INDICE Abstract
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1. Introduzione
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1.1
Basi teoriche dell’Internet Addiction
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1.2
Siena, contesto demografico e tecnologico
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2. Obiettivo dell’indagine
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3. Unità di analisi
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4. Metodologia
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5. Analisi dei risultati
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5.1
Evoluzione informatica
10
5.2
Luoghi d’uso e interconnessione
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5.3
Le postazioni per la connessione
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5.4
La ricerca come attività privilegiata di internet
14
5.5
Valore aggiunto dell’interconnessione
16
5.6
Il cellulare e l’interconnessione continuativa
17
5.7
Le rappresentazioni sociali dell’Internet Dipendenza
19
5.8
Coscienza del problema
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6. Conclusione 6.1
Addiction da interconnessione informatica
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Bibliografia
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Pubblicazioni
29
Webgrafia
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ABSTRACT La nostra indagine esplorativa si proponeva di fornire linee guida interpretative e metodologiche per uno studio epidemologico sul tema dell'internet addiction da effettuarsi nel territorio del Comune di Siena. In particolare lo scopo di questo studio preliminare è stato quello di valutare la presenza di casi di Internet Dipendenza e indicazioni di pre-strutturazione della patologia all’interno di un campione di domiciliati nel comune suddetto. L’analisi, condotta su un campione di cento soggetti, prende in considerazione sia gli attuali luoghi d’uso di Internet, che l’uso di altri mezzi di comunicazione (come il telefono cellulare), ormai parte stabile della vita delle persone, acquisendo così lo status di oggetto di uso quotidiano. La loro integrazione in ambito lavorativo, scolastico e personale produce inevitabilmente dei cambiamenti nella gestione della comunicazione interpersonale e della quantità di informazioni con cui entra in contatto una persona durante di una giornata. Siamo così arrivati a ridefinire i limiti dello studio e i canoni di delimitazione dei fenomeni legati ad internet, giungendo alla formulazione del concetto di “Addiction da interconnessione informatica”, al quale sembra essere esposta, in fase pre-strutturante, la maggioranza della popolazione.
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1. INTRODUZIONE
1.1 Basi teoriche dell’Internet Addiction. La bibliografia internazionale riguardante lo studio del rapporto tra essere umano e internet è copiosa ed eterogenea. Una delle principali argomentazioni che se ne derivano è la difficoltà di delimitazione del campo di indagine, difficoltà che sfocia nella problematicità di arrivare a definizioni e denominazioni onnicomprensive riguardo questo tema. Causa di ciò, principalmente il fatto che Internet non è un semplice supporto materiale, bensì il modo informatico di legare a rete numerosi nodi meccanici resi operativi da esseri umani1. L'essere umano diventa quindi parte di una rete (fenomeno relazionale), che riduce drasticamente i limiti spazio-temporali dell'interazione interpersonale altrimenti realizzabile, attraverso strumenti di comunicazione. Questi nuovi media presentano delle caratteristiche di novità rispetto ai mezzi di comunicazione passati (e più in generale agli artefatti), richiedendo e promuovendo un salto conoscitivo, e, su larga scala, evolutivo, per la specie stessa. In tal modo quest'ultima, o quantomeno la porzione di quest'ultima non colpita dal digital divide2, si trova a ridefinire i limiti del suo orizzonte cognitivo e relazionale, quindi a dover costruire la sua contemporaneità in un modo nuovo (in questo caso radicalmente nuovo) rispetto al passato. La problematicità di indagare questo periodo rivoluzionario nella storia evolutiva umana si riscontra in tutta la bibliografia psicologica, sociologica e medica, di riferimento. In questo modo si aprono distinzioni tra chi evita di considerare internet come astrazione materiale di cui temere gli effetti, concentrandosi sui contenuti devianti e di richiamo ad atteggiamenti e comportamenti compulsivi presenti al suo interno (Young, 1996, Davis, Flett, & Besser, 2002), e chi invece punta il dito verso la presenza di potenzialità patologiche immanenti al medium (Goldberg3 , 1996, Bai, Lin, & Chen, 2001). 1
È bene tener presente come internet sia solo uno degli strumenti comunicativi in grado di realizzare questa interconnessione. Senza andare analiticamente troppo in profondità basti pensare al fatto che internet viaggia su supporti di connessione creati per un altra grande struttura di connessione a distanza, la rete telefonica. Con l'evolversi dei metodi di trasmissione i sistemi che ne fruiscono si ibridano sempre più, richiamando gli studiosi ad evitare analisi strettamente correlate ad un mezzo piuttosto che l'altro. Il concetto chiave è quindi rappresentato dall'essere interconnessi eludendo fattori di disgiunzione spazio-temporale; qualsiasi sia il punto di arrivo dell'evoluzione tecnologica delle reti di interconnessione non si può evitare di partire da qui nell'analizzare le implicazioni della stessa.
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Con “digital divide” si tende a definire lo scarto esistente tra la popolazione del globo che si può dotare di strumenti di comunicazione digitali e quella che invece deve, per ragioni strutturali, farne a meno.
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Ivan Goldberg (1996) ha esteso alla dipendenza tecnologica i criteri diagnostici identificati nel DSM-IV per le sostanze stupefacenti. In particolare Goldberg annota sette specifici direttrici diagnostiche dello IAD: 1. bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione; 2. marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano Internet; 3. sviluppo, dopo la sospensione o diminuzione dell’uso della rete, di agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accade on-line, classici sintomi astinenziali;
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Altro punto di dibattito tra gli studiosi è il ruolo del soggetto nell'emergere di comportamenti ossessivi e compulsivi (OCD, obsessive and compulsive disorder) legati al suo uso della rete. È internet causa di addiction o sono gli addicted ad interessarsi alla Rete come strumento di corredo alla propria dipendenza? Young (Young, 1996) conclude che “the internet itself is not addictive”, puntando l'attenzione su specifiche applicazioni che giocano un ruolo nello sviluppo di un uso patologico del mezzo4. Pertanto la psicologa americana tende a considerare come internet faciliti il potenziale addicted (per esempio un gambler o un sessuomane) nel consolidare la sua addiction. Davis tende a supportare questa tesi, staccandosi però dalla definizione di Internet Addiction Disorder (IAD) fornita da Goldberg (Goldberg, 1996), e segnalando piuttosto un uso patologico o problematico della Rete (PIU, Pathological or Problematic Internet Use). In questo modo Davis cerca di focalizzare l'attenzione sui soggetti coinvolti nella relazione con le proprietà “ammalianti” della rete, piuttosto che attribuire al mezzo le fondamenta del problema. Eludendo le problematicità di una rigidità identificativa. Cantelmi (Cantelmi T. e al., 2000; Pravettoni G., Beria A., Guberti S., 2004), partito dall'osservazione e dallo studio di casi clinici, ha evidenziato tre categorie di elementi che contribuiscono all'insorgere della Sindrome da Dipendenza da Internet che, tuttavia, non sono
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necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per periodi più prolungati rispetto all’intenzione iniziale; 5. impossibilità di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di Internet; 6. dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete; 7. continuare a utilizzare Internet nonostante la consapevolezza di problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici recati dalla rete. L'analisi di Goldberg è stata criticata su più punti, in particolare sull'estensione alla tecnologica di criteri diagnostici propri delle sostanze psicoattive. In particolare il punto maggiormente problematizzato è l'assenza ad oggi di analisi farmacologiche che supportino la sua teoria. 4
Kimberly Young (1996), fondatrice del Center for Online Addiction, riconosce cinque specifiche forme di addiction online: 1. Cybersexual addiction (o dal sesso virtuale): gli individui che ne soffrono sono di solito dediti allo scaricamento, all'utilizzo e al commercio di materiale pornografico online, o sono coinvolti in chat-room per soli adulti; 2. Cyber relational addiction (o dalle relazioni virtuali): gli individui che ne sono affetti diventano troppo coinvolti in relazioni online o possono intraprendere un adulterio virtuale. Gli amici online diventano rapidamente più importanti per l'individuo, spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici. In molti casi questo conduce all'instabilità coniugale o della famiglia; 3. Net Gaming: la dipendenza dai giochi in rete comprende una vasta categoria di comportamenti, compreso il gioco d'azzardo patologico (gambling), i videogames, lo shopping compulsivo e il commercio online compulsivo. In particolare, gli individui utilizzeranno i casinò virtuali, i giochi interattivi, i siti delle case d'asta o le scommesse su Internet, soltanto per perdere importi eccessivi di denaro, arrivando perfino ad interrompere altri doveri relativi all'impiego o rapporti significativi; 4. Information Overload: la ricchezza dei dati disponibili sul World Wide Web ha creato un nuovo tipo di comportamento compulsivo per quanto riguarda la navigazione e l'utilizzo dei database sul Web. Gli individui spenderanno sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca e nell'organizzazione di dati dal Web. A questo comportamento sono tipicamente associate le tendenze compulsive-ossessive ed una riduzione del rendimento lavorativo. 5. Computer addiction: negli anni '80 giochi quali il Solitario e il campo minato furono programmati nei calcolatori ed i ricercatori scoprirono che il gioco ossessivo sul computer era diventato un problema nelle strutture organizzate, dato che gli impiegati spendevano la maggior parte del giorno a giocare piuttosto che a lavorare. Questi giochi non sono interattivi né giocati in rete.
