ticino7
reportage
Viaggio nel mondo della birra locale
numero 37 / 9 settembre 2016 / con programmi radio & tv dall’11 al 17 settembre
io ballo da sola Single per scelta: anche in Ticino
corriere del ticino / la regione w chf 3.–
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Sommario
ticino7
storia di copertina
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04 cover story single sì, ma per libera scelta di Amanda Pfändler
come dove quando
08
08 smartphone & design quello che (anche) le donne dicono 09 alimentazione siamo alla frutta a cura della Redazione 10 sette trucchi ritorno in forma di Patrizia Mezzanzanica 11 camminare come gatti a cura della Redazione
protagonisti
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12 sette domande marco borradori di Roberto Roveda 11 ore sette bellinzona di Matteo Aroldi
tv e radio
15 da domenica 11 a sabato 17
il pensiero della settimana
La vita è come una commedia: non importa quanto è lunga, ma come è recitata.
info in grafica
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parliamone (Seneca)
lo sapevi? l’età media della popolazione residente nei cantoni (media svizzera 41,99 anni) GiNevra
39 viaggio nei numeri del canton ticino a cura di Elena Montobbio
ticino e non solo
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40 tendenze galeotto fu il lago di Barbara Bitetti 42 reportage faremo vendemmia con la birra di Tommy Cappellini 45 costume tutti fuori porta di Fabio Martini 46 sette continenti le baleari ad andamento lento di Keri Gonzato 48 stile pochette, la piega è giusta di Marisa Gorza
ZUriGo
tiCiNo
40,8 anni
41,4 anni
relax
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50 stelle & curiositÀ astroparade di Betty l’oggetto a cura della Redazione istruzioni per l’uso di Walter Mariotti 51 gioca (e vinci) con ticino7 il cruciverba
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44,6 anni
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diretto da paride pelli CoNLaCoNSULeNZadi Waltermariotti redattorereSPoNSaBiLe fabiomartini Coredattore giancarlofornasier ProGetto GraFiCo elena montobbioperWmWorkshop GraFiCa robertodresti edeborahvaccaro Sito weB www.ticino7.ch
Diete e digiuni di Paride Pelli L’estate è anche la grigliata con gli amici, il gelato a tarda sera, una birretta rinfrescante sulla terrazza, l’uscita in più al ristorante. Niente bagordi, per carità, ma quel (poco) che basta per salire sulla bilancia al rientro dalle vacanze e ritrovarsi una manciata di chiletti in più, facilissimi da prendere e tremendamente difficili da togliere. A pagina 10 di questo numero trovate i trucchi (sette, ovviamente) per rendere più facile il ritorno al «peso forma» – cosa fare e cosa no, cosa mangiare e cosa no – anche se qualcuno, come scorciatoia, potrebbe pensare di primo acchito al digiuno, stato di privazione che la medicina moderna considera dannoso e pericoloso. Malgrado questa raccomandazione,l’astinenzadalciboedal bere, che ha radici profonde e religiose e che è spesso collegata a una ricerca spirituale di se stessi e alla meditazione, continua a essere praticata. Tempo fa fece scalpore un’intervista a Yannick Noah – il tennista francese più vincente della storia, il cui cognome rievoca il personaggio del patriarca biblico – nella quale spiegava come, per depurarsi dopo un periodo di eccessi, bevesse soltanto acqua per una settimana, senza mangiare. Quella che è stata denominata la «Dieta Noah» è, a detta del suo inventore, «difficilissima nei primi due giorni,soprattuttoquandovedi qualcuno addentare un panino, ma poi i sensi si sprigionano e quando la porti a termine ti senti insuperabile e hai il sentimento di aver vinto su te stesso». Ci vuole grande forza di volontà, è innegabile ma anche – concedetecelo – un pizzico di follia. 3
Storia di copertina
Single sì,
ma per libera scelta Per una giovane donna vivere sola viene considerato da gran parte della società una sorta di «errore di percorso», una condizione transitoria, qualcosa di anormale. Eppure sono sempre di più le ragazze «in età da marito» che fanno la scelta di dedicarsi alla carriera, agli amici e soprattutto a se stesse. Posticipando - o talvolta eliminando completamente - il «progetto famiglia». Scrive Amanda Pfändler 4
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S
ono sempre di più le donne che vivono sole. Sono professioniste, persone autonome con obiettivi chiari in mente. Hanno tra i 25 e i 45 anni, e sono single. Donne che nell’età in cui biologicamente ci si aspetta siano ormai madri, non hanno nel loro orizzonte il progetto di metter su famiglia. Sono sempre di più, ma in genere non vengono realmente «accettate». In una società frutto di tanti anni di lotte per un’equiparazione uomo-donna, i preconcetti continuano a permanere. Da un lato, sembra che il significato di donna lavoratrice, manager, in carriera, non più detentrice del focolare domestico, sia stato assimilato dalla società moderna, esibito come un successo, come il risultato di un progresso. In realtà, la concezione della donna sola, alias «zitella in pectore», pare assai dura a morire. E, paradossalmente, soprattutto fra le donne stesse… «Spesso percepisco in chi si rivolge a me una forma di velata compassione», spiega Sylvia Locher, presidente di ProSingle Schweiz, «come se la condizione di single fosse una sorta di handicap. Almeno fino ai 40 anni la pressione sociale sulle donne senza figli e senza compagno è alta, quasi costanti le sollecitazioni del tipo: a quando dei figli? Non ne senti la mancanza? Guarda che il tempo passa!». UN CAMBIAMENTO EPOCALE Chiaramente anche il numero di uomini che vivono da soli in questi anni è cresciuto e, stando alle previsioni sull’evoluzione delle economie domestiche composte da una persona, nei
QUELLA DELLA PORTA ACCANTO DONNE IN TICINO FRA I 25 E I 44 ANNI CHE ABITANO DA SOLE
FAMIGLIA: SEMPRE PIÙ TARDI PERCENTUALE DI MADRI TICINESI DI ETÀ COMPRESA FRA I 15 E I 29 ANNI
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LO .SPEED DATING IN AUTO- A LUGANO La novità per single è lo «speed dating in auto» che proprio in questi giorni, 9 e 10 settembre, fa tappa a Lugano, dove i single possono vivere un’esperienza di appuntamento migliore indipendentemente dal loro orientamento sessuale. A differenza dei siti di incontri online in forma anonima, lo «Speed Dating in auto» offre l’opportunità di conoscere la potenziale anima gemella in condizioni ideali: stare seduti fianco a fianco mentre si viaggia permette infatti di condividere un’esperienza che aiuta a conoscersi con naturalezza. Ad affermarlo esperienze pratiche e la scienza. Un’idea che entusiasma, a tal punto che 2.800 single di tutta la Svizzera si sono già iscritti a uno degli eventi in corso nelle sette località in cui il tour farà tappa. Durante il giro su un percorso prestabilito, ogni partecipante ha dieci possibilità di incontrare una nuova persona. Info su www.mazda-speed-dating.ch.
prossimi anni i single – di entrambi i sessi – sono destinati ad aumentare ulteriormente. A dimostrazione di questa evoluzione dei tempi, nell’ultimo numero della rivista Dati dell’Ufficio cantonale di statistica si evidenzia come in Ticino, all’età di 29 anni, meno del 30% delle donne svizzere (per quelle straniere il dato sale al 51,5%) è sposata. «Se qualche decennio fa», si legge nella rivista, «tra i 15 e i 29 anni si compivano quasi tutti i passaggi all’età adulta quali la partenza da casa, l’indipendenza economica e lavorativa, il (primo) matrimonio e la nascita dei figli, oggi i dati mostrano un ritardo generalizzato e una maggiore eterogeneità tra gli individui nei passaggi e nei tempi che li caratterizzano. Sempre secondo i dati statistici, emerge che le donne, rispetto a 25 anni fa, si sposano in media 5 anni dopo – con un’età media nel 2014 di 30,3 anni – e hanno figli sette anni dopo rispetto agli inizi degli anni settanta, cioè a un’età media di 31,3 anni. Un fenomeno importante se si considera poi che negli ultimi decenni sono diminuiti in Ticino sia i matrimoni, sia il tasso di natalità. Le cifre, si legge nell’ultimo numero di Dati, «mettono ben in luce le evoluzioni attualmente in atto: le madri sono sempre più “anziane”, le donne che non hanno figli sono sempre più numerose e il matrimonio non è più considerato come una prerogativa necessaria per fondare una famiglia». Ma come si spiega questo fenomeno? «L’indipendenza economica, legata al fatto che sempre più donne lavorano, gioca sicuramente un ruolo importante», spiega Sylvia Locher, «poiché una
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Storia di copertina
Turismo per single
tresche vacanziere
In genere i 40 anni rappresentano per quasi tutte le donne una sorta di «spartiacque», e se non hanno già deciso di rinunciare ad avere figli sono costrette ad agire per una questione di orologio biologico. Ma c’è anche la «singletudine di ritorno» donna può sopravvivere senza necessariamente legarsi a un uomo». Non solo quindi le donne posticipano la maternità perché vogliono dedicarsi alla propria professione, una professione nella quale hanno investito tempo e risorse, ma possono permettersi di scegliere di essere single proprio perché indipendenti dal punto di vista economico. Decisione consapevole o Dovuta? Essere donne e single, per alcune quindi è una scelta consapevole, talvolta però è anche dovuta. C’è chi cerca – magari senza ammetterlo nemmeno a sé stessa – un amore con cui vivere e con cui creare una famiglia. Eppure non lo trova. Molte di queste donne single, in carriera, sicure di sé, realizzate, in realtà passano da una storia all’altra, hanno «amici di letto», ma non incontrano ciò che cercano. Poiché non per tutte le donne la carriera e la realizzazione personale escludono il desiderio di una relazione e dei figli. Anzi. Subentrano quindi qui due aspetti: da un lato la difficoltà di conciliare fami6
glia e lavoro – difficoltà sottolineata ancora recentemente da un’indagine effettuata nel 2014 in Ticino su incarico del Dipartimento della sanità e della socialità – che impone spesso una scelta. Dall’altro lato non si può negare che questo cambiamento legato alle donne non abbia in qualche modo a che fare anche con gli uomini. Molti di loro non hanno più – fra le loro priorità – quella di mettere su famiglia. Perlomeno non subito. Prima c’è l’autorealizzazione, legata al lavoro, all’aspetto fisico, al divertimento con gli amici e a quello con il gentil sesso. Non vogliono obblighi nel privato, preferendo relazioni fluide, non esclusive, in un certo senso ambigue e sicuramente non definite. Per molti vale il «guai arrivare alla convivenza, anticamera del matrimonio»: meglio restare nelle comode famiglie di origine, oppure soli, piuttosto che tentare di vivere insieme a una donna. «Non si può negare che l’alto tasso di divorzi e separazioni dimostra come l’istituzione stessa del matrimonio stia vivendo una forte crisi», aggiunge Sylvia Locher. Qualunque sia la ragione
Crociere per single, villaggi turistici per single, e addirittura pellegrinaggi per single. I pacchetti turistici destinati a chi viaggia da solo sono in crescita e questo poiché la fetta di coloro che si spostano da single è in aumento. Secondo le ultime stime del sito web che promuove viaggi-esperienza in cui imparare qualche attività (GoLearnTo.com), nell’ultimo anno circa il 14% dei turisti ha scelto di partire da solo. E questo porta non solo a un aumento esponenziale di siti web e tour operator specializzati nella clientela single, ma anche a una differenziazione crescente dell’offerta per questo tipo di utenza. Che non si limita quindi più alla crociera o al villaggio per single, ma si estende appunto a viaggi culturali, sportivi, a pellegrinaggi con lo scopo di pregare per riuscire a creare una famiglia, se non addirittura dichiaratamente con lo scopo di trovare l’anima gemella. Secondo il noto sito booking. com il viaggiatore single nel 65% dei casi è donna, soprattutto nella fascia d’età dai 35 ai 50 anni.
