Ticino7

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L’appuntamento del venerdì

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numero

23 I 09 Reportage

La Centovallina Agorà Internet corre, la Legge insegue Società La rivincita degli obesi volanti Peccati L’ira

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Giornale del Popolo

Tessiner Zeitung

CHF. 2.90

con Teleradio dal 25 al 31 gennaio


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numero 5 23 gennaio 2009

Agorà Internet corre, la Legge insegue

DI

Arti Buñuel: il sobillatore della realtà

DAVIDE STAFFIERO

DI

Società La rivincita degli obesi volanti Salute Il lino, pianta del benessere

Impressum Tiratura controllata 90’606 copie

Chiusura redazionale Venerdì 16 gennaio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Vitae Stefano Baiesi

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SAMANTHA DRESTI; FOTOGRAFIE DI ROBERTO DRESTI

Tendenze Rubik, un cubo da record DI

SAMANTHA DRESTI

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ANTONELLA SICURELLO

GIANCARLO FORNASIER

Reportage La Centovallina

Peccati L’ira

DI

NICOLETTA BARAZZONI

FRANCESCA RIGOTTI

DI

VALENTINA GERIG

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Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giancarlo Fornasier

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

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In copertina

Treno in transito presso la stazione di Borgnone Fotografia di Roberto Dresti

Libero pensiero Pubblichiamo volentieri l’intervento di una lettrice sul tema dell’astrologia, argomento che già in passato aveva sollevato posizioni e considerazioni contrastanti. La Redazione Con l’inizio di ogni nuovo anno le discussioni relative la validità dell’astrologia sollevano particolari discussioni e per tale motivo mi permetto di esporvi il mio pensiero riguardo a un tema di cui sono da vent’anni un’attenta osservatrice. La mia lunga esperienza mi ha portato infatti a riflettere e ad affermare con convinzione la straordinaria corrispondenza che esiste tra “destino” e “libertà”. Ci sono molti modi di definire il destino: per il credente è la “divina provvidenza”; altri credono in una legge divina, una forma di intelligenza superiore che fa in modo che tutto accada esattamente quando deve accadere; altri ancora hanno una fede assoluta nella propria coscienza/morale (I. Kant); in ambito psicanalitico viene invece definito come “sé superiore” o “superconscio”. Definizioni tutte valide a seconda delle differenti posizioni e dell’evoluzione individuale del soggetto e quindi il concetto profondo in sostanza non cambia. Ma la domanda è un’altra: come e quanto del mio agito nel mondo è veramente libero e non condizionato dal mio inconscio? E mi rifaccio qui a Sigmund Freud, una delle menti più illuminate del pensiero moderno che sosteneva che noi in fondo non siamo poi così liberi come pensiamo.

A mio parere l’astrologia è appunto una rappresentazione del nostro Sé Superiore. Essa descrive perfettamente il potenziale insito in ognuno di noi, i nostri modelli interiori che devono essere portati in superficie, alla coscienza, per rendere consapevole l’individuo del suo funzionamento (la psicanalisi non fa altrettanto?). Questi miti non hanno bisogno di essere espressi a parole, poiché passano da una generazione all’altra attraverso l’inconscio e ne influenzano la vita. Basta guardare il carico di retaggi familiari e psicologici che trovano una connessione con la realtà di tutti i giorni. Ciò che l’astrologia non può indicare è come un individuo deciderà di esprimere il suo potenziale e a che punto è la sua evoluzione interiore: questo è l’aspetto divino che, giustamente, non ci è dato di conoscere. Ecco allora che due identici Temi Natali possono essere espressi in modi totalmente opposti: in modo evolutivo/spirituale/nobile o in modo inferiore/gretto/materialista. È un po’ come avere due lampadine identiche ma dal voltaggio diverso, la forma è la stessa, ma l’energia – la consapevolezza –, e quindi il risultato finale, cambiano considerevolmente. Come ognuno di noi affronterà questa sfida e la vita stessa (destino come imprinting di nascita) dipende dal grado di consapevolezza (libertà individuale), che riuscirà a stabilire con il proprio Sé Superiore e quanto collaborerà volontariamente con esso. Cordialmente N.M.C., Chiasso


Internet corre, la Legge insegue

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Agorà

Internet ci arricchisce ogni giorno di nuove possibilità ma al contempo nasconde molteplici insidie. Lungo le strade virtuali dell’informazione infatti, in cui tutto può accadere o scomparire, risulta sempre più difficile individuare le responsabilità di chi compie azioni illecite o di chi si abbandona a comportamenti pericolosi per la collettività

C

hi naviga in internet e infrange i principi della buona educazione non è legalmente perseguibile (se non con l’applicazione del Codice penale), perché non esiste ancora una legge specifica e mirata che contempli regole codificate di comportamento relative all’utilizzo della rete. Così come non esiste un censore telematico che in caso di scorrettezze e abusi intervenga per punire i trasgressori. Al pari di ogni altra tecnologia essa rappresenta uno strumento di potere che favorisce soprattutto chi la tecnologia in prima persona la fornisce. Internet è del resto un immenso spazio commerciale, un business che genera profitti enormi. L’opportunità di guadagnare, traendone profitti e interessi, si scontra però con gli aspetti morali ed etici. Ma chi

governa questa creatura tecnologica dai confini illimitati? Qual è l’autorità di riferimento in caso di scorrettezze e abusi?

Nel determinismo tecnologico Se da un lato le nuove forme di comunicazione hanno favorito l’accesso all’informazione, dall’altro hanno creato un contesto sociale privo di normative e regolamentazioni. Di regola i provider sono tenuti a rispettare procedure che si rifanno ai soliti principi del libero mercato. La moltiplicazione degli spam, per esempio, ha preoccupato i più grandi operatori svizzeri (Bluewin, Cablecom, Green e Sunrise), che hanno investito ingenti somme di denaro. Introducendo programmi di autentificazione come il Simple mail


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transfer protocol (Smtp) si sono riuniti per combattere l’invio abusivo di messaggi nell’interesse dei loro clienti. Considerando le inevitabili ripercussioni aziendali, dovute in particolare a disguidi tecnici e traducibili in perdite di tempo e denaro, i fornitori di servizi hanno invocato la concorrenza sleale.

Trovata la rete trovato l’inganno Grazie alla liberalizzazione del mercato della telefonia e della comunicazione, si assiste al fenomeno del free internet in cui vige piuttosto l’autarchia e l’autoregolamentazione. Con il dilatarsi delle potenzialità della comunicazione mediata dal computer, lievitano anche le gesta degli incivili che nella rete si presentano con identità fittizie legate a nomi altrettanto fittizi. La metafora

del computer come teatro all’interno del quale si creano identità camuffate dimostra in che misura certe convenzioni sociali non siano più rispettate, rendendo difficile l’accertamento delle infrazioni. La diffusione di atti o testi comunicativi violenti, per esempio, è da ricondurre al fenomeno del flaming che è la diretta conseguenza dell’avvento di internet. Creatosi nelle comunità degli studenti universitari americani, esso consiste in un comportamento di intemperanza, maleducato e impulsivo, come risposta a sentimenti di frustrazioni e rabbia. Gli scenari di imbarbarimento e di diseducazione delle civiltà tecnologicamente avanzate hanno infatti ormai influenzato il processo evolutivo della mente umana, modificando il contesto in cui viviamo. In questo

contesto di cultura elettronica primeggiano comportamenti aggressivi.

Disinibiti, anonimi e astratti Di solito si tratta di individui isolati che si sentono al sicuro dal controllo e dalle critiche, protetti dal monitor del loro computer. Anche se i provider archiviano i dati di connessione per l’identificazione dei loro utenti, inserendo alcune misure di sicurezza garantite da speciali protocolli, è pur sempre possibile agire indisturbati. Le tecnologie utilizzate per la gestione di una rete telematica non sempre consentono, infatti, di identificare a posteriori l’utente che ha compiuto una determinata attività. Manlio Cammarata sul sito Interlex tratta gli aspetti giuridici delle tecnologie precisando che (...)


Incentivare le buone maniere

Agorà

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La legge sul cyberspazio contempla il concetto legale di giurisdizione. Per realizzare una legge che coinvolga tutta la rete è necessario tenere conto della legislazione dei vari Stati. La volontà di trovare, tra tutti gli operatori coinvolti, sia misure legislative convergenti sia un’autorità di controllo del sistema è ancora lontana dall’essere realizzata. A credere nell’equazione internet = educazione, sul piano etico e giuridico, ci ha pensato Arlene Rinaldi che ha stabilito i dieci comandamenti dell’etica per l’uso dei computer nel The Net – User Guidelines and Netiquette. Sulla base del principio che gli utenti coinvolti nell’internetwork devono essere consapevoli delle loro responsabilità, e considerato che l’uso delle rete è un privilegio e non un diritto, con il codice di buona condotta la Rinaldi ha stipulato le regole del bon ton. Netiquette è considerato da alcuni un galateo elettronico per giovani marmotte e da altri un bestseller elettronico per sensibilizzare atteggiamenti di buona creanza elettronica.

