IDEA Unika 2017

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IDEA UNIKA

“art in the centre”

SCULTURA E PITTURA CONTEMPORANEA NEL CENTRO DI ORTISEI Zona pedonale e ingresso del paese, dal 15 luglio al 15 settembre 2017

Artisti partecipanti: Walter Pancheri, Fabrizio Senoner, Armin Grunt, Egon Stuflesser, Roland Perathoner, Gerald Moroder, Gregor Mussner, Hubert Mussner, Lorenz Demetz, Matthias Kostner, Otto Piazza “Ie é na idea” – Mi è venuta un’idea! Queste le parole di un artista del gruppo Unika, destinate a segnare due anni fa l’inizio di una nuova iniziativa culturale: IDEA UNIKA, un progetto che intende portare l’arte nel centro del paese e stimolare i passanti a fermarsi, osservare e riflettere. In quest’occasione gli scultori e i pittori del gruppo Unika presentano le loro nuove opere: sculture e installazioni realizzate appositamente per quest’esposizione, una delle quali da parte di più artisti assieme. Materiale e dimensioni sono a discrezione del singolo artista. Le tematiche e i messaggi veicolati sono diversi ed esprimono così la varietà e la creatività degli artisti locali. La mostra viene organizzata per la seconda volta dal gruppo Unika in collaborazione con il Comune di Ortisei e l’Associazione Turistica Ortisei e ha luogo ogni due anni. Alla seconda edizione di quest’anno partecipano 11 artisti con 6 progetti, che in modo diverso entrano in dialogo con lo spazio pubblico e con gli spettatori. Si tratta di sculture e installazioni. L’esposizione all’aperto è curata dal critico e storico d’arte Andrea Baffoni di Perugia.


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31.08 - 03.09.2017 10:00-19:00

23a UNIKA – FIERA D’ARTE presso il Tennis Center ad Ortisei 23. UNIKA – KUNSTMESSE im Tennis Center in St. Ulrich 23rd UNIKA – ART EXHIBITION in the Ortisei Tennis Center

01.09.2017 21:00

SERATA LUNGA “UNIKA” presso il Tennis Center ad Ortisei LANGER ABEND „UNIKA” im Tennis Center in St. Ulrich „UNIKA’S“ LONG NIGHT in the Ortisei Tennis Center


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IDEA UNIKA

“art in the centre” ZEITGENÖSSISCHE SKULPTUR UND MALEREI IM ZENTRUM VON ST. ULRICH Fußgängerzone und Ortseingang, vom 15. Juli bis 15. September 2017

Teilnehmende Künstler: Walter Pancheri, Fabrizio Senoner, Armin Grunt, Egon Stuflesser, Roland Perathoner, Gerald Moroder, Gregor Mussner, Hubert Mussner, Lorenz Demetz, Matthias Kostner, Otto Piazza „Ie é na idea“ – Ich habe eine Idee! – Ausgehend von diesem Satz eines Künstlers der Gruppe Unika, wird im Laufe des Sommers eine kulturelle Initiative der Künstlergruppe UNIKA fortgeführt: IDEA UNIKA bedeutet, Kunst ins Zentrum zu bringen und dabei die Passanten zum Innehalten, zum Betrachten und zum Nachdenken anzuregen. Die Kunstschaffenden der Gruppe Unika präsentieren für diesen Anlass neue Arbeiten: Skulpturen und Installationen, die eigens für diese Ausstellung angefertigt wurden, eine davon von mehreren Künstlern gemeinsam. Material und Größe sind jeweils frei bestimmt. Die Thematiken und Botschaften sind unterschiedlich und damit Ausdruck der Vielfalt und der Kreativität der Künstler. Die Ausstellung wird heuer von der Gruppe Unika in Zusammenarbeit mit der Gemeinde St. Ulrich und dem Tourismusverein St. Ulrich zum zweiten Mal organisiert und findet alle zwei Jahre statt. An der diesjährigen, zweiten Auflage der Ausstellung beteiligen sich elf Künstler mit sechs Projekten, die auf unterschiedliche Weise mit dem öffentlichen Raum und mit den Betrachtern in Dialog treten. Bei ihren insgesamt sechs Projekten handelt es sich um Skulpturen bzw. Installationen. Kuratiert wird diese Ausstellung im Freien vom Kunstkritiker und Kunsthistoriker Andrea Baffoni aus Perugia.


IDEA UNIKA

“art in the centre” CONTEMPORARY SCULPTURE AND PAINTING IN THE ORTISEI VILLAGE CENTRE Pedestrian area and village entrance, 15th July to 15th September 2017

Participating artists: Walter Pancheri, Fabrizio Senoner, Armin Grunt, Egon Stuflesser, Roland Perathoner, Gerald Moroder, Gregor Mussner, Hubert Mussner, Lorenz Demetz, Matthias Kostner, Otto Piazza “Ie é na idea” - I’ve got an idea! Starting from this statement of one of the artists of the Unika Group the cultural initiative IDEA UNIKA comes to its second edition: the main idea is to bring art to the centre, stimulate passers-by to pause, contemplate and reflect. The sculptors and painters of the Unika Group are going to present new works, sculptures and installations that have been made specifically for this exhibition, one of them as a team work of several artists. Materials and size were of free choice. The themes and messages are as diverse as the expression and the creativity of the local artists. The exhibition has been organized for the first time two years ago by the Unika Group in cooperation with the Ortisei village council and the tourist association and will be held every two years in future. In this second exhibition, eleven artists are participating with six projects created each in their own way as a dialogue with the space and the observer. The exhibition consists of sculptures and installations. The open air exhibition is curated by the art historian Andrea Baffoni from Perugia.


Arte nel centro di Ortisei Dopo vent’anni di attività, Unika riceve, grazie all’impegno ed alla fiducia della giunta comunale e del direttivo dell’associazione di turismo di Ortisei la possibilità di esibirsi nel centro del paese, nella zona pedonale. Un’occasione meritata per dimostrare la grande maestria e le capacità degli artisti locali della Val Gardena presentando un’ IDEA - opera unica. Cogliamo così gli sguardi e l’interesse dei turisti, ospiti in paese e dei compaesani e valligiani, mettendoli a confronto con la realtà di una tradizione…che continua. Christian Stl Presidente dell’Unika


Urtijëi, luech d’ert inuvativa

Eine beeindruckende Vielfalt

Mëter a jì na mostra de ert te n raion da jì a pe ie for inò na gran ndesfideda: dantaldut per i artisc´ che muessa se museré cun la dimenscions nueves de n zënter de n luech, ma nce per l’aministrazion publica y i urganisadëures che mët a despusizion di artisc´ la sperses dl luech, y ala fin nce per la jënt – sibe turisc´ che chëi da tlo – che jan a spaz tres l luech possa y muessa se cunfrunté cun l’opres d’ert metudes ora, che possa plajëi o nce nia. Persunalmënter sons dla minonga che la mostres d’ert te nosc zënter, che ie ntant deventedes na bela tradizion, ie n grandiscimo valor njuntà per dut l luech. Nce chësta segonda edizion dl’“IDEA UNIKA”, unida a se l dé de gra al mpëni y al fortl di cumëmbri dl’UNIKA, purterà pro a abelì y arichì culturalmënter l zënter de Urtijëi. Duc chëi che d’instà passerà tres l raion da jì a pe arà inò l’ucajion de udëi velch de nuef, de udëi n zënter mpue autramënter, che se muderà inò cun la edizions di ani che vën. L dialogh cun i lëures metui ora deberieda cun la reflescions, la cunscidrazions y la descuscions sun l’opres sarà nce chësc instà n aspet mpurtant dla vita culturela de Gherdëina.

