07 numero
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L’appuntamento del venerdì
Reportage
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Nascere: istruzioni per l’uso Agorà Speculare: una malattia contagiosa Media I Fabbricasvizzeri Tendenze SK8 is not a crime
Corriere del Ticino
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numero 7 6 febbraio 2009
Agorà Speculare: una malattia contagiosa
DI
SILVANO TOPPI
Arti Irene Aebi: una voce come una montagna Media Cinema. I Fabbricasvizzeri
Impressum Tiratura controllata 90’606 copie
Chiusura redazionale Venerdì 30 gennaio
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Direttore editoriale Peter Keller
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
DI
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NORMA LACRÌ
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Salute Aloe, la “guaritrice silenziosa”
FABIO MARTINI
DI
SAMANTHA DRESTI
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ANTONELLA SICURELLO
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Reportage Nascere: istruzioni per l’uso Tendenze SK8 is not a crime
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DAVIDE STAFFIERO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Società Vacanza con prezzo a sorpresa
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DI
FRANCESCA RIGOTTI
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GIANCARLO FORNASIER E SAMANTHA DRESTI
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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Giancarlo Fornasier
Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12
Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch
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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina
Il dono della cicogna. Cartolina allegorica di inizio Novecento (Collezione G. Haug, Capolago)
Gentili lettori, il rapido trascorrere del 2009 è ormai segnato dal quotidiano bollettino di guerra sulle perdite registrate dalle economie a livello planetario. Poche ore fa, le agenzie di stampa segnalavano che la produzione industriale giapponese in dicembre ha registrato un crollo del 9,6 per cento rispetto al mese precedente, mentre il tasso di disoccupazione è aumentato in un mese di mezzo punto. Anche nel paese del Sol Levante i consumi crollano e i dati economici indicano una situazione assai peggiore rispetto a quella annunciata non molto tempo fa dagli analisti. A parte l’ottimismo – un po’ ridicolo e strapaesano, tutto orientato a fini demagogici – degli esponenti di punta del governo italiano, il resto del mondo aggrotta la fronte, decisamente preoccupato. Resta, come ci fa notare Silvano Toppi nell’articolo che apre il numero di Ticinosette che state sfogliando, il problema degli imbecilli, di quelli che si credono davvero “ganzi” – così si definiscono dalle mie parti… –, belli e buoni a navigare quando il vento è favorevole ma, appena cambia, pronti a scaricare sugli inermi cittadini il peso, enorme, dei loro errori, dei loro miraggi finanziari. Con un certo disincanto, Toppi ci spiega che
il meccanismo della speculazione – nel bene e nel male – sembra sorretto e alimentato da una sorta di insopprimibile coazione a ripetere da cui nessun uomo è del tutto esente. Resta però in me, e spero in molti altri, la fiducia nello Stato e nelle sue leggi: certo, una fiducia messa a dura prova di questi tempi, ma in qualche modo necessaria. Senza nulla togliere al valore dell’iniziativa privata e dell’inventiva umana, è però indispensabile che regole e leggi tutelino davvero i cittadini comuni dalle aggressioni di chi, in nome di valori – si badi, non di principi – come il successo e il benessere, opera in modo cinico e indiscriminato. Del resto che scelta abbiamo. Come ci spiegava una persona che vanta una certa competenza in campo economico da noi incontrata poco settimane or sono per la rubrica Vitae, “la prossima volta sarà fatale”. E dato che i bambini continuano fortunatamente a nascere – e non sotto i cavoli o portati dalle cicogne – forse è proprio il caso che iniziamo a darci da fare, se intendiamo lasciare loro un mondo appena appena degno di essere vissuto… Cordialmente, Fabio Martini
Speculare: una malattia contagiosa
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Agorà
Siamo stati personalmente e collettivamente catapultati in una crisi che ha origini finanziarie, frutto di avidità e speculazione. Atteggiamenti innati in noi consumatori: quando cerchiamo il prezzo più basso oppure quando pretendiamo dalla nostra banca la moltiplicazione dei soldi, senza indagare su come questo avviene…
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aledetta speculazione, causa dei nostri mali. Così si è imprecato. Poi, si è cambiato vocabolo e appigliandosi all’etica si è passati a una sorta di furberia semantica. Maledetta avidità, principio di ogni degenerazione, si è detto allora, quasi a sostenere che la speculazione non è di per sé malvagia, mentre la vera rovina è l’avidità. Benché non si riesca a negare che è sempre la prima a condurre alla seconda. Forse in quella distinzione si nasconde una sorta di autodifesa: se vale infatti la definizione secondo la quale, economicamente, la speculazione è “acquisto o vendita di un bene o di un titolo allo scopo di trarre vantaggio dalla variazione di valore dello stesso”, siamo tutti speculatori. Come consumatori, quando cerchiamo il prezzo più basso, senza preoccuparci del come ci si è arrivati o delle sue conseguenze. Come risparmiatori, quando pretendiamo dal nostro istituto bancario la moltiplicazione del denaro, senza porci la domanda su come questo possa avvenire.
L’interesse La variazione di valore è legata al tempo. “Il tempo è denaro”, si dice. Importano quindi l’uso che se ne fa, l’idea che si ha del futuro, i timori e le paure in cui si vive, il desiderio di accumulo che ci muove. A ben pensarci, ecco tre nozioni finanziarie che ci dominano: il valore del denaro nel tempo, il rischio e la speculazione. Un franco che ricevo oggi vale più di un franco che riceverò domani. Oggi so quando posso acquistare con quel franco, domani potrei trovarmelo “mangiato” dall’inflazione. Anche un franco che dovrà essermi rimborsato tra un anno vale meno di un franco attuale. Molto dipenderà dal tasso di interesse che da un lato rappresenta il costo per ottenere del denaro e dall’altro la remu-
nerazione che si riceve prestandolo. Se si vuole stimolare l’economia, come si fa oggi, lo si tiene basso. Per avere più investimenti, perché costano poco. Ma ci potrà essere minor voglia di risparmio perché la remunerazione è bassa. Oppure la ricerca “speculativa” di altri possibili collocamenti del denaro per ottenere in futuro rendimenti più elevati.
Il rischio Impegnarsi nel futuro vuol però dire assumersi dei rischi. Una vecchissima storia. Nel codice babilonese di Hammurabi – scritto più di quattromila anni or sono – troviamo i primi strumenti di copertura dei rischi. Per esempio, il paragrafo 48 stabilisce che in caso di cattivo raccolto, il fattore ha il diritto di non rimborsare i debiti. Nella finanza moderna la chiameremmo una “opzione”, il diritto cioè di vendere o di acquistare un attivo finanziario (un titolo, un’obbligazione, un’azione) oppure fisico (delle materie prime, del petrolio, del grano) a un prezzo predefinito a una data determinata. Il codice di Hammurabi dava ai debitori l’opzione di non rimborsare il debito. Oggi si acquistano e si vendono opzioni sui mercati finanziari. Le opzioni sono una forma di ciò che abbiamo definito prodotti derivati, perché derivano da qualcosa che è già oggetto di mercato. Abbiamo creduto fosse la grande invenzione finanziaria dei nostri tempi, ma non è così. Nella Guerra civile americana, gli eserciti nordisti che avanzavano sui sudisti avevano bisogno di molta avena per i cavalli. La forte domanda faceva impennare i prezzi mettendo in difficoltà i federali. Si escogitarono allora dei contratti che permettevano di acquistare qualsiasi prodotto nel futuro, a una scadenza determinata ma a un prezzo già fissato in anticipo. Un contratto che si chiamò appunto “fu-
La speculazione La speculazione è un’attività molto diffusa caratterizzata dalla preferenza per il rischio. Per alcuni economisti è destabilizzante poiché porta l’economia reale su strade disastrose per la crescita e l’occupazione, come s’è visto. Per altri se non ci fosse bisognerebbe invocarla perché, essendo i rischi da sempre connaturati all’economia, ci vuole qualcuno che sappia assumerli, osando e quindi speculando. Torniamo all’esempio dell’avena. Gli agricoltori a un certo punto hanno ritenuto che i prezzi non potevano che salire e rifiutarono i “future” proposti dall’esercito. In termini moderni diremmo che il mercato diventò “illiquido”, bloccato. Entrarono allora in azione alcune persone che accettarono il rischio di garantire all’esercito un determinato prezzo a sei mesi, scommettendo che avrebbero pagato l’avena a un prezzo minore, guada-
gnandoci. Erano gli speculatori. Oggi si direbbe che furono loro a ridare liquidità al mercato, permettendone l’efficienza, la protezione da un rischio e fors’anche la vittoria sui sudisti. Può essere un aspetto positivo della speculazione.
di alti rendimenti – assumendo spesso una posizione dominante su questo o quel mercato –, finiscono per sgonfiarsi come mongolfiere appena i flussi caldi di denaro vengono meno o ai primi dubbi si chiede loro il riversamento di quello affidato.
