Ticino7

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L’appuntamento del venerdì

21 numero

15 V

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| Reportage Landsgemeinde | Gastronomia Il burro | Luoghi Cabaret Voltaire | Tendenze Moda&Design |

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Giornale del Popolo

Tessiner Zeitung

CHF. 2.90

con Teleradio dal 17 al 23 maggio


Doppio piacere

con Max Havelaar

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numero 21 15 maggio 2009

Agorà La violenza “fai da te”

DI

CLAUDIO CARRER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Arti Ernesto Treccani o il rigore dell’impegno Gastronomia Ascesa e declino del burro

Impressum Tiratura controllata 90’606 copie

Chiusura redazionale Venerdì 8 maggio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

ROBERTO ROVEDA

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Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor

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DUCCIO CANESTRINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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GAIA GRIMANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reportage Landsgemeinde. Oltre la democrazia? Tendenze Moda&Design. Tutti a casa!

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F. RIGOTTI; FOTO DI R. BUZZINI

MARISA GORZA

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Redattore responsabile Fabio Martini

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Turistario Viaggio al miele DI

STEFANIA BRICCOLA

KERI GONZATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Luoghi Zurigo, i dadà e il Cabaret Voltaire

Vitae Mario Agliati

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reza Khatir

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Un momento della Landsgemeinde in Appenzello Interno Fotografia di Roberto Buzzini

Libero pensiero Egregia redazione, sono rimasto molto colpito dall’articolo uscito sul n. 16 del vostro settimanale in cui si trattava dell’uso delle droghe anche nel nostro Cantone. I dati presentati dalla giornalista mi sono sembrati davvero allarmanti. Se poi aggiungiamo che chi fa sport, e dovrebbe quindi essere d’esempio per tutti, spesso utilizza sostanze e farmaci per aumentare le sue prestazioni e che lo stesso atteggiamento si è diffuso anche nei comportamenti sessuali, mi vien da pensare che il nostro sia proprio un mondo alla deriva. Concordo con l’idea, un po’ cinica e paradossale, se vogliamo, che il “tossico” possa apparire come un “consumatore ideale” ma, crisi a parte, il problema resta serio. Due i motivi su cui si dovrebbe intervenire: la tacita e, a mio parere, incomprensibile indulgenza da parte di giornali, televisione e cinema verso questi comportamenti e sull’altro versante, la connivenza, anche questa ben nascosta, sostenuta dai puri interessi economici. Droghe e stimolanti sono le facce di una stessa medaglia ed esprimono l’idea di una società svuotata dai valori e “dipendente” solo dalla logica dei guadagni facili. Un saluto, L.B. Ascona

Gentile lettore, naturalmente non posso che condividere il suo pensiero. Vorrei poterle rispondere suggerendo delle soluzioni, ma non è facile… Certo, a questi fenomeni si contrappone – è questo lo avrà notato anche lei – un generale aspirazione da parte di vaste fette di popolazione a un ritorno a valori positivi, legati alla natura e a una vita ispirata a principi di maggiore salutismo e attenzione all’ambiente. Sono fenomeni contrapposti che se da una lato esprimono la paradossalità della nostra epoca dall’altra delineano l’area di scontro e di conflitto fra due differenti visioni del mondo. Personalmente non riesco più a seguire un evento sportivo senza essere colto dal sospetto che si tratti soltanto di una calcolata messa in scena organizzata per soddisfare esigenze di pubblicità e diffusione di merci e prodotti. Anche il costante bombardamento di immagini a sfondo erotico non fa che suggerire l’idea di una sessualità monca e impoverita, votata all’idea della prestazione a ogni costo. Se dobbiamo essere consumatori – e a tale destino proprio non possiamo sottrarci –, beh, cerchiamo allora di sviluppare la massima consapevolezza possibile, anche a costo di procedere per errori e tentativi. La posta in gioco è grossa, è concerne la nostra libertà di scelta e la dignità individuale. Cordialmente, Fabio Martini


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pochi dati disponibili a riguardo, che giungono dalla polizia e dai servizi sociali dei vari cantoni, rafforzano l’idea di un fenomeno sommerso e ancora di difficile lettura. Anche perché si stima che le autorità vengano a conoscenza solo del 15% circa dei casi di violenza domestica in generale. Ma, pur considerado i dati con la dovuta cautela, risulta evidente che sempre più donne sono responsabili di atti di violenza all’interno della famiglia. Nei cantoni di Zurigo e San Gallo, per esempio, il numero di procedimenti aperti a carico di donne si è quasi triplicato durante gli ultimi quattro anni. “Ormai, il 50% dei nostri interventi – conferma il capo dell’Ufficio «violenza domestica» della polizia cantonale sangallese Fabrizio Ruscelli – riguardano casi che vedono il maschio come vittima”.

Un fenomeno in crescita? La statistica delle vittime relativa ai primi quattro mesi di quest’anno conta 87 uomini e 102 donne, mentre quella degli autori 119 uomini e 70 donne. “Il numero di autori maschili non corrisponde al numero di vittime femminili e viceversa perché la statistica non comprende solo la violenza coniugale ma anche quella che coinvolge gli altri soggetti che compongono il gruppo familiare, per esempio i figli”, spiega Ruscelli. In Ticino gli unici dati disponibili sono quelli relativi ai casi in cui la polizia (sulla base della norma entrata in vigore il 1° gennaio 2008) ha provveduto ad allontanare per dieci giorni dall’abitazione familiare il coniuge violento. Da essi risulta che durante lo scorso anno le forze dell’ordine hanno ricevuto 541 chiamate per casi di presunta violenza domestica, 298 delle quali hanno condotto all’accertamento di reati punibili d’ufficio (in particolare vie di fatto e lesioni semplici) e all’allontanamento di 76 uomini e di 7 donne. Nei primi mesi del 2009 invece su 21 casi di allontanamento (su circa 60 reati d’ufficio constatati) 2 riguardavano donne. Si può dunque concludere con buona approssimazione che attualmente nel nostro cantone le donne sono protagoniste violente nel dieci per cento dei casi. Inoltre, sia dall’esperienza della polizia ticinese sia

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Agorà

La violenza “fai da te”

In Svizzera più della metà dei reati contro le persone avviene entro le mura domestiche e nella maggior parte delle circostanze la vittima è di sesso femminile. Anche se a volte i ruoli possono invertirsi…

da quella sangallese, risulta che queste, probabilmente per sopperire a una costituzione fisica più fragile, tendono a fare più facilmente ricorso a “strumenti sussidiari”, in altre parole forbici e coltelli, per praticare la violenza.