Wenn Gröden in Verbindung mit Kunst gebracht wird, denkt man zunächst an die weltberühmten Holzschnitzereien. Mittlerweile hat unser Tal seinen Horizont erweitert und bietet demnach ein reichhaltiges Angebot an künstlerischen und kulturellen Facetten. Die individuell angefertigten Arbeiten der Grödner Künstler bieten eine beeindruckende Vielfalt an Skulpturen und Malereien, welche dank ihrer Einzigartigkeit bestimmt wieder reges Interesse wecken werden. Allen Künstlern, die heuer an der zweiten Ausgabe der „Idea Unika“ teilnehmen werden, wünsche ich viel Glück und Erfolg. Allen Besuchern hingegen, einen wunderbaren Einblick in diese magische Welt dieser Unika, welche wir in Gröden stolz vorzeigen können.

A inuem di chemuns de nosta valeda ulëssi rengrazië i artisc´ dl’UNIKA per si mpëni y per si prufesciunalità tl mëter a jì chësta bela scumenciadiva che nes demostra inò n iede l gran savëi che ie nravisà tla tradizion dl ziplé te Gherdëina. dut. Tobia Moroder Ambolt de Urtijëi

Ambros Hofer Präsident des Tourismusvereines St. Ulrich


Idea Unika Un cammino nell’arte fra messaggio sociale e sentimento spirituale

Premessa per Idea Unika L’identità di un territorio, il più delle volte, si riconosce dalle sue espressioni artistiche, così nel caso della Val Gardena, che incastonata fra le torri dolomitiche, trova nell’arte del legno la propria forma espressiva. Il legno come usanza, di lavoro manuale, maturato al calore del caminetto, in inverno, o comunque nei momenti di pausa dal lavoro della terra. Un’attività intrapresa quattro secoli fa, circa, inizialmente per svago, successivamente formalizzatasi in vera e propria produzione artigianale e maturata in formule artistiche dove, alla capacità tecnica, si è aggiunto il valore dell’idea e della sperimentazione creativa. Oggi questo connubio fra tradizione e modernità, passato e futuro, è rappresentato da Unika, realtà associativa comprendente circa quaranta artisti, sorta nel 1994 per permettere a questi ultimi di portare fuori dalla bottega le proprie opere, esponendole ad un pubblico più vasto. Il nome allude al principio di fondo, cioè presentare opere che abbiano il comune denominatore nella loro unicità, senza il ricorso alla pratica seriale. Dopo venti anni, un nuovo passo avanti è compiuto attraverso la mostra Idea Unika, in cui sei opere monumentali, realizzate da undici artisti (tutti appartenenti al gruppo Unika), vengono esposte nel periodo estivo lungo le strade e le piazze di Ortisei, ponendosi in diretta rela-

zione con il vasto pubblico turistico che nei mesi estivi riempie la valle. Lo spirito è quello della sfida alle convenzioni, tanto più sentita in questa zona dove chi arriva, spesso, vuol sentirsi lontano dalla routine di tutti i giorni. Una terra in cui i rumori sono quelli del vento o dell’acqua che scorre, mentre le verticalità parlano di maestosi picchi rocciosi o degli alberi svettanti sui pendii. Qui il cemento e l’asfalto sono un lontano ricordo, solo brevemente richiamato da quel briciolo di modernità cui, nostro malgrado, non possiamo sottrarci. E allora, qui, la tradizione è ben accetta, ma l’arte è una sfida e tanto più questa provoca sentimenti contrastanti, quanto più avrà voce per stimolare l’uomo alla riflessione ed alla responsabilità che gli compete. Ecco quindi il coraggio delle amministrazioni locali, fiere del proprio bagaglio storico, ma aperte al nuovo e ai propri “figli”, a quegli artisti cioè, che attraverso l’arte ne esportano la cultura. Per Idea Unika, scultori e pittori si allontanano dai consueti temi dell’abituale produzione, sia essa commerciale o artistica, realizzando opere site specific, appositamente progettate (idea) per la manifestazione. Comune a tutti è l’utilizzo del legno come materiale di fondo, accostato ad altri scelti, di volta in volta, in base all’opportunità realizzativa. Si ripete ad Ortisei qualcosa che


negli anni Sessanta-Settanta era accaduto nel centro Italia, come a Spoleto nel 1962, con Sculture nella città, mostra di sculture diffusa nel centro abitato curata da Giovanni Carandente, o a Volterra, nel 1973, con Arte nella città, curata da Enrico Crispolti. Due esempi che hanno fatto storia, ma ai quali se ne potrebbero accostare molti altri, alternatisi in anni in cui si aveva la necessità di comunicare, attraverso l’arte, un sentimento di appartenenza culturale, e quale miglior modo se non quello di esporsi in piazza. Così ad Ortisei la maturazione di un pensiero artistico capace di superare la barriera della tradizione, non per disconoscerla, ma anzi per mostrarne il lato più maturo, porta gli artisti e le istituzioni a presentarsi lungo le strade del paese, a contatto con i passanti – locali e non –, coscienti dei possibili fraintendimenti ma non per questo nascosti dalla storia, anzi partecipi di un rinnovamento che, se operato con intelligenza, è sicuramente positivo. Non sembra quindi casuale vedere come, anche ad Ortisei, nel momento in cui gli artisti sono stati chiamati a questo confronto, hanno presentato dei progetti contenenti messaggi sociali poiché, come è sempre accaduto nella storia, quando l’artista è chiamato a porre la propria opera in pubblico, coglie immancabilmente l’occasione per comunicare qualcosa capace di superare il limite della materia, dirigendosi verso gli orizzonti dello spirito.

(dal testo introduttivo del catalogo Idea Unika, 2015)

Andrea Baffoni


Artisti / KĂźnstler / Artists Walter Pancheri Fabrizio Senoner Armin Grunt Egon Stuflesser Roland Perathoner Gerald Moroder Gregor Mussner Hubert Mussner Lorenz Demetz Matthias Kostner Otto Piazza

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Walter Pancheri

[ Dolomites ] Una stretta relazione unisce le montagne alle foreste. Luoghi dove trovano rifugio uomini e animali, in una simbiosi con la natura che in Val Gardena appare straordinariamente in equilibrio. Percorrendo le strade della valle si comprende quanto sia forte questo legame: cumuli di legname accatastati nelle fabbriche ricordano l’importanza che tale materiale ha per gli abitanti. Un elemento presente in abbondanza sfruttato per la produzione di case e oggetti, divenuto nel tempo distintivo per l’intera regione e trasformato dalla sapienza artigianale in prodotto d’eccellenza artistica. Su questo strettissimo legame fra legname e montagne si sofferma l’immaginazione di Walter Pancheri, artista che proprio alle Dolomiti dedica gran parte della propria esperienza creativa. Con un’inedita combinazione tra fotografia e scultura, Pancheri esprime un messaggio di stringente attualità. Dopo essersi reso conto di quanto sia cambiato il turismo nella propria terra, l’artista riflette sulle motivazioni: se fino a poco tempo fa la Val Gardena era nota soprattutto per la cultura del legno, recentemente l’attenzione si è spostata verso le Dolomiti, dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Secondo l’artista il marchio Dolomites è quindi diventato il tratto distintivo dell’area, come si trattasse di una vera e propria materia prima da proteggere, tanto quanto fino ad oggi è stato protetto il legname. Da tali presupposti nasce l’opera Dolomites: un parallelepipedo di tavole in legno di tiglio. Vera e propria catasta sulla cui facciata laterale l’artista traspone le “sue” Dolomiti, imprimendole sul dorso di ogni singola tavola con una tecnica di trasferimento fotografico da lui stesso ideata. Un legame che non è solo ideale ma anche pratico e per questo stratificato, fascia su fascia, nel crescendo dell’insieme, sottolineando la sensibilità dell’artista capace di rendere essenziale il messaggio di fondo in un rimando continuo di linguaggio e pensiero. L’opera mette in perfetta coincidenza il “mestiere” della fotografia alla “filosofia” dell’arte, fornendo ai visitatori della Val Gardena un motivo in più per riflettere sulla bellezza delle montagne e sull’importanza del legno, rendendoli anch’essi partecipi di questa storia e protagonisti di un territorio, patrimonio dell’umanità, che tutti devono poter difendere.