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tutti sempre presenti in ogni situazione di retomania5: 1. psicopatologie predisponenti: lo IAD o il PIU sono spesso un tassello del quadro clinico di soggetti che presentano difficoltà relazionali con l’esterno, depressione, disturbi bipolari o anche ossessivi-compulsivi. Se i sistemi informatici di interazione consentono un avvicinamento graduale alla relazione, che in taluni casi può rappresentare uno stadio fondamentale della maturazione psicologica di soggetti affetti da tali patologie, dall’altro lato un abuso degli stessi può portare ad un affidamento esclusivo a tali forme di interazione che consentono ai soggetti di evitare proprio quella porzione di contatto interpersonale più difficoltoso e legato alla loro patologia. 2. comportamenti a rischio: l'abuso nell'utilizzo delle informazioni disponibili in rete può portare ad un sovraccarico cognitivo che satura il cervello, riducendo l'attenzione razionale. In contemporanea il conseguente isolamento sociale sostiene il ricorso ad Internet per cercare occasioni di socializzazione virtuale che possono sconvolgere i delicati equilibri dell'identità, creando la possibilità di sperimentare ruoli e parti del Sé altrimenti non sperimentabili nella vita reale, la cui esperienza può affascinare a tal punto il soggetto da lasciare poco tempo e una scarsa motivazione a ricercare esperienze di vita reali. Inoltre è stato riscontrato in alcuni soggetti (non affetti da problemi psichiatrici) costantemente connessi alla rete, una tendenza comportamentale definita "solipsismo telematico", ossia la propensione ad eleggere il web come "luogo di rifugio" in cui appartarsi per trovare sollievo dai problemi quotidiani. 3. potenzialità psicopatologiche proprie della rete: internet conserva in sé delle caratteristiche che favoriscono l’insorgere di dinamiche patologiche nei soggetti che ne fanno uso: moltiplicazione dell’identità, capacità di ottenere velocemente un volume di informazione cognitivamente non assimilabile, possibilità di sostenere in contemporanea più azioni dalla quale può derivare una sindrome di onnipotenza ecc… Orzack (2006) riassume l'eterogeneità della epidemiologia citata specificando che “persone differenti sono internet-dipendenti per ragioni differenti. Alcuni usano la Rete per eccitazione o un nuovo senso di identità; alcuni per ridurre la tensione; alcuni per trovare compagnia; altri, più efficacemente, perché è uno spazio di cui sono parte. Tipicamente sono persone sole”. Come si nota, il dibattito sulle evidenze sintomatiche di un uso patologico di internet (o dei media informatici più in generale) è quindi caratterizzato dalla difficoltà di definire i confini di adattamento dell'essere umano a questo nuovo modo di comunicare e pertanto esistere. Se da una parte la contemporaneità spinge ad una assunzione protesica di tali tecnologie da parte dell'essere 5
Sinonimo di “internet dipendenza”.
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umano, dall'altra si ha la necessità di comprendere quanto lo stadio evolutivo raggiunto dalla specie sia in grado di sopportare e supportare questa incombenza tecnologica. Di qui deriva il disporsi in scuole di pensiero da parte del mondo scientifico, nella contrapposizione tra chi utilizza canoni di diagnosi già sperimentate per definire il nuovo e chi invece richiede un’analisi maggiormente olistica del fenomeno. Come chiariremo nelle conclusioni questo rappresenta forse il principale punto di frattura tra quello che lo studio di queste forme di comunicazione è stato finora e quello che può diventare. Internet, per la sovrabbondanza di informazione disponibile in rete, ridimensiona l’importanza dell’informazione stessa nei processi conoscitivi e sollecita profonde revisioni all’interno di numerose teorie cognitive. La sua velocità, economicità, facilità nel trasferimento di grandi quantità di informazione e dati ridimensiona il ruolo del trasferimento di informazione all’interno della comunicazione umana e il concetto della comunicazione stessa (Dohény-Farina, 1999). Allo stato attuale della diffusione di Internet, i maggiori studi effettuati sulle possibili implicazioni collegate ad un uso eccessivo della rete, sono stati effettuati soprattutto in quei Paesi dove Internet è già largamente usato come Cina, India, Taiwan. Il target di riferimento privilegiato delle ricerche condotte in questi Paesi, riguarda soprattutto gli adolescenti poiché sono loro ad essere maggiormente esposti all’uso di Internet (Chien, 2000), in un momento particolare, dove lo sviluppo della personalità deve ancora completarsi e definirsi. Le ricerche effettuate fino ad oggi in modo sistematico, riguardano quei Paesi dove c’è una maggiore diffusione e un maggior accesso alla rete. Una delle caratteristiche che però contraddistingue l’Italia sia dal punto di vista delle abitudini individuali che sociali, riguarda la tendenza ad usare il cellulare per la comunicazione in modo molto maggiore degli altri Paesi Europei. Fino ad oggi, gli unici casi di dipendenza ritenuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità necessari da curare e prevenire, riguardano la dipendenza da gioco: il gioco d’azzardo e il trading on-line (Orlando F., Cantelmi T.). 6 Perciò 6
La dottoressa Orlando e il professor Cantelmi parlano di "Net-addiction" e la definiscono una patologia prodotta dell’emergere delle nuove tecnologie. Tali patologie, rimandano però a vecchie forme di dipendenza; la dipendenza si lega alla necessità che qualcuno o qualcosa sia in grado di soddisfare una propria esigenza vitale: benessere organico o equilibrio psicologico. Tali manifestazioni molteplici e subdole si celano nella ricerca di sostanze (alcol, droga, farmaci, beni di consumo), di persone (genitori, partner amorosi) o di situazioni (trasgressioni, eccessi). Anche Internet e il trading on line così come il gioco d’azzardo rientrano nelle nuove patologie: complice è la fuga animata dall’illusione che la scarica d’adrenalina innescata li renda diversi e immortali. Si parla di psicopatologia del trading on line nel momento in cui il sistema dell’investimento facile viene considerato al pari di un gioco di ruolo. In tal modo, il trading on line s’avvicina alla forma disadattativa e patologica del gioco d’azzardo. Ma allo stesso tempo entrambe le condotte richiamano i criteri diagnostici delle tossicodipendenze. L’unica differenza tra la dipendenza da gioco (trading on line e gioco d’azzardo) e quella da droga è l’apparente non evidenza dei sintomi; pertanto rimane un disturbo confinato in una dimensione sotterranea. Per questo motivo, è stata creata dall’APA una nuova categoria diagnostica “disturbo del controllo degli impulsi” che include il gioco d’azzardo e il trading on line patologici, insieme alla cleptomania, piromania e tricotillomania. Infatti, solo mediante accurati studi di settore, si può giungere ad un’azione di prevenzione e sensibilizzazione che abbia come dato oggettivo, rilevamenti statistici, forse principale strumento per indurre alla revisione critica del comportamento soggetti che fanno del calcolo razionale un elemento di rischio alla base della loro adrenalina. Per ulteriori informazioni si veda l’articolo sul sito: http://www.finanzacomportamentale.it/psidipendenza.html.
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all’interno della nostra indagine abbiamo cercato di capire se sia possibile estendere il concetto di addiction anche all’uso di molteplici mezzi di comunicazione, ponendo l’accento sul caso senese. 1.2 Siena, contesto demografico e tecnologico. Siena conteggia circa 54000 abitanti regolarmente censiti come residenti. Escludendo i bambini di età inferiore ai cinque anni e gli adulti superiori ai settantaquattro anni di età arriviamo ad un totale di
44190 individui7 che può essere definito come interessato da questa indagine Ad essi è
necessario sommare una popolazione studentesca (italiana e straniera) di circa 4500 unità8. É necessario tener presente che l’accessibilità ad internet nel territorio senese è stata limitata fino all’introduzione della fibra ottica. Con la cablatura della città, viene promosso un accesso sempre più rapido alla rete ed una trasmissione di dati maggiore. La rete in fibra ottica di Siena raggiunge il 92% delle famiglie, oltre alle reti telefoniche e wireless. Siena Digitale è presente con i suoi apparati nelle centrali Telecom Italia di Siena che le permettono di offrire servizi potenti e flessibili e divenire l'unico interlocutore per i suoi utenti. Attualmente, la situazione tecnologica nel territorio di Siena prevede inoltre l’attuazione di vari progetti, tra cui segnalare quello derivante dall'accordo tra l’Università senese e Cisco Systems per la creazione e promozione di attività di ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie di comunicazione. L’accordo prevede inoltre una forte collaborazione tra Cisco Systems e il Centro Universitario per l’Informatica e la Telematica volta a favorire sia il potenziamento delle infrastrutture di rete dell’Ateneo, sia i servizi per gli studenti e i docenti. Come primo risultato di questa collaborazione, l’Ateneo sta sviluppando un progetto per la creazione di una rete wireless all’interno di tutte le strutture universitarie al fine di consentire l’accesso a docenti e studenti ai servizi di rete e per sviluppare nuove forme di didattica. La disponibilità di una rete wireless consentirà la creazione di nuovi servizi, quali: l’accesso alla rete Internet e ai relativi servizi in qualunque istante e ambiente universitario, la prenotazione di esami, la registrazione in tempo reale degli esami, l’accesso a materiale didattico in rete e la possibilità di interagire con il docente utilizzando la piattaforma di e-learning sviluppata dal Centro Universitario per l’Informatica e la Telematica. Grazie a questi progetti, il numero di persone che possono accedere alla rete per motivi di studio, lavoro o svago è in costante aumento.