Omertà e ambivalenze Ma le statistiche di polizia disponibili (che vengono tenute solo dal 2007 e secondo criteri differenti da cantone a cantone) spiegano ancora poco sul fenomeno della violenza domestica in generale e ancora meno su quella che vede il maschio come vittima. Basti pensare per esempio che nel nostro cantone, nonostante la lenta emersione del fenomeno, nessun uomo si è sin ora rivolto all’Ufficio cantonale per l’aiuto alle vittime di reati, come conferma a Ticinosette la responsabile Cristiana Finzi: “Il maschio fa ancora più fatica della donna a denunciare la violenza e a chiedere aiuto. Già la donna si sente in colpa, figuriamoci un uomo che segnala una cosa del genere ammettendo di essere colui che subisce”. In questo contesto sociale, prosegue la delegata cantonale per l’aiuto alle vittime, la misura dell’allontanamento riveste dunque un’importanza fondamentale, poiché dimostra che la società non accetta la violenza all’interno delle mura domestiche (dove nel 2008 sono avvenute l’80 per cento delle aggressioni fisiche registrate


A un livello più subdolo Ancora più complessa è la gestione dei casi (non considerati dalle statistiche di polizia) di violenza psicologica. Una forma di prevaricazione più difficile da rilevare, da definire in modo universale e obiettivo e che vede sempre più gli uo-

mini come le principali vittime, almeno alla luce del recente studio del Ministero degli Interni della Gran Bretagna sul fenomeno all’interno delle coppie di ragazzi con meno di 24 anni. In Svizzera non esistono indagini statistiche così precise e pertanto nessuno osa ipotizzare una situazione analoga a quella inglese: “A Zurigo sono sempre le donne le principali vittime”, spiega il responsabile dell’Ufficio violenza domestica della polizia cantonale Heinz Mora, ammettendo tuttavia che in generale il fenomeno rimane ancora molto sommerso. “Rimane sommerso per ragioni di dignità, di vergogna, di maschilismo, ma si tratta di un fenomeno rilevante dal punto di vista sociale e culturale”, aggiunge dal canto suo Roberto Sandrinelli, capo staff della Divisione dell’azione sociale e della famiglia del Dipartimento della socialità e della sanità del canton Ticino e coordinatore della politica familiare cantonale. Non è un caso che nel nostro cantone per esempio non esistono ancora servizi sociali rivolti in modo specifico a questo tipo di vittima: “il fenomeno – afferma Sandrinelli – è troppo poco sentito, dal punto di vista culturale, politico e sociale”

È più corretto allora affermare che il fenomeno della violenza domestica contro gli uomini è in crescita o che il maschio sta acquisendo coraggio nel riconoscersi vittima della propria compagna o moglie? “È difficile dare una risposta scientifica. Facendo invece un’analisi sociologica, verosimilmente più che ad aumento siamo di fronte all’emersione di un fenomeno in origine sommerso e oggi sempre meno coperto da un’omertà assoluta. Tale evoluzione va posta in relazione all’emancipazione dei ruoli all’interno della coppia, che ha portato a rapporti più paritari e a una democratizzazione interna. Se prima era l’uomo a dominare la donna, oggi (quasi per effetto matematico) vi sono maggiori probabilità che la donna prevalga sull’uomo. Nella misura in cui il maschio perde per esempio il lavoro e dunque il suo ruolo sociale di provvedere al sostentamento della famiglia, è facile che non venga più considerato come un soggetto importante ma come un parassita. Non è da escludere che un simile ribaltamento di funzione possa preludiare a forme di vessazione, denigrazione, esclusione e derisione”, conclude Sandrinelli.

» di Claudio Carrer; illustrazione di Micha Dalcol

in Ticino che a loro volta rappresentano il 53% di tutti i reati commessi) e non la considera una questione privata. La protezione di fronte alla violenza è un diritto della persona e chi usa violenza commette un reato penalmente punibile. “La stessa importanza la riveste l’aiuto alle vittime, mentre manca nel nostro cantone un servizio rivolto agli autori di reato affinché possano essere aiutati a capire quanto è accaduto e a intraprendere un percorso consapevole relativo ai propri comportamenti violenti”, afferma Finzi. Senza dimenticarci che la violenza coniugale altera profondamente la salute e lo sviluppo dei bambini che ne sono testimoni. Inoltre, i legami familiari, affettivi e la relativa ambivalenza che lega le vittime agli autori di violenza richiedono interventi pluridisciplinari articolati e coordinati fra i diversi servizi deputati.


Treccani o il rigore dell’impegno

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Arti

“per amore” che restituisce l’uomo a se stesso e colma la distanza che lo separa dagli altri. “Ho vissuto la mia infanzia – racconta Ernesto Treccani – in un paese vicino a Milano in cui c’era un grande giardino, delimitato da un muro, al di là di questo muro c’era una delle fabbriche tessili di mio padre. Ebbene, uno dei maggiori problemi che ha caratterizzato tutta la mia vita è stato quello di abbattere il muro che mi separava dalla gente che sentivo di amare ancor prima di conoscere”. Tra le opere che segnano il suo esordio pittorico ci sono l’Autoritratto (1940), realizzato nella casa di famiglia a Vanzaghello (Milano), in cui il volto si risolve nella fissità dello sguardo e I tetti di Genova (1940), dipinto dalla sommità di un parco che domina la città. Era quello un luogo d’incontro con gli amici fra i quali il critico Mario De Micheli che condusse il pittore in quel punto esatto per cogliere l’immagine di una città in cui era possibile essere “uomini in mezzo agli uomini” e non più “dentro la torre d’avorio”. Il disegno e la pittura diventano da subito per Ernesto Treccani un mezzo di conoscenza. “Se cominci a disegnare scopri che attraverso il disegno puoi interpretare la vita. Quando dico disegno – spiega l’artista – non intendo I tetti di Genova (1940) di Ernesto Treccani (tratto da www.settemuse.it) il segno soltanto; il disegno è anche pittura: da Cézanne in poi disegniamo con il colore Il nome di Ernesto Trecca- dell’omonima enciclopedia, (…)”. Nel dopoguerra l’impegno politico ni è legato al movimento di imprenditore e mecenate. Poi diventa il filtro per leggere i problemi dei Corrente che raggruppò una il giovane direttore, che per lavoratori nelle industre del Nord Italia e serie di artisti intorno al perio- assecondare i desideri paterdei braccianti che occupavano i latifondi del dico culturale da lui fondato ni diventerà ingegnere, trova Sud. Iniziano così a prendere forma ritratti, a Milano, appena diciotten- una seconda vita nella pittura paesaggi, vedute urbane e nature morte, che ne, nel 1938 e diretto fino al ed espone per la prima volta sono espressione di un “alfabeto degli ogget1940 quando venne soppresso alla Bottega di Corrente nel ti” e la cifra più autentica della sua pittura dal regime. Se i pittori si op- 1940 con gli amici Renato Birealista. I temi abbracciano la realtà dei conponevano al Fascismo e alla rolli, Bruno Cassinari, Renato tadini in Calabria, scandagliata nei lunghi monumentalità del gruppo soggiorni a Melissa, e di Novecento, gli intellettuali Artista tra i maggiori del Novecento, Erne- il paesaggio urbano e desideravano sottrarsi all’austo Treccani vanta un percorso esistenziale industriale di Milano e tarchia culturale per aprirsi di Parigi. Ma torniamo ricco di incontri e temi scanditi dalle note per un attimo a quealle esperienze internazionali. Sulle pagine di Corrente scri- del sentimento e dal senso dello stupore sti luoghi dove non è vono tra gli altri Carlo Bo, estraneo avvertire una Salvatore Quasimodo, Enzo Guttuso, Giuseppe Migneco, eco dell’infanzia e una sorta di pietas. “Non Paci, Vittorio Sereni, Vasco Aligi Sassu e altri. sono le periferie di Sironi, spettrali, mitiche – Pratolini, Elio Vittorini e An- Per scoprire di quale linfa si scrive il critico Stefano Crespi nel volumetto tonia Pozzi. La rivista visse nutre la sua verve espressiva Il volto e il giardino pubblicato nel 1996 in con l’aiuto del senatore Gio- dobbiamo tornare alle origiuna edizione numerata – e nemmeno quelle vanni Treccani degli Alfieri, ni della sua vicenda in cui si del realismo esistenziale. Le periferie e le padre di Ernesto e fondatore scorgono le linee di un’arte fabbriche di Treccani sono già solitudine,


PER SAPERNE DI PIÙ

La rivista Corrente nasce il 1º gennaio del 1938 a Milano e diventa l’organo milanese-fiorentino della intelligenza italiana d’opposizione: da Raffaele De Grada a Giansiro Ferrata, Luciano Anceschi, Renato Birolli agli ermetici “puri” come Bo e Luzi. Per merito del filosofo Antonio Banfi e del gobettiano Edoardo Persico, diventa una delle voci dell’Antifascismo ed espressione di una cultura non asservita alla dittatura. Dopo la sua chiusura lo spirito di Corrente troverà nuove forme di promozione con le Edizioni di “Corrente”, incontri e mostre nelle quali esporranno artisti quali Carrà e Fontana.

