Ticino7

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L’appuntamento del venerdì

44 numero

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Da qui vedo il mare

Gion A. Caminada e Vrin L’architetto e il suo paese 39

Coppie Le nozze possono attendere 04 Franco Beltrametti L’intervistato e l’intervistatore 08 Psicokinesiologia La cantina del subconscio 10

Corriere del Ticino • laRegioneTicino • Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung • CHF. 2.90 • con Teleradio dal 26 ottobre al 1. novembre


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numero 44 24 ottobre 2008

Agorà Coppie. Le nozze possono attendere

DI

ANTONELLA SICURELLO

Arti Franco Beltrametti. L’intervistato e l’intervistatore

Impressum Tiratura controllata 90’606 copie

Animalia La lucciola. Un racconto inedito

DI

DI

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GIANCARLO LOCATELLI

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PIERO SCANZIANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Salute Psicokinesiologia. La cantina del subconscio

DI

NICOLETTA BARAZZONI . . . . . . . . . . . . .

Chiusura redazionale Venerdì 17 ottobre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Gastronomia Gazosa. Bolle sottovetro Vitae Tommaso Mainardi

DI

DI

ULRICO GONZATO

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MAXI BONIFAZZI E GABRIELE SCANZIANI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Direttore editoriale Peter Keller

Capo progetto, art director, photo editor

Adriano Heitmann

Redattore responsabile Fabio Martini

Reportage Gion A. Caminada e Vrin. Da qui vedo il mare

DI

DAMIANO REALINI

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10 12 14 39

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Coredattore

Giancarlo Fornasier

Concetto editoriale IMMAGINA Sagl, Stabio

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Gion A. Caminada Fotografia di Adriano Heitmann

luccioleaccoppiate

Allorché la notte finisce, le lucciole deluse e moribonde ancora chiamano con l’estremo splendore che l’alba ormai cancella. “Io”, implora flebile l’ultima femmina che non fu prescelta. “Io”, svolazza sfinito l’ultimo maschio che ha cercato invano. Alcuni anni or sono lessi, consigliatomi da un amico, La vita segreta degli insetti geniali. Insetto sarai tu, un affascinante libro di Mirella Delfini dedicato ai comportamenti più incredibili della vita degli amati/odiati piccoli e zampettanti esserini che arricchiscono in modo sorprendente la nostra esistenza. Il libro è una raccolta di vere “invenzioni sociali” e sotterfugi sviluppati per accrescere e migliorare il loro stile di vita, rendendo meno dura un’esistenza che mira alla sopravvivenza e alla continuazione della specie sopra ogni altra cosa. Un aspetto che dovrebbe essere fondamentale nella vita di qualsiasi essere vivente – … sì, uomo compreso – e che Piero Scanziani è riuscito mirabilmente a sintetizzare nella manciata di righe che avete letto sopra, parte di un testo che orgogliosi ospitiamo su questo numero. Ve lo immaginate il maschio di questo coleottero dal posteriore luminoso che, sfiancato e sul punto di lasciare il mondo terreno, cerca

disperatamente una compagna con la quale accoppiarsi…? E come non avere simpatia per quella femmina che, a sua volta, si “tura il naso” – per dirla alla Montanelli – prendendo “quel che rimane” – qui saccheggiamo Ishiguro… – dell’altra metà del cielo, aiutata dagli ultimi flebili segnali direzionali di poppa. Come non dare ragione a Scanziani quando ci sprona a meglio osservare ciò che ci circonda se la comprensione di noi stessi è quello a cui miriamo. Eh sì… e adesso chi lo va a raccontare al divorzista Daniele Joerg che vi sono amici animali pronti a morire pur di trovare una compagna con la quale condividere una vita, seppur breve, di felicità e gioiosa procreazione...? Nel suo studio luganese i nostri dirimpettai s’ammazzano per quattro soldi e una casa. Almeno si imolassero per il solo bene dei loro figli, quelli nati da “istanti di meravigliosa illuminazione sentimentale”... La stessa che pensavano non potesse mai spegnersi, altro che il sedere delle lucciole. Proverbio-guida della settimana: “Prendere lucciole per lanterne” Gioiosa lettura Giancarlo Fornasier


Le nozze possono attendere

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el suo archivio sono conservate oltre duemila storie: esperienze di vita, spesso intricate e dolorose, vissute all’interno di quel misterioso e affascinante universo che si chiama famiglia. Se le mura del suo studio potessero parlare, racconterebbero storie di litigi, soprusi, abbandoni e ripicche, un triste spaccato della moderna società. In vent’anni di attività Daniele Joerg, avvocato divorzista di Lugano, ne ha viste e sentite di tutti i colori. Tanto che con le più impensabili sfumature della sua tavolozza ha realizzato un quadro manzoniano con al centro il bravo che sentenzia: “Questo matrimonio non s’ha da fare”. Una nota in basso spiega il senso della frase: “Prima di sposarvi, pensateci due volte”. Una provocazione che detta da un divorzista ha uno strano sapore. “Cerco di fare prevenzione, ma so che questa è una nicchia di mercato nella quale il lavoro non mancherà mai”, spiega Joerg. “Prima del matrimonio bisognerebbe parlare con l’avvocato, non solo con il prete, perché il rischio di divorzio è ormai molto alto e i problemi che ne conseguono sono infiniti. Inutile nasconderselo: non lo fa nessuno. Anzi, quando i promessi sposi mi incontrano fanno gli scongiuri”.

Ma che cosa è successo alla famiglia? Dal punto di vista della legge segnalo che il diritto di famiglia risale al 1907 pur essendo stato modificato una prima volta nel 1988 e una seconda nel 2000; la prima riforma ha dato una nuova identità alla famiglia facendo giustamente, tra l’altro, scomparire la figura del marito quale capofamiglia. Ha dato sì pari diritti ai coniugi, ma da quel momento in poi le mogli hanno vieppiù “preso in mano” la propria vita anche per quanto riguarda la decisione di lasciare i mariti e chiedere il divorzio, sempre più diversamente da quanto avveniva in precedenza. La famiglia è quindi cambiata e oggi non può più essere gestita come in passato. Tanto che nel 2000 vi è stata la seconda modifica della legge, in particolare per quanto riguarda i modi di divorziare. Le velocissime modifiche degli stili di vita e dei mezzi di comunicazione di massa, che portano in casa un mondo patinato così come fa, per esempio, la televisione da decenni e internet più recentemente, fanno sognare una vita diversa e incentivano il consumismo per famiglie che, invece, fanno sempre più fatica a “tirare la fine del mese”. Difficoltà economiche preludono quasi sempre a difficoltà relazionali.

Matrimoni sempre più a rischio Perché sposarsi è oggi un rischio? La vita di relazione è diventata molto più complicata di un tempo e la famiglia tende a polverizzarsi. È sempre più difficile vedere matrimoni duraturi come quelli di una volta: i miei genitori, per esempio, sono stati insieme tutta la vita. Oggi, invece, ci sono sempre più famiglie monoparentali, ricostituite, allargate. Il rischio di divorzio e separazione dovrebbe essere quindi preso in considerazione già prima del matrimonio, anche se è poco romantico. Del resto per la scienza, gli sconvolgimenti ormonali che portano all’innamoramento e il più delle volte al fatidico sì, durano sì e no 18 mesi. Le statistiche dicono che più della metà dei matrimoni fallisce.

