, per esempio, la natura è stata assai generosa, offrendo più di 1300 sorgenti registrate e oltre 300 tipologie di acque termali. I popoli celtici battezzarono il primo insediamento Ak-ink, ovvero abbondante acqua: divenne poi Aquincum, con i romani che crearono i primi bagni termali, seguiti, diversi secoli dopo, dagli ottomani. La parentesi austroungarica fece poi rivivere le terme con ulteriore fasto. Immergendosi in queste acque calde e ricche di minerali, oltre a rilassarsi, si possono prevenire e curare molti disturbi. Ritrovarsi a Budapest In visita in Ungheria, ne ho approfittato e immergendomi nei bagni della sua spettacolare capitale, Budapest. Una

visita di piacere e un viaggio nella storia. Già nel XII secolo i cavalieri di San Giovanni e gli Ordini di Rodi e di Malta fecero costruire le terme di Lukacs per curare i malati. Nel XVI e XVII secolo, sotto gli ottomani, andarono in disuso per poi essere trasformate nel 1884 nell’odierno complesso con otto piscine e un’ospedale. L’acqua, dai 21 agli 49 °C, è ricca di calcio, magnesio e un idrocarburo mentre quelle più calde contengono anche fluoruro, cloruro e zolfo. La struttura è molto frequentata per i benefici che offre nei casi di infiammazioni croniche della spina dorsale, di artriti, postumi post traumatici e malattie reumatiche. Nel giardino si trova la sala dell’acqua minerale costruita nel 1937. Si dice che berla faccia miracoli… Avvicinandosi all’edificio che ospita uno dei bagni più affascinanti della città si rimane impressionati. The Gellért Thermal Bath and Hotel è un’imponente palazzo in stile art nouveau nominato monumento storico nazionale.


Sorto nel 1918, fu il primo hotel di lusso della città e la sua fama fece il giro dell’Europa. Nel 1945, durante l’assedio di Budapest alla fine della Seconda guerra mondiale, la struttura subì ingenti danni ed è stata riattata e ricostruita negli anni a seguire. Un salto nella storia Nonostante, in tempi più recenti sia stato modernizzato, quando si varcano le sue porte girevoli, in legno e vetro antico, si compie un salto a piedi pari nel passato… Respiro i grandi tempi andati alzando lo sguardo verso le arcate, decorate da splendidi lucernari in vetro colorato puramente art déco. Andando verso i banconi in legno scuro per confermare la prenotazione del mio massaggio, mi sento proiettata nei fastosi anni trenta. Le piscine sono sormontate da volte mosaicate e i muri sono ricoperti da piastrelle di maiolica colorate. Il bagno termale accoglie ben 13 fonti fra i 27 e i 48 °C, ricche di sodio e calcio leniscono infiammazioni articolari, malattie dell’apparato respiratorio e problemi di circolazione periferica del sangue. Sento parlare inglese, francese, cinese e spagnolo e osservo un’anziano ungherese che trova sollievo sedendosi direttamente sotto una fontana di acqua termale. Scopro poi la sauna… Tre stanzini consecutivi separati da pesanti portoni, in un crescendo di temperatura: mi fermo nella seconda, in piedi visti i pochi posti a sedere, sfidando la mia claustrofobia! In tutto questo c’é un vago senso di decadenza che affascina. Il massaggio, ricevuto da una

massaggiatrice ungherese di poche parole in un piccolo spoglio stanzino ricoperto da piastrelle, chiude il cerchio di questa prima immersione socio-culturale. Dalle viscere della Terra Seguendo la sponda del Danubio verso nord si raggiunge il bagno termale Rudas per un’altro tuffo spazio-temporale… Nel cuore del complesso, creato nel 1566 dal pascià ottomano Mustafa Sokol, si trova una spettacolare piscina ottagonale sormontata da un’immensa cupola. Il contrasto tra aree antiche e moderne è fortissimo e può piacere o meno. Vale la pena fare un salto sul tetto per immergersi con vista sul Danubio e la città di Budapest in tutto il suo splendore! Anche i più intimi bagni termali Kiràly, ideati dal pascià Arslan, furono completati da Sokol per poi essere rivisitati in epoca austro-ungarica. L’architettura, ottomana e imperiale, lascia senza fiato. Quando abbiamo chiesto un consiglio al concierge dell’albergo su dove andare, non ha avuto dubbi nel consigliarci il bagno termale Széchenyi: situato nel parco pubblico di Városliget, con una superficie di piscine di 2.712 m2, è tra i maggiori complessi balneari d’Europa e ha ampie piscine all’aperto. Fin dal 1881, funzionava come bagno della fonte artesiana che, scavata a una profondità di 1250 metri, fa sgorgare acqua alla considervole temperatura di 76 °C! per informazioni it.gotohungary.com

