THe MaGazInE OF INTeRIors AND coNTeMPoraRY DesIGN N° 6 GIuGno/JUNE 2010 MensILe/monTHLY ITaLIa € 8,0
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THInK TanK 200 pagine di eventi e progetti INteriors&architecture Shigeru Ban e il Centre Pompidou Metz INcontro Giovanni Terzi
Insight Il metodo Castiglioni Il design degli odori Smart grids, l’evoluzione dell’energia
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nche quest’anno dedichiamo il numero di giugno a quel fenomeno, unico nel suo genere al mondo, che si chiama FuoriSalone di Milano. Non solo perché ci piace tornare a raccontare un grande evento mediatico che Interni ha di fatto inventato 20 anni fa, ma anche perché l’appuntamento ha assunto un interesse sempre più allargato e trasversale, regalando ancora una volta alla città una visibilità e un’effervescenza creativa che non assume in nessun altro momento dell’anno. Dopo il periodo cupo della crisi, la voglia di riscatto era tanta, sia per le aziende e i progettisti che volevano tornare a proporsi con prodotti e messaggi concreti (ma anche con installazioni in grado di far sognare), sia per il pubblico che in questi anni ha conosciuto e apprezzato sempre più l’idea della grande festa urbana. Il numero dei marchi extra-settore che hanno preso parte alla kermesse dimostra il grande potere attrattivo di questo appuntamento: erano almeno una trentina le griffe della moda presenti con mostre che, per la prima volta, hanno rivelato un’attinenza e un certo interesse per la cultura del progetto, come parecchie erano le case automobilistiche che hanno approfittato dell’occasione per lanciare ufficialmente i loro nuovi modelli. La loro presenza dimostra come il FuoriSalone sia diventato un grande palcoscenico su cui tutti vogliono salire per godere di una visibilità davvero eccezionale. Tanti dicevano che con questo aprile sono ufficialmente iniziate le ‘prove’ per l’Expo 2015. Sicuramente, le energie creative ed economiche private messe in moto da questo appuntamento definiscono un modello a cui l’Amministrazione pubblica potrà guardare con attenzione, traendone spunti e indicazioni molto interessanti per il lavoro dei prossimi cinque anni. Gilda Bojardi L’installazione Big Bang di Federique Morrel in mostra allo Spazio Rossana Orlandi.
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Accanto: il foyer, una scatola d’acciaio e vetro caratterizzata dalla copertura di legno ad esagoni bianchi. Sotto: la copertura in teflon ondulato bianco del building richiama l’immagine del cappello di paglia tradizionale a cono utilizzato dai contadini giapponesi nei campi di riso. dettaglio dell’ intradosso, una membrana di fibra di vetro traslucida su rete strutturale di legno laminato.
Cielo di legno
il Centre Pompidou Metz in Svizzera, luogo di esposizione della più grande collezione D’arte contemporanea europea, ma anche di performance, ricerca e conferenze. una suggestiva architettura che mixa riferimenti iconici alla tradizione giapponese con tecnologie costruttive d’avanguardia.
progetto di Shigeru Ban - Jean de Gastines & Philip Gumuchdjian foto e testo di Sergio Pirrone
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el cuore d’Europa, quella croce tra Parigi e Francoforte, Bruxelles e Zurigo, ha il suo centro proprio sui tetti spioventi di Metz. La capitale della Lorena, cinque Paesi europei nel raggio di 200 km, nella sua storia ha visto altre croci. Quelle del Terzo Reich, quelle d’altre guerre tra Francia e Gemania, che da sempre si sono contese questa cittadina diventata centro militare per sorte geografica. Bagnata dal fiume Mosella, ha mantenuto le sue torri e i suoi palazzi austeri ed eleganti, oggi sedi di università, centri culturali, tavoli su cui si continua a scommettere sulle potenzialità di questo territorio.
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Finanziato principalmente dalle 40 municipalità della Regione Metropolitana di Metz, il nuovo Centro Pompidou-Metz ha una vocazione locale ed una globale. Appendice irradiante il nome dell’omonimo parigino, esporrà principalmente opere del Museo Nazionale d’Arte Moderna (MNAM), la più grande collezione d’arte contemporanea europea, e ridisegnerà tessuto e speranze di una regione in crisi. Lanciato nel 2003, il concorso internazionale premiò la strana coppia Shigeru Ban e Jean de Gastines che, già temprati da precedenti collaborazioni in territorio francese, optarono per un quartetto assieme all’inglese Philip Gumuchdjian e all’onnipresente Arup. Perso per un soffio il concorso per il World Trade Center a New York, Shigeru capì quanto fosse importante scolpire col proprio nome i libri di storia, di una città, di una nazione, dell’arte contemporanea. Si costruì il Paper Tube Studio sui tetti d’acciaio del Pompidou parigino e cominciò a lavorare instancabilmente ad un enorme sugegasa bianco, cappello tradizionale a cono di paglia utilizzato dai contadini giapponesi nei campi di riso. Bianco come la neve che riposa sulle discese del telo in teflon ondulato e protegge dallo stridere dei binari della ferrovia. Bianco come la forza di un’idea pura, con il suo suono delicato, la luce di un foglio che protegge un complesso culturale di 12.000 mq, quasi metà dedicati a spazio espositivo. Il suo intradosso è una membrana di fibra di vetro traslucida che filtra i bagliori e isola dal gelo, sorretto da una rete
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strutturale di legno laminato che circonda una spirale metallica di 77 metri. Come in quel 1977 in cui Renzo Piano e Richard Rogers stivarono la nave d’acciaio nel cuore storico di Parigi. Quell’ineguagliabile sovra-scala trova in Metz l’espansione solitaria di due giardini ed una terrazza che si svela discretamente alle spalle della stazione centrale. Le sue fauci d’acciaio e ghisa, il suo volto di pietra, sono il sorriso della città su piazza General de Gaulle. Attraversata questa, dalla camera di uno dei tanti alberghi, si apre la finestra e ci si chiede dove sia il nuovo simbolo cittadino. Due parallelepipedi bianchi, poi un terzo, spuntano sospesi e bucano l’onda bianca. Lunghi 87 metri e larghi 15, puntano monumenti storici e orizzonti opposti, attraverso vetrate a tutta altezza che si perdono sulla città. Alloggiano collezioni permanenti d’arte contemporanea e sono livelle sospese su una scatola d’acciaio e vetro. Abbagliati dal sole, il foyer è un cielo di legno ad esagoni bianchi. Sotto Infissi proiettati sul piano orizzontale del primo livello, l’imponente ascensore innervato è il perno rotante dei livelli superiori che custodiscono sale per esibizioni dal vivo, auditorium da 144 posti, centro di ricerca, libreria, ristorante e caffetteria. Le tre stecche espositive s’incontrano per caso, oltre una ringhiera, poi un’altra, passeggiarci sul dorso è una sfida alla paura di volare. Da qui, dall’alto, tanto spazio che dà le vertigini, si potrebbe cadere giù o allungare il braccio e toccare il cielo con un dito.
l’auditorium capace di ospitare 144 convenuti sotto il suo ‘cielo’ ondulato di paper tubes. l’imponente ascensore innervato, il perno distributivo di accesso ai tre livelli dell’edificio. pagina a fianco. uno dei parallelepipedi bianchi che spunta sospeso sotto la copertura AD ONDA BIANCA CON VISTA SUl retro della stazione, davanti ai giardini terrazzati in via di completamento.
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L’Assessore alle Attività produttive ed Eventi (Moda e Design) del Comune di MILano, classe 1964, architetto, è un politico con uno sguardo speciale sulla città. Cosa pensa della capitale del design e della moda e quali sono i suoi progetti, anche in vista dell’appuntamento con Expo 2015.
foto di Santi Caleca a cura di Gilda Bojardi con Antonella Boisi
GIovannI TerzI
“A
mo follemente Milano”. Ma, assessore Terzi, anche se milanese nato alla Mangiagalli, la ‘maternità’ per antonomasia di chi nasceva sotto la Madonnina, nel 1964, non le sembra di esagerare? “Quando io dico di amare follemente questa città faccio un’affermazione dogmatica: restituirLe l’amore che ci ha concesso ricevendoci. Alla fine, ho scelto di vivere in questa città, quindi non posso che riconoscerLe delle doti che ogni giorno me la fanno scegliere. Come ho scelto Silvia che ora è mia moglie. Avrei potuto vivere in altre città. Mio padre era bergamasco (autorevole giornalista e scrittore, ndr), mia madre, laureata in filosofia, è di origine romana-abruzzese. Ho viaggiato in tutto il mondo. Dal 2001 al 2006 ho lavorato a Roma, nel Ministero dell’Ambiente Commissione VIA Speciale (Valutazione Impatto Ambientale). Ma non vedevo l’ora di ritornare a Milano durante il week end.
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Giovanni e silvia terzi ritratti nel living della loro abitazione milanese in zona brera. un angolo del living. appesa alla parete, un’opera luminosa di marco lodola che rappresenta miles davis “uno dei miei must” spiega terzi che si dichiara affascinato anche da fabio novembre, designer delle sedute HIM & HER in primo piano prodotte da casamania. “Sono un dono di fabio, una persona che si spende nei progetti e nell’ amicizia con una disponibilità fuori dal comune”.
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l’area d’ingresso. IL LIVING SI RIFLETTE NELLA PORTA A VETRI DAGLI INFISSI ORIGINALI CHE RESTITUISCE IL SAPORE ANNI TRENTA DELL’ ARCHITETTURA DELLA CASA. APPESE ALLe PARETi DUE CERAMICHE SPAGNOLE D’EPOCA e la stella con tanto di certificazione, “regalo di nozze di silvia, il pezzo al quale sono più legato emotivamente” spiega terzi.
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La considero una città generosa, accogliente, la città internazionale più piccola che ci sia al mondo. È una città di provincia, 1 milione e 200 mila abitanti, ma ha tutto: editoria, finanza, arte, design, storia, moda, artigianato. Addirittura, siamo il secondo territorio agricolo italiano con 120 cascine in città. Il design con la moda rappresenta il 50% del pil della città”. Sarà però d’accordo che la nostra città non è solo la capitale degli affari, della moda e del design, il quadrilatero delle vie intorno a Montenapoleone o la Triennale. Ci sono delle zone sensibili, periferie depresse, dove bisognerebbe lavorare parecchio per affermare convinti ‘Io amo follemente Milano’. Cosa può fare un architetto, giornalista-scrittore e politico in prima linea per proporre una qualità tangibile e solida di abitare non solo nelle zone nate meglio e più fortunate? Come si può essere portatori di valori e di una visione del mondo diversa? “Partiamo dagli strumenti disponibili: c’è una legge ministeriale la n.266, che attribuisce fondi a rotazione per il recupero di aree disagiate sul territorio e per sostenere l’avvio di attività legate a progetti, giovani, imprese. In primis, però, va riconosciuto che siamo in difficoltà. Iniziamo col riacquistare credibilità: quando facciamo un errore, ammettiamolo. Chi lavora sbaglia. Mi viene in mente il libro Ascoltiamo Milano (Kos Editore, 2000), frutto di un lavoro con i miei collaboratori di studio. Avevamo realizzato un gazebo in centro città con
scritto Ascoltiamo Milano e da lì raccolto una serie di idee, da parte di giovani, professionisti, gente comune. Da questa esperienza è poi nato un convegno cui ho partecipato con Massimiliano Fuksas e Vittorio Sgarbi che aveva come contraltare il tema Rottamiamo Milano, cosa buttiamo via. La provocazione. Ho maturato la convinzione che spesso costa meno avere il coraggio di demolire pezzi di città, piuttosto che ristrutturarli. Sono sempre stato dell’idea un po’ pesante, che l’Urbanistica abbia rovinato l’Architettura. Finché si parlava di architettura si parlava di bello e di commissioni d’Ornato; quando è arrivato ciò che doveva programmare i bisogni e i comportamenti futuri dell’uomo si è pensato sempre meno all’architettura e sempre più alla costruzione di spazi con elementi fuori scala, zonizzati con miopia, spesso terrificanti, senza controllo sulle ondate dei flussi migratori. La mia valutazione della città è di un’entità che spesso ha perso riscontri oggettivi con il bello. Sono d’accordo con l’amico Marco Romano quando afferma che non ci sono più i fronti della case, i cortili interni, i parametri di riferimento della città storica”. Considerato che Milano è riconosciuta come la capitale internazionale del design e della creatività questa frattura è deprecabile. Le risorse offerte dalle sue eccellenze non possono contribuire alla bonifica di zone depresse ? “Milano è riconosciuta come la capitale internazionale della creatività; il design made in Italy
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in un angolo del living, il basso hÖFNER “COME QUELLO DI PAUL MCCARTNEY, UN REGALO DI MARIO LAVEZZI CHE CONOSCE LA MIA PASSIONE PER LA MUSICA” SPIEGA TERZI CHE RICONOSCE ANCHE IL PERSONALE FASCINO PER “ennio morricone e cesaria evora, cantante della costa d’avorio, due personAGGI del mondo dello spettacolo che ho avuto modo di incontrare in questi anni”.
è un brand esportabile nel mondo. Anche la Triennale contribuisce a promuoverlo ed, andando all’estero, esporta modelli italiani. Ma resta una città brutta, anacronistica, dal punto di vista del disegno. Quando una persona arriva a Milano non percepisce di essere nella capitale del design. Conosce i designer, le aziende produttive, il polo della Brianza, ma non vede dei bei pali della luce, dei bei cestini, delle belle panche, edicole, fioriere…. Non c’è una qualità tangibile diffusa. A differenza di quanto succede in molte città europee. Cercare di ricomporre questa frattura, coinvolgendo le eccellenze del progetto, può essere strategico. Bisogna però avere più coraggio, promuovere concorsi internazionali di architettura e design, coltivare giovani talenti, curare il link tra scuole e aziende. Ci sono quartieri problematici che hanno potenzialità straordinarie riferibili a genius-loci precisi. Resta da capire come il design possa essere uno strumento di riconnessione di aree della città al cuore della città stessa. In questo senso l’abaco di un linguaggio, anche architettonico, che privilegia l’uniformità, non è un valore aggiunto. Mi piacerebbe, ad esempio, che un’edicola di via Padova fosse diversa da una di piazzale Baracca, per restituire la specificità del suo contesto”. Se politici illuminati possono influenzare il processo di trasformazione e innovazione della città, qual è secondo lei il ruolo degli imprenditori, degli architetti e dei designer? La
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particolarità del momento attuale sta determinando dei cambiamenti nel rapporto tra le parti ? “Registro una serie di mutamenti. Dai progetti per City Life, ex polo Fiera, a quelli per Porta Nuova, Garibaldi, ex Varesine, stiamo vivendo un momento di svolta: agli ‘interessi di bottega’ si affianca il desiderio di fare un passo in più. Trovo positivo che queste grandi operazioni immobiliari e d’immagine rivendichino l’innesto della cultura internazionale del progetto architettonico nella tradizione di Milano. Sono però altresì convinto che bisognerebbe far crescere anche gli architetti italiani. E inoltre mi chiedo: perché non riadattare vecchi spazi a nuove funzioni ? Non c’è bisogno di molto altro: soltanto ritrovare le cose che già abbiamo e riconoscerle. Una lacuna della città è non riuscire a far leggere le sue potenzialità e risorse. Quando dico che l’urbanistica può fare danni penso a un progetto come quello per l’area Garibaldi-Repubblica che, partito nel 1980, finirà nel 2015: sono 35 anni, dalla pianificazione all’attuazione, lo stacco di oltre una generazione, e i bisogni degli abitanti nel frattempo cambiano. È necessaria una semplificazione normativa per rendere più rapidi i piani attuativi, perché la corruzione sta dietro la burocrazia prima ancora che nella politica”. Se Terzi assessore fino a giugno 2011 dovesse scrivere un articolo intitolato “Il futuro di Milano è oggi”, quale sarebbe la sua scaletta di argomenti?
“Con una metafora, il primo ragionamento macro che farei è questo: Milano ha 1 milione e 200 mila soci: i suoi abitanti di tutte le estrazioni e provenienze. Deve aumentare il valore per ciascuno di loro in termini di quota sociale nella città. Il mio obiettivo oggi non è costruire una città da 5 milioni di abitanti, ma di costruire i servizi che consentano a 1 milione e 200 mila abitanti di stare meglio, di accrescere il valore della loro quota sociale. In un momento economico così particolare e critico, anche in termini di valori e di cultura, trovo sia complesso pensare all’edilizia come panacea di tutti i mali. Possono servire nuove case, ma bisogna lavorare soprattutto sui servizi per chi già vive a Milano. Forse tra dieci anni il quadro di riferimento sarà diverso e vivremo in un altro modo la città. Parliamo di una città viva, della civitas, non di un insieme di edifici”. Milano si sta preparando per l’EXPO 2015. Come si può concretamente mettere insieme cultura del saper fare, poter fare e dover fare? “Una premessa, doverosa: considero straordinaria l’intuizione del sindaco Moratti legata ad un’idea di Expo smaterializzato. Tutte le esposizioni universali del passato hanno restituito riferimenti iconici e fisici molto forti delle città. Dalla torre Eiffel a Parigi al ponte di Calatrava a Siviglia. Invece l’idea del sindaco Moratti è stata: connettiamo attraverso l’Expo quanto già c’è a Milano, recuperiamo le vie di terra, il progetto leonardesco delle vie d’acqua, costruiamo un sistema di connessione dei parchi di cintura della città con il centro storico, perfezioniamo il sistema delle metropolitane e quello delle acque di recupero, l’offerta di illuminazione urbana, aree verdi e isole pedonali…. In sintesi, prefiguriamo una nuova idea di città che vada oltre sei mesi, il periodo di durata dell’ esposizione. Ritengo inoltre positivo l’aver individuato un tema così fertile di declinazioni qual è Nutrire il pianeta, Energia per la vita. Anche piccoli passi possono diventare significativi in questo senso per cambiare sguardo. Milano ha forti contraddizioni, l’innesto di nuove etnie, innanzitutto. Penso a via Padova, via Lecco, via Paolo Sarpi, tutte zone molto calde. Immaginare che la loro riqualificazione non passi semplicemente attraverso un ridisegno legalitario, ma anche attraverso un sistema di rivalutazione delle specifiche vocazioni e di sperimentazione progettuale diventa propositivo. Una città che stimola il sorriso rende più felice l’esistenza. Diffondere la conoscenza del bello nel quotidiano, fin dai bambini delle elementari, un’azione terapeutica. Nello specifico via Padova, l’asse che va da piazzale Loreto a Crescenzago, è un modello eclatante di
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IL TAVOLO DA PRANZO ANNI QUARANTA CIRCONDATO DA ARREDI DI RECUPERO E SEDIE DI DESIGN contemporaneo. LA LIBRERIA è DE PADOVA, DESIGN dieter rams. dettagli di INTERESSI personali: libri e riviste di architettura degli anni trenta. “ma i miei libri di riferimento restano il piccolo principe di antoine de saint-exupéry e lezioni americane di italo calvino” DICE terzi.
tensioni etniche ed estetiche, una Babele vitale, multiforme, eterogenea: cinesi, maghrebini, filippini, latinos…50 nazionalità in quattro chilometri, un’energia incredibile, tra mercatini, kebab point, associazioni, un laboratorio di scrittura creativa, lo spazio Assab One di Elena Quarestani, il parco Trotter, l’abbazia romanica di Crescenzago, le belle ville primi Novecento lungo il naviglio della Martesana. Stiamo pensando di coinvolgerla, durante la settimana della moda del prossimo settembre, con l’iniziativa Milano loves fashion per farne un luogo di incontro e scambio tra soggetti, realtà e culture differenti. Promuoveremo eventi, mostre, incontri e chiameremo artisti, creativi, stilisti e progettisti alla condivisione del progetto con gli abitanti. La risorsa di questa community è proprio la ricchezza di melting pot, il plurilinguismo segnico, materico e oggettuale di forme e volumi, che sono parte di dna umani specifici. Ma, il tema del decoro della città passa anche attraverso operazioni di marketing meno territoriale. Mi spiego: durante la settimana del design dello scorso aprile ho lanciato il tema della divisa dei tassisti milanesi che detta così suona come una boutade ad effetto giornalistico. In realtà lo strumento taxi Milano può diventare il primo biglietto da visita per comunicare l’offerta di servizio pubblico di qualità della città. Mi immagino 4000 vetture circolanti caratterizzate dal segno di un colore iconico, attrezzate di televisori digitali per fornire in tempo reale, on line e in più lingue, tutte le
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informazioni su quanto accade in città e anche di dispositvi POS per il pagamento. Alla fine, è l’idea di un taxi come ente di turismo mobile-itinerante di respiro internazionale”. Abbiamo visto come l’assessore Terzi vive la sua città. Come vive invece la sua casa? “Come la città. All’interno di poche regole, ci devono essere il bello e il sentimento”. Quali sono le qualità spaziali-ambientali per le quali ha scelto questo interno al piano terra di un edificio anni Trenta nel cuore di Brera? “Mi hanno affascinato i suoi spazi e la luce, i soffitti molto alti che hanno consentito di creare dei soppalchi per la zona notte, il giardino che abbiamo costruito dal nulla”. In quale misura ritiene corretto che l’intervento dell’architetto venga riconosciuto come tale in una casa? “Non volevo fare l’architetto a casa mia e in generale non mi piace l’idea della casa patinata, autoreferenziale, definita. Ho soltanto giocato con i colori, diversi, nelle varie stanze. Questa è un’abitazione che si sta lentamente costruendo attorno ad una coppia con un bambino piccolo e ad un figlio adolescente. Vive del nostro divenire e di una quotidianità che ognuno di noi deve ritrovare in maniera assolutamente spontanea, ciascuno con i propri spazi privilegiati e personali”. Di quali oggetti ama circondarsi? “Non seguo una regia. Amo moltissimo i miei libri, la collezione di riviste di architettura degli anni
Trenta, le vignette che mi ha donato Forattini, i disegni dell’impresa Pater che ha costruito Casa Mussolini a Predappio e a Riccione. E poi il sofà Chester d’antan scovato in un negozio di antiquariato, i tronchi di quercia che mi ricordano le bricole veneziane, il tavolo anni Quaranta...”. Con quale architettura e architetto sente delle affinità? “Apprezzo le opere degli organicisti, di Oscar Niemeyer e di Frank L.Wright, che sono riusciti a costruire un sistema di relazione armonica tra artefatto e natura. Un altro progettista che amo è Massimiliano Fuksas, perché è un grande costruttore di scenografie”. Invece nel settore design a chi vanno le sue preferenze? “ Sul piano teorico, a Tomás Maldonado. Nella quotidianità, trovo che Fabio Novembre sia il designer vivente per eccellenza, perché ritrovo in lui quelle caratteristiche in cui mi riconosco: è leale, generoso, rigoroso, con una forte poetica; un grande uomo della contemporaneità”. Quali sono i suoi hobby? “Sono un fanatico della musica, tutta, da quella elettronica alla classica, da Bach a Vivaldi. Cerco poi di rimanere sportivo: un passato da pallavolista, un presente da maratoneta (ho fatto tre volte la New York City Marathon) e una quotidianità che nella giornatatipo ideale cerca di non perdere la sfida a ping pong con Silvia, dopo colazione”. Qual è l’ultimo film che ha visto ? “Come Dio comanda di Gabriele Salvatores”.
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L’ULTIMO SAGGIO DELL’ECONOMISTA RIFKIN (MONDADORI 2010) TRATTA DEGLI SVILUPPI SOCIOLOGICI E TECNOLOGICI DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA. LO STUDIOSO ANNUNCIA L’ESPANSIONE DELLE SMART GRIDS COME CONDIZIONE IRRINUNCIABILE PER UN FUTURO SOSTENIBILE.
SmaRT GrIDS, L’evOLuzIOne DeLL’eNerGIa testo di Antonella Galli
SONO LE GRIGLIE INTELLIGENTI, RETI SENSIBILI PER LO scambio E IL controllo DELL’ENERGIA. PER Jeremy Rifkin RAPPRESENTANO IL ‘SISTEMA CIRCOLATORIO’ DELLA Terza Rivoluzione Industriale. PER Enel SONO GIÀ UNA REALTÀ.
IN BASSO A SINISTRA, JEREMY RIFKIN. CON LA FOUNDATION OF ECONOMIC TRENDS DA LUI CREATA, LO STUDIOSO STATUNITENSE PRESTA CONSULENZE AI PRINCIPALI GOVERNI EUROPEI SU TEMI SOCIO-ECONOMICI E AMBIENTALI. NELLA PAGINA ACCANTO, L’IMMAGINE CHE SUPPORTA LA CAMPAGNA DIVULGATIVA DI ENEL SULLE RETI INTELLIGENTI, AMBITO IN CUI L’AZIENDA STA CONDUCENDO IMPORTANTI PROGETTI INTERNAZIONALI.
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ra le visioni più suggestive comparse tra i chiostri e i giardini della Statale di Milano lo scorso aprile durante l’evento Think Tank di Interni c’era certamente la Smart Grid Gallery di Jaime Hayon, installazione narrativa del designer madrileno realizzata in collaborazione con Enel, che rappresentava in chiave domestica le fonti rinnovabili e le reti intelligenti di energia: in una stanza dalle pareti a reticolo un tavolo con il piano a pannelli fotovoltaici trasmetteva energia a un mobile ricoperto di piccole eliche e a vasi rotanti, a loro volta generatori di energia. Produzione, controllo e trasmissione di energia pulita venivano in tal modo riportati all’interno della dimensione abitativa.
