Interni Magazine 612

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THe MaGazInE OF INTeRIors AND coNTeMPoraRY DesIGN N° 6 GIuGno/JUNE 2011 MensILe/moNTHLY ITaLIa € 8

A € 16 – B € 15 – CH Chf 20 – E € 14 F € 15 – GR € 14 – P cont. € 15 – UK £ 12

Poste Italiane SpA - Sped. in A.P.D.L. 353/03 art.1, comma1, DCB Verona

1 IL DesIGn conquIsTa La cITTà 200 PaGIne DI evenTI e ProGeTTI

INprofile AnDrea branzI Francesco bInFarè GIuLIo IaccHeTTI INcenter LucI In scena

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wITH comPLeTe enGLIsH TexTs

MuTanT &DesIGn ArcHITecTure InGo Maurer For INTerNI/ENEL

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INdice/co Nte Nt S gIugno/giugno 2011

INterNIews FuoriSalone

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43 46 IN copertINa: AblAze - sentimento (s)trAvolgente di INgo Maurer e axel SchMId con eNel, una delle dieci installazioni protagoniste della mostra-evento interni mutAnt ArChiteCture&Design allestita nei cortili dell’università statale di milano per il fuorisalone 2011. costruita con tavole annerite e laccata all’interno di rosso, la piccola casa inclinata simulava un incendio e rappresentava il potere mutante dell’energia. oN the cover: AblAze - sentimento (s)trAvolgente by INgo Maurer AnD axel SchMId with eNel, one of the ten instAllAtions of the exhibition-event interni mutAnt ArChiteCture & Design in the CourtyArDs of the stAte university in milAn During fuorisAlone 2011. built with blACkeneD plAnks AnD pAinteD reD on the insiDe, the smAll bent house simulAteD A blAze AnD representeD the mutAnt power of energy. (foto di/photo by andrés otero)

produzione product I o N auto-mobili/Auto-mobiles sughero è bello/Cork is beAutiful gioielli per la casa/Jewelry for the home premi prIze S cristalplant design contest 2011 project

viaggiare nel futuro/trAveling in the future il design danese in mostra a milano/DAnish Design on DisplAy in milAn tecnologia tech Nology il tecno design del/the teChno-Design of the fuorisAlone eventi eve Nt S show cooking d’autore/signAture show Cooking

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food design

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l’appetito vien progettando/Designing up An Appetite sostenibile SuSta INabIl Ity il fascino discreto del green/the DisCreet ChArm of green

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giovani designer you Ng deSIgNer S

Salone

dal/from the salone satellite INtertwined

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mostre exh IbIt Io NS vudù e mari in/vooDoo AnD mAri At fondation cartier INitaly

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project architettura energetica/energy ArChiteCture

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in factory

electrolux global technology center: connettere è facile, capire è difficile/ConneCtion is eAsy, unDerstAnDing is hArDer eventi eve Nt S carrara marble week fiere FaIr S macef e abitami a milano/mACef & AbitAmi: new proJeCts showroom a milano IN mIla N varenna: il palazzo dell’arredamento/the pAlACe of furnishings officina weiss

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INdice/co Nte Nts II ceccotti collezioni gallery casa domodinamica good environment targetti: la factory della luce/The LighT FacTory osram: spazio all’illuminazione/Space For LighTing bticino: experience space

in progress

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residenze porta nuova/porTa nuova reSidenceS 112 INterNI Mutant Architecture&Design installazioni/inSTaLLaTionS design island incontri/encounTerS conferenza/conFerence niKe run vetrinascente n. 5 INservice

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traduzioni tr ANsl At Io Ns indirizzi f Ir Ms DIrectorY

INtopics 1

editoriale eDItor

IAl

di/by gilda bojardi

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andrea branzi, oggetti di confine/Bor Derl

INe o Bjects

testo di/TexT by stefano caggiano foto di/phoToS by ruy teixeira 12

francesco binfaré, le discordanze/DIsso NANces di/by cristina morozzi

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giulio iacchetti, la mostra/the exh

IBIt Io N “Cruciale”

testo di/TexT by beppe finessi foto di/phoToS by max rommel 18 10

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fiesta mobile/fI est A o N the

Move di/by antonella galli foto di/phoToS by nicolò lanfranchi

daniela gerini, femmes de théâtre di/by antonella galli foto di/phoToS by nicolò lanfranchi

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materia e illusioni/MAter IAl AND Illus Io Ns di/by maddalena padovani foto di/phoToS by emanuele zamponi

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nendo, textured transparencies di/by maddalena padovani foto di/phoToS by masayuKi hayashi

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paolo ulian, classicità contemporanea c o Nte Mpor Ar Y cl Ass Ic IsM di/by maddalena padovani foto di/phoToS by gionata xerra

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tempio nomade/No MADIc te

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dal globale al rionale/f ro M glo BAl to loc di/by oLivia cremaScoLi foto di/phoToS by sergio anelli

Mple testo di/TexT by alessandro rocca Al

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indice/c Ontents

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metti una sera a cena con Faye One evening at dinner with Faye di/by olivia cremascoli foto di/photos by sergio anelli

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luci in scena/Lights make the scene di/by antonella boisi foto di/photos by sergio anelli, simone barberis, matteo cirenei, giacomo giannini, nicolò lanfranchi, emanuele zamponi

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il classico che rinasce/cL assic reb

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effetti speciali cercasi/specia L eFFects wanted di/by antonella boisi foto di/photos by simone barberis

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paola navone, coreografie di design

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Orn di/by antonella galli foto di/photos by nicolò lanfranchi

design ch Ore Ograph ies di/by cristina morozzi 82

artigiani e avanguardie/c ra Ftsmen and avant-gard di/by rosa tessa foto di/photos by giacomo giannini

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il convento ritrovato/t he redisc

es

Overed m Onas tery

di/by rosa tessa

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maestri in mostra/master s On stage di/by cristina monica foto di/photos by matteo cirenei

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piccoli orti domestici/Litt Le d Omestic gard

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di/by cristina monica foto di/photos by matteo cirenei 108

in & out di/by antonella boisi foto di/photos by simone barberis

inservice 110

indirizzi Firms direct

Or y

di/by adalisa uboldi 113

traduzioni trans

Lati Ons

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EDiToriaLe

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ome da tradizione, il numero di giugno analizza il grande fenomeno socioculturale del FuoriSalone di Milano. La settimana del design che INTERNI ha di fatto inventato vent’anni fa e che, nel corso degli anni, si è arricchita di eventi sempre più trasversali, regalando alla città una visibilità, esportabile nel mondo, davvero unica. Poiché, stimato che il design con la moda rappresenta il 50% del pil di Milano, su questo palcoscenico anche quest’anno si è registrato un record di oltre 400 eventi sparsi nelle strade, nelle piazze e nei luoghi storici della città. In questo senso, la stessa ridondanza di appuntamenti e relativi save-the-date, che, durante le frenetiche giornate della kermesse, è stata appuntata da alcuni osservatori come un limite, secondo noi va letta in una positiva chiave di complementarietà. Il FuoriSalone resta infatti nei contenuti un momento diverso dal Salone del

Mobile e dai suoi stand, una grande festa urbana che la città sa accogliere in modo ancora più pianificato e strutturato rispetto al passato. Si è notato in modo chiaro il rafforzarsi di un processo di territorializzazione delle sue varie zone, una specializzazione corrispondente alle specifiche caratteristiche delle mostre ospitate. In centro, dove sono di casa le major del settore, abbiamo ritrovato la messa in scena del prodotto industriale che, in modo più tecnico, è stato presentato agli operatori del settore in Fiera. In zona Lambrate/ Ventura, invece, abbiamo visto un progetto più sperimentale, legato soprattutto all’esposizione di collettive internazionali. In zona Brera è stata la volta di una progettualità spesso al confine con il mondo dell’arte. E gli eventi in zona Tortona, non hanno lesinato effetti speciali di grande suggestione sul tema della luce e della tecnologia. Ad maiora. Gilda Bojardi

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oggetti di confine

Andrea Branzi indAgA i nuovi confini del progetto con cinque mostre in contemporAneA A milAno durAnte lA settimAnA del design. oBiettivo: uscire dalle pratiche professionAli e confrontArsi con i temi più profondi dellA culturA umAnA, come lA vita, lA morte, il sacro foto di Ruy Teixeira testo di Stefano Caggiano

la serie Figure, ospitata negli spazi della galleria zonca & zonca per Design gallery Milano, è costituita da cinque quadri dipinti da andrea Branzi che, a differenza delle pitture tradizionali, sono anche oggetti d’uso, piccole liBrerie appese con nicchie e mensole. sopra, andrea Branzi in un ritratto di Kai Juenemann.

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AndreA BrAnzi, Figure, Design gallery Milano: “non mi è mAi interessAto cApire lA differenzA che esiste trA design e Arte e individuAre il confine che sepArA queste due Attività [...]; due mondi limitrofi e pArenti trA di loro, che sono stAti AllontAnAti dAl pregiudizio Borghese che consiste nell’AssiomA sBAgliAto: ‘l’Arte non serve A niente mentre il design deve essere utile’”.

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he siano oggetti di design o oggetti teorici (cioè concetti), quelli di Andrea Branzi sono sempre oggetti di confine, atti di progetto o riflessione generati da una personale ricerca che negli anni si è mossa attraverso una serie di ‘shifting’, più che di movimenti lineari, allargando progressivamente la cultura del progetto ad ambiti che prima le erano estranei. Sono stati questi spostamenti di livello a portare dalla sua storica pubblicazione La casa calda (Idea Books, 1984), che individuava la forma della metropoli nei flussi di prodotti portatori di stili di vita piuttosto che nel disegno architettonico, a Modernità debole e diffusa (Skira, 2006), in cui viene messo a fuoco il carattere fluido e provvisorio del design del XXI secolo. Oggi, a partire dal lavoro sui Grandi Legni del 2009, Branzi modifica nuovamente “lo spessore dei

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segni e il livello drammaturgico del racconto”, orientandosi verso temi a cui il disegno industriale non ha mai voluto, o potuto, prestare ascolto: la morte, la storia, il mistero, il sacro. Non si tratta di un commitment etico-politico, ma di un “impegno culturale (o antropologico)” a non dare più le spalle ai luoghi in cui si addensa lo specifico dell’umano, ma a farsi carico del momento intensamente tragico e acutamente vitale in cui la vita si stacca dalla morte, e, per ciò stesso, ancora la tocca. Questa la posta in gioco nelle ultime mostre di Milano, cinque momenti espositivi accomunati dal titolo Independent Buzz Design con cui Branzi ha dato corpo a Nature morte fatte di teschi, cervelli, scheletri visti ai raggi X e verdure presso la Galleria Clio Calvi & Rudy Volpi; ma anche ai Diagrammi che alla Galleria Nilufar hanno illustrato l’esito del segno

quando si approssima al grado zero, nel punto in cui l’immagine sta per scindersi dalla realtà e la cultura sta per separarsi dalla natura: gli elementi vegetali, componendosi a mensole e pilastri, rintracciano qui il percorso evolutivo che ha visto nel ramo d’albero il primo ‘oggetto d’uso’, a cui per milioni di anni si sono aggrappati i pollici in opposizione dei nostri progenitori primati. L’installazione Immersions, ancora presso Nilufar, contrappone agli spazi pieni di bit ma vuoti di senso della globalizzazione mondiale esperienze oggettuali locali laicamente sacre (questa volta il confine sondato è dunque tra sacro e profano), cariche di un carisma misterico tanto più ‘denso’ quanto meno accetta di farsi posizionare in categorie mentali avite per inerzia culturale. Mentre sulla linea di separazione fra arte e design si collocano le

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le Nature morte alla galleria Clio Calvi Rudy volpi sono composizioni di teschi, cervelli, piccole bare, arbusti con le spine. scrive branzi: “abbiamo vissuto a lungo nell’illusione di essere capitati dentro un intervallo della storia. il design alimentava questa illusione: fuori dal mondo, dalla storia, dalla vita e anche dalla cultura. forse è il momento di cambiare il nostro tono di voce, la nostra musica e la nostra drammaturgia”.

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in alto: Diagrammi, galleria Nilufar, installazione costituita da tre elementi lineari per una lunghezza di 7 m. due grandi pannelli liberamente collocabili con immagini di arte moderna fanno da fondale alla struttura verticale, leggera e sottile, leggibile come uno spartito musicale. sopra: immersions, galleria Nilufar. libere installazioni ambientali di croci, pollai, ovili, recinti agricoli, che possiedono carisma e custodiscono un mistero. luoghi mediocri e provvisori “alla base inferiore dell’universo costruito; sotto l’architettura, meno delle merceologie, più in basso all’industrial design”.

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Figure alla galleria Zonca&Zonca per Design Gallery Milano, una serie di quadri dipinti dallo stesso Branzi che a differenza della pittura tradizionale sono anche oggetti d’uso, librerie con mensole e nicchie che possono ospitare oggetti o, con movimento ‘abissale’, altre figure. Fra tutte è però la mostra in Triennale Bovisa, Independent. Design secession, a raccogliere nel modo più esplicito e per certi versi programmatico una nuova categoria del progetto rappresentata non solo da Branzi ma anche da personalità come Sergio Cappelli, Patrizia Ranzo, Michele De Lucchi, Giulio Iacchetti, Lapo Lani e Michelangelo Pistoletto, che dal mondo del design e non solo, dalla generazione di Branzi e non solo, rispondono all’esigenza di operare al di fuori delle logiche della committenza, fosse anche quella della ricerca pura, per

confrontarsi con quei temi difficili da ‘vendere’ e tuttavia non più eludibili che il sistema del design ha costitutivamente rimosso dal suo ambito di interesse. “Le mie cinque mostre” spiega Branzi “sono tutte rivolte a indagare nuovi ‘confini’, a uscire dalla ricerca e dalla sperimentazione per affrontare una diversa dimensione culturale del progetto; fuori dalle semplici pratiche professionali e confrontandosi con i temi veri della cultura umana: la vita, l’arte, la storia, il sacro, la morte. Temi che il design (unico tra tutte le pratiche creative) ha sempre evitato, passando indifferente attraverso stragi, guerre mondiali, grandi mutazioni sociali”. Occuparsi di morte e di verdura implica allora “una critica indiretta rispetto all’attuale linea strategica del design, che continua (come direbbero i critici letterari) a sviluppare una linea ‘petrarchesca’, sempre più sofisticata, auto-referenziale, formalista, senza avere la capacità di affrontare una dimensione più profonda, esplorativa, immersa nella storia, cioè più ‘dantesca’”. Ad esempio, il principale problema dell’ambientalismo è rappresentato per Branzi dagli ambientalisti stessi, “che riducono alla sola questione energetica la soluzione, molto complessa, dell’habitat umano; come se la felicità dell’uomo fosse misurabile in rapporto ai metri quadrati di prato a disposizione”. È invece giunto il momento che il design si faccia carico del suo ruolo in un mondo che, con l’esteriorità, ha perso anche la memoria della dimensione terribile dell’esistenza, e che pensa (e progetta) per linguaggi separati, arrivando a soluzioni magari rigorose ma non integrabili nell’opaca complessità dell’umano. Il venir meno di un repertorio iconografico al quale il design possa fare riferimento nel suo lavoro di sostituzione del mondo attuale con il mondo possibile, spinge, dunque, a recuperare il senso profondo dell’agire progettuale, che oggi avverte il maggior abbrivio proprio là dove le grammatiche tornano a mescolarsi: la nuova generazione di progettisti, ha rilevato da tempo lo stesso Branzi, opera al di fuori dei perimetri tradizionali del design, penetrando negli interstizi della vita quotidiana e tentando di trasformare il mondo a partire dalla piccola scala. Vi è dunque una ragione importante per la quale lo scavo branziano, che usa il progetto come un aratro per rivoltare il fondo oscuro della nostra fisionomia antropologica, predilige gli strumenti operativi e concettuali del design (piuttosto che, per esempio, dell’arte, a cui pure le operazioni di Branzi spesso si sovrappongono). Il design è infatti “diventato l’indiscusso protagonista della nostra ‘civiltà oggettuale’: globalizzata, merceologica, costituita da un mercato mondiale. Tutto questo significa nuove responsabilità, non soltanto professionali, ma, appunto, umane”.

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Assolo di croci, acqueforti e acquetinte realizzate da Branzi, accompagnate da una nota dell’autore. le incisioni curate da lithos edizioni fanno parte dell’installazione immersions, in mostra a palazzo durini, che compone un’oggettualità di confine pervasa di sacralità laica.

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Le discordanze Francesco Binfaré crea prodotti dotati deLL’energia deL segno pittorico, imperfetti, concepiti come creature che si aFFacciano aLLa vita con iL carico doLente deLLa Loro eredità genetica di Cristina Morozzi

Schizzo preparatorio per il divano Sfatto preSentato lo ScorSo aprile da Edra in occaSione del Salone del Mobile. ritratto di franceSco binfaré nel geSto di lanciare per aria la Scocca della Sedia annett, da lui creata per Magis. nella pagina accanto: il divano Sfatto preSentato in diverSe verSioni teSSili nello ShowrooM edra (foto eManuele zaMponi). in baSSo, il quadro di lucien freud che ha iSpirato Sfatto, pubblicato Sul Guardian in occaSione della vendita all’aSta dell’opera per 17 Milioni di Sterline.

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è voluto Sfatto perché i media si accorgessero di Francesco Binfaré. Proposto da Edra al Salone del mobile di Milano 2011, Sfatto è l’ultimo divano creato da Binfaré per l’azienda toscana. È arrivato al momento giusto, con la sua sagoma imperfetta, simile al calco di un corpo abbondante, con la sua immagine trasandata che ha il sapore delle cose consumate dall’uso. Gli oggetti tirati a lucido, come da tempo predica Gaetano Pesce, hanno fatto il loro tempo. Lo conferma Anna Cirillo sul Corriera della sera dello scorso 16 aprile, titolando la sua recensione del Salone “Divine imperfezioni”. Cita Sfatto, la poltrona Grinza di Fernando e Humberto Campana (Edra) e le assi che sembrano tagliate ad occhio (mobile Tronco di Binfaré per Edra), affermando che l’odierna parola d’ordine è: ‘a mano libera’. “Sfatto” dichiara Binfaré “è un oggetto che si deforma con l’uso, macerato, caldo e dolente,

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come una vecchia madre consapevole”. Circonda con il calore di un abbraccio, grazie ad una sorta di schienale/bavero che si alza per accogliere la testa, annegandola in una morbida piega. “È un organismo che ‘si muove’”, prosegue Binfaré, “per accompagnare il corpo seduto o abbandonato. È un oggetto che porta con sé la dimensione del tempo: entra nelle case, reintroducendo il senso delle tradizioni familiari, dello stratificarsi di storie e di affetti, invitando a relazionarsi e a pensare”. È molle, ma nasconde una struttura complessa che lo rende mutante. Non è rivestito, come i tradizionali imbottiti, con il tessuto ben aggiustato, ma è vestito con un abito che si dispone attorno alla forma in pieghe irregolari. Nella sua versione ideale è abbigliato con un tessuto prezioso, un broccato fantasia, usato, però, a rovescio, “perché”, come sostiene Binfarè, “il rovescio di un tessuto è sempre un po’ disfatto”. I fili passanti sfumano il

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disegno, accentuando l’immagine di un oggetto dove il tempo e l’uso hanno lasciato impronte. Sfatto arriva oggi come prodotto industriale, ma Binfaré l’aveva in testa dal 1982, come documenta un disegno a matita che, per caso, ha ritrovato nella sua casa in montagna. A farglielo balenare negli occhi con la forza folgorante di una emozione è stata l’immagine di un quadro di Lucien Freud, raffigurante un corpo obeso abbandonato su un divano consunto, pubblicata sul Guardian in occasione della vendita all’asta del dipinto per 17 milioni di sterline. “Sfatto” afferma Binfaré “rappresenta la mia necessità di usare un’energia primordiale, decadente e sofisticata, consonante al tempo che stiamo vivendo. È un pezzo che riconcilia le persone con la loro storia”. Sfatto è l’ultimo capitolo di una storia di morbidezze che inizia nel 1992, quando Massimo Morozzi, art director di Edra, lo chiama a

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Sopra: il divano Flap con Sedili e Schienali reclinabili, un beSt Seller di Edra diSegnato da binFaré nel 2000. dietro, tronco, nuova verSione del SiStema paeSaggi italiani di edra con ante in legno maSSello. accanto e Sotto, le FaSi di realizzazione e uno Schizzo di progetto del contenitore tronco. le ante vengono tagliate al vivo da tronchi di mogano.

disegnare un pezzo, rovesciando quel rapporto iniziato nel 1973 con la poltrona AEO (Archizoom/ Paolo Deganello), quando Morozzi era un giovane designer radicale. All’epoca Francesco era alla guida del Centro ricerche di Cesare Cassina e usava il suo intuito e la sua capacità maieutica per far germogliare progetti nelle teste dei designer che collaboravano con l’azienda di Meda. Al Centro ricerche arriva giovanissimo nel 1965, chiamato da Cesare Cassina che incontra quando aveva l’idea di fare arte per l’industria. Binfaré nasce come pittore e tale rimane, anche se ha progressivamente trasferito l’energia del suo segno vigoroso nel prodotto industriale. Scrive nel 1996 Pierre Restany, con cui Binfaré ha avuto momenti d’inteso dialogo, in occasione della presentazione del divano Angels (Edra) alla Galleria Milano: “La cosa più importante è il percorso poetico dell’autore, l’esplosione della sua esuberanza

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visiva che si traduce in una serie di grandi tele collage in cui l’energia concettuale è spinta al parossismo della gestualità e dello stridore cromatico... Angels illustra bene questa energia vitale che segue il filone decorativo sul sentiero dell’istinto per trascenderlo nella fantasmagoria dell’immaginario e nel fuoco d’artificio dei colori”. (Domus 784, luglio/agosto 1996). Il suo pensare per visioni pittoriche, che hanno lo slancio e l’energia

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le discordanze / 13

AccAnto: Bandiera del mondo, Allestimento nello showroom Cassina, 1983. sotto: Prometeo, Allestimento nello showroom Cassina, 1984. in bAsso: Angels, sistemA di sedute imbottite di formA orgAnicA dotAte di movimento degli schienAli, Edra, 1996.

per condensare un concetto in un segno, lo portano a realizzare negli anni (dal 1973 al 1998) della direzione della ricerca, del design e della comunicazione Cassina, eventi dove lo spazio creato ha un tema autonomo dalla funzione commerciale, come Il Ponte del 1977, o Le Corbusier, sulle rovine crescono i fiori del 1978. E rendono carnale il suo design che sempre ha origine da una riflessione sulle relazioni sociali, sulle ritualità, sugli incontri delle persone, anime e corpi che

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hanno bisogno di abbandonarsi in divani ‘sfatti’. “Un divano è molle”, sostiene Binfaré, “perciò non si può disegnarlo, bisogna concepirlo”. Ogni suo progetto è una sorta di parto e l’oggetto è una creatura con le sue grinze e le sue discordanze: non imperfetta, come il difetto programmato, o come le disarmonie calligrafiche, ma umana nel suo felice/ dolente sbocciare con il carico della sua eredità genetica, che la fa affacciare alla vita precocemente invecchiata. Binfaré è un progettista anomalo, forse più artista che designer: non perché introduce nel design la serie limitata o l’unico, bensì perché attribuisce al suo segno pittorico una dimensione oggettuale che lo rende replicabile e popolare. I suoi divani hanno modificato il panorama del comfort in un progressivo excursus verso una simbiosi tra corpo e seduta che ha l’intensità di un amplesso.