Dimagrire con gusto

OVO NU É-SHAKE

<wm>10CAsNsjY0MDCx1LUwMLQ0NQYAROn88w8AAAA=</wm>

CAF

<wm>10CFWLqw7DQBDEvmhPM9ObbK8Lq7AoIAo_UhX3_1EfrMCSgb1t5YYf93U_16MI9BFXcPhSHm7KhdU5mpUsihboGw2Rmf3vCAkJYH6boIKeHwFDy5SyvR7PNybAbuJ0AAAA</wm>

www.InShapeBiomed.ch

Gusto CAFFÈ

CAFÉ-SHAKE

Gusto YOGURT ALLA VANIGLIA

VANILLA-SHAKE

Gusto CIOCCOLATO

CHOCO-SHAKE

Pasto per un’alimentazione mirante al controllo del peso Disponibile in farmacia o drogherie Biomed AG, 8600 Dübendorf © Biomed AG. 12.2015. All rights reserved.


Altri racconti dal paradiso? Vi siete persi la mostra alla Fondazione Beyeler terminata lo scorso giugno? Sino al 21 febbraio il MUDEC di Milano ospita un’esposizione dedicata sempre a Paul Gauguin e alla sua profonda insoddisfazione per la nostra civiltà

di Alessandro Tabacchi

Rimandare di un mese il pagamento della rata in scadenza? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDIxtAQAvhU4fg8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKKQ7EMBAEXzRWd4-POIaRWRSwWm6yWpz_oxwkCigVqFrXlgJulr59-6cRjNG8KrI20oNP-bFUBaaZOYJeUF6_SSgAxvUYZaqD-YyWfJAK--9_AJglOwdyAAAA</wm>

Visitare una mostra dedicata a Paul

Arti 8

Gauguin rimane un sano esercizio di tensione intellettuale e rilettura dei propri preconcetti. Anche la bella esposizione in corso al MUDEC in via Tortona, in collaborazione con la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, nonostante il sottotitolo consolatorio (“Racconti dal Paradiso”), non fa eccezione. Nell’opera dell’inquieto pittore francese, trapiantatosi quarantatreenne a Thaiti, possiamo scorgere uno dei primi grandi esempi – assieme all’opera poetica di Rimbaud e alla speculazione filosofica di Nietzsche – di quel male oscuro della civiltà occidentale che alla fine dell’ottocento stava prendendo forma, per poi esplodere drammaticamente nel secolo successivo (perdurando, o forse sarebbe da dire imperando, ancora oggi): il senso di perdita delle radici, lo sradicamento esistenziale da un ordine percepito come naturale, ma ormai irraggiungibile. Nomadismo culturale L’opera di Paul Gauguin è in fondo il grandioso lascito di una tragedia culturale ed esistenziale che oggi possiamo avvertire in tutta la sua forza: l’incapacità di evocare in sé la purezza di un senso della vita primigenio, dato ormai come perduto, eppure sempre anelato, sempre ricercato, in una febbrile ansia di verginità intellettuale

nella forma di una ricerca continua ma sempre delusa. Sublimato da una fantasia sovrana e dalle idiosincrasie di una personalità dominatrice, irrequieta e autodistruttiva, il percorso artistico e umano di Gauguin parte dall’impressionismo (gli esiti altissimi della prima fase di Gauguin sono troppo spesso dimenticati) per arrivare a un primitivismo spurio, in cui, oltre alla vicinanza col simbolismo o con un generico spirito preespressionista, possiamo intravedere una sorprendente anticipazione della transavanguardia: il senso di nomadismo intellettuale privo di riferimenti culturali (e cultuali) saldi, l’ancorarsi alla tradizione del fare pittorico come unica moralità ed eticità possibili per un’arte deprivata della dimensione sacrale. Una figurazione colorata ma profondamente infelice e instabile sono tutti tratti che possiamo ritrovare nelle opere tahitiane di Gauguin, ottant’anni prima che Chia, Paladino o Clemente si facessero ben pagati cantori dello straniamento. Gauguin non è certo il cultore del buon selvaggio che scopre la serenità in un paradiso tropicale abitato da ieratiche fanciulle seminude: piuttosto, è un intellettuale deluso e ramingo, che non ha trovato il suo posto in un mondo animato da logiche di profitto che non gli appartengono, che alla fine

