Ticino7

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L’appuntamento del venerdì

REPORTAGE - CALICANTUS

Il segreto della musica AGORÀ

Famiglie aperte TURISTARIO

Mucche in libertà TENDENZE

Moda occhiali

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Giornale del Popolo

Tessiner Zeitung

CHF. 2.90

con Teleradio dal 3 al 9 maggio


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numero 19 1. maggio 2009

Agorà Affido. A proposito di famiglie aperte

DI

VALENTINA GERIG

Arti Joelle Léandre. Sono i margini che tengono le pagine Media Graphic novel. La guerra a fumetti

DI

Turistario Mucche in libertà

Tiratura controllata

Salute Gemmoterapia. La medicina della primavera

90’606 copie

Chiusura redazionale Venerdì 24 aprile

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Vitae Flavio Cardellicchio

DI

DUCCIO CANESTRINI

MARCO JEITZINER

GIANCARLO LOCATELI

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VALENTINA GERIG . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Impressum

DI

DI

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DI

ELISABETTA LOLLI

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Reportage Calicantus. Il segreto della musica

DI

F. MARTINI; FOTO DI R. KHATIR

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Direttore editoriale

Tendenze Moda. L’occhio vuole la sua parte

Redattore responsabile

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Peter Keller

Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

DI

MARISA GORZA

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Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Coriste del coro Calicantus Fotografia di Reza Khatir

Libero pensiero

Cortesi redattori, sono una attenta lettrice del vostro giornale che trovo interessante per la qualità degli articoli scritti e per i bellissimi servizi fotografici che considero una vera e propria sorpresa ogni venerdì. Essendo, nonostante l’età non più giovanissima, una grande appassionata di danza, trovo che nello spazio dedicato alla cultura riservate troppo poco spazio al balletto classico e alla danza più in generale. Ricordo un articolo sul magico Roberto Bolle apparso ormai parecchio tempo fa. Poi nulla più. Convengo che anche le altre arti meritano grande attenzione (apprezzo molto gli articoli sulla musica classica di Oreste Bossini e quelli di Francesca Rigotti) ma mi sembra che si farebbe cosa utile nel dare più spazio a questa importante disciplina anche perché a livello cantonale (con l’eccezione del Teatro di Chiasso) non si fa un granché per promuoverla. Mi auguro dunque con questa mia lettera di stimolare la vostra attenzione su un argomento che mi sta da sempre molto a cuore. Un cordiale saluto, R.B. Ascona Gentile lettrice, condivido pienamente le sue parole: lo spazio riservato alla danza è stato insufficiente e sono felice di ricevere un suggerimento in questo

senso. Per pura coincidenza, e non nel tentativo di difendermi dalla sua critica, sul prossimo numero comparirà un articolo, sempre a firma di Alessandro Tabacchi, dedicato a un grandissimo personaggio del balletto classico. È inoltre nostra intenzione dedicare maggiore spazio alla danza contemporanea anche attraverso reportage e servizi fotografici. Numerose sono infatti le compagnie di giovani danzatori e coreografi che meriterebbero visibilità e attenzione. Del resto, come scrivo anche nel testo del Reportage presente su questo numero e dedicato al coro e alla scuola Calicantus, la danza rappresenta insieme alla musica l’arte sociale per eccellenza: la si pratica con gli altri e le sue origini affondano nella notte dei tempi. Per non parlare poi della funzione relazionale che aveva, e in parte ancora ha, nelle sue forme più popolari: la balera era lo spazio deputato all’incontro e alla conoscenza fra ragazzi e ragazze e in cui si favorivano i primi contatti fisici all’interno di un sistema regolato da norme di comportamento ben precise. Oggi la discoteca ambisce forse a svolgere il medesimo ruolo ma con alcuni addentellati certo assai meno edificanti… Cordialmente, Fabio Martini


A proposito di famiglie aperte

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“N

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Agorà

Si parla molto spesso di adozione, ma assai meno di affido. Eppure, in Ticino, servirebbero ogni anno una decina di nuove famiglie affidatarie. Ne abbiamo parlato estesamente con chi conosce bene i dubbi e le paure di chi ha scelto di essere un genitore un po’ speciale on bisogna essere una superfamiglia per diventare una famiglia affidataria”. Sono queste le parole con cui Andrea Milio, consulente sociale di ATFA (Associazione Ticinese Famiglie Affidatarie), conclude la nostra chiacchierata su una pratica diffusa ma non abbastanza conosciuta, che spesso viene scambiata per adozione e che può suscitare paure e dubbi da parte di chi la considera un’esperienza troppo forte. Ma proviamo a fare un passo indietro e vediamo di capire meglio a cosa ci si riferisce quando si parla di affido familiare.

loro domande, esprimono dubbi e paure, ci chiedono cosa devono fare per proseguire il percorso di affidamento”. Insomma, la sensazione è che si tratti di un’esperienza a cui ci si può avvicinare in assoluta libertà: “È come quando devi fare un viaggio di mille chilometri: se ci pensi ti viene male ma poi in realtà lo affronti un passo alla volta”– ci dice Andrea Milio – “Le cose nuove spaventano sempre ma bisogna sapere che non si è soli, si può contare sugli altri. È un percorso che intraprendiamo insieme”.

Un percorso di libertà

Emotività e distacco

Due le precisazioni importanti da fare subito riguardo all’affido: si tratta di un provvedimento temporaneo mediante cui si accoglie un minore in difficoltà nel proprio nucleo familiare. Non è adozione, quindi. I rapporti con i genitori naturali non solo continuano ma sono anzi auspicabili. In secondo luogo, le famiglie affidatarie non devono essere composte solo da coppie sposate. Per chi non lo sapesse, l’affidamento è permesso anche a conviventi, persone singole o divorziate, senza limiti di età. Veniamo alle diverse possibilità: l’affido a medio - lungo termine è quello che prevede la presenza del minore nella propria famiglia per un periodo imprecisato, in media sei anni; l’affido SOS invece consiste nell’accoglienza di un minore per un breve periodo, al massimo tre mesi, in un momento di urgente necessità. In entrambi i casi, le famiglie hanno diritto a un sostegno economico per coprire le spese di mantenimento e di educazione del minore. Andrea Milio ci spiega a grandi linee le tappe del percorso per diventare famiglia affidataria: “Per prima cosa bisogna contattarci (www.atfa.info); noi inviamo il materiale informativo e aspettiamo l’eventuale risposta”, spiega. “Non siamo noi a richiamare per incidere sulla decisione, rispettiamo gli andamenti familiari. Se si propende per il sì, fissiamo un primo colloquio a domicilio, senza impegno. Le famiglie ci pongono le