Agorà
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La resa Lo speculatore coatto, finito nell’avidità, ha però creato tre grossi problemi. Ha moltiplicato all’infinito quello che è stato definito “l’effetto leva”. In altre parole, si è assunto molti rischi con i soldi degli altri, ricorrendo al prestito a buon mercato (tassi di interesse bassi) e al credito facile delle banche, attirate a loro volta dalla possibilità di enormi guadagni. Sino al giorno in cui la speculazione si è arrotata nel vuoto d’aria che aveva creato ed è crollata come corpo morto cade. Allora i problemi non sono solo dello speculatore, ma di chi gli ha prestato i fondi. Se sono state le principali banche del paese è l’economia intera che ne risente. In secondo luogo, lo speculatore, giocando a tutto campo con il rischio, ha introdotto il rischio sistemico o la possibilità che una crisi locale o settoriale – Stati Uniti o immobiliare, per esempio… – diventi una crisi generalizzata, con effetto domino. Via via cadono tutti i pezzi e sono chiamati a pagare anche gli innocenti. Infine, emergono sempre speculatori che, assurti a guru dell’alta finanza perché all’inizio attirano come mosche investitori avidi
Gli imbecilli John Kenneth Galbraith, noto economista americano da poco scomparso, concludeva la sua storia sull’euforia finanziaria con questo commento: “I fattori che provocano i traviamenti ripetuti nella demenza finanziaria non sono cambiati, nella sostanza, dalla tulipomania del 1636 (la prima sconvolgente bolla speculativa della storia, dovuta al commercio dei bulbi di tulipano in Olanda, ndr). Individui e istituzioni sono intrappolati dalla meravigliosa soddisfazione che provano nel veder crescere la propria fortuna. Essa dà l’illusione della potenza intellettuale, alimentata dal noto pregiudizio collettivo secondo il quale l’intelligenza, la propria e quella degli altri, è proporzionale al denaro che si possiede”. E più avanti si interrogava: “Quando ci sarà il prossimo grande episodio speculativo? E verterà su che cosa, l’immobiliare, i titoli, il petrolio? Non c’è risposta. Una cosa è però certa: ci saranno altri episodi e altri ancora. Sì, ma come si ripete da numerosi secoli, gli imbecilli finiscono presto o tardi per essere separati dal loro denaro”.
» di Silvano Toppi; illustrazione di Danila Cannizzaro
ture”. Certamente, i prezzi potevano raddoppiare o dimezzarsi, cosa che avrebbe procurato all’esercito o all’agricoltore, a seconda dei casi, grossi guadagni. Ciò che importava era però poter evitare il rischio che il prezzo andasse nella cattiva direzione. Un’assicurazione, insomma. Ora, con perfezionamenti o strumenti più sofisticati, è quello che si continua a fare, per esempio con il petrolio, il rame, il grano, il caffè ecc. Ed è qui che fa la sua comparsa la speculazione.
Una voce come una montagna
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Arti
timbro da contralto. Steve Lacy la presenta così nelle note di copertina dell’album The Beat Suite (2003): “Irene è l’amore della mia vita, il regalo di una voce e delle parole, la mia musa, la mia ispirazione. Ho sperimentato molto in sua compagnia; ha avuto molta pazienza e passione. È veramente dotata e possiede una voce d’oro, una voce veramente speciale, una voce come una montagna, una montagna svizzera…”. I primi lavori realizzati insieme furono su testi di Lao Tzu e Buckminster Fuller. Trascorso il 1968 a Roma, dove fra gli altri i due collaborano anche col gruppo Musica Elettronica Viva, si trasferiscono definitivamente a Parigi nel 1970, città in cui sono rimasti fino al 2002. Nel 2002 sono ritornati in America dove Lacy era stato invitato a insegnare nel New England Conservatory of Music di Boston. In formazioni che vanno dal classico quintetto-sestetto, a formazioni più allargate fino alla big band, ma anche ridotte all’essenzialità del duo, Irene Aebi e Steve Lacy per più di trent’anni hanno perseguito insieme uno scopo preciso: integrare la voce cantata nel jazz moderno, mettere in musica testi Irene Aebi ritratta dal fotografo Paul Robicheau letterari di alta qualità trasformando la letteratura in jazz, arricchire e illuminare tutto Si sa, non tutti amano la primi anni Sessanta negli ciò con improvvisazioni strumentali. Oltre montagna, i percorsi ardui, Stati Uniti, a San Francisco, ai già citati Lao Tzu e Buckminster Fuller, la pazienza, l’attenzione e il portando con sé una chitarhanno utilizzato testi di Samuel Beckett, rispetto che le sono dovuti… ra, conobbe alcuni dei poeti William Burroughs, Allen Ginsberg, Brion La montagna ha a che fare della beat generation. Giunta Gysin, Judith Malina, Bob Kaufman, Robert allo stesso tempo col nuovo in seguito in Italia, fra Napoli Creeley, Jack Kerouac, Paul Valéry, George e la tradizione, la ripetizione e Roma, lavorò per qualche Braque, Francis Picabia, Anna Achmatova, e l’inaspettato, la scoperta e tempo in un laboratorio di Osip Mandelstam, Franco Beltrametti, Tom la calma. Un sentiero, quan- biologia. Dopo essersi dediRaworth e molti, molti altri. do lo si ripercorre, ci mostra cata al cabaret d’avanguardia Irene Aebi non canta standard, non usa lo di sé aspetti sempre nuovi e ebbe occasione di conoscere, scat e non assomiglia a nessuna delle figure noi ci accorgiamo ogni vol- nel 1966, Steve Lacy. Per nove storiche del canto jazz: Billy Holiday, Sara ta di particolari che la volta Vaughan o Ella Fitzprima ci erano sfuggiti. Pur Strumentista e cantante elvetica, Irene Aebi gerald. Come loro ha essendo sempre lo stesso, non ha legato la sua esperienza artistica e perso- però sviluppato una trasmette mai la medesima voce unica e riconoscinale alla figura del musicista e sassofonista bile all’istante, nel suo esperienza. La vicenda artistico musicale americano Steve Lacy caso utilizzando tutte di Irene Aebi è sicuramenle gradazioni e sfumate ascrivibile a uno di questi mesi seguì il quartetto di Lacy ture possibili derivate anche dalla tradizione sentieri, fatti di dedizione, a Buenos Aires e i due trascorespressionista europea, dal declamato, dallo tranquillità e scavo continuo. sero il 1967 a New York, dove sprechgesang, dalla salmodia e molto altro. Nata a Berna, ma cresciuta a il musicista americano iniziò a Con la sua particolare vocalità Irene ha Zurigo, Irene studia violino comporre per lei brani vocali. impresso un tratto peculiare alla musica di e pianoforte al conservatorio Irene Aebi possiede una voce Lacy: l’asciutezza e l’essenzialità delle linee di Ginevra. Trasferitasi nei che copre tre ottave, con un melodiche, il gusto per la ripetizione, la vena
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una versione di Vespers curata da Zlatko Kaucic per il Lubiana Jazz Festival “Vizionarja” 2006, in duo con Dan Tepfer e il fidato Jean-Jacques Avenel. L’abbiamo ascoltata nei giorni scorsi nella sala Tami della Biblioteca cantonale di Lugano, in un duo inedito col clarinettista Giancarlo Locatelli e in compagnia del poeta e traduttore Stefan Hyner. L’occasione giunge dall’inaugurazione di una mostra-omaggio a Franco Beltrametti “Un tradizionale del nuovo” che ha luogo in questi giorni proprio nella stessa biblioteca. Un titolo che calza a pennello anche con i sentieri da lei a lungo percorsi.
Mostre
Un tradizionale del nuovo Omaggio a Franco Beltrametti 5 febbraio–7 marzo 2009 La mostra ripropone il percorso umano e letterario dell’artista ticinese attraverso un’accurata ricerca storico documentaria: “un tuffo in un universo irripetibile perché mai completamente identificato”.
Dischi
Steve Lacy Itinerary + 16 Hat Art, 1991 Album dedicato da Steve Lacy a uno dei suoi maestri, Gil Evans “my dear friend and orchestral guide”. Irene Aebi, oltre a suonare violino e violoncello, canta The Sun su testo di Bucminster Fuller, uno dei primi pezzi scritto per lei da Lacy.
