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THe MaGazInE OF INTeRIors AND coNTeMPoraRY DesIGN N° 3 marzo/march 2013 MensILe/monT H LY ITaLIa € 8

A € 16 – B € 15 – CH Chf 20 – D € 19 – E € 14 F € 15 – GR € 14 – P cont. € 15 – UK £ 12

Poste Italiane SpA - Sped. in A.P.D.L. 353/03 art.1, comma1, DCB Verona

INteriors&architecture 3LHD studio, Gracia studio, piera patera/StudioMap, arnaldo Pomodoro, Sanaa, Fran Silvestre arquitectos, eduardo Souto de Moura

INtoday

giorgio armani a parigi

INdesign

Tavola e dintorni Small kitchens Raw projects

DesIGnwInGs NaoTo FuKasawa 2_C_In629_cover.indd 3

wITH comPLeTe EnGL isH TexT s

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INdice/contents marzo/mar ch 2013

INterNIews INitaly 17 35

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outdoor ol tre il giardino /Bey ond the garden produzione production de sign concrete/ Con crete design la cucina domo tic a/the domo ti c kit chen

project

milano , unicredit 45

design

headqu ar ter

Wer ther T off ol oni

48 IN coper t ina: la pol trona G rande Papilio realizza ta d a B&B Ital ia su dise gno di N aot o F uka s awa, que st’ anno pre sent ata in una nuo va versione per e sterni in polietilene intre ccia t o col or antra cite . L a pol trona si c ara t terizza per un vol ume monoma terico che si dila ta al le e stremit à del la sedut a e del l o schienale , dise gnando qu at tro ali che ricord ano quel le di una f arf al la . L a col lezione Papilio d a e sterni comprende anche due pol troncine di differenti dimensioni e un pouf . o n the co ver: O n the cover: the G rande Papilio arm chair produ ced by B&B Italia and designed by N aot o F ukasa wa, presented this year in a ne w outdoor version made with anthra cite gra y woven pol yethylene . T he chair st ands out f or its monoma teri c vol ume tha t spreads a t the edges of the sea t and back , f orming f our wings similar t o those of a but terfl y. T he Papilio outdoor col le ction also in cl udes different sizes, and a hasso ck . (f ot o di sf ondo /background pho t o : G et ty Image s)

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project

rolex a/in bienne f orme fl uide/ fl uid f orms benvenuti a c as a nichet t o/Wel come t o C asa ni chet t o Proget t o a tut t o t ondo /Al l -around design INtertwined 73

giovani designer young designers

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food design

un buon inizio

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INternational produzione production l ’etic a del tappet o/carpet ethi cs purismo in cucina/ purism in the kit chen read y made bouroul le c ri-idee di c ar ta/Paper re -ideas

/A good st ar t

café romano eventi events il giardino di pietra/ the st one garden sostenibile sustainable il mondo in un p arco /T he world in a p ark

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INdice/CONTENTS II INtertwined

progetto città CITY PROJECT il mare so t t o napoli/ The sea under N aples 89 in libreria in bookstores guzzini: infinit o de sign it aliano 95 fashion file pezzi per il corpo /Pie ces f or the bod y il via ggio se condo / the voyage according to ant onio marra 100 info&tech domo tic a ev ol ut a/Evol ved domo tics 85

s

INservice 102 112

traduzioni translations indirizzi firms directorY

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INtopics 1

editoriale editorial di/by gild a boj ardi

INteriors&architecture

in&out, paesaggi protagonisti

landscape protagonists a cura di/ edi ted b y ant onel la boisi 2 16

lens, francia, la nuova sede del louvre

Lens, France, the new branch of the Louvre proget t o di/ design b y s anaa + imrey culber t+ adrien gardère f ot o di/ pho tos b y Iw an Baan, Philippe C hancel , Mond adori Por tf olio /L eema ge te st o di/ tex t by ale ss andro rocc a

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parigi, roi giorgio a 2 avenue montaigne

Paris, Roi Giorgio at 2 Avenue Montaigne proget t o di/ design b y G iorgio armani f ot o di/ pho tos b y giorgio armani archive te st o di/ tex t by ant onel la boisi

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bevagna (perugia), il/the carapace proget t o di/ design b y arnaldo pomodoro con/ wi th studio architet ti giorgio e/ and l uc a pedro t ti f ot o di/ pho tos b y boutique crea tiv a te st o di/ tex t by katrin cosset a

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rovigno, croazia, hotel lone

Rovinj, Croatia, Hotel Lone proget t o di/ design b y studio 3lhd f ot o cour te sy di/pho tos cour tesy by 3lhd , numen/f or use te st o di/ tex t by olivia crema scoli 24

baja california, mexico, endémico resguardo silvestre hotel proget t o di/ design b y gra cia s tudio f ot o di/ pho tos b y L uis G arcia te st o di/ tex t by mat te o vercel l oni

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milano, una casa-giardino/a house-garden proget t o di/ design b y Piera Patera/ Studio MAP f ot o di/ pho tos b y s anti c ale ca te st o di/ tex t by ant onel la boisi

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INdice/CONTENTS III

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alicante, spagna, una casa tra geometrie e natura/ Alicante, Spain, a house between geometry and nature proget t o di/ design b y fran sil ve stre arquite ct os f ot o di/ pho t os b y fernando ald a te st o di/ text by Mat te o vercel l oni

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serra da arrテ。bida, portogallo, la casa窶田ima del monte Serra da Arrテ。bida, Portugal, mountaintop house proget t o di/ design b y edu ardo sout o de moura f ot o di/ pho t os b y josテゥ c ampos te st o di/ text by mat te o vercel l oni

INsight 58

INtoday

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cinque volte more/five times more proget t o di/ design b y VALENTINA MORETTI f ot o di/ pho t os b y Mariros a T osc ani B al l o/cour te sy MORE di/by ant onel la boisi INscape

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design proibito/Forbidden DesIGn di/by andrea branzi INdesign INcenter

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tavole e dintorni/Tables and such di/by N adia L ionel l o f ot o di/ pho t os b y S imone B ar beris

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small kitchens

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di/by andrea pirruccio f ot o di/ pho t os b y maurizio marc at o INprofile

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lo sciamano del design/THE DesIGn shaman di/by C ris tina Moro zzi INproject

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metamorfosi di una farfalla/Butterfly metamorphosis

di/by Madd alena Pado vani 82

raw projects di/by Valentina

C roci

INview

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82

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design non figurativo/Non-FIGuraTIve design di/by Stef ano Caggiano INproduction

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soft & shock

di/by katrin cosset

a

INservice 98

traduzioni translations

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indirizzi firms directorY di/by ad alis a u boldi

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EDiToriaLe

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el rapporto tra architettura e paesaggio si potrebbe disquisire a lungo. Si potrebbe raccontare della capacità di un singolo edificio di promuovere lo sviluppo di un intero territorio, ma anche del sogno dell’uomo di costruire e vivere in armonia con il paesaggio circostante. I progetti che presentiamo in questo numero esprimono diversi modi di interpretare il contesto in cui si inseriscono. Partiamo dalla nuova sede del Louvre realizzata a Lens, in Francia, su progetto di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa: un intervento che dispone liberamente i padiglioni espositivi secondo criteri topologici che seguono l’andamento del terreno. Al contrario, le case progettate da Eduardo Souto de Moura e Fran Silvestre Arquitectos (la prima in Portogallo, la seconda in Spagna) si caratterizzano per geometrie più nette e monolitiche, studiate però per enfatizzare il carattere del luogo e concluderne la connaturata volumetria. Il contesto cambia nel nuovo flagship di Giorgio Armani a Parigi. Qui il riferimento è la nobile architettura di Avenue Montaigne, che lo stilista ha voluto ‘fotografare’ in una successione di stanze che rispettano, ciascuna con il suo carattere, il piano originale di un palazzo dei primi del ’900. Passando alla scala del design, l’elemento relazionale del progetto diventa la natura nella sua accezione più ampia. È il caso di Mathieu Lehanneur, che al mondo naturale si accosta con l’interesse di uno scienziato alla ricerca di soluzioni che possano migliorare la vita dell’uomo. Mentre Naoto Fukasawa, protagonista della copertina con uno dei suoi ultimi progetti di design e autore di oggetti che si ispirano a fiori, sassi e farfalle, parrebbe trovare nel paesaggio la sua prima fonte d’ispirazione. Dietro le sue forme delicate si cela un approccio concettuale e una convinzione: quella che la natura ci possa insegnare a rendere più semplici e armoniose le relazioni tra noi e le cose. Gilda Bojardi La piscina di un loft milane se , proget t o di Piera Patera/ Studio Map, f ot o S anti Caleca.

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progetto di Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA, Célia Imrey + Tim Culbert / IMREY CULBERT

Fluida, intensa e luminosa. La nuova sede del Louvre, inaugurata nel dicembre dello scorso anno a Lens, è formata da un cluster di padiglioni in alluminio e vetro disposti liberamente all’interno di un nuovo giardino immerso nel paesaggio minerario del Pas-de-Calais

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Louvre Lens landscape design di Catherine Mosbach progetto dell’allestimento di Studio Adrien Gardère foto di Iwan Baan, Philippe Chancel, Mondadori Portfolio/Leemage testo di Alessandro Rocca

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una vedut a d al giardino con le aree bord ate in erb a; sul l o s fondo la p arete in al l uminio spazz ola t o del padiglione del le e sposizioni fianco del padiglione dei ser temporanee e il vizi. (Fot o Mond adori Por t folio /L eema ge)

ELEVATION

PAVILLION DE VERRE

GALERIE DU TEMPS

HALL

EXPOSITIONS TEMPORAIRES

SCENE

PAVILLION DE VERRE

GALERIE DU TEMPS

HALL

EXPOSITIONS TEMPORAIRES

SCENE

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COUPE AA

SCENE

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COUPE AA

COUPE BB

SCENE

EXPOSITIONS TEMPORAIRES

HALL 13

EXPOSITIONS TEMPORAIRES

HALL

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SCENE

EXPOSITIONS TEMPORAIRES

ul sito di una miniera di carbone SCENE EXPOSITIONS TEMPORAIRES chiusa dagli COUPE BB anni Sessanta sorge oggi il nuovo museo d’arte di Lens, un’architettura che costruisce il paesaggio e che, nello stesso tempo, non rinuncia alle dimensioni e alla presenza che deve avere, rispetto al luogo e rispetto all’intera città, un’istituzione di rilievo internazionale come il Louvre. L’edificio si trova su una specie di isola verde di natura incerta e recente, circondata dalle case a schiera dove abitavano, e dove probabilmente risiedono ancora, i minatori. Per un Louvre si tratta di un bel salto, dal centro di Parigi e dalle Tuileries,

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GALERIE DU TEMPS

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GALERIE DU TEMPS

PAVILLION DE VERRE

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Prospet t o e sezione evidenziano l o s vil uppo l ongitudinale del cl us ter di p adiglioni che si e stende per una l unghezza t otale di 360 metri.

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HALL 13

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il palazzo di città del re di Francia, al piatto HALL paesaggio del Pas–de–Calais, la piovosa regione carbonifera al confine col Belgio solcata dalle schiere delle case operaie e dalle incolori colline prodotte dai residui degli scavi minerari. Il progetto, che porta l’inconfondibile impronta di Kazuyo Sejima, organizza le diverse sale del museo secondo la logica del cluster, un grappolo di edifici separati che si legano uno all’altro secondo modalità topologiche, cioè in rapporto alle caratteristiche spaziali dei luoghi piuttosto che secondo griglie geometriche o derivate dai modelli tipologici.

