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08 L’appuntamento del venerdì
Fishel Rabinowicz
Corriere del Ticino
p. 41
L’arte della liberazione
p. 4
La forza della biblioteca allargata
p. 8
Michelangelo. Il senso della Pietà
p. 12
Selvicoltura. Il castagno risorto
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laRegioneTicino
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Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung
40
numero
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numero 40 26 settembre 2008
Impressum Tiratura controllata 93’617 copie
Chiusura redazionale Venerdì 19 settembre
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Agorà La forza della biblioteca allargata
DI
Arti Michelangelo. Il senso della Pietà
ROBERTO ROVEDA
DI
GIORGIA RECLARI
Media Facebook. La carica dei 132 (milioni) Società Selvicoltura. Il castagno risorto
DI
DI
DI
PAOLA TRIPOLI
DI
FEDERICA BAJ
Fabio Martini
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ALESSANDRO TABACCHI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Tendenze Jocker. Maschera della vita
Coredattore
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Capo progetto, art director, photo editor
Redattore responsabile
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SAMANTHA DRESTI . . . . . . . . . . . . . . .
Reportage Fishel Rabinowicz. L’arte della liberazione
Adriano Heitmann
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CLAUDIO CARRER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Direttore editoriale Peter Keller
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MARCO CONEDERA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gastronomia Cicoria. Un’erba dolce amara Vitae Peter Popp-Lüscher
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DI
DI
Giancarlo Fornasier
Concetto editoriale IMMAGINA Sagl, Stabio
Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12
Ricorsi di coincidenze
Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina
Omaggio a Israele (2008) di Fishel Rabinowicz
Sofferenza, morte, rinascita. Soggetti delicati e che possono inevitabilmente toccare la sensibilità di ognuno di noi. Non è certamente animati da un gratuito spirito di provocazione se gli stessi temi si trovano riuniti nel numero di Ticinosette che vi apprestate a sfogliare. Piuttosto piccole coincidenze, tempi, persone: luoghi di cultura dati per morenti e che invece rifioriscono, la Pietà di Michelangelo pensata per la sua tomba e mai conclusa, la malattia di una pianta che sa lottare e sopravvivere, un attore che cede alla vita o vittima sacrificale di un ruolo troppo “pesante” da sostenere… Questi e altre voci si sono ri-trovate a condividere uno spazio comune e una settimana “particolare”. Su tutto e tutti, l’emozionante incontro avuto dalla collega Samantha Dresti con Fishel Rabinowicz, ebreo di origine polacca, domiciliato a partire dall’inizio degli anni Cinquanta in Ticino. La copertina e il Reportage fotografico di Adriano Heitmann sono a lui dedicati. E non poteva che essere così: la persona, il suo vissuto e la sua opera avevano bisogno di “respiro”, luce, pagine capaci di mostrare come uno strumento artistico e il linguaggio universale della creazione siano in grado di prestarsi al bisogno di un uomo, all’elaborazione di una tragedia senza fine come è l’Olocausto. Un profondo segno di morte ancora così dolorosamente presente nella sua vita e nella coscienza di noi tutti. È nella prepara-
zione delle pagine a lui dedicate che Adriano – autore delle fotografie – iniziò a raccontarmi della sua visita nel lontano inverno del 1984 al simbolo di tutta una tragedia, il campo di concentramento di Auschwitz e come la sua fotografia di una camera a gas presente in quel luogo è, ad oggi, lo scatto più importante della sua carriera. La stessa notte, mentre conversava con la guida del museo dedicato all’Olocausto, Mira Odi, veniva assassinato Claudio, un suo carissimo amico. Coincidenze, dice Adriano… coincidenze che però lui stesso non può dimenticare. E di seguito mi racconta del signor Rabinowicz, dell’amichevole caffè sorseggiato in compagnia, dei primi scatti alla ricerca del “ritratto perfetto”. Gli scatti si susseguono: uno, due… decine. Entrambi, curiosi, osservano quanto riprodotto sul piccolo schermo della macchina digitale. Si accordano per un’immagine con la sigaretta. Il giorno seguente, rientrato nel suo ufficio, Adriano viene informato che di quegli scatti non vi è traccia. Spariti nel nulla. Non i precedenti all’incontro, nemmeno quelli successivi. Con l’aiuto di un laboratorio specializzato parte del materiale viene “recuperato”. La foto scelta “risorge”, ma di molte altre si è persa ogni traccia. E così, presenti e assenti, uomini ed eventi che vivono e sopravvivono o dei quali non abbiamo che lontani ricordi si sono rincorsi, ancora... Saranno tutte coincidenze. Cordialmente, Giancarlo Fornasier
La forza della biblioteca allargata
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Convento di Santa Maria del Bigorio: la biblioteca
1981: Umberto Eco dava nel suo Secondo diario minimo (1992) alcuni utili consigli su “Come organizzare una biblioteca pubblica”. Tra questi, l’autore ricordava che “il tempo tra richiesta e consegna deve essere molto lungo; il bibliotecario deve considerare il lettore un nemico, un perdigiorno (altrimenti sarebbe a lavorare), un ladro potenziale; l’ufficio consulenza deve essere irraggiungibile; il prestito scoraggiato”. In quegli stessi anni gli strilli della “Generazione di Mezzo” – quella nata con la stilografica e diventata adulta con la tastiera – assordavano le ostetriche di Sorengo. Ma questa è un’altra storia. O forse no. 2008: Gerardo Rigozzi, direttore del Sistema Bibliotecario Ticinese (SBT) e delle biblioteche cantonali di Lugano e Mendrisio, interrogato sulla questione, risponde: “La biblioteca ideale? Offre personale qualificato, strumenti per usufruire agevolmente della documentazione ed è inserita nel dibattito culturale della società grazie a iniziative, incontri ed eventi. Una realtà aperta e di scambio. E direi che ci siamo quasi. Ma si può fare di più”. Che cos’è successo in questo quarto di secolo? Un uragano ha spazzato il mondo intero, è penetrato negli oscuri archivi bibliotecari, ha divelto scaffali e schedari, triturando milioni di schede cartacee. E dopo averle ingur-
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Agorà
Cataloghi e quotidiani digitali, scaffali traboccanti di Cd e Dvd: le biblioteche cantonali ticinesi sono diventate dei centri culturali aperti e dinamici. Tra abbonati in crescita e qualche ostacolo
gitate e digerite le ha rigurgitate in una forma diversa in quel nuovo mondo nato dopo il suo passaggio: internet. L’osannata e temuta rivoluzione del web non ha risparmiato nemmeno le biblioteche, modificandone
IL PASSAPORTO DELLE BIBLIOTECHE CANTONALI
Bellinzona – www.sbt.ti.ch/bcb
Locarno – www.sbt.ti.ch/bclo
Lugano – www.sbt.ti.ch/bclu
Mendrisio – www.sbt.ti.ch/bcme
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sociologia, politica, diritto,
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23.000 tra Cd, Vhs, Cd-Rom
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e 1.080 periodici
e Dvd e 520 periodici
documenti e 1.300 periodici
volumi e 350 periodici
La nuova offerta delle biblioteche cantonali Ma veniamo alla situazione ticinese facendo prima un passo indietro. Sul nostro territorio le principali bibliote-
pensa a rendere autonomi gli studenti fornendo loro i mezzi per accedere alle informazioni. In questo ambito c’è ancora molto su cui lavorare”. Il tasto dolente Guai quindi pensare alle biblioteche come a dei magazzini di libri per topilettori e amanti dell’oscurità: uno degli scopi primari definiti dalla legge del 1991 è la divulgazione. Oggi più che mai, con la presenza di due poli universitari in crescita, si impone la necessità di organizzare attività culturali, indire conferenze, seminari e convegni, allestire mostre, stampare pubblicazioni. Come avviene, in particolare, per Lugano e Bellinzona. Paradossalmente, però, l’auspicata interazione con il territorio è una conseguenza diretta dell’insufficienza di mezzi: “La partecipazione dello Stato alle attività culturali di Lugano è di circa 15.000 franchi. Per una mostra ne sono necessari dieci volte tanto – continua Rigozzi –. Dobbiamo quindi contare sul sostegno dei privati e sulle collaborazioni con altre istituzioni. Come la recente mostra sui rapporti tra Svizzera e Cina allestita in collaborazione con la SUPSI”. Inoltre le misure di risparmio, che periodicamente colpiscono i finanziamenti alla cultura, hanno portato negli anni a ridurre il numero dei direttori da 4 a 2 – Sopraceneri e Sottoceneri –, oltre a decurtare costantemente le quote per l’acquisto libri e le attività culturali. Nel mese di luglio, infine, era stata annunciata la chiusura al pubblico della biblioteca di Mendrisio, una misura inserita nel piano di risparmio cantonale. All’inizio di settembre è però arrivata la smentita dal capo del DECS Gabriele Gendotti. “Sarebbe una misura del tutto controproducente – commenta Rigozzi –. Mendrisio è una cittadina universitaria, meglio sarebbe unire le biblioteche Cantonale, dell’Accademia e Comunale creando un unico polo rafforzato”. Contro la prospettata chiusura sono state al momemto raccolte più di 3.500 firme. Una proposta e un appello, rivolto anche a chi un divoratore di libri non è, ma crede nel dovere di preservare i “granai contro l’inverno dello spirito”, come le ha definite Marguerite Yourcenar.
