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numero
L’appuntamento del venerdì
Corriere del Ticino
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laRegioneTicino
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Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung
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con Teleradio dal 24 al 30 maggio
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REPORTAGE X 2 FIORI AGORÀ RELIGIONI. GLI OTTANTA VOLTI DI DIO LUOGHI L’ENGADINA TENDENZE MODA MARE. TIPI DA SPIAGGIA
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numero 22 22 maggio 2009
Agorà Religioni. Gli ottanta volti di Dio
DI
GIORGIA RECLARI
Luoghi Engadina. Un altopiano fra pittura e filosofia
DI
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RAFFAELLA CAROBBIO
Impressum
Peccati La superbia
Tiratura controllata
Vitae Mario Camani
DI
FABIANA TESTORI
Reportage x 2 Fiori
DI
REZA KHATIR; FOTOGRAFIE DEGLI STUDENTI SUPSI
90’606 copie
Chiusura redazionale Venerdì 15 maggio
DI
FRANCESCA RIGOTTI
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Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Tendenze Moda mare. Tipi da spiaggia
A CURA DELLA
REDAZIONE
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Direttore editoriale Peter Keller
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12
Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina
Progetto SUPSI Fotografie di Laura Chiesa (sopra) Tina Rebula (sotto)
Pro tempore
Gentili lettori, come avrete sicuramente modo di notare, a partire da questo numero Ticinosette va incontro a una riduzione di pagine. Una scelta pressoché obbligata che ci accomuna a moltisimi altri periodici e quotidiani e che affonda le sue radici nella generale flessione pubblicitaria dovuta alla crisi economica in corso. Si tratta naturalmente di un “provvedimento temporaneo” necessario alla sopravvivenza del settimanale ma che riteniamo incida marginalmente sullo stile e sulle impostazioni del nuovo Ticinosette. Certo, troverete i reportage fotografici leggermente ridotti, qualche rubrica in meno e un restringimento alla rubrica Astri e alla ormai tradizionale vignetta a firma di Adriano Crivelli. L’idea è naturalmente quella di rispondere in modo maggiormente flessibile e articolato alle contingenze del momento – adeguando di volta in volta il numero delle pagine al variare delle inserzioni
pubblicitarie –, ma sempre con l’obiettivo di mantenere elevate la qualità delle immagini, dei testi e dei contenuti presentati. Del resto, le belle fotografie degli studenti della SUPSI, i contributi di Francesca Rigotti, Giorgia Reclari e Raffaella Carobbio, non lasciano dubbi in proposito. Resta l’amarezza dovuta non tanto alla indispensabile reazione a un problema concreto e contingente, ma al pensiero di come la totale irresponsabilità di pochi abbia potuto determinare problemi così vasti e complessi in tutto il mondo. Il tema, in fondo, è quello della relazione fra economia di mercato e democrazia, fra concentrazione delle responsabilita sociali e rappresentatività, binomi rispetto ai quali è indispensabile una profonda e sostanziale revisione. A meno che, fra dieci o quindici anni, non si aspiri a rivivere un’ulteriore crisi, questa volta senza possibilità di uscita. Cordialmente, la Redazione
Gli ottanta volti di Dio
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Agorà
Uno sguardo al variegato panorama religioso ticinese a un anno dalla fondazione del “Forum di dialogo interreligioso” a Lugano. Secondo il presidente, il pastore La Torre, però “la strada della convivenza è ancora lunga”
N
el 2001 a Damasco, Giovanni Paolo II è stato il primo pontefice a varcare la soglia di una moschea, scalzo. Nel suo recente viaggio in Medio Oriente, Benedetto XVI ha visitato la moschea di Amman camminando con le scarpe, ma su un tappeto. Pochi mesi fa Monsignor Grampa è entrato nel tempio islamico di Viganello, senza scarpe ma portando una croce. Gesti simbolici, variazioni di significato, aperture e chiusure di spiragli. Il dialogo interreligioso muove i suoi passi spesso esitanti, scalzo o calzato, ma sempre nella medesima direzione. Procede lentamente, molto lentamente, con numerosi inciampi. Ma ormai non può essere più ignorato, perché la comprensione religiosa reciproca sta alla base della convivenza sociale. E la nostra società, come tutto il mondo occidentale, è sempre più frammentata e sfaccettata. Nonostante quasi tutte le religioni promuovano un messaggio di pace e fratellanza, un’attuazione pratica del dialogo interreligioso rimane al momento piuttosto difficile, anche nella nostra piccola ma sorprendentemente variegata realtà cantonale. 82 religioni in Ticino Nel 1970, gli aderenti alla Chiesa cattolica in Ticino rappresentavano quasi il 90% della popolazione1, una netta maggioranza che poneva in secondo piano le altre confessioni. La Chiesa evangelica riformata si attestava al secondo posto con il 7,4%, mentre a meno dell’1% tutte le altre religioni. Trent’anni dopo, nel 2000, i cattolici romani sono confermati al primo posto, ma il loro numero ha subito una consistente erosione, portando la percentuale al 75,9%. In calo pure gli evangelici riformati, scesi al 5,8%. Un’evoluzione che si spiega con una ten-