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nel la p agina a cc ant o: Il muse o si tro va sul sit o di una c ava di c arbone chius a d a ol tre cinqu ant’ anni, nel la cit tà di L ens , al centro di un qu ar tiere re sidenziale . (Fot o di Iw an Baan) U n p ar ticolare del padiglione d ’ingre sso do ve si concentrano i princip ali ser vizi per il pubblico: libreria , caffet teria , centro picnic , s ale riser vate . (Fot o Mond adori Por t folio /L eema ge)

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L’affrancamento dalla geometria si ripete nella forma dei tre padiglioni maggiori in cui le pareti si piegano seguendo una leggera curvatura: “il progetto, spiegano Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, evita le rigide forme rettilinee che sarebbero state in conflitto con il delicato carattere del luogo così come le forme libere, che avrebbero frenato la funzionalità del museo. La leggera piegatura degli spazi si accorda con la forma allungata e ricurva del lotto e crea una sottile distorsione delle aree interne, mentre è sempre rispettosa delle condizioni espositive”. Il percorso

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di visita parte dal padiglione quadrato al centro del cluster, dove si concentrano i principali servizi per il pubblico: libreria, caffetteria, info point, area picnic e sale riservate. L’edificio ha tutte le pareti completamente vetrate attraversate dalla trama dei sottili pilastri e lo spazio unitario, di 3600 metri quadri, è come una piazza coperta facilmente accessibile da tre ingressi diversi. Questa sala si può attraversare per raggiungere l’altro lato del giardino oppure si può scegliere tra uno dei due spazi espositivi principali, la sala per le mostre temporanee e la Grande Galerie, uno spazio

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Vedut a del la Galerie du T emps complet amente ri vestit a, sia al l ’interno che al l ’esterno , in al l uminio anodizza t o, e il l umina ta d al la l uce che fil tra a t tra verso la se quenza del le tra vi met al liche . L a s ala , 120 x 25 metri, ospit a le e sposizioni semipermanenti di opere pre state d al la c as a madre di Pari gi. L a mos tra in corso è or ganizza ta se condo tre periodi s t orici, con 70 opere di epoc a cla ssic a, 45 medie vali e 90 di epoc a moderna e ha una dura ta pre vista di cinque anni, anche se il 4 dicembre di o gni anno , anni vers ario del giorno del l ’ina u gurazione , riaprirà p arzialmente rinno 20% del le opere vata con la sos tituzione del espos te . (F ot o di Philippe C hancel)

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RESTAURANT

SCENE

EXPOSITIONS TEMPORAIRES

PAVILLION DE VERRE HALL

GALERIE DU TEMPS ATELIER ADMINISTRATION

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Un interno del padiglione di vetro , al l ’estremit à orient ale del cl uster. (Fot o Mond adori Por t folio /L eema ge)

N el piano interra t o c ’è un’ area a t trezza ta da Adrien G ardère che fa par te del percorso ed ucativ o del muse o e che permet te di visit are il deposit o del le opere non e spos te . (Fot o di Iw an Baan)

Planimetria generale: da sinis tra a de stra , l ’audit ori um, le e sposizioni temporanee , l ’accoglienza , la G alerie d u T emps , il padiglione di vetro; sep ara ti, la ro t ond a del ris t orante , a nord , e il vol ume del l ’amminis trazione s ul bordo s ud del giardino . Uno scorcio del padiglione di a ccoglienza , una piazza coper ta di 3600 mq a cce ssibile d a tre ingre ssi diversi che , ra cchi usi dentro bol le di vetro , contiene i ser vizi per il pubblico . (Fot o di Iw an Baan)

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continuo completamente rivestito, sia all’interno che all’esterno, in alluminio anodizzato, e illuminato dalla luce che filtra attraverso la sequenza delle travi metalliche. La sala ha una lunghezza di 120 metri per una superficie totale di 3000 metri quadri e ospita la Galerie du Temps, un’esposizione semipermanente di opere prestate dalla casa madre di Parigi. Il layout è stato definito dallo studio di Adrien Gardère che, chiamato da Sanaa nel 2009, ha deciso di eliminare ogni partizione interna e ha raccolto le opere per gruppi omogenei secondo criteri geografici, storici o stilistici: “Gli arredi del museo, dice Gardère, consistono in un sistema di piattaforme, binari per la sospensione dei quadri e plinti che sono sempre ben staccati dalle pareti di alluminio, il cui leggero effetto specchiante produce un’estetica eterea e raffinata. I materiali degli arredi hanno toni chiari e opachi che enfatizzano i magnifici colori delle

opere esposte”. Un contributo fondamentale all’equilibrio del nuovo museo proviene anche dal progetto del giardino che si integra perfettamente con l’architettura e incorpora la vegetazione spontanea, cresciuta negli anni dell’abbandono, in un progetto di rigenerazione, come spiega la paesaggista Catherine Mosbach, con “aree definite da bordi erbosi e piccoli monoliti isolati, aree picnic, indicazioni pedagogiche, giardini della memoria che richiamano alla mente il ciclo del carbone, campi di erba alta in fasce orientate secondo il lato lungo del lotto e incrociate da viali di erba rasata, rilievi in erba e formazioni di muschio e, dappertutto, un corteo di giovani piante a fare da sottobosco”.

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le vetrine e l ’ingre sso , che aff acciano su Avenue Mont aigne .

Armani raddoppia a Parigi in Avenue Montaigne, una delle più prestigiose mete dello shopping di alta gamma, con un flagship dedicato soltanto alla donna; nella medesima strada-simbolo di esclusività e storia, dove, nel 2007, aveva aperto la prima boutique oggi riservata all’uomo: due situazioni vicine eppure lontane per tensione elettiva e concept progettuale. Come racconta lui stesso

RoI Giorgio a ParIs progetto di Giorgio Armani

foto courtesy Giorgio Armani Archive

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giorgio armani ritra t t o ne llo sp azio riser vat o a g li acce ssori di a lta mod a: un inv o lucro monocroma tico c ara t terizza t o d alla paviment azione in lastre di marmo Afric an But terf ly di grande f orma t o e d a pareti e soffit t o rive stiti in ra so b lu grigio . allizza ta in nu ance . C on mobi li esposit ori, pens ati e dise gna ti ad hoc , in legno e finitura met

Q

uale soul ha ispirato il suo progetto architettonico nel nuovo flagship store Giorgio Armani in Avenue Montaigne? “Volevo un negozio che da una parte riflettesse il grande fascino che Parigi esercita da sempre sul sistema della moda in generale, dall’altro un layout che esaltasse al meglio la mia collezione donna, rompendo gli schemi classici della boutique Giorgio Armani. Per questo ho optato per una armoniosa difformità delle stanze, ciascuna con una dominante cromatica e ciascuna mantenuta intatta rispetto al piano originale dell’edificio. L’anima del progetto è l’incontro e la fusione tra la sobrietà dello stile Armani e la grandeur parigina”. La successione delle stanze che corrisponde a una lettura delle collezioni moda è solo legata alla specificità architettonica della location parigina, alla cultura di una città e di una strada-simbolo, o è incipit di un nuovo corso del concept progettuale delle boutique Armani? “Al momento vorrei rimanesse un unicum, un disegno concepito ad hoc. Parigi è una città importante e di grande fascino, nella quale è indispensabile essere presenti. Avenue Montaigne è oggi una delle destinazioni più prestigiose al mondo per lo shopping di lusso e, al tempo stesso, è un meraviglioso simbolo dell’architettura storica francese. Ho scelto un palazzo del primo ’900 per proporre la collezione donna, abbigliamento e

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accessori, allestendo anche uno spazio per presentare scarpe e borse Giorgio Armani Privé, ordinabili su misura. Si tratta di una boutique speciale, come un abito di couture: perfetto per Parigi. Ogni ambiente ha le pareti e i soffitti decorati con pannelli ricoperti di satin lucido di colore diverso che si accompagnano alle pietre naturali dei pavimenti, mentre gli elementi di arredo hanno finiture che rispettano lo stile della stanza che li ospita; i mobili, in legno con nervature in argento o cromate, sono completati dalle tappezzerie e dai rivestimenti nella stessa gamma di colori delle pareti e dei soffitti.

La planimetria de lla boutique , 450 mq s vi lupp ati su un unico live llo, che conser va la tradiziona le tipo logia de l grande app ar tament o primi N ove cent o sc andit o d al susse guirsi di s tanze comunic anti se gna te d a possenti muri por tanti e inter vallate d a un corridoio di disimpe gno z ona giorno /no t te .

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La s tanza dedic ata al read y t o wear , una sc at o la nei t oni de l greige con p avimenti in onice verde Persia , pareti e soffit ti ve stiti in ra so . T ut ti i mobi li freest anding, dalle appenderie ai tavo li, sono s tati proget tati su misura . Anche le sedute de lla co llezione Arm ani C as a sono s tate rivisit ate con finiture e dimensioni pens ate apposit amente .

“Moda e architettura appartengono all’oscurità dell’attimo vissuto, alla coscienza onirica del collettivo”. Walter Benjamin, 1940

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Il processo di alleggerimento inoltre è tale che in questo negozio non ci sono manichini. Direi che l’effetto finale è molto elegante e raffinato, ‘cucito’ su misura sullo spazio preesistente”. Qual è il senso del raddoppio parigino: ci sono differenze con lo spazio già esistente nel rapporto architettura e lettura delle collezioni? “Desideravo proporre le mie collezioni Giorgio Armani uomo e donna in due location differenti, a breve distanza l’una dall’altra di Avenue Montaigne. La collezione donna, qui, ha un respiro più ampio e

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un contesto che ne esalta al massimo la raffinata preziosità. Lo spazio crea un’aura che si riflette sugli abiti e sugli accessori stessi”. Cosa è la memoria in uno spazio moda: secondo lei è vero che la continua evoluzione e offerta del mercato lavora per cancellare affezione agli oggetti? “Le mie boutique sono spazi che rapprentano il mio stile, ma cerco sempre di contestualizzarle nell’ambiente in cui si inseriscono, perchè non amo la standardizzazione. Insieme al mio team, cerco di rispettare l’identità della struttura originaria dei

palazzi che ospitano il punto vendita, coniugando la modernità con il genius-loci del luogo. Il concept certo cambia e si evolve, ma alla base c’è una precisa e coerente visione dello spazio e del mio modo d’essere che al contrario rafforza la memoria e, se vuole, l’affezione a ciò che è Armani. Non lavoro sulla cancellazione della memoria ma sulla sua sublimazione, e il discorso vale anche per questo negozio. Lo spazio precedente si percepisce, potrei dire ‘armanizzato’. Ogni città, poi, ha la sua memoria, che vorrei rispettare”.

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Roi Giorgio ha scelto la Ville Lumiere in questa particolare strada, ancora una volta, dunque, dopo sei anni, dal primo omaggio, come fonte d’ispirazione per comunicare l’eccellenza qualitativa dei contenuti dello spazio. Il coté segreto dietro la facciata di un antico palazzo di età haussmanniana, primi Novecento, un grande appartamento scandito dal susseguirsi di stanze comunicanti, intervallate da un corridoio di disimpegno zona giorno/notte, e segnate da possenti muri portanti, lari di io fieri delle proprie radici, è diventato nello specifico il

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La s tanza che ospit a le c alza ture , messe in ris alt o d al paviment o in qu arzite cie lo, dalle pareti e d ai soffit ti rive stiti in ra so b lu grigio . S i no tano le sc at o le e spositive con luce inte gra ta, anch ’esse ve stite de llo s te sso te ssut o e i l ‘por tale’ di lacc a nera che se gna i l pass aggio d a una s ala all’altra . S edute di Arm ani C as a.

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contraltare per la costruzione della simbolica matrioska spaziale messa a punto da Armani insieme al suo team di architetti, dove abiti, accessori e arredi creano un armonico scenario di sintesi estetica e materica. Il punto forte dell’intervento è stata proprio la ‘conservazione fotografica’ dell’immagine incontrata che ha valorizzato, con il ritmo ponderato dei prodotti esposti, stanza dopo stanza, per 450 mq sviluppati su un unico livello, una trasversalità di contenuti che unisce la visione globale con il dettaglio, raccontando un’ideale femminile di accoglienza e di preziosità che si svela con estremo garbo e rigore. Perché la donna-fashion che entra qui possa riconoscere subito il dna del brand e i suoi valori. Anche nella freschezza del tocco. La prima stanza che incontra superato l’ingresso su Av. Montaigne 2 è quella degli accessori di alta moda, un avvolgente involucro segnato dalla pavimentazione in lastre di marmo

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Nel la p agi na a fia nco , ge ometrie rigorose e preziose dise g nano il percorso d al l ’ingre sso riser vat o agli a cce ssori d ’al ta mod a al l o sp azio dedic at o al la mod a gior no, due sc at ole co n mood matericocroma tico spe cifico ad al t o grado se nsoriale . Il corridoio al ce ntro del la boutique , che col le ga i diversi ambie nti, inte gra l ’ul teriore mome nt o espositiv o riser vat o a gli abiti d a cockt ail co n la so t t oli neatura del ritmo fl uido del le co nnessio ni. Il proget t o il l umi note c nico e nf atizza la fi nitura verde p al lido del le p areti e de gli arredi tut ti realizza su dise g no. In que sta z o na il pavime nt o privile gia il gra nde f orma t o di la stre i n marmo verde Bra sile .