Agorà
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» di Giorgia Reclari; fotografia di Peter Keller
profondamente struttura e funzioni. Se nel caso dell’editoria la sua diffusione ha avuto un effetto devastante sul sistema della produzione libraria, tanto da accendere allarmati dibattiti sulla possibile futura scomparsa del libro cartaceo. Con le biblioteche le cose sono andate diversamente: le nuove tecnologie hanno contribuito allo sviluppo della biblioteconomia, della catalogazione e del prestito. E all’incremento di abbonati e lettori.
che sono le quattro cantonali di Bellinzona, Locarno, Lugano e Mendrisio. La primogenita luganese è stata fondata nel 1852, a seguito della soppressione, nello stesso anno, degli ordini religiosi insegnanti in favore dell’istruzione di stato, contemporaneamente alla nascita del Ginnasio-Liceo (l’attuale Liceo 1). Inizialmente i fondi provenivano per lo più dai conventi chiusi e costituiscono ancora oggi una delle specializzazioni tematiche della biblioteca, quella teologico-filosofica. Le sue tre “sorelle” sono molto più giovani, tutte aperte al pubblico meno di trent’anni or sono. Nel 1991, con l’approvazione della legge sulle biblioteche, il governo cantonale ha impresso un forte imput finalizzato al miglioramento della politica bibliotecaria ticinese. Si è provveduto a censire e mettere in rete i cataloghi, favorendo l’interazione fra le varie strutture e garantendo prestiti interbibliotecari a livello cantonale (gratuiti), nazionale e internazionale. Un utente può oggi consultare ovunque il sito, cercare il libro desiderato e ritirarlo nella biblioteca più vicina dopo qualche giorno. L’automazione delle risorse è gestita dal Sistema Bibliotecario Ticinese, al quale sono affiliate oggi 68 biblioteche. Ma il fiore all’occhiello è la banca dati di quotidiani e periodici digitalizzati, consultabili, per ora, presso la Biblioteca cantonale di Lugano. È la fine delle lunghe ore passate a sfogliare pagine ingiallite e friabili: ora è sufficiente digitare una parola chiave e il sistema visualizza automaticamente le pagine che la contengono. “Questo miglioramento dei servizi, con l’informatizzazione delle banche dati, la formazione di personale qualificato e la creazione di una rete di scambi librari fra biblioteche, ha determinato un forte aumento degli utenti e dei prestiti negli ultimi anni – rivela con soddisfazione il direttore Rigozzi –. Oggi dunque, anche in un cantone di lettori scarsi o pigri come il nostro, le biblioteche sono luoghi più vivi che mai. Peccato che le scuole non approfittino a sufficienza degli strumenti di ricerca. Si preferisce ancora la lezione ex cathedra e non si
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Il Ticino e i suoi fotografi Willy Borelli
Fotografia
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Famiglia Mottini, Altanca (Leventina, 1936). Battitura della segale
Willy Borelli (1914–1992) fotografo nato a Bedretto, intraprende l’apprendistato a Lucerna presso il noto paesaggista Franz Schneider. Nel 1936 rientra in Ticino e si trasferisce presso lo zio che aveva una bottega di fotografia ad Airolo. Avendo un’automobile, i Borelli si muovevano in tutto il Cantone per produrre cartoline, un mercato allora particolarmente fiorente. Oltre alla vendita di pellicole e apparecchi fotografici, il lavoro consisteva nel realizzare reportage di matrimoni – una decina di scatti –, ritratti di famiglia, foto passaporto oppure incarichi da parte del Dipartimento militare. Il figlio Edo, erede d’arte, ricorda la grande concitazione del padre Willy quando dovette documentare i danni provocati al villaggio dalla storica valanga del 1951.
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C o m o d i t à e c o n ve n i e n z a
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che fece l’inventario dei “beni” dell’artista dopo la sua morte, definì la Pietà Rondanini. Non so perché mi vengano in mente queste note burocratiche mentre mi trovo davanti alla scultura. Forse perché mi raccontano bene, pur nella loro notarile piattezza, ciò che vedo, il contatto, lo stare l’una sopra l’altra delle figure michelangiolesche. Raccontano l’incompiutezza di quelle forme, che diviene infinitezza. Mi accorgo che non mi basta stare fermo a osservarla. Devo girarle intorno, vicino, quasi a sfiorarla cogliere la scabrosa rugosità del marmo. Il desiderio è di sfiorare la superficie dove Michelangelo ha lavorato di scalpello. Come se il contatto con la statua mi permettesse di conoscere il destino finale voluto dall’artista per quel
Internet
www.milanocastello.it Sul sito del Castello Sforzesco, tutte le informazioni utili, giorni e orari di apertura al pubblico. Per chi volesse ammirare, emozionandosi, la Pietà.
per poi essere troncato all’altezza del gomito. Il mio lento girotondo, prima vicino, poi più lontano, consente alla Pietà di parlare alla mia testa e al mio cuore. Mi regala lo stupore di cogliere meglio lo slancio verso l’alto del marmo, la sua leggerezza quasi eterea, così lontana dalla forza, dalla possanza muscolare di tante altre opere michelangiolesche. Avverto, quasi fisicamente, la forza del contatto tra i corpi. Tra quel Cristo che, morto, si abbandona per venire accolto in maniera piena, totale, protettiva dalla Madre, la quale a sua volta gli cinge le spalle, lo sostiene, senza sforzo, senza alcuna pesantezza apparente. Così, quasi improvvisamente, l’amore sembra veramente in grado di vincere tutto, anche lo strazio della morte più umiliante. E l’amore è tutto nel volto di Maria, nella sua straordinaria abbozzatura, nel segno delle labbra, negli occhi socchiusi, nella posizione del capo, appoggiato su quello del figlio in un gesto di umana quotidianità tra la madre e il frutto del suo grembo. Mi accorgo che i segni lasciati nel marmo da Michelangelo hanno la forza di farci intuire più di quanto i nostri Appartenuta originariamente ai marchesi occhi potrebbero vedeRondanini, l’opera fu iniziata da Michelangelo re. L’artista, giunto agli attorno al 1552. Riposa a Milano dal 1952 ultimi “colpi di scalpello” della sua esistenza blocco di pietra, prima iniziaterrena, sembra non indugiare nella disperato, poi ripreso e parzialmente zione, come nella rassegnazione… lo slancio è demolito, in seguito affrontato verso il cielo, un colpo d’ala certo non facile, con spirito rinnovato. I ripencarico di sofferenza, ma dove la Morte non samenti dell’artista si percepiè la vincitrice finale. E l’incompiutezza della scono chiari, netti. Primo fra Pietà Rondanini assume un significato diverso. tutti il braccio sulla sinistra Come se la parola “fine” non avesse nessun del Cristo, modellato e rifinito, senso, significato alcuno.
