Ticino7

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numero

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L’appuntamento del venerdì

Agorà

Persone scomparse

Salute Il bambino nella medicina cinese

16 I 09 Corriere del Ticino

Reportage La rivoluzione dell’auto Tendenze Tiziano Terzani

laRegioneTicino

Giornale del Popolo

Tessiner Zeitung

CHF. 2.90

con Teleradio dal 18 al 24 gennaio


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C o m o d i t à e c o n ve n i e n z a


numero 4 16 gennaio 2009

Agorà Persone scomparse: una realtà nascosta Arti Musica. Popol Vuh: il canto dell’uomo Media Informazione. Una rete di carta

DI

DI

Tiratura controllata 90’606 copie

Chiusura redazionale

Salute Il bambino nella medicina cinese Vitae Mischa Pallone

DI

GABRIELE SCANZIANI

4

FABIO MARTINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

6

GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Società Psicologia. Il mistero della sincronicità

Impressum

GIORGIA RECLARI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

DI

DI

DI

NICOLETTA BARAZZONI

ELISABETTA LOLLI

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Venerdì 9 gennaio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale

Reportage La rivoluzione dell’auto

DI

MARCO PIFFARETTI

Tendenze Tiziano Terzani. Un giornalista in cammino

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DI

ROBERTO ROVEDA

..............

Peter Keller

8

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Redattore responsabile

Fotografia Agostino Rossi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Coredattore

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Fabio Martini

Giancarlo Fornasier

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Libero pensiero

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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Persone invisibili Illustrazione di Valérie Losa

Gentili lettori, mi permetto una breve riflessione a commento dell’articolo di Giorgia Reclari pubblicato in questo numero di Ticinosette. Sì, perché, a quanto pare, sembra proprio che una vita non sia sufficiente. Ce ne vorrebbero almeno due, forse tre. Meglio ancora se ci fosse la possibilità di passare da una all’altra quando la situazione lo richiede. L’essere diacronici non soddisfa più… vogliamo la sincronicità delle esistenze. E allora le inventiamo tutte, Second Life e consimili, Facebook, e poi i siti come www. privacyworld.com dove è possibile acquistare nuovi documenti e una nuova identità. Per coloro a cui la simulazione del virtuale non basta, ecco allora indirizzi come www.safehavenoffshore.com che offrono la possibilità di “trasferirsi” chiavi in mano senza alcun tipo di preoccupazione burocratica, nel rigoglioso paradiso della Dominica e via dicendo… I servizi in questo settore oggi proprio non mancano. Va da sé che la fuga, quella reale, deve essere organizzata nei minimi particolari onde evitare fastidiosi riconoscimenti e individuazioni. Se si deve sparire tanto vale farlo bene. Certo, nessuno ci può assicurare

che la “nuova” vita offra sufficienti garanzie di qualità e riservatezza, ma per qualcuno vale comunque la pena correre il rischio. Spesso a spese di chi resta. Come è accaduto pochi giorni fa a Palermo dove il figlio dell’imprenditore Maiorana, scomparso dall’isola oltre un anno fa a seguito di eventi non proprio chiari e avvistato a Barcellona, si è tolto la vita. Le esistenze non sono tutte uguali e forse passare da una solitudine a un’altra non è poi un grosso problema. Ma chi invece lascia i propri cari, chi pone una cesura definitiva nella propria vita, quali vuoti, quali interrogativi lascia? Quale volontà può arrivare a sciogliere definitivamente legami profondi senza che questo gesto determini ferite insanabili? Difficile rispondere e comunque sia, fa male pensarci. Le circostanze sono naturalmente infinite e giudicare dall’esterno situazioni così misteriose e indecifrabili è davvero arduo. Resta l’idea di un vuoto esistenziale, difficilmente colmabile con la creazione di una nuova identità. Perché si è ciò che si è a dispetto del nome stampato sul passaporto, del colore dei capelli, del luogo in cui ci si è “costretti” a vivere. Cordialmente, Fabio Martini


Persone scomparse: una realtà nascosta

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Agorà

Non sono poche le persone che ogni anno in Ticino scompaiono nel nulla. A Lugano una tragica vicenda ha dato avvio a un progetto per la ricerca degli anziani. E con l’adesione a Schengen le indagini all’estero saranno ora più rapide

L

ouise Dora aveva un piccolo segreto di cui nessuno era al corrente fino al giorno in cui è scomparsa, una notte d’inverno di un anno fa. Ospite di una casa di riposo a Lugano, era una tranquilla anziana signora che usciva spesso sola a passeggiare in città. La sera del 18 dicembre 2007 però non è rientrata come d’abitudine, nonostante il freddo pungente. Allertata la polizia sono cominciate le ricerche. Ed è allora che, con il passare dei giorni e grazie alle segnalazioni che fioccavano alla centrale, veniva alla luce che l’anziana non trascorreva le giornate seduta su una panchina del lungolago, ma era quasi una celebrità fra i negozianti del centro, che ricevevano spesso sue visite, e i giardinieri comunali, con i quali aveva scattato anche delle fotografie ricordo. Ma nessun indizio è purtroppo risultato utile per rintracciarla. “Louise evita sempre le strade in salita, cammina aiutandosi con un bastone” aveva assicurato chi la conosceva, indirizzando così le ricerche principalmente verso zone pianeggianti. Subito sono stati mobilitati i cani cerca-persona e squadre di sommozzatori hanno scandagliato il fondo del lago. Ma per una beffa del destino, uno scherzo crudele di un istinto maligno, quel giorno Louise Dora aveva risalito non si sa perché una vertiginosa via a fondo cieco. E lì, arrivata in cima, si era accasciata in un giardino, nascosta dalla vegetazione. È stata trovata sei giorni dopo, quando ormai non c’era più nulla da fare.

Le cifre La tragica storia della signora Dora ha dato avvio a un progetto per la ricerca degli anziani (v. oltre). Anche in Ticino infatti, seppure in termini non allarmanti, scompaiono ogni anno persone di ogni età. Secondo i dati forniti dalla Polizia cantonale sono oltre 200 le segnalazioni annue, che nel 75% dei

casi si risolvono però con l’immediato ritrovamento e non danno luogo a denuncia. Anche gran parte delle denunce sono revocate: nel 2007 tutte quelle relative a minorenni (15) e per gli adulti 37 su un totale di 40. I motivi della scomparsa sono svariati. I minorenni, in particolare gli adolescenti fra i 14 e i 16 anni, quasi sempre tentano la fuga, mentre per i bambini sotto i 10 anni è più elevata la percentuale delle sottrazioni da parte familiare. “Le donne e i minori spesso fuggono da situazioni di violenza e di grande disagio, mentre gli uomini da condizioni finanziarie che non riescono più a gestire o per insuccessi e insoddisfazioni sul lavoro e in famiglia” spiega Andrea Cucchiaro, capo nucleo condotta della Polizia mobile del Sottoceneri. Ma c’è anche chi prolunga le vacanze senza avvisare, mettendo in allarme parenti e amici per poi ricomparire spontaneamente dopo qualche settimana e chi invece si eclissa con l’amante per qualche giorno (a volte in questi casi la polizia viene richiamata in seguito per lite familiare…). Di regola solo dopo un mese di assenza la polizia ricontatta i familiari per l’inserimento dell’identikit nella banca dati dell’Interpol. Da questo momento la ricerca non è più di competenza unicamente della polizie Cantonale e Federale, ma rientra nei circuiti internazionali.

Perdersi… nei boschi e nella mente C’è chi invece scompare involontariamente, o meglio, si perde. Se nel nostro cantone è difficile smarrirsi negli intrichi delle strade di immense metropoli, ci sono però sentieri, selve, valli e dirupi che a volte si appropriano degli escursionisti, creando aloni di mistero attorno alla loro scomparsa. Molti vengono ritrovati, qualcuno però manca ancora all’appello. Ne è un esempio il signor Girami, residente in Italia e mai tornato da una gita sul Monte


Agorà

5 Il “Progetto Dora”, gli MMS e lo spazio Schengen “C’è ancora molto da migliorare: sarebbe per esempio utile creare un’unità della Polizia che si occupasse a tempo pieno solo della ricerca delle persone scomparse” rivela Cucchiaro. Tutti investimenti rimandati in tempo di crisi. Però qualcosa sta cambiando… “A seguito della storia della signora Louise Dora è stato creato un progetto – cui per ora aderiscono le cinque principali case di riposo del Luganese – che mira a razionalizzare le ricerche. Le istituzioni si impegnano a fissare limiti orari più precisi per le uscite, creano un dossier su ogni ospite con informazioni utili a sveltire le indagini e hanno la facoltà di perquisire l’edificio prima dell’arrivo della polizia”. Per quanto riguarda i bambini, si era pensato di introdurre anche in Svizzera un sistema di diffusione di fotografie via MMS, sul modello di Stati Uniti, Canada e Francia. La proposta era stata sollevata dopo la tragica conclusione della vicenda

di Ylenia, la bambina rapita nel luglio 2007 e trovata morta un mese dopo. Andrea Cucchiaro però afferma che “per ora rimane solo un progetto”. Con l’adesione allo spazio Schengen, infine, anche la Svizzera ora utilizza il SIS, il Sistema di ricerca di persone e oggetti degli Stati Schengen. È un valido aiuto per rintracciare chi fugge all’estero. Ma alla fine l’allontanamento volontario, se non è accompagnato da altre infrazioni o crimini, non è un reato. E un maggiorenne che decide di scomparire, anche se trovato, non può essere costretto a tornare. È stato così anche per il gastronomo svizzero Pascal Henry, fuggito quest’estate durante un tour nei migliori ristoranti del mondo perché non sopportava la pressione psicologica della celebrità. Nonostante fosse stato avvistato dalla polizia ginevrina nessuno poteva obbligarlo a rientrare. È rincasato spontaneamente solo a metà dicembre, dopo mesi trascorsi a vagare senza meta tra Svizzera e Francia tentando di fuggire… da se stesso.