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CrucIaLe foto di Max Rommel testo di Beppe Finessi

SpIazzando tuttI, Giulio Iacchetti ha SCeLto dI preSentarSI durante La SettImana deL deSIGn mILaneSe Con una nuova ricerca tra arte e deSIGn Intorno aL tema della croce

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Sotto: Senza TiTolo, cotone e lana, autoproduzione, 2010. un vero e proprio materaSSo, riviSto e ridiSegnato in forma di croce morbida, a miSura d’uomo, al contempo Sorridente e drammatica nella Sua quotidianità. in baSSo: Senza TiTolo, polipropilene Su Supporto di legno, autoproduzione, 2010. una grande croce da parete il cui perimetro è diSegnato utilizzando i due elementi Standard di una piSta giocattolo elettrica, il tratto rettilineo e quello curvo.

CruCiale è una ricerca diventata poi una moStra al muSeo dioceSano di milano (15 aprile12 giugno 2011) a cura di beppe fineSSi. progetto grafico di leonardo Sonnoli con irene bacchi (taSSinari/vetta). catalogo a cura di beppe fineSSi, edizioni corraini. nella pagina accanto: Senza TiTolo, connettori elettrici, autoproduzione, 2011. Sommando opportunamente 10 moduli di connettori elettrici Si ottiene una croce dal Sapore ‘tecnico’, figlia di un puntuale ragionamento Sul ‘modulo’.

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onnettori elettrici piuttosto che lampade, materassi al posto di letti, moduli di vecchie piste per macchinine elettriche invece che giocattoli da industrial design. Giulio Iacchetti ovvero la capacità di andare oltre: mentre tutti si aspettavano nuovi modelli di apparecchi illuminanti, elaborate versioni di elementi di arredo per dormire, oggetti dedicati al sorriso dei nostri bambini, Iacchetti ha scelto un’altra strada per parlare di sé al nostro mondo, al suo mondo, quello che frequenta da ormai vent’anni, quello che lo vede primattore da ormai dieci, quello che gli riconosce ormai un ruolo da leader. Nel suo caso anche ‘impegnato’: perché Iacchetti, progettista di razza, curioso appassionato competente, metodico capace pragmatico, ha in tutti questi anni cercato altri modi, e toccato altre corde, per mostrarci che dentro il suo ingegno c’era, e c’è, un atteggiamento, una filosofia, un ‘impegno’, emerso naturalmente mentre ci ha fatto vedere altrove, dopo averci accompagnato a dare il giusto peso anche alle briciole di pane (col micro-tagliere Pollicino), dopo averci portato a ribaltare il nostro sguardo mostrandoci letteralmente altri punti di vista (come quelli di un pianeta capovolto, col mappamondo da tavolo Odnom), dopo averci condotto di fronte a memorie che era necessario ritrovare (col pittogramma urbano Ai Piedi della Memoria), dopo averci richiamato a porre la giusta attenzione verso l’acqua, primo elemento vitale, risorsa che dovremmo doverosamente rispettare, salvaguardare, difendere (con la vaschetta formaghiaccio Lingotto). Azioni, tutte, e pensieri, tutti, che con fierezza mostrano un punto di vista personale, il suo, sulle questioni fondamentali che riguardano la vita di tutti, compreso il nostro (il suo) ‘esser civile’. E così, un’altra volta ancora, Iacchetti ha dimostrato che il progetto può essere non solo una soluzione a richieste funzionali o a esigenze commerciali, ma può diventare un modo per parlare del proprio modo di vedere, di vivere e di stare nelle ‘cose’ del mondo. Anche quelle che osserviamo spesso silenziosi, anche quelle che vediamo guardandoci dentro. Così questa ricerca Cruciale, che si spinge ancor più in là, intorno a un tema, quello della croce, simbolo e segno intorno al quale riflettiamo da duemila anni.

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Lui, Iacchetti, ci ragionava ormai da un lustro, da quando aveva disegnato quasi per gioco il Pantheon Game come ‘quadro da parete’ in cui ognuno poteva ritrovare, componendolo personalmente, il segno/simbolo a lui più vicino, anche quello della religione cristiana. Poi quel segno, con la forza del suo significato non solo religioso, ma anche nella sua bellezza grafica, è diventato per lui un cimento quotidiano, lungo strade strettamente disciplinari, da progettista Doc, ragionando sulla modularità e sulla possibilità di ottenere ‘quel’ segno attraverso l’accostamento o la sottrazione di singoli elementi: con una croce disegnata in negativo in un foglio di francobolli, con un’altra sommando i morsetti usati dagli elettricisti, con un’altra accostando in modo nuovo i componenti di una pista Polistil, con un’altra ancora sottraendo alcuni elementi alla struttura alveolare di un mattone forato. Poi ha indagato alcune possibilità costruttive legate alle peculiarità dei diversi materiali, rivedendo i modi tradizionali di impiegarli: ha preso tubolari di ferro e li ha tagliati e piegati e saldati ad hoc fino a ottenere quel segno, facendo un omaggio all’amico Enzo Mari e ai suoi cimenti dei primi anni Sessanta intorno all’uso dei semilavorati; ha curvato un tondino metallico in un gesto continuo che sembra un loop disegnato

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Sopra, a SiniStra: Senza TiTolo, terracotta, Fornace carena, 2010. Un mattone Forato indagato nella SUa caratteriStica prima, qUella di Una Sezione alveolare, alla qUale baSta Sottrarre dUe elementi per contraSSegnarla con Una nUova immagine. Sopra: Senza TiTolo, Ferro riveStito con Foglia oro 24K, aUtoprodUzione, 2010. Una vera e propria azione di ready made: l’elemento ridUttore Utilizzato per i FUochi delle cUcine a gaS viene completamente traSFormato con il Solo riveStimento di Una placcatUra in oro.

nell’aria; ha assaporato la leggerezza della fibra di carbonio giuntandone alcuni elementi con la sola forza di piccole calamite; ha colto le caratteristiche dell’acciaio e dell’argento, del ferro battuto e del vetro, provando a valorizzarle al meglio in altrettanti progetti. Ha guardato e cercato ancora altrove, riconoscendo quel segno nella quotidianità di un materasso, di un quadernetto con elastico, di una chiave, a cui ha tolto o aggiunto o modificato alcune parti; ha scovato un oggetto ‘tecnico’, il riduttore di una cucina a gas, che nobilitato da una foglia d’oro è diventato un segno prezioso carico di altri

a SiniStra: Senza TiTolo, Foglio Filatelico, aUtoprodUzione, 2009. Un omaggio a Un martire civile, il magiStrato emilio aleSSandrini a cUi il Francobollo è dedicato, aSSaSSinato per il SUo impegno nella lotta contro il terroriSmo degli anni Settanta: Un Foglio intero di cinqUanta Francobolli viene modiFicato Sottraendo alcUni elementi Fino a ottenere Una croce diSegnata dal vUoto.

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In alto al centro: Senza TiTolo, argento, argenterIa De VecchI, 2011. Due sottIlI tubI DI argento, salDatI ortogonalmente tra loro, costItuIscono Il classIco sImbolo relIgIoso nella VersIone gIoIello Da portare al collo. In alto a Destra: CroCefiSSione e DepoSizione, smalto eD elastIco su quaDerno, moleskIne, 2011. un oggetto D’uso ormaI comune, Il quaDernetto moleskIne, trasformato attraVerso la sostItuzIone Dell’elastIco con uno eguale ma rosso, e Da una banDa orIzzontale smaltata che completa Il DIsegno DI una lunga croce che attraVersa la copertIna. accanto e sopra: Il progetto grafIco DI leonarDo sonnolI: copertIna Del catalogo e manIfestI utIlIzzatI per le affIssIonI straDalI.

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significati; ha immaginato una croce componibile di legno che sembra uscita da un negozio Ikea, grafica compresa. In ultimo, lavorando sulla memoria, ha colto l’impronta di quell’‘oggetto’ in uno spostato e rimosso da una parete, evidenziandone la traccia, l’anima. Ecco Cruciale, una ricerca diventata poi una mostra al Museo Diocesano di Milano, dove in un allestimento volutamente in punta di piedi, programmaticamente discreto, sostanzialmente inesistente, queste 20 croci progettate da Iacchetti sono state esposte in relazione con gli spazi del museo e con le opere della collezione, cercando provando e trovando relazioni e affinità, allusioni ed echi formali, compositivi o materici. Opera nell’opera, il progetto grafico per mostra e catalogo elaborato da Leonardo Sonnoli, autentico fuoriclasse della sua generazione, tra i pochi autori italiani di statura internazionale, all’altezza dei grandi maestri della grafica italiana, da Fronzoni a Vignelli a Lupi. Per Cruciale Sonnoli ha composto e ordinato un piccolo catalogo, chiaro e ritmato, con un’apertura di campiture cromatiche in successione che disegnano ai nostri occhi un’altra, nuova croce, così come ha immaginato un manifesto in tre varianti di colore come ulteriore riflessione tra geometria e luce.

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Fiesta mobile

foto di Nicolò Lanfranchi a cura di Antonella Galli

tra via Durini, corso Europa E via MontEnapolEonE è anData in scEna la celebrazione – in un Mix Di artE, MoDa E socialità – DEl bel mondo milanese del design. tutti prEsEnti, quinDi, a FEstEggiarE ricorrEnzE E novità, sEnza DiMEnticarE i granDi classici. sEMprE Molto aMati

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nella pagina accanto: piazza san Fedele illuMinata dall’installazione CuorebosCo, patrocinata da Cosmit isaloni in occasione di euroluce 2011. celeBra le origini di Milano nel luogo in cui i celti VeneraVano un Bosco sacro. il progettista attilio stocchi lo ha ricostruito in un gioco di luci, colori e suoni.

Via Montenapoleone era interaMente attraVersata dalle air sculptures di ora-Ïto (sopra, a sinistra), ispirate al logo di Citroën che ha presentato il nuoVo Modello ds4. a sinistra: al Museo Bagatti Valsecchi, in Via santo spirito, Venini ha presentato pezzi storici e noVità per i suoi noVant’anni. in priMo piano le laMpade FragMents di Fernando e huMBerto caMpana, coMposte da FraMMenti di Fornace. con la stessa tecnica i caMpana hanno realizzato una Fontana sulla terrazza del Museo (sopra).

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Lo showroom di B&B ItalIa (in questa pagina) è un punto di ritrovo per iL popoLo deL design durante La maratona deL FuorisaLone. neLLo spazio di via durini ha predominato iL tema deLLe sedute, come sottoLineato da giorgio BusneLLi, presidente deL marchio, ritratto suLLa nuova BeverLy di antonio citterio, poLtroncina con struttura pieghevoLe in Fusione di aLLuminio e rivestita in cuoio o in tessuti tecnici. in Basso, husk, novità di patricia urquioLa per B&B itaLia, con scocca rigida in materiaLe pLastico e seduta imBottita.

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Giulio Cappellini ha dediCato l’allestimento dello showroom Cappellini di via santa CeCilia a marCel wanders (insieme qui a sinistra), Che per il marChio ha realizzato uno dei suoi maGGiori suCCessi, la Knotted Chair (al Centro). Gli ultimi 25 pezzi della prima versione sono stati venduti durante il Fuorisalone.

sotto, visitatori alla mostra PrinciPia, allestita in piazza duomo da Cosmit isaloni, nella personal FaCtory room, dove erano esposte statuette riCavate da sCansioni di FiGure umane.

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In questa pagIna: Nilufar, gallerIa dI desIgn moderno e contemporaneo, ha allestIto nella sede dI vIa della spIga una mostra che ha coInvolto I mIglIorI progettIstI ItalIanI e InternazIonalI. In alto a sInIstra, la stanza deI glIfI dI BarnaBa fornasettI, una wunderkammer tra le nuvole con pezzI realIzzatI a partIre dalle lItomatrIcI, lastre per la stampa lItografIca utIlIzzate dal padre pIero. quI sopra, marco ferrerI osserva la sua InstallazIone ImmobIlI, maquette In marmo dI carrara dI una stanza con I classIcI del desIgn. a sInIstra, Bethan laura wood, desIgner Inglese, accanto alle sue lampade totem e aI tavolInI moon rock taBles.

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In vIa della SpIga, Baccarat e glI allIevI della EcaL dI loSanna hanno eSpoSto I prototIpI ISpIratI al bIcchIere harcourt: Sotto a SInIStra, lollIpop dI FumIko Ito; Sotto, bear dI guIllaume SaSSevIlle, con 470 dardI dI crIStallo. Nava ha chIamato a raccolta celebrI deSIgner per I SuoI nuovI prodottI: In baSSo, da SInIStra, benjamIn hubert per la SerIe dI borSe bellowS, jameS IrvIne e karIm raShId per glI acceSSorI per Smartphone realIzzatI da nava con IIda, coloSSo gIapponeSe dI teleFonIa.

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tra le novità di meriTaLia, il divano il Giullare di Gaetano peSce, in vetrina in via durini: qui Sotto il deSiGner tra il direttore di internI, Gilda Bojardi, e un’artiSta circenSe che ha animato la Serata. colore anche per segis, in via cavallotti, con la vetrina dedicata a floreS (a deStra), Sedute di Bartoli deSiGn iSpirate alle iSole di un atollo.

Sulla vetrina dello Showroom di Lea CeramiChe in via durini (accanto) la rappreSentazione di twirl, inStallazione di zaha hadid per la moStra di InternI all’univerSità Statale, realizzata con le piaStrelle lea Slimtech. trionfo d’oro nello Showroom Barovier & Toso, in via durini (a deStra), dove Sono eSpoSti i pezzi della linea Gold: in vetrina un GiGanteSco chandelier Baikal.

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nello showroom Sawaya & Moroni, Patrik schumacher (in alto a sinistra) accanto a Z-chair, nuova seduta in acciaio firmata da Zaha hadid architects, Prodotta in ediZione limitata (24 esemPlari). in alto a destra, william sawaya seduto sulla nuova sedia meteo, un suo Progetto Per la linea outdoors di sawaya & moroni; in alluminio e imPilabile, ha lo schienale ad anello. da Porro (qui soPra), l’allestimento ImmaterIal House, firmato da Piero lissoni con elisa ossino, ha Presentato sei ambienti domestici racchiusi in una trama geometrica in tubolare metallico.

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una piramide, costruita con le nuove sedie richiudibili piana, campeggiava nella vetrina dello showroom alessi di via manzoni (qui accanto): il celebre marchio ha aggiunto al suo catalogo la seduta progettata da david chipperField e realizzata con lamm. a destra: compie sessant’anni la poltroncina lady di marco zanuso, prodotta da aRflex: ai pezzi storici del marchio, abbinati a dipinti di marco grassi, è stato dedicato lo showroom di corso europa.

Festa di colore a la Rinascente (a sinistra), anche all’esterno, dove stazionavano gli apecar del design supermarket; al sesto piano Rosenthal ha presentato Format (a lato), nuovo servizio ideato da christophe de la Fontaine per i cinquant’anni di rosenthal studio-line.

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Recline PeRsonal, PRima cyclette connessa a inteRnet, ideata da antonio citteRio, al centRo dello showRoom Technogym di via duRini (qui soPRa).

a sinistRa, tRa le novità di DriaDe, le sedie da esteRno madeleine di miki astoRi (con schienale intaRsiato) e maRgueRite di BoRek siPek (con schienale a volute). sotto, valzeR veRdiani hanno accomPagnato la notte della festa di dRiade, ‘un Ballo in mascheRa’, tRa il giaRdino e le sale dello showRoom di via manzoni.

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la sala a specchi dell’atelier di Daniela Gerini in via sant’andrea a Milano, dove sono esposte le poltroncine rivestite con broccati, velluti e tessuti originali di sua invenzione.

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Femmes de ThéâTre

nventare, contaminare, ricreare: un trittico di verbi che ha sempre orientato il percorso professionale e creativo di Daniela Gerini, stilista-artista che crea collezioni di abiti femminili limited edition, oltre le mode. Per la Gerini il tessuto non è solo tessuto, ma trama per la fantasia, e l’abito non è solo per il corpo femminile, ma anche per gli oggetti, che sono anch’essi presenze animate, ricche di storie da raccontare. Questo lo spirito con cui la stilista, non nuova a incursioni nel mondo dell’arredo artistico, ha creato per la settimana milanese del design una serie di poltroncine in abito da sera, ripescate da un antico teatro d’opera di Parma: “Erano ammassate e abbandonate, e mi avevano colpito profondamente per il loro carico di storia e di vita. Hanno ancora il numero sul retro

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diciasseTTe poltroncine di un antico teatro lirico riTornano a vivere allegre e ironiche per opera della sTilisTa daniela gerini. le rivesTono foto di Nicolò Lanfranchi broccaTi anTichi, testo di Antonella Galli velluTi, pellicce e preziose sToFFe dipinTe a mano: un progetto di recupero in chiave moderna e giocosa

dello schienale, sono in tubolare d’ottone. Le ho interamente rivestite, come fossero ragazze che si addobbano per una serata speciale. Tutte diverse, una estrosa e una più seria, una disinvolta, un’altra sofisticata...”. Il progetto delle poltroncine, che la Gerini ha nominato Femmes de Théâtre, rientra in un percorso più ampio che la stilista sta seguendo sul tema del recupero di tessuti e oggetti di pregio: “Mi piace lavorare sul recupero; la mia passione sono i tessuti, e utilizzare quelli che hanno già avuto una storia è una gioia in più”, afferma. Daniela Gerini intende proseguire assecondando questa ispirazione, che già ha portato lo scorso anno alla nascita delle sette Future Flowers Lamps, lampade ricavate da vasi anni Cinquanta. Appuntamento, allora, alla prossima collezione.

a sinistra: l’ingresso dell’atelier, in un interno nel cuore del quadrilatero della moda; fu di elvira leonardi Bouyeure, in arte Biki. al centro: daniela gerini, su una poltroncina rivestita con il tessuto della linea cracking colors, di sua creazione, dipinto a mano. alle spalle, la collezione di aBiti della stessa linea. sopra: vetri colorati degli anni cinquanta e la lampada future flowers lamp, creata da daniela gerini con vasi della stessa epoca.

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Con la Collezione di speCChi in edizione limitata iX mirrors, in mostra da Dilmos, ron Gilad esplora e GioCa Con la sCala per sfidare i Confini della nostra perCezione, mostrandoCi un’altra possibilità, più Complessa e poetiCa, di interpreta re la realtà.

nella paGina aCCanto: meet my Project, proGetti di desiGner e marChi internazionali presentati alla Galleria Grossetti. nelle immaGini, la Collezione luXury dwellinG in leGno e Cartone di atelier Jiri pelCl della repubbliCa CeCa.

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maTeria e illusioni

Trascendenza e immanenza, leggerezza e maTerialiTà, naTura e arTificio, pensiero e sapere arTigianale. è una realtà sempre più complessa e contraddittoria quella racconTaTa dal design conTemporaneo. dove il contenuto prevale sulla forma e il gioco degli opposti si Trasforma in progeTTi capaci di far riflettere ma anche sognare foto di Emanuele Zamponi a cura di Maddalena Padovani

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Un filo di policarbonato si arrotola e si irrigidisce, disegnando Una poltroncina dall’ aria provvisoria, in realtà solidissima: è la sedUta lUminosa alice disegnata da Jacopo foggini per Edra. fa parte della collezione edra in Wonderland presentata nello spazio di via ciovassino.

piazza san simpliciano fa da cornice scenografica a dUe prodotti del nUovo marchio Colé: la sedia tria di catharina lorenz e steffen Kaz e il tavolo 01, la cUi strUttUra è Un semplice gioco geometrico composto da dUe elementi base e Una trave a incastro (progetto di colé design lab). al loro debUtto presso la galleria giacomo manoUKian noseda.