» di Roberto Roveda
Arti
di conoscerla, dopo averla vista diverse volte. La prima non ricordo esattamente quando, ma certo più di trent’anni fa, in una gita scolastica. Michelangelo Buonarroti, la Pietà Rondanini del Castello Sforzesco di Milano. C’era, allora, l’emozione data dal poter ammirare così da vicino l’opera di uno dei geni dell’arte italiana. Eppure, seduto davanti alla tastiera del computer e allo schermo bianco – dopo aver pensato – ricordato, letto e documentato… le dita non si muovevano. La mia Pietà non diventava scrittura. Poi ho capito. Non mi bastavano lo studio e il ricordo. Era necessario rinnovare l’incontro, andare di persona a riscoprire Michelangelo e la sua ultima opera, quella a cui stava lavorando pochi giorni prima di morire, quasi novantenne, nel 1564. Milano e la sua Pietà non sono poi così lontane, poco più di un’ora di viaggio. “Un’altra statua principiata per uno Christo con un’altra figura sopra, atacata insieme, sbozzata e non finita…”, con queste parole scritte in un italiano cinquecentesco, il funzionario del tribunale di Roma
Michelangelo La Pietà Rondanini Skira, 2000 Il volume a cura di Antonio Paolucci, arricchito da splendide fotografie in bianco e nero di Aurelio Amendola, ci accompagnano alla scoperta dell’ultima opera incompiuta di Michelangelo.
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Pensavo
Il senso della Pietà
La grande incompiuta (immagine tratta da www.wikipedia.org)
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La carica dei 132 (milioni)
» di Paola Tripoli; immagine Tecnica T7
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Sergio Maistrello La parte abitata della Rete Tecniche Nuove, 2007 Il volume esamina gli strumenti e approfondisce i processi che hanno portato all’espansione di nuovi comportamenti virtuali quali blog, podcasting e social network.
gruppo. Secondo il portavoce della grande rete sociale, le persone trascorrono circa 19 minuti al giorno sul sito in questione. Da uno studio di un’azienda americana si evince che gli studenti universitari considerano Facebook un must indiscutibile, parimenti alla birra e al sesso, e secondo solo all’iPod. piú di 13 anni e “navigano” in Un vero e proprio fenomeno insomma, che internet hanno accesso gratuiriesce a ottenere con un semplice “click” to al sito. quello che tante trasmissioni televisive hanCome funziona? Semplice. no fatto e fanno ancora per accaparrarsi Basta entrale nel portale del pubblico e sponsor, dai tempi di Raffaella network, registrarsi e attendere Carrà e il suo “Carramba che sorpresa”, al che al proprio indirizzo di più recente e nazional-popolare “C’è posta posta elettronica venga recaper te” dell’onnipresente Maria De Filippi. Se, pitata la frase guida che reciper esempio, volete mettervi in contatto con ta, per esempio, così: “Ciao un amico di cui non avete notizie da tempo Paola, ti sei iscritta a Facebook è sufficiente che scriviate il suo nome sul di recente. Per completare la motore di ricerca del portale e, come d’incanregistrazione…”. Di seguito to, ecco apparire tutto su di lui. E c’è di più: viene indicato un link che se qualcuno cerca una persona non ancora introduce una presentazione: iscritta – ed è questa una particolarità del si“Facebook ti aiuta a comunicastema – quando quest’ultima eventualmente re e rimanere in contatto con si dovesse registrare verrà avvertita che un tutti i tuoi amici. Una volsuo “amico” lo stava cercando. Ma non sono ta iscritto su Facebook potrai tutte rose e fiori. Facebook, oltre ai nuovi amicondividere foto, pianificare ci che si aggiungono continuamente alla rete, eventi e tanto altro ancora. comincia a contare anche molti “suicidi”, Grazie. Il team Facebook”. A un termine usato per indicare gli iscritti che questo punto inizia la vostra vogliono cancellare il proprio profilo, delusi avventura. Sappiate che apo semplicemente sopraffatti da un mondo pena comincerete a caricare spesso un po’ invadente. Senza contare che foto o altro materiale – tutti i Facebook, archivio di informazioni persovostri amici, quelli da voi connalissime sempre più completo, è stato già fermati come tali – le vedranmotivo – sempre più lo sarà – di molte cause no. Ma non è tutto. I vostri legali legate alla privacy e allo stalking. Insomma, se volete provare Facebook è diventato nel giro di pochi anni che cosa significhi fare un punto di riferimento per i “naviganti”. parte di questa grande Oggi, però, si assiste a un’inversione di comunità, iscrivetevi. Ma attenzione a non tendenza: un numero sempre crescente di abbassare la guardia. utenti decide di liberarsi dal social network Chi invece non ama il virtuale, non ha il gupiù famoso al mondo sto del mondo globale “compagni virtuali” potranno oppure non si fida, non si preoccupi. Potrà leggere i messaggi da voi scritcapire di che cosa abbiamo parlato fino ad ti in bacheca, il vostro profilo ora andando al cinema quando uscirà nelle personale, i vostri interessi e sale il film proprio su Facebook. così fare parte di un unico Insomma, “ben informati mezzi salvati”.
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Media
Milioni e milioni di visitatori. Alcuni molto noti. Tra gli altri Babbo Natale, Che Guevara e Marilyn Monroe. Organizzano mega party, maxi raduni da New York a Roma e fan club dedicati al “genio dell’informatica”, Bill Gates, il quale, prima del suo recente “addio” a quello che è considerato il network più “frequentato” del pianeta, riceveva ogni giorno circa 8.000 richieste di sconosciuti che gli chiedevano di diventare loro amico. È come se in un bar qualcuno volesse stringervi la mano ogni dieci secondi. Di cosa parliamo? In molti, fra quei milioni che lo “cliccano” ogni giorno, lo avranno già capito. Agli altri lo spieghiamo noi. Parliamo di Facebook, la comunità virtuale in continua e inarrestabile crescita, un gruppo di persone connesse fra loro da diversi “legami sociali”. Il suo creatore, Mark Zuckerberg, oggi ventitreenne, lo ha dato alla luce quando aveva solo diciannove anni e studiava all’Università di Harvard. Il suo desiderio era quello di mettere in rete gli studenti delle università americane. Ma, suo malgrado e per sua fortuna – oggi Facebook è valutato circa 20 miliardi di dollari – in molti trovarono la sua idea geniale, tanto da chiedere e acquisire i requisiti per parteciparvi. Dal 2004 ad oggi, tutti coloro che hanno
Libri
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Il castagno risorto
Giancarlo Bounous Il castagno Il Sole 24 Ore/ Edagricole, 2002 Un libro esaustivo sugli ambienti più idonei alla coltivazione del castagno, le diverse varietà colturali, le cure in caso di malattia e l’uso dei suoi frutti in tutto il mondo.