Le ragioni di una sceLta
Che si tratti di una libera scelta o meno, la maggior parte del milione e mezzo di single in Svizzera lo è da lungo tempo. È quanto emerge da uno studio promosso da Gfk Switzerland, che ha contattato oltre mille «cuori solitari». Oltre metà degli intervistati ha dichiarato di non avere un partner da oltre tre anni, un intervistato su quattro è invece single da oltre un anno. La maggior parte spiega questa condizione con il non aver ancora trovato la persona giusta. Un quarto dei single non intende rinunciare alla propria indipendenza e libertà, un quinto ammette di avere pretese eccessive. Inoltre, contrariamente a quanto si tende a pensare, aspettative elevate e la paura di legami stabili sono più presenti fra le donne che negli uomini.
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dell’essere single, tutte le donne sole – a un certo punto – fanno i conti con un corpo che non ringiovanisce, con il cosiddetto «orologio biologico». Così c’è chi opta per la famiglia, con successo, chi invece vuole un figlio per paura di perdersi qualcosa e alla fine lo fa con il partner sbagliato, chi decide che la maternità non è cosa sua e accetta – più o meno serenamente – che non sarà mai madre. Compagna, forse moglie, ma non madre. «In genere i 40 anni rappresentano per quasi tutte le donne una sorta di “spartiacque”», spiega Sylvia Locher, «se non hanno già deciso in precedenza di non avere figli (e non sono poche!), sono costrette ad agire per una questione di orologio biologico». RicominciaRe da sé Non bisogna poi dimenticare la «singletudine di ritorno», se così la vogliamo definire: donne con alle spalle una relazione importante, un matrimonio, che hanno magari anche avuto figli, che si ritrovano sole. Il partner non c’è più, i figli sono cresciuti. Queste donne spesso tendono a rimanere sole, sicuramente più dei loro coetanei maschi, precisa Sylvia Locher. E anche qui le statistiche
sembrano dare ragione a questa analisi: se si guarda il numero di economie domestiche composte da un solo individuo in base all’età e al genere, si nota che con l’avanzare degli anni il numero di donne sole cresce in modo esponenziale rispetto agli uomini. «Gli uomini – soprattutto quando invecchiano – tendono a non restare single a lungo. Per le donne, invece, più passa il tempo, più viene superato il periodo di pressione sociale per il fatto di essere single e/o senza figli. Inoltre, con il tempo le donne che vivono sole apprezzano sempre di più la propria vita da single», aggiunge Sylvia Locher. Non si può comunque negare che il vivere sole abbia anche degli aspetti negativi: «Talvolta ci si sente soli, è costoso, le politiche fiscali e familiari in Svizzera non favoriscono i single e quando uno non sta bene non è facile non avere un partner. Ma tutto sommato poter decidere liberamente della propria vita, senza dover rendere conto a nessuno, è una condizione cui non rinuncerei mai!», conclude la presidente di ProSingle Schweiz.
Vantaggi e sessualità Tra i vantaggi dell’essere single, circa un terzo degli intervistati sottolinea l’indipendenza e la libertà dell’essere soli. Un quinto dei single interpellati segnala poi il maggiore tempo da dedicare ad amici e famiglia, e il fatto di non dover affrontare episodi di gelosia. Chiaramente non mancano gli svantaggi dell’essere soli: mentre però per le donne il problema più grave dell’essere single è dato dalla mancanza di un sostegno reciproco, per gli uomini il «contro» principale risiede nella maggiore difficoltà ad avere rapporti sessuali regolari.
Single è meglio? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7
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Come dove quando
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smartphone & design
novità e conferme
Quello che (anche) le donne dicono
Huawei P9 Plus
Molto apprezzato per i suoi miracolosi selfie grazie a una collaborazione con Leica, il P9 Plus è dotato anche di una tecnologia «Press Touch», basata sul riconoscimento della pressione effettuata sul display. Sensibile.
Keecoo K1 Il K1 è uno smartphone Android pensato sin dalla sua progettazione «per le donne». Disponibile in rosa, turchese, bianco e nero, ha un originale design esagonale che si adatta alle «piccole mani delle donne» (sostiene l’azienda) e integra una fotocamera frontale che «rende automaticamente la pelle liscia e delicata», in modo da poter sempre catturare la «parte migliore di te». Mistico...
samsung galaxy s7
Bello fuori. dentro...
dal rettangolo all’esagono A oggi i 4 angoli potevano essere al massimo arrotondati, ma l’esagono rappresenta un’assoluta novità. In verità, sul mercato si era già fatto vivo il Meitu V4, apparecchio cinese con un software simile ma un hardware ben più sostanzioso (e una camera da 21MP). Tanto che nella rete da più parti si ipotizza che il K1 non sia altro che una versione economica del V4 (e il produttore lo stesso).
volti da testimonial
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scarlettJohansson
Per la promozione del suo ultimo smartphone la Huawei non ha certo badato a spese, scegliendo l’attrice e modella newyorchese Scarlett Johansson (32 anni il prossimo novembre) e il 33enne attore britannico Henry Cavill. La Johansson in versione «cowgirl» con tanto di cappello e camicetta di jeans vale certamente l’acquisto, e ci mancherebbe altro. 8
Inizialmente disponibile solo in Cina, il K1 ha un display da 5 pollici e 720 pixel, 2GB di RAM con processore a 1.3 GHz, e 16 GB di memoria interna espandibile con microSD. Non certo il cellulare più prestante sul mercato, anche se il software è stato ottimizzato con alcune app pre-installate «dedicate all’universo femminile».
2
carlos leal
Con la sua presenza la Cablecom ha guadagnato in immagine e simpatia (azzeccata la metafora della cannuccia per spiegare la velocità di connessione). Friborghese, Carlos Leal, è un apprezzato attore e noto rapper: già fondatore dei Sens Unik, nel 2006 ha ricoperto il ruolo del croupier e dell’organizzatore del torneo di poker in James Bond 007 - Casino Royale.
Da più parti è considerato il «miglior smartphone» sul mercato. Linee essenziali ed eleganti: bello fuori, potente dentro. Affidabile.
aPPle iPHone 6s
Assai più resistente agli urti dei suoi predecessori, si contraddistingue per una scelta dei materiali che ha pochi eguali e una serie di accessori e colori sempre al top. Classico. (PS: in attesa di toccare il nuovo iPhone 7)
3
Bruce Willis
L’attore americano disperso in limousine sulle stradine di una piccola località balneare riesce a ritrovare la strada e arrivare in tempo a un party esclusivo con l’aiuto di un contadino in possesso di uno smartphone 4G. Una campagna pubblicitaria italiana della Vodafone datata 2015 che tutti si ricorderanno (sicuramente non per l’interpretazione del buon Bruce).