African Butterfly di grande formato e da pareti e soffitto rivestiti in raso blu grigio. In un incalzare di visioni parziali, scoperte progressive, scorci e prospettive, contraddistinto da un ‘portale’ di lacca nera che segna il passaggio da una stanza all’altra, il percorso sulla destra indica poi la via per la sala dedicata alla moda giorno e da lì per quella conclusiva, che affaccia sul lato defilato di rue Jean Goujon, riservata alla collezione sera. Ciascuna stanza ha un suo distinto mood materico-cromatico ad alto grado sensoriale: importanti pavimenti, l’uno diverso dall’altro, ma sempre in pietra naturale (declinata in una palette che va dall’onice verde Persia nella zona casual wear al quarzite cielo in quella delle scarpe, dal quarzite Renoir del day wear al marmo verde Brasile del corridoio, dal granito Labradorite big blue dell’area dress-cocktail al granito smoke pulido nella sala della collezione sera) si sposano a pareti e soffitti vestiti uniformemente

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L a s ala de sti nata al la col lezio ne sera ra cchius a in un prezios a boiserie i n te ssut o di ra so greige co n pavime ntazio ne in gra nit o smoke pulido .

ti

in scintillante raso che, passando dal blu grigio petrolio al greige, dal verde pallido all’oro/bronzo, assume sfumature differenti a seconda dell’incidenza della luce e della posizione in cui ci si trova. Le stanze che danno su Avenue Montaigne godono infatti dell’affaccio diretto su strada tramite vetrine ‘lasciate aperte’, così che, oltre la luminosità, in modo reciproco, l’interno della boutique possa sempre essere visto dal passante e che da dentro non si perda mai la percezione del paesaggio urbano. Spina dorsale dell’intera costruzione spaziale resta, dunque, alla fine il lungo corridoio originario, al centro della boutique, introverso e silenzioso, che collega i diversi ambienti, integrando l’ulteriore momento espositivo degli abiti da cocktail con la sottolineatura del ritmo fluido delle connessioni; per dare la possibilità di scoprire le varie stanze e ritrovarsi in ambienti diversi, ma pur sempre intimi e ospitali. A completare il quadro

narrativo, partecipano da protagonisti gli arredi of course: i mobili disegnati ad hoc, in legno, con una finitura metalizzata in nuance con il colore di ogni stanza, pensati come elementi freestanding svincolati dalla scatola architettonica ma ad essa rapportabili in quanto a dimensioni e materiali; i box espositivi con luce integrata, le sedute di Armani Casa rivisitate e, last but not least, le soluzioni illuminotecniche adottate tramite faretti led alloggiati in canaline mascherate con il medesimo tessuto impiegato per i rivestimenti. Un ulteriore modo per mettere in risalto il tutto, architettura e collezioni, corpo e abito. Con grande cura e corrispondenza dei dettagli. (Antonella Boisi)

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il carapace

la tenuta vinicola castelbuono a bevagna (PG) è la prima scultura al mondo nella quale si vive e si lavora. simbiosi di arte e architettura ad alto tasso simbolico, un grande guscio di rame, come un animale primordiale, protegge la lenta maturazione del vino. una cantina d’autore per vini d’autore progetto di arnaldo pomodoro con studio architetti giorgio e luca pedrotti foto di Boutique Creativa testo di Katrin Cosseta

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L’esterno de lla tenut a c aste lbuono , de lla f amig lia Lune lli. il carap ace è se gna lat o tra le co lline umbre d a uno scu lt ore o d ardo rosso , e Il proget t o pae s aggis tico di ermanno c as asco contribuisce ad armonizzare la cos truzione ne ll’ambiente na tura le circos tante . di no t te l’opera è a v vo lta da un effet t o ‘moon light’ grazie a l proget t o illumino te cnico di b arb ara b alestrieri con osram . Al di so t t o de lla cupo la, si s vi lupp a una z ona produt tiv a interra ta di 2800 mq . a de stra: studio de ll’interno de lla cupo la, di arna ldo pomodoro .

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uesto progetto rappresenta per me un’esperienza completamente nuova perché si è trattato di fare un’opera che fosse allo stesso tempo architettonica e sculturale. La tenuta è immersa in un ambiente naturale straordinariamente suggestivo che ricorda i paesaggi raffigurati nei quadri degli artisti del Rinascimento, che sono affini ai luoghi del Montefeltro dove io sono nato. Il mio intervento non doveva turbare la dolcezza di queste colline dove protagonisti sono i vigneti. Ho avuto l’idea di una forma che ricorda la tartaruga, simbolo di stabilità e longevità, che con il suo carapace rappresenta l’unione tra terra e cielo”. Così Arnaldo Pomodoro, Maestro della scultura contemporanea, racconta la genesi dell’opera, frutto di un lungo rapporto di amicizia con i committenti. La tenuta Castelbuono (30 ettari vitati nei comuni di Bevagna e Montefalco) è espressione del progetto della dinastia Lunelli, da tre generazioni alla guida delle Cantine Ferrari, di costruire alcune tenute al di là del Trentino, in cui creare vini fermi che condividano la stessa tensione all’eccellenza delle famose bollicine. E forte è stato il richiamo di una terra antica come l’Umbria e di un vitigno autoctono, il Sagrantino, unico per potenza e longevità, già citato da Plinio il Vecchio. Complice forse la suggestione culturale e naturalistica dei luoghi, la cantina è sorta, dopo ben sei anni di cantiere, come risultato di un’opera corale minuziosa, artigianale armonia di maestranze diverse, da bottega rinascimentale. Tant’è che non esistono (quasi) disegni tecnici ed esecutivi. Figurarsi rendering. Tutto è nato da uno schizzo, quasi leonardesco, in cui Pomodoro ha stilizzato l’idea della testuggine, poi tradotto in scultura-maquette in scala 1:20, progressivamente ingrandita – ogni dettaglio studiato nella sua espressione spaziale.

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Allo studio di architettura trentino Giorgio e Luca Pedrotti, il compito di mediare tra utopia artistica e concretezza funzionale, di tradurre gli elementi sculturali in termini costruttivi codificando questa architettura, letteralmente plasmata, nei canoni tecnici del progetto. Il carapace è una enorme cupola ovoidale di 2500 mc (il costolone centrale è lungo 35 metri) con struttura in legno lamellare. All’esterno, la cantina pare emergere dal terreno come un animale mitologico, la cui corazza in rame è spaccata da tagli che richiamano i solchi della terra e da cui sgorga materia, come lava incandescente in atto di solidificarsi. Un caposaldo del lessico artistico di Pomodoro, sempre teso alla ricerca del ‘dentro’ tramite la tormentata rottura della materia. Una saetta rossa che trafigge il terreno segnala l’opera, mimetica per profilo curvilineo che cita i

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dolci colli umbri e cromie terrose, nel paesaggio. L’interno è un trionfo di espressività plastica, con aggetti drammatici, nervature, forme dure e spigolose esaltate dall’intonachino materico in rame “per ottenere un riflesso profondo e calmo”. Riflesso acceso dal progetto illuminotecnico della light designer Barbara Balestrieri, realizzato da Osram con fonti led, che ha saputo coniugare le diverse esigenze di luce ambientale e di luce artistica, per esasperare ombre, lambire i segni scultorei, intepretare la poetica del Maestro. La frastagliata incombenza dell’interno del carapace (vi si svolgono le funzioni di accoglienza, esposizione, degustazione e vendita) è metafora in forma scultorea del carattere del Sagrantino: un vino dalla struttura importante, tannico, ruvido, potente e longevo. L’interno carico di tensioni si

stempera nella bellezza del paesaggio circostante, di cui si gode una vista a 360 gradi. La cantina, per antonomasia luogo buio, umido e sotterraneo, per mano dell’artista è rivoluzionata da una tensione ascensionale rovesciata: più si scende nelle viscere della terra, più i colori diventano eterei, l’atmosfera leggera. Una scala elicoidale, concepita come un simbolico Zigurrat bordato in corten che racchiude una sala degustazione, conduce alla barricaia. Le pareti e il soffitto color azzurro cielo assimilano questo ambiente a una sorta di paradiso dove le botti sembrano fluttuare in una calma quasi mistica. Uno di quei luoghi che Jay McInerney, autore de I piaceri della cantina, definirebbe “santuario per pellegrini del palato, devoti edonisti in cerca della prossima rivelazione estatica”. Che qui è tanto sensuale quanto intellettuale.

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nel la p agina a cc ant o: l ’area visit at ori al l ’ interno del carap ace . la s trut tura in le gno lamel lare è rive stit a in fibergla ss rama t o, mentre il paviment o è realizza t o in porfido del la val di C embra , su cui spicc a il rosso a cce so dei mobili ed e sposit ori in le gno la cc at o, anch ’essi su dise gno di arnaldo PO modoro . in al t o: un ‘occhio’ vetra t o col le ga visiv amente la s ala de gus tazione ric avata al l ’interno del la grande sc ala elicod ale – o zigurra t – e il piano superiore . a sinis tra: la b arric aia a piant a o vale conno tata da pareti e soffit ti azzurro ciel o, il l umina ti da una l uce qu asi vir tu ale a led . Al centro , la sc ala elicoid ale che ‘abbra ccia ’ la s ala de gus tazione , con p areti a int ona co rama t o e b ala us tra in cor ten.

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a Rovigno, tra il secolare parco di Punta Corrente e le cristalline acque dellaCosta Istriana, è sorto il primo design hotel della croazia, realizzato, in tutte le sue declinazioni, da brillanti professionisti croati progetto d’architettura studio 3lhd

Hotel Lone, Croazia foto courtesy 3LHD e/and Numen/For Use testo di Olivia Cremascoli

al l ’interno del l one (5 s tel le) , il vol ume centrale , di al tezza e sc ala e ccezionali, che si pro tende per sei livel li fino al l ucernaio , cui è ancora ta Room f o r running ghosts , ins tal lazione d ’ar te , in al l uminio e a cciaio , di Ivana F ranke . int orno al l ’ atrio-l obb y ‘ver tic ale ’, che connet te tut ti i livel li, gra vit ano le princip ali aree comuni, nonché le funzioni alberghiere più vit ali. nel l ’albergo sono ben pre senti gli arredi di moroso : C-C hair, YY chair e transf orm, proget tati d ai numen/ F or U se; Antibodi di Patricia U rquiola; S aruy ama Islands di T oshiyuki K it a.

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ominante l’omonima baia, l’hotel Lone (www.lonehotel.com), il primo cinque stelle di design della Croazia, inaugurato un anno e mezzo fa a Rovigno dal gruppo Maistra – che vi ha investito 45 milioni di euro –s’è subito aggiudicato il premio Best Hotel Architecture Design Award agli European Hotel DesignAwards 2012 nella categoria

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“miglior edificio dell’anno”. È stato progettato dallo studio 3LHD, fondato nel 1994 a Zagabria, un gruppo formato da quattro progettisti croati, che esplorando le interazioni tra architettura, società e individuo, opera in modo multi-disciplinare (dall’urbanistica all’architettura, dal design all’arte), avendo già realizzato parecchio nel pubblico e nel contract, tra cui i padiglioni croati all’Expo 2005 in Giappone e dell’Expo 2008 di Saragozza. Noto per la sua visione – fortemente connotata – dell’architettura, lo studio 3LHD oltre

ad avere progettato l’articolatissima struttura del Lone (236 camere, 12 suites, 16 junior suites con in terrazza piscina a sfioro con idromassaggio; tre ristoranti – diretti dalla chef svizzera Priska Thuring – di cui un Sea food bar; due bar, un night club, una nursery; un auditorium da 600 posti e ulteriori nove sale polivalenti; lo store Prostor, che vende oggetti di artisti-designer croati; 1.700 metri quadrati di centro wellness & spa, progettato dallo Studio 92, che comprende otto stanze-trattamenti, un’area per il rilassamento, una con attrezzi ginnici

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l ’imponente ho tel l one (5 s tel le) , che visiv amente ricord a la t old a di un trans atlantico , ha piant a a f orma di y, in modo che tut te le c amere god ano di vis ta spet tacolare sul parco e/ o sul mare (let tini d a sole C etra di aldo ciab at ti per emu ).