denza alla secolarizzazione della società e alla diffusione di una religiosità più vaga e privata, senza adesione a una Chiesa in particolare. In questi trent’anni sono infatti aumentati nettamente coloro che si dichiarano senza confessione e coloro che non forniscono indicazioni precise sulla propria fede. Insieme risultano il gruppo più consistente dopo i cattolici. Altri gruppi hanno però nel frattempo visto crescere il numero dei propri membri, come i musulmani, più che raddoppiati in questo lasso di tempo (oggi sono quasi 7000), o gli ortodossi. Una rapida crescita dovuta, più che al proselitismo, praticamente inesistente, ai flussi migratori e ai ricongiungimenti familiari, in particolare da vari paesi dell’Est per gli ortodossi, dal Kosovo, dalla Turchia, dalla Bosnia Erzegovina, dalla Macedonia e più recentemente dall’Africa e dall’Asia per i musulmani. Una varietà etnica e culturale che ormai caratterizza tutta la popolazione. Per rendere conto della profonda evoluzione subita dalla società, ormai sempre più multietnica e multiculturale, nel 2007 è stato realizzato, su incarico del Consiglio di Stato, il Repertorio delle religioni in Ticino2. La curatrice Michela Trisconi De Bernardi ha individuato, oltre alle due Chiese ufficialmente riconosciute cattolica romana e evangelica protestante (che godono di uno statuto particolare, del diritto esclusivo di insegnamento religioso nelle scuole e di presenza sui media radiotelevisivi pubblici), 80 associazioni religiose. Un risultato che mostra chiaramente la crescente diversificazione del panorama spirituale in Ticino e che evidenzia la sempre maggiore articolazione della società. Si assiste di conseguenza al formarsi di micro realtà molto differenti fra loro che “concedono, salvo rari casi, pochi sguardi al di fuori della propria
Chi dialoga con chi? “Siamo giunti a un punto di svolta” afferma il pastore della Chiesa evangelica riformata del Sottoceneri Giuseppe La Torre, da più di vent’anni impegnato sul fronte del dialogo interreligioso. “La società multiculturale ormai è una realtà che non può essere negata, ma la classe politica attuale non è in grado di reagire, perché si è formata in un periodo precedente al diffondersi del multiculturalismo, un fenomeno che ha modificato in modo irreversibile la struttura sociale. Non si sono ancora resi conto dell’urgenza di prendere provvedimenti. Per esempio, ci vorrebbe una modifica costituzionale volta a parificare le religioni a livello giuridico, eliminando i privilegi di cui godono le due Chiese ufficiali. Per-
ché gli aspetti legati alle religioni hanno sempre una ricaduta sulla società”. Il primo passo verso la convivenza e l’integrazione resta comunque la necessità di sfatare gli stereotipi, sui quali troppo spesso si basano i dibattiti politici e che forniscono una visione distorta della realtà. Ora di religione a scuola, minareti, velo, mense scolastiche, visite del vescovo durante le ore di lezione, difesa della laicità dello Stato. Sono tutti temi scottanti che hanno riempito telegiornali e pagine di quotidiani, ma senza che il dibattito si basasse mai su un dialogo reale, volto alla comprensione reciproca. A questa tendenza si è voluto reagire un anno fa, creando a Lugano (città in cui convivono 132 nazionalità) il Forum di dialogo interreligioso (Fodint), presieduto dal pastore La Torre, che riunisce i rappresentanti delle comunità ebrea, musulmana, induista, buddista, baha’i, le Chiese cristiane e la Facoltà di Teologia di Lugano. Obiettivo: promuovere la pace e la comprensione reciproca tramite progetti concreti di dialogo. Uno di questi è la “Settimana delle religioni”, una manifestazione annuale che si terrà dal 2 all’8 novembre 2009 in tutta la Svizzera, con incontri, spettacoli, conferenze.
Ma quali sono i risultati raggiunti in questo primo anno di Fodint? “Stiamo promuovendo gruppi di incontro di donne, giovani, anziani. All’atto pratico però il confronto si è rivelato difficile: nonostante la nostra apertura reciproca, è sempre complicato trovare il compromesso accettato da tutti” ammette il pastore. “Dobbiamo ancora conoscerci, al momento non possiamo essere un punto di riferimento nel dibattito pubblico. È un percorso più lento del previsto, ma che va fatto”. D’altra parte alcuni primi risultati sono visibili. “Le nostre proposte di incontro e informazione hanno avuto un successo che non ci attendevamo. È un segnale chiaro dell’apertura e della voglia di comprensione reciproca della gente. Sono in molti a voler superare i pregiudizi. Vorremo che non si parlasse più di Islam, Cristianesimo, Buddismo, ma solo di cristiani, musulmani, buddisti. Persone, infine”.
