Ticino7

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numero

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L’appuntamento del venerdì

Reportage

Vigino La macchina del tempo 20 II 09

Corriere del Ticino

Agorà - Donne e alcol Arti - Sanremo Peccati - L’accidia

laRegioneTicino

Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung

CHF. 2.90

con Teleradio dal 22 al 28 febbraio


MP_ti7

11.2.2009

15:49

Pagina 1

amare è mettere la nostra felicità nella felicità di un

Associazione Missione Possibile Svizzera Via Ungè 19 - 6808 Torricella Tel. +41 91 604 54 66

altro

Banca Raiffeisen Lugano Via Pretorio 22 6900 Lugano

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numero 9 20 febbraio 2009

Agorà Quando l’alcolista è donna Arti Pensionare Sanremo? Media Immagini nella rete

DI

DI

Tiratura controllata

Fotografia Matteo Aroldi

Chiusura redazionale

Salute L’infertilità maschile

Editore

Vitae Sergio Arigoni

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

DI

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DI

ROBERTO ROVEDA

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FABIANA TESTORI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tendenze Sneakers. Con le ali ai piedi DI

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DUCCIO CANESTRINI

Reportage Vigino. La macchina del tempo

Peccati L’accidia

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MARCO FARÉ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Società Il consumo del costume

Venerdì 13 febbraio

FABIANA TESTORI

ROBERTO ROVEDA

Impressum 90’606 copie

DI

FRANCESCA RIGOTTI

DI

DI

D. AMBROSIONI; FOTO DI G. LUISONI

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MARISA GORZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Photo editor

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Amministrazione

Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reza Khatir

via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Particolare dell’interno della masseria di Vigino Fotografia di Giovanni Luisoni

Libero pensiero Cari lettori, A seguito dell’articolo pubblicato sul numero 4 di Ticinosette, abbiamo ricevuto una singolare lettera di un lettore “invisibile” che ha optato, a quanto pare, per un esilio volontario a causa di una situazione esistenziale divenuta insostenibile. Lasciamo a ognuno la libertà di commentare queste parole da cui trapela a nostro avviso un profondo malessere. A riprova che fuggire da se stessi non paga mai e non è il luogo fisico ma il luogo interiore quello da ricercare. Il tema risulta quanto mai attuale e interessante e vi invitiamo a esprimere la vostra opinione a riguardo. La redazione Alla redazione di Ticinosette. Vi scrivo dopo aver letto con attenzione l’articolo uscito sul numero del 16 gennaio in cui si parla delle persone scomparse. Dato che faccio parte della categoria di quelli che si sono lasciati tutto alle spalle, vi scrivo alcuni pensieri che forse vi aiuteranno (voi e l’autrice dell’articolo) a comprendere meglio i motivi di chi da un giorno all’altro decide di andarsene. Nel mio caso la fuga, che non è stata segreta perché molte persone sapevano della mia intenzione e conoscono il luogo in cui ora mi trovo, è stata causata da una serie di problemi dovuti ad alcuni miei comportamenti, primo fra tutti la passione per il gioco d’azzardo. Per queste ragioni la mia vita e anche quella di chi mi stava

accanto avevano già subito negli anni dei pesanti disagi e quasi tutti gli amici si erano allontanati un po’ come fossi un appestato. Può forse suonare strano ma credo che, proprio per queste ragioni, nessuno ha in fondo rimpianto molto la mia assenza. Casomai per loro è stata una liberazione. E in un certo senso anche per me, nonostante le difficoltà e le angosce che ho dovuto affrontare nei primi tempi quando mi sono trovato a vivere in un altro paese di cui sapevo poco e dove si parlava una lingua diversa. Piano piano le cose sono però migliorate e oggi ho un lavoro, delle nuove amicizie e posso dire di avere iniziato una nuova vita. Ci sono momenti in cui provo dei sensi di colpa per quello che ho fatto ma so anche che a questo mondo siamo in fondo soli e che non avevo scelta. Vivere sotto l’assedio delle critiche delle persone che una volta ti stimavano, sono situazioni dure da sopportare anche se mi rendo conto che molto di quello che è successo dipende da me. Volevo dire che io però non sto scappando da me stesso ma da una situazione che ho provocato e da cui non potevo venir fuori se non andandomene. Per questa ragione non mi considero un vigliacco ma uno che ha scelto una specie di esilio volontario per impedire di creare problemi agli altri e a me stesso. Lo so, forse è triste ammetterlo, ma a volte il conto che si paga nella vita è particolarmente caro e bisogna farsene carico. Buona continuazione, L’Uomo invisibile


Quando l’alcolista è donna

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econdo l’Istituto svizzero di prevenzione dell’alcolismo e altre tossicomanie (ISPA) dalla metà degli anni Ottanta all’inizio del nuovo secolo, il consumo d’alcol in Svizzera è progressivamente diminuito, anche se un lieve aumento si è registrato fra il 2006 e il 2007. Ancora oggi, l’assunzione di alcol da parte degli uomini resta comunque maggiore rispetto a quello delle donne. I dati statistici relativi al cosiddetto consumo “a rischio”, cioè l’assunzione giornaliera di almeno due bicchieri standard per le donne e di tre per gli uomini, rivelano che anch’esso ha subito un calo negli ultimi anni. In Svizzera si stima che le persone dipendenti dall’alcol siano circa 300.000, mentre nel solo Ticino il numero si aggira intorno ai 15.000.

Un fenomeno specifico

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Agorà

Si comincia per caso: un bicchiere per tirarsi su, un altro per affrontare gli impegni della giornata, uno ancora per combattere lo stress. Quando capita, la mattina, la sera, di ritorno dal lavoro, da sola e quasi certamente protetta dalle mura domestiche. Due sorsi di sfuggita, per poi arrivare, senza quasi rendersene conto, alla fine della bottiglia. È questo il battesimo in sordina della donna alcolista

Non esistono però dei numeri precisi a proposito dell’alcolismo femminile, poiché ancor oggi viene considerato un campo sommerso e solo da qualche anno trova maggior spazio nella letteratura. Si ipotizza – ma si tratta di un dato molto generale – che la corrispondenza fra donna e uomo sia di 1 a 3, quindi per ogni donna alcolista ci sono tre uomini che soffrono della stessa dipendenza. Quel che è certo è che l’alcolismo femminile è un fenomeno molto complesso e allo stesso tempo piuttosto differenziato da quello maschile. Dario Gennari, psicologo e responsabile dei consultori di alcologia INGRADO,

Centro di cura dell’alcolismo (Fondazione STCA), alla domanda se gli uomini bevono in modo diverso dalle donne, risponde: “Il bere maschile è tendenzialmente più sociale e si rivela in più contesti, mentre per le donne non è


Dipendenza reattiva L’alcolismo femminile è sostanzialmente un “bere reattivo”, la punta di un iceberg, la testimonianza di un disagio ben più profondo che annida le sue radici nella depressione, nella solitudine,

nella noia e nel senso di inadeguatezza. Dario Gennari precisa che ogni caso va analizzato in maniera specifica, ma allo stesso tempo ribadisce che “le donne sviluppano dipendenza dall’alcol più tardi rispetto agli uomini e tendenzial-

mente nella quarta decade. Sono tanti gli elementi che vanno presi in considerazione, come la menopausa, la perdita di un ruolo di responsabilità all’interno della famiglia nel momento in cui i figli diventano adulti, o l’eccessivo peso che questo ruolo cardine comporta, la relazione di coppia, il disinteresse del compagno-marito ecc”. La dipendenza alcolica delle donne è dunque principalmente legata agli aspetti psicologici ed emotivi che a loro volta possono allargarsi a scenari ancora più inquietanti. Infatti, le spirali che seguono o precedono l’abuso di alcol da parte delle donne s’intersecano a volte a delle dinamiche di violenza familiare e di coppia, ai disturbi alimentari oppure all’associazione fra alcol e psicofarmaci. Spesso, le donne etiliste utilizzano l’alcol come automedicazione, da un lato per trovare la carica, dall’altro per

placare l’ansia e assuefare il dolore. In un instancabile circolo vizioso tutto ciò incide successivamente su uno sviluppo di intensi sensi di colpa e di bassa autostima. Gennari, a questo proposito, si sofferma

sul fenomeno del connubio fra alcol e farmaci: ”Sovente nelle donne abbiamo una presenza di abuso alcolico e di abuso farmacologico, a volte si nota che la problematica alcolica scema e viene superata dall’abuso farmacologico. Si tratta di un fenomeno sottostimato che può avere conseguenze importanti”. Lo psicologo spiega che l’alcol associato agli ansiolitici, agli antidepressivi, ai sedativi o ai barbiturici produce un effetto di potenziamento di questi farmaci. Un effetto di riduzione lo si ottiene invece nel momento dell’unione di alcol e farmaci per il diabete o i disturbi cardiovascolari, mentre un risultato tossico emerge dall’associazione fra alcol e antibiotici.