» di Norma Lacrì
straniata e straniante – testimonianza viva e diretta di una tradizione avviata nel jazz da Thelonious Monk –, trovano infatti nel gusto vocale e nella pasta timbrica della musicista svizzera una dimensione assolutamente ideale. Il suo apporto ha poi contribuito ad arricchire cromaticamente il sound dei gruppi del sassofonista americano, permettendo l’avvio di una ricerca approfondita fra valori musicali e valori testuali come attestano le centinaia di song che Lacy ha scritto. Cantate in quattro lingue queste canzoni sono state eseguite migliaia di volte nei contesti più disparati. Dopo oltre trent’anni di lavoro e più di 50 album registrati, Irene Aebi, che oggi vive in Belgio, a cinque anni dalla morte di Lacy continua a far vivere il vasto repertorio musicale che insieme hanno costruito. Negli anni scorsi si è esibita, per esempio, con il Borromeo String Quartet, in duo con Fréderic Rzewski, con Paul McCandless in
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qualsivoglia stimolo esterno. A fare da necessario contraltare abbiamo invece Moritz Fisher, collega in formazione ma dotato di una mentalità assai più aperta rispetto al suo superiore. Per Fisher il dato umano conta più di quello burocratico, la conoscenza (e la conseguente valutazione) del prossimo, straniero o compatriota che sia, passa attraverso la spontaneità del contatto interpersonale senza affrontare il filtro del pregiudizio. I due protagonisti si collocano dunque agli antipodi – opposizione sottolineata dal regista a partire dai minimi particolari – e il plateale contrasto dei loro pensieri non è che lo specchio di un conflitto ideologico e generazione interno
I Fabbricasvizzeri Tra i maggiori incassi nella storia del cinema svizzero, il film di Lyssy uscito nel 1978 andrebbe visionato anche nella versione originale in dialetto, imprescindibile se si vuole apprezzare l’opera fino in fondo.
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Laura Zanfrini Cittadinanze Laterza, 2007 L’autrice analizza il significato assunto dalla cittadinanza nell’epoca del villaggio globale, dove la multiculturalità può essere fonte al contempo di arricchimento e tensioni.
Dal canto suo il giovane Fisher, perseguendo un ideale di autentica libertà, abbandonerà le vesti di “fabbricasvizzeri” dopo essersi autoironicamente proclamatosi tale. Durante l’esperienza all’Ufficio naturalizzazioni intuisce come le prescrizioni giuridiche e morali che regolano la vita sociale della Confederazione rappresentano, nei fatti, l’antitesi dello stesso concetto di ordine e benessere che vorrebbero promulgare. Il personaggio di Bodmer al contrario non conosce evoluzione, trovandosi suo malgrado ad affrontare le novità armato solo della propria diffidenza. Al solito in medio stat virtus, perché ampliare le proprie vedute non significa necessariamente rinnegare origini e tradizioni. Il concetto è magnificamente sintetizzato alla fine del film nella scatenata rilettura jazzistica del Salmo Svizzero che funge da epilogo. Lyssy, coadiuvato dall’ottima interpretazione dei due attori principali, confeziona un’opera dove satira e riflessione convivono senza soffocarsi a vicenda. Come preannuncia la didascalia d’apertura “fatti e personaggi sono Giunto al terzo lungometraggio il regista sviz- inventati, ma una certa zero Rolf Lyssy offre uno spaccato ironico e rassomiglianza con la realtà non è da escludedissacrante della propria nazione. Siamo nel re”: il luogo comune 1978 e ottenere la cittadinanza rappresenta viene affrontato con intelligenza, facendo per molti un vero e proprio miraggio del sano umorismo alla nazione. Il confronto obsenza perdere un briciolo di concretezza. Il bligato con elementi estranei regista gioca sul labile confine che separa all’ordine sociale vigente (dal lo stereotipo dal suo corrispettivo effettuale flusso migratorio alla contee, anche al di là delle tematiche messe in stazione post-sessantottina) campo, è questo perfetto bilanciamento costringe il paese a necessari a rendere I Fabbricasvizzeri ancora oggi in quanto sofferti mutamenti. gran parte attuale.
» di Davide Staffiero; illustrazione Tecnica Ti7
Media
che l’assimilazione di uno straniero sia avvenuta quando il soggetto in questione abbia vissuto a lungo nel nostro paese senza essersi fatto notare”. Questa la principale direttiva imposta all’Ufficio naturalizzazioni della Polizia cantonale, il precetto base cui fare riferimento quando si sottopone ad attenta disamina una qualunque domanda di nazionalità. È fuor di dubbio come l’affermazione, condivisibile o meno, celi un lato oscuro: se infatti da un punto di vista strettamente legale tanta perentorietà possiede una valida ragione d’essere, dal punto di vista umano costituisce al contrario una preoccupante limitazione della libera individualità. Di fatto la realtà elvetica coeva trova pieno riscontro nel rigore di Max Bodmer, zelante funzionario che applica alla lettera la norma di cui sopra, minuzioso e scrupoloso al punto che ogni dettaglio all’apparenza insignificante risulta poi decisivo. Bodmer, incarnazione della Svizzera più austera e conservatrice, trincerato in una Weltanschauung dai contorni egualmente inflessibili, confida nelle proprie certezze tanto da impedire l’accesso a
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“Riteniamo
I Fabbricasvizzeri
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Inghilterra, 1860: in una vil-
la vittoriana di venti stanze, protetta da alte mura di cinta e situata a ovest di Londra (tra Bath e Bristol), una mattina d’estate una bambina di quattro anni scompare nel nulla. Le 12 persone che vivono nella casa – il personale di servizio… oltre al padre della piccola, un alto funzionario statale, e la sua seconda moglie con vari figli al seguito – si mettono alla ricerca della scomparsa. Il corpicino della piccola viene trovato di lì a poco, orrendamente assassinata, a pochi passi dalla grande dimora. Le autorità capiscono sin da subito che il colpevole è da ricercare tra le mura domestiche… ma la stretta cerchia dei sospetti invece di semplificare le indagini le rende mag-
giormente intricate. E una crescente pressione “mediatica” da parte della pubblica opinione – il sangue, si sa, ha sempre risvegliato le dormienti coscienze… – obbligano Scotland Yard a intervenire. Compare la figura di Jonathan Whicher, talentuoso detective che si mette al lavoro. Questo romanzo-cronaca di Summerscale è assolutamente sorprendente. L’autrice ha ricostruito una vicenda realmente accaduta, confezionandola abilmente e con un esaustivo corredo documentario. Tanto che una volta varcate le prime pagine si entra in un mondo di voci, volti, cartine, spaccati della villa e dei dintorni… un’enciclopedia di informazioni che trasformano il lettore uno dei
tanti poliziotti impegnati a raccogliere elementi e indizi capaci di ripulire dal sangue “una buona famiglia dell’alta borghesia inglese”. Ci si sente a volte Sherlock Holmes sul calesse, mentre avanza nella nebbia mattutina, a volte la penna di Wilkie Collins, a volte un cronista che assiste impotente al tentativo di sbrogliare una matassa che pare non avere un bandolo. Whicher riuscirà a individuare il colpevole: l’ispettore sa il fatto suo, meno chi doveva decidere la bontà del suo impianto accusatorio. Che verrà rifiutato lasciando così il mistero irrisolto. Di lui e della vicenda si perderanno negli anni a seguire le tracce… sino a quando una confessione spontanea riporterà a galla la
Kate Summerscale Omicidio a Road Hill House Einaudi, 2008
» di Giancarlo Fornasier
Abbiamo letto per voi
verità, nei minimi dettagli. Gli stessi minuziosamente ricostruiti da Whicher, simbolo dell’“invenzione e rovina di un detective”.