» di Giorgia Reclari; illustrazione di
struttura” sottolinea l’autrice nell’introduzione al Repertorio, rilevando come “la maggior parte dei contatti si intrecciano all’interno della medesima confessione. […] Rare sono poi le comunità che riconoscono tra i loro obiettivi quelli a favore di un dialogo interreligioso”. Alla diversificazione non corrisponde quindi ancora una reale apertura nei confronti degli altri gruppi.
1 Dati tratti dal Censimento federale della popolazione del 2000 2 Il testo è consultabile integralmente all’indirizzo: http://www3.ti.ch/DI/sw/struttura/di/documentazione/Religioni/RAP20070116-Repertorio-religioni.pdf
“La vita” e “La natura”, dal Trittico della Natura (1898–99) di G. Segantini
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Friedrich Nietzsche Umano, troppo umano Adelphi, 2001 Presentata nel 1878, quest’opera è la prima che Nietzsche pubblica in forma aforistica. Le riflessioni del filosofo tedesco si sviluppano in una meditazione solitaria. Un’indipendenza interiore che antepone la ragione al sentimento, la scienza all’arte.
d’ottobre costante e soleggiata, in questi giochi scherzosamente felici del vento, da mattina a sera, in questo chiarore purissimo, in questa moderata frescura, in tutta questa atmosfera amena e seria di collina, lago e bosco, in quest’altipiano che senza paura si è adagiato vicino alle angoscianti nevi eterne, qui dove Italia e Finlandia si fondono, dove tutte le tonalità dell’argento sembrano aver trovato la loro patria: come deve sentirsi felice chi può dire: «Esistono certamente luoghi più grandiosi e più belli, questa natura, però, mi è più vicina, intima, familiare e ancor più»”. Giovanni Segantini trascorse gli ultimi cinque anni della sua vita a Maloja, dove sì trasferì con la famiglia nel 1894. La natura e soprattutto la luce delle montagne grigionesi – a Savognino prima che a Maloja – sono lo stimolo che condurrà l’artista al suo personalissimo stile. Segantini maturò una grande familiarità verso questi luoghi e la natura da lui ritratta è una natura addomesticata. Nei suoi dipinti il paesaggio di alta quota si manifesta nella nitidezza della luce; le cime sullo sfondo appaioNota meta di vacanze sciistiche, l’Engadina no ravvicinate proprio nasconde anche un volto meno chiassoso. Da per effetto della stessa, le figure umane e gli scoprire attraverso lo sguardo di chi nell’Ot- animali si integrano in tocento ne percepì la voce e il lato nascosto questi spazi quasi sospesi e dall’atmosfera na di Umano, troppo umano rarefatta. La resa cromatica della luce e l’ap(vedi Apparati) così scrisse: partenenza dell’uomo al ciclo naturale sono “In molti paesaggi di natura l’esito estremo della sua arte: il Trittico della scopriamo di nuovo noi stesNatura ne è la piena espressione e rappresi; è la più bella rassomigliansentazione. Segantini morì sullo Schafberg, za. Come deve sentirsi felice mentre lavorava al Trittico, nel 1899; le sue chi prova quella sensazione ultime parole furono per le cime a lui care: proprio qui, in quest’aria “Voglio vedere le mie montagne!”.
Entrambi per certi versi senza radici, viandanti, trovarono in quest’altopiano il proprio luogo di elezione e d’ispirazione. Nietzsche, giunse in Engadina per la prima volta nel 1879, alla ricerca di un clima adatto alle sue precarie condizioni di salute. Da allora ritornò più volte nel villaggio di Sils dove prese in affitto una minuscola stanza. In tale condizione di necessaria solitudine, lungo i sentieri e nei fitti boschi lì attorno, egli “incontrò” Zarathustra: fu infatti sulle rive del lago di Silvaplana che l’Eremita di Sils ebbe l’intuizione dell’“eterno ritorno”, tema fondamentale della sua opera più nota, appunto Così parlò Zarathustra (1885). Il filosofo in una celebre pagi-
» di Raffaella Carobbio
Luoghi
sospeso” così Eugenio Pesci (vedi Apparati), docente di estetica a Milano, definiva l’Alta Engadina. E paesaggio sospeso lo è per davvero: sospeso tra tradizione e modernità, tra una natura grandiosa e una cultura dell’abitare che per secoli ha saputo integrarsi in armonia, fra il turismo e il viaggio, la ricerca, la scoperta; paesaggio in qualche modo sospeso oltre lo spazio e fuori dal tempo. L’Alta Engadina, a chi la sta (e sa) ascoltare e osservare, rivela il suo volto nascosto e la sua voce profonda. Distante dalla pianura è tuttavia a sua volta pianura ma anche regione alpina e montagnosa nella quale le montagne hanno il carattere della marginalità disegnandone i contorni. Engadina, luogo in cui luce e ombra giocano, alternandosi, tra le cime innevate e il fondovalle baciati dal sole e i fitti boschi dove a prevalere sono, invece, l’ombra e il buio. Fra coloro che in passato si sono fermati, rapiti dalla bellezza unica di questa regione, due figure di spicco della scena culturale di fine Ottocento: il filosofo Friedrich Nietzsche (1844–1900) e il pittore Giovanni Segantini (1858–1899).