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Questo concetto forte emerso dal ‘serbatoio di pensiero’ di Interni scaturisce da un tema di grande attualità, relativo alle reti intelligenti di energia, tecnicamente definite ‘smart grids’, che costituiscono un nodo cruciale dello sviluppo tecnologico ed economico prossimo venturo. Tra i più autorevoli sostenitori dell’importanza decisiva delle smart grids c’è Jeremy Rifkin, economista e guru dello sviluppo sostenibile, scrittore di best sellers di tema socio-economico e consigliere di governi e amministrazioni. In un saggio pubblicato nel 2008 da European Energy Review Rifkin aveva presentato il nucleo di riflessioni sulla questione energetica, ampliato poi nel suo ultimo libro La civiltà dell’empatia, pubblicato a marzo da Mondadori. Nel saggio lo studioso sostiene che “nella storia mondiale sono avvenuti grandi cambiamenti essenziali quando si è verificata una convergenza tra nuovi regimi energetici e nuovi regimi di comunicazione”.
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All’inizio dell’era moderna il motore a vapore ha incrociato la stampa dando origine alla Prima Rivoluzione Industriale; nel XX secolo il motore a carburanti derivati dal petrolio ha sostenuto, insieme alla comunicazione elettrica di prima generazione (telefono, radio, tv), la Seconda Rivoluzione Industriale, ormai al tramonto. Infatti è innegabile, per Rifkin, che ci troviamo alle soglie della Terza Rivoluzione, di cui internet costituisce il regime innovativo dell’informazione; e il nuovo regime energetico da cosa è rappresentato? La prima, semplice risposta è: dalle fonti rinnovabili di energia. Certo, ma secondo Rifkin a cambiare non sarà solo la qualità dell’energia; la produzione, per essere davvero sostenibile, dovrà diventare diffusa e accessibile a tutti. Singoli edifici, addirittura singoli nuclei familiari dovranno poter produrre energia pulita e scambiarla con facilità, regolandone i flussi a seconda dei bisogni di tutta la rete nazionale, europea, infine mondiale. World wide web e smart grids rappresenteranno rispettivamente il sistema nervoso e quello circolatorio della civiltà che ci attende, che lo studioso statunitense non esita a definire dell’empatia, proprio per la capacità dell’uomo di quest’epoca di sentire e condividere i bisogni altrui. Rifkin, solitamente positivo nelle sue visioni, non è un idealista. Ritiene che la Terza Rivoluzione Industriale sia un percorso obbligato, generato da tre emergenze: la crisi finanziaria globale, la crisi energetica legata al petrolio, il cambiamento climatico. Tre fattori che pongono un’urgenza per il pianeta mai verificatasi in precedenza.
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Se la rete informatica è già una realtà, le reti energetiche sono in divenire. Enel si colloca tra i capofila di questa trasformazione, guidando sulle smart grids progetti di importanza internazionale, come spiega Livio Gallo, direttore della divisione Infrastrutture e Reti di Enel: “Stiamo agendo a tutto campo grazie alla leadership tecnologica a livello mondiale, acquisita in base al nostro progetto telegestore che ha visto l’installazione, solo in Italia, di 32 milioni di contatori elettronici. Tra le iniziative più rilevanti, abbiamo avviato Energy@Home con Electrolux, Indesit e Telecom Italia, per lo studio e lo sviluppo di servizi basati sulla comunicazione tra gli elettrodomestici di Electrolux e Indesit, l’infrastruttura del nostro telegestore e quella di telecomunicazioni su rete broadband fissa e mobile di Telecom Italia. Si tratta di un passo avanti verso lo sviluppo delle smart grids, che consentiranno l’invio di informazioni agli elettrodomestici che potranno autoprogrammarsi in base alla disponibilità e al prezzo dell’energia, entrando in funzione nelle ore non di picco dei consumi e a minor costo, evitando che il contatore si stacchi per sovraccarico, bilanciandone automaticamente il consumo senza compromettere la corretta esecuzione dei cicli”. L’evoluzione delle reti intelligenti per l’energia comporterà un coinvolgimento attivo dell’utente nella generazione e nella gestione. Come conferma Livio Gallo: “Le smart grids rivoluzioneranno il rapporto tra il consumatore e la rete elettrica, che diventerà bidirezionale. Il cliente infatti, può ora divenire anche produttore; la rete deve quindi essere in grado
Sopra, Una visualizzazione schematica delle reti intelligenti, con i nuovi strumenti di accumulo, monitoraggio e distribuzione di energia ricavata in modo diffuso e da fonti rinnovabili. accanto, L’installazione Smart Grid Gallery di Jaime Hayon con Enel all’Università Statale di Milano, per l’evento Think Tank, aprile 2010 (foto A. Otero).
non solo di distribuire energia agli utenti, ma anche di ritirare l’energia generata in casa. Il risultato sarà una rete elettrica in qualche modo simile a Internet, in cui gli utilizzatori, interrogandosi e scambiando le opportune informazioni, potranno definire localmente i flussi di energia. La rete dovrà quindi offrire la possibilità di conoscere il prezzo dell’energia, dando modo ai clienti-produttori di decidere se consumare in quel momento oppure spostare i propri consumi in ore di minore carico, valutare l’opportunità di generare loro stessi l’energia, quanta e quando”. Le smart grids prospettano un nuovo ruolo delle abitazioni come piccole centrali di energia e una posizione inedita di gestore diffuso che spetterà a ciascun nucleo familiare e privato. Quindi una democratizzazione del potere, sino ad ora centralizzato, della produzione di energia. E una nuova assunzione di responsabilità da parte dei privati nella partita decisiva dello sviluppo sostenibile.
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Smart grids, l’evoluzione dell’energia / 15
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Il senso dell’odore
di Cristina Morozzi
Ci sono migliaia di odori al mondo, ma mancano le parole per definirli. Sissel Tolaas, nel suo laboratorio di Berlino, ne ha raccolti 6730 e con la sua attivitĂ scientifica e artistica cerca di allenare le persone a percepire quelli della realtĂ quotidiana.
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Sopra: Talking nose a Mexico City, 2007, un progetto sugli odori come informazioni, sistema di comunicazione e come strumento per l’orientamento. Nella pagina accanto: Un corpo nudo femminile come metafora dell’odore corporeo (foto Guido Papa). Ogni persona ha il proprio odore. Il sudore è un segnale di riconoscimento; Ha il potere di attrarre o repellere. Sissel Toolas ha sintetizzato le molecole del proprio sudore per ‘profumarsi’ con il suo vero odore. un ritratto di Sissel Tolaas. Le bottiglie EA (East) e SO ( South) con odori che identificano il Mitte e Neuklon, due aree geografiche di Berlino, e la bottiglia SOEA che combina i due odori. Un progetto proposto alla Biennale di Berlino del 2004. (foto archivio Sissel Tolaas)
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uando dissi ai miei amici che i panini alla cannella che avevamo comprato dal fornaio avevano perso il loro profumo, mi presero in giro... Mi spiegarono che quel meraviglioso odore di cannella è in realtà un aroma artificiale che viene spruzzato nel locale. Ingannati dal profumo, i clienti non vedono l’ora di toccare con mano questi panini, mentre sul retro non c’è nemmeno il forno... Si potrebbe chiamare tutto questo una illusione perduta. Ma si potrebbe anche dire che il negozio si è trasformato in una impostura” (Orhan Pamuk, Altri colori, 2008, Einaudi). Sissel Tolaas, norvegese, un esplosivo concentrato di energia vitale, cresciuta in Islanda, studi in Polonia e Russia, residente a Berlino, nove lingue parlate correntemente, scienziata, chimica, linguista, e artista (l’arte è la professione che le consente di
usare tutte le sue competenze), si occupa di odori per smascherare le imposture. Nel suo laboratorio olfattivo di Berlino, fondato nel 2004, ha archiviato 6730 odori, raccolti in oltre venti anni di ricerca. “Colleziono odori invece di scrivere un diario”, dichiara sulla copertina del numero odoroso (le pagine, basta sfregarle, sprigionano 12 essenze) Mono-Kultur (Berlino, Spring 2010) a lei dedicato.“Non profumi, (le imposture), ma gli odori cattivi”, come dice ridendo, “cioè quelli della vita reale, dei luoghi, delle persone, delle sensazioni”. Anche le emozioni hanno un odore. La paura, ad esempio, modifica radicalmente la composizione chimica del sudore. L’odore naturale è difficile da controllare, racconta la verità delle persone e dei luoghi. “Un tempo”, sostiene Sissel, “le città e le persone offrivano un vario e intenso mix di odori che disegnava una mappa olfattiva
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Kurdistan iracheno, Il mercato delle spezie: Odori piccanti ed eccitanti. Kurdistan iracheno, Una macelleria: odore di sangue e carne putrida. (foto Guido Papa)
utile all’orientamento. Con l’avvento della civiltà ‘pulita e deodorata’ stiamo perdendo l’uso dell’olfatto (oggi le fragranze rappresentano un giro d’affari da 5 bilioni di dollari). Per orientarci ci rimane solo la vista, il senso ormai dominante cui viene affidata la conoscenza e l’esperienza”. È l’olfatto, invece, il nostro senso primario, il più primitivo e il più potente. Chi perde l’olfatto cade in depressione e può arrivare, persino, al suicidio, come è accaduto al cantante degli INXS Michael Hutchence. I neonati odorano la madre, prima ancora di riuscire a distinguerla. “Si dice che il denaro”, prosegue Tolaas, “non abbia odore. Invece c’è l’ha. È un odore secco, molto simile a quello del rame”. Con l’aiuto di tecnologie avanzate, nel suo laboratorio Sissel l’ha riprodotto e l’ha utilizzato per una nuova carta di credito, sostituendolo al consueto odore di plastica. Non solo. Ha distillato l’essenza odorosa della ‘svedesità’ su incarico della Volvo: i luoghi e, persino, le nazioni hanno un proprio odore, bisogna imparare a riconoscerlo, rieducando il senso dell’olfatto. “La modernità e la ricchezza”, continua,” non hanno odore; la povertà, invece, puzza. Anche i musei d’arte contemporanea ne sono privi”. È nei musei che Sissel porta i suoi campioni di odori quotidiani: della paura, della povertà, delle varie umanità, e fa in modo che trasudino dai muri per risvegliare nei visitatori, attraverso il naso, la coscienza delle diversità, delle emozioni, delle alterazioni di coscienza. “George Orwell”, aggiunge, “sosteneva che l’intolleranza e i pregiudizi iniziano dal naso”. L’odore ha un’importante valenza politica: la tolleranza presuppone l’accettazione degli afrori altrui. Il razzismo è, prima di tutto, olfattivo. Alla vista si può mentire, non all’olfatto, il più autentico dei sensi. Sissel potrebbe essere definita un’attivista degli odori. Attraverso la sua ricerca scientifica cerca di reintrodurre nella società gli odori veri, delle razze, del pulito, dello sporco, della paura, della violenza... per esaltare le diversità e l’autenticità, contro l’omologazione e l’impostura prodotte dalla deodorazione. “Gli odori reali provocano”, afferma, “se riescono ancora ad essere provocatori, significa che c’è una speranza di verità”.
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Sopra: un’immagine dell’archivio di Sissel Tolaas dove sono conservati 6730 odori. (foto archivio Sissel Tolaas)
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Il suo laboratorio di Berlino è sponsorizzato dall’ IFF, uno dei più importanti produttori di fragranze artificiali per i grandi marchi. A prima vista un nonsenso, dato l’ attivismo di Sissel a favore dei ‘cattivi odori’. L’IFF ha compreso come il suo lavoro scientifico e artistico, che la porta in giro per il mondo a tenere conferenze (l’ultima HeadSpace nell’aprile 2010 al MoMA di New York, organizzata dal Moma, dalla Parson School in collaborazione con la rivista Seed e con il New York Times) e ad allestire performance e mostre (tra le più recenti, The world is yours, collettiva al Louisiana Museum of Modern Art, autunno 2009), serva alla comunicazione, all’educazione, alla salute, all’architettura, al design. Gli odori hanno la capacità di allenare e resuscitare la memoria. “In quanto stimolatori”, sostiene Sissel, “possono essere impiegati nelle terapie psichiatriche. Utilizzare alcuni odori che hanno significati molto personali può persino risvegliare i pazienti dal coma”. Gli odori sono un linguaggio preverbale molto persuasivo, talvolta aggressivo, come dimostra la Puzzola che si difende secernendo il suo speciale fetore. Possono attrarre o respingere le persone. “Se vuoi essere lasciata sola ad un evento mondano, basta indossare un cattivo odore, come quello della
In alto: Installazione North Est West South alla Kunsthalle di MalmÖ, 1998. Con l’aiuto di uno speciale software sono stati collegati gli odori di 200 diverse città. le bottigliette contenenti gli odori erano sospese su un tavolo rivestito con uno speciale tessuto creato dalla Nasa per neutralizzare gli odori corporei nelle uniformi degli astronauti. La mappa degli odori del centro di Colonia. un’Installazione alla Stazione di Amburgo, gennaio 2004: Il muro sfregandolo restituisce l’odore sintetizzato in molecole. (foto archivio Sissel Tolaas)
Puzzola” conclude Sissel, che l’ha sperimentato personalmente. Tra i progetti futuri, la creazione, con l’aiuto di linguisti e antropologi, di una nuova lingua, il ‘Nasalo’, per dare un nome agli oltre 15.000 odori che percepiamo, ma non sappiamo come nominare. La tenace lezione di Sissel sta facendo proseliti anche tra i classici nasi (i profumieri) L’ultima creazione di Serge Lutens, ad esempio, è un’antifragranza: un odore di pulito, non un profumo, che, per l’appunto, non ha nome. Si chiama solo acqua.
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Il Metodo Castiglioni
di Matteo Vercelloni
A destra: un ritratto di Achille, Livio e Pier Giacomo Castiglioni, 1952, Foto di Walter Laeuber.
pagina accanto: in alto, un particolare Una mostra Nella di modelli di allestimenti del radioricevitore Phonola 547, 1940, di Livio e Pier Giacomo Castiglioni Caccia e architetture di Achillecon e Luigi Pier Giacomo Dominioni; in basso, Domus Ecclesiae, 1955, modello Castiglioni, organizzata da De Padova lo scorso in legno con disegni su cartoncino e stampe, di Achille e Pier Giacomo Castiglioni. aprile, ha permesso di osservare e conoscere un aspetto meno noto della produzione progettuale dei due fratelli: un metodo di lavoro pensato come strumento di ricerca, dal design all’architettura.
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urata da Didi Gnocchi, con un lineare progetto di allestimento di Paolo Di Benedetto, Effetto Castiglioni è stata una delle mostre di maggior spicco di quelle svoltesi durante l’ultimo FuoriSalone, che ha permesso di apprezzare ancora una volta la produzione progettuale dello studio dei fratelli Castiglioni e il loro formidabile metodo di lavoro. Per comprenderne gli sviluppi occorre partire dalla VII edizione della Triennale milanese (1940), da assumersi come un utile ‘sismografo’ per cogliere la crescita del design industriale in rapporto alla cultura architettonica e a margine di quella artistico figurativa. L’evento
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sancisce infatti l’ingresso ufficiale del design nel mondo del progetto italiano, dove si affianca all’architettura e alle arti decorative. Il tema del rapporto tra arredo e produzione industriale è affrontato in modo diretto da Giuseppe Pagano, curatore della Mostra internazionale della produzione di serie, all’interno della quale si documenta la trasformazione dei laboratori artigianali in industrie per la produzione in serie di modelli ripetibili per tutti. Come scrive Vittorio Gregotti lo standard diventa “il principio progettuale, capace di stringere in unità metodologica e ideale, in una forma di comune moralità sociale, ogni atto della costruzione dell’ambiente: ‘dal cucchiaio alla città’ secondo lo slogan di Ernesto N. Rogers con il quale la cultura di quegli anni attraverserà il periodo di guerra”. È in questa edizione che, nella sezione dedicata alla radio, i fratelli Livio e Pier Giacomo Castiglioni, insieme a Luigi Caccia Dominioni, presentano il ‘radioricevitore 547 a cinque valvole’ disegnato per Phonola, che rappresenta in nuce il valore e l’invenzione del design italiano, il particolare e fortunato rapporto tra progetto e industria.
L’apparecchio dei Castiglioni non si nasconde in mimesi d’arredo, piuttosto cerca assonanze con le nuove soluzioni di oggetti tecnologici. Più che un ‘comodino’ (come i modelli a lui coevi) il radioricevitore 547 sembra un telefono e il diffusore sonoro centrale e inclinato verso l’alto, un microfono per parlare. Si rielaborano qui in chiave ‘integrale’, e cioè in stretto rapporto con le possibilità produttive e la razionalità della disposizione delle componenti, le modalità e le qualità d’uso dell’oggetto. Già in questo primo exploit progettuale si delineano alcune vettorialità di riferimento che rimarranno delle costanti nel lavoro dei Castiglioni (anche del solo Achille) per gli anni successivi. Si assiste ad un procedimento che stempera il rigore iconoclasta del razionalismo del decennio precedente a favore di un approccio al progetto più libero e non più ingabbiato in verità precostituite e ideologiche. Forse un po’ in disparte dai temi della ricostruzione fisica e civile del secondo dopoguerra, i Castiglioni affinano un metodo di lavoro e di ricerca che, se da un lato si riconduce alle matrici del funzionalismo, dall’altro si lega al
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pragmatismo del periodo, unito ad una buona dose di ironia e d’invenzione, di osservazione delle tipologie povere e tradizionali, della ‘riscoperta’ dell’oggetto anonimo scomposto per categorie materiche, per componenti e possibilità costruttive. Un’ironia che si ritrova anche in alcuni dei modelli presentati nella mostra organizzata da De Padova, come in quello composto da fette di formaggio per il complesso del Gruppo Rionale Fascista (1940) o nella ‘magica valigetta’ lignea in grado di racchiudere tre soluzioni alternative per la Domus Ecclesia (1955). Insieme a un interesse per l’architettura, declinata, come ha evidenziato la mostra, anche in modo fecondo nel territorio dell’allestimento assunto come terreno di sperimentazione e verifica, i Castiglioni proseguono la loro ricerca nel campo dell’arredo. La sezione del mobile in serie alla VIII Triennale del 1947, dove i Castiglioni sono presenti nello stesso anno anche con l’allestimento della XIV mostra nazionale della radio, denuncia la loro convinzione che alcune sedie tradizionali di autore anonimo, al di là di un interesse di rinnovamento stilistico, possiedano una modernità intrinseca che andava ‘semplicemente’ portata in evidenza, per verificarne le possibilità di inserimento nelle nuove condizioni della produzione seriale. È l’abbozzo del concetto di redesign, di ascolto degli oggetti del quotidiano, dell’indagine sulla ‘forma
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dell’utile’, che porterà i Castiglioni a delineare un procedimento codificato nelle sue necessarie diversità per spingersi sino alla pratica del ready-made con il sedile Mezzadro (1957). Emerge in modo chiaro l’ambito ‘parallelo’ al progetto architettonico e all’industrial design, il terreno di sperimentazione e verifica che i fratelli Castiglioni e poi il solo Achille, svilupperanno con convinzione: l’allestimento. I grandi dischi sospesi, schermi retroilluminati di grande effetto che segnavano la sala della sezione Industrial Design alla X Triennale (1954), diventano ad esempio occasione per pensare alla luce come ‘materiale compositivo’. É forse nel settore dell’allestimento che i Castiglioni coglieranno, più che nel disegno degli oggetti, la
Padiglione RAI, tensostruttura viaggiante, 1967, Achille e Pier Giacomo Castiglioni. Foto notturna e modello di legno e materiale plastico.
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In alto: il Padiglione RAI alla XXXV Fiera di Milano del 1957. Sopra a destra: l’Allestimento della Mostra dell’industrial design alla X Triennale di Milano, 1954, e il Padiglione RAI alla XXXVI Fiera di Milano 1958. Tutti di Achille e Pier Giacomo Castiglioni.
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condizione sperimentale più libera che troverà nei pezzi di design la sua traduzione di scala. Se i ‘pirotecnici’ allestimenti del padiglione della RAI alla Fiera di Milano (dal 1956 al 1963) possono essere letti come ‘esercizi di stile’, i successivi progetti temporanei, dopo la demolizione del padiglione originario, diventano occasioni ambientali oltre che ‘semplici luoghi’ di esposizione del prodotto, pensati come spazi di interazione tra pubblico e operatori messi in relazione attraverso la soluzione architettonica e le scelte di comunicazione. Diversamente, la tensostruttura per la mostra itinerante RAI del 1967 si propone come una sorta di disco volante in materiale traslucido, in parte gonfiabile, in grado di diventare, una volta illuminato
internamente, un segnale architettonico temporaneo nel paesaggio urbano. Quello del progetto dell’allestimento è un percorso che si sviluppa negli anni e che approderà ai progetti di Achille Castiglioni per BTicino (1985-1997) pensati in chiave ‘microurbanistica’ e flessibile. Accanto all’industrial design e all’allestimento, permane così quale tema centrale, non solo in Triennale, quello dell’abitazione e dell’arredo, legando in un’unica e sinergica azione il progetto dell’oggetto e del mobile a quello, se non di uno specifico spazio, di un’idea di spazio d’abitare. Nel luglio del 1957 si inaugura a Como a Villa Olmo la mostra Colori e forme nella casa d’oggi, dove Achille e Pier Giacomo Castiglioni, con la loro stanza arredata,
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modello in formaggio per l’edificio del Gruppo Rionale Fascista, 1940, di Achille e Pier Giacomo Castiglioni.
Nel settore degli allestimenti i Castiglioni colgono, forse più che nel disegno degli oggetti, la condizione sperimentale più libera
annunciano il programma di commistione tra storia e attualità che spiazza le verità razionaliste per sostituire al rigore geometrico di ‘spazi astratti’ una modernità di tipo complesso, definita, più che da preconcetti architettonici, da valori come la libertà di scelta, la provvisorietà, l’accidentalità. I Castiglioni, più che per lo ‘stile’, rimangono un riferimento del progetto italiano per la loro opera complessiva e per il loro ‘metodo’. Il formidabile sodalizio progettuale, estetico e creativo dei due fratelli ha prodotto una sterminata serie di allestimenti, interni, architetture, arredi e oggetti d’uso, percorrendo e sviscerando ogni tipologia, inventandone a volte alcune, anticipando idee e oggetti d’uso, sottolineando lo spessore di una progettualità complessa, trasversale e poliedrica. Si tratta di un ‘gioco sapiente’ che i fratelli Castiglioni (“due corpi una testa sola”, diceva di loro Dino Buzzati), e poi il solo Achille dopo la scomparsa di Pier Giacomo, hanno condotto nel migliore dei modi possibili. Il loro percorso parte dal 1938 per proseguire insieme sino alla fine degli anni ’60 e arrivare a scavalcare il millennio
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con l’opera di Achille, che appare strettamente legata all’insegnamento e alla definizione di un ‘metodo’, esprimendo la continuità di una sensibilità preziosa e fuori dal comune. I risultati progettuali, sia nell’ambito dell’allestimento, sia in quello del design, ancora oggi stupiscono per invenzione e incisività, eleganza e perfezione formale, rimanendo dei punti fermi per ogni progettista e per chiunque si avvicini alla storia del design e dell’allestimento italiani del dopoguerra.
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Sopra: modello per l’allestimento della mostra itinerante Achille Castiglioni Designer, 1984-1986, di Achille Castiglioni con Paolo Ferrari. A sinistra: modello per Casa Craglia a Corvino San Quirico (Pavia), 1974, di Achille castigloni.
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Gaetano Pesce ritratto nel suo studio newyorkese, ubicato nella zona di Broadway, tra prototipi, maquette, modelli dei suoi pezzi di design, che comprendono elementi d’arredo, complementi e oggetti di memoria affettiva. (foto di Simone Barberis)
progetti di Gaetano Pesce testo di Cristina Morozzi
Teorizzatore dell’incoerenza fin dagli anni ’60 e sostenitore di una visione radicale del progetto che accetta l’errore per produrre diversità, L’architetto-designer-artista afferma che le industrie devono essere pluraliste per accogliere le diverse testimonianze del tempo. Come dimostrano i suoi ultimi lavori per Meritalia, Le Fablier e Cassina.
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er parlare di presente con Gaetano Pesce bisogna cominciare dal passato. Lui stesso, del resto, afferma che il contemporaneo diventa rapidamente storia. Non per tracciare la sua biografia, ma per stabilire alcuni punti fermi, che danno conto delle convinzioni che ispirano il suo lavoro, rendendolo anticipatore ed ecumenico. Nel 1965 pubblica, in occasione del congresso La società nell’architettura a Jyväskylä in Finlandia, il primo manifesto “Per un’architettura elastica”, in cui teorizza l’incoerenza. Nel 1968 diventa uno dei leader del radical design.
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Collocati con cura su piani e mensole, oggetti e libri formano il ‘laboratorio creativo’ di Gaetano Pesce. Nella pagina accanto: la zona di intrattenimento degli ospiti, dove Lo studio assume un’aria più domestica. In primo piano, la poltrona Feltri disegnata nel 1987 per Cassina e realizzata interamente in spesso feltro di lana. Nella parte inferiore, il feltro è impregnato di resina termoindurente; il sedile è fissato alla struttura mediante legacci di canapa che contornano anche la parte superiore morbida della seduta. I divani sono una reinterpretazione del modello Colorado progettato da Pesce per Meritalia. (foto di Simone Barberis)
Nel 1971 fonda Braccio di ferro, laboratorio ideologico per la produzione di oggetti sperimentali. Nel 1972 partecipa alla mostra al MoMA di New York Italy the new domestic landscape e realizza un allestimento che include una serie di documenti archeologici per un insediamento immaginario nell’era delle grandi contaminazioni. Nel 1973 afferma che architettura e design devono essere una rappresentazione della realtà. Nel 1975 espone una personale al Musée des Arts décoratifs di Parigi, Le futur est peut-etre passé, dove aleggia un forte odore di muffa (i custodi dovevano spruzzare in continuazione l’allestimento). Nel 1996 la sua retrospettiva al Beaubourg, accompagnata dal catalogo Le temps des questions, è pervasa da un afrore di minestrone casalingo.