Vulnerabilità fisica Un ulteriore fattore che contraddistingue l’alcolismo femminile ha un’origine fisica-costituzionale. Rispetto all’uomo, la donna cade più velocemente nel tunnel della dipendenza, a causa di una maggiore vulnerabilità costituzionale del suo organismo rispetto all’alcol. Per motivi legati al diverso assorbimento gastrico, la donna che soffre di dipendenza alcolica sviluppa più rapidamente disturbi a livello epatico e psichico. Inoltre, per la donna etilista, un’ulteriore elemento da non sottovalutare resta il periodo della gravidanza. L’alcol esercita infatti delle gravissime conseguenze sulla crescita del nascituro in quanto viene assorbito anche dal bambino attraverso la placenta e può causare ritardi nello sviluppo, malformazioni fisiche e psicologiche gravi, fino addirittura alla morte nell’utero. A detta dell’ISPA, in Svizzera un bimbo su cento soffre delle conseguenze derivanti dal consumo di alcol della madre durante la gravidanza. Si stima inoltre che da uno a due bambini su mille siano colpiti dalla sindrome feto alcolica (FAS, Fetal Alcohol Syndrome). Non vi è dunque alcun dubbio che negli ultimi decenni, grazie all’emancipazione, all’evoluzione della società e alla maggiore parità fra i sessi, le donne abbiano avuto la possibilità di accedere con più facilità anche all’alcol. Sebbene tutto ciò influisca sul consumo e sul conseguente aumento di disturbi a livello fisico e a livello psicologico, è altrettanto vero che maggiori sono gli strumenti e le reti di assistenza per coloro che, donne o uomini che siano, desiderano comprendere e dare un nome a quella che forse è la più diffusa e pesante dipendenza a livello sociale.

Agorà

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» di Fabiana Testori; illustrazione di Danila Cannizzaro

così. Il tema delle donne e dell’alcol è confinato al privato, a causa dell’elevata riprovazione sociale nei confronti delle donne che bevono.” Infatti, la dipendenza alcolica delle donne ha spesso preso il nome di “alcolismo delle casalinghe”. Madri e mogli che fra le mura di casa, lontano da occhi indiscreti, sfogano dispiaceri e frustrazioni in compagnia di una bottiglia di whisky. In realtà, negli ultimi anni, l’alcolismo femminile sta subendo un’evoluzione e non tocca più solo le casalinghe, ma anche le donne in carriera e le giovanissime. E i motivi, nella maggioranza dei casi, sono simili.


Internet

www.sanremostory.it Le novità su Sanremo, ma anche tante notizie e immagini sulle edizioni del passato e sugli artisti che hanno fatto la storia del Festival.

e propri evergreen. A memoria mi vengono in mente Vita spericolata di Vasco Rossi (1983) o Adesso tu con cui Eros Ramazzotti vinse nel 1986. Sanremo ha poi fatto da trampolino di tutta la musica italancio a artisti come Laura Pausini, Giorgia, liana è un dato di Zucchero, Nek, tutta gente che ha venduto fatto. Non a nulla a che milioni di dischi in tutto il mondo. vedere, per esempio, con le Questo per dimostrare come il Festival canzoni di Paolo Conte e di abbia conservato a lungo la sua capacità di Francesco De Gregori. E neppromuovere talenti musicali e di sfornare pure con il rock dei Baustelle brani capaci di raggiungere le vette della hit o dei Marlene Kuntz. Certo, parade. Un po’ come ripete da una decina che per una parte consistente d’anni lo slogan-tormentone che accompadella musica italiana, quella gna la manifestazione: Sanremo è Sanremo. considerata più “leggera” e Eppure il meccanismo musicale negli ultimi “commerciale”, rappresenti anni pare essersi inceppato e l’attenzione si l’evento principale dell’anconcentra sempre più sull’evento televisivo no, è cosa altrettanto sicura. con i riflettori puntati sul presentatore di Non mi riferisco solo a quei turno, sulla scelta delle vallette, sugli ospiti, cantanti che scompaiono per le polemiche e gli ascolti. 365 giorni all’anno per riSi tratta degli esiti di un processo iniziato apparire magicamente nella quasi trent’anni fa dopo la crisi che colpì settimana sanremese, ma alle Sanremo negli anni Settanta. In quel dedecine di artisti che partendo cennio alcune edizioni non furono neppure dal palcoscenico del Festival trasmesse per intero dalla Rai, che puntò solo hanno fatto strada in Italia alla serata finale. Nel 1975, sommando tutti e nel mondo. Basta scorrere i partecipanti, vennero venduti poco più di 50.000 dischi! Per risollevare la kermesse sanIl Festival della canzone italiana si è traremese Gianni Ravera, sformato sempre di più in una kermesse storico organizzatore, televisiva, spesso noiosa, e sempre meno trasformò il Festival in legata alla più rappresentativa produzione un vero spettacolo per musicale del Belpaese la Tv, con comici, ospiti internazionali e na– magari su internet, solita zionali che facevano da contorno ai cantanti miniera di informazioni – in gara. Alla lunga il contorno è diventato gli elenchi dei partecipanti, piatto principale, relegando la gara canora edizione dopo edizione, con a elemento di sfondo. E il Festival ha perso un occhio anche ai brani che la musica e le canzoni, cioè la sua anima e hanno interpretato. Spesso buona parte delle ragioni che l’hanno tenuto troveremo dei classici, dei veri in vita per più di mezzo secolo.

» di Roberto Roveda

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Pensionare Sanremo?

Arti

non mandare in pensione il Festival di Sanremo? Sono in molti a pensarla così, visti anche i risultati altalenanti (spesso deludenti) delle ultime edizioni: meno pubblico davanti alla Tv, calo nelle vendite di dischi. Del resto, il Festival non è più un giovanotto dato che quest’anno arriva all’edizione numero 59 (la prima risale infatti al gennaio 1951). L’opinione secondo cui la manifestazione abbia fatto ormai il suo tempo e non rappresenti, nonostante la denominazione ufficiale di “Festival della Canzone Italiana”, la musica del Belpaese è nell’aria da decenni. La si sente ripetere fin dalla prima edizione a cui ho assistito, quella del 1978, quella di Anna Oxa look punkeggiante mentre canta Un’emozione da poco, e Rino Gaetano con la sua Gianna, tormentone ancora oggi di molte nottate in discoteca. Sanremo, però, è durato tanto a lungo proprio grazie alla musica che ha “prodotto” e alle canzoni che ha sfornato. Mettiamoci, comunque, d’accordo su una cosa: che il Festival non rappresenti

Federico Gennaccari e Massimo Maffei Sanremo è Sanremo Curcio, 2008 La storia del Festival dal 1951 al 2007: le canzoni, le polemiche e i retroscena che hanno fatto la fortuna dei giornalisti di costume in oltre cinquant’anni.

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Perché

Libri


Nei primi anni Trenta il chitarrista Big Bill Broonzy (1893 ca.–1958) vestiva solitamente con un elegante completo. Era tra i primi bluesman a esibirsi con basso e batteria. Pochi anni più tardi (era il 1938) nelle note di presentazione per alcune serate alla Carnegie Hall di New York, il buon Big Bill veniva presentato come un “povero contadino dell’Arkansas” che, munito di chitarra, andava alla scoperta della grande città. Negli anni a seguire Broonzy continuerà la sua carriera come solista, lui e la sua chitarra: questo era quello che il nuovo pubblico bianco si aspettava da un nero, contadino e musicista. La ricerca del “mantenere l’originalità” – una sorta di purezza primigenia – è carat-

Abbiamo letto per voi teristica della musica pop. E la storiella (vera) di Broonzy è sintomatica di come la “verosimiglianza” sia fondamentale. Se questo ha toccato in modo meno appariscente il blues, il country e la musica folk nel suo insieme – legate a radici territoriali e culturali –, lo stesso non si può dire per tutta la sottocultura rock’n’roll, segnata sin dalla sua nascita più dall’ “apparire come” che dalla genuina rappresentazione di se stessi. Un aspetto molto presente oggi anche nel rap come nel reggae. E d’altronde, che cosa ci aspettiamo da un quartetto di ragazzini “alternativi” se non di essere sporchi e cattivi? E se non lo sono, che credibilità potranno mai avere rispetto a ciò che come pubblico vogliamo essi rappresentino?