Eugenio Pesci La terra parlante CDA Vivalda, 2004 Una serie di riflessioni sul significato che il paesaggio ha avuto storicamente, prendendo in esame i paesaggi originari di acqua e di roccia, di mare e montagna, e la presenza nel territorio alpestre dei “non-luoghi”.
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“Paesaggio
Un altopiano tra pittura e filosofia
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La superbia Manifestazione suprema dell’ego, la superbia rappresenta un peccato in gran voga di questi tempi, e non solo in ambito pubblico e politico ma anche come conseguenza di una società ispirata al “valore” di meritocrazia
Peccati
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avarizia e invidia, ci sentiamo di inserire, nel nostro elenco dei vizi, la superbia. Quella superbia cui invece la chiesa attribuì una sorta di primato nella genealogia del male facendola diventare, a partire da papa Gregorio Magno, nel VI secolo, il primo e il più grave dei peccati. Nella tradizione religiosa dei vizi la superbia offende Dio in quanto l’anima umana che la esercita “diventa in qualche modo – scriveva Agostino – principio a se stessa”. È peccato contro Dio in quanto eleva la ragione dell’uomo ad altezzoso strumento di misurazione e regolazione delle passioni e delle pulsioni naturali in luogo di assegnare umilmente tale compito al principio divino. Nella nostra visione laica invece, nella quale ci interessa l’offesa che il vizio arreca ad altre persone (come pure a esseri non umani: animali, piante, ambiente), la superbia perde di gravità e si trasforma in vizio minore. Ci fa infatti quasi sorridere il superbo che “parla senza ascoltare, ha sempre ragione, è presuntuoso, ha soldi e potere, tutto gli è dovuto, è borioso e vanesio”, nella riuscita descrizione compiuta da Laura Bazzigalupo nel suo recente saggio Superbia. La passione dell’essere (2008). Il superbo vi appare soprattutto come un essere meschino e arrogante, fondamentalmente patetico e tutto sommato non degno di considerazione se non quando la sua condizione provoca danni di tipo pubblico e politico. Chi si crede infatti unico e solo nella assunzione superba della propria eccellenza, e destinato magari a dominare (umiliare, annientare) gli altri ritenuti inferiori e irrilevanti, è in grado di creare intorno a sé rovina e desolazione. Da una parte quindi il delirio di onnipotenza del superbo, la sua presunzione, l’arroganza e l’indifferenza nei confronti di gaffes ed errori che lo stuolo degli adulatori provvede a trasformare in innocenti battute, la sua vanità e il suo desiderio di piacere ne faranno un personaggio patetico, come il Monsieur Jourdain di Molière, l’uomo “senza qualità” in tutti i sensi del termine, del quale infatti si ride da generazioni. Dall’altra parte però la presun-
zione di eccellenza costituisce una minaccia per gli altri nel momento in cui permette al superbo di giustificare di fronte a sé e ai suoi collaboratori comportamenti sopraffattori del diritto e della dignità altrui. Il sociologo inglese contemporaneo Michael Young, che in un suo libro del 1958 inventò il termine “meritocrazia” mettendo insieme una parola latina e una greca, pur concedendo il fatto che l’attribuzione di posti prestigiosi e ben pagati secondo le capacità (il “merito”) dovrebbe dar luogo a società più efficienti rispetto a quelle in cui l’assegnazione avviene in base a nepotismo e corruzione, era peraltro consapevole dei rischi di questo processo apparentemente virtuoso nel suscitare atteggiamenti improntati a “superbia”. Esaltare principi immacolati di eccellenza, competitività e meritocrazia significa spesso inchinarsi a ideologie e comportamenti di élite che elevano la propria concezione del mondo a criterio universale dell’umanità, arrogandosi il diritto di misurare con tale criterio la felicità, le sofferenze, i desideri degli altri. Uno degli svantaggi peggiori della società meritocratica è, a detta dello stesso Young, quello di dividere gli uomini in intelligenti e stupidi; in persone di serie A, arroganti, competitive e prive di valori morali, in una parola superbe, e persone di serie B, demoralizzate e avvilite, umili perché umiliate. Si tratta ovviamente di una dimensione estrema del fenomeno, non priva comunque di rischi elevati, come i matrimoni intelligenici fra persone con un alto quoziente di intelligenza per procreare una prole intelligente (e meritevole?), che ai tempi in cui scriveva il nostro sociologo sembravano fantascienza ma che oggi sono ampiamente in atto. A quel punto non ci sarà più soltanto da ridere dei superbi ma occorrerà preoccuparsene seriamente. Anzi, invocheremo la mano del Signore perché ci aiuti a sbarazzarcene, come si proclama con gli accordi aumentati del Magnificat di Bach: Fecit potentiam in brachio suo/ dispersit superbos mente cordis sui.