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e una aerobica, piscina con idromassaggio e docce esperienzali, infine la ‘stanza sommersa’ in cui si galleggia su lettini o poltrone ad acqua, dotati di idromassaggio) ha coordinato e super-visionato il lavoro degli ulteriori, numerosi professionisti chiamati a collaborare (gli interior designer, cioè i Numen/For Use; il landscape designer, cioè lo studio Kappo; l’atelier di moda I-GLE, che ha disegnato le divise del personale; l’immagine coordinata e l’identità visiva curata dallo studio Bruketa & Žinic OM; gli autori delle monumentali installazioni d’arte) tutti rigorosamente croati, giovani e quasi tutti già internazionalmente assurti alle luci della ribalta, primi fra i quali i Numen/For Use, che, grazie agli arredi per Moroso e alle loro gigantesche installazioni spaziali, realizzate spesso con Scotch-Brite, hanno da anni raggiunto pubblici internazionali e variegati. E dalla “perla blu dell’Adriatico” lo scorso ottobre è stato anche seguito il Campionato mondiale di vela Adris RC44 (riservato alle imbarcazioni monotipo, in fibra di carbonio, progettate dal neozelandese Russell Coutts, quattro volte campione di America’s Cup). Il progetto del Lone, primo albergo croato a fare parte di Design Hotels, condotto in primis dalla progettista croata Silvije Novak dello studio 3LHD (www.3lhd.com), è stato ispirato dalla tipologia anni Settanta degli alberghi croati. “Da quarant’anni – spiega infatti la Novak – la costa croata vanta diverse architetture di hôtellerie di forte impatto, che tutt’oggi appaiono moderne e attuali”. “Parecchie – continua – sono degli hotel terrazzati con ampie lobby, e questo è esattamente l’impianto intorno al quale abbiamo organizzato lo spazio dell’hotel Lone. In pratica, lungo la costa istriana e nel folto della macchia mediterranea abbiamo realizzato una struttura a forma di Y, in modo da fornire tutte le numerose camere di una vista ‘spettacolare’ sul mare o su Punta Corrente, la più importante area adibita a bosco-parco dell’Adriatico; inoltre, un atrio-lobby verticale, che scenograficamente si protende verso il cielo per sei livelli con un lucernaio finale, connette tutti i piani e raggruppa intorno a sé gli spazi comuni e le funzioni alberghiere vitali, creando oltretutto un volume centrale di altezza e di scala eccezionali”. Assoluto il rispetto per il rigoglioso ambiente naturale circostante (circa un migliaio di specie botaniche autoctone ed acclimatate, come, ad esempio, i lecci e pini di Aleppo, il cedro del Libano e una decina di tipi di cipresso), al punto che l’interior design dell’albergo s’integra sovente con l’esterno, prevedendo elementi naturali esterni che ‘penetrano’ negli spazi dell’hotel, attraverso facciate continue di vetro, giardini verticali e superfici specchianti. Negli spazi comuni si stagliano inoltre installazioni d’arte e design, appositamente commissionate “con l’intento che gli ospiti si sentano a proprio agio, senza esserne intimiditi, anche in spazi così vasti”, spiega l’artista Silvio Vujicic, che ha tra l’altro decorato camere e suites con grafici pannelli in cotone retro-illuminati, prendendo ispirazione per i disegni dal patrimonio d’affreschi del XV secolo della cultura istriana. I principali arredi – firmati da Numen/For Use per Moroso e ClassiCon, Patricia Urquiola per Moroso e B&B Italia, Richard Schultz per B&B Italia, David Rowland per la danese Howe, Aldo Ciabatti per Emu – sono sia di serie che, in parte, su misura.

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d’ispirazione mediterranea , il centro wel lness e sp a (1.700 mq), con p arete di barrisol , proget tat o dal l o s tudio 92 ( R ober t Dra gogna & Ester Miletic); le sdraio con p ara sole XZ , dei numen/f or use per element ; verde ver tic ale per l ’ins tal lazione , di S il vio In the hang ing garden no one speaks V ujicic , cui si dev ono anche le serigrafie su tela che de corano gran p ar te del le c amere .

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Calato sulle aride colline della Valle de Guadalupe, nella Baja California, in Messico, l’Endémico RESGUARDO Silvestre Hotel scompone la tradizionale tipologia alberghiera in un’architettura per punti, con stanzecabine dislocate sulle asperità del pendio naturale, per offrire dall’alto la vista sui famosi vigneti della valle sottostante

le sTanze in bILIco

foto di Luis Garcia testo di Matteo Vercelloni

progetto di gracia studio

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Vista di sei del le venti piccole architet ture che ospit ano le singole s tanze del l ’H otel . O gni s trut tura è affianc ata d a una terrazza la terale , scherma ta al la vista di quel le limitrofe , da cui apprezzare il panorama del la val le e dei vigneti so t t os tanti.

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in que sta pagina , In senso orario: S ezione l ongitudinale di una singola unit à ricet tiv a; V ista di una c amera d al la terrazza esterna; vis ta del la z ona piscina e Jacuzzi cela ta tra le rocce; l ’interno del la c amera verso la z ona b agno; piant a del la singola unit à alberghiera .

nel la p agina a fianco , L ’interno di una c amera . R ive stimenti p ariet ali in lamina t o nero e bianco l ucido , paviment o in cement o liscia t o.

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un’ora e mezzo da San Diego e poco distante dal confine di Tijuana, la Valle de Guadalupe, con il suo capoluogo di Ensenada, si forma dal punto di vista storico nel 1834 grazie al missionario domenicano Félix Caballero che scelse questo luogo per costruire la Misión de Nuestra Señora de Guadalupe del Norte, per poi abbandonarla dopo pochi anni per le ostilità condotte dalle popolazioni indigene. Una delle attività più propizie dell’antica Missione fu la coltivazione delle vigne e la produzione del vino; tradizione rilanciata in larga scala ai primi del Novecento, con la rivoluzione messicana. Oggi la Valle de Guadalupe è parte dei percorsi internazionali del vino ed è segnata da più di sessanta cantine storiche cui si aggiungono nuove realtà produttive come quella legata all’Endémico Resguardo Silvestre Hotel, la cui cantina è affiancata da venti camere dedicate ad un turismo più attratto dal percorso dei vini che dalle famose spiagge e attività di pesca d’altura che la regione offre più a sud nei noti los Cabos.

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Rispetto alle altre strutture ricettive presenti nella zona l’Endémico Hotel, gestito dal Grupo Habita, sceglie una strada di ‘scomposizione per punti’, che se, come afferma il progettista Jorge Gracia, si riconduce all’idea di un camping-cottages nella natura, per definizione dell’immagine complessiva, cura degli interni e offerta di servizi, tende a configurarsi come una sorta di eco–luxury lofts che nulla concede a sapori vernacolari. Ogni camera si presenta come un essenziale volume geometrico sospeso su palafitte di acciaio.

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I venti parallelepipedi rivestiti da campiture di legno alternate a vetrate a tutt’altezza schermate da tende interne, sono distribuiti su un terreno in ripida discesa di circa 100 ettari e sono tutti forniti di una terrazza laterale esterna di legno con barbecue in cotto da cui si gode una spettacolare vista panoramica sulle vigne della valle sottostante in totale privacy. Ogni piccola architettura presenta sulla sommità una lastra metallica inclinata staccata dal volume di riferimento, in grado di proteggere dal forte sole lo spazio interno, garantendo una zona areata che evita il surriscaldamento del soffitto delle stanze. Ognuna di quest’ultime si caratterizza per

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l’impiego di laminati di rivestimento bianchi e neri e da una pavimentazione di cemento lisciato che compongono un’immagine essenziale e contemporanea lontana da ogni tentazione vernacolare o stilistica. All’arrivo, l’edificio principale affacciato sulle vigne, in cui è collocata la cantina, il ristorante e la reception, si offre come una moderna struttura lineare composta da una fascia centrale in metallo nero e vetrate continue, sospesa su un volume ligneo e in parte chiamata a formare una zona porticata. L’edificio è sormontato su un lato da un volume–copertura in Corten che richiama la soluzione compositiva delle singole unità modulari ricettive collocate

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Planimetria del

la dis tribuzione del le venti unit à ricet tive sul riliev o col linare . S ot t o vis te del l ’edificio princi pale che os pit a cantina , re ce ption e ris t orante .

A fianco un’imma gine del fronte princi pale aff accia t o sul la vigna con, al le s pal le , le s tanze in bilico che se guono l ’and ament o del profil o col linare .

alle sue spalle, seguendo e assecondando l’orografia del profilo collinare e proponendosi come un complesso non invasivo, con piscina e vasca idromassaggi celate tra i massi levigati. Calato con attenzione e senza mimetismi nel paesaggio che l’accoglie, l’Endémico Hotel si configura quasi come un’architettura ‘in bilico’, sospesa sulle colline per creare dei privilegiati ed accoglienti punti di osservazione tra terra e cielo, vigneti e rocce.

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La scenografic a piscina ric avata al piano superiore e diret tamente comunic ante con i l giardino . Le vetra te tra sparenti, sia a soffit t o che sui lati, che la sep arano d all’esterno e d al living confinante durante i me si inverna li scorrono nei muri in e state , par te cip ando a l dise gno di un luogo spe cia le aper t o. La continuit à de g li sp azi è so t t o linea ta d alla paviment azione , in ro vere dentro e in teak fuori con finitura na tura le.

A Milano, una casa-giardino progetto di Piera Patera/StudioMAP collaboratore Riccardo Riva foto di Santi Caleca testo di Antonella Boisi

in uno dei ‘borghi’ storici riconvertiti della periferia milanese , un loft su due livelli, che vive di luce e trasparenze, sperimentando con coerenza paradigmatica il riuso di materiali ‘poveri’ e il rapporto diretto con una natura protagonista, dentro e fuori casa

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n loft milanese su due livelli, in uno dei ‘borghi’ storici riconvertiti della periferia milanese, che si ritaglia il suo spazio (230 mq) all’’ultimo piano di un palazzo di nuova costruzione e sul tetto del medesimo. Con un’irregolare planimetria in parte trapezoidale, presenta piani di luce e trasparenze, come ce ne sono molti in questa porzione ex industriale del tessuto urbano, restituita di recente a un’effervescente e trasversale dimensione di design, creatività e arte. Questo loft destinato a casa-studio ha però il plus di un rigoglioso giardino e di una piscina ‘nascosti’ che ne costituiscono gli autentici ‘gioielli’, fortemente cercati dal fruitore che lavora molte ore della giornata anche tra le ‘quattro mura’. “La casa è tutt’uno con il giardino ed è stata concepita per respirare e vivere con il cambio delle stagioni” spiega Piera Patera, l’architetto che firma con StudioMAP l’intervento e che per il committente aveva già realizzato una precedente abitazione, un rapporto di conoscenza di lunga data che ha facilitato l’interpretazione delle sue esigenze. In quest’area, inoltre, da non molto recuperata alla dismissione industriale, ha lavorato a lungo, insieme a Gianluigi Mutti e Marilena Magalotti, curando, tra gli altri, a partire dal 2002, il progetto di recupero dell’area ex Faema,

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La sorpre sa de llo sp azio- green si materia lizza con discrezione a l piano superiore (ne l dise gno la planimetria) , T ra tronchi, essenze , co lori, una fit ta bordura di arbus ti e rampic anti, g licini, aceri, ge lsomini, salici, betu lle, rose che dia logano con i l padig lione -giardino d ’inverno: una leggera strut tura in ferro e vetro ( que st’u ltimo app licat o all’esterno e fiss at o con un si licone s trut tura le), do ve i l legno rit orna pro tagonis ta sia ne lle paviment azioni che ne g li arredi su dise gno (come la libreria d ai lunghi ripiani rea lizza ti con a ssi da ponte ggio ) e nei de cori. N el bagno di ser vizio: lampad a di Ar temide .