Senza costi aggiuntivi. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDIxMgYAY6_AtQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKIQ6AMBAEX3TN7vYKLZWkjiAIvoag-b8iYAhiMmJmWWoKeJnburetEnS3WOSKlYwh5uGzVASmiY4kJM-_3ySMAPrzGGUqnW54es8cw3WcN5JeP8xyAAAA</wm>

della sua discesa agli inferi si ritrova a leggere – con gli occhi inevitabilmente plasmati dalla sua visione occidentale invincibile – la realtà, intimamente estranea ma affascinante, di un mondo lontano alla vigilia della sua scomparsa. Non è un caso che l’universo figurativo di Gauguin sia già perfettamente compiuto in Francia, alla fine degli anni ottanta, ben prima della sua partenza per la lontana Papeete nel 1891. Per alcuni aspetti la mentalità febbrile e onnivora di Gauguin è molto più “coloniale” di quella, mistica e semplice, del suo ex amico Van Gogh, che a un autoesilio tropicale oppone una coraggiosa permanenza nell’orrore, cercando nella sua follia il pigmento della creazione, restando al proprio posto sul fronte di un mondo in rovina, fino al gesto supremo di autobliterazione del suicidio. Anche Nietzsche, con la sua disperata ricerca di un’aurora di nuova sapienza nelle altitudini dell’Engadina e il conseguente crollo psicologico della sua anima stanca di fronte all’Abisso, ci appare più sincero del tentativo sincretistico di Gauguin, frutto più di una fuga che di una volontà di assimilazione. Arancione velenoso Curiosamente le tensioni dell’arte di Gauguin trovano un corrispettivo ideale nel folle progetto del Kurtz di Cuore di tenebra: il protagonista del capolavoro di Conrad, pubblicato per la prima volta nel 1899, è un uomo giunto all’estremo lembo della civiltà, incapace di rimanere stretto nei confini di un mondo occidentale in decomposizione, padre e forgiatore di un inferno tropicale in cui la sua febbre di autenticità possa trovare spazio e forza.


Arti 9

Nafea faa ipoipo, olio su tela, 1892, Fondazione Beyeler, Riehen

Si può fare? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDIxMgUAVgqjXA8AAAA=</wm>

<wm>10CFXKIQ6AMBBE0RNtMzPdlpZKgiMIgq8haO6vCBiC-PnmLUtLAW_TvO7z1gi6W6xypUbGEEv-LlWBaWR2oRTo503CAKA_xihT7czmtJg6ag7Xcd4etUUFcgAAAA==</wm>

Come Kurtz, anche Gauguin è il prodotto di una civiltà ridotta a principi meccanicistici ed economici, in cui l’artista – intendendo con questo termine l’uomo di genio, colui che eleva il suo spirito sopra le mediocrità routinarie di un’esistenza predeterminata – sostanzialmente non ha più scopo,

posizione, senso. I dipinti tahitiani di Gauguin rappresentano la risposta a una civiltà ostile, rinnegata con mezzi intellettuali che tutto devono a questo stesso retaggio odiato, il cui stesso linguaggio diviene una camicia di forza da cui il creatore non riesce a liberarsi. Dietro lo splendore della loro veste pittorica, non c’è nulla di consolatorio in queste opere: osservandole nella penombra della mostra, rischieremo di scoprirci ingabbiati in quei gialli acidi, verdi umidi e arancioni velenosi. E di non saper trovare l’uscita. Perché alle domande supreme che assillavano Gauguin, finora, nessuno ha dato risposta.

Sì, con la nostra opzione di pro­ roga delle rate. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDIxMgcAemutsg8AAAA=</wm>

<wm>10CFXKqw7DMBAEwC86a3d9fvVgZGYVVOUmVXH_H0UpCxg2a0VJ-Dvm8z1fQdDd8pCrBZlT7jWkmlpTUBoCy4OOSnSvt28SGoB9HaNMY9MNxXLf3kv6fb4nbqbuO3IAAAA=</wm>

Avviso secondo la legge: la concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI). CREDIT­now è un marchio di prodotto di BANK­now SA, Horgen.