In Ticino gli affidi sono circa 120, una cifra che si è mantenuta pressoché costante negli anni. La metà è costituita da affidi a parenti, zii, cugini e nonni, a persone cioè appartenenti alla sfera familiare. Gli altri sono extra familiari. I problemi che sono all’origine dell’affido sono spesso legati a maltrattamenti, trascuratezza, incapacità genitoriale, problemi psichiatrici, tossicodipendenze, altre volte si tratta di donne sole che non ce la fanno a crescere i propri figli. Mettiamoci per un momento anche nei panni di chi si vede allontanare il proprio figlio: come reagiscono i genitori naturali? “Male – ci dice Andrea - quasi sempre si oppongono perché difficilmente si rendono conto delle proprie problematiche e della difficoltà a crescere un bambino in un ambiente sano. A volte preferirebbero l’istituto perché vivono con la famiglia affidataria una sorta di competizione: la considerano la famiglia «buona» che, temono, allontani ancora di più i propri figli. La decisione, comunque, viene compiuta dopo un’attenta valutazione da parte dei colleghi della Commissione Tutoria regionale e dell’Ufam (Ufficio delle famiglie e dei minorenni, ndr)”. Torniamo alla famiglia affidataria. Quando l’affido è a lungo termine, il luogo comune più diffuso è la paura del distacco. Ovvero: cresci un figlio come fosse tuo, ti senti chiamare mamma e poi devi


Il valore di una scelta Ma come nasce il desiderio di allargare la propria famiglia a un nuovo elemento? Lo abbiamo chiesto a una famiglia affidataria. Jean Pierre e sua moglie Marisa sono una coppia con quattro figli maggiorenni. Hanno scelto l’affido da ben 14 anni: nel corso di questo periodo hanno ospitato 12 minori in forma SOS. “La nostra decisione nasce

in seguito a una richiesta da parte di una commissione tutoria 14 anni fa. Dopo la buona collaborazione avuta con i servizi sociali per un affido a lungo termine, abbiamo accettato anche la sfida del progetto famiglia affidataria SOS. La nostra scelta però è sempre stata sottoposta prima a tutto il nucleo familiare, e solo quando è stata condivisa e approvata anche dai nostri figli, abbiamo a nostra volta confermato la disponibilità”. Un affido, infatti altera il menage familiare, il concetto stesso di possesso si modifica notevolmente, soprattutto per i figli naturali: “Devono condividere gli spazi abitativi con delle persone dapprima vissute come estranee, che si appropriano di ambiti prima riservati unicamente a loro”. Se i momenti difficili ci sono, l’individuazione dell’abbinamento si fonda comunque sull’effettiva corrispondenza tra le esigenze del minore, le caratteristiche e la disponibilità della famiglia affidataria.

I bambini si trovano così ad avere due mamme. Questo crea confusione in loro? Andrea Milio mi risponde che spesso i bambini “chiamano entrambe «mamma», specialmente quando sono piccoli. Nella loro testa penso sappiano bene chi siano i genitori naturali, ma crescono con una mamma e papà di riferimento che danno loro sicurezza”. Le questioni legali, i tormenti di famiglie difficili, le paure di genitori che si sostituiscono con mille paure a volte hanno la fortuna di passare in secondo piano quando dalla rabbia e dalle tempeste che agitano bambini e ragazzi sballotati qua e là, spunta un sorriso. Jean Pierre ci viene in aiuto con un suo ricordo: “Abbiamo avuto una ospite di quindici anni alla quale una volta abbiamo scattato delle foto con sua sorella che era venuta a visitarla. Quando le ha viste, ha detto che erano le prime foto della sua vita nelle quali lei sorrideva. Questo naturalmente ci ha molto colpito”.

» di Valentina Gerig; illustrazione di Danila Cannizzaro

lasciarlo. Chiediamo ad Andrea Milio se è davvero così: “Sicuramente è un momento difficile, un trauma. Ma ce ne sono pochi di rientri, nel senso che spesso gli affidi durano fino alla maggiore età, dopodiché diventa una scelta del minore. Comunque, per contrastare tutte le paure dei genitori affidatari, durante l’anno organizziamo degli incontri in cui si ricorda alla famiglia che l’affido è a termine. Noi spingiamo molto affinché si partecipi a questi gruppi, per avvalersi delle esperienze di chi ha già vissuto le stesse situazioni”.


“Sono i margini che tengono le pagine”

Film

BasseContinue Hors ŒL Editions, 2008 Il film di Christine Baudillon, contiene interviste e spezzoni di concerti con Anthony Braxton, George Lewis, Barre Phillips e altri.

mente al centro, al nocciolo, all’essenza”. Musicista a tutto campo, tanto a suo agio con la pagina scritta che con l’improvvisazione totale, Joelle Léandre ha inoltre lavorato con grandi nomi del jazz e della Joelle Léandre. Fotografia di Walter Deixler tratta da www.linz09.at musica improvvisata come per esempio Derek Bailey, Evan Parker, Irene Schweizer, Jean-Luc Godard risponde- di mesi, su quanto scritto e Steve Lacy, Fred Frith, e John Zorn. È stata va così a un intervistatore composto, modificandolo e membro dell’European Women Improvising televisivo che, forse per sot- cambiandolo. In linea geGroup e ha fondato il Trio Les Diaboliques, tolinearne la caratteristica di nerale, nella composizione con Irene Schweizer e Maggie Nichols. Ha confine, definiva “marginale” ci sono degli obiettivi – ha scritto molto per la danza, il teatro, e realizil lavoro da lui svolto: “Come un inizio, uno svolgimento zato svariate performances multidisciplinavoi sapete, sono i margini e una fine.” ri. La sua attività l’ha portata a esibirsi sulle che tengono le pagine”. La Joelle Léandre si è formata in scene piú prestigiose d’Europa, d’America metafora viene citata, in una orchestra e nell’ambito della e d’Asia. Nel 2007 ha suonato in solo nel bella intervista di Francesca musica contemporanea. Ha festival “Jazz em Agosto” nella prestigiosa Odilla Bellino per “All About suonato con Itinéraire, 2E Calouste Gulbenkian Foundation di LisboJazz”, dalla contrabbassista, 2M e l’Ensemble Interconna, dove si è esibita anche con il “Quartet improvvisatrice e composi- temporain di Pierre Boulez. Noir” in compagnia di Marilyn Crispell, Urs trice francese Joelle Léandre Ha lavorato anche con Merce Leimgruber e Fritz Hauser. proprio per descrivere il lavo- Cunningham e John Cage e Come per la maggior parte dei musicisti ro dell’improvvisatore, di chi hanno composto per lei, oltre che fanno musica improvvisata per Joelle fa musica improvvisata. Un allo stesso Cage, compositori Léandre vita e musica sono un tutt’uno: “In lavoro di resistenza, passione, come Scelsi, Fénelon, Jolas, fondo la vita è un’intera avventura. Sono gli coraggio e pazienza. Kagel e Clémenti. altri che ci dicono cosa non va bene, cosa “Vivere e avere una coscien- Riguardo all’incontro con Canon bisogna mangiare, cosa non bisogna za implica prendersi delle ge nell’intervista citata Joelle mettersi. […] Tutto ci impedisce di esprimere responsabilità, significa so- afferma. “È stata una figura le nostre preferenze, le nostre diversità. Perstanzialmente correre dei molto importante perché mi ché si rifiuta l’individuo?! Perché si rifiuta rischi. La musica che suono ha fatto ascoltare il mondo l’improvvisazione da qualche secolo anche comporta che si debbano nei conservatori? L’imcostantemente correre dei Contrabbassista francese attiva nel campo provvisazione è una rischi. Per me, l’improvvidella ricerca musicale, è una delle maggiori musica rischiosa, in sazione è un vero e proprio costante tensione. Solfigure dell’improvvisazione contemporanea leva questioni molto linguaggio ed è un’arte. L’improvvisazione è real time, è profonde! Al contrario azione pura, è essere den- attorno a me. ‘Lasciate che i bisognerebbe parlare dell’improvvisazione: tro l’azione in tempo reale, suoni siano ciò che sono’, mi è un nutrimento, è una musica del tutto naanche senza un obiettivo diceva sempre. Mi ha aperto turale. Forse perché non c’è nulla di più inespecifico. Ben diversa è la a una infinità di possibili che rente all’individuo che l’improvvisazione e composizione, che è un’arte ancora oggi continuo a esploquesto è, ancora una volta, legato al correre in tempo differito, perché rare. La sua lezione è andata dei rischi e al prendersi delle responsabilità. ci puoi tornare a distanza oltre ed è arrivata direttaÈ una poetica della vita”.