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I temi urgenti del presente sono già tutti annunciati: la necessità di sperimentare, l’importanza del realismo e di una visione radicale, l’esigenza di contaminare e di mutare per dare alle cose le diversità che contraddistinguono gli umani, l’importanza dei sensi, odori compresi, per rendere emozionale la comunicazione, la voglia di porsi sempre domande per introdurre anche nell’industria la contraddizione, il senso pacificante della storia. Parliamo dell’oggi e dei prodotti nuovi. “La signora Michela Barona, titolare di Le Fablier”, esordisce Gaetano, “mi manda una mail in cui mi chiede di disegnarle una collezione. Ho guardato i cataloghi dell’azienda, molto ben fatti.
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Alcuni pezzi della collezione L’abbraccio, il nuovo capitolo contemporaneo di Le Fablier realizzato su progetto di Gaetano Pesce. sopra, Armadio in legno raffigurante un lui e una lei. Per la realizzazione dei fianchi dell’armadio Le Fablier ha adottato una soluzione tipica dell’architettura, fino ad ora mai usata nella produzione di arredi. Per seguire le linee sinuose disegnate da Gaetano Pesce sono stati affiancati e incastrati l’uno nell’altro, come avviene nella perlinatura, una serie di listelli di legno sagomati (foto Giacomo Giannini). In alto a destra: Credenze in legno rivestite di resina policroma. Al centro A destra: Sedie in legno e resina rinforzate in metallo; Consolle in resina, il cui profilo riproduce quello di un volto umano stilizzato (foto Giacomo Giannini). In basso: Tavolo rotondo con piano in resina multicolore e gambe in legno. Sulla gamba è riportata la firma di Gaetano Pesce. Nella pagina accanto: la presentazione della collezione L’Abbraccio di Le Fablier presso la Triennale di Milano, avvenuta durante la settimana milanese del design dello scorso aprile. Appoggiata alle finestre prospicienti il parco, la libreria con montati in metallo e ripiani in resina policroma stampata manualmente. Appese le sedie in resina rosse e blu della medesima collezione (foto David Zanardi).
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La produzione classica non mi spaventa, ho sempre spinto il mescolamento. Se hai qualcosa da dire lo devi pronunciare in un contesto nuovo. Accettare di lavorare per le Fablier è una sfida che appartiene al mio DNA. Sin dal 1965, ho sempre predicato l’incoerenza. Con le Fablier sto facendo cose estreme: introduco nuovi materiali, umanizzo gli arredi, esalto la manualità, sperimento tecniche innovative, portando nella produzione industriale la casualità per dare agli oggetti il sapore dell’errore che appartiene all’umano. Credo che oggi non si debba più lavorare sull’astrazione: l’armadio raffigura due persone che si abbracciano. Se si creano degli oggetti-persona, amichevoli, si propone una nuova idea di tradizione”. Michela Barona, convinta e serena, afferma che “nel
tornare alle origini del rapporto con gli oggetti c’è il senso del classico”. “Dicono”, sostiene, “che con i nostri mobili raccontiamo favole. Ho pensato che Gaetano Pesce potesse far sognare. Possiede lo stupore infantile, un modo magico di guardare alle cose e la voglia di continuare a cambiare. Nel suo canto c’è una melodia che s’innesta nelle nostre origini. Mi piacciono le ‘carezze’ di un mobile classico. Mi pare che la sua creatività assomigli alle ‘carezze’. Assieme abbiamo scritto una nuova favola che si chiama Abbracci. In autunno Le Fablier pubblicherà anche un libro di favole scritte da autori, tra i quali Gaetano Pesce, che normalmente non si cimentano in questo genere”. “Con Meritalia”, prosegue Gaetano, “ho realizzato una seduta, simile a un segno
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A sinistra: Poltrona ‘Senza fine’ per Meritalia, 2010, in poliuretano estruso a caldo, disponibile nei colori rosso, blu, giallo, verde e nero. La poltrona ‘Senza Fine’ rappresenta la conclusione di una ricerca iniziata da Getano Pesce con Meritalia nel 1996 con una seduta chiamata Kim che da allora è parte della collezione Aiber a Miami. Questa serie sperimentale è originata dall’estrusione in continuo di un cordolo di silicone, che in modo aleatorio si dispone su uno stampo, fino a che la persona che la realizza considera sufficiente la forma raggiunta. Il processo dà origine a pezzi unici e irripetibili. Grazie alla resistenza agli agenti atmosferici del silicone, ‘Senza fine’ può essere utilizzata anche in esterni. È inoltre dotata di pouf. Sotto: Edizioni del Pesce, serie di 16 lampade, da tavolo, da muro, sospese e da terra, prodotte in resine poliuretaniche e silicone da Meritalia, 2010. con queste Edizioni, che comprendono modelli degli anni novanta e altri più recenti, Meritalia eredita l’esperienza della piccola produttrice di lampade Open Sky, creata da Gaetano Pesce nel 1996. Nella pagina accanto: Divano della collezione La Fiorita, 2010, realizzata da Meritalia con struttura in legno e acciaio, imbottitura in poliuretano espanso a diverse densità e rivestimento in tessuto che ricorda l’erba verde. Il divano, che Gaetano Pesce ha dedicato alla primavera, può essere corredato di grandi cuscini a fiore (foto Giacomo Giannini).
estemporaneo, che appare quasi casuale: una sorpresa, come la nascita. Il nostro rapporto, iniziato nel 2002, quando l’azienda faceva solo forniture, in occasione della mostra GrandHotelSalone organizzata dal Cosmit e curata da Adam D. Thiany, è sempre stato nel segno della ricerca. Con la ricerca s’introduce il futuro nel presente. I miei prodotti hanno aperto all’azienda le porte della distribuzione”. Giulio e Vanna Meroni, che di buon grado si fanno contagiare dal suo fervore creativo e che ce la mettono tutta per realizzare i suoi esperimenti, sostengono che Pesce ha consentito loro di “entrare in un mondo sorprendente e di fare prodotti in grado di mostrare la loro anima”. Prosegue il designer: “Con Cassina, invece, ho rilanciato progetti interrotti vari anni fa: Notturno a New York, una evoluzione del famoso Tramonto a New York, racconta del tempo che
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scorre in una città che amo molto. Il progetto più importante, che rappresenta un’evoluzione del tavolo Sansone del 1980 (non più in produzione), uno dei primi prodotti a porre la questione dello standard, ha un sapore politico. Vuole essere un omaggio all’Unità d’Italia. Sessantuna è un’opera costituita da 61 tavoli tricolori, come il 1861 anno dell’Unità d’Italia, tutti somiglianti ma tutti diversi, che rappresentano la frastagliata geografia dell’Italia. Destinati a disperdersi nel mondo, resteranno idealmente vicini per celebrare l’unicità creativa dell’Italia”. Per Gaetano ricominciare a lavorare alla Cassina, ritrovare gli operai esperti e appassionati che gli consentono di raccontare le sue storie straordinarie, è un po’ come ritornare alle origini. Anche per Cassina riallacciare il rapporto con Pesce è un ritorno alle radici. Gianluca Armento, brand manager del marchio, sostiene che in tempi
difficili bisogna “cercare di aprire finestre sugli orizzonti di un tempo”. “Autenticità”, afferma, “è il nostro mantra. Gaetano Pesce è l’unico che può illuminare il contesto afflitto da troppa seriosità con una provocazione colorita. L’unico capace di creare prodotti portatori di messaggi di speranza. Sessantuna è la concettualizzazione delle diversità che fanno la forza dell’Italia. Con la sua desinenza in ‘a’ è anche un omaggio alla femminilità, la forza di coesione in grado di tenere insieme le diversità”. La creatività italiana è un argomento controverso. “Prima di parlare e criticare”, risponde con enfasi Gaetano, “facciamo dei gesti che l’aiutino. Con Sessantuna, ad esempio, racconto una bella storia politica. È naturale che i giovani stranieri vengano in Italia: abbiamo aziende creative. Un tempo i giovani andavano a bottega. George La Tour, per esempio, imparò dal Caravaggio. Dissento dal pessimismo.
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Divano ‘Notturno a New York’ per Cassina, 2010, con struttura costituita da telai cinghiati in legno multistrato e massello di faggio e imbottitura in poliuretano. Il rivestimento tessile, che intreccia ben 14.000 punti tra trama e ordito, genera immagini ad altissima definizione. ‘Notturno a New York’ rappresenta il secondo capitolo del racconto iniziato da Pesce nel 1980 con ‘Tramonto a New York’, sempre per Cassina (foto Paolo Veclani).
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Sessantuna, collezione di 61 tavoli ideata da Gaetano Pesce e Cassina per celebrare i 150 anni dell’Unità di’Italia. Realizzati in resina bianca rossa e verde e declinati nelle forme delle regioni d’Italia, isole comprese, i tavoli sono utilizzabili separati o aggregati a formare lo stivale. Sono inoltre personalizzabili con una frase, scelta dal cliente, serigrafata sulla gamba dallo stesso Gaetano Pesce. saranno venduti presso i rivenditori Cassina di tutto il mondo, oppure on line tramite offerte sottoscritte e vidimate, visibili da tutti gli acquirenti.
Di grandi creatori ogni secolo ne produce al massimo cinque o sei. Verranno fuori anche gli italiani. Non dimentichiamo che il design è fatto anche dalle industrie: non ci sono al mondo imprese che abbiano la curiosità e la competenza di quelle italiane. Bisogna investire per creare scuole di primissimo ordine. Le strutture pubbliche devono imparare a comunicare la creatività italiana e, prima ancora, a produrre la materia del comunicare, offrendo opportunità. Devono agire. Per fortuna esistono gli industriali che sono interessati a fare cose! L’unicità è una sorta di magnifica ossessione: gli oggetti devono essere compagni, quindi unici… Esiste, però una contraddizione: l’unicità appartiene all’arte; al design, invece, la serie”. “L’arte è sempre stata un prodotto”, ribadisce. “Isabella, sposa diciassettenne del duca D’Este, rifiutò il suo ritratto dipinto dal Mantegna perché
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non le assomigliava. L’arte era una cosa pratica. Aveva uno scopo. Il duca di Milano mandò al re di Francia il ritratto di una donna con le gambe aperte per eccitarlo sessualmente. Tra arte e design non c’è gran differenza. Il design è arte se ci dà prodotti funzionali che ci aiutano nel quotidiano: oggetti che ci danno l’impressione di non essere soli, che sono capaci di trasferire stati d’animo, che portano sensualità nella vita, che sono testimonianze, come la mia lampada Chador (2004), che illumina e ricorda il dramma delle donne islamiche. Anche i futuristi praticavano arte con funzione. Giacomo Balla disegnò gli arredi per la cameretta di sua figlia e, persino, dei gilet… I futuristi hanno gettato le basi per un’idea di arte legata al mondo della produzione. Movimento, macchina, progresso prefigurano l’idea dell’industria. L’Italia ha dato vita al design industriale quando ha chiuso con il Futurismo”.
L’esposizione Il rumore del tempo alla Triennale di Milano (2005) era suddivisa in nove capitoli. Uno riguardava il tema ‘Femminilità e mascolinità come motori de progetto’. “Oggi”, conclude Pesce, “mi interessa la femminilità. Progresso significa dare al femminino la possibilità di esprimersi. Le cose fatte con la testa del femminino possono essere innovative, pur essendo morbide, sensuali, profumate e mutevoli. Nel progetto non bisogna cercare coerenza, monolitismo, ma piuttosto pluralismo e mutevolezza. La sensualità innesca i rapporti. Anche per comunicare bisogna usare i sensi”.
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iù di 450 eventi distribuiti nella città, in zone e spazi oramai identificati come brani urbani ad ‘alto grado di design’, che nella settimana del FuoriSalone si trasformano in attrattivi per il popolo internazionale del progetto e volani per la sperimentazione in senso lato, hanno confermato la validità e la crescita di un evento dove Milano è protagonista. La città ancora una volta è diventata un magico, colorato e luminoso laboratorio-museo en plein air; nuove zone anche lontane dal centro come Lambrate e Isola hanno dato primi segni di vitalità per attivarsi nei prossimi anni come possibili distretti del FuoriSalone, la cui azione sembra a tutti gli effetti irreversibile e in continua espansione.
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Ma alla quantità, a nostro avviso, deve corrispondere la qualità, non solo degli eventi e delle iniziative – che dato il loro carattere spontaneo e autoprodotto sono da questo punto di vista di difficile programmazione e il cui livello è sancito solo in un secondo tempo da critica e pubblico – ma anche dei servizi e della fruizione dello spazio pubblico. Da questo punto di vista appare necessario un coinvolgimento dell’Amministrazione Pubblica perché la lettura del fenomeno non si riduca a quella di una sagra strapaesana. Si tratta di pensare al rapporto tra design e città e non solo in funzione della settimana del FuoriSalone, in modo che agli eventi ospitati all’interno di fabbriche dismesse,
gallerie, spazi di ogni tipo trasformati in luoghi espositivi temporanei, corrisponda, o perlomeno si affianchi, una gestione dello spazio pubblico appropriato. È la città di fatto che diventa il composito e mutevole contenitore delle centinaia di eventi del FuoriSalone. La sua immagine, la sua gestione e, perché no, il suo possibile ‘allestimento urbano’, andrebbe a questo punto affrontato in un sinergico confronto tra pubblico e privato, tra un’Amministrazione che sembra capire la validità e la qualità di un evento preso a modello nel mondo, e la realtà multilineare e complessa del FuoriSalone, fatta di designer e imprenditori, riviste e operatori culturali. (M.V.)
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Classicocontemporaneo foto di Simone Barberis testo di Antonella Boisi
in via manzoni e dintorni, con qualche incursione fuori porta. alla scoperta di case e spazi di ieri e design di oggi, luoghi densi di storia e nuove stanze delle meraviglie, tra sfavilliO di luci, materiali reinventati, alto artigianato e prodigi tecnologici del nuovo millennio.
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effetti speciali allo spazio krizia con ingo maurer e la sua ultima creazione illuminotecnica bangboom! zettel’z (nuova edizione limitata di Zettel‘z 5) in Carta giapponese, acciaio inossidabile, vetro satinato termoresistente, 80 fogli prestampati DIN A5, disegni di Thilo Rothacker.
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Museo poldi pezzoli, nella sala dei trecenteschi (sopra) come un fondale morbido, i moduli tessili componibili clouds disegnati da ronan & erwan bouroullec per kvadrat nel 2009 riprendevano i colori del dipinto di biagio d’antonio. nella sala nera (accanto) c’erano invece i vasi fast di CÊdric ragot per rosenthal studio-line (2007). tutti ospiti inaspettati della mostra omonima organizzata da cosmit in collaborazione con il comune di milano e curata da beppe finessi, con immagine grafica di italo lupi, che ha coinvolto quattro case museo di milano: museo poldi pezzoli, museo bagatti valsecchi, casa museo boschi di stefano, villa necchi campiglio.
Nel salone di museo bagatti valsecchi, altri protagonisti: le poltrone binta (sopra) di philippe bestenheider per moroso (2009) e, nella pagina a fianco, il lampadario-scultura arnolfini di venini (2010) realizzato in collaborazione con studio job, che campeggiava maestoso nell’atrio del primo piano.
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Da kartell, il concept creativo dell’installazione snowflake di tokujin yoshioka, un paesaggio innevato fluttuante e irreale, disegnato con l’incastro di 50.000 bastoncini in plastica trasparente, formava un tutt’uno con la speciale collezione invisibles, serie di pezzi unici (poltrone, divani, tavoli, tavolini) leggeri, trasparenti e monolitici.
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linea, piano, massa, volume e spazio restano parametri di riferimento imperdibili per l’ architetto Daniel Libeskind ritratto riflesso nella seduta altair (in acciaio inox piegato) all’interno dello showroom Sawaya & Moroni dove ha presentato il tavolo e la seduta Torq (sviluppati a partire dagli studi per il Museo d’Arte Contemporanea di Milano) e la collezione Tea Set in argento.
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la galleria assab one, situata all’interno dell’ex stabilimento gea-grafiche editoriali ambrosiane ha ospitato la mostra charles kaisin: design in motion, una retrospettiva di dieci anni di lavoro e ricerca del designer belga, in tema di movimento e materiali riciclati. a destra: newspaper K-bench (2001), panca in carta di giornale riciclata, con struttura a nido d’ape e sviluppo a nastro. sotto: hairy chair (2004), poltrona fatta di strisce di carta di riviste riciclata.
pagina a fianco, ambientato nello scenario di driade, il nuovo nato della collezione charlie disegnato da peter emrys-roberts reinterpreta in chiave contemporanea con curve morbide e lievi impunture, il mito del classico divano in pelle chesterfield e del suo fitto capitonné.
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due delle 23 maquette di effetto castiglioni in mostra al primo piano dello spazio de padova, un percorso nel progetto espositivo di achille castiglioni dagli anni cinquanta al duemila corredato da proiezioni e ritratti. sotto: il modello in legno e cartoncino messo a punto per l’allestimento dello stand bticino 1987, intel, fiera di milano. a destra: nuove pelli, modello in poliplat e carta per l’allestimento nel 1991 dello showroom cassina di via durini 18.
allestita nello showroom di via manzoni, la versione a sospensione della lampada copernico disegnata da carlotta de bevilacqua e paolo dell’elce per artemide si compone di nove ellissi concentriche ricavate da un’unica lastra di alluminio che supportano un circuito di 384 led bianchi. le ellissi ruotano su due diversi assi che orientano l’emissione luminosa e consentono diverse configurazioni. chiuso l’apparecchio si presenta completamente piatto.
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Pensieri Personaggi oGGetti
Andrea Branzi architetto designer teorico storico design
“Da questa settimana emerge un dato complessivo molto importante: il numero delle mostre FuoriSalone, più di 450. Ha superato ampiamente il numeri precedenti, quindi il design continua a espandersi, a crescere. Anche in qualità”.
Ugo Alciati chef
“Il binomio food e design è in crescita. Nella cucina dove una volta bastava che il cibo fosse solo buono oggi invece deve essere anche bello da vedere”.
Antonio Callegari direttore marketing e vendite di Diners Club International
Aquili-Alberg designer
“È tra gli eventi del settore più importanti di Milano e forse di tutta Italia”.
“Salone un po’ pacato ma sempre coinvolgente, le aziende dovrebbero osare di più e credere con tutte le loro forze nella via che vogliono percorre nei prossimi dieci anni. Manca la voglia di assumersi dei rischi”.
vassoio LOrd per skitsch
Yves Behar designer
Alessandra Baldereschi designer
“Il FuoriSalone mi permette di scoprire angoli nascosti e speciali”.
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“Milano è importante per un designer, è un mondo di ispirazione, pensieri e riflessioni e oggi se ne ha bisogno. Servono nuovi oggetti e nuove idee di sostenibilità per creare nuove esperienze” .
Mario Bellini designer
“Mi aspetto che continui a svilupparsi questo clima in cui Milano diventa il centro del mondo. Se ci fosse soltanto Rho Pero non sarebbe sufficiente a far sì che Milano diventi cerniera della creatività internazionale, centrata sulla capacità imprenditoriale italiana” .
Paolo Castelli presidente e art director di Domodinamica
“Al FuoriSalone sicuramente cercherei di dare più contenuto. Premiare chi veramente lo merita chi, in questo momento, ha buone idee. Uscendo dal Salone mi trovo a dover scegliere. Dove vado? È sempre difficile capire qual è la cosa migliore, tutta questa parcellizzazione mi distrae molto e mi dispiace”.
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Barbara de Boni responsabile progetto Dea-Design e Ceip Trentino
“Il FuoriSalone in Zona Tortona ha un’identità molto forte, molto sentita, è una zona ideale”.
“Penso la casa rivolta al consumatore finale, che ama mixare stili e tendenze diverse, un casa che vede insieme oggetti basici…‘supernormali’, come direbbe Jasper Morrison, con oggetti più gridati”.
Ottaviano Ciabatti designer
“FuoriSalone? Credo faccia bene a tutta la città”.
Antonio Citterio architetto designer
Franco Cologni art director Richemont
“Nella storia dei mestieri d’arte il designer, l’artista e il maestro erano la stessa cosa. Questo salone prova che il connubio tra designer e mestiere arte è di fondamentale importanza per il futuro di questa attività. Trovare eredi giovani è difficile, l’inserimento del designer come colui che porta idee e creatività è fondamentale per riqualificare il mestiere d’arte”.
my chair ed. limitata per guzzini
Giulio Cappellini art director Cappellini
“Il Salone è sempre una sorpresa; il design è diventato veramente un fenomeno di costume e Milano è il centro del mondo del furniture design. Ma spero non sia un fenomeno epidermico perché il design è comunque una realtà Carlo Colombo industriale, non bisogna dimenticarselo designer è parte dell’humus industriale”. “I progetti più belli nascono un po’ per caso, per gioco attraverso l’ironia, come insegnava Achille Castiglioni”.
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Odile Decq architetto
“È formidabile che a Milano ci sia tutto questo”.
Diego della Valle imprenditore
“Sono un amante dei mobili, sopratutto di quelli italiani. Con il design ho un rapporto stretto perché è simile a quello che facciamo noi. C’è senso dell’estetica, delle proporzioni, della modernità” .
Michele De Lucchi architetto designer
“Penso al Salone del mobile di quest’anno che è stato bello, soprattutto quando non si parlava di mobili, di divani, tavoli, sedie… Per disintossicarsi bisogna imparare a disegnare i gatti…disegnare i gatti è molto difficile ma, quando si riesce, vengono fuori degli animali bellissimi con degli occhi grandi e le orecchie a punta. Disegnare è ottimo per rilassarsi e vedere le vere proporzioni delle cose”.
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Milano La città del glamour, tutta scintillii e bagliori, glitterata e lussureggiante. E quella del lavoro di gomito, orgogliosamente memore del passato industriale: ruvida ma non meno affascinante. Il Fuori Salone come occasione per scoprire due volti meneghini, dal Centro a Ventura-Lambrate. Come dire, dalle stelle alle stalle. Dove però alloggiano anche purosangue.
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È apparsa all’improvviso. Niente rivendicazioni né marchi, solo una scritta: ilfuturostaarrivando.it (sito rivelatosi poi inesistente). Senza sportelli né parabrezza, aerodinamica fino all’assurdo, nera come una pantera pronta a compiere il balzo, la Batmobil del FuoriSalone era parcheggiata, quasi a simbolo della vita nel fast track, in via durini. Da dove è poi scomparsa senza lasciare traccia. Una vecchia autofficina trasformata in showroom da sei designer olandesi. È l’emblema dell’area espositiva di Ventura-Lambrate, per la prima volta razionalmente organizzata da Margriet Vollenberg e Margo Konings con Mariano Pircher.
doppia corsia foto di Giacomo Giannini - testo di Laura Traldi
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Tanti box diversissimi tra loro e carichi di colore, ma un solo protagonista: il sistema di contenitori, piani d’appoggio e mensole Modern di Piero Lissoni. Con l’installazione Still Life, Moving Life nel suo showroom in Via Durini, Porro ha messo l’accento sulla flessibilità e sulla libertà creativa domestica offerta da Modern.
Cromie a confronto: il total look di Porro in via durini e gli schizzi di colore nello spazio ex industriale occupato dagli studenti del rca.
NELLA PAGINA ACCANTO: UNO SCORCIO DELL’ENORME SPAZIO EX INDUSTRIALE IN VIA CLETTO ARRIGHI IN VENTURA-LAMBRATE, CHE GLI STUDENTI DEL ROYAL COLLEGE OF ART GUIDATI DA TORD BOONTJE E GERRETH WILLIAMS HANNO ALLESTITO COME UN ALBERGO, L’HOTEL RCA. NON PROPRIO A 4 STELLE MA DI SICURO IMPATTO EMOZIONALE!
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1. L’installazione Beta Space dello studio berlinese Beta Tank, alla mostra Design Vertigo da Fendi: uno studio spaziale sulla percezione, fatto di pattern ottici e personaggi veri e irreali.
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L’eleganza del black & white del mondo fashion e gli interior ruvidi dei designer battitori liberi.
2. UNO SCORCIO INTERNO DELL’AUTOFFICINA IN VIA VENTURA, CON IL TAPPETO IN FELTRO ASSEMBLABILE A PIECE OF CARPET DI VIJ5, LA LAMPADA IN ALLUMINIO, LEGNO E TESSUTO DI ONTWERPDUO CON VIJ5 E IL PIANO D’APPOGGIO SIAMESE TWIN IN NICKEL E ACCIAIO DI STUDIO VRAAY. 3. L’AZIENDA DELLA LORO FAMIGLIA DA SEMPRE FA PARALUMI TRADIZIONALI. E LORO LI REINTERPRETANO OGGI CON MOTIVI CONTEMPORANEI. SI CHIAMANO SERVOMUTO E SONO ITALIANI, MA PER IL FUORI SALONE HANNO ESPOSTO TRA GLI OLANDESI, IN VENTURA-LAMBRATE. 4. Una vista d’insieme della mostra Ten Small Atlases curata da Marco Rainò e Barbara Brondi per in Residence: dieci modi di progettare raccontati attraverso altrettante installazioni. Allo spazio Undai in Via Ventura. 5. LA VASCA DA ESTERNI ALIMENTATA A LEGNA DI FLORIS SCHOONDERBEEK E PRODOTTA DA WELTEVREE ALL’INTERNO DELL’INSTALLAZIONE D’ERBA REALIZZATA DAL DESIGNER.
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GIOCHI SOSPESI. IN UN CAROSELLO DI cristalli O IN UN INTERIOR VESTITO DI plastica nera.
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PALLONI NERI COME SOSPESI NEL VUOTO: UN’INSTALLAZIONE DEGLI STUDENTI DELLA SCUOLA POLITECNICA DI DESIGN IN VIA VENTURA. NELLA PAGINA ACCANTO: CENTINAIA DI FOGLIETTI DI CARTA MOSSI DAL VENTO IN UN TUNNEL NERO. UN’IDEA SEMPLICE MA DI GRANDE IMPATTO EMOZIONALE QUELLA DI CISOTTI E LAUBE STUDIO PER L’INSTALLAZIONE DI RCR CRISTALLERIA ITALIANA IN VIA DURINI. IN PRIMO PIANO, LA SERIE ARIA DI MANOLA DEL TESTA.