» di Francesca Rigotti; illustrazione di Micha Dalcol
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» testimonianza raccolta da Fabiana Testori; fotografia di Igor Ponti
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dei suoi corsi, Luzia Bonilla, la mia attuale compagna di spettacolo. Con lei ci siamo esibiti per amici e conoscenti, ma anche al Fevi a Locarno, con 1300 persone e in varie città della Svizzera interna. Abbiamo creato pure uno spettacolo di sensibilizzazione per la protezione dell’ambiente Luzia e Mario vanno meglio a piedi, pensato per i bambini. Quanto l’ambiente sia rimasto una mia grande passione? Oltre a essere stato al centro del mio lavoro, è anche una passione, una sorta di missione, ma non sono mai stato un fanatico, semplicemente coerente con me stesso e con gli altri. Il jonUna vita spesa per la scienza e per la glage per esempio, è davvero compatibile con l’ambiente, tutela dell’ambiente, poi all’improvviso perché tre palline le trovo la scoperta di una nuova passione: l’at- dovunque e se non trovo tre tività di giocoliere e di clown palline, uso tre patate o tre sassi e non inquino. La nostra te, Caccia mi propose la disocietà è dominata da un atteggiamento di rezione di una nuova unità fondo sbagliato legato al bisogno sfrenato amministrativa. Per anni fui a di beni materiali, una situazione incompacapo della sezione cantonale tibile con l’idea e la prassi di uno sviluppo protezione dell’aria, dell’acsostenibile. In effetti, possiamo permetterci qua e del suolo del Dipartiquello che facciamo semplicemente perché mento del territorio. Diversi portiamo via le risorse a qualcun altro. In furono gli argomenti scotrealtà, i problemi dell’ambiente, sono solo tanti, come quello dell’aria una parte di una questione molto più graninquinata, i fuochi all’aperto, de: il problema del terzo mondo, cioè della lo smog invernale, lo smog povertà altrove. Cosa penso del ritorno al estivo, poi la catastrofe di nucleare di tanti paesi, come Francia e Italia? Cernobyl, ecc… Come mai la È un discorso che non regge. Non esistono scelta di diventare giocoliere le riserve di uranio per sostituire anche solo e clown? Nel 1989, la Vigilia una parte importante del petrolio. Si dice di Natale comprai tre palline che le riserve di uranio dureranno 20 anni per i miei due figli e quaned è quindi semplicemente una pazzia condo mi chiesero cosa farne centrarsi ancora su quella tecnologia, che io risposi jonglage. Abbiamo è carissima, che lascia problemi non risolti cominciato così, per caso. Io e dopo e che per sua natura è nelle mani di mia figlia frequentammo per poche persone, cioè di chi ha il capitale. Ci un anno un corso di jonglage sono soluzioni molto più interessanti, come alla scuola Dimitri. Quando per esempio il risparmio di energia e il fotomia figlia partì per Basilea, io voltaico. Come credo evolverà la situazione continuai dieci anni da solo, ambientale nel futuro? fino a quando non conobbi il Mi ritengo fondamentalmente un ottimista, mio maestro Szilard Szekely. credo che il mondo troverà una soluzione Con il tempo, ho imparato per andare avanti. Sono convinto che quancosa significa fare spettacolo. do il mondo sarà veramente allo sbando, I numeri sono concepiti per le persone che hanno voglia di cambiare divertire la gente, nonostante trasmetteranno agli altri un messaggio e il siano difficili non vengono cambiamento avverrà in tempi più rapidi. presentati come esercizi di Per conto mio spero di diventare un bravo bravura, ma come qualcosa di clown, di aiutare la mia compagna di spetdivertente. Qualche anno dotacolo a trovare la sua strada, di suonare il po aver incontrato il maestro, piano e di continuare a osservare le stelle con ho conosciuto, durante uno il mio telescopio.