» di Giancarlo Locatelli

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Joelle Léandre Concerto Grosso Tonesetters/Jazz Halo, 2005 Disco in solo che “sintetizza trent’anni di lavoro e incontri”.

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Arti

Dischi


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donne, bambini e anziani, nel 1982 da parte dei falangisti cristiani. In un percorso a ritroso, sospeso tra inchiesta e dimensione onirica, Folman si avvale di testimoni e amici per risalire a quei terribili giorni, per superare le amnesie, i vuoti di memoria e la rimozione che li ha colpiti, per ricordare e riconoscere la portata della propria responsabilità. Un viaggio nel passato che il regista ha compiuto prima su di sé, filmando la sua ricerca, e poi ha scelto di trasfigurare in un film di animazione dal disegno iperreale con un impatto cromatico fortissimo. Ma Valzer con Bashir non è il primo esempio di questo tipo. Il merito e la vera e propria svolta lo si deve all’albo cartaceo a fumetti Maus di Art Spiegelman, pubblicato tra il 1973 e il 1991. Questa volta

Libro

Ari Folman e David Polonsky Valzer con Bashir. Una storia di guerra Rizzoli Lizard 2009 In attesa di rivedere il film in dvd, nel frattempo è stato pubblicato l’albo a fumetti.

nei lager, i gatti i loro carnefici tedeschi. E anche questa volta la vicenda è strettamente autobiografica: l’alter ego cartaceo porta lo stesso nome dell’autore, Art, un giovane che decide di narrare la struggente storia della propria famiglia, del padre Vladek – ebreo reduce dei campi di concentramento – per fare i conti con le proprie origini e tramandarne la memoria alle generazioni future. Tra queste esperienze maschili, spetta un ruolo di primo piano anche a una donna: Marjane Satrapi, con il suo incantevole Persepolis, presentato al Festival di Cannes, ha ricevuto molti consensi e tanto successo. Il film di animazione risale all’omonimo albo a fumetti con cui l’autrice racconta la sua storia di bambina ribelle nata in Iran ai tempi della rivoluzione islamica, fino alla fuga in Europa e al ritorno nell’amata Teheran. Con grande ironia e delicatezza, nei disegni stilizzati in bianco e nero, la Satrapi ci fa conoscere la sua insolita famiglia, la nonna e lo zio adorati, la difficoltà di trovare una propria identità tra mondi sospesi e opposti tra loro. C’è un comune denominatore in tutte queste esperienze “animate”: gli autori raccontano qualcosa di strettamenLa storia, quella con La S maiuscola, ha un te autobiografico. Semnuovo linguaggio: il fumetto o graphic novel. bra quasi che la scelta Prima su carta, ora al cinema. Ecco perché della trasposizione in disegno permetta loro si sceglie di raccontare guerre, rivoluzioni e di filtrare quello che massacri con un disegno anziché affidarsi a hanno vissuto senza perdere nulla nella veuna macchina da presa rosimiglianza. Lo spetè il dramma del Novecentatore, infatti, ha il privilegio di immergersi to per eccellenza, la tragedia in storie individuali che divengono univerdell’Olocausto, a essere trasali, senza doversi coprire gli occhi davanti sposta in cartoon. I personaggi all’orrore di scene troppo brutali. Questo sono trasfigurati in forma aniconsente di raggiungere un pubblico più male secondo una serie di mevasto, primi tra tutti, i giovanissimi, custodi tafore: i topi sono i prigionieri della memoria di oggi e di domani.

» di Valentina Gerig

Media

zione Valzer con Bashir appare nella categoria dei candidati al miglior film straniero. Qualcosa è cambiato. È la consacrazione di un nuovo percorso: i disegni animati possono avere la stessa potenzialità espressiva di un film con attori e scenografie reali. La graphic novel, questo il termine più adatto perché trattasi di romanzo a fumetti, non è più solo divertimento, happy end e fantasia. Anzi, è proprio la realtà, quella più dura da raccontare, le pagine vergognose della Storia, fatte di guerre e conflitti, massacri e rivoluzioni a essere l’argomento privilegiato da questo nuovo linguaggio. Il film del regista israeliano Ari Folman è l’ultimo esempio. Il suo Valzer con Bashir alla fine non ha conquistato l’Oscar ma, se dapprima aveva incantato Cannes, in questi ultimi mesi si è aggiudicato il Golden Globe e il premio francese César, sempre come miglior film straniero. L’opera è un racconto di guerra ma, soprattutto, un viaggio nella memoria, quella del regista e di quelli che, insieme a lui in quanto soldati israeliani, assistettero in prima persona all’orribile massacro in Libano, di Sabra e Shatila, che si perpetrò ai danni dei civili palestinesi, soprattutto

Persepolis Film d’animazione del 2007 di M. Satrapi e V. Paronnaud. La rivoluzione islamica vista attraverso gli occhi di una bambina che diventa donna, con la sensazione di sentirsi “straniera nel mondo e sola in Iran”.