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Agorà

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Il matrimonio ha perso il suo valore? Certamente la famiglia ha perso gran parte del valore che aveva un tempo. Basti pensare alla quantità dei divorzi, delle famiglie monoparentali, di quelle ricostituite, di quelle allargate, di quelle tra partner omosessuali regolarmente registrate, alle convivenze sempre più frequenti. Il matrimonio serve sicuramente ancora per definire diritti e obblighi dei coniugi e dei figli ma, tra questi, soprattutto quelli che si possono far valere una volta finito l’amore e intervenuta la separazione. Ma serve anche, per esempio, ad assicurare la paternità in quanto la legge definisce il marito della madre quale legittimo padre del figlio, con un istituto che risale al diritto romano per il quale


La decisione di sposarsi non deve essere presa alla leggera, perché il rischio di divorzio è molto alto. E, in particolare per i mariti, i problemi iniziano proprio con la separazione. “Gli uomini dovrebbero convivere, le donne sposarsi”. Parola (e provocazione) di un divorzista

L’avvocato Daniele Joerg nel suo studio; alle spalle l’opera Visidivisi di Nando Snozzi (2003)

mater semper certa est, pater numquam. Il matrimonio è un contratto codificato oggi da norme forse anacronistiche, sicuramente soggette a future frequenti modifiche legislative. L’incremento dei divorzi non dipende anche dalla facilità con la quale ci si può lasciare? Innanzitutto dipende dalla facilità con la quale ci si può sposare. È poi vero che la riforma del 2000 ha eliminato qualsiasi concetto di colpa o responsabilità nella rottura del vincolo coniugale e alla possibilità di ottenere un divorzio immediato, se richiesto congiuntamente, dopo un periodo di soli due anni di separazione se richiesto unilateralmente. Quindi non si tratta più di tradimento, di abbandono del tetto coniugale o di altro del genere; basta la volontà di separarsi di uno o di entrambi i coniugi e ci si reca dal giudice per formalizzare tale decisione e definire le conseguenze accessorie.

Agorà

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Le difficoltà dopo la separazione E poi che cosa succede? Al di là delle difficoltà che possono sorgere rispetto alla sorte dei figli – argomento che meriterebbe un capitolo a sé – le difficoltà sono sempre e soprattutto di carattere finanziario. La separazione comporta generalmente una prima fase che vede l’applicazione del cosiddetto “principio della ripartizione delle eccedenze” che dà la possibilità al coniuge meno forte finanziariamente di ottenere alimenti dall’altro, ma anche di mettere in atto una sorta di “speculazione finanziaria”. In genere sono le mogli a chiedere e i mariti a pagare, trovandosi ridotti, per coloro che dispongono di redditi medio-bassi, al minimo esistenziale.

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Agorà

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Sono dunque i padri ad avere la peggio? Se i redditi sono di una certa consistenza, si possono coprire i fabbisogni minimi dei due nuclei familiari e continuare a vivere dignitosamente. Se i redditi sono mediobassi e non vi sono eccedenze, il destino del marito e padre è quello di pagare. Per esempio, un reddito di 7.000 franchi è appena sufficiente per mantenere una famiglia di quattro persone, ma non lo è più dopo la separazione. Tutto quanto supera il fabbisogno minimo che serve al debitore alimentare è generalmente assegnato a moglie e figli. La madre in difficoltà può, però, chiedere l’aiuto dello Stato e ottenere, per esempio, gli assegni integrativi o di prima infanzia. Il padre no. Chi deve andarsene di casa? In genere il coniuge cui non sono stati affidati i figli e, nel 95 per cento dei casi, si tratta del marito-padre. Solitamente l’abitazione già coniugale rimane assegnata alla madre e ai figli, anche se il proprietario è il marito. I figli possono esprimere il loro parere sull’affidamento ma solo a partire dai dodici anni di età, ovviamente

pur senza poter decidere. Ho visto casi di bambini che pur di andare dall’altro genitore non hanno esitato a dare fuoco alle tende di casa. Che cosa cambia dopo il divorzio? Con la sentenza di divorzio si applica il principio del clean-break per il quale ognuno dei coniugi deve provvedere al proprio mantenimento al più presto e, in particolare il coniuge che non aveva lavorato fino a quel momento oppure aveva lavorato a tempo solo parziale – in genere la moglie – deve trovare un’attività lavorativa. Se però si riesce a dimostrare di non riuscirci per la presenza di figli o per questioni di età, di salute, di difficoltà legate al mercato del lavoro o di altro genere, v’è il diritto, a dipendenza della durata del matrimonio, a vedersi mantenere nel tenore di vita precedente la separazione. La madre, comunque, non è generalmente costretta a cercare un impiego fino al compimento del decimo anno di età dell’ultimo figlio, mentre può essere costretta a trovare attività al 50 per cento se il figlio ha tra i dieci e i sedici anni. Per cui la situazione finanziaria dell’ex marito-padre può ancora mantenersi critica.

Consigli per uomini (e donne) Il matrimonio conviene quindi soltanto alle donne? In un matrimonio che vede la classica ripartizione dei ruoli e per quanto riguarda le conseguenze della separazione e del divorzio, certamente. E questo per il fatto che il sistema legale tende a proteggere il coniuge meno forte finanziariamente. Personalmente, però, consiglio sempre a coloro che intendono contrarre matrimonio, e specialmente alle mogli, di non lasciare completamente l’attività lavorativa o la

formazione professionale perché, in caso di divorzio, il rischio di avere difficoltà economiche è comunque importante. Una volta terminato il periodo durante il quale è data la possibilità di “speculare” sull’alimento, potrebbe infatti essere troppo tardi per rientrare nel mondo del lavoro. E agli uomini che cosa consiglia? Di non sposarsi, o perlomeno di sapere esattamente quali sono “i rischi” finanziari conseguenti al divorzio. Sotto questo punto di vista è meglio la convivenza: in caso di separazione vi sarebbe l’onere di pagare alimenti solo ai figli e non anche alla madre. Un contratto prematrimoniale potrebbe limitare liti e vendette? Nel nostro diritto la questione non è ancora chiara, diversamente da quanto avviene negli Stati Uniti, per esempio. Mi è capitato di prepararne in qualche occasione, ma non posso assicurare che quanto convenuto sarà pienamente riconosciuto dal giudice al momento della sentenza di divorzio.

» intervista di Antonella Sicurello; fotografie di Adriano Heitmann

E come si calcola tale minimo vitale? Occorre determinare il fabbisogno minimo dei due nuclei familiari, che si ottiene sommando i costi per la pigione, la cassa malati, le assicurazioni domestiche, eventualmente le spese di trasporto e le tasse oltre al minimo vitale che, per il coniuge non affidatario, è di 1.100 franchi mensili, di 1.250 per il coniuge affidatario. Sottraendo questa somma al reddito complessivo si ottiene l’eccedenza che è destinata alla copertura del fabbisogno del coniuge e dei figli. Qualora rimanesse ancora “qualcosa” si divide per due. In genere è il marito e padre che rimane con il minimo esistenziale e tutte le difficoltà per tirare avanti.

Un’ultima domanda: lei è sposato? No, anche se qualche volta ho rischiato di “cascarci”. Scherzi a parte, credo che al di là degli aspetti più squisitamente emotivi o religiosi, decidere per un matrimonio sia oggi sempre più difficile e rischioso e il fatto di dividere spazi fisici ed emotivi con un’altra persona sempre più complicato. Se le statistiche riportano poi un’incidenza di divorzi che va oltre il 50 per cento dei matrimoni, ancora non è detto che l’altro 50 per cento viva il matrimonio con piena soddisfazione o piuttosto non trascini la convivenza per abitudine o per convenienza. La scelta del matrimonio non può oggi essere sottovalutata, non foss’altro che in funzione dei disastri che possono lasciare i divorzi nei coniugi e nei figli, ma anche per le gravi conseguenze sociali.

La metà delle coppie scoppia Il 2005 è stato l’anno record dei divorzi nel Canton Ticino: 822 coppie si sono dette addio. L’anno successivo i divorzi sono scesi a 762, con matrimoni della durata media di 15 anni. Circa l’8 per cento dei divorzi, nel 2006, riguardava coppie sposate da meno di 5 anni. In quasi la metà dei divorzi sono coinvolti dei figli (46,7 per cento). Se questo trend dovesse continuare, il 52 per cento dei matrimoni celebrati nel 2006 potrebbero sfociare in un divorzio. Ma nonostante questi dati poco rassicuranti, nel nostro cantone sono sempre di più le coppie che decidono di sposarsi. Lo scorso anno sono stati celebrati 1.673 matrimoni, il maggior numero di sì dall’inizio del Novecento.

Avv. Daniele Jörg Avvocato e notaio con studio a Lugano, specializzazione in diritto di famiglia e più in particolare divorzista, con la passione per il cinema e la musica blues, da quasi 30 anni collabora con il Festival internazionale del film di Locarno di cui è membro della Direzione organizzativa. Dal 2004 è presidente dell’Associazione Piazza Blues Bellinzona che da un ventennio propone il noto festival di musica afroamericana.