P.zza S. Antonio / Antoniusplatz / Antonius Square



[ Dolomites ] Berge und Wälder sind durch eine innige Beziehung miteinander verbunden. Sie stellen Orte dar, an denen Mensch und Tier Zuflucht finden, in Symbiose mit der Natur, die im Grödnertal eine große Ausgeglichenheit ausstrahlt. Wenn man durch die Straßen im Tal geht, erahnt man, wie stark diese Verbindung sein muss: Aufgeschichtete Holzstapel in den Betrieben weisen auf die Bedeutung hin, die dieses Material für die Einwohner hat. Es ist überall reichlich vorhanden, wird für die Herstellung von Häusern und Dingen des täglichen Lebens verwendet, ist mit der Zeit ein Erkennungsmerkmal für die gesamte Region geworden und verwandelt sich dank handwerklichen Könnens in hochwertige Kunstgegenstände. Diese enge Beziehung zwischen Holz und Bergen beschäftigt die Phantasie von Walter Pancheri, ein Künstler, der einen großen Teil seiner Schaffenserfahrung den Dolomiten widmet. Mit einer neuartigen Kombination zwischen Fotografie und Bildhauerei bringt Pancheri eine Botschaft von großer Aktualität zum Ausdruck. Seit ihm klar geworden ist, wie sehr sich der Tourismus in seiner Heimat verändert hat, vertieft der Künstler die Gründe dafür: War das Grödnertal bis vor Kurzem vor allem für die Kultur des Holzes bekannt, so hat sich das Interesse jetzt vor allem den Dolomiten zugewandt, das von der UNESCO zum Weltkulturerbe erklärt worden ist. Für den Künstler ist daher die Marke “Dolomites” zum Kennzeichen der Region geworden, so als ob es sich um eine schützenswerte Materie handele, ganz so, wie es das Holz bislang war. Unter diesen Vorzeichen ist „Dolomites” entstanden: ein Paralleliped aus Lindenholzbrettern, ein authentischer Holzstapel, an dessen Seitenfront der Künstler “seine” Dolomiten darstellt, die sich auf der Schmalseite jedes einzelnen Brettes abzeichnen. Diese Verbindung ist nicht nur idealer Natur, sondern auch praktisch und deswegen gestapelt, Schicht für Schicht in einem wachsenden Gesamtbild. Die Anordnung untersteicht die Empfindsamkeit des Künstlers, seine Fähigkeit, die Kernbotschaft in einem kontinuierlich aufgebauten sprachlichen und gedanklichen Verweis wesentlich zu machen. Das Werk von Pancheri schafft somit eine perfekte Übereinstimmung zwischen dem handwerklichen Aspekt der Abbildung und dem philosophischen Aspekt der Kunst und liefert den Besuchern des Grödnertals einen Grund mehr, über die Schönheit der Berge und die Bedeutung von Holz nachzudenken. Damit werden auch sie zu einem Teil dieser Geschichte und Protagonisten eines Gebiets, das wir als Weltkulturerbe alle verteidigen können sollten.



[ Dolomites ] Mountains and forests are connected through an intimate relationship. Places where man and beast can find shelter, in symbiosis with nature which in Val Gardena still appears to be remarkably balanced. Passing along the valley roads, one can sense how strong this link is: stacked wood piles in front of businesses indicate the importance of the material for local inhabitants. It is everywhere and in abundance, used to build houses, everyday objects, has over time become an identifying feature of the whole region and thanks to craftmanship becomes transformed into works of artistic excellence. This close bond between wood and mountains is the subject that has occupied the imagination of Walter Pancheri, an artist who devotes a great deal of his creative experience to the Dolomites. With an innovative combination of photography and sculpture, Pancheri expresses a message of great relevance to our times. Having realized how tourism changed his homeland, the artist reflected upon the reasons: while until recently the Gardena Valley was known for its culture of wood, latterly the focus has shifted to the Dolomites, declared a world heritage site by UNESCO. According to the artist, the brand “Dolomites” has become the distinct trademark of the area, as if it were a veritable object to protect, in the same way as it was up until now with wood. “Dolomites” has been created from these assumptions: a parallelepiped of linden wood boards, a real wood pile, on whose front the artist has painted “his” Dolomites, reproduced on the narrow side of each individual board. A bond which is not only naturally ideal, but also practical, and for this reason stacked layer for layer, growing as a whole, emphasizing the sensitivity of the artist and his ability to communicate the essential underlying message in a continuous reference of language and thought. Pancheri’s piece creates a perfect consonance between the “craft” of photography and the “philosophy” of art, providing visitors to the Val Gardena with another reason to reflect on the beauty of the mountains and the importance of wood, turning them also into participants in this history and protagonists of a territory, a world heritage site, which we all must be able to defend.



Fabrizio Senoner [ Mutante ] Il tempo è la materia su cui lavora Fabrizio Senoner che attraverso linguaggi street-art realizza un dipinto-scultura intitolato Mutante, strutturato come un cubo e sul quale interviene pubblicamente a intervalli di due o tre giorni trasformandolo più e più volte. Così facendo l’artista mette in mostra se stesso nel momento della pittura e permette allo spettatore di conoscere il lavoro in corso partecipando al cambiamento: il suo “cubo”, che inizialmente presenta colori neutri e compatti di bianco e nero, si arricchisce di segni e sfumature fino a corrugarsi nel costante sovrapporsi di materia. Il cubo invecchia e si riveste d’esperienza: quella dell’artista. Ma consentendo al pubblico di intervenire attraverso segni spontanei, scritte o azioni pittoriche si allontana anche dall’esclusiva adesione al proprio progetto mettendosi nelle mani del flusso mutativo. L’opera diviene lavoro collettivo dove tutti possono partecipare, assolvendo un compito antico: nessuno, infatti, si sentiva in passato estraneo al lavoro degli artisti, essendo un bene collettivo e necessario all’aggregazione, ma nel corso del tempo l’arroccamento su posizioni concettuali ha prodotto uno scollamento fra opera e pubblico. L’opera di Senoner ristabilisce questo legame come metafora di integrazione sociale. Immedesimarsi nel processo del cambiamento, impossibilitati a raccontare l’esito finale ma incrementati in un processo descrittivo dove l’arte si riappropria del suo più intimo segreto: stabilire un rapporto di crescita esistenziale rivolto a tutta l’umanità. Così il Mutante cresce e si arricchisce, diviene adulto e successivamente inizia il suo declino. L’artista non interviene solo pittoricamente, ma provoca anche fori e aperture. Gli spettatori potranno entrare nel cubo, esplorarlo all’interno e dipingervi dentro e lentamente la struttura inizierà l’inevitabile collasso fino a quando, frammento su frammento, di esso non resterà che polvere di memoria e quel principio d’entropia cui ogni atomo dell’universo è sottoposto rendendo il tempo che abbiamo a disposizione un bene sempre più prezioso da non sprecare.