Come dove quando
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ALIMENTAZIONE
Siamo alla frutta
Davanti allo scaffale scegliere non è facile: succo di frutta da concentrato, nettare, succo e polpa, con/senza aggiunta di zuccheri o dolcificanti (aspetto quest’ultimo che va sempre considerato con particolare attenzione). Come capire se il prodotto è di qualità? E, soprattutto, in che cosa differiscono? Succo di frutta da concentrato: con alta percentuale di frutta (almeno il 50%), sono prodotti dai concentrati ricavati dalla lavorazione della materia prima, che elimina una parte dell’acqua contenuta (così come avviene per le bevande prodotte con polveri di frutta concentrata, ottenute attraverso il processo di disidratazione). Nettare/succo e polpa di frutta: è una purea contenente tra il 30 e il 50%
di frutta a cui sono stati aggiunti degli zuccheri o dei dolcificanti. Succo di frutta: è l’unica dicitura che garantisce il 100% di frutta, senza l’aggiunta né di zuccheri né di dolcificanti. La dolcezza è garantita dallo zucchero naturale presente, il fruttosio. Bevanda a base di frutta: se la percentuale di frutta non supera il 12%, prende il nome di bevanda, in quanto la quantità contenuta non permette di classificarlo come succo. I succhi sono ottimi perché contengono fibre e sali minerali, essenziali per il nostro benessere. Delle vitamine presenti nella frutta, invece, spesso non si ha più traccia in seguito ai processi di lavorazione. In questo caso, meglio optare per le spremute fatte in casa. t7
CONSUMO DI FRUTTA O SUCCHI PIÙ DI 3 VOLTE AL GIORNO Donne ticinesi Svizzere occidentali Svizzere tedesche
Uomini ticinesi Svizzero occidentali Svizzero tedeschi
27% 35% 32% 17% 20% 17%
Fonte: 6. Rapporto sull’alimentazione in Svizzera (2012)
Non tutti i succhi sono uguali
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Come dove quando
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sette trucchi
Ritorno in forma A estate quasi conclusa è giunto il tempo di liberarsi delle brutte abitudini vacanziere, soprattutto legate alla gola. Parole d’ordine: depurare e disintossicare. Scrive Patrizia Mezzanzanica cereali non raffinati e ricchi di fibre essenziali al benessere dell’intestino, hanno potere disintossicante.
4 La prima colazione deve essere completa e soddisfacente. Qualche carboidrato lo si può consumare anche a pranzo, con moderazione, mentre a cena è preferibile orientarsi verso pesce e carni bianche, sempre accompagnate da verdure fresche, bollite o grigliate.
Gli orari sballati, qualche bicchiere di troppo, ricorrenti quanto inevitabili peccati di gola, una frequentazione più assiduadiristoranti e pizzerie oppure un consumo smodato di dolci e gelati ci hanno appesantito e hanno provato il nostro organismo. Per sentirsi bene e rimettersi in forma è quindi importante tornare a darsi delle regole. E non vi è miglior periodo per farlo del cambio di stagione. Ecco alcuni consigli.
1
Niente diete fai da te. Nutrirsi di sola frutta o sola verdura, sono comportamenti controproducenti e nocivi all’organismo. Senza le proteine che soddisfano il senso di sazietà e senza i carboidrati che producono energia non si resiste a lungo. Costringersi a un regime troppo rigido vuol dire correre il rischio di vanificare ogni sforzo con «strappi» sempre 10
più frequenti che andranno ad alimentare il senso di frustrazione generando, peraltro, dolorosi sensi di colpa.
2 Aspetto e appetibilità sono importanti.Mangiare sulla porcellana piuttosto che in un piatto di plastica fa già la differenza. Anche il modo in cui presentiamo il cibo e la ritualità con cui ci si predispone alla degustazione sono fondamentali, specie se la quantità è ridotta e dobbiamo giocare sull’appagamento della vista. 3 Si può avere il piatto sempre pieno pur tenendo d’occhio la linea. Come? Semplice, facendo uso di alimenti che hanno volume ma che sono poveri di calorie: le arance, il latte scremato, lo yogurt, la frutta e la verdura in generale contengono molta acqua, molte fibre e pochi grassi, mentre il riso, la pasta e il pane integrali ricavati da
5 Ridurre l’uso del sale e dello zucchero. D’estate, a causa della perdita di sali dovuta alla sudorazione, può essere piacevole mangiare pietanze saporite ma con l’abbassarsi della temperatura è bene rientrare nei ranghi e ridurre l’apporto salino. Lo stesso vale per gli zuccheri, la cui assunzione è sempre bene concentrarla nella prima parte della giornata, evitando il pomeriggio e soprattutto la sera. 6
Masticare un boccone più volte, (20 volte sarebbe auspicabile ma già 10/15 è un buon traguardo), aiuta a gustare di più il cibo, facilita la digestione e il transito intestinale, rinforza il sistema immunitario e aiuta a dimagrire.
7 Evitare gli alcolici e bere molta acqua per favorire la diuresi e l’eliminazione delle tossine accumulate durante gli stravizi estivi. Per chi fa fatica a bere acqua minerale, è buona norma prepararsi un paio di tisane al giorno. Ne esistono di ogni tipo e con proprietà differenti.
la pigrizia fa male La mancanza di movimento è uno dei principali fattori di rischio per la salute. Ogni anno in tutta Europa si verificano un milione di decessi (il 10% circa del totale) causati proprio dalla mancanza di moto. Si stima che all’inattività fisica siano imputabili il 5% delle affezioni coronariche, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. In 46 paesi oltre la metà degli adulti sono in sovrappeso o sono obesi, e in diversi casi si arriva a sfiorare il 70% della popolazione adulta.
150
sono i minuti di attività fisica a settimana che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) consiglia per un adulto nel suo ultimo rapporto (aprile 2016).
34%
degli adolescenti europei di età compresa tra i 13 e i 15 anni è fisicamente attivo ai livelli consigliati dalle linee guida dell’OMS (almeno 60 minuti a settimana).
10-15%
sono i bambini e i ragazzi in sovrappeso in Ticino. L’obesità infantile tocca il 4-5% della popolazione più giovane.
SeSSo & calorie Secondo i ricercatori dell’Università del Québec di Montréal (studio pubblicato sulla rivista scientifica PLoS One nel 2013), gli incontri intimi rappresentano una vera e propria forma di esercizio fisico a intensità moderata, «durante il quale il consumo energetico è di circa 85 kCal o 3,6 kCal/minuto». Un uomo ne bucia in media 4,2 kCal/minuto, una donna invece 3,1 al minuto.
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Come dove quando
Biotin-Biomed forte In caso di disturbi della crescita di capelli e unghie ®
camminare
Come gatti
in seguito a carenza di biotina.
Si chiamano FiveFingers e sono l’ultima rivoluzione nell’ambito del trekking
Di sicuro non passano inosservate con il loro look minimalista e la forma che pare adattarsi come un guanto al piede. E per chi è abituato allo scarpone classico da montagna le FiveFingers, le nuove scarpe lanciate dallo storico marchio Vibram di Albissate, nel Varesotto, lasciano piuttosto perplessi. Le caratteristiche sono sostanzialmente quattro: dita separate, superficie superiore traspirante e leggera, suola estremamente flessibile e resistente (lo spessore della suola può variare a seconda del modello) e distanza tra l’altezza del tallone e dell’avampiede molto bassa o addirittura nulla, aspetto che garantisce un appoggio naturale e una maggiore sensibilità nel contatto col terreno. La Vibram produce modelli diversi (ma ne esistono anche di altre marche oltre alle immancabili imitazioni cinesi) che si differenziano sia per la scolpitura della suola che per il grado di flessibilità della stessa. Il prezzo si aggira intorno ai 100 franchi. Sono in sostanza scarpe da running estremo su terreni accidentati con sassi di granulometria piccola e media anche a spigoli vivi.
La prova deL sette La abbiamo provate su un sentiero di mezza montagna. Dopo i primi minuti di adattamento (le abbiamo indossate senza calze) ci rendiamo conto che non solo sono comodissime – nessun dolore, ottima sensibilità e presa sul terreno –, ma donano un’agilità estranea agli scarponi. Salendo il terreno cambia, con maggiori irregolarità e rocce più grandi: la buona aderenza su roccia e terra permane ma dopo un po’ prendiamo qualche colpo alle caviglie, che risultano esposte rispetto allo scarpone classico, e questo rappresenta un limite. Il rischio di colpi e distorsioni è maggiore. Torniamo indietro e alla prima occasione passiamo all’asfalto dove l’impatto è notevole: la temperatura del fondo stradale non si avverte (siamo in piena estate) e il senso di comodità è estremo. Conclusioni: sono scarpe perfette per camminare su sentieri anche abbastanza impegnativi ma non in presenza di dislivelli e rocce di grandi dimensioni. Quindi ideali per un trekking medioleggero ma anche per la corsa su sentieri o su pavimentazioni non regolari. t7
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Protagonisti
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sette domande
Marco Borradori
La vecchia Porsche mi manca ma trovo la Smart più comoda 1 Al sindaco di una città importante come Lugano gli impegni certo non mancano (serate e fine settimana compresi). Ma allora, Marco Borradori, che cosa rimane per il suo tempo libero? In effetti gli impegni di sindaco si sovrappongono spesso a quello che dovrebbe essere il tempo libero. Quasi sempre ci sono inviti e incontri anche il sabato, la domenica e la sera, però riesco a ritagliarmi un po’ di spazio per fare ciò che amo e mi rilassa: stare con gli amici, leggere, andare al cinema oppure fare sport. 2 Quali attività sportive pratica con una certa regolarità? Alterno il nuoto (poco) e la corsa (molto di più) a seconda del piacere del momento. Cerco di praticare sport ogni volta che mi è possibile perché mi diverto e mi fa stare bene. Certo non punto a chissà quali prestazioni però mi piace sfidare me stesso, fare a gara per migliorarmi!