2. OBIETTIVO DELL’INDAGINE. L'obiettivo prefissato per questa indagine esplorativa è la definizione di linee guida metodologiche e 7 8
Fonte dati il settore statistiche del sito www.comune.siena.it. Immatricolazioni 2003/2004, fonte dati wikipedia.
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interpretative per uno studio epidemiologico, sul tema qui oggetto d'analisi, da effettuarsi entro il territorio del Comune di Siena. Accanto alla presentazione di proposte metodologiche abbiamo quindi cercato di fornire un indirizzo epistemologico e interpretativo circa il tema della relazione tra essere umano e media informatici sulla base dello studio effettuato. In tal modo intendiamo favorire l'eventuale espansione della ricerca in questo campo su prospettive sempre più larghe ed interdisciplinari.
3. UNITA' DI ANALISI. Oggetto della nostra indagine sono quelle variabili contestuali, attitudinali e comportamentali che rendono l’uso di internet (e della rete di interconnessione comunicativa) in qualche modo patologico e alienante, o potenzialmente tale. Per arrivare a queste variabili ci siamo concentrati sulla definizione di quelle attività che vanno ad interferire con lo svolgimento delle attività sociali e relazionali valutate comunemente come “normali”. Tra esse abbiamo dato uno spazio centrale alla ricerca di comunicazione diretta vìs a vìs, rispetto a situazioni di relazione avanzata9. Una particolare attenzione è stata posta a quelle caratteristiche riconosciute dagli studi precedenti come potenziali elementi patogeni, quali ad esempio l’uso continuativo di chat e giochi di ruolo online, la perdita di consapevolezza della propria eventuale dipendenza, l'incapacità di riconoscere i limiti relazionali di internet e l'eccessivo bisogno di anonimato rispetto all'uso di un medium. Inoltre ci siamo concentrati sulle attività che le persone prediligono fare quando usano questi media e sul loro giudizio in merito alla rivoluzione tecnologica delle reti digitali di interconnessione. Per ottenere delle linee guida per il reperimento di dati, abbiamo cercato di ottenere risposte sul tema del contesto d'uso e sulla distribuzione della attività on-line a seconda degli spazi di interconnessione. Inoltre era nostro interesse riuscire a cogliere l'eventuale coscienza delle possibilità patogene di internet da parte del campione di riferimento. Infine abbiamo cercato di comprendere la presenza di una differenza di genere nell'approccio alla rete e al problema oggetto d'analisi.
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Con ciò si intende definire il fatto che è comune riconoscere l'esigenza di incontrarsi direttamente da parte di due o più persone unite da un legame emotivo. Questo poichè la gratificazione sensoriale del contatto è impossibile all'interno di dinamiche virtuali, dove, per l'appunto, si attuano processi di astrazione sensoriale ad un grado mai prima così intensamente richiesto al genere umano. In una chat si ha coscienza della presenza altrui solo sul piano dell'astrazione linguistica che definisce un nickname come una persona. Così facendo la persona si trova sempre a dover completare il quadro sensoriale dell'altro attraverso idealizzazioni tipizzate e stereotipate che colmino il problema del riconoscimento personale. Il tema è affrontato in numerosi testi tra i quali citiamo Wallace P. (2000), The psychology of the internet, Raffaello Cortina Editore.
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4. METODOLOGIA In questa indagine ci siamo avvalsi di più metodi di indagine, cercando di raggiungere gli obiettivi proposti, nella loro combinazione. Ad un'analisi documentativa e bibliografica fondata sui precedenti studi del tema, abbiamo unito esperienze di osservazione non partecipante e analisi autobiografiche. Una volta acquisita una base interpretativa su cui ricercare conferme o smentite abbiamo elaborato e distribuito dei questionari a risposta aperta articolati in due formati: digitale e cartaceo. Il questionario cartaceo è stato distribuito in due luoghi rappresentativi: gli internet point senesi, dove abbiamo realizzato anche interviste ai loro responsabili, per capire meglio la realtà di questi luoghi, e una scuola superiore della città. In quest'ultimo caso abbiamo scelto di prendere come riferimento studenti del primo (14-15 anni) e del quarto anno (17-18 anni), nel tentativo di evidenziare eventuali congruenze o differenze tra queste due fasce di età solitamente comprese nell'universo giovanile. Il formato digitale ha avuto invece una distribuzione autonoma e prevalentemente autogestita dai primi referenti contattati. Hanno risposto al questionario soggetti di varia estrazione sociale, età e livello di istruzione. In particolar modo col formato digitale siamo stati in grado di raggiungere un considerevole campione di lavoratori dipendenti. In totale il campione raggiunto si aggira intorno alle centocinquanta unità dei quali settantanove hanno fornito risposte ad alta densità informativa, compilando tutto il questionario in modo corretto. Il restante numero di soggetti sono stati raggiunti con interviste brevi o non hanno affatto, o hanno parzialmente ed erroneamente, risposto al questionario.
5. ANALISI DEI RISULTATI
5.1 Evoluzione informatica. La penentrazione dei media informatici nella vita quotidiana è praticamente totale. Nessun interlocutore cita di trascorrere le sue giornate senza utilizzare almeno uno di questi media e la larga maggioranza descrive un consumo congiunto, talvolta sincronico, degli stessi. Nella quasi totalità dei posti di lavoro il computer, funzionalità come internet e telefono (fisso e cellulare) convivono e fanno parte degli “utensili” indispensabili per la soddisfazione delle aspettative proprie del ruolo richiesto in quei luoghi. Il lavoratore moderno, parte della società dell'informazione, si trasforma in nodo operativo di una rete di interconnessione informatica. 10
Parallelamente l'essere umano contemporaneo rappresenta anche un nodo della rete di interconnessione relazionale, legata ai propri ruoli extra-lavorativi (come quelli fondati sui legami familiari, amicali, amorosi e opzionali – quali quelli basati su passioni condivise, come lo sport). L'interconnessione è una aspettativa fondamentale al punto di risultare un punto chiave del raggiungimento o meno di risultati relazionali positivi. Ci aspettiamo di essere chiamati, chattati, raggiunti via e-mail. Nel lavoro richiediamo recapiti telefonici, fissi o mobili, ed e-mail, e intratteniamo spesso relazioni con i referenti di questi solo su un piano virtuale. È pertanto importante avere ben chiara la netta distinzione tra questa potenziale fonte di addiction e altre maggiormente note e ataviche, come le sostanze con proprietà psicoattive o il gioco d'azzardo. Da un punto di vista di spazi non vi sono luoghi di marginalizzazione, dove l'oggetto di addiction è riconoscibile in quanto tale; non c'è l'esigenza di linguaggi di mascheramento, tipici dell'uso di sostanze stupefacenti: poiché vi è la richiesta esplicita da parte delle istituzioni d'ordine sociale dell'alfabetizzazione informatica, non ci sono espliciti riferimenti normativi a questa forma di dipendenza. A fondamento di tutto il fenomeno, vi è l'evoluzione della specie umana, sempre più legata agli artefatti e in particolare a quegli artefatti che allargano la nostra capacità di interazione e recupero di informazioni altrimenti non recuperabili. L'essere reperibili, rintracciabili, raggiungibili diventa una dinamica che passa dal piano diretto, vìs a vìs, e quindi vede limitata la sua possibilità di relazione a pochi agenti sociali, ad un piano indiretto e virtuale, potenzialmente infinito, dove la nostra identità, appoggiata sui supporti informatici (la nostra casella di posta, il nostro numero di cellulare, il nostro interno del posto di lavoro etc...) è replicata a dismisura e slegata da ogni limite fisico. La compenetrazione dei media informatici è talmente grande che persino gli alunni delle scuole medie vivono la necessità di avere accesso alla rete internet, nel luogo del loro apprendimento. Questo significa che il supporto digitale sta lentamente ma incessantemente penetrando ogni sfera educativa. In una società sempre più affamata di informazione, anche basica, superficiale, purché tale, i media informatici sono il primo riferimento.