S

ono nato nel canton Argovia, molto vicino al confine con la Germania, nel 1957. Con la mia famiglia, però, ci siamo traferiti in Ticino quando io avevo nove anni. Mio padre aveva una impresa come spazzacamino però svolgeva anche attività di volontariato in Africa. Insomma, l’interesse per il volontariato, che poi ha segnato tutta la mia vita, l’ho preso anche da lui. Da bambino amavo tantissimo la pesca tanto che il mio desiderio sarebbe stato quello di diventare pescatore professionista. All’epoca però mi dissero che non era possibile perché non c’erano scuole in questo ambito in Svizzera. Ma a quarant’anni anni ho scoperto che non era affatto vero e che la Svizzera è all’avanguardia nel mondo della pesca professionistica in acque dolci. Ormai però la mia strada era segnata e pescare è rimasta solo una grande passione che mi accompagna anche oggi. Dopo aver frequentato la scuola commerciale a Chiasso e dopo alcuni soggiorni all’estero per imparare l’inglese, ho trovato lavoro come impiegato amministrativo al municipio di Stabio. Nel frattempo però cresceva l’interesse per il volontariato. Eravamo quasi negli anni novanta e mi ero sposato, avevo avuto il primo figlio e vedevo che tanti non stavano bene come noi. Nel 1990 io con un gruppo di persone, tra cui anche mio padre, abbiamo cominciato ad aiutare i bambini della Romania, a Bucarest e Brasov. Era appena caduto il regime comunista e portavamo loto viveri, vestiti, un po’ di tutto, inizialmente attraverso un’associazione che si occupava di queste cose, poi direttamente. Era un’attività piccola, spontanea, un gruppo di persone e di amici che si davano da fare. Poi è cresciuta a mano a mano. A un certo punto non potevamo andare avanti come agli inizi, dovevamo organizzarci e nel 1996 ci siamo strutturati in una Fondazione. È nata così “Amici della Vita” che oggi ha sede a Mendrisio. Oltre alla raccolta dei vestiti avevamo adattato dei furgoni a cucina mobile e andavamo in Romania dove servivamo pasti caldi ai bambini. Era uno stratagemma per conquistare la loro fiducia e poter svolgere un lavoro di reinserimento sociale. Col tempo questa attività è diventata sempre più impegnativa per me e non riuscivo più a conciliarla con il lavoro in comune. Ho

dovuto fare delle scelte e così ho pensato di licenziarmi dal Municipio. In realtà il comune di Stabio mi ha dato un anno di congedo non pagato in modo che potessi organizzarmi e vedere se le cose funzionavano con il nuovo lavoro. Così è stato, e la Fondazione è diventata la mia occupazione principale. Per un po’ di tempo ho fatto delle sostituzioni in municipio, poi ho smesso del tutto. Oggi faccio ancora delle curatele amministrative per delle persone in difficoltà finanziaria. Mi va bene così, adesso, anche perché “Amici della Vita” mi impegna molto e coinvolge anche la mia famiglia, compresi i miei tre figli che sono nel comitato della Fondazione. Col tempo, intanto, alcune cose sono cambiate: non facciamo più trasporti in Romania. Principalmente ci occupiamo di sostenere, sempre in Romania e anche in Albania, i centri diurni dove si aiutano i bambini handicappati ad andare a scuola. In Albania, per esempio, esiste un centro diurno che è stato messo in piedi da “Amici della Vita” e gestito ora da una associazione ticinese. Poi abbiamo progetti sul territorio del Ticino. Ritiriamo vestiti da privati e ditte e li distribuiamo a chi è disoccupato o ha bisogno. Quello che abbiamo imparato in Romania e Albania un ventennio fa oggi lo possiamo usare qui da noi perché continuano ad aumentare i casi di povertà, soprattutto con il crescente arrivo dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Facciamo delle distribuzioni di vestiti anche per loro, naturalmente in accordo con l’Ufficio immigrazione. Per il futuro vogliamo organizzarci meglio, trovare uno spazio più grande, un magazzino, che ci ospiti perché quello in cui operiamo adesso è diventato troppo piccolo. Non è facile perché non abbiamo la possibilità di pagare affitti alti. Facciamo raccolte di finanziamenti ma non siamo ancora molto bravi nel campo del crowdfunding. Insomma, il mio obiettivo è consolidare al meglio l’attività di raccolta e distribuzione dei vestiti, farci conoscere di più e magari unirci con altre associazioni per dare continuità a un progetto di solidarietà che dura da più di vent’anni.

KlAUS STOCKER

Vitae 10

Si è dedicato per molti anni al volontariato aiutando i bambini di strada rumeni. Oggi, grazie alla sua organizzazione, raccoglie e distribuisce indumenti a chi ne ha bisogno, anche in Ticino

testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia ©Sabine Biedermann


Cultura in Cima di Marco Jeitziner; fotografie ŠFlavia Leuenberger


sopra: uno dei corridoi adibito a spazio espositivo in apertura: l’esterno dell’edifico e sullo sfondo le montagne bleniesi


Flavia Leuenberger Classe 1985, ha frequentato il Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA) ottenendo nel 2004 il diploma di grafica. Dopo alcuni anni di esperienza anche in ambito fotografico svolge ora entrambe le attivitĂ come professionista indipendente. flavia-leuenberger.ch


Lassù nell’ex comune di Torre, a quasi 800 metri di altitudine, a mezz’ora da Bellinzona e cinquanta minuti da Lugano, parte dell’ex Cima Norma svetta imponente sul torrente Soja che da tempo immemore gli scorre accanto. La sua acqua schiarì il buio dei paesini e, se solo potesse parlare, ci racconterebbe di birra e poi dell’epopea della Fabrique de Chocolat Cima, prima, e del Cioccolato Cima Norma poi, durata dal 1903 al 1968. Racconterebbe anche di come, in una notte d’agosto, il Soja si fece impetuoso distruggendo la struttura; di come le spesse murature, oggi ingiallite, gli eleganti pavimenti rossastri, gli alti soffitti e i bellissimi ampi saloni s’annerirono della fuliggine di un violento incendio. Ma dalle ceneri rinasce sempre qualcosa.