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Oscar 2009: il film di anima-

La guerra a fumetti

Illustrazione tratta dal film Persepolis: due guardiani della rivoluzione tormentano Marjane per la sua maglia “Punk”

Film


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Mucche in libertà I soggiorni dedicati esclusivamente al benessere e alla bellezza sono da tempo la nuova frontiera della vacanza. Una tendenza che ha ben poco di “nuovo” e che pericolosamente ci avvicina ai bovini…

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vacanze benessere sono stati gli allevatori. Da tempo, si sa, che il benessere dei bovini (per esempio nelle malghe alpine) determina una maggiore produttività. Sono stati fatti esperimenti persino con la musica. Genere ambient. Funziona. Del resto turismo e allevamento non sono dimensioni distanti: molti imprenditori dell’arco alpino hanno trasformato le stalle dei nonni in hotel e pensioni. La stessa capacità di carico, di strutture e destinazioni turistiche, è un concetto che viene dall’allevamento dei bovini: si sa che esiste un numero ottimale di “ospiti” in un campo: poche vacche non fanno abbastanza business, troppe distruggono il prato. La loro felicità, in ogni caso, pare influenzi sensibilmente la qualità del latte. Oggi, una nuova scuola veterinaria raccomanda di considerare anche il benessere etologico degli animali, e non soltanto la loro salute fisiologica. Questo significa porre maggiore attenzione alla natura specifica delle bestie, ai loro comportamenti, quali sarebbero se si trovassero in stato di libertà. Parliamo dunque un po’ di noi, animali a due gambe. E di quella wellness che ci appare come un miraggio, talvolta raggiungibile, ma effimero. Un fatto è certo. La nostra mente ha bisogno di stare bene almeno quanto il corpo. Benessere fisico e benessere psichico sono in stretta relazione. È pur vero che noi siamo il nostro corpo – nonostante ci ostiniamo a dire che “abbiamo un corpo” –, ma basteranno le coccole a sanare ogni turba? E non appare forse una forzatura voler stare bene a tutti i costi, in questo mondo pieno di squilibri? Vada dunque per un weekend di bagni di fango e massaggi alle alghe giapponesi. Ma poi si torna a tirare la carretta. E allora, rispettosamente, chiedo: qual è il benessere etologico di homo sapiens? Non sarà più simile di quanto crediamo a quello delle mucche, dei cavalli, degli uccelli? Voglio dire, la libertà.

» di Duccio Canestrini; immagine tratta da www.airliners.net

Turistario

Wellness, parola magica. Benessere, bontà, beatitudine. Se in italiano esistesse la parola “benezza” sarebbe la traduzione perfetta. Ogni volta che si parla di wellness scatta in noi una specie di automatismo: sullo stare bene non si discute. Certo ne abbiamo un sacrosanto bisogno, se non pieno diritto! Il che, in teoria, riposizionerebbe gli albergatori che offrono “soggiorni benessere” nella categoria dei salvatori dell’umanità. O, quantomeno, tra coloro che svolgono lavori socialmente utili. Troppo buoni. Troppo cari, aggiunge qualcuno. Il wellness, o la wellness – difficile in questo caso attribuire un genere maschile o femminile – è un settore turistico che indubbiamente va forte. Sulla cura di sé si moltiplicano convegni, offerte, strutture, pubblicazioni, itinerari, fiere dedicate. Non sono mica o non sono più soltanto i signori benestanti a chiedere il benessere (logico, si dirà, se stessero bene non lo richiederebbero). Aldilà del gioco di parole intendo dire che la vacanza benessere non è più cosa da ricchi, ma è ormai diventata popolare. La fruizione del territorio in modalità turistica parabalneare ha generato un effetto spiaggia globale. Edonismo, relax, ricerca del piacere. L’offerta si è adeguata alla domanda. Di questo boom non c’è da stupirsi, lo abbiamo visto il mese scorso (in questa stessa rubrica) parlando del nostro desiderio di evasione dallo stress della vita quotidiana. Ma ora vediamo di ragionare, per un attimo, su questa parola angelica, su queste iniziative benemerite, su queste intenzioni benefattrici. Chi ha inventato “l’idea”? Probabilmente è una vecchia storia che risale ai tempi degli antichi romani, quando chi poteva andava “in villa” per qualche settimana, o addirittura qualche mese. In villa i patrizi si dedicavano alla cura del corpo, al cibo, al sesso, alle letture: un ozio creativo e ricreativo. A livello industriale, invece, i precursori degli organizzatori di


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La medicina della primavera

Libri

Erica Campanini Manuale pratico di gemmoterapia Tecniche Nuove, 2005 Una guida esauriente e aggiornata alla gemmoterapia. Un essenziale strumento di approfondimento anche per medici, farmacisti e studenti. Fernando Piterà Compendio di gemmoterapia clinica De Ferrari Editore, 2006 La specificità e il ruolo dei derivati meristematici nel riequilibrio dell’organismo: dalle intuizioni di Henry Pol alle più recenti esperienze cliniche in merito.

» di Elisabetta Lolli

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po curativo. Nell’ambito della medicina moderna il primo a occuparsene in una Gemme e arbusti di Abies pectinata (immagine tratta da www.zum.de) prospettiva rigorosamente scientifica è stato Vladimir Petrovich Filatov, oftalmologo All’interno del vasto orizzon- giberelline, micropolopeptirusso (1875–1956) ideatore del trapianto te delle medicine alternative di, proteine, sali minerali, sodella cornea, a cui si deve l’elaborazione di e naturali, la gemmoterapia, stanze ormonali e vitamine. una terapia di rigenerazione tissutale basata sull’utilizzo di stimolatori derivati da pianSalute oggi codificata dalla farmo- Queste sostanze, che variano copea francese, sta rapida- a seconda del tipo di gemma te e animali. Ma è negli anni Cinquanta, mente acquisendo notevole utilizzata (il termine viene con Henry Pol che nasce la vera e propria interesse da parte della classe qui usato genericamente per gemmoterapia sulla base delle proprietà temedica e del pubblico. La indicare gemme, germogli, rapeutiche dei vegetali e grazie a una ampia sua elaborazione la si deve a giovani getti, boccioli, flosperimetazione su animali e uomini. Attraun medico omeopata belga, emi, giovani radici, amenti, verso una ricerca sulle variazioni indotte Henry Pol, il primo a elabora- amenti femminili fecondati, dai meristemi sui colloidi proteici del siero e re dei rimedi definiti, appun- scorza di giovane ramo, linstudi citologici epatici, egli stabilì le diverse to, come “gemmoterapici” o fa, semi, xilemi), vengono specificità terapeutiche. Pol elaborò inoltre “gemmoderivati”. L’idea è ap- estratte tramite processi di un “modello biologico-analogico” basato parentemente semplice da macerazione a freddo in una sul parallelismo fra l’evoluzione delle forecomprendere, almeno nelle soluzione composta da alcol ste, le modificazioni del suolo e le analogie sue linee essenziali: le gem- etilico, acqua e glicerina per con il “terreno” umano messe in luce dallo me possono essere conside- un periodo di tre settimane. studio dell’elettroforesi proteica. Egli partirate alla stregua di piccoli In realtà, l’utilizzo delle gemva dalla considerazione che nell’evoluzione scrigni che racchiudono in me a scopo medicale non è della vita, le piante hanno svolto un ruolo sé le proprietà anaboliche una novità. Nelle antiche centrale di specializzazione del terreno faprimitive della pianta, in alvorendo lo sviluppo di tre parole tutti gli elementi Ha una storia antica, ma solo a partire dagli forme di vita sempre in grado di assicurarne la anni Cinquanta alla gemmoterapia sono state più complesse. Inoltre, vita e la riproduzione. Le riconosciute solide basi scientifiche che ne lo stato di salute degli gemme sono dunque dei veanimali si connette a ri e propri embrioni i cui hanno fatto una delle biometodiche più apprez- determinati e specifici tessuti meristematici sono zate dai medici anche di indirizzo allopatico rapporti proteici sia contrassegnati da un’intenqualitativi sia quantisa attività cellulare: in esse medicine orientali l’utilizzo tativi: ai tessuti meristematici riconosceva è racchiusa l’energia della di gemme, boccioli e radici la proprietà di riequilibrare questi rapporti pianta e i suoi fondamenta- rappresentava una metodiessenziali al mantenimento di una buona li principi attivi fra i quali ca comune e anche in Occondizione di salute. La scuola medica franacidi nucleici, aminoacidi, cidente Galeno e Paracelso cese ha in seguito proposto un “modello auxine, biostimoline, cito- suggerivano l’uso di queste clinico” di più immediata utilizzazione e di chinine, enzimi, fitormoni, componenti vegetali a scoimpostazione più prettamente allopatica.