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Vacanza con prezzo a sorpresa
www.turistipercaso.it Condivisione di esperienze di viaggio, consigli per le vacanze e itinerari. Questo e altro sul sito ideato da Syusy Blady e Patrizio Roversi, da dicembre anche in formato cartaceo…
bre Ryanair, il vettore low cost irlandese, si era rivolto alla Commissione europea per denunciare l’atteggiamento poco leale di alcune compagnie come British Airways e continuano a farlo pagare. Lufthansa. I due vettori si sono fatti perdoPer esempio, sul sito internet nare nelle settimane successive, tagliando del Touring club svizzero è la sovrattassa sul cherosene, seguiti da altre proposto a gennaio e febbracompagnie come Air France, Klm e Swiss. io un soggiorno a Tenerife Attorno al problema vi è da anni un acceso con un tour operator italiano dibattito. Negli scorsi mesi l’Associazione (Settemari): alla quota si detour operator italiani, per esempio, ha dive aggiungere l’adeguamento chiarato che farà il possibile affinché sui carburante di “circa 15 euro” cataloghi siano indicati i valori effettivi della (23 franchi circa). Anche con tassa. In questo modo saranno più trasparenun’altra grossa società (Franti eventuali variazioni, anche quelle riferite corosso) le sorprese non manall’adeguamento tariffario basato sul tasso cano: in gennaio una crociera di cambio. Ma il consumatore può rifiutarsi nei Caraibi costa circa 1.500 di pagare l’adeguamento carburante? La euro (2.300 franchi), escluse legge svizzera sui viaggi “tutto compreso” le tasse portuali e l’adeguaprevede che l’aumento del prezzo del pacmento carburante con i quali chetto turistico debba essere comunicato tre si raggiungono i 203 euro (360 settimane prima dell’inizio della vacanza. franchi) per i Caraibi orientali Se comunicato successivamente, non va e i 217 euro (330 franchi) pagato. Il supplemento deve essere motivato per i Caraibi occidentali. Ma dall’aumento dei costi del trasporto, inclusi con il ridimensionamento e il quelli del carburante, delle tasse di sbarco crollo del prezzo del greggio e imbarco in porti e aeroporti o da una l’adeguamento (retroattivo?) modifica dei tassi di Numerosi tour operator fanno pagare l’ade- cambio. Se l’aumento guamento carburante anche se il prezzo del del costo della vacanza supera il 10%, il consupetrolio è crollato. Le compagnie aeree, al con- matore ha il diritto di trario, tagliano la sovrattassa sul cherosene recedere dal contratto e chiedere i danni per inadempienza, come prevede l’articolo 10 sembra anacronistico e didella legge (RS 944.3). Può pretendere il rimviene un pretesto per lucrare borso della somma versata oppure un altro sulle spalle dei consumatori. viaggio “tutto compreso” di pari valore. E se Anche le compagnie aeree non si trova un accordo, ci si può rivolgere di bandiera hanno tardato gratuitamente all’ombudsman del ramo viaga ridurre la sovrattassa sul gi (www.ombudsman-touristik.ch). carburante. Lo scorso otto-
» di Antonella Sicurello; illustrazione di Ulrico Gonzato
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www.euroconsumatori.org Il sito del Centro europeo consumatori, promosso dalla Commissione europea, fornisce informazioni su diversi temi, tra cui i viaggi, la salute, i prezzi, le assicurazioni e l’e-commerce.
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Società
È una di quelle clausole che ai turisti proprio non va giù, soprattutto perché fa salire il costo delle loro vacanze. L’adeguamento carburante è ormai parte integrante del pacchetto turistico che si acquista nelle agenzie di viaggi. I tour operator aggiungono infatti al prezzo del pacchetto, oltre alle varie tasse, anche il costo relativo all’incremento del prezzo del petrolio. Il turista deve quindi incrociare le dita e sperare che l’oro nero non voli troppo in alto. Altrimenti sono guai. Come quelli che hanno vissuto i vacanzieri dell’estate 2008, periodo in cui il prezzo del barile raggiungeva i massimi storici. Le compagnie aeree erano corse ai ripari, aumentando le tasse sul carburante. I tour operator avevano riversato l’incremento sui consumatori, che poche settimane prima della partenza hanno visto lievitare il costo della loro vacanza. Ma ora che il petrolio è sceso, e di molto, le agenzie come si stanno comportando? Per le partenze in dicembre, la maggior parte di loro ha eliminato la voce “adeguamento carburante”, assorbendo piccole differenze, mentre altre
Internet
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Che fine ha fatto la signora Giulia? È questa la domanda fondamentale che Piero Chiara insinua nella testa del lettore e che, magistralmente, riesce a mantenere senza una risposta per buona parte del romanzo. Anni Cinquanta, una donna giovane e bella, moglie di un affermato avvocato di provincia scompare. Il commissario Corrado Sciancalepre indaga e un’intera comunità, quella del paesino di M. sul lago di Como, rimane sconvolta dalla notizia. Tutto si ferma un giovedì, quando Giulia Esengrini non fa ritorna a casa. Un’abitudine, quella di andare a trovare la figlia in collegio a Milano, che si era consolidata negli anni e che si ripeteva ogni giovedì. Un vero e proprio
giallo quello creato dallo scrittore luinese, di cui ovviamente non anticipiamo nulla, con un intreccio perfetto e una cura dei dettagli meticolosissima. Elementi, quest’ultimi facilmente riconducibili alla frequentazione degli ambienti giudiziari, ossia ai venticinque anni di lavoro che lo scrittore spese, come cancelliere, al servizio dell’Amministrazione Giudiziaria. E poi quel tipico tocco di Chiara, fra humor sottile e personaggi incredibili, disciolti in quell’eterna dimensione di paese, addormentata, provinciale, bigotta, ma allo stesso tempo così affascinante nella sua semplicità e nel suo realismo. Un genere, quello delle piccole cose e del romanzo pettegolezzo, che
diventerà marchio e fortuna di Piero Chiara. Apparso per la prima volta nel 1962, in ventotto puntate, sulle pagine del “Corriere del Ticino”, I giovedì della signora Giulia può essere considerato, in un certo qual modo, il romanzo d’esordio di Piero Chiara. Infatti, la pubblicazione sul quotidiano precedette di poche settimane l’uscita del più celebre Il piatto piange (marzo 1962), ritenuto ancora oggi il capolavoro dello scrittore. I giovedì della signora Giulia – da cui fu tratto uno sceneggiato televisivo andato in onda nel 1970 – fa parte in una serie di leggibilissimi romanzi di Chiara, fra cui appunto Il piatto piange (1962), La spartizione (1964) e Il cappotto di astrakan (1978).
Piero Chiara I giovedì della signora Giulia Oscar Mondadori, 2008
» di Fabiana Testori
Abbiamo letto per voi
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WWW.BUZZCOM.CH
Qua... Qua...
Leggere i foglietti illustrativi.