5.2 Luoghi d’uso e interconnessione. Il campione di riferimento, da noi analizzato, è di circa 100 persone. Per quanto concerne il questionario, gli uomini che hanno risposto sono il 32,5%, mentre le donne sono il 67,5%. Di queste, il 30% svolgono un’attività lavorativa, mentre il restante 70% sono studentesse universitarie o frequentano la scuola media superiore. Nel caso degli uomini invece, circa il 38,5% lavorano, mentre il rimanente 61,5% studia. All’interno di questi paragrafi, analizzeremo i dati raccolti in 11
base alle differenze di genere e di età; al fine di mettere in evidenza quali sono le caratteristiche che possono contraddistinguere l’uso di internet da parte di uomini, donne, persone che studiano e che lavorano. Mentre tra uomini e donne non si evidenziano particolari differenze nell’uso di Internet, ce ne sono quando si analizza la situazione di studenti e lavoratori. Quello che colpisce fin da subito, sono i luoghi in cui Internet viene usato che vede la casa al primo posto; seguita dai luoghi in cui le persone studiano o lavorano. 1. Casa 2. Scuola/Università 3. Ufficio/Lavoro 4. Internet point 5. Biblioteca 6. Cellulare Complessivamente le persone che studiano e quelle che lavorano, tendono ad usare Internet sia a casa che sul posto di lavoro o all’università. Da ciò si può affermare che Internet sta diventando uno strumento fondamentale sui posti di studio e lavoro, indispensabile per svolgere sia le attività lavorative, che quelle di studio. La presenza di Internet nei luoghi di lavoro evidenzia la necessità di essere sempre connessi alla rete e di gestire una quantità di contatti ed informazioni fondamentali per la sopravvivenza dell’azienda all’interno di un mercato sempre più competitivo. L’attuale dimensione del computer (ancora grande e pesante) rende la rete normalmente accessibile da postazione fissa; ma sono sempre di più le aziende che danno ai propri dipendenti computer portatili e palmari al fine di fornire loro la possibilità di essere sempre in contatto con il posto di lavoro e con la clientela anche quando si trovano in luoghi differenti dall’ufficio. Perciò, anche grazie ai progetti dell’Università di creare una rete wireless a cui connettersi, si può ipotizzare la diffusione nell’immediato futuro di media portatili, usati per connettersi in ogni luogo sia per motivi personali che di lavoro. Allo stato attuale delle cose, le persone che usano la Rete esclusivamente in altri luoghi, soprattutto tra chi lavora, è un numero esiguo, probabilmente perché non hanno Internet né a casa, né sul posto di lavoro (oppure, svolgono lavori manuali che non ne richiedono l’uso). Infine, l’uso di Internet sul cellulare risulta ancora poco diffuso sia per motivi di costi ancora eccessivi che di difficoltà di connessione. Infatti solo un 2% delle donne dichiarano di usarlo per connettersi al Web, mentre un 4% degli uomini si connettono alla rete con il portatile “dove capita”. Dai dati emersi, Internet e il computer sono fortemente legati e associati. Infatti, il computer per definizione è uno strumento personale con cui le persone prediligono l’interazione individuale e possibilmente, quando si tratta di questioni personali (che siano ricerche, chat, lettura, e-mail ecc…), la tendenza è quella di preferire un uso isolato, al fine di garantire il proprio anonimato e la conseguente libertà di movimento che ne deriva. A completamento dei questionari, abbiamo realizzato anche delle interviste ai responsabili degli internet point per evidenziare particolari 12
modalità di interazione all’interno di questi luoghi. La posizione di supervisori dei responsabili è risultata interessante per capire se persone potenzialmente addicted si recano in quei luoghi. Durante una delle interviste, ci è stata raccontata la vicenda di una persona con delle caratteristiche piuttosto evidenti di internet addiction disorder: infatti aveva la tendenza a visitare siti di giochi e pornografici all’interno del locale per molto tempo, credendo di non essere osservato dagli altri presenti. La responsabile ci ha confermato la presenza nel suo locale di più persone con queste problematiche, ma che dopo pochissimo tempo si sono spostate all’interno di altri internet point perché dotati di separé tra le postazioni. Non stupisce perciò che le persone preferiscano in genere usare Internet a casa, per sentirsi più liberi di muoversi a proprio piacimento. In base a questi dati è possibile che il maggior numero di casi di internet addiction sia all’interno delle abitazioni, mentre quelli rilevabili fuori siano una parte inferiore: riguarderebbero infatti solo quelle persone che non hanno ancora internet a casa. Il computer viene considerato da molti un personal medium e certamente la modalità d’uso preferita è quella intimistica che mette in contatto individuale la persona con la rete. Soprattutto quando le persone sono sole e lo usano senza che vi sia alcuna forma di controllo, il suo uso può diventare eccessivo e degenerare. Internet è considerato una “porta sul mondo” capace di aprire opportunità di contatto con altre realtà e luoghi che fino ad oggi non erano così disponibili e di facile accesso. Perciò si può affermare che con lo sviluppo tecnologico e con la conseguente maggior diffusione dei computer all’interno delle abitazioni (ma anche con la nascita di nuovi personal medium con cui connettersi in ogni luogo), le persone che per lavoro o svago usano Internet e i sistemi da interconnessione, aumenteranno. Attualmente, il telefono cellulare è l’altro sistema da interconnessione capace di mettere in contatto le persone per i motivi più disparati in qualsiasi posto e in qualsiasi momento; proprio per la sua caratteristica di portabilità. Infine, sempre dai dati raccolti, la sola figura professionale che non lo usa è quella dell’operaio a cui solitamente è richiesto un lavoro manuale e pratico per molte ore. Quindi, è ipotizzabile che l’internet addiction sia una patologia che “colpisce le nuove generazioni di persone colte e informatizzate” che hanno scelto di sviluppare le loro capacità intellettive e di ragionamento in modo più marcato delle attività che richiedono pratica manuale. Fermo restando che nei casi di non conoscenza dei nuovi media per la comunicazione, la dipendenza può manifestarsi sotto altre forme (ad esempio con il fumo).
5.3 Le postazioni per la connessione Le caratteristiche principali richieste dalle persone che si connettono alla postazione di connessione 13
sono sicuramente la comodità e la riservatezza; ciò inevitabilmente quando si parla di connessione alla rete tramite il computer. Le persone ritengono fondamentale avere nella loro postazine, pc con schermo LCD, scanner, stampante: alcuni parlano anche di qualità estetiche dei computer che contribuiscono a rendere la postazione più confortevole. La velocità della linea per recuperare materiale acquista una dimensione fondamentale sia per quello che concerne l’attività lavorativa che quella di svago. Essenzialmente sia uomini che donne considerano la velocità e la semplicità d’uso fondamentale per la navigazione su Internet. Sia perché permette di “essere in contatto con tutti stando fermi”; sia perché è considerato una “finestra sul mondo”, dove trovare tutto quello che serve o che è necessario sia dal punto di vista dell’informazione/ricerca che da quello della comunicazione interpersonale. 1. comodità 2. riservatezza 3. caratteristiche estetiche per le donne/funzionalità per gli uomini Essenzialmente, chi lavora evidenzia la necessità di una postazione comoda ed ergonomica, dato che deve stare nella stessa posizione per molte ore, mentre chi studia non ha particolari esigenze a meno che non passi molte ore in rete. Le persone che lavorano tendono ad usare la posta elettronica per mantenere i contatti con i clienti e con gli amici; solo alcuni tra loro usano le chat durante il lavoro. Gli studenti delle superiori lo usano meno di quelli universitari e soprattutto a casa, se lo hanno; tra loro c’è comunque una più ampia diffusione dell’uso del cellulare per la comunicazione interpersonale attraverso sms, mms e squilli. Sull’esigenza di privacy e isolamento sono però tutti più o meno d’accordo perché in questo modo si sentono più liberi di esprimersi liberamente, caratteristiche tra l’altro, rispettate sia nel caso di internet che del cellulare (con il vantaggio della portabilità di quest’ultimo, che viene indossato quasi come fosse un indumento). Nel futuro di Siena è prevista la realizzazione di una rete per la connessione wireless, perciò si può ipotizzare un aumento della de-localizzazione dei luoghi dove connettersi, piazze, bar, giardini ecc.. ed un aumento dei media da interconnessione (pc portatili, palmari, cellulari e altri personal device per l’accesso alla rete).
5.4 La ricerca come attività privilegiata di Internet. Fondamentalmente le attività che sono svolte in rete sono: 1. Ricerca/Informazione 2. Comunicazione sincrona e asincrona 3. Svago
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Internet è considerato un luogo dalle molte risorse e funzionalità; attraverso il quale informarsi ed effettuare ricerche. L’attività principale che le persone prediligono è quella della ricerca di informazioni. Sul posto di lavoro la ricerca è generalmente finalizzata al reperire con velocità le informazioni più svariate, utili per l’attività che si sta svolgendo. Per questi motivi, le persone parlano della necessità di avere una connessione veloce che permetta la gestione di grandi quantità di dati, al fine di ottenere informazioni in modo rapido e di trovare tutto ciò che serve per lo svolgimento delle attività lavorative. Resta importante la possibilità di “sfruttare” la connessione esistente sul posto di lavoro per mantenere i contatti anche con i propri amici attraverso l’uso di mail e chat. Anche gli studenti effettuano le loro ricerche in modo quasi sistematico per le attività promosse da scuola e università. Dalle risposte dei ragazzi e delle ragazze delle scuole superiori, sembra però emergere una differenza nel concetto di svago. Entrambi si connettono alla rete per comunicare attraverso le chat, scrivere mail e giocare. La differenza che sembra esserci nell’uso che fanno dei Internet, riguarda l’attività di ricerca che viene considerata dalle ragazze anche un’attività di svago, usata per rilassarsi. Infatti, oltre a svolgere ricerche scolastiche (attività che può essere paragonata al lavoro); effettuano ricerche anche per approfondire temi di interesse personale. In questo caso, l’uso eccessivo della rete potrebbe essere associato all’attività di ricerca capace di produrre un sovraccarico informativo che nei casi più gravi potrebbe trasformarsi nella patologia che la Young chiama Information Overload. Le risposte date evidenziano l’importanza ormai consolidata di Internet e l’esigenza delle persone di essere parte del sistema di interconnessione, se non attraverso il Web, almeno attraverso il cellulare. La rete resta comunque il luogo privilegiato dove svolgere attività differenti: lavorare, informarsi, giocare, chattare. Restano comunque evidenti, nel campione, dei modi di usare la rete diversi: gli uomini concepiscono il “luogo Internet” come posto dove socializzare, fare nuove amicizie soprattutto con le ragazze, giocare con i propri amici in tempo reale. Le ragazze invece, vedono la possibilità di connettersi in modo molto più critico: considerano Internet utile ma “dispersivo e potenzialmente pericoloso”, da usare con attenzione perché difficile da controllare. Perciò, soprattutto tra le donne si nota una capacità critica maggiore nei confronti dell’uso di Internet che determina anche un aumento della loro attenzione nell’uso della rete per quello che riguarda i l’uso dei giochi e della comunicazione tramite chat, mail ecc... La differenza che ci salta subito all’occhio, riguarda il modo in cui i ragazzi preferiscono ussare internet e cioè per giocare, per conoscere nuove ragazze (alcuni di loro affermano che questo tipo di comunicazione li facilita nell’approccio col sesso opposto) e per fare scoperte di ogni tipo. Queste attività, possono essere rischiose perché possono creare isolamento e distanza dalle attività della vita quotidiana, cerando delle amicizie e degli stimoli sempre nuovi all’interno di Internet. Infine, 15
sempre per quello che riguarda i ragazzi, la loro affermazione di poter conoscere più facilmente delle ragazze, sembra la soluzione che hanno adottato per risolvere eventuali difficoltà nei rapporti interpersonali e nella socializzazione vìs a vìs con l’altro sesso. Questo comportamento, può predisporre maggiormente i ragazzi allo sviluppo di patologie da Internet Dipendenza, perché può creare quello che la Young chiama Cybersexual addiction o Cyber relation addiction.