» di Giorgia Reclari; illustrazione di Danila Cannizzaro

Lema nell’ottobre del 2007. Come per la signora Dora, anche gli anziani spesso si smarriscono, ma quasi sempre vengono ritrovati. Oltre ai numerosi casi legati a patologie come l’Alzheimer, capita di frequente che siano soggetti a delle sovrapposizioni tra ricordi e realtà. Arrivano in un luogo che fa “scattare qualcosa” nella loro memoria e improvvisamente vivono nel ricordo e agiscono come se esso fosse la realtà, senza più riuscire a distinguere. “Un uomo è stato trovato dagli inquilini della casa in cui abitava da giovane e dove è tornato, dopo aver preso vari mezzi pubblici. Un altro, arrivato in stazione, si è ricordato che andava a lavorare in treno: è salito sul primo che passava, ma si è addormentato, svegliandosi solo a Livorno”. Andrea Cucchiaro “sfoglia” i ricordi delle mille storie che gli sono passate davanti agli occhi. Ma, seppure siano pochi coloro che fanno perdere le proprie tracce definitivamente, non va trascurato nessun mezzo di ricerca.


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è ben rappresentato dagli album Affestunde (Liberty, 1970) e In Den Garten Pharaos (Pilz, 1972) che, anche se in parte acerbi, suggeriscono pienamente le potenzialità creative del gruppo tedesco. Il secondo momento del gruppo, avviato da Hosianna Mantra (SPV, 1972), segna da un lato l’abbandono dell’elettronica con una sempre maggiore ricerca sul piano compositivo, dall’altro il passaggio da una dimensione esoterica a una più squisitamente religiosa. La formazione, totalmente rinnovata (Florian Fricke al pianoforte, Conny Veit alle chitarre, Robert Eliscu all’oboe, Fritz Sonneleitner al violino, Klaus Wiese alle percussioni e la soprano coreana Djong Yun), i testi direttamente ispirati alla Bibbia e ai Vangeli, rappresentano i punti di partenza da cui il compositore tedesco sviluppa una serie di brani penetranti, sorretti da delicatissime trine strumentali e vocali. Il titolo stesso dell’album suggerisce la volontà di mettere a fuoco la relazione fra Oriente (Mantra) e Occidente (Osanna, il saluto rivolto dalla folla al Cristo al suo ingresso in Gerusalemme). Da un certo punto di

La formazione tedesca, spesso erroneamente associata dalla critica alla corrente della “cosmic music”, ha segnato una stagione importante nell’ambito della musica e non solo… vista, queste musiche richiamano esperienze “colte” e classicheggianti e vi si avverte la portata emozionale della migliore musica romantica tedesca nonché un certo wagnerismo di fondo. Elementi questi però del tutto metabolizzati e capaci di stabilire una viva connessione fra la

dimensione mistica e ideale e una visione umana e carnale. Musica di contaminazione quindi, ma nei suoi esiti più alti e fecondi: la tensione verso altre aree culturali si schiude all’interesse di questi musicisti che con semplicità e curiosità toccano registri inauditi al di là di ogni frequentazione generazionale. Parallelamente al lavoro del gruppo, Fricke avvierà poi la collaborazione con il regista tedesco Werner Herzog. I grandi cori, i pianoforti rarefatti, gli intrecci di chitarre elettriche dal gusto sottilmente psichedelico, diverrano il commento sonoro ideale per le immagini visionarie e drammatiche del cinema di Herzog, da Aguirre (1972) all’Enigma di Kaspar Hauser (1974), da Cuore di vetro (1976) al più celebre Nosferatu, il principe della notte (1978). Chi conosce e ama questi film sa a quali risultati ha portato il connubio fra i due artisti: la musica di Fricke contribuisce a

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divinità”, è tratto da un libro sacro della tribù dei Quiché, popolo del Centro America discendente dei Maya. Nella prima fase del gruppo tedesco si riconoscono due principali momenti. Il primo, che definirei di improvvisazione elettronica basato per lo più sull’utilizzo del sintetizzatore,

Popol Vuh: il canto dell’uomo

Arti

Prima di entrare nel merito, debbo ammettere la mia totale parzialità a favore di ciò che il gruppo di Monaco di Baviera ha prodotto in quasi tre decenni di attività. Fondatore dei Popol Vuh è stato Florian Fricke (1944-2001), pianista e compositore tedesco con alle spalle studi musicali classici (fu allievo di Rudolph Hindemith, fratello di Paul). All’età di 19 anni rinuncia agli studi, “per poter vivere”, come lui stesso ebbe a dichiarare. Iniziano così le peregrinazioni verso l’Africa e l’Oriente che riflettono l’interesse per tutto ciò che riguarda i miti e le religioni dei popoli. La fondazione dei Popol Vuh segue di poco e con essa la rapida affermazione del gruppo che si attua anche grazie a tre particolari congiunture: la diffusione delle discipline e delle religioni orientali in Occidente; la nascita di una delineata corrente del rock tedesco (Amon Duul, Tangerine Dream, Can, Faust e Ash Ra Temple) e, su di un altro versante, la proficua collaborazione di Fricke con l’amico d’infanzia, il regista Werner Herzog. Il nome stesso della formazione, il cui significato pare essere “unione con la


Arti

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Florian Fricke e Frank Fiedler impegnati nelle registrazioni di Affenstunde nel 1970

uno strumento di guarigione interiore, la qualità e l’originalità del linguaggio sfuggono a ogni cliché nell’accostare il “terreno” al “sacrale”, l’umano al profondamente spirituale. Senza compromessi, senza banalizzazioni. Con le seguenti parole il musicista inglese Gary Lucas esprimeva il proprio compianto nei giorni successivi la morte di Fricke: “È la capacità spettrale – termine del tutto appropriato – che questa musica possiede di offuscare soavemente i contorni del tempo e dello spazio a distrarmi dalla perdita dolorosa e tragica che il mondo musicale sta soffrendo”.

Film

Nosferatu, il principe della notte 1979 Capolavoro assoluto del regista tedesco e rifacimento del celebre Nosferatu di Friedrich Murnau del 1922. Tre straordinari interpreti – Bruno Ganz, Isabelle Adjani e Klaus Kinski – e una bellissima colonna sonora firmata da Fricke.

Dischi

Tantric Songs/Hosianna Mantra Celestial Harmonies, 1991 La raccolta pubblicata dall’etichetta americana comprende alcune delle migliori composizioni di Fricke, inclusi i brani presenti nella versione originale di Hosianna Mantra. Un documento essenziale per tutti gli amanti dei Popol Vuh.