Combina Mebucaïne e Mebucaspray
Aloe, la “guaritrice silenziosa”
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contenente antrachinoni dal marcato potere lassativo. Si dovrà attendere gli anni Settanta del Novecento perché la ricerca scoprisse una tecnica in grado di separare l’aloina e la scorza dal contenuto della foglia, stabilizzando il gel e mantenendo così tutte le proprietà curative della pianta. La Food and Drug Administration statunitense ha stabilito da tempo che i prodotti a base di aloe vera – succhi, pastiglie o altro – con azione non lassativa devono contenere un massimo di 50 parti per milione di aloina. Una pianta di aloe vera al momento del suo massimo sviluppo L’aloe vera o Aloe barbadensis Miller deriva probabilmente il suo nome dall’arabo “Mi chiedete quali siano le e le emorragie. Nello stesalloeh il cui significato è “sostanza amara forze segrete che mi hanno so periodo Plinio il Vecchio splendente”. Tipica dei climi caldi, è una tenuto in vita durante i miei (23–79 d.C.), nella sua Storia pianta grassa perenne appartenente alle prolungati digiuni. Ebbene, naturale, ampliava la gamma Liliacee, famiglia in cui rientrano anche esse sono la mia incrollabi- dei disturbi includendo anl’aglio, la cipolla, i tulipani e il giglio. Le le fede in Dio, il mio stile che la traspirazione eccessisue foglie lunghe e carnose – al massimo di vita semplice e frugale va. L’aloe entra nelle diverse sviluppo raggiungono una lunghezza di e l’aloe, i cui benefici ho tradizioni terapeutiche con 80 cm e un peso anche di 2 kg – sono riscoperto quando mi sono denominazioni differenti: coperte di piccolissimi stomi, aperture che recato in Sud Africa verso la Giglio del deserto per i Tuareg, possono chiudersi per assicurare l’equilibrio fine del diciannovesimo seco- Guaritrice silenziosa per gli idrico alla pianta e consentirgli di vivere lo”. Queste parole, pronun- Indù, Fontana della giovinezin condizioni di elevata aridità. Qualsiasi ciate dal Mahatma Gandhi za per la tribù dei Seminole. taglio procurato alle foglie si richiude quasi (1869–1948), sono una buo- I problemi sono sorti invece istantaneamente e ciò ha fornito ai popoli na premessa all’argomento in tempi più recenti. Mentre dell’antichità un chiaro indizio circa le sue che ci apprestiamo a trattare, nei paesi più caldi l’utilizzo proprietà cicatrizzanti e lenitive. I compol’aloe, appunto, una pianta della pianta sia per uso topico nenti nutritivi presenti nell’aloe sono circa che negli ultimi anni è stata sia interno fu mantenuto, una settantina e comprendono i polisacspesso proposta dalle aziende nella aree più fredde del Nord caridi, a cui va attribuita la maggior parte erboristiche come una sorta America e dell’Europa, essa, degli effetti terapeutici, ma anche enzimi, di panacea universale. considerata solo come forte aminoacidi, vitamine (A, gruppo B, C ed Che fosse conosciuta e uti- purgante, cadde in disuso. Il E), minerali, lignina e steroli. Il punto di lizzata già in antichità è cer- problema concerneva la tecforza risiede proprio nei polisaccaridi e to: rappresentata sui dipinti in particolare nell’acemurali negli edifici dell’an- Venerata dagli antichi egizi come “pianta mannano, costituito tico Egitto fin dal 4000 a.C., dell’immortalità”, l’aloe, riscoperta in tempi solo da molecole di viene in seguito menzionata maltosio. Potente stirecenti, è indicata sia a livello topico sia interno molatore dell’attività su una tavoletta sumerica datata 2100 a.C. A parlare per le sue molteplici proprietà terapeutiche dei macrofagi – i glodiffusamente di questa pianta buli bianchi deputati e delle sue proprietà è stato nica di estrazione. Si tendeva alla distruzione dei batteri e delle cellule però Dioscoride (40–90 d.C.), infatti a impiegare anche la tumorali –, ha dato eccellenti risultati nelle medico e botanico greco. Egli scorza della foglia oltre a tecsperimentazioni su animali, inibendo la raccomandava di utilizzare il niche di trattamento che diformazione di alcuni tipi di tumore. Semcontenuto della spesse foglie struggevano la maggior parte pre nell’ambito dell’uso interno l’aloe ha della pianta per curare le af- dei componenti, mantenenmostrato di svolgere una potente azione fezioni della pelle, le ferite do però l’aloina, una sostanza protettiva nei confronti dell’apparato ga-
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Salute
Alasdair Barcroft L’aloe Hermes edizioni 2002 Una pratica guida all’uso dell’aloe e alle sue notevoli virtù terapeutiche. L’autrice dirige l’Aloe Vera Center di Londra, centro di consulenza per il controllo di qualità sui prodotti a base di aloe.
Salute
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Tavola disegnata dal botanico Franz Eugen Köhler (1883–1914) rappresentante la pianta di aloe e le sue diverse parti
la cicatrizzazione di ulcere e ferite, oltre a garantire una marcata idratazione, aspetti che lo hanno reso molto apprezzato anche in ambito cosmetico. Ma una volta giunti in erboristeria come regolarsi? La maggiore autorità sull’aloe a livello mondiale, il dottor Ivan Danhof, sostiene che un prodotto per garantire una buona efficacia terapeutica deve contenere una quantità di polisaccaridi variabile tra i 1200 e i 2000 mg per litro. Se si cerca del succo
per uso interno è importante verificare che la percentuale di aloina e antrachinoni rientri nei limiti (a meno che non si cerchi un succo d’aloe con funzione specificamente lassativa). Il contenitore deve essere poi costituito da un materiale in grado di ridurre la penetrazione della luce onde evitare che il succo si deteriori. Affidatevi comunque sempre alle migliori case produttrici, oltre a chiedere consiglio al vostro erborista di fiducia e al vostro naturopata.
» di Fabio Martini
strointestinale oltre a migliorare la funzione del pancreas con l’attivazione dei suoi enzimi digestivi (lipasi, tripsina, amilasi) e dei suoi ormoni (glucagone, insulina). Da non trascurare l’attività antiarteriosclerotica: il consumo di aloe vera riduce del 12–14% i valori del colesterolo ematico ma anche di trigliceridi e fosfolipidi, elementi responsabili del restringimento del lume arterioso. Per quanto concerne l’uso esterno del gel di aloe sull’epidermide esso favorisce
» testimonianza raccolta da Samantha Dresti; fotografia di Peter Keller
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energie con le collettive –, l’opera e il messaggio dell’artista erano la mia priorità. Conoscere gli artisti mi aiutava a elaborare la mia idea di arte e per questo sono passato attraverso tutti i generi: fotografia, scultura, pittura, installazione, ho prodotto anche due film, uno dei quali interattivo… Se il curatore sia anche un po’ artista? Rispondo citando Deleuze: quando gli chiesero che cosa fosse per lui un filosofo, lui, che era un personaggio un po’ anarchico nel panorama della filosofia francese di quell’epoca, rispose “è filosofo, non tanto colui che contempla, o colui che riflette, ma piuttosto colui che Curatore a Locarno de la rada, spazio crea”, lo fa “attraverso altri indipendente dedicato all’arte, si batte strumenti rispetto al compositore, ma anch’egli crea” (v. contro le difficoltà di esporre opere con- Abécédaire de Gilles Deleuze). temporanee al di fuori dai grandi circuiti Penso che questo concetto si possa applicare idealmente scina molto questo tema, che anche al curatore. Per me è molto interestrovo estremamente attuale: sante l’artista con le sue caratteristiche e le non lo si ammette molto, ma sue ossessioni (e in questo mi ricollego alla diciamo che ci sono dei capoetica di Szeemann), ma ci vuole del tempo nali, delle “autostrade” su cui affinché queste emergano… così come ci viaggia l’élite. Attualmente vuole del tempo perché la personalità di un sto proprio cercando di temacuratore possa formarsi e manifestarsi. In tizzare cosa succede fuori da controtendenza rispetto a tanti, preferisco quei canali. Per esempio, mi fare due o tre esposizioni anche di seguito interessa comprendere come con uno stesso artista, perché è l’unico modo le grandi correnti di pensiero per me per arrivare a un livello più profondo del Novecento abbiano potudi collaborazione, di comprensione della to influire sull’identità delle sua opera. Cosa mi aspetto dai visitatori che zone periferiche. Dopo i miei vengono alla “rada”? Vorrei che si lasciassero studi all’Accademia di Milano stupire. Chiaro che se una persona si aspetta e una prima esperienza pradi vedere dei quadri e poi invece trova una tica al MAMCO di Ginevra, giungla, come nel caso dell’installazione di sono tornato a Locarno grazie Oppy de Bernardo e Aldo Mozzini, penserà a una proposta di Tina Stolz, “questa non è arte”, ma si tratta di un vecfondatrice de “la rada”: luogo chio problema… che forse non può essere di riferimento importante per risolto. La “rada” non è un’istituzione statale me e i miei amici, l’unico e quindi non deve obbligatoriamente ademin cui si poteva attingere a piere a compiti didattici; tuttavia è nel suo una cultura aperta e anticoninteresse riuscire a sfatare alcuni miti che venzionale. Tina mi chiese si sono accumulati man mano attorno alla se volevo aiutarla perché “la storia dell’arte recente… sono comunque rada” rischiava di scomparire. convinto che una parte di sforzo debba Aspettavo solo di essere messo sempre farla anche il pubblico. Credo molto alla prova e ho accettato di nel processo del fare arte, il momento della buon grado. Sono stati anni creazione è l’elemento con il quale il curatodi formazione sul campo… ho re deve lavorare, nel rispetto di ciò che può sperimentato, ho commesso riguardare solo l’artista, l’opera. Insomma la anche degli errori e da questi famosa frase amletica “to be or not to be” per ho cercato di imparare il più il curatore d’arte contemporanea potrebbe possibile. Mi sono concenessere traslata in “to do art or not to do art”: trato soprattutto su le mostre è sempre saggio ricondurre la complessità personali – disperdevo troppe delle cose a domande basilari!