5.5 Valore aggiunto dell’interconnessione. La rete risulta essere un ottimo strumento sia dal punto di vista lavorativo perché permette di velocizzare queste attività attraverso il recupero di informazioni che altrimenti necessitano di consulenze professionali o costose ricerche su manuali ed enciclopedie. Ma ha anche una fortissima dimensione personale dove le ricerche effettuate riguardano la sfera più intima. Queste attività, vanno dal cercare informazioni, foto, musica e scaricare materiale. Dai dati raccolti si può dire che il connettersi ha cambiato molti aspetti della vita sociale, lavorativa e personale: la rete viene usata per recuperare informazioni e per gestire grandi quantità di informazioni in modo più rapido, permette alle persone di svolgere queste attività con maggior indipendenza da altre figure professionali, di poter gestire in modo più personale il tempo e lo spazio perché non sono richiesto appuntamenti con professionisti. Tale indipendenza dal chiedere cose ad altri è una delle caratteristiche fondamentali dichiarata dalle donne, mentre scaricare di tutto sembra essere una caratteristica prevalentemente maschile: 1. ricerche di utilità professionale e di interesse personale 2. informazioni e organizzazione viaggi, attività varie 3. mail/chat/giochi 4. scaricare materiale (attività prevalentemente dichiarata dagli uomini che lo dicono di farlo anche in modo illegale) L’ingresso di Internet all’interno della vita quotidiana delle persone ha determinato un’accessibilità maggiore alle informazioni e alla conoscenza. Il valore aggiunto che in genere sembra essergli attribuito dalle donne è quello di poter gestire meglio e in modo più indipendente da altri la loro vita. Nel caso dei cellulari invece, l’interconnessione si riconduce al fatto di essere i referenti principali di quel numero telefonico e chi chiama che troverà la persona che sta cercando. Si creano così le aspettative di poter raggiungere sempre qualcuno, ovunque si trovi, mantenendo i contatti.
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5.6 Il Cellulare e l'interconnessione continuativa L'uso del cellulare rappresenta la principale voce di consumo tra i media di interconnessione, secondo la quasi totalità del campione. In particolare i giovani, abituati sin da piccoli ad avere contatto con questo medium, lo hanno oramai concepito come un corredo di identità fondamentale. Mentre nel campione c'è ancora una esigua minoranza che dichiara di non avere Internet a casa, il cellulare permane strumento imprescindibile. Addirittura alcuni giovani sotto i diciotto anni dichiarano di dedicare al solo cellulare circa il 60% del proprio tempo giornaliero. L'uso che si rileva è in prevalenza dominato da sms e squilli, nonché, sempre in riferimento ai più giovani, dai giochi. In realtà la comunicazione via cellulare assomiglia molto più ad una chat asincrona, che a quella della telefonia fissa. Le numerose offerte presentate dagli operatori del mercato consentono infatti un uso incredibilmente copioso di comunicazioni testuali e multimediali (sms ed mms). Si parla di promozioni da centinaia di sms giornalieri, fino al migliaio mensile10. Questa tipologia d'uso del cellulare genera delle situazioni di interazione asincrona, che rappresentano molto bene il concetto di virtualità delle relazioni. La relazione permane virtuale ovvero realizzata per mezzo della capacità di astrazione dei nodi di rete (ovvero gli interlocutori). Con questa capacità intendiamo definire la compensazione mentale delle percezioni classiche di una interazione diretta, impossibili con tale mezzo e da esso frustrate. Non si ha davanti una persona, nemmeno una sua immagine, ma un testo dal quale si compie una astrazione, prefigurando la persona dietro il linguaggio utilizzato (inevitabilmente molto veloce e frammentario). In questo modo si crea un’idealizzazione della persona con cui si è in contatto e questo tipo di comunicazione tende sempre a spostare il momento della completezza percettiva (ovvero l'incontro più sensorialmente denso) in un tempo successivo alla situazione di scambio informativo. Ogni sms in realtà rimanda ad un momento altro in cui si realizzerà una comunicazione più completa. Questo favorisce moltiplicazioni “monche” del sé, una bassa esplicitazione delle proprie idee e una sorta di semi-anonimato (si può forse dire di conoscere una persona con cui si è solo “messaggiato”?). Tuttavia per i più giovani del campione analizzato questa sembra essere la tipologia di comunicazione più congeniale. “Il cellulare lo uso abbastanza perché è il mio modo preferito di comunicare con gli altri.” Studente, 16 anni
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Un esempio è l'offerta Tim Free SMS Weekend (Ricaricabili e Abbonamenti): Al costo di 3 €uro iva compresa, prevede, per 30 giorni dall'attivazione, la possibilità di inviare 200 SMS gratuiti vs. cellulari TIM e numerazioni di rete fissa nazionali durante i week-end (sabato e domenica, orario 00.00->24.00).
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“In percentuale nella mia giornata uso di più il cellulare e lo uso messaggiando con amici, amike, parenti e soprattutto cn il ragazzo da mattina a sera” Studentessa, 14 anni E' molto importante avere a mente la specificità identificativa del cellulare rispetto ad altri media di interconnessione. Il suo nucleo operativo principale, ovvero la scheda SIM, rappresenta uno strumento eccezionale di identificazione. Ad ogni SIM corrisponde un singolo utente (dal piano fiscale a quello comunicativo) e ogni SIM contiene gli indirizzi di interconnessione che tale utentenodo di rete si propone di conservare per eventuali contatti. Per la prima volta un medium di interconnessione ci segue nel corso dei nostri spostamenti giornalieri e ci rende reperibili, a livello personalizzato e personale, dagli altri nodi di rete. A differenza del computer, collocato in uno spazio determinato e solo difficoltosamente trasferibile (almeno fino alla estensione generalizzata delle wireless areas, che comporteranno un ulteriore enorme salto tecnologico), il cellulare può estendere il nostro potere di interconnessione testuale (a livello minimo con gli sms) e vocale (a livello mediato dagli apparecchi di trasmissione e ricezione), in qualsiasi punto coperto dal nostro operatore di telefonia mobile. Ciò significa che i tanti possessori di cellulari hanno la proprietà di convivere su più spazi contemporaneamente: uno spazio fisico, dove si rendono raggiungibili per una comunicazione diretta, e uno o più spazi virtuali, dove attivano comunicazioni mirate con contatti della rete. In questo senso noi possiamo “essere” in un certo punto della nostra città e “stare” su uno spazio comunicativo di interconnessione che ci relaziona con qualcuno di geograficamente e nel caso del messaggiare, temporalmente lontano. Si comprende come ciò rivoluzioni tutto un sistema relazionale sul quale per anni si sono fondati istituti sociali basilari quali ad esempio la socializzazione e l'educazione. Molti insegnanti, per esempio, riferiscono in merito alla disattenzione di alcuni alunni nel corso delle lezioni. Tale disattenzione in realtà è spesso legata alla co-presenza spaziale di cui sopra. Da una parte lo spazio percepibile della classe e dall'altra gli innumerevoli spazi virtuali aperti dall'interconnessione informatica a mezzo cellulare. Esistono persone in grado di condurre molteplici conversazioni via sms entro archi temporali ristretti. Il problema si può facilmente estendere anche in altri spazi di vita sociale diretta, come il luogo di lavoro, la casa e le aree pubbliche. Questa capacità dei media di interconnessione di moltiplicare la nostra esistenza sociale su più livelli spaziali ci porta ad un inevitabile calo di concentrazione e attenzione verso gli spazi che sin dalla nascita dell'essere umano hanno rappresentato il primo contesto di riferimento della propria vita: quelli reali. In alcune interviste svolte, emerge la considerevole capacità di questi mezzi di produrre una sorta di estraniamento dall'azione sociale reale in cui si è immersi, durante lo sviluppo di comunicazioni mediate dai media di 18
interconnessione. Se ciò lo si analizza alla luce della portabilità propria del cellulare ne deriva come questo estraniamento può accompagnarci per tutta la giornata, in ogni spazio dove noi ci rendiamo reperibili con tale mezzo. Inoltre è importante considerare la capacità di questi media di generare una sorta di presunzione dell'ubiquità nei consumatori. Da alcune interviste emerge come sia una pratica diffusa utilizzare contemporaneamente i media di interconnessione, con particolare riguardo per i sistemi di dialogo in essi consentiti. Non è raro trovare delle aspettative lavorative che implichino la contemporanea gestione di più comunicazioni su più media. Un intervistato cita per esempio la sua capacità di condurre contemporaneamente un dialogo vocale tramite cellulare con auricolare, una ricerca tematica su internet e una o più discussioni via chat. Tutto ciò è possibile grazie ad alcune disponibilità temporali garantite dalla non sincronicità di risposta richiesta, ma comunque rappresentano un notevole sforzo cognitivo dal quale è facile accumulare un notevole stress. Le conseguenze del problema, definito a livello scientifico “overload cognitivo” (alludendo al sovraccarico di informazioni cui il cervello è sottoposto), verranno analizzate a fondo nelle conclusioni.