Internet

www.ernestotreccani.net Interessante sito che si occupa della valorizzazione e della tutela del lavoro artistico di Treccani tramite il suo archivio/catalogo generale sempre in fase di aggiornamento.

Mostre

» di Stefania Briccola

sono già esilio…”. Si comincia a scorgere il profilo di un realismo lirico e riflessivo che regala visioni struggenti. Tra gli esiti più alti spiccano i grandi quadri degli anni Sessanta dedicati a La luna e i falò di Cesare Pavese. Poi ci sono ritratti, volti, siepi, giardini e marine pervase da un segno ambiguo che cela l’ansia di vivere sino in fondo l’umana avventura. I suoi disegni sono simili ad appunti di viaggio che riconducono all’unità del dipinto. Tra le mete di Ernesto Treccani c’è Nizza e Forte dei Marmi oltre a Milano dove vive. Significativo il suo incontro con Alberto Giacometti al Flore di Parigi nel 1961. Facile riconoscerlo: “Ognuno di noi – conclude l’artista – assomiglia alle cose che fa. Lo stile è la verità assoluta, mancanza di imposizione esterna, di magniloquenza, un continuo lavoro di sottrazione”.

Giacometti 31.5–11.10.2009 Fondazione Beyeler, Basilea Una grande mostra con circa 150 opere che rappresentano tutte le fasi della produzione dell’artista svizzero, accanto ad altre di membri della sua famiglia.

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Gastronomia

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re quasi su base “ideologica” olio di oliva e burro: il principe dei grassi vegetali e il re dei grassi di derivazione animale. Il primo è sinonimo di salute e vita sana, il secondo tanto buono quanto dannoso per arterie e coronarie per il suo contenuto di colesterolo e grassi animali. Eppure il burro è una di quelle cose a cui è difficile rinunciare. Una cotoletta alla milanese oppure una crostata hanno un senso se c’è il burro nobilitarle. Il resto – a parer mio – è puro palliativo! E non sono il solo a pensarla così, tanto che il burro è stato il protagonista delle tavole più raffinate per secoli. Proprio per questo vale la pena di raccontare la sua lunga storia. Anticamente il burro non ebbe molta fortuna: greci e romani furono i popoli dell’olio d’oliva. Per loro latte e latticini erano quasi unicamente di pecora e di capra. I bovini venivano usati solo per il lavoro nei campi. Per i raffinati abitanti di Atene e Roma chi consumava il loro latte era il “non plus ultra” del contadino barbaro. La sorpresa è scoprire che il

titudini che sulle rive del Mediterraneo. Però rimaneva alimento per il volgo oppure una soluzione d’emergenza quando non c’erano altre soluzioni. Il grasso preferito sulle tavole nordiche era il lardo, immancabile condimento di ogni piatto che si rispettasse. Più che popoli del burro, quindi, i nordici erano popoli del maiale e il lardo fu il vero protagonista della cucina medievale da quando le invasioni barbariche lo portarono anche nelle regioni del sud, a far compagnia all’olio. Il lardo, però, aveva un grave difetto. In quanto carne, non poteva essere usato, secondo le prescrizioni cristiane, nei giorni di magro e in Quaresima. In quei periodi si usava l’olio di oliva che al di là delle Alpi era un bene raro che pochi potevano permettersi. Ma vi era anche un altro problema: l’olio non era molto apprezzato oltre le Alpi. Poiché era indispensabile nei giorni di magro e di Quaresima, i mercanti italiani e spagnoli lo vendevano a caro prezzo e, per di più, esportavano a nord quello di peggiore qualità. Non a caso

Oggi burro fa troppo spesso rima con colesterolo e problemi circolatori. Un’immagine riduttiva e che non rende giustizia a quello che tra il Cinquecento e il Novecento è stato l’assoluto protagonista della cucina europea. Ecco la storia di un grasso di infinità bontà… un proverbio inglese recita: “as brown as oil”, cioè scuro come l’olio. Altro che la limpidezza dell’extravergine di prima spremitura, oggi tanto decantata. Va bene farsi sfruttare, ma ben presto anche i nordici

ne ebbero abbastanza. Il burro era cibo da contadini, ma nei giorni in cui valevano le prescrizioni cristiane cominciò a essere usato anche sulle tavole dei nobili e degli aristocratici. Non a caso la maggior parte delle prime ricette a base di burro sono piatti di pesce, cioè da giorni di magro. Siamo ancora a un uso ristretto e limitato a certi periodi dell’anno del burro, che divenne invece una vera moda a partire dal XV secolo. Alcuni storici dell’alimentazione parlano di un’invasione dei territori gastronomici mediterranei da parte della cucina settentrionale. A capo degli invasori c’era il burro, che cominciò a primeggiare nei giorni di astensione dalla carne anche nella cucina mediterranea.

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burro non se la passava molto meglio oltre le Alpi. Oggi siamo abituati a considerare tedeschi, inglesi e nordici in genere popoli del burro. In effetti il “butirro”, per dirla all’antica, era sicuramente più apprezzato a quelle la-

Ascesa e declino del burro

Oggi tendiamo a contrappor-


Gastronomia

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qualche volta di olio. Il lardo scomparve, invece, dalle mense nobili e venne retrocesso sulle tavole contadine. Nell’Ottocento e nel Novecento il burro si diffonde in tutti gli strati sociali. Certo non scalza l’olio in quelle regioni dove dominano le piante di olivo, ma lo affianca come grasso e condimento di uso comune. Poi… poi sappiamo come è andata a finire: è nata la medicina dietetica e il burro è finito sul banco degli imputati. Fino alla prossima riabilitazione.

Libri

M. Vieten e D.-S. Müller Molti (cattivi) consigli per rimanere grassi Red Edizioni, 2007 Un libro di dietologia dal tono spiritoso, ma estremamente utile: attenzione, il titolo non deve trarre in inganno…

Internet

» di Roberto Roveda; ill. Adriano Crivelli

Le élite dell’epoca presero ad apprezzare sempre di più il “grasso del volgo”. Al palato era ottimo, nonostante per secoli lo si fosse guardato con un po’ di sospetto. E poi i nobili avevano scoperto che non era così facile da conservare e quindi era un cibo che si addiceva a persone abituate a sprecare e a non preservare nulla. Il burro era abbastanza effimero da poter distinguere chi ne disponeva in ogni occasione da quelli che dovevano farne a meno. Lentamente, poi le corti europee e le tavole aristocratiche scoprirono le qualità del burro anche con le carni e coi dolci. La cucina napoletana del XVII secolo, per esempio, è un trionfo del burro. Le salse grasse del Seicento e del Settecento sono a base di burro e solo

www.burro.ch Ricette, informazioni consigli. Insomma tutto quello che c’è da sapere sul burro e i suoi mille utilizzi.