più sfavorevole allo sviluppo della Cryphonectria parasitica; una maggiore resistenza del castagno europeo alla malattia grazie alla Un esempio di attacco nella sua forma attenuata e superficiale differente composizione dei tannini e al loro più efficace effetto tossico sul fungo; la comIl 13 giugno 1959, il quo- L’unico modo che l’albero ha parsa e la diffusione contagiosa all’interno tidiano ticinese “Popolo e a disposizione per difendersi del fungo di un’infezione virale. Libertà” lanciava in prima è riuscire a inibire la crescita Decisivo è stato soprattutto quest’ultimo pagina un ampio servizio sul del fungo attraverso l’effetto elemento. Il fungo colpito da virus infatti, “gravissimo problema del can- tossico delle sostanze tanniche risulta molto meno aggressivo e per questo cro del castagno”, ponendo che fuoriescono dalle cellule non è in grado di distruggere completamenl’inquietante interrogativo: del legno distrutte dall’attacco te i tessuti legnosi del castagno. L’albero, “Fra cinquant’anni i casta- fungino. simultaneamente, crea al suo interno delle gneti distrutti?”. Negli Stati Al momento della scoperta “barriere” per impedire la proliferazione Uniti, infatti, dopo essere sta- del cancro del castagno in dell’agente patogeno. In questo caso, l’attacco to accidentalmente introdot- Europa, avvenuta nel 1938 del cancro è molto più superficiale e i sintomi ta all’inizio del Novecento, in provincia di Genova, la risultano meno devastanti per l’albero stesso. la malattia aveva provocato, malattia era pressoché idenMa non è tutto. L’infezione virale, particolarnell’arco di soli quarant’anni, tica, per sintomi e gravità, a mente contagiosa, può essere trasmessa per la scomparsa pressoché totale quella del “fratello” americontatto da un fungo all’altro all’interno di del castagno americano dal cano. Successivi studi hanno uno stesso bosco. Sono queste, in sintesi, le suo vasto areale naturale. però permesso di verificare particolari condizioni che hanno permesso Ma che cos’è il cancro corti- non solo una progressione più al castagno europeo di sopravvivere a un cale del castagno e perché in lenta dell’epidemia in Europa attacco potenzialmente fatale e contro tutte Europa l’albero è riuscito a rispetto agli Stati Uniti, ma in le pessimistiche previsioni al momento della sopravvivere scongiurando le certi casi anche una sua regresscoperta dell’epidemia. pessimistiche previsioni degli sione e una ritrovata vigoria Attualmente la malattia è presente nei nostri esperti del settore, botanici castagneti anche nella e giardinieri? Si tratta di un Il cancro del castagno ha rappresentato e forma più aggressiva. fungo ascomicete originario rappresenta tuttora una minaccia per i nostri Non è escluso quindell’Estremo Oriente (Giappodi che possa arrecare boschi. La storia e l’evoluzione di una malat- danni significativi alle ne e Cina), il cui nome scientifico è Cryphonectria parasitica. tia “creata” dalla natura e che la stessa, in piante, soprattutto se Le spore del fungo penetrano parte, è riuscita a sanare gli alberi di castagno nelle fessure o nelle ferite della dovessero risultare incorteccia dei castagni, pro- della pianta. deboliti a causa di grandine, siccità, incendi, vocando un’infezione che, a La differente evoluzione delsofferenza da trapianto o ferite da innesto. sua volta, causa l’ostruzione la malattia rispetto a quanto Con adeguate cure e misure selvicolturali di dei tessuti di trasporto della era accaduto nel continente accompagnamento è comunque possibile collinfa nel legno. Tale processo americano era dovuta a una tivare il castagno e beneficiare di tutti i suoi ha come estrema conseguenza combinazione di fattori pofrutti e dei suoi servizi. La natura ha infatti il disseccamento delle parti sitivi, unici nel loro genere: il trovato un sistema di lotta biologico a quella soprastanti il punto di attacco. clima europeo, leggermente che sembrava essere un’epidemia letale.
» di Marco Conedera
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Massimo Becchi Discorso sul castagno Legnolegno, 1996 Il volume offre un’accurata analisi di questa specie arborea dal punto di vista storico e botanico, con particolare riferimento alle principali malattie e avversità della pianta.
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Società
Libri
» mondo dei blockbuster e delle produzioni milionarie è veramente lontano: Il vento fa il suo giro – E l’aura fai son vir è il titolo in lingua occitana – è, infatti, quanto di più diverso ci possa essere dal “grande” cinema costruito sugli effetti speciali, buoni sentimenti e lieto fine assicurato. Philippe, francese ed ex professore di filosofia, si muove tra la Svizzera e Italia insieme alla moglie e ai figli alla ricerca del “posto giusto” dove allevare capre e produrre formaggi. Crede di averlo individuato quando arriva in un piccolo paesino sperduto nelle valli occitane della provincia di Cuneo, in Piemonte. Le case sono quasi tutte abbandonate, molti abitanti si sono trasferiti
in città e tornano al paese solo per le vacanze, i pochi residenti quasi tutti anziani: una piccola comunità destinata a una lenta agonia, ma che accoglie i nuovi venuti con stupore e diffidenza. Anzi, col passare delle settimane, il senso d’intrusione e di chiusura aumenta, tra ripicche, incomprensioni e ostilità, respingendo, infine, il pastore e la sua famiglia. La lenta agonia del paese (e dei suoi abitanti) può così riprendere, così come Philippe la sua strada. In questa opera prima, Giorgio Diritti – allievo di Ermanno Olmi – descrive il chiuso mondo montano eliminando ogni traccia di idillio bucolico: la pioggia sferza i corpi e le cose, entra dai tetti e mortifica il
lavoro dell’uomo; il freddo penetra nelle ossa e inumidisce; le rocce sono aspre e la montagna è un’avversaria ostica quando ci sono le capre da inseguire, altro che un gioioso pic-nic da godersi all’aria aperta… Eppure la natura, per quanto avversa, rientra nelle regole dell’esistenza e Philippe è cosciente che essa fa parte della sua vita e del lavoro che si è scelto. I grandi e inaspettati nemici sono gli uomini, le loro paure, le loro debolezze e le loro invidie, che portano a preferire la terra bruciata allo spuntare di un nuovo fiore, diverso dai soliti. Sopra le meschinità umane, intanto, il vento fa il suo giro e, prima o poi, torna al punto da dove tutto era partito.
Il vento fa il suo giro (E l’aura fai son vir) Regia di Giorgio Diritti Con: Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni Foresti Produzione: Arancia Film-Imago Orbis (Italia, 2005)
» di Roberto Roveda
Il
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Elisa Prati Il mistero della cicoria selvatica Giunti Kids, 2007 Una simpatica “eco-storia” animata dove i protagonisti accompagnano i più piccini, alla scoperta dell’ortaggio e dei luoghi in cui cresce allo stato spontaneo.
accenno di tramonto chiudono la corolla. In epoca romana, Galeno la definì “amica del fegato” e Plinio le attribuiva preziose virtù rinfrescanti. Ancora oggi la cicoria trova impiego in erboristeria e fitoterapia – sotto forma di decotti, infusi, sciroppi – per curare piccoli acciacchi e, talvolta, disturbi più seri. Alle sue radici sono riconosciute proprietà depurative, ipoglicemizzanti e lassative mentre alle foglie sono attribuite proprietà diuretiche e toniche che stimolano le funzioni digerenti e del fegato. Un “cibomedicina” che dei vecchi farmaci, fra l’altro, ricorda il sapore amaro. Chi la consuma con costanza può beneficiare di tutte le sue virtù terapeutiche e, contemporaneamente, apprezzarne gusto e consistenza. Le piantine, anche se tagliate per cinque o sei volte, continueranno a produrre nuovi germogli, foglie tenerissime adatte a essere consumate crude: con le uova, come accennato, o semplicemente condite con olio, aceto e sale. Per i veri buongustai qualche strisciolina di cipolla sottile o uno Apprezzata fin dall’antichità per le sue pro- spicchio d’aglio tritato prietà terapeutiche e per i suoi impieghi in faranno la differenza. Il cicorino in insalata è gastronomia, oggi la cicoria è una verdura anche uno degli ingresempre più difficile da reperire sul mercato dienti principali di un piatto della tradizione culinaria della Valtellina: gli “sciatt”, frittelle coria era adorata dagli egizi croccanti preparate con formaggio Casera e come una divinità. Chiamafarina di grano saraceno servite su un’insata “sponsa solis”, si riteneva lata di cicoria tagliata molto sottile. Cotta, dotata di proprietà divine invece, la cicoria si consuma condita con poiché seguiva il sole nel olio e limone e può diventare un ingrediente suo corso: infatti, nell’esatto di zuppe e minestre alle quali conferisce un istante in cui il sole sorge i gradevole sapore amarognolo. suoi fiori si aprono e al primo
Oppure la si può seminare, a righe o a spaglio, in tutti i mesi dell’anno eccetto in quelli più freddi. Il terreno adatto alla sua coltura deve essere fresco e molto fertile. Il suolo, situato ad altezze comprese fra gli zero e i 1.200 metri, deve essere mantenuto ben concimato e irrigato di frequente. Appartenente alla famiglia delle Asteracee o Composite, la cicoria è nota fin dall’antichità per le sue proprietà medicinali e per il suo impiego in gastronomia ed è una delle “erbe amare” tradizionalmente consumate nella festa ebrea della Pasqua. Citata nel Papiro di Ebers, un documento del 1550 a.C. che riporta un gran numero di prescrizioni mediche, la ci-
» di Federica Baj
Gastronomia
famiglie contadine, fino a qualche decennio fa, le donne di casa – mamme, nonne e vecchie zie – facevano a gara a chi la tagliava più sottile. La tecnica del “taglio della cicoria” era precisa: si stringeva forte nel pugno una manciata di foglie e, complici una “pazienza certosina” e lame ben affilate, si riempivano le insalatiere di soffici e impalpabili striscioline verdi. Un gustoso piatto di cicorino crudo, dal sapore piacevolmente amarognolo, rallegrava i cuori di tutti i commensali. Se poi era accompagnato da uova sode, diventava, nella sua semplicità, una straordinaria “fotografia culinaria”, da ammirare con gli occhi ancor prima che da gustare col palato. Oggi la cicoria – Cichorium intybus L. – è quasi scomparsa dalle nostre tavole, dai banchi dei fruttivendoli e dai menù di ristoranti e trattorie, ma in ogni orto che si rispetti non può mancare un piccolo appezzamento di quest’erba dal sapore antico. In primavera la si può raccogliere allo stato selvatico, lungo le rive dei fiumi o ai bordi dei nostri viottoli di campagna, ornati dai suoi fiori di un blu intenso.