E un country singer di cosa può parlare se non di solitudine, donne e bevute colossali per dimenticare un’infanzia di stenti? Il concetto si fa maggiormente chiaro quando i due autori – Barker, compositore londinese, si occupa oggi di editoria; Taylor, saggista di Chicago, noto per i suoi studi dedicati a musica e schiavitù – lasciano gli anni Cinquanta e affrontano i Settanta– Novanta, decenni dominati da una rappresentazione di sé diventata assoluta necessità, e una “credibilità” filtrata da atteggiamenti meglio se autolesionisti (leggasi Kurt Cobain, ennesima copia della creatura-fantoccio punk Sid Vicious, a sua volta invenzione del genio-produttore Malcolm McLaren). È la nascita di un esercito di personaggi ca-

Non sbattertene! Anche sui tragitti brevi la cintura può salvarti la vita.

Per maggiori informazioni: www.cintura.ch

Hugh Barker e Yuval Taylor Musica di plastica ISBN Edizioni, 2009

» di Giancarlo Fornasier

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paci di miscelare amabilmente biografia, finzione, fantasia e realtà, tanto da renderle indistinguibili (David Bowie insegna). Incubi apparentemente immortali...


Immagini nella rete Media

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Sembra che la prima immagine apparsa sul web sia stata quella di una band musicale. Non gli U2, i Queen, i Beatles o altre glorie del presente o del passato. Il gruppo di cui parliamo era un gruppo amatoriale, nato dalle parti di Ginevra nei primi anni Novanta. Si tratta de Les Horribles Cernettes, un complesso formato da alcune collaboratrici del CERN (si noti che le iniziali, LHC, sono le stesse del Large Hadron Collider, il nuovo acceleratore di particelle…). Una fotografia delle Cernettes fu usata da Tim Berners-Lee mentre scriveva il software su cui si basa il web e su questo probabilmente si fonda la loro notorietà. Quell’immagine è una delle prime cinque, come viene riportato dalla enciclopedia online Wikipedia e confermato dalla rivista “Wired”, la bibbia della cultura digitale (l’articolo “Grrl Geeks Rock Out” è del 1999). Pochi anni dopo, mentre nelle pieghe nascoste della rete continuavano a circolare immagini pornografiche, i primi siti web amatoriali e aziendali iniziavano a destare l’attenzione di migliaia di navigatori. Nonostante la maggior parte di essi usasse gli accessi ad alta velocità forniti dalle università, le immagini rallentavano la lettura dei siti. Piccole, di bassa qualità, lente da scaricare, sostanzialmente inutili. Per queste ragioni le immagini non erano apprezzate e il web era un luogo costituito, per la maggior parte, da testi. Oggi, grazie a miglioramenti tecnologici su più fronti, le immagini su internet non sono più un problema. Anzi, è proprio grazie al web che possiamo ammirare un numero incalcolabile di fotografie, tanto che in molti casi queste rivestono più importanza dei testi che le corredano (se ce ne sono). E

Il web non è fatto di soli scritti: immagini e fotografie non solo arricchiscono i testi che leggiamo, ma spesso sono la parte che più ci cattura di una pagina internet

28.1.2009, ore 17.49: spettacolare tramonto nella Baia di Manila (immagine tratta dal sito www.nasa.gov, progetto APOD)

non solo in un senso: i lettori diventano anche protagonisti pubblicando le loro fotografie. Oltre ai professionisti, anche gli appassionati propongono sul web immagini storiche, di attualità, sportive, artistiche, divertenti, amatoriali. La diffusione degli apparecchi fotografici digitali, l’aumentare


da Alan Taylor, sviluppatore del sito del giornale. The Big Picture pubblica tre volte a settimana una serie di fotografie raccolte tra diverse fonti giornalistiche. I temi possono variare dal capodanno cinese a Pechino all’immigrazione africana in Europa, dal rally di Dakar a immagini della Striscia di Gaza. Il comune denominatore è la qualità elevata delle immagini e la loro rilevanza nei confronti dell’attualità, con un occhio di riguardo alle storie meno note. E il web, finalmente, sta mantenendo la promessa di multimedialità fattaci quasi quindici anni fa.

Internet

www.boston.com/bigpicture The Big Picture è un blog di fotografie del quotidiano statunitense Boston Globe. Le immagini aggiornate più volta la settimana e si ispirano alla linea editoriale di pubblicazioni come Life Magazine e National Geographic.

www.wired.com Wired è tra le più note riviste americane. Tratta tematiche di carattere tecnologico e di come queste influenzano la politica, la cultura e l’economia. Dal 19 febbraio è disponibile anche una versione in lingua italiana del periodico (www.wired.it).

» di Marco Faré

della capienza dei dischi e della velocità di connessione a internet sono all’origine di questo successo. Sui siti della NASA, per esempio, sono disponibili le fotografie delle missioni spaziali – in alta qualità – e diverse raccolte tematiche. Una di queste è APOD, l’immagine astronomica quotidiana. APOD dal 1995 regala ai visitatori un’emozione al giorno: potremmo definirlo un blog fotografico ante-litteram. Gli astronomi Robert Nemiroff e Jerry Bonnell si preoccupano della selezione, del commento e della pubblicazione quotidiana delle fotografie. L’aspetto delle pagine di APOD è quello delle prime pagine web: scarno e un po’ naïf, ma alcune immagini (bisogna cliccarci sopra per ingrandirle) sono emozionanti. Molto più recente è The Big Picture: un fotoblog del quotidiano statunitense “Boston Globe” creato neanche un anno fa

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Internet

www.homoturisticus.com Una visita al sito dell’autore permette non solo di apprezzare i suoi scritti, ma anche le produzioni teatrali, mostre, seminari e conferenze, l’ultima delle quali dedicata a Cesare Lombroso (1835-1909) e l’antropologia criminale dal titolo “Delinquenti si nasce o si diventa?”.

ce mancano, non si trovano o non arrivano via nave, va bene lo stesso. Per esempio se Papeete (Tahiti), il capoluogo distante più di mille miglia, taglia la linea telefonica perché i nukuhivani non pagano la bolletta, loro non telefonano più. A Tahiti, dopo un un qualche tempo, si preoccupano e alla fine gliela rimettono, spese del governo. E così se non arrivano i sacchi di riso, gli isolani tornano a mangiare il frutto autoctono dell’albero del pane, una patatona buonissma (garantisco personalmente) che in effetti cresce sugli alberi e si cuoce in forni a terra. Se non c’è la benzina per i pick-up, scorrazzano per l’isola a cavallo, come ai vecchi tempi, tanto le strade sono poche e corte. Ed è anche più divertente. Dov’è il problema? Notte di sesso per un lavoro fisso Ma che forte il disc-jockey di una radio milanese, sentito in un supermercato, che intervista ragazze e siLa società cambia, gli usi e i costumi pure. gnore, ponendo loro l’elegante quesito: pasDa Mercurio a Woody Aleen, dal ritorno a serebbe una notte di vecchie e sane abitudini che si perdono nei sesso in cambio di un secoli ai moderni supermercati con testimo- posto fisso? Ma quanta nianza-verità in filodissusione… Signore e allegria, quanta spensieratezza. De resto ci signori benvenuti nel postmoderno vuole pure un po’ di malizia, altrimenti non La doppia economia si fanno ascolti. Eh? Su, dica la verità, sì o di Nuku Hiva no? Prostituirsi per poter lavorare. Signore, Caso polinesiano: sull’isola di signori, bambini, cassiere: ascoltano zitNuku Hiva, arcipelago delle ti, tutti seri con i sacchetti della spesa in isole Marchesi, vige una dopmano, senza nemmeno poter spegnere la pia economia. Se prodotti e dannata radio. Veramente simpatico. Direi servizi ci sono, bene. Se invepostmoderno.