Voglia di resurrezione Riconvertire è la soluzione, ne abbiamo scritto e ne scriveremo ancora. Una parola qui troppo spesso intraducibile. Ma non quassù dove il protagonista “è semplice, massiccio, orgoglioso e lo stato di abbandono gli conferisce una pregnante bellezza”, annotava l’architetto Sima Farroki Tami1. L’architettura che fu alimentare oggi è residenziale ma soprattutto è e sarà culturale, e forse anche spirituale. È nella necessità delle cose, talvolta della vita, che nascono le idee, intuisco da uno dei promotori, Giovanni Casella Piazza, economista e, poiché giornalista, mi sento di dire, anche mio confratello: “Sono capitato in Cima Norma quasi per caso, alla ricerca di un luogo dove ritirarmi in un momento difficile della mia vita. La Valle di Blenio, terra d’origine di mia madre, assiduamente frequentata sin da bambino, ha rappresentato per me il luogo eletto per superare l’infermità e rigenerarmi spiritualmente” ci dice. E per una volta non furono mani straniere ad accaparrarsi le bellezze nostrane: “non sarebbe stato altro che un luogo di deposito e transito di prodotti industriali” racconta, “così, alcuni di noi, felicemente residenti nel complesso, hanno deciso di raccogliere la sfida e addentrarsi con coraggio nell’impresa”. Obiettivi condivisi Dalle sculture esterne vagamente diaboliche, ai cimeli industriali disseminati all’interno, alle opere che richiamano il bosco circostante, qui è l’arte, il pensiero e la cultura che ora si respira addentrandoci tra piani, scalinate, magazzini e bellissimi saloni. “Vivere in uno spazio ampio, aperto, luminoso, con un’imprendibile vista sul nucleo di Dangio e sulle montagne (per chi le apprezza) è meraviglioso”, osserva Casella. Inoltre “tutto è a portata di mano, l’occhio non conosce ostacoli, la conduzione semplificata, il senso di soffocamento tipico dei piccoli spazi è superato”. A volte il pensiero di valle è più progressista di quello urbano: “il piano direttore (Master Plan) della Valle di Blenio prevede proprio in Cima Norma l’implementazione di un contenuto culturale accanto a quello residenziale” spiega il nostro interlocutore. Si stenta a crederlo, ma è vero, certo non è facile. A cominciare dai costi: “l’aspetto finanziario va impostato realisticamente, escludendo visioni grandiose e favorendo il più possibile la compartecipazione di più soggetti al conseguimento di obiettivi condivisi”, dice Casella. La nuova Fondazione La Fondazione Fabbrica del Cioccolato ha preso in carico l’attività culturale che nel 2016 e per il resto dell’anno si estrinsecherà come una sorta di Festival delle arti nel più ampio senso del termine, coinvolgendo varie forme di espressioni artistiche quali la pittura, la scultura, il video, la cinematografia, il teatro, la danza, la musica, discipline che dialogheranno tra loro a formare un laboratorio dinamico e in costante sviluppo. Il programma prevede la partecipazione di importanti artisti nazionali e internazionali che interverranno con le loro opere e installazioni confrontandosi con gli spazi sia all’interno sia all’esterno, e interagendo in questo modo con il patrimonio culturale, politico e sociale della valle di Blenio.

Scorcio della scala interna all’edificio un tempo adibito a fabbrica

note 1 Da Archi, Rivista svizzera di architettura (2001).