L’intervistato e l’intervistatore

anonimamente…”. Per Franco Beltrametti si tratta quindi di rivelare piuttosto che creare qualcosa attraverso l’intenzione. Beltrametti: “l’attenzione è la cosa che conta e il caso è l’altro angelo e sono tutti e due angeli buoni e concreti”; Raworth: “e la musa?”. Beltrametti: “le tengo sempre la pista aperta, se viene welcome, se non viene aspetto con paziente impazienza”. Lui stesso definiva “centralità della marginalità” la posizione da cui vedere le cose, da cui osservare il mondo: “… è la scelta della marginalità come fatto centrale di vita, la calamita è lì, nomadismo e marginalità…”. La marginalità come garanzia di qualità, di freschezza, di leggerezza e vitalità. Ma anche come via per evitare la Sogno dell’Isola Gialla di Franco Beltrametti (1995; tratta da op. cit.) celebrazione, la solennità, le simmetrie e i monumenti. E il nomadismo come fonte Tom Raworth: “Non ho mai indagatorio comune. Il “fare di conoscenza ed esperienza. Beltrametti è domande da fare, dimmi la assieme” che Beltrametti ha nato in Svizzera ma ha vissuto in California, prima risposta”. sempre coltivato con amiin Giappone e per un anno – nel 1970 – fra Franco Beltrametti: “Non ci poeti, architetti, pittori e i terremotati del Belice a Partanna (Sicilia). rispondere è quel che ho musicisti, spesso provenienti Sempre in viaggio “era di casa ovunque” sempre cercato di fare, le do- dai vari continenti. Il dialogo (Dario Villa): “A Kyoto mi sento sempre a mande sono implicite, così procede velocissimo, per flash casa. Altri luoghi dove mi sento a casa sono I kick back the ball (Ti rispedi- improvvisi, toccando tutti gli tutto il Ticino, Milano, Venezia, Roma, la sco la palla)”. argomenti e i nuclei fondaSicilia occidentale, Parigi, San Francisco e la Comincia così il Colloquio mentali della sua poetica: California in genere”. di Febbraio fra Franco Beltra- l’immediatezza e la velocità Amante del caso e della leggerezza, Franco metti (l’intervistato?) e Tom sono al centro del confronto, Beltrametti ha sempre cercato, con eleganza Raworth (l’intervistatore?), così come di tutta la sua opee precisione, di non cedere mai alle lusinghe una sorta di intervista ripor- ra – “come viaggiatore amo dell’erudizione, “essere overeducated può tata in calce a ogni pagina del la velocità e come poeta la essere una fregatura, ci sono voluti anni per catalogo della mostra Choses velocità di esecuzione senza liberarmene e per scoprire che è interessante qui voyagent (1995) nella qua- afterthought (ripensamenti)” –. the unknown, allora uno si sveglia al mattino le i due amici, entrambi poeti, A contare non è tanto l’opee si mette a fare cose che non conosce e sfonsi divertono a scavare nella ra come oggetto concluso, da la gabbia rigida ed è senza difesa”. poesia, nell’arte, nella spiri- chiuso in sé, ma piuttosto A Riva San Vitale – nella casa dove ha abitato, tualità e altro ancora, scame in cui è attiva la Fonbiandosi spesso, come si è Poeta della leggerezza e dell’immediatezza, dazione Beltrametti – visto, i ruoli. Un dialogo che è possibile consultare Franco Beltrametti è stato anche artista manoscritti, lettere, lisuggerisce molto sia riguardo la figura di Franco Beltrametti visivo e performer. Un invito alla scoperta di bri, riviste e molto alsia della sua visione dell’arte un’eredità artistica di grande rilievo tro. Nel 1999 il Museo e della vita. d’Arte di Mendrisio ha Innanzitutto domande e il processo da cui essa nadedicato alla sua figura una mostra antorisposte si sovrappongono, sce e si genera. Non sono logica e nel catalogo è pubblicata una sua intersecandosi in un corpo i risultati a interessare ma concisa autobiografia dove, fra l’altro, si unico, tanto che intervistato piuttosto i segni, le tracce di legge: “… sento di procedere sul sentiero ine intervistatore, sovente, si un percorso, “tracce anche dicatomi dai miei amici e maestri scomparsi: confondono fino a costituire casuali di un’energia che pasfare qualcosa di nuovo, dare quello che sai e un vero e proprio processo sa e che cerco di manifestare imparare ciò che non sai”.

» di Giancarlo Locatelli

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Choses qui voyagent Il catalogo edito da Mazzotta della mostra itinerante curata a tempi di record dallo stesso Beltrametti poco prima di morire, venne ospitata nel corso del 1995 dalle città di Venezia, Milano, Marsiglia e Parigi.

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Arti

Libri


La lucciola ha reso incantevoli le serate estive della nostra

infanzia, quando i prati palpitavano di piccole luci fredde, affascinando il nostro giovane sguardo. Ci avveniva talora di catturare una di queste luci volanti, di chiuderla nella mano e di correre verso casa, padroni d’una stella. Invece, nella stanza illuminata dall’elettricità, la stella di dianzi si trasformava in una mosca molliccia e disgustevole. Invece le lucciole sono molto interessanti. V’è un mistero nel fatto che taluni animali sono a loro stessi la propria luce. I segnali luminosi delle nostre lucciole non sono sincroni. Palpitano nell’aria, ognuno in una propria pulsazione al neon, tracciando geroglifici incomprensibili sul velluto della notte. Oppure brillano al suolo, con un ardore freddo e immobile. Gli scienziati hanno cercato di spiegare la lucciola, pretendendo che l’unica ragione della sua luminosità sarebbe il richiamo del sesso. Le femmine senz’ali, immobili al suolo, s’accendono per essere ritrovate nell’immensità della notte. Ma allora perché mai s’accendono anche i maschi che, potendo volare, non debbono essere cercati? Non basterebbe la luminosità femminile? Perché sono luminose anche le uova della lucciola, in tal modo più facile preda dei nemici? Perché finanche le larve diffondono luminosità, le larve prive di sesso e che ignorano l’amore? Il mondo è pieno di misteri e appena rompiamo la crosta delle cose, precipitiamo in abissi arcani. La larva della lucciola è una creatura millimetrica, che cammina nella notte immensa. Si spinge innanzi con un peduncolo che ha in luogo della coda e illumina la strada col proprio medesimo chiarore. Se le accade di sporcarsi, subito s’arresta e usa il peduncolo per ripulirsi accuratamente, fin nelle pieghe. È una bestiola straordinaria, una bestiola che, dopo aver a lungo vagato, trova infine quanto cercava, ossia la lumaca. Montatale addosso, estrae dal proprio capo un pugnale cavo e lo infigge al punto esatto, iniettando nel povero mollusco un liquido che nel contem-

La lucciola un racconto inedito di Piero Scanziani

po lo paralizza e ne rende digeribile la carne gelatinosa. Quanto sapere è nascosto in una piccola larva millimetrica! Nella notte immensa essa riesce a trovare una lumaca, conosce come nessuno l’anatomia dei molluschi, sa ove infiggere il proprio pugnale, sa quando schizzare il veleno paralizzante e digestivo. Sa infine trasformare il cibo in modo da cangiare la propria natura di verme che striscia, in natura d’insetto che vola. Tutto questo e molto altro ancora, sanno le larve delle lucciole. O forse non sanno niente, forse tutto è saputo da chi (invisibile) sta dietro le lucciole e ne guida i destini, i brevi destini luminosi che d’estate punteggiano di gocce lunari i prati notturni. La pretesa di spiegare tutto col sesso, è una pretesa umana e gli scienziati sono uomini. La nostra mente, trovata una piccola chiave, vorrebbe servirsene per tutte le serrature. Ma nell’universo infinite porte ci sono precluse. Quando le lucciole, da larve, si trasformano in insetti completi, non mangiano più. Il loro ardore, opaco quand’erano soltanto uova, lattescente quand’erano vermi, ora diventa intenso: nei maschi si colora di gialloverde, di bianco nelle femmine. Esse s’inerpicano sulle erbe, sull’estremità degli arbusti e nel calore estivo accendono il loro piccolo faro, che talvolta muovono a destra e a manca, verso il cielo. “Io – gridano con quella luce – , io!”. Hanno poche ore da vivere, hanno poche forze, così languide e digiune e senza fame. Restano accese, invocando: “Io… io!”. Anche i maschi, volando, palpitano luminosamente: “Io, io!”. Poi si precipitano verso la compagna, quand’essa non s’è già spenta in un abbraccio altrui. Allorché la notte finisce, le lucciole deluse e moribonde ancora chiamano con l’estremo splendore che l’alba ormai cancella. “Io”, implora flebile l’ultima femmina che non fu prescelta. “Io”, svolazza sfinito l’ultimo maschio che ha cercato invano. Poi giunge il Sole, che tutto spegne e le lucciole della notte ventura non saranno più quelle d’ieri.