P.zza S. Antonio / Antoniusplatz / Antonius Square



[ Mutante ] Die Materie, mit der Fabrizio Senoner arbeitet, ist die Zeit. Mit Ausdrucksformen der Street Art erschafft er eine Gemälde-Skulptur mit dem Titel “Mutante”. Die Struktur ist die eines Kubus, den er jeweils im Abstand von zwei oder drei Tagen vor Publikum bearbeitet und ihn dabei immer wieder verändert. Auf diese Weise setzt sich der Künstler beim Malen selbst in Szene; er ermöglicht es dem Zuschauer, sich seiner Arbeit im Moment des Entstehens anzunähern und zugleich an deren Veränderung teilzunehmen. Sein Kubus, der anfangs eine neutrale und kompakte Schwarz-WeißFarbgebung aufweist, wird solange mit Zeichen und Nuancen angereichert, bis er sich durch das ständige Auftragen neuer Materie in Falten legt. Der Kubus altert und trägt die Erfahrung – die des Künstlers – wie ein Kleid zur Schau. Indem es jedoch dem Publikum ermöglicht wird, sich mit spontanen Zeichen, Schriften oder Malaktionen zu beteiligen, distanziert sich der Künstler auch von der eigenen exklusiven Betätigung am Projekt und liefert sich dem ständigen Fluss der Veränderungen aus. Das Werk wird so zur Kollektivarbeit, an der alle teilnehmen können und sich damit einer althergebrachten Aufgabe stellen: Früher fühlte sich nämlich niemand der Arbeit der Künstler entfremdet, da die Kunst ein Gemeingut und notwendig für den Zusammenhalt war. Erst im Laufe der Zeit hat der Rückzug auf konzeptionelle Positionen eine Kluft zwischen dem Kunstwerk und seinem Publikum enstehen lassen. Das Werk von Senoner stellt, als eine Metapher für soziale Integration, die Verbindung wieder her. Sich in den Veränderungsprozess hineinversetzen, ohne das Endergebnis erzählen zu können und doch von einem beschreibenden Prozess angetrieben zu sein: Dies geschieht, indem sich die Kunst wieder aneignet, was ihr ureigenstes Geheimnis ist, nämlich ein Verhältnis existenziellen Wachstums herzustellen, das sich an die gesamte Menschheit richtet. Auf diese Weise wächst der Mutante und gewinnt hinzu, er wird älter und sein Zersetzungsprozess beginnt. Der Künstler greift dabei nicht nur maltechnisch ein, sondern erzeugt auch Löcher und Öffnungen. Die Zuschauer können den Kubus begehen, ihn von innen inspizieren und bemalen. Damit aber geht die Struktur dem unvermeidlichen Kollaps entgegen, zerfällt Fragment für Fragment, bis von ihr nichts anderes übrig bleibt als der Staub der Erinnerung und jenes Zerfallsprinzip, dem jedes Atom des Universums unterworfen ist. So wird die uns zur Verfügung stehende Zeit zu einem immer wertvolleren Gut, das nicht verschwendet werden darf.


[ Mutant ] The material with which Fabrizio Senoner works is time. Through the language of street-art, he has created a paintingsculpture titled “Mutant”. It is a cubic structure which will be worked on in public at intervals of two or three days, becoming transformed over and over again. In doing so, the artist places himself whilst painting in the spotlight; he allows the viewer to see his work in the moment of conception, and at the same time to participate in the transformation: his „cube“, which initially features neutral and compact black and white colours, becomes enriched with markings and nuances until it, through the constant application of new material becomes wrinkled. The cube becomes old and wears the experience - that of the artist – like a dress. But allowing the public to intervene through spontaneous, written or pictorial signs, the artist also distances himself from the exclusive execution of the project, putting himself into the hands of the mutational flow. The piece becomes collective work where everyone can participate, fulfilling an ancient task: nobody in the past felt estranged to the work of artists, art being a collective good and necessary for social cohesion. Only over time has its retreat to a conceptual position lead to a gulf between the work of art and its public. Senoner‘s work restores this bond as a metaphor for social integration. Emerging himself in the process of change, without being able to predict the end result and yet being driven by a descriptive process where art appropriates its most intimate secret: establishing a relationship of existential growth directed at all of mankind. Thus, the Mutant grows and becomes enriched, becomes an adult and subsequently begins its decline. The artist’s intervention is not only pictorial, but also through causing holes and openings. Spectators are able to enter the cube, explore and paint it from the inside. Slowly the structure will begin its inevitable collapse until, fragment by fragment nothing remains but the dust of memory and the principle of degeneration to which each atom of the universe is subjected, making the time available to us an ever more precious asset not to be wasted.




Armin Grunt

[ Spirito libero . La forza dei pensieri . ] La libertà è una condizione da conquistare a duro prezzo. Sembra dircelo Armin Grunt con l’opera Spirito libero, una scultura delineata da un forte espressionismo figurativo e istintuale, risolta attraverso il vigore tecnico della motosega lavorando la materia con decisa immediatezza. Le figure acquistano vitalità espressiva trovando la perfetta coincidenza tra l’essenza formale e il materiale da cui sono ricavate. Questo modo di lavorare determina la genesi di un linguaggio dove il principio di libertà regna sovrano, facendo di ogni figura intagliata una sorta di anima pronta a emanciparsi dalla materia. Si tratta di esistenze preparate a godere pienamente dello spirito vitale e in procinto di liberarsi, se non con il corpo, almeno con la mente. L’artista ci esorta a considerare questa liberazione come un istinto fisico primordiale capace di sovrastare le restrizioni fisiche, ma anche ideologiche: le leggi, la religione, la burocrazia; regole tradotte visivamente in una sorta di elemento geometrico dipinto in rosso che schiaccia la figura. La scultura, al cui titolo Spirito libero, va aggiunta la frase “la forza dei pensieri”, indica infatti l’esistenza di una forza capace di oltrepassare la materia. Così la memoria corre verso personalità come Nelson Mandela, la cui anima fu talmente forte da oltrepassare i limiti delle prigioni che per 26 anni lo separarono dal mondo. Al corpo piegato sotto il peso delle limitazioni fa da contraltare la figura collocata fuori da questa zona oppressa, una silhouette il cui gesto liberatorio di alzare il braccio dichiara apertamente il senso di riscatto finale. Nel messaggio di Armin Grunt è fondamentale la considerazione che dove non può arrivare il corpo potrà giungere la mente, così l’opera diventa un monito per tutti, la possibilità di considerare che la vita non si limita ai beni materiali, ma che ognuno di noi non è mai del tutto oppresso fin quando la sua mente e il suo spirito saranno liberi di oltrepassare le barriere imposte dalle leggi dell’uomo.

Zona Pedonale / Fussgängerzone / Pedestrian area



[ Freigeist . Die Kraft der Gedanken . ] DRAMATIK: Die Figurenkomposition des Armin Grunt zeigt eine dramatische Bildfolge, worin man zwei Lebenslagen erkennt, die allgemein die Menschen und insbesondere den Einzelnen betreffen können: Unterjochung und Zwang bei der ersten Darstellung, Befreiung bei der zweiten. SYMBOLIK: Er könnte diese Figuren mit den Begriffen von “negativer” und “positiver” Freiheit erklären, aber Armin Grunt ist Bildhauer und nicht Philosoph. Er deutet mit Sinnbildern darauf hin, dass das gesellschaftliche Leben aus Regeln, Denkverboten und Moralvorstellungen bestehend, die Freiheit unserer Gedanken einzuschränken droht. So kommt es bei vielen Menschen zu einem Verzicht auf kritische Urteilskraft und Unterwerfung gegenüber Machtinstitutionen und angeblich höheren Instanzen wie Politik, Wirtschaft und Religion. Die Menge fügt sich der Gleichschaltung von Ansprüchen und Gemeinplätzen unter einem erdrückenden Balken, dagegen strebt der Freigeist unaufhaltsam hoch, kraft seiner Gedanken als Vorbild für Menschenwürde in Eigenverantwortung. Georg de Ianesc



[ Free spirit . The power of thought . ] DRAMA: The composition of figures by Armin Grunt depicts a dramatic sequence, wherein one can recognize two life situations that affect people in general and the individual in particular: subjugation and constraint in the first representation, liberation in the second. SYMBOLISM: He could have defined these figures with the concepts of „negative“ and „positive“ freedom, but Armin Grunt is a sculptor and not a philosopher. He suggests with allegories, that life in society, composed of rules, prohibition of thought and moral codes, threatens to restrict our freedom of thoughts. In this way, many people arrive at a renunciation of critical judgment and subjugation to institutions of power and supposedly higher authorities, such as politics, economy and religion. The masses comply with the crushing weight of the consolidation of requirements and platitudes, against which the free spirit seeks inexorable heights, the power of his thoughts as a paragon of human dignity and personal responsibility.