Una scultura dell’artista austriaca Christiane Tureczek


Carnet de voyage Tendenze p. 40 – 41 | di Keri Gonzato

S

crigni colmi di inestimabili tesori. Sogni da sfogliare, aeroplani di carta, leggeri velieri. Sono il luogo a cui il viaggiatore assegna le sue memorie più fragranti, giorno dopo giorno, passo dopo passo. Alla fine di una lunga giornata, si siede alla luce tenue di una lampadina, e affida le sue sensazioni a una nuova pagina. Le emozioni, in movimento, vengono fermate sulla carta e impreziosite da schizzi, frammenti di giornale, fotografie, frasi in lingue straniere, sapori, indirizzi, mappe, aneddoti e pura poesia. Tre anni fa, assieme al mio compagno, ho fatto un viaggio di sette mesi in centro e sud America. Nelle pause, tra un viaggio in bus e una traversata in nave, le pagine del mio carnet sono state il luogo dove ritrovarmi. Un punto fisso, una casa a cui fare ritorno qualora ne sentissi il bisogno, a cui confidare le sensazioni intense che stavo vivendo. Oggi, quando rileggo quelle righe mi si riapre nel cuore quell’esperienza potente, selvaggia, faticosa, piena di vita, di presenza e bellezza. Ogni volta è come aprire un frutto succoso, dalle mille sfumature e dal sapore complesso, e lasciarsene inebriare. Questo è il regalo che offrono i diari di viaggio, singolari pezzi di letteratura e arte, testimonianze di vita realmente vissuta.

Oltre il tempo e lo spazio Dai tempi dei tempi viaggiatori, avventurieri e navigatori hanno tenuto diari in cui marvare le tappe del proprio viaggio ed è proprio grazie a questi documenti che gli storici hanno potuto ricostruire numerosi avvenimenti del passato. “I legami del viaggio e della memoria sono tanto antichi quanto la letteratura e la storia”, scrivono Sarga Mousse e Sylvain Venayre, autori di Le voyage et la mémoire au XIXe siècle, “nel XIX secolo, il riconoscimento della dimensione letteraria del racconto di viaggio, la volontà di accumulare un sapere positivo sul mondo, i lavori sulle malattie della

Bruce Chatwin

memoria, la definizione dei popoli lontani come sopravvissuti di un passato molto antico, invitano i viaggiatori a considerare in modo nuovo le implicazioni del ricordo. La scrittura occupa un posto importante nell stessa esperienza di viaggio degli studiosi, dei pellegrini, degli artisti, degli scrittori e dei turisti”. Chateaubriand, Darwin, Flaubert, Fromentin, Hugo, Humboldt, Lamartine, Nerval, su carta, hanno impresso memorie preziose dei loro cammini di scoperta. Dai racconti degli aristocratici francesi, nell’Italia di fine XVIII secolo, fino alle memorie espresse dal dottor Adrien Proust e dal figlio Marcel, un secolo dopo, la storia dei viaggi ha lasciato tracce indelebili. Lo Spray del capitano Slocum

Compagni di viaggio Nel suo giro del mondo, effettuato tra il 1895 e il 1898, il velista Joshua Slocum trovava nelle pagine del suo giornale di bordo un amico capace di scacciare la solitudine estrema del viaggiare in solitaria. Queste memorie continuano a vivere e a far veleggiare chi le legge grazie al libro Solo, intorno al mondo. Nell’introduzione, scritta per l’ultima pubbli3cazione del diario, lo scrittore Björn Larsson ha affermato… “Ho letto un gran numero di racconti di viaggi per mare, ma pochi mi hanno comunicato il piacere della lettura e la gioia di vivere di questo” (2014). Trent’anni dopo Slocum, Vito Dumas ha condiviso con il pubblico in Verso la croce del sud la sua attraversata atlantica, quattro mesi per mare dalla Francia all’Argentina. Nello stesso periodo Marin-Marie, nominato nel 1935 pittore ufficiale della marina, partecipando a numerosi spedizioni per mare, riempie numerosi taccuini di bellissimi schizzi e acquerelli. Appassionante è anche il racconto di Thor Heyerdahl sulla spedizione del Kon-tiki, avvenuta a metà del secolo scorso quando attraversò il Pacifico assieme a cinque compagni.


Amo i testi brevi e ispirati. Quando poi sono combinati a immagini particolari mi rapiscono, tanto che ho dedicato la mia tesi universitaria a “The Humument”, strabiliante quanto stravagante opera in cui arte e letteratura, parola e immagine si fondono e confondono. Questa ragione, amplificata dalla passione per il viaggio, fa si che io sia attirata, come una falena lo è dalla luce, dai "carnet de voyage"... Taccuini letterari E poi venne Bruce Chatwin che, muovendosi tra Australia, Patagonia e The Songlines, riportava sul suo taccuino le emozioni vissute. Chatwin non poteva immaginare che questa sua consuetudine, molti anni dopo, avrebbe dato vita a un oggetto di culto! Oggi, siamo in tanti a possedere un taccuino Moleskine, ma pochi sanno che il marchio nasce a Milano nel 1997 traendo ispirazione proprio dallo scrittore inglese. La stessa parola “Moleskine” viene da Le vie dei canti (1986) dove l’autore racconta di un certo cartolaio parigino, in Rue de l’Ancien Comédie, dove era solito acquistare i taccuini, che a un certo punto gli comunica la morte del titolare dell’azienda produttrice e quindi l’interruzione dell’attività. Da qui nasce l’impresa, tanto poetica quando commerciale, di riportare in