Ricette di osterie d’Italia. L’orto Slow Food, 2005 Un ampio capitolo del volume è dedicato alla cicoria: dalla storia, alle varietà e al suo uso in cucina con la spiegazione di una trentina di ricette tipiche della tradizione gastronomica italiana.
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N elle
Un’erba dolce amara
La cicoria. Immagine tratta da Tutte le piante medicinali del dottor Peroni di Gabriele Peroni (Marchionne Editore, 2006)
Libri
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individuo che vedo per la prima volta. E quando questa è particolarmente forte cerco di distaccarmi un po’ e di pormi nella posizione dell’osservatore, anche rispetto ai miei sentimenti e alle mie emozioni. Ma senza la pretesa dell’oggettività, perché anche l’osservatore è soggettivo. Noi tutti siamo sempre alla ricerca della verità, ma la verità oggettiva non esiste. Come giudice, la legge mi obbliga a dare una veste giuridica a un caso e io cerco la verità dei fatti affidandomi alla documentazione a mia disposizione, alle dichiarazioni dei testimoni e degli accusati, alle arringhe delle parti, ma anche al mio intuito. La mia Classe 1948, professore onorario di è una ricerca che continua, Diritto penale all’Università di Berna e in parte in modo inconscio, dal 2004 giudice del Tribunale penale anche fuori dal tribunale: a casa, parlando con mia moglie, federale di prima istanza di Bellinzona. con gli amici o sotto la doccia. Un uomo e l’arma del giudizio Alla fine però, nonostante gli sforzi, la verità si basa solo su contributo di diversi talenti, quello che si è trovato. E non si trova mai perché la padronanza giuritutto. Negli anni ho anche capito che lo dica non basta: serve anche strumento giuridico resta indispensabile, ma una buona conoscenza della che lo sono altrettanto l’onestà e la capacità di giurisprudenza e una spiccata darsi del giudice. Sono convinto che per capisensibilità umana. re bisogna saper essere vicini alle persone, ma Personalmente, non ho la prenel contempo si deve poter anche prendere le sunzione di essere perfetto distanze. Lo dimostra bene un aneddoto capie non mi infastidisce affatto tatomi di recente, quando durante la pausa di l’idea di dover rivedere un giuun processo uno degli accusati si è avvicinato dizio per ordine di un’istanza a me per portarmi i saluti di un amico comusuperiore. L’importante per ne. Non credo che avesse secondi fini ma per me è agire sempre con onestà me è stata una situazione imbarazzante – di e dare tutto me stesso a tutti fronte al procuratore, agli altri imputati e ai gli attori del processo. Queloro difensori – da cui ne sono uscito grazie sto significa anche rispettare alle mie capacità di equidistanza. l’imputato, la sua storia e i Pur essendo un uomo diretto che dice sempre suoi sentimenti, indipendenquello che pensa, rinuncio a fare il giudice temente dal suo comportanei confronti della legge che sono chiamato mento processuale o dalla sua ad applicare, anche quando la ritengo inasimpatia o antipatia. Il giudice deguata. Sono infatti convinto che il giudice deve accettare chiunque per non possa mai porsi sopra il legislatore. Per “come è” e attenersi strettatutto il resto, ritengo di potermi definire un mente all’essenziale. giudice “purosangue”. Non rinuncio nemmeDal mio punto di vista questo no a rivelare da queste colonne il giudizio su non significa però rinunciare mia moglie, la persona che nella vita mi ha alla mia indole giudicante, dato di più in assoluto: una donna bellissima, quella che mi accompagna molto sensibile e saggia. Molto più saggia del anche nella vita privata di marito, talvolta “vittima” dell’isolamento intutti i giorni. Pur non considedotto dal mondo del diritto. Quello sul quale randomi un estremista, tendo sono salito nel periodo più doloroso della mia a farmi un’opinione di ogni vita, negli anni che hanno seguito la morte di cosa e di ogni persona già al mio padre. E non credo sia successo per caso, primo incontro. Quasi sempre perché ciascuno di noi, nella vita, ha degli ho una reazione di antipatia obiettivi che non si esauriscono con la morte, o di simpatia di fronte a un ma che diventano un’eredità per chi resta.
Peter Popp-Lüscher
Vitae
o, giudice per mestiere e per passione. Se dovessi dare un titolo alla mia vita sceglierei questo o qualcosa di simile, perché sono uno che ama giudicare, sia gli uomini che le cose, sempre e ovunque. L’ho fatto e lo faccio da parecchi anni per professione, nelle aule universitarie con gli studenti e in quelle dei tribunali con i prevenuti. Anche se da ragazzino non mi sfiorava nemmeno l’idea di diventare giurista. Pur essendo figlio d’arte – mio padre era giudice a San Gallo – sognavo di fare l’ingegnere. Ma dopo la maturità, forse complice la prematura morte di papà, scelsi la via degli studi in giurisprudenza. All’università di Zurigo ebbi poi la fortuna di incontrare un professore di diritto penale splendido, quale era Peter Noll: fu lui che mi trasmise un’autentica passione per questa materia. Una passione che mi ha portato a lavorare come avvocato difensore, a scrivere libri e, a soli 33 anni, alla stessa professione di mio padre presso lo stesso tribunale dove lui operava. Dal 2004 sono uno dei giudici del nuovo Tribunale penale federale di prima istanza di Bellinzona. È stato un lungo percorso formativo e professionale, durante il quale la mia idea di giustizia è profondamente cambiata. Da ragazzo avevo la massima stima del diritto, dei tribunali, dei giudici e di tutti gli attori della giustizia, perché davanti a me avevo l’esempio di mio padre, che era un giudice sereno e molto capace. Quando iniziai il mestiere, mi feci però un’idea molto più realistica. Presto realizzai che la giustizia è affare di uomini e donne – all’epoca poche – il che comporta emozioni, errori e pregiudizi. Di fronte alle argomentazioni di colleghi che ritenevo sbagliate o superficiali mi arrabbiavo. D’altro canto, mi rendevo conto che ciascuno di loro contribuiva a scrivere una buona sentenza. Un esercizio, ho poi capito, che per riuscire necessita del
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Fishel Rabinowicz L'arte della liberazione
Reportage
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testo di Samantha Dresti fotografie di Adriano Heitmann