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1. Recupero e trasformazione sono gli ingredienti dell’espressione stilistica di Maison Martin Margiela. Per Cerruti-Baleri, il marchio belga ha firmato Emmanuelle, una poltrona che nasce dall’accostamento di elementi trovati IN DISCARICA rimessi a nuovo e coperti da una housse. 2. UNO SPAZIO DOMINATO DAL ROSSO, SPEZZATO DALLA LUCE GIALLA DI UNA LAMPADINA IMMERSA IN UNA SFERA RIEMPITA D’ACQUA. GIoCANDO CON COLORI, MATERIALI E TECNOLOGIA, ROLF SACHS HA TRASFORMATO LO STUDIO VISCONTI IN CORSO MONFORTE IN UN LUOGO ALCHEMICO CONTEMPORANEO. 3. Il tavolo Lisca – Anima Mobile dello studio One Piece, realizzato da Cutsystem, con prezioso legno riciclato dallo smantellamento delle sedute di uno stadio in Argentina e rivestito con lamina di piombo. L’installazione con volti di plastica è di Sandro Mazzucato, l’allestimento degli artisti Giulio Menossi e Eugenio Galli.
4.
5.
Contrasti e contrari: L’arte del riciclo invade il centro, Mentre in periferia si punta sul pezzo in limited edition. Per uomini e polli. 4. Breed Retreat di Frederik Roijé: anche per i polli una casa ‘progettata’ e firmata, con tanto di spazi notte e living e illuminazione a led. 5. Arredi a cavallo tra la rigidità del legno e la morbidezza del tessuto, specchi della duplicità della vita. Sono le Domestic Creatures dell’italiana Francesca Lanzavecchia e di Hunn Wai di Sing apore. Educati ad Eindhoven, hanno esposto allo spazio Undai in Ventura-Lambrate.
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In macchina si guida, certo, ma anche si legge, si mangia, si dorme, si gioca… Patricia Urquiola e Giulio Ridolfo hanno rimesso mano all’abitacolo di una BMW Serie 5 Gran Turismo, utilizzando tessuti di Kvadrat e lampade di Flos. Il risultato è una vettura tutta da vivere. Come una casa in movimento.
Slow life: Patricia urquiola propone interior d’auto a misura d’uomo (ma anche donna e bambino!) E la collettiva re.Rurban gli orti mobili.
Nella pagina accanto: L’orto in movimento di Re.rurban, un soggetto multiforme composto da studenti e neolaureati impegnati in una politica di riattivazione degli spazi pubblici milanesi abbandonati, in particolare le cascine.
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Pensieri Personaggi oGGetti
etch per tom dixon
Lapo Elkann creativo
Nicola de Ponti architetto e designer
Tom Dixon designer
“Puoi farlo da te, non devi aspettare la grande azienda italiana, tedesca o giapponese… tu puoi fare la tua propria azienda”.
brooks per minotti
“Mi aspetto di vedere tante novità rispetto alle edizioni precedenti”.
Rodolfo Dordoni designer
Valerio Di Bussolo
“…una buona continuità nel lavoro di tutti.”
responsabile relazioni esterne Ikea
“Mi sembra ci siano basi solide: materiali innovativi, riciclo e attenzione all’ambiente”.
“La creatività è di tutti e non solo di maestri o professori la creatività può appartenere a un dodicenne come a un trentenne, ognuno ha una sua visione, l’importante è dare spazio ai creativi giovani o non, che facciano parte di gruppi che fanno tanta pubblicità o meno, bisogna essere liberi, indipendenti, bisogna essere veri”.
Alessandro Dubini designer architetto
“FuoriSalone iniziativa fantastica anche per l’interazione con la moda. Creare sinergie è essenziale.”
Alexandre Fedotov presidente di Art Trading Group
“Aprile a Milano per gli imprenditori che lavorano nel mobile e nel design, è come il capodanno, è il punto di partenza per gli altri 364 giorni”.
Stefano Ferro managing director di B&B Italia “Usciamo da anni orribili e difficili e
il Salone rappresenta un punto importante per tutti noi. Innovazione e qualità sono per noi elementi fondamentali, per un prodotto veramente nuovo e accessibile. Crediamo nei giovani, sensibili al design”.
Carlo Ducci capo redattore Vogue Italia e Casa Vogue
“Siamo arrivati all’inquinamento per i troppi eventi e così diventa difficile selezionare. Da purista preferirei che accogliesse chi veramente si occupa di design e non chi vuol solo lanciare dei marchi.”
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Stefano Giovannoni
Federico Franchi
“Nutrizione è un tema molto importante perché è un aspetto fondamentale della nostra cultura, in Italia abbiamo riscoperto certe eccellenze; Slow food e Eataly hanno dato un apporto decisivo a questo contesto”.
James Irvine designer
“È stato positivo per molte aziende chiedersi ‘quali sono i bisogni reali della gente?’ invece di pensare al proprio ego”.
Adolfo Guzzini presidente Guzzini illuminazione
“Il design inizia con l’arredamento ed è grazie all’arredamento che l’Italia si è fatta conoscere nel mondo. Attraverso questa manifestazione”.
foto giacomo giannini
arena di luca trazzi
designer
amministratore delegato Schönhuber Franchi
“Il Salone è una delle manifestazioni più ecitanti e più importanti a livello mondiale: combina l’artigianalità e la genialità italiana con il design”.
Maria Luisa Frisa curatrice e docente di moda
“Il design dà una forma di qualità a tutto il mondo con l’eating design, il food design, il sound design”.
Harry & Camila designer
“Al FuoriSalone non aggiungerei niente, ma toglierei almeno l’80%. È troppo grosso, impegnativo e la qualità è bassa”.
Margo Konings fondatrice di Organisation in Design
“La zona Ventura-Lambrate è una nuova opportunità. Abbiamo scoperto questa area dove molte cose sono possibili e abbiamo deciso di essere qui”.
Roberto Gavazzi amministratore delegato di Boffi
“Con il Salone arriva la speranza della fine di una crisi importante. Si capirà quali aziende sanno andare avanti in maniera intelligente”.
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Piero Lissoni architetto e designer
“Abbiamo dato un’ immagine straordinaria a livello internazionale perché le aziende si sono spese, si sono vendute l’anima per esserci dopo un 2009 “sanguinolento”… e poi trovi una città che è totalmente distante, non è nemmeno capace di governare il traffico e l’unica cosa che hanno saputo fare è stato di mettere chioschi di wurstel e altre schifezze in giro ovunque. Chapeau a tutte le aziende, dalle più grandi alle più piccole, che si sono spese con energia, forza e voglia quasi commoventi; poi, giusto o sbagliato, non voglio entrare nel merito. C’è questo duplice binario: da una parte il mondo che produce, il mondo che pensa, il mondo che si fa vedere, che si spende fino all’osso, dall’altra parte l’appartenenza alla pura copertina”.
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In mostra presso la Galleria Suzy Shammah, la nuova collezione Karimoku New Standard disegnata da giovani designer internazionali con la supervisione di Teruhiro Yanagihara di Isolation Unit. Gli arredi – tra cui la sedia Torii, in primo piano – sono realizzati soltanto con legno di scarto proveniente dallo sfoltimento delle foreste giapponesi. Nella pagina accanto: Le lampadine ‘liquefatte’ di Pieke Bergmans sono abbinate a sette oggetti in bronzo dello Studio Job. Nascono così i sette oggetti luminosi e scultorei che compongono la collezione Wonderlamp, presentata e allestita da Dilmos.
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CONCORSI
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1. uno dei tre progetti vincitori del concorso dressed stone, organizzato da antoniolupi con carrara marmotec: il lavabo mira, di claudia danelon. 2. claudia danelon, laureata in disegno industriale presso il politecnico di milano, con il lavabo mira. 3. schizzi di progetto relativi a mira, il lavabo connotato da piani inclinati e realizzato accostando lastre di vetro e marmo.
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Dressed Stone Marmo bianco di Carrara e vetro. A partire dall’accostamento di questi materiali, un gruppo di giovani creativi ha dato vita a dei progetti sviluppati per declinare in maniera originale il tema dell’acqua.
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Lo scorso aprile, in concomitanza con il Salone Internazionale del Bagno, presso lo stand antoniolupi ha avuto luogo la premiazione di Dressed Stone, il concorso rivolto a giovani designer e creativi di età compresa tra i 19 e i 37 anni — organizzato dall’azienda toscana con Carrara Marmotec — ideato per identificare, attraverso l’unione del marmo bianco di Carrara con il vetro, nuovi prodotti destinati ai mondi del bagno e del wellness. Alla competizione hanno partecipato oltre 1000 progetti provenienti da tutto il mondo e a selezionare i migliori progetti ha provveduto una giuria composta da: Luisa Bocchietto (presidente ADI); Paolo Armenise e
Silvia Nerbi (architetti e designer); Riccardo Fattori (designer); Domenico De Palo (designer); Mauro Carlesi (designer); Paris Mozzanti (direttore di Carrara Fiere – Marmotec) e Andrea Lupi (guida creativa di antoniolupi) nelle vesti di presidente di giuria. L’unicità di questo concorso risiede nel premio riservato ai vincitori, che prevede la realizzazione e la produzione del progetto, con tanto di firma del contratto di royalty. L’azienda antoniolupi, infatti, produrrà e metterà in vendita gli oggetti selezionati, come sancito dal contratto fatto firmare ai giovani progettisti vincitori nel corso della premiazione, e che li vede dunque designer a tutti gli effetti dei
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Mobili di frange, sedie fatte di libri, luci che si sciolgono come cera al fuoco. In mostra in zona Brera, l’anima piÚ onirica del progetto: quella che si affida alla libera immaginazione per svelare la poesia nascosta della quotidianità , ma anche per tracciare un percorso alternativo di ricerca ed espressione.
Storie di design foto di Matteo Cirenei - testo di Maddalena Padovani
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Sopra: Ospitata nei suggestivi spazi della Fonderia Napoleonica Eugenia, la mostra Voice in Itinere presenta per la prima volta in Italia 12 designer e artisti del Sol Levante, chiamati per l’occasione a esprimersi sul tema del contrasto luce/ombra che anima la tradizionale casa giapponese. In alto a destra: cMnemòsyne è il progetto presentato da Erastudio apartment-gallery. Le stanze di questo spazio non finito accolgono le ricerche espressive e materiche di alcuni artisti e designer: Riccardo Goti, Ernst Gamperl, Sergia Avveduti. Presentano inoltre i complementi d’arredo nati dal progetto Fragile Memory Box di Erastudio e Plumeria, realizzati da Caneschi Arredamento.
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Nella pagina accanto: Allude al villaggio tribale l’allestimento creato da Edra per presentare la collezione Barbarians. Al piano terra dello showroom di via Ciovassino, i contenitori Cabana e il tavolo Cotto, entrambi di Fernando e Humberto Campana, presentano un nuovo capitolo della ricerca sulle materie prime e sui colori naturali sviluppata dai designer brasiliani.
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Sopra: Porta il nome di Progetto Non Finito la collezione di arredi pensata e prodotta da Emiliano Salci e Britt Moran. Una serie di sedute, tavoli, contenitori, librerie e lampade che si ispirano ai primi mobili industriali per comunità disegnati dai grandi Maestri. In mostra nelle stanze di Dimore Studio. In alto a destra: Realizzata dalla Gianfranco Ferré in collaborazione con la Galleria Rossana Orlandi, la mostra Diversity ha presentato gli ultimi lavori di Nacho Carbonell: 20 pezzi unici, come sempre ispirati al mondo naturale e animale ma realizzati con materiali inediti, che per la prima volta hanno aperto le porte dello Spazio Gianfranco Ferré al pubblico del design.
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Nella pagina accanto. Un allestimento tutto speciale, realizzato all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Brera, per festeggiare i 40 anni di Anfibio, la seduta-letto progettata da Alessandro Becchi che rappresenta un ‘classico’ del design italiano e uno dei prodotti più conosciuti e longevi della collezione Giovannetti.
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Sopra: Dalla collaborazione tra la designer olandese Kiki Van Eijk e Claudia Pignatale, direttore della galleria Secondome, nasce Cut & Paste, una collezione di sette pezzi interamente realizzati a mano che con poesia e ironia rimescolano le forme e le funzioni della quotidianità. In mostra allo spazio Exits. In alto a destra: Presso Edizioni Galleria Colombari, sette paralumi della lampada Plywood Chandelier di Steven Holl per Horm diventano, grazie a un ‘divertissement’ di Mario Bellini, oggetti nuovi e insoliti: un cachepot, un tavolino, un ‘caminetto’ virtuale, delle lampade scultoree.
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Nella pagina accanto: Le sedute della collezione Moroso diventano spunto di partenza e luogo di osservazione del paesaggio grafico ideato da Francesco Simeti e Andrea Sala, i due giovani artisti di origine italiana ma attivi a New York e Montreal a cui Patrizia Moroso ha affidato l’allestimento dello showroom di via Pontaccio.
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Sopra: Una tenda e poi lampade, sedie, arredi e accessori vari realizzati tutti restaurando e assemblando oggetti di recupero: è l’installazione From this day forward con cui il duo di designer inglesi Jamesplumb si è per la prima volta presentato, presso lo spazio Zona K, al pubblico italiano.
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Sotto: Il Piccolo presenta la seconda collezione di Nodus, tappeti unici annodati a mano che combinano le antiche tecniche della tessitura con le visioni del design contemporaneo. Da sinistra: il tappeto Eros di Sofie Lachaert e Luc D’Hanis; il tappeto Campari Soda di Matteo Ragni; il tappeto Circus di Fernando e Humberto Campana.
Nella pagina accanto. la Book Chair fatta di libri e resina e il tappeto Playing With Tradition, due progetti di Richard Hutten. Facevano parte della mostra 3 Spirits allestita da Emmanuel Babled, Paolo Giordano e Richard Hutten presso Arredamenti Stadio.
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Sopra: Il cedro, l’abete, la betulla, il castagno, il larice e il faggio. Sono i primi sei alberi della collezione Bosco disegnata da Michele De Lucchi per Produzione Privata. A queste riproduzioni fedeli in scala 1:100 si affiancano le nuove lampade Spettra e Spettrina (sospese in primo piano e nella versione da tavolo sullo sfondo).
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Sotto: Una veduta del roof garden di 10 Corso Como, con opere e arredi di Kris Ruhs.
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Sopra: Chair Garden, l’installazione dei Nendo nel cortile della Galleria Antonia Jannone. La forma archetipica di uno sgabello si evolve e diventa una panca, un letto, una poltrona... Una ricerca sull’idea dell’arredo che ‘cresce’ in modo naturale e organico.
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Sotto: La mostra Epigrammi di Andrea Branzi presso la Galleria Clio Calvi Rudy Volpi. Piccole figure in ceramica, poggiate su sottili telai in ferro, accolgono fiori, frutta o candele e tracciano brevi racconti sospesi nel vuoto.
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Pensieri Personaggi oGGetti Francesco Lucchese architetto designer
bang boom lÜster per Ingo maurer
“La buona presenza dall’estero è il dato dominante che ha confortato un po’ tutti”.
Italo Lupi grafico
“Le cose più belle a VenturaLambrate. La bella atmosfera che accompagna la straordinaria follia degli olandesi”.
Vittorio Livi presidente Fiam Italia
“Il Salone è un punto di riferimento per ridare slancio al mercato. La qualità di questo salone è indiscutibilmente la più alta che esista a livello mondiale”.
Gerardo Marì designer
“Più positivo rispetto all’anno scorso, non c’è la paura della crisi ed è una bella cosa”.
Ingo Maurer designer
“Dopo tanti anni mi diverto ancora, è una settimana fantastica”.
Andreina Longhi amministratore delegato studio Attila
“In questa settimana la città è bella, c’è in giro gente positiva, anche chi non è addetto ai lavori partecipa in modo intenso, c’è animazione. Non tutto è bello ma non importa. Si è vista buona volontà”.
Jean Marie Massaud designer
“Questo è un buon anno; cominciano a ri-fiorire idee fresche, con la ricerca di vivere meglio, in modo un po’ più responsabile”.
Ross Lovegrove designer
“Improvvisamente c’è un nuovo livello di creativi, tra il design e l’industria, determinati a partecipare. Io lavoro a livello professionale, progetto, comunico… ma i giovani che iniziano, come possono connettersi con le aziende?” .
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Mario Mazzer architetto designer
“Ho cominciato a visitare il FuoriSalone e sta diventando sempre più una kermesse fine a se stessa dove le proposte sono costruite sempre più per stupire e basta, senza una grande logica, solo per stupire”.
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cotto di fernando e umberto campana
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Massimo Morozzi designer e art director Edra
Alberto Meda
“Le idee stanno fuori e quindi bisogna andare a cercarsele fuori. Non bisogna osservare la casa, bisogna osservare quello che succede fuori casa, perché è quello che succede fuori che prima o poi finirà per cambiare la casa”.
Jonathan Olivares designer
“Interessante è stato vedere come, in questo anno di ‘mantenimento’, alcune aziende abbiano mostrato progetti molto interessanti”.
designer ingegnere
Lorenzo Palmeri designer
“FuoriSalone oltre che divertimento è un momento di lavoro, è il risultato di un anno di lavoro”. sparkling chair di marcel wanders
Giuliano Mosconi “Ho visto alcune aziende che hanno investito le loro energie in contro tendenza art director di Tecno “È necessario saper portare rispetto a una situazione di crisi, le capacità e i meccanismi di creatività con volontà di reagire”. italiana nel mondo. È un investimento che indica grande ottimismo in questo momento”. Marco Merendi progettista “L’emozione e la cura del dettaglio fanno la differenza nei progetti. Giampiero Mughini Per coinvolgere le persone e convincerle scrittore e opinionista ad acquistare, la soluzione è proprio “Sono felice quando trovo un piccolo il coinvolgimento emozionale”. oggetto, che premi, si accende ed è una lampada, non dico che si possono fare o si debbano fare le lampade come le faceva Vico Magistretti: una forma perfetta e basta, però devono essere delle lampade! Non ghirigori, pretesti, cose farraginose, barocche, inutili...”. Mario Nanni progettista
Fabio Mondini responsabile vendite Italia Modular lighting instruments
“Il mercato italiano è importantissimo per l’illuminazione. Il design è il gancio di traino per essere competittivi sul mercato”.
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“Credo che sia sempre più importante per i progettisti pensare a delle soluzioni che possono essere utili. Vedo sempre più cose che assomigliano ad altre, vedo sempre più cose che hanno solo nella forma la loro vera identità. Le cose devono essere gioco, divertimento ed esprimere passione”.
Eugenio Perazza presidente Magis
“Sembra di assistere a una gara tra le aziende per diventare sempre più simili, fare tutte le stesse cose. La peculiarità che ci appartiene è di cercare di conquistare delle differenze”.
Gaetano Pesce designer
“Non mi pare facciano molta ricerca… ho suggerito a Meritalia di fare ricerca…”
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foto di Sergio Anelli a cura di Olivia Cremascoli
MUSICAL E FILM CULT AMERICANO, RICCO DI colpi di scena E DI nonsense, CITATO PERSINO DA UMBERTO ECO, PUÒ ESSERE IL RIFERIMENTO IDEALE PER QUESTA TRANCHE DI FUORISALONE, UN PO’ fou, CHE TRAVALICA TUTTI I CONFINI, MISCHIANDO design, arte, artigianato, E SOPRATTUTTO idee originali. ANZI, peregrine.
IN QUESTE PAGINE: ALLO SPAZIO ROSSANA ORLANDI, CERVO A PRIMAVERA E UN MAGGIOLINO TUTTO MATTO, OVVERO (DA SINISTRA) L’INSTALLAZIONE BIG BANG DEL FRANCESE FEDERIQUE MORREL E, DIRETTAMENTE DA BEIRUT, LA VW BEETLE COMPLETAMENTE RIVISITATA DA BOKJA DESIGN, CIOÈ HODA BAROUDI E MARIA HUBRI, DUO FEMMINILE CHE AMA GLI ARREDI VINTAGE E I TESSUTI ANTICHI E ARTIGIANALI, PER COMPORRE PEZZI UNICI.
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in alto: al pac, padiglione d’arte contemporanea di milano, la mostra armando testa. il design delle idee, curata da Gemma De Angelis Testa e Giorgio Verzotti; nella foto, sedia antropomorfa, 1976. titolo: saved by droog. IN pratica: Ogni mese, in olanda falliscono 500 aziende: Che fine fanno i loro prodotti? 5.135 li hanno salvati i droog design affidandoli a 14 designer che li hanno re-interpretati E resi seducenti a fine mercantile. nella foto, XX chair, di Luc d’Hanis & Sofie Lachaert. Nella pagina accanto, in alto: il nuovo showroom di C&C, alias emanuele e piero castellini, quest’ultimo progettista del suo allestimento, anche estemporaneo (passerella sull’acqua, barchette d’argento, nuvole di vapore), in occasione del fuorisalone 2010. presso la corte del centre culturel franÇais, tre serre custodivano decine di preziosissime rose in candido bisquit di porcellana, una differente dall’altra, realizzate a mano all’interno della Manufacture nationale de Sèvres (Parigi) che alle stelline presentava la mostra antologica disco sÈvres.
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uno scorcio dell’ esteso e bucolico atelier forte (in via Corelli), che ha presentato una dichiarazione di guerra all’industria per ristabilire il primato del bello e dell’arte nella vita.di duilio forte c’era inoltre, allo spazio orlandi, un’arzigogolata scrivania (con seduta) in ferro verniciato rosso.
in basso: la Facoltà di Design e Arti di UNIbz ha presentato, nel giardino di danese MILANO, Dream Excursion Module (DEM), modulo abitativo per viaggi fantastici, cioè la tesi di laurea di Joachim Falser, materializzatasi in legno di cirmolo delle Dolomiti e ripartita in tre zone: notte, giorno e toilette.
Nella pagina accanto: presso l’articolata sede di danese milano, lampada a sospensione Odaiba, oggetto tridimensionale scaturito dall’unione di due pezzi identici, progettato da modoloco design workshop (claudio larcher e flavio mazzoni), e cocoa, poltrona in vetroresina e multistrato marino (con verniciatura da esterno), progettata da marc Sadler, che ne ha previsto il posizionamento in tre diverse modalità (seduta,chaise longue o letto).
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matali crasset alla galleria luisa delle piane (via Giusti) si è inventata Volte-face, che propone la coNpresenza di due identità in uno stesso oggetto: girandolo, cioè voltandone la faccia, si passa da una funzione a un’altra. quello simbolico, appeso al muro, ha forma convessa, mentre l’oggetto domestico, di forma concava, diventa elemento d’uso quotidiano: un contenitore o una coppetta.
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NELLA PAGINA ACCANTO: UNO DEI QUATTRO PERMANENT HOSPITALITY SPACES CHE COSTITUISCONO IL TOWN@HOUSE STREET (VIA GOLDONI) PROGETTATO DA SIMONE MICHELI SU CONCEPT DI ALESSANDRO ROSSO. VALE A DIRE: QUATTRO NEGOZI SFITTI TRASFORMATI E RIQUALIFICATI IN QUATTRO SPAZI HOTELLERIE; IN PRATICA, UN APPARTAMENTO CON I PLUS DI UN ALBERGO E UN INNOVATIVO MODO DI URBAN LIVING, DESTINATO A DIFFONDERSI IN VARIE CITTA’ DEL MONDO.
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MIILANO-cina, ossia una settantina di vetrine di negozi di via paolo sarpi, la chinatown milanese, appositamente allestite per il fuorisalone da studenti della NUOVA ACCADEMIA DI BELLE ARTI e da rappresentanti di fama del design italiano. Un’apposita e qualificata giuria che ha visionato tutte le vetrine, ha decretato che la vincitrice È Maria Pecchioli per l’allestimento-vetrina del colorificio sarpi.
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nella pagina accanto: all’interno della wallpaper factory, l’articolata sede di jannelli & volpi, l’installazione progettata da maria cristina hamel doppio senso - my secret room, vale a dire una ‘camera’ che gioca sul concetto di ambiguità, nascosta fra simboli femminili ed erotici. Nell’installazione sono presenti anche arredi, firmati sempre dall’artista-designer.
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Pensieri Personaggi oGGetti
Stefano Ronchetti industriale
“Tutti hanno fatto qualcosa per il Salone, tanti giovani… l’offerta è superiore alla domanda”. horizon platform bed DELLA COLLEZIONE successful living
Maurizio Ribotti amministratore delegato Design Partners zona Tortona
Matteo Ragni designer
“Il mondo è tutto qui, a Milano. Infatti girando per la città ho incontrato imprenditori che finalmente hanno uno spirito nuovo, sono agguerriti, sono ottimisti”.
“Dopo 9 anni, non soltanto grazie a noi, la città è un vero teatro. Zona Tortona è diventato un modello di urban design che in tante città nel mondo ora tentano di copiare. Associamo creatività e innovazione”.
Renzo Rosso imprenditore fondatore Diesel
“È una settimana bellissima… più bella rispetto a quella della moda”.
Marco Rainò architetto e vicepresidente di Turn
“Nella zona Ventura-Lambrate sono riusciti a coaugulare il meglio delle energie positive nell’ambito della ricerca e della sperimentazione del design”.
Carlo Rivetti presidente di Sportswear Company
Nicola Rapetti direttore creativo Dedon
i’m hungry di marry design
“Ci sono cose più valide e meno valide. È importante concentrarsi su prodotti nuovi, spero di essere sorpreso di trovare idee nuove, anche migliori delle nostre”.
Andrea Ribaldone chef
“Qualsiasi piatto servito ha una componente estetica, il piatto sarà più bello e più facile da mangiare, perché una cosa bella è quasi sempre anche buona”.