Mario Camani
Vitae
ono nato e cresciuto a Locarno, con i miei genitori, due sorelle e un fratello. Devo dire che ho un bel ricordo della mia infanzia. Locarno allora era una città completamente diversa. A vent’anni, mi sono trasferito a Zurigo per studiare e lavorare ma quando tornavo in Ticino correvo alla foce della Maggia. Lungo l’ultimo chilometro che conduce al fiume non c’era assolutamente nulla… era un luogo molto bello. Come mai la scelta di studiare fisica? Sono stato sempre attratto dai fenomeni naturali, trovare delle spiegazioni e sperimentare. All’inizio, i miei studi al Politecnico furono un po’ deludenti perché i primi due anni feci solo matematica, poi con il tempo la materia cominciò a entusiasmarmi. Proseguii con il dottorato e alla fine andai due anni negli Stati Uniti all’Università di Yale. Ritornato in Svizzera, per sette anni feci ricerca all’Istituto Paul Scherrer nel Cantone Argovia, che a quei tempi era l’Istituto svizzero di ricerca sul nucleare. Che valore ha per me la questione ambientale? Quando ero giovane i problemi dell’ambiente non esistevano. La prima notizia di questo tipo la lessi in una rivista: avevano trovato tracce di DDT in pesci che vivevano nell’Atlantico, lontano da ogni luogo abitato. Una sera ascoltai la conferenza di un professore che presentava alcune statistiche riguardanti bambini morti a causa dei test atomici. Fu in quel momento che dissi a me stesso che avrei dovuto concentrarmi su quei temi. Nel ’78 si presentò l’occasione. Fulvio Caccia, a quel tempo Consigliere di stato, mi chiese di tornare in Ticino e di occuparmi di risparmio energetico e di energie rinnovabili. Quel posto realizzava il mio sogno. Lavoravo come un pazzo, ma era quello che cercavo e in cui credevo. Per sei anni mi occupai solo di energia. Più tardi, quando entrò in vigore la nuova legge federale sulla protezione dell’ambien-
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TESTO DI REZA KHATIR; FOTOGRAFIE DEGLI STUDENTI SUPSI, CV, II ANNO
Fabrizia Gendotti
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2 FIORI
LA FOTOGRAFIA È MEMORIA. OGNI VOLTA CHE SCATTIAMO UN’IMMAGINE RIVELIAMO QUALCOSA CHE È GIÀ PARTE DI NOI. CHE VUOLE MATERIALIZZARSI, COME UN PITTO RE CHE CON OGNI RITRATTO DIPINGE SE STESSO, UN FRAMMENTO DEL SUO VISSUTO
Mattia Pera
Alessia Passoni
Francesca Micheloni
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uando ho iniziato questo progetto con gli studenti del secondo anno del Corso di laurea in Comunicazione visiva mi chiedevo se sarei stato in grado di coinvolgerli in un lavoro complesso, visto che non sono né fotografi né studenti di fotografia ma utilizzano questo mezzo come una parte
del loro percorso formativo. Ho però deciso di tentare con la convinzione che se si riesce a coinvolgere le persone ci si possono sempre aspettare notevoli risultati. Considerando che questa era la prima volta che entravano in uno studio fotografico e che l’esercizio doveva in qualche modo comprendere fotografie “still
life”, ho proposto loro di realizzare un dittico composto appunto da uno still life e da un ritratto. Ho chiesto a ognuno di scegliere un fiore e di ispirarsi alle forme e ai colori del fiore scelto cercando di riprodurle, con l’aiuto di un tessuto, sulla modella. In questo processo ho cercato di agire da tramite in modo da aiutarli
Ilaria Bolzoni
Rita Braz
Francesca Motta
a risolvere i problemi tecnici o talvolta estetici che potevano presentarsi. Li ho condotti per mano in modo che scoprissero il talento che già possiedono ma che non hanno ancora imparato a riconoscere. Una cosa che noto sempre con i miei allievi è che faticano a selezionare e “vedere” le foto buone, nell’insieme del materiale che mi presentano, e spesso mi capita di trovare delle foto interessanti proprio tra quelle che hanno scartato, intendo con questo la qualità oggettiva di un’immagine, non quella soggettiva. Tornando al lavoro con gli studenti della SUPSI, quello che mi aspettavo da questo progetto era innanzitutto il raggiungimento di una qualità tecnica, estetica e cromatica di livello professionale. C’erano poi altri due obiettivi da raggiungere e cioè la creazione di un abito partendo da un semplice pezzo di tessuto e, cosa più difficoltosa di tutte, il riuscire a creare delle analogie tra le due immagini, cioè tra il fiore e il ritratto. Devo dire che il raggiungimento di quest’ultimo obiettivo è proprio ciò che in certi lavori mi ha sorpreso di più, oltre all’ottima composizione e illuminazione, elementi indispensabili in ogni fotografia che si rispetti. Al giorno d'oggi tanti possono riuscire a fare una bella fotografia, visto il continuo progredire della tecnologia, ma ciò che distingue il fotoamatore del professionista è il fatto che quest’ultimo è sollecitato quasi sempre a realizzare progetti che devono soddisfare le esigenze del committente. Questo era il messaggio che volevo fare passare a ogni costo a questo gruppo di studenti, e cioè l’importanza di riuscire a produrre un lavoro creativo e di qualità soddisfacendo al contempo le esigenze del cliente, in modo che le richieste di quest’ultimo diventino una fonte di ispirazione e non un limite. Per questo motivo ho fornito ai miei studenti delle direttive precise, come spiegato più sopra. Il risultato lo potete giudicare voi stessi ma mi sembra abbastanza evidente che ogni dittico riflette la personalità di chi l’ha realizzato, che è ciò che speravo dall’inizio, cioè di far emergere l’unicità creativa di ognuno di loro. Un ringraziamento particolare va alla mia assistente, Gabriella Meyer, per il prezioso contributo. Le fotografie qui pubblicate saranno esposte presso la SUPSI (Trevano) dal 10 giugno al 10 luglio ■ Laura Donato Samantha Broggi Manuel Santos
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Per spalmare a cuor leggero.