» di Fabio Martini

rafforzare lo straniamento e la “crisi della realtà” costantemente presente nel cinema del regista tedesco la cui arte viene così sospinta verso esiti sublimi di assoluta purezza. Ciò nonostante, la musica di Fricke, su cui torneremo in futuro per approfondire altri due importanti album (Seligpreisung, PDU, 1973; e Einsjäger & Siebenjäger, PDU, 1974), gode di vita autonoma e di una sua totale specificità espressiva. Non alberga in una dimensione temporale definita: è musica senza tempo, destinata a perdurare (qualità piuttosto rara oggi). Associarla poi ai fenomeni della New Age appare quantomeno improponibile. Nella musica di Fricke non vi è infatti traccia alcuna di quell’intento consolatorio che ha invece contraddistinto la produzione della corrente musicale tanto in voga a partire dagli anni Novanta. Pur nella sua aspirazione a fare della propria espressione artistica


Una rete di carta

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Media

leggere. Il gruppo di redattori è coordinato da Jacques Rosselin (fondatore vent’anni or sono del Courrier International), Philippe Cohen (creatore associato di Marianne) e Philippe Labarde (vecchio nome di La Tribune e Le Monde). È lo stesso Rosselin ha spiegare la nascita del progetto: “Ho avuto lo stesso scatto interno di quando creai il Courrier – spiega –: c’è una gran quantità di informazioni accanto alle quali le persone passano senza fermarsi per mancanza di tempo e c’è uno sguardo diverso sull’attualità portato dai blogger, il cui tono è più libero, più impertinente che nei giornali, visto che loro lavorano in totale indipendenza, senza logica economica”. Parole confermate in un editoriale pubblicato sul primo numero, dove il redattore capo Philippe Cohen sostiene che “l’audacia intellettuale, il coraggio, l’indipendenza, hanno trovato rifugio su internet”. Naturalmente “bisogna saper cercarli e, soprattutto, trovarli. E questo è lo scopo di questo giornale”, aggiunge Cohen: cercare fonti credibili e pertinenti. Un settimanale che ha dei costi, naturalmente: Informazione: spicchi di realtà tra digitale e carta stampata (elaborazione il finanziamento è assicurato dagli stessi grafica Tecnica T7) fondatori (su tutti Rosselin) con il sostegno del fondo d’investimento Berlys DévelopSe la crisi economica pare gli internauti, risale invece pement (che fa riferimento a Pierre Bergé), non risparmiare proprio nes- alla metà dello scorso mese per un totale di tre milioni di euro, metà dei suno, un settore in partico- di ottobre l’uscita nelle ediquali sono stati utilizzati per il lancio. Una lare non conoscere flessioni cole francesi di Vendredi, un decina i membri della redazione, di questi di sorta: la spirale dell’“in- settimanale che vuole rapprecinque sono giornalisti, tutti a setacciare siti formazione”. Non parliamo sentare l’attualità vista con e blog, soprattutto francesi. certo della carta stampata gli occhi del web. Lo scopo Ma a chi dovrebbe essere rivolto il settimatout court, in crisi sia di let- di questo sorprendente espenale? A chi non naviga in rete? O si cerca tori sia di una ben più grave rimento editoriale è semplice: di conquistare nuovi lettori “cartacei”? emorragia di grandi inser- andare alla ricerca di fonti “Vendredi – continua Cohen – è indirizzato zionisti pubblicitari. Ci rife- disponibili sulla rete, il luogo a chi già s’informa sulla rete ma che vuole riamo invece all’incredibile privilegiato per la nascita e la risparmiare del tempo avendo a disposifonte di punti di vista, opi- diffusione di idee e di dibatzione una selezione dei contenuti ma su nioni più meno autorevoli, un giornale. E a quelli e mare di suggerimenti che Il meglio dell’opinione di internet è diventato che non navigano ma internet ci rende disponibili una rivista: Vendredi. Il ciclo del contenuto da sono felici di avere 24 ore su 24, prelibato frutuna selezione tutte online si fa offline per poi tornare in rete… le settimane”. E sulla to della messa in rete delle conoscenze di centinaia di una girandola materializzatasi in Francia posizione bipartisan di milioni di utenti. Se è di quanto pubblicato – in questi giorni il “salvataggio” titi. La rivista cerca tutte le particolare rispetto alla sempre discutibile di Wikipedia – la grande e settimane delle idee nuove scelta delle fonti – è lo stesso sito della rivista gratuita enciclopedia online e dei punti di vista originali a rassicurare, sostenendo che è “un settiche rischiava di soffocare nei sugli argomenti più diversi, manale pensato e creato da professionisti debiti, e di dover licenziare la ne fa una selezione che da che operano nei media in modo del tutto sua ventina di dipendenti – digitale si fa poi cartacea. E indipendente dai grandi gruppi editoriali attraverso una “colletta” tra il risultato sono 8 pagine da francesi”.


un punto a favore non tanto del giornale come complemento a internet e un “terreno più stabile” dove esercitare della sana riflessione: il settimanale francese segna l’assoluta primazia del contenuto sul contenitore e, relativizzando il mezzo, quello che fa testo è finalmente il messaggio. Dipende poi dall’utente privilegiarne uno, a dipendenza da dove si trova e che cosa sta facendo. Non dobbiamo più sorprenderci se internet è così importante e “autoritario” da essere sempre più spesso citato come vera fonte di informazioni, tanto da occupare oggi un posto essenziale nella piramide gerarchica del giornalismo. Se è vero che la vera potenza della rete sta nell’infinito spazio a disposizione per riflessioni e approfondimenti assolutamente liberi, non possiamo però

Internet

www.vendredi.info

nascondere che il vero tallone d’Achille sta proprio nella credibilità e nella pertinenza di quanto viene sostenuto dagli utenti. È probabile che esperienze come quella di Vendredi permetteranno se non altro di rendere la rete più credibile proprio lì dove le ombre più facilmente si nascondono: nella nicchia della certezza e dell’autorevolezza delle fonti.

» di Giancarlo Fornasier

La bontà di Vendredi pare al momento confermata, almeno stando all’attenzione posta sul settimanale e al fatto che in edicola la rivista arriva puntualmente. Ma al di là della riuscita del progetto francese una cosa è certa, di piccola rivoluzione si tratta: se prima era il web che “riassumeva” e proponeva quanto i classici mezzi di informazione diffondevano, ora internet cerca spazio utilizzando un mezzo fisico come il vecchio giornale. Che qualche vantaggio pur sempre ce l’ha: come la portatilità, la capacità di essere sempre e comunque funzionante, esente da crash, bug e patch di varia natura, in grado di funzionare senza batterie o anche in assenza di “campo” e “segnale” provenienti da reti wi-fi o cellulari improvvisamente silenziosi. Ma Vendredi segna in particolare

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Robert H. Hopcke Nulla succede per caso Mondadori, 1998 L’autore esplora l’universo di ciò che erroneamente consideriamo “puro caso”, e ne individua il peso negli aspetti quotidiani e in quelli spirituali dell’esistenza. Carl Gustav Jung La sincronicità Bollati Boringhieri 1980 Un testo di grande interesse per comprendere l’approccio dello psicoanalista svizzero al fenomeno della sincronicità, inteso nella sua connessione ai processi inconsci dell’individuo.

za incredibile? Forse. Con coincidenza consideriamo una sequenza accidentale di eventi che si verificano simultaneamente o nello stesso arco di tempo. Che quello che poi accade non sia solo una coincidenza ci porta sul terreno dell’invisibile, e dunque anche dello spirito, ma non necessariamente in prospettiva metafisica. Possiamo credere nella coincidenza nella misura in cui ammettiamo, e non escludiamo, che lo spirito e la materia rappresentano due opposti misteriosamente congiunti. Se non ci limitiamo ad assegnare al caso la responsabilità di quel che accade, e se prestiamo attenzione alle interconnessioni tra le innumerevoli forme del sapere lasciamo aperta la plausibilità. Regalare un cd a qualcuno, del quale non conosciamo i gusti, e scoprire che è il suo genere musicale preferito; scrivere in simultanea lo stesso messaggio, innamorarsi improvvisamente e sentirci sincronizzati come se ci si conoscesse da una vita; esprimere lo stesso pensiero allo stesso momento; incorrere in un numero che si ripete nella nostra vita con una certa regolarità e importanza, sono tutti episodi che fanno parte di questo magico e impenetrabile Le coincidenze sono situazioni improvvise e esito che è la vita. Non inspiegabili che costellano la vita di ognuno di è indispensabile crenoi. Avvengono in maniera sincronica e sta- dere nell’esistenza di entità divine per ambiliscono una relazione tra la nostra mente mettere che ogni cosa e gli accadimenti esterni che ci succede può essere “potenzialmente significativa”. Non è detto che questo un romanzo e trovarvi una avvenga ma se succede forse le coincidensequela impressionante di ze possono esprimersi nella bellezza delle frammenti che descrivono storie che viviamo o che dobbiamo ancora particolari significativi che vivere, quando, per esempio, incontriamo ci riguardano può essere la persona giusta al momento giusto. considerata una coinciden-

ammettendo una correlazione tra gli stati interiori e gli eventi esteriori, e quindi un parallelismo temporale, spaziale e di significato tra condizione psichica ed evento fisico. Nel suo saggio La sincronicità come principio dei nessi acausali (1952) ha teorizzato sulle forme di causa ed effetto, sostenendo che la causalità è solo un principio, e che la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito vive ugualmente di fini. Nulla succede per caso oppure siamo semplicemente regolati dal calcolo delle probabilità? Alcuni obiettano che certi avvenimenti siano solo il susseguirsi di fatti indipendenti da qualsiasi spiegazione, altri che siano l’espressione di un miracolo, della fatalità, della fortuna o della cattiva sorte. Leggere