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“Non so cosa Milano possa dare al design non ho molte aspettative. Io so quello che Milano riceve dal design: aperture, idee, culture diverse. Questa è una città che non è molto capace ad aprirsi e non è in grado di produrre cultura. Questa settimana porta cultura da fuori speriamo di essere capaci di masticarla, sarebbe veramente molto bello. Negli anni ho visto cose interessanti, a differenza della settimana della moda si dà la possibilità anche ai giovani di emergere mentre nel mio settore non siamo capaci. Anche nell’intero Paese non siamo capaci di dare spazio ai giovani. Diciamo che la gerontocrazia è al Alessandro Sartori comando”. direttore creativo di ZetaZegna “Ho visto progetti di giovani realizzati con originalità e con materiali poveri. Una forma nuova di pensare in modo artistico, mentalmente intelligente, al design di interni ed esterni. Quasi come entrare in una città del futuro. Ho avuto quella sensazione di sorpresa che sempre mi accompagna quando vedo qualcosa di completamente nuovo: questo è il mio ideale del FuoriSalone” .
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Vittorio Sun Qun direttore RCS Cina
“Per le aziende cinesi il design è ancora disegno come forma e non è ancora design come strategia”.
Rudi Von Wedel consulente design management
Brigitte Silvera Maxalto Paris
telegiornalista
lazy di michel boucquillon
“Sono emozionata quando vedo Milano così viva, così piena di gente. Sono innamorata di questo momento oltre che per le meravigliose installazioni che ci sono in città, per gli eventi FuoriSalone che rendono tutto estremamente moderno, dinamico. Sembra di stare in una capitale internazionale, dovrebbe durare così tutto l’anno” .
Marco Serralunga amministratore delegato Serralunga
“Forse l’unico problema del FuoriSalone è la logistica e bisognerebbe concentrare le varie aree per temi. Per esempio la zona Tortona è stupenda ma dispersiva. L’imprenditore che lavora in fiera tutto il giorno non ha tempo. Se fosse divisa per aree e argomento sarebbe meglio”.
gianLuca Sghedoni amministratore delegato di Kerakoll
“Il FuoriSalone è un punto di riferimento a livello internazionale. Credo vada dato merito a chi lo ha organizzato, a chi ha avuto l’idea e a chi l’ha portato avanti con perseveranza e con capacità”.
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“Adoro girare per Milano perché ci sono tante idee e tante cose molto interessanti. Preferisco il FuoriSalone alla Fiera”.
Adriana Spazzoli
Studio Pagani Perversi Associati
direttore marketing Mapei
architetti designer
“Il salone è un bagno di creatività”.
“Il FuoriSalone è un aspetto che ci colpisce sempre molto ed è il nucleo centrale di questo momento internazionale”.
Philippe Starck designer
“Coltivo la priorità ecologica che è una necessità: continuare a produrre prodotti per produrre energia. Noi abbiamo bisogno di creativi in tutto, la creatività deve essere in tutto quello che facciamo. Un idraulico deve essere creativo, un giornalista deve essere creativo, tutti devono essere creativi. Siamo in una società in cui non si parla d’altro che di creatività ma se si fa attenzione se ne parla solo a livello di applicazione. Si parla di architettura, di design, di musica, di moda, di tutto quello che volete ma questa non è creatività, ma l’applicazione. È come se si leggesse un libro a partire dal secondo capitolo o se si guardasse un film dalla metà. Non si parlerebbe che della fine invece che delle cause che l’hanno generata. E oggi la creatività è quello che mi appassiona”.
memory per moroso
Francesca Senette
“Ho visto parecchie settimane milanesi del design, questa è la più triste ma con punte straordinarie come l’installazione di Kengo Kuma e John Pawson all’evento Think Tank perché sono poetiche; brutta la Zona Tortona, concreta la Zona Centro”.
Tokujin Yoshiyoka designer
“Il design inteso come sensazione. Quello che le persone provano quando vengono in contatto con l’oggetto”.
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Collaborazioni imprevedibili
foto di Paolo Veclani - testo di Katharina Horstmann
Antichi mestieri e nuove tecnologie: il design contemporaneo esplora le potenzialitĂ di entrambi per trovarne i punti di incontro e le possibili contaminazioni. Nascono cosĂŹ progetti che escono dalle definizioni tradizionali, innovativi e affascinanti nella loro diversitĂ .
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Superstudio Più: le tonalità del blu del vetro di Murano creano la magia dell’installazione IDEATA da Paola Navone per Barovier & Toso. Protagonisti gli chandeliers e le creazioni luminose dell’azienda muranese, tra cui il nuovo lampadario Exagon (in questa pagina).
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Sopra, Via Savona 50: Ideata da Philippe Starck, l’installazione Play with dedon presenta la nuova collezione firmata per Dedon dal designer francese in collaborazione con EUGENI Quitllet. È composta da SEDUTE da esternI, TAVOLI e UNA SERIE DI LAMPADE REALIZZATE IN COLLABORAZIONE CON FLOS. A sinistra, Superstudio Più: versione contemporanea di un bersò Da giardino, La Gloriette di Fernando e Humberto Campana, progettata per la degustazione en plein air, fa parte dell’installazione Clicquotsphere voluta da Veuve Clicquot. Nella pagina accanto, Superstudio Più: la lampada wallpiercing del designer israeliano Ron Gilad, progettata per ridurre al minimo l’impatto visivo, si inserisce nel progetto Soft-architecture studiato da Flos per MOSTRAre come i LED potrebbero sostituire luci individuali venendo integrati in pareti e soffitti.
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Officina: presentato all’interno della mostra Made in Berlin – Open Process, Il progetto STITCHING FURNITURE di Werner Aisslinger, combina tecnologie avanzate e tecniche tradizionali di cucitura per creare una collezione Di oggetti pop-up, tridimensionali, estremamente leggeri. La mostra ha offerto una preview dell’edizione 2010 del Dmy International Design Festival Berlin che si svolgerà dal 9 al 13 giugno.
Nella pagina a destra in senso orario, Superstudio Più: Per Alcantara Design Museum, Matteo Thun e Antonio rodriguez hanno creato Nenufar, installazione composta da quattro enormi ninfee che, oltre a trasmettere l’estetica del fiore, richiama il rispetto per la natura proprio di alcantara. Fondazione Arnaldo Pomodoro: nell’ambito di Inside Art 2010, Laboratorio voluto da Saporiti Italia, i designer Marti Guixé, Mauro Lipparini, Ministry of Design, UdA e Carlos Zapata COLLABORANO ALLA CREAZIONE di un’unica grande panca, divisa in cinque segmenti che si articolano su una superficie di oltre 100 metri. Spazio Vuoto: Mindcraft 10, mostra dedicata all’artigianato danese organizzata da Danish Crafts, presenta tra gli altri il progetto Closet Knitter di Isabel Berglund, un maglione che diventa sedia e una lampada che sembra una parrucca lavorate a maglia. spazio closed: In mostra la collezione United Crystal Woods di Marcel Wanders, ispirata dall’incontro del designer con l’expertise di Baccarat: maestosi candelabri, vasi scultorei in edizione limitata, bicchieri da degustazione e caraffe.
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Via Savona 56: Attraverso la creazione del Milano Design Village il Gruppo Poltrona Frau racconta la versatilità dei suoi marchi, poltrona frau, cassina e cappellini. In un grande spazio convivono armoniosamente i diversi allestimenti che propongono progetti, stili e punti di vista dei numerosi designer presenti con le loro creazioni. Sopra, due vedute dell’allestimento creato da Giulio Cappellini per Cappellini.
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Via Tortona 32: Swarovski Crystal Palace propone diverse interpretazioni del famoso cristallo elaborate da cinque designer internazionali, tra cui vincent van duysen che presenta frost, una barra luminosa, incastonata di cristalli swarovski, che può essere usata da sola o come elemento modulare per creare decorazioni architettoniche di grande effetto.
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a destra, Superstudio Più: L’allestimento Dreamscape riproduce un paesaggio da sogno per presentare la nuova collezione casa Successful Living from Diesel. tra i vari prodotti, anche alcune linee nate da una collaborazione tra diesel e Foscarini, come Perf, lampade perforate, che si ispirano alla tradizione nordafricana con una tecnologia del tutto contemporanea. Galvanotecnica Bugatti: Per la mostra Surprising Ingenuity: Austrian Design, Marie Rahm e Monica Singer dello studio viennese POLKA hanno messo in scena nel vecchio laboratorio la cultura conviviale austriaca.
Nella pagina a sinistra, Superstudio Più: l’installazione flash factory illustra il processo industriale della nuova collezione industry di tom dixon, che comprende anche La serie Void Light. caratterizzate da un doppio spessore del paralume, che riflette e ammorbidisce la luce, queste lampade si rifanno alle medaglie olimpiche e sono declinate nella versione oro, argento e bronzo.
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A sinistra, Superstudio Più: Gas ha presentato 25 Days – A project of real life, un libro-manifesto nato, in occasione di un workshop con dieci giovani creativi, per celebrare il 25° anniversario dell’azienda. Sotto a sinistra, Magna Pars: Il designer francese Ora-Ïto ritratto tra i riflessi del candelabro ‘HO’ di Cristofle, uno dei progetti, da lui realizzati, esposti alla mostra di presentazione del suo omonimo brand.
Nella pagina accanto, Officine Stendhal: Contemplating Monolithic Design, installazione concettuale voluta da sony per presentare l’ultimo lavoro di Edward Barber e Jay Osgerby. I designer esplorano, in una visione sperimentale, come il suono possa essere integrato in oggetti, mobili e architetture contemporanee.
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Il bello racconta
foto di David Zanardi testo di Clara Mantica
Comunicare il design al grande pubblico è compito della Triennale di Milano che, in tempi di salone, ospita allestimenti scenografici e tante declinazioni del progetto: Dalle materie prime – resine, gomme, ceramica, cristalli, plastiche – alle storie nuovissime, o già affermate, di designer internazionali. Grande protagonista la luce che veicola contenuti e atmosfere, fra tecnologie innovative e installazioni a metà strada tra arte e design.
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INdesign INcenter / 103
Nuova edizione di Neoreal, allestita da Canon per esplorare le infinite possibilità dell’immagine digitale. L’installazione è affidata a Kyota Takahashi, artista che ha creato le luci, e Akihisa Hirata, architetto che ha disegnato la struttura poliedrica di grandi dimensioni. L’effetto, in continua trasformazione, sottolinea la vitalità della luce e del colore.
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Sopra: la nuova collezione Mondo di superfici in gomma basate sul Sistema HML che integra cromatismi a decori, a cura di Aldo Bottoli e Giulio Bertagna. I decori sono disegnati da Cibicworkshop, autore anche dell’allestimento.
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IL BELLO RACCONTA / 105
Sotto: Resin solutions, superfici in resina flessibili, elastiche, con colorazioni e consistenze luminose, prodotte da Gobbetto per festeggiare i cinquant’anni dell’azienda.
Nella pagina accanto: Young Creative Poland, Collettiva di giovani designer e architetti polacchi a cura di Miska Miller-Lovegrove. Nella foto, Plopp stool di Oskar Zieta.
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A sinistra: una scorcio dell’installazione Swarovski elements at work. Una serie unica di oggetti per mostrare nuovi modi di utilizzare i cristalli Swarovski, risultato di una partnership fra dieci industrial designer e nove aziende internazionali. Nella pagina accanto: ancora una veduta della mostra Luce tra le dita presso la Fonderia Artistica Battaglia. La mostra di Mario Nanni e Marcello Chiarenza si focalizzava sul riflesso della luce inteso in senso fisico ed emozionale e si sviluppava in un percorso in penombra che intrecciava le opere dei due artisti.
A destra: Luce tra le dita, mostra presso la Fonderia Artistica Battaglia di opere scaturite dal dialogo sulla luce di Mario Nanni e Marcello Chiarenza. Nelle immagini, un Ritratto di Marcello Chiarenza e una delle opere esposte: sculture e libri di luce di Mario Nanni; sculture di metallo, di specchi e libri di luce di Marcello Chiarenza.
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IL BELLO RACCONTA / 107
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IL BELLO RACCONTA / 109
A destra: la mostra di presentazione del nuovo marchio Yii (che significa ‘trasformazione’ e si collega al ciclo della natura), voluto dal TCRI, istituto di ricerca sull’artigianato di Taiwan, per rilanciare i mestieri tradizionali locali con l’aiuto del design. Allestimento di Gijs Bakker. Sotto: Timeless Future, mostra dedicata all’attività decennale di Toshiyuki Kita e alla ricerca del designer focalizzata sull’innovazione tecnologica e, nello stesso tempo, sulla valorizzazione della tradizione artigianale del Giappone. Nella pagina accanto: Ceramic Tiles of Italy Playground, Collettiva di designer e imprese sul tema ‘La ceramica a misura di bambino’, a cura di Aldo Colonnetti. Nella foto Crystal Tile, design Giacomo Sanna per Ceramiche Coem.
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INservice INdirizzi / 111
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N. 602 giugno 2010 June 2010 rivista fondata nel 1954 review founded in 1954
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direttore responsabile/editor GILDA BOJARDI bojardi@mondadori.it art director CHRISTOPH RADL caporedattore centrale central editor-in-chief SIMONETTA FIORIO simonetta.fiorio@mondadori.it consulenti editoriali/editorial consultants ANDREA BRANZI ANTONIO CITTERIO MICHELE DE LUCCHI MATTEO VERCELLONI
Nell’immagine: scorcio della boutique monaco a seoul in corea, progetto di mass studies. in the image: view of the Monaco boutique in Seoul, Korea, a project by Mass Studies.. (FOTO DI/phOTO BY Yong kwam kim)
Nel prossimo numero 603 in the next issue
Interiors&architecture
Case origami
Origami houses
Abitare con l’arte Living with art
INsight
Il Macro di Odile Decq MACRO by Odile Decq
Parchi a tema e città del futuro
Theme parks and future cities
Le storie diAlessi a Monaco Alessi stories in Munich
INdesign
Tavole all’aria aperta Outdoor tables
Recupero, il nuovo lusso
Salvage: the new luxury
Dossier
Seoul World Design Capital Seoul Design Fair 2010
redazione/editorial staff MADDALENA PADOVANI mpadovan@mondadori.it (vice caporedattore/vice-editor-in-chief) OLIVIA CREMASCOLI cremasc@mondadori.it (caposervizio/senior editor) ANTONELLA BOISI boisi@mondadori.it (vice caposervizio architetture/ architectural vice-editor) KATRIN COSSETA internik@mondadori.it produzione e news/production and news NADIA LIONELLO internin@mondadori.it produzione e sala posa production and photo studio rubriche/features VIRGINIO BRIATORE giovani designer/young designers GERMANO CELANT arte/art CLARA MANTICA sostenibilità/sustainability CRISTINA MOROZZI fashion ANDREA PIRRUCCIO produzione e/production and news DANILO PREMOLI hi-tech e/and contract MATTEO VERCELLONI in libreria/in bookstores ANGELO VILLA cinema TRANSITING@MAC.COM traduzioni/translations grafica/layout MAURA SOLIMAN soliman@mondadori.it SIMONE CASTAGNINI simonec@mondadori.it STEFANIA MONTECCHI internim@mondadori.it SUSANNA MOLLICA SILVIA FRASCA segreteria di redazione/editorial secretariat ALESSANDRA FOSSATI alessandra.fossati@mondadori.it responsabile/head ADALISA UBOLDI adalisa.uboldi@mondadori.it assistente del direttore/assistant to the editor BARBARA BARBIERI barbara.barbieri@mondadori.it contributi di/contributors: CRISTINA BONINI PATRIZIA CATALANO ANTONELLA GALLI MICHELANGELO GIOMBINI KATHARINA HORSTMANN SERGIO PIRRONE LAURA TRALDI fotografi/photographs SERGIO ANELLI SIMONE BARBERIS SANTI CALECA MATTEO CIRENEI ALBERTO FERRERO GIACOMO GIANNINI NICOLÒ LANFRANCHI ANDRES OTERO GUIDO PAPA ALICE PEDROLETTI LAILA POZZO MARINO RAMAZZOTTI HENRY THOREAU PAOLO VECLANI MIRO ZAGNOLI DAVID ZANARDI promotion ADRIANA AURELI
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ARNOLDO MONDADORI EDITORE 20090 SEGRATE - MILANO INTERNI The magazine of interiors and contemporary design via D. Trentacoste 7 - 20134 Milano Tel. +39 02 215631 - Fax +39 02 26410847 e-mail: interni@mondadori.it Pubblicazione mensile/monthly review. Registrata al Tribunale di Milano al n° 5 del 10 gennaio1967. PREZZO DI COPERTINA/COVER PRICE INTERNI € 8,00 in Italy PUBBLICITÀ/ADVERTISING Mondadori Pubblicità 20090 Segrate - Milano Pubblicità, Sede Centrale Divisione Living Direttore: Simone Silvestri Responsabile Vendite: Lucie Patruno Coordinamento: Silvia Bianchi Agenti: Ornella Forte, Claudio Bruni, Fulvio Tosi Agenzie e centri media Lombardia: Patrizia Rossetti Tel.: 02/75422675 - Fax 02/75423641 www.mondadoripubblicita.com Sedi Esterne: LAZIO/CAMPANIA CD-Media - Carla Dall’Oglio Corso Francia, 165 -00191 Roma Tel.: 06/3340615 - Fax: 06/3336383 email: carla.dalloglio@tiscali.it PIEMONTE/VALLE D’AOSTA Comunication & More Fulvio Tosi - Luigi D’Angelo Via Bologna, 220 - Int.17/13 - 10154 Torino Tel.: 011/8128495 - Fax:011/2875511 email: communication2@mondadori.it TRIVENETO Luciana Giacon Riviera Paleocapa, 54 - 35100 Padova Tel/Fax: 049/8725245 email: luciana@giacon.net EMILIA ROMAGNA/SAN MARINO Universal Italiana - Lucio Guastaroba Via A. Pulega, 7 - 40133 Bologna Tel.: 051/4845749 - Fax: 051/4846394 email: info@universalitaliana.it TOSCANA/UMBRIA Marco Marucci - Gianni Pierattoni Paola Sarti - M.Grazia Vagnetti Piazza Savonarola, 9 - 50132 Firenze Tel.: 055/500951- Fax: 055/577119 email: mondadoripubblicita.fi@mondadori.it ABRUZZO/MOLISE Luigi Gorgoglione Via Ignazio Rozzi, 8 - 64100 Teramo Tel.: 0861/243234 - Fax: 0861/254938 email: monpubte@mondadori.it PUGLIA/BASILICATA Media Time - Carlo Martino Via Diomede Fresa, 2 - 70125 Bari Tel.: 080/5461169 - Fax: 080/5461122 email: monpubba@mondadori.it CALABRIA/SICILIA/SARDEGNA GAP Srl - Giuseppe Amato Via Riccardo Wagner, 5 - 90139 Palermo Tel.: 091/6121416 - Fax: 091/584688 email: monpubpa@mondadori.it ANCONA Annalisa Masi Via Virgilio, 27 - 61100 Pesaro Cell.: 348/8747452 - Fax: 0721/638990 email: amasi@mondadori.it ABBONAMENTI/SUBSCRIPTIONS: Italia annuale: 10 numeri + 3 Annual + 2 Interni OnBoard + Design Index Italy, one year: 10 issues + 3 Annuals + 2 Interni OnBoard + Design Index € 89,50
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Interni giugno 2010
INtopics
editorial
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INsight p. 1
Once again this year, our June issue is about that phenomenon – the only one of its kind in the world – known as the FuoriSalone of Milan. Not only because we are proud to narrate this major media event that Interni invented 20 years ago, but also because the event itself has spread, achieving wider and more versatile appeal, giving our city visibility and creative verve that happen only once a year. After the dark period of the recession the desire to break out of the doldrums was strong, both for companies and designers, who wanted to make a comeback with concrete messages and products (but also with installations to revive hopes and dreams). The audience was also ready, proving that over the years people have learned to look forward to this moment of festive urban vivacity. The number of participating brands from outside the strict confines of the furniture sector demonstrates the great magnetism of this appointment: at least thirty fashion brands were on hand with shows that for the first time reflected a pertinent interest in design culture, and quite a few auto makers also rose to the occasion for the official debuts of new models. Their participation proves that the FuoriSalone has become a major stage on which everyone wants to act, taking advantage of the truly exceptional visibility it provides. Many people were saying that this April was an initial ‘test’ for the future, when Milan will host Expo 2015. Certainly the creative energies and private economic resources called into play by this event offer a model for the public administration, which will carefully examine the ideas and indications generated for the work that remains to be done over the next five years. Gilda Bojardi
INteriors&architecture Wooden sky
p. 2 project Shigeru Ban - Jean de Gastines & Philip Gumuchdjian photos and text Sergio Pirrone
Centre Pompidou Metz, exhibiting the largest collection of contemporary art in Europe, also programs performances, research projects and conferences. An impressive work of architecture that mixes iconic references to the Japanese tradition with avant-garde construction technologies. In the heart of Europe, a crossroads between Paris and Frankfurt, Brussels and Zurich. Metz, the capital of Lorraine, five European countries within a radius of 200 km, has seen plenty of crosses in its day. Those of the Third Reich, those of other wars between France and Germany, two countries that have always fought over this town, which became a military center due to geographical position. On the Moselle River, it has conserved its austere, elegant towers and buildings, now the homes of universities, cultural centers, hosting discussions on how to take advantage of the potential of this territory. Financed mainly by the 40 municipalities of the Metropolitan Region of Metz, the new Centre Pompidou Metz has a local vocation and a global character. An offshoot of the Parisian Centre Pompidou, it will mainly show the works of the National Museum of Modern Art (MNAM), the largest collection of its kind in Europe, to help revive the hopes of a region in a state of crisis. Launched in 2003, the international competition for the facility was one by the odd couple of Shigeru Ban and Jean de Gastines, who after previous collaborations on French soil opted to work in a quartet, together with the English architect Philip Gumuchdjian and the omnipresent Arup. Having just barely lost the competition for the World Trade Center in New York, Shigeru understood how important it was to carve his name into the history books, of a city, a nation and of contemporary art. He built the Paper Tube Studio on the steel roofs of the Parisian Pompidou and began to tirelessly work on an enormous white sugegasa, the traditional conical straw hat of Japanese peasants in the rice fields. White as the snow that rests on the teflon canvas slopes, protection from the noises made by passing trains on the tracks. White as the force of a pure idea, with its delicate sound, the light of a sheet that protects a cultural complex of 12,000 sq meters, almost half of them set aside for exhibition space. The intrados is a membrane of translucent fiberglass that filters the glare and keeps out the cold, supported by a structural grid of laminated wood that surrounds a 77-meter metal spiral. As in 1977, when Renzo Piano and Richard Rogers stored a steel ship in the historical heart of Paris. That peerless off-scale feature finds solitary expansion in Metz, with two gardens and a terrace that discreetly reveals its presence behind the central station. Its steel and cast-iron jaws, its stone face, are the smile of the city on Place General de Gaulle. Crossing the plaza, from a room in one of the many hotels, you open a window and wonder what happened to the new symbol of the city. Two white parallelepipeds, then a third, appear suspended, piercing the white wave. With a length of 87 meters and a width of 15, they point to opposite horizons and historical monuments, through full-height glazings. They contain permanent contemporary art collections, levels suspended on a box of steel and glass. In the bright sunlight, the foyer is a sky of white hexagons of wood. Under casements projected onto the horizontal plane of the first level, the imposing ribbed elevator is the rotating pivot of the upper levels that contain spaces for performances, a 144-seat auditorium, a research center, bookstore, restaurant and cafe. The three exhibition wings meet by chance, beyond a railing, then another; walking on the back is a challenge to fear of flying. From here, from above, lots of dizzying space… you can fall down, or stretch up to touch the sky. - Caption pag. 3 The foyer, a box of glass and steel characterized by its roof of white wooden hexagons. The white undulated teflon roof of the building evokes the images of the traditional conical straw hats used by Japanese peasants in the rice fields. Detail of the intrados, a membrane of translucent fiberglass on a structural grid of laminated wood. - Caption pag. 5 The 144-seat auditorium under its undulating ‘sky’ of paper tubes. The impressive ribbed elevator, the layout pivot for the three levels of the building. Facing page: one of the white parallelepipeds that rises over the white wave roof, with a view of the back of the station, in front of the terraced gardens now being completed.