L’esperienza artistica elevata ad atto liberatorio. Quando un dolore appare incontenibile, la creazione si fa speranza, un fuoco capace di riportare l’armonia nell’esistenza di un testimone dell’Olocausto. E una straordinaria prova di come una tradizione artistica millenaria possa diventare una via verso la progressiva cura delle ferite più profonde dell’anima
In copertina: Omaggio a Israele (2008) Per i 60 anni dalla nascita dello Stato di Israele, Rabinowicz ha creato quest'opera-omaggio, volutamente non terminata, una metafora della situazione politica israeliana. In questo caso vi è l’uso dei colori, piuttosto rari nella sua produzione: il blu e il bianco, che nella bandiera nazionale d'Israele rappresentano aria e acqua Pagina precedente: 9/11 (2002) Sommando 14 al quadrato con 13 al quadrato il risultato che si ottiene è 365, un valore che corrisponde al numero dei giorni dell’anno solare racchiusi in un quadrato. Una strana coincidenza risulta nella 17a diagonale: 9 quadrati, poi 11 quadrati, le cifre del terribile giorno degli attentati a New York: 9/11 Pagina a fianco: Un sopravvissuto (1999)
Fishel Rabinowicz – qui ritratto da Adriano Heitmann – è nato nel 1924 a Sosnowiec (Polonia) in una numerosa famiglia ebraica tradizionale. Nel 1939 il suo paese fu invaso dalle truppe tedesche e lui dovette abbandonare gli studi in seguito al divieto nazista di frequenza scolastica agli ebrei. Nel 1941, durante una retata, venne catturato e internato in un campo di lavoro nazista e, successivamente, in diversi altri campi di concentramento. Nella Shoah scomparvero 31 dei suoi familiari: tra questi i 2 genitori, 3 fratelli e 4 sorelle
Reportage
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er molti anni Fishel Rabinowicz si è chiesto quale fosse il modo migliore per esprimere le profonde emozioni che si arrovellavano nella sua mente. Come parlare di uno dei periodi più bui della storia dell’umanità? Come esprimere il dolore indicibile legato alla volontà di soppressione di un popolo, di una cultura? Come rappresentare la lacerazione fisica e spirituale, la perdita della famiglia, delle radici, del contatto con la terra natìa, della vita in comune all’interno della comunità ebraica? I suoi pensieri presero corpo, si materializzarono, nella forma più congeniale al suo saper fare. Non scelse le parole bensì le immagini, un mondo che conosce a fondo e divenuto familiare dopo i tanti anni di lavoro dedicati alla grafica e alla decorazione. Nessuna rappresentazione figurativa quindi, nessuna riproduzione dell’orrore dei Lager nazisti,
ma una ricerca altamente simbolica. Entrando nella stanza di lavoro di Rabinowicz, un’opera in particolare cattura l’attenzione – vedi immagine a fianco –. Un’iconografia elegante e intrisa di misticismo, in cui la parte superiore è contrassegnata da ordine e solitudine, mentre quella in basso, al contrario, da un apparente disordine e da una moltitudine di segni. Nella contrapposizione drammatica tra pieni e vuoti, e prima ancora che il nostro intelletto possa comprendere, percepiamo la tensione che si cela nell’opera. Si tratta di un lavoro fortemente autobiografico, in cui l’autore descrive la sua condizione di sopravvissuto. Vi sono rappresentate 21 lettere in caduta “che si distaccano dal loro stato primordiale” come spiega Rabinowicz. Secondo il Sefer Yezirah, cioè il Libro della
formazione, l’alfabeto ebraico è composto di 22 lettere, che hanno anche un valore numerico e simbolico e rappresentano le forze effettive della cosmogonia. Tra queste ve ne sono 7 con valenza doppia che rappresentano altrettanti fondamenti: Conoscenza, Ricchezza, Generazione, Vita, Potenza, Pace, Grazia. Ma, visto il loro duplice valore, possono designare anche: Ignoranza, Povertà, Sterilità, Morte, Schiavitù, Malvagità e Bruttezza. Nell’opera queste lettere – riconoscibili dal colore grigio – sono rovinosamente rovesciate e casualmente distribuite nello spazio, sparse insieme alle altre appartenenti all’alfabeto ebraico e poste sul fondo dell’iconografia a rappresentare la condizione degradata nella quale l’umanità è sprofondata durante il dominio nazista. La 22a lettera, Alef – solitaria nell’angolo in alto a destra – designa
Shoah - L’Olocausto (1992) Pagina a fianco: Peschat, Remes, Derascha, Sod (anni Ottanta) Per poter dar forma al suo progetto, Rabinowicz ha scelto di visualizzare i diversi aspetti della tradizione rappresentandoli in una forma geometrica, in modo da potersi riferire anche all’antichissima tradizione delle interpretazioni matematiche dei testi talmudici (Gematria). Il quadrato rappresenta la parola. La suddivisione del quadrato in quattro triangoli corrisponde alle tradizionali quattro forme dell’interpretazione biblica, volte a cogliere il significato letterale (Peschat), il significato allegorico (Remes), il significato morale (Derascha) e il significato mistico (Sod). Questo principio interpretativo è poi passato dalla tradizione cristiana, ove lo si ritrova da Origene a Dante. Nella Scolastica medioevale esso veniva riassunto così: “Littera gesta docet, quid credas allegoria, moralis quid agas, quo tendas anagogia” (la lettera insegna i fatti avvenuti, l’allegoria ciò che dovrai credere, la morale ciò che dovrai fare, l’anagogia ciò a cui dovrai cercare di elevarti)
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l’individuo sopravvissuto all’Olocausto. La lettera pare estranea allo spazio di caduta delle altre, ma solo in parte: questa è, infatti, la situazione spirituale ed esistenziale di chi ha attraversato il regno dell’orrore per riemergere fisicamente, sopravvissuto ma profondamente segnato nell’anima. “Shoah” – riprodotta sopra – è un’iconografia dalla forte eloquenza, nonostante l’ermetismo che caratterizza tutte le opere di Rabinowicz. L’immagine si divide in due blocchi. La destra con caratteri neri, rappresenta la preghiera del Kaddish – preghiera per i morti – e non è terminata. La prima strofa è scritta
con lettere ebraiche seguite da triangoli che scorrono irregolari, spezzati, così come le parole della preghiera che non poteva essere conclusa (il micidiale gas cominciava ad agire). La parte sinistra è lasciata trasparente e, se posta in controluce, i raggi filtrano attraverso le lettere della preghiera, inondandola di luce. La lettera Shin, iniziale di Shadday, uno dei nomi dati all’Onnipotente, riceve qui una particolare simbologia drammatica: l’asta centrale è come se fosse sradicata e, a sua volta, forma un’altra lettera, Waw, dal valore numerico di 6, alludendo ai 6 milioni di ebrei sterminati durante la Seconda guerra mondiale.