Animalia

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» illustrazione di Valérie Losa

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La cantina del subconscio

DVD

Fausto Nicolli Kinesiologia tradizionale Macro Edizioni, 2008 Per chi desidera conoscere il reale lavoro di un kinesiologo. L’autore spiega cos’è la kinesiologia e la “semplice complessità” dell’essere umano.

gono aperte numerose domande che non ricevono sempre e solo delle risposte scientiLeonardo: la centralità dell’uomo (L’uomo vitruviano, da www.wikimedia.org) fiche razionali o contenute nei protocolli medici. Alla base di ogni disturbo fisico sussiste È un metodo della medicina hanno portato la persona allo una qualche emozione bloccata e repressa. complementare che non ha stato di disagio, restituendole “I riscontri che ricevo dai miei pazienti sono verità da diffondere o interessi al contempo il ruolo di artefipositivi” prosegue la terapista, che interpreta da difendere. Non ha nulla ce fondamentale del proprio il linguaggio del corpo, attribuendogli una a che vedere con le pratiche benessere”. La kinesiologia lettura non unicamente legata al sintomo: dell’esoterismo o della magia, si fonda sull’utilizzo del test “Nel processo della psicokinesiologia l’artefice e nemmeno si pone come al- muscolare kinesiologico che principale resta sempre il paziente che impara ternativa alla medicina con- permette di valutare la risposta ad ascoltare i segnali che la voce del subconvenzionale che non riconosce del sistema nervoso di fronte a scio gli trasmette attraverso sintomi, difficoltà la psicokinesiologia in quanto stimolazioni strutturali, biochio problemi”. La medicina tradizionale cura il scienza medica, poiché le sue miche, emozionali ed energesintomo in modo razionale, la psicokinesiopratiche non hanno superato tiche in modo da determinare logia si impegna a eliminare la causa. La tenle prove di documentata ef- se abbiano influsso negativo denza ad attribuire valore alle nostre emozioni ficacia, convalidate dalla co- sul benessere del paziente. Ma e a riconoscerle, cercando di capire a quali munità scientifica. A questo se la psicokinesiologia riesce a resistenze esse si collegano, sta ampliandosi in punto le voci del dissenso si eliminare i traumi del passato molti ambiti. Da più parti si avverte, infatti, il scontrano perché le afferma- è forse anche una chiave per desiderio di vivere in armonia con la mente e zioni – scientificamente: pro- risolvere alcuni nostri problecon il corpo. Ci sono malattie, instabilità emoposizioni – di questa disciplina mi? “Se elimino e sostituisco zionali o fisiche, che hanno spesso alla base non sono dimostrabili. La le mie convinzioni negative un fatto che risale al nostro vissuto, seppellito contrapposizione tra le parti faccio spazio a quelle positinella cantina del nostro subconscio. “Sovente non ci vieta tuttavia di trattare ve, e di conseguenza agisco si tratta di ricordi d’infanzia che la mente la psicokinesiologia e alcune positivamente influenzando cosciente del paziente ha messo in disparte correlazioni tra il subconscio, la salute, la mente e le emozioe che possono così essere riportati alla luce. le emozioni e la vita reale. ni. La psicokinesiologia lavora “Non ce la faccio”, “non sono niente”, “soÈ stato Dietrich Klinghardt ad no brutta/o”, “nessuno aver posto le basi per lavora- Con la psicokinesiologia è possibile rivolgere mi ama”, “è difficile”… re essenzialmente sui traumi al nostro subconscio delle domande, ricevendo sono espressioni che emozionali legati al vissuto ripetiamo quotidianarisposte non influenzate dalla ragione. Obiet- mente, comportamenti della persona, come ci spiega Siri Anna Strigl, terapista tivo: rimuovere i blocchi mentali e fisici che possono avere dei complementare diplomata legami che risalgono che lavora da anni con la e agisce con convinzione in all’infanzia. I conflitti, una volta identificati psicokinesiologia: “Attraver- questa direzione”. e neutralizzati, possono essere sostituiti da so una forma particolare di Taluni sostengono che ci sia condizionamenti liberatori attivando così il comunicazione ci si prefigge una forte componente di sugprocesso di guarigione nel paziente”. di riequilibrare a vari livelli (fi- gestionabilità e che subentri Riordinare la cantina del subconscio, dunque… sico, mentale, emozionale ed l’effetto placebo. Ma è proprio una metafora, ma che può servirci per elimienergetico) le condizioni che sull’effetto placebo che rimannare il vecchio e fare spazio al nuovo.

» di Nicoletta Barazzoni

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Ann Holdway Iniziazione alla kinesiologia Mediterranee, 1999 L’autrice approfondisce le tecniche utilizzate dalla kinesiologia per alleviare dolori e sofferenze, e accelerare il processo di guarigione.

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Salute

Libri


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ginalissimo, impossibile da racchiudere in stereotipi. Per raccontare tutto questo John Reader ripercorre tutte le età del continente africano, come in una vera e propria biografia, soffermandosi poi lungamente sui processi storici che hanno creato l’Africa odierna, così carica di contrasti e di violenza: la tratta degli schiavi, il colonialismo, lo sfruttamento dissennato delle risorse del sottosuolo, spesso destinate ad arricchire non gli africani ma il resto del pianeta, il difficile cammino verso l’indipendenza intrapreso dai diversi stati dopo la Seconda guerra mondiale e spesso teso non al recupero dell’identità indigena, ma a “scimmiottare” i modelli importati dalla cultura occidentale.

L’autore cerca di farci capire come l’Africa che oggi possiamo sperimentare non è il prodotto di un’evoluzione “africana”, ma il frutto di “ciò che gli uomini sono capaci di farsi l’un l’altro quando lo sfruttamento a breve termine prende il sopravvento sull’equilibrio a lungo termine”. Perché, secondo Reader, “senza le influenze esterne, l’Africa avrebbe forse sviluppato un modello sociale superiore a quello dell’attuale civiltà occidentale e della sua cultura tecnologica. In effetti, l’arte di vivere pacificamente in piccole società senza stato, diffusa nel grande continente prima della penetrazione di influssi esterni, è un contributo tutto africano alla storia dell’umanità”.

John Reader Africa. Biografia di un continente Mondadori, 2003

» di Roberto Roveda

L’Africa da dépliant con i parchi nazionali e i villaggi turistici, l’Africa disperata delle desertificazioni, siccità, carestie e malattie, dei genocidi e dei colpi di stato a ripetizione, delle lunghe file di migranti diretti verso l’Europa… “Il continente nero” è veramente tutto questo, ma tutto questo non è che una minima parte della sua identità e della sua storia. Nei settemila chilometri che separano il Capo di Buona Speranza a sud, dal Cairo a nord e nei quasi altrettanti che coprono la distanza tra Dakar a ovest e la punta del Corno d’Africa a est, si estende una terra variegata dal punto di vista climatico, geografico, geologico, culturale, religioso ed etnico: un mondo diversificato e ori-

Abbiamo letto per voi

I giardinieri paesaggisti svizzeri vi offrono il loro supporto per la pianificazione, la progettazione e la realizzazione di nuovi giardini nonché per la loro ristrutturazione professionale e manutenzione. Associazione svizzera imprenditori giardinieri

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Bolle sottovetro Una storia di vetro e tappi (dal 1885 a oggi)