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Il corpo-sc ale che col le ga i due l ivel l i del l ’ab itaz ione a cce so d al le c ampiture in smal t o sem il uc ido rosso del le p aret i che sp icc ano al cospet t o del bianco scel t o per il pav iment o in re s ina . l uce l ineare di viabizzuno .

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Vista del bagno p adronale , un in vol ucro t otal wood che mixa anima eco-green e te cnol ogic a. L avabo di flaminia (model l o N ud a), rubinet terie col onna doccia di ge ssi , carrel l o su ruo te di Kar tel l . L ’ambiente si inte gra al la z ona no t te dedic ata, se gna ta d al l ’effet t o scenografico del tend aggio continuo e con l o sp azio-gu ard arob a sempre di rosso vestit o, in cui si no ta la gola -l uce realizza ta su dise gno . nel dise gno , la planimetria del li vel l o inferiore .

che ha dato vita al distretto e al polo culturale di via Ventura. Il piano principale è stato disegnato come un open space permeabile allo sguardo: 180 mq articolati tra spazio ingresso-living-cucina, un tutt’uno, e zona notte (due camere con servizi dedicati), mentre il tetto, trasformato in giardino, e perimetralmente disegnato da una fitta e discreta bordura di arbusti e rampicanti (tra glicini, aceri, gelsomini, salici, betulle, rose) si compone di tre volumi che accolgono lo studio, il giardino d’inverno e la scenografica piscina. Un risultato di grande atmosfera, che mixa le due anime dell’abitante, hobby privati e abito pubblico, con una rappresentazione asciutta e solare degli ambienti. “In fondo, questo progetto è stato pensato proprio per rendere più vivibile la città in cui si trova, ricreando un rapporto diretto con la natura, nei suoi colori e profumi mutevoli. Un vestito architettonico

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su misura”. E se il grigiore di Milano si stempera anche nei toni chiari e distesi scelti per i rivestimenti interni, accesi dalle campiture rosse in smalto semilucido di alcune pareti e delle zone di distribuzione–collegamento con il volume superiore, ovunque, mobili realizzati ad hoc con tavole di pino recuperate, formano il vero fil rouge dell’abitazione, restituendo il carattere sperimentale che è nel dna progettuale di Patera. “In realtà” continua “si è trattato di un intervento molto partecipato. La libreria, ad esempio, è stata realizzata in opera, insieme al proprietario; le misure dei ripiani, ricavati da lunghi assi da ponteggio tagliati e levigati sul posto, determinate dai dorsi dei libri, suoi importanti strumenti di lavoro. E quando al piano superiore, questi ripiani– scaffali aperti sul retro, trovano come fondale le pareti vetrate del padiglione in ferro che dà sul

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giardino si crea un forte rapporto di reciprocità e dialogo tra interno ed esterno”. La permeabilità è infatti l’imprinting di tutta la casa. Percepibile soprattutto nella zona dedicata al relax, dove le pareti che delimitano lo spazio-piscina, realizzate con una sapiente scansione di pieni-vuoti, come in un colonnato bianco all’italiana, definiscono, tramite l’innesto di ampie finestrature scorrevoli e trasparenti, sia a soffitto che sui lati, una dimensione in&out ininterrotta: “Chiuse, queste vetrate separano l’ambiente dall’esterno nei mesi invernali per scomparire nei muri in estate, completando il giardino, un luogo tutto da scoprire, anche nella vasca delle ninfee, con una piscina a cielo aperto e rendendo il confinante living un ulteriore luogo speciale aperto”. Ma l’effetto di smaterializzazioneleggerezza dei volumi e la coerenza linguistica dell’intervento, anche nei materiali eco-green adottati, continua negli altri ambienti. Così il legno torna protagonista negli spazi del piano superiore sia nelle pavimentazioni (dentro in rovere e fuori in teak) che negli arredi e nei decori. O nel bagno padronale – un involucro total wood dominato dalla vasca oversize che integra funzioni idromassaggio, cromoterapia, aromoterapia – concepito come un luogo all’interno dell’ambiente notte cui è dedicato. La resina bianca costituisce invece la pavimentazione unitaria del piano inferiore. Qui linee geometriche rigorose ed epurate disegnano i percorsi verso la zona notte e il corpo-scale rischiarato da gole-luce tecniche integrate, mentre una parete a tutta altezza in vetro retinato, presenza dalla consistenza fisica forte, separa, in modo flessibile e decorativo, lo spazio della cucina (con appendice lavanderia) dal living organizzato intorno alla tv, foderato dalle irrinunciabili librerie a tutt’altezza e arredato con pochi arredi selezionati dalla migliore antologia del design internazionale. In parte ereditati dalla precedente abitazione; come il tavolo da pranzo che appartiene alla storica e iconica serie disegnata da Eero Saarinen negli anni Cinquanta per Knoll International.

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loft-giardino, milano / 37

Il piano infer iore , concep it o come un open-sp ace permeab ile al l o sgu ardo che inte gra sp az io d ’ingre sso , living e cuc ina in un amb iente un itar io. Anche qu i, ins ieme al la pre senza del verde , r it orna la ma g ia del le gno che cos t itu isce il vero fil rouge del l ’ab itaz ione , nel le l ibrer ie a tut t’ al tezza e ne i mob il i real izza t i su d ise gno con tavole d i pino d i re cupero . Poch i e selez iona t i gl i al tr i arred i: divan i del la ser ie Wal l di Piero Li sson i per Living Div ani , tavol o e pol tronc ine del la ser ie T ul ip di Eero S aar inen per Kno ll Interna tiona l, lamp ad a Arco d i Ach il le e Pier Gi acomo Cast igl ion i per Flos , 1962. S epara ta v is ivamente , tram ite una p arete -qu int a fle ss ibile a tut ta al tezza in vetro ret ina t o, la cuc ina ad at ta un model l o di sme g .

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Geometria e Natura

In Spagna, a Calpe nei pressi di Alicante, nella parte settentrionale della Costa Blanca, una casa per le vacanze che enfatizza il forte carattere paesaggistico del luogo, proponendo un dialogo tra bianchi volumi geometrici e natura progetto di Fran Silvestre Arquitectos foto di Fernando Alda testo di Matteo Vercelloni

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Vista del tramont o d al la z ona piscina con il fronte astra t t o del la cos truzione e la sc ala che conduce agli spazi dome stici superiori.

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A fi anco , un a vis ta comple ssiv a del l a succe ssione vol umetric a che asse cond a il mo viment o ascension ale del l a str ada al le sue sp al le . U n sis tem a di terr azze e gi ardini affi anc a a de str a il vol ume abit ativ o orizz ont ale sospe so sul dirupo . S ot t o, un a vis ta del l a cas a dal l ’al t o verso il mare .

L’

affascinante contrasto tra mare e montagna che caratterizza la località di Calpe e che è rappresentato dal famoso Peñon de Ifalch, una sorta di massiccio promontorio roccioso calato direttamente nel mare e simbolo della Costa Blanca, insieme all’aspro aspetto dei dirupi e alla vertiginosa pendenza dei rilievi dell’intorno, hanno in un certo modo fatto da guida e da riferimento per il percorso progettuale di questa casa rivolta verso l’orizzonte. Il progetto se da un lato riprende il bianco assoluto della tradizione delle case del sud della Spagna, così come un certo astrattismo dettato dalla semplicità volumetricocompositiva delle dimore affacciate sulle coste del Mediterraneo, dall’altro ne amplifica la complessità sia per la calibrata sequenza delle successioni geometriche di cui è composta, sia per le oggettive difficoltà del sito che l’accoglie: un ripido pendio nei pressi della sommità di una cresta rocciosa. Al colore delle rocce, al giallo e alle sfumature bruciate dei colori del terreno, qua e là interrotti da macchie verdi, si è scelto il bianco assoluto in modo da scandire con precisione e senza equivoci la figura dell’architettura, giocata in orizzontale con un crescendo volumetrico da destra verso sinistra, che asseconda il movimento ascensionale della strada che corre alle sue spalle. La casa, quindi, nonostante la sua qualità architettonica, non si pone a priori quale ‘elemento emergente nel paesaggio’, piuttosto la sua forma funge da contributo paesaggistico nel ‘ridisegnare’ in chiave abitativa e volumetrica il funzionale muro muto e spoglio di sostegno alla strada che è oggi celato in gran parte dalla nuova architettura.

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Alzado Suroeste

Sopra l o spazio del la z ona giorno riv ol t o ver so la terrazza organizza ta in ombra l ungo il fronte complet amente vetra t o. nel disegno , la sezione la terale con il sistema dei terrazzamenti; sot t o, l o scorcio di uno dei b agni.

Questa si dispone in sequenza, organizzando l’abitazione in un volume orizzontale ad un solo livello, completamento vetrato verso il mare, e in parte in aggetto sospeso sul dirupo. La piastra abitativa, raggiungibile dal sistema di terrazze e dall’accesso alla sua destra, organizza al suo interno, arretrate rispetto alla vetrata e alla terrazza in ombra, la zona giorno rivolta verso la cucina e il sistema delle camere da letto tutte con vista mare. I bagni retrostanti presentano aperture orizzontali a nastro verso il pendio roccioso, che, come nella cucina sembra entrare, spingere il movimento della natura, nell’assoluta dimensione geometrica degli spazi abitativi. Al volume orizzontale e preciso della casa ‘sospesa’ si affianca la successione di incastri tra superfici, piani a diversa quota, scale, giardini pensili, specchi d’acqua, spazi en plein air e percorsi della porzione laterale della costruzione che costituisce parte integrante della casa nel suo insieme e che fa da supporto allo spazio abitativo,

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costituendo la sua diretta ‘proiezione in esterno’. Dalla strada alcuni gradini portano ad una prima terrazza ricavata alle spalle della cucina che ne costituisce diretto sviluppo con una zona attrezzata con barbecue e piano di lavoro. Dallo spazio esterno di ingresso si coglie il doppio livello dei terrazzamenti sottostanti: un giardino di piante grasse direttamente raggiungibile dalla strada e più in basso, protetto dal punto di vista della privacy e contenuto da alti muri bianchi su due lati, la piastra segnata dalla piscina a sfioro. Qui si sviluppa la facciata laterale della casa, in realtà in parte una lama di chiusura, segnata dalla scala di salita verso l’ambiente domestico che si annuncia con una finestra quadrangolare disassata e leggermente arretrata dal filo murario, mentre verso la montagna il muro bianco di contenimento del giardino superiore completa l’incastro volumetrico proseguendo per l’intera lunghezza del terreno coltivato.

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Planta Cota +13.52

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06

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27 07 26 08 25 09 24 10 23 11 22 12 21 13 20 14 19 15 16

V.09 V.12

5.0

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0.90 9

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Sup. Construida Sup. Útiles

TRANSF

ORMAD

OR

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CALLE_

A 102.5

100.0

Planta Vivienda (Cota +13.52) m V.01 Acceso V.02 Escalera V.03 Cocina V.04 Salón-comedor V.05 Distribuidor V.06 Dormitorio 1 V.07 Dormitorio 2 V.08 Dormitorio 3 V.09 Dormitorio 4 (ppal.) V. 1 0 B a ño 1 V.11 Baño 2 (ppal.) V.12 Terraza Cubierta V. 1 3 Acce s o Cubie rto

203.83

166.78 6.86 3.00 10.65 35.33 4.21 10.62 12.23 12.23 24.64 6. 60 6.60 22.82 10. 99

Sopra , vi sta del la z ona giorno con la cucina a vi sta; sul f ondo il corridoio di a cce sso al la z ona no t te . Piant a del l o spazio dome stico . 0

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Vista del la c as a c ala ta nel pae s aggio del la S erra da Arrรกbid a. Al centro , il set t o ver tic ale del camino . nel la p agina A fianco , la sc ala di disce s a al patio albera t o.