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» testimonianza raccolta da Marco Jeitziner; fotografia di Igor Ponti

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domani? Privatizzare anche l’archeologia? Fare l’archeologo al giorno d’oggi è una sorta di paradosso esistenziale. Ci ritroviamo, a volte, in luoghi isolati, a stretto contatto con la terra e il passato. Poi, finito il lavoro, ci rituffiamo nella società, con i suoi ritmi e le sue contraddizioni. L’archeologo è un mestiere a tutti gli effetti, non un hobby. Ci vogliono studi accademici, si hanno diritti e un salario, seppur non elevato. Troviamo spesso un sostegno da chi viene a visitarci: “che bel lavoro, che bella passione”, ci dicono. Ma credo che se ne debba parlare di più. Sui giornali si legge Una collina dell’altipiano vodese diventa ogni tanto di grandi scoperte avvenute in Egitto, in teatro di un’unione difficile, tra la me- America Latina, ma a livello moria storica dell’uomo e gli interessi di svizzero, soprattutto qui in una multinazionale. Quando a riaffiora- Ticino, c’è scarsa sensibilità. re è la curiosità, il tornare bambini e la Voi giornalisti dovreste fare più servizi. sensazione di poter fermare il tempo… Tengo a sottolineare quello che fa l’Associazione Archeotà del mestiere: confrontarsi logica Ticinese: da diversi anni sensibilizza costantemente con l’urgenza i bambini in ambito scolastico sull’impordel tempo. È difficile lavorare tanza dell’archeologia. Questa è una buona tranquillamente in queste via. Spingerei con le mie braccia le persone condizioni. a intraprendere questa professione, perché Abbiamo però la consapevoè una magia. Chi non è stato curioso da lezza di essere davanti a una bambino? Questo è il bello: la sensibilità, grossa questione: in Svizzera, quello spirito di scoperta, di libertà, che ogni tre ore, vi sono dieci tutti i bambini hanno e che da grande mila metri quadrati di terresembra venir dimenticato. no che vengono trasformati La storia ci circonda, è da tutte le parti. Nelin superficie per abitazioni e le pietre di un castello, nel sottosuolo, nei infrastrutture. Come fare per tratti marcati di una signora anziana, nelle sorvegliare tutto? Il problema pagine di un libro. Il caso del Mormont ha è che spesso mancano anche dimostrato che persino una multinazionale, i fondi: i servizi archeologici di fronte a una tale scoperta scientifica, non cantonali non dispongono si è tirata indietro. Ha finanziato parte degli dei mezzi finanziari suffiscavi e ha messo a disposizione personale e cienti per le ricerche scientiparte della logistica. È un paradosso, ma è fiche. Ecco perché oggi faccio stato un esempio importante. il cameriere. Con i miei risparmi, impegno e voglia, Penso comunque che la sida due anni mi sto consacrando, con la tuazione svizzera in questo collaborazione di altre persone, al progetto campo sia tutto sommato senza scopo di lucro “Nomadi del Tempo” migliore che in altri paesi. (nomadideltempo.ch). Primo su tutti la realizCi sono aziende private d’inzazione del film “La collina e la Luna” che vestigazioni archeologiche, parla di sogni d’infanzia e della passione con mandato e appoggio per questo mestiere (il trailer è visibile su cantonale, aiuti dalla Conlacollinadeicelti.ch). Grazie a quello che ho federazione, a volte da mulvissuto, ho capito che forse era possibile tinazionali, che, come nel creare un discorso più grande. Sulla nostra caso del Mormont, hanno storia, la salvaguardia della nostra memoria, permesso di svolgere gli scanel rispetto della società moderna, che non vi. Ma è questa la via per il deve fermarsi.

Flavio Cardellicchio

Vitae

ro l’unico archeologo ticinese sul sito del Mormont, nel canton Vaud, forse il più grande scavo archeologico che la Svizzera abbia mai avuto. Un luogo di culto celtico. Tra il 2006 e il 2007, è stato scoperto un santuario, si dice degli Elvezi, con oltre 260 fosse votive contenenti una miriade di oggetti dedicati a divinità per ora sconosciute. È la nostra storia. Partecipare a quegli scavi ha lasciato il segno, è stata una tappa fondamentale della mia vita professionale. Mi ha colpito l’ambiente misterioso di quel luogo, in cima a una collina, immerso in una radura e collocato su una faglia geologica importante. Il mattino andavamo a lavorare, si preparava il materiale, carriole, vanghe e s’iniziava a scavare. Stavamo investigando su di una sorta di anomalia circolare nel terreno. Sembrava una fossa. Non ci aspettavamo nulla. Poi sono affiorate le prime ossa umane: pensavamo fosse una normale sepoltura in un contesto abitativo, ma poi, man mano che passavano le giornate, trovavamo altrettante fosse circolari che lasciavano presagire qualcosa di diverso, di unico. Vi fu una sorta di smarrimento nel team, forse perché eravamo consapevoli di essere di fronte a una grande scoperta scientifica. C’era poco tempo: una nota multinazionale del cemento che estrae calcare da questa collina, aveva concesso cinque anni al cantone per fare i sondaggi del caso sul suo terreno. Erano state fatte così delle ricognizioni due anni prima, ma non avevano trovato nulla. La zona non era neanche presente sulle mappe archeologiche. Conclusione? Abbiamo avuto solo nove mesi per gli scavi, quando di solito su un sito si lavora per due, tre anni. Siamo stati accusati di aver compiuto un “massacro storico”, ma è una delle difficol-

»

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Calicantus

Il segreto della musica Che cos’è la musica? Perché cantiamo? Cosa ci spinge a farlo? Sembra facile rispondere, senonché appena avviamo la nostra indagine ci accorgiamo che il campo si allarga a dismisura, gli orizzonti si allontanano, i significati si moltiplicano. Nel tentativo di individuare una traccia, qualcosa che potesse guidarci almeno a trovare un senso, un’indicazione, ci siamo affidati a Calicantus, la scuola corale creata quasi due decenni fa a Locarno dal maestro Mario Fontana, che ha nell’omonimo coro la sua più nota espressione

testo di Fabio Martini; fotografie di Reza Khatir


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pagine 39, 40 e 41: il coro Calicantus in azione durante un recente concerto presso il Collegio Papio di Ascona a sinistra: due momenti nella preparazione del gruppo dei più piccoli. A questo livello, un approccio corporeo legato al gioco facilita l’affinamento nella percezione delle proprie produzioni in basso: il contatto con la teoria musicale avviene gradualmente e in modo funzionale al livello di abilità raggiunto pagine 44 e 45: due piccoli cantori in un momento di pausa