Sbaglio o ha anche un passato di sportivo «professionista»? Si, tanto tempo fa (ride, ndr.), nel tennis da tavolo! Ho iniziato da adolescente e ho giocato per una decina di anni, prima in Ticino poi a Zurigo dove studiavo diritto. Ero piuttosto bravo in quegli anni, ho vinto tutto a livello ticinese. Mi piaceva molto il ping-pong, uno sport un po’ sottovalutato che richiede invece riflessi, agilità, preparazione fisica e soprattutto forza mentale. Insomma, quei nervi saldi che poi mi tornano spesso utili anche nell’attività lavorativa. Ho giocato con grande impegno e passione, poi sono passato ad altro e come mi capita sempre quando smetto qualcosa, ho chiuso del tutto quella fase della mia vita. Saranno trent’anni che non prendo in mano una racchetta! 3
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il personaggio
Luganese, classe 1959, è laureato in diritto, avvocato e notaio. Deputato al Consiglio nazionale dal 1991 al 1995 e municipale a Lugano dal ’92 al ’95, anno in cui è entrato in Consiglio di Stato: ha diretto il Dipartimento del territorio fino al 2013 quando è stato eletto sindaco di Lugano.
Anche con i motori ha chiuso? Una volta possedeva una Porsche 911… Non ho del tutto chiuso coi motori, sono solo passato dalla Porsche alla Smart! A parte le battute, non sono mai stato un vero appassionato di motori nel senso che non conosco né tecnica né meccanica dell’auto. Se apro il cofano di una macchina non so proprio dove mettere le mani. Mi piaceva tanto l’estetica di quel modello di Porsche, poterla avere era stato nel 1987 la realizzazione di un desiderio. Ci ho fatto 304 mila chilometri, quasi un record per un’auto di quel tipo, era uno spasso guidarla anche se magari ci mettevo venti minuti per riscaldare l’abitacolo o per sbrinare il lunotto. L’ho venduta nel 2003 soprattutto per una questione di sensibilità ambientale, perché era uno degli ultimi modelli senza catalizzatore. Da allora ho avuto solo Smart, un modello di auto lontano anni luce dalla Carrera, però pur sempre una vettura che mi affascina per la sua razionalità, la sua maneggevolezza e i bassi consumi. 4
5 Un altro suo passatempo sono i libri. Che cosa le piace leggere? Ci sono i saggi di politica e di attualità per la mia attività professionale. Poi c’è la narrativa e soprattutto ci sono i romanzi «gialli», insomma la lettura di evasione che poi tanto di evasione non è. Spessissimo ho letto romanzi che mi hanno aperto gli occhi su realtà che non conoscevo, che mi hanno aiutato a sco-
prire e capire luoghi e genti. Sono andato a visitare parecchie città proprio perché colpito dalla lettura di un libro. 6 Ci consiglia allora un autore e una città da visitare? Per esempio, quando è esploso il fenomeno Camilleri e il «giallo alla siciliana» ho scoperto Santo Piazzese, uno scrittore che nei suoi libri riesce magnificamente a evocare e a descrivere i profumi, gli odori che attraversano la sua città: Palermo. I suoi primi due libri, I delitti di via Medina-Sidonia e La doppia vita di monsieur Laurent, risalgono a una ventina di anni fa e mi hanno attratto verso Palermo, una città affascinante, meravigliosa, caotica e contraddittoria come poche. 7 Cosa ama fare con gli amici? Come capita alle persone pubbliche frequento molta gente, però gli amici veri, quelli con la A maiuscola e con i quali si ha un rapporto intenso e personale, sono pochi. Poi ci sono i tanti conoscenti con cui passare una serata conviviale, a tavola o anche semplicemente chiacchierando o facendo due passi per le vie di Lugano. Amo la buona cucina ma più importante per me è lo stare assieme, andare a sentire un concerto, andare al cinema oppure a una mostra d’arte. Qui a Lugano e dintorni abbiamo molto, spesso c’è l’imbarazzo della scelta, e poi siamo proprio tra Milano e Zurigo, due città che offrono tanto dal punto di vista culturale e dello svago. Sono due mondi molto diversi, ma anche simili per la varietà e l’intensità delle cose che vi accadono. Per una persona curiosa come me è l’ideale. Sono fortunato, ho un lavoro che mi piace tanto e vivo in un luogo incantevole!
Intervista di Roberto Roveda Foto di ©Pablo Gianinazzi/Ti-Press
Protagonisti
ticino7
ore sette
piazza collegiata, ore 7 e ore 19 di sabato 16 luglio 2016
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Foto di Matteo Aroldi
Info in grafica
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Viaggio nei numeri della nostra realtà Secondo la Costituzione cantonale «il Canton Ticino è una Repubblica democratica di cultura e lingua italiane» e il preambolo chiarisce che «il popolo ticinese è fedele al compito storico di interpretare la cultura italiana nella Confederazione elvetica». A cura di Elena Montobbio
sicurezza luGano è la seconda città della svizzera con meno Furti con scasso dopo uster
5.125 il salario mediano mensile lordo in FrancHi percepito (4.353 Fr. per le donne, 5.458 Fr. per Gli uomini). è il più Basso di tutta la svizzera
turismo: da dove arrivano Gli ospiti
3%
tasso di disoccupazione nel canton ticino
62.409
Frontalieri
1.166
l’aFFitto medio mensile paGato, in FrancHi
svizzeri
tedescHi
italiani
altri
superFicie
2.812,46 cHilometri quadrati
popolazione
al volante 351.946 nel 2015 sono state revocate 4.152 licenze, il 40,7% per eccesso di velocità
prodotto interno lordo
27,7 miliardi di FrancHi (4,3% del pil svizzero)
44,6 l’età media nel cantone: la più alta di tutta la svizzera
sono 4.040 i residenti nelle case anziani: di questi, 3.256 Hanno oltre 80 anni. su 100 aBitanti ultraottantenni, il 15,2% risiede in casa anziani 39
Ticino e non solo
TENDENZE
Galeotto fu il lago I matrimoni all’estero costituiscono un giro d’affari rilevante e in aumento in tutto il mondo. Negli Stati Uniti il 26% delle coppie si sposa fuori dal proprio Paese, spesso a un passo dal Ticino. I motivi di questa scelta sono molteplici. Scrive Barbara Bitetti QUANTO MI COSTI La spesa media varia geograficamente e rimane legata alle tradizioni dei coniugi, anche per uno sposalizio non convenzionale all’estero, e può andare dai 7.000 franchi ai 30.000, a seconda degli usi del paese di origine e del profilo che si intende dare alla cerimonia. In Italia, nel 2014, il mercato dei matrimoni ha superato i 350 milioni di euro mentre nel 2015 a raggiunto i 400 milioni. Dopo i Caraibi e le isole tropicali, l’Italia è ancora la meta prediletta a livello globale. I laghi del nord Italia e il Ticino, sono alcune tra le destinazioni preferite per inglesi, statunitensi, canadesi, russi, cinesi e indiani.
SCENARI INDIMENTICABILI Il 25% di chi si sposa in Italia torna per festeggiare il primo anniversario. Il 47,6% ritorna dopo 2 o 3 anni. il 12,4% ritorna dopo oltre 5 anni. Il 90% consiglia agli amici di sposarsi in Italia.
LUOGHI PIÙ AMBITI
1. TOSCANA 2. COSTIERA AMALFITANA 3. UMBRIA 4. VENEZIA CON VERONA 5. LAGO QAREA COMO, LUGANO, LECCOR 40
«D
i venere e di marte non si sposa e non si parte» è in effetti un adagio italiano, non internazionale. Ed è così che inizio a documentarmi e scopro un fenomeno in crescita che, oltre a nobilitare il martedì a livello liturgico, genera diversi posti di lavoro. I matrimoni all’estero costituiscono un giro d’affari rilevante e in aumento nel mondo. Negli Stati Uniti, il 26% delle coppie si sposa all’estero e le ragioni di questa scelta sono molteplici: c’è chi cerca divertimento e bel tempo, chi opta per una sensazione esotica, chi decide di inseguire un sogno europeo e chi ancora, in seconde nozze, predilige una funzione intima con pochi ospiti, lontano da casa (progetto di profilo più basso, che consente di godersi una breve vacanza con i figli adulti e, dato curioso ma fondamentale, di contenere le spese evitando lo sfarzo che ha contraddistinto la prima e meno fortunata cerimonia).