» di Nicoletta Barazzoni; illustrazione di Ulrico Gonzato

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Il mistero della sincronicità

Società

nomeni legati alla sincronicità sono stati studiati da Wolfgang Pauli, fondatore e Premio Nobel della fisica quantistica (1945). Sul piano psicologico se n’è interessato Carl Gustav Jung, il quale ha indicato come queste manifestazioni della vita – situate in quella apparente “terra di nessuno” che si colloca tra razionale e irrazionale –, riescano a incidere sul corso dell’esistenza. Studiandoli come fenomeni in grado di cambiare la nostra immagine e il nostro modo di vedere il mondo, Jung ha indagato la sincronicità domandandosi perché certe cose accadono (causalità) e qual è il senso di tali accadimenti quando coincidono con lo stato d’animo di quel preciso momento (acausalità). Anche se non è possibile mostrare l’esistenza della sincronicità in termini scientifici, e anche se ancora non esiste un modello fisico che possa attestare in maniera definitiva, tanto in fisica che in psicologia la spiegazione più accettabile che è stata avanzata da numerosi studiosi è quella dell’esistenza di un “campo morfico” all’interno del quale tutto esiste. Jung ha trattato in psicologia i confini dell’anima,

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Nel campo della fisica i fe-

Libri


Nell’autunno del 2007 a Gerusalemme, Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano dal 1978 al 2002 e personalità centrale del cattolicesimo contemporaneo, dà il via a una serie di lunghe e articolate conversazioni notturne con Georg Sporschill, gesuita austriaco che opera quotidianamente per aiutare i bambini abbandonati in Moldavia e Romania. Lo schema è semplice: Sporschill pone alcune brevi e incisive domande e Martini risponde. Il libro che nasce da questi incontri affronta temi fondamentali e brucianti come la fede in Dio e la questione del male nel mondo, il rapporto tra i giovani d’oggi e la Chiesa e tra quest’ultima e il mondo moderno. E poi ancora le relazioni tra le persone, la sessualità e l’amicizia. Martini non si limita a cercare una risposta o a fornire soluzioni a problemi tanto vivi. Le sue sono piuttosto riflessioni aperte su temi scottanti e le sue parole dimostrano il tentativo di coinvolgere e appassionare il lettore. Lo sguardo dell’ex arcivescovo di Milano è rivolto principalmente ai giovani e soprattutto a loro è rivolto il richiamo continuo di Martini a mettersi in gioco: “ciò che mi preoccupa è la

Abbiamo letto per voi mancanza di coraggio. […] Come mai da noi, dove regnano libertà e benessere, arrivano sempre meno critiche e le grandi decisioni sono rare? […] Alla gioventù e alla Chiesa vorrei dire questo: abbiate coraggio! Rischiate qualcosa! Rischiate la vostra vita!”. Il richiamo è forte anche per la Chiesa cattolica. A quella che considera la sua famiglia, il cardinale dedica parole chiare: “Un tempo avevo sogni sulla Chiesa. Una Chiesa che procede per la sua strada in povertà e nell’umiltà, che non dipende dai poteri di questo mondo. […] Una Chiesa che dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto. Una Chiesa che infonde coraggio, soprattutto a coloro che si sentono piccoli o peccatori. Sognavo una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa. Guardo al futuro”. Anche sui temi più scottanti come quelli della sessualità e dell’omosessualità Martini invita alla riflessione e ad abbandonare i giudizi netti. In lui prevale costantemente il desiderio di accogliere, di ascoltare per poi trovare una via comune su cui proseguire. Per l’anziano prelato bisogna

lavorare per una nuova cultura della sessualità e della relazione con realismo perché illusioni e divieti non portano ad alcun risultato: “La Chiesa dovrebbe trattare le questioni di sessualità e famiglia in modo tale che alla responsabilità di chi ama spetti un ruolo portante e decisivo”. In Martini c’è la consapevolezza di come l’amore tocchi direttamente le persone e non sia possibile escluderle dalla ricerca di una risposta e di una via che le soddisfi pienamente. Soprattutto Martini invita la comunità cattolica a interrogarsi e a guardare avanti, non arroccandosi su posizioni preconcette o trincerandosi dietro le scelte del passato, per quanto cariche di tradizione o di autorevolezza esse siano. Per questo chiede alla Chiesa di non avere paura di riconsiderare le proprie posizioni per orgoglio o paura di ammettere torti. Il richiamo è quello di non essere chiusi nel proprio recinto di convinzioni: “Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo” sono le sue parole. In queste pagine di conversazioni il lettore ritrova i punti fermi che hanno dominato l’attività pastorale di Carlo Maria Martini nel periodo in

Carlo Maria Martini e Georg Sporschill Conversazioni notturne a Gerusalemme Mondadori, 2008

cui ha condotto la Diocesi di Milano: per lui Gesù è l’amico del pubblicano e del peccatore, ascolta le domande della gioventù, sta fra la gente. Ma è anche colui che porta scompiglio, che si espone lottando contro l’ingiustizia. Pagina dopo pagina il cuore del lettore, credente oppure no, si riempie di ottimismo: Martini ci parla di speranze, di sogni e di utopie, non lancia proclami e non emette giudizi. Con l’unica certezza finale che l’amore, comunque venga declinato, è la cosa che imprime il reale e profondo senso alla vita.

Recensioni

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» di Roberto Roveda

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Che montagne. Che orizzonti. Che luce!


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spetto a quello allopatico che viene comunque considerato assolutamente indispensabile nei casi e nelle patologie più gravi. L’ambito pediatrico non fa eccezione. A muoversi in questo senso sono soprattutto gli stessi pediatri il cui interesse verso metodologie farmacologiche meno aggressive si fa sempre più marcato, vuoi per una maggiore attenzione verso le richieste dei genitori, vuoi per il bisogno di differenziare e relativizzare l’importanza delle diverse patologie in base alla loro effettiva portata e gravità. E ciò a prescindere dal fatto che in molti casi, e questo va comunque detto, manchino evidenze scientifiche precise soprattutto sotto il profilo dell’efficacia. In questo quadro rientra naturalmente il contributo fornito dalla medicina tradizionale cinese che ha nell’agopuntura il suo punto di forza. Interessante il dato storico: la pediatria, come branca della medicina applicata all’infanzia, nasce in Cina intorno al V secolo a.C. mentre l’istituzione di una cattedra di studio specifica avviene intorno all’XI secolo, periodo in cui fu attivo il medico Qian Yi (1035–1117). Nei testi di me-

Il bambino nella medicina cinese

Salute

anni fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raggruppava sotto la denominazione di Medicine Tradizionali tutta quella serie di tecniche e metodiche che si sviluppano da un approccio diverso rispetto a quello scientifico occidentale. Secondo l’OMS: “la Medicina Tradizionale comprende approcci differenti, pratiche sanitarie, conoscenze e credenze che inglobano al loro interno rimedi a base di piante, animali, minerali, terapie spirituali, tecniche manuali ed esercizi, applicati singolarmente o in combinazione tra loro al fine di mantenere una condizione di benessere così come per trattare e prevenire le malattie”. In questo gruppo l’OMS fa rientrare, oltre all’agopuntura, alla medicina tradizionale cinese e a quella ayurvedica anche l’omeopatia, e ciò a prescindere dall’eventuale copertura garantita dai differenti sistemi sanitari occidentali. Il fatto è che proprio in Occidente un numero crescente di persone si affida alle medicine non convenzionali per la prevenzione e il trattamento di malattie croniche. Del resto i dati parlano chiaro: circa l’80% della popolazione dell’Europa occidentale ha utilizzato almeno una volta questo tipo di metodiche. In Germania il 77% delle strutture che si dedicano alle terapie contro il dolore fornisce servizi di agopuntura. In Italia, nonostante l’opposizione della classe politica che con una legge ha proibito la pubblicità dei prodotti omeopatici, il mercato è in netta crescita. Alla base, la convinzione più o meno articolata che il farmaco “naturale” sia meno invasivo e tossico ri-

Libri

Carlo Moiraghi Il libro della medicina cinese Fabbri editore, 2000 L’autore introduce un percorso per addentrarsi nello studio e nella pratica della medicina tradizionale cinese: un approccio interdisciplinare, al tempo stesso tradizionale e moderno.