L’intervista Questi i temi sui quali ci siamo confrontati con Bertil Cottier, professore ordinario di Diritto della comunicazione e attuale Decano della Facoltà di Scienze della comunicazione all’Università della Svizzera Italiana di Lugano.

Prof. Cottier, come per i giochi online anche per internet c’è inerzia legislativa? Di fronte ai problemi di internet il legislatore ha difficoltà nel dare delle risposte adeguate e attuali. Questa inerzia si spiega principalmente per due ragioni. Da un lato il progresso tecnologico, che è difficile da seguire tanto è rapido nel campo dei mezzi di comunicazione. Bisogna sapere che ogni Parlamento necessita di un certo tempo per legiferare (in Svizzera sono necessari almeno due anni affinché una legge sia adottata). Il fatto è che quando le nuove leggi sono in vigore le tecnologie sono già cambiate: la legge è superata e occorre ricominciare da capo. L’altra grande sfida è quella di trovare delle soluzioni internazionali. Internet è globale: per regolarlo servono delle soluzioni globali. Ma adottarle è molto difficile poiché, in materia di libertà d’espressione, gli Stati hanno approcci differenti se non talvolta opposti. Ci sono gli ultra liberali (a cominciare dagli Stati Uniti) e gli ultra restrittivi (Cina, Singapore e specialmente le monarchie arabe) e nel mezzo tutta una varietà di paesi più o meno permissivi. Servono pazienza e volontà per elaborare dei compromessi, in quanto gli Stati tengono ancora moltissimo alla loro sovranità. L’Internet Governance Forum, che è un po’ l’embrione di un governo mondiale di internet, cerca a fatica di trovare un consenso attorno ai problemi meno controversi – come lo spamming, la pedopornografica e la sicurezza delle reti – per posare la prima pietra di uno statuto globale di internet.

Che cosa si può fare per proteggere, contro chi abusa del sistema, chi si esprimono con linguaggi inaccettabili, osceni e offensivi? Prima dell’avvento di internet le risposte erano più semplici. L’autore di intenti illeciti era, in generale in Svizzera, facile da individuare e dunque da sanzionare. Oggi diffonde i suoi propositi in maniera anonima con un server di solito situato all’estero e ciò rende le cose assai più complesse. Per quanto riguarda i testi illeciti, questi sono molto difficili da eliminare poiché le procedure di collaborazione giudiziaria internazionale sono lunghe e complicate, e per nulla adeguate alla volatilità del cyberspazio. La sola soluzione veramente efficace per far cessare gli attacchi sarebbe quella di obbligare tutti i fornitori di accesso svizzeri a bloccare l’indirizzo IP del server straniero a partire dal quale sono stati diffusi i propositi illeciti: da quel momento gli internauti svizzeri si troverebbero impossibilitati di accedere alle informazioni. Ma per fare questo è

necessario l’ordine di un giudice. E un giudice non accetta di intervenire se non sussistono violazioni gravi (pedofilia, per esempio). Lo si è visto nel Canton Vaud dove la giustizia ha recentemente rifiutato di bloccare l’accesso a dei siti di musica piratata.

Secondo lei siamo di fronte a un vuoto legislativo? Un vuoto legislativo? È un mito. Le leggi in vigore regolano anche il mondo online. Un testo calunnioso o un video pornografico illeciti dimorano nel cyberspazio, poiché gli articoli del Codice penale che puniscono la calunnia o la pornografia sono redatti in termini molto generali che non fanno nessun riferimento a un vettore di comunicazione particolare. Tecnologicamente “neutrali”, queste “vecchie” norme sono dunque perfettamente applicabili al mondo online. Vale la stessa cosa per la maggior parte delle norme che regolano la comunicazione. Quello che si è complicato con internet, è il far rispettare queste norme poiché, come ho già detto, gli autori restano anonimi e si esprimono dall’estero. È solo in presenza di un comportamento abusivo nuovo che occorre legiferare. Questo è stato il caso dello spamming, un fenomeno inesistente in passato. Ispirandosi a un modello europeo, il Parlamento svizzero due anni fa ha inserito una norma adeguata sulla legge della concorrenza sleale.

Inizialmente erano numerosi coloro che invocavano la completa indipendenza del cyberspazio… I difensori dell’indipendenza del cyberspazio non esistono più. Certamente esistono ancora qua e là dei nostalgici dei primi tempi di internet, i quali sostengono che il cyberspazio non deve sottostare alle leggi ma essere uno luogo di assoluta e totale libertà. Ma questi “anarchici della comunicazione” sono degli emarginati. Oggi in tutto il mondo si è d’accordo sul fatto che è necessario disciplinare internet. Il problema è casomai come procedere. E uno dei problemi più delicati, a questo riguardo, sarà di ridefinire le responsabilità. Il web della seconda generazione che ha consacrato una comunicazione partecipativa – penso ai blogs, alle diverse wiki e alle reti sociali stile Facebook – fa circolare una fonte di informazioni di cui tutti si possono appropriare, modificandole e riciclandole. Risulta a questo punto difficile individuare un preciso autore di propositi illeciti: il nostro diritto è ancora fondato su delle responsabilità individuali. In tal senso è indispensabile introdurre una sorta di responsabilità collettiva, allargata.

» di Nicoletta Barazzoni; illustrazione di Mimmo Mendicino

“anche se risulta astrattamente possibile accertare l’indirizzo IP (Internet Protocol) che identifica l’elaboratore mediante il quale è stato commesso l’illecito – tramite quella base dati che viene usualmente denominata log file: una sorta di tracciato del cammino percorso sulla Rete dall’utente –, numerose sono le cause che di fatto possono impedire una corretta identificazione del responsabile”. La presenza di appositi siti, i cosiddetti anonymous remailer, con i quali si naviga in incognito senza essere identificati, rappresenta un’ulteriore dimostrazione della potenza delle nuove tecnologie informatiche. Contro le illegalità nella rete esistono programmi specifici che configurati, individuano e proibiscono l’accesso a determinati siti. Ma dispetto dei filtri che impediscono la ricezione di messaggi broadcast (spediti in copia a tutti) a liste o gruppi di utenti, e pur essendo osservati da un ciclopico occhio invisibile, c’è sempre chi riesce a eludere i controlli.


pliò questo concetto in un volume pubblicato nel 1968, War and Peace in the Global Village, dove segnalava come la globalizzazione del villaggio “elettrico” apportasse e stimolasse più “discontinuità e diversità e divisione” di quanto non accadesse nel precedente mondo meccanico. L’espressione villaggio globale – oggi talmente inflazionata da essersi di molto svuotata del suo significato originario – ha iniziato a definirsi pienamente con la diffusione negli anni Ottanta di quelle tecnologie che oggi dominano le società post-industriali e che consentono una straordinaria velocità nelle comunicazioni interpersonali inimmaginabili in passato (su tutti internet). Così, spesso senza riferimenti all’originario senso filosofico, l’ossimoro villaggio-globale oggi tende a riportare il grande globo a una dimensione facilmente

esplorabile… quasi fosse un minuscolo borgo appunto. Sempre che, almeno da un punto di vista comunicativo, tutti i villaggi che determinano la società globalizzata (dall’economia all’informazione alla cultura) abbiano cancellato i loro confini e, indeterminandosi, si siano lasciati far coincidere con lo stesso globo. In questo sistema aperto la persona è portata a ricercare i suoi valori e la sua integrità in un’unica realtà, quel mondo intero dove si fa attore e spettatore, e dove opera per costruire la propria personalità, in una dimensione basata sugli scambi e le influenze e in un continuo passaggio di dati. È l’uomo del campo totale, colui che vive un’estensione del proprio cervello, del proprio corpo a livello planetario, come fosse un organismo unitario che nulla rigetta e che porta avanti la sua esistenza “su un pianeta

Marshall McLuhan Gli strumenti del comunicare Il Saggiatore, 2008

ridotto dai nuovi media alle dimensioni di un villaggio” dove “persino le città appaiono strane ed eccentriche, forme arcaiche già ricoperte da nuovi modelli di cultura”.

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Il termine villaggio globale è stato usato per la prima volta da Herbert Marshall McLuhan (1911–1980), noto sociologo e studioso delle comunicazioni di massa canadese, in una pubblicazione apparsa nel 1964, Gli strumenti del comunicare (Understanding Media: The Extensions of Man; disponibile in italiano dal 1967 ed edito da Il Saggiatore). Nel volume l’autore analizzava gli effetti delle tecnologie sui cambiamenti del modo di vivere dell’uomo, in un decennio nel quale l’elettronica emetteva i primi vagiti e l’intera economia era ancora dominata dalla cultura analogica. Secondo McLuhan il Novecento si caratterizza per una “decentralizzazione”: dalla soggettiva visione caratteristica della dimensione del villaggio ci si stava spostando verso una spersonalizzata visione globale. L’autore am-

» a cura della Redazione

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Buñuel: il sobillatore della realtà

T. Turrent et al. Buñuel secondo Buñuel Ubulibri, 1999 Buñuel detestava le interviste: accettò pensando che “se il libro di interviste verrà bene, potrò evitare di darne altre: mi basterà semplicemente rimandare al libro chiunque me ne chieda una”.