Noah Stolz
Vitae
o una vita piuttosto irregolare, faccio la spola tra Locarno e Ginevra e l’organizzazione delle mie giornate dipende molto anche da mio figlio; mia moglie si occupa a tempo pieno di una galleria a Ginevra e quindi la gestione familiare è divisa tra le rispettive priorità. Indipendentemente dalle mie attività quotidiane e dal luogo in cui mi trovo, la prima cosa che faccio la mattina è il controllo della posta elettronica, perché nel mio lavoro la parte relazionale è molto importante. La passione per l’arte nasce forse già dall’infanzia, trascorsa in un ambiente piuttosto creativo: ho un debito verso mio padre, che mi ha sempre stimolato, anche indirettamente, a coltivare la mia creatività. Per esempio, le case a Gordevio in cui ho vissuto da bambino, commissionate a mio padre da Günter Grass, erano progettate in modo che lo spazio privato e quello comune coesistessero e il senso della proprietà rimanesse volutamente poco definito. Tutto ciò si rifletteva, naturalmente, nei rapporti di vicinato e in un’idea aperta di comunità. La scelta di diventare curatore è nata poco a poco. Il pensiero di Szeemann in questo senso mi ha sempre ispirato: egli andava oltre all’idea del curatore inteso come storico dell’arte. Al concetto di storia Szeemann opponeva quelli di ossessione, di utopia e di Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale). Le difficoltà di esporre arte contemporanea a Locarno? Mah… il Ticino è piccolo e questa dimensione porta a riflettere in altro modo. Io comunque in passato mi sono dedicato soprattutto a fare esperienza e ho cercato di approfondire la padronanza del mestiere… non mi sono, quindi, mai veramente posto il problema della periferia, ma piuttosto quello di individuare delle dinamiche che avrebbero potuto affermare l’arte contemporanea sul territorio. Oggi, invece, mi affa-
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H
di Francesca Rigotti
Nascere: istruzioni per l’uso Gli esseri umani sono proprio strani
Riflessioni sul tema della nascita ispirate dalla produzione europea di cartoline allegoriche di inizio Novecento appartenenti alla Collezione Giuseppe Haug Concetto originale e riproduzione delle cartoline di Adriano Heitmann
Gli esseri umani sono proprio strani: quando nascite e morti avvenivano in casa e tutti sapevano tutto, compresi i pargoli, si narrava loro che i bambini nascevano sotto i cavoli o che li portavano le cicogne. Chissà con che occhi guardavano chi raccontava tali strampalate fantasie. Oggi che nascite e morti, accuratamente ospedalizzate e medicalizzate, avvengono fuori casa e nessuno sa più niente, si dice ai bambini la verità nuda e cruda. Anche in questo caso immaginiamo una certa perplessità da parte dei piccoli, se non un forte disincanto, tale da far rimpiangere a noi e a loro cavoli e cicogne La moderna pedagogia è inflessibile: dire ai bambini la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Per risparmiarsi l’invenzione di improbabili storie di semini piantati dal papà nel corpo della mamma, basta ricorrere a vari volumetti per l’infanzia che con le loro immagini, un po’ crude ma tutte belle colorate, pensano loro a illustrare ciò che avviene quando i genitori si incontrano e si amano e di come poi la mamma dà alla luce il bimbo. Bisogna però aggiungere che anche gli antichi non scherzavano nell’immaginare nascite fantasiose rispetto alla versione standard (nascita, non dimentichiamo, da nascere, lat. nascor, da cui anche natale, nazione e soprattutto natura, la forza che genera). Per esempio la nascita di Atena. Il padre degli dei, Zeus, ci aveva messo del bello e del buono
– narrano sia Omero sia Esiodo – per sedurre la dea Metis (nome che significa prudenza, intelligenza pratica), riuscendo infine a fecondarla. Ma poiché l’oracolo aveva predetto che Metis avrebbe avuto da lui un secondo figlio che l’avrebbe spodestato, Zeus divorò in un boccone la povera Metis incinta. Qualche tempo dopo il dio cominciò a soffrire di terribili mal di testa. E qual era la causa, se non la lancia di Atena che picchiava dall’interno del capo come il becco del pulcino nell’uovo? Con l’aiuto di Hermes in veste di ostetrico la testa viene aperta e ne esce fuori la dea, vestita e bardata di tutto punto, non soltanto con la lancia, ma anche con l’elmo e lo scudo e gli schinieri alle gambe. Una nuova scappatella del dio, questa volta con Sèmele, figlia di Cadmo e Armonia, è all’origine di un’altra nascita
Reportage
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molto particolare. Dopo aver ingravidato la ragazza, Zeus la incenerì col fulmine giacché la poverina gli aveva chiesto di apparire a lei con le sue vere sembianze e non con quelle mutevoli che usava per nascondersi dalla moglie Era. Zeus si prese però carico del bimbo ch’ella portava in seno, uscito indenne dal fulmine: il solito Hermes infatti, dopo aver praticato al dio un’incisione nella coscia, vi infilò dentro il bambino, lo fece cescere per i mesi necessari e al momento giusto lo tirò fuori, perfettamente vivo e formato, il piccolo Diòniso, il fanciullo nato due volte, destinato a una brillante carriera nell’Olimpo. In entrambi i casi il padre degli dei manteneva una specie di controllo sulle nascite usurpando il ruolo femminile del parto. Del resto tutte queste storie, di parti maschili, di cicogne, di cavoli e di uova, hanno in comune l’eliminazione della coprotagoista del parto: la madre. Le fantasie degli antichi greci erano facilitate da nozioni sulla riproduzione dei sessi che riducevano il ruolo della madre a poco più di quello di un’incubatrice: la madre svolgeva il ruolo del campo che riceve il fertile seme, del terreno solcato dall’aratro in cui crescono i teneri virgulti. Il tutto godeva di una illustre sanzione filosofica, dal momento che nientedimeno che Aristotele assegnava alla madre il compito di disporre semplicemente la materia al quale il maschio avrebbe fornito l’elemento vitale della forma, determinando la razionalità della creatura. Insomma, la nascita dei bambini sotto i cavoli dell’orto, presentata in questa veste, assume tutta una sua rispettabilità.
Ma anche la nascita dall’uovo riceve conferme, simboliche e reali, dal pensiero antico. Ex ovo omnia, tutto viene dal’uovo. Si pensi all’uovo simbolo di generazione che celebra la nascita del bambino ne La sacra conversazione di Piero della Francesca. Si vede pendere, dal vertice di una valva di conchiglia incastonata nel ricco soffitto, in corrispondenza della testa della vergine, sospeso a una catenella, un uovo. L’origine della vita, anzi dell’intero universo da un uovo primordiale è un antico motivo cosmogonico. Grazie alla sua magica simmetria e alla sua forma quintessenziale, l’uovo è servito come simbolo della trasformazione del caos in cosmos, del disordine in ordine. Esso lascia trasparire l’idea semplice ed elegante che il parto della creazione avvenga in due tempi: dapprima la produzione dell’uovo tramite una forza materna, in seguito l’autoliberazione dell’essere vivente dal suo guscio iniziale. Ecco che il nostro uovo permette di concepire insieme la forma racchiudente, unitaria e compatta, e l’esplosione della stessa che dà luogo al molteplice. Niente cicogne però nella mitologia greca, anche se l’uccello era molto diffuso nel Mediterraneo durante l’antichità, fino a quando la passione culinaria dei romani per questo volatile, ritenuto una straordinaria prelibatezza, non ne minacciò l’estinzione, costringendolo a emigrare verso altri lidi. Niente cicogne ma in compenso gru, molte gru che non portavano i bambini bensì danzavano. Danzavano, sulle loro zampe sottili, la ghéranos (ghéranos o ghéranios significa infatti gru, animale e macchina), una delle danze più famose dell’antichità, la danza dai movimenti circolari ballata dai componenti del coro della tragedia greca inventata da Diòniso, il due volte nato...