» di Duccio Canestrini; illustrazione di Mimmo Mendicino

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bestiame, voglio te. I want you, lo zio Sam con l’indice puntato. Certo Hobbes era un filosofo, non un naturalista, quindi non sapeva che i lupi in natura non si comportano affatto così. Non ha comunque torto Woody Allen quando sostiene che la natura è un grande supermercato. Per contrastare questa sorta di legge della giungla – che tale non è, perché la giungla ha le sue brave regole – nasce il contratto sociale di Rousseau. Nasce proprio per tutelare i più deboli dai più forti. E infatti vediamo tutti come, e quanto, i più deboli nel mondo siano tutelati.

Il consumo del costume

Società

Merce, mercato, marketing sono termini che derivano da Mercurio, dio del commercio, degli incroci stradali e dei ladri che vi si appostano. Gente pragmatica, gli antichi romani, sapevano come va il mondo. Il prestigio sociale un tempo derivava da statiche gerarchie di classe. Oggi dalle fortune del mercato. Di più. Mercato e consumi ormai definiscono la nostra identità. Ieri l’antropologia studiava gli usi e i costumi, oggi studia gli usi e i consumi. Vendere fuffa è chic. Solo che a furia di “immagine” e di comunicazione, un po’ compulsive, va a finire che si crea un’economia virtuale. E quando poi scoppia la bolla – come per esempio sa bene chi ci abitava, al tempo della “Milano da bere” – sono dolori. Homo homini lupus Una volta il capitale, tra le società che praticavano l’allevamento, si misurava in capi di bestiame. Il denaro si chiamava pecunia, da pecus, pecore. Poi viene l’uomo lupo, l’homo homini lupus di Hobbes, quasi un cannibale, allo stato di natura: non voglio (solo) i tuoi capi di

Duccio Canestrini Turistario Baldini Calstoldi Dalai, 1993 Tra i primi fortunati volumi di Canestrini, un pratico dizionario antropologico sul gergo internazionale dei “forzati del turismo”: da Abbronzatura a Zanzibar una guida turistica che aiuta a riconoscere i luoghi comuni e la psicologia “turistica”.

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Quando scoppia la bolla

Libri


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Il Ticino e i suoi fotografi Matteo Aroldi

Fotografia

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Post Office Worker

“Quando saprai guardare il mondo con la purezza degli occhi di un bambino, allora potrai fotografare tutto.” Con queste parole Matteo Aroldi esprime il proprio percorso professionale e artistico. Fotografo professionista da oltre 20 anni, ha trovato nella fotografia, oltre a un lavoro estremamente interessante, il mezzo di espressione privilegiato per poter condividere e mostrare le sue emozioni, impressioni e passioni. Accanto all’attività di fotoreporter che lo ha portato numerose volte a viaggiare in Asia (vive e lavora tra il Ticino e Tokyo), è da sempre attratto dal confronto con gli elementi naturali. L’immersione nella natura alla ricerca delle storie raccontate dalla luce che interagisce con l’ambiente, è per Aroldi una continua ricerca che lo stimola a sfidare i limiti imposti dal mezzo fotografico. Oltre alla natura il luogo d’azione preferito è la grande città, con i suoi estremi, le sue inconguenze e i suoi abitanti. A questo proposito va menzionata l’assegnazione di un “Merit” nell’ambito del “SBf-Award 2008” (concorso della “Schweitzer Berufsfotografen”) per un reportage sulla comunicazione tra le persone, realizzato lo scorso anno a Tokyo.


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A queste spiegazioni di carattere universale, si aggiunge il fatto che i maschi – a differenza delle loro compagne solitamente più attente alla loro salute sessuale – hanno una scarsa conoscenza di come è regolato il loro apparato riproduttivo. Ci sono, infatti, alcuni piccoli accorgimenti che favoriscono la fertilità in modo semplice. Per esempio, dobbiamo sempre tenere presente che i testicoli – le ghiandole sessuali maschili – sono posizionati all’esterno del corpo, perché devono avere una temperatura leggermente inferiore a quella corporea. Se però indossiamo indumenti intimi in tessuto sintetico che non favorisce la traspirazione, i testicoli tendono ad aumentare la loro temperatura media e infiammandosi perdono parte della loro funzionalità. Lo stesso accade se si indossano slip o pantaloni troppo stretti che comprimono gli organi riproduttivi, impedendo il normale flusso

Internet

www.eoc.ch/centro-fertilita Il Centro Cantonale di Fertilità, presso l’Ospedale regionale di Locarno La Carità, esiste dal 1978 con il compito di aiutare le coppie infertili a diventare genitori. Nel 1984 a Locarno fu ottenuta la prima gravidanza e parto con fecondazione in vitro ed embryo transfer in Svizzera e una delle prime gravidanze e parto da transfer intratubarico dei gameti (GIFT) in Europa.

e poltrone da ufficio sono, quasi sempre, in materiale sintetico o plastica e tendono perciò a scaldare le parti intime. Mantenersi fertili è allora una ragione in più per non essere troppo sedentari. È però l’alimentazione un campo fondamentale per la fertilità maschile. Al di là dei consigli che vanno bene per tutte le stagioni – mangiare frutta e verdura fresche, pochi grassi, pochi salumi e fritti ecc. ecc. – ci sono cibi “amici” e altri meno. Tra questi ultimi, la caffeina, che riduce decisamente il numero, la motilità e la regolare formazione degli spermatozoi. Stesso discorso per l’alcol, che interferisce nella regolare elaborazione e rilascio del testosterone, il principale ormone maschile. Sul banco degli imputati si trova anche il latte, che oltre a proteine, vitamine e grassi contiene anche ormoni di un mammifero diverso dall’uomo. E gli amici della fertilità? L’aglio e i broccoli, per esempio, che contengono selenio e incrementano il numero degli spermatozoi e la Nei Paesi industrializzati la fertilità maschile loro motilità. Ricchi di è diminuita drasticamente negli ultimi cinvitamina C, elemento quant’anni. Un trend negativo a cui si può che favorisce la fertiporre rimedio facendo più attenzione al proprio lità, sono i frutti rossi, corpo, allo stile di vita e all’alimentazione come fragole, ribes e lamponi, mele e agrudel sangue. Lo stesso fenomemi. Al top le mandorle e le nocciole che no di “surriscaldamento” è contengono la vitamina E, fondamentale per legato al fatto che l’uomo mola riproduzione, il polline e la pappa reale. derno passa buona parte del Insomma, essere fertili non è il frutto nesuo tempo seduto o sul sedile cessariamente di costosi consulti medici: di un’automobile o davanti prima vale la pena provare a prendersi cura al computer in ufficio. Sedili maggiormente del proprio corpo.

» di Roberto Roveda

cifre parlano chiaro: secondo gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a partire dal 1950 nei paesi industriali più avanzati, la percentuale di spermatozoi vitali nella popolazione maschile è diminuita del 50%. Nel 2008 questi dati poco confortanti sono stati confermati a livello nazionale da uno studio del Fondo nazionale di ricerca Salute (FNS) sui giovani svizzeri: un giovane esaminato su due non raggiunge i valori di fertilità media fissati dall’OMS. Sempre più uomini, quindi, hanno difficoltà a procreare pur non avendo alcun problema fisico. Non sono sterili: semplicemente meno fertili dei loro nonni e genitori. Ma che cosa ha messo in crisi il meccanismo naturale che regola la procreazione? In primo luogo proprio la distanza dai ritmi della natura: l’uomo “industrializzato” è sempre più di corsa, ha sempre meno tempo per prendersi cura di sé. Lo stress è un fenomeno che caratterizza buona parte della popolazione maschile, soprattutto a causa del lavoro. E in condizioni stressanti il nostro corpo produce delle sostanze che alterano gli equilibri ormonali alla base della produzione di spermatozoi. Altro fattore negativo è l’inquinamento: se incide pesantemente sulla nostra salute generale, come può non avere degli effetti sui meccanismi delicati della riproduzione?

Sarah Dobbyn La dieta della fertilità Red Edizioni, 2008 Un agile vademecum che descrive con chiarezza e semplicità tutti i cibi e le bevande che possono influire positivamente ma anche negativamente sulla fertilità della coppia.