» di Davide Staffiero

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Libri

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Arti

salotto borghese del Colonnello i sette ospiti siedono ordinatamente al tavolo, in attesa che il pasto venga servito. Si presenta il maggiordomo in livrea, reggendo un vassoio d’argento con due polli arrosto. Ma la carne è finta, nient’altro che gomma. Con rumore assordante si accendono le luci, d’improvviso si schiude un sipario rivelando, alle spalle dell’attonito gruppo, una gremita platea. I personaggi si ritrovano sul palcoscenico di un teatro. Un suggeritore tenta invano di fornire le battute mentre, nell’imbarazzo generale, gli invitati si allontanano dalla scena. Soffocato dai fischi, Henri esclama sgomento: “Ma che faccio io qui? Io non so la parte”. Ecco quella che è forse la scena più rappresentativa de Il fascino discreto della borghesia, vera e propria epitome della poetica buñueliana efficacemente incastonata in una pellicola che, allo stesso modo, fa da compendio alla lunga carriera del regista spagnolo. Anzitutto i personaggi, calati in quel-

Il fascino discreto della borghesia Straordinaria opera del 1972 del grande regista spagnolo, una pellicola che assurge al ruolo di definitivo manifesto antiborghese, oltre che a summa di tutto il cinema buñueliano.

borghesia nelle proprie futili consuetudini. Nel corso del film i protagonisti tenteranno in ogni modo di celebrare degnamenla dimensione onirica che è te il convito, ma senza successo. Il regista, principio fondamentale del con un geniale ribaltamento di prospettisurrealismo, una realtà paralva rispetto a L’angelo sterminatore – opera lela dove è possibile scorgere del 1962, dove al contrario i protagonisti quanto si annida nelle pienon riuscivano in alcun modo ad allontaghe dell’inconscio. Sconvolnarsi dal cenacolo –, impone a ogni riuniogendo la successione logine un esito imprevisto, intervenendo con ca degli eventi, si genera un una serie di bizzarri coup de théâtre a sottosenso di straniamento capalineare con tagliente ironia la superficiace di accrescere significatilità della classe borghese e l’inconsistenvamente il vigore della mesza delle verbose formalità che ne regolano sa in scena. la vita sociale. L’intera opera è in effetti I personaggi delle vicende recitano tutorganizzata sul vertiginoso ti una parte prestabilita, indossano una intrecciarsi di sogno e realmaschera per occultare vizi inconfessatà, una struttura apparentebili, conducono un’esistenza scandita da mente caotica che cela di fatuna precisa ritualità, perché la facciata conto un sagace gioco di rimandi ta ben più della sostanza. E allora il timotra i due piani in questione. re più grande sta proprio nel venir messi a Quello di Henri non è che nudo, colti impreparati e senza il conforto un incubo, una visione che di norme preordinate, privati del copione dove sono scritte quelRegista prolifico e originale ed esponente le battute che il pubdel surrealismo, Luis Buñuel ha segnato una blico si aspetta. Buñuel affronta le constagione importante nell’ambito del cinema traddizioni della claseuropeo culminata nel premio Oscar per il se borghese – declinamiglior film straniero nel 1972 ta in ogni sua forma, inclusi clero, esercito sotto l’assurdità della supere corpo diplomatico – con le armi del surficie nasconde un preciso realista, abbandonando la trama intesa in atto d’accusa. In secondo luosenso canonico per organizzare una serie di go abbiamo la cena, il pasto siparietti sospesi tra illusione e realtà, attaccome rito sociale che costrincando senza ferocia ma con puntuale, disge e al contempo crogiola la sacrante lucidità.

Luis Buñuel visto con gli occhi di Cassio Loredano (immagine tratta da Alfabeto Literario, Capivara Editoria, 2002. Elaborazione grafica Tecnica T7)

Nel

Dvd


» Garrone e pensi a Gomorra. Nonostante la recente esclusione dalla corsa all’Oscar, il film italiano continua a fare il pieno di premi e, di rimbalzo, ha fatto conoscere ancora di più Roberto Saviano, il giovane e coraggioso scrittore campano costretto a vivere sottoscorta a causa del suo impegno contro la camorra. Eppure Matteo Garrone ne ha fatti altri di film, i cinefili lo sanno bene, e sono molti ad amare una delle sue prime fatiche del 2002, una pellicola che lo ha fatto apprezzare e segnalare dai critici come nuovo talento del cinema italiano. Si tratta de L’imbalsamatore. Per fugare subito gli eventuali dubbi dei lettori, non si tratta di un film horror. L’inquietudine, però,

serpeggia e s’insinua nelle pieghe del racconto attraverso la figura del protagonista: l’ambiguo Peppino, professione imbalsamatore, affetto da nanismo. A fare da contraltare a questa figura losca e oscura, ma capace di affascinare, c’è Valerio, un ragazzo bello e giovane, attratto dal lavoro e dal carisma di Peppino. I due iniziano a lavorare insieme, sempre più a stretto contatto. Il legame tra i due si fa sempre più esclusivo, ma la strategia precisa di Peppino rimane sospesa, solo in parte comprensibile. E il personaggio inquieta ma allo stesso tempo attrae, fa quasi tenerezza. La relazione si complica ancora di più quando subentra Deborah, una ragazza conosciuta da Valerio in una delle sue

trasferte con Peppino. A quel punto l’ambiguità di Peppino si fa davvero ingombrante. In un crescendo di tensione, in cui lo stesso spettatore avverte la pericolosità del personaggio senza saperne però riconoscere esattamente i contorni, la vicenda si complica inevitabilmente fino al drammatico finale. La tensione e l’ambiguità che pervade la vicenda devono molto alla regia di Garrone: un litorale campano triste, contrassegnato dall’abusivismo edilizio e dall’ombra della camorra che incombe anche sul lavoro dell’imbalsamatore. Il paesaggio immobile sembra riprodurre il laboratorio di Peppino, e farsi specchio di un’anima inquieta e pericolosa, che agisce con freddezza. Il film contiene già

L’imbalsamatore Regia di Matteo Garrone Italia, 2002

» di Valentina Gerig

Dici

Abbiamo visto per voi

tutti gli ingredienti e le tracce che si ritrovano poi sviscerate e messe a fuoco nell’intenso e doloroso Gomorra.

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una sola poltrona non devono avere un girovita di oltre due metri. I sedili, infatti, hanno una larghezza che va dai 40 ai 53 centimetri: i primi possono accogliere anche un girovita di 135 centimetri, i secondi uno di 200 centimetri. Chi supera questa misura è invitato a prenotare due posti, usufruendo di uno sconto dal 25 al 33 per cento sul secondo sedile. Senza prenotazione si rischia grosso: l’imbarco potrebbe esser negato se il volo è completo e la stazza del passeggero non permette di sedersi in una sola poltrona. Quindi i passeggeri che sgarrano rischiano di avere brutte sorprese. Come è successo al quarantenne parigino di 170 chili in vacanza in India nell’agosto 2005. In partenza dall’aeroporto di New Delhi, il personale di terra gli comunica senza troppi giri di parole che “chi è grosso come lei deve acquistare due biglietti”. E con lo scotch per i bagagli gli misura il girovita. Viste le sue In Canada le persone sovrappeso non dovran- dimensioni e la necesno più acquistare due biglietti. E in Europa sità di far ritorno a casa, l’uomo non ha scelta: piovono le prime condanne... paga due biglietti e si Sul suo sito internet italiano imbarca. All’ombra della Tour Eiffel decide pe(www.airfrance.it) i clienti sono rò di avere giustizia, denunciando Air France. divisi in tre categorie: famiglie La sentenza del tribunale di Bobigny arriva e bambini, persone a mobilità due anni dopo: la compagnia di bandiera ridotta e passeggeri corpulenti. deve rimborsare al suo passeggero 500 euro, A questi ultimi la compagnia cioè il prezzo pagato per la seconda poltrona, fa presente che per occupare e ottomila euro per pregiudizio morale.