Egon Stuflesser

[ Dalla razionalità alla libertà ] Il senso di elevazione spinge l’artista a liberarsi delle convenzioni. Non è un caso, forse, che gli scultori cresciuti all’“ombra” delle imponenti vette dolomitiche sentano la necessità di liberare la creatività attraverso una gestualità coincidente con la forza dei rilievi rocciosi. Dirigersi verso l’alto, giungere alla totale liberazione dell’essere. Questo appare osservando l’opera di Egon Stuflesser, scultore di raffinate cesellature neo-barocche che attraverso l’opera Dalla razionalità alla libertà tenta di esprimere un sentimento di crescita esistenziale. La scultura di Stuflesser si caratterizza per un impianto minimale, rigido e pragmatico, basato su ferree regole geometriche originate dalla forma del quadrato e sviluppate in quattro colonne simmetriche in legno di larice innalzate verticalmente. Una simmetria che poco a poco perde struttura, andando a interrompere quel presupposto di partenza attraverso una flessione verso il centro. Da questo momento la rigidità lascia il passo a un inaspettato incontro fra queste colonne, che dimenticano di essere rigidi elementi geometrici tramutandosi in essenze vitali antropomorfizzate. Esseri convergenti al centro si annodano per poi riprendere la crescita in modo totalmente libero. L’artista esprime un concetto esistenziale comunicando il difficile percorso cui l’uomo è sottoposto. Da una rigidità iniziale ci si scontra con le difficoltà terrene, interpretate come un groviglio, ma è il superamento di queste difficoltà che permette ad ognuno di conquistare la vera libertà. Ugualmente l’arte può percorrere una simile strada. L’opera di Stuflesser intercetta certi linguaggi che furono espressione del minimalismo anni Sessanta, convertendoli in qualcosa di maggiormente prossimo alla Pop-art, attraverso un dinamismo ludico dal sapore post-futurista. Certe forme richiamano il movimento dei corpi e della materia, interpretati con una libertà espressiva che sembra ricordare le giocosità astratte di Giacomo Balla o le Libertà che Giulio Turcato realizzò a Terni negli anni Ottanta. Ma non c’è nessun richiamo al futuro nell’opera di Stuflesser, solo la netta convinzione che l’arte possa esprimere il senso della vita attraverso le tante metafore a cui la fantasia può dar luogo.

Zona Pedonale / Fussgängerzone / Pedestrian area



[ Von der Vernunft zur Freiheit ] Das Empfinden der Erhebung bringt den Künstler dazu, sich von den Konventionen zu befreien. Vielleicht ist es kein Zufall, dass Bildhauer, die im Schatten der mächtigen Dolomitengipfel aufgewachsen sind, die Notwendigkeit verspüren, ihre Kreativität mittels einer Gestik zum Ausdruck zu bringen, die sich in den wuchtig aufragenden Gebirgszügen wiederfindet: Man will in die Höhe streben, bis zur kompletten Befreiung des Seins. Derart erscheint es dem Betrachter, wenn er sich in die Arbeiten von Egon Stuflesser vertieft, ein Bildhauer mit ausgefeiltem neobarockem Stil, der mit seinem Werk „Von der Vernunft zur Freiheit“ bestrebt ist, ein Gefühl existenziellen Wachsens zu vermitteln. Die Skulptur von Stuflesser ist durch minimalen Aufbau gekennzeichnet, streng und pragmatisch, auf eisernen geometrischen Grundsätzen basierend, die sich aus der Form des Quadrats ableiten und in vier symmetrischen Säulen aus Lärchenholz senkrecht aufgerichtet sind. Diese Symmetrie verliert nach und nach an Struktur, wobei die Ausgangssituation durch eine Neigung in Richtung Zentrum unterbrochen wird. Von diesem Moment an geht die strenge Form in eine unerwartete Begegnung der Säulen über, die zu vergessen scheinen, dass sie steife geometrische Elemente sind und sich nun in vitale vermenschlichte Essenz verwandeln. Die im Zentrum konvergenten Wesen verknoten sich dann, um ihr Wachstum schließlich in völlig freier Form fortzusetzen. Der Künstler bringt hier ein existenzielles Konzept zum Ausdruck, indem er den steinigen Weg aufzeigt, den der Mensch bewältigen muss. Aus seiner anfänglichen Unbeugbarkeit heraus trifft er auf die irdischen Unwägbarkeiten, die als verwirrendes Knäuel interpretiert werden. Die Überwindung der Verwirrung ermöglicht es jedoch jedem von uns, die wahre Freiheit zu erlangen. Die Kunst kann einen ähnlichen Weg beschreiten. Das Werk von Stuflesser greift bestimmte Ausdrucksformen auf, die den Minimalismus der 60er Jahre kennzeichneten, um sie in etwas zu verwandeln, was eher der Pop-Art nahe kommt. Dies geschieht durch anhand spielerischer Dynamik unter post-futuristischem Einfluss. Manche Formen empfinden die Bewegung der Körper und der Materie nach, beide mit einer Ausdrucksfreiheit interpretiert, die an die abstrakte Verspieltheit eines Giacomo Balla oder die Freiheiten („Libertà“) erinnern, die Giulio Turcato in den 80er Jahren in Terni schuf. Im Werk von Stuflesser gibt es jedoch keinen Bezug auf die Zukunft. Man findet darin nur die klare Überzeugung, dass die Kunst den Sinn des Daseins durch die zahlreichen Metaphern ausdrücken kann, welche die Phantasie uns eingibt.



[ From rationality to freedom ] The sense of elevation pushes the artist to free himself of conventions. Perhaps it is no coincidence that sculptors, who grew up in the shadow of the mighty Dolomite peaks, feel the need to free their creativity by means of a gesture reflecting the strength of the massive, towering mountain ranges: strive towards the heights, reach a total liberation of being. This is how it appears to the observer exploring the works of Egon Stuflesser, a sculptor with a polished neo-Baroque style, who with his work „from rationality to freedom“ strives to convey a sense of existential growth. Stuflesser’s sculpture is characterized by its minimalist construction: strict and pragmatic, based on iron geometric principles deriving from the shape of a square, evolving into four symmetric larch wood columns. The structure of this symmetry dissolves little by little, the initial assumption being interrupted though a flexion towards the centre. From this moment on, the rigidity gives way to an unexpected encounter of the columns, which seem to have forgotten that they are rigid geometric elements, and have transformed themselves into vital, anthropomorphized essence. The centrally convergent beings bind with themselves to continue their growth in a completely free form. The artist is expressing an existential concept, communicating the difficult path to which man is subjected. From his initial inflexibility, he collides with earthly difficulties, interpreted as a confusing tangle. Overcoming the confusion allows each of us to achieve true freedom. Art can tread a similar path. Stuflesser‘s work picks up on certain expressional aspects of 1960s minimalism, transforming them into something closer to Pop-art, through a playful, post-futuristic dynamism. Some forms mimic the movements of the body and matter, both interpreted with a freedom of expression, resembling the abstract jocularity of Giacomo Balla or the freedom („Libertà“) which Giulio Turcato created in the 80s in Terni. However, in Stuflesser’s work there is no reference to the future. One only finds his clear conviction that art can express the meaning of existence through the countless metaphors of our fantasy.