5.7 Le rappresentazioni sociali dell’Internet Dipendenza. Analizzando le risposte che ci sono state fornite, abbiamo individuato delle caratteristiche che tendono a creare un’immagine dell’Internet Dipendente abbastanza stereotipata. Le persone pensano l’Addicted come un malato che non si cura di se stesso, che è socialmente alienato e isolato. In alcuni casi sono fornite delle definizioni abbastanza precise, soprattutto quando si parla di persone che lavorano a contatto con il mondo della sanità e che pertanto hanno degli studi in ambito medico. Quello che appare maggiormente interessante è lo stereotipo dell’Addicted come una persona sporca, che porta gli occhiali e guarda siti porno. Essenzialmente lo stereotipo è riferito a persone di sesso maschile. Dalle risposte emerge che lo sviluppo dell’IAD è associato ad un uso eccessivo/abuso della rete. Fenomeno tra l’altro accentuato dalla diffusione capillare della Rete e dall’uso sempre più massiccio all’interno dell’attività lavorativa. Dalle risposte emerge inoltre la visione dell’internet dipendente come una persona con problemi sociali e relazionali che tende a crearsi delle amicizie più facilmente in Rete. Internet promuove un tipo di comunicazione mediata che favorisce il costituirsi di gruppi on-line. All’interno di queste comunità risulta molto più facile sviluppare alcuni lati delle personalità individuali che all’interno delle relazioni “dirette” possono non emergere. La mancanza di interessi comuni e la difficoltà ad esprimere se stessi all’interno della vita quotidiana, sembra essere una delle cause potenziali 19
dell’avvicinamento alle comunità on-line; che diventano così un luogo di ritrovo virtuale fuori dalle relazioni sociali quotidiane. Essenzialmente, sembra essere presente all’interno della visione collettiva, l’idea della fuga dalla vita di ogni giorno, per cercare altrove la possibilità di esprimersi. Tale necessità, diventa una delle pre-caratteristiche che strutturano l’IAD nella sua forma di malattia, necessaria da valutare e indagare nella ricerca epidemiologica che sarà effettuata successivamente. Sia gli studenti che i lavoratori pensano che l’Internet Dipendente sia una persone che usa la Rete per molte ore al giorno e dalle loro risposte diventa chiara l’idea che le persone che lavorano con il computer hanno più alte probabilità di sviluppare questa patologia. In effetti, abbiamo individuato due risposte di persone che lavorano col computer (uno di loro è programmatore) che si dichiarano dipendenti. Nei casi considerati però, c’è la tendenza a generalizzare il problema e a non distinguere tra prestrutturazione dello stesso e malattia vera e propria. Le idee più diffuse circa l’aspetto dell’Internet dipendente a livello sociale sono: 1. 2. 3. 4. 5.
Persona sporca, con occhiali Incapacità relazionali e comunicative/alienazione sociale Tendenza a guardare siti porno e giocare in rete Quantità di tempo eccessivo passato in rete nel caso dei ragazzi delle scuole superiori, tendenza a pensare l’addicted come una persona qualsiasi 6. Associazione del dipendente al drogato 7. Maniaci/Ossessivi che non possono stare senza connettersi
5.8 Coscienza del problema Emerge comunque dal campione una sorta di richiamo istintivo alla misura e all'attenzione verso questi mezzi. Ciò in particolare da parte di quanti, per motivi anagrafici, hanno conosciuto un lungo periodo di socializzazione senza questi media. Le generazioni più giovani, ovvero quanti sono nati dopo il 1990 e quindi hanno convissuto sin dalla giovane età con l'uso di tali mezzi, hanno invece un approccio meno pregiudiziale, in particolare verso internet, i videogames e il cellulare. “Il cellulare lo uso abbastanza perché è il mio modo preferito di comunicare con gli altri, però uso anche internet e i videogames perché mi piace divertirmi e svagarmi” studente, 16 anni
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Emerge tuttavia, quantomeno dal campione, una certa coscienza del mezzo e delle implicazioni eventuali, a livello di dipendenza, che esso può portare. Questa coscienza è principalmente derivante dai giovani e muove proprio verso i nodi più particolari di dibattito scientifico in materia. Molti riferiscono dell'assoluta incapacità di internet di dare dipendenza, ma dell'eventuale propensione da parte di qualcuno, con problemi relazionali, ad un uso problematico della rete. “penso che possa accentuare e facilitare l'isolamento, ma solo in persone già predisposte” studentessa, 26 anni In particolare è tipico l'uso della variabile tempo nella definizione di una potenziale dipendenza, e l'uso di tale variabile è sempre associato non alla capacità “persuasiva” o “ammaliatrice” di Internet o di questi mezzi, bensì a problemi di scarso equilibrio da parte del soggetto consumatore. “Domanda. Secondo te l'uso dei media informatici porta ad una forma di dipendenza? Risposta a. no. Penso che sono persone patite e che diventino succubi di Internet Risposta b. Secondo me sì, però è un fatto mentale e se una persona volesse smettere basterebbe che invece di fare 3-4 ore al giorno ne facesse 1.” a, studente 17 anni; b, studente 18 anni Colpisce il modo di rilevare una sintomatologia dell'addiction da parte soprattutto dei giovani. In particolare vengono definiti come probanti comportamenti come “la perdita di contatto con la realtà” (sempre vissuta come legata alle interazioni dirette), il bisogno compulsivo di consumo e il continuo sottoporsi a periodi prolungati di uso. In particolare è interessante questa descrizione (non unica nel campione raggiunto). “Domanda. Hai avuto delle esperienze con persone secondo te internet-dipendenti? Se sì parlaci della tua esperienza. Risposta. Non so se si tratta proprio di dipendenza, ma una mia amica in passato passava quasi tutta la sua giornata a chattare e se usciva sentiva proprio il bisogno di connettersi, pure la notte sognava di chattare e muoveva le dita come se scrivesse al computer.” impiegata, 21 anni Lo stereotipo dell'internet addicted pare quindi essere un soggetto piuttosto escluso dalle reti 21
relazionali dirette, e incapace di utilizzare la rete come supporto di queste ultime. Alcuni ne danno anche una descrizione fisica, come soggetti “brutti e puzzolenti”, che hanno un pallore diffuso su tutto il viso a causa della loro permanenza continuativa in ambienti chiusi. Emerge quindi una certa difficoltà a leggere la dipendenza in un quadro più organico. Ci sono testimonianze di chi parla di una dipendenza da cellulare, quindi di un bisogno compulsivo di tale forma di interazione, ma sviluppandosi questa all'interno spesso di spazi aperti e condivisi, non è “demonizzata”. Proprio a proposito dell'incapacità di ragionare secondo logiche organiche, che leggono dietro il consumo del singolo mezzo, il bisogno di un certo tipo di comunicazione e interazione per l'appunto virtuale, è interessante notare come sia molto spesso citato il concetto di equilibrio nell'analizzare questi comportamenti. L'equilibrio sta nell'uso cosciente e consapevole del mezzo, ovvero nello stretto necessario. In realtà questa definizione accoglie in sé le tipiche problematicità legate al tema della devianza. C'è la difficoltà di comprendere come la normalità sia il risultato di una negoziazione sociale e comunicativa, quindi un costrutto più che un assunto 11. È difatti molto interessante cogliere come sia facilmente accettato quale “normale” l'uso dei media informatici, anche a livelli di otto, nove ore per esigenze lavorative; mentre si diffida del loro utilizzo nel caso di attività di svago e di tempo libero speso in questo modo. Sarebbe sufficiente fare una comparazione tra tempo libero e tempo lavorativo per evidenziare l'assoluto disequilibrio di questi e pertanto l'assoluta aspettativa eventualmente “additiva” che contraddistingue le giornate di molti lavoratori e studenti. Inoltre, dalle risposte del campione emerge una certa confusione tra il concetto di dipendenza, ritenuto come correlato principalmente a variabili temporali, passionali, e addiction. In parte ciò deriva dalla diffusa ignoranza sul tema, principalmente legato al fenomeno della tossicodipendenza e quindi con difficoltà associato ad una tecnologia; in altra parte ciò è la conseguenza di un continuo riferimento alla condizione di dipendenza come una debolezza personale. La concezione, probabilmente figlia dell'individualismo e delle teorie ingenue sulla natura umana oggi imperanti, rende il ragionamento sui fenomeni di addiction viziato dal bisogno di riconoscere in essi una devianza che non ci appartiene: “Domanda. Secondo te l'uso dei media informatici porta ad una forma di dipendenza? Risposta. Se fatto in maniera errata, può essere pericoloso. Basterebbe non sostituire la realtà dei media informatici con quella che è la vera realtà. Evidentemente c’è chi sente il bisogno di sfuggire ad un mondo che non da più molti stimoli” studente, 14 anni
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La diffusione di nuove tecnologie veicola modalità di interazione e comunicazione nuovi che inizialmente sono guardati con diffidenza. E’ quindi fondamentale trovare quel punto di equilibrio capace di eliminare le paure legate alla mancanza di conoscenza in modo da permettere una maggior tranquillità nell’uso di esse.