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arecchi anni fa, collaborando a una rivista di musicologia, provai a rivolgere a un nutrito numero di musicisti e compositori di fama internazionale una domanda semplice, all’apparenza banale: “Che cos’è la musica?”. Il risultato fu a un tempo prevedibile e straordinario. Le risposte risultavano infatti profondamente diverse dato che ognuno degli intervistati tendeva a enfatizzare un aspetto specifico: dalla natura fisico-matematica all’enigma di un’arte invisibile che utilizza l’aria come mezzo di trasmissione, dalla componente sociale e formativa alla potenza che la musica esercita sul cervello e sulle nostre emozioni ecc… Il dato certo che emergeva da questa sorta di inchiesta è che il fenomeno musicale è assai misterioso e sfuggente. Del resto la musica, come complessa forma di comunicazione, affonda le sue radici nelle esperienze remote e prenatali dell’individuo, allorché il suono della voce della madre, la sua pulsazione cardiaca, i rumori esterni si configurano come primo e archetipico ambiente sonoro. Nel coinvolgerci totalmente, in ogni fibra del corpo, in ogni sua cellula, la musica si connette quindi per sua natura alle esperienze affettive più profonde di cui diviene successiva manifestazione e rappresentazione. E alla base della musica, come sottolinea il grande Otto Karolyi, autore della ben nota Grammatica della musica (Einaudi, 2000) – un piccolo ma esauriente compendio del sapere musicale occidentale – vi è proprio la voce: “la fonte sonora più antica e spontanea che possa coscientemente dar origine alla musica”. Non fu forse Orfeo, che con il suo canto e la sua lira vide aprirsi le porte dell’Ade alla ricerca dell’amata Euridice? Non fu Omero, il cantore cieco, a porre le basi del nostro mondo con la narrazione delle gesta di eroi illustri come Achille, Ulisse e Agamennone? In tempi più recenti, e alla luce di sensibilità più coltivate, Baldassare Castiglione (1478–1529), nel suo Libro del Cortegiano, ci ricorda invece come la voce di un cantante da lui udito fosse tanto “veemente, concitata e de così varie melodie, che i spirti di chi gode tutti se commoveno e si infiammano e così sospesi par che si levino insino al cielo…”.

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Fare insieme Proviamo allora a cercarla noi una risposta esauriente. Per farlo ci affidiamo a una realtà musicale che da oltre quindici anni è presente sul territorio del Cantone: il coro e la scuola di canto Calicantus. In effetti, di questi temi e di altro ancora parlammo qualche tempo fa, proprio su Ticinosette, con Mario Fontana, fondatore e guida di Calicantus. Ma se il coro – che proprio nel trascorso mese di aprile ha svolto un tour in Svizzera per presentare l’ultimo cd Come ye sons of art –, rappresenta il momento di maggiore visibilità e riscontro pubblico, l’interesse volge qui piuttosto al complesso lavoro educativo e di formazione che

sottostà alla realtà, certamente prestigiosa, del coro principale. Perché forse è nell’attività più embrionale e meno appariscente dell’educazione musicale che si cela il “segreto”, nell’attività didattica che coinvolge bambini fin dall’età di 4-5 anni e che ha nel maestro Fontana un’instancabile ed entusiasta guida. Il problema, che si è posto fin dagli inizi, è stato quello di definire un “approccio” globale nel tentativo di individuare il “senso” del far musica insieme. L’arte dei suoni, insieme alla danza, è attività collettiva e sociale: si pratica con gli altri e in questo rappresenta un momento di crescita comune e di


Il valore di Calicantus E proprio nell’ottica di offrire uno spazio reale e concreto all’esperienza musicale del bambino, che nasce la scuola Calicantus, con una serie di obiettivi: favorire lo sviluppo di una vocalità sana ed eccellente in grado di rappresentare un patrimonio per l’intera esistenza; entrare in contatto con la musica corale di compositori di epoche diverse, dal Barocco alla contemporaneità; sviluppare l’autostima nei giovani; creare relazioni e scambi con altre realtà corali al di fuori dell’ambito nazionale avviando un processo di allargamento degli orizzonti umani e personali. Oggi gli allievi sono circa 170 suddivisi, a seconda del loro livello di preparazione, in cinque diversi gruppi: iniziazione vocale e ritmica, tre cori preparatori e il coro principale. Con i più piccoli si parte dalle attività ludiche, si insegna loro a “giocare con la voce” in modo da sviluppare con spontaneità – “quasi di nascosto”, precisa Fontana – un progressivo affinamento delle sensibilità e delle sensazioni legate al proprio “fare musica”. La formazione trova poi momenti fondanti nei fine settimana di studio e nel campo estivo annuale in cui oltre alla musica convergono attività creative, manuali ed espressive. Una piccola scuola di vita in cui i bambini possono iniziare a sentirsi “gruppo” e a sperimentare l’emotività, la spiritualità, la fisicità, la concentrazione, l’impegno, aspetti essenziali dell’esperienza musicale (www.corocalicantus.org).

Io o noi?

condivisione dell’esperienza estetica. È lungo questa via che la musica conduce al contatto spirituale fra le persone, a quei momenti di assoluta unicità che solo chi ha fatto esperienze di musica d’insieme – corale o strumentale che sia – può aver provato. In realtà di musica se ne fa troppo poca e comunque mai abbastanza. La si riserva ai giovani o a chi decide di farne una professione. Spesso, con gli impegni di una vita lavorativa e familiare la si abbandona, rinunciando a esperienze preziose a cui, il più delle volte, si sostituisce il passivo sostare nel tempo libero davanti al mega schermo di ultima generazione.