» di Antonella Sicurello; illustrazione di Ulrico Gonzato

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un sedile, devi pagare di più”. In Cina, invece, gli obesi in preoccupante aumento, sono trattati alla stregua di chi non deve fare i conti con la bilancia. Sugli aerei della China Southern Airlines sono state collocate poltrone più ampie dopo un litigio tra due passeggeri che aveva fatto ritardare di due ore un volo. Uno di loro era obeso e invadeva il posto dell’altro, il quale non accettava di fare un viaggio in condizioni disagevoli. La compagnia non ha perso tempo e dopo qualche mese ha deciso di rinunciare ad alcuni posti pur di evitare discriminazioni e mettere in imbarazzo i passeggeri con qualche centimetro di troppo. È invece meno generoso il vettore europeo Air France, che fa pagare pegno alle persone obese... in modo molto trasparente e chiaro.

La rivincita degli obesi volanti

Società

tagne rocciose canadesi o da Toronto a Vancouver costerà la metà. Un’offerta last minute o un regalo delle compagnie aeree dopo il calo del prezzo del carburante? Niente affatto. Usufruiranno di un prezzo scontato soltanto le persone obese in viaggio attraverso il Canada. O meglio, d’ora in poi pagheranno un solo biglietto invece di due. Lo ha sentenziato la Corte Suprema Canadese, respingendo il ricorso di tre compagnie aeree nazionali. Air Canada, Air Canada Jazz e WestJet che avevano impugnato la decisione dell’Agenzia dei trasporti, secondo la quale le persone obese possono occupare due sedili pagando un solo biglietto, perché “funzionalmente non abili”. Dopo la bocciatura della Corte d’appello federale, è giunta quella della Corte suprema, che ha così definito discriminante la politica dei vettori canadesi. Nemmeno negli Stati Uniti (patria degli obesi), le compagnie aeree prevedono provvedimenti tanto restrittivi. Anzi, su gran parte dei velivoli i sedili sono stati allargati. Solo la texana Southwest Airlines dal 2002 ha fatto suo il motto: “Se utilizzi più di

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Volare sulle splendide Mon-


Q uesto

romanzo di Laura Bocci si centra sulle pagine strappate dal diario intimo di una donna, Anna, che con coraggio racconta a una sconosciuta i suoi vissuti più dolorosi. Sono racconti di abbandoni infantili, di traumi, di transfert e di ferite che riaffiorano sui corpi tumefatti, e perciò “sensibili al dolore”, delle protagoniste ritrovatesi in uno spazio in cui il tempo si accorpa in un unico vaso di cristallo. Pagine che trattano della sofferenza condivisa di donne che cercano la verità e che per questa ricerca sono disposte a pagare moltissimo. E quelle che si acquattano all’ombra di un uomo, per poi diventarne insieme servitrici e tiranne, pagano un prezzo ancor più alto e soffrono del

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i ov

Abbiamo letto per voi dolore dell’impotenza e del non potersi rappresentare. L’intreccio di vite femminili si allarga in un lembo di terra, sopra il quale è impossibile costruire relazioni feconde perché bisogna prima avere compreso che la sofferenza può portare a un passo dal nulla ma se si trasforma in consapevolezza essa si ricompone nell’essere. È necessario dunque annodarsi ad altre vite, come quella dell’analista, per riportare in superficie i tormenti seppelliti, liberandoli ma non prima di aver percorso le strade tortuose dell’anima. È indispensabile distruggersi per ricostruirsi, in questo spaesamento, in questo viaggio lento, interiore e notturno che diventa fuga per mitigare gli incubi

e far posto ai sogni. Per le rinunce subite e per il tempo impietoso l’intero universo maschile era come scomparso dallo scenario del mondo: al suo posto erano rimasti interrogativi senza risposta, una specie di silenzio siderale e una vaga nostalgia di un abbraccio nella notte, di un bacio in mezzo alle spalle, della vibrazione forte di un uomo. Traendo spunto dall’inevitabilità della vita, in questo romanzo cosparso di parole animate da esseri autentici esposti al dolore, si alternano voci inquiete con le quali Laura Bocci descrive i volti luminosi di personaggi femminili che hanno deciso di non piegarsi al peso della sofferenza.

» di Nicoletta Barazzoni

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Laura Bocci Sensibile al dolore Rizzoli, 2006

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Il complesso energizzante a base di caffeina del guaranà, destrosio e taurina incrementa il rendimento.

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Il lino, pianta del benessere

L. Baratto Boroli Cibi per la salute Red Edizioni, 2004 Una raccolta di informazioni rintracciate in antichi erbari e ricettari tradizionali, riesaminate alla luce delle moderne tecniche di analisi di laboratorio. E un libro sulle proprietà curative dei cibi.

di lino, in quanto particolarmente utile per riequilibrare il rapporto tra i due tipi di acidi grassi (omega-6: omega-3), in genere attestato tra 14:1 e 20:1 contro un rapporto consigliato che dovrebbe essere compreso tra 5:1 e 10:1. Per quanto riguarda l’apporto di omega-3, l’olio di lino è sicuramente migliore dell’olio di oliva e degli oli di semi Tavola del botanico Franz Eugen Köhler (1883–1914) rappresentante la pianta di lino e le sue diverse parti tradizionali, anche se meno efficace degli oli di pesce, perché povero di acido eicoIl lino (Linum usitatissimum), sibilmente ridotto i tumori sapentaenoico e acido docosaesaenoico. Il una delle piante più legate esistenti, interrompendo nel regolare consumo di olio di semi di lino è allo sviluppo dell’umanità, è contempo lo sviluppo di quelpoi efficace nel proteggere l’organismo da sempre stato fonte di alimen- li in fase iniziale. Una compomalattie cardiovascolari e da alcune malattazione, fibre tessili e olio, nente importante dei semi di tie infiammatorie-neurodegenerative. L’atoltre a essere utilizzata come lino, in questo senso, è protività antiossidante è potenziata dall’ottimo sostanza per fini curativi. I prio la lignina, una sostanza contenuto di vitamina E, mentre la presensuoi piccoli semi dal colore che sembra in grado di conza di lecitina, facilita il buon funzionamenrosso bruno e dal duro rive- tribuire a evitare lo svilupto del sistema nervoso e del cervello. Due stimento esterno contengono po dei nuovi tumori. Questa soli cucchiaini di olio di lino al giorno – è principi nutritivi di partico- sostanza, contenuta nei tesimportante non superare le dosi di assunlare importanza per il nostro suti legnosi delle piante, conzione consigliate – oppure tre-quattro cucorganismo. Da sempre usati tribuisce, inoltre, a mantenere chiaini di semi di lino sono in grado di nella medicina popolare, oltre un cuore sano e a potenziare soddisfare da soli il fabbisogno quotidiano a essere lassativi ed emollien- le difese immunitarie. di omega-3. Per essere assimilati ed elaborati, posseggono infatti inte- In tutti i paesi industrializti al meglio nei loro derivati, gli acidi grassi ressanti proprietà curative in zati si assiste oggi a un netpolinsaturi presenti nell’olio di lino vanno quanto ricca fonte di vitami- to squilibrio tra l’assunzione, assunti, preferibilmente, in pasti poveri di ne, minerali, antiossidanti e generalmente eccessiva, degli grassi animali e zuccheri semplici. dei ben noti omega-3. acidi grassi omega-6 e quelQuesto alimento può quindi essere usato per Tutti i tipi di semi (giraso- la, invece, piuttosto carente condire un pasto leggero a base di verdure le, zucca, sesamo ecc.) – lo sa e carne bianca. Menbene chi segue una dieta vege- Nei suoi piccoli semi il lino nasconde una grande tre è bene macinare tariana – sono del resto prezioricchezza. I suoi prodotti – olio o semi che siano i semi prima dell’uso si: essi contengono in sé tutta (cosparsi crudi in insala forza e l’energia della futura – ci aiutano infatti a mantenere un cuore forte late, zuppe, yogurt, pianta, della vita. In particola- e a prevenire l’insorgenza delle forme tumorali latte) affinché tutte re però, i semi di lino sembrale sostanze si possano no racchiudere alcune grandi degli omega-3. Uno squilibrio liberare facilmente nell’organismo. Un’abipromesse per la lotta contro che riguarda anche chi segue tudine semplice e salutare, suggerita anche il cancro al seno e al colon. diete vegetariane o vegan. A dal Mahatma Gandhi: “Ovunque i semi di In studi effettuati su anima- questo proposito è di grande lino divengano un cibo comune tra la gente, lì li, questo tipo di semi ha sen- aiuto l’olio ottenuto dai semi ci sarà una salute migliore”.

» di Samantha Dresti

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R. Mantellini e D. Bavicchi I germogli in cucina Tecniche Nuove, 2004 Un volume esaustivo dedicato ai germogli dei legumi, dei cereali e a molti altri semi alimentari, fonte preziosa di vitamine, sali minerali e sostanze vitali.

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Porta sempre con te un pezzetto di natura...