Internet

www.cabaretvoltaire.ch Sito internet del mitico Cabaret Voltaire, dimora del movimento dadaista dagli albori fino alle attuali attività di centro culturale.

tutte le leggi e resta a noi incomprensibile come la causa prima onde origina la vita, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono all’inconscio. Io affermo che chi segue questa legge creerà la vita vera e propria”. L’irrequietezza che caratterizza i dadà mose sale del Cabaret Voltaire, fa si che, a nemmeno a un anno dall’apertura con ferocia, scompongono i del Cabaret Voltaire, l’entusiasmo si attenui e tasselli del passato alla ricerca spinga molti a cercare altri punti d’incontro. di una luce colta al di là della Dopo un letargo che pareva interminabile, pesantezza di una tradizione nel 2001, un gruppo di neo-dadaisti decide di che non sentono più loro. Il occupare illegalmente il luogo per proteggerlo nome dadà assume un senso dall’incombere delle ruspe. Grazie a questa proprio nell’assenza di signiazione collettiva lo spazio riprende vita con ficato semantico come rifiuto letture poetiche, proiezioni di film, esposidi qualsiasi forma di razionazioni e feste. Il frutto della mobilitazione è lismo. Ospitando i colori instata una collaborazione tra i proprietari, la novatori di Ernst, De Chirico, città e lo sponsor Swatch che hanno ridato Klee e Kandinsky il Cabaret luce al Cabaret Voltaire. Oggi, transitando Voltaire fa da scenario a eventi in Spiegelgasse 1, è quindi possibile tornare artistici che prediligono ciò nel grembo materno del dadaismo. Il luogo, che è caotico, scomposto, sorriaperto ufficialmente nel 2004, é divenuto prendente, radicale. Nei nuovi un attivo centro culturale che mantiene viva modus creativi la casualità si la storia del movimento e ne amplia il discorcontrappone alla razionalità, so in chiave attuale. A Nel pieno centro di Zurigo il “Cabaret Vol- quasi 100 anni dalla taire”, oggi attivo centro culturale, si agita sua nascita il Cabaret per rappresentare la cultura rivoluzionaria Voltaire continua a celebrare l’amore per l’ininaugurata dal movimento dadaista che ha terdisciplinarità e per fondato il proprio cammino sulla volontà di l’assenza di barriere e spicca, nel panorama rompere con la tradizione e il passato zurighese, per la sua apertura verso tutte le forme espressive e di il gioco al rigore. Tristan Tzara ricerca. Il risultato è un ricco programma culcompone poemi tagliando paturale frutto di collaborazioni e contaminarole di giornale e rimescolanzioni. Dalle porte del Cabaret Voltaire entrano dole aleatoriamente perché, scienza, storia e arte mentre dalle sue finestre, come dice in un suo passo mescolate tra di loro, escono cacofonie creal’artista Hans Arp: “La legge tive e armonie interdisciplinari. del caso, che racchiude in sé

» di Keri Gonzato

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Zurigo, i dadà e il Cabaret Voltaire

Luoghi

my Hennings, Tristan Tzara, Hans Arp e Marcel Janco. Un luogo, una data, un gruppo di creativi europei marca la nascita di un locale storico. Si tratta del Cabaret Voltaire, emblema del dadaismo e primo movimento artistico nato nella città svizzera. Al riparo dai tuoni della guerra, scrittori, artisti e registi trovano nella neutralità elvetica un ritaglio di pace. Ma questa tranquillità non placa i loro animi. Al contrario, in quegli anni, i dadà coltivano uno spirito pre-punk e un’avversione anarchica nei confronti delle norme che costringono l’arte. Senza armi, che non siano pennelli e idee, formano uno strano esercito votato all’annientamento della vecchia arte. Attraverso la distruzione, i dadaisti ricercano uno spazio dove poter creare un’arte che sia strettamente legata alla vita e non sterile strumento per la promozione della morale borghese. I dadà sono stanchi di fuggire dalla guerra e sono spinti dall’ansia di un mondo diverso. Sulla tela, su angoli di carta e soprattutto nelle fu-

Magrelli Valerio Profilo di dada Laterza, 2006 L’autore, poeta e letterato, nel raccontare la storia del movimento dadà, avanguardia storica considerata tra le più radicali, si interroga sulla sua identità passata e sulle tracce vitali che ancora oggi si manifestano.

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Zurigo. 1916. Hugo Ball, Em-

Libri


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Viaggio al miele Viaggiare in compagnia di altre persone significa innanzitutto mostrare le proprie capacità di adattarsi a tempi e modi spesso del tutto nuovi… Un “mettersi a nudo” che per i novelli sposi in luna di miele si fa (drammaticamente) reale

be esser fatto prima di sposarsi, non dopo. Viaggiare è una di quelle esperienze che rivelano il carattere di una persona, la sua apertura e le sue chiusure, la disponibilità a mettersi o meno in gioco, i pregiudizi, le paure. Viaggiare con un’altra persona è mettersi a nudo. In luna di miele, poi, capita di mettersi nudi davvero, in senso proprio. Si fanno prove di convivenza in spazi ristretti, ci si conosce senza veli. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la storia del viaggio di nozze non è antica. È soltanto nella seconda metà del Novecento che uomini politici, personaggi dello spettacolo e facoltosi borghesi intraprendono viaggi nuziali, verso mete turistiche di fama: Venezia, Costa Azzurra, Parigi, le prime avventurose crociere in Egitto. Una follia per la generazione anteguerra, che al momento del matrimonio badava anzitutto a trovare casa, mobili e masserizie, più che distrazioni turistiche. Ma quella moda, come altre, presto si diffonde anche tra la piccola borghesia, per motivi mimetici e di arrampicata sociale. Sicché in viaggio di nozze oggi ci vanno tutti, a costo di fare un mutuo in banca per pagarselo. Nel mondo delle vacanze organizzate questa tipologia turistica è tra le più affermate e ricercate. Anche perché le prenotazioni giungono molto in anticipo, e solitamente non saltano. Le formule classiche sono zeppe di ammiccanti smancerie: bigliettini in camera, fiori, diete afrodisiache, menù speciali con cocktail e pietanze dai titoli allusivi. Niente di strano, sembra che la luna di miele si chiami proprio così perché sin dai tempi di Ippocrate (V secolo avanti Cristo) si prescrivevano ai neosposi bevande corroboranti a base di miele, per affrontare l’intensità erotica delle prime notti. Quanto ai regali, c’è chi ancora si ostina a riempirsi di inutili bomboniere e chi invece – sono sempre di più – consiglia ad amici e parenti una

lista di nozze presso un tour operator o un’agenzia di viaggi. Dopo il matrimonio, il decollo. Non male. Salvo non esagerare con le fatiche, come raccomanda Tamsin Blanchard nel suo libro di bon ton sostenibile intitolato Il verde va con tutto. Come cambiare il mondo con stile (Tea, 2007): “Considerate la possibilità di optare per un posticino romantico restando vicini a casa; sarete così stanchi dopo la cerimonia che sarà un piacere evitare lo stress di un viaggio aereo”. Da qualche tempo il mondo ritualmente sfarzoso delle feste di matrimonio si è aperto a una nuova etica. Sono sempre più frequenti le donazioni ad associazioni benefiche, l’acquisto di gioielli non associati a guerre e atrocità (come è il caso dei diamanti), i banchetti vegetariani. Era dunque logico che si pensasse anche a formule di viaggio più sostenibili. Di modo che, come si dice, convolare a giuste nozze sia veramente fare la cosa giusta. Le proposte di turismo responsabile per una luna di miele equa e solidale ormai abbondano. Si va da Cuba, all’Ecuador, dall’Armenia alla Patagonia, dall’Etiopia all’India. Sono viaggi per coppie desiderose di sperimentare formule nuove, di mettersi in gioco, di condividere un’avventura che sia anche un impegno per costruire un mondo migliore. Le iniziative che i novelli sposi andranno a finanziare con una quota del prezzo del biglietto variano a seconda delle agenzie che organizzano questi viaggi: dal sostegno a cooperative locali al recupero di bambini di strada; da progetti ecologici al finanziamento di ricoveri per cani sottratti ai combattimenti clandestini. Splendido, niente da dire. Sicuramente un bel modo di iniziare. Se poi in viaggio di nozze scopri che sei molto più solidale con un sociologo indiano o una biologa cubana, che con il tuo coniuge, pazienza. L’imprevisto è il sale del viaggio. Ribadisco. Partite prima.