fisiologico sia patologico. Il Classico presenta descrizioni accurate di malattie come convulsioni, dissenteria e dermatiti ed emerge l’idea che il bambino debba essere trattato in modo particolarmente “mite e delicato”, evitando “misure drastiche”. Il periodo della dinastia Ming (1364–1644), come per tutti i settori della ricerca medica, portò a un notevole sviluppo in campo pediatrico con l’introduzione delle prime misure preventive delle patologie infantili e l’utilizzo di formulazioni di piante e protocolli di agopuntura. Nel 1556 il medico di corte Xue Liang Wu scrisse gli Elementi essenziali per la cura e la protezione dei bambini, testo in cui è ribadita l’importanza di adeguare i dosaggi delle prescrizione erboristiche in base al peso e all’età. Il pediatra Wan Mi Zhai (1495–1585), oltre a scrivere numerosi testi, fra cui Segreti essenziali nella cura dei bambini, raggruppò le opere dei suoi predecessori prendendo come punto di riferimento l’opera di Qian Yi. Egli introdusse misure pediatriche preventive inclusa l’esposizione dei bambini al sole e all’aria. Riservò inoltre L’approccio della medicina tradizionale cinese grande attenzione alle alle patologie infantili si contrassegna fin patologie da raffreddamento, alla sovradall’antichità per una serie di metodologie limentazione (tema diagnostiche specifiche e differenti da quelle attualissimo) e all’abuutilizzate nell’adulto so dei medicinali. Gli antichi medici cinesi, dicina cinese, anche nei più vista la difficoltà dei fanciulli di esprimere antichi – il Classico di pediacon accuratezza i sintomi, avevano poi tria risale alle dinastie Sui e elaborato una serie di sistemi di indagine Tang (636–936) –, il bambino specifici per risolvere questo problema di viene visto come un’entità “comunicazione”. Con l’età moderna e concontrassegnata da caratteri temporanea il numero delle opere dedicate distintivi propri sia sul piano alla pediatria si è ovviamente moltiplicato

»

Alcuni


Salute

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I simboli dello Yin e Yang circondati dai classici esagrammi cinesi. Secondo questa teoria ogni elemento o fenomeno dell’universo consiste di due aspetti opposti e complementari

pratiche di valutazione dei bambini che vengono integrati in modo assolutamente pragmatico alle conoscenze e alle moderne tecniche diagnostiche. La prevenzione rappresenta un obiettivo costante per il pediatra cinese, soprattutto riguardo ad affezioni come le bronchiti asmatiche che vengono trattate nel periodo estivo. Il metodo usato è quello della “moxicombustione”, una tecnica di riscaldamento attuata con l’applicazione topica di boli a base di un impasto

di erbe su alcuni punti specifici dell’agopuntura presenti sul dorso del paziente. Altra metodica che nell’ultimo decennio ha visto una crescente diffusione in Cina è quella dell’auricoloterapia, cioè la stimolazione del padiglione auricolare, un’area in cui sono “riassunte” numerose funzioni dell’organismo. Queste tecniche appaiono interessanti anche perché evitano l’uso dell’ago, psicologicamente poco accettato dai bambini cinesi e non solo.

» di Elisabetta Lolli

con approfondimenti e l’avvio di trattamenti specifici quali il massaggio, i cerotti medicati, l’uso delle supposte e l’osservazione dell’indice del bambino. Quest’ultimo è un esame che, prendendo in considerazione i disegni vascolari presenti sull’indice della mano, ricava dati utili sotto il profilo diagnostico e della prognosi. Attualmente nelle strutture ospedaliere cinesi vengono utilizzati metodi che si rifanno direttamente alle antiche


» testimonianza raccolta da Gabriele Scanziani; fotografia di Adriano Heitmann

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te a sopravvivere solo attraverso lavori che avessero a che fare con questo, ho notato un grande cambiamento proprio nel mio tratto e nel disegno. Oggi, nel momento in cui inizio a disegnare so esattamente che cosa voglio ottenere, mentre prima mi mettevo davanti al foglio cercando di creare qualcosa di non comune solo per farmi notare. Mi sforzavo di essere anticonformista. Col passare del tempo e con l’apertura del negozio, ho capito che l’unico modo per essere veramente d’impatto è uscire dagli schemi, rimanendo negli schemi. Alle volte mi confondo con le cose che disegno… in effetti Ventotto anni, un figlio, una compagna nella mia vita non esiste una e una fumetteria nel centro di Lugano. linea precisa tra fantasia e Disegna da quando è al mondo e vive a realtà, anzi, spesso le due cose si mischiano del tutto. Immacavallo tra il suo lato razionale e la sua gino che la causa principale parte emotiva sia che, alla fine, ogni cosa che disegno in qualche modo volevano. Per chi desidera proviene da me. Io sono i miei personaggi lavorare in questo ambito e i miei personaggi sono me, ecco perché una delle caratteristiche più non può esistere una netta distinzione tra il importanti è la perseveranza. mondo reale e la mia immaginazione. L’uniPrima di aprire il mio negoco confine che separa le due cose è il mio zio ho fatto per due anni il negozio. Il mio modo di relazionarmi con magazziniere e sono stato per gli altri cambia totalmente dopo che sono altri due anni commesso in un entrato nella mia “bottega del fumetto”. È negozio di animali. Ho svolto come se ne facessi parte, come se anch’io in per diverso tempo lavori che un certo senso diventassi un personaggio. non c’entravano nulla con Uno degli avvenimenti che ha maggiormenla mia formazione, ma che te influenzato il mio approccio al fumetto e mi davano la possibilità di al disegno in generale è stata la nascita di continuare a dedicare parte mio figlio Nicholas. Prima ritraevo sopratdel mio tempo al disegno. tutto soggetti realistici, adoravo disegnare Una delle attività a cui non situazioni violente e aggressive; da quando avevo mai pensato, per esemè rimasta incinta la mia compagna ho pio, è l’insegnamento, eppuiniziato a sviluppare un forte amore per re da qualche anno a questa il fumetto comix, vale a dire per ragazzi. parte i corsi di disegno sono Non solo, nel periodo della sua gravidanza, diventati un elemento centradisegnavo quasi solo bambini. Ero curioso le del mio lavoro. Dare leziodi capire come si muoveva un bimbo, com’è ni mi ha aiutato e mi aiuta strutturato fisicamente, che espressioni ha, ancora moltissimo a impacome gesticola. Ho cominciato a osservarlo rare… perché insegnando si prima ancora che nascesse. continua a studiare. Durante Prestare attenzione al mondo che ci circonda i miei corsi uno dei temi prinaiuta un disegnatore a cogliere le piccole/ cipali è l’anatomia. Spiegare le grandi differenze che esistono nei gesti di regole che stanno alla base di tutti i giorni. Dopo un po’ di tempo passato a un corpo disegnato correttaguardare il mondo, ci si rende conto che non mente mi ha portato a creare basta, che ancora più importante è l’occhio finalmente personaggi che mi con cui lo si osserva. Il nostro cervello ha soddisfano, otto anni dopo una parte razionale e una emotiva, per aver terminato la scuola. un fumettista è essenziale riuscire a farle Da quando ho aperto la mia convivere senza distacco, dando a una le attività e ho iniziato veramensembianze dell’altra e viceversa.

Mischa Pallone

Vitae

i capita spesso di pensare che le cose non accadano per caso. Da quando convivo con Katia, la mia compagna, ho iniziato a credere nel karma: inteso come il principio che se ti muovi in maniera positiva verso la vita, otterrai dei risultati positivi. Prima studiavo alla Scuola del Fumetto di Milano e vivevo a Chiasso in un appartamento fatiscente… un periodo che non mi ha portato altro che guai. Conoscere Katia, che aveva due figlie adolescenti dal suo precedente matrimonio, e iniziare una convivenza con loro mi ha obbligato a cambiare il mio atteggiamento, ad assumermi le mie responsabilità. Non avevo più la scusa di essere uno studente, d’essere “solo” un ragazzo. Inoltre da quando ho iniziato a costruire qualcosa di serio, la vita mi ha dato solo cose buone. Ci sono stati invece dei periodi in cui non facevo altro che lamentarmi, mi sentivo oppresso da mille impegni, avevo perso la voglia e il coraggio di dedicare la mia vita al disegno. Mi sembrava che nulla potesse andare per il verso giusto e meno credevo in quello che facevo, più la situazione degenerava. Dal momento in cui ho cominciato ad alimentare il karma – che poi significa alimentare se stessi –, le cose sono cambiate e anche avvenimenti che a un primo sguardo potrebbero apparire casuali sono accaduti. Per riuscire a mantenersi attraverso il fumetto e il disegno è indispensabile una notevole capacità di adattamento alle diverse situazioni che ti si presentano. Una volta mi è anche capitato di trascorrere una giornata con i membri di una società farmaceutica, durante la quale spiegavo come creare una pubblicità d’impatto. Ora, intendiamoci, io non sono mai stato un pubblicitario, ma mi sono documentato e ho fatto anche quello. Devo dire che è andata bene perché alla fine sono riusciti a realizzare quello che