L’11 aprile 1945 avvenne la liberazione da parte dell’esercito americano, mentre Fishel Rabinowicz si trovava nel famigerato campo di Buchenwald. Dall’esperienza della Shoah emerse profondamente segnato nella salute e dovette trascorrere un lungo periodo in ospedale prima in Germania e poi in Svizzera. Nel 1949 apprese la professione di grafico e decoratore, frequentando dei corsi professionali a Zurigo e successivamente a Parigi. Si trasferì negli anni a seguire in Ticino, dove si sposò e costruì la sua famiglia. Ciò che caratterizza il lavoro di Rabinowicz è il tentativo di raffigurare il simbolismo strutturale delle leggi matematiche segrete
Genesis (1992) Gli angoli rimpiazzano le lettere, a ogni cambiamento d’orientamento comincia una nuova parola. Leggendo da destra verso sinistra, dall’ultima lettera della prima parola della Bibbia, la T (Tav), dopo ogni cinquanta lettere emerge la parola Torah. Questo “codice biblico” ha ispirato Rabinowicz nella creazione di quest’opera Pagina a fianco: Luach - Calendario ebraico (1997) In questo sistema i mesi sono computati in base alla luna, mentre gli anni e le stagioni in base al sole (sistema lunare-solare), che determina i giorni festivi e quelli del digiuno
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che reggono l’impalcatura della Torah. Questa corrisponde al Pentateuco, vale a dire ai primi cinque libri della Bibbia e significa “legge”, o ancor meglio, “insegnamento”; per gli ebrei essa fu consegnata da Dio a Mosè ed è considerata come un atto d’amore, la presenza di Dio sulla Terra. L’interpretazione mistica della Torah è propria della corrente spirituale della Cabbalà, secondo la quale la struttura della realtà è data da un’emanazione divina le cui vibrazioni si manifestano nelle 22 lettere dell’alfabeto e nei rapporti numerici in cui si esprimono l’armonia e la coerenza del mondo. Secondo questa interpretazione, quindi, la Bibbia non andrebbe letta e interpretata soltanto in base al senso lette-
rale, ma applicando particolari procedure che consentono di cogliere il più autentico e criptico significato nascosto. Con la sua opera, Fishel Rabinowicz assume pienamente la sua condizione di sopravvissuto e diviene, come lui stesso sostiene, il “Testimone di un mondo sommerso, di una ricca tradizione culturale la cui memoria rischia di sprofondare nel nulla”. Scaturisce quindi il bisogno, la necessità di far conoscere la cultura ebraica, i momenti salienti della storia civile e religiosa della stirpe d’Israele, i “precetti” che ne regolano minutamente la vita quotidiana, ma anche solo la volontà di trasmettere lo spirito di un mondo affinché questo non soccomba nell’oblio, e
non si lasci soggiogare dai pregiudizi. In una sfera più legata al mondo personale di Rabinowicz, la sua opera rappresenta un importante elemento dall’aspetto “terapeutico”; lui stesso cita Sigmund Freud sostenendo che “lavorare sulla propria memoria porta alla guarigione”: quindi il lavorìo della mente e le sue elucubrazioni, il lungo studio sulla storia del mondo e su di sé, le infinite ore di dedizione certosina e impeccabile, hanno prodotto un’arte personale, originale, unica nel suo genere. Dalla tensione della creazione si produce la catarsi, l’effetto liberatorio o, come ama dire Rabinowicz citando le parole del fondatore del cassidismo Ba’al-Shem Tov, “ricordare è un atto di liberazione”
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MASCHERA DELLA VITA di Alessandro Tabacchi illustrazione di Katia Vitale
IL SORRISO BEFFARDO DELL’AMBIGUO TRA FINZIONE E REALTÀ TROVA NEL GIULLARE LA SUA PIÙ CRUDA INCARNAZIONE. E QUELLA DEGLI ATTORI CHE NE HANNO CERCATO LE PROFONDE E DRAMMATICHE RADICI… SINO ALLA FINE
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criveva Leopardi nel Canto XXVII - Amore e Morte, portatore. E sopra tutto, sopra tutti, svettava il ghigno di ricordando il commediografo greco MenanJoker. La stupefacente interpretazione di Ledger pareva dro: “Muor giovane colui ch’al cielo è caro”. veramente evocare dalla parte più oscura dello spirito un Recentemente ho avuto modo di riflettere profondamente mondo di paure, emozioni e interrogativi sulla natura del sulla verità di queste parole assistendo alla proiezione male, tanto smisurato da stordire lo spettatore. Joker non di un film che mi ha profondamente scosso. Si tratta de è una semplice maschera demoniaca, ma il male tout court, Il cavaliere oscuro, una tra le ultime grandi produzioni il male come forza necessaria e auto-sussistente, il male provenienti da oltre oceano, un kolossal circondato da quale diretta emanazione del caos che regge il mondo, un’aura “maledetta” ancor prima di uscire nelle sale. una sorta di figura criminale imbevuta della sua stessa Partiamo da una data: il 22 gennaio 2008. Nella sua resicoscienza malefica, putrida e pura allo stesso tempo, denza di New York viene trovato privo di vita, stroncato traboccante di una vitalità mortifera. Un personaggio da un’overdose di medicinali, il corpo di Heath Ledger, meraviglioso nella sua essenza orrida, quali raramente attore australiano di soli 28 anni, un talento assoluto giungono sullo schermo: una creatura appartenente alla considerato dalla critica come il vero erede artistico di stessa “razza” del colonnello Kurz di Apocalypse now o del Marlon Brando. Era noto da subito di dottor Szell de Il maratoneta – rispetsuicidio, di crisi depressive, di un’oscutivamente portati sullo schermo da HEATH LEDGER ra malattia che ne stava fiaccando la Marlon Brando e da sir Laurence OliUN TALENTO CONSIDERATO vier –. E già una leggenda nera aleggia volontà, nonostante le secche smentite di amici e parenti. Era noto che Heath IL VERO EREDE ARTISTICO intorno a Joker: che in qualche modo aveva da poco terminato la lavorazione il suicidio di Heath Ledger sia stato DI MARLON BRANDO del nuovo film della saga di Batman – ispirato dal male che promana dal intitolato appunto Il cavaliere oscuro – personaggio, che la realtà e la fantasia nel quale interpretava il ruolo del malefico Joker. Della abbiano a tal punto confuso i ruoli da trasfondere in un sua interpretazione, si diceva che avesse trasceso i limiti animo naturalmente sensibile l’orrore assoluto presente del contesto fantasy, del fumettone da grandi incassi, per nella mente dello psicopatico personaggio. Leggende assumere toni shakespeariani di inaudita grandezza, tanmetropolitane, dicerie da giornalaccio. Tuttavia il dubbio to da oscurare la prova d’attore che Jack Nicholson aveva permane. Troppo intensa quella recitazione, troppo vera dato vent’anni prima, indossando le medesime vesti nel quella maschera dolente, quel ghigno-cicatrice, per non te visionario Batman di Tim Burton. Dopo la tragica perdita pensare che l’identificazione fra personaggio e interprete del grande attore, una serie inquietante di incidenti, fatti fosse solo un gioco scenico. Congetture... forse il pove-di cronaca nera e altre sfortunate vicende, colpì diversi ro Heath voleva solo dormire quella notte, e per errore membri del cast e della troupe – Morgan Freeman quasi esagerò con il sonnifero. Forse, all’insaputa di tutti, era sfracellatosi in un incidente d’auto, Christian Bale impligravemente malato, e prese una decisione estrema per cato in una brutta storia di violenza contro sua madre, paura, o per sconforto. Forse il mondo spietato del jet-set un tecnico perito in circostanze poco chiare ecc. –, auaveva distrutto il suo equilibrio interiore. Tante ipotesi. mentando dicerie e fantasie. Alla fine il film uscì nelle Voci. Perfino calunnie. Di fronte alla morte tutte le lingue sale e le premesse non vennero disattese. Un successo devono tacere. Tuttavia, non riesco a togliermi dalla testa planetario, di pubblico e di critica, complice anche il l’idea che quella notte Joker abbia avocato a sé il giovane carico di suggestioni che inevitabilmente il film si faceva attore chiedendogli perché mai fosse così serio…
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Il sole transita nel segno della Bilancia dal 24 settembre al 23 ottobre
Elemento: Aria - cardinale Pianeta governante: Venere Relazioni con il corpo: reni, ghiandole surrenali Metallo: rame Parole chiave: armonia, equilibrio, bellezza, individualità
» a cura di Elisabetta
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I nati della terza decade sono ancora soggetti al transito di Marte. Concentrate tutte le vostre energie mentali su un obiettivo preciso. Nel passaggio tra i due mesi sarete anche soggetti a una brutta Luna. Evitate di essere inutilmente permalosi con il partner.
Marte in transito ha un enorme potenziale, ma presenta anche dei forti rischi se le energie del pianeta non vengono convogliate al raggiungimento di una meta. Attenti alla Luna del 30 settembre. Controllate la vostra irascibilità! Forte senso della giustizia.
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Il 1° ottobre Marte si troverà in opposizione congiunto alla Luna. Cercate di controllare la vostra smania di possesso e così anche la vostra gelosia. Momenti di gloria professionale per i nati della seconda decade favoriti dai transiti di Giove e Saturno.
Settimana fortemente altalenante caratterizzata dai passaggi lunari su Marte e Venere. Mentre nella prima parte vi sentirete aggressivi e irascibili, nella seconda sarà l’amore a prevalere. Intensa passionalità per i nati della prima decade.
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Graie a un buon transito di Marte vi sentite particolarmente attivi, con tanta voglia di lavorare. Grazie a Mercurio, sentite di avere le idee molto chiare su quello che volete dire o fare. Le attività che richiedono una mentalità aperta sono favorite.
Questo è un buon periodo per “darsi da fare” un po’ di più. Potreste realizzare i traguardi che vi siete imposti da tempo. Possibili variazioni dei progetti originali. Fate appello alle forze, vi scoprirete molto più decisi di quanto finora avevate pensato.