Turistario

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» di Duccio Canestrini; nell’imm. un’opera di Anita Russell

Sono sempre stato dell’avviso che il viaggio di nozze dovreb-


» testimonianza raccolta da Gaia Grimani; fotografia di Igor Ponti

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giugno del ’43, l’Italia era distrutta e venne in quella circostanza a parlare nell’Aula magna Giacomo Devoto che era stato ricevuto da Contini. Io ero lì nella hall dopo la conferenza: c’era una grande ressa, a un certo momento arrivò Devoto accompagnato da un letterato francese che bazzicava l’Università ed era stato informato da Contini di queste poesie di Orelli. Arrivato Devoto, Orelli s’inchinò e l’altro glielo presentò come un giovane poeta e questa fu la sua consacrazione di scrittore. Il Premio Lugano del ’44 fu assegnato all’unanimità proprio a Giorgio. Se dovessi definirmi, di me Fondatore della rivista “Il Cantonetto”, direi che sono un poligrafo, luganese e luganista, si racconta facen- perché ho scritto un po’ di do rivivere personaggi illustri, even- tutto. Non mi sono mai, eccetto in due casi, misurato ti e luoghi di un tempo che fu, con una con la narrativa, soprattutto vena di nostalgia, ma anche con un cer- avevo l’ambizione di essere to distacco uno storico. Ho però fondato nel 1953 una rivista, Il CanBianconi a fare l’inventario tonetto, che all’inizio avrebbe dovuto essere dei monumenti d’arte nelle di memorie luganesi e ora si è trasformata in valli. Mi voleva bene e mi una rivista culturale. Fra i numerosi incarichi faceva scrivere anche qualdi scrittura mi piace ricordare un libro sulla che recensione per la radio. Lugano del tempo passato, tardo ottocenDopo l’armistizio italiano del tesca e primo novecentesca, La Lugano del ’43, io ero all’Università di buon tempo, che mi fece diventare un lugaFriburgo, frequentata anche nista; scrissi poi la storia del teatro Apollo da vari italiani rifugiati fra i e ne risultò un volume di 600 pagine, che quali, nella mia stessa clasricostruisce la storia culturale della città. È se, Dante Isella, che talvolta un libro dimenticato, ma a cui tengo molto. teneva delle lezioni al posto Amo la Lugano popolare della zona di Molidel professore. Ricordo che no Nuovo, dove ho abitato dal ’50 al ’65. Lì una sera fece una lezione su le strade hanno nomi che ricordano l’antica Palazzeschi e alle 8 non aveva collocazione campagnola: via delle Aie, via ancora finito. Allora venne il alla Campagna, via Vignola, via Orti... Le bidello a buttarci fuori e ancase erano case di ringhiera, la gente saltava dammo a concludere in una dalle finestre per accedere al terrazzo, sotto birreria. Fu una stagione strac’era un’osteria che c’è ancora, ma totalmenordinaria quella di Friburgo te modificata. Io abitavo in una delle così perché non si poteva andare dette case del vescovo, costruite dalla Curia in Italia a causa della guerra e per mancanza di alloggi. Era una vita divertutti, si può dire, confluivano sa: quarto piano, senza ascensore e senza lì. Fra i miei compagni ticiriscaldamento centrale, ci si scaldava con le nesi c’era Giorgio Orelli che stufe; sotto, c’era uno sterpeto, poi ridotto a era un grande ammiratore di prato, e vi giocavano i bambini, producendo Contini e andava scrivendo quel che chiamavo un “lieto rumore”, come delle poesie che ci leggeva, diceva Leopardi. Da Lugano ora mi sono un con l’aspirazione di arrivare po’ allontanato: è stata per me la piccola paal grande critico. Un giorno tria, che custodiva i ricordi dei miei genitori prese il coraggio e gliele fece e miei personali. Ma la mia Lugano non c’è avere. Fatto sta che dopo due più: quasi tutti i miei coetanei sono deceduti, o tre giorni arrivò la risposta: la città si è rinnovata non sempre bene, nelle erano poesie eccellenti. Mi costruzioni e nella gente. Oggi come oggi, ricordo sempre: eravamo nel potrei vivere anche altrove.

Mario Agliati

Vitae

ono nato al centro di Lugano, in via al Forte. La mia infanzia, che è descritta in un libro intitolato L’erba voglio e che vorrei tanto tornasse, è stata abbastanza singolare perché la mia nonna materna era portinaia delle scuole elementari nel centro di Lugano e io ho vissuto lì nella portineria. Sono cresciuto in mezzo a bambini più grandi di me, ai maestri e alle maestre. La portineria era un porto di mare. Con gli occhi del bambino ho visto passare personaggi illustri: mi ricordo per esempio Brenno Bertoni, il consigliere nazionale, che a 73 anni aveva un aspetto venerando e mi pareva un matusalemme. Alcuni conferenzieri, anche italiani, venivano a parlare nella palestra la cui porta d’accesso coincideva con quella della nostra portineria. Passavano di lì anche giovani ginnasti, atleti. È stata quindi un’infanzia abbastanza particolare da spettatore incuriosito da questa gente, anche se a volte invidiavo i miei compagni che vivevano in case privatissime in cui non c’era tutto questo passaggio... E quando mia nonna è andata in pensione – io avevo dodici anni – mi è sembrato di toccare il cielo con un dito. Avevo una famiglia modesta, che non poteva permettersi studi costosi per me; nella mia stessa casa c’erano le scuole elementari e le maggiori e così sono stato indirizzato alle scuole maggiori, che erano gratuite. A un certo punto ho sostenuto l’esame di ammissione e sono passato al ginnasio ma, dopo la licenza, invece di iscrivermi al Liceo ho frequentto le Magistrali di Locarno. Lì ho trascorso anni buoni e meno buoni, ma segnati da molti incontri. Fra i professori ricordo soprattutto Piero Bianconi, che mi ha aiutato molto, è stato il mio maestro e per il quale nutro ammirazione e gratitudine. Sono diventato maestro di scuola elementare, e, in attesa di un posto di lavoro, ho accompagnato

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Landsgemeinde

OLTRE LA DEMOCRAZIA? di Francesca Rigotti; fotografie di Roberto Buzzini

La tradizionale votazione per alzata di mano in Appenzello Interno – strumento plebiscitario di origini antichissime peraltro adottato anche in altri cantoni del nostro paese – offre lo spunto per una riflessione a tutto campo sulla democrazia e sulle forme di rappresentanza. Si tratta di un tema di grande attualità che trova nei recenti sviluppi tecnologici una discussa e possibile forma di ampliamento dell’esercizio dei diritti politici e di opinione


sopra: la Banda musicale delle Rhoden precede l’arrivo del Consiglio di Stato sulla piazza della Landsgemeinde pagina precedente: ore 9 del mattino. Il Consiglio di Stato entra in chiesa per la solenne funzione religiosa che precede l'Assemblea