vita una leggenda e vengono prodotti i primi 5000 Moleskine. Per Chatwin, erano una risorsa preziosa dove scriveva, allegava fotografie e fissava i pensieri che al rientro sarebbero diventati libri. Nel 1993 ha deciso di condividerli, assemblando passaggi significativi nel volume Fotografie e Carnets de Voyage. Le sue annotazioni erudite, profonde e umane, sono accompagnate da fotografie raffinate e belle, tanto nei colori che nella composizione visiva. Chi ne sfoglia le pagine, viaggia, scoprendo luoghi inesplorati e popoli sconosciuti. L’assoluto della vita Oggi, sono tanti ad amare questa forma particolare d’arte on the road. Tra loro c’è anche Louis Vuitton che ha creato la collana Carnet de Voyage. Con la brama di scoprire luoghi ina-

spettati e città che non dormono mai, il marchio ha invitato un gruppo di artisti emergenti e più affermati a dare la propria interpretazione personale di un paese attraverso un taccuino da viaggio. Il progetto ha dato vita a sette volumetti, ognuno di 168 pagine con dalle 100 alle 120 illustrazioni originali, che offrono una visione contemporanea del viaggio. L’ultimo arrivato racchiude le immagini di Blaise Drummord, artista irlandese che parla di un’artico delicato e misterioso. Prima di lui, altri sei artisti avevano descritto Venezia, New York, Edimburgo, Parigi, Londra, l‘Isola di Pasqua e il Vietnam muovendosi tra acquarello, illustrazioni, collage e tecniche manga. “Attraverso la porta dello stupore si sperimenta l’assoluto della vita”, ha detto recentemente Stefano Faravelli a una trasmissione radiofonica dedicata a questo tema, “nei carnet sogno e conoscenza del reale si mescolano”. Raffinato coltivatore di questa tradizione, Stefano Faravelli, oltre a creare preziosi taccuini, offre regolarmente stage e workshop ed è visiting professor all’università della Svizzera italiana e della Scuola Holden di Torino. I suoi viaggi, tra Cina, Mali, India ed Egitto, tradotti in storie scritte e dipinte sono delizie eleganti da gustare lentamente. L’autore mantiene un forte legame con la Biennale du Carnet de Voyage che si tiene a Clermont-Ferrand. Una manifestazione artistica e letteraria interamente dedicata al tema dei racconti di viaggio e dei carnet (rendezvouscarnetdevoyage.com).

ticinosette per il Ticino

Per la vostra pubblicità su Ticinosette Sede Centrale Publicitas S.A. Via Senago 42, CP 340, 6915 Pambio-Noranco Tel. +41 91 910 35 65, Fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch

<wm>10CAsNsjY0MDAy0bU0MDcwNgMA4GE13A8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLqw6AMBAEv6jN7l1fx0mCIwiCryFo_l9BcYjNjJhdV88R3-ZlO5bdCUgKhgotLsWiGLQ6rcWkUCdZBcwThQpj5u8SRF4CfTSBDKydMiS3XpDifV4PHkdZLHUAAAA=</wm>


La domanda della settimana

Il littering (abbandono di rifiuti in luoghi pubblici) è un malcostume noto da tempo. Avete l’impressione che oggi il nostro cantone sia più “sporco” che in passato?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 28 gennaio. I risultati appariranno sul numero 6 di Ticinosette.

Al quesito “Vi è capitato di acquistare prodotti stimolati da pubblicità apparse su internet e scoprire poi che si trattava solo di «bufale» messe in atto per truffare i consumatori?” avete risposto:

SI NO

100% 0%

Svaghi 42

Astri ariete Vita sentimentale briosa dal 24 al 26. Potrete condividere momenti di autentico piacere. Fortunato sodalizio con il Leone. Avanzamenti professionali.

toro Bene dal 24. Fortuna in colloqui, esami o affari. Opportunità professionali per i nati nella seconda decade favoriti da Mercurio, Giove e Plutone.

gemelli Crescita dei vostri appetiti sessuali e maggiore interesse verso tutto ciò che è occulto e misterioso. Grandi dilemmi per i nati nella seconda decade.

cancro Amplificazione degli aspetti edonistici. Bisogno di ricevere da parte del partner manifestazioni in ordine al suo amore. Opportunità professionali.

leone Maggiore interesse per un’alimentazione più naturale e sana. Incontri sentimentali all’interno dell’ambiente di lavoro. Nuove conoscenze/sodalizi.