UN MATRIMONIO PER TUTTE LE STAGIONI Uno degli alberghi «cinque stelle» più famosi del lago ospita quest’anno 40 matrimoni, a fronte delle 35 settimane di apertura annuale: oltre una celebrazione a settimana. Non riporto il nome poiché mi hanno dichiarato di non avere interesse a essere indicati come una wedding destination, ma il numero è straordinario, soprattutto se si considera che solo il 10% di queste coppie è italiana e il resort organizza spesso solo benedizioni simboliche degli anelli, in quanto la celebrazione effettiva avviene nel paese di origine. Nella nostra area, in circa 50 chilometri quadrati, esistono oltre 40 agenzie di wedding planner. Le innumerevoli ville e sfarzose dimore che prima rifiorivano solo se acquistate da un attore hollywoodiano, possono così ospitare feste danzanti e cerimonie, con la felice collaborazione dei servizi di catering. A livello locale, fioristi, allestitori, fo-
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I testimoni non servono?/ I fIdanzatI non dovrebbero pIù essere obblIgatI ad avere due testImonI per sposarsI. lo ha recentemente sostenuto la commIssIone deglI affarI gIurIdIcI del consIglIo deglI statI a berna. I testImonI dI nozze, una specIe In vIa dI estInzIone? attendIamo Il voto del plenum
Roba da Ricchi L’ultimo della serie è il fondatore di Spotify
tografi e autisti privati di auto e barche lavorano senza sosta. I pasticceri e i negozi d’abiti da sposa non si lamentano particolarmente della crisi. Perfino gli abitanti locali si ritengono soddisfatti perché, nella peggiore delle ipotesi, beneficiano spesso della visione gratuita dei fuochi d’artificio. Tutto ciò, oltre a generare un indotto interessante, sta creando nuove professionalità: sono molto ricercati architetti in grado di progettare allestimenti scenografici e di illuminotecnica, cosi come è in aumento la richiesta di baby-sitter in grado di organizzare
spettacoli d’intrattenimento per i piccoli ospiti. L’unica voce importante che «scappa» all’appello e non si tramuta in introito per la nostra regione, per ora, è l’acquisto dell’anello: spesa cruciale, per i nubendi soprattutto anglosassoni, che viene fatta a casa. Il Ticino, che potrebbe apparire meno competitivo per la valuta, risulta essere invece privilegiato dagli sposi tedeschi in quanto può offrire loro l’accoglienza in lingua e la serenità di una negoziazione semplificata. Che il turismo ci stia insegnando il valore del vivere in un luogo da sogno?
Il lago di Como ha colpito ancora. Pochi giorni fa Daniel Ek, fondatore di Spotify, ha pronunciato il fatidico «sì» a Villa Pliniana con Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, come testimone di eccezione. Ma il Lario, amato da personaggi come Liam Gallagher, Madonna, Bruce Springsteen e l’immancabile George Clooney (nella foto), che da anni vi ha stabilito una delle sue residenze, aveva fatto da scenario nel 2010 al matrimonio della bella Emily Blunt, talentuosa attrice americana, unitasi al collega John Krasinski. Presenze scintillanti che hanno dato un forte impulso alle attività legate ai matrimoni sul lago, vere e proprie «mise en scène», che stanno attirando l’interesse di giovani e spesso facoltose coppie da tutto il mondo.
La fatidica domanda Il 44% ha studiato una scaletta, meticolosamente. Il 47% ha studiato un piano, in modo più approssimativo. L’81% dei fidanzati si inginocchia. L’88% sceglie di porre la domanda in modo classico «mi vuoi sposare?». Il 27% ha chiesto la mano, preferendo uno scenario di grande impatto. Il 13% ha posto la domanda in un parco/bel giardino. L’8% ha voluto che avvenisse in una città famosa. 41
Reportage
Faremo vendemmia bevendo birra Settembre è o non è il mese adatto per apprezzare a tutto tondo, senza sete da afa, un’eccellente bionda artigianale? In Ticino come siamo messi con la produzione? La risposta è doppia: bene, ma meno che nel resto del Paese. Scrive Tommy Cappellini
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aremo vendemmia bevendo birra. Probabile, infatti, che il tempo sia generoso e ci regali qualche settimana di fresco azzurro prima dell’autunno, stagione per eccellenza, la preferita di Puškin, una collezione di giorni di mite bellezza in cui i vini della Mosella diventano particolarmente dorati nei bicchieri, mentre il vento sfoglia nel giardino di Villa Amarena (cfr. Gozzano) un solitario libro di Saba (cfr. Trieste e una donna). Ma bando alla poesia, che non sai mai dove ti porta, torniamo all’oggi e alla birra: settembre è o non è il mese adatto per apprezzare a tutto tondo, senza sete da afa, un’eccellente pilsner artigianale? In Ticino come siamo messi a proposito? Risposta doppia: bene, ma meno degli altri. Per anni il mercato elvetico, mentre l’import navigava poco oltre il 20%, è stato dominato dai grandi gruppi – Feldschlösschen e Cardinal (leggi la danese Carlsberg) e Calanda ed Eichof (l’olandese Heineken) – e possiamo dire che ancora oggi è così. Tuttavia la musica sta cambiando. Secondo gli addetti ai lavori, oltre Gottardo si contano approssimativamente 250-300 microbirrifici, in Ticino almeno 10-15, in crescita. L’Association suisse des brasseries, quest’anno, ha censito 662 birrifici di tutte le dimensioni (erano 81 nel 2000). Con lentezza, anche la nostra ristorazione sta prendendo atto che la birra non è tutta uguale e che globaliz-
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zare il gusto significa tirarsi la zappa sui piedi. Altri amabili segnali in questa direzione: lo scorso 20 agosto la Festa dei Mastri Birrai a Locarno, nonostante il tempaccio, ha fatto il pienone. Così come a maggio LuppolaTI (Chiasso) e a giugno il Chilometro della birra (Mendrisio). Insomma, c’è molta sete in giro, sete sempre più esigente: ed ecco che per la prima volta Gastrosuisse ha organizzato nel nostro cantone, per ottobre e novembre, un corso di «Sommelier svizzero della birra» che sarebbe stato impensabile dieci anni fa. A dicembre 2015, ulteriore segnale di peso, ha aperto a Lugano un «birrificio urbano», Il Fermento, sotto la gestione di due noti ristoratori della piazza, con a capo Roberto Rusca, e in collaborazione con l’Officina della Birra di Bioggio. Novità: a breve ci sarà un’espansione a Bellinzona. Ma prima c’è da raccontare una bella avventura. Ripercorrerne le tappe è condurre una specie di carotaggio nella storia della birra artigianale ticinese. Parliamo proprio dell’Officina. Fondata nel lontano 1999 dal vallesanoticinese Eric Notari, su quello che all’epoca era il campo di bocce dell’ex osteria Dolfini, all’inizio era un brewpub in vago stile francese, con annesso ristorante. Dopo sei sette anni la gestione della parte food è stata ceduta a Spaghetti Store, Eric voleva concentrarsi sulla produzione in bottiglia. Ci ha visto giusto. Complici web e social network, la moda yankee della birra artigianale
Con lentezza, anche la nostra ristorazione sta prendendo atto che questa bevanda non è tutta uguale e che globalizzare il gusto significa tirarsi la zappa sui piedi
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7 BIRRE PER 7+E PIÙ- SCRITTORI 1. Pilsner Di origine ceca, è la birra par excellence. Amara, ben fredda, snebbia e rinforza la lettura dell’Uomo senza qualità di Musil. 2. Porter Color scuro, dal marrone al nero, che non sia pastosa: è la birra che si beve sulla Montagna magica di Thomas Mann. Ideale pure mentre ci si addentra nella Casa desolata di Dickens. 3. Rauchbier Celebre quella di Bamberga. Affumicata (il malto viene essiccato su legna di faggio), evocativa, ben poetica. Per lettori di Jean Paul (L’età della stupidera). 4. Stout Talvolta la si confonde con la Porter, ma lei è più corposa, forse più malinconica. Per chi vuole aspettare Godot con Samuel Beckett. O con lunghe sessioni di Dostoevskij. 5. Weizen Birra di frumento tedesca, un poco frizzante, leggera di gradazione, talora aspra. Beverina, per trascorrere l’estate in facilità, con Hermann Hesse, nei boschi.
si stava espandendo a macchia d’olio in tutta Europa. Distribuiti in Svizzera dall’Amstein, altra azienda che avrebbe molto da raccontare, i «classici» dell’Officina sono diventanti punti di riferimento: gli appassionati drizzano le orecchie quando sentono parlare della «90nove» (ma qualcuno la chiede ancora come «Chiaro di luna»), della «Lisbeth» (ex «Madrugada»), della «Valona» (con farina bona). Ci sono poi la Innah, una IPA, e la Kremlin, una Imperial russian stout. Ultimo recentissimo arrivo, la Mithra, una Irish red ale.
«Abbiamo fatto girare – ci racconta Lucio, il figlio di Eric – una cinquantina di ricette in 17 anni. Nei fusti per il banco oggi ne ruotano 13 sulle quattro stagioni. Birre o emozioni? Entrambe le cose». Lucio si volta per farci vedere la T-shirt con lo slogan del birrificio: «Produciamo emozioni dal 1999». Corretto, e in linea con l’anima mercantile di questo post-capitalismo glocal che stiamo attraversando. I microbrewers americani lo sanno da tempo: la birra dev’essere «instragrammabile», avere quella calda amicizia da campeggio, da rifugio in montagna.
6. Gueuze Tecnicamente appartiene alla categoria delle Lambic (birre a fermentazione spontanea). Quasi acida, richiede pazienza. E allora leggiamola con Céline (Viaggio al termine della notte). 7. Witbier Con buccia d’arancia, coriandolo o altre spezie. Dissetante (è una Weizen), talora furba, ma è solo un’impressione. Quando fa caldo, giocando a scacchi, scoliamocela con Bertolt Brecht. 43
Reportage
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il mastro birraio
«Grano urbano», progetto made in Ticino
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chi beve cosa
w VINO w bIrra w SUpEraLCOLICI
10.6 TOTaLE 31.2 58.2
TICINESI
17 30.4 52.6
12.6 rOMaNDI 25.9 61.5
9.5 SVIZ. TEDESCHI 33.4 57.1
13.9 DONNE 16.8 69.3
38.1
9.1 UOMINI
il consumo di alcolici in svizzera
52.8
Le cose vanno in fretta, però, e quel che nasce per passione rischia di morire presto per moda, pure nel mondo della craft beer, in cui molti si lanciano con prodotti non pensati fino in fondo, troppo eccentrici e senza vera bevibilità, puntando solo sul marketing. Chiediamo a Lucio un parere. «Qui all’Officina abbiamo una filosofia: la birra deve unire. Quando vediamo una bella realtà nascere sul territorio, andiamo a conoscerla, cerchiamo di fare un pezzo di strada insieme. È così che abbiamo incontrato Rud Bir di Gordola, Birra Bozz di Gerra Piano, Terramatta della Val di Muggio, No Land di Melano, Momò di Balerna. È necessario che ci sia un buon ambiente, senza concorrenza frenetica o sleale». Strategia di buon senso. Birra industriale e birra artigianale, infatti, in Ticino sono mondi separati, o cerchi quella o cerchi questa. Se i microbirrifici lavorano tutti per ampliare la cultura della craft beer, possono solo guadagnare terreno. Alla lista di Lucio, per completezza, possiamo aggiungere il birrificio Sottobisio a Balerna, Red Deer Craft Beer di Viganello e Birra Schmid a Biasca. Per tutti c’è da fare. Lo suggeriscono i numeri. Gli svizzeri preferiscono la birra (55,8 litri pro capite nel 2015) al vino (35,3) e al sidro (1,7). Ma il consumo dell’anno scorso – a legger bene le tabelle della Regia federale degli alcol – è pressoché invariato rispetto al 2014. È il momento giusto per sbloccare la situazione. A colpi di boccale.