Roland Perathoner [ Goats on the bowl ] Il legame dell’uomo con la terra riguarda tutte le creature. Da millenni le civiltà hanno saldato la propria storia alla convivenza con gli animali, traendone sostentamento in termini di cibo, lavoro e più in generale di vita comunitaria. L’allevamento e la pastorizia contraddistinguono certe aree geografiche ed è su questo tema che si sofferma lo scultore Roland Perathoner, attento nel riprodurre ambientazioni di delicate atmosfere che prendendo come modello la capra, ne esalta aspetti apparentemente marginali da cui trarre, al contrario, profondi insegnamenti: “la capra”, spiega l’artista, “è un animale molto semplice, ma che si alimenta solo con l’erba migliore ed è stato recentemente riscoperto nella Val Gardena per la qualità del latte”. La stretta simbiosi fra semplicità e qualità è il tema che Perathoner evidenzia attraverso questo animale. Il tutto risolto attraverso una scultura pubblica dal titolo Goats on the bowl, dove si vede una serie di cinque capre dissetarsi ad un abbeveratoio centrale. L’opera è realizzata in acciaio cor-ten, materiale che conferisce una caratteristica colorazione povera, ben adeguata alla semplicità d’insieme. Il tutto ruota attorno all’elemento centrale: un abbeveratoio che metaforicamente può essere accostato alla fonte della vita. Elemento circolare richiama la dimensione del pozzo, attorno a cui le comunità hanno da sempre indirizzato il proprio sviluppo. Dunque il messaggio di Perathoner si affida alla figurazione classica, modernizzata dall’utilizzo dell’acciaio, saldato assieme con una tecnica che sembra trasformare questi animali in elementi meccanici. Nell’insieme l’opera esprime quella semplicità e rigore che l’artista vuole trasmettere, non solo nella scelta del soggetto, ma anche nel modo di trattarlo. Tutta la composizione è ordinata in senso circolare, come a trattarsi di un elemento astronomico la cui perfezione riflette le dinamiche celesti. Forse sta proprio qui la funzione dell’opera realizzata da Perathoner poiché, anche solo guardandolo, questo placido gruppo di capre assorte ad abbeverarsi, infonde nello spettatore un senso di serena quotidianità che è insieme messaggio di speranza nel futuro e monito per il presente.

P.zza Stetteneck/Platz/Square





[ Goats on the bowl ] Die Erdverbundenheit des Menschen bezieht sich auf alle Kreaturen. Seit Jahrtausenden haben die Zivilisationen ihre Geschichte an das Zusammenleben mit den Tieren geknüpft, die die ihnen ihren Lebensunterhalt in Form von Nahrung, Arbeit und allgemein von gemeinschaftlicher Existenz lieferten. Für manche Gegenden sind die Tierzucht und die Weidewirtschaft kennzeichnend und dies ist das Thema des Bildhauers Roland Perathoner, der in seinen Ausstattungen aufmerksam sensible Stimmungsbilder reproduziert. Sein Modell ist die Ziege, deren scheinbar nebensächliche Aspekte er unterstreicht, um daraus umso grundlegendere Erkenntnisse zu gewinnen: “Die Ziege”, sagt der Künstler, “ist ein ganz einfaches Tier, das jedoch nur die besten Gräser auswählt. Erst vor kurzem hat man im Grödnertal die Ziege wegen der hohen Qualität ihrer Milch wiederentdeckt.” Die enge Symbiose zwischen Einfachheit und Hochwertigkeit ist es, die Perathoner mit diesem Tier hervorhebt. Er hat sein Thema mit der öffentlich zugänglichen Skulptur Goats on the bowl umgesetzt. Zu sehen sind fünf Ziegen, die an einer zentral platzierten Tränke ihren Durst stillen. Das Werk ist aus Kortenstahl hergestellt, einem Material, das eine charakteristisch einfache Farbgebung verleiht und sich damit gut in die Schlichtheit des Gesamtbildes einfügt. Zentrales Element ist eine Tränke, die als Metapher für den Quell des Lebens angesehen werden kann. Dieses Rundelement verweist auf die Dimension des Brunnens, an der die Gemeinschaften Ihre Entwicklung schon immer sinnbildlich ausgerichtet haben. Die Botschaft von Perathoner vertraut auf die klassische figürliche Darstellung, die durch den Einsatz des Stahls eine moderne Note erfährt. Die Technik, mit der die Skulptur verschweißt ist, scheint die Tiere in mechanische Elemente zu verwandeln. Insgesamt bringt das Werk jene Einfachheit und Strenge zum Ausdruck, die der Künstler nicht nur mit der Wahl seines Sujets vermitteln will, sondern auch damit, wie er dieses behandelt. Die gesamte Komposition ist in Kreisform angeordnet, so als ob es sich um ein astronomisches Element handeln würde, dessen Perfektion die Himmelsdynamiken reflektiert. Vielleicht hat das Werk von Perathoner genau diese Funktion: Schon, wenn man diese sanft anmutende, ins Trinken vertiefte Gruppe von Ziegen nur anschaut, löst das beim Betrachter ein Gefühl unbeschwerter Alltäglichkeit aus, die zugleich eine Botschaft der Hoffnung für die Zukunft und eine Warnung für die Gegenwart ist.


[ Goats on the bowl ] The link between man and earth applies to all creatures. Over millennia, civilizations have forged their history on the coexistence with animals, which have given them their livelihood in terms of food, work and more generally, community life. Some geographic areas have based their identity on animal or pastoral farming, and this is the subject with which the sculptor Roland Perathoner has occupied himself, who in his piece has attentively reproduced a delicately atmospheric environment. His model is the goat, whose seemingly peripheral aspects have been emphasised in order to draw, even more fundamental insights: „The goat“, says the artist, „is a very simple animal, which feeds only upon the best grasses, and has been recently rediscovered in Val Gardena due to the high quality of its milk.“ With this animal, Perathoner is highlighting the close symbiosis between simplicity and sophistication. He has realised his subject with a public sculpture Goats on the bowl in which one sees five goats, quenching their thirst at a centrally located drinking trough. The work is made of corten steel, a material lending a characteristically weathered colouring and thus blending well with the simplicity of the whole. The central element is a drinking trough, which can be seen as a metaphor for the source of life. This circular element refers to the dimensions of the well around which communities have symbolically shaped their development. Perathoner’s message relies on classical figurative representation, modernized by the use of steel. The technique with which the sculpture is welded seems to transform the animals into mechanical elements. As a whole, the work expresses the simplicity and rigor the artist wishes to convey, not only through his choice of subject but also his handling of it. The composition is ordered in a circular form as if it were an astronomical element, whose perfection is reflected in celestial dynamics. Perhaps this is exactly the function of Perathoner’s work: just looking at this group of gentle goats engrossed in drinking, the spectator gets a sense of serene everyday life, which is both a message of hope for the future and a warning for the present.