Tendenze 40–41
Tipi da spiaggia “An dò me porti ?”. “En dò te porto…? In viaggio di nozze, come dieci anni fa!”. “Dove? Dove? A Ostia?”. “A Ostia?!? Dieci anni fa n’o c’avevamo na lira, Ermì! C’hò un rotolo de carta che me se sfonda la sacoccia. Tè porto in un posto che quando o vedi te s’arizzano i capelli…”. elli…”. (Cantano); “Lo vedi, ecco Marino, la saga c’è dell’uva…”. (Passano da Ostia. Spiagge gge piene di gente comune. Li sorpassa un’auto di ragazzi); “An’vedi sti poracci, aho! Son trenta dentro un’automobile… Chissà an’dò vanno a fa el bagno? Ecco’là! Ecchi’là an’dò vanno!”. “Nò guardaa Ermì, chiudi l’occhi… e quando li riapri stamo già in alto mare…” Dialogo tra Alberto Sordi e Anna Longhi in Le coppie (1970)
Forza, la stagione estiva è alle porte! I più fortunati sono naturalmente gli studenti, i primi a invadere lidi e spiagge lacustri e fluviali... Che non è il mare delle incontaminate (o quasi) spiagge dei soliti e noiosissimi esotici paesi da sogno... ma la “nostra” sabbia a volte è tanto bianca che con un po’ d’immaginazione, gli occhi ben chiusi e un affondo delicato con le dieci dita in quel tappeto di minuscoli sassolini… beh, potreste risvegliarvi con in qualche splendida isoletta del Pacifico o sul bagnasciuga di una spiaggia brasiliana invece che sulle amiche rive della Melezza a Losone o lungo l’avventurosa Verzasca, oppure sulle sponde del Ceresio, per esempio... al Lido di Capolago! Come sempre, la regola è accontentarsi di ciò che si vicino a casa... e panini con la frittata di produzione casalinga accompagnati da bibite da accomodare al fresco, tra i sassi del fiume (meglio evitare gli alcolici con il caldo… si sa), immancabili giochi di società, palloni, racchete... e tutto quel che serve per meglio conoscere i vicini e le vicine d’asciugamano. Certo, i più organizzati si porteranno fornelli da campo per scaldare la classica pasta al sugo: pensate alle domeniche romane di Poveri ma belli, film di Dino Risi del ’57. Nella
pellicola Romolo e Salvatore sono due giovani, ani, amici sin dall’infanzia. Un rapporto messo a dura prova da Giovanna, una bellissima ragazza di cui sono entrambi innamorati. Lei (interpretata da una Marisa Alassio da paura), ), dopo essere stata fidanzata in passato con tutti e due, si rende ende conto di nutrire ancora dei sentimenti nei confronti di un suo ex, tale Ugo (Ettore Manni)… che incontra casualmente almente nello stabilimento balneare “Il Ciriola” sulle sponde nde del Tevere dove Salvatore (Renato Salvatori) fa il bagnino. Alla fine della commedia i due ragazzi si accorgeranno che i veri sentimenti sono molto più “raggiungibili”… tanto che Salvatore lvatore troverà l’amore nella sorella di Romolo… e Romolo in quella di Salvatore. L’happy end è garantito. Il film di Risi isi dipinge una fascia della società costituita da persone con on pochi mezzi finanziari, che si diverte con ancora meno e divertente mostra come il bagno estivo può risultare divertente Angelo, anche sulle sponde del Tevere, a ponte Sant’Angelo, per esempio... Era l’Italia del famigerato boom ecoziale, nomico, della crescita demografica esponenziale, di un futuro carico di speranze. Un paese chee si ano stava ricostruendo e dove i sogni non costavano amo nulla. Allora forza, chiudete gli occhi… “che stamo già al mare!”, griderebbe il grande Albertone. a cura della Redazione
Le immagini di sinistra sono tratte dal catalogo estivo Summer Breezee di Manor. Tutte le altre sono fotogrammi di Poveri ma bellili e di Alberto Sordi
» illustrazione di Adriano Crivelli
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 24
Giochi