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sviluppare su queste pagine: proprio nella bottiglia si trova il tallone d’Achille del prodotto e allo stesso tempo la sua caratteristica tradizionale. Il classico contenitore ha un costo di un paio di franchi al pezzo, esorbitante se si pensa al prezzo di vendita della bevanda finita: il recupero e il deposito aiutano a contenere i costi, ma rendono la distribuzione macchinosa e suscettibile ai capricci del mercato. I produttori sono molti se teniamo in considerazione le dimensioni del territorio. Già nelle visite presso chi la produce, abbiamo potuto osservare grandi differenze nella meccanizzazione e nella fabbricazione della gazosa, passando dall’industria quasi asettica al piccolissimo produttore in laboratori semi-artigianali e con distribuzione limitata. Interessante è pure il fatto che non esiste una cooperativa di produttori né un’associazione che li raccoglie. La mancata No, non è una semplice bevanda gassata al aggregazione, da cergusto di limone. La gazosa vive in una bot- ti punti di vista, può essere un limite, ma tiglia di prezioso vetro e dobbiamo anche in questo caso ha pera lei un po’ della nostra tanto sbandierata messo alla “dolce bevocazione turistica vanda” di preservarsi in quasi tutta la sua “originalità” sino a oggi. La composizione nelle conosciute bottiglie col non è mai entrata nella discussione, ne è tappo meccanico che, pensaprova la generalizzata idea che la miscela te, viene ancora assemblato di aromi rimanga invariata nella qualità e a mano. nella composizione, così come anche l’uso Riflettendo sul contenitore di bottiglie di vetro per il suo consumo. con alcuni produttori inconLe politiche riguardo all’evoluzione del trati, è sorto il vero tema da esaltati. È bene sapere che oltre alle gazose al limone e al mandarino tanto diffuse nei grotti, sovente si trovano quella al lampone e al moscato e, in particolare oltr’alpe, quella al mirtillo. Esisteva anche una gazosa alla menta che pare oggi sia – sino a prova contraria – completamente scomparsa. Chiamata anche lo champagne dei poveri dai nostri genitori, la gazosa veniva distribuita in sifoni. Si passò poi a curiose bottiglie con la biglia tenuta ferma nel collo dalla pressione e con l’avvento delle bibite di massa è divenuta una bevanda quasi di lusso, distribuita

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Gastronomia

L a gazosa… il marchio di fabbrica di un cantone “paradiso” delle vacanze estive di mezza Confederazione. Che cosa dire di inedito sulla più amata delle bevande cantonali senza cadere nei soliti luoghi comuni. Molte voci hanno detto la loro e ben più autorevoli di chi vi scrive: uno su tutti? Plinio Grossi. Di certo sappiamo che questa “limonata” continua ad attirare l’interesse di pubblico e di chi opera in ambito turistico, come è stato dimostrato durante la manifestazione locarnese La piazza dei sapori... d’autunno dove la gazosa ha dimostrato la sua nomea, dimostrandosi un marchio di indiscusso successo. Nel nostro cantone vi sono a oggi 13 produttori della comune gazosa al limone, e altrettante sono le varianti organolettiche e le ricette tenute segrete che si possono gustare. La si può assaggiare da sola o nel conviviale Lü e Le o Mezz e Mezz; in effetti pare che nella miscela con un vino robusto gli estratti aromatici del prodotto più tradizionale vengano


Un sentito ringraziamento ai signori Carugati e Nespoli per il grande aiuto ricevuto e la disponibilità dimostrata.

Libri

Plinio Grossi Il Ticino delle curiosità Fontana Edizioni, 2004 Citando l’autore: “una straordinaria raccolta di propositi e di imprese, di fenomeni viventi e rarità naturali, di primati non immaginabili e di sfide impensabili”.

Internet

www.ticino.ch Il sito dedicato al turismo e al tempo libero ticinese offre molte informazioni sulla gastronomia del cantone, comprese le ricette per realizzare la vostra – e nostra – bevanda preferita.

» di Ulrico Gonzato

capienti, più facili da gestire dal punto di vista logistico e dal rapporto costi-guadagni più ragionevole. Insomma puntare su un prodotto ma anche su un oggetto da collezione senza rimetterci troppo. Chissà cosa direbbe la ditta Macchi, che smise di produrre gazose nel lontano 1885, cedendo la fabbrica al più antico produttore ticinese ancora operante sul territorio…

›› illustrazione di Flavia Leuenberger

prodotto sono in gran parte ristrette alle dimensioni delle bottiglie e alla chiusura di queste. Con questi strumenti i nostri produttori si confrontano con la massificazione delle bibite e con le grandi multinazionali in grado di produrre moltissime bottiglie in più allo stesso costo. Dove sia il limite che separa mercato e tradizione è tutt’altro che definito. Il vero campo di battaglia sono le bottiglie: una scuola desidera concorrere con un prodotto ricercato e alla pari, valorizzandolo tramite il sapore, anche da solo, e un appeal modernizzato grazie al tappo a corona, evoluzione diretta delle bottiglie di soda con la chiusura meccanica e senza deposito. L’altra auspica di continuare a valorizzare la tradizione e ritiene intoccabile l’unicità dell’immagine, auspica l’uso di bottiglie meccaniche più


» testimonianza raccolta da Maxi Bonifazzi e Gabriele Scanziani; fotografia di Adriano Heitmann

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centro dell’universo. Quando i grandi musicisti urlavano al pubblico “vi amo”, non ci credevo, anzi li prendevo in giro. Ora che ho provato anch’io quella sensazione, so che quel sentimento è sincero, che tutti i problemi spariscono e provo vero amore. Soffro molto di emicrania e di sinusite, che curo facendo degli sciacqui di acqua e sale appena sveglio. Poi accendo il computer dove rispondo alle e-mail o trovo contatti e concerti per il mio gruppo. Da quest’anno ho deciso di prendere il bastone bianco, mi toglie molte fatiche, come guardare sempre per terra. Inoltre mi aiuta a farmi subito Tommaso Mainardi, in arte Siddh, ha capire dalle persone che mi 28 anni, ama la musica ed è un rasta stanno intorno. Tutto è mianomalo. Convive, dalla nascita, con le gliorato da quando ho imparato a vedere il lato positivo delle conseguenze di un tumore alla retina ma cose, l’autoironia è d’obbligo. non si è mai pianto addosso Non ritengo di aver avuto un’infanzia tanto diversa dagli condividevo l’appartamento altri, ero spensierato, però avevo già comincon uno studente – mai visto ciato a pormi delle domande su me stesso prima – del Canton Argovia, che probabilmente non tutti i bambini di non proprio un tipo sociequell’età si facevano. Sono arrivato troppo vole. La maggior parte del presto a chiedermi cose troppo grandi. Già tempo rimaneva in camera a quindici anni mi facevo domande come: sua e, alla fine, ero io quello “Perché io? Perché Dio?”. Tutti gli altri si preche cucinava, che organizzava occupavano dei brufoli, io no, mi chiedevo di feste e invitava la gente. Visto Dio. Non credo che la mia sensibilità sia doche anche caratterialmente vuta alla mia situazione, penso piuttosto che ero così diverso dal mio coinsia il mio vissuto ad avermi portato a essere quilino, alla fine sono andato come sono. Ho sempre dovuto re-imparare, a vivere completamente da cambiare le regole nel mio modo di fare le solo. Sono ormai dieci anni cose, perché la mia diversità mi ha obbligato che mi arrangio e da un anno a farlo: non è stato più facile accettare il cama questa parte convivo con la biamento, semplicemente non avevo alternamia ragazza, Emanuela. tive. Spesso la gente è spiazzata nei confronti Sono da sempre appassionato della mia condizione, alcuni sono troppo di musica e suono il pianoforgentili e mi fanno sentire più menomato di te fin da quando ero piccolisquello che sono. Una cosa che ho capito è che simo. Quando sono triste o le persone generalmente non si migliorano, allegro mi metto a suonare, preferiscono concentrarsi su chi sta peggio. sento il bisogno fisico di farlo A volte un problema minimo può diventare e quindi butto tutto me stesso immenso se non sai come affrontarlo: è come nelle canzoni che compongo vivi le cose che fa la differenza. e scrivo per il mio gruppo, Grazie al tempo e all’aiuto dei miei genitori, “Zona Sun”. Nella band suona ho trovato una mia dimensione, dove sto anche mio padre, che è un bene e ho dei punti di riferimento. Spesso musicista ed è colui al quale mi hanno domandato cosa farei se i proho rubato i primi strumenti gressi della medicina potessero farmi avere per fare pratica. La musica mi una vista perfetta. Al contrario di quello che dà sempre grandissime emopotrebbero pensare in molti, non credo che zioni, l’adrenalina che sale e accetterei una proposta del genere, in fondo si che scende dalla spina dorsale cambia una cosa quando non va bene o non durante un concerto dal vivo funziona, la mia vita a me piace così com’è, mi fa sentire come se fossi al perché dovrei cambiarla?