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6. CONCLUSIONE
6.1 Addiction da interconnessione informatica. A conclusione di questa fase esplorativa è necessario esplicitare alcune linee guida analitiche, sulla base delle quali, e nella cui evoluzione, costruire l'impianto di indagine successivo a tale fase. Per rendere questa descrizione chiara è tuttavia necessario considerare almeno due premesse epistemologiche. In primo luogo il problema di considerare come noi abbiamo tentato un approccio olistico al fenomeno, che risultasse dalla convergenza tra le molteplici discipline interessate ai media di interconnessione e alle evoluzioni tecnologiche, sociali, psicologiche e culturali che essi comportano. Con grande semplicità vale la pena far notare come un approccio mono-disciplinare, così come un'attenzione linguistica riferita ad un solo ambito di analisi (quale quello psichiatrico), avrebbero indotto a ben altri risultati ed evidenze. Questo tema della riflessività dell'analisi sociale, e della necessità di indagare attraverso prospettive e schemi interpretativi multidisciplinari, risulta fondamentale negli studi sulle dipendenze patologiche se l'obiettivo di questi è cercare una comprensione di un fenomeno nuovo (se non altro nella sua evoluzione), piuttosto che il generare conferme su paradigmi già acquisiti. Noi ci sentiamo di dover dissentire in parte dalla proposta di Goldberg dell'estensione ad Internet dei criteri diagnostici del DSM-IV, proprio a seguito di un indirizzo multi-disciplinare che non può esimersi di leggere molti di tali criteri come nient'altro che l'interpretazione patologica di aspettative oramai diffuse a livello sociale. Criteri quali la “necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per periodi più prolungati rispetto all’intenzione iniziale” o “dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete”, potrebbero facilmente essere associati oramai alla quasi totalità del mondo lavorativo e relazionale occidentale. Inevitabilmente una teoria della normalità elaborata in un'epoca analizza la devianza sulla base delle proprie delimitazioni epistemologiche12. Oggi molti osservatori della contemporaneità si trovano 12
Un esempio interessante di ciò è il metodo di rilevamento dello IAD utilizzato dalla Young. Quest'ultima richiede la compilazione on-line di un questionario dove ad ogni gruppo di due/tre domande si può riferire un criterio diagnostico della patologia da lei tratteggiata. Con domande a risposta chiusa la Young riesce così ad ottenere quello che sta cercando, in una spirale di conferme per la quale risulta difficile riscontrare eventuali evoluzioni di diversificazione. La variabile tempo per esempio costituisce un punto di forza della sua indagine, ritenendo il proporsi dello IAD come conseguenza di stati continuativi di uso. Ma attuiamo una estensione dell'unità d'analisi dai consumatori del singolo mezzo internet a quelli di media di interconnessione ci accorgiamo come la variabile tempo deve necessariamente essere associata ad altre delimitazioni qualitative. Ad esempio è difficile definire con precisione il tempo di consumo di una chat asincrona, sia sul piano strettamente unitario (quando dovrei interrompere il cronometro? Ad ogni invio della mia risposta? Ad ogni periodo in cui discosto l'attenzione dal software per internet relay chat?) che sul piano complessivo (come spiegato nell'analisi dei risultati di questa fase esplorativa l'uso dei media di interconnessione consente una sorta di ubiquità virtuale per la quale siamo tutti potenzialmente presenti, anche nell'assenza esplicita di interessamento ad una specifica comunicazione).
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nella difficile condizione di dover descrivere un'evoluzione in corso d'opera, nella maggioranza dei casi a noi propria solo da poco (contrariamente alle generazioni degli anni novanta), di una portata rivoluzionaria sicuramente superiore all'invenzione della ruota o alla creazione del telefono. È pertanto molto facile cadere nelle risposte demonizzanti (o divinizzanti) rispetto a questo salto tecnologico, e, come spesso accade, le prime vengono da quanti hanno passato una socializzazione primaria e secondaria per lo più estranea ad esso, in un notevole bisogno auto-conservativo, mentre le seconde sono il commento entusiastico dei neo-consumatori e produttori. A metà tra i fanatismi scorre il fiume del ragionamento, e a questo proposito noi abbiamo inteso evidenziare un quadro realistico di quanto, e in quali termini, i media di interconnessione stiano influendo sul flusso esistenziale di questa società. Per fare ciò abbiamo utilizzato, come pocanzi affermato, una prospettiva olistica, entro le possibilità garantite dalla nostra conoscenza disciplinare e dall'attuale stadio degli studi in questa direzione; e ci sentiamo di consigliare questa scelta anche per il proseguio dello studio epidemiologico. In secondo luogo è importante considerare l'attuale stadio della coscienza di questi temi presso la popolazione. L'indagine non solo risulta essere uno strumento di divulgazione scientifica, ma riesce a rappresentare un momento di “definizione” del vissuto per gli individui raggiunti. In una società sempre più fondata sulla velocità sono pochi i momenti di autoriflessione e soprattutto sono poche le disposizioni interpretative a conoscenza del largo pubblico. Questo dà all'indagine una duplice problematicità: da una parte si troveranno difficoltà esplicative e dall'altra è facile scadere nel problema linguistico del misconoscimento. C'è una notevole confusione tra i termini addiction e dipendenza e una considerevole stereotipizzazione del fenomeno delle dipendenze patologiche. Di qui l'estensione all'internet dipendente di qualità estetiche come la sporcizia o il cattivo odore, associate all'archetipo dell'eroinomane. Inoltre è molto forte l'influenza del modello individualista, fondato sul sistema economico attuale. La principale implicazione di questo modello la si riscontra nella definizione della dipendenza come una forma di debolezza individuale. Questo lo si riscontra anche in quanti non hanno un'idea corretta della dipendenza come stato patologico, né tantomeno dei criteri diagnostici di rilevazione dell'addiction. “Dipendere” è quasi una parola tabù, un vizio in cui qualcuno cade e, sempre per debolezza, non riesce ad uscirne in autonomia13. Una delle rilevanze più interessanti di questo studio è indubbiamente il tema dell'overload cognitivo. Uno dei primi sintomi di una progressiva tolleranza ai media di interconnessione è proprio la presunzione di saper gestire tale fenomeno, essendo incapaci in realtà di comprendere 13
Questo tema, qui non approfondibile per ovvie ragioni, risulta fondamentale nell'analisi della dipendenza da interconnessione, poiché quest'ultima ha già raggiunto il grado di aspettativa generalizzata in numerosi ambiti della nostra vita sociale (lavoro, relazioni interpersonali etc.). In modo alquanto esemplificativo delle dinamiche psicologiche umane, questa dipendenza viene in parte misconosciuta definendo i media di interconnessione come un'estensione della propria identità. Essendo noi anche il nostro cellulare, noi non dipendiamo da esso, semmai dalla sua batteria di alimentazione che gli è esterna.