»

Le

L’infertilità maschile

Beato Angelico, Annunciazione, 1437–1446, particolare (Museo nazionale di San Marco, Firenze)

Libri


Nulla

di nuovo, direte voi, l’ennesimo manuale dedicato allo Yoga. Certo, le finalità sono sempre quelle relative al raggiungimento di una condizione di armonia e benessere, come recita il sottotitolo. E chi può negare che questi siano fattori preziosi per le nostre vite di uomini e donne, troppo spesso piegati dallo stress e dagli eccessivi impegni? Mai fidarsi delle apparenze, comunque, parola di chi scrive… E la ragione è semplice: Patrick Nicora, fondatore insieme alla moglie Patti del Vijeya Centre of Yoga di Locarno, ha realizzato una delle migliori guide che io abbia consultato sull’argomento. A partire dall’impostazione fondata su un concetto di assoluta pragmaticità. Evitati i

No

Abbiamo letto per voi lunghi discorsi o le riflessioni a sfondo mistico e filosofico – a cui prima o poi ci piacerebbe però dedicare una pagina su Ticinosette –, l’autore impone al suo lavoro una concezione funzionale che mira a fornire delle indicazioni pratiche al lettore. L’insegnamento a cui Nicora si ispira è quello del maestro, Yogamaharishi dr. Svami Gitananda Giri Guru Maharaj e benché – come si sottolinea nella breve ma esaustiva introduzione – “il metodo e lo stile delle pratiche qui menzionate hanno origini lontane nel tempo, dall’India del nord, nella zona del Bengala”, il testo presenta una serie di tecniche uniche nel loro genere e “non paragonabili ad altre tipologie di Yoga”. L’impostazione

grafico-testuale è assai chiara e piacevole: le posizioni sono illustrate da oltre 200 fotografie di ottima qualità in bianco e nero e le spiegazioni dei movimenti risultano graduali e facilmente comprensibili. Alla sezione che ospita l’indice delle posizioni, seguono le sezioni dedicate alle posture Jatti, Kriya, Asana quindi la parte dedicata alla respirazione (Pranayama) e al rilassamento. Infine un utilissimo glossario per la comprensione dei termini presenti nel testo. Una guida ben fatta, rivolta non solo a chi si accosta a questa antica disciplina i cui benefici psicofisici sono ampiamente riconosciuti, ma anche a chi desidera approfondire la propria tecnica e impostazione.

Patrick Nicora Yoga. Armonia e benessere Edizioni Vijeya, 2008

» di Fabio Martini

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tà i v Latte e frutta di prima qualità:

Emminent. L’energia al mattino che difende per tutta la giornata.

Energia

Il complesso energizzante a base di caffeina del guaranà, destrosio e taurina incrementa il rendimento.

Difese immunitarie

I fermenti lattici probiotici LGG rafforzano le difese immunitarie; l’estratto di tè verde contiene catechine con azione antiossidante.

www.emminent.com


» testimonianza raccolta da Fabiana Testori; fotografia di Peter Keller

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me la mia compagna, mio padre e mia madre. Un giorno dissi a qualcuno “Ma ragazzi, alla mia famiglia garantisco comunque una vita dignitosa, io faccio quello che mi interessa fare e in più faccio, penso, del bene ai bambini in giro per il mondo, per cui perché mi criticate? Ripensamenti? Per quanto riguarda la mia vita, a volte mi è mancato quel côté multiculturale, multilinguistico che contrassegnava la mia attività quando ero al Ministero della giustizia a Berna perché lì passavo dall’Argentina, all’Italia, alla Thailandia, al Canada. Sì… ogni tanto questa vita internazionale mi Ha lasciato una vita agiata in nome della è mancata, ma nel modo più propria libertà e di un diverso stile di assoluto non ho ripensamenti sul fatto di aver lasciato vita. Nel suo piccolo, propone una scelta l’attività, prova ne è che mi controcorrente volta soprattutto al bene sono stati proposti anche dei lavori fissi ai quali ho detto del prossimo no, perché, vi posso garantire tempo per le questioni umache la vita in cui puoi organizzarti la tua ne, ho più tempo per stare giornata e fare veramente ciò che realmente con i miei figli e tutto ciò mi desideri è impagabile. Il tenore economico permette di mantenere una si è abbassato e viviamo in modo molto grande serenità, una grande semplice, ma non ci manca nulla. Ho tanti felicità perché ho capito che progetti per il futuro. Per quanto riguardo non è l’avere ma è l’essere Helianto – l’associazione benefica da me che conta. creata (www.helianto.ch) – stiamo lavorando Come vivo… di cosa vivo a un paio di iniziative in Africa, nel Burkina adesso? Faccio il manovale, Faso e nel Togo. Altri progetti? Completare il l’aiuto giardiniere, il curatomio CD e attendere che i miei figli crescano re, il pittore, qualche cone che siano indipendenti così che io possa sulenza legale. Quest’estate, andarmene in un posto dove le scarpe più per esempio, ho dato una strette che metterò ai piedi saranno delle mano a un’amica come aiuto infradito. capannaro all’Adula. Sono Vengo definito un idealista, ma se non hai anche finito a Venezia a fare un ideale, un modello, un qualche cosa da l’interprete italiano-francese seguire, come puoi “vivere”? Sinceramente, nell’ambito della manifestami auguro che tanti giovani possano defizione “Ciò che non è dato è nirsi idealisti, naturalmente nel senso più perso” in omaggio a Tiziano positivo del termine. Un giorno ho provato Terzani…. poi svolgo varie a fare un test… ho chiesto a dieci nonnini e attività, tra cui quella di denonnine di dirmi, secondo loro, quali sono putato in Gran Consiglio, che le due cose più importanti nella vita. Nove mi prende parecchio tempo… su dieci, mi hanno risposto: “La salüt e vores io sono indipendente. ben”. Questo cosa significa? Che se nella vita La reazione degli altri rispetmanca la salute, se manca la capacità di amato alle mie scelte? All’inizio re, puoi avere anche i milioni... Se attorno a mi sono piovute addosso più te non c’è amore, se non c’è nessuno che ti critiche che sostegno… mi si vuole bene e provi solo astio e rancore verso diceva “sei un immaturo, sei gli altri, sarai inevitabilmente destinato alla un irresponsabile, hai uno sofferenza. Certo, il mondo non lo posso stipendio incredibile, hai una cambiare, ma ho capito una cosa, se tutti casa, hai avuto tutto dalla vita facessimo un piccolo passo verso il prossimo, e lasci questo per...”. Per me cercando di essere un pochino più altruisti, l’importante era avere con forse le cose non andrebbero così male.

Sergio Arigoni

Vitae

a bambino ho avuto parecchi sogni che si sono realizzati, tranne uno, che è quello di volare. Si sono realizzati i piccoli sogni a livello sportivo, come quello di riuscire a essere una volta sul podio ai campionati ticinesi di atletica. Si sono anche realizzati i sogni a livello degli studi… ho sempre avuto un certo senso per la giustizia e mi sono iscritto a legge. Mi piaceva molto il diritto penale, prova ne è che poi, una volta conclusa l’università, non sono rientrato subito in Ticino a fare l’avvocatura, ma mi sono trasferito a Berna a occuparmi di assistenza giudiziaria internazionale. Mi chiede della svolta radicale nella mia vita? Quando tu hai materialmente tutto ma un giorno ti accorgi che tua figlia volge lo sguardo dall’altra parte, non dandoti il bacio perché da due o tre mesi le stai promettendo che tornerai a casa e la porterai a vedere i cavalli – in quel periodo ero cancelliere al Ministero pubblico cantonale nell’affare “Cuomo-Verda” – qualcosa davvero non va. Quella sera presi carta e penna e diedi le dimissioni da cancelliere. Poi in passato, quando ancora ero studente, c’era stato un episodio… ero a Calcutta e mi capitò di vedere un feto morto in una fogna a cielo aperto. Un’immagine toccante il cui ricordo ha contribuito a sviluppare in me una crescente sensibilità verso i problemi dei bambini nel mondo. La svolta è venuta a quarant’anni con una moglie, due figli, una professione sicuramente interessante, un ottimo stipendio, una casa, mille metri di giardino, due auto, una moto, un camper, le vacanze che facevamo due o tre volte all’anno… è chiaro che è subentrata un’esigenza di cambiamento sostanziale. Se però penso interiormente alla mia vita di padre, di compagno e di essere umano non mi sembra sia cambiato poi molto. Ho semplicemente vinto al “lotto”, ho molto più