vergine Con l’ingresso di Venere e il buon transito di Marte la vita affettiva tende a realizzarsi in sincronia con i desideri. Qualche resistenza alle tentazioni.

bilancia La settimana tra il 24 e il 30 si fa vivace per la vita sentimentale. Possibili relazioni extraconiugali. Ricerca di emozioni forti e di stimoli.

scorpione Piuttosto aggressivi i nati tra la prima e la seconda decade. Date una corretta canalizzazione alle vostre energie. Obiettivi ben determinati.

sagittario Con il transito lunare tra il 26 e il 28 tenderete a ascoltare poco i consigli altrui. Periodo creativo per i più temerari della seconda decade.

capricorno Spingete su Marte, Mercurio, Giove e Plutone, per affrontare Urano. Se saprete cavalcare l’onda del cambiamento potrete compiere grandi passi.

acquario Periodo particolarmente critico per le personalità molto egocentriche poco interessate a intraprendere un percorso iniziatico. Dissidi di coppia.

pesci Grazie alla doppia congiunzione con Mercurio e Plutone, momento favorevole per colpi di fulmine improvvisi e imperiosi. Gelosia alle stelle.


Gioca e vinci con Ticinosette 1

2

3

4

5

6

7

10

8

9

11

12

13

14

4

1

15

16

17

18

19 21

20 23

22 5

24

26

25 27

28

29

3

30

31

32

33

35

34

37

38

39

36

40

41

42

43 2

44

45

48 7

51

53

52 55

54

8

La parola chiave è: 1

1 9

I L

11

P

14

O

17

N

2

2

R

U

E

25

D

27

I

30

R

33

E

36

M

G

47

E

49

N

15

O

N

M

A

I

T

N

A

M

N

U

5

U R

I

N

N

E

E S

I

28

E

N

21

T

E R

8

T

R

16

A

N E A

T O

C

A

L

L

E

N

A

O

R

D

34

E

R 39

A

42

I

O

C

A

T

T

M

I

N

I

O

O

I

O

S

O

P

35

O

I

T

E

E

O

L 48

50

Z

E 32

43

U

R

E

N

S

P

6

7

8

Soluzioni n. 2

O

A

S

38

5

13

C

I

29

4

A 12

I

26

A

46

7

N

E

41

A

I O

V

Z A

6

19

S 31

C

40

Q

24

37

I

4

T

R R

45

C

18

O

A 44

C

A

U

E A

20 23

3

10

C O

T 22

R

A

3

R I

L

N

O

O

Verticali 1. Noto film del 2000 di C. Mazzacurati con A. Albanese • 2. Un pianeta • 3. Le lasciano le ferite da taglio • 4. Dittongo in pietra • 5. Vaso panciuto • 6. Divinità femminile • 7. Fa coppia con lui • 8. Mantello austriaco • 9. Vasto continente • 14. Il Levi de’ “La tregua” • 16. La capitale del Kenya • 19. I confini di Gandria • 20. Trampolieri di palude • 22. Piccoli cervidi • 23. La via di Molnar • 26. Perfezionare, affinare • 28. Gola centrale • 31. Cattivo • 32. Pellirosse • 36. Bettola • 38. Visioni oniriche • 40. Numero in breve • 43. Centouno romani • 45. Quasi unici • 46. Cono centrale • 51. Preposizione semplice • 52. Il nome di Pacino.

Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!

49

50

Orizzontali 1. Indimenticato cantautore italiano • 10. Segno zodiacale • 11. La dea greca dell’aurora • 12. Lago... francese • 13. Celeri • 15. Incapace • 17. Dittongo in beato • 18. Voto scolastico • 19. In coppia con Ric • 21. Disegni con l’ago • 24. Sentire • 25. Impronta • 27. Un insieme di voci • 29. Olio inglese • 30. Un palleggio del calciatore • 33. Vocali in schemi • 34. Due romani • 35. Fiume egizio • 37. Precede Angeles • 39. Congiunzione inglese • 41. La fine di Aramis • 42. Lavoro a maglia • 44. Gergo parigino • 47. Spinta iniziale • 48. Loi, noto regista • 49. In mezzo al mare • 50. Torti senza pari • 51. Quaderni intimi • 53. Dittongo in Coira • 54. Variopinto pappagallo • 55. Il nome della Massari.

6

47

46

La soluzione verrà pubblicata sul numero 6

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 28 gennaio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 26 gen. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

La soluzione del Concorso apparso l’8 gennaio è: RITIRATA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Consuelo Lang 6532 Castione Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Svaghi 43


Leggi ticinosette ogni venerdĂŹ abbonandoti al tuo quotidiano

Per informazioni Tel. 091 821 11 21 www.laregione.ch

Per informazioni Tel. 091 960 31 31 www.cdt.ch


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.