Ticinese di Viganello, classe 1976, master in musicoterapia, educatore nel settore disabili, una vasta passione per la birra e qualche anno speso tra New York e la California per approfondirla. E alla fine a San Diego – città con 120 microbirrifici, capitale del settore con Portland e Denver – Fabio Colombo s’è ufficialmente «laureato» brassatore. In questi mesi sta sviluppando un progetto per un nuovo birrificio in Ticino. «Il settore della birra artigiana» ci dice «si è sviluppato negli Stati Uniti prima degli anni Novanta. Oggi, laggiù, tiene il 20% del mercato. Se in Svizzera arriviamo al 5% è dir tanto. In California è normale, in un bar, aspettarsi venti birre artigianali alla spina; qui, spesso, beviamo birre con diversi nomi, ma identiche nella sostanza». Mille sapori ci sono ancora sconosciuti? «Anche diecimila, volendo. Sarà l’appassionato, alla fine, a scartare i prodotti assurdi, eccentrici, dilettanteschi. L’importante è che non vi siano mai imposizioni dall’alto – solo lager o pils, niente bock o gueuze – con i grandi gruppi che spingono i gerenti verso contratti che rendono difficile l’accesso dei birrifici artigianali a molti locali». Cosa ci racconti di «Grano urbano», il tuo progetto di microbirrificio? «Sono rientrato in Ticino da quattro mesi, siamo ancora in fase di studio, intanto il nome dice già qualcosa: apprezzo la birra come prodotto agricolo, ma vorrei unirlo al mondo della città. In America questi abbracci sono fecondi; qui meno, per alcuni suonano come ossimori da prendere con le pinze». Oggi circola di tutto: porter al cocco, stagionali alla zucca e alla cannella, IPA con frutti tropicali impossibili, blanche colme di zucchero. Tutto l’ambiente è ossimorico, al minimo. E se tornassimo alla tradizione? «C’è il rischio di atomizzarsi troppo, è vero, di coltivare fantasie imbevibili. Personalmente apprezzo molto quelle delicate opere d’arte che sono le pils ceche e tedesche, complesse e semplici allo stesso tempo, brassate oramai da secoli».
Ticino e non solo
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costume sette regole
Tutti fuori porta Niente di meglio di un picnic per godersi una bella giornata di settembre all’aria aperta, purché si seguano alcune semplici regole igieniche e di stile. Scrive Fabio Martini
Tutti abbiamo sperimentato il piacere di mangiare all’aria aperta, seduti su una coperta (oggi ne esistono di specifiche, morbide sopra, robuste e isolate sotto) in assoluta libertà. Ma c’è chi ha stabilito delle regole per organizzarne uno picnic come si deve: il Tokyo Picnic Club, fondato nel 2002 da un gruppo di designer e architetti giapponesi, ha pensato di dedicargli un decalogo: 1. Meglio in tanti Il picnic è un’attività sociale: più persone coinvolge, meglio riesce. 2. Meteo a piacere Gli eventi inaspettati (pioggia o altro) fanno parte del gioco, quindi, mai rabbuiarsi per questo. 3. Condivisione Non ci sono ospiti od ospitati: tutti possono offrire, assaggiare, partecipare. 4. Tutto pronto Non si cucina mai durante un picnic. 5. Creatività Osa, quando prepari il cibo per un picnic, ed esprimiti al meglio. 6. Eleganza Il tappeto è fondamentale: mai camminarci sopra, ma sempre intorno. 7. Chi va e chi viene Si può andare e venire come si vuole durante un picnic: totale libertà!
Il pranzo all’aria aperta è una cosa seria. Talmente seria che gli inglesi all’inizio dell’800 crearono la Picnic Society, che raccoglieva amanti del teatro e persone che preparavano cibo da condividere con altri affiliati. In verità, l’etimologia del termine picnic rimanda al francese piquenique, che abbina piquer (prendere, rubacchiare) all’arcaico nique (cosa piccola e di poco valore), come si può leggere in un curioso saggio di Walter Levy (The Picnic: A History, Alta Mira Press, 2014). Ciò che caratterizza un picnic è il piacere del contatto con la natura e la partecipazione di più persone. Una particolare attenzione va posta sulle modalità di conservazione degli alimenti. Lo sviluppo dei germi viene infatti solo arrestato dalle basse temperature del frigorifero, ma si ripresenta appena la temperatura esterna sale. Altra avvertenza: se avete in mente di portare panini o insalate preparati con alimenti cotti, ricordate che è essenziale preparare le farciture la sera prima o al mattino presto. Design Da prato Negli anni settanta, assieme ai forti cambiamenti legati alla produzione e al consumo del cibo, sono stati realizzati set da picnic ispirati a compattezza ed essenzialità. «La bomba picnic set» (1972) di von Boch e Fabbrini per Villeroy&Boch, composta da un insieme completo
vela al suo interno un servizio da tavola completo per sei persone. Un progetto valido arriva dallo studio brasiliano di design Bold, con «Combine»: set completo da picnic composto da due ciotole grandi, una ciotola per dividere gli alimenti, una per salse, oltre a piatti, bicchieri e sottobicchieri per sei persone. Il tutto è stato realizzato con materiali ecocompatibili e biodegradabili.
di piatti, insalatiere, bicchieri e posate per quattro persone, era concepita come una struttura a matriosca, con le posate realizzate in lamiera piegata. Un altro oggetto molto curato dal punto di vista funzionale ed estetico è il «Picboll» (1977) dello S.T.G. Studio, con Carlo Viglino, per Fratelli Guzzini, ancora in produzione. Si tratta di una sfera, composta da due contenitori che, aprendosi ri-
Conferenza pubblica della Fondazione Svizzera di Cardiologia
Il cuore perde il ritmo La fibrillazione atriale, il più frequente disturbo del ritmo cardiaco
Mercoledì 14 settembre 2016, dalle 18h30 alle 20h00 Hotel Lugano Dante, Piazza Cioccaro 5, Lugano <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUxMLAwNgMAiwm3bw8AAAA=</wm>
• Dott. Claudio Städler e Dott. Carlo Cereda, responsabili Stroke Center, Neurocentro della Svizzera Italiana, Ospedale Regionale di Lugano, spiegano i pericoli della fibrillazione atriale per il cervello <wm>10CFXLIQ7DQAxE0RN5NePYu3YMo7AoIApfUhX3_qhqWcBn7x9HecO_bT_v_SqCZmJALL002bIHoozZXAcLCSrYV7o6BiMfi6hiAJg_I0gBJ13URGOGoX1e7y9O-8vWdQAAAA==</wm>
• Dott. Giorgio Moschovitis, Caposervizio Cardiologia, Ospedale Regionale di Lugano presenta i metodi di trattamento moderno della fibrillazione atriale • Discussione e domande del pubblico Alla conclusione della manifestazione sarete cordialmente invitati a un aperitivo. Ingresso libero, senza iscrizione.
Fondazione Svizzera di Cardiologia Con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale
Con il cortese sostegno di
Ticino e non solo
sette continenti
Isole Baleari ad andamento lento
N
ote ai più per le chiassose discoteche di Ibiza come Ushuaïa e Pacha, e Formentera per le folle di calciatori e veline che affollano le spiagge nei mesi più caldi, le Baleari sono meno note per altri aspetti, meno mediatici ma in grado di catturare l’anima. Girando a zonzo per le stradine di Ibiza a bordo di una decapottabile, sintonizzandosi con la vibra stravagante dell’isola, la vista si perde: tra le piante di ulivo, l’architettura sommessa e chic delle sue case bianche, i muretti di sasso e le nicchie di roccia e mare. 46
A cAcciA del trAmonto Lungo i suoi 60 chilometri di lunghezza (è larga circa 20) Ibiza offre un grande numero di alcove dorate, calette selvagge e ampie distese di spiaggia bianca. A sud dell’isola c’è il Parco naturale di Ses Salines. Vi si trovano le antiche saline di Ibiza che tutt’oggi offrono al mondo pregiati cristalli di sale (Sal de Ibiza). Attraversandole si raggiungono due grandi spiagge. Da un lato Ses Salines, la sorella maggiore più cool con locali come Sa Trinxa, e dall’altro Es Cavallet, la sorellina più
selvaggia. Entrambe sono ricoperte da un manto di sabbia fine e dorata. Per una sosta glamour nell’entroterra si passa da Atzarò, dove potreste anche fermarvi per la notte. L’atmosfera è curata fin nel dettaglio e offre l’occasione di una siesta all’ombra della vegetazione lussureggiante così come di un massaggio nella sua SPA. Per momenti di pura pace dei sensi, con gli occhi persi nel blu del mare, c’è il beach club Amante Ibiza… Dolcemente appoggiato sulle alture di una spiaggia naturale e deserta invita a una sessione di yoga, cinema
ticino7
Volare dal Ticino/è possibile raggiungere ibiza dall’aeroporto di lugano-agno (con scalo a ginevra o zurigo). i prezzi variano a dipendenza dei giorni di partenza e di rientro. per informazioni e orari: www.lugano-airport.ch, www.etihadregional.com/it o www.swiss.com/ch/it.