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La rivoluzione dell’auto Immaginario e progetti tra passato e futuro

L’automobile è più che centenaria. Un secolo nel quale i “cavalli” sono entrati nel cofano per non uscirne più. Malgrado l’evoluzione meccanica e dei materiali, ancora oggi l’auto rimane una carrozza del XVIII secolo costituita da porte, finestrini, quattro ruote e un involucro rigido. Sarà questo il suo futuro? testo di Marco Piffaretti; immagini e didascalie a cura della Redazione



Reportage

41 e vere innovazioni, quelle rivoluzionarie e quindi storiche sulle quali si basano le automobili, sono fondamentalmente state sino a oggi tre. La prima: nel quinto millennio avanti Cristo, in Mesopotamia (l’attuale Iraq) fu inventata la ruota, che rimane tuttora l’invenzione principale della mobilità “civilizzata”. La seconda: nel XVIII secolo è stato inventato il motore – prima quello a vapore, poi quelli a ciclo otto e diesel – che ha sostituto il cavallo/bue/asino che fino ad allora trainava i carri e le carrozze… anche se siamo rimasti affezionati a quell’idea tant'è vero che la potenza la esprimiamo ancora in “cavalli”. Terzo e ultimo: nel 1910 Henry Ford diede inizio all’era dell’industrializzazione della produzione perfezionando la catena di montaggio in cui ogni operaio si specializzava a compiere solo una determinata operazione, permettendo cosi la produzione ripetitiva e razionale, rendendo quindi i prezzi più accessibili. Va ricordato che l’idea originale in realtà l’aveva avuta il suo concorrente, tale signor Olds (da qui Oldsmobile, un noto marchio statunitense) ben otto anni

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prima. La quarta rivoluzione (l’elettrificazione) è già in atto, proprio adesso, mentre quella successiva quale sarà? LA QUARTA RIVOLUZIONE In questi anni stiamo vivendo una profonda rivoluzione in ambito automobilistico: il presidente della General Motors la motiva con l’esigenza di “take out the automobile from the pollution equation” (togliere l’auto dalla discussione relativa all’inquinamento), ciò è possibile, ma solo con un’unica soluzione. Quella cioè di introdurre massicciamente la trazione elettrica… naturalmente a patto che la produzione di elettricità avvenga attraverso fonti rinnovabili. Non c’è dunque dubbio che l’elettrificazione e l’introduzione dell’elettrochimica nell’auto – batterie e relative periferie – rappresenti la quarta rivoluzione, una trasformazione a cui stiamo assistendo in questi anni. Non ce ne accorgiamo in modo cosi evidente perché avviene a cavallo tra tre generazioni, che per la memoria dell’essere umano è un periodo relativamente lungo, mentre per un settore come quello dell’auto

in questa pagina Concept car “spaziali”: (colonna di sinistra) 1954: Ford FX-Atmos 1957: Chrysler Dart 1958: Ford Nucleon (colonna di destra) 1958: Ford X-2000 1958: GM Firebird III 1961: Ford Gyron a sinistra Anno 9086 GalaxT: la Galaxion 5000, una supercar lunga più di 6 metri e dalla velocità dichiarata superiore ai 500 km/h partorita dalle menti della Cosmic Motors (immagine tratta da D. Simon, op. cit.) prima di reportage (p. 39) Anno 12052 GalaxT: Ice Train Series 3. Veicolo lungo più di 55 metri alimentato a doppia turbina destinato al pattugliamento (immagine tratta da D. Simon, op. cit.)


Reportage

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rappresenta già una notevole velocità… La prova? Chi avrebbe scommesso dieci anni or sono che oggi sarebbero state già messe in circolazione più di un milione di vetture ibride? In pratica ci siamo arrivati e questo senza che nessuno se ne accorgesse. E ciò grazie a un sola persona, il signor Shoichro Toyota, presidente della Toyota dal 1992 al 1999 – il quale decise che l’ibrido “si doveva fare” – e cosi fu. Già entro il 2020 oltre metà delle nuove immatricolazioni – per paesi moderni come quelli

occidentali, Svizzera inclusa – sarà costituita da vetture che avranno un grado di elettrificazione più o meno spinto e una moderna batteria a bordo. Pensate: la vettura a benzina o diesel che comperate oggi, nuova, tra un decennio corre il serio rischio di valere molto poco, poiché una macchina che non arresta il motore automaticamente davanti a un semaforo rosso sarà anacronistica e non avrà più mercato. Il motore convenzionale non sparirà certo così rapidamente come avvenuto per il fax a vantag-


Reportage

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gio della posta elettronica. Ma tendenzialmente nell’automobile sparirà a favore della trazione elettrica e questo si può dire con la medesima certezza con la quale si può affermare che i telefoni cellulari non saranno mai alimentati da un motorino a scoppio… LA PROSSIMA RIVOLUZIONE Per cui la domanda che si pone è la seguente: dopo l’elettrificazione quale sarà la successiva rivoluzione? Personalmente credo che gli indizi

che riconducono alla scienza dei materiali e a prodotti innovativi molto diversi rispetto a quelli utilizzati sino a oggi per la costruzione delle auto – molto pesanti, complicati in fase di lavorazione e, soprattutto, che richiedono enormi investimenti in attrezzature – siano le strade da seguire con maggiore attenzione. Facciamo un esempio: lo stampo in acciaio che permette di produrre una copia di parafanghi per un’automobile crea quaranta pezzi al minuto. Però ha un costo di cinque milioni di dollari – escluso il costo della

sopra Anno 2008: prototipo della LAMPO, un progetto della ticinese Protoscar (www.protoscar.com). L'auto è spinta da due motori elettrici della potenza totale di 268 CV con un'autonomia di 200 km. Una versione definitiva verrà presentata al prossimo Salone dell'auto di Ginevra (5–15 marzo 2009)


Reportage

? sopra Anno 2008: prototipo della BMW “Gina”. Creazione di Chrys Bangle (responsabile del design), quest'auto può cambiare forma un numero indefinito di volte attraverso una carrozzeria dove i pannelli metallici esterni sono stati semplicemente sostituiti da tessuto. “Gina” è un Light Visionary Model, ovvero uno studio di fattibilità, ma anche una vera auto grazie a un telaio in alluminio che ha il compito di “tendere” una copertura in fibra elastica speciale esattamente come si farebbe con la vela di uno yacht. Proprio nelle ultime settimane l'idea originale della copertura in stoffa del veicolo è stata però rivendicata da Giuseppe Bianco, un inventore italiano…

pressa – e richiede tre anni tra progettazione e costruzione. Una vera follia. E questo anche perché i parafanghi, come per gli altri circa 30.000 pezzi che compongono un’auto, comportano un peso totale che ormai si avvicina ai 2.000 chilogrammi… che servono sempre e comunque per spostare i soliti 80 chilogrammi di “carne” di un uomo medio. Peraltro anche le plastiche – derivate del petrolio – diventeranno merce rara, parallelamente alla scomparsa dell’ “oro nero” e quindi della benzina e del carburante diesel. Sarebbero necessarie delle alternative all’acciaio e agli altri materiali classici (alluminio su tutti), come alle già citate plastiche, con caratteristiche anche di forma totalmente nuova. E come già avvenuto in passato in altri ambiti (l’architettura su tutti), perché non prendere spunto dalla natura? LA RIVOLUZIONE “NATURALE” Osservando la natura si scopre presto che nessuno dei corpi, né l’atomo estremamente piccolo né il pianeta estremamente grande e

neppure qualsiasi altro oggetto di dimensioni intermedie che si muove, ha una forma rigida. Che vi sia un aspetto razionale dietro a tutto ciò? Naturalmente sì: il gabbiano appollaiato sul filo spreca senza dubbio meno energia per mantenere la sua temperatura se è rannicchiato, mentre quando si tratta dare la caccia a un pesce e si tuffa in picchiata, l’uccello assume una forma che minimizza la resistenza aerodinamica. Se questo “mutamento” non fosse possibile probabilmente i gabbiani sarebbero già estinti da parecchio tempo. L’automobile invece no: si sposta e si muove, ma rimane sempre rigida, un aspetto non molto logico, se si pensa al fatto che le esigenze in termini di trasporto, efficienza e sicurezza mutano continuamente. Quindi servirebbe una soluzione “elastica”, grazie all'utilizzo di un materiale flessibile, facilmente producibile e formabile. A base di tessuti, per esempio. Oppure di “camere d’aria”… Per riuscire a rendere le carrozzerie flessibili serve un approccio basato sulla differenziazione: un telaio rigido e sicuro, dotato delle zone