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INcontro
Giovanni Terzi p. 6 photos Santi Caleca by Gilda Bojardi with Antonella Boisi The Alderman of Productive Activities and Events (Fashion and Design) of the City of Milan, born in 1964, architect, is a politician with a special way of looking at the city. We wanted to know what he thinks about Milan, the Capital of design and fashion, and to learn more about his projects with an eye on the upcoming Expo 2015. “I’m madly in love with Milan”. But Alderman Terzi… though you are Milanese, born and bred, don’t you think that is a bit over the top? “When I say I am madly in love with this city I am making a dogmatic statement: to give back some of the love it has granted us. In the end, I decided to live in this city, so I cannot help but acknowledge the traits that make me confirm that choice every day. Just as I chose Silvia, who is now my wife. I could have lived in other cities. My father was from Bergamo (an authoritative journalist and writer, ed.), and my mother, with a degree in philosophy, was of Roman-Abruzzese origin. I have traveled all over the world. From 2001 to 2006 I worked in Rome, at the Ministry of the Environment, on the special VIA commission (Environmental Impact Evaluation). But I couldn’t wait to get back to Milan on weekends. I consider it a generous, welcoming city, the world’s smallest international hub. It is a provincial city, with 1,200,000 inhabitants, but it has everything: publishing, finance, art, design, history, fashion, crafts. We are even the second largest agricultural territory in Italy, with 120 farms right in the city. Design and fashion represent 50% of the city’s GDP”. You will agree, though, that our city is not just the capital of finance, fashion and design, not just the quad of shopping streets around Montenapoleone, or the Triennale. There are trouble spots, decaying suburbs where lots of work needs to be done if we truly love Milan. What can an architect, journalist, writer and politician do to propose tangible, solid living quality, not just in the more affluent zones? How can we bring different values, a different worldview? “Let’s start with the tools we have available: there is a ministerial law, no. 266, that provides funds, in rotation, for the revitalization of troubled areas in the territory, and to support activities connected with projects, young people, companies. But first we need to recognize the fact that we are struggling. We have to begin by regaining credibility: when we make a mistake, we should admit it. People who try to do things don’t always succeed, but at least they’re trying. I’m reminded of the book Ascoltiamo Milano (Kos Editore, 2000), the result of work with my team in the studio. We made a gazebo in the center of the city, with the message Ascoltiamo Milano (Let’s Listen to Milan), a place to gather a series of ideas suggested by young people, professionals, normal folks. This experience led to a conference in which I participated, with Massimiliano Fuksas and Vittorio Sgarbi, which had a sort of counter-theme, Rottamiamo Milano (Let’s Junk Milan), about what to throw out. A provocative idea. I have become convinced that it often costs less to have the courage to demolish a part of the city, rather than to renovate it. I’ve always had the rather heavy idea that City Planning has ruined Architecture. As long as you talked about architecture you talked about beauty and decoration; when the time came to program for needs and future behavior of people, the focus strayed from architecture toward the construction of spaces with off-scale elements, short-sighted zoning initiatives, often very bad ones, with no control over the waves of migratory movement. My evaluation of the city is that of an entity that has often lost objective touch with beauty. I agree with my friend Marco Romano when he says that there are no longer the facades of buildings, the internal courtyards, the parameters of reference of the historical city”. Considering the fact that Milan is recognized as the international capital of design and creativity, this separation you mention is a bit of a problem. Can’t the resources made available suffice to contribute to the improvement of decaying zones? “Milan is recognized as the international capital of creativity; design Made in Italy is an exportable brand. The Triennale contributes to promote this, and going abroad it exports Italian models. But Milan remains an ugly, anachronistic city from the design viewpoint. When a person comes to Milan he doesn’t feel like he’s in the design capital. He meets designers, companies, he goes to Brianza, but he does not see beautiful light poles, beautiful litter baskets, nice benches, newsstands, planters… There is no tangible, widespread quality. Unlike what happens in many other European cities. Trying to overcome this gap, involving design excellence, can be of strategic importance. But we need to have more courage, to promote international competitions in architecture and design, to cultivate young talents, to take care of the links between schools and business. There are problematic neighborhoods that have extraordinary potential. We have to understand how design can be a tool of reconnection of areas of the city to the heart of the city itself. In this sense a code of a language, including that of architecture, that favors uniformity, is not an added value. For example, I would like the urban furnishings on Via Padova to be different from those on Piazzale Baracca, to give a sense of specificity of the context”. If enlightened politicians can influence the process of transformation and innovation of the city, what in your view is the role of entrepreneurs, architects and designers? Is the particular situation of the moment altering the relations among these roles? “I’m seeing a series of changes. From the projects for CityLife, the former Fair area, to those for Porta Nuova, Garibaldi, the former Varesine area, we are going through a turning point: along with ‘local interests’ there is a desire to go one step further. I think these big real estate and image operations are positive because they favor a grafting of international culture of architectural design with the tradition of Milan. I am also convinced that we need to help Italian architects to grow. I also wonder: why not convert old spaces for new functions ? Not much else is needed: just to rediscover the things we
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have, to recognize them. One shortcoming of the city is that it is unable to interpret its own potential and resources. When I say that town planning can cause damage, I am thinking about a project like the one for the Garibaldi-Repubblica area, that started in 1980 and will be completed in 2015: 35 years from the planning to the implementation, a gap of over one generation, and in the meantime the needs of the inhabitants change. We need to make the regulatory situation simpler, to make implementation faster, because corruption lies behind bureaucracy, even more than politics”. If Terzi, the alderman until June 2011, were to write an article entitled “The future of Milan is now”, what would be the outline of its topics? “To use a metaphor, the first line of reasoning would be as follows: Milan has 1,200,000 partners: its inhabitants, of all backgrounds and origins. It has to increase the value for each of them, in terms of a social share of the city. My objective today is not to build a city of 5 million inhabitants, but to construct services that permit 1,200,000 residents to live better, to boost the value of their social shares. In such a particular, critical economic phase, also in terms of values and culture, I think it is hard to think of construction as the cure for all ills. New housing may be required, but we need to work above all on services for those who already live in Milan. Perhaps in ten years the frame of reference will be different, and we will live the city in another way. We are talking about a living city, the civitas, not about a congeries of buildings”. Milan is preparing for EXPO 2015. How can we concretely combine the know-how, capacity and duty? “One necessary premise: I think Mayor Moratti’s intuition regarding a dematerialized idea of the Expo is brilliant. All the universal expositions of the past have left relied on iconic landmarks, very strong images of cities. From the Eiffel Tower in Paris to Calatrava’s bridge in Seville. Instead, the idea of the Mayor is to connect, through the Expo, what already exists in Milan, recovering the land routes, the project of Leonardo for waterways, building a system of connection of the outlying parks of the city to the historical center, perfecting the system of subways and that of recycling of water, improving urban lighting, green areas, pedestrian zones… In short, we are imagining a new idea of the city, that goes beyond a six-month event, the Expo. I also think it is positive that such a fertile theme has been set, that of Feeding the Planet, Energy for Life. Even small steps can become important in this sense, to change viewpoints. Milan has many major contradictions, the influx of new ethnic groups, above all. I’m thinking about Via Padova, Via Lecco, Via Paolo Sarpi, all hot spots at the moment. Their improvement cannot be done just by legislation. We also need a system of rethinking of their specific roles, a system in which design experimentation can become a positive force. A city that makes you smile makes life happier. To spread awareness of beauty in everyday life, right from elementary school on, is a therapeutic action. In the specific case of Via Padova, the artery that goes from Piazzale Loreto to Crescenzago, we have an outstanding model of ethnic and aesthetic tensions, a vital, variegated Babel: Chinese, North Africans, Filipinos, Latinos…50 nationalities in four kilometers, incredible energy, markets, kebab shops, associations, a creative writing lab, the Assab One space of Elena Quarestani, the Trotter park, the Romanesque abbey of Crescenzago, the beautiful early 20th-century villas along the Martesana canal. We are thinking about getting this zone involved during Fashion Week in September, with the initiative Milano Loves Fashion, to make it a place of encounter and interchange among different subjects, realities and cultures. We will support events, exhibitions, encounters, we will call in artists, creative talents, fashion designers and other designers to work on the project together with the inhabitants. The resource of this community is precisely its wealth as a melting pot, its pluralism of languages, signs, materials, objects, forms, volumes, heritage. But the theme of the decor of the city also emerges in operations of less territorial marketing. Let me explain: during Design Week in April I discussed the matter of a uniform for Milan’s taxi drivers. If you put it that way, it sounds like a curious news story or a joke. But taxis, in Milan, could become the city’s first calling card, the place in which to communicate a whole range of public services for the quality of the city. I imagine 4000 cars in circulation, with an iconic color, equipped with digital screens to provide, in real time, in multiple languages, all the information on what is happening around town. They should also have devices for payment by debit or credit card. In the end, this is the idea of a taxi as a mobile tourism point, with an international character”. So we’ve discussed your relationship with the city. What about your home? “Like the city. Within a few rules, I want to find beauty and emotion there”. What are the spatial-environmental qualities for which you have chosen this interior on the ground floor of a 1930s building in the heart of Brera? “I was fascinated by its spaces and light, the very high ceilings that have made it possible to create lofts for the bedroom zone, the garden we have built from scratch”. To what extent do you think the intervention of an architect should be recognizable, as such, in a home? “I didn’t want to be the architect of my own house, and in general I don’t like the idea of a polished, self-referential, pre-set house. I just played with the different colors for the various rooms. This is a home that is slowly taking form around a couple with a small child and a teenage son. It changes as we change, in an everyday dimension each of us experiences in an absolutely spontaneous way, with his or her own personal spaces”. What objects do you like to have around you? “There is no orchestration. I love my books, the collection of architecture magazines from the 1930s, the cartoons given me by Forattini, the drawings from the Pater company that built the Mussolini houses in Predappio and Riccione. Then there is the vintage Chesterfield sofa I found in an antique store, the oak trunks that remind me of the ‘bricole’ of Venice, a 1940s table...”. Favorite architecture or architects? “I appreciate the work of the organicists, of Oscar Niemeyer and Frank L. Wright, who were able to construct a system of harmonious relationships between artifact and nature. Another architect I like is Massimiliano Fuksas, because he is a great creator of settings”. And in design? “On a theoretical level I admire Tomás Maldonado. In everyday life, I think Fabio Novembre is the living designer par excellence, because in his work I see all the char-
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acteristics with which I can identify: it is honest, generous, rigorous, poetic; he’s a great contemporary personality”. What are your hobbies? “I am a music fanatic, I like it all, from electronic to classical, Bach to Vivaldi. I try to stay in shape: in the past I played volleyball, now I run marathons (three times in New York). On an ideal day, I try not to lose at ping-pong with Silvia, after breakfast”. What’s the last film you saw? “Come Dio Comanda by Gabriele Salvatores”. - Caption pag. 7 Giovanni and Silvia Terzi in the living room of their home in Milan, in the Brera neighborhood. One corner of the living area. On the wall, a luminous work by Marco Lodola representing Miles Davis, “one of my musts”, Terzi explains. He also likes the work of Fabio Novembre, designer of the HIM & HER seats, in the foreground, produced by Casamania. “They are a gift from Fabio, a person who gives of himself, in projects and friendship, in an extraordinary way”. - Caption pag. 8 The entrance area. The living room is reflected in the glass door with original casements, conserving the 1930s atmosphere of the architecture of the house. On the walls, two Spanish ceramic pieces and a star with its certification, “a wedding gift of Silvia, the piece with which I have the strongest emotional ties”, Terzi explains. - Caption pag. 9 In one corner of the living room, a Höfner bass “like the one played by Paul McCartney, a gift from Mario Lavezzi, who knows about my passion for music”, Terzi says, adding that he also enjoys “Ennio Morricone and Cesaria Evora, a singer from the Ivory Coast, two personalities from the world of entertainment I have had the chance to meet over the years”. - Caption pag. 10 The 1940s dining table surrounded by vintage furnishings and contemporary design chairs. The bookcase is from De Padova, designed by Dieter Rams. Details of personal interests: books and architecture magazines from the 1930s. “But my favorite books are still The Little Prince by Antoine de Saint-Exupéry and the Six Memos of Italo Calvino”, Terzi says.
INtoday
Smart grids, the evolution of energy
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text Antonella Galli Intelligent grids are sensitive networks for exchange and control of energy. For Jeremy Rifkin, they represent the ‘circulatory system’ of the Third Industrial Revolution. For Enel they are already a reality. Among the most evocative visions seen amidst the cloisters and gardens of the State University in Milan in April, during the event Think Tank produced by Interni, the Smart Grid Gallery by Jaime Hayon was a narrative installation made by the Madrid-based designer in collaboration with Enel, to represent renewable energy sources and intelligent grids in a domestic dimension: a room with reticular walls, a table with solar panels as the top, transmitting energy to a cabinet covered with little rotating vases and propellers that also generated energy. Production, control and transmission of clean energy thus became a part of the home environment. This strong concept that emerged from Interni’s think tank is prompted by a very timely theme, that of the ‘smart grids’, a crucial question of technological and economic development for the near future. One of the most authoritative advocates of smart grids is Jeremy Rifkin, the economist and guru of sustainable development, author of bestsellers on socio-economic themes, advisor to governments and administrations. In an essay published in 2008 by the European Energy Review Rifkin outlined his reflections on the question of energy, on which he later expanded in his latest book, The Empathic Civilization, published in Italian by Mondadori this March. In the essay, Rifkin says that “the great pivotal economic changes in world history have occurred when new energy regimes converge with new communication regimes”. At the start of the modern era the steam engine converged with printing to give rise to the First Industrial Revolution; in the 20th century the internal-combustion engine running on petroleum based fuels converged with the electrical communications of the first generation (telephone, radio, TV) to produce the Second Industrial Revolution, now coming to an end. Rifkin believes we are now on the threshold of the Third Revolution, in which the Internet represents the innovative communications regime; so what is the new energy regime? The first, simplest answer is: renewable energy sources. But according to Rifkin what will change will not only be the quality of energy; its production, to be truly sustainable, has to be widespread and affordable for all. Individual buildings, even individual family units must be able to produce clean energy and exchange it with ease, regulating flows depending on the needs of the entire national, European and, finally, world grid. World Wide Web and smart grids will respectively represent the nervous system and the circulatory system of the civilization that awaits us, which the American scholar unhesitatingly defines as ‘empathic’, precisely due to the capacity of the human beings of this era to feel and share the needs of others. Rifkin, though usually positive in his visions, is not an idealist. He believes the Third Industrial Revolution is an obligatory path generated by three emergencies: the global financial crisis, the energy crisis connected with oil, and climate change. Three factors that create an unprecedented situation of urgent need for change. While the information web is already a reality, energy networks are just getting started. Enel is taking a leading role in this transformation, guiding projects of international importance, as Livio Gallo, director of the Infrastructure and Networks division of Enel, explains: “We are acting across the board thanks to our worldwide technological leadership, acquired through our telemanagement initiatives that have involved the installation, in Italy alone, of 32 million electrical meters. One of the most outstanding initiatives is Energy@Home, with Electrolux, Indesit and Telecom Italia, for the study and development of services based on communication between Electrolux and Indesit appliances, the infrastructure of our telemanagement and the broadband fixed and mobile network provided by Telecom Italia. This is a step forward toward development of smart grids, to permit the sending of information to appliances that can self-program based on availability and cost of energy, functioning only in low-traffic hours, at a lower cost, and avoiding overloads. This system would automatically balance consumption”.
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The evolution of smart energy grids will lead to active involvement of the user in energy generation and management. As Livio Gallo says: “Smart grids will revolutionize the relationship between the consumer and the utility, making it a two-way street. Clients, in fact, can now become producers as well; the grid will have to be capable not only of distributing energy, but also of absorbing home-made energy. The result will be an energy network that is somehow similar to the Internet, where users can swap information and locally determine energy flows. The grid will offer the possibility of knowing the price of energy, giving client-producers the opportunity to decide when to consume, when to make energy, and how much is needed”. Smart grids then, lead to a new role of homes as little power plants, and a new role of residents as managers, producers and consumers of energy. A more democratic situation, perhaps, than that of centralized energy production. But also a new assumption of responsibility on the part of private citizens in the effort to achieve sustainable growth. - Caption pag. 12 The latest essay by the economist Rifkin (Mondadori 2010) discusses the sociological and technological developments of contemporary society. He points to the expansion of smart grids as an indispensable condition for a sustainable future. Lower left, Jeremy Rifkin. With the Foundation on Economic Trends he has created, the American scholar provides consulting services to major European governments on socio-economic and environmental themes. On the facing page: the image that accompanies the information campaign of Enel on smart grids, a field in which the company is engaged in important international projects. - Caption pag. 14 Above: a diagram illustrating smart grids, with new instruments of storage, monitoring and distribution of energy produced in a widespread way using renewable sources. To the side: the Smart Grid Gallery installation by Jaime Hayon with Enel at the State University of Milan, for the event Think Tank, April 2010 (photo A. Otero).
The sense of smell
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by Cristina Morozzi There are thousands of smells in the world, but few words to define them. Sissel Tolaas, in her laboratory in Berlin, has gathered 6730, and with her scientific and artistic activity she tries to train people to perceive odors in everyday reality. “When I told my friends the cinnamon rolls we had bought at the bakery had lost their aroma, they teased me... They explained that the marvelous aroma of cinnamon is actually an artificial fragrance that is sprayed in the shop. Fooled by the aroma, customers can’t wait to get their hands on these rolls, but in the back room there isn’t an oven at all... You could call all this a lost illusion. But you could also say that the shop has been transformed into an imposter” (Orhan Pamuk, Other Colors). Sissel Tolaas, from Norway, an explosive concentrate of vital energy, grew up in Iceland, studied in Poland and Russia, now resides in Berlin, and is fluent in nine languages. She is a scientist, chemist, linguist and artist (art is the profession that allows her to use all her abilities), and she focuses on smells to unmask imposters. In her odor lab in Berlin, founded in 2004, she has archived 6730 smells, gathered over the course of 20 years of research. “I collect odors instead of keeping a diary”, she says, on the cover of the odor issue (scratch the pages and sniff 12 fragrances) of Mono-Kultur (Berlin, Spring 2010) on her work. “Not perfumes, (fakes), but bad smells”, she says, laughing, “namely those of real life, of places, people, sensations”. Emotions also have their smells. Fear, for example, radically alters the chemistry of sweat. Natural odor is hard to control, it tells the truth about people and places. “In the past”, Sissel says “cities and people had a varied, intense mixture of smells that created an olfactory map that was useful for orientation. With the advent of the ‘clean and deodorized’ civilization we are losing the use of our sense of smell (fragrances, today, are an industry that accounts for sales of 5 billion dollars). To get our bearings we are left only with the sense of sight, the one that is now the main channel of knowledge and experience”. Yet smell is our most primordial sense, and the most powerful. Those who lose their sense of smell become depressed and can even be moved to commit suicide, as happened to the singer of the group Inxs, Michael Hutchence. A baby can smell its mother even before it can see her. “They say that money”, Tolaas continues, “has no odor. But it does. It is a dry smell, very similar to that of copper”. With the help of advanced technologies, in her laboratory Sissel has reproduced it and utilized it for a new credit card, replacing the usual smell of plastic. She has also distilled the odorous essence of ‘Swedishness’ for Volvo: places, and even nations, have their own smell, you have to learn to recognize it, re-educating your sense of smell. “Modernity and wealth”, she explains, “are odor-free; poverty, on the other hand, stinks. Contemporary art museums also have no smell”. Sissel brings her samples of everyday odors into museums: the smell of fear, poverty, different strains of humankind. She does it in such a way that they emerge from the walls, to reawaken awareness of diversity and emotions in visitors, through their noses, altering their consciousness. “George Orwell”, she adds, “said that intolerance and prejudice begin with the nose”. Odor has an important political value: tolerance calls for acceptance of the smells of others. Racism is first of all an olfactory matter. You can lie to the eyes, but not to the nose, the most authentic of all the senses. Sissel could be defined as an odor activist. Through her scientific research she tries to reinject true odors into society, of races, cleanliness, dirt, fear, violence... to bring out diversity and authenticity, against standardization and the posturing produced by deodorizing. “Real smells are provocative”, she says, “and if they provoke us, there is still some hope for truth”. Her laboratory in Berlin is sponsored by IFF, one of the most important producers of artificial fragrances for major brands. At first glance this might seem like a contradiction, given Sissel’s campaign to promote ‘bad smells’. IFF has understood, however, that her scientific and artistic work, including conferences (the latest, HeadSpace, in April 2010 at MoMA New York, organized by MoMA and Parsons School in collaboration with the magazine Seed and the New York Times), performances and exhibitions (like The World is Yours, a group show at the Louisiana Museum of Modern Art, Fall 2009), is useful for communication, education, health, architecture and design. Odors have the capacity to train and revive memory. “As stimulators”, Sissel says, “they can be used in
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psychiatric therapy. Using certain odors that have very personal meanings can even reawaken coma patients”. Smells are a very persuasive pre-verbal language, at times an aggressive one, as demonstrated by the skunk, which defends itself by secreting its special, unpleasant stink. Smells can attract or repel people. “If you want to be left in peace at a social event, just wear a bad smell, like that of the skunk”, Sissel recommends, based on her own experiments. Future projects include the creation, with the help of linguists and anthropologists, of a new language, ‘Nasalo’, to give a name to the over 15,000 odors we can perceive, many of which have no terminology. The tenacious work of Sissel is gaining disciples, even among the more classic noses (of the world of perfume). The latest creation of Serge Lutens, for example, is an anti-fragrance: a smell of cleanliness, not a perfume, which – as we were saying – has no name. It is just called water. - Caption pag. 17 Above: Talking Nose in Mexico City, 2007, a project on odors as information, a system of communication and a tool for orientation. On the facing page: a nude female body as a metaphor of body odor (photo Guido Papa). Every person has his or her own smell. Sweat is a signal of recognition; it has the power to attract or repel. Sissel Toolas has synthesized the molecules of her own sweat to wear the ‘perfume’ of her own true smell. Portrait of Sissel Tolaas. The EA (East) and SO (South) bottles with odors of the Mitte and Neuklon, two geographical areas of Berlin, and the SOEA bottle that combines the two. A project shown at the Berlin Biennial in 2004. (photos from archives of Sissel Tolaas) - Caption pag. 18 Iraqi Kurdistan, the spice market: pungent, exciting smells. Iraqi Kurdistan, a butcher shop: smell of blood and rotting meat. (photos Guido Papa) Caption pag. 19 Above: an image of the archives of Sissel Tolaas, containing 6730 odors (photo courtesy Sissel Tolaas). Above: the installation North East West South at the Kunsthalle of Malmo, 1998. With the help of special software, the odors of 200 different cities are connected. The bottles containing the odors are placed over a table with a special fabric created by NASA to neutralized body odors in the uniforms of astronauts. The map of odors in the center of Cologne; an installation at the Hamburg station, January 2004: when the wall is rubbed it emits the odor, synthesized in molecules (photo courtesy Sissel Tolaas).
INprofile
The Castiglioni Method
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by Matteo Vercelloni An exhibition of models of installations and works of architecture by Achille and Pier Giacomo Castiglioni, organized by De Padova in April, made it possible to observe and know a less familiar aspect of the design output of the two brothers: a working method seen as a tool of research, from design to architecture. Curated by Didi Gnocchi, with a linear exhibit design by Paolo Di Benedetto, Effetto Castiglioni was one of the outstanding exhibitions of the recent FuoriSalone. To understand the development of this method, the show begins with the 7th edition of the Milan Triennale (1940), for a look at the growth of industrial design in relation to architectural culture, and alongside the figurative arts. This event marked the official entry of design into the world of Italian creativity, taking its place beside architecture and the decorative arts. The theme of the relationship between decor and industrial production was directly approached by Giuseppe Pagano, curator of the International Exhibition of Industrial Production, which documented the transformation of crafts workshops into industrial firms for the mass production of repeatable models. As Vittorio Gregotti writes, the standard became “the design principle capable of granting methodological and ideal unity, in a shared form of social morality, to every act of construction of the environment: ‘from the spoon to the city’, according to the slogan of Ernesto N. Rogers”. At this edition of the Triennale, in the section on the radio, the brothers Livio and Pier Giacomo Castiglioni, together with Luigi Caccia Dominioni, presented the ‘radio-receiver 547 with five valves’ designed for Phonola, the value and invention of Italian design, the relationship between creativity and industry in a nutshell. Their radio did not try to look like furniture, but sought its kin in new solutions for technological objects. Instead of a ‘cabinet’ (like the other models of the day), the 547 looks like a telephone, and the central speaker is aimed upward. This was a reworking, in close relation to the possibilities of production and the rational arrangement of the components, of the modes and qualities of use of the object. Already, in this first design exploit, we can see certain vectors of reference that would remain constant in the work of the Castiglionis (or the solo works of Achille) in the years to come. It is a procedure that attenuates the iconoclast rigor of rationalism of the previous decade, moving towards a freer approach to design, no longer trapped in pre-set ideological tenets. Perhaps a bit on the margins of the physical and civil reconstruction of the postwar period, the Castiglionis refined a working method that can be traced back to the matrix of functionalism, but is also connected with the pragmatism of the period, combined with a good dose of irony and inventive verve, of observation of traditional, humble typologies, of ‘rediscovery’ of the anonymous object, broken down into materic categories, components and constructive possibilities. The irony can also be seen in certain models shown in the exhibition organized by De Padova, like the one made of slices of cheese for the Gruppo Rionale Fascista complex (1940), or the ‘magic briefcase’ in wood, containing three alternative solutions for the Domus Ecclesia (1955). Together with their interest in architecture, also applied in a fertile way to the design of exhibitions and stands as an area of testing and experimentation, the Castiglionis also conducted research on furnishings. The section on industrial furniture at the 8th Triennale in 1947, where the Castiglionis were also on hand with the exhibit design of the 14th National Radio Exhibition, bears out their conviction that certain traditional, anonymous chairs possessed an intrinsic modernity that only needed to be ‘simply’ revealed, and inserted in the new industrial context. This is the start of the concept of redesign, of listening to everyday objects, that would lead the Castiglionis to develop a procedure, resulting in veritable readymades like the Mezzadro (1957). The parallels between architectural design, industrial design and the field of experimentation represented
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by exhibit and stand design emerge clearly as the show progresses. The large suspended disks, backlit screens of great impact hung in the space of the Industrial Design section of the 10th Triennale (1954) represent, for example, an opportunity to think about light as a compositional material. It is in this field of endeavor that the Castiglionis seem to truly enjoy the experimental freedom that is later applied, on another scale, in design objects. While the ‘pyrotechnic’ installations of the RAI pavilion at the Milan Fair (19561963) can be seen as ‘stylistic exercises’, later temporary projects, after the demolition of the original pavilion, became environmental occasions, more than mere places for the display of products, conceived as spaces of interaction between visitors and operators, placed in relation by the architectural solution and the choices of communication. On the other hand, the tensile structure for the traveling RAI exhibition in 1967 is like a sort of flying saucer in translucent material, partially inflated, capable of becoming a temporary landmark on the urban scene when lit from within. This focus on exhibit design continued over the years, all the way to the projects by Achille Castiglioni for BTicino (1985-1997) conceived in terms of flexible ‘microurbanism’. Along with industrial design and exhibit design, the other central theme of the research of the Castiglioni brothers, and not only at the Triennale, was that of residential design and decor, connecting the design of objects and furniture with that of an idea of living space. In July 1957 in Como, at Villa Olmo, the exhibition “Colors and forms of the home of today” was opened, where Achille and Pier Giacomo Castiglioni, with their furnished room, announced the program of mixture of history and modernity that sweeps away rationalist truisms, replacing the geometric rigor of ‘abstract space’ with a more complex type of modernity, defined not by preconceived architectural notions, but by values like freedom of choice, flexibility, accident. The Castiglionis, more than for their ‘style’, remain a reference point for Italian design due to their overall output and their ‘method’. The formidable aesthetic and creative partnership of the two brothers produced a seemingly infinite series of installations, interiors, works of architecture, furnishings and useful objects, exploring all typologies, inventing new ones, anticipating ideas, underscoring the depth of a complex, transversal project approach. - Caption pag. 21 Right: portrait of Achille, Livio and Pier Giacomo Castiglioni, 1952, photo by Walter Laeuber. Facing page: above, detail of the Phonola 547 radio-receiver, 1940, by Livio and Pier Giacomo Castiglioni with Luigi Caccia Dominioni; below, Domus Ecclesiae, 1955, wooden model with drawings on cardboard and prints, by Achille and Pier Giacomo Castiglioni. - Caption pag. 22 RAI Pavilion, traveling tensile structure, 1967, Achille and Pier Giacomo Castiglioni. Nocturnal photo and model in wood and plastic. - Caption pag. 23 Above: the RAI Pavilion at the XXXV Milan Fair in 1957. Upper right: installation of the industrial design exhibition at the 10th Milan Triennale, 1954, and the RAI Pavilion at the XXXVI Milan Fair, 1958. All by Achille and Pier Giacomo Castiglioni. - Caption pag. 24 Model made with cheese for the Gruppo Rionale Fascista, 1940, by Achille and Pier Giacomo Castiglioni. - Caption pag. 25 Above: model of the design of the traveling exhibition Achille Castiglioni Designer, 1984-1986, by Achille Castiglioni with Paolo Ferrari. Left: model for the Craglia house at Corvino San Quirico (Pavia), 1974, by Achille Castiglioni.