Orizzontali 1. Vettura • 9. Inquina l’aria • 10. Né mie né sue • 11. Cifra imprecisata • 12. Emblema araldico • 14. Il noto da Rotterdam • 16. Precede zwei • 17. Il Teddy di Rita Pavone • 18. Pittore francese • 20. Il premio ambito dagli attori • 22. Art. plurale • 23. I limiti di uno xenofobo • 25. Il nome di Donaggio • 26. Le iniz. di Mentana • 27. Lo sono molti numeri • 30. Veloce • 31. Stop! • 33. Gioventù e Sport • 34. Altrimenti detto • 36. Circondare • 38. Una nota e un articolo • 39. Si placa bevendo • 40. Cuor di cane • 41. Funzione trigonometrica • 43. Si contrappone a iper • 45. Asini selvatici • 47. Il pasto serale • 48. Nuovo Testamento • 49. In mezzo al mare • 50. Il vil metallo • 51. Suino. Verticali 1. Noto film d’animazione del ’67 di René Goscinny • 2. L’ha nero l’arrabbiato • 3. Calamaro • 4. Pari in borgo • 5. Capostipiti musulmani • 6. Con l’asinello nel presepio • 7. Emirato arabo (Y=I) • 8. Eruzione cutanea • 12. Le iniz. della Milo • 13. Ne va ghiotto l’orso • 15. Lo è il geloso • 19. Gigaro • 21. Il Grande fu re di Persia • 24. Sincera, leale • 28. Thailandia e Svezia • 29. Profeta ebreo • 31. Ceduti, venduti • 32. Si detrae dal lordo • 34. Capta onde • 35. Udire • 37. Restituito • 41. Il solido del gelataio • 42. Foga nel cuore • 44. Fra due fattori • 46. Argentina e Lussemburgo.
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La soluzione a Epigoni è: Una questione privata di Beppe Fenoglio (Einaudi Tascabili, 2006). Il vincitore è: J.R., Lumino.
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Fase eccezionale per i nativi della seconda e terza decade. Grazie ai moti di Marte e Venere amore e passioni a gonfie vele. I nati in aprile potranno realizzare anche i progetti più fantasiosi.
Vecchie questioni d’affari potranno essere finalmente risolte. Possibile intensificazione delle relazioni sociali. Spese voluttuarie per i nati nella seconda decade favorite dal transito di Venere.
Grazie al passaggio della Luna vedrete le vostre capacità percettive amplificate. Amore a gonfie vele per i nati nella seconda decade favoriti dal transito di Venere. Nuova vita per i nati nella terza decade.
Mercurio retrogrado nella vostra undicesima casa solare: antiche collaborazioni tornano di nuovo a galla. Approfittate della spinta rivoluzionaria di Saturno e Urano per fare qualcosa di veramente innovativo.
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Verso la fine del mese Marte, Venere e Giove di transito vi stimoleranno a imprimere una svolta alla vita affettiva, magari anche sposando un percorso matrimoniale. Incontri e scatenamento delle proprie passioni.
Nuova forma intellettuale per i nati nella terza decade stimolata dal transito retrogrado di Mercurio. Grazie ai forti stimoli di Urano forte attrazione per le novità. Tensioni tra il 24 e il 26. Possibilità di incontri.
Svolte improvvise per i nati nella terza decade. Marte di transito nella vostra settima casa amplifica la vostra irascibilità e così anche le vostre gelosie. Progressi professionali. Date spazio alla creatività.
Attenti a non compiere errori di valutazioni, ma soprattutto a non crearvi da soli dei problemi con una qualche parola di troppo. Fate attenzione agli affari all’apparenza troppo facili: possibili insidie.
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I nati in dicembre potranno realizzare gran parte dei loro desideri se avranno il coraggio di abbandonare vecchi atteggiamenti ormai relegabili al passato. Stress tra il 24 e il 26 causato dalla Luna.
Il moto retrogrado etr ado di Mercurio Me rio tente derà a favorire i nativi nella terza decade. Venere e Marte avranno il potere di accendere le vostre passioni ma scuoteranno i vostri rapporti con la famiglia di origine.
A fine mese, vecchie questioni rimaste fino adesso in sospeso con fratelli o amici, se affrontate con le giuste cautele, potrebbero finalmente risolversi. Sforzatevi sempre di comprendere le ragioni dell’altro.
Fine mese segnato dai moti retrogradi di Venere e Mercurio. Incontri e vecchie questioni finanziarie tendono a ritornare a galla. Momenti di tensione tra il 25 e il 26 causati da stress e da moti lunari ambigui.
Il nostri clienti ricevono 110 milioni di franchi.
Ma ora non fate pazzie!
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» a cura di Elisabetta
ariete
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