Tommaso Mainardi

Vitae

uando avevo circa 19 anni stavo leggendo, anzi no, ascoltando (perché io i libri li ascolto) L’alchimista di Paulo Coelho e Siddharta di Hermann Hesse. Quelle storie per me furono l’inizio di un grande cambiamento perché prima di allora mi era difficile non vedere la mia condizione come un problema. A dire il vero alle elementari ero uno scavezzacollo, non ho ricordi di grosse difficoltà; alle scuole medie, invece, forse per l’età diversa, forse perché ero tra i più bravi senza essere un secchione, spesso mi prendevano in giro a causa della mia diversità. Rapportarsi con le ragazze, ricordo, non è stato particolarmente facile all’inizio. Gli occhiali grossi, la statura, probabilmente avevo gli stessi problemi di chiunque altro, ma quando hai una difficoltà ulteriore e fuori dal normale, rischi di dare la colpa solo alla tua condizione, facendo “il Calimero” della situazione. In fondo, capisco che non sia facile entrare in contatto con me. Prima, quando mi salutavano, non avevo il coraggio di ammettere che non riconoscevo le persone, quindi non li salutavo. Ora invece lo accetto e dico: “Ciao, scusa ma chi sei?”. Secondo il parere dei medici che mi hanno visitato a Zurigo, avrei dovuto frequentare tutte le scuole in un istituto per ciechi. Non avrei potuto neppure vivere da solo ma, come dico sempre, si vede col cervello, non solo con gli occhi. Con il passare del tempo ho imparato a fare tutto quello che fanno gli altri, non perché mi sentivo obbligato ma perché mi piaceva, e mi piace, imparare cose nuove. Forse non le faccio come le fanno gli altri ma ho trovato, col tempo, un mio modo di affrontarle. Quando mi sono iscritto all’università, il problema dell’insicurezza verso le ragazze non è migliorato, s’è risolto solo quando io ho cambiato atteggiamento nei confronti del problema. In quel periodo

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Gion A.Caminada L'architetto a Vrin

Reportage

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testo di Damiano Realini fotografie di Adriano Heitmann

Pensare in grande e costruire in piccolo. Il basso profilo che genera alto profilo. Il miracolo architettonico di un paese grigionese che diventa universo, spiegato dal suo artefice. Una giornata con Gion A. Caminada.


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ra tutti i Caminada di Vrin, tanto fra quelli che voltano l’erba tagliata nei campi quanto fra quelli che si prendono la loro neve nel camposanto, fra tutti questi, ve n’è uno che si distingue. Lo incontriamo alle sei di mattina sul piazzale della scuola, in un paese che fa 280 persone e 1.450 metri e che a quell’ora, nonostante il giorno sia ancora di là da venire, sta già macinando la fatica di essere paese. Stalle, montagna, letame, lampadine inghiottite nella lontananza, silenzi. Nella tenebra due fari e poi l’indolenza di un diesel. Gion A. Caminada – 51 anni e due occhi spiritati, un padre contadino, formazione da falegname e ora una cattedra al Politecnico di Zurigo – è puntuale, esce dall’auto con uno scatto. Ci scusiamo per l’orario, ma per le fotografie è meglio giocare d’anticipo sul sole... “Non importa – sorride brevemente –, è dalle due che sono sveglio. Non dormo molto, anche stanotte ho lavorato”.

Confortati, gli ripetiamo che siamo lì per un reportage sulla sua figura, sulla sua architettura, sulla sua vasta nazione, Vrin, che sarà pur una manciata di case contadine della Lumnezia (valle del Grigioni latino), ma che è divenuto un celebre modello di progettazione urbanistica. “A dire il vero – precisa Caminada alzandosi il bavero della giacca contro l’autunno – Vrin non va inteso come un modello studiato a tavolino, come il risultato di un programma calato dall’alto”. Ma, ci spiega, è un luogo in cui la recente manifestazione architettonica da lui diretta, e spesso si tratta di interventi restaurativi (fienili, cascine o case), vuole essere espressione della valle e dello spirito che la abita e che abita la sua gente. E lo spirito e la valle non muoiono mai. Che poi qualcuno – sia maledetto – li voglia mettere in vendita, è un altro discorso. Il turismo a Vrin, per ora, è cosa minima, praticamente inesistente, mentre poco vicino è già delizia, è già dannazione, è già città in quota: falsi chalet


in cemento armato, piccoli bunker nei seminterrati, menu thailandesi, orizzonti espropriati, voragini nei cuori e segreti disvelati. A Vrin la vibrazione è dettata ancora dalla terra e da quello che dà, dalle bestie e da quello che danno, dall’uomo e da quello che si inventa. Di questo cosmo agricolo e artigianale, Caminada si pone come un interprete, ne è il medium. La sua progettazione, che rifugge dal gesto forte individuale o anche banalmente scenografico, è misteriosamente legata al territorio, ai suoi materiali, alla sua storia, alla sua economia e alle sue potenzialità umane, diventando quasi un’opera della collettività. “Come architetti – dice Caminada piantandosi a pochi centimetri dalla nostra faccia – dobbiamo liberarci dall’ego. È quanto cerco di insegnare ai miei studenti. Dico loro: liberatevi dalla filosofia della riconoscibilità dell’io. Non siate schiavi di voi stessi. Non siate schiavi nel dire: questo l’ho fatto io e si vede. Non abbrutitevi nella ripetitività della vostra

idea. Non siate soli. Nelle decisioni dobbiamo coinvolgere la comunità, dobbiamo discutere con essa, persino litigare, perché senza lite non c’è comunità. E al centro del nostro lavoro ci sarà sempre l’uomo”. Caminada parla così, a strappi. Bastano però per capire che in quest’alba ambigua stiamo incontrando un maestro. Il suo pensiero sferza, la sua rabbia è antica. Il tempo di un’intuizione e lui ci volta le spalle, facendo tre passi verso la nebbia. Poi si volta: “Andiamo?”. Comincia così il viaggio nella vasta nazione di Vrin con uno dei Caminada, uno di loro. La palestra della scuola (1995), o meglio la sala polivalente del paese, posata sul limitare di un pendio che scivola verso i campi e ancora più sotto verso il fiume, è costruita in legno d’abete, abbondante nella zona. Vi entriamo. È uno spazio semplice, con lucernari che scorrono sotto un ampio tetto a falde sorretto da un piccolo capolavoro di ingegneria: una

pagina precedente: Vrin e la palestra della scuola sotto: il paese visto sud-ovest: la continuità tra il vecchio e il nuovo


sorta di “capriata” che conferisce leggerezza. È la bellezza della sospensione! “Il falegname che ha collaborato per questa struttura – Caminada parla e parlando alza la voce e le braccia verso l’alto – inizialmente non credeva di poterla realizzare. Non voleva accettare il lavoro. Ora invece ne va fiero. Con gli artigiani, ma non solo con loro, occorre conoscere prima di tutto che cosa sanno fare bene. In secondo tempo si può ragionare su ciò che potenzialmente è realizzabile. In definitiva io credo che la potenzialità sia la realtà”. Ritornando con le braccia sui fianchi e con lo sguardo nel nostro, Caminada ci racconta un aneddoto significativo sul suo rapporto con le maestranze locali. Una celebre azienda di Stoccarda gli aveva chiesto di disegnare alcuni mobili, mobili che poi avrebbero realizzato in Germania. Beh, lui rispose che non era il caso. “Anche noi – disse rifiutando la commissione – possiamo costruirli”. “Non è così?” ci chiede.