Una risposta precisa alla domanda cui accennavamo all’inizio ancora non l’abbiamo. Sappiamo però che la musica in fondo è tutto questo e non c’è davvero bisogno di aggiungere altro: Calicantus ci guida con dolcezza in questa ricerca di senso. Perché essa concerne la nostra parte migliore, quella che – lasciate da parte le ambizioni, le aspirazioni alla materialità e al desiderio di potere, la competitività, –, ci consente in virtù dell’esperienza della bellezza condivisa di dar vita al “sentimento del noi in un mondo dominato da un Io irresponsabile”. Attraverso la musica esterniamo la nostra interiorità, i nostri sentimenti, le gioie, i dolori e nel farlo ci riveliamo l’un l’altro. Perché, allora, non immaginarci luminosi cantori ai margini del mondo? Perché non sentire nella vibrazione e nell’unione delle nostre voci (anime?)la risposta al mistero della musica? Non fu proprio grazie a quel primo canto, a quell’embrione di parola fatta suono (o viceversa) – forse a imitazione degli uccelli, come sosteneva Darwin, o forse per una semplice ma insopprimibile esigenza – che il primo uomo riconobbe se stesso come tale e la sua appartenenza al cosmo? ■

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L’occhio vuole

la sua parte... di moda di Marisa Gorza

Calvin Klein

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Tendenze

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Ecco alcune delle proposte presentate al Mido 2009, il salone milanese dell’Ottica, e già ammirate dal mondo intero

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sa l’occhiale, più di ogni altro corollario del look e aldilà delle sue funzioni pratiche, si è ormai tramutato in un oggetto di espressione e comunicazione. E grazie alla capacità di interpretare stimoli e concept e di restituirli poi traslati sulla sua esigua superficie, compare proprio sul naso di tutti! Come non individuare nei modelli dalla flessuosa geometria della cornice tartarugata dal particolare angolo cattura luce, lo charme della femme di Dior (by Safilo)? Oppure nella vibrante libellula, punteggiata di strass che decora la mascherina di lampi light topaz, il glam raffinato delle collezioni femminili di Giorgio Armani? Mentre il tratto maschile, moderna-

mente metropolitano, è traslato dall’immaginifico Giorgio sulla classica forma a goccia dai toni avana e percorsa da un profilo metallico. E non c’è forse l’anima vintage, rieditata con graffiante ironia, nei prototipi siglati Moschino (realizzati da Allison) con file di perle e cristalli a impreziosire montature in celluloide? Ma il modello più spiritoso e provocatorio è quello a forma di cuore ispirato alla Lolita del film cult di Stanley Kubrick e scelto addirittura dalla pop star Madonna per il suo imminente tour. L’intensa e romantica femminilità di Mariella Burani è invece svelata negli occhiali prodotti da Sover, con forme generose decorate da un fiore o da una sequenza perla-pietra per riprodurre una collana nei minimi dettagli. E si dimostra sempre piccante e capricciosa la creatura


che veste Blumarine, specialmente quando indossa i modelli da sole (by Visibilia) dalla grafica a coccodrillo colorato che anima in un gioco 3D la sagoma squadrata. Carattere e appeal si rispecchiano nelle proposte Trussardi dove lo sguardo femminile è celebrato con trasparenze sfumate di ametista richiamate alle aste a catena in acetato e rivetti di metallo, rubate alla celebre pelletteria. Intanto la grinta maschile è esaltata dalla sagoma rettangolare in palladio, nylon e pelle impunturata dove compare l’immancabile logo del levriero. Poi modelli di un morbido vintage, mescolando chain pattern e zig zag, riprendono i motivi di Casa Missoni (by Allison), rivelati dal texture iridescente effetto trama... poiché l’accessorio diventa sempre più abito e meno complemento. Difatti la moda sexy-chic di Roberto Cavalli è tradotta in esemplari (by Marcolin) avvolgenti e lucidi-lucidi con sinuose aste in metallo che evocano un serpentello tentatore con tanto di squame. Iconico stilema che si insinua ovunque.

Ottimismo colorato e high tech

Ecco gli occhiali opere d’arte, tele da inventare, superfici per sperimentare tecniche e materiali alternativi. Fucsia, giallo, viola, smeraldo... un arcobaleno complice di buonumore. Cromie pop art animano grandi montature da sole e quelle più contenute da vista, ma in entrambi i casi si sbizzarriscono in eccentrici mix. Multicolor e cangiante, l’occhiale high protection Chrysalis di Vanni combina la qualità delle lenti Zeiss con una cornice scolpita a sbalzo a richiamare l’ala delicata della farfalla che muta e miscela tinte e sfumature. Piace molto la forma alata, revival anni Cinquanta che contorna vezzosa gli occhi di una

donna. Per esempio il modello di Alexander McQueen (by Safilo), allungato all’esterno e costruito con un intarsio di leggere tessere smaltate ton sur ton e lenti fumé, assicura irresistibili occhiate oblique... Tinte decise e lampi fluo enfatizzano perfino i modelli icona di Ray Ban (by Luxottica) indossati da sempre da spiriti liberi e anticonformisti. Dai leggendari e virili Aviator ai mitici Wayfarer, dagli esclusivi Clubmaster ai femmnilissimi Cats, intense variazioni cromatiche ne rieditano le forme inconfondibili che non smettono mai di regalare un tocco speciale. Ma a proposito di suggestioni coloristiche, Sting, giovane marchio di De Rigo Vision, ha realizzato con Yamamay, nota casa di moda mare, l’occhiale da sole dalle cornici con i giochi cromatici e le fantasie dei costumi da bagno, carpiti alla joie de vivre di una vacanza ai tropici. Un pensiero ai bambini: come sono i nuovi occhiali per i più piccoli? Naturalmente colorati, fantasiosi e confortevoli. Via libera con United Colors of Benetton a cornici in materiali ultraleggeri e resistenti. Le giocose proposte da vista sono preziose alleate per la correzione e nel contempo riescono a farli assomigliare agli amati supereroi dei cartoon e non a noiosetti “quattrocchi”. Ottimismo non è solo colore, ma guardare sempre avanti con spirito di avventura. Per gli appassionati della tecnologia Calvin Klein (by Marchon) presenta occhiali da sole alquanto donanti, nello stile del marchio, ma con un dettaglio extra. L’asta contiene una chiave UBS da 4GB, utile in ogni momento per trasportare dati, foto, video, musica e ogni genere di informazione segreta. Un plus da perfetto agente 007 in incognito ❤

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Il Sole transita nel segno del Toro dal 21 aprile al 21 maggio Elemento: Terra fisso Pianeta governante: Venere Esilio: Marte, Plutone Esaltazione: Luna Relazioni con il corpo: testa, cervello Metallo: rame Parole chiave: perseveranza, ostinazione, fedeltà

» a cura di Elisabetta

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Maggio inizia alla grande con il transito di Marte e Venere nella vostra prima decade. Grazie a questo passaggio potrete vivere l’amore passionalmente e realizzare i vostri desideri. Potreste ricevere una notizia che aspettavate da tempo.

Marte e Venere sono in opposizione e così, ormai, la vostra passionalità può schizzare fino alle stelle. Particolarmente gelosi i nati della prima decade pungolati da Marte. Forte incremento delle relazioni professionali per i nati in settembre.

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Tra il 4 e il 5 maggio la Luna si troverà di transito nell’amico segno della Vergine. Grazie a questo passaggio, e a Saturno retrogrado, potranno riemergere improvvisamente dal passato vecchie situazioni, importanti sia sul piano professionale che personale.

Tra l’8 e il 9 maggio la Luna attraverserà il vostro segno. Approfittate di questo transito per stare in compagnia delle persone amate. Per cui evitate di sobbarcarvi di ulteriori impegni, perché in tal caso sarete particolarmente sensibili alla stanchezza.