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come esso modifichi strutturalmente il proprio sistema cognitivo. Ciò si riscontra sia in una ipersensibilizzazione del senso della vista (secondariamente di udito e tatto), e una iposensibilizzazione di sensi atavicamente fondamentali come olfatto e gusto, sia in una progressiva richiesta cognitiva di novità e velocità. Senza indagare sul risvolto neurobiologico di ciò, basta considerare cosa questo significhi a livello psicologico e sociale. L'informazione è sempre più frammentaria e superficiale, ed emerge una sorta di bassa tolleranza all'attenzione prolungata. Questo processo è del tutto naturale per l’essere umano, dato che la “memoria di lavoro” non riesce ad elaborare più di 5/7 informazioni contemporaneamente. Il sovraccarico informativo e la frammentazione delle informazioni ci costringe a completare quello che risulta parziale e ad elaborare ciò che ci interessa in modo da poter rendere le stesse informazioni accessibili successivamente. Ciò che non riusciamo ad elaborare in modo da poterlo recuperare coscientemente, può comunque essere rievocato e riattivato se stimolato dall’ambiente esterno. È proprio la grande quantità di informazione ormai presente nella nostra società che può causare dei problemi di adattamento legati alla gestione delle enormi quantità di informazione presenti (Daniel H. Lende e E.O. Smith, 2001)14, creando così sovraccarichi informativi e stress 15. L'abitudine a selezionare radicalmente le informazioni su cui porre attenzione e il deciderlo in brevissimo tempo, porta inoltre ad una autoriflessività della conoscenza. La curiosità verso il mondo altro (ovvero ciò che noi non abbiamo imparato precedentemente ad apprezzare) si riduce ai minimi termini e presentiamo così una sorta di autarchia educativa. Ciascun possessore di media di interconnessione ha, del resto, la capacità di estraniarsi dallo spazio circostante per concedere attenzione ad una comunicazione virtuale. Ciò significa ridurre esponenzialmente il potere “educativo” dei contesti sociali di interazione pubblici, aumentando proporzionalmente lo stesso potere da parte del circuito 14
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La medicina evoluzionistica è un importante tentativo di modificare l’approccio alle malattie e alle condizioni cliniche, utilizzando la teoria evoluzionistica darwiniana. Sebbene non sia ampiamente sviluppato come campo di studio, la medicina evoluzionistica ha spinto ricercatori e clinici a ripensare all’origine di un certo numero di condizioni cliniche, come ad esempio le malattie infettive, i malesseri della gravidanza, l’asma, le allergie, l’insufficienza cardiaca congestizia ed alcuni tipi di tumore (Ewald, 1994; Profet, 1988; Nesse and Williams, 1995; Eaton et al., 1994; Trevathan et al., 1999). La teoria evoluzionista rivolge il proprio interesse all’adattamento, nozione completamente differente dal concetto di malattia. L’adattamento è considerato un tratto evolutivo che spiega alcuni problemi di importanza vitale per un organismo in quanto migliora la sua capacità di crescita, di sopravvivenza e di riproduzione. Una malattia ha una connotazione opposta e cioè che una caratteristica o un tratto sia malfunzionante. Spesso da una migliore conoscenza del funzionamento di un organismo possiamo meglio comprendere un suo eventuale malfunzionamento; ad esempio, possiamo iniziare a capire come la tossicodipendenza possa emergere da capacità evolutive coinvolte in altre funzioni, come l’apprendimento e il comportamento di ricerca del cibo. Secondo Jean Piaget, l’adattamento si ha quando l’organismo si modifica in funzione dell’ambiente. Questa variazione provoca un accrescimento degli scambi tra questi due sistemi che favoriscono la conservazione dell’organismo. In tal senso si ha perciò un’assimilazione che coordina ed organizza i dati dell’ambiente che sono stati assimilati dall’organismo in modo tale da incorporarli al ciclo (per esempio sotto forma di reazioni chimiche o anche di nuove rappresentazioni). Nel caso in cui l’ambiente produca una variazione, l’organismo può o meno adattarsi ad essa; ma se lo fa avviene attraverso l’accomodamento. Nel caso in cui l’organismo fatichi nell’adattamento alle variazioni ambientali, si possono creare stati di tensione e stress. Piaget Jean, La naissence de l’intelligence chez l’enfant, Delachaux & Niestlé, Neuchatel-Paris 1936 (I ed. Italiana: Piaget Jean, La nascita dell’intelligenza nel bambino, edizioni Giunti-Barbera, Firenze, 1968, pp. 1-53).
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virtuale relazionale (per lo più da noi scelto). L'overload cognitivo ha inoltre l'ulteriore implicazione di essere prodotto da cognizioni monche, centrate su pochi sensi a discapito di altri. Ciò aumenta a dismisura il disequilibrio percettivo che una società fondata sulla parola comporta già 16. A tutto ciò si aggiunge il fatto che il linguaggio sviluppato attraverso i media di interconnessione informatica decostruisce le strutture grammaticali e sintattiche della lingua dal quale ha origine, ibridandosi con altre lingue e con codici comunicativi spesso microconvenzionali (ovvero compresi da pochissimi nodi di rete). Questo può rappresentare un confine identitario per la comunità di interconnessi, caratteristica che può precludere ad una progressiva immersione completa nella stessa per implicazioni di appartenenza. Questo ha la capacità di generare un distacco da altri sistemi di interazione (quali quella diretta) e altri circuiti relazionali, avviando la persona nella spirale dell'addiction17. In realtà oggi c'è una enorme porzione della popolazione che ha tutte le caratteristiche di una fase prestrutturata di dipendenza da interconnessione. C'è già una notevole diffusione di codici linguistici micro e macroconvezionali, c'è già una grande tolleranza di stati e situazioni legate a tali mezzi e soprattutto c'è la spinta delle aspettative reciproche che ci conducono continuamente davanti al bisogno di essere interconnessi. A ciò si aggiunge quanto già detto in merito alle scarse misure di lotta al fenomeno attualmente in atto18, conseguenza per lo più del fatto che la dipendenza da media di interconnessione è il naturale sfogo di una società come quella contemporanea. Avendo chiare queste premesse si comprende come il target di riferimento risulti più accessibile di quanto non lo sarebbe stato indagando la sola Internet Addiciton. Parlando di dipendenza da interconnessione le persone interessate dal fenomeno si moltiplicano notevolmente. Esse sono raggiungibili negli spazi di vita pubblica, dal luogo di studio e lavoro a quello di svago, e negli iperspazi mediatici (principalmente il Web). Accanto a questo orizzonte d'analisi da campionare è bene considerare l'ipotesi di intervistare degli operatori del settore psicologico e informatico. Dal campione raggiunto in questa fase esplorativa emerge come in ambito di distribuzione e assistenza informatica siano riscontrabili molti casi già strutturati di patologia da interconnessione. Citiamo a proposito questa risposta da parte di una impiegata quarantenne: “Lavoro in una ditta di assistenza per computer e tutti quelli che arrivano sono allucinati dall'idea di poter rimanere senza…ecco la dipendenza” 16
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Le società fondate su scambi linguistici centrati sulla parola portano ad una ipersensibilizzazione dei sensi più concetrati nella loro ricezione: udito (ascolto orale) e vista (lettura). Una delle principali implicazioni di una visione multidisciplinare al tema della dipendenza è per l'appunto la capacità di cogliere il potere persuasivo dell'uso di linguaggi microconvenzionali, il quale sfrutta il bisogno umano di appartenenza comunitaria. Una volta parte della comunità le aspettative della stessa possono condurre ad una sempre maggiore tolleranza di stati e situazioni, alla conseguente formazione di un bisogno non reprimibile (craving) di essi e infine alla totale subordinazione della propria esistenza alla loro richiesta. Prima fra tutte la definizione di tale fenomeno come deviante.
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In considerazione del fatto che ben due persone del campione analizzato rispondono esplicitamente di essere internet dipendenti, è probabile che gli psicologi della zona abbiano già incontrato dei casi analoghi e conservino una clinica del fenomeno. È pertanto importante considerare questi professionisti e gli operatori in loco del mercato informatico come riferimenti per lo studio. Sul piano della selezione demografica noi ci siamo concentrati su un cluster molto ampio che escludeva unicamente quanti, per motivi anagrafici, non possono essere colpiti da questo fenomeno patologico. Abbiamo così escluso i bambini in età prescolare e gli anziani oltre i settantaquattro anni. In realtà sarebbe molto interessante cogliere l'attuale stadio della socializzazione primaria alla luce dell'uso di media di interconnessione informatica. Sempre più i bambini sotto i cinque anni conoscono mezzi come il cellulare e il computer, e non è raro trovare dei casi di prestrutturazione da videogame addiction proprio in quella fascia. Uno degli aspetti da analizzare ulteriormente nella prossima fase con il supporto di indagini etnografiche e la collaborazione di professionisti; è quello di mettere in rapporto le caratteristiche dell’addiction da interconnessione con le problematiche relazionali (a livello familiare e sociale) e i processi di discomunicazione, al fine di trovare delle ulteriori variabili che possano indicare quel limite oltre il quale la patologia esce dalla fase di prestrutturazione per manifestarsi nella sua forma fisica. La creazione di un questionario digitale rappresenta un'opzione efficiente sul piano dei costi e della risposta numerica, e la sua diffusione può legarsi alle tante istituzioni del Comune senese. Accanto ad esso riteniamo importante concepire una fase più approfondita di interviste mirate, dove si analizzano variabili chiave quali l'autodefinizione di sé inevitabilmente non reperibili in una rilevazione a domande chiuse come il questionario. Questa fase necessita di essere esplorata in modo più capillare anche alla luce dei fatti che si stanno pian piano manifestando a livello nazionale e che come tali, iniziano ad essere considerati dai mezzi di comunicazione di massa. Un articolo della Nazione del 1° Settembre 2006 parla di un ragazzo sul lago di Como che si è suicidato a causa “dello stress da Internet”. Su Rete 4, in data 2 Ottobre 2006 il programma “Forum” ha emesso una sentenza dove il chattare on-line con altri uomini/donne da parte di uno dei coniugi rappresenta valido motivo per l’altro, per chiedere il divorzio. In questa sentenza, al marito è stato consigliata una cura per disintossicarsi dall’abuso di Internet. L’atto di chattare, in questo caso è stato equiparato ad un tradimento fisico a tutti gli effetti. Di seguito riportiamo alcune variabili sul quale riteniamo opportuno concentrare lo studio epidemologico: 1. monitoraggio delle rappresentazioni sociali dell’internet addiction e dell’addiction da interconnessione presente nei mezzi di comunicazione; 27
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processi di socializzazione che determinano le condizioni per lo sviluppo della patologia intensità dell'uso di media di interconnessione per le relazioni interpersonali; luoghi d'uso di tali media; importanza assegnata all'essere reperibili tramite media di interconnessione; percentuale di uso degli sms in relazione all'uso delle apparecchiature di trasmissione e ricezione vocale; 7. autodefinizione di sé; 8. numero di attività che si presume di riuscire a gestire contemporaneamente a livello di interconnessione (es. riesco a telefonare e contemporaneamente a chattare e a messaggiare); 9. spesa media mensile per i media di interconnessione; 10. intensità della presenza di sintomi da overload cognitivo (stress, nervosismo, difficoltà di attenzione etc.); 11. intensità della presenza di sintomi IAD estesi all'interconnessione (crisi di astinenza, elevata tolleranza, craving etc.); 12. grado di aspettativa d'uso sociale (quanto chi abbiamo attorno si aspetta che siamo interconnessi).
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