“Sì” rispondiamo mentre lui gira l’interruttore delle luci, e già siamo in una stradina di Vrin, stretta fra due case e un orto. Odore di fieno e di bestie. Un uomo si sporge con la testa, fa un cenno col capo, lo ritira. “Qui – riprende Caminada – lo sterrato è più che sufficiente. Perché mai dovremmo asfaltarlo o lastricarlo, o piantare cordoli o recinti? Questa via sta bene così: lo sterrato sborda in quel po’ di erba e l’erba finisce contro la casa. È la logica della continuità, una logica che dobbiamo assecondare, mentre va evitata l’interruzione degli spazi come avviene, per esempio, quando si incanalano i fiumi. Là invece – e Caminada ci indica una stalla da lui progettata, molto simile a quelle antiche che la scortano – continuità significa ritmo degli altri tetti, ritmo che andava replicato. In questo caso la forza del luogo consiste nella ripresa della tipologia del tetto, così da non dover appunto interrompere questo ritmo, perché il ritmo genera energia. Avrei forse dovuto spezzarlo? No, ho preferito collegarmi a ciò


che vi era prima, prima che io nascessi, e prima che nascesse mio padre, e il padre di mio padre. Ovviamente poi mi è parso lecito innestare variazioni sul tema. Insomma è un po’ come avviene con le persone: siamo in miliardi, con due gambe e due braccia, ma tutti diversi”. Il progresso – lo interrompiamo per una domanda – sta dunque nel passato, nel recupero della tradizione? “La tradizione – taglia corto Caminada – è un problema per chi non ce l’ha. Ed è, spesso, una falsa questione. Del resto neppure condivido la volontà esasperata degli architetti di essere o sembrare attuali e contemporanei, marcando, tramite l’uso di materiali sempre nuovi ed eclatanti, il contrasto fra antico e moderno. In questo modo i luoghi diventano deboli”. Mentre lo dice ci troviamo a pochi passi dalla facciata di un edificio ristrutturato da lui: una metà è originale, l’altra è rinnovata. Ebbene: legno ieri, legno oggi. Continuità, ritmo e variazioni sul tema.

E un tema presente ovunque è quello dell’incastro fra le travi negli angoli delle costruzioni, il cosiddetto Strickbau, con cui Caminada dimostra di aver raggiunto – in una paziente ricerca evolutiva fondata su vecchie conoscenze condivise – altissimi esiti poetici. Qui è chiara una lezione: sono i limiti tecnici a fornire i limiti all’architettura e sono le conoscenze a caratterizzare un lavoro sensato. Caminada conferma: “In quest’epoca siamo stati deprivati degli spazi per praticare le esperienze. Il dramma è che viviamo in una società di informazione e non di conoscenza: siamo informati su tutto ma non sappiamo niente e niente o quasi, noi dotti e ignoranti insieme, sappiamo fare. Le produzioni invece sono legate al sapere. Dunque chi non produce niente, niente è in grado di conoscere e mai potrà produrre sapere e significato. Ovviamente l’architettura stupida è insignificante. Viene eretta senza nemmeno chiedersi per quale scopo”.

l'architettura come espressione dell'economia locale e di una rete sociale condivisa




Caminada ormai, indicandoci i suoi numerosi interventi (ancora fienili, stalle, una segheria, abitazioni) procede a ruota libera. E la libertà è ordine nel ventre di questo paese che comincia a sorridere al primo timido tepore solare. In questa nuova luce un contadino passa con il forcone sulla spalla, un altro accende il motore di un trattore. Con loro, pensiamo, Caminada non può permettersi di costruire in maniera non funzionale. “Il mondo globale – sospira – è troppo grande e freddo per percepire la verità. Nel mondo globale non sento nessun sostegno, qui a Vrin ho degli amici e penso di conoscere almeno in parte i loro desideri. Parlo come un politico? Mah, certo è che un architetto non può pretendere di non essere anche politico. La questione è legata alla responsabi-

Bibliografia Cul zuffel e l’aura dado - Gion A. Caminada a cura di Bettina Schlorhaufer, fotografie di Lucia Degonda, Quart Verlag, Lucerna (2005)

pagina precedente: la casa comunale dopo l'intervento di Caminada sotto e a fianco: interno ed esterno della Stiva da morts (Camera dei morti)

lità del suo operato. Entrambe le figure devono affrontare i problemi e i cambiamenti sociali senza eluderli o ignorarli. Ecco un esempio”. Acceleriamo il passo verso la Stiva da morts (Camera dei morti, 2002), su per una scarpata, bagnandoci le scarpe. La terra cede, Caminada incalza: “Recentemente gli abitanti del paese hanno cominciato a non accettare più i morti in casa. È insomma mutato un costume. Perciò ho dovuto chinarmi sulla questione della morte e sulla sua gestione. Dove “alloggiarla”? Dove mettere i corpi dei defunti? In che modo il paese consegna i suoi cari? Con queste e con altre mille domande, è nato un progetto complesso come quello della Stiva dove i parenti hanno la possibilità di vegliare sulle salme nel piano inferiore e di intrattenersi fra loro in


quello superiore. È un luogo in cui morti e vivi condividono uno spazio. Per questo ho cercato una mediazione fra il mondo fisico e quello spirituale, cioè fra la città dei presenti, il paese che sta in basso e che è dominato dal legno scuro, e la città dei trapassati, con la chiesa che sta più in alto e che si distingue per la massiccia muratura bianca contro la quale si annida il piccolo cimitero”. Per rendere effettiva la compenetrazione delle due sfere, l’edificio di Caminada, seduto su uno zoccolo a gradoni per evocare la scala che conduce all’irreversibile, è costruito in legno ma è dipinto esternamente di bianco, e l’abete diventa marmo. Un fatto eccezionale per le sue opere, ma necessario per contaminare la terra con il cielo, e viceversa. Ci accorgiamo però che sostare all’interno della Stiva da

morts sfianca. Come mai? Caminada ci prende il braccio e lo stringe. “Per me – dice soddisfatto – una tematica fondamentale è quella della distanza e della vicinanza. Io voglio che si senta la forza di un luogo, che si viva lo spazio con i sensi. Voglio che tutto sia vicino e che tutto si possa toccare. Anche lo spirito”. Il giro a Vrin finisce qui. Torniamo al piazzale della scuola e ci sembra di aver attraversato un oceano. Vicino all’auto salutiamo Caminada, uno di loro. Gli poniamo un’ultima domanda: Gion, perché non fai come gli altri che costruiscono un po’ ovunque, perché non ti allontani da Vrin? “Non posso: in Cina produrrei solo scenografia, non architettura. In tanti mi dicono che Vrin è piccolo. Per me è già troppo grande”


Il Sole transita nel segno dello Scorpione dal 23 ottobre al 22 novembre Elemento: Acqua - fisso Pianeta governante: Marte e Plutone Relazioni con il corpo: organi genitali Metallo: ferro Parole chiave: segretezza, riservatezza, profondità, trasformazione

» a cura di Elisabetta

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ariete

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Alla fine di ottobre i nati nei primi giorni di dicembre potranno contare su di un ottima Venere sostenuta dal transito di Mercurio in Bilancia. Favorite le collaborazioni e gli incontri sentimentali anche all’interno dell’ambito professionale.

Intorno al giorno 27, grazie alla congiunzione tra Mercurio e la Luna si potranno verificare importanti incontri sentimentali. Evitate però le discussioni logiche e ragionate. Possibili problemi economici all’interno degli ambienti familiari.

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Il transito di Marte in opposizione esige che tutte le energie individuali vengano ben canalizzate verso il raggiungimento di un obiettivo preciso, e non disperse nei “mille rivoli dell’ego”. Possibili momenti di attrito o competizione con il partner.

A fine mese, Mercurio e Luna si troveranno in congiunzione. Ciò favorirà momenti di grande affinità spirituale durante un incontro. I nati nella seconda decade dovranno stare attenti a controllare il proprio ego, stimolato dal passaggio di Marte.

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Intorno al 27, Mercurio, il vostro astro guida, si troverà in congiunzione con la Luna in Bilancia. Per i maschi, la configurazione favorisce gli incontri con il gentil sesso. State però attenti al “ Canto delle Sirene”: non è tutto oro ciò che luccica.

Il transito di Venere interessa soprattutto i nati ai primi di dicembre. Il passaggio oltre a esaltare la vostra creatività vi farà sentire particolarmente affettuosi nei confronti delle persone amate. Attenzione all’azione di Saturno: non scoraggiatevi.

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Giove di transito nella vostra settima casa continua a spingervi ad andare oltre i limiti del ragionevole. Questo è il momento per volgere la vostra attenzione ai bisogni spirituali. Attenti all’azione di Mercurio: possibili incomprensioni in famiglia.

I transiti di Nettuno e Urano, unitamente ai passaggi di Plutone e Venere in dodicesima casa solare, potrebbe favorire non pochi cambiamenti sul piano della vita sentimentale. Fraintendimenti e possibili disguidi per i nati della seconda decade.