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L’instaLLazione di Oskar Zieta Per La GaLLeria Cardi BLaCk Box, a Cura di Maria Cristina didero, art Work. reso Più LeGGero daLL’iMPieGo deLL’ aLLuMinio e ProPosto in una nuova finitura PerLata, iL CeLeBre sGaBeLLo PLoPP deL Giovane desiGner PoLaCCo diventa ProtaGonista di uno sCenario inusuaLe e ironiCo.

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In un’InstallazIone IspIrata al lago delle nInfee dI Monet, allestIta nel salone napoleonIco dell’accadeMIa dI Belle artI dI Brera, la poltrona aneMone dIsegnata da gIancarlo zeMa per Giovannetti.

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La purezza deL segno progettuaLe, iL non coLore e La trasparenza deLLe sedie FamiLy chair di yunya ishigami contrapposti aLLe Linee nette e ai coLori accesi deLLa poLtroncina da esterni cabrio di piero Lissoni. diaLogano così i prodotti Living Divani aLL’interno deLL’ appartamento showroom boFFi.

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nello spAzio giAnfrAnco ferré Li EdELkOOrt presentA Talking TexTiles, selezione di progetti d’Arredo che impiegAno innovAtive tecniche tessili. dA sinistrA, le creAzioni di mArinA fAust, AlejAndro bonA, Aze design e lAurence courAud.

ArmAte-giocAttolo ‘AttAccAno’ KAtAnA, sistemA modulAre di contenitori con lAvorAzione A 45°. è l’instAllAzione creAtA dA giuseppe pulvirenti nellA gAlleriA Antonio colombo Arte contemporAneA per lA presentAzione del nuovo mArchio di design Oji.

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The Red BRick SculpTuRe Show, un’installazione e una collezione speciale per celebrare il trentesimo anniversario di MeMphis. una serie di oggetti disegnati e realizzati a mano da richard Woods in esclusiva per post Design.

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Si iSpira al crepuScolo lunare l’inStallazione TwilighT creata da tokujin YoShioka all’interno dello Showroom Moroso. Sottili raggi di luce fendono la nebbia e ScolpiScono le linee organiche della poltroncina moon, progettata dal deSigner giapponeSe per moroSo.

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All’interno dellA collettivA Belgium is Design, AllestitA nel loggiAto dellA PinAcotecA di BrerA, due Progetti fAcenti PArte dellA mostrA Lightness. A destrA, dAy sign di stuDio simple & Valerie tran, serie di oggetti reAlizzAti in giorni successivi in funzione dell’occuPAzione quotidiAnA e delle sPecifiche esigenze del momento. sotto, elementi di Arredo di JAn & rAndoAld Per laBt.

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foto di Masayuki Hayashi testo di Maddalena Padovani

TexTured Transparencies AllA Galleria Antonia Jannone i Nendo rAccoNTANo lA trasparenza. Ne esplorANo le differeNTi forme e Ne iNdAGANo le vArie sfumature ATTrAverso l’uTilizzo di materiali inediti e lA creAzioNe di oggetti a sorpresa

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Sopra, da SiniStra: tranSparent Frame (Foto emanuele Zamponi); tranSparent lamp; tranSparent table. nella pagina accanto, tranSparent chair. Sono i progetti eSpoSti alla moStra TexTured Transparencies che i nendo hanno preSentato lo ScorSo aprile a milano alla galleria antonia Jannone.

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a trasparenza e la leggerezza, si sa, sono caratteristiche specifiche del progetto giapponese che ogni anno, alla settimana milanese del design, arriva a stupirci con nuove invenzioni ed effetti speciali capaci di coniugare l’innovazione tecnologica con una grande poesia espressiva. L’ennesima dimostrazione giunge dai Nendo, l’ormai celebre studio di design fondato nel 2002 da Oki Sato, che oltre a essere presente con numerosi prodotti disegnati per le major dell’arredo (Cappellini, Driade, Moroso, Foscarini), esponeva alla Galleria Antonia Jannone una serie di lavori più sperimentali sviluppati attorno al

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concetto della trasparenza. “Non tanto la trasparenza intesa come sparizione visiva”, specificano i designer, “bensì quella mezza trasparenza che la materia assume in varie gradazioni e sfumature nell’intervallo tra il visibile e l’invisibile”. Il tema viene indagato in relazione a quattro materiali diversi – come sempre reperiti in ambiti estranei a quello del furniture design – capaci di attribuire agli oggetti d’arredo inedite prestazioni e innovativi risultati formali e di raggiungere così l’obiettivo finale: sorprendere e coinvolgere l’utilizzatore. Il progetto più emblematico è forse la Transparent Chair, una sedia realizzata con una pellicola di poliuretano, molto elastica, solitamente utilizzata per l’imballaggio di strumenti di precisione. Tesa su tre ‘petali’ in tondino metallico bianco, la pellicola di fatto definisce un’amaca trasparente che avvolge e sostiene il corpo di chi si siede, ma nello stesso tempo crea l’illusione che la persona seduta galleggi nell’aria. Segue Transparent Table, un tavolo di forma molto tradizionale realizzato però con un materiale acrilico che riproduce la texture

del legno e viene proposto in due versioni: in quella nera rivela la sua trasparenza solo a una seconda occhiata; in quella trasparente rivela la sua connotazione lignea solo nel gioco della sovrapposizione tra gambe e piano. Infine, la Transparent Frame e la Transparent Lamp. La prima sperimenta un materiale scovato da Oki Sato in un negozio di giocattoli che ha la capacità, caratteristica delle fibre ottiche, di trasmettere la luce e le immagini; diventa così un’innovativa cornice per fotografie, non più pensata per delimitare il suo contenuto visivo ma per farlo emergere e risaltare con un inaspettato effetto tridimensionale. La seconda, invece, sfrutta la trasparenza variabile di una pellicola usata per gli schermi dei telefonini; utilizzata come diffusore cilindrico di una lampada a sospensione, rivela la sorgente luminosa nel momento in cui l’osservatore è posto frontalmente a esso ma ne offusca la vista nel momento in cui la prospettiva cambia di angolazione. L’effetto che si ottiene è quello di una luce morbida e diffusa, priva di una precisa connotazione formale ma ricca di poesia.

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1 LE FASI DI COSTRUZIONE DEL TAVOLINO CONCENTRICO E UN’IMMAGINE DELLA SUA ESPOSIZIONE PRESSO LA GALLERIA IL CASTELLO. SUL FONDO, IL TAVOLINO BRECCIATO E LA LIBRERIA NUMERICA (FOTO EMANUELE ZAMPONI).

CLassIcITà ConTemPoranea

foto di Gionata Xerra (courtesy Corraini Edizioni) testo di Maddalena Padovani

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UN NUOVO SAGGIO DELLA poetica degli scarti DI Paolo Ulian. CON I PROGETTI REALIZZATI PER Le Fablier, IL DESIGNER DI MASSA CARRARA DIMOSTRA COME etica E progetto POSSANO RINNOVARE L’UTILIZZO E L’IMMAGINE DEL marmo

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SOpra, il tavOlinO autarchicO, unO dei cinque prOgetti realizzati da paOlO ulian per Le FabLier in OccaSiOne del SalOne del mObile 2011. i diSegni mOStranO il SuO principiO realizzativO: i pezzi di riSulta derivati dalla fOratura dei piani vengOnO impilati a cOStruire le gambe del tavOlO.

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dopo le resine di Gaetano Pesce è la volta dei marmi di Paolo Ulian. Si rinnova così l’appuntamento che Le Fablier dedica al design italiano di ricerca. Già, perché anche in questo caso la scelta (altrettanto coraggiosa) si è indirizzata su un progettista al di fuori degli schemi istituzionali e delle facili tendenze di mercato. Per Paolo Ulian, nativo di Massa Carrara, è stata l’occasione per mettere a fuoco un lavoro che ne fa, in Italia, il grande interprete della materia marmo. E che proprio con questo materiale esplicita la visione

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etica del progetto caratteristica del personaggio, riassumibile con il principio della minimizzazione degli scarti. Dopo la colonna fatta a quattro mani con Enzo Mari per la mostra Tra gioco e discarica (Triennale di Milano, febbraio 2010), esempio concreto di “quello che si può fare di bello con il negativo dell’esistente”, a esprimere nuovamente il principio sono cinque pezzi in edizione limitata, in parte presentati presso la Galleria il Castello, in parte all’interno dello stand Le Fablier in fiera. Anche in questo caso, Paolo non parte da lastre grandi e perfette di marmo, come fanno tutti, ma da semplici semilavorati che studia, disegna e ritaglia, cercando di sfruttarne ogni centimetro quadrato. Il suo imperativo è: non buttar via niente, anzi, utilizzare quello che gli altri

solitamente scartano. Succede così che da ‘umili’ marmette, ritagliate in anelli quadrangolari mediante la tecnologia a getto d’acqua, nasca lo scenografico tavolino Concentrico. La forma degli anelli permette di utilizzare tutta la superficie della marmetta e, nello stesso tempo, di creare, per sovrapposizione e sfalsamento dei cerchi, un suggestivo effetto decorativo tridimensionale del piano dei tavolini. Di concezione simile, il tavolino Autarchico, ottenuto assemblando in modo sfalsato tre sottili lastre di marmo forate. Anche in questo caso l’impatto visivo è determinato dal gioco di pieni e vuoti creato dalla giustapposizione delle lastre; invece che essere scartati, i pezzi di risulta derivati dalla foratura dei piani vengono impilati a costruire le gambe dei tavolini.

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Un teatro ecologico e smonTabile per esporre le nuove collezioni casa di Hermès. il padiglione disegnaTo dal virTUoso dell’arcHiTeTTUra di carTone, shigeru ban, è Un modello di leggerezza ed eleganza per l’architettura sostenibile di oggi e di domani

Tempio nomade testo di Alessandro Rocca

Il padIglIone In legno e cartone progettato da ShIgeru Ban e Jean de gaStIneS per la preSentazIone alla pelota dI MIlano della prIMa collezIone Hermès dI arredI conteMporaneI, appoSItaMente dISegnatI da enzo MarI, antonIo cItterIo e denIS Montel/erIc Benqué.

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i dice che il committente e il progettista siano rispettivamente il padre e la madre di ogni progetto di architettura e che il terzo genitore, altrettanto importante, sia il luogo in cui il progetto deve essere realizzato. In questo caso, tutti e tre gli elementi in gioco hanno caratteristiche singolari e il risultato, ça va sans dire, è davvero molto particolare. A Milano, nelle esplorazioni urbane del FuoriSalone, la sala della Pelota è una tappa da non perdere: trasformato da sferisterio in spazio polifunzionale, l’ex campo di gioco al coperto è situato nel cuore del quartiere storico di Brera che è, da sempre, un polo rilevante del FuoriSalone. Regolarmente utilizzata per feste ed eventi, la Pelota ha dimensioni generose che si prestano

spesso a scenari spettacolari e decisamente fuori dalla norma. In questo caso, l’allestimento è anche disegnato da una coppia d’eccezione, Shigeru Ban e Jean De Gastines che hanno già firmato insieme due importanti progetti in Francia: il prototipo di edilizia sperimentale di Moulhouse e, soprattutto, il nuovo Centre Pompidou di Metz inaugurato da appena un anno. Il terzo personaggio di questa vicenda è, come dicevamo, il committente, la maison Hermès che esordisce quest’anno, al Salone del mobile, con una nuova collezione di arredi curata dal suo direttore artistico PierreAlexis Dumas che ha chiamato due progettisti di primissimo piano, Enzo Mari e Antonio Citterio, accomunati dal profondo radicamento nella realtà milanese.

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Sopra, da SiniStra: Sedie e Scrivania della collezione MétierS diSegnata da enzo Mari, con Struttura in noce canaletto e Schienale, Sedile e piano riveStiti in cuoio (taurillon liScio); la Sedia Sellier firMata da deniS Montel (rdai) & eric Benqué, con Struttura e crociere riveStite in taurillon liScio e Sedile in pelle SfoderaBile. nella pagina accanto: la poltrona regolaBile della collezione MatièreS diSegnata da antonio citterio. Sedile e Schienale Sono in pelle e/o teSSuto, la crociera ha finiture in Bronzo e acciaio inox Satinato; il poggiateSta e i Braccioli Sono riveStiti in pelle.

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Per ospitare la collezione, Hermès ha chiesto a Ban, e al suo socio francese, un padiglione modulare e smontabile che possa viaggiare ed essere riassemblato nei luoghi e nelle condizioni più diverse. Ban ha una vasta esperienza nell’uso di materiali e tecnologie povere, dal legno ai container riciclati, già utilizzati per il Nomadic Museum, ai tubi di cartone, di cui si è servito in numerosi progetti. Per esempio, nelle ‘paper loghouse’ per emergenza preparate per il terremoto di Kobe, nel 1995, e nell’architettura parassita, appesa all’ultimo piano del Beaubourg parigino, dove si è disegnato il progetto Beaubourg-Metz. Il padiglione milanese è una prova ulteriore di questa personalissima ricerca del maestro giapponese ed è formato da un sistema semplificato al massimo: 800 elementi standard in legno di betulla, 600 tubi di cartone, fissati tra loro da 6000 tasselli sempre di legno, mentre una fascia continua di carta, lunga ben 800 metri, corre tra i tubi formando una parete leggerissima e semitrasparente. Il pavimento di betulla e la luce

che filtra attraverso la carta ricordano elementi tipici della tradizione dell’estremo Oriente e, nello stesso tempo, realizzano un’immagine contemporanea dolce e accattivante. Soprattutto, si nota l’attenzione alla dimensione ecologica e alla qualità calda e amichevole della luce e degli spazi e alla impalpabile leggerezza delle strutture. La costruzione, che occupa una superficie di 214 metri quadri, è organizzata in un ingresso, dove si trovano la consolle della serie Matières, di Citterio, e le sedie Sellier di Denis Montel e Eric Benqué, e in sei ambienti che riproducono gli spazi dell’abitare: ufficio e sala pranzo arredati da Enzo Mari e il soggiorno, con nuove produzioni firmate Citterio. E poi il patio e la camera da letto, così come sono stati immaginati dai designer della collezione 2011 (che sarà in commercio a partire dal settembre di quest’anno) con l’integrazione dei tessuti, dei servizi da tavola, delle carte da parati e dei tappeti di Hermès.

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Dal globale al Rionale

MentRe nel MonDo si paRla solaMente Di globale, al Fuorisalone di Milano c’è un MaRcato ritorno ai quartieri che oRMai, seMpRe più iDentiFicati e inDipenDenti, si Fanno concorrenza espositiva tRa loRo a suon Di eventi e pResentazioni Della Milan Design Week. il Rischio? che pRoliFichino i furbetti del quartierino foto di Sergio Anelli di Olivia Cremascoli

In questa pagIna: su allestImento dello studIo pepe, In prImo pIano tavolo shadow dI vIncent van duysen e sedIa florInda dI monIca foster per De PaDova. nella pagIna accanto: sotto l’art direction dI matteo ragnI, Jannelli & volPi, nel 2011 alla boa deI 50 annI d’attIvItà, ha presentatato 5x10=WaLLPaPer ceLeBration con la partecIpazIone dI 15 desIgner. nell’ImmagIne, dettaglIo dell’InstallazIone de iLcoraggio dI matteo beraldI.

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presso la Galleria GianGaleazzo Visconti & roberto Piroddi, rolf sachs ha presentato bloody InPulse, mostra personale che indagava i primari ‘meccanismi’ fisici primari del corpo umano (respiro, battito del cuore, ecc.) , che sono stati raffigurati con un’installazione di pezzi d’arredo e d’illuminazione, ‘iniettati’ di emozioni umane.

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la Galleria wabi e toscanini ha presentato Armoire, mon Amour…entrAre con grAziA nel guArdArobA dellA signorA Anni cinquAntA, arredo firmato e moda d’AntAn ispirati a lA PAriginA, libro di inès de la fressange e sophie gachet. protagonista dell’allestimento era bice, vezzosa gruccia lignea, rieditata dalle industrie toscanini, storica azienda che produce funzionali e lussuosi porta-abiti. in via massimiano, murales di Francisco nunca rodriGues, a cura del lambretto art project di mariano pichler, il ‘demiurgo’ della zona ventura. in via ventura, poltroncina costituita da coccodrilli gonfiabili di matteo pelleGrino.

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IL DANESE HAN KJOBENHAVN, HA PRESENTATO HAN®, LA SUA SECONDA COLLEZIONE DI OCCHIALI ARTIGIANALI, SEI MONTATURE ISPIRATE A ICONE ANNI CINQUANTA, QUALI MALCOLM X E JOHN F. KENNEDY. DALLA MOSTRA COLLETTIVA TALKING TEXTILES, A CURA DI LI EDELKOORT PRESSO, EMBROIDERED HAIRY HIDE, POLTRONA IN CUOIO DI VACCHETTA E CAPELLI UMANI PROGETTATA DALL’INGLESE GRACE DU PREZ.

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la galleria libanese carwan ha organizzato la mostra collettiva d’arte-design Milano does Beirut; tra il resto, in mostra c’era pays d’en haut legacy, collezione artigianale di tappeti firmata dagli architetti quebecchesi di samare studio.

il Mondo è piatto! Furniture, Wallpaper & lights By markus benesch For asPesi era il titolo della mostra del progettista tedesco presso il famoso showroom di abbigliamento. tra le installazioni, nell’immagine c’è il cupBoard acQuarello.

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nella pagina accanto: un’installazione di loredana bonora per la galleria design plus , realizzata all’uncinetto: si tratta di celebri pezzi di design, rivestiti in maglia e ciuffi di piume. alla parete il tappeto playing with tradition di richard hutten.

uno scorcio del nuovo studio (in via ventura) di simone micheli, dove è stata organizzata tanto belli da essere mangiati, una selezione di prodotti, firmati dal progettista per alcune aziende italiane. spazio espositivo in cui l’auto-produzione italiana diventa visibile, subalterno 1 è un’iniziativa auto -gestita e auto-prodotta in modo condiviso da chi partecipa al progetto. durante il fuorisalone, nella mostra curata da stefano maffei, lavori di massimiliano adami, antonio cos, lorenzo damiani, giovanni delvecchio, duilio forte, andrea gianni, andrea magnani, lorenzo palmeri, matteo ragni, paolo ulian. alla galleria massimo de carlo, un’installazione di you will find me if you want me in the garden unless it’s pouring down with rain, mostra personale di christian holstad.

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IL FLAGSHIP STORE KARTELL HA RESO OMAGGIO A MILANO, CHIEDENDO A PERSONALITÀ DI MODA, DESIGN, ARTE, SPETTACOLO, ALTA CUCINA E SPORT DI RE-INTERPRETARE ALCUNI SUOI ARREDI. FRA LA QUARANTINA DI FIRME COINVOLTE, LA SEDIA MASTERS ‘VEGETALIZZATA’ DA DSQUARED E LO SGABELLO-GNOMO ATTILA DI STARCK, CON TIARA VEGETALE SORMONTATA DAL DUOMO DI MILANO DALLA MOSTRA COLLETTIVA, PROMISEDESIGN, DESIGN FROM ISRAEL, CURATA DA VANNI PASCA CON ELY ROZENBERG, PANCHINA BAMBOO, IN CANNE DI BAMBÙ FRESHE E ALLUMINIO, DISEGNATA DA GAL BEN-ARAV, E UN’ESEMPLIFICAZIONE DI GIARDINO PENSILEVERTICALE, CON MATTONI IN CEMENTO E FOGLIE DI CACTUS, DI NATI SHAMIA-OPHER.

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dalla mostra collettiva Poetry haPPens. Made in berlin, la bucolica e sostenibile hemp house (casa di canapa) di werner aisslinger con la hemp chair, sedia monoblocco che invita a un nuovo approccio tra seduta e sedente.

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in legno di accoya, wheelbench, cioè la panchina su ruota progettata dall’olandese rogier martens per l’azienda olandese weltevree. nell’ex stabilimento di un’industria tessile che affaccia sul fiume lambro, l’atelier duilio forte ha organizzato, come ogni aprile, un brunch svedese domenicale della milano design week in mezzo a lignee e mastodontiche giraffe.

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per il suo annuale public design festival, l’associazione culturale esterni quest’anno ha organizzato, per ospitare a tariffe calmierate giovani design addict forestieri, due milano design camping, entrambi in zona ventura: uno indoor, all’interno del nuovo lambretto art project e uno outdoor, sotto il cavalcavia della tangenziale est di via rubattino, ex-accampamento di 200 rom sinti.

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Metti una sera a cena con Faye foto di Sergio Anelli testo di Olivia Cremascoli

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londinese purosangue, ex-redattrice di the world of interiors e ora consulente d’immagine, sta provando a sFondare anche nella Mecca del design, Milano: Faye toogood, 34 anni, dev’essere nata sotto una buona stella, perché è sulla strada per ottenere Molto dalla vita

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come sempre influenzata dalla natura, faye toogood ha presentato al fuorisalone di milano la sua nuova collezione assemblage 2, nata ‘sovversiva’ e incentrata sull’oscurità nella accezione più ampia del termine. bianco e nero, nonché geometrie basilari, si sono unite per materializzarsi in arredi, di serie limitata, in pelle, alluminio, peltro, resine. l’esito è appunto un assemblage essenziale, rudimentale, viscerale.