» testimonianza raccolta da Giancarlo Fornasier; fotografia di Peter Keller

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partecipava al viaggio era stato avvertito che quello che portavamo in quei paesi era una goccia, ma quella goccia poteva aiutare qualcuno. Sono popolazioni che necessitano di aiuti ma per un cambiamento radicale: servono loro principi e modelli sociali nuovi, basati sul rispetto. Sappiamo che i cambogiani, per esempio, hanno vissuto secondo i principi di un regime come quello di Pol Pot che ha volutamente sterminato intere generazioni e ora hanno bisogno di ripartire. Eravamo tutti profondamente turbati e nel viaggio di ritorno dal Laos, nel nostro pullman non si muoveva una mosca. Ci rendevamo conto Un’esistenza dedicata al lavoro e alla fa- che bisognava intervenire in miglia. Poi un viaggio, di quelli che ti cam- particolare rispetto ai diritti della persona, verso le donne biano davvero la vita, per sempre. E ti e i bambini, abbandonati e ritrovi con l’esigenza di fare qualcosa di sfruttati, spesso proprio dalle concreto per chi vive all’inferno loro stesse famiglie. Non di rado dalla strada finiscono poi da coinvolgere interi nuclei in veri bordelli, luoghi di prostituzione per familiari. clienti occidentali. Pensate che nel viaggio di Pensavo che nulla potesse andata verso Bangkok mi sono meravigliato, essere peggio di quello a cui perché a bordo c’erano in prevalenza uomini. stavo assistendo… e invece, Ingenuamente mi chiedevo come ciò fosse alcuni giorni più tardi, nelpossibile… poi ho capito la ragione… mica le zone più montuose nel saranno stati tutti uomini d’affari che si nord del Laos, abbiamo trorecavano in Asia…? È una situazione ben vato situazioni ancora pegconosciuta in Cambogia, dove esistono assogiori, con villaggi abitati da ciazioni che cercano di salvare questi ragazzi comunità che vivevano in e ragazze, orfani e spesso malati, sfruttati sino condizioni sanitarie estreme, alla morte, una vita di sofferenza che leggi tanto sconfortanti che lo stesnei loro visi… a 16 anni sono segnati come so personale medico che ci ne avessero 35 o 40. accompagnava si è lasciato Al ritorno in Ticino mi sono portato una andare al pianto, impotencarica interiore indescrivibile: certo, fisicate di fronte a tanto dolore. mente ero distrutto, ma dentro… moralRicordo di una donna che ci mente avevo una volontà… mi sono reso portò in braccio una bimba, conto che bisognava fare di più. E così ne ho cieca e la pelle segnata dalla parlato con alcuni amici e parenti. E il mio malattia, chiedendoci di poter messaggio è passato: oggi Missione Possibile fare qualcosa… e noi lì... Se Svizzera raccogliere una quindicina di persoi giorni precedenti avevamo ne in prevalenza giovani ticinesi che operano potuto dare un piccolo aiuto, gratuitamente e cercano fondi per portare cibo, vestiti e infrastrutture, altre gocce. Certo che a pensarci è incredibile nel Laos avevamo pochissicome le priorità nella vita possano improvvime risorse ancora disponisamente cambiare: ora mi sento più “ricco” bili. Mi sono chiesto “Dio e l’aiuto al prossimo oggi sta sopra a tutto. come è possibile succeda tutto Questo mi dà una gioia interiore che non questo?...”. La situazione era avevo mai conosciuto prima. Sapete, chi catastrofica… straziante… viaggia una volta in questi paesi poi ritorna… Era difficile anche riuscire a vivi emozioni che ti trasformano dentro e la far capire quello che vedevo tua vita quotidiana. Tra poche settimane, se ai miei familiari in Ticino. Dio vuole, ripartirò per la Cambogia e la BirAnzi, sottacevo per non premania a portare altro conforto… perché oggi occuparli. Tutto il gruppo che mi ritrovo impegnato. Anima e corpo.

Stefano Baiesi

Vitae

o 31 anni, abito a Torricella e lavoro presso un’azienda di Bioggio come tecnologo di stampa. Il mio impiego professionale mi obbliga spesso a un lavoro a turni e dunque la mia giornata è pianificata in funzione delle ore che ho a disposizione prima o dopo l’attività lavorativa, tempo che dedico alla mia famiglia, in particolare a mia figlia. A lei, ma anche alla chiesa evangelica di Taverne presso la quale sono attivamente impegnato, come pure nell’associazione umanitaria Missione Possibile Svizzera. È un progetto nato in seguito a un viaggio in Cambogia e Laos a scopo umanitario compiuto un anno fa e organizzato dall’associazione Missione Possibile Onlus. Un’esperienza unica che mi ha profondamente cambiato, perché ho scoperto l’umanità di quelle società tanto segnate dalla sofferenza e da un’esistenza che ha dell’incredibile. Un viaggio di due settimane, inizialmente pieno di soddisfazioni nel vedere il lavoro umanitario svolto dall’associazione con cui viaggiavo, ma che dopo alcuni giorni si è fatto decisamente duro e psicologicamente pesante. Già dopo l’arrivo a Phnom Penh, la capitale cambogiana, la visita alla discarica di Chack Samran è stata un’esperienza inimmaginabile: tra montagne di rifiuti vivono centinaia di persone che raccolgono per pochi dollari plastiche e vetro in condizioni igieniche pazzesche… immaginate i bambini, creature di 8 anni che mangiano e vivono letteralmente nella spazzatura, tra fumi e odori nauseabondi, attorniate da adulti che pare impossibile abbiano l’età che dichiarano. È una situazione accettata dalla popolazione e frutto di una mentalità che spesso non li porta a reagire, perché sono sempre vissuti secondo quel modello. Le donne sono considerate poco o nulla… in un paese nel quale la prostituzione è molto diffusa e malattie come l’Aids tanto devastanti

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La Centovallina verso Ginevra passando da Intragna

Reportage

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Ma chi dei profani, usi a guardare soltanto alla superficialità delle cose, avrebbe mai immaginato che le Centovalli, che finora sono state la regione meno conosciuta del Cantone Ticino, dovessero divenire l’anello felice di congiunzione della Svizzera italiana con la Svizzera romanda, attraverso un lembo d’Italia? Ora però, la Ferrovia, che assurge ad importanza intercantonale ed internazionale, ha compiuto il prodigio! […] Molti turisti ammireranno, io penso, i miracoli (mi si passi questa parola) della tecnica, le venti e più gallerie, scavate nella dura roccia, i ponti arditi, gettati sulle gole profonde

di Samantha Dresti fotografie di Roberto Dresti


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apolavoro d’ingegneria civile, la ferrovia detta “Centovallina” (“Vigezzina” in Italia) fu costruita in poco più di un decennio, tra il 1912 e il 1923. L’opera contribuiva a sottrarre al “selvatico isolamento” le Centovalli e il Locarnese, aree che erano state escluse dal tracciato ferroviario del San Gottardo inaugurato nel 1882. Nel corso dei primi trent’anni dell’Ottocento, infatti, durante i lavori di riassetto delle vie maestre, si era irrobustito l’asse principale del Ticino, trascurando però i percorsi trasversali e gli itinerari delle zone periferiche. In tutta Europa, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, vi fu poi un vero boom di nuovi collegamenti ferroviari. Ottimismo, fiducia, coraggio caratterizzarono quell’epoca e finanziatori, ingegneri e politici si impegnarono nella trasformazione dei territori mentre, per la prima volta nella storia dell’umanità, si iniziava a viaggiare senza dipendere dalla forza trainante del cavallo. Le distanze iniziavano davvero ad accorciarsi e l’Europa si faceva più vicina e accessibile. Il collegamento Locarno-Domodossola è certamente uno dei risultati di questo atteggiamento positivo nei confronti del progresso. A Camedo, presso la stazione della Centovallina, è esposta la prima locomotiva-vagone, quella originale del 1923, che conserva l’antico e suggestivo arredamento in legno. Entrandovi è facile immaginare l’emozione dei primi viaggiatori, protagonisti di una libertà di movimento da poco conquistata e di una gioiosa uscita dall’isolamento della valle. L’idea di una via di comunicazione che collegasse le due città e le linee del San Gottardo e del Sempione fu sostenuta dall’allora sindaco di Locarno e Consigliere agli Stati Francesco Balli, al quale si associò in seguito il vigezzino Andrea Testore. La Ferrovia Locarno –Domodossola (a carattere internazionale nonostante abbia scarto ridotto) costituì, insieme al traforo del Sempione, il collegamento più rapido tra il Ticino, il Vallese e la regione del Lago Lemano. La costruzione della linea, alla quale lavorarono oltre 2500 operai, non fu affatto facile e numerosi furono i rallentamenti dovuti anche a importanti eventi: per esempio, il fallimento nel 1913 della Banca franco-americana di Parigi, che avrebbe dovuto assicurare i primi finanziamenti, ma soprattutto lo scoppio della prima guerra mondiale. Sul piano strettamente tecnico, vi furono poi parecchie difficoltà nella realizzazione dei ponti arditi, come quello di ferro di Intragna alto 77 metri e lungo 132. Il carattere della valle è piuttosto selvaggio e proprio a causa della sua