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SSKK88-SSKKAATTEEBOOAARRDDIINNGG IISS NNOOT A CRRIIMMEE a cura di Gi Gianc ancarl arlo o F Fornasi asier er i Dresti antha Dr Sam Sa da a olt intervista racc
chi (truck), c a t t a o i d o n s e ), du Una tavola (deck netti (beai c s u c i v i t a l e r heel) e ito sulla u r t quattro r u o t e (w s o c t r o p s o n oar ding è u ring). Lo skateb dizione appase d a l , a i c a n e t io, la s a cco d i tecnica, l o s tud n u e i l a i r e t a m up po dei sionata, lo svil l... catapull i h n w o d e l i b i m e il t o trafficate specialità, come d n a l l e n n e p , o l l ta d i c o stile di o tarsi g i ù, a r ot n u o t t u t t a r p o skate è s discese... Ma lo a! vita. Per la vit
ddie Elguera, Stacy Peralta, Bam Margera, Rodney Mullen, Tony Alva, Steve Caballero, Jay dd Ad Adams, Tony Hawk, Alan Gelfand, Danny Way, Andy McDonald, Andrew Reynolds non sono i co componenti di una formazione calcistica… sono eroi di strada, guerrieri che hanno per arma so solo una tavola: lo skateboard. Roba da ragazzini? Mica tanto... Gli archetipi dell’odierna tecn te tecnologica cnol olog ol ogic og ica ic a tavola erano più simili a un monopattino: un asse di legno con in cima un elemento che spor sp sporgeva orge or geva va a ai i lati, una sorta di manubrio per intenderci. Eravamo nei primi decenni del Novecento e negli negl ne gli gl i an anni ni a seguire la tavola ha continuato a evolversi. Fu durante il boom economico e demografico statunitense stat st atun at unit un iten it ense en se seguito alla Seconda guerra mondiale che si ebbe un forte impulso all’evoluzione dello skate, skat sk ate, at e, t tanto anto an to che negli anni Cinquanta fece la sua comparsa il Roller Derby, il papà di tutte le tavole. tavo ta vole vo le. le . Poi Poi i Sessanta: eserciti di skater americani si impadronirono di strade private e posteggi, un passatempo pas assa sate sa temp te mp diffuso in particolare tra i surfisti, che trovarono un’ottima alternativa alle creste cres cr este es te o oceaniche. cean ce an In quegli anni Larry Stevenson, editore di Surf Guide, iniziò a promuovere lo skateboard skat sk ateb at eboa eb oard oa rd e la Makaha (la sua compagnia di Venice Beach, California) progettò nel 1963 la prima tavola tavo ta vola vo la professionale pro rofe fe che nel frattempo era passata dalle scomode ruote in acciaio a quelle ben più “rivoluzionarie” “riv “r ivol iv oluz ol uzio uz iona io na e pratiche in argilla pressata. Le cronache narrano che proprio nello stesso anno a Hermosa, Herm He rmos rm osa, os a, in in California, si tenne la prima gara di skate. E il legame tra produttori, marchi, moda, commercio comm co mmer mm erci er cio ci o e professionismo veniva definitivamente cementato: nasceva un vero stile di vita. I forti stravolgimenti stra st ravo ra volg vo lgim lg imen im en sociali, culturali e politici (leggi 1968) colpirono però gli skater, anche se fu l’invasione l’in l’ inva in vasi va sion si one on e dei de polimeri (le plastiche) a dare una seconda vita allo skateboard: si deve al surfer statunitense stat st atun at unit un iten it ense en se Frank Nasworthy uno dei primi esperimenti con le nuove ruote a maggiore tenuta (1970), mentre ment me ntre nt re i fabbricanti fab abbr br di truck (gli snodi) come Independent, Bennett e Tracker iniziavano a progettare attacchi atta at tacc cchi cc hi specifici spe peci ci per lo skate. Più tardi, Road Rider sperimentò la prima ruota con cuscinetti di precisione. prec pr ecis ec isio is ione io ne. ne . La tavola ora era (quasi) perfetta. Fu nel corso del 1976 che sorse in Florida il primo moderno mode mo dern de rno o skatepark skat sk atep at ep all’aperto... una “febbre” che dilagò in tutto il Nord America con gli skater a impossessarsi impo im poss po sses ss essa es sars sa rsi rs i delle piscine, i luoghi prediletti e “ben lisciati” per sperimentare nuovi trick (le manovre). mano ma novr no vre) vr e). e) . Il più noto e fondamentale è l’ollie (salto eseguito mantenendo lo skate attaccato ai piedi, senza senz se nza nz a afferrarlo affe af ferr fe rrar rr ar con le mani), una manovra inventata in quegli anni dal mitico Alan “Ollie” Gelfand. Dall Da lle ll e piscine pisc pi scin sc ine in e alle strade la via sarà breve: nasceva così una delle numerose specialità della tavola, Dalle stre st reet re etst et styl st yl su terreno pianeggiante. Sull’asfalto la cultura skate cominciò a mischiarsi col punk, lo streetstyle con la musica mus usic ica ic a wave americana e più tardi con l’hard-core. Ricaduto nei primi anni Novanta in una nuova con cris cr isi is i di identità ide dent nt crisi (si diffondevano i rollerblade...) lo skateboard risorgerà grazie alla tivù via cavo sate sa tell te llit ll itar it are. ar e. Ci penserà l’onnipresente internet a rendere la tavola immortale. Il resto è storia... e satellitare. TES ESTI TIMO TI MONI MO NIAN NI AN LA TESTIMONIANZA: tre domande a Tiziano (classe 1976 - Locarno) Com’ Co m’è m’ è nata nata la la tua passione per lo skate? Com’è Per me è nata nat ata a con due film Ritorno al futuro e Trashin’: corsa al massacro, che mi sono serviti da Per ispi is pira pi razi zion zi one on e per pe i primi trick... Allora non c’erano tanti video di skate come ora. Il mercoledì ispirazione pome po meri me rigg ggio gg io e i weekend erano dedicati costantemente alla ricerca di uno spot, una rampa, una salitella, pomeriggio mur uro o oppure, oppu op pure pu re nei condomini, le scalinate da tre spot o i marciapiedi per gli slide (le scivolate un muro sui bordi bord bo rdi rd i di un u ostacolo, ndr.). Il punto di ritrovo era Largo Zorzi qui in città: avevano appena sui cost co stru st ruit ru ito it o quei quei muretti in marmo su cui si scivolava benissimo. Ci siamo ritrovati sempre in quel luogo costruito per anni, anni an ni, ni , sino sino a quando il Camesi (negozio di articoli sportivi di Locarno, ndr.) da cui ci rifornivamo per regolarmente rego re gola go larm la rmen rm ente en te per per tavole e tutto il materiale necessario, ha acquistato la mini rampa al Lido e organizzato orga or gani ga nizz ni zzat zz ato at o degli degl de gl skate contest. Che Che cosa cosa significava sig igni nifi ni fi per te essere uno skater? Lo skateboarding ska kate tebo te boar bo ardi ar ding di ng è uno stile di vita più che uno sport, un hobby o una moda. Gli skater si distinguono ancora anco an cora co ra oggi ogg ggi i dagli dagl da gl altri gruppi: alla fine degli anni Ottanta, inizio Novanta c’erano ancora i paninari, i metallari… meta me tall ta llar ll ari… ar i… e segnare la propria identità era molto importante. Noi ascoltavamo musica punk o hip hop. In quegli que uegl gli gl i anni anni poi si è evoluto anche lo snowboard, diventando oggi un fenomeno di massa. chi vi ispiravate? isp spir irav ir av A chi com ompr prav pr avan av ano an o le riviste Trashing, Moonster Skateboarding, Big Brother e, quando riuscivamo, andavamo Si compravano Zuri Zu rigo ri go a comprare com ompr pr a Zurigo le videocassette 411: i classici video skate in cui ammiravamo Tony Hawk, Mike Vall Va llel ll ely, el y, Lance Lan ance ce Mountain, M Vallely, Ray Barbee e tutti gli altri grandi...
Libri Lib bri
Film Skate Skate generation gen A Lugano Luga Luga ugano no skaters portraits di Igo Igor r Ponti P Fontana Fontan Fon tana tan a Print, P Pregassona (2008)
... Fo Fossi ss stato ssi stato un cantante avrei scritto una canzone che ri ricor ricordasse co das cor dasse se i momenti, i ricordi e le gesta di giovan gio giovani vani van i lanciati lanc lanc anciat iati iat i a tutta velocità sulla tavola costruit str struita uita uit a con con la materia mat che di Cristo fu lavoro. (I.P.) L’intr L’i L’intrigante nt iga ntr igante nte vo volum volume lume propone 48 ritratti fotografici (più lum quello que llo dell’autore) dell’ de ll’aut ll’ autore aut ore accompagnati da pensieri scritti dagli dag li stessi st ssi ste i pr prota protagonisti. ot ota Ragazzi e ragazze, giovani e meno meno gi giova giovani... ovani ova ni con una comune scelta di vita.
- Thrashin’ di David Winters (1986) - California Skate (noto anche come Gleaming the cube o A brother justice) di Graeme Clifford (1988) - Dogtown and Z-Boys di Stacy Peralta (2001) - Lords of Dogtown di Catherine Hardwicke (2005) - Paranoid Park di Gus Van Sant (2007) (Immagine tratta da www.vintageskateboardmagazines.com)
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Il Sole transita nel segno dell’Acquario dal 23 gennaio al 20 febbraio Elemento: Aria - fisso Pianeta governante: Saturno e Urano Relazioni con il corpo: sistema nervoso, caviglie e polsi Metallo: piombo Parole chiave: anticonformismo, idealismo
» a cura di Elisabetta
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Il mese di febbraio continua alla grande: grazie ai concomitanti transiti del Nodo Lunare Nord nell’Acquario incontrerete persone a cui dovete molto. Successi professionali per i nati della prima decade. Fraintendimenti per i nati della terza decade.