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rentaquattro anni vissuti in appassionata relazione con il design (ex senior stylist di The World of Interiors), Faye Toogood, nomen omen, non s’è fatta seppellire sotto le scartoffie di una redazione. Da qualche tempo è infatti una libera professionista con studio di consulenza creativa a Londra; tra le molteplici cose che fa, ci sono anche delle collaborazioni con i giornali (The Telegraph, Wallpaper*, Elle Decoration, Vogue). Di fatto, il suo lavoro è anche la sua passione, nel senso che è una fortunatissima che viene retribuita per fare ciò che le piace, cioè tradurre in immagini e atmosfere di forte impatto visivo ciò di cui abbisognano i suoi clienti. Per il FuoriSalone di Milano è andata anche oltre: ha presentato Assemblage 2, la sua seconda collezione d’arredo (evoluzione della prima, che aveva presentato in settembre al London Design

Festival), inventandosi Natura morta, expo con cene di mezzanotte nell’oscurato appartamento della galleria Erastudio, dove gli Arabeschi di Latte hanno ‘sfornato’ Underkitchen (carciofi alla brace, uova cotte nel thé nero, pane-carbone con un velo di zucchero sopra), cibarie servite da ieratiche ‘cameriere’ asiatiche che indossavano tuniche nere, scarpe Dr. Marten’s e lunghe visiere in Perspex, disegnate da Faye Toogood con la modista Zara Gorman. Il tutto mixato a disegni erotici di Piero Fornasetti e alle foto di cibo di Marius W. Hansen. In sostanza, una scenografia ripartita su quattro interni, per sottolineare il lato oscuro del mondo naturale, estrinsecatosi in una collezione di segno astratto, costuituita da objets trouvés o fatti a mano e materilizzatisi in peltro, alluminio, resina, cera, pelle. Insomma, il Faye’s eye ha colpito ancora.

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62 / indesign incenter i bozzoli di vetro e metallo, come sospesi nello spazio, dei GrowinG Vases di oki sato/ studio nendo, una delle lampade in attesa di MetaMorfosi parte dell’installazione BoheMian rhapsody di Lasvit, azienda boema di cristalli. (foto simone barberis)

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luci in scena

sono state le grandi protagoniste degli eventi al fuorisalone quest’anno, oltre i confini istituzionali di euroluce, oltre le location di zona tortona. spettacolari, poetiche e tecnologiche, stimolano un percorso denso di sorprese ed effetti speciali. ad alto contenuto di design di Antonella Boisi

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Yap di paolo Ulian per Danese. SoSpenSione ottenUta dalla lavorazione di Una Sottile laStra in metallo tagliata al laSer che, commercializzata come Una rete piatta, Senza volUme, ognUno pUò modellare a piacere. (foto giacomo giannini)

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allo spazio krizia, le nuove opere di luce del designer tedesco ingo maurer. biotope sono le sculture/installazioni di ispirazione naturalistica in spugna naturale verde brillante con farfalle applicate, sospese anche su sottili lastre di metallo e lampade sceniche a led. johnny b. butterfly è invece il nome della lampadina con schermo bianco in teflon e decorata con modelli di farfalle fatti a mano. (foto sergio anelli)

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gli OlED (Organic light Emitting DiODEs) Di KaneKa, luci chE ‘sbOcciavanO’ DallE parEti, vibranDO Dal biancO al rOssO. sOspEsE cOmE pEtali Di fiOrE, illuminavanO il futuristicO sakè bar prOgEttatO Da kOichi suzunO E shinya kamurO/tOrafu architEcts cOn izumi Okayasu. (fOtO simOnE barbEris)

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sopra, la lampada a sospensione Knotty bubbles in vetro soffiato e corde marinare disegnata da lindsey adelman e prodotta da roll & Hill, marchio americano in mostra con brand inglesi nella collettiva DESignjunction allo spazio ermenegildo zegna. (foto courtesy roll & hill)

lampade anémone (della collezione or) disegnate da maurizio galante e tal lancman per l’azienda francese Veronese e presentate alla galleria rossella colombari. di grandi dimensioni, realizzate dai mastri vetrai di murano, in vetro dorato a foglia oro 14 carati, preziose e dinamiche, grazie alla possibilità di spostare ogni elemento sul proprio asse. (foto matteo cirenei) l’evento Small ExaggErationS con i nuovi prodotti di produzione priVata. progettate da michele de lucchi e alberto nason, le sottilissime lampade a sospensione belle soirée in vetro borosilicato.(foto matteo cirenei)

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La ‘cascata dorata’ di Lampade a sospensione etch shade cataLizzava L’attenzione a muLtipLex, iL poLiedrico spazio (saLa di proiezione, centro di trasmissione teLevisiva, ristorante, negozio e gaLLeria pop-up) di via stendhaL in cui Tom Dixon ha presentato La sua nuova coLLezione di design. mentre i visitatori potevano interagire con La tecnoLogia d’avanguardia deL BlackBerry pLayBook. (foto simone BarBeris)

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Un assolo di Moooi: la lampada a sospensione HeracleUm disegnata da Bertjan pot, simile a Un ramo di foglie ma tecnologicamente avanzata, con strUttUra in metallo, lUci a led e lenti in policarBonato. (foto simone BarBeris)

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dall’alto, le lampade ‘ballerine’ della collezione les danseuses di atelier oÏ in moStra al centro cUltUrale SVizzero. (foto Sergio anelli) eSpoSte a palazzo iSimbardi, le lampade cristal de luz decorate con ricami all’Uncinetto dalle donne artigiane della faVela braSiliana di rocinha, rio de janeiro, per coopa-roca in collaborazione con cooperatiVa lotta contro l’emarginazione, aSSociazione eSter. e il patrocinio di fondazione cariplo, proVincia di milano aSSeSSorato moda eVenti expo. (foto Sergio anelli)

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7 modelli della collezione di Foscarini, 464 lampade ruotate, ripetute e ricomposte in totem oversize, sono state le protagoniste della scenografica installazione MetaMorphosis progettata da vicente garcia Jimenez con lighting design di a.J. Weissbard. (foto simone barberis) dettaglio della piazza esterna del laboratorio di luce viabizzuno. in primo piano, le sculture realizzate con i profili viabizzuno 094, 094 curvo e 070 illuminati da unaghi e tsukimiso e, tra le siepi, i corpi illuminanti progettati dall’architetto giapponese kengo kuma. (foto emanuele zamponi)

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l’installazione sesto senso firmata da paul cocksedge per Flos in collaborazione con bmw. ispirato dalla nuova bmW serie 6, in cui tutte le luci sono led, cocksedge ha sospeso al soffitto sculture luminose a forma di spirale attraverso le quali era possibile vedere una proiezione sulla parete curva dello spazio: attraverso la luce si vede l’auto, attraverso l’auto si comprende la luce. (foto nicolò lanfranchi)

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in triennale, secondo appuntamento del ciclo Light in Progress pensato da iguzzini per aggiornare, grazie a un viaggio virtuale attraverso l’europa, sulle sue iniziative nel campo dell’illuminazione urbana. nell’ allestimento ideato dallo studio cerri & associati, spiccava crown, progetto di michele de lucchi, caratterizzato da una corona di led posizionati e orientati per illuminare una piazza de la venaria reale. (foto matteo cirenei)

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Baccarat sorprende e Incanta con la mostra dedIcata alla nuova collezione highlights: una serIe dI prezIosI corpi illuminanti, sospesI tra tecnologIa e tradIzIone, fIrmatI da designer ispirati daI BaglIorI del cristallo

foto di Nicolò Lanfranchi testo di Antonella Galli

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Il classIco che rInasce

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Sotto, a SiniStra: Marie Coquine di PhiliPPe StarCk, grande laMPadario Zénith a dodiCi luCi SorMontato da un oMbrello avorio, in queSta verSione SoStenuto da un braCCio bilanCiato da un SaCCo da boxe (Prodotto in 120 eSeMPlari). eSiSte anChe la verSione SeMPliCe a SoSPenSione. Sotto: Sfera di MiChele de luCChi, laMPada nelle verSioni da terra, da tavolo e da Soffitto, CoMPoSta da un bulbo inSerito in una boule Più grande, entraMbi in CriStallo Soffiato e tagliato.

nella Pagina a fianCo: in PriMo Piano Sora, lanterna tradiZionale giaPPoneSe ideata da eriko horiki in Carta WaShi e CriStallo. in SeCondo Piano un laMPadario Zénith CoMète, Modello ClaSSiCo di baCCarat riProPoSto Con teCnologia led integrata.

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uecentocinquant’anni di vita, e non sentirli. Questa la sensazione che si provava dopo aver attraversato le stanze delle meraviglie a Palazzo Morando, in via Sant’Andrea, in cui Baccarat (fondata nel 1765) esponeva Highlights, una collezione di corpi luminosi che segnano l’approdo della casa francese al mondo del light design contemporaneo. Un approdo introdotto da grandi nomi, una manciata di designer prescelti per il loro alto tasso poetico, chiamati a reintepretare la tradizione per proiettarla nel futuro. Un compito difficile, ma assolto a pieni voti da progettisti del calibro di Philippe Starck (poteva mancare?), Michele De Lucchi, Eriko Horiki, Arik Levy, Yann Kersalé. Che, a partire dai cristalli soffiati e tagliati dai maestri artigiani francesi, hanno introdotto novità tecnologiche come la luce

led e materiali innovativi come la fibra di carbonio. E, ancora, forme squadrate, come nella sospensione Fibre de Cristal di Alain Moatti & Henri Rivière, e colpi di fantasia, come l’ombrello paralume di Starck nello chandelier Marie Coquine, che sa sorridere della serietà composta della tradizione. L’allestimento si snodava in sale immerse in una luce cangiante che imitava quella naturale, dall’alba alla notte; in queste atmosfere i progetti Highlights risaltavano fortemente, quasi fossero elementi di un paesaggio onirico e incantato. Di particolare suggestione la preziosissima lanterna in carta giapponese e cristallo di Eriko Horiki, un oggetto senza tempo (e senza prezzo) prodotto in soli cinque esemplari. Ma che ben evidenzia la strategia aziendale, mutante (e vincente), della maison francese.

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Touchable emoTions, la mega-scultura del belga Xavier lust accoglieva in forma virtuale di ologrammi i progetti vincitori del concorso Cristalplant® design contest, in collaborazione con MDF italia.

effetti speciali cercasi Molte delle installazioni di Via tortona e dintorni hanno adottato le nuove tecnologie digitali, esplorandone potenzialità applicatiVe ed espressiVe all’interno di una ricerca progettuale di forte impatto emotivo e sensoriale, spesso al confine con l’onirico e il Virtuale foto di Simone Barberis a cura di Antonella Boisi

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1. Un mondo di digital imaging, miscellanea di lUcisUoni-video. l’installazione Neoreal WoNder di Canon ha affidato i sUoi prodotti tecnologici all’interpretazione di progettisti giapponesi. sUl Telaio di luce del dUo torafU architects flUttUavano le immagini di luce circolare create dallo stUdio di visUal design WoW.

4. l’allestimento lead me To your door! di samsung eleCTroniCs sU progetto di artrecipe: dUe imponenti scUltUre Umanoidi contenenti 104 display samsUng, proiettavano storie di vita qUotidiana, per sperimentare il digiTal HumaNism, Una condivisione di emozioni attraverso la tecnologia. 5. lo spazio d’entrata all’evento luce Tempo luogo di Toshiba, Un’installazione realizzata con i led da dorell.ghotmeh.tane/architects e izUmi okayasU, che giocava con cortine d’acqUa, creando effetti e atmosfere in grado di esistere solo in qUel momento e in qUel determinato spazio.

2. l’installazione lifecycle di simone micheli e marco tortoioli ricci per Tagina CeramiChe d’arTe, introdUceva Wire, il nUovo sistema ceramico “circolare” progettato da simone micheli con Uno spettacolo di proiezioni. le rUote delle biciclette “giravano e si trasformavano in energia a impatto zero, richiamando metaforicamente l’idea di Uno spazio dedicato a rigenerazione e sostenibilità”.

6. saporiTi iTalia alla fondazione arnaldo pomodoro, con l’evento iNside arT 2011. “archetipo” di mobile, cUstomizzabile a piacere, la poltrona Woofer chair ispirata alla forma di Un altoparlante integrato nella strUttUra. disegnata dallo stUdio singaporiano ministry of design.

3. l’allestimento cUrato da ferrUccio laviani per panasoniC eleCTriC works al mUseo mingUzzi. ‘mandala’ interattivi di led e oled, riflettori di lUce e sensori spaziali definiscono Una nUova dimensione di controllo della lUce, con Una infinita gamma di variazioni tonali. (foto emanUele zamponi)

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LA MOSTRA TRON DESIGNS CORIAN® ISPIRATA AL FILM TRON: LEGACY. SPONSOR: DUPONT E DISNEY. LA REALIZZAZIONE DELLA ‘CASA VIRTUALE & REALE’ DEL PROTAGONISTA DEL FILM HA VISTO LA COLLABORAZIONE DI 25 AZIENDE LEADER DEL SETTORE E DESIGNER CHE HANNO SPERIMENTATO LE POTENZIALITÀ APPLICATIVO-ESPRESSIVE DELLA TECNO-SUPERFICIE DUPONT™ CORIAN®. (FOTO LEO TORRI PER DUPONT™CORIAN®)

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EFFETTI SPECIALI CERCASI / 77

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L’ESTRO DELLA messa in scena DI Paola Navone. LA SUA CAPACITÀ DI orchestrare I PRODOTTI IN atmosfere magiche, CAPACI DI CREARE UN SENSO DI CALDA E imprevista domesticità

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CoreoGraFIe DI DesIGn testo di Cristina Morozzi

L’ALLESTIMENTO CREATO DA PAOLA NAVONE E GIULIO CAPPELLINI PER LA PRESENTAZIONE DELLA COLLEZIONE ALCANTARA® INTERIORS A SUPERSTUDIO PIÙ (FOTO ENRICO CONTI).

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Sopra, da SiniStra: tendaggi drappeggiati delimitano gli ambienti tematici creati da paola navone per la preSentazione dei prodotti novità di Poltrona Frau all’interno del milano deSign village di via Savona; materiali caldi e naturali per l’alleStimento dello Stand Gervasoni in fiera (foto Sandro paderni). nella pagina accanto: una delle quattro Stanze create dalla deSigner per l’inStallazione 5x10 Wallpaper ColleCtion con cui Jannelli&volPi ha celebrato i 50 anni della Sua attività.

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aola Navone rivela una naturale attitudine a interpretare l’anima delle cose, coltivata andando alla ricerca di manufatti in giro per il mondo. Ibridare e contaminare appartiene alla sua natura: tra gli oggetti non stabilisce gerarchie, né di tempo, né di valore. Il vecchio convive con il nuovo, l’umile con il prezioso, in modo naturale, senza forzature. È globale per istinto. Ti accompagna con le sue scenografie in giro per il mondo e ti fa viaggiare nel tempo, trovando nei luoghi più impensati, magari anche accanto a casa, oggetti densi di storia. Attraverso i manufatti fa circolare idee e stabilisce nuove comunanze di gusto.

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Per via di questo suo amore per la storia materiale costruisce atmosfere appaesanti, intrise di serena umanità. I suoi spazi sono magici, anche quando sono fatti di niente, ovvero di semplici oggetti quotidiani, che diventano straordinari perché utilizzati fuori contesto. Ad ogni spazio riesce a dare un caldo afflato domestico, mai di maniera, sempre originale e, in qualche misura, divertito. Crea atmosfere di fantasia, evidenziando i prodotti ed esaltandoli nella loro quotidiana pertinenza. Paola è abile nel mettere in scena, perché è un’ antropologa delle cose: viaggia e studia, non i comportamenti degli uomini, ma i manufatti per scoprire le regole

non scritte dell’essere a casa nel mondo, per raccontare il senso e lo stupore dell’abitare attraverso le cose che ci possono essere compagne. Le raccoglie con dedizione e le fa dialogare con i prodotti da allestire, anche se parlano lingue diverse. Nella rappresentazione di questi dialoghi immaginari esalta lo specifico dei progetti e ne svela il racconto.

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foto di Giacomo Giannini di Rosa Tessa

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Artigiani e avanguardie trA ticinese e Corso Magenta: geogrAfiA di unA Milano dove i negozi seMbrAno gallerie e le AntiChe CAsCine diventAno spazi ‘off’ per proposte A CAvAllo trA arte e design. lì dove l’oggetto d’uso diventA un pezzo unico

Quasi una cinQuantina di pezzi e collezioni internazionali hanno occupato cortile, piano terra, sotterraneo e primo piano dello spazio di Rossana oRlandi. appartengono a designer emergenti e affermati, art-designer e giovani marchi di nicchia. in alto, assemblaggi di ‘vecchio e nuovo’ per creare il tavolo, le sedie e la lampada (tutti pezzi unici) di James russell e hannah plumb, in arte JamesPlumb. nella pagina accanto, ApocAlypse Before, opera di FRedeRique moRRel che apre un nuovo capitolo del suo racconto sulla storia dell’umanità. Quest’anno la sua visione del mondo è stata affidata ad un lavoro in tessuto, composto da uno scheletro e da un cavallo.

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Spazio RoSSana oRlandi. Sopra, Da SiniStra: the Story vaSeS, progetto Delle SveDeSi FRont DeDicato alle Donne artigiane Del SuDafrica. Si tratta Di cinque vaSi proDotti Da EditionS in CRaFt che riportano, Scritta con perline infilate a mano, la Storia Delle Donne che lo hanno ricamato. un nuovo pezzo Scultura Di naCho CaRbonEll, il primo Di un progetto che verrĂ preSentato aD art BaSel miami. un vaSo Di anDrea trimarchi e Simone farreSin Di Studio FoRmaFantaSma. fa parte Del progetto Botanica, commiSSionato Da FondazionE plaRt per una ricerca Sui materiali plaStici. nella pagina accanto: una panca monumentale in metallo Di piEt hEin EEk, realizzata con i reSti Della Demolizione Di una faBBrica a einDhoven, al poSto Della quale ora Sorge il nuovo laBoratorio Del DeSigner.

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Spazio RoSSana oRlandi. APPARTenenTe AD unA fAmigliA Di oTTo oggeTTi-sculTuRA. isPiRATA Ai PAnToni, lA PRimA collezione Di seDuTe Del nuovo mARchio Design CoutuRe. l’ARmADio A soffieTTo iDeATo DA nika zupanC che si isPiRA AD un RAccogliToRe Di DocumenTi; fA PARTe Dell’insTAllAzione Self DiScipline che comPRenDe Anche scRiTToio, seDiA e lAmPADA. nellA PAginA AccAnTo: seRies19, Pezzi unici Del DesigneR cAnADese omeR aRbel, ART DiRecToR Dell’AzienDA boCCi Di vAncouveR. nAscono DA un’esPloRAzione Del sAnDcAsTing, unA TecnicA Di PRoDuzione uTilizzATA noRmAlmenTe PeR cReARe PRoDoTTi PeRfeTTi, menTRe in quesTo cAso è PRoPRio lo scARTo Del mATeRiAle A RAPPResenTARe l’AnimA Degli oggeTTi. ceRAmicA, veTRo e legno PeR il PoeTico PAPPAgAllo ReAlizzATo DA FabRiCa PeR SeCondome.

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Design AcADemy Di einDhoven. This Way, presenTazione dei lavori di laurea in un ex capannone indusTriale della vecchia Milano, in porTa roMana. MoTion cabineT di niels hoebers, un MobileTTo di cui si inTravede il deTTaglio del casseTTo (TanTe TesTe con diverse espressioni che ricordano alcuni lavori di Maurizio caTTelan ). il MobileTTo rappresenTa un ideale seT per MeTTere in scena un dialogo Tra iMMaginazione e realTà, finzione e veriTà. a desTra, la ricerca di Maurizio MonTalTi sulle possibiliTà di arMonizzare il ciclo della viTa e della MorTe. insieMe ad alcuni ricercaTori ha speriMenTaTo dei TessuTi speciali che, posaTi sui corpi senza viTa, li rendano biodegradabili. nella pagina accanTo, forgoTTen MeMory di Jetske visser, insTallazione realizzaTa con fraMMenTi di Teiera. l’inTerpreTazione arTisTica di un’ipoTeTica visione degli oggeTTi da parTe di chi soffre di deMenza.

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Fondazione Prada. Ex Limbo, progetto realizzato da rotor. Si tratta di una rifleSSione Sui materiale uSati da prada nei Set delle Sfilate, a partire dal 1993, e poi depoSitati nei magazzini della maiSon. rotor Ha ridato loro vita, riportandoli nello Spazio di via fogazzaro. nella pagina accanto: negli Spazi della CasCina CuCCagna, giorgia Brunelli e veronica vianini di terra Blu Hanno preSentato l’inStallazione, ad alto taSSo di poeSia, QuEsta pazza pazza cEna, cHe comprende una Sedia ‘inutile’, appeSa al muro con alcune tazze in porcellana.

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teatro versace. tappeto realizzato da Klaus Haapaniemi & mia Wallenius per established & sons. a destra: padiglione aeronavale del Museo della scienza e della tecnica, auto personalizzata da Francesco roggero per la mostra Wonderline 2011 neW Arte, ideata e realizzata dallo studio original designers 6r5 network, dove pittura, poesia, musica colore e FotograFia si Fondevano per coinvolgere emozionalmente lo spettatore. sotto: Palazzo affari ai giureconsulti, pallone ingabbiato in un tescHio dello studio brasiliano nada se leva, presentato all’interno di A bolA dA Vez, una delle mostre della collettiva rio+design 2011. realizzata in collaborazione con nike e dedicata a un’asta per la Fondazione gol de letra, la mostra Ha coinvolto vari designer brasiliani, cHe come spunto creativo dei loro lavori avevano il pallone da calcio. nella pagina accanto: Museo della scienza e della tecnica, think l/right, mostra allestita e curata da Miyuki yajiMa calatroni e hisayuki aMae. pensare e progettare gli spazi e la luce in modo leggero e sostenibile: su quest’idea è stato realizzato l’allestimento. in primo piano un pannello realizzato da Yajima calatroni.