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Vigino

La macchina del tempo

Viaggiare nel tempo non è poi così difficile e non sono necessari nemmeno particolari marchingegni alla H.G. Wells. L’occasione ci è offerta da un antico edificio rurale abbandonato da decenni nelle campagne del Mendrisiotto e immortalato dal fotografo ticinese Giovanni Luisoni. Le sue mura, i suoi interni, le tracce di vita di cui ancora conserva i segni ci raccontano di un tempo lontano, quando la masseria rappresentava il fulcro di un’attività economica articolata e di grande rilievo per l’intero territorio circostante

testo di Dalmazio Ambrosioni fotografie di Giovanni Luisoni


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a masseria di Vigino a Castel San Pietro è un interessante esempio di casa colonica a corte chiusa di tipo lombardo. Appartenuta alla famiglia Turconi, si presenta come un complesso a forma di U, con la corte rivolta verso meridione. Ampliata e trasformata fino alla fine dell’Ottocento, dal 1983 non è più in funzione. A pianterreno dell’edificio padronale si trovano un soffitto ligneo risalente alla seconda metà del Quattrocento e un camino con stemma scolpito della famiglia Laghi di Lugano, attestata a Castel San Pietro dal 1366. Cronologie inequivocabili. Il corpo che chiude la corte a settentrione risale alla seconda metà del Cinquecento, mentre al pianterreno si trovano le stalle con volte in muratura sorrette da solidi pilastri.

Oggi la masseria giace come uno scheletro con addosso ancora qualche brandello di vita, anche se la decomposizione progredisce inesorabilmente: qualche parte del tetto è crollata, i muri si sono sfaldati, le pietre ammucchiate qua e là, i ballatoi sbrecciati. Nei ritmi e nelle esigenze del tempo moderno quasi non si nota più questo fantasma che ha resistito ai secoli. Pochi conoscono la storia e la funzione di questa costruzione che, al massimo incuriosisce gli escursionisti e appassiona gli artisti. È un oggetto che ha perso la coincidenza con il tempo presente, un punto di domanda senza risposte. Naturalmente non mancano le proposte di recupero e qualcosa comincia a muoversi di fronte alle domande della gente e di alcuni politici. Ma in sostanza la masseria di Vigino è


un retaggio del passato, un complesso di costruzioni che a malapena si regge ancora in piedi. Non sa badare non dico, come un tempo, al territorio circostante, ma nemmeno più a se stessa. È fuori dai giri che contano, stretta nell’incuria, nell’abbandono, nell’isolamento. È diventata invisibile. Eppure mantiene tutto il corredo della sua dignità, ha la presenza orgogliosa e silente di quei grandi vecchi che non si decidono ad andarsene, ad essere fagocitati dalla terra. Il mondo in cui era protagonista è tramontato e quasi se ne è perso anche il ricordo. Cinquecento e più anni di vita (la prima struttura risale al Quattrocento), il Capitolo e l’Episcopato di Como proprietari di quelle terre, il casato dei Turconi e dei Laghi, il filo diretto con Villa Turconi a Loverciano, signorile residenza eretta tra il Sei e il Settecento. Anche

lassù, sulle colline di Castel San Pietro arrivavano gli echi della grande storia, che s’intrecciavano con le tante infinite vicende di ordinarie esistenze individuali e collettive… Quelle terre erano inserite nel fertile ciclo produttivo di latifondisti laici (nobili, commercianti e artigiani arricchiti) ed ecclesiastici (la diocesi di Como, i conventi comaschi e milanesi, le pievi e le parrocchie). Per secoli hanno sviluppato colture di cereali (frumento, segale, panico) e più tardi vigneti e gelsi. I “massari” lavoravano e amministravano quel fondo agricolo con al centro il casale. La rendita agricola rappresentava la principale fonte di ricchezza dei proprietari, di sostentamento dei fittavoli e di un indotto molto ampio, che ruotava appunto attorno alle grandi masserie. A Vigino il serpente non si morde più la coda, il tempo si è

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il fotografo Classe 1944, Giovanni Luisoni è fotografo dal 1972. Abita a Morbio Superiore e nella sua carriera ha collaborato con i maggiori quotidiani cantonali e d'Oltralpe. La sua attività lo ha spesso portato a contatto con il mondo dell'architettura e della pittura ticinese. Amante del paesaggio, Luisoni da molti anni conduce una personale ricerca sul territorio della sua regione.


fermato. Non è più il luogo del lavoro, dei contadini, delle famiglie, degli animali. Degli strumenti per lavorare la terra, dalla zappa alla trebbiatrice, dalla vanga all’aratro. Dell’abitare, il tavolo e il camino, la lucerna e la madia, il pagliericcio e il letto, il secchio e il lavandino. Degli spazi per una precisa, specifica funzione, tutte tra loro ordinatamente coordinate: la stalla, il fienile, il magazzino. Niente più loggia e niente più corte. Si è interrotto il riferimento alle stagioni, a un calendario legato alla terra così come si sono definitivamente conclusi i tempi della semina e del raccolto. Il susseguirsi dei caseggiati non è più nemmeno il luogo del vociare, dei richiami, delle grida, dei sussurri, dei rumori… Oggi a Vigino domina un silenzio sospeso, inquietante. In punta di piedi, senza far rumore Giovanni Luisoni si è introdotto per documentarlo. Ha scattato fotografie adesso riunite in una mostra (sala del Torchio a Balerna) e in un libro. Ha documentato, posando lo sguardo sui muri scrostati, su calcinacci, sulla fuliggine, sulla polvere. Vigino è un’altra tappa di un lavoro che il fotografo ticinese continua da decenni con l’obiettivo di documentare la rivoluzione, il cambiamento che investono i luoghi. Il passaggio da un’epopea millenaria, fortemente radicata nel territorio come la masseria di Vigino, a una modernità fragile e incerta. Allora sono sufficienti una trentina di fotografie per documentare il senso di abbandono, il sovrapporsi delle memorie, degli ultimi segni di una straordinaria avventura lungo i tornanti dei secoli e delle generazioni. Trenta fotografie incise sull’ultimo crinale di una storia, che è anche la storia di quelle terre adagiate sulle prime pendici del Generoso, di questa parte di Mendrisiotto rivolta a sud, verso il sole e la pianura. Una delle fotografie scattate da Giovanni Luisoni è rivolta all’esterno. Un esterno opaco, colto come di sfuggita attraverso vetri carichi di polvere e plastiche appiccicate. L’attenzione focale è concentrata sull’interno, che ha la parvenza di un ridotto, quasi una trincea. Là fuori l’immagine lascia appena intravedere e forse quasi solo immaginare Felice, l’ultimo contadino. Se ne va di gran lena, si direbbe che fugga

il libro Giovanni Luisoni Vigino. Dentro la masseria SalvioniEdizioni, 2008 Note introduttive di Dalmazio Ambrosioni

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con le ali ai piedi di Marisa Gorza