Reportage

? di deformazione in caso di collisione e un “coperchio” per dare un contegno “estetico” e una protezione a chi occupa il veicolo. Gonfiando, per esempio, pneumaticamente degli involucri a forma di carrozzeria… riempiendoli di “aria” insomma. O come in una tenda, con dei “tèndini” a creare un struttura sopra la quale viene “tesa la pelle” dell’automobile. Non a caso, uno dei designer più geniali del nostro tempo, Chris Bangle, si dedica da anni a quello che ritiene sarà la BMW – e non solo – del futuro: il suo progetto ha pure un nome nostalgico, “Gina”, anche se si tratta di quanto di più avanzato esista oggi in ambito automobilistico. Come mostrano le immagini da qualche mese messe a disposizione dal costruttore di Monaco, un prototipo di vettura ricoperta da “tensostrutture” è già stata realizzata. In pratica, si tratta di un vestito che assomiglia più a un abito di alta moda che non a un’auto carrozzata da lamiere. Progetti in questa direzione vengono portati avanti anche alle nostre latitudini: ne è un esempio la Protoscar di Ro-

vio, che da alcuni anni sta sviluppando delle applicazioni per creare carrozzerie innovative con l'introduzione di pannelli elastici a doppia parete, sagomati e gonfiabili pneumaticamente. Come potete immaginare sono naturalmente progetti a lungo termine e ci vorranno ancora diversi anni di sviluppo, ma poi non è detto che anche la lamiera e le plastiche scompaiano definitivamente, seguendo il destino del motore a scoppio. A quel punto le auto saranno personalizzabili, si adegueranno alle esigenze di volta in volta – entro certi limiti, naturalmente… – e soprattutto non richiederanno risorse gigantesche per le attrezzature di produzione. Quindi costeranno meno. Come nel caso degli orologi. Anch’essi, d’altronde, dopo un secolo di modelli in metallo più o meno prezioso sono stati con successo proposti in versione “plastica trasparente”: una rivoluzione “blasfema” che però si è rivelata un bel salvagente per l’intero settore orologiero svizzero. Ecco come potrebbe essere la “pro-prossima” rivoluzione automobilistica globale…

Cosmic Motors. Spaceships, cars & pilots from another galaxy di Daniel Simon (Design Studio Press, 2008)

Internet www.cosmic-motors.com www.seriouswheels.com www.bmw-web.tv www.agglom.com www.infocoches.com


Tiziano Terzani

Un giornalista in cammino

Un reporter alla costante ricerca, non solo della notizia, ma dei luoghi, delle persone e delle emozioni. Sullo sfondo l’Asia, ancorata alle sue tradizioni millenarie, ma scossa dai frenetici cambiamenti della modernità di Roberto Roveda

Tendenze

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TIZIANO TERZANI scriveva veramente con i piedi! Non scandalizzatevi, lo so che stiamo parlando di uno dei più importanti giornalisti italiani, ma il mio vuole essere un complimento. Nessun incitamento alla cattiva scrittura, anzi. Serve a ricordare che il giornalismo non si deve accontentare di internet o dei libri, ma è fatto di suole delle scarpe consumate, reali e metaforiche, per trovare quello che può rendere un articolo originale e interessante. Ecco spiegata l’affermazione iniziale, decisamente adatta a descrivere Terzani nei suoi oltre trent’anni passati in Asia, prima come corrispondente del periodico tedesco “Der Spiegel”, poi come battitore libero. Certamente non un personaggio che viaggiava con il freno a mano tirato questo giornalista italiano, anzi “fiorentinissimo” come si definiva lui stesso. Un esempio? Negli anni Sessanta si innamorò della Cina e non si limitò a studiarne la lingua e la cultura come avrebbe fatto la maggior parte di noi, ma si diede persino un nome “con gli occhi a mandorla”, Deng Tiannuo, per prepararsi meglio a vivere in quel lontano paese da vero cinese. Il sogno si realizzò solo molti anni dopo, alla fine degli anni Settanta, e, a giudicare dai risultati il processo di “cinesizzazione” dovette riuscire piuttosto bene. Terzani, infatti, venne arrestato nel 1984 a causa dei suoi articoli critici nei confronti del governo e poi sottoposto a rieducazione, così come sarebbe avvenuto a un qualunque cittadino cinese! Queste avventure, comunque, facevano parte del suo modo di intendere il giornalismo, non certo da scrivania. Ne aveva dato prova fin dall’inizio della sua carriera, nel 1971, quando lasciò un lavoro sicuro in Italia e si trasferì, armi, bagagli e famiglia a Singapore per fare il corrispondente dall’Asia. Oggi, nell’era di internet, delle comunicazioni satellitari e degli stili di vita globalizzati, tutto può sembrare più facile, ma allora l’Asia era veramente un altro mondo, alieno e distante. Per Terzani quella scelta fu il punto di partenza del suo costante girovagare alla scoperta dell’Oriente più lontano per noi occidentali. Se vi è capitato di leggere i suoi articoli o qualcuno dei suoi libri, lo avrete scoperto in perenne cammino, in viaggio verso zone di guerra o di ritorno da luoghi dell’Asia estrema a malapena segnati sulle mappe. Così sono nati, nei lontani anni Settanta, i grandi reportage durante la guerra del Vietnam e dalla Cambogia sconvolta dai massacri di Pol Pot e poi i suoi resoconti di viaggio, Buonanotte signor Lenin, In Asia, La porta proibita e Un indovino mi disse. Gli unici compagni che si con-

cedeva durante il cammino erano alcuni libri di viaggiatori che avevano percorso prima di lui gli itinerari che affrontava. Erano le sue guide, le migliori, perché poteva decidere in qualunque momento se servirsene o farne a meno. Oggi i libri di Terzani possono avere lo stesso valore e la stessa funzione, guide per viaggiare con il corpo, ma anche semplicemente con la mente. Foglio dopo foglio ci si ritrova nell’Unione Sovietica in rapido disfacimento dei primi anni Novanta, nell’Asia delle filosofie, delle speranze infrante e delle dittature sanguinarie, nella Cina post-Mao e sempre più lontana dai sogni rivoluzionari, nel mondo sconosciuto degli sciamani, dei guaritori e degli indovini, quest’ultimo attraversato con tutti i mezzi possibili, a piedi, in treno, in auto e in nave, tutti eccetto l’aereo per rispettare una profezia fatta da un indovino nel 1976: “Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai”. Sempre, sulle copertine campeggia questo italiano alto, con i grandi baffi e i capelli più grigi mano a mano che passano i libri e gli anni, vestito un po’ all’occidentale, un po’ alla maniera indiana, immancabilmente con una borsa al fianco e la macchina fotografica a tracolla. Dietro di lui uno scassato treno sovietico oppure una massa di cinesi, vestiti tutti uguali. E, costantemente, in tutto quello che ha scritto, il senso pieno del suo modo di intendere il mestiere di giornalista e inviato, testimone dei fatti senza l’assurda pretesa di essere super partes a tutti i costi, né, tanto meno, di accontentare tutti: “Non pretendo affatto di essere obiettivo: io stesso ho i miei pregiudizi, principi, simpatie ed emozioni che certo hanno influenzato la scelta delle stesse cose che vedevo e registravo”. È questa partecipazione agli eventi, ai luoghi e alle persone che rende i suoi libri così belli da assaporare fino in fondo. Niente distacco del cronista che aveva fretta di chiudere il pezzo e tornarsene a casa: Terzani sembrava sempre trovarsi dove desiderava essere in quel momento, senza frenesie di nessun tipo. Solo così saziava la sua curiosità, il suo desiderio di conoscere e capire, di incontrare, queste frenesie che parevano bruciargli dentro, che facevano pensare a un uomo inquieto, quasi depresso nei periodi passati a casa, un leone in attesa che la gabbia fosse aperta nuovamente e un nuovo viaggio cominciasse. Forse lo avrete già capito… ma oggi, che Terzani non c’è più, che ha portato a termine l’ultimo suo viaggio, mi manca proprio quel suo scrivere con i piedi ✪

I libri di viaggio Pelle di leopardo (1972–76), il diario di un corrispondente durante la guerra del Vietnam La porta proibita (1985), la Cina post-Mao vista dall’interno Buonanotte, signor Lenin (1991), un viaggio nel disfacimento dell’impero sovietico In Asia (1998), le contraddizioni di un continente in bilico tra tradizione e modernizzazione sfrenata Un indovino mi disse (2004), il racconto di un anno passato viaggiando con ogni mezzo possibile eccetto l’aereo Fantasmi (2008, postumo), i dispacci scritti dalla Cambogia sconvolta dalla follia di Pol Pot


Tendenze

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Tiziano Terzani (1938–2004) è stato dal 1969 al 1999 corrispondente in Asia del periodico tedesco “Der Spiegel” e ha collaborato con i maggiori quotidiani italiani e con la radio e tv della Svizzera italiana. Ha documentato gli ultimi anni della guerra del Vietnam ed è stato uno dei pochi giornalisti occidentali presenti a Saigon nel 1975 durante la presa del potere da parte dei comunisti. Dal 1979 al 1984 ha in Cina, paese dal quale è stato espulso a causa dei suoi articoli. Ha vissuto inoltre a Singapore, in India, in Giappone, Hong Kong e Thailandia. Notevole il suo impegno per la pace all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001 da cui è nato il bestseller Lettere contro la guerra (2002).