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Il convento rItrovato Un’operazIone controcorrente e colta qUella dI paola lenti, che, come scenarIo per le nUove collezIonI, ha scelto I chiostri dell’Umanitaria a mIlano, ex monastero del quattrocento dI cUI sostIene Il restauro testo di Rosa Tessa

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Nel Chiostro dei GliCiNi: divaNi Wabi, desiGN FraNCesCo rota, iN leGNo di sassoFrasso iNtreCCiato a maNo CoN proFili di siliCoNe atossiCo, rivestito CoN uNa treCCia iN rope, uNo dei Filati esClusivi Paola lenti per ambieNti esterNi; tavoliNi heroN e pouF di Corda rope iNtreCCiata a maNo (Foto di serGio ChimeNti). iN alto a destra: Nuovo divaNo CoN sChieNale alto della serie sabi, desiGN FraNCesCo rota, rivestito iN tessuto Jarrah speCiFiCo per esterNo (Foto di GiaComo GiaNNiNi).

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n allestimento che si è distinto tra i tanti del FuoriSalone, perchè potrebbe rappresentare l’inizio di un nuova strada per le aziende del design nel raccontare se stesse e i propri prodotti. Il titolo di ‘absolute beginner’, in questo senso, va a Paola Lenti che ha abbandonato la filosofia dell’allestimento temporaneo, decidendo di fare un’operazione originale, fuori dal coro, che permane nel tempo. Per presentare i prodotti della sua nuova collezione ha deciso di utilizzare i Chiostri dell’Umanitaria, un’istituzione storica di Milano. A questo scopo l’azienda ha sponsorizzato il restauro dell’ex convento francescano del ’400, suddiviso in quattro chiostri rinascimentali con giardini nascosti e spazi ricchi di storia. L’operazione, che continuerà nei prossimi tre anni, prevede, insieme alla collaborazione di sponsor tecnici (Oikos, Enea Landscape Architecture, Davide Groppi e Menotti Specchia), il restauro dei chiostri in modo da restituire alla città un luogo fruibile e rinnovato. “Il Salone del mobile” ha spiegato Paola Lenti, titolare dell’omonimo marchio d’arredo “rappresenta il momento di massima visibilità per le aziende che investono somme ingenti per gli allestimenti. Io e mia sorella Anna, che gestisce con me l’azienda, da tempo pensiamo che non sia etico buttare via ogni anno tanti soldi e materiali per architetture che durano solo una settimana. Così, dopo una lunga ricerca, abbiamo incontrato i partner giusti, la dirigenza dell‘Umanitaria, con la quale abbiamo fatto un’operazione che è utile per noi ma anche per la città di Milano“. Nel suggestivo scenario dei chiostri e delle sale dell’ex convento milanese, Paola Lenti ha proposto la nuova collezione di arredo per interni ed esterni, che comprende un materiale innovativo per i tavoli e un nuovo tessuto studiato per le sedute da esterni. Ma i chiostri non saranno legati solo al design. È infatti allo studio un calendario di appuntamenti culturali che apriranno le porte dell’Umanitaria per eventi d’arte e cultura. Ancora una volta il design apre le porte di Milano.

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INSTALLAZIONE, REALIZZATA cON pEZZI IcONA, ALL’INgRESSO dELLA mOSTRA le fabbriche dei sogni. TRIENNALE dESIgN muSEum dEdIcA quESTA quARTA EdIZIONE, cuRATA dA Martì Guixé, AgLI ImpRENdITORI, AI dESIgNER E ALLE AZIENdE chE, cON LA LORO cREATIvITà E I LORO pROgETTI, hANNO RESO gRANdE E pRESTIgIOSO IL dESIgN ITALIANO.

maestri in mostra

le esposizioni organizzate al triennale design museum e in triennale bovisa riflettono, da un lato, sul valore del buon progetto come motore trainante dell’eccellenza del nostro Paese nel mondo e, dall’altro, ProPongono una serie di installazioni che si distaccano dalle logiche di mercato Per confrontarsi con i grandi temi dell’umanità foto di Matteo Cirenei a cura di Cristina Monica

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in primo piano, l’installazione maramaldo (2011), progetto di michele de lucchi con philippe nigro. in secondo piano, vasi specchio del nuovo paradiso (2009), progetto di michelangelo pistoletto. entrambe le opere fanno parte della mostra indipendent. design secession, curata da andrea branzi e michele de lucchi e presentata in triennale bovisa.

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mostra voluta da bisazza per rendere omaggio ai vent’anni di collaborazione con alessandro mendini. in esposizione numerose opere provenienti dalla fondazione bisazza, come i monumentini a palladio (2001, a destra nella foto) e, per la prima volta in italia grazie a un prestito della fondation cartier, petite cathĂŠdrale (2002, al centro). inoltre, a testimonianza di un rapporto di collaborazione ancora vivo, la nuova opera concepita dall’architetto milanese per bisazza: il cavaliere di dĂœrer (2011, a sinistra), un’imponente statua equestre interamente rivestita in mosaico.

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the positive floor, installazione-labirinto, progettata da francesco maria bandini per interfaceflor, azienda produttrice di pavimenti tessili modulari. il soffitto a specchio consente una visione d’insieme dei venti prismi bianchi, sormontati da superfici tessili multicolor, che – per riportare l’attenzione sulla volontà dell’azienda a non trascurare le problematiche ambientali impegnandosi nella sostenibilità – riproducono un terreno spaccato dal sole.

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dots.changing shapes and colours: in mostra una collezione di arredamento disegnata da fernando e Humberto campana per klein karoo, azienda sudafricana produttrice di pelli di struzzo. in primo piano, la poltrona sushi by edra ripensata dai fratelli campana con strisce di pelle di struzzo e realizzata da klein karoo. sopra a destra, allestimento l’eleganza discreta della tecnica, ideato da pierluigi cerri per tecno. in mostra tre pezzi che hanno connotato l’evoluzione dell’azienda dalle origini a oggi. nella foto, la sedia da ufficio modus realizzata dal centro progetti tecno e la poltrona p40, design osvaldo borsani.

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nella pagina a lato, l’italia in croce, installazione di gaetano pesce che invita a una riflessione sulle condizioni del nostro paese. nella platea del teatro dell’arte, trasformato in una sorta di chiesa con inginocchiatoi e banchi, ci si trova a contemplare una monumentale croce nera su cui è inchiodata l’italia a brandelli, rossa come il sangue che gocciola metaforicamente sulle macerie poste ai suoi piedi. provocatoriamente su un leggio, al posto del vangelo, giace la costituzione.

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otto aziende italiane produttrici di piastrelle interpretano per confindustria ceramica il tema della metamorfosi. nella foto, in primo piano l’installazione la fontana di atlantide, design studio giulio iacchetti per ceramica globo: una torre, realizzata con pezzi in ceramica della collezione bagno, che richiama il flusso dell’acqua; sul fondo, volcano, progetto di federico dalmazzo per cooperativa ceramica d’imola: allegoria della materia che muta grazie al fuoco.

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sopra, allestita negli spazi del teatro dell’arte, la mostra interware ripercorre i progetti piÚ rappresentativi, realizzati da maurizio galante e tal lancman a cavallo tra moda, design e architettura.

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sotto, nell’ambito della mostra infinite innovation, ideata da martino berghinz per presentare le tecnologie sostenibili 3m, esposizione di un abito da sera, ispirato ai tessuti africani, composto da centinaia di petali realizzati in di-noc, rivestimento autoadesivo estremamente versatile. (foto di paolo veclani)

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sopra, marmomacc promuove la mostra irregolare-eccezionale dedicata alle peculiarità del marmo e della pietra, interpretate da cinque progettisti. nella foto: a sinistra, casa di marmo, progetto di Thomas sandell per marsoTTo; a destra, progetto per l’arredo bagno di marco Piva con liThea by mGm Furnari. (foto di alberto parise) a destra, 100 anni di maniglie olivari, mostra curata da sTeFano casciani e allestita da Fabio calvi e Paolo brambilla, che racconta la storia di olivari attraverso l’evoluzione dei molti modelli di maniglie disegnati da grandi architetti italiani e internazionali.

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Un’astratta foresta di bambù, che richiama il legame Uomo-natUra, pensata dai nendo per presentare Una collezione di nUovi concept. alcUni designer internazionali sono stati invitati dal marchio yii a riflettere sUl rapporto tra le tradizioni dell’artigianato taiwanese e il lingUaggio cosmopolita del design. in primo piano, bamboo steel, design nendo con la collaborazione del mastro artigian0 chin-tUan chiU: Una sedia frUtto di ricerche sUlle tecniche artigianali per la lavorazione del bamboo applicate all’acciaio.

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Piccoli orti domestici

“da morto a orto�, ideato da Peter Bottazzi e denise Bonapace, ProPone una serie di mobili riPortati a nuova vita con l’innesto di Piante e fiori. mini giardini da camera realizzati grazie alla collaBorazione di amsa, onlus Banco Building e fratelli ingegnoli che hanno osPitato le installazioni foto di Matteo Cirenei testo di Cristina Monica

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giardini F.lli Ingegnoli hanno ospitato un progetto ironico e divertente, ideato e realizzato da Peter Bottazzi e Denise Bonapace, che hanno voluto invitarci a riflettere su un atteggiamento assai diffuso nella nostra società che elimina con troppa facilità il “vecchio”. Le installazioni presentate sono state realizzate grazie alla collaborazione di AMSA e di Onlus Banco Building, da anni impegnata a diffondere la cultura del non-spreco attraverso una politica del riciclo consapevole. In particolare, le squadre di AMSA addette al recupero di oggetti ingombranti, oltre ad accompagnare i due designer a raccogliere di notte per le strade di Milano pezzi d’arredo abbandonati e considerati ormai inutilizzabili, hanno contribuito alla selezione degli oggetti.

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1. comodino ai pomodori. 2. sedia da cucina con erbe aromatiche. 3. guardaroba rivisitato in stile tropicale. 4. la rigogliosa! sedia imbottita con pentole e fiori. 5. finestra che si apre sull’orto. 6. candido salottino d’erbe. 7. sdraio che invita a riposarsi sulla terra.

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L’idea è quella di recuperare a nuova vita mobili ormai in disuso, restaurandoli e inventandosi innesti di verde e fiori che diano un’aria insolita ai singoli pezzi e che, soprattutto, li trasformino in stravaganti e inconsueti giardini casalinghi da posizionare facilmente in casa, sul terrazzo o in giardino per godersi i colori e i profumi delle piante di stagione, principalmente aromatiche, messe a dimora in ciascuno di essi. Si tratta di spunti a cui ciascuno di noi può rifarsi per guardare con un occhio diverso i vecchi mobili di casa e per cercare di trasformarli in modo originale. I due designer ci spingono a utilizzare la creatività per imparare a vedere gli oggetti non per ciò che sono sempre stati ma per ciò che potrebbero essere, assumendosi la responsabilità di un futuro che sarà possibile solo se ciascuno di noi intraprenderà percorsi più consapevoli, anche se più impegnativi. Un invito ad adottare uno stile di vita certamente più faticoso ma anche un po’ beffardo e profondamente romantico.

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In & Out La natura cOme fonte di ispirazione, cOrnIce e habItat per pezzi dI artigianato site-specific (ma nOn sOLO!) pensatI per La vita all’aria aperta. OrIgInaLI ed emOzIOnaLI, un autentIcO piacere per gLI occhi e per IL tatto

AperturA Al verde e All’outdoor, con le Avvolgenti forme cocooning di nestrest disegnAte dA dAniel pouzet e fred frety per DeDon (distribuito in itAliA dA rodA). si trAttA di pezzi con AnimA di Alluminio, intrecciAti A mAno con lA fibrA originAle dedon®WeAther resistAnt e Appesi con un sistemA di corde.

foto di Simone Barberis testo di Antonella Boisi

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INdesign INcenter / 109 1. il progetto di david trubridge design in uno spazio di via tortona 54. un grande gazebo di luce e trasparenza realizzato intrecciando un materiale fatto di lino e plastica vegetale creato appositamente in nuova zelanda e declinato con piccole strisce unite da clip fino ad assumere la forma desiderata. 2. la poltrona tron di dror benshetrit prodotta da Cappellini per la produzione in serie con la tecnica del roto-moulding, in diverse tonalità di colore e in materiale riciclabile, che la rendono adatta anche all’utilizzo in esterni. 3. l’installazione mossdesign collection di verde profilo, all’interno della mostra-manifesto Trees of Life curata da maurizio favetta. con il gruppo Kingsize architects e con alcune aziende leader nel settore design, materiali e architettura, favetta ha costruito un percorso di installazioni simboliche intorno al tema dell’ albero della vita. 4. lo spazio di erba italia, in via torcella, con una selezione di pezzi rivestiti con tessuti nuovi naturali, stampati ed esclusivi scelti da giorgio soressi. 5. nell’ allestimento firmato da piero lissoni, una grande scatola luminosa con grandi voliere abitate da piante e oggetti, Cassina ha presentato la sua prima collezione per esterni, formata da pezzi storici e nuovi rivisitati tecnicamente in chiave outdoor. in primo piano, la simbolica box-ice, pronta a smaterializzarsi e a indicare la sua ragione d’essere.

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na specifica vocazione alla vitalità outside: è la cifra restituita da numerose proposte progettuali di questo Fuorisalone che esprimono una forte volontà di connessione con la natura e una precisa consapevolezza di impatto ambientale. Il segno che il design può essere davvero evergreen, anche sotto un cielo nuvoloso o ai piedi di un rigoglioso albero, durante stagioni a latitudini e temperature diverse. Pronto a indicare nuovi germogli, sviluppi e un’altra possibilità di vita degli oggetti. Siano essi pezzi di artigianato

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site-specific, piccole o grandi serie, icone storiche di riferimento trattate in funzione della massima tenuta ad acqua, umidità, calore, agenti atmosferici esterni. Così, in zona Tortona, spiccavano gli arredi indoor e outdoor di plastica vegetale e fibre di lino creati dal designer neozelandese David Trubridge, rappresentante di una progettazione elementare, ecologica, self-made che permette a ognuno di intervenire con personali auto-montaggi secondo desiderata. Una filosofia di pensiero e di lavoro che trova altri adepti. Come Maurizio Favetta, curatore

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della mostra-manifesto Trees of Life, un articolato progetto intorno al tema simbolico dell’Albero della Vita dispiegato con una varietà di allestimenti simbolici, fantastici, iconografici. Che dire poi della prima collezione Outdoor di una major quale Cassina? Un’innovativa interpretazione della sua produzione di più alto lignaggio, alcuni dei più importanti progetti di Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand rivisitati nei materiali e nei dettagli costruttivi per renderli adeguati a un uso esterno.

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N. 612 giugno 2011 june 2011 rivista fondata nel 1954 review founded in 1954

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Nell’immagiNe: uNa vista del metropol parasol, il museo-ceNtro culturale receNtemeNte iNaugurato iN plaza de la eNcarNacÍoN a siviglia, opera (2004-2011) dell’ architetto jurgeN meyer h. in the image: in the image: view of the metropol parasol, the recently opened museum and cultural center on plaza de la encarnacíon in seville, a work (2004-2011) by the architect Jurgen meyer h. (Foto di/photo by FerNaNdo alda)

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iNteriors&architecture gli spazi della cultura spaces of culture

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InternI giugno 2011

FuoriSalone 2011 INtopics

edItorIal

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In the tradition: our June issue analyzes the major socio-cultural phenomenon of the FuoriSalone in Milan. This week of design that INTERNI invented 20 years ago, which over the years has snowballed into a myriad of events of many kinds, giving the city visibility, creating a truly unique model that has been exported around the world. It has been estimated that design and fashion account for 50% of the GDP of Milan, and this year’s Design Week racked up a record of over 400 events scattered throughout the streets, squares and historical sites of the city. Some visitors saw this quantity as an overload of redundant appointments, during the frenetic days of the Salone, but we saw it as a positive, complementary development. The FuoriSalone still offers content that is different from what is seen at the Salone del Mobile and its stands; it provides a major urban celebration, and the city is ready to welcome and facilitate this happening in a more organized, structured way than in the past. One clear sign of this was the reinforcement of a process of territorial identity for the various zones, a specialization that corresponded to the specific characteristics of the exhibitions they hosted. In the center, where the major players of the sector have their shops, visitors could see displays of industrial products, which were presented in a more technical way by the same companies at the Fair, in many cases. The Lambrate/Ventura zone, on the other hand, welcomed more experimental design, seen above all in international group shows. The Brera zone offered an approach to design on the borderline with the world of art. The events in the Tortona zone concentrated on special effects of great impact, on the themes of light and technology. Ad maiora! Gilda Bojardi

INdesign INcenter

BorderlINe oBjectS p. 4 photos Ruy Teixeira text Stefano Caggiano

Andrea Branzi investigates the new design borders with five exhibitions during Design Week in Milan. The objective: to get away from professional practice and grapple with the deeper themes of human culture, like life, death, the sacred. Whether they are design objects or theoretical things (concepts), Andrea Branzi always makes borderline objects, acts of design or reflection generated by personal research that has gone through a series of ‘shifts’ over the years, rather than linear movements, gradually expanding design culture into previously extraneous zones. These level shifts led to his historic publication “La casa calda” (Idea Books, 1984), which found the form of the metropolis in the flows of products that are vehicles of lifestyles, rather than in architectural design; or the book “Modernità debole e diffusa” (Skira, 2006), where he focused on the fluid, provisional character of design in the XXI century. Today, starting with the work on the Grandi Legni in 2009, Branzi again modifies “the depth of signs, the dramaturgical level of the narrative”, moving toward themes industrial design has never wanted, or been able, to explore: death, history, mystery, the sacred. Not an ethicalpolitical commitment, but a “cultural (or anthropological) decision” to no longer ignore the places in which the human specificity coagulates. Branzi sees a need to address the intensely tragic and acutely vital moment in which life separates from death and thus touches it. This is the wager of the latest exhibitions in Milan, five shows sharing one title, Independent Buzz Design, with which Branzi has created still lifes composed of skulls, brains, skeletons seen by X-rays and vegetables, at Galleria Clio Calvi & Rudy Volpi; but also the Diagrams, which at Galleria Nilufar illustrated the results of the sign when it approaches degree zero, in the point in which the image is about to separate from reality and culture is about to separate from nature: the botanical elements, forming shelves and pillars, retrace that evolutionary path that saw the first ‘useful object’ in a tree branch, gripped for millions of years by the opposable digits of our primate ancestors. The installation Immersions, also at Nilufar, counters spaces full of bits but empty of meaning in the globalized world with local secularly sacred objectual experiences (this time the borderline explored is that between the sacred and the profane), charged with a mysteric charisma that becomes more ‘dense’ if it refuses to accept being positioned in mental categories formed by cultural inertia. The borderline between art and design is investigated in the Figures at the Galleria Zonca&Zonca for Design Gallery Milano, a series of paintings done by Branzi himself, which unlike traditional paintings are also useful objects, bookcases with shelves and niches that can contain objects or, with an ‘abysmal’

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INservice traNSlatIoNS / 113

movement, other figures. Among all these shows, though, it is the one at Triennale Bovisa, “Independent. Design Secession”, that most explicitly and programmatically unveils a new design category, represented not only by Branzi but also by personalities like Sergio Cappelli, Patrizia Ranzo, Michele De Lucchi, Giulio Iacchetti, Lapo Lani and Michelangelo Pistoletto, who from the world of design and elsewhere, from the generation of Branzi and elsewhere, respond to the need to operate outside the logic of clientele, to come to grips with themes that are hard to ‘sell’ but cannot be avoided, that the design system has tried to remove from its field of interest. “My five exhibitions”, Branzi explains, “are all aimed at investigating new ‘borders’, getting away from research and experimentation to approach a different cultural dimension of design; outside of mere professional practice, approaching to true themes of human culture: life, art, history, the sacred, death. Themes that design (alone among the creative practices) has always avoided, gliding blithely through massacres, world wars, major social changes”. Working on death and vegetables, then, implies “an indirect critique with respect to the present strategic line of design, which continues (as literary critics would say) to develop a ‘Petrarchan’ direction, increasingly sophisticated, self-absorbed, formalist, without gaining the capacity to confront a deeper dimension, one of exploration, immersed in history, or namely a more ‘Dantesque’ line”. For example, the main problem of environmentalism, in Branzi’s view, are the environmentalists themselves, “who reduce the very complex solution of the human habitat to mere questions of energy; as if man’s happiness could be measured in relation to the number of square meters of meadow available”. The time has come, instead, for design to assume its role in a world whose external focus has made it lose every memory of the fearsome dimension of existence, a world that thinks (and designs) using separate languages, reaching solutions that might be rigorous but cannot be integrated in the opaque complexity of humanity. The lack of an iconographic repertory on which design can rely in its work of replacement of the present world with a possible world urges recovery of the deeper sense of design action, which sees the greatest headway today precisely in areas where vocabularies are once again mingling: the new generation of designers, as Branzi has pointed out, operates outside the traditional confines of design, penetrating the gaps of everyday life, trying to transform the world starting on the small scale. So there is a good reason why Branzi’s excavations, using design to dig into the dark recesses of our anthropological nature, favor the operative and conceptual tools of the design discipline (instead of those of art, for example, though his operations often overlap with that sphere). Design, in fact, has “become the unchallenged protagonist of our ‘objectual civilization’: globalized, a commodity, based on a worldwide market. All this implies new responsibilities that are not only professional but also human”. - Caption pag. 5 The Figures series, shown in the spaces of Galleria Zonca & Zonca for Design Gallery Milano, was composed of five paintings done by Andrea Branzi, that unlike traditional paintings are also useful objects, small hanging bookcases with niches and shelves. Above, Andrea Branzi in a portrait by Kai Juenemann. - Caption pag. 6 Andrea Branzi, Figures, Design Gallery Milano: “I am not interested in understanding the difference between Design and Art, identifying the borderline between these two activities [...]; two neighboring worlds, related to each other, that have been separated by the bourgeois prejudice that consists in the erroneous axiom: ‘art is good for nothing while design has to be useful’”. - Caption pag. 7 The Still Lifes at Galleria Clio Calvi Rudy Volpi are compositions of skulls, brains, small coffins, plants with thorns. Branzi: “We have long lived in the illusion of being in an interval of history. Design nurtured this illusion: outside of the world, of history, life and culture. Perhaps the time has come to change our tone of voice, our music, our dramaturgy”. - Caption pag. 8 Above: Diagrams, Galleria Nilufar, installation composed of three linear elements, for a total length of 7 meters. Two large panels, freely positioned, with images of modern art, form the backdrop for a light, slender vertical structure that can be read like a musical score. Above: Immersions, Galleria Nilufar. Free environmental installations of crosses, chicken coops, sheepcotes, agricultural enclosures that have charisma and harbor a mystery. Mediocre and provisional places “at the lower base of the constructed universe; under architecture, less than merchandise, lower than industrial design”. - Caption pag. 9 “Assolo di croci”, etchings and aquatints by Branzi, accompanied by an author’s note. The engravings printed by Lithos Edizioni are part of the installation Immersions, at Palazzo Durini, which forms a borderline object approach steeped in secular sacrality.