Tendenze

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Che il tacco svettante sia femmina è un fatto certo. Slancia la silhouette, regala un portamento e un’andatura sexy, affina la coscia e scolpisce la caviglia... Ma come la mettiamo con le cadute fuori programma, le stilettate agli ignari passanti – da cui il soprannome di tacchi “killer” – e la schiena a pezzi? Elementare. Gli esperti consigliano di imparare dalle intraprendenti donne americane: nella borsetta infilano le decolletées assassine – da usarsi con moderazione nei momenti di performance – mentre il tragitto casa-ufficio viene compiuto con un paio di scarpe comode-comode ai piedi. Accade così che le care, vecchie scarpe da tennis o trainers, runners, sneakers o come preferite chiamarle, non più solo adottate per lo sport o per il footing nel parco, sono diventate la nuova passione metropolitana. Un confortevole, dinamico e semplice chic che però si rivela ricco di stile e di sorprese primaverili a tutto fashion. Cominciamo la nostra “camminata” con i seducenti esemplari Fiorucci 3+6 , pratici passepartout con suola in corda e tomaia bicolore, costellati di cuoricini punzonati e tanti baci “kiss me”. Oppure inondati di paillettes per un luccichio glamour in tema con gli abiti da pin-up, propri della griffe. Indissolubile anche il connubio sport-street e glam nella “Blade”, la proposta allacciata di Fornarina, caratterizzata da un inedito fondo multimateriale e dalla linea morbidamente sfilata. Delicate nuances del lilla per la tomaia che mescola, con malizia femminile, tessuto, pelle e lustrini. Dedicate a frizzanti career women, “sempre di corsa”, sono pure le sneakers stringate, o chiuse dal velcro, di CAFFeNOIR, in pellami dai caldi colori estivi, quando non vestono i freschi quadretti vichy dello charme alla Brigitte Bardot. Mentre si pavoneggiano con frange, ciondoli e cristalli swarovski le proposte in tema di Janet Sport 1+5 , costruite su basi in tessuti cangianti, oppure con intrecci di sottilissime paglie dal sapore artigianale. Insomma un country style perfetto anche in ambiente urbano. E tanto per sottolineare il legame tra la scarpa sportiva e la couture, ecco che Oxs inventa la sneaker “Berry”. In camoscio soft, o in canvas, nasce in colore grezzo e viene poi tinta in capo – come si fa con certi abiti esclusivi – con variegate

tonalità sfumate e “vissute”. La suola, in duttile gomma vulcanizzata, porta una scritta a mano “only for radical lovers” che ne accentua lo spirito anticonformista. Ma udite, udite... la tipica scarpa ginnica stringata, con punta arrotondata e mascherina di rinforzo, da Ruco Line 4 assume platform, zeppe e rialzi sornioni che raggiungono tranquillamente i classici 10 centimetri del tacco-stiletto. Insomma una sneaker nell’allure, ma stravolta dalla sua origine primaria anche nell’uso dei materiali metallizzati, o stampati a macula di leopardo e a prato fiorito. Decisamente estivo è il fresco modello con tomaia in denim aperta in punta e montata su plateau in fantasia bucolica. Tuttavia ci sono anche scarpe comode senza divertenti mistificazioni. Grazie a quella avanguardia che unisce la memoria al comfort più genuino, Zen Air 2 promuove le joggings di ispirazione sportiva, per un uso informale, o meglio... trasversale. Ribadisce comunque le caratteristiche del marchio con una soletta interna che assicura il ricambio attivo dell’aria e coccola il piede massaggiandolo. Scarpe pratiche e pure aggiornate con le tendenze estetiche per via di una zeppa moderata e di tomaie a colori vivi e lucidi, o spruzzate d’argento e con qualche strass. Così eleganti da non aver forse bisogno del fatidico “cambio”... L’oasi di benessere è estesa anche ai piedi dell’uomo aggiornato che apprezza esemplari disinvolti e versatili, dal design reso grintoso da moderni strap e cuciture a contrasto. Scarpe casual, ma non casuali, adatte a gente determinata, tali e quali gli esempi colti dal mondo dell’automobilismo e del motociclismo da Tonino Lamborghini, secondo la storia della “Maison del Toro”. Sneakers e car shoes in pellami d’alta gamma nelle tinte bianco e rosso dello scudo del marchio. Sono particolarmente elastiche grazie alle suole ispirate al pneumatico di una autovettura, mentre uno speciale studio di livelli favorisce una postura più che perfetta. Sono tante le idee rubate al training, alla palestra, alla barca a vela per dare vita ai prototipi da tempo libero e non. Come le sneakers in camoscio microforato e in naplak “sotto vetro” di Igi&Co diventate vere cult shoes di un dinamico genere unisex


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L’accidia Ridurla a pigrizia ne limita il senso. Perché l’accidia, nelle sue differenti forme e valenze, include e rappresenta un vasto campionario di comportamenti umani

Peccati

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pensatori medioevali – una specie di ritorsione passiva, come nota Sergio Benvenuto nel suo Accidia. La passione dell’indifferenza, uno dei volumi della serie dedicata ai sette vizi capitali pubblicati dalla casa editrice il Mulino. Se poi l’ira è anche il primo e il più crudele dei vizi, l’accidia non può che seguire a ruota. Per il monachesimo medioevale, il peccato di accidia – che oggi alcuni chiamano pigrizia – rappresentava una specie di démone meridiano che si impadroniva verso l’ora del mezzodì dell’anima del religioso, entrandovi per qualche pertugio: a quel punto chi era colpito dal flagello diventava indolente, neghittoso, insofferente di ogni cosa. Oggi la Chiesa preferisce parlare di pigrizia per definire questa sindrome spirituale, facendone un sinonimo di ignavia, svogliatezza, inerzia, infingardaggine, poltroneria. Quando invece ad appropriarsene è il linguaggio medico, ecco che l’accidia diventa depressione, da curare con psicofarmaci e terapie specifiche. “Ovvio, il medico dice, sei depresso...” cantava Guccini, nell’Avvelenata, quando, negli anni Settanta, si andava vivacemente compiendo il processo di secolarizzazione del mondo che avrebbe finito per trasformare il peccato in malattia: in aggressività o disturbo del comportamento l’ira, in depressione l’accidia (gli altri li riserviamo alle prossime puntate). Decenni o secoli prima il padre spirituale, non il medico, avrebbe detto a Guccini “sei accidioso” e chissà che rima sarebbe scappata al cantautore bolognese, giacché quella con “depresso” non è proprio canonica. Anche “sei triste” avrebbe potuto dire il padre, dal momento che pure la tristezza rientrava nello stesso quadro peccaminoso caratterizzato in termini di languore, amarezza e mestizia. L’accostamento tra accidia e tristezza non fu comunque privo difficoltà, tant’è che a un certo punto il problema fu risolto tagliando la testa al toro, ovvero sopprimendo la tristezza dall’elenco dei vizi (e infatti non ve n’è traccia). Noi comunque preferiamo dire accidia, anche se il termine suona obsoleto:

quanti di noi da bambini, imparando a memoria al catechismo il famoso elenco dei vizi, ci siamo chiesti che diavolo volesse dire quel nome che chiudeva la fila! Adesso che siamo grandi sappiamo che accidia viene dal greco akēdia, composto dall’“a” privativo e da kēdos, che significa cura. Tutto chiaro, finalmente: l’accidia è la non-curanza, è l’assenza di curiosità per la vita degli altri, quella curiosità positiva che derivando da cura designa attenzione alle faccende altrui, non capriccio di infilare il naso nelle storie degli altri. L’intendere l’accidia nel suo significato originario di noncura o dis-attenzione permette di comprendere a pieno perché si tratta di una passione passiva, perché è l’opposto dell’ira e perché è da considerare un peccato così grave. Perché, se collocata all’interno dell’ottica pubblica e politica del male che si fa ad altri, l’accidia coincide col comportamento di ingiustizia passiva che tutti esercitiamo a iosa quando non diamo notizia di soprusi di cui siamo a conoscenza, quando volgiamo gli occhi dall’altra parte in presenza di crimini di non grande entità, quando tolleriamo la corruzione della vita politica – parlo per me perché sono italiana –, quando accettiamo in silenzio leggi che consideriamo ingiuste, stolte o crudeli. Il peccato politico e pubblico di accidia è l’atteggiamento tipico di chi non vota, non partecipa a riunioni, non si tiene informato e non prende mai la parola – parlo sempre da italiana... –. E se la società civile incoraggia il cittadino a essere passivo e a delegare le decisioni al politico che paternalisticamente provvederà, invitando allo stesso tempo il cittadino a svagarsi e a essere sereno, ché di brutture e ingiustizie si occuperà lui – parlo sempre più da italiana –, ciò costituisce di per sé un giudizio negativo su tale società. Insomma la persona incurante dei soprusi e delle frodi, la persona passivamente indifferente davanti alle piccole ingiustizie quotidiane o alle grandi ingiustizie dei potenti è una persona accidiosa e temo di non sbagliare affermando che tutti, chi più chi meno, di accidia oggi pecchiamo.

» di Francesca Rigotti; illustrazione di Micha Dalcol

Se l’ira è una passione attiva, l’accidia ne è – notavano già i


Amori e passioni per i nati nella seconda decade. Grazie alle sollecitazioni di Venere e ai buoni aspetti di Marte e Giove la vostra vita affettiva sta per essere rivoluzionata. Incontri e situazioni improvvise anche nei settori riconducibili alle proprie attività lavorative.

toro

scorpione

Tra il 23 e il 28 febbraio si presentano una serie di giornate positive per la vita affettiva. L’importante è che i nati nella seconda decade imparino a controllare la loro possessività. Anche la vita professionale, stimolata da Marte potrà accelerare improvvisamente.