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no dei problemi principali della democrazia ateniese del V secolo a.C., nella quale i cittadini, come è noto, si raccoglievano in assemblea sulla piccola collina della Pnice di fronte all’Acropoli, per votare in diretta, era come effettuare il conteggio delle mani che si alzavano, favorevoli o contrarie, a migliaia. Non era una questione altamente teorica, come quelle legate ai temi dell’isegoría – o eguale diritto di parola – e della parrhesía – o possibilità di parlare liberamente – che esaltavano entrambe la straordinaria preminenza della parola nella forma di governo democratico. Quello del controllo della votazione per alzata di mano (cheirotonía) era un problema squisitamente pratico, che veniva risolto in genere con un conteggio non preciso, compiuto a occhio: esso veniva effettuato dai membri del collegio di presidenza, i pritàni, che, ci viene tramandato, “giudicavano” e non “contavano”. Insomma il conto esatto era lungo e difficile da compiere anche perché si calcola che nelle quattro ore di un’assemblea gli ateniesi votassero, tra votazioni preliminari, finali ed emendamenti, almeno 25 volte. Nell’Appenzello, dove il sistema di voto diretto si avvicina molto a quello della pólis greca, ci si riunisce ben più di rado, di fatto soltanto l’ultima domenica di aprile, ma si vota nella stessa allegra confusione e più o meno con gli stessi criteri approssimativi degli antichi greci, ricorrendo al computo singolo soltanto se la maggioranza non si delinea chiaramente a prima vista. Una differenza che oggi si rileva è che nel piccolo cantone (il più piccolo della Svizzera) tra le mani alzate ve ne sono anche di femminili: dal 1990 (sic) le donne infatti hanno ottenuto il diritto di voto anche nell’Appenzello Interno, il più ostinato nel negarlo. Nell’antica pólis invece questo non avvenne mai: Atene e tutte le altre città-stato erano infatti una sorta di club di cittadini dove lo spazio politico era riservato ai soli maschi e da cui le donne restarono sempre escluse, relegate in una

La spada conferisce il diritto di voto ai soli uomini, mentre le donne accedono al recinto dei votanti con un certificato elettorale


Sono numerosi i curiosi che dalle finestre delle case adiacenti la piazza seguono l’andamento della Langsgemeinde

condizione di inferiorità giuridica a causa della loro presunta inferiorità biologica. Ciò solleva una questione teorica di grande importanza: l’esclusione delle donne – ad Atene, nell’Appenzello (a parte il recente emendamento) o in altri luoghi – diminuisce la portata dell’esperienza democratica? Siamo sicuri che sia giusto chiamare democrazia, diritti e contratto sociale concetti e condizioni politiche che sono stati marchiati per secoli, e in alcuni paesi ancora lo sono, da forme così gravi di esclusione? O siamo convinti si tratti semplicemente di una finezza semantica, di omissioni non gravi, di termini quantitativi che non incidono sulla qualità? Pur se non abbiamo la risposta immediata, potremmo in ogni caso provare a pensarci. Nuove tecnologie e rappresentatività E potremmo provare a ripensare anche alla democrazia diretta, che tanto arcaica, superata e puramente folkloristica non è, se proprio ai nostri giorni le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno lanciato sfide anche per l’attività politica. Può mutare il destino della libertà e della democrazia, ci si chiede, attraverso le nuove tecnologie? Potranno diventare esse strumenti di un sistema più democratico o produrranno nuove sperequazioni divenendo appannaggio soltanto di chi è tecnologicamente alfabetizzato? Oggi la partecipazione democratica nelle liberaldemocrazie occidentali è notoriamente in crisi: si notano infatti un po’ dappertutto minor partecipazione degli elettori al voto, scarso interesse e impegno verso le iniziative politiche e basso livello di fiducia nelle istituzioni, proprio il contrario di quanto auspicato dalla democrazia partecipativa. Ha senso cercare di trovare una soluzione radicale nella cosiddetta “democrazia elettronica o virtuale” che realizzi nuove modalità d’azione del cittadino che vadano nel senso della partecipazione diretta? Pensiamo proprio alla democrazia ateniese,

L'invitato d’onore: il Consigliere federale Ueli Maurer


spesso elogiata come sistema politico ideale dal momento che ogni cittadino [maschio] partecipava al potere ed esercitava direttamente la sovranità. Oggi nei moderni paesi occidentali, la democrazia diretta ha ceduto il posto alla democrazia rappresentativa: il cittadino partecipa al potere attraverso la libera elezione di rappresentanti che difenderanno i suoi interessi e gli lasceranno la libertà di occuparsi delle sue

faccende private. I cittadini esercitano la sovranità attraverso i delegati: il popolo sovrano non governa direttamente ma decide chi deciderà. Il passaggio dalla democrazia diretta alla democrazia rappresentativa dipese storicamente dal passaggio dalle città-stato ai grandi stati territoriali, e la rappresentanza si è imposta come mezzo per superare l’impossibilità di una partecipazione diretta dei cittadini alla cosa pubblica. Si tenga poi presente un altro punto a favore della democrazia rappresentativa. Si tratta dell’aspetto sottolineato dai Padri Fondatori della nazione americana i quali, preoccupati di cadere in balia di passioni e impulsi, al


sopra: a mezzogiorno il grande corteo delle Rhoden, accompagnato dalle autorità, sfila nella via principale di Appenzell verso la piazza della Landsgemeinde a sinistra: i Membri delle Rhoden si apprestano ad accogliere il Consiglio di Stato in Municipio dopo la funzione religiosa

sistema di democrazia diretta preferirono un sistema di rappresentanza politica dotata di sistemi in grado di garantire decisioni ponderate e equilibrate. Per i Padri americani le passioni erano nemiche del buon funzionamento del governo repubblicano. Grazie dunque al sistema del bicameralismo, che consente di rallentare e complicare l’iter legislativo, i bollenti spiriti avevano il tempo di placarsi. Ricordiamo a tal riguardo l’aneddoto secondo cui, quando Thomas Jefferson chiese a George Washington perché la Convenzione avesse istituito il Senato oltre alla Camera dei rappresentanti, Washington rispose ponendo a sua volta la domanda:

“Perché versi il caffé nel piattino?”, “Per raffreddarlo” rispose Jefferson. “Là è la stessa cosa” disse Washington “versiamo la legislazione nel piattino senatoriale per raffreddarla.” Verso una nuova partecipazione? E nell’Appenzello? Ci sono il tempo e la tranquillità per far sbollire gli spiriti e far raffreddare il caffé, o la presenza di massa che permette di


Un momento delle votazioni. Sui partecipanti vigila la statua commemorativa presente sulla piazza di Appenzell


Il Giuramento del Landamano

Il Giuramento del Popolo, tradizione che si tramanda invariata dal 1409

La tradizione della Landsgemeinde vede la partecipazione attiva di molti giovani. La presenza della tradizionale spada è segno della loro appartenenza alla comunità e conferisce il diritto di voto all’Assemblea