dISSoNaNceS

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text Cristina Morozzi

Francesco Binfaré creates products marked by the energy of a painterly sign. They are imperfect, like creatures that enter life with a certain painful something in their genetic make-up. It took Sfatto for the media to wake up and notice Francesco Binfaré. Presented by Edra at the Salone del Mobile of Milan

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giugno 2011 InternI

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in 2011, Sfatto is the latest sofa created by Binfaré for the Tuscan company. It comes along at the right time, with its imperfect silhouette, similar to a casting of an abundant body, and with its shabby image that has overtones of used-up things. Polished objects, as Gaetano Pesce has been telling us for some time, have had their day. This is confirmed by Anna Cirillo in Corriera della Sera, on 16 April, with the title of her piece on the Salone, “Divine Imperfections”. She mentions Sfatto, the Grinza chair by Fernando & Humberto Campana (Edra), and the planks that seem to have been cut without measuring (the Tronco cabinet by Binfaré for Edra), insisting that today’s buzzword is ‘freehand’. “Sfatto”, Binfaré says, “is an object that deforms with use, mangled, warm, pained, like an aged, resigned mother”. It surrounds you with the warmth of a hug, thanks to a sort of back/collar that can be raised to rest your head, sinking it into a soft fold. “It’s an organism that ‘moves’”, Binfaré continues, “to accompany the seated or reclining body. It is an object that conveys the dimension of time: it enters homes, re-injecting the sense of family traditions, the layering of stories and affections, inviting us to relate to each other, and to think”. It is soft, but it conceals a complex structure that makes it a potential mutant. It is not covered, like most upholstered furniture, with nicely fitted fabric. It has a garment that arranges itself around the form with irregular wrinkles. In its ideal version it is dressed with a precious fabric, a patterned brocade, but the fabric is used inside-out, “because”, as Binfaré puts it, “the back of a fabric is always a bit disheveled”. The threads blur the pattern, accentuating the image of an object where time and use have left their mark. Sfatto is now with us as an industrial product, but Binfaré already had it in mind back in 1982, as is documented by a pencil drawing he rediscovered by chance in a vacation house. The thrill of seeing it again was triggered by the memory of a painting by Lucien Freud, depicting an obese body lying on a worn sofa, seen in a photo in the Guardian after it was sold at auction for 17 million pounds. “Sfatto”, Binfaré explains, “represents my need to use a primordial, decadent and sophisticated energy, in tune with the times we are living today. It is a piece that reconciles people with their history”. Sfatto is the latest chapter in a history of softness that began in 1992 when Massimo Morozzi, art director of Edra, asked Binfaré to design a piece, reversing the relationship that began in 1973 with the AEO chair (Archizoom/Paolo Deganello), when Morozzi was a young radical designer. At the time Francesco was at the helm of the Research Center of Cesare Cassina and used his intuition and maieutic capacities to make projects grow in the heads of the designers who collaborated with the Meda-based company. He entered the Research Center when he was very young, in 1965, at the bidding of Cesare Cassina, whom he met when he had the idea of making art for industry. Binfaré began as – and remains – a painter, though he has gradually shifted the energy of his vigorous approach into industrial products. In 1996 Pierre Restany, with whom Binfaré had moments of intense dialogue, presented the Angels divan (Edra) at Galleria Milano like this: “The most important thing is the poetic path of the author, the explosion of his visual exuberance, translated into a series of large collage paintings in which the conceptual energy is driven to extremes of gesture and shrieking color... Angels aptly illustrates this vital energy that follows the decorative thread on the path of instinct, to transcend it in the phantasmagoria of the imaginary and the fireworks of colors”. (Domus 784, July/August 1996). His thinking in terms of pictorial visions, condensing concept in sign, has led him – in the years as director of research, design and communication at Cassina (1973-1998) – to organize events where the space created has a theme independent of the commercial function, like “Il Ponte” in 1977, or “Le Corbusier, sulle rovine crescono i fiori” in 1978. It makes his design carnal, always originating in reflections on social relations, rituals, encounters of people, souls and bodies that need to be able to collapse on ‘disheveled’ divans. “A sofa is flabby”, Binfaré says, “so you cannot design it, you have to conceive it”. Every project is like giving birth and the object is a creature, with its wrinkles, dissonances, discrepancies: not imperfect, like a programmed defect, or like harmonic discord in calligraphy, but human in its happy/painful blossoming, burdened with genetic background, bursting into life already, prematurely aged. Binfaré is an anomalous designer, and perhaps he is more of an artist: not because he operates with limited editions or one-offs, but because he grants his painterly sign an objectual dimension that makes it ready for replication and popularity. His sofas have altered the panorama of comfort in a progressive excursus toward a symbiosis between body and seat that has the intensity of a kind of intercourse. - Caption pag. 10 Preliminary sketch for the Sfatto sofa, presented in April by Edra during the Salone del Mobile. Portrait of Francesco Binfaré as he tosses the chassis of the Annett chair, which he created for Magis. Facing page: the Sfatto sofa in different textile versions in the Edra showroom (photo Emanuele Zamponi). Below, the painting by Lucien Freud that inspired Sfatto, published in the Guardian when it was auctioned for 17 million pounds. - Caption pag. 12 Above: the Flap divan with reclining seats and backs, an Edra bestseller designed by Binfaré in 2000. Behind: Tronco, new version of the Paesaggi Italiani system by Edra, with doors in solid wood. To the side and below, all the production phases and a design sketch of the Tronco cabinet. The doors

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are cut directly out of mahogany logs. - Caption pag. 13 To the side: Bandiera del mondo, installation in the Cassina showroom, 1983. Below: Prometeo, installation in the Cassina showroom, 1984. Bottom: Angels, upholstered seating system with organic form and moving backs, Edra, 1996.

CruCial p. 14 photos Max Rommel text Beppe Finessi Surprising everybody, Giulio Iacchetti decided to show up at Milan Design Week with a new project between art and design that addressed the theme of the cross. Electrical connectors instead of lamps, mattresses instead of beds, modules from old toy race car tracks instead of industrial design toys. Giulio Iacchetti or the ability to go beyond: everyone was expecting new lighting fixtures, elaborate versions of furnishings for slumber, objects to make kids smile, but Iacchetti took a different path to talk about himself to our world, his world, in which he has been a constant presence for twenty years now and a leading player for at least ten. He is seen as a leader, and a ‘committed’ one at that: because Iacchetti, curious, passionate, competent, methodical, pragmatic, has always looked for other ways, pushed other buttons, to prove that his ingenuity also contains an attitude, a philosophy, a ‘commitment’ that naturally emerges, as he helps us to see beyond after having helped us to assign the right weight even to breadcrumbs (with the Pollicino micro cutting board), after having made us turn our way of looking at things upside-down, literally showing us other points of view (like that of the overturned planet with the Odnom globe), after having put us face to face with memories it was necessary to rediscover (with the urban pictogram Ai Piedi della Memoria), after having urged us to pay proper attention to water, the first vital element, a resource we should respect, safeguard and defend (with the Lingotto ice tray). All actions and thoughts that proudly demonstrate a personal perspective, his perspective, on the fundamental questions of the life of all, including our (his) ‘civil being’. So once again Iacchetti has shown that design can be not just a solution to functional requirements and commercial needs, but also a way of talking about one’s way of looking at things, about the living and being of the things of the world. Even the ones we often look at in silence, even the ones we only see when we look inside ourselves. So this research project, Crucial, goes even further, addressing a theme – that of the cross – which is a symbol and sign that has prompted reflection now for 2000 years. Iacchetti had been thinking this over for some time, from back when almost playfully he designed the Pantheon Game as a ‘painting to hang on the wall’ in which everyone could personally make his or her favorite sign/symbol, including this symbol of the Christian religion. Then that sign, with the force of its multiple, not only religious meanings, but also its graphic beauty, became an everyday conundrum for him, along strictly disciplinary paths. He reasoned about its modular nature and the possibility of obtaining ‘that’ sign through the juxtaposition or subtraction of single elements: with a cross designed as a negative in a sheet of postage stamps, another made by combining the clamps used by electricians, another using the pieces of a Polistil track, yet another subtracting parts of the structure of a perforated brick. He then investigated constructive possibilities connected with the particular nature of different materials, revising their traditional ways of being used: he took metal pipes, cutting, bending and welding them to get that sign, in a tribute to his friend Enzo Mari and his research in the early 1960s on semi-finished products; he curved a metal rod in a continuous gesture that seems like a loop drawn in the air; he savored the lightness of carbon fiber, joining pieces with the sole force of little magnets; he grasped the characteristics of steel and silver, of wrought iron and glass, bringing out the best in those materials in other projects. He looked and searched elsewhere still, recognizing that sign in the everyday life of a mattress, a notebook with an elastic clasp, a key, removing, adding or altering their parts; he dug up a ‘technical’ object, the adaptor of a gas burner, and enhanced it with gold leaf to make it a precious symbol charged with other meanings; he imagined a cross in wood that can be assembled, seeming like something from Ikea, complete with the graphics. Finally, working on memory, he noticed the imprint of that ‘object’ after it had been removed from a wall, leaving behind its shadow, its soul. This all led to “Cruciale”, a research project that has become an exhibition at the Museo Diocesano in Milan, where in an installation intentionally on tiptoe, programmatically discreet, substantially absent, these 20 crosses designed by Iacchetti are shown in relation to the spaces of the museum and the works in the collection, seeking and finding relationships and affinities, allusions and formal, compositional or materic echoes. A work within the work, the graphic design for the exhibition and the catalogue developed by Leonardo Sonnoli, a true star of his generation, one of the few Italian graphic designers of international stature, on a par with the great masters of Italian graphics, from Fronzoni to Vignelli to Lupi. For Cruciale Sonnoli has composed and organized a small catalogue, clear, rhythmical, with open color fields in succession to form another, new cross before our eyes; he has also imagined a

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poster in three color variations, as a further reflection on geometry and light. - Caption pag. 15 Cruciale is a research project that has become an exhibition at the Museo Diocesano of Milan (15 April-12 June 2011), curated by Beppe Finessi. Graphic design by Leonardo Sonnoli with Irene Bacchi (Tassinari/ Vetta). Catalogue edited by Beppe Finessi, Edizioni Corraini. On the facing page: Untitled, electrical connectors, self-produced, 2011. By combining ten electrical connector modules a cross is obtained with a ‘technical’ look, the result of precise reasoning about the ‘module’. Below: Untitled, cotton and wool, self-produced, 2010. A true mattress revised and redesigned in the form of a soft cross, on a human scale, simultaneously ironic and dramatic in its everyday image. Below: Untitled, polypropylene on wooden support, selfproduced, 2010. A large wall cross whose perimeter is formed by using two standard pieces of an electric toy racetrack, the straight piece and the curved piece. - Caption pag. 16 Above, left: Untitled, Terracotta, Fornace Carena, 2010. A perforated brick investigated for its primary characteristic, that of its honeycomb section, from which two parts can be subtracted to generate a new image. Above: Untitled, iron coated with 24K gold leaf, self-produced, 2010. A true readymade action: the adaptor used for gas burners, completely transformed by its new gold finish. Left: Untitled, sheet of postage stamps, self-production, 2009. A tribute to a civil martyr, the magistrate Emilio Alessandrini featured on this commemorative stamp, assassinated due to his commitment in the fight against terrorism in the 1970s: an entire sheet of 50 stamps is modified by subtracting some of the pieces to obtain a cross formed by empty space. - Caption pag. 17 Above, center: Untitled, silver, Argenteria De Vecchi, 2011. Two slender silver tubes, welded orthogonally, form the classic religious symbol in a jewelry version. Upper right: Crucifixion and Deposition, enamel and elastic on Moleskine notebook, 2011. A common useful object, the Moleskine notebook, transformed by replacing the elastic with another equal piece, only in red, and a horizontal enamel stripe that completes the long cross on the cover. To the side and above: the graphic design by Leonardo Sonnoli: cover of the catalogue, street posters.

Fiesta on the move

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photos Nicolò Lanfranchi text Antonella Galli

On Via Durini, Corso Europa and Via Montenapoleone, in a mixture of art, fashion and socializing, the Milanese world of design was ready to celebrate. Everyone was on hand to toast anniversaries and new developments, and to pay homage to the great classics. - Caption pag. 19 Piazza San Fedele lit up by the installation Cuorebosco (previous page), supported by Cosmit iSaloni for Euroluce 2011. Designer Attilio Stocchi reconstructed a place where the Celts worshipped in a sacred grove, using lights, colors and sounds. Via Montenapoleone was entirely crossed by the Air Sculptures by Ora-Ito (upper left), based on the Citroën logo, for the presentation of the new DS4. Left: at the Bagatti Valsecchi Museum on Via Santo Spirito, Venini presented historic pieces and new products for its 90th anniversary. In the foreground, the Fragments lamps by Fernando & Humberto Campana, made with scraps from the glassworks. The same technique was used by the Campanas to make a fountain on the museum terrace (above). - Caption pag. 20 The B&B showroom on Via Durini (this page) was a gathering place for design fans during the Fuorisalone marathon. Here the main theme was seating, as emphasized by Giorgio Busnelli, president of B&B, shown on the new Beverly by Antonio Citterio, a chair with a folding cast aluminium structure, covered in cowhide or technical fabrics. Below, Husk, a new product by Patricia Urquiola for B&B, with a rigid plastic chassis and soft padded seat. - Caption pag. 21 Giulio Cappellini assigned the showroom display on Via Santa Cecilia to Marcel Wanders (left), who has created one of the brands biggest successes, the Knotted Chair (center). The last 25 pieces of the first version were sold during the Fuorisalone. Below, visitors at the exhibition Principia, set up at Piazza Duomo by Cosmit iSaloni in the Personal Factory Room, showing statues made by scanning human figures. - Caption pag. 22 On this page: Nilufar, the modern and contemporary design gallery on Via della Spiga, presented a show involving the best Italian and international designers. Upper left, the Glyph Room by Barnaba Fornasetti, a Wunderkammer in the clouds, with pieces created using the lithographic plates created by his father, Piero. Above, Marco Ferreri observes his installation Immobili, models in Carrara marble for a room of design classics. Left, Bethan Laura Wood, the English designer, beside her Totem lamps and Moon Rock tables. - Caption pag. 23 On Via della Spiga, Baccarat and the students of ECAL Lausanne showed prototypes based on the Harcourt glass: lower left, Lollipop by Fumiko Ito; below, Bear by Guillaume Sasseville, with 470 crystal darts. Nava called on some famous designers to make new products: below, from left, Benjamin Hubert for the Bellows series of bags, James Irvine and Karim Rashid for the smartphone accessories produced by Nava with Iida, the Japanese telephony giant. - Caption pag. 24 New developments at Meritalia included the Il Giullare divan by Gaetano Pesce, in the shop window on Via

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Durini: below, the designer between the editor of Interni, Gilda Bojardi, and a circus entertainer hired for the party. Things were also colorful at Segis, on Via Cavallotti, with a shop window for Flores (right), the seats by Bartoli Design based on the islands of an atoll. On the shop window of the showroom of Lea Ceramiche on Via Durini (upper left), the representation of Twirl, the installation by Zaha Hadid for the exhibition organized by Interni at the State University, made with Lea Slimtech tiles. The triumph of gold, at the Barovier & Toso showroom on Via Durini (left), with the pieces of the Gold line: in the window, a gigantic Baikal chandelier. - Caption pag. 25 At Porro, also on Via Durini (above), the installation Immaterial House by Piero Lissoni with Elisa Ossino offered six domestic settings organized in a geometric layout with metal tubing. At the Sawaya & Moroni showroom, Patrik Schumacher (upper left) next to the Z-Chair, the new steel seat by Zaha Hadid Architects, produced in a limited edition (24 pieces). William Sawaya (left) sitting on the new Meteo chair he designed for the Outdoor line; in aluminium, stackable, with ring back. - Caption pag. 26 A pyramid made with the new Piana folding chairs loomed in the window of the Alessi showroom on Via Manzoni (upper left): the famous brand added the chair designed by David Chipperfield and made with Lamm to its catalogue. Above: 60th birthday for the Lady chair by Marco Zanuso, produced by Arflex: the brand’s historic pieces, combined with paintings by Marco Grassi, were the theme of the showroom on Corso Europa. A festival of color at Rinascente (left), also outside, thanks to the Apecars of the Design Supermarket; on the sixth floor Rosenthal presented Format (to the side), the new table service created by Christophe de la Fontaine for the 50th anniversary of Rosenthal Studio-Line. - Caption pag. 27 Left, among the new developments at Driade, the outdoor chairs Madeleine by Miki Astori (with inlaid back) and Marguerite by Borek Sipek (with looped back). Recline Personal, the first exercycle connected to the Internet, created by Antonio Citterio, at the center of the Technogym showroom on Via Durini (below). Waltzes by Verdi accompanied the festivities at Driade, ‘A Masked Ball’, in the garden and the spaces of the showroom on Via Manzoni (above). Patricia Urquiola beside one of her creations at the exhibition organized by Nilufar in the Zagliani space of Palazzo Durini (right).

Femmes de théâtre

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photos Nicolò Lanfranchi text Antonella Galli

Seventeen seats from an old opera house come back to life cheerfully and ironically thanks to fashion designer Daniela Gerini. She covers them with antique brocade, velvet, fur and precious hand-painted fabrics: a recycling project with a modern, playful touch. To invent, contaminate, re-create: three verbs that have always guided the professional and creative steps of Daniela Gerini, the designer-artist who makes limited-edition collections for women, beyond fashion trends. For Gerini fabric is not just fabric, it is a plot for fantasy, and dresses are not just for female bodies, but also for objects, animated presences in their own right, full of stories to tell. This is the spirit with which this fashion designer, no stranger to forays into the art scene, made a series of chairs in evening wear for Milan Design Week, using seats salvaged from an old opera house in Parma: “They had been piled up and abandoned, and I was deeply moved by their burden of history and experience. They still have their numbers on the backs, and are made of brass tubing. I have dressed them completely, as if they were girls dressed up for a special night out. They are all different, some are extroverted, others serious, some nonchalant, others sophisticated...”. The project, entitled Femmes de Théâtre, is part of a wider-ranging project Gerini has been developing on the theme of recycling of fine fabrics and objects: “I like to salvage things; my passion is fabrics, and using materials that have already had a history is an added joy”, she says. Daniela Gerini intends to continue along these lines, which already led her, last year, to create the seven Future Flowers Lamps, made using vases from the 1950s. We’re looking forward to the next collection. - Caption pag. 28 The room of mirrors in the atelier of Daniela Gerini on Via Sant’Andrea in Milan, with the chairs covered in brocade, velvet and original fabrics. - Caption pag. 29 Upper left: entrance to the atelier, located in Milan’s fashion quad; the interior was previously the studio of Elvira Leonardi Bouyeure, a/k/a Biki. Center: Daniela Gerini on a chair covered with the fabric from the Cracking Colors line, which she created, painted by hand. Behind her, the collection of dresses from the same line. Right: colored glass from the 1950s and one of the Future Flowers Lamps, create by Daniela Gerini using vases from that same period.

material and illusions

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photos Emanuele Zamponi text Maddalena Padovani

Transcendence and immanence, lightness and materiality, nature and artifice, thought and crafts. Contemporary design narrates an increasingly complex,

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contradictory reality. Where content prevails over form, and the game of opposites generates projects that stimulate reflections, but also dreams. - Caption pag. 30 With the limited-edition collection IX Mirrors, shown at Dilmos, Ron Gilad explores and plays with scale to defy the limits of our perception, showing us a new, more complex and poetic way of interpreting reality. On the facing page: Meet My Project, projects by international designers and brands, presented at Galleria Grossetti. In the images, the Luxury Dwelling collection in wood and cardboard, by Atelier Jiri Pelcl of the Czech Republic. - Caption pag. 32 A thread of polycarbonate rolls and stiffens, forming a chair with a temporary look that is actually quite solid: the Alice luminous seat designed by Jacopo Foggini for Edra. Part of the Edra in Wonderland collection, shown in the space on Via Ciovassino. Piazza San Simpliciano forms the theatrical setting for two new products by the new brand Colé: the Tria chair by Catharina Lorenz and Steffen Kaz and the 01 table, whose structure is a simple geometric game composed of two base elements and an interlocking beam (project by Colé Design Lab). Debut at Galleria Giacomo Manoukian Noseda. - Caption pag. 33 The installation by Oskar Zieta for the Cardi Black Box gallery, curator Maria Cristina Didero. Lightened by the use of aluminium, in a new pearl finish, the famous Plopp stool by the young Polish designer becomes the protagonist of an unusual, ironic scenario. - Caption pag. 34 In an installation based on Monet’s lily pond, set up in the Salone Napoleonico of the Brera Fine Arts Academy in Milan, the Anemone chair designed by Giancarlo Zema for Giovannetti. Caption pag. 35 Purity of sign, non-color and transparency of the Family Chairs by Yunya Ishigami, in contrast with the clear lines and bright hues of the Cabrio outdoor chair by Piero Lissoni. The dialogue of Living Divani products inside the Boffi showroom apartment. - Caption pag. 36 Toy armies ‘attack’ Katana, the modular system of containers with 45° workmanship. It’s the installation created by Giuseppe Pulvirenti at Galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea, for the presentation of the new design brand Oji. In the Gianfranco Ferré space, Li Edelkoort presented Talking Textiles, a selection of furnishing projects using innovative textile techniques. From left, the creations of Marina Faust, Alejandro Bona, Aze Design and Laurence Couraud. - Caption pag. 37 The Red Brick Sculpture Show, an installation and a special collection to celebrate the 30th anniversary of Memphis. A series of objects designed and made by hand by Richard Woods; a Post Design exclusive. - Caption pag. 38 Dusky moonlight is the inspiration for the Twilight installation created by Tokujin Yoshioka inside the Moroso showroom. Slender rays of light cut through the fog and sculpt the organic lines of the Moon chair, by the Japanese designer for Moroso. - Caption pag. 39 In the group show Belgium is Design, set up in the loggia of the Pinacoteca di Brera, two projects in the exhibition Lightness. Right, Day Sign by Studio Simple & Valerie Tran, a series of objects made on successive days to respond to the everyday activities and specific needs of the moment. Below, furnishings by Jan en Randoald for Labt.