Anche se i nati della seconda decade sono ancora sotto pressione, stimolati da un fortissimo Marte in Acquario, i nati in ottobre iniziano a trarre i primi giovamenti dall’ingresso del Sole nell’amico segno dei Pesci. Scaricate le vostre tensioni.

gemelli

sagittario

Fine febbraio a gonfie vele per tutte le questioni di cuore, soprattutto per i nati nella seconda decade. Grazie a Mercurio e Venere in sestile, se riuscite a partire, si prospetta una vacanza indimenticabile. Per quanto riguarda lo stato fisico, leggero calo per i nati in maggio.

I primi giorni della settimana potranno rivelarsi particolarmente propizi per dare inizio a un rapporto passionale. Favoriti i nati intorno al 1 dicembre. Il 24 ci sarà un importante Luna Nuova nel segno dei Pesci: approfittate di questa data per dare inizio a una dieta disintossicante.

cancro

capricorno

A fine febbraio, grazie alla congiunzione tra Sole e Luna nell’amico segno dei Pesci, si aprono ottime possibilità professionali, soprattutto se riferite a una località estera o alla realizzazione di studi di tipo universitario. Per i nati tra la seconda e la terza decade, svolte in arrivo.

Intorno al 20 febbraio Marte e Giove si troveranno in buon aspetto con una combattiva Venere. Grazie a questi transiti la vostra vita e ascesa professionale potrà essere favorita dal vostro socio o partner. Progetti matrimoniali per i nati intorno ai primi giorni di gennaio.

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acquario

Marte in opposizione tende a sollecitare l’irascibilità dei nati nella seconda decade. Tenderete a essere estremamente intolleranti sia con il partner sia con i soci in affari se questi, dubitando della vostra autorità, tenteranno di minare la vostra indipendenza.

Grazie a una vivace congiunzione tra Mercurio e Marte i nati nella seconda decade potranno approfittare di un formidabile incremento delle loro potenzialità intellettuali. La vostra parola assumerà maggior potenza e vigore. Felice conclusione di una trattativa d’affari.

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pesci

I nati nella seconda decade, fortemente influenzati dai numerosi transiti nella propria sesta casa solare, quella attinente alle attività lavorative, decideranno di rompere con ogni quotidianità per dare una svolta alla propria professione. Momento di calo energetico per i nati in agosto.

Mercurio e Marte transitano da tempo nella vostra dodicesima casa solare. Durante questo passaggio potreste essere attaccati a vostra insaputa da nemici nascosti, ufficialmente non dichiarati. Se volete iniziare una dieta dimagrante meglio partire dal 24 febbraio.

Il Sole transita nel segno dei Pesci dal 20 febbraio al 20 marzo Elemento: Acqua - mobile Pianeta governante: Giove - Nettuno Relazioni con il corpo: piedi Metallo: stagno Parole chiave: idealismo, emotività, intuitività

Dodicesimo segno dello Zodiaco, i Pesci concludono il percorso celeste del Sole. In questo segno si manifestano, anche in modo più accentuato dell’Acquario, le forze della dissoluzione e della liberazione. Il richiamo al mare, luogo in cui tutte le acque si riversano e si congiungono nell’immensità, appare evidente. Il Pesci rappresentano infatti il punto estremo di congiunzione fra il riassorbimento del “manifesto” nell’Uno e l’inizio di un nuovo ciclo vitale e spirituale. È qui che i termini di fine e inizio si sovrappongono, che gli opposti si congiungono nella loro forma più sublime ed eccelsa. La simbologia rappresenta infatti due pesci identici e paralleli ma orientati in direzioni diametralmente opposte: quello rivolto in basso indica la fase involutiva e terminale del ciclo del mondo; quello posto verso l’alto simboleggia invece l’evoluzione o il nuovo inizio. Anche nel geroglifico – costituito da due parentesi orientate all’esterno ma legate da una linea intermedia orizzontale – si ripresenta il concetto analogo dei due estremi che, in un momento di massima dinamizzazione energetica, giungono a toccarsi. Risulta evidente che “la coppia dei Pesci, nella sua polarità, rispecchia il doppio movimento energetico, oppositivo e complementare che presiede a tutti i grandi ritmi polari: giorno-notte, caldo-freddo, bene-male, ascesa-discesa” (Sicuteri). Ed è proprio nel mare, nella vastità degli oceani, che la linea di demarcazione tra le cose viene meno, mentre l’immagine dell’immersione rimanda agli aspetti di rigenerazione e rinascita insiti in questa fase dell’anno.

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» a cura di Elisabetta

Febbraio si conclude positivamente con i migliori auspici per tutte le situazioni sentimentali. Grazie al sestile tra Venere e Mercurio i nati nella prima decade vedranno incrementare la loro vita sociale e mondana. Ottimi incontri, validi sotto ogni profilo, dall’intimo al professionale.

“…li ressero a galla due pesci gemelli”

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Âť illustrazione di Adriano Crivelli


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1. Il vero nome di Leone X • 2. Tragediografo francese • 3.Una pietra e un nome di donna • 4. I confini del Ticino • 5. Un locale ospedaliero • 6. Il “Molleggiato” • 7. Dipinto centrale • 8. Sta con le mani in mano • 13. Partiti • 15. Fu amato da Galatea • 18. In mezzo al bosco • 21. Danneggiare o franare • 24. Il peccato dell’insaziabile • 25. Crimini • 27. L’alza il gallo • 32. Consonanti in ruolo • 33. Affermazione • 35. Il noto Renzo del “Clarinetto” • 38. Il dio del vento • 41. Ispida • 43. Thailandia e Lussemburgo • 44. Abbondanza • 48. Pari in panda • 50. Ohio e Svezia.

Verticali

1. Noie, fastidi • 9. Un personaggio dell’Otello • 10. Simili agli ASA • 11. È bella ma stupida • 12. Pernice, altrimenti detta • 14. La si augura lunga • 16. Mania senza limiti • 17. Un lungo serpente • 19. Nord-Est • 20. Attimi • 22. Classe sociale • 23. Nome russo d’uomo • 26. Più che agiato • 28. Si affiancano spesso ai diritti • 29. Articolo romanesco • 30. Fu rapito in cielo su un carro di fuoco • 31. Città francese • 34. Pesce cartaligineo • 36. Offesi, feriti • 37. Spinta iniziale • 39. Nuovo Testamento • 40. Affermar • 42. Il ministro della “Carta del lavoro” • 45. Rabbie, furori • 46. Antica pentola • 47. Commissario Tecnico - 48. Gigaro • 49. Nostri...a Losanna • 51. Equivalgono a 0,9144 m - 52. La regina con le spine.

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A quale romanzo appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 11. Al vincitore andrà in premio Outsider di Friedrich Glauser, Edizioni Casagrande, 2008. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 26 febbraio a ticino7@ cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano.

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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino

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“«Che bel romanzo» sogghignai, crollando il capo come davanti a un bambino incorreggibile. E, date le spalle alla Hütte, mi allontanai fra le piante, dalla parte opposta”. Friedrich Glauser (1896–1938) ebbe una vita turbolenta sin dalla giovinezza. Dopo una serie di vicissitudini scolastiche fuggì di casa nel 1921 e si arruolò nella Legione Straniera. Visse in un continuo viaggio per l'Europa barcamenandosi tra diversi lavori. Lo sfondo dei suoi romanzi – letterariamente diviso tra il filone poliziesco legato alla figura del Wachtmeister Studer e altri di spiccato accento autobiografico – è la provincia svizzera di inizio Novecento, di cui l’autore non tesse certamente le lodi. Outsider è la raccolta di quattro racconti inediti legati dal tema della ribellione all’autorità. Un Glauser che entra “a pieno diritto in quella famiglia di grandi scrittori outsider a cui appartengono Robert Walser e Franz Kafka”.

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La soluzione a Epigoni è: Primavera nera di Henry Miller (Feltrinelli, 1983). Il vincitore è: S.P., Faido.

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Per spuntini, delizie e stuzzichini.


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