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La Cima del Monte progetto di Eduardo Souto de Moura

foto di José Campos testo di Matteo Vercelloni

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Il progetto di una casa del maestro portoghese, Pritzker Prize 2011, costruita come conclusione volumetrica di un promontorio nella Serra da Arrábida, ubicata nella penisola di Setúbal lungo la costa del Portogallo. Testimonianza di una ricerca ininterrotta sugli spazi domestici perché, come afferma l’autore, “disegnare una casa è un atto schizoide di riduzione del mondo a un oggetto vitale”

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Sopra , due vi ste del la succe ssione vol umetric a che compone la co struzione . nei di segni: Fronti princip ali.

L

a casa nella Serra da Arrábida è parte di un denso e complesso percorso che l’architetto portoghese Eduardo Souto de Moura ha condotto e conduce nella ricerca progettuale dedicata agli spazi della casa dell’uomo, “la tipologia più complessa e difficile” da disegnare come lui stesso afferma. Questo progetto è parte di una stagione successiva alle prime realizzazioni degli anni ’80, ricondotte a volumi geometrici elementari scanditi da patii e da muri di confine, in genere parallelepipedi attentamente calibrati o spazi

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organizzati sotto una struttura ‘a tavolo’ rovesciata, con fronte aperto verso i diversi paesaggi. L’attenzione verso i diversi contesti porta il procedere di Souto de Moura a pensare all’architettura come “all’addensarsi in un luogo di una nuova presenza dettata da molte diverse ragioni che lo sforzo progettuale tende a non unificare in un pensiero lineare, ma piuttosto a moltiplicare, mescolando forme e riferimenti, intrecciando richieste del sito e del programma, valutando contemporaneamente il particolare e il generale, accogliendo la circostanza come nutrimento principe e la differenza come principio base dell’architettura”, come scrive Giovanni Leoni nella ricca monografia dedicata al maestro portoghese recentemente

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ripubblicata e ampliata per le Edizioni Electa (Eduardo Souto de Moura – Tutte le opere, di Antonio Esposito e Giovanni Leoni, pagg. 552, 680 illustrazioni, € 120,00, Electa editore, 2012). Un’architettura quindi, quella di Souto de Moura, che non procede per verità assiomatiche precostituite, ma che si basa sull’esperienza e su un’identità plurima in grado di accogliere i diversi caratteri del luogo e di rispondere in modo diversificato all’interno di una grammatica da arricchire di volta in volta. E la risposta della casa costruita nella Serra da Arrábida (1991-2002) appare di tipo complesso, in cui il volume abitato si declina in elementi autonomi tra loro collegati e allo stesso tempo distinti; siano essi spazi, o componenti

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Vista del patio albera t o e p ar ticolare del esterno conne sso al la fine stra .

tavol o

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funzionali come una scala o un comignolo, qui trasformato in setto emergente di riferimento. Qui ogni volume corrisponde a un determinato ambiente domestico e le aperture, chiamate a costruire il rapporto tra interno ed esterno sono pensate nello specifico, direzionate con attenzione fotografica, e non più indifferenti come invece accadeva con la vetrata continua del modello ‘casa aperta’ adottato nella ricerca del periodo precedente. Pensata come “prosecuzione della cima del monte” la casa ocra come il terreno del sito, sviluppata intorno ad un patio alberato con stanze disposte all’intorno con leggere torsioni, come afferma l’autore: “è stata un esercizio, mai così pienamente sperimentato, di bucature. Poi c’è stato un gioco di dislocazione delle finestre in funzione della vista. […] In ogni stanza ho affrontato il tema delle viste direzionate: nella camera da letto si può guardare all’esterno solo se distesi sul letto. Alcuni corpi dell’edificio hanno subito piccole rotazioni per consentire determinate inquadrature dalle finestre. In due aperture ho arretrato il vetro rispetto al muro creando, tra interno ed esterno, una piccola loggia e differenziando la logica dell’apertura nel muro e il linguaggio del vetro all’interno. Il sistema permette di avere, in facciata, delle bucature che sono un’ombra. […] È un’architettura di volumi frammentati, con riferimenti all’architettura greca; del resto siamo nel lembo estremo del Portogallo, dove finisce il Mare Mediterraneo: anche il clima e la flora ricordano la Grecia”. Sopra , piante del livel l o superiore e inferiore del la c asa. V ista del comple sso vol ume del camino che scandi sce la z ona giorno; uno scorcio de gli interni al primo piano .

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Paradigmi di una ricerca architettonica Eduardo Souto de Moura è nato a Porto nel 1952 dove ha frequentato la Scuola Italiana per poi laurearsi in Architettura presso l’Escola Superior de Belas Artes di Porto nel 1980. Ha insegnato come visiting professor in varie facoltà internazionali e ha collaborato con Noé Dinis nel 1974 e con Álvaro Siza dal 1975 al 1979 per poi aprire il suo studio nel 1980. Il suo percorso progettuale ha affrontato varie e complesse tipologie comprese quelle museali di cui il Museo Paula Rego a Cascais (2005-2009) che pubblichiamo in questa pagina costituisce un riferimento obbligato. Premiato con il Pritzker Prize nel 2011 Eduardo Souto de Moura era presente alla scorsa Biennale di Architettura di Venezia con l’installazione Windows al Giardino delle Vergini (foto sopra), un omaggio all’acqua attraverso l’affaccio di tre finestre-spazi in successione sulla riva dell’Arsenale.

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casa Uno

casa patio

casa tetto

cinque volte MORe

casa Q

casa linea

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un progetto innovativo di prefabbricazione. oggetto: la casa monofamiliare che diventa tecnologica, ecologica, antisismica, consegnata ‘chiavi in mano’ in due mesi e democratica nei costi. Tutto in virtù di uno speciale pannello in calcestruzzo che consente soluzioni personalizzate. in nome dell’architettura

progetto di valentina moretti foto di Marirosa Toscani Ballo/courtesy MORE testo di Antonella Boisi

M

ore (di più, altro, in inglese, ma, nello specifico, anche il cognome di famiglia, Moretti, in versione tronca) è la storia di una passione condivisa che unisce due generazioni, padre e figlia, in nome della ricerca del prodotto industriale di qualità. Vittorio, il padre, patriarca di Terra Moretti, gruppo della Franciacorta che spazia dall’enologia alle costruzioni, dall’ospitalità alla nautica, ha infatti avuto l’intuizione: portare innovazione nella prefabbricazione e indagarne le potenzialità. Valentina, la figlia, ha raccolto e affrontato personalmente la sfida: portare architettura nel contesto industriale. Nasce così More, la casa prefabbricata di nuova generazione, declinata in cinque tipologie abitative, consegnata ‘chiavi in mano’ in otto settimane, tecnologica, ecologica, antisismica, che offre una soluzione innovativa rispetto alla tradizione del prefabbricato in legno, perché è costruita in toto con uno speciale pannello in calcestruzzo, brevettato, che, in virtù della sua versatilità e flessibilità, consente soluzioni uniche e personalizzate. A prezzi accessibili. Il marchio è stato disegnato da Oliviero Toscani. Il team di lavoro guidato da Valentina risulta ad oggi formato da cinque giovani, età media 30 anni, tra ingegneri, quali Carlo Tengattini, Gabriele Meneguzzi e architetti come Alberto Gasparini, Chiara Brenna, più il designer grafico Salvatore Monteduro; che si interfacciano con le risorse messe a disposizione dalla holding Moretti nei dipartimenti Costruzioni, Contract, Real Estate, Interholz, oltre 300 persone.

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valentina moret ti (prima a sinis tra) e il team di la voro del proget t o more , di cui oliviero t osc ani ha proget tat o il marchio e la grafic a. nel la p agina a fianco , le cinque tipol ogie abit ative proget tate con l o spe ciale p annel l o te cnol ogico perimetrale in c al ce struzz o che , sul la misura base di 180 cm, consente variazioni sp aziali architet t oniche se condo e sigenze spe cifiche del commit tente e di na tura t opografic a.

La supervisione resta del patron Vittorio che “dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, ha maturato l’idea di trovare una modalità integrata di sviluppo del cantiere per superare la difficoltà di gestione delle logiche di costruzione tradizionali, dove gli attori in gioco sono infiniti e gli incrementi di costi rispetto al preventivo iniziale equivalgono alla regola” spiega Valentina, laurea in architettura a Mendrisio con Valerio Olgiati, “dal quale ho imparato la coerenza e il rispetto dell’idea, nella scelta di ogni dettaglio del progetto” e, a seguire, formazione professionale nello studio di Mario Botta, “che mi ha trasmesso il grande valore dell’armonia compositiva”, e quindi a New York da Richard Meier “che mi ha insegnato l’organizzazione chiara dei processi gestionali”.

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sopra , un e spl oso a ssonometrico del pannel l o brevet tat o more che inte gra due funzioni: strut tura e tamponament o. il sand wich è compos t o d a una la stra interna , una e sterna , uno sp azio di isolament o vuo t o, telaio fisso , traliccio , sis tema oscurante , impiant o elet trico . può essere liscio o s trut tura t o, col ora t o in p asta con pigmenti na turali. acc ant o, il ‘ricet tario’ per f are una c as a more , piccola , media , grande , nel le de clinazioni (d al l ’ al t o in b asso ) a patio , tet t o, q, in linea . il prezz o par te d a 1700 euro al mq.

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Nello specifico, la scelta dell’industrializzazione si è rivelata la chiave di volta del progetto applicato alla tipologia della casa monofamiliare destinata a una fascia media di utenti. “Quasi tre anni, ha richiesto lo studio del pannello tecnologico perimetrale in calcestruzzo che, superando la fragilità intrinseca del legno (materiale che va comunque protetto, soprattutto in copertura), consentisse la definizione di un involucro solido e di qualità pensato, nonostante la rapidità di realizzazione, per durare nel tempo. Il pannello riunisce infatti in sé due funzioni: struttura e tamponamento. È un sandwich composto da una lastra interna, una lastra esterna, l’isolamento, uno spazio vuoto, il telaio fisso, un traliccio, il sistema oscurante, l’impianto elettrico. Può essere liscio o strutturato, colorato in pasta con pigmenti naturali. Sulla sua misura-base di 180 cm, si eseguono le variazioni tipologiche e spaziali dei diversi modelli abitativi, sommando o sottraendo i muri divisori interni, secondo desiderata.

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il pro t otipo di c as a uno , ad oggi la prima realizza ta. comp at ta e pens ata anche per sp azi urb ani ris tret ti. se il control l o di ge stione si rif Ă a un unico referente , aziende p ar tner del proget t o sono poliform per gli arredi, davide groppi per le l uci, capoferri per i serramenti, te cnoliving per la domo tic a.

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cas a uno . qui sopra il corpo-sc ale e l o sb arco al l ’ul timo livel l o sul piano- terrazza e, nel la p agina a fianco , un ambiente no t te . ogni variante compositiv a, nel rispet t o del concept di b ase del sis tema di cos truzione indus trializza t o, è individu ata con gli architet ti del team more nel più piccol o det taglio . la consulenza è e ste s a fino al la proget tazione del verde .

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Ogni elemento rispetta infatti il concept iniziale e questo fa la differenza, restituendo il valore dell’architettura come sintesi di volumi-spazi ben proporzionati”. Così, nelle cinque proposte More, si trovano la Casa uno compatta e adatta anche a spazi urbani ristretti; la Casa-patio, con quattro portici; la Casa-tetto con copertura a quattro falde e altrettanti portici; la Casa Q, quattro spazi quadrati orientati verso i quattro punti cardinali e tangenti a un perno centrale; la Casa-linea, una composizione lineare con fronte caratterizzato. Ma, come si concretizza la casa dei sogni? In sintesi, su richiesta di preventivo, si passa dallo ‘showroom’, che è un antico casale ristrutturato immerso in un bosco della Franciacorta, “si individua con gli architetti la soluzione preferita, si adatta alle proprie esigenze, si selezionano i materiali e gli optional, anche la classe energetica A+, il miglior orientamento eco-green della costruzione, si fissa il prezzo che parte da 1700 euro al metro quadro a

seconda della superficie (più la casa è piccola e più costa) ed è tutto compreso: dalla richiesta dei permessi allo scavo, dalle fondamenta agli impianti, dagli allacciamenti alle finiture, perfino le luci e l’arredo bagno. Con un controllo di gestione che si rifà a un unico referente” continua Valentina. Aziende partner del progetto sono, nella fattispecie, Poliform per gli arredi, Davide Groppi per le luci, Capoferri per i serramenti, Tecnoliving per la domotica. Altro dato interessante sta nel fatto che i pannelli sono saldati in opera da getti in calcestruzzo che, una volta colato dall’alto lungo i giunti, armati e collegati ai solai, unisce come in una rete arteriosa la costruzione, formando un unico corpo performante a livello antisismico, acustico e termico. Sostenuto anche da fondazioni continue che garantiscono una ridistribuzione degli sforzi, evitando alte concentrazioni di sollecitazioni nel terreno. Per ora l’unica casa More costruita e arredata, il prototipo, è la Casa uno. “Il prossimo step sarà di riuscire a realizzarne una per tipo e continuare ad affrontare in modo innovativo la sfida dell’industrializzazione dell’architettura, proprio come fa il design” conclude Valentina. In tempi di recessione e crisi, non è poco.