TexTured Transparencies

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photos Masayuki Hayashi text Maddalena Padovani

At Galleria Antonia Jannone, Nendo narrates transparency. Exploring its different forms, investigating its nuances, through the use of unusual materials to create surprising objects. Transparency and lightness, as we know, are specific characteristics of Japanese design. Every year during Design Week new projects arrive from Japan that amaze us with new inventions and special effects that combine technological innovation and great poetry. The latest demonstration comes from Nendo, the famous design studio founded in 2002 by Oki Sato, which presented many products created for major manufacturers (Cappellini, Driade, Moroso, Foscarini), while holding a show at Galleria Antonia Jannone of more experimental works. “We were not thinking about transparency as visual disappearance”, the designers explain, “but as that half transparency materials can assume in different degrees, on the borderline between visible and invisible”. The theme was explored in relation to four different materials – as always, from outside the furniture design sector – capable of giving furnishing objects unusual performance features and innovative formal results, to achieve the final goal: to surprise and engage the user. The most emblematic project, perhaps, was the Transparent Chair, a chair made with a very elastic polyurethane film usually used for packing of high-precision instruments. Stretched on three ‘petals’ in white metal rod, the film forms a transparent hammock that wraps and supports the body of the user, while creating the impression that he or she is floating in the air. Next came the Transparent Table, with a very traditional form, but made with an acrylic material that reproduces the texture of wood. The table came in two versions: in black, it reveals its transparency only at second glance, while in the transparent version the wooden impression is conveyed only in the overlap between the legs and the top. Finally, there were the Transparent Frame and the Transparent Lamp.

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The first uses a material found by Oki Sato in a toy store, that has the capacity typical of optical fibers to transmit light and images; it becomes an innovative frame for snapshots, no longer a border for visual content, but a way of enhancing it with an unexpected 3D effect. The second takes advantage of the variable transparency of a film used for the screens of cell phones; made into a cylindrical shade for a hanging lamp, it reveals the light source only from a single angle of viewing, otherwise hiding it from other vantage points. The effect is one of soft, diffused lighting, without a precise formal connotation, but rich in poetic impact. - Caption pag. 41 Above, from left: Transparent Frame (photo Emanuele Zamponi); Transparent Lamp; Transparent Table. On the facing page, Transparent Chair. These are the projects shown in the exhibition Textured Transparencies presented by Nendo in April at Galleria Antonia Jannone in Milan.

conTemporary classicism p. 42 photos Gionata Xerra (courtesy Corraini Edizioni) text Maddalena Padovani A new chapter on the poetics of scrap, by Paolo Ulian. With his projects created for Le Fablier, the designer from Massa Carrara demonstrates how ethics and design can update the use and image of marble. After the resins of Gaetano Pesce, the time has come for the marble of Paolo Ulian, to update the appointment Le Fablier devotes to experimental Italian design. Once again, the (courageous) choice goes to a designer far from the institutional routine and facile market trends. For Paolo Ulian this was a chance to develop his research, which has made him a leading interpreter of the material marble. He uses this material to express an ethical design vision, summed up in the principle of minimization of waste. After the column made in tandem with Enzo Mari for the exhibition “Tra gioco e discarica” (Milan Triennale, February 2010), a concrete example of “the beautiful things that can be done with existing negative things”, the idea now takes form in five limited editions, partially presented at Galleria il Castello, with others at the Le Fablier stand at the Fair. Here again, Paolo does not start with large, perfect slabs of marble, like everyone else, but with simple semi-finished pieces that he studies, draws, cuts, trying to take advantage of every square centimeter. His imperative: throw nothing away, use what other people usually reject. These ‘humble’ scraps, cut into quadrangular rings using water-jet technology, become the parts of the striking Concentrico table. The form of the rings permits use of the entire surface of the pieces, while creating a staggered effect of the stacked parts, leading to an evocative three-dimensional image for the tops. A similar idea lies behind the Autarchico table, obtained by assembling three thin sheets of perforated marble, again in a staggered way. Here too the visual impact is determined by the game of openings and solids created by the overlapping of the sheets; instead of being discarded, the leftovers from the perforation of the tops are stacked to form the legs of the tables. - Caption pag. 42 The construction phases of the Concentrico table and an image of its display at Galleria il Castello. In the background, the Brecciato table and the Numerica bookcase (photo Emanuele Zamponi). - Caption pag. 43 Above, the Autarchico table, one of the five projects created by Paolo Ulian for Le Fablier during the Salone del Mobile 2011. The drawings show the production principle: the leftover pieces from the perforation of the tops are stacked to construct the legs of the table.

nomadic Temple

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text Alessandro Rocca

An ecological demountable theater to display the new home collections of Hermès. The pavilion designed by the virtuoso of cardboard architecture, Shigeru Ban, is a model of lightness and elegance for the sustainable architecture of today and tomorrow. It is said that the client and the designer are, respectively, the father and mother of every architectural project, and that the third parent – of equal importance – is the place where the project is built. In this case all three have unique characteristics, and the result – ça va sans dire – is truly particular. In Milan, during the urban explorations of the FuoriSalone, the Pelota space is a must: transformed from a jai-alai court into a multifunctional space, this indoor facility is located in the historic Brera district, which has always been an important zone of the FuoriSalone. Regularly used for parties and events, the Pelota is big enough for spectacular installations. In this case the spectacle was also done by an exceptional couple, Shigeru Ban and Jean De Gastines, who have already collaborated on two important works in France: the experimental housing prototype of Moulhouse and, above all, the new Centre Pompidou of Metz. The third factor is, as we said, the client, namely the maison Hermès, making its debut at the Salone del Mobile this year with a new furnishings collection guided by its artistic director Pierre-Alexis Dumas, who called in two outstanding designers, Enzo Mari and Antonio Citterio, who share deep roots in the city of Milan. To host the collection Hermès asked Ban and his French partner to

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make a modular, demountable pavilion that can travel and be reassembled in different situations. Ban has vast experience in the use of humble materials and technologies, from wood to recycled containers, previously utilized for the Nomadic Museum, to cardboard tubes, which he has deployed in many different projects. For example, in the ‘paper loghouses’ for emergencies prepared after the Kobe earthquake, in 1995, and in the parasitic architecture hung from the upper level of the Beaubourg in Paris, where the BeaubourgMetz project was designed. The Milanese pavilion was another example of this very personal path of research of the Japanese master, based on a highly simplified system: 800 standard parts in birch wood, 600 cardboard tubes, fastened together by 6000 wooden dowels, while a continuous paper wrapper 800 meters long ran between the tubes to form a very light, semitransparent wall. The birch flooring and the light passing through the paper evoked the typical elements of the Far Eastern tradition, while at the same time producing a gentle, appealing contemporary image. Above all, visitors noticed the focus on ecology, the warm, soft quality of the light and the spaces, the impalpable lightness of the structures. The construction, in an area of 214 sq meters, was organized with an entrance, containing the consoles of the Matières series by Citterio, and the Sellier chairs by Denis Montel and Eric Benqué, followed by six rooms that reproduced the spaces of living: an office and a dining room furnished by Enzo Mari, and a living area with new products by Citterio. Then came the patio and the bedroom, as imagined by the designers of the 2011 collection (which reaches the market in September this year), with the fabrics, tableware, wallpaper and carpets of Hermès. - Caption pag. 45 The pavilion in wood and cardboard designed by Shigeru Ban and Jean de Gastines for the presentation, at the Pelota space in Milan, of the first Hermès collection of contemporary furnishings, designed by Enzo Mari, Antonio Citterio and Denis Montel/Eric Benqué. - Caption pag. 46 Above, from left: chairs and desk from the Métiers collection, designed by Enzo Mari, with structure in Canaletto walnut and back, seat and top covered in cowhide (smooth taurillon); the Sellier chair by Denis Montel (RDAI) & Eric Benqué, with structure and crossbars covered in smooth taurillon, seat with removable leather cover. On the facing page: the adjustable chair from the Matières collection designed by Antonio Citterio. Seat and back in leather and/or fabric, crossbars finished in bronze and brushed stainless steel; the headrest and armrests are covered in leather.

From global to local

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photos Sergio Anelli text Olivia Cremascoli

While the world talks about the global side of things, the FuoriSalone in Milan offered a remarkable return to the neighborhood dimension, with districts that are taking on a specific, independent identity, competing with each other through events during Milan Design Week. The danger? Local yokels! - Caption pag. 48 On this page: with exhibit design by Studio Pepe, in the foreground, the Shadow table by Vincent Van Duysen and the Florinda chair by Monica Foster for De Padova. On the facing page: under the art direction of Matteo Ragni, Jannelli&Volpi, celebrating its 50th in 2011, presented the 5x10=Wallpaper Celebration, with the participation of 15 designers. In the image, detail of the installation of Il Coraggio by Matteo Beraldi. - Caption pag. 50 At Galleria GianGaleazzo Visconti & Roberto Piroddi, Rolf Sachs presented Bloody In-Pulse, a solo show on basic physical ‘mechanisms’ of the human body (breath, heartbeat, etc.), portrayed in an installation of furnishings and lighting ‘injected’ with human emotions. - Caption pag. 51 The Wabi & Toscanini gallery presented Armoire, mon amour… To gracefully enter the wardrobe of a 1950s woman, with designer furnishings and vintage fashion inspired by La Parisienne, the book by Ines de la Fressange and Sophie Gachet. The protagonist of the scene was Bice, the charming wooden coat hanger re-issued by Industrie Toscanini, the historic company that produces such functional, luxurious items. On Via Massimiano, murals by Francisco Nunca Rodrigues, presented by Lambretto Art Project of Mariano Pichler, the ‘demiurge’ of Zona Ventura. On Via Ventura, chair composed of inflatable crocodiles by Matteo Pellegrino. - Caption pag. 52 The Danish company Han Kjobenhavn presented Han®, its second collection of crafted eyewear, six frames inspired by icons of the past like Malcolm X and John F. Kennedy. From the group show Talking Textiles, curated by Li Edelkoort, Embroidered Hairy Hide, chair in cowhide and human hair, designed by England’s Grace du Prez. - Caption pag. 53 The Lebanese gallery Carwan organized the group art-design show “Milano does Beirut”, which included Pays d’en Haut Legacy, a collection of crafted carpets by the architects of Samare Studio, from Quebec. “The world is flat! Furniture, wallpaper and lights by Markus Benesch for Aspesi” was the title of the exhibition by the German designer at the famous clothing store. In the image, the Acquarello Cupboard. - Caption pag. 54 View of the new studio (on Via Ventura) of Simone Micheli, where “Tanto belli da essere mangiati” offered a selection of products by the designer for several Italian companies. An exhibition where

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Italian self-production becomes visible, Subalterno 1 is an independently run initiative shared by those who take part in the project. During the FuoriSalone, in the exhibition curated by Stefano Maffei, there were works by Massimiliano Adami, Antonio Cos, Lorenzo Damiani, Giovanni Delvecchio, Duilio Forte, Andrea Gianni, Andrea Magnani, Lorenzo Palmeri, Matteo Ragni, Paolo Ulian. At Galleria Massimo De Carlo, an installation from “You will find me if you want me in the garden unless it’s pouring down with rain”, the solo show by Christian Holstad. On the facing page: installation by Loredana Bonora for the Design Plus gallery, made with crochet work: famous design pieces covered with knitting and feathers. On the wall, the Playing with Tradition carpet by Richard Hutten. - Caption pag. 56 The Kartell flagship store paid tribute to Milan, inviting fashion, design, art, entertainment, food and sports personalities to reinterpret some of its pieces. Among the forty-odd names involved, Dsquared ‘vegetalized’ the Masters chair and the Attila gnome-stool by Starck, with a plant tiara topped by the Milan cathedral. From the group show “Promisedesign, new design from Israel”, curated by Vanni Pasca with Ely Rozenberg, the Bamboo bench, made with bamboo canes and aluminium, designed by Gal Ben-Arav, and a vertical-hanging garden example with concrete blocks and cactus, by Nati Shamia-Opher. - Caption pag. 57 From the group show Poetry Happens. Made in Berlin, the bucolic, sustainable Hemp House by Werner Aisslinger, with the Hemp Chair, a monoblock that encourages a new approach to sitting. - Caption pag. 58 In Accoya wood, the Wheelbench by Dutch designer Rogier Martens for the Dutch company Weltevree. In the former textile factory facing the Lambro River, Atelier Duilio Forte organized, as happens every April, a Swedish Sunday brunch for Milan Design Week, in the midst of giant wooden giraffes. - Caption pag. 59 For its annual Public Design Festival, this year the cultural association Esterni organized two Milano Design Camping facilities, to welcome young design addicts from out of town at reasonable prices, both in the Ventura zone: one indoor facility, in the new Lambretto Art Project space, and one outdoor campground, under the bridge of the eastern expressway at Via Rubattino.

one evening at dinner with Faye

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photos Sergio Anelli text Olivia Cremascoli

London born and bred, former member of the editorial staff of The World of Interiors, now an image consultant, she is also taking a shot at success in the design Mecca, Milan: Faye Toogood, age 34, must have been born under a good sign, because she is well on her way to getting the most out of life. Thirty-four years lived in passionate rapport with design (former senior stylist at The World of Interiors), Faye Toogood, nomen omen, hasn’t gotten buried under the file folders in a magazine back office. She has been a freelance professional for some time, in fact, with a creative consulting studio in London; her many activities also include collaborations with periodicals (The Telegraph, Wallpaper*, Elle Decoration, Vogue). Her work is also her passion, in the sense that she is one of those lucky people who get paid for what they enjoy, namely translating the needs of clients in the high-impact images and atmospheres. For the FuoriSalone in Milan she went one step further, presenting Assemblage 2, her second furnishings collection (an evolution of the first, seen in September at the London Design Festival), and inventing Natura Morta, an expo with midnight dinners in the dark apartment of the Erastudio gallery, where the Arabeschi di Latte group provided Underkitchen (grilled artichokes, eggs cooked in black tea, black bread with a veil of sugar), served by solemn Asian ‘waitresses’ wearing black tunics, Dr. Martens shoes and long Perspex visors designed by Faye Toogood with fashion designer Zara Gorman. All mixed with erotic drawings by Piero Fornasetti and food photos by Marius W. Hansen. In substance, a setting of four interiors, to underline the dark side of the natural world, displayed in a collection with an abstract sign composed of objets trouvés or handmade things, materialized in pewter, aluminium, resin, wax, leather. In short, Faye’s eye strikes again. - Caption pag. 61 Influenced, as always, by nature, Faye Toogood presented her new Assemblage 2 collection during the FuoriSalone in Milan, with a ‘subversive’ approach that focused on darkness in all senses of the term. Black & white and basic geometries materialized in limited edition furnishings in leather, aluminium, pewter and resin. The result was an essential, basic, visceral assemblage indeed.

lights make the scene

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text Antonella Boisi

The big protagonists of the FuoriSalone events this year were the lights. Beyond the institutional confines of Euroluce, beyond the Zona Tortona hot spots. Spectacular, poetic and technological, they formed an itinerary full of surprises and special effects. With high design content. - Caption pag. 62 Cocoons of glass and metal suspended in space, the Growing Vases by Oki Sato/Nendo, one of the lamps awaiting Metamorphosis, part of the

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installation Bohemian Rhapsody by Lasvit, the Bohemian glass manufacturer (photo Simone Barberis). - Caption pag. 63 Yap by Paolo Ulian for Danese. Hanging lamp made with a thin sheet of metal cut by a laser beam, sold as a flat screen, without volume, that can be shaped by the consumer (photo Giacomo Giannini). - Caption pag. 64 At Spazio Krizia, the new lightworks by the German designer Ingo Maurer. The Biotopes are sculpture-installations inspired by nature in bright green natural material with applied butterflies, also suspended on slender metal sheets and theatrical LED lamps. Johnny B. Butterfly, on the other hand, is the name of the lamp with a white Teflon screen, decorated with handmade butterfly models (photos Sergio Anelli). - Caption pag. 65 The OLEDs (Organic Light Emitting Diodes) by Kaneka, lights that ‘blossomed’ from the walls, vibrating from white to red. Suspended like flower petals, they lit the futuristic Sake Bar designed by Koichi Suzuno and Shinya Kamuro/Torafu Architects with Izumi Okayasu (photo Simone Barberis). Caption pag. 66 Above, the Knotty Bubbles hanging lamp in blown glass and marine rope, designed by Lindsey Adelman and produced by Roll & Hill, the American trademark on display with English brands in the group show Designjunction at the Ermenegildo Zegna space (photo courtesy of Roll & Hill). Anemone lamps (from the Or collection) designed by Maurizio Galante and Tal Lancman for the French company Veronese and shown at Galleria Rossella Colombari. In large sizes, made by the master glassmakers of Murano, in glass coated with 14k gold leaf, precious and dynamic thanks to the possibility of moving each part along its own axis (photo Matteo Cirenei). The event Small Exaggerations with the new products by Produzione Privata. Designed by Michele De Lucchi and Alberto Nason, the very slender Belle Soirée hanging lamps in borosilicate glass (photo Matteo Cirenei). - Caption pag. 67 The ‘golden cascade’ of Etch Shade hanging lamps capture attention at Multiplex, the versatile space (screening room, television broadcasting center, restaurant, shop and pop-up gallery) on Via Stendhal, where Tom Dixon presented his new design collection. Visitors could interact with the avant-garde technology of the Blackberry PlayBook (photo Simone Barberis). - Caption pag. 68 A solo by Moooi: the Heracleum hanging lamp designed by Bertjan Pot, like a branch of leaves, but technologically advanced, with metal structure, LED lights and polycarbonate lenses (photo Simone Barberis). - Caption pag. 69 From the top, the ‘dancing’ lamps of the Les Danseuses collection by Atelier Oi seen at the Swiss Cultural Center (photo Sergio Anelli). Exhibited at Palazzo Isimbardi, the Cristal de Luz lamps decorated with crochet work by the craftswomen of the Brazilian favela of Rocinha, Rio de Janeiro, for Coopa-Roca in collaboration with Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione, Associazione Ester. With the support of Fondazione Cariplo, the Province of Milan – Dept. of Fashion Events and Expo (photo Sergio Anelli). - Caption pag. 70 7 models from the Foscarini collection, 464 lamps rotated, repeated and reassembled in oversize totems, protagonists of the theatrical Metamorphosis installation designed by Vicente Garcia Jimenez with lighting design by A.J. Weissbard (photo Simone Barberis). Detail of the outdoor plaza of the Viabizzuno lighting lab. In the foreground, the sculptures made with the Viabizzuno 094, 094 curved and 070 fittings, lit by Unaghi and Tsukimiso and, in the bushes, the lighting fixtures designed by the Japanese architect Kengo Kuma (photo Emanuele Zamponi). The Sixth Sense installation by Paul Cocksedge for Flos in collaboration with BMW. Inspired by the new BMW series 6, in which all the lights are LEDs, Cocksedge suspended luminous sculptures with a spiral form from the ceiling, through which it was possible to see a projection on the curved wall of the space: through light one sees the car, through the car one understands light (photo Nicolò Lanfranchi). - Caption pag. 71 At the Triennale, the second appointment of the cycle Light in Progress, organized by iGuzzini as an update, in a virtual voyage across Europe, on its initiatives in the field of urban lighting. In the exhibit designed by Studio Cerri & Associati the stand-out was Crown, designed by Michele De Lucchi, characterized by a crown of LEDs positioned and oriented to light up a piazza of the Venaria Reale (photo Matteo Cirenei).