Gerald Moroder, Gregor Mussner, Hubert Mussner, Lorenz Demetz, Matthias Kostner, Otto Piazza [ Arriva il Giro ] Una sfilata di ciclisti colti nel momento della velocità sfreccia davanti agli occhi. L’opera Arriva il Giro, realizzata dagli scultori Otto Piazza, Hubert Mussner, Gregor Mussner, Lorenz Demetz, Gerald Moroder e Matthias Kostner, celebra la centesima edizione del Giro d’Italia (2017), la cui diciottesima tappa si ferma nel pieno centro di Ortisei. È l’omaggio dedicato dagli artisti di Unika ad uno sport simbolo di unità e coesione sociale e per questo collocata sulla rotonda d’ingresso dell’agglomerato urbano. Era il 13 maggio 1909 quando si disputò la prima tappa del primo Giro d’Italia, e da allora questo sport ha avuto il merito di unire un intero paese che, grazie ad esso, ha scoperto aree poco note, ma dal fascino e bellezza impareggiabili. Le montagne soprattutto, terreno di memorabili battaglie portate avanti a forza di pedalate, capaci di appassionare generazioni di sportivi e non, inebriati dalle “avventure” dei campioni che entusiasmavano gli animi attraverso il proprio sacrificio. Artisti di vario genere e con linguaggi fra i più disparati hanno dedicato al ciclismo le proprie opere: dai pionieristici dipinti del futurista Gerardo Dottori, che al tema dei ciclisti ha dedicato molti lavori esaltando il mito della velocità, alle canzoni di numerosi cantautori, spesso celebrativi di alcuni campioni del passato, ma anche film e documentari. Storie di lacrime e sorrisi, costellato da grandi vittorie e terribili tragedie. Il ciclismo è uno sport che impone sacrificio e non è un caso se l’arte ha sempre visto in questa pratica qualcosa di molto familiare. Il ciclista, come l’artista, è solo davanti alla propria opera, l’unico in grado di riuscire o meno nell’impresa poiché anche il ciclismo, similmente ad altri sport individuali, impone una profonda concentrazione su di sé. Ma è la velocità il nemico da abbattere, il tempo necessario a completare il percorso e l’opera degli artisti di Ortisei si focalizza proprio sul meccanismo della velocità, strutturandosi in una serie di figure chiaramente riferite alla posa del ciclista in sella mentre sfreccia lungo la strada. L’utilizzo del ferro permette di giungere ad un risultato in cui, ad essere evidenziate, sono le linee di velocità del vento che accompagnano il passaggio degli atleti. Le figure diventano esili e stilizzate, come a voler interpretare rigorosamente la carenza di massa derivata dal passaggio. Proprio alla maniera delle raffigurazioni futuriste, dove l’occhio dello spettatore è colpito dal flusso costante di forme, perdendosi nel continuo fluire delle linee quasi moltiplicando all’infinito quelle ruote e quei corpi.

Rotatoria di streda Tresval / Verkehrrondel streda Tresval / Traffic roundabout streda Tresval



[ Der “Giro” kommt! ] Momentaufnahme einer Gruppe von Radrennfahrern, die vor den Augen des Beobachters in vollem Tempo vorbeihetzt: Die Skulptur “Der Giro kommt!” der Bildhauer Otto Piazza, Hubert Mussner Gregor Mussner, Lorenz Demetz, Gerald Moroder und Matthias Kostner ist zu Ehren des hundertsten Giro d’Italia (2017) entstanden, dessen achtzehnte Etappe mitten im Zentrum von St. Ulrich endet. Das Werk ist die Hommage der Unika-Künstler an einen Sport, der Symbol für Einheit und gesellschaftlichen Zusammenhalt ist. Es hat daher einen Ehrenplatz im Kreisverkehr am Ortseingang erhalten. Es war der 13. Mai 1909, als die erste Etappe des ersten Giro d’Italia ausgetragen wurde. Seitdem hat dieser Sport den Verdienst, ein ganzes Land zusammenzuführen, das dank dieses Events wenig bekannte Gegenden von unvergleichlicher Faszination und Schönheit entdeckt hat. Vor allem die Berge waren das Terrain für denkwürdige, per Pedalkraft ausgetragene Wettkämpfe, die ganze Generationen von Sportsleuten und Sportbegeisterten in ihren Bann geschlagen haben. Alle ließen sich von den „Abenteuern“ der Spitzensportler und deren aufopferndem Einsatz begeistern. Künstler unterschiedlicher Genres und in den verschiedensten Sprachen haben sich in ihren Darstellungen mit dem Radsport beschäftigt: von den bahnbrechenden Werken des Futuristen Gerardo Dottori, der den Radrennfahrern zahlreiche Gemälde gewidmet und dabei dem Geschwindigkeits-Mythos gehuldigt hat, bis zu den zahlreichern Liedermachern, die in ihren Liedern häufig die Radfahrlegenden vergangener Zeiten besangen; auch fiktionale Filme und Dokumentarfilme sind zum Thema entstanden. Es sind Geschichten von lachenden und weinenden Gesichtern, gezeichnet von großen Siegen und großen Tragödien. Der Radsport erfordert Opferbereitschaft und es ist kein Zufall, wenn die Kunst darin immer etwas ihr Vertrautes entdeckt hat. Der Radfahrer steht wie der Künstler immer allein vor seinem Werk, kann in seinem Unterfangen alleine bestehen oder eben auch nicht. Denn auch der Radsport verlangt, wie andere Individualsportarten, sehr viel Konzentration auf die eigene Person. Der eigentliche Feind, den es zu schlagen gilt, ist allerdings die Geschwindigkeit, die Zeit, die man benötigt, um die Etappe zu bewältigen. Die Künstler von St. Ulrich haben sich in ihrem Werk genau auf diese Mechanismen der Geschwindigkeit konzentriert, indem sie eine Abfolge von Figuren entworfen haben, die sich eindeutig auf die Haltung des Radrennfahrers im Sattel bezieht, während dieser die Straße entlang jagt. Die Verwendung von Eisen ergibt dabei im Gesamtbild eine Hervorhebung der Linienführung, die die Geschwindigkeit des Windes auf den vorbeihuschenden Athleten betont. Die Figuren wirken dadurch gertenschlank und stilisiert, so als wollten sie den Verlust an Masse durch die Fahrtbewegung präzise interpretieren. Im Stile futuristischer Darstellungen wird das Auge des Betrachters durch den konstanten Fluss an Formen gefesselt und verliert sich in kontinuierlich fließenden Linien. Räder und Körper erscheinen dadurch fast bis ins Unendliche vervielfacht zu sein.



[ The “Giro” is coming! ] A group of cyclists caught in the moment they race past the eyes of the observer. The work «The Giro is coming!» by the sculptors Otto Piazza, Hubert Mussner Gregor Mussner, Lorenz Demetz, Gerald Moroder and Matthias Kostner has been created to honor the 100th Giro d›Italia (2017), whose eighteenth stage ends right in the Centre of Ortisei. The sculpture is the Unika artists’ tribute to a sport that is a symbol of unity and social cohesion and has thus received a place of honor on the roundabout at the entrance of the village. The first stage of the first Giro d›Italia was held on May 13th, 1909. Since then this sport has been merited for bringing together an entire country, which, thanks to this event, has discovered little-known areas of unparalleled interest and beauty. Especially the mountains have been the terrain for memorable pedal-driven battles, captivating generations of sports fans, inspired by the champions´ adventures, sacrifice and dedication. Artists of all different genres and the most diverse languages have created works inspired by the sport of cycling: from the groundbreaking works of the futurist Gerardo Dottori, who dedicated numerous artworks to the theme of cycling, hence paying homage to the myth of speed, through to the many singer-songwriters who sang of the cycling legends of the past in their songs. Even films and documentaries have been made on the subject. There are stories of tears and laughter, great victories and great tragedies. Cycling requires sacrifice, and it is no coincidence that art has always recognized something very familiar in this. The cyclist, like the artist is always alone before his work, and he may tackle his endeavors alone or not. Cycling, like other individual sports requires great concentration on the self. However, the real enemy to be overcome is speed, the time needed to conquer the stage. In their work, Ortisei’s artists have focused on exactly these mechanisms of speed, by designing a sequence of figures, clearly referring to the posture of the cyclist in the saddle whilst racing along the road. The use of iron draws attention to the lines, which emphasizes the speed of the wind on the speeding athletes. The figures become slender and stylized, as if interpreting exactly the loss of mass through forward motion. In a futuristic style, the observer is struck by the constant flow of shapes, and becomes lost in continuously flowing lines. Wheels and bodies appearing to be multiplied almost to infinity.