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41 Gallerie La locomotiva (in basso a sinistra) ritrova la luce uscendo dal ventre della montagna. Poco sopra il nucleo di Verdasio Stazione Partenza dalla stazione di Ponte Brolla. Destinazione: Locarno In treno Il conducente di treni Giovanni Bergamaschi sulla tratta italiana verso Domodossola La notte (prima di reportage, p. 39) Traccia del passaggio del treno nelle ore buie di inizio ottobre Il testo è un estratto da “Numero Unico. Ricordo per l’apertura della linea Locarno Domodossola” di Mario Gualzata (Bellinzona, 5.6.1923)

natura accidentata fu necessaria l’edificazione di strutture complesse, come ponti e viadotti, indispensabili ad assicurare il tracciato della ferrovia, tutta protesa verso Locarno e il Lago Maggiore. I punti di maggior arditezza del tracciato si trovano tra Verdasio e Intragna e nella parte italiana tra Masera e Santa Maria Maggiore, dove in alcuni tratti la pendenza raggiunge il 60 per mille. Con tenacia e costanza si superarono le difficoltà d’ordine tecnico-finanziario oltre ai problemi di sicurezza e le Centovalli e la Valle Vigezzo entrarono così a far parte del circuito ferroviario d’Europa. Molti sono i luoghi d’interesse che si trovano nei paesi toccati dalla tratta ferroviaria LocarnoDomodossola. A Intragna apre le porte alle Centovalli un guardiano d’eccezione: il campanile più alto del Ticino (62 metri). Lì è stato allestito il Museo regionale delle Centovalli e di Pedemonte (aperto da Pasqua a ottobre) in cui si possono reperire informazioni non solo sul carattere storico-etnografico del passato della regione, ma anche su percorsi, escursioni e alloggi. Solo per citare qualcuna delle molte Sehnswürdigkeiten ogni anno visitate dai turisti


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che da nord raggiungono le prime terre del “mitico” sud, a Verscio, paese che ospita la ben nota Scuola Teatro Dimitri, merita una visita la chiesa barocca di San Fedele in cui esistono ancora parti di antiche costruzioni romaniche. Vi si possono osservare dipinti preziosi, alcuni risalenti al 1450 ed eseguiti dall’artista lombardo Antonio da Tradate. È però a Palagnedra, nella chiesa di San Michele, il “Vaticano della Svizzera”, che sono conservati alcuni dei maggiori capolavori. Dalla stazione di Verdasio si possono, invece, raggiungere luoghi idilliaci come Rasa (898 m s/m), località in cui è vietata la circolazione delle automobili visto che raggiungibile solo a piedi o in funivia, oppure il Monte Comino (1150 m s/m), da cui si gode di un meraviglioso panorama sull’intera valle. Tra Camedo e Ribellasca corre il confine di Stato e a sette chilometri dalla frontiera si erge il Santuario dedicato alla Madonna del Sangue nel paese di Re, dal 1494 meta di pellegrinaggi da tutta Italia e dal Ticino. In quell’anno, infatti, si racconta che un uomo lanciò una pietra colpendo proprio l’immagine della Madonna, da cui il giorno dopo iniziò a fluire sangue. Il miracolo fu protocollato e l’affresco venne in seguito spostato presso l’altare maggiore nella chiesa parrocchiale, trasformata negli anni Venti del secolo scorso in una grandiosa basilica. Poco distante da Re, troviamo Malesco, un crocevia importante, da cui si dirama una strada che porta alla Val Cannobina e giunge fino alle sponde del Lago Maggiore. Il paese, il cui nucleo merita una visita per le piazze e le case patriziali di particolare bellezza, è anche il passaggio obbligato per giungere al “polmone verde”, la Val Grande, che ospita un parco di grande interesse naturalistico. La torre di Fra’ Dolcino tra Creggio e Trontano, invece, un tempo musa dei molti fotografi che si cimentavano nella zona, incuriosisce sempre il viaggiatore per il fascino decadente e misterioso che possiede. Fra’ Dolcino, che la leggenda vuole nato a Trontano, lo ritroviamo anche nella Divina Commedia, citato dal sommo maestro. Le Centovalli e la loro prosecuzione naturale, la Valle Vigezzo, possiedono un’infinità di luoghi di grande interesse storico, culturale, naturalistico e offrono una continua sorpresa per chi si avventura tra i loro sentieri. Il trenino, divenuto negli anni parte integrante di questo territorio, rappresenta un ottimo compagno di viaggi anche per la sua caratteristica di porsi nella natura delle valli in modo armonico, come un avvezzo scalatore, temerario e tenace. Percorrendo questa via ferrata, viene da chiedersi se gli obiettivi degli ideatori e sostenitori siano stati pienamente realizzati. L’arteria Locarno– Domodossola doveva assolvere a una doppia

Ponte di ferro a Camedo (pagg. precedenti, 42–43) Un immacolato e nebbioso paesaggio invernale fa da sfondo al passaggio della Centovallina. Da lontano un debole sibilo metallico... e la comparsa del treno, lento ma fuggente, quasi a ricordarci che non siamo in una fiaba

funzione: contribuire, quale mezzo di trasporto regionale, allo sviluppo economico e assicurare, quale ferrovia di transito, il collegamento trasversale fra il Lötschberg-Sempione e il Gottardo. Ma l’incremento dello sviluppo economico della regione non avvenne come sperato. Solo più tardi negli anni Ottanta e Novanta con la crescita del turismo – che divenne “l’industria” più importante del Locarnese – la Centovallina assunse un ruolo di peso nell’industria turistica del cantone. Proprio per questo gli sforzi da parte di Fart (Ferrovie Autolinee Regionali Ticinesi) e Ssif (Società Subalpina di Imprese Ferroviarie) sembrano concentrarsi anche oggi


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principalmente su un servizio di qualità ai molti turisti utenti della linea. Un esempio concreto è l’acquisto del treno panoramico da parte della Ssif, messo in circolazione nell’aprile del 2007. L’unica nota stonata rispetto a questo tipo di iniziative è che sembrano non tener conto delle esigenze dei viaggiatori abituali: come i molti studenti ticinesi che si recano nelle varie sedi universitarie della Svizzera francese o chi fa uso del treno per recarsi al lavoro. Il treno panoramico di interesse turistico, richiede poi un prezzo di supplemento per tutti i viaggiatori, anche per chi percorre il tracciato regolarmente e non ha particolare interesse a osservare il panorama,

Il capo stazione di Camedo Il quartier generale del signor Renato Guerra, capostazione di Camedo, luogo “strategico” gelosamente custodito dove è mantenuta intatta l’originale disposizione del mobilio

mentre gli orari in vigore dallo scorso dicembre sembrano dare maggior agio alle necessità di escursionisti e turisti a scapito ancora un volta dell’utenza di servizio. Malgrado queste osservazioni la ferrovia delle Centovalli, pur considerata come un’arteria a prevalente uso turistico, oltre a rispondere a compiti politico-economici e culturali svolge un’essenziale funzione sociale e politica: “il treno blu” rappresenta infatti le Centovalli e la Val Vigezzo e appartiene al sentire collettivo non solo per gli splendidi circuiti arzigogolati dei suoi percorsi ma perché offre la possibilità di raggiungere i più importanti poli cittadini elvetici.


uando nel 1980 è stato eletto miglior rompicapo, io avevo tre anni e probabilmente ero indaffarata a fare ben altro, come giocare con mia madre a Biancaneve che mangia la mela o agli sceriffi con l’amico Gianni e la musica di Morricone in sottofondo. Una volta cresciuta, il cubo di Rubik l’hanno regalato anche a me. L’oggetto in questione non ha bisogno di molte presentazioni: 6 lati di 6 diversi colori, 9 quadrati che compongono ogni lato per un totale di 54 quadrati, il tutto completamente ruotabile in tutte e quattro le direzioni. Una volta entrato in mio possesso, sono sfumati i miei tentavi di ottenere ogni faccia dello stesso colore. Ahimé, non ci sono mai riuscita. O meglio, pensavo che farne una e riuscire quasi a ottenere la seconda fosse già segno di grande bravura. Poi l’ho messo da parte e non ci ho più pensato: allora non c’era internet e ignoravo esistesse un’ampia letteratura a riguardo. Mi è tornato alla mente lo scorso anno quando ho visto che i cinesi sparpagliati nella metropolitana di Milano lo