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DesIGn ProIBITo

di Andrea Branzi

Alla Triennale di Milano, fino al 10 marzo, la mostra Kama. Sesso e Design

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in que ste p agine , al cune imma gini rela tive al la s ala riser vata al l o studio andrea branzi la triennale di milano , per la mos tra kama .sesso e design .

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ifletto sulla grande mostra (oltre 1.000 mq) che Silvana Annicchiarico ha allestito alla Triennale di Milano, che è costituita da otto sale monografiche – compresa quella di chi scrive – quattro lunghi corridoi che corrono intorno alla grande area centrale. Raccoglie circa 300 reperti di una sorta d’attività, apparentemente impropria, del design contemporaneo (nomi illustri, professionisti semi-sconosciuti, star del progetto, reperti antichi) e si colloca su quella linea di lavoro che caratterizza le attuali avanguardie del XXI secolo, dove la cultura del progetto comincia a confrontarsi con quelle tematiche che la modernità ha sempre ignorato – come eros, vita, morte, sacralità, destino – e che oggi emergono come piattaforme antropologiche che stanno sfondando la fragile calotta della globalizzazione, intesa come pura e semplice espansione dei liberi mercati mondiali. La guerra santa in corso dimostra che il mondo non è assolutamente omologato, l’Occidente ha scoperto che esiste l’altra faccia del pianeta dove l’Islam sviluppa un tipo di conflitto religioso di difficilissimo controllo. Questo disagio, questa urgenza di una ‘nuova drammaturgia’ che sta crescendo in molti Paesi europei, ha avuto origine in Italia (basti ricordare la mostra Independent Design Secession, 2010, alla Triennale Bovisa) quindi ha fatto bene Silvana Annicchiarico a confermare con Kama, rassegna destinata a diventare un evento storico (la prima mostra di design proibita ai minori di 18 anni), la primogenitura di una tendenza in espansione. Ovviamente, nella mostra c’è tutto e il contrario di tutto – cose importanti,

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improvvisate, banali, geniali – ma non è questo il problema: l’importante è che essa segna ufficialmente l’inizio della fine di quello spirito calvinista su cui il design del XX secolo ha fondato la sua radice purista, puritana, mistica, che ha negato le tentazioni della carne in nome della ragione e dell’ergonomia. L’effetto complessivo di questo sterminato universo di simboli fallici, dispositivi erotici, sogni proibiti – a volte auto-ironici, a volte auto-contemplativi – non è quello di un paesaggio finalmente liberato da inutili ‘tabù’, ma, al contrario, di una sorta di esorcizzazione generale dei medesimi. Una forma di disinnesto repressivo dei misteri dell’eros attraverso la loro oggettivizzazione. Infatti, la differenza tra gli oggetti dell’antica Roma e quelli moderni consiste proprio nel fatto che gli amplessi amorosi vi erano esplicitamente rappresentati, mentre adesso vi sono ironicamente ammiccati, quando il simbolo fallico aveva un valore beneaugurante, protettivo, sciamanico, e non era la disperata invocazione che vediamo tracciata sui nostri muri. In altre parole, la sessualità antica, gioiosa, pre-cristiana,

, pre sso

conservava tutto il suo mistero vitale e metafisico. Nelle opere moderne, nel design ma anche nell’arte (escluse rarissime eccezioni senili, come in Picasso) l’amplesso non è mai rappresentato: l’organo genitale maschile e femminile non si compenetrano mai, restano sempre oggetti separati, strumenti muti di un coitus interruptus. L’enegia ‘orgonica’ di cui parlava Wilheim Reich – e che la religione jainista interpreta come dimensione cosmica dell’uomo – rimane in gran parte frigida, onanistica. Il documento umano che Kama ci presenta, va dunque molto oltre i limiti di una piega segreta della cultura del progetto, e illumina di una strana luce al neon la nostra società, sessualmente liberata ma paradossalmente quasi indifferente al sesso stesso; come un backstage che si apre disvelando i marchingegni di ciò che si nascondeva dietro un musical... Stranamente nel rapporto tra design e eros non vi è una felice unione, ma una convivenza più simulata che reale. L’ordinamento che Silvana Annicchiarico ha scelto è organizzato seguendo le singole parti anatomiche su cui ha lavorato: i falli, le vagine, i seni, i glutei, il sesso commestibile; gli amplessi ne costituiscono una parte minoritaria. Questa riflessione non riguarda soltanto le opere degli altri, ma anche i miei pannelli perché sono una traslazione letteraria che ne filtra l’impatto. Il cammino della cultura del progetto è dunque ancora lungo; il contatto con la complessità della realtà e di là da venire; forse è la stessa sessualità sociale che si sta depauperando, e il design ne costituisce lo specchio.

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Tavole e dintorni

Il rituale quotidiano del cibo espresso attraverso la produzione industriale di utensili per la cucina e la tavola; Elementi essenziali per preparare e allestire momenti conviviali insieme a tavoli e oggetti interpreti principali del rito

di Nadia Lionello foto di Simone Barberis

Kaleido , vassoio a f orma e s agonale e romboid ale in cinque differenti misure componibili e in no ve differenti col ori. Dise gna t o d a C lara von Zweigbergh viene reali zzat o in a cciaio la cc at o d a Hay ; da L uis a Del le Piane s t ore . S ar j at on, bicchiere in vetro dise gna t o d a Ale s ki Kuo kka con de coro L et ti, dise gna t o da Mus ata, e la vora t o in riliev o d a Iit tala .

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Crossing, tavol o con piano e b ase in cris tal l o tra sparente extralight stra tifi cat o tempera t o e de coro poli croma ti co tridimensionale . Design di Patri cia Urq uiola per Gla s It al ia. S quare , t ovaglia in voile di cot one con cucit ure p at ch a riliev o nere o rosse . Dise gna ta d a Eugenio Vazzano viene prodo t ta s u mis ura d a Piano pr imo . F il ofil o, lamp ad a d a tavol o con s tr ut t ura in met al l o verni ciat o e diff usore in t ubo in PV C tra sparente . Design di Umber t o Asia go e C arola Mino t ti per Pent a. dal la col lezione FO rma t, copp a in vetro col ora t o verde o t ur che se . Design Chris t ophe de la F ont aine per R osenthal Stud io- Li ne . Col tel l o d a chef realizza t o a mano in a cciaio con mani co in corno te ch di Ber t i col tel ler ie. Pos ate del la col lezione Premiere in tit anio nel le finit ure oro e nero l ucidi. Design di G iulio S. per L a Tavola .

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Twi table , gabbia in me tal l o dora to e pia tto in porcel lana bianc a. Design Ale ss andro Dubini per Selet ti . N ature , se t di qu attro pia tti de cora ti con animali sel vatici su f ondo col ora to, realizza ti in porcel lana da Bernard aud . Dal la col lezione Premiere f orche tte d a fru tta in titanio col ora to oro e col tel l o in titanio col ora to vene tian gold fini tura l ucid a. Design G iulio S. per L a Tavola .

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Int erni marzo 2013

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Evans , tavol o con gamb e in fusion e di al l uminio e so t t opiano la cc ati l ucido s and o p el tro e piano in ro v er e moka o ro v er e tab acco . Ăˆ disponibil e anch e n el la v ersion e r et tangolar e. Design R odolf o Dordoni p er Mino t ti . S uman, t ovaglia in co t on e con dis egno fl or eal e stampat o a ra ggi x, di Bandit Queen . N appa, lamp ad a compos ta d a tr e el ementi ad inc astro , in v etro borosilic at o tra spar ent e soffia t o, dis egna ta e prodo t ta da At tico- Cris tina Cele stino . O e O Magnum, decant er in cris tal l o di Maximilian R iedel per R iedel . G o- G o, bicchi eri in v etro cris tal lino soffia t o in a ut omatico in a ss enza di piombo , ideat o e prodo t t o d a Itale sse .

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Per첫 , piat t o del la col lezione Pia t titi pici realizza ta in ceramic a e de cora ta con de cal comanie a pplic ate manu almente . Dise gna ta e prodo t ta d a Mar ta Lavinia Carboni . T ommy, bicchiere in cris tal l o soffia t o a bocc a con de coro inciso . Dise gna t o e prodo t t o da Saint -Loui se. Brick L ane , pos ate in a cciaio con finitura effet to vint age . Design di Massimo Castagna in col laborazione con Adele Mar tel li per Kn Indu strie .

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25, tavol o con piano in ma teriale composit o rive stit o in re sina a crilic a bianc a o vernicia t o op aco in vari col ori. Gambe in a cciaio la cc at o. Desi gn BF&P per Desal t o . Koi- Boo ki, se dia con scocc a in polipropilene riciclabile bianco , s abbia , arancio , nero e bl u s tampata ad iniezione , abbina ta al telaio vernicia t O in tint a oppure in al l uminio s atina t o, gambe in e struso di al l uminio e telaio in pre sso fusione di al l uminio . Desi gn di C la u dio Don doli e Marco Pocci per Pedrali . L up, por tacan dele in t on dino di al l uminio vernicia t o nero . Desi gn S hane S chne c k per Hay ; da Fritz H ansen s t ore . H eima c an dle stic k, bl oc k e teali ght bol der, por tacan dele in ghis a dise gna ti da Francis Cayouet te per Norma nn Co penhage n. dal la col lezione F orma t, piat t o in porcel lana con decoro Guil l ochĂŠ . Desi gn C hris t ophe de la F ont aine per R ose nt hal Stu dio- L ine.

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Sal t, piastre d a co t tura in sale himala yano del la serie Bey ond B asic che comprende anche vassoio in porcel lana e sot t opent ola in bamb첫: f a par te del la col lezione Gl oc al di KnIndus tr ie. Bon, t ovagliol o in puro lino di S oc iet y. C ol tel l o d a pe st o realizza t o a mano in a cciaio con manico in bo sso ma ssiccio di Ber t i col tel ler ie. L empi, bicchiere in vetro soffia t o tra sparente o col ora t o. Design di Mat ti Klenel l per Iit tala .

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Terra , tavol o in ma ssel l o di ro vere an tico , na turale o tin to disponibile qu adra to o re ttangolare in diverse misure fino al la l unghezza di 4,5 m t. Design di Ale ss andro S candura per Est el . S pu tnik , sedia con schienale b asso con b ase metal lic a vernicia ta nera , bianc a o arancio e sedu ta in eb ano o a cero na turale . Design di F rederic F re ty per Environm ent . Bel levue , lamp ad a d a tavol o dise gna ta nel 1929 da Arne Jacobsen e realizza ta d a &T radition tru ttura fle ssibile in a cciaio . Totem 4, dal la col lezione di vasi in gre s realizza ti in al l uminio la cc ato nero o bianco e s con tecnic a cra quelè su b ase scura e dipin ti a mano . Dise gna to e prodo tto d a R ina Menardi . S phera col ours , cen tro tavola in a cciaio con fini tura smal tata col or rame pro v vis to di tappe tino in silicone , di S ambon et . F ish, tovaglia in pura ab aca di S oci et y. C ol tel l o d a prosciu tto realizza to a mano ssiccio di Ber ti col t el l eri e. si ringrazia Alimen tari MAC - milano . in a cciaio con manico in bosso ma

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foto di Maurizio Marcato testo di Andrea Pirruccio

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volumi ridotti, innovativi concept ‘salva spazio’, soluzioni modulari con cui dare vita a sistemi flessibili adatti anche ai piccoli ambienti. non è più tempo (solo) di cucine king size, ma anche di modelli che, senza prescindere dalla qualità, sappiano adeguarsi alle nuove regole dimensionali dell’abitare

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small kitchens

La cucina a scomp ars a dise gna ta d a Andrea B ass ane llo per Modulno va può e ssere rea lizza ta con modu li componi bili che sp aziano d a 140 a 310 cm, dispone di por te do tate di me cc anismo rientrante e pre sent a ante senza go la disponi bili in lacc at o s atina t o, lucido o legno .