Come girarle Noleggiare un’auto è semplicissimo e numerosi sono i servizi presenti sulle isole. Per chi invece volesse dare un tocco di stile particolare ai propri spostamenti facendosi notare sempre è possibile noleggiare auto vintage presso ibizafunrentacar. com. Per coloro che preferiscono la libertà e il vento sulla faccia, si possono affittare dovunque scooter e motorini. Mentre per gli eco-liberi la bicicletta resta il must.
ibiza gourmet
sotto le stelle o a una sosta gourmet per papille gustative esigenti. Gli spiriti avventurosi ameranno raggiungere a piedi le coste rocciose e mozzafiato di Punta Galera e Atlantis. Quando si avvicina la sera, la caccia al tramonto è aperta. Il posto prediletto di sempre è Cala Compte dove dune di sabbia, promontori rocciosi e isolette all’orizzonte offrono uno scenario mozzafiato. Fate un ultimo tuffo nella dolce spiaggetta a sinistra e poi dirigetevi al Sunset Ashram, vero e proprio tempio del tramonto, per godervi la palla dorata che scende a fondersi nell’orizzonte blu sorseggiando un drink. Con molta Calma e indulgenza Formentera è la compagna calma e indulgente. È pace dei sensi e pianeggiante gioia di vivere… Le sue spiagge, oseremmo dire, sono ancora più belle di quelle di Ibiza. Il colore del mare è una festa in cui si incontrano le tonalità caraibiche con i ritmi sardi. Percorrerla in bicicletta, in scooter o in coupé è un piacere fino ad autunno inoltrato: l’importante è avere i capelli al vento! Le acque, scaldate dai mesi estivi, invitano a bagni frequenti. Le spiagge idil-
liache, e per questo gettonatissime, di Illetes finalmente offrono un’atmosfera più intima. Possono essere esplorate e gustate per lunghe ore sornione. Anche playa Migjorn è una lunga striscia di bellezza sabbiosa… Consigliano gli esperti: il Chiringuito lucky è posizionato in un punto di mare spaziale mentre al rustico Kiosko 62, la quinta essenza del baretto da spiaggia, fanno la Pomada: intruglio a base di gin e limone fresco che neutralizza ogni residuo di tristezza, da accompagnare a una buona tortilla. Se a Migjorn c’è il vento si va sull’altro versante a Es Calò e non si rimane affatto delusi. Il villaggio dei pescatori di Formentera sorge al termine di una spiaggia paradisiaca. Sabbia bianca e acqua cristallina. Il paesino ha dei ristoranti con vista mozzafiato dove godersi paella e altre specialità di pesce con gli occhi nel blu, per i vegetariani consiglio invece l’insalata con queso de cabra! Verso sera il paese di San Ferran, con le sue stradine che paiono essersi fermate nel tempo, permette di godersi la frescura. Pronti, partenza, via, le isole Pitiuse sono lì a farti perdere la testa! Un viaggio di Keri Gonzato
Le offerte dell’isola in termini di cucina sono infinite. Per una full immersion spagnola nelle tapas, El Destino a San Josep de sa Talaia è perfetto. Poco distante si trova anche Pasiòn, noto per la sua strabiliante cucina bio e rigorosamente vegetariana. Se invece volete spingervi nel cuore pulsante della cittadina di Eivissa vi aspetta una scelta sfiziosa, a spasso tra le cucine del mondo, nel dedalo ciottoloso della bella città antica…. Tra un bagno d’acqua e uno di sole, i ristoranti che danno ristoro sono numerosi: ottimo per mangiare del buon pesce è il Es Calò Restaurant mentre Integral propone cibo salutare e vegetariano. In ogni caso vale la pena assaggiare il flao, dolce tipico a base di farina, acqua, olio, anice, granelli di matafaluga, uova, zucchero, formaggio fresco di pecora e menta.
Comunità autonome
Le i Baleari sono una delle Comunità Autonome o «uni provinciale» (ovvero comprendente una sola provincia) del Regno di Spagna. Le isole dell’arcipelago sono pertanto considerate un’entità territoriale: al pari delle altre Comunità Autonome spagnole, e in quanto tali godono di autonomia legislativa, possono dunque amministrarsi mediante propri rappresentanti. A margine del Governo locale, ognuna delle isole è dotata di un’organizzazione politica e amministrativa propria, detenuta dai Consejos Insulares (Consigli Insulari) di Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera. 47
Ticino e non solo
Stile
La piega è quella giusta sette modi per indossarla 1. Piega a quadrato
Un modo estemporaneo per dare una botta di classe e brio al completo da uomo, magari troppo formale? Facile, basta infilare nel taschino sinistro della giacca, sì proprio sul cuore, un bel fazzoletto, la «pochette» come spiegano gli eruditi in materia. Scrive Marisa Gorza
2. Piega a triangolo/1
3. Piega a triangolo/2
4. Piega a due punte
5. Piega a tre punte
6. Piega a sbuffo/1
7. Piega a sbuffo/2
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L’
etimologia deriva da «poche», parola francese per tasca, tant’è che lo stesso nome, declinato al femminile, descrive un tipo di borsetta grande come una scarsella, appunto. Il fazzoletto da taschino furoreggiava negli anni Ottanta, tempi di ricercato edonismo e ora pare tornato prepotentemente di attualità (che ci sia una correlazione estetica tra gli eighties e i
giorni nostri?): un accessorio perfetto per chi ha il gusto dell’eleganza personalizzata. Di fatto si tratta di un dettaglio di grande raffinatezza che può contribuire non poco ad arricchire e armonizzare il look maschile, a partire proprio dai giovani vip: basti citare le tenute classic/unconventional di Lapo Elkann. Lo sbuffo dal taschino di blazer o doppiopetto non gli manca quasi mai.
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la storia Un tratto distintivo
La regoLa d’oro La pochette piace a tutti o quasi. Pochi però ne conoscono il vero pregio che è quello della nonchalance, della naturale disinvoltura. Ha un valore da definire «aggiunto». Come, del resto, la cravatta. Da qui la spinosa domanda. Va abbinata alla stessa o no? A parte il fatto che il fazzoletto può anche uscire da solo, specialmente portato con capi sportivi, secondo gli elegantoni è preferibile che non sia noiosamente uguale a cravatta o papillon. Bensì richiamarne uno dei colori o essere ton sur ton con la camicia. Un abbinamento sicuro è quello del capo spalla dalla fantasia a righe o quadri e pochette in tinta unita. Sempre prestando attenzione all’insieme cromatico. In colore bianco, unita a un abito scuro, è pur sempre un vessillo di eleganza pura. Se colorata e riccamente stampata porta allegria e positività, perché no? Può essere in seta, lana, lino o cotone e l’unica discriminante che va al di là del gusto personale è rappresentata dal texture della giacchetta. Se questa è realizzata in una trama di lana opaca, la pochette perfetta è quella in seta che regala luminosità all’impianto. Sperimentare, provare e riprovare e magari inventare nuove combinazioni, può essere la regola d’oro di uno stile proprio, accattivante e seducente. Cioè quello che ti fa dire: beh, mi farei volentieri portare a spasso da un tipo così!
SpigLiata eLeganza Un diffuso dubbio, legato a questo piacevole accessorio, è in che modo debba essere piegato. Il web è comunque prodigo di fazzoletti ripiegati a ghirigori o a indefinibile oggetto volante, spacciati per nuove tendenze. A voi la scelta. Premesso che l’esagerata precisione millimetrica fa a pugni con la scioltezza che contraddistingue la vera eleganza, i modi di portarlo sono svariati. Per cominciare la pochette non deve sporgere esageratamente dal taschino, né nascondersi troppo timidamente al suo interno. La misura giusta del lato, orlato a mano, varia dai 27 cm ai 40. Il modo più classico, semplice e veloce è quello che prevede la forma piatta e squadrata da sistemare in loco senza pieghe. Mentre più movimentato è quello a triangolo, con la punta rivolta verso l’alto. Le punte però possono essere anche due o tre e, come un eclettico origami, arrivare anche a quattro, ripiegato varie volte su se’ stesso e aperto a ventaglio. Oppure il giovanotto può optare per lo sbuffo inserito nel taschino in modo apparentemente casuale. Questa preferenza però richiede un plus di spigliatezza ed è quella amata da noi femminucce, quando decidiamo di adottare in proprio il gustoso corollario maschile. Da indossare in qualsiasi contesto e momento della giornata con pieghe o senza pieghe, con cravatta e ancor meglio da solo.