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Grazie a un buon transito di Venere potrete iniziare il mese dedicandovi a una serie di attività piacevoli. Possibile intensificarsi della vostra vita erotica e sentimentale. Favorite le attività creative, i guadagni e relazioni sociali.
Momento di gloria per i nati della seconda decade. Grazie al transito di Giove e a una ritrovata costruttività state raggiungendo tutti gli obiettivi prefissi. Nuove situazioni affettive per i nati della prima decade. Collaborazioni e progetti artistici.
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A causa del transito di Marte i nativi di luglio si sentiranno particolarmente stimolati a dimostrare il loro valore. Attenti a non divenire preda del vostro orgoglio, per poi mostrarvi litigiosi e polemici. Scarso senso di autodisciplina. Favoriti gli stati passionali.
Grazie al transito tra Marte e Nettuno, i nativi della terza decade si sentiranno particolarmente altruisti. Momento di grande energia spirituale alla scoperta di voi, degli altri e dell’universo. Possibili trasgressioni sessuali per i nati della prima decade.
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I nati della seconda decade stanno attraversando una fase di cambiamenti epocali. Se riuscirete a trovare un giusto spazio per i piaceri della vita, eliminando tutte le zavorre, ne uscirete totalmente rinnovati. State attenti ai rimpianti per le scelte non fatte.
A causa dell’opposizione tra Saturno e Urano, molti di voi continuano a cercare una via per uscire da una quotidianità non più soddisfacente. Chiedete aiuto a un vostro amico e iniziate una nuova attività. Se oserete, troverete certamente la giusta ricompensa.
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Nel segno della Bilancia, l’amore per il bello e il gusto si fondano, dando vita a una personalità tesa al raggiungimento di un rapporto armonico con se stessi e con gli altri. Carl Gustav Jung definisce tale disposizione come coniunctio oppositorum (unione degli opposti). L’essenza del segno è ben espressa dal mito di Eros e Psiche, dato che in esso si manifesta la ricerca dell’immagine ideale “dell’altro da sé”. Figlia di re, Psiche aveva due sorelle, ma delle tre ella soltanto era dotata di una bellezza davvero sovraumana che intimoriva i pretendenti. Un giorno, il padre interrogò l’oracolo, il quale ordinò di vestire la fanciulla con l’abito delle nozze e portarla sulla sommità di un monte, dove un mostro orribile sarebbe venuto a prenderne possesso. Psiche si sentì trascinare da un forte vento che la condusse in uno splendido giardino dove incontrò, pur senza vederlo, il suo consorte. La condizione a cui ella doveva sottostare era legata proprio al divieto di “scoprire “ il volto del coniuge. La curiosità ebbe però il sopravvento; Psiche con l’ausilio di una lanterna riuscì a scorgere di nascosto i bellissimi tratti del marito, Eros. Ma una goccia d’olio bollente svegliò il giovane che, spaventato, fuggì. Disperata, iniziò a vagare per il mondo sino alla discesa agli inferi e alla caduta in un sonno profondo e mortale. Eros giunse però in suo soccorso e la condusse all’Olimpo ove avvennero le sacre nozze. Come nel segno della bilancia, la valutazione dell’altro non si realizza attraverso la conoscenza razionale ma attraverso l’abbandono amoroso ed emotivo.
“… da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde…”
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giovane russo incrocia il cammino del rivoluzionario Elias Almeida in una notte di grande paura nella foresta del Lunda Norte, nel Nord dell’Angola. Il russo, prigioniero in una capanna dei soldati dell’Unita, fa sua la vita di Elias, i suoi ideali e il suo amore per Anna. Racconti di vita che colpiranno profondamente il giovane, tanto da sentire il bisogno di raccontare del suo incontro. Makine ci regala un romanzo intenso, profondo e ricco di umanità, portatore di immagini crude e di una struttura a volte complessa: molti, infatti, sono i salti temporali tra passato e presente. Un aspetto, quest’ultimo, che occupa poco spazio rispetto alla narrazione di un passato avventuroso, pericoloso, amaro,
Abbiamo letto per voi a tratti agghiacciante, dove i ricordi affiorano nel presente, impossessandosene. Questa è la storia di un uomo, una profonda riflessione sull’umanità e i suoi controsensi. È il racconto di un’amicizia e di un amore. È il percorso di un individuo che dal suo coinvolgimento nella rivoluzione cubana avrebbe voluto ottenere in cambio sentimenti umani e rispetto tra le persone. Due condizioni che non avrebbero mai permesso a un soldato di “fracassare” col suo stivale la clavicola di una donna – la madre di Elias Almeida – e di abbandonarla in un angolo, morente. Il guerriero non guarirà mai del tutto da quel dolore devastante. “A che serve fare la rivoluzione, se poi gli uomini
non imparano ad amare diversamente?”. “Avevo seguito con attenzione il discorso di Fidel Castro, il suo fervore nello sposare la causa degli ultimi, nella necessità della rivoluzione permanente, ma in due ore di comizio, non aveva mai pronunciato la parola amore... dov’era questa rivoluzione?”. Andreï Makine, nato in Siberia nel 1957 e giunto in Francia dall’ex Unione Sovietica nel 1987, è un autore che mescola con una modalità molto singolare i due mondi lontanissimi, francese e russo. Considerato uno degli autori contemporanei d’Oltralpe più interessanti, nel 1995 il suo romanzo Il testamento francese (Einaudi) ha vinto i prestigiosi Prix Goncourt e il Prix Médicis.
Non sbattertene! Senza cintura dietro, rischi di diventare un siluro.
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Andreï Makine L’amore umano Einaudi, 2008
» di Samantha Dresti
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A causa di un errore, nel numero 39 la soluzione al gioco fotografico era sbagliata. L’edificio religioso è: “Chiesa parrocchiale di San Zenone, Salorino (frazione di Mendrisio)”. Ci scusiamo con i lettori.
Epigoni A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 42. Al vincitore andrà in premio “Il sapore del racconto” di A. Morgantini e S. Luban, SalvioniEdizioni, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 2 ottobre a ticino7@cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano. “Ma un leggero fumifugium color topo si sta diffondendo al sommo della scalinata, velando l’entrata. Sento una folata di freddo, alzo gli occhi. Perché il sole si sta facendo nero?”.
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1. Noto successo di Lucio Battisti • 2. Alieno • 3. Esigere • 4. Articolo romanesco • 5. Albeggiare, illuminare • 6. Misterioso • 7. Una rosa pallida • 8. Un attrezzo del contadino • 9. Previsione zodiacale • 14. La fune di Tarzan • 21. Mezzo giro • 24. La frequenta il goliardo • 27. La parte anteriore del missile • 28. Più che carini • 30. Il dio egizio del sole • 32. Metallo radioattivo • 34. Il mitico aviatore • 36. Concime • 39. Bel laghetto alpino ticinese • 41. Cuor di tapino • 43. In mezzo al mare • 46. Una sigla dell’enologo • 47. Ebbe la moglie trasformata in statua di sale • 50. Consonanti in ateneo.
Verticali
1. Tassativo, vincolante • 10. Ciarlare molestamente • 11. In mezzo al coro • 12. Rabbie • 13. Vi si poggia il remo • 15. La civiltà di Montezuma • 16. Si detto a Londra (Y=I) • 17. Cattive • 18. Ungheria e Norvegia • 19. Mezza arcata • 20. Paese bleniese • 22. Piccolo difetto • 23. Lo stato con Benares • 24. Dittongo in guasto • 25. Salvò la fauna • 26. Il Cellamare • 28. I confini di Bodio • 29. Non lasciarsi sottomettere • 31. Il primo pari • 33. Antagonisti • 35. Mira al centro • 36. Hanno il fulcro • 37. Le iniz. di Carboni • 38. Circonda l’isola • 40. Lo era Celeno • 42. Ama Garibaldi • 44. La nota degli sposi • 45. Differimenti, dilazioni • 47. Art. maschile • 48. Un obiettivo del fotografo • 49. Due al cubo • 51. Quello in fiera è un gioco.
Soluzioni n. 38
Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 42.
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