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Possibili nervosismo e stress tra il 3 e il 4 maggio provocati dal transito lunare. Grandi novità in arrivo a partire dall’8 maggio favorite dal moto retrogrado di Mercurio. Incremento degli affari e delle relazioni professionali. Bene in amore ma attenzione alla dieta: evitate le mangiate.

Amore a gonfie vele per i nati nella prima decade favoriti dai transiti di Marte e Venere nella quinta casa solare. Sesso e divertimento potranno andare a braccetto per diversi giorni. State però attenti a non parlare troppo. Una notizia potrebbe cogliervi di sorpresa.

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Tra l’8 e il 9 maggio, la Luna, sarà manifestamente dalla vostra parte. Se saprete approfittare di questo transito e del moto retrogrado di Mercurio nella vostra dodicesima casa solare potrete risolvere i problemi professionali. Attenzione alle relazioni nascoste.

Alti e bassi nella vostra vita affettiva. Passionalità e gelosie in aumento a causa dell’accanimento di Marte e Venere di transito nella vostra quarta casa solare. Possibili ingerenze della famiglia di origine sulla propria vita privata, o viceversa.

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Vita affettiva alla grande per i nati in luglio. Grazie a Marte, Mercurio e Venere potrete vivere con vivacità e passione qualunque tipo di relazione sentimentale. Grazie a Mercurio vi sarà un aumento delle vostre doti di seduttori. Viaggi all’estero.

Maggio inizia magnificamente per i nati nella prima decade. Grazie a Venere e a Mercurio incredibile aumento delle occasioni mondane e di divertimento. Incontri sentimentali e improvvise seduzioni favorite dai transiti planetari.

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Giornate critiche quelle tra il 3 e il 4 maggio. I nati nella prima decade dovranno tenere a freno la lingua. Mentre i nati di maggio, prestino attenzione a non affrontare situazioni importanti senza prima prepararsi adeguatamente.

Tra il 3 e il 5 maggio attenti all’opposizione lunare. Il transito interesserà soprattutto i nati tra la seconda e terza decade a causa delle concomitanti azioni di Saturno retrogrado e di Urano. Vecchie situazioni familiari potranno tornare alla ribalta.

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L’immagine del Toro è assai comune nelle antiche mitologie. Fra queste particolare rilievo assume il Mitraismo, una misteriosa religione che si sviluppò in area ellenistica a partire dal II secolo a.C. e che, praticata nel mondo latino, ebbe una sua marcata diffusione intorno al III secolo d.C., soprattutto nel ceto militare e fra i burocrati. Religione pagana, derivata con tutta probabilità dallo Zoroastrismo e dalle religioni indiane, anticipa – o forse semplicemente incorpora – alcuni rituali e concezioni presenti nel Cristianesimo. I seguaci del culto di Mitra, che era riservato solo agli uomini, ritenevano infatti che l’anima sopravvivisse al corpo e fosse destinata a vivere in eterno. Inoltre i sacramenti prevedevano un battesimo e una sorta di banchetto rituale a base di pane e vino. Secondo il mito, il dio Mitra, stabilito un patto di alleanza con il Sole – in precedenza sconfitto in uno scontro –, cattura il Toro che imprigiona in una caverna. L’animale però riesce a fuggire ma, nuovamente catturato dal dio, viene da questi sacrificato. Dal corpo dell’animale nasceranno le piante e tutte le cose buone utili all’uomo, incluso il grano e la vite. L’immagine del Toro viene quindi collegata alla capacità rigeneratrice della natura e alla sostanziale capacità di fornire beni materiali e di sussistenza. Si rimanda dunque ai tratti di concretezza, materialità e generosità tipici del segno, di cui tratteremo più estesamente la prossima settimana.

“… a albergar col Tauro si ritorna…”

TORO


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Âť illustrazione di Adriano Crivelli


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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino

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A quale libro appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 21. Al vincitore andrà in premio Outsider di Friedrich Glauser, Edizioni Casagrande, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 7 maggio a ticino7@ cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano.

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1. L’autore del “Dittamondo” • 2. Imperizia • 3. La fine della Turandot • 4. Arruolate • 5. Sono morte in un romanzo di Gogol • 6. Sono affilate • 7. Percorsi, tragitti • 8. Antipatica, detestabile • 13. Quasi unici • 14. Nuovo Testamento • 16. Le iniz. della Piccolo • 20. Andata e Ritorno • 21. Imitare, uguagliare • 23. Il Principe de’ Curtis • 24. Arturo, direttore d’orchestra • 27. Pericolosa infiammazione infettiva • 30. Paventare • 32. Aureola • 35. Non ancora maturi • 37. Cons. in radio • 41. Un distillato • 43. Il fiume dei Cosacchi • 45. Avverbio di luogo.

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1. Un fiore e una cantante • 9. Sportelli • 10. Il nome di King Cole • 11. Zambia e Spagna • 12. Reati • 15. Quarantena • 17. Ovvero • 18. Particella nobiliare • 19. Il Ticino sulle targhe • 20. Superficie • 22. Ripida • 24. L’ha sostituito il bus • 25. È celebre per il suo cerchio • 26. Il liquore della Giamaica • 28. Il fiume dell’oltretomba • 29. Quello libero lo pratica il nuotatore • 31. Pari in pianto • 32. Il noto Ventura • 33. Cuor di cane • 34. Pari in puzza • 35. I bottoni del montgomery • 36. Chiatta • 38. I confini di Essen • 39. Robert, attore 40. Le iniziali di Gaetano • 42. Un filtro dell’organismo • 43. Prep. semplice • 44. Cantiere centrale • 45. Ebbe la moglie tramutata in statua di sale • 46. Spedizione • 47. Sottile.

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“Storie di fatti soprannaturali ed extraterrestri. Vitamine miracolose, le cure per il cancro, i rimedi per l’obesità. Il culto delle star e dei morti”. Friedrich Glauser (1896–1938) ebbe una vita turbolenta sin dalla giovinezza. Dopo una serie di vicissitudini scolastiche fuggì di casa nel 1921 e si arruolò nella Legione Straniera. Visse in un continuo viaggio per l'Europa barcamenandosi tra diversi lavori. Lo sfondo dei suoi romanzi – letterariamente diviso tra il filone poliziesco legato alla figura del Wachtmeister Studer e altri di spiccato accento autobiografico – è la provincia svizzera di inizio Novecento, di cui l’autore non tesse certamente le lodi. Outsider è la raccolta di quattro racconti inediti legati dal tema della ribellione all’autorità. Un Glauser che entra “a pieno diritto in quella famiglia di grandi scrittori outsider a cui appartengono Robert Walser e Franz Kafka”.

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La soluzione a Epigoni è: Herzog di Saul Bellow (Mondadori, 1998).

Giochi

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Esposizioni a Basel, Biel/Bienne, Carouge, Chur, Contone, Crissier, Develier, Jona, KĂśniz, Kriens, Lugano, Olten, Sierre, St. Gallen, Thun, Winterthur e ZĂźrich. www.sanitastroesch.ch

Chiarezza fin dalla prima ora: cucine e bagni Sanitas Troesch.

Ruf Lanz


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