La storia della pochetta va di pari passo con quella del fazzoletto vero e proprio. Il primo termine che lo identifica è l’egiziano «emitubion», le genti del Nilo ne avevano a bizzeffe nei loro corredi, rigorosamente in lino. Inoltre Plutarco racconta che la seducente Cleopatra mandava al suo Antonio, quali messaggi d’amore, fazzoletti intrisi delle sue sofferte lacrime. Si chiamava «nasiturgium» durante l’Impero Romano, ma diventava «sudarium», quando serviva agli oratori per tergere il sudore, proprio come faceva Pavarotti in concerto. Nel Medioevo a produrre i fazzoletti più belli sarà la città di Genova, con i suoi «mandilli de saea», nome rimasto anche per indicare le lasagne al pesto... Durante il Rinascimento le dame lo tenevano tra le mani e lo esibivano come un gioiello. Tuttavia la diffusione come accessorio maschile è merito del vanitoso re Luigi XIV, il Re Sole, che ogni mattina, dopo aver terminato l’elaborata toilette, si faceva portare un vassoio di fazzoletti di fattura pregiata, rifiniti con trine o fiocchi ai quattro angoli. Luigi lo sceglieva in base al colore di ciò che indossava e all’umore del giorno, poi lo infilava nella tasca della marsina facendolo ricadere a cascata. Comune nell’ottocento, quando si delinea il completo maschile, sbarca nel secolo breve trionfando nel cinema degli esordi. Non di rado il protagonista se lo toglie dal taschino per porgerlo con gesto galante alla fanciulla in lacrime. Via, via personaggi famosi come Curzio Malaparte, Filippo De Pisis, Vittorio De Sica, Totò e altri ancora ne hanno fatto la loro bandiera di ricercatezza. 49
Relax
stelle & curiosità l’oggetto L’accendino
Astroparade
di Betty
L’arrivo di Giove scompagina il quadro nonostante Bilancia e Ariete mantengano il podio e Scorpione resti in coda. Gemelli e Sagittario in ascesa, Toro ancora troppo legato ai beni terreni
Un sostantivo solo ma che nasconde almeno due distinte categorie di accendini: quelli ricaricabili (a benzina oppure a gas) e quelli «usa e getta», i più diffusi e purtroppo anche poco riciclabili e assai inquinanti. Se questi ultimi in plastica e metallo hanno da poco compiuto i 40 anni - la Bic lo mise in commercio nel 1973 - il primo prototipo di accendino a gas fu realizzato da Johann Wolfgang Döbereiner circa 150 anni prima, nel 1823. Ma chi era costui? Nato in Baviera nel 1780, si formò come farmacista. In parte autodidatta, nel 1810 diventò professore universitario e nelle sue ricerche scoprì proprietà comuni ad alcuni elementi quali il calcio, lo zolfo, il cloro e lo iodio. La sua invenzione nota come «Lampada di Döbereiner» era formata da un contenitore dove lo zinco reagiva con l’acido solforico producendo idrogeno gassoso: una sorta di lampada (molto pericolosa) con un’accensione garantita da un filamento di platino. L’invezione rimase in uso ancora nei primi decenni del ‘900 quale accendino da tavolo, ma fumare stava diventato sempre meno elittario e la diffusione della sigaretta portò allo sviluppo di apparecchi sempre più tascabili ed economici. Come il già citato Zippo (nell’immagine) prodotto americano dell’inizio degli anni ‘30 e ancora oggi fedele al suo design originale. Un classico più volte copiato.
istruzioni per l’uso Sette consigli per un invito a cena di Walter Mariotti 1. Ricordate che la cena è un buon modo per conoscere 50
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BILANCIA
L’ingresso di Giove in Bilancia il giorno 9 apre a un periodo straordinario. Tutto vi è concesso: «La cosa più deliziosa non è non aver nulla da fare, è avere qualcosa da fare e non farla» ha dichiarato lo scrittore Marcel Achard. L’ozio creativo paga sempre purché si resti coscienti della propria scelta.
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GEMELLI
Le spinte creative emergeranno con forza travolgendo ogni aspetto della vostra esistenza. Anche il desiderio della persona amata (Venere sostiene i nati tra la prima e la seconda decade) si farà pressante. Sarete travolti dall’avvenenza e dal carisma delle persone che ammirate. Saprete trarne beneficio e pillole di saggezza.
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ARIETE
Al momento sembra preferiate godervela alla grande e tutto sommato fate bene visto che, come una volta ha detto Johnny Carson, «conoscevo un uomo che aveva smesso di fumare, di bere, di fare sesso e di mangiare pesante. È rimasto in salute fino a che non si è suicidato». Imparate però a tenere la lingua a freno.
4 ACQUARIO
5 LEONE
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7 CAPRICORNO
8 VERGINE
9 CANCRO
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Giove vi sarà favorevole per più di un anno. Evitate chi frena le vostre ambizioni. «Le persone da poco lo fanno sempre, ma solo chi è veramente grande ti fa sentire che anche tu potrai diventare come lui», scriveva Mark Twain.
Mercurio, Plutone e Urano in reciproco aspetto. Uno stellium forte che tende a sollecitarvi un po’ troppo mentalmente: ne consegue che gli altri vi appariranno lenti ma la vostra precipitazione può farvi trascurare aspetti importanti. Giove e Venere vi rendono tanti piccoli Dorian Gray. A parte i nati in marzo che sentiranno su di loro il peso e i condizionamenti dovuti a inadeguati sensi di colpa oppure a un mal riposto senso del dovere. Malinconie tra il 15 e il 17.
una persona, ma un caffè è meglio. E costa meno. 2. In vista della cena, mangiate moltissimo a pranzo. Chiunque sia il commensale, meglio che si faccia un’idea leggera di voi. 3. Se è la prima volta, scegliete luoghi modesti, periferici, soprat-
AncheperiruggentiLeoniGiovefa la sua parte. Crescita economica, eredità, opportunità professionali. Inoltre, Urano porta inaspettatamente alla ribalta una circostanza che avevate trascurato. Non trascurate gli affetti familiari. ConNettunoinopposizione,Marte e Saturno in quadratura, vi sentite colmi di dubbi e incertezze. Fanno eccezione i nati nella terza decade piuttosto vivaci perché ancora stimolati dall’ultimo transito di Giove. Riposate senza prendervela troppo.
«Con i soldi, come con un falso concetto di libertà foriera di guadagni più gli interessi, compri solo la realizzazione del desiderio, mai il desiderio. È come mandareinviaggiountuoritrattoaltuoposto,non sei né via né più a casa», scrive Aldo Busi.
tutto senza carta dei vini. Dalla faccia del vostro ospite si capiranno molte cose. 4. Se non è la prima volta, fate scegliere a lui/lei il locale. Non per andarci davvero, ma per prendere le misure con i suoi riflessi. 5. In ogni caso, prenotate. E lasciate la
Giove e Venere favorevoli: riuscirete a guardare con maggiore serenità le decisioni e i cambiamenti sollecitati da Marte e Saturno. Fate il vostro interesse. Abbiate fiducia in voi stessi. Mercurio disarmonico. Bene tra l’11 e il 12 settembre. Secondo Oscar Wilde, «il pettegolezzo è gradevole! La storia è solo pettegolezzo. Ma lo scandalo è un pettegolezzo reso noioso dalla moralità. Un uomo che moralizza è di solito un ipocrita, e una donna che moralizza è scialba».
Drastico Giuseppe Prezzolini: «una donna che si ama, non si sposa; il peggior insulto che possiate farle è di trasformarla da amante in moglie». Comunque sia, affrontare a piccole dosi ciò di cui abbiamo paura ci rende persone migliori.
mancia al cameriere. 6. Al primo appuntamento, arrivate in ritardo di quindici minuti. Se l’altro vi attende, e sorride, le cose non si mettono bene. 7. Se invece non vi attende, le cose si sono messe molto bene. Non era la persona per voi.
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1. Imbroglioni, mascalzoni w 10. Il poeta delle «Rime in volgare» w 11. Cuor di cane w 12. Commedia w 13. Miniera w 15. Il nome della Fallaci w 17. La nota più lunga w 18. Fiumiciattolo w 19. Nome d’uomo w 20. I confini di Melano w 21. Ritrovo pubblico w 22. Cuor di balordo w 23. La prima nota w 24. Starnazza w 26. Il leggendario vampiro dei Carpazi w 30. Spagna e Italia w 31. Un serpente velenoso w 34. Sophia, attrice w 36. Il niente del croupier w 37. Innalzarsi, erigersi w 39. Avanti Cristo w 41. Uncino da pesca w 42. Intacca i denti w 45. Istituzioni w 47. Con Qui e Qua w 48. Mezza rata w 50. Il circo nel cuore w 51. Ultimo Scorso w 52. La prende il tiratore w 54. Pari in laghi w 55. Il fiume di Berna w 56.Bicchiere, coppa
VeRTIcALI
1. Il primo romanzo di Camilleri con Montalbano w 2. Il tesoro dello Stato w 3. L’astro più lucente w 4. Tosatura w 5. Acclamazione, plauso w 6. Consonanti in fiuto w 7. Pari in Marocco w 8. È anche da gioco w 9. Inspirare w 14. Occhiello w 16. È ai piedi del Gottardo w 21. Canta «Con te partirò» w 23. Preposizione semplice w 25. Bitume w 27. Cattivo w 28. Si empiono di schede w 29. Bella valle del Trentino w 32. Trampolieri w 33. Relative ai sogni w 35. Pedina coronata w 38. Mezzo vaso w 40. Cagione, movente w 43. I confini di Rovio w 44. Il nome di Segal w 46. Lo teme l’oratore w 49. Variopinto pappagallo w 53. Il nome di Pacino
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La soluzione del Concorso apparso il 26 agosto è: TITOLARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Marusca Herrmann 6746 Lavorgo Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti! 51
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