Gaetano Pesce, the poetics of mixture
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projects Gaetano Pesce text Cristina Morozzi Theorist of incoherency since the 1960s, supporter of a radical vision of design that accepts error to produce diversity, the architect-designer-artist says that industries have to be pluralistic, to embrace the different evidence of time. As demonstrated by his recent works for Meritalia, Le Fablier and Cassina. To talk about the present with Gaetano Pesce you have to start with the past. He tells us, himself, that the contemporary quickly becomes history. Not to outline his biography, but to set some fixed points that indicate the convictions behind his work. In 1965, for the congress of the Architecture Society in Jyväskylä, Finland, he published the first manifesto “Toward an elastic architecture”, introducing his theory of incoherence. In 1968 he became one of the leaders of the Radical Design movement. In 1971 he founded Braccio di ferro, an ideological laboratory for the production of experimental objects. In 1972 he took part in the exhibition at MoMA New York, “Italy: the New Domestic Landscape”, and made an installation that included a series of archaeological documents for an imaginary settlement in the era of great contaminations. In 1973 he said that architecture and design should be a representation of reality. In 1975 he had a solo show at the Musée des Arts Décoratifs of Paris, “Le futur est peut-etre passé”, permeated by a strong odor of mildew (the guards had to constantly spray the installation). In 1996 his retrospective at the Beaubourg, accompanied by the catalogue “Le temps des questions”, was filled with the smell of home-made minestrone. He had his eye on all the urgent themes of the present: the need to experiment, the importance of realism and a radical vision, the need to contaminate and change to give things the diversities that set humans apart, the importance of the senses, including smell, to make communication more emotional, the desire to always ask questions, to introduce contradictions in the world of industry, and the pacifying sense of history. We talk about today, and the new products. “Ms. Michela Barona, owner of Le Fablier”, Gaetano begins, “sends me an email and asks me to design a collection for her. I look at the company’s catalogues, they are very well done. The classic production doesn’t scare me, I’ve always liked mixtures. If you have something to say you should say it in a new context. Accepting this challenge with Le Fablier is part of my character. Since 1965 I have always preached incoherence. With Le Fablier I am doing some extreme stuff: introducing new materials, humanizing furnishings, enhancing handicraft, experimenting with innovative techniques, bringing chance into industrial production to give objects a taste for error, human error. I believe that today we shouldn’t go on working on abstraction: the wardrobe depicts two people embracing. If we create object-personas, friendly, we can propose a new idea of tradition”. Michela Barona, convinced and serene, says that “in this return to the roots of our relationship with objects, there is a sense of the classic”.
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“They say our furniture tells fables”, she says, “so I thought Gaetano Pesce could make them narrate dreams. He has that childish amazement, that magical way of looking at things and the desire to continue to change. His song has a melody that latches onto our roots. I like the ‘caresses’ of a classic piece of furniture. I think his creativity resembles ‘caresses’. Together, we have written a new fable, called Embraces. In the fall, Le Fablier will also publish a book of fables written by authors, including Gaetano Pesce, who do not normally work in this genre”. “With Meritalia”, Gaetano continues, “I have made a seat, similar to an impromptu sign, almost random: a surprise, like birth. Our relationship, which began in 2002, when the company only did contract work, happened at the exhibition GrandHotelSalone organized by Cosmit and curated by Adam D. Tihany, has always been based on research. Research brings the future into the present. My products have opened the doors of distribution to the company”. Giulio and Vanna Meroni, who encourage this creative impulse and do their best to help Pesce conduct his experiments, say the designer has allowed them to “enter a surprising world, making products capable of baring their own souls”. The designer continues: “With Cassina, on the other hand, I have returned to projects that got interrupted many years ago: ‘Notturno a New York’, an evolution of the famous ‘Tramonto a New York’, narrates the time that passes in a city I love very much. The most important project, an evolution of the Sansone table from 1980 (no longer in production), one of the first products to pose the question of the standard, has a political flavor. It is intended as a tribute to Italian Unification. Sessantuna is a work composed of 61 three-color tables, like 1861, the year of Italian Unification. They are all similar but all different, representing the jagged geography of Italy. They are destined to be scattered in the world, but they will ideally be together, to celebrate the unique creativity of Italy”. For Gaetano going back to work with Cassina, rediscovering the expert, committed craftsmen who enable him to tell his extraordinary tales, is a bit like going back to his origins. For Cassina, resuming collaboration with Pesce is also a return to the roots. Gianluca Armento, brand manager of the company, says that in difficult times it is necessary to “try to open windows on the horizons of a time”. “Authenticity”, he says, “is our mantra. Gaetano Pesce is the only one who can enlighten a context plagued by too much pomposity, bringing provocative, colorful things. The only one capable of creating products that bring messages of hope. Sessantuna is the conceptualization of the diversities that make Italy great. Since the name ends in an ‘a’, it is also a tribute to the feminine mystique, the force of gathering that keeps diversities united”. Italian creativity is a controversial subject. “Before speaking out and criticizing”, Gaetano responds emphatically, “let’s act, doing things that help it. With Sessantuna, for example, I tell a nice political story. It is only natural that young foreigners want to come to Italy: we have creative companies. Young people used to become apprentices in artists’ workshops. Georges de La Tour, for example, learned from Caravaggio. I’m against pessimism. Every century produces just five or six great creators. The Italians can emerge too. Let’s not forget that design is also made by companies: no other companies in the world have the curiosity and expertise of those in Italy. We need to invest to create outstanding schools. The public structures have to learn to communicate Italian creativity and, first of all, to produce the material to be communicated, offering opportunities. They must act. Luckily, there are still industrialists who are interested in doing things! Uniqueness is a sort of magnificent obsession: objects must be companions, and therefore unique… But there is a contradiction: uniqueness belongs to art; design is produced in larger numbers”. “Art has always been a product”, he continues. “Isabella d’Este, duchess of Mantua, rejected her portrait by Mantegna because she said it didn’t resemble her. Art was a practical thing. It has a purpose. The duke of Milan sent the king of France the portrait of a woman with her legs spread, to excite him sexually. There is not such a big difference between art and design. Design is art if you make functional products that help us in everyday life: objects that give us the impression of not being alone, that are capable of transferring moods, that bring sensuality into life, that bear witness, like my Chador lamp (2004), shedding light on the drama of Islamic women. Even the Futurists practiced art with a function. Giacomo Balla designed the furnishings for his daughter’s room, he even made clothing, vests… The Futurists laid the groundwork for an idea of art connected to the world of production. Movement, machines, progress, envisioning the idea of industry. Italy generated industrial design when it ended the chapter of Futurism”. The exhibition “Il rumore del tempo” at the Milan Triennale (2005) was subdivided into nine chapters. One had to do with the theme ‘The feminine and masculine as design motors’. “Today”, Pesce concludes, “I am interested in the feminine. Progress means giving the feminine side the possibility to express itself. Things done with a feminine mentality can be innovative, though they are also soft, sensual, fragrant, mutable. In design we should not look only for logic, consistency, but for pluralism, adaptability. Sensuality triggers relationships. To communicate, you also have to use the senses”. - Caption pag. 27 Gaetano Pesce in his New York studio, near Broadway, amidst prototypes and models of his design pieces, including furniture, complements and objects of affection. - Caption pag. 28 Carefully placed on counters and shelves, objects and books form the ‘creative laboratory’ of Gaetano Pesce. On the facing page: the zone for entertaining guests, where the studio takes on a more domestic atmosphere. In the foreground, the Feltri chair designed in 1987 for Cassina, made entirely with thick wool felt. In the lower part, the felt is laden with thermo-hardening resin; the seat is attached to the structure by hemp ties that also border the soft upper part. The divans are a reinterpretation of the Colorado model designed by Pesce for Meritalia. - Caption pag. 31 Pieces from the L’Abbraccio collection, the new contemporary chapter of Le Fablier designed by Gaetano Pesce. Above, wardrobe in wood with the figure of an embracing couple. For the sides, Le Fablier has used a solution typical of architecture, never before applied for furniture. To make the sinuous lines designed by Gaetano Pesce, a series of wooden slats have been combined and interlocked. Upper right: credenzas in wood covered with multicolored resin. Center right: chairs in wood and resin, reinforced with metal; console in resin,
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with the profile of a stylized human face. Below: round table with multicolored resin top and wooden legs. The leg bears the signature of Gaetano Pesce. On the facing page: presentation of the L’Abbraccio collection by Le Fablier at the Milan Triennale, during Milan Design Week in April. Against the window facing the park, the bookcase with metal uprights and multicolored resin shelves, moulded by hand. Chairs in red and blue resin, hanging, from the same collection. - Caption pag. 32 Left: ‘Senza Fine’ chair for Meritalia, 2010, in heat-extruded polyurethane, available in red, blue, yellow, green and black. The ‘Senza Fine’ chair represents the conclusion of research begun by Gaetano Pesce with Meritalia in 1996 with a seat called Kim that is still part of the Aiber a Miami collection. This experimental series starts with the continuous extrusion of a silicon part that is randomly arranged on a mould, until the person making it decides the form is correct. The process gives rise to unique, one-of-a-kind pieces. Thanks to silicon’s resistance to atmospheric agents, ‘Senza Fine’ can also be used outdoors. It also comes with a hassock. Below: editions of Pesce, the series of 16 lamps – table, wall, hanging and floor – produced in polyurethane resins and silicon by Meritalia, 2010. With these editions, including models from the 1990s and other more recent works, Meritalia inherits the experience of the small lamp manufacturer Open Sky, created by Gaetano Pesce in 1996. On the facing page: divan from the La Fiorita collection, 2010, made by Meritalia with structure in wood and steel, variable-density expanded polyurethane filler, and fabric cover like green grass. The divan, which Gaetano Pesce dedicates to spring, can be used with large flower cushions. - Caption pag. 34 ‘Notturno a New York’ sofa for Cassina, 2010, with structure composed of belted frames in plywood and solid beech, and polyurethane padding. The fabric covering, with 14,000 woven points, generates high-definition images. ‘Notturno a New York’ represents the second chapter of the story begun by Pesce in 1980 with ‘Tramonto a New York’, also for Cassina. - Caption pag. 35 Sessantuna, collection of 61 tables created by Gaetano Pesce and Cassina to celebrate the 150th anniversary of Italian Unification. Made in white, red and green resin, in the forms of the regions of Italy, including the islands, the tables can be used separately or grouped to form the ‘boot’ of Italy. They can also be customized with a phrase chosen by the client, silkscreened on the leg by Gaetano Pesce himself. They will be sold at Cassina dealerships all over the world or on-line.
Thoughts personalities objects
INdesign INcenter
fuorisalone 2010
p. 36 More than 450 events, scattered around the city, in zones and spaces by now well-known as urban features of ‘high design content’, which during the week of the FuoriSalone are transformed into attractions for the international design audience, vectors of experimentation in the widest sense of the term, confirmation of the validity and growth of an event in which Milan is the true protagonist. Once again, the city became a magical, colorful, luminous outdoor laboratory-museum; new zones, including some quite far from the center like Lambrate and Isola, offered some new signs of vitality, ready for activation in the years to come as possible FuoriSalone districts, in a spread of activity that seems to constantly expand. But in our view quantity should be matched by quality, not just of the events and initiatives – which, given their spontaneous, self-produced character are hard to predict and program, and whose level can only be assessed after the fact, by critics and the audience – but also of services and the use of public space. From this standpoint, greater involvement of the public administration seems necessary, so that the interpretation of the growing phenomenon is not reduced to the sensation of a provincial fair. The task is to consider the relationship between design and the city, not only focusing on the week of the FuoriSalone, so that the events hosted in abandoned factories, galleries and spaces of all kinds transformed into temporary exhibition venues can correspond to, or at least accompany, a more appropriate management of public space. The city, in fact, becomes the composite, mutable container of the hundreds of events of the FuoriSalone. Its image, its management and, why not, its possible ‘urban decor’ should be discussed in cooperative reflection on the part of both public and private operators, between an administration that seems to understand the validity and quality of an event that is taken as a model all over the world, and the multilinear, complex reality of the FuoriSalone, composed of designers and entrepreneurs, magazines and cultural promoters.
Classic-contemporary
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photos Simone Barberis text Antonella Boisi At Via Manzoni and environs, with a few trips to the outskirts of town. Looking for homes and spaces of yesterday, design of today, places full of history, new rooms of wonders, glittering lights, reinvented materials, fine craftsmanship and technological feats for the new millennium. - Caption pag. 39 Special effects at Spazio Krizia with Ingo Maurer and his latest lighting creation Bangboom! Zettel’z (new limited edition of Zettel‘z 5) in Japanese paper, stainless steel, heat-resistant frosted glass, 80 pre-printed DIN A5 sheets, designs by Thilo Rothacker. - Caption pag. 40 Poldi Pezzoli Museum, in the 14th-century room (above) like a soft backdrop, the Clouds textile components designed by Ronan & Erwan Bouroullec for Kvadrat in 2009 caught the colors of paintings by Biagio D’Antonio. In the black room (to the side), Fast vases by Cédric Ragot for Rosenthal Studio-Line (2007). All Unexpected Guests in the exhibition of the same name organized by Cosmit in collaboration with the City of Milan and curated by Beppe Finessi, with graphics by Italo Lupi, involving four house-museums in Milan: Museo Poldi Pezzoli, Museo Bagatti Valsecchi, Casa Museo Boschi Di Stefano, Villa
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Necchi Campiglio. In the hall of Museo Bagatti Valsecchi, other protagonists: the Binta chairs (above) by Philippe Bestenheider for Moroso (2009) and, on the facing page, the Arnolfini chandelier-sculpture by Venini (2010) made in collaboration with Studio Job, a majestic presence in the first floor atrium. - Caption pag. 42 At Kartell, the creative concept of the Snowflake installaton by Tokujin Yoshioka, a floating, surreal snowy landscape, designed by interlocking 50,000 transparent plastic sticks, formed a whole with the special Invisibles collection, a series of light, transparent, monolithic one-offs (chairs, divans, tables, small tables). Line, plane, mass, volume and space are still the indispensable parameters of reference for the architect Daniel Libeskind, shown reflected in the Altair seat (in bent stainless steel) inside the Sawaya & Moroni showroom, where he presented the Torq table and seat (developed starting with studies for the Museum of Contemporary Art of Milan) and the Tea Set collection, in silver. - Caption pag. 45 The Assab One gallery, located inside the former Gea-Grafiche Editoriali Ambrosiane plant, hosted the exhibition Charles Kaisin: Design in Motion, a retrospective of ten years of work and research by the Belgian designer on the theme of movement and recycled materials. Right: Newspaper K-bench (2001), made with recycled newspapers, with honeycomb structure and ribbon form. Below: Hairy Chair (2004), made with strips of recycled magazine paper. Facing page: in the scenario of Driade, the latest addition to the Charlie collection, designed by Peter Emrys-Roberts, a contemporary reinterpretation, with soft curves, of the classic leather Chesterfield sofa and its dense capitonné work. - Caption pag. 46 Two of the 23 models from Effetto Castiglioni, the exhibition on the upper level of the De Padova space, an itinerary through the exhibit designs of Achille Castiglioni from the 1950s to 2000, accompanied by projections and portraits. Below: the wooden and paper model made for the BTicino stand in 1987, Intel, Milan Fair. Right: Nuove Pelli, model in poliplat and paper for the installation in 1991 at the Cassina store at Via durini 18. Installation for the showroom on Via Manzoni, the hanging version of the Copernico lamp designed by Carlotta De Bevilacqua and Paolo Dell’Elce for Artemide is composed of nine ellipses made with a single sheet of aluminium, that support a circuit of 384 white LEDs. The ellipses rotate on two different axes to orient light flow and permit different configurations. When closed, the fixture is completely flat. p. 48 Ugo Alciati chef - “The food-design duo is on the rise. In cuisine, where once it was enough for food to be good, today it also has to be beautiful”. Aquili-Alberg designer - “This Salone was a bit understated but still engaging. Companies should dare to do more and believe, with all their force, in the path they want to take over the next ten years. What’s missing is the desire to take risks”. Alessandra Baldereschi designer - “The FuoriSalone lets me discover hidden, special corners of the city”. Yves Behar designer - “Milan is important for a designer, it is a world of inspiration, thoughts, reflections, very much needed today. We need new objects and new ideas of sustainability to create new experiences” . Mario Bellini designer - “I expect this atmosphere, in which Milan becomes the center of the world, to continue. Just the fair at Rho-Pero would not suffice to make Milan become this crossroads of international creativity, focused on Italian entrepreneurial capacities” . Andrea Branzi - architect designer theorist and design historian - “One very important fact emerges from this week: the number of the FuoriSalone events, over 450. That easily sets a new record. So design keeps expanding, keeps growing. Also in terms of quality”. Antonio Callegari - marketing and sales director, Diners Club International - “It is one of the most important sector events in Milan, and perhaps in all of Italy”. Paolo Castelli - president and art director of Domodinamica - “I would certainly try to bring more content to the FuoriSalone. To reward those who really deserve it, those who have good ideas, in this moment. Leaving the Salone I find I have to choose. Where am I going to go? It is always hard to understand what really deserves to be seen, all this scattering is distracting”. Giulio Cappellini - art director Cappellini - “I think about a house aimed at the consumer, who likes to mix different styles and trends, a house that contains both basic objects, ‘supernormal’ things, as Jasper Morrison would say, and more showy things”. Ottaviano Ciabatti - designer - “FuoriSalone? I think it’s good for the whole city”. Antonio Citterio - architect and designer - “The Salone is always a surprise; design has truly become a lifestyle phenomenon and Milan is the center of the world of furniture design. But I hope this isn’t just skin deep, because design, in any case, is an industrial reality, we shouldn’t forget it is part of the industrial humus”. Franco Cologni - art director Richemont - “In the history of the arts the designer, the artist, the teacher were all the same figure. This Salone proves that the connection between the designer and the craft, the teaching, is of fundamental importance for the future of this activity. It is hard to find young heirs, the insertion of the designer as the one who brings ideas and creativity is fundamental”. Carlo Colombo - designer - “The best projects happen a bit by chance, by playing, with irony, as Achille Castiglioni taught”. Barbara de Boni - design manager, Dea-Design and Ceip Trentino - “The FuoriSalone in Zona Tortona has a very strong, very perceptible identity, it is an ideal zone”. Odile Decq - architect - “It’s marvelous to see all this in Milan”. Diego Della Valle - entrepreneur - “I love furniture, especially Italian pieces. I have a close relationship with design, because it is similar to what we do. There is the sense of aesthetics, proportions, modernity” . Michele De Lucchi - architect and designer - “This year’s Salone del Mobile was great, especially when no one was talking about furniture, sofas, tables, chairs… To detox you have to learn to draw cats… drawing cats is very difficult, but when you manage the very beautiful animals appear, with big eyes and pointy ears. Drawing is a great way to relax and to see the true proportions of things”.
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photos Giacomo Giannini text Laura Traldi The city of glamour, sparkle and glitter, luxury and splendor. And the city of work and elbow grease, proud of its industrial heritage, rugged but no less fascinating. The FuoriSalone as an opportunity to discover the two faces of Milan, from the center to Ventura-Lambrate. From the penthouse to the basement. But a very nice basement indeed. - Caption pag. 51 It appeared suddenly. No indications, no brands, just a message: thefutureisonitsway.it (the site didn’t exist). Without doors or windscreens, aerodynamic to the point of the absurd, black like a panther about to spring, the Batmobile of the FuoriSalone was parked, almost like a symbol of life in the fast lane, on Via Durini. Then it just disappeared. An old garage transformed into a showroom by six Dutch designers. It is the emblem of the Ventura-Lambrate exhibition area, rationally organized for the first time by Margriet Vollenberg and Margo Konings with Mariano Pichler. - Caption pag. 52 Hues compared: the total look of Porro on Via Durini and color sketches in the former industrial space occupied by the students of the RCA. Lots of very different, colorful boxes, but just one protagonist: the Modern system of containers, counters and shelves by Piero Lissoni. With the installation Still Life, Moving Life in the showroom on Via Durini, Porro put the accent on flexibility and creative domestic freedom. On the facing page: view of the enormous former industrial space at Via Cletto Arrighi in Ventura-Lambrate, which the students of the Royal College of Art, guided by Tord Boontje and Gareth Williams, set up as a hotel: the Hotel RCA. Not exactly 4 stars, but with a certain emotional impact! - Caption pag. 54 The elegance of black & white of the fashion world, the rugged interiors of freelance designers. 1. The Beta Space installation by the Berlin-based studio Beta Tank, at the exhibition Design Vertigo at Fendi: a spatial study on perception, made of optical patterns and true, surreal personalities. 2. Interior view of the garage on Via Ventura, with the assembled felt carpet “a piece of carpet” by Vij5, the lamp in aluminium, wood and fabric by Ontwerpduo with Vij5, and the Siamese Twin counter in nickel and steel from Studio Vraay. 3. The family firm has always made traditional lampshades. And they reinterpret them today with contemporary motifs. They are called Servomuto and they are Italians, but for the FuoriSalone they showed with the Dutch, in the Ventura-Lambrate zone. 4. Overall view of the exhibition Ten Small Atlases curated by Marco Rainò and Barbara Brondi for In Residence: ten ways of designing, narrated in ten installations. At the Undai space on Via Ventura. 5. The outdoor wood-powered tub by Floris Schoonderbeek, produced by Weltevree, inside the grass installation created by the designer. - Caption pag. 56 Suspended games. In a carousel of crystals or an interior clad in black plastic. Black balloons, suspended in the void: an installation by the students of the Polytechnic Design School at Via Ventura. On the facing page: hundreds of sheets of paper moved by the wind in a black tunnel. A simple idea of great emotional impact, by Cisotti and Laube Studio for the installation of RCR Cristalleria Italiana on Via Durini. In the foreground, the Aria series by Manola Del Testa. - Caption pag. 59 Contrasts and opposites: the art of recycling invades the center, while on the outskirts of town the focus is on limited editions. For men and chickens. 1. Recovery and transformation are the ingredients of the stylistic expression of Maison Martin Margiela. For Cerruti-Baleri, the Belgian brand creates Emmanuelle, a chair based on the combination of pieces found at the dump, restored and clad in a slipcover. 2. A space dominated by red, broken up by the yellow light of a bulb immersed in a sphere full of water. Playing with colors, materials and technology, Rolf Sachs transformed Studio Visconti on Corso Monforte into a contemporary alchemical place. 3. The Lisca–Anima Mobile table by the One Piece studio, produced by Cutsystem, with precious wood recycled from the dismantling of the seating of a stadium in Argentina and covered with lead sheet. The installation with plastic faces is by Sandro Mazzucato, the exhibit design by the artists Giulio Menossi and Eugenio Galli. 4. Breed Retreat by Frederik Roijé: also for chickens, a home ‘designed’ and signed, with bedrooms, living spaces and LED lighting. 5. Furnishings that span the rigidity of wood and the softness of fabric, mirrors of the dual nature of life. These are the Domestic Creatures by the Italian design Francesca Lanzavecchia and Hunn Wai of Singapore. Trained in Eindhoven, they showed at the Undai space in Ventura-Lambrate. - Caption pag. 60 Slow life: Patricia Urquiola proposes auto interiors on a human scale (also for women and kids!) and the Re.Rurban collective presents mobile gardens. You can drive, in a car, of course, but also read, eat, sleep, play… Patricia Urquiola and Giulio Ridolfo modified the interior of a BMW Serie 5 Gran Turismo, using Kvadrat fabrics and Flos lamps. The result is a true living space, like a home on the road. On the facing page: the garden in motion by Re.Rurban, a multiform subject composed by students and recent grads working on a policy of reactivation of abandoned public spaces in Milan, especially former rural sites.