vedere le posizioni degli altri, determina cambiamenti umorali di opinione e di voto? In molti paesi democratici ritroviamo una sorta di impegno nel dotare il sistema politico di meccanismi che offrano protezione da azioni nate come risposte a pressioni popolari frutto d’impulsi e di emozioni piuttosto che di giudizi posati. Questo perché le nuove tecnologie che ci faranno votare non per alzata di mano ma per pressione di dito, sembrano far riaffiorare il fantasma delle passioni popolari scatenate e dei valori del populismo che vuole il popolo detentore del potere assoluto a cui sottoporre qualsiasi questione. Questa posizione critica il ruolo della classe politica e valorizza la democrazia diretta a scapito di quella rappresentativa (“il popolo ha sempre ragione!”). Di fronte a questi problemi ci si chiede se le nuove tecnologie non potrebbero aiutarci a inventare la democrazia del nuovo millennio, per esempio attraverso il superamento/ ritorno della democrazia rappresentativa verso una democrazia diretta. Le posizioni “storiche” distinguono tra militanti delle nuove tecnologie (ammiratori del miracolo democratico della polis greca e fautori della creazione di una nuova agorà elettronica, centro decisionale della vita politica della comunità) e tecnofobi (che temono l’incubo orwelliano del Grande Fratello e di una società della sorveglianza di tutto e di tutti). Per quanto riguarda la prima posizione, si può dire che l’attitudine a vedere nelle tecnologie la base di una società più unita, più solidale, più democratica, più libera anche dai vincoli della natura, sembra una costante del pensiero occidentale, presente ogni volta che la tecnica ha compiuto salti colossali. D’altra parte, si può obiettare a questa posizione che occorre stare attenti nell’istituire un legame troppo semplicistico tra informazione e democrazia. L’offerta di informazione (vedi internet) non conduce necessariamente il cittadino a capire e a formarsi un’opinione critica. Tra informazione e democrazia/libertà si situa infatti una nozione intermedia indispensabile al dibattito democratico che è l’opinione, autonoma, intelligente e critica. Oggi del resto non siamo mai stati tanto informati e non abbiamo mai avuto così tanti mezzi di conoscenza, eppure non siamo mai stati nemmeno così disinteressati e incapaci o impotenti a esercitare il mestiere di cittadino sovrano. Si intravede, attraverso i nuovi media, la creazione di un sistema in cui è possibile una consultazione in tempo reale, una consultazione diretta e permanente designata da alcuni col termine di democrazia continua o referendaria, in netto contrasto con il meccanismo del sistema politico tradizionale. Ma la democrazia non è la forma di governo della velocità, come può esserlo la dittatura: l’azione della democrazia è lenta, le sue passioni sono grigie. Premere un pulsante e scegliere attraverso un referendum elettronico rischia di non essere democrazia bensì mera manifestazione di volontà su cose delle quali si sa poco o nulla

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E gli stilisti“se nevanno”

a casa! Sono sempre più fluidi

i confini tra Moda&Design, in particolare

quando quest’ultimo è legato al comfort, al piacere e al calore dell’habitat. E meno male che i nostri

generosi stilisti, per soddisfare il gran bisogno di coccole che è nell’aria, hanno pensato di “andarsene” tutti a casa…

di Marisa Gorza

Le proposte dei nomi della moda che conta non riguardano più il solo modo di vestire, ma si estendono ai nostri focolari per infondervi un’atmosfera cocoon, fatta pure di buon umore e gusto, perché no? A tal proposito Giorgio Armani docet, poiché da anni nel noto store milanese convivono abiti e porcellane, accessori e mobili, riguardanti un unico stile di vita. E a quasi un decennio dalla nascita di Armani Casa, il precursore del marchio differenziato pensa a nuovi arredi e complementi per un ambiente ancora più armonioso. Basti citare la libreria modulare in lacca greige, utilizzabile pure come paravento dinamico, o la chaise longue rivestita in stoffa animalier. Il tutto contornato da suggestivi tendaggi jacquard nati da disegni inediti degli anni Trenta. Ma pare sia la cucina a essere tornata al centro della casa, tendenza che non sfugge alla sensibilità del grande stilista che presenta la funzionale e sofisticata Calyx con forno a vapore e lavello scolpito nella pietra nera. Nondimeno altre maison famose, lo scorso aprile, durante il Salone del Mobile milanese, hanno dato vita a eventi e interessanti presentazioni (una quarantina), tanto per mettere in luce le sinergie delle due eccellenze della crea-

fendi casa

tività lanciate nella riscossa anticrisi. Eccolo il connubio tra Moda&Design nelle proposte Fendi Casa, distribuite da Club House Italia. Sofà e poltrone dalle forme ardite e rassicuranti, nel contempo, si vestono di ciniglie, rasi ricamati e pelli pieno fiore lavorate capitonné per delineare accoglienti sedute. Né manca la pelliccia, materiale storico della griffe, usata per sensualissimi plaid gettati qua e là con nonchalance. Ai soffici imbottiti dai colori perlati si accostano lucenti lampadari e vasi in vetro soffiato di Murano, all’insegna di un’atmosfera lussuosa e surreale. Morbido lusso accarezza pure i pouf di Kenzo Maison, mediati dalla mitica borsa Pogadon, si accomoda poi sui divani scomponibili, sulle poltroncine e sui letti voluttuosamente rotondi che mescolano linee, volumi, materiali e colori dall’anima ricca e cosmopolita. Emozionanti rifrazioni di luce caratterizzano gli oggetti esclusivi di Versace Home, realizzati in cristallo bagnato nel platino che dona loro un magico effetto specchiato. Senza ignorare la preziosa dormeuse che contamina sete e velluti in un gioco di brillii e sensazioni. Emanano magie di luce diamantina anche le fantastiche creazioni in vetro, cioè candelieri, ciotole e vasi componibili di Borek

Armani casa


da

Agatha ruiz de la pra

me Missoni ho

Sipek, ospitati nello Spazio Krizia ed esaltati dalle splendide luminarie di Ingo Maurer. Interpretazioni della raffinata eleganza del bel vivere. Lusso in tempi di tsunami economico? La risposta, per quanto riguarda lo shopping d’arredo, è sì, poiché ora come non mai le Grandi Firme, radunate sotto l’egida della Camera della Moda, tendono a disegnare cose per niente futili e passeggere, in grado di mantenere il loro valore nel tempo. Con lusso variegato le sedie Frilly della Kartell, in plastica ormai “nobilitata”, diventano leggiadre e giocose realizzate in un texture plissé e nel colore fuxia, must di Blumarine by Anna Molinari. Si sposano alla tavola imbandita con piatti in porcellana effetto tessuto che, fruendo del gusto frizzante e neoromantico della stilista, riproducono trine e merletti, mentre sulla tovaglia spuntano delicate violette e boccioli di rosa su un prato verde pastello. Sempre forte il legame tra trame e oggetti nella collezione Missoni Home: il feeling da antica manifattura si fonde con la modernità di nuove tecniche di stampa per dar vita a una natura rigogliosa e coloratissima su copriletti, spugne, sedie a sdraio, su elementi sia indoor che outdoor. Il cactus e altri fiori rarissimi come l’euforbia e l’aloe crescono tra le note geometrie, linfa dell’everlasting missoniano. Un gioioso mondo a colori anche quello di Agatha Ruiz de la Prada con proposte che riflettono humour e totale rispetto per l’ambiente. Sono difatti ecofriendly i nuovi tappeti confezionati a mano con la migliore lana della Nuova Zelanda dalle strutture che ricreano pianeti, quadrifogli, cuori, ma anche arcobaleni, stelle, farfalle e simpatiche macchinine per la cameretta dei più piccoli. C’è poi il lusso dissacrante della griffe Moschino che parafrasando un celebre dipinto di Salvador Dalì inventa una ambientazione dal nome “Morbide Costruzioni senza Fagioli Bolliti” in un puro riferimento estetico, privo della connotazione politica del 1936. Ogni oggetto, tavolo, sedia, lampada... dall’aria volutamente un po’ appassita, ma colorato e surrealistico, è un esemplare unico ed è realizzato a mano. Da vendersi nella boutique omonima insieme ai dispettosi vestiti che, come al solito, si divertono a fare il verso alla couture più classica


Il Sole transita nel segno del Toro dal 21 aprile al 21 maggio

Elemento: Terra fisso Pianeta governante: Venere Esilio: Marte, Plutone Esaltazione: Luna Relazioni con il corpo: gola, bocca, collo, tiroide Metallo: rame Parole chiave: perseveranza, ostinazione, feeltà

» a cura di Elisabetta

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Amori e passioni per i nati in aprile grazie al transito di Marte e Venere. Possibile recupero di vecchi guadagni favoriti dal moto retrogrado di Mercurio nella vostra seconda casa solare. Notizie e affari in arrivo intorno al 22 del mese.