Tendenze

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avevano inserito nei loro oggetti in vendita. Revival anni Ottanta, mi sono chiesta? Altroché: il cubo di Rubik è tornato di moda. Gli fanno compagnia, nell’abbigliamento, l’impazzare di leggings – per le fanciulle, le collant senza piede che fanno tanto Madonna agli esordi – di colori sgargianti, rombi e righe, di occhiali da sole a goccia o dalle corpose montature. Nel design, l’abbandono dello stile minimalista per un gusto più pop e barocco. Il cubo di Rubik è solo una parte di questo fenomeno ma, come spesso accade, quando si approfondisce un argomento si entra in un mondo... e questo è fatto di curiosità, record, statistiche e bizzarri tentativi di risoluzione. A partire dal suo inventore. Si chiama, per l’appunto, Erno Rubik ed è un professore di architettura e scultore ungherese. Progettato inizialmente a scopi didattici nel 1974, il cubo si diffuse solo tra i matematici interessati a problemi statistici e teorici. Si dovrà aspettare qualche anno per assistere all’invasione nei negozi europei e statunitensi e la vittoria del premio “Gioco dell’anno” nel 1980, in Ger-

UN CUBO DA RECORD SE PENSATE SIA SOLO IL ROMPICAPO SU CUI VI SIETE CIMENTATI MILLE VOLTE, DOVRETE RICREDERVI... SIMBOLO DEGLI ANNI OTTANTA, OGGETTO DI DESIGN, ICONA POP: IL CUBO DI RUBIK HA TANTO DA RACCONTARE ED È TORNATO “ALLA GRANDE”! di Valentina Gerig

mania. Ad oggi, il cubo è il gioco più venduto della storia con circa 300 milioni di pezzi, imitazioni comprese. Veniamo ai record: basta farsi “un giro” sulla piattaforma video YouTube per scoprire che a riguardo sono caricati oltre 20.000 video: da come riuscire nella combinazione magica, ai record ottenuti nel realizzarlo. Il primato spetta a Erik Akkerrsdijik, un ragazzo olandese che è stato capace di ricomporre il cubo in 7 secondi e 8 centesimi durante i Czech Open – il Festival internazionale di scacchi e giochi – di quest’anno. Ebbene, sì, sette secondi... a osservarlo in video non sembra neppure così difficile. Sempre su YouTube c’è una bimba cinese di tre anni – l’età in cui io appunto facevo ben altro… – che seduta su un seggiolino e circondata da due improbabili presentatori, inizia a girare il cubo con le manine e ottiene tutte le facce dello stesso colore in 114 secondi. Chi, invece, è stato beccato in fallo dall’immenso popolo del web, è Michel Gondry, il regista francese noto per videoclip, spot e film dallo stile personale. I suoi estimatori si


INTERNET Il cubo di Rubik ha il suo sito ufficiale: qui i patiti del rompicapo colorato possono cimentarsi nelle combinazioni, giocare online e scoprirne tutte le curiosità - www.rubiks.com ARTE AL CUBO Avrete forse ancora qualche memoria scolastica sul Cubismo, movimento artistico d’avanguardia del secolo scorso... Eccone una moderna e bizzarra reinterpretazione in chiave pop di un artista che si fa chiamare Space Invaders... - www.space-invaders.com

erano entusiasmati a vederlo comporre il cubo di Rubik con i piedi nel video caricato sul solito YouTube: un lavoraccio di qualche minuto, piuttosto carino, che è stato cliccato da migliaia di utenti e faceva venire una gran voglia di provarci. Peccato che il filmato di Gondry non è altro che la trasmissione al contrario dell’originale, per cui con i piedi il regista sta in realtà scomponendo il famoso cubo. Per chi davvero volesse cimentarsi nell’ardita risoluzione, basta andare sul sito www.rubiks.com e scoprire trucchi e metodi e seguirli passo passo. Il cubo di Rubik è sì il rompicapo per eccellenza ma anche il simbolo pop di un’epoca, un oggetto di design. Ne sanno qualcosa gli architetti nostri connazionali Jacques Herzog e Pierre de Meuron – universalmente noti per aver disegnato il famoso stadio “Nido d’uccello” per le Olimpiadi di Pechino – che hanno deciso di rendere omaggio al cubo di Rubik con il loro prossimo avveniristico progetto che irromperà nello skyline di Manhattan a New York. Un grattacielo da 57 piani, con 145 appartamenti dai costi proibitivi.

Ogni livello apparirà sfalsato rispetto a quelli superiori e inferiori, conferendo agli appartamenti disposizioni e angolature uniche che faranno sentire gli inquilini come sospesi tra terra e cielo. Termine di consegna: 2010. Come hanno affermato i due architetti, questo grattacielo sarà tra i quindici palazzi più alti della Grande Mela e segnerà un cambiamento radicale nella storia dell’architettura moderna: “Abbiamo portato a termine un’operazione simile a quella di Andy Warhol, che usava comuni immagini di cultura pop per dire qualcosa di nuovo”, ha affermato Jacques Herzog. Nel 1989 Raf – il cantante italiano... a chi pensavate? – cantava chiedendosi che “Cosa resterà degli anni Ottanta”. Oggi possiamo rispondergli che una cosa è certa: il mitico cubo magico è ancora fra noi, a sfidare la nostra pazienza e abilità! Del resto, anche il delizioso robottino della Disney Wall-E se lo ritrova frugando tra i rifiuti della civiltà umana. E tutto pare suggerirci che il “sei lati” sarà destinato a farci compagnia ancora per un sacco di tempo…


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L’ira Con questo testo diamo il via a una serie di sette appuntamenti mensili dedicati ai vizi capitali. A partire dall’ira, peccato dalla natura forse più ambigua e complessa proprio perché condiviso sia da Dio sia dagli uomini

Peccati

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primo peccato perché genera tutti gli altri (“Inizio di ogni peccato è la superbia” Siracide 10, 15). È il peccato di Lucifero ed è per la dottrina cristiana cattolica il peccato di sfida alla divinità, e si trova a capo – e per questo si definisce capitale – di una lunga serie di ulteriori colpe. Noi, invece, abbiamo scelto di cominciare la nostra divagazione sui sette peccati dall’ira, passione da cui non è immune il Dio di Abramo, ma nemmeno Cristo quando scaccia dal tempio i mercanti che lo occupavano per consuetudine, e dalla quale è dominata la scena del Giudizio finale nella terribile dies irae, dies illa, quando solvet saeclum in favilla, teste David cum Sybilla. Mettiamo al primo posto l’ira per due buoni motivi. Primo, perché ira è la prima parola della letteratura occidentale, e non sarà un caso. Secondo, ma non meno importante, perché l’ira è, dell’elenco religioso dei peccati contro Dio, quello più vicino al più grave peccato pubblico e politico contro l’uomo, cioè il peccato di crudeltà, fisica e morale. Ira, in merito al primo motivo, è la parola con la quale inizia l’Iliade: “L’ira (in greco mēnin, accusativo di mēnis) canta, o dea, del Pelide Achille”. È la collera dell’eroe infatti la protagonista del grande poema epico che narra della guerra di Troia. Quella collera o risentimento aspro e violento che conserva in un altro termine greco sinonimo di mēnis, ovvero cholē, designante la bile, l’idea che l’agitazione di tale sostanza fisica provochi l’agitazione dell’animo: male fisico e male morale coincidono nel collerico/ coleroso nella cui bocca e nelle cui vie inferiori si raccoglie una gran quantità di fiele o di materie simili che cagionano vomito e diarrea nel malato, grida e violenza nel peccatore. Notavano dunque già gli antichi che alle spalle delle manifestazioni che caratterizzano l’ira poteva esserci uno stato di alterazione fisica dell’organismo, analogamente che nel passaggio da rabbia ad arrabbiato o in quella da scorbuto a scorbutico, ove la ruvidezza della pelle del malato diventa l’asprezza dell’ani-

mo del peccatore. Non è quindi un’esclusiva della mentalità moderna la trasformazione del vizio o peccato in malattia, grazie alla quale la passione dell’ira, da cui emendarsi con la volontà, diventa patologia aggressiva da sottoporre a cure mediche. L’ira dell’eroe, l’ira di Achille, non è comunque soltanto alterazione negativa: essa riveste anche valore positivo nel caso scateni l’indignazione per le ingiustizie subite da sé o da altri e sproni poi all’azione. Purché rimanga nell’ambito della ricerca di giustizia e non sfoci – eccoci giunti al secondo motivo – nella crudeltà inflitta a esseri più deboli per ragioni di potere. La crudeltà può essere esercitata “a freddo” e in questo senso non dispone del potere dirompente del fuoco, metafora privilegiata dell’ira. Ma in quanto violenza compiuta verso vittime inermi, la crudeltà conserva quella caratteristica dell’ira che la rendeva, secondo Seneca, il peggiore dei peccati. Ora, l’ira è un moto nocivo dell’animo che presto se ne va, e per questo venne chiamato dallo stesso Seneca furor brevis, follia temporanea. Anche un furore breve può avere conseguenze devastanti come liti, aggressioni o omicidi. Quando però si dilata nel tempo diventando strumento del potere tirannico e dell’ingiustizia politica, l’ira/crudeltà si accanisce sulle vittime e l’unica virtù che la può contrastare non è la pazienza – e nemmeno il silenzio – come vorrebbe la dottrina cristiana, bensì il coraggio. Contro gli effetti crudeli dell’ira sulle vittime del momento – che negli anni Quaranta del Novecento furono gli ebrei e oggi sono altre – occorrono scelte di coraggio da cui la libertà e la sicurezza dei cittadini dipendono molto di più che non da pavide e tremebonde misure di autoprotezione. Scelte di coraggio fisico ma pure morale, come il comprendere che spesso l’accanimento contro i nemici è facilitato dall’argomento che li assume come inferiori e incivili, giustificando in tal modo l’imposizione degli “infiniti dolori” come quelli che l’ira di Achille inflisse a greci e troiani insieme.