Artisti Künstler Artists

ARMIN GRUNT Streda Socrëp 4 39046 ORTISEI/ST. ULRICH (BZ) Tel./Fax +39 0471 799028 Mob. +39 335 54 26 848 armingrunt@gmail.com www.armingrunt.com

WALTER PANCHERI Streda Tavela 7 39046 ORTISEI/ST. ULRICH (BZ) Tel. +39 0471 797049 Mob. +39 339 7705069 info@pancheri.net www.pancheri.net

EGON STUFLESSER Streda Digon 18 39046 ORTISEI/ST. ULRICH (BZ) Mob. +39 338 2098697 info@digart.it

FABRIZIO SENONER Streda Plesdinaz 131 39047 ST. CHRISTINA S. CRISTINA (BZ) Mob. +39 333 8641873 sb-artworks@live.it www.silviobiz.com

ROLAND PERATHONER Streda Col da Lech 20 39048 SELVA/ WOLKENSTEIN (BZ) Tel./Fax +39 0471 794526 Mob. +39 333 7202828 perrol2@dnet.it www.rolandperathoner.it


GERALD MORODER Streda Mureda 46 39046 ORTISEI/ST. ULRICH (BZ) Tel./Fax +39 0471 786359 Mob. +39 335 84 60 500 gmt.moroder@alice.it www.geraldmoroder.it

GREGOR MUSSNER Streda Tavela 37 39046 ORTISEI/ST. ULRICH (BZ) Tel./Fax +39 0471 796909 info@mussner.info www.mussner.info

HUBERT MUSSNER Streda Col da Lech 90 39048 SELVA GARDENA WOLKENSTEIN (BZ) Mob. +39 338 1772664 hubert.mussner@virgilio.it www.hubertmussner.eu

LORENZ DEMETZ Streda Val d’Anna 38 - Pincan 39046 ORTISEI/ST. ULRICH (BZ) Mob. +39 333 28 93 360 pincan70@tiscali.it

MATTHIAS KOSTNER Streda Cuca 50 39046 ORTISEI/ST. ULRICH (BZ) Mob. +39 320 19 59 143 info@matthiaskostner.it www.matthiaskostner.it

OTTO PIAZZA Streda Ruacia 14 39048 SELVA/WOLKENSTEIN (BZ) Tel./Fax +39 0471 793115 Mob. +39 328 34 26 922 ottopiazza@hotmail.com www.ottopiazza.com


Sostenitori / Unterstützer / Supporter

AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL Abteilung 35 - Handwerk, Industrie und Handel

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE Ripartizione 35 - Artigianato, Industria e Commercio


La Val Gardena è famosa in tutto il mondo non solo per essere il cuore delle Dolomiti, ma anche come la Valle degli scultori del legno. Nell’arte della scultura trovano qui la loro espressione più genuina sia la creatività che le capacità tecniche e l’abilità acquisite nel corso di generazioni. Il marchio di tutela è stato introdotto dalla Camera di Commercio di Bolzano e registrato a livello internazionale nel marzo del 1969, per iniziativa di alcuni scultori gardenesi molto lungimiranti. Da allora, per contraddistinguere le sculture lavorate integralmente ed esclusivamente a mano, la Camera di Commercio certifica il procedimento lavorativo con l’applicazione di un marchio e l’emissione di un certificato.

Il marchio di tutela Die Schutzmarke A trade mark

Das Grödental ist weltweit nicht nur als Herz der Dolomiten, sondern auch als Tal der Bildhauer bekannt. In der Bildhauerkunst kommen die besondere Kreativität und die seit Generationen entwickelten Fähigkeiten und erworbenen Fertigkeiten zum Ausdruck. Die Schutzmarke wurde im März 1969, auf Initiative einiger weitsichtiger Grödner Bildhauer von der Handelskammer Bozen eingeführt und international unter Schutz gestellt. Um die vollständig und ausschließlich handgefertigten Holzschnitzwerke als solche zu kennzeichnen, bescheinigt die Handelskammer Bozen seitdem die Anwendung des vorgesehenen Arbeitsverfahrens durch die Anbringung der Schutzmarke auf der Skulptur und die Ausstellung eines Zertifikates.

Val Gardena is known throughout the world not only as the heart of the Dolomites but also as the valley of the wood carvers. The art of sculpture demonstrates the most genuine expression of creativity, technique and skill which has been acquired over the generations. On the initiative of some far-sighted Gardena sculptors, a registered trademark was introduced and placed under international protection by the Bolzano Chamber of Commerce in March 1969. Since then, to distinguish a sculptor’s work as being fully and exclusively handmade, the Chamber of Commerce certifies the working process by affixing the trademark to the sculpture and issuing it with a certificate.


GALLERIA D’ARTE - KUNSTGALERIE - ART GALLERY

40 Scultori • 120 Sculture 40 Bildhauer • 120 Unikate 40 Artists • 120 Works


Aperta tutto l’anno (LU - SA) Ganzjährig geöffnet (MO - SA) 10-12 / 14-19 Open all year round (MO - SA) Ingresso liberto / Eintritt frei / Admission free

ORTISEI • ST. ULRICH (BZ) Str. Arnaria 9/1 - Typak Cente Roncadizza • Runggaditsch Mob. +39 339 17 922 27 www.unika.org •info@unika.or


TROI

Sentiero artistico nuovo al Monte Pana

La parola “Troi” deriva dal ladino e significa sentiero o percorso e si tratta appunto di un sentiero NELLA natura, composto da opere d’arte realizzate CON materiali naturali. Lungo la passeggiata circolare di un chilometro e mezzo. Cinque membri del gruppo UNIKA, hanno collocato le loro opere nel paesaggio in maniera armoniosa ed autentica, come se vi fossero sempre state. Come se una parte di loro fosse scaturita DALLA natura NEL paesaggio. Questa ”galleria d’arte all’aperto” affascina in particolare i curiosi: inserita nel pittoresco palcoscenico delle Dolomiti, in questa esposizione trova espressione la tradizione gardenese della scultura del legno collegata con l’autentico spirito libero degli artisti di UNIKA. Il particolare colpo d’occhio è rappresentato dalle opere d’arte degli scultori gardenesi, che mettono in scena magistralmente e nel contempo si integrano con Santa Cristina, il Monte Pana e le montagne circostanti, dominate dalla maestosa imponenza del Sassolungo, così come dalle gracili guglie delle Odle. Il percorso è fiancheggiato da riquadri ben tratteggiati che servono da guide sui quali sono riportate citazioni letterarie in quattro lingue (tedesco, italiano, inglese e ladino).


Neuer Kunstpfad auf Monte Pana Das Wort „Troi“ stammt aus dem Ladinischen und bedeutet so viel wie Steig oder Weg und ist ein Pfad IN freier Natur, gestaltet mit Kunstwerken, welche mit Materialien AUS der Natur angefertigt wurden. Auf dem rund 1,5 km langen Rundspaziergang haben 5 Meister der Gruppe UNIKA ihre Werke stimmig, anmutig und authentisch in die Landschaft gesetzt, ganz so, als wären sie schon immer da gewesen. Mit verschiedenen Materialien, aber hauptsächlich mit Elementen aus der Natur wurden den Kunstwerken magische Empfindungen vermittelt und als „Land Art“ der Natur wiedergegeben und in derselben eingebettet. Diese Freiluftgalerie am Monte Pana fasziniert den Neugierigen allemal: Eingebettet in die pittoreske Bergkulisse, kommt hier die tief verwurzelte Grödner Tradition des Schnitzhandwerks kombiniert mit dem authentischen Freigeistdenken der UNIKA Künstler zum Ausdruck. Der Weg wird von Tafeln gesäumt, die als Leitfaden dienen, auf denen Zitate aus der Literatur in vier Sprachen (Deutsch, Italienisch, Englisch und Ladinisch) angebracht sind und den Wanderer zum Lesen, Verweilen, Nachdenken oder einfach zum Schauen einladen. Beatrix Unterhofer



23. UNIKA 2017 31.08-03.09.2017 FIERA DELL’ARTE KUNSTMESSE ART EXHIBITION Ortisei/St. Ulrich in Gröden Tenniscenter

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