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Il Ticino e i suoi fotografi Agostino Rossi

Fotografia

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Agostino Rossi nasce a Locarno il 19 ottobre

del 1965. Nel 1985 consegue il diploma di falegname e dal 1988 al 1993 frequenta la Scuola superiore d’arte applicata di Lugano dove si diploma quale architetto d’interni SSAA (l’attuale SUPSI). Proprio in quegli anni nasce la sua passione per la fotografia in bianco e nero che segue, dalla ripresa allo sviluppo alla stampa, utilizzando il metodo tradizionale del “lavoro” in camera oscura. Tra i suoi temi preferiti

“l’astrazione” di paesaggi, gli elementi legati alla natura, come pure il teatro e l’architettura. Nella foto: scatto eseguito in occasione della rappresentazione de Il quadro di E. Ionesco, messo in scena dalla Compagnia teatrale e.s. teatro di Viganello. L’immagine proposta appartiene a una serie dedicata ai “movimenti”, dove la ripresa manuale cerca di interpretare la gestualità delle facce e dei corpi degli attori, catturati dal ruolo interpretato. www.ragostudio.ch


Marte e Mercurio in quadratura per i nati nella terza decade. Questo aspetto, se non canalizzato, potrebbe favorire la tendenza a prendere male quello che vi viene detto. Cercate di essere meno irritabili e impegnatevi su qualcosa di vostro gusto.

Venere e Urano transitano nella vostra sesta casa solare. Se volete rendere più piacevoli le vostre ordinarie quotidianità dovrete comunque trovare il modo per rinnovarle, altrimenti correte il rischio di andare incontro a disturbi psicosomatici.

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Il transito di Venere nei Pesci spinge i nati nella seconda decade a vivere intensamente la vita di società. Grazie a questo passaggio riuscirete facilmente a fare buona impressione sui vostri superiori. Cercate di misurare le vostre parole.

Volete essere felici? Continuate a fare qualcosa di insolito, andate oltre al vostro ordinario. Venere e Urano nella vostra quinta casa solare, facilitano situazioni creative anche sotto il profilo erotico. Stress intellettivo per i nati in ottobre.

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I nati nella prima decade potranno stringere importanti relazioni d’affari. Particolarmente favoriti i settori più innovativi. Venere in quadratura crea le condizioni per il sorgere di una relazione sentimentale (per i nati nella seconda decade).

I nati nella seconda decade sono soggetti a un transito molto intenso. Venere e Urano potrebbero spingervi ad azioni sorprendenti. Pur di trarre stimoli dalle vostre relazioni sentimentali sarete disposti a dare battaglia. Siate meno impazienti.

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Ottimo periodo per fare qualcosa di originale. Grazie al trigono con Venere e Urano vi sentite particolarmente annoiati dalla routine quotidiana e fate di tutto per cercare qualcosa di veramente eccitante. Prudenza per i nati nella terza decade.

Il transito di Marte con Mercurio si potrebbe rivelare utile per concludere un affare o per portare a termine una trattativa. Grazie a questa congiunzione potrete avvalervi di una tremenda energia mentale e intellettuale. Difendete le vostre idee!

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Giove di transito nella vostra settima casa solare mette in evidenza i rapporti a due. Nel corso di questo passaggio (durerà circa 1 anno) dovrete fare attenzione a non compiere errori di valutazione e a non sottovalutare i dettagli. Cure dentistiche per i nati nella terza decade.

Vi sentirete in ottima forma fisica e psicologica. Il transito di Giove sul Sole natale favorisce l’ottimismo e vedute ampie e positive. Sfruttate le energie positive per dare inizio all’immediata realizzazione dei vostri progetti. Favoriti i nati nella prima decade.

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La vita a due sta per essere rivoluzionata dalla congiunzione tra Urano e Venere. Possibile inizio di un nuovo rapporto amoroso, senz’altro eccitante, ma difficilmente stabile. Gli astri consigliano di seguire maggior rinnovamento e creatività.

Momento decisivo per la vita affettiva dei nati tra la seconda e terza decade. Grazie al perfezionamento della congiunzione tra Venere e Urano la vita sentimentale potrebbe d’improvviso dipingersi di risvolti spettacolari e sorprendenti.

Elemento: Terra - cardinale Pianeta governante: Saturno Relazioni con il corpo: apparato scheletrico Metallo: piombo Parole chiave: introversione, perseveranza, disciplina interiore Le origini dell’astrologia È in Mesopotamia, nella terra posta fra il Tigri e l’Eufrate, che troviamo le origini dell’astrologia. Gli antichi caldei avevano riconosciuto l’influenza esercitata dal Sole e dalla Luna non solo sui fenomeni naturali – osservazioni indispensabili allo svolgimento delle attività agricole e di navigazione – ma anche sulle condizioni fisiche e interiori dell’uomo. Si identificarono quindi le costellazioni le cui raffigurazioni venivano trattate come manifestazioni delle principali divinità del pantheon sumero: l’osservazione e lo studio dei corpi celesti permettevano non solo di conoscere ma anche di interpretare le volontà divine. Alla base sottostava una concezione secondo cui il cosmo era considerato come una diretta emanazione o materializzazione della divinità. Le maggiori e più dettagliate indicazioni riguardo all’osservazione degli astri da parte dei popoli della Mezzaluna fertile, provengono dalla biblioteca del re Assurbanipal. Durante una campagna di scavi archeologici a Ninive furono infatti reperite migliaia di tavolette di argilla di argomento astronomico, incise con scrittura cuneiforme e suddivise dagli archeologi in tre gruppi: Testi di base, Relazioni e letture e Iscrizioni esegetiche. Va aggiunto che l’astromantica babilonese era considerata un sapere iniziatico, riservato solo ai sacerdoti. Sempre in questo periodo furono messe a punto tecniche di calcolo per poter compilare le prime effemeridi (dal greco ephemeros, quotidiano), uno strumento indispensabile per la conoscenza della posizione degli astri e per la pianificazione delle osservazioni. Per la definizione dei primi oroscopi personali si deve invece attendere il III secolo a.C., periodo in cui l’astrologia definisce i propri metodi.

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Il Sole transita nel segno del Capricorno dal 23 dicembre al 22 gennaio

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» a cura di Elisabetta

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“… quel del vecchio Saturno, antico regno…”

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Âť illustrazione di Adriano Crivelli


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1. Un racconto di G. Guareschi • 2. Il responso della Vestale • 3. Canta in chiesa • 4. Osso del braccio • 5. Dubitativa • 6. Fra settembre e novembre • 7. Copricapo papale • 8. Un’incognita • 9. Dizionari • 13. Amate • 17. Esprime il verdetto • 18. Lo sono molti uccelli • 20. Il noto Pasolini • 23. Guitto senza pari • 24. L’analisi di… Freud • 27. Adatti • 28. Essere umano • 32. Consonanti in acido • 34. Onore, immortalità • 37. L’ama Garibaldi • 41. Il primo dispari • 42. Cifra imprecisata • 45. Le iniziali di Califano.

Verticali

1. Motrice • 10. Speziato, profumato • 11. Eseguire • 12. Scarsella • 14. Può provocare allergie • 15. Anno Domini • 16. Si spicca • 17. Stelo • 19. Risuona nell’arena • 20. Cuor di tapino • 21. Il pupo dell’Iris • 22. I confini di Locarno • 23. Foresta vergine • 24. Il della Vigna • 25. Topo… ginevrino • 26. Dipanare, sbrogliare • 29. I giorni fatali a Cesare • 30. Li segue la levatrice • 31. Giuntura delle dita • 33. Est-Ovest • 35. Elettrodo positivo • 36. Lago dell’Asia centrale • 38. La bevanda che si filtra • 39. La lingua di Cicerone • 40. Soccorso • 43. Tiro centrale • 44. Negazione • 45. Indossano il saio • 46. Espone… vini • 47. Alcoolisti Anonimi.

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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino

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Epigoni A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 6. Al vincitore andrà in premio Outsider di Friedrich Glauser, Edizioni Casagrande, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 22 gennaio a ticino7@cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano. “È buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti”.

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La soluzione a Epigoni è: Un po' più in là sulla destra di Fred Vargas (Einaudi, 2008). Il vincitore è I.E., Carona.

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