» di Francesca Rigotti; illustrazione di Micha Dalcol

Il tradizionale elenco dei vizi vede al primo posto la superbia, il


Intorno al 27 del mese la vostra undicesima casa solare sarà interessata da un’importante Luna Nuova. Grazie a questo aspetto e al concomitante transito di Giove si potranno aprire nuove opportunità lavorative. Aiuti da parti di amici o conoscenti.

Venere e Urano, con il loro transito favoriscono l’improvvisa nascita di una storia sentimentale nel vostro ambiente lavorativo. Grandi opportunità di lavoro per i nati nella prima decade. Rinnovamento e rinascita per la terza decade.

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Rapida evoluzione della vostra vita sentimentale, con effetti sorprendenti per i nati nella terza decade. State comunque attenti a mantenere la vostra serenità, perché intorno al 27 potreste essere colti da un immotivato attacco di ansia.

Momenti di tensione per i nati nella terza decade favoriti dalla Luna Nuova in Acquario. Mentre Venere e Urano continuano a beneficiarvi, offrendovi una grande opportunità in amore. La Luna innalza il livello dei vostri sbalzi emotivi.

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Gennaio si chiude con la Luna Nuova. Da quel momento in poi la vostra vita potrà prendere un nuovo corso. Instabilità affettiva per i nati nella terza decade ormai sempre più attratti da situazioni originali. Ascese professionali per i nati in maggio.

Grazie ai transiti di numerosi pianeti nella vostra terza casa solare durante questo periodo inizierete a percepire un allargamento dei vostri contatti. Il 27 sarà caratterizzato dalla nascita di un nuovo interesse. Prospettive e progetti per un lungo viaggio.

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La vita affettiva dei nati nella terza decade continua a presentare aspetti contrastanti difficili da amalgamare. Mentre da una parte si fa sempre più spazio un amore creativo, dall’altra voi tendete ad essere più insofferenti alle ingerenze altrui.

Nell’ultima settimana del mese il cielo dei nati nella terza decade risulta caratterizzato dalla congiunzione tra Marte e Mercurio. Grazie a questo transito sentirete un maggiore impulso a entrare in comunicazione con gli altri. Attenti agli scatti d’ira.

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Ultimamente non riuscite bene a mettere a fuoco i vostri rapporti e così anche i reali sentimenti verso il partner. Considerate che si tratta di una fase passeggera che fa leva sulle vostre insicurezze e sulle paure sorte durante l’infanzia.

La congiunzione della Luna Nuova in Acquario con Nettuno sarà occasione di una improvvisa rinascita. Avvertirete un’amplificazione di tutte le vostre potenzialità creative ed extrasensoriali. Possibili importanti incontri professionali.

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Combattete la quotidianeità con un vero rinnovamento, partendo principalmente da voi stessi, da troppo tempo appesantiti dal transito di Saturno. Ragione e sentimento sono aspetti difficilmente armonizzabili: se amate veramente, teneteli distanti.

A fine mese, la Luna entrerà in congiunzione con Nettuno nel segno dell’Acquario. Il transito favorirà un notevole ampliamento delle vostre capacità intuitive ed extrasensoriali. Non è da escludere un probabile incontro di rilevanza karmica.

Elemento: Aria - fisso Pianeta governante: Saturno e Urano Relazioni con il corpo: sistema nervoso, caviglie e polsi Metallo: piombo Parole chiave: anticonformismo, idealismo Per i nati nel segno dell’Acquario, il 2009 presenta tutte le caratteristiche di un anno interessante. Ci pare quasi d’obbligo, dunque, vista la particolare congiuntura astrale, dedicare questo spazio agli aspetti che più direttamente riguarderanno gli interessati. Un’eccezione rispetto al nostro piano editoriale a cui acconsentiamo volentieri. La ragione è presto detta: dal 5 gennaio il pianeta Giove è entrato nel segno e regalerà dodici mesi di espansione, socialità ed elevata comunicazione. L’anticonformismo dei nati in Acquario, unitamente al temperamento indipendente, saranno sollecitati da un crescente ottimismo e dal senso di positività. Avvertirete la necessità di impegnare tutta la vostra persona in un processo di rinnovamento cui non saranno estranei la fiducia negli aspetti più positivi dell’uomo ma anche interessi di natura mistica e religiosa. L’energia creativa degli Acquari è del resto spesso indirizzata verso attività tese al benessere collettivo, nonostante la tendenza all’isolamento e al mutismo che spesso, ahimé, li contrassegna. Sarà dunque un anno segnato da una maggiore permeabilità non solo sotto il punto di vista personale e relazionale ma anche sul piano delle emozioni e dei sentimenti. Attenzione però alla presenza di Nettuno nella terza decade del segno: la tendenza a idealizzare persone e situazioni è sempre in agguato e minaccia di farvi perdere il contatto con la realtà a voi circostante. Un anno nel segno della creatività e dello sviluppo sul piano relazionale ma anche in ambito professionale: starà a voi cogliere l’attimo e approfittare di queste benefiche influenze energetiche.

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cancro

Il Sole transita nel segno dell’Acquario dal 23 gennaio al 20 febbraio

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» a cura di Elisabetta

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“che ‘l sole i crin sotto l’Aquario tempra…”

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Âť illustrazione di Adriano Crivelli


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1. Manchevole, impreciso • 10. Lo è il pasto sostanzioso • 11. Il dio greco della guerra • 12. Una perla del Ceresio • 14. Accusativo in breve • 15. Gigari • 16. Lo sono eroina e cocaina • 18. Piacciono al goloso • 20. Il niente del croupier • 21. Attraversa Firenze • 23. Tra settembre e novembre • 25. Giaggiolo • 28. Noto stilista • 30. Nel centro di Tebe • 31. I confini di Comano • 33. Le iniz. di Montanelli • 34. Un personaggio dell’Otello • 36. Cong. eufonica • 37. Dizionari • 39. Sta per “vino” • 40. Pari in grandi • 41. Mezza tara • 42. La corda dell'arco • 43. Il lontano West • 44. Competizione • 46. Dente d’elefante • 49. Cervidi nordici • 51. Si aggiungono ai capitali investiti • 53. Ha la cruna • 54. Il poeta greco di Ascra.

1. Noto romanzo di Jane Langton • 2. Il Bolognini regista • 3. Boxe • 4. Dato anagrafico • 5. Tornano sempre al nido • 6. Dittongo in beato • 7. Drammatico • 8. Urne • 9. Empio • 13. In mezzo al coro • 17. Dispari in otre • 19. Croce Rossa • 22. Stato USA • 24. Il volante del marinaio • 26. Vi si fermò Cristo in un romanzo di Levi • 27. Quella d’emergenza è saggia previdenza • 29. Cattiva • 32. Detestarsi • 35. Abolire, revocare • 38. Città e porto della Grecia • 43. Fittizio • 45. Levigati, lisciati • 47. Mezzo angolo • 48. Nord-Est • 50. Il Campeador • 52. Breve esempio.

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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino

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“E tuttavia quando morì, quando, dopo averlo baciato sulla fronte ed essere uscita con Denise e Gary nella tiepida notte di primavera, Enid sentì che niente poteva più uccidere la sua speranza, niente. Aveva settantacinque anni e intendeva cambiare alcune cose della sua vita”. Friedrich Glauser (1896–1938) ebbe una vita turbolenta sin dalla giovinezza. Dopo una serie di vicissitudini scolastiche fuggì di casa nel 1921 e si arruolò nella Legione Straniera. Visse in un continuo viaggio per l’Europa barcamenandosi tra diversi lavori. Lo sfondo dei suoi romanzi – letterariamente diviso tra il filone poliziesco legato alla figura del Wachtmeister Studer e altri di spiccato accento autobiografico – è la provincia svizzera di inizio Novecento, di cui l’autore non tesse certamente le lodi. Outsider è la raccolta di quattro racconti inediti legati dal tema della ribellione all’autorità. Un Glauser che entra “a pieno diritto in quella famiglia di grandi scrittori outsider a cui appartengono Robert Walser e Franz Kafka”.

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La soluzione a Epigoni è: La lampada di Aladino di Luis Sepulveda (Guanda, 2008). Il vincitore è: A.A., Bellinzona.

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