Nella seconda metà di maggio Marte e Venere continueranno a sballottarvi come non mai. Inquietudini affettive unite a forti sbalzi umorali. Cercate di vivere le vostre storie d’amore più serenamente. Osate di più, meno riserve e timori!

toro

scorpione

Venere e Marte sono di transito nella vostra dodicesima casa. Questo aspetto potrebbe spingere i nati nella terza decade a vivere segretamente una storia di amore e di passione. Relazioni pubbliche favorite dal moto retrogrado di Mercurio.

Problemi di comunicazione per i nati nella terza decade. Mercurio di transito nella vostra settima casa solare contribuisce al risorgere di vecchie questioni ancora irrisolte con il vostro partner. Mettetevi reciprocamente nei panni dell’altro.

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sagittario

Continua l’ottimo transito di Marte e Venere nella vostra undicesima casa solare. I nati nella terza decade potranno portare avanti importanti progetti con il pieno coinvolgimento del proprio partner. Decisive le giornate tra il 20 e il 21 maggio.

Tra il 20 e il 21 maggio Venere e Marte saranno supportati da una magnifica Luna. Grazie a questi transiti potrete vivere delle indimenticabili atmosfere in compagnia del partner o trovare la persona che fa per voi. Datevi da fare e non siate assolutamente timidi.

cancro

capricorno

Tra il 18 e il 19 e così tra il 22 e il 23 di maggio gli effetti del transito di Mercurio nella vostra undicesima casa solare saranno amplificati da alcuni transiti lunari. Le vostre imprese e così i vostri progetti potranno ricevere un ottimo riscontro pubblico.

Grazie agli ottimi transiti di Mercurio, Saturno e Urano, i nati nella terza decade avranno più di una buona occasione per portare a termine un importante affare. Amori inquieti e possibili gelosie per i nati nella seconda e terza decade.

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acquario

Marte e Venere sono dalla parte vostra. Desiderio e passioni in aumento per i nati nella terza decade. Tra il 20 e il 21 maggio ottimo transito lunare nella vostra nona casa solare: potreste vivere due giorni d’amore durante un viaggio.

Problemi con i familiari per i nati nella terza decade a causa del transito retrogrado di Mercurio nella vostra quarta casa solare. Vecchi problemi tendono a tornare a galla. Amore sempre a gonfie vele grazie agli ottimi transiti di Marte e Venere.

vergine

pesci

A partire dal 20 maggio i nati nella terza decade, favoriti dal transito di Mercurio retrogrado, potranno concludere degli importanti affari. Se riuscirete a sintonizzarvi sulle reali frequenze del vostro sarete capaci di risolvere qualunque tipo di situazione.

Tra il 18 e il 19 maggio, quando la Luna si troverà nei Pesci, potranno accadere degli importanti fatti. Scuotete il vostro tradizionale tram tram. Grazie a Mercurio retrogrado solare i nati nella terza decade potranno trovare nuove occasioni di coinvolgimento.

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Astrologia ed ellenismo “Gli uomini originari e antichissimi – scrive Aristotele – hanno colto queste cose nella forma del mito, e in questa forma le hanno trasmesse ai posteri, dicendo che questi corpi celesti sono divinità, e che la divinità circonda tutta quanta la natura. Il resto è stato aggiunto dopo, sempre sotto forma del mito, per persuadere i più, ed è stato impiegato per imporre l’obbedienza alla legge e per ragioni di utilità” (Metaphysica, 1074b). Gli uomini antichissimi a cui si riferisce il grande filosofo greco sono gli stessi a cui Platone attribuisce la capacità di aver dato i nomi alle cose (Crat. 441b). Esseri e figure estranee a qualsiasi dimensione temporale e ascrivibili solo al mito, i palaioi vengono infatti considerati dai primi astrologi (Berosso, Epigene, Critodemo, Prassidico, Timeo, Sarapione Alessandrino, Teucro) come i loro veri predecessori in quanto coloro che inventarono l’astrologia e la “nominarono” per la prima volta (Giuseppe Bezza). Con archaioi essi si riferivano invece ai loro reali predecessori storici, tra cui figura Petosiride, cioè a coloro che, richiamandosi alla dottrina dei primi, elaborano la concezione astrologica. Figura di primo piano, per le sue conoscenze scientifiche e matematiche, è Claudio Tolomeo (II secolo d.C.) che pur accogliendo la tradizione ermetica dei veteres, opta per una via naturale, interpretando “con un metodo pertinente alla filosofia” e al suo personale sapere, le configurazioni e i moti degli astri che la conoscenza del tempo offriva.

“… a albergar col Tauro si ritorna…”

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A quale libro appartiene il seguente finale? La soluzione nel n. 23. Al vincitore andrà in premio un volume scelto dalla Redazione. Fatevi aiutare dal particolare del volto dell’autore e inviate la soluzione entro giovedì 21 maggio a ticino7@cdt.ch oppure su cartolina postale a Ticinosette, Via Industria, 6933 Muzzano.

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1. Confusione, turbamento • 2. L’Alba della TV • 3. Arto pennuto • 4. Predizione, presagio • 5. Sta per “sangue” • 6. Le solleticano gli odori • 7. Intrigo amoroso • 8. Dittongo in Paolo • 9. Ella • 12. Lo si deve riprendere dopo una corsa • 15. Assicurazione Invalidità • 17. Nome di donna • 21. Il nome di Fogar • 23. Mezza tara • 26. Per Gaber... è partecipazione • 27. Laboratorio in breve • 28. Quintane • 29. Né prima, né dopo • 31. Uncini da pesca • 33. Ha la cruna • 35. Strampalate, anomale • 38. Est-Ovest • 39. Emirato arabo (Y=I) • 43. Epoca • 45. Diminutivo di Beatrice • 47. Le iniziali di Montanelli • 49. Affermazione.

Verticali

1. Impaurire, intimorire • 10. Totano • 11. Teme il trac • 12. Ferrovie Svizzere • 13. La terza nota • 14. Il primo dei profeti maggiori • 16. Uccello dei Caradriformi • 18. Pari in tutto • 19. Delfino di fiume • 20. I confini di Tegna • 22. Fu leader dei Police • 23. Lo zio della capanna • 24. La nota degli sposi • 25. Sfortuna • 28. Lo uccide Davide • 29. In mezzo al mare • 30. Lamenti poetici • 32. Claudio, direttore d’orchestra • 34. Profetizzò la rovina del regno di Israele • 36. Dispari in greggi • 37. Inspiegabili, impenetrabili • 40. Sono ottime anche al cartoccio • 41. I confini di Sonvico • 42. Mora • 44. Due al Lotto • 46. Corrono su binari • 48. Escursionisti Esteri • 50. Dittongo in boato • 51. Divulgati.

Orizzontali

Epigoni

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Schema realizzato dalla Società Editrice Corriere del Ticino

13

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“Coraggio, avanti, fatelo, fatelo; figli di puttana, fatelo, fatelo una buona volta, finalmente finalmente, finalmente.”

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Soluzioni n. 19 3

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Giochi

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Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 23.

La soluzione a Epigoni è: Rumore bianco di Don DeLillo (Einaudi, 1987). Il vincitore è: M.L., Zurigo.

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