Mercurio in quadratura vi rende ricchi di idee anche se avete una certa difficoltà a metterle in pratica. Il 9 e il 10 giornate ideali per gli incontri romantici. San Valentino baciato dalla Luna nel segno. Scarso interesse verso le questioni professionali.
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Eccellente condizione psicologica per i nati nella terza decade. La vostra vita professionale potrà inoltre evolversi positivamente anche grazie a una certa furbizia. Possibile calo fisico per i nati nella prima decade. Non esagerate con il cibo!
Marte e Giove in quadratura continuano a farvi girare sulla graticola. È un continuo di alti e bassi e di sollecitazioni opposte. Prima di prendere qualunque decisione cercate di centrarvi bene per comprendere realmente quello che siete.
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Gli ottimi aspetti di Marte, Venere e Giove suggeriscono realizzazioni professionali intorno al 13 di febbraio, in particolare per i nati in maggio. Colpi di fulmine e attrazioni immediate favoriti dal transito del Nodo Lunare Nord. Seguite il vostro profondo.
Transiti favorevoli per la vostra vita affettiva. Grazie a Venere i nati nella prima decade potranno riscoprire tutte le gioie dell’amore. State però attenti, che a forza di eventi mondani, correte il rischio di metter su qualche chiletto di troppo.
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Situazioni distruttive per i nati della prima decade sottoposti a un titanico scontro tra Venere e Plutone. L’Eros si scatena prendendo le vie più inconsuete. Possibili problemi professionali con soci e collaboratori per i nati nella terza decade. La verità non deve spaventarvi.
Vi sentirete particolarmente intraprendenti sul piano professionale. Mercurio nel vostro segno tende a favorire le relazioni d’affari ma anche gli scambi interculturali. Bene esami e studi. Attenti alle spese voluttuarie. Richiamo verso i valori della famiglia per i nati nella prima decade.
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Il lungo passaggio di Venere nel segno dell’Ariete favorisce la nascita di avventure sentimentali ma anche possibili illusioni per i nati della terza decade. Favoriti i colpi di fulmine per i nati in luglio. Grazie al Nodo Sud potreste incontrare un vostro vecchio amore. Calo fisico.
San Valentino dominato da eventi di rilevanza karmica. La vostra vita sentimentale e così la vostra vita professionale prendono un’improvvisa accelerazione. Successi professionali immediati per i nati nella prima decade. Seguite il vostro istinto e realizzerete i vostri sogni.
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Favorite le scelte più rivoluzionarie. Marte e Giove in Acquario vi spingono verso l’adozione di nuovi standard di lavoro. Mercurio di transito in Capricorno favorisce le relazioni d’affari ai nati nella terza decade. Fate piazza pulita delle vecchie zavorre. Sogni premonitori.
Il transito di Venere nella vostra seconda casa solare tende a favorire una serie di spese rivolte all’affermazione dell’immagine personale. Per far girare le cose nel verso giusto dovrete sempre farvi guidare dall’istinto. San Valentino favorito da una magica Luna in Bilancia.
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Numerosi sono i miti concernenti l’Acquario, undicesimo segno dello Zodiaco, a partire da quello concernente la leggenda di Deucalione, figlio di Climene e di Prometeo, re di Tessaglia. Quest’ultimo, di fronte alla furia di Zeus, irritato dalla stoltezza degli uomini e deciso a distruggerli con un diluvio (un mito analogo e parallelo a quello biblico di Noé), invitò il figlio a costruirsi un naviglio e a salvarsi insieme alla moglie Pirra. Terminata la navigazione, i due giungono al monte Parnaso dove, invocato aiuto all’oracolo, viene loro chiesto di bendarsi e di gettarsi alle spalle le pietre della Terra da cui usciranno gli uomini e le donne, i componenti di una umanità purificata e animata da un nuovo spirito di fratellanza. Da un punto di vista simbolico Deucalione incarna l’immagine del virile che, vinta la madre Terra, devastata dalle acque uraniane – capaci di polverizzare la materia e rimetterla in gioco - la getta alle sue spalle dando origine a una società composta da esseri più liberi e consapevoli. Altra figura mitologica utile per comprendere la natura del segno, è quella di Efesto, il Vulcano del Pantheon romano. Inventore e patrono delle arti metallurgiche, di aspetto deforme e orribile, era stato cacciato dalla madre Era (Giunone) che lo aveva scaraventato fuori dall’Olimpo. Raccolto dalle Ninfe oceaniche, viene amorevolmente accolto dagli abitanti dell’isola di Lemmo. La sua straordinaria inventiva, le sue prodigiose opere meccaniche, la capacità di imporsi sulla libertà altrui grazie alla scaltrezza e alla capacità razionali sono tratti tipici dell’Acquario, compensati però dal bisogno costante di dialogo e confronto con gli altri. Nel percorso esistenziale dei nati nel segno il superamento della dimensione individuale a favore di quella sociale e collettiva rappresenta infatti un aspetto centrale e dominante.
“che ‘l sole i crin sotto l’Aquario tempra…”
Acquario
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Âť illustrazione di Adriano Crivelli
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1. Il genere teatrale che fiorì in Italia fra il Cinquecento e i primi del Settecento • 2. È ignifugo • 3. Pazze • 4. L’interprete principale • 5. Uno dei dodici profeti minori • 6. Non concessi • 7. Beni preziosi • 8. Assume le sembianze del lupo • 12. Avverbio di luogo • 13. Il rischio del giocatore • 18. Vi si comprano decotti e tisane • 21. Passa giornalmente il confine • 26. Uccide Polifemo • 27. I limiti della zona • 28. Andate a male • 30. Comodità (plurale) • 37. Il nome di Morricone • 39. Un pianeta • 41. La bevanda che si filtra • 44. Un combustibile • 46. L’appello del naufrago • 47. Cuor di tapino.
Verticali
1. Autovettura fuoristrada • 9. Il bel Sharif • 10. Il giorno trascorso • 11. Leggendaria • 14. La prima parte del giorno • 15. Il nome di Pacino • 16. Il figlio di Anchise • 17. La capitale greca • 19. Cons. in dieta • 20. Dispari in gufo • 22. Ispida • 23. Il pronome dell’egoista • 24. Il vil metallo • 25. Brigate Rosse • 26. Il primo dispari • 27. Un obiettivo del fotografo • 29. Letterato svedese • 31. Si suona pizzicandola • 32. Fu ucciso da Oreste • 33. Il pupo dell’Iris • 34. Elenco • 35. Breve esempio • 36. Non l’ha in zucca lo stolto • 38. Né mie né sue • 40. La dea che fu cacciata dall’Olimpo • 42. Gioca il derby con il Milan • 43. Pedina coronata • 44. Alto graduato (abbreviato) • 45. Capo etiope • 47. Abita all’ombra della Tour Eiffel • 48. Il successore di Elia • 49. La dea greca dell’aurora.
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A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 9. Al vincitore andrà in premio Outsider di Friedrich Glauser, Edizioni Casagrande, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 12 febbraio a ticino7@ cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano.
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“Stasera però vorrei pensare a un uomo, a un individuo solo, a un uomo senza nome né paese, un uomo che io rispetto e che non ha assolutamente niente in comune con voi: me stesso. Stasera vorrò meditare su ciò che io sono”. Friedrich Glauser (1896–1938) ebbe una vita turbolenta sin dalla giovinezza. Dopo una serie di vicissitudini scolastiche fuggì di casa nel 1921 e si arruolò nella Legione Straniera. Visse in un continuo viaggio per l'Europa barcamenandosi tra diversi lavori. Lo sfondo dei suoi romanzi – letterariamente diviso tra il filone poliziesco legato alla figura del Wachtmeister Studer e altri di spiccato accento autobiografico – è la provincia svizzera di inizio Novecento, di cui l’autore non tesse certamente le lodi. Outsider è la raccolta di quattro racconti inediti legati dal tema della ribellione all’autorità. Un Glauser che entra “a pieno diritto in quella famiglia di grandi scrittori outsider a cui appartengono Robert Walser e Franz Kafka”.
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Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 9.
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La soluzione a Epigoni è: Le correzioni di Jonathan Franzen (Einaudi, 2005). Il vincitore è: K.G., Minusio.
Giochi
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