ClassiC reborn

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photos Nicolò Lanfranchi text Antonella Galli

Baccarat surprises and enchants with an exhibition on the new Highlights collection: a series of precious illuminating bodies, suspended between technology and tradition, created by designers inspired by the sparkle of crystal. Feeling young after 250 years of life. That’s the sensation one got after crossing the rooms of wonders at Palazzo Morando, on Via Sant’Andrea, where Baccarat (founded in 1765) was showing Highlights, a collection that marks the French company’s entry into the world of contemporary light design. An entry with the help of some big names, a handful of designers selected for their poetic impact to reintepret the tradition and project it into the future. A daunting task but one accomplished with aplomb by talents like Philippe Starck (who else?), Michele De Lucchi, Eriko Horiki, Arik Levy, Yann Kersalé. Starting with the blown and cut glass of the French master craftsmen, they

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have introduced technological novelties like LEDs and innovative materials like carbon fiber. Squared forms, as in the Fibre de Cristal hanging lamp by Alain Moatti & Henri Rivière, flights of fancy, as in the umbrella lampshade by Starck in the chandelier Marie Coquine, an ironic take on the serious composure of tradition. The installation wound through rooms with light that changed to imitate nature, from dawn to dusk; in these atmospheres the Highlights projects stood out like features of a dreamy, enchanted landscape. The very precious lantern in Japanese paper and crystal by Eriko Horiki stood out as a timeless (and priceless) object, in an edition of just five pieces. A good example of the changing (and successful) strategies of the French maison. - Caption pag. 73 On the facing page: in the foreground, Sora, a traditional Japanese lantern created by Eriko Horiki in Washi paper and crystal. In the background, a Zénith Comète chandelier, a classic Baccarat model reworked with built-in LED technology. Below, left: Marie Coquine by Philippe Starck, a large twelve-light Zénith chandelier topped by an ivory umbrella, supported in this version by an arm balanced by a punching bag (edition of 120 pieces). There is also a simple hanging version. Below: Sfera by Michele De Lucchi, a lamp in floor, table and ceiling versions, composed of a bulb inserted in a larger boule, both in blown and cut glass.

speCial effeCts wanted

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photos Simone Barberis text Antonella Boisi

Many of the installations at Via Tortona and vicinity made use of new digital technologies, exploring their application and expressive potential in design research of great emotional and sensory impact, often on the borderline of dreams and the virtual dimension. - Caption pag. 74 Touchable Emotions, the mega-sculpture by the Belgian designer Xavier Lust, hosted holograms of the winning projects of the Cristalplant® Design Contest, in collaboration with MDF Italia. - Caption pag. 75 1. A world of digital imaging, a variety of lights-sounds-video. The installation Neoreal Wonder by Canon was an interpretation by Japanese designers of the company’s technological products. On the Frame of Light of the duo Torafu Architects, images of Circular Light floated, created by the visual design studio WOW. 2. The Lifecycle installation by Simone Micheli and Marco Tortoioli Ricci for Tagina Ceramiche d’Arte introduced Wire, the new “circular” ceramic system designed by Simone Micheli, with a spectacle of projections. The wheels of the bicycles “turned and generated zero-impact energy, evoking the idea of a space devoted to regeneration and sustainability”. 3. The installation by Ferruccio Laviani for Panasonic Electric Works at Museo Minguzzi. Interactive ‘mandalas’ of LEDs and OLEDs, light reflectors and spatial sensors to define a new dimension of control of light, with an infinite range of tonal variations (photo Emanuele Zamponi). 4. The “Lead me to your door!” installation by Samsung Electronics, designed by Artrecipe: two imposing humanoid sculptures containing Samsung 104 displays showed stories of everyday life, to experience Digital Humanism, the sharing of emotions through technology. 5. The space of the entrance to the event “Light Time Place” of Toshiba, an installation made with LEDs by Dorell.Ghotmeh.Tane/Architects and Izumi Okayasu, which played with curtains of water, creating effects and atmospheres capable of existing only in that given moment, in that given space. 6. Saporiti Italia at Fondazione Arnaldo Pomodoro, with the event Inside Art 2011. A furniture “archetype”, ready to customize, the Woofer Chair was based on the form of a speaker built into its structure. By the Singapore-based studio Ministry of Design. - Caption pag. 76 The exhibition TRON designs Corian® based on the film TRON: Legacy. Sponsors: DuPont and Disney. The creation of the ‘virtual & real home’ of the protagonist of the film involved the collaboration of 25 leading companies and designers who experimented with the expressive application potential of the DuPont™ Corian® techno-surface (photo Leo Torri for Dupont™Corian®).

design Choreographies

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text Cristina Morozzi

The verve of the staging by Paola Navone. Her capacity to orchestrate products in magical atmospheres, creating a sense of warm, unexpected domesticity. Paola Navone reveals a natural aptitude for interpretation of the soul of things, cultivated by searching for items all over the world. She has a bent for contamination and the creation of hybrids: she doesn’t rank objects in terms of time or value. The old coexists with the new, the humble with the precious, in a natural, unforced way. Her instinct is global. She accompanies you with her settings around the world and lets you travel in time, finding objects dense with history in the most unexpected places, sometimes very close to home. Through objects she makes ideas circulate and establishes new affinities of taste. Thanks to her love of material history, she builds comforting situations full of serene humanity. Her spaces are magical, even when they are made of nothing, or merely of simple everyday objects that become extraordinary

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because they are used out of context. Every space has a warm domestic air, never mannered, always original and, to some extent, amused. She creates atmospheres of fantasy, highlighting products, emphasizing their everyday pertinence. Paola is skilled at staging, because she is an anthropologist of things: she travels and studies not the behavior of human beings but their products, to discover the unwritten rules of being at home in the world, to narrate the meaning and wonder of living through the things that become our companions. She gathers them with dedication and orchestrates their dialogue with products, even if they speak different languages. The performance of these imaginary dialogues brings out the specifics of projects, revealing their stories. - Caption pag. 79 The setting created by Paola Navone and Giulio Cappellini for the presentation of the Alcantara® Interiors collection at Superstudio Più (photo Enrico Conti). - Caption pag. 80 Above, left: drapes border the theme areas created by Paola Navone for the presentation of the new products of Poltrona Frau in the Milano Design Village on Via Savona; warm, natural materials for the Gervasoni stand at the fair (photo Sandro Paderni). On the facing page: one of the four rooms created by the designer for the installation 5x10 Wallpaper Collection, with which Jannelli&Volpi celebrated its 50th anniversary.

Craftsmen and avant-gardes

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photos Giacomo Giannini text Rosa Tessa

Between the Ticinese zone and Corso Magenta: the geography of a Milan where shops look like galleries and historic houses become alternative spaces showing design and art. Where useful objects become one-of-a-kind creations. - Caption pag. 82 Almost fifty pieces and international collections occupied the courtyard, ground floor, basement and upper level of the Rossana Orlandi space. They belonged to emerging and renowned designers, artdesigners and young niche brands. Above, assemblages of ‘old and new’ to create the table, chairs and lamp (all one-offs) by James Russell and Hannah Plumb, a/k/a JamesPlumb. On the facing page: Apocalypse Before, a work by Frederique Morrel that opens a new chapter of his narrative of human history. This year his worldview was entrusted to a textile work composed of a skeleton and a horse. - Caption pag. 85 Spazio Rossana Orlandi. On the facing page: a monumental metal bench by Piet Hein Eek, made with the remains of demolition of a factory in Eindhoven, the location of the designer’s new workshop. Above, left: the Story vases, a project by the Swedish Front group dedicated to the craftswomen of South Africa. Five vases produced by Editions in Craft featuring writing made with hand-strung beadwork to tell the stories of the women that made them. At the center, a new sculpture piece by Nacho Carbonell, the first of a project that will be presented at Art Basel Miami. Right, vase by Andrea Trimarchi and Simone Farresin of Studio Formafantasma. Part of the Botanica project commissioned by Fondazione Plart, for research on plastic materials. - Caption pag. 87 Spazio Rossana Orlandi. From left: Series19, one-offs by the Canadian designer Omer Arbel, art director of the company Bocci of Vancouver. Based on an exploration of sandcasting, a production technique usually applied to create perfect products, while in this case it is precisely the leftover material that represents the soul of the objects. Ceramics, glass and wood for the poetic parrot made by Fabrica for Secondome, part of a family of eight object-sculptures. Inspired by Pantone markers, the first seating collection of the new Design Couture brand. The bellows wardrobe by Nika Zupanc, with a design based on that of document folders; part of the Self Discipline installation, that also included a desk, a chair and a lamp. - Caption pag. 88 Design Academy Eindhoven. This Way, presentation of thesis projects in a former industrial shed of old Milan, at Porta Romana. Motion Cabinet by Niels Hoebers, seen with the detail of the drawer (lots of heads with different expressions, similar to certain works by Maurizio Cattelan). The cabinet represents an ideal set in which to stage a dialogue between imagination and reality, fiction and truth. Right, the research of Maurizio Montalti on the possibilities of creating harmony in the cycle of life and death. Together with a research team, he has experimented with special fabrics that can be placed on lifeless bodies to make them biodegradable. On the facing page: Forgotten Memory by Jetske Visser, installation made with teapot fragments. The artistic interpretation of a hypothetical vision of objects as seen by victims of dementia. - Caption pag. 91 Fondazione Prada: Ex Limbo, a project by Rotor, a reflection on the materials used by Prada for the sets of fashion shows, starting in 1993, and then stored in the company’s warehouses. Rotor brought them back to life in the space on Via Fogazzaro. On the facing page: in the spaces of the Cascina Cuccagna, Giorgia Brunelli and Veronica Vianini of Terra Blu presented the highly poetic installation “Questa pazza pazza cena”, including a ‘useless’ chair hung on the wall with some porcelain cups. - Caption pag. 93 Carpet made by Klaus Haapaniemi & Mia Wallenius for Established & Sons. Right: the aero-naval pavilion of the Science Museum, car personalized by Francesco Roggero for the exhibition Wonderline 2011 New Arte, produced by the studio Original Designers 6R5

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Network, where painting, poetry, music, color and photography mingled, emotionally engaging the viewer. Below: Palazzo Affari ai Giureconsulti, balloon trapped in a skull, by the Brazilian studio Nada Se Leva, shown in A Bola da Vez, one of the exhibitions of the group event Rio+Design 2011. Produced in collaboration with Nike and organized with an auction to benefit the Gol de Letra foundation, the exhibition involved a number of Brazilian designers, who started with the creative idea-stimulus of the soccer ball. On the facing page: at the Science Museum, Think L/Right, an exhibition curated by Miyuki Yajima Calatroni and Hisayuki Amae. Thinking and designing spaces and light in a sustainable way: this was the idea behind the installation. In the foreground, a panel by Yajima Calatroni.

the redisCovered monastery

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text Rosa Tessa

An erudite operation that bucks the trend, created by Paola Lenti, putting new collections into the setting of the cloisters of the Umanitaria in Milan, a former 13th-century monastery whose restoration was also supported by the initiative. An installation that stood out among the many events of the FuoriSalone, because it might represent the beginning of a new path for design companies, to communicate themselves and their products. The title of ‘absolute beginner’, in this sense, goes to Paola Lenti, a company that abandoned the philosophy of the temporary exhibition and decided to try an original operation, making something that would last. To present the products of the new collection, they decided to use the cloisters of a former monastery, a historic institution in Milan. To this end, the company sponsored the restoration of the Franciscan monastery, subdivided into four Renaissance cloisters with hidden gardens and spaces full of history. The operation, which will continue over the next three years, includes the collaboration of technical sponsors (Oikos, Enea Landscape Architecture, Davide Groppi and Menotti Specchia), for the restoration of the cloisters to make them places that can be better utilized. “The Salone del Mobile”, says Paola Lenti, owner of the company, “represents the moment of maximum visibility for companies, which invest large sums for their stands or installations. Together with my sister Anna, with whom I run the company, we have thought for some time now that it is not right to throw away so much money and architecture material each year, to make things that last for one week only. After lengthy research we have found the right partners, the administration of the Umanitaria, with whom we have undertaken an operation that is also useful for the city of Milan“. In the evocative setting of the cloisters and the rooms of the former monastery, Paola Lenti showed a new collection of indoor-outdoor furnishings, including an innovative material for tables and a new fabric developed for outdoor seating. But the cloisters will not only play host to design. A calendar of cultural events will open the doors of the Umanitaria to art and other forms of creative expression. So once again, design opens doors in Milan. - Caption pag. 94 In the Chiostro dei Glicini: Wabi divans, designed by Francesco Rota, in sassafras wood, hand-woven with non-toxic silicone borders, covered with braided Rope, one of the exclusive Paola Lenti materials for outdoor use; Heron tables and Rope hassock, made by hand (photo Sergio Chimenti). Upper right: the new divan with high back from the Sabi series, design Francesco Rota, covered with Jarrah outdoor fabric (photo Giacomo Giannini).

masters on stage

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photos Matteo Cirenei text Cristina Monica

The exhibitions organized at the Triennale Design Museum and at the Bovisa branch of the Triennale focus on the value of good design as a motor of promotion of our country’s strong suits in the world, while also offering a series of installations that get away from market logic to address the urgent issues of humankind. - Caption pag. 96 Installation made with iconic pieces at the entrance to the Dream Factory. The Triennale Design Museum dedicates this fourth edition, with exhibit design by Marti Guixè, to the entrepreneurs, designers and companies whose creativity and projects have made Italian design a worldwide success story. - Caption pag. 97 In the foreground, the installation Maramaldo (2011), by Michele De Lucchi with Philippe Nigro. In the background, mirror vases of Nuovo Paradiso (2009), project by Michelangelo Pistoletto. Both works are part of the exhibition “Independent. Design Secession”, curated by Andrea Branzi and Michele De Lucchi at the Triennale Bovisa. - Caption pag. 98 An exhibition organized with Bisazza as a tribute to the firm’s 20 years of collaboration with Alessandro Mendini, featuring many works from Fondazione Bisazza, like the little monuments to Palladio (2001, to the right in the photo) and, for the first time in Italy thanks to a loan from Fondation Cartier, the Petite Cathédrale (2002, center). To illustrate the ongoing relationship, the show also featured a new work by Mendini for Bisazza: Il Cavaliere di Dürer (2011, left), an

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impressive equestrian statue entirely clad in mosaic tile. - Caption pag. 99 The Positive Floor, an installation-labyrinth designed by Francesco Maria Bandini for InterfaceFLOR, the manufacturer of modular textile flooring. The mirrored ceiling permits an overall view of the twenty white prisms, topped by multicolored textile surfaces that reproduce the image of land cracked by the sun, reflecting the company’s commitment to environmental sustainability. - Caption pag. 100 Dots. Changing Shapes and Colors: a furnishings collection designed by Fernando & Humberto Campana for Klein Karoo, the South African producer of ostrich leather. In the foreground, the Sushi chair by Edra revised by the Campana brothers with strips of ostrich leather and produced by Klein Karoo. Upper right, the installation “The Discreet Elegance of Technique”, created by Pierluigi Cerri for Tecno. On display, three pieces that illustrate the evolution of the company from its founding to the present. In the photo, the Modus office chair by the Tecno in-house design office and the P40 chair designed by Osvaldo Borsani. On the facing page, “L’Italia in Croce”, the installation by Gaetano Pesce that urges reflection on the state of our country. In the seating area of the Teatro dell’Arte, transformed into a sort of church with pews, visitors could contemplate a monumental black cross onto which a lacerated Italy was nailed, in red strips like blood, symbolically dripping onto the rubble below. On a lectern, in place of the gospels, a copy of the Italian constitution. - Caption pag. 102 Eight Italian tile manufacturers interpret the theme of metamorphosis for Confindustria Ceramica. In the photo, foreground, the installation La Fontana di Atlantide, Design Studio Giulio Iacchetti for Ceramica Globo: a tower made with ceramic pieces of the bath collection, evoking the idea of flowing water; background, Volcano, a project by Federico Dalmazzo for Cooperativa Ceramica d’Imola: an allegory of material that changes thanks to fire. - Caption pag. 103 Above, in the spaces of the Teatro dell’Arte, the exhibition Interware retraced the most important projects by Maurizio Galante and Tal Lancman in the areas of fashion, design and architecture. Below, in the exhibition Infinite Innovation, created by Martino Berghinz to present 3M sustainable technologies, an evening gown based on African fabrics, composed of hundreds of petals made with DI-NOC, an extremely versatile adhesive film. Photo Paolo Veclani. - Caption pag. 104 Above, Marmomacc organized the exhibition Irregolare-Eccezionale, on the special characteristics of marble and stone, interpreted by five designers. In the photo: left, Marble House, project by Thomas Sandell for Marsotto; right, bath furnishings project by Marco Piva with Lithea by MGM Furnari. Photo Alberto Parise. Right, 100 years of Olivari handles, the exhibition curated by Stefano Casciani, with exhibit design by Fabio Calvi and Paolo Brambilla, narrating the history of Olivari through the evolution of many models of handles designed by renowned Italian and international architects.- Caption pag. 105 An abstract forest of bamboo, a reminder of the link between man and nature, created by Nendo to present a collection of new concepts. International designers were invited by the brand Yii to think about the relationship between traditional Taiwanese crafts and the cosmopolitan language of design. In the foreground, Bamboo Steel, designed by Nendo, in collaboration with the master craftsman ChinTuan Chiu: a chair based on research on the crafts techniques used to work bamboo, then applied to steel.

LittLe domestic gardens

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photos Matteo Cirenei text Cristina Monica

romantic attitude. - Caption pag. 107 1. bedside table with tomato plants. 2. kitchen chair with aromatic herbs. 3. wardrobe revisited in tropical style. 4. la rigogliosa! chair filled with pots and flowers. 5. window that opens to the garden. 6. herb parlor. 7. cot for relaxing on the ground.

in & out p. 108 photos Simone Barberis text Antonella Boisi Nature as a source of inspiration, frame and habitat for site-specific crafts pieces (and more!) conceived for outdoor living. Original and emotional, an authentic pleasure for the eyes and the touch. A specific taste for outdoor vitality: this is the signal from many design proposals seen at the latest Fuorisalone in Milan, expressing a real desire for connection with nature and a precise awareness of environmental impact. The sign that design can truly be evergreen, even under a cloudy sky or at the foot of a flourishing tree, in different seasons, at different latitudes and temperatures. Ready to indicate new sprouts, developments, another possibility for the life of objects. Whether they are site-specific crafts pieces, small or large production runs, historic icons treated to become resistant to water, humidity, heat, pollution, etc. In the Tortona zone we saw lots of indoor/outdoor furnishings in botanical plastic and flax fiber, created by the design from New Zealand David Trubridge, an exponent of elementary, ecological, self-made design that permits everyone to intervene with personal self-assembly methods. A philosophy of thought and work that also has other adepts. Like Maurizio Favetta, curator of the exhibition-manifesto Trees of Life, a detailed project around the symbolic theme of the Tree of Life, approached with a wide range of symbolic, fantastic and iconographic installations. And what about the first outdoor collection by a major manufacturer like Cassina? An innovative interpretation of its loftiest output, including some of the most important projects of Le Corbusier, Pierre Jeanneret and Charlotte Perriand, revisited with materials and details for adaptation to outdoor use. - Caption pag. 108 Open to greenery and outdoor living, the enveloping forms of the Nestrests designed by Daniel Pouzet and Fred Frety for Dedon (distributed in Italy by Roda). Pieces with an aluminium core, woven by hand with the original Dedon®Weather Resistant fiber and hung with a system of ropes. - Caption pag. 109 1. The project by David Trubridge Design in a space at Via Tortona 54. A large gazebo of light and transparency made by weaving a material composed of flax and botanical plastic, specially created in New Zealand and organized in small strips joined by clips to take on the desired form. 2. The Tron chair by Dror Benshetrit, produced by Cappellini by roto-moulding, in different colors and recyclable material to adapt to outdoor use. 3. The installation MOSSdesign Collection by Verde Profilo, in the exhibitionmanifesto Trees of Life curated by Maurizio Favetta. With the group Kingsize Architects and leading companies in the sectors of design, materials and architecture, Favetta constructed an itinerary of symbolic installations on the title theme. 4. The space of Erba Italia, on Via Torcella, with a selection of pieces covered with new natural, printed and exclusive fabrics selected by Giorgio Soressi. 5. In the installation by Piero Lissoni, a large luminous box with large aviaries inhabited by plants and objects, Cassina presented its first outdoor collection composed of historic and new pieces technically revised to stand up to the elements. In the foreground, the symbolic ice-box, ready to dematerialize and indicate its reason for being.

Da morto a orto”, created by Peter Bottazzi and Denise Bonapace, presented a series of furnishings given new life thanks to the presence of plants and flowers. Mini-gardens made in collaboration with AMSA, Onlus Banco Building and Fratelli Ingegnoli hosted the installations. The F.lli Ingegnoli gardens welcomed an ironic, amusing project created by Peter Bottazzi and Denise Bonapace, urging reflection on a widespread attitude in our society, which is all too ready to eliminate what is “old”. The installations were made thanks to the support of AMSA and Onlus Banco Building, engaged for years in spreading the word of limitation of waste through policies of recycling and ecological awareness. In particular, the AMSA teams that pick up bulky refuse around the city accompanied the two designers on night missions to gather abandoned furniture, and took part in the selection of the objects. The idea was to give new life to discarded furniture, restoring it and grafting it with greenery and flowers. The pieces were thus transformed into unusual domestic gardens that would be easy to position in the home or outside it, to enjoy the colors and fragrances of plants, especially aromatic herbs.These are stimuli that can help everyone to take a better look at old furniture and try to transform it in an original way. The two designers urge us to use our creativity, to learn how to see objects not for what they have always been, but for what they might become, taking responsibility for a future that will be possible only if every one of us starts to move along paths of greater awareness, that might just require a bit of healthy effort as well. A lifestyle that will undoubtedly involve more work, but also more irony and a profoundly

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