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acquario

Grazie al transito di Venere nella vostra quinta casa solare anche nell’ultima settimana del mese potranno verificarsi relazioni “facili” e piacevoli incontri sentimentali. Occhio alla dieta: cercate di controllare la vostra golosità e pensate alla salute.

Marte potrebbe spingere i nati della seconda decade a dar prova delle loro effettive abilità. Non mostratevi litigiosi, collerici o eccessivamente contrari al compromesso: spesso è indispensabile. Lasciate un po’ da parte il vostro egocentrismo!

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Il passaggio di Venere nella vostra quarta casa solare vi spinge a passare più tempo con i vostri familiari. Per cui in questo periodo potreste sentire l’esigenza di far ridipingere la vostra casa o di abbellirla in qualche modo.

Sapete benissimo quello che valete e le vostre energie vi permetteranno da soli di arrivare dove desiderate. Grazie alla quadratura tra Venere e Urano si presenta un periodo intenso in amore caratterizzato da una ricerca di emozioni e nuovi stimoli.

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Astri

Il mito che viene solitamente ricondotto al segno dello Scorpione è quello relativo a Orione, gigante e cacciatore, figlio di Euriale e Poseidone. Uomo dalle passioni sfrenate e dirompenti, incapace di dominare i costanti appetiti carnali, veniva considerato di aspetto bellissimo oltre che di forza prodigiosa. Chiamato dal re Enopione a liberare l’isola di Chio dalle fiere che la infestavano, si innamora della principessa Merope e ottiene dal padre la mano della figlia purché mantenesse fede al compito affidatogli. Ma una volta liberata l’isola, Enopione ritorna sulla sua decisione a causa della decisa opposizione della giovinetta all’unione. Furibondo, Orione si ubriaca e violenta la fanciulla, provocando la reazione del padre che, trovatolo addormentato sulla spiaggia, lo acceca. Dopo aver tentato invano di vendicarsi di Enopione e aver recuperato la vista, Orione verrà ucciso da Artemide per mezzo di uno scorpione. Aveva infatti tentato di violare Opide, una delle ancelle della dea. In conclusione sia lo scorpione sia Orione vengono tramutati in costellazioni, in eterna fuga l’una dall’altra: quando tramonta Orione, alla fine dell’inverno, sorge il suo aggressore, costellazione tropicale presente nei nostri cieli solo nel periodo estivo. Il mito esprime bene la componente marziana che esalta gli aspetti di aggressività e di erotismo. Nella psicologia del profondo, Marte rappresenta infatti l’archetipo del conflitto e della lotta, espressione di un pulsione vitale che esplode per il possesso del proprio oggetto d’amore. Ma, attenzione, nei nati in Scorpione tutto questo viene mitigato e metabolizzato attraverso l’influsso di Plutone, il cui tratto sotterraneo rimanda agli aspetti legati all’inconscio e alla psiche.

“Nascendo sì da questa stella forte…”

Scorpione


Un tantino più svizzeri Lonesome Southern Comfort Company Lonesome Southern Comfort Company On The Camper Records, 2008 www.myspace.com/lonesomesouth www.onthecamper.com

» di Lou Branca

Finalmente gli americani votano! Nuovi equilibri in vista? Forse, ma il solo fatto che il loro teatrino coinvolge anche noi, giustifica senza riserve la proposta dei luganesi LSCC. Progetto che si riallaccia alla tradizione del folk statunitense, questo lavoro non nasconde un’ammirazione per i portavoce della contestazione come Guthrie, Seeger o Joe Hill. Ma non aspettatevi “roba folk”: nei 15 brani – più ghost track – le atmosfere che si respirano sono quantomeno “eccentriche”, coinvolgendo ambienti musicali vicini al suono “indipendente” e acustico, e tessiture di matrice psichedelica, debitrici della sperimentazione dei Red Crayola e della scuola texana. Cromosomi trasmessi a tutto il lavoro da John Robbiani, mente dei Lonesome e un passato tra ritrito post-rock e bagordi noise. Edito dall’intrapendente On the Camper Records di Aris Bassetti e Co., sono almeno una decina i personaggi di casa presso l’etichetta a ruotare attorno agli LSCC: un corale “ritratto di famiglia” che abbraccia tutti, dai minimalisti e granitici Peter Kernel agli onirici Lake Nation. Nella sua genuinità – a volte low-fi a volte orchestralmente compatta – i brani sono uno sfogo emotivo, viscerale. Ne è prova Original Choir Of The Republican Party (con improbabile coro di elettori che ironicamente invita a votare Cheney, Rumsfeld e Rice, dando fiducia ai falchi del guerrafondaio G.W. Bush). Di taglio storico è invece Chalmette Plantation, racconto di un’evitabile battaglia combattuta nel 1815 vicino a New Orleans. Operation Centaur Showdown e Operation Swashbuckle traggono ispirazione da missioni militari in Iraq: nella prima si cita il rapimento della giornalista Giuliana Sgrena, nella seconda – una lunga suite – il soggetto sono i mass media e il loro ruolo di “formatore” della pubblica opinione… mmh, no one is innocent ci ricorderebbero i bolliti Sex Pistols. LSCC: intriganti, originali, sorprendenti. Un appunto: costava molto inserire due-paginettedue nel “razionale” libricino che accompagna il cd e dare spazio a quanto si racconta – in inglese – nel lavoro? Ah già… dimenticavo: la perfezione, purtroppo, è solo di Bob Dylan…

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Abbiamo ascoltato per voi

I polli di Bell

I polli svizzeri di Bell sono davvero fortunati. Vivono in fattorie svizzere secondo principi di allevamento particolarmente attenti alle esigenze degli animali (SSRA), con uno spazio dove respirare aria fresca. Le cure, l’amore dei nostri allevatori e il miglior mangime misto svizzero selezionato e ricco di vitamine perché fatto di mais e grano garantiscono ogni giorno il benessere dei polli. bell.ch


Âť illustrazione di Adriano Crivelli


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Indovina… dove siamo?

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Giochi

Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 46.

Epigoni A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 46. Al vincitore andrà in premio “Giacumbert Nau. Libro e appunti dalla sua vita vissuta”, di Leo Tuor, Edizioni Casagrande, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 30 ottobre a ticino7@cdt. ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano.

1. Noto film di Dino Risi • 2. Grosso cane • 3. Lo è il piccolo suino dal manto nero • 4. Rettori • 5. Assicurazione Invalidità • 6. Manie senza limiti • 7. Ama Lucia Mondella • 8. La nona dell’alfabeto greco • 9. Si rende al merito • 13. Bailamme • 15. Le iniz. di Tasso • 18. Fa coppia con lui • 21. Il mitico re di Egina • 23. L’astro più lucente • 24. Il figlio di Peleo • 26. Spazzini • 29. Quelli pesanti sono tossici • 32. Il Grigioni sulle targhe • 36. Telegiornale in breve • 38. Razza • 40. Il pronome che mi riguarda • 42. Piante rampicanti • 45. Fu il primo eresiarca • 46. Li adornano gli orecchini • 50. Pena nel cuore • 52. Negazione.

Verticali

Orizzontali

1. Illumina la sala • 10. Arnesi del camino • 11. Gas luminoso • 12. Circonda l’isola • 13. Contiene l’ernia • 14. Lealtà, rettitudine • 16. Imperava in Russia • 17. Un rotolo... di lana • 19. Consonanti in Amedeo • 20. Si placa bevendo • 22. Un profeta • 25. Ha per capitale Teheran • 27. Uno detto a Zurigo • 28. Cassa Malati • 30. Il noto Ventura • 31. Allucinogeni • 33. Parola francese • 34. Dittongo in reità • 35. Eretta • 37. Pari in alcove • 39. Là in fondo • 41. L’eroe nazionale • 43. Lo sono i signori per l’oratore • 44. Grossi bastoni • 47. Uno dei cinque Grandi Laghi • 48. Nel centro di Lione • 49. Copricapi papali • 51. Città tedesca • 53. Est-Ovest • 54. Istituzioni • 55. Ossigeno e Iodio.

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“E adesso finisco i miei anni col mio vecchietto. Lui non fa torto ai figli e con me è buono. Ha un carattere nervoso, ma basta solo assecondarlo, accontentarlo un po' e va tutto bene. Però nessuno sarà più per me come Danilo. Quando ripenso al tempo in cui ho diviso con lui tante pene in Siberia, mi si allarga il cuore. Io l’ho amato per il suo cuore semplice“.

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