Thoughts personalities objects p. 62 Nicola de Ponti - architect and designer - “I’m expecting to see many new things, with respect to the previous years”. Valerio Di Bussolo - external relations manager, Ikea - “I think there is a solid foundation: innovative materials, recycling, environmental focus”. Tom Dixon - designer - “You can do it yourself, you don’t have to wait for some Italian, German or Japanese company… you can make your own company”. Rodolfo Dordoni - designer - “…good continuity in the work of everyone”. Alessandro Dubini - designer and architect- “The FuoriSalone is a fantastic initiative, also for interaction with fashion. Creating synergies is essential.” Carlo Ducci - editor-in-chief Vogue Italia and Casa Vogue - “We’re at the pollution point due to too many events, it becomes very hard to select. As a purist, I’d prefer it if there were only those who really work on design, not the others who just want to promote brands”. Lapo Elkann - creative person - “Creativity is for everyone, not just the masters or professors. Creativity can belong to a 12-year-old or someone who’s 30. Everyone has his own vision. The important thing is to make room for young and not-so-young crea-
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tive talents, who are part of groups that get lots of visibility or not. We have to be free, independent, real”. Alexandre Fedotov - president of Art Trading Group - “April in Milan, for entrepreneurs working in the field of furniture and design, is like New Year’s. It’s the starting point for the next 364 days”. Stefano Ferro - managing director B&B Italia - “We’re on our way out of some horrible, difficult years, and the Salone represents an important point for all of us. Innovation and quality are fundamental elements for us, for a truly new, affordable product. We believe in young people, with design sensibility”. Federico Franchi - CEO Schönhuber Franchi - “The Salone is one of the most exciting and most important events on a worldwide scale: it combines craftsmanship and Italian brilliance with design”. Maria Luisa Frisa - fashion curator and professor - “Design is a form of quality, an all-around approach, with eating design, food design, sound design”. Roberto Gavazzi - CEO Boffi - “The Salone brings hope for the end of a major crisis. We will be able to see which companies move forward in an intelligent way”. Stefano Giovannoni - designer - “Nutrition is a very important theme, because it is a fundamental aspect of our culture, in Italy we have rediscovered certain excellent qualities; Slow food and Eataly have made a decisive contribution, in this sense”. Adolfo Guzzini - president Guzzini illuminazione - “Design starts with furnishings and it is thanks to furnishings that Italy has made a name for itself in the world. Through this event”. Harry & Camila designers - “I wouldn’t add anything to the FuoriSalone, but I would remove at least 80%. It is too big, too hard to see everything, and the average quality level is low”. Margo Konings - Founder of Organisation in Design - “The Ventura-Lambrate zone is a new opportunity. We discovered this area where many things are possible and we decided to work here”. James Irvine designer - “It has been a positive thing for many companies to have to wonder ‘what are people’s real needs?’, instead of thinking about their own egos”. Piero Lissoni - architect and designer - “We have communicated an extraordinary image on an international level, because companies made an effort, they have made sacrifices to be here after a very tough 2009… but then you find a city that is totally disengaged, not even capable of managing the traffic, and the only thing they’ve come up with to help is to put kiosks with hotdogs and other junk all over the place. Hats off to all the companies, from the biggest to the smallest, who have invested energy, force and desire in a way that is almost moving; I don’t want to think about whether they were right or not to do so. There is this dual track: on the one hand, the world that produces, the world that thinks, the world that shows its stuff, that keeps on trying till it drops; on the other, pure window dressing”.
Design Stories p. 64 photos Matteo Cirenei text Maddalena Padovani Furniture of fringes, chairs made of books, lights that melt like wax in a flame. An exhibition in Brera, the dreamy side of design: the kind that relies on free imagination to reveal the hidden poetry of everyday life, but also to point to an alternative path of research and expression. - Caption pag. 64 At Galleria Suzy Shammah, the Karimoku New Standard collection, by young international designers under the supervision of Teruhiro Yanagihara of Isolation Unit. The furnishings – including the Torii chair, in the foreground – are made only with discarded wood from well-managed Japanese forests. On the facing page: the ‘liquefied’ lamps of Pieke Bergmans are combined with seven bronze objects by Studio Job, generating seven luminous, sculptural objects in the Wonderlamp collection, shown at Dilmos. - Caption pag. 67 Above: in the evocative spaces of the Fonderia Napoleonica Eugenia, the exhibition Voice in Itinere presented, for the first time in Italy, 12 designers and artists from Japan, asked to work on the theme of the contrast of light and shadow that brings life to the traditional Japanese home. Upper right: Mnemòsyne was the project presented by the Erastudio apartment-gallery. The rooms of this unfinished space hosted expressive and materic research by artists and designers: Riccardo Goti, Ernst Gamperl, Sergia Avveduti, along with furnishing complements based on the project Fragile Memory Box by Erastudio and Plumeria, produced by Caneschi Arredamento. On the facing page: like a tribal village, the installation created by Edra to present the Barbarians collection. On the ground floor of the showroom on Via Ciovassino, the Cabana containers and Cotto table, both by Fernando and Humberto Campana, illustrate a new chapter in the research on raw materials and natural colors of the Brazilian design duo. - Caption pag. 68 Above: Progetto Non Finito is the name of the furnishings collection created by Emiliano Salci and Britt Moran. A series of seats, tables, cabinets, bookcases and lamps based on the first industrial furnishings for communities designed by the great masters. At Dimore Studio. Above right: produced by Gianfranco Ferré in collaboration with Galleria Rossana Orlandi, the exhibition Diversity presented the latest works of Nacho Carbonell: 20 one-offs, as usual inspired by the natural and animal world, but made with unusual materials. For the first time, the doors of Spazio Gianfranco Ferré were opened to the design audience. On the facing page: a very special installation inside the Brera Fine Arts Academy, to celebrate the 40th anniversary of Anfibio, the seat-bed designed by Alessandro Becchi, an Italian design classic, and one of the best-known, longest-selling products of the Giovannetti collection. - Caption pag. 71 Above: from the collaboration between the Dutch designer Kiki Van Eijk and Claudia Pignatale, director of the Secondome gallery, Cut & Paste is a collection of seven entirely handmade pieces that with poetry and irony mix up the forms and functions of everyday life. At Spazio Exits. Above right: at Edizioni Galleria Colombari, seven shades for the Plywood Chandelier by Steven Holl for Horm become, thanks to a ‘divertissement’ by Mario Bellini, new, unusual objects: a cachepot, a table, a virtual ‘fireplace’, sculptural
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lamps. On the facing page: the seats from the Moroso collection become the starting point and place of observation of the graphic landscape created by Francesco Simeti and Andrea Sala, two young artists of Italian origin but active in New York and Montreal, called in by Patrizia Moroso for the installation at the showroom on Via Pontaccio. - Caption pag. 72 Above: a curtain and then lamps, chairs, furnishings and accessories, all made by restoring and assembling recycled objects: the installation “From this day forward”, with which the English design duo Jamesplumb made its debut in Italy, at the Zona K space. Below: Il Piccolo presented the second collection of Nodus, one-off hand-knotted carpets that combine ancient crafts with contemporary visions. From left: the Eros carpet by Sofie Lachaert and Luc D’Hanis; the Campari Soda carpet by Matteo Ragni; the Circus carpet by Fernando & Humberto Campana. On the facing page: the Book Chair, made of books and resin, and the Playing With Tradition carpet, two projects by Richard Hutten. Part of the exhibition 3 Spirits set up by Emmanuel Babled, Paolo Giordano and Richard Hutten at Arredamenti Stadio. - Caption pag. 74 Above: cedar, fir, birch, chestnut, larch and beech. These are the first six trees of the Bosco collection designed by Michele De Lucchi for Produzione Privata. These faithful reproductions, on a scale of 1:100, were joined by the new Spettra and Spettrina lamps (hanging in the foreground, in the table version in the background). Below: view of the roof garden of 10 Corso Como, with works and furnishings by Kris Ruhs. - Caption pag. 74 Above: Chair Garden, the Nendo installation in the courtyard of Galleria Antonia Jannone. The archetypal form of a stool that evolves and becomes a bench, a bed, a chair... Research on the idea of furniture that ‘grows’ in a natural, organic way. Below: the exhibition Epigrammi by Andrea Branzi at Galleria Clio Calvi Rudy Volpi. Small ceramic figures resting on slender iron frames to hold flowers, fruit or candles, telling little stories suspended in the void.
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p. 76 Vittorio Livi - president Fiam Italia - “The Salone is a point of reference to put some drive back into the market. The quality of this fair is undoubtedly the highest in the world”. Andreina Longhi - CEO Studio Attila - “This week the city is beautiful, people are positive, even those from outside the sector participate in an intense way, there’s life. The quality varies, but it doesn’t matter. There’s good will and determination”. Ross Lovegrove - designer - “Suddenly there is a new level of creative talents, between design and industry, determined to participate. I work on a professional level, I design, I communicate… but the young people starting out, how can they connect with companies?” Francesco Lucchese - architect and designer - “The good influx from abroad was the dominant factor that encouraged everyone, to some extent”. Italo Lupi - graphic designer - “The best things were at Ventura-Lambrate. The great atmosphere that goes with the extraordinary folly of the Dutch”. Gerardo Marì - designer - “More positive than last year, the crisis isn’t frightening anymore, and that’s a good thing”. Jean Marie Massaud - designer - “This is a good year; fresh ideas are starting to surface again, with research on how to live better, in a more responsible way”. Ingo Maurer - designer - “After all these years I still enjoy myself, it’s a fantastic week”. Mario Mazzer - architect and designer - “The FuoriSalone is becoming an event that is more and more an end in itself, where the proposals are increasingly constructed just to amaze, without any overall logic, just to make an impression”. Alberto Meda - designer and engineer - “I have seen certain companies that have invested their energies against the trend, in a situation of crisis, with a desire to react”. Marco Merendi - designer - “Emotion and attention to detail make the difference in projects. To engage people and convince them to buy, the solution is emotional involvement”. Fabio Mondini - sales director Italia Modular lighting instruments - “The Italian market is very important for lighting. Design is the key to being competitive on this market”. Massimo Morozzi - designer and art director Edra - “The ideas are outside, so you have to go look for them outside. Instead of looking at the home, you have to observe what is happening outside the home, because it is what is happening outside that, sooner or later, will end up changing the home”. Giuliano Mosconi - art director Tecno - “We need to know how to take the capacities and mechanisms of Italian creativity out into the world. This is an investment that indicates great optimism at this time”. Giampiero Mughini - writer and commentator - “I am happy when I find a small object you can touch, it turns on, and it’s a lamp… I’m not saying people can or must make lamps the way Vico Magistretti did: a perfect form, that’s all… but the things should still be lamps! Not doodads, pretexts, complicated, useless stuff…” Mario Nanni - designer - “I believe it is increasingly important for designers to think of solutions that can be useful. I see more and more things that resemble others, more things whose true identity lies only in their form. Things have to be playful, fun, and express passion”. Jonathan Olivares - designer - “It was interesting to see how, in this year of ‘maintaining’, certain companies showed very interesting projects”. Lorenzo Palmeri - designer - “The FuoriSalone is fun, but it is also a moment of work, and the result of a year of work”. Eugenio Perazza - president Magis - “The companies seem to be racing to all become more similar, to all make the same things. What sets us apart is the fact that we try to be different”. Gaetano Pesce - designer - “It doesn’t look like much research is being done… I suggested that Meritalia do some research…”
Hellzapoppin’
p. 78 photos Sergio Anelli edited by Olivia Cremascoli
An American cult musical and film, full of surprises and nonsense, even mentioned by Umberto Eco, might be the ideal reference for this rather wacky segment of the FuoriSa-
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lone that goes beyond all boundaries, mixing design, art, crafts and, above all, original ideas. - Caption pag. 78 On these pages: at Spazio Rossana Orlandi, stag in the spring and a crazy beetle, or (from left) the Big Bang installation by France’s Frederique Morrel and, directly from Beirut, the VW Beetle completely transformed by Bokja Design, i.e. Hoda Baroudi and Maria Hubri, a female duo that likes vintage furnishings and antique, crafted fabrics, used to make one-of-a-kind pieces. - Caption pag. 81 Above: at PAC, the Padiglione d’Arte Contemporanea of Milan, the exhibition Armando Testa. Il design delle idee, curated by Gemma De Angelis Testa and Giorgio Verzotti; in the photo, Anthropomorphic chair, 1976. Title: Saved by Droog. In practice: every month 500 companies go out of business in Holland. What happens to their products? 5135 of them have been saved by Droog Design, handing them over to 14 designers for reinterpretation. To make them seductive for the market. In the photo, XX chair by Luc d’Hanis & Sofie Lachaert. On the facing page, top: the new C&C showroom, alias Emanuele and Piero Castellini, the latter also the designer of the installation (water walkway, silver boats, steam clouds), for FuoriSalone 2010. At the courtyard of the Centre Culturel Francais, three greenhouses contained dozens of precious roses in fine porcelain, all different, made by hand at the Manufacture Nationale de Sèvres (Paris), which at the Stelline presented the Disco Sèvres exhibition. - Caption pag. 82 View of the large, bucolic Atelier Forte (Via Corelli), which presented a declaration of war on industry to reassert the importance of beauty and art in life. Also by Duilio Forte, at Spazio Orlandi, a complicated desk (with seat) in red painted iron. Below: the School of Design and Arts of UniBz presented, at the garden of Danese in Milan, Dream Excursion Module (DEM), a living module for fantastic voyages, the thesis project of Joachim Falser, materialized in Cirmolo wood from the Dolomites and divided into three zones: night, day and toilette. On the facing page: at the Danese facility in Milan, Odaiba hanging lamp, a three-dimensional object made by joining two identical pieces, designed by Modoloco Design Workshop (Claudio Larcher and Flavio Mazzoni), and Cocoa, chair in fiberglass and marine plywood (with outdoor paint finish), designed by Marc Sadler, for three positions (seat, chaise longue or bed). - Caption pag. 85 Matali Crasset at Galleria Luisa Delle Piane (Via Giusti) invented Volte-face, or the simultaneous presence of two identities in a single object: turn it over and the function changes. The symbolic function, hanging on the wall, has a convex form, while the object for everyday use, with a concave form, can be a cover or a bowl. On the facing page: one of the four Permanent Hospitality Spaces of the Town@house Street (Via Goldoni) designed by Simone Micheli based on a concept by Alessandro Rosso. The idea: four empty storefronts transformed into four luxury suites; in practice, an apartment with the comforts of a hotel and an innovative mode of urban living, destined to spread into other cities in the world. - Caption pag. 86 Milan-China, or about seventy shop windows on Via Paolo Sarpi, Milan’s Chinatown, specially decorated for the FuoriSalone by the students of NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) and famous exponents of Italian design. A jury examined all the window displays and named the winner, Maria Pecchioli, for the installation at Colorificio Sarpi. On the facing page: inside the Wallpaper Factory, the headquarters of Jannelli & Volpi, the installation designed by Maria Cristina Hamel, Doppio Senso - My Secret Room, i.e. a ‘chamber’ that plays with the concept of ambiguity, hidden amidst feminine and erotic symbols. The installation also includes furnishings, also by the artist-designer.
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p. 88 Matteo Ragni designer - “The whole world is here, in Milan. Walking around the city, I have met entrepreneurs who finally have a new spirit, they are determined and optimistic”. Marco Rainò - architect and vice-president of Turn - “In the Ventura-Lambrate zone they managed to gather the best of the positive energies in the area of design research and experimentation”. Nicola Rapetti - creative director Dedon - “Some things are valid, others less so. It is important to concentrate on new products, I hope to be surprised, to find new ideas, including ideas that are better than ours”. Andrea Ribaldone - chef - “Any dish, when served, has an aesthetic component, the dish will be more beautiful and easier to eat, because beautiful things are almost always good too”. Maurizio Ribotti - CEO Design Partners Zona Tortona - “After 9 years, not only thanks to us, the city is a true theater. Zona Tortona has become a model of urban design that many cities around the world try to copy. We combine creativity and innovation”. Carlo Rivetti - president Sportswear Company - “I don’t know what Milan can give to design, I don’t have many expectations. I know what Milan gets from design: openness, ideas, different cultures. This is a city that is not very good at opening, and is not capable of producing culture. This week brings culture from outside, and we hope to be able to grasp it, it would be a very good thing. Over the years I have seen interesting things, unlike fashion week there is the possibility for young talents to emerge, while in my sector we don’t know how to do that. Even in the country as a whole, we are incapable of making room for young people. Seniority runs the show here”. Stefano Ronchetti - industrialist - “Everyone has done something for the Salone, lots of young people… the supply is bigger than the demand”. Renzo Rosso - entrepreneur, founder of Diesel - “It’s a great week… better than fashion week”. Alessandro Sartori - creative director ZetaZegna - “I’ve seen projects by young people made with originality and humble materials. A new way of thinking in an artistic, intelligent way, of design for indoor and outdoor use. Almost like entering a city of the future. There was that sensation of surprise that happens when you see something completely new: this is my ideal for the FuoriSalone” . Francesca Senette - TV journalist - “I’m thrilled when I see Milan so alive, so full of people. I’m in love with this moment, also for the marvelous installations around the city, the FuoriSalone events that make everything extremely modern and dynamic. It’s like being in an international capital, I wish it could be like this all year round” . Marco Serralunga - CEO Serralunga - “Perhaps the only problem of the FuoriSalone is
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logistics; it would be better to organize the various areas by themes. For example, Zona Tortona is fantastic, but it’s disorienting. The entrepreneur who works at the fair all day doesn’t have time to see it all. It would be better if it was divided up by areas and subjects”. GianLuca Sghedoni - CEO Kerakoll - “The FuoriSalone is a reference point on an international level. The credit should go to those who have organized it, those who had the idea and have taken it forward with perseverance and skill”. Brigitte Silvera - Maxalto Paris - “I love to walk around Milan because there are so many ideas and so many very interesting things. I like the FuoriSalone better than the Fair”. Adriana Spazzoli - marketing director Mapei - “The Salone is a sea of creativity”. Philippe Starck - designer - “I focus on ecological priorities, a real necessity: to continue to produce products to produce energy. We need creative talents everywhere, creativity has to be there in everything we do. A plumber has to be creative, a journalist has to be creative, everybody has to be creative. We are in a society in which all we talk about is creativity, but if you observe closely, you see it is mentioned only at the application level. People talk about architecture, design, music, fashion, but this is not creativity, it’s application. It’s like reading a book and starting with the second chapter, like watching only one half of a film. Then you would only talk about the end, but not the causes that led there. Today what really interests me is creativity”. Vittorio Sun Qun - director RCS China - “For Chinese companies design is still the design of form, not design as strategy”. Rudi Von Wedel - design management consultant - “I have seen many Design Weeks in Milan, this is the saddest one, but there are some extraordinary high points, like the installations by Kengo Kuma and John Pawson at the event Think Tank, because they are poetic; Zona Tortona was ugly, the Center was more concrete”. Studio Pagani Perversi Associati - architects and designers - “The FuoriSalone is an aspect that is always very striking, and it is the central nucleus of this international moment”. Tokujin Yoshiyoka - designer - “Design seen as sensation. What people feel when they come into contact with an object”.
Unpredictable collaborations
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photos Paolo Veclani text Katharina Horstmann Old trades and new technologies: contemporary design explores the potential of both to find meeting points and possible contaminations. Leading to projects that escape traditional boundaries, to make innovative things, fascinating in their diversity. - Caption pag. 91 Superstudio Più: the blue tones of Murano glass create the magic of the installation created by Paola Navone for Barovier & Toso. The protagonists are the chandeliers and luminous creations of the Murano-based company, including the new Exagon model (on this page). - Caption pag. 93 Above, Via Savona 50: invented by Philippe Starck, the Play with Dedon installation presented the new collection created for Dedon by the French designer in collaboration with Eugeni Quitllet. Composed of outdoor seating, tables and a series of lamps made in collaboration with Flos. Left, Superstudio Più: contemporary version of a garden berceau, La Gloriette by Fernando and Humberto Campana, designed for outdoor tastings, part of the installation Clicquotsphere, produced by Veuve Clicquot. On the facing page, Superstudio Più: the Wallpiercing lamp by Israeli designer Ron Gilad, to reduce visual impact to a minimum, inserted in the Soft-architecture project developed by Flos to show how LEDs can replace individual lamps when they are built into walls and ceilings. - Caption pag. 94 Officina: presented in the exhibition Made in Berlin – Open Process, the Stitching Furniture project by Werner Aisslinger combines advanced technologies and traditional techniques to create a collection of pop-up, three-dimensional, extremely light objects. The show also offered a preview of the 2010 edition of the DMY International Design Festival Berlin, to be held from 9 to 13 June. On the right page, clockwise, Superstudio Più: for Alcantara Design Museum, Matteo Thun and Antonio Rodriguez created Nenufar, an installation composed of four enormous water lilies that communicated a floral aesthetic and respect for nature, a trait of Alcantara. Fondazione Arnaldo Pomodoro: for Inside Art 2010, the workshop produced by Saporiti Italia, the designers Marti Guixé, Mauro Lipparini, Ministry of Design, UdA and Carlos Zapata collaborated on the creation of a single large bench, divided into five segments for a surface of over 100 meters. Spazio Vuoto: Mindcraft 10, exhibition organized by Danish Crafts, including the project Closet Knitter by Isabel Berglund, a knit that becomes a chair and a lamp, and looks like a knitted wig. Spazio Closed: on display, the United Crystal Woods collection by Marcel Wanders, based on the encounter between the designer and the expertise of Baccarat: majestic candle holders, sculptural vases in limited editions, tasting glasses and carafes. - Caption pag. 96 Via Savona 56: through the creation of the Milano Design Village the Poltrona Frau Group narrated the versatility of its brands Poltrona Frau, Cassina and Cappellini. In a large space, different installations coexisted in harmony, showing projects, styles and viewpoints of many different designers. Above, two views of the exhibit created by Giulio Cappellini for Cappellini. - Caption pag. 97 Via Tortona 32: Swarovski Crystal Palace proposed different interpretations of the famous crystal, by five international designers, including Vincent Van Duysen with Frost, a luminous bar studded with Swarovski crystals, that can be used alone or as a module to create high-impact architectural decorations. - Caption pag. 99 Right, Superstudio Più: the installation Dreamscape reproduced a dream landscape to present the new Successful Living from Diesel home collection. Products included some lines created thanks to collaboration between Diesel and Foscarini, like Perf, perforated lamps based on the North African tradition, using totally contemporary technology. Galvanotecnica Bugatti: for the exhibition Surprising Ingenuity: Austrian Design, Marie Rahm and Monica Singer of the Viennese studio Polka installed Austrian Convivial Culture in the old workshop. Facing page, Superstudio Più: the installation Flash Factory illustrated the industrial process behind the new Industry collection by Tom Dixon, including the Void Light
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series. Characterized by double thickness for the shade, that reflects and softens the light, these lamps are like Olympic medals, as they come in gold, silver and bronze versions. - Caption pag. 100 Left, Superstudio Più: Gas presented 25 Days – A project of real life, a book-manifesto created in a workshop with ten young creative talents to celebrate the company’s 25th anniversary. Lower left, Magna Pars: the French designer Ora-Ïto shown amidst the glow of the ‘HO’ candelabra by Cristofle, one of the projects seen in the exhibition to present his brand. On the facing page, Officine Stendhal: Contemplating Monolithic Design, a conceptual installation produced by Sony to present the latest work by Edward Barber and Jay Osgerby. The designers explore, in an experimental vision, how sound can be integrated with objects, furniture and contemporary architecture.
Beauty tells a story
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photos David Zanardi text Clara Mantica Communicating design to the general public is the job of the Milan Triennale, which during Design Week sets up theatrical installations covering many design themes: from raw materials – resins, rubber, ceramics, crystal, plastics – to very new or already well-known stories of international designers. The big protagonist was light, conveying content and atmosphere, between innovative technologies and installations halfway between art and design. - Caption pag. 103 A new edition of Neoreal, produced by Canon to explore the infinite possibilities of digital imagery. The installation was done by Kyota Takahashi, an artist who creates with lights, and Akihisa Hirata, an architect who designed the large, versatile structure. The continuously transforming effect underscored the vitality of light and color. - Caption pag. 105 Above: the new Mondo collection of rubber surfaces based on the HML system that combines hues with decorations, curated by Aldo Bottoli and Giulio Bertagna. The decorations were designed by Cibicworkshop, which also did the exhibit. Below: Resin solutions, flexible resin surfaces with luminous colorings and consistencies, produced by Gobbetto to celebrate its fiftieth anniversary. Facing page: Young Creative Poland, group show of young Polish designers and architects curated by Miska Miller-Lovegrove. In the photo, Plopp stool by Oskar Zieta. - Caption pag. 106 Left: view of the Swarovski Elements at Work installation. A unique series of objects to demonstrate different ways of using Swarovski crystals, thanks to a partnership between ten industrial designers and nine international companies. Right: Luce tra le dita, an exhibition at Fonderia Artistica Battaglia of works triggered by the dialogue on light of Mario Nanni and Marcello Chiarenza. In the images, a portrait of Marcello Chiarenza and one of the works on display: sculptures and light books by Mario Nanni; sculptures of metal, mirrors and books of light by Marcello Chiarenza. Facing page: another view of the exhibition Luce tra le dita at Fonderia Artistica Battaglia. The exhibition by Mario Nanni and Marcello Chiarenza focused on the reflections of light, in the physical and emotional senses of the terms, an itinerary in shadow that intertwined the works of the two artists. - Caption pag. 109 Right: the exhibition to present the new brand Yii (which means ‘transformation’ and is connected with the cycle of nature), produced by TCRI, the Taiwan Crafts Research Institute, to revive traditional crafts with the help of design. Installation by Gijs Bakker. Below: Timeless Future, exhibition on a decade of activity of Toshiyuki Kita and his research on technological innovation and, at the same time, the crafts tradition of Japan. Facing page: Ceramic Tiles of Italy Playground, group show of designers and companies on the theme ‘Ceramics on a child’s scale’, curated by Aldo Colonnetti. In the photo, Crystal Tile, design Giacomo Sanna for Ceramiche Coem.
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