Alic ante , de sign Mat te o Bera ldi per Feb al , è un proget t o componi bile definit o da una serie di modu li a sospensione , che inte gra , ne g li elementi so t t opensi le, un sis tema dock s tation che permet te di connet tere la cucina con qu alsia si disposit vo tablet o smar tphone di u ltima generazione .

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Dise gna ta per Snaidero da Pietro Arosio , Boar d è identific ata da un bl occo opera tiv o sospe so in C orian, disponi bile in due dimensioni (90 e 120 cm) e complet amente a t trezza t o per le funzioni di co t tura , la vaggio e prep arazione . N el bl occo è inol tre inc ass ata una p at tumiera che consente l o smal timent o dei rifiuti organici.

Dise gna ta per La Cornue da Jean- Michel Wilmo t te , il programma W compren de una linea di elementi in dipen denti e s vincola ti dal concet t o del la cucina a t trezza ta: il piano a in duzione dotat o di qu at tro z one di co t tura , il f orno a vol ta elet trico coman dat o elet tronic amente , e una c appa a control la ta da un tele coman do. ad aspirazione periferic

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Milano , de sign Pros pero R asul o per Del Tongo : proget t o di cucina fle ssibile che , at tra verso differenti e inno vative sol uzioni modulari, per met te di ge stire l ’organizzazione de gli s pazi in maniera fle ssibile e a mpiamente vers atile .

S andolino , de sign Andrea Branzi per Vene ta Cu cine : inno vativ o conce pt che sfrut ta l o scorri ment o di due co mponenti indi pendenti e so vra ppos te , at tabile ad a mbienti che f acilit ano il mont aggio del la cucina e la rendono ad di qu al sia si di mensione .

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Karan, di Karim R ashid per Ar an Cu cine : concept che gra vit a at t orno a un’isola aper ta a f orma di piedis tal l o e a un piano di la voro do tat o di un mixer a scomp ars a. U na silhouet te arro t ond ata definisce l o sp azio co t tura e prep arazione al l ’interno del l ’unit à, che ospit a i mobili frigo , f orno e dispens a (tut ti con aper tura con gola) .

Proget tat o d a L udo vic a + R ober t o Pal omb a per Elm ar , S lim è un sis tema cucina che offre nuo ve possibili dimensioni per b asi e isole (con moduli prof ondi appena 53 cm) , così d a permet tere composizioni sp aziali ar ticola te anche in piccoli ambienti.

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lo sciamano del design Con i suoi oggetti terapeutici, per il corpo e per l’anima, Mathieu Lehanneur cerca di facilitare le relazioni dell’uomo con la realtà circostante

di Cristina Morozzi

Digit al break , un proget t o di arre do urb ano , commissiona t o dal C omune di Parigi, pens at o per momenti di relax al l ’aria aper ta, corre dat o di tablet digit ali. R ealizzazione JCDecaux , 2012.

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A sinis tr a: Loc al river, un e cosis tem a dome stico cos tituit o da un gi ardino e d a un acqu ario , basat o sui principi de ll’idroponic a, cre at o in co llabor azione con Anthony van den Bossche , 2008. S ot t o: Pumpkin, un tubo a soffiet t o, da arro t o lare su lla te sta o d a por tare a tr aco lla, per i l conteniment o e i l tr aspor t o de ll’acqu a, re alizz at o in co llabor azione con David Edw ards di Le L abor at oire , 2011.

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a definizione di designer non gli calza, a meno che non s’intenda un’accezione più ampia ed espansa che, poco o niente, ha a che vedere con la classica professione del dar forma alle cose. Mathieu Lehanneur, nato nel 1974, settimo figlio, che ha iniziato a fare il designer per caso e per curiosità e non per precoce vocazione, senza possedere della disciplina nessuna cultura, è, piuttosto, uno sciamano. È un medium che cerca di facilitare le relazioni delle persone, nella loro complessità sempre al centro delle sue riflessioni, con la realtà circostante. È un uomo di scienza e di fede nel progresso, dedito alla creazione di oggetti terapeutici, in grado di recare sollievo fisiologico e psicologico. Il suo repertorio è costituito, per la maggior parte, da tipologie inedite: non sedie, il classico banco di prova di ogni designer, ma dei placebo per procurare benessere, agendo sulla psicologia, più che sull’ergonomia. “Mi sono appassionato alla scienza, senza avere informazioni scientifiche”, dichiara Mathieu, “convinto che potesse fornire risposte pertinenti alle mie aspirazioni. Il mio progetto di diploma all’ENSCI – Les Atelier nel 2001 era una collezione di dieci oggetti terapeutici. M’interessava l’ambito farmaceutico perché appartiene al design industriale: di medicine se ne vendono a milioni nel mondo intero. L’obiettivo era di arrivare alla conoscenza di cosa il paziente comprende delle

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medicine e cosa percepisce quando le assume. Ho cercato di renderle più comprensibili. Alla base del progetto c’è stata una ricerca di tipo scientifico: indagare cosa è una malattia e quali sono i sui effetti sulla psiche. E una riflessione psicologica per capire come si potessero fornire risposte capaci di procurare sollievo”. “I miei primi progetti” prosegue “appartengono ad ambiti non classici del design. Il terreno di esplorazione per un designer è immenso. Non abbiamo bisogno solo di sederci comodi, ma di molte altre cose: di ossigenarci, di avere più luce e meno rumore, di essere più sereni, di alleviare il dolore, fisico e psichico... Il MoMA di New York ha acquistato i miei progetti di diploma per la sua collezione permanente. Un bel traguardo, ma il loro

posto doveva essere una farmacia e non un museo. A distanza di dieci anni il mondo farmaceutico ha compreso l’importanza del mio metodo e attualmente sto collaborando con il grande gruppo americano BD (Becton Dickinson). È confortante che una creazionemanifesto venga accolta da una grande industria. Sto terminando un progetto molto speciale, sul quale sto lavorando da tre anni, per l’ospedale delle Diaconesse nel 12mo distretto a Parigi, destinato ai malati terminali. È una collezione di placebo che nasce dalla convinzione che con un approccio non solo chimico e medico si possa fornire una risposta anche a un problema fondamentale, come la fine della vita. Ho concepito per le camere degli ospedali una specie di oblò che fa intravvedere un cielo variabile.

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Uno scorcio del la personale Things in programma al G rand-Horn u, in Bel gio , sino al 31 marz o 2012. S i dis ting uono: in al t o, Il lamp ad ario Day L ig ht Dome , cos tit uit o da t ubi fl uore scenti circolari, crea t o per l o s ho wroom di Ch ris t ofle a Parigi, edizione Carpenters W ork shop Gal ler y, L ondra , Parigi,2007 . In basso d a sinis tra: Th ermoc hromic , un sis tema di risc ald ament o c he, mediante una f ot oc amera a infrarossi, individ ua i punti piÚ freddi del l ’ambiente , Car te Blanc he V ia, col lezione permanente del C entre Pompido u di Parigi, 2006; Andrea , fil tro per l ’aria , crea t o in col la borazione con David Edw ards di L e L abora t oire , 2009; genera t ore di ossigeno , Car te Blanc he V ia, C ol lezione permanente del C entre G eorge Pompido u, Parigi, 2006.

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In terni

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Mathieu Lehanneur / 77 Sotto, al cuni de gli ogge tti terapeu tici proge ttati da Mathieu L ehanneur nel 2001 per il suo dipl oma al l ’EN sCI L es Ateliers di Parigi, en tra ti nel la col lezione permanen te del Moma di N ew York . Da sinis tra: Medicine al cen timetro , una col lana di pastiglie con tenen ti un tra ttamen to ad e strogeni da somminis trare per via na sale; Il terz o polmone , tra ttamen to per l ’asma bronchiale (Tra un a ssunzione e l ’al tra il vol ume cre sce , suggerendo la ne ce ssi tà di a ssumere il medic amen to); Penna anal ge sic a da applic are sul la zona dol oran te; L a première bouchée (la prima bocc ata), tra ttamen to per mala ti cronici. Applic ato ai rebbi del la f orche tta, Il medic amen to viene assun to con la prima bocc ata di cibo .

‘Tomorro w is ano ther d ay’, wea ther s tation vide o con effe tto pla cebo , concepi to per l ’osped ale del le Diacone sse di Parigi, edizione Carpen ters W orkshop G al ler y, L ondra , Parigi, 2012.

F la t S urger y, tappe to realizza to a mano riproducen te l ’appara to digeren te, edizione limi tata, Carpen ters W orkshop G al ler y, L ondra , Parigi, 2009.

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È costituito da uno schermo a led e da un computer connesso ai siti meteorologici. Il computer riceve le informazioni e genera l’animazione-video in modo realistico. Il paziente può scegliere il proprio cielo, quello della sua città natale, del luogo di vacanza preferito... e contemplarlo, immaginando d’essere altrove”, conclude Mathieu. “Mi piace” aggiunge “pensare al design come a un medicamento per l’anima: è una disciplina che riguarda non solo la materia, lo stile e l’ergonomia, ma, prima di tutto, la psiche. Per essere efficace deve comprendere l’anima. Se il design s’impegna a conoscere chi è realmente l’essere umano, come vive e come si comporta, ha un enorme potenziale. Ha più potere dell’arte, perché si relaziona con lo spazio personale in modo discreto e intimo e non chiede, come l’arte, di essere contemplato, ma solo d’essere utilizzato”. Ritiene che l’essere nato in una famiglia numerosa, abbia influenzato il suo approccio al progetto. “Cerco di lavorare” dichiara “in funzione di quello che siamo, esseri unici al centro di un gruppo”. E unici sono i suoi progetti: degli ibridi tra natura e scienza, pensati per funzioni trascurate, a misura di persona, ma destinati alla larga scala. Le sagome sono una conseguenza del suo speciale approccio. “Nel processo di creazione” conclude “il disegno della forma arriva alla fine del percorso progettuale, molto naturalmente”. Per questo, come in natura, i suoi oggetti, che non rivelano nessuna analogia con il repertorio tradizionale, sono sorprendenti. Offrendo nuove prestazioni esistenziali, propongono un’estetica archetipica con la quale è necessario imparare a prendere confidenza.

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Metamorfosi di una farfalla

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uesta è la storia di un progetto che, come tutti i progetti di design di successo, non nasce per caso ma grazie al felice incontro tra l’intuizione di un designer e la capacità di un’azienda di coglierne le potenzialità di sviluppo segnico, tipologico, materico. Il designer è Naoto Fukasawa, l’azienda è B&B Italia, il progetto è la seduta Papilio, creata nel 2008 come sedia, diventata nel 2009 una poltrona, ampliatasi successivamente in una famiglia di sedute, infine proposta, a gennaio 2013, come collezione da esterno che rinnova l’immagine materica del prodotto originario pur mantenendo la sua forte iconicità segnica. Della personalità di Naoto Fukasawa la poltrona possiede tutti i tratti più rappresentativi: l’estrema linearità figurativa, innanzitutto, e poi il richiamo al mondo della natura, espresso in questo caso dalle ali dello schienale e della seduta che richiamano quelle di una farfalla. Quello che potrebbe sembrare un approccio stilistico, orientato a un organicismo di minimalistica accezione, in realtà nasce da una visione del progetto diametralmente opposta a quella estetica, che all’interesse per le forme degli oggetti antepone sempre quello per i comportamenti delle persone. Spiegava nel 2005 il designer giapponese, all’epoca del suo grande debutto nel mondo del design italiano: “Più che la reazione dell’occhio e della mente a me importa quella del corpo, che ha tempi sempre più lunghi. Non mi interessa disegnare forme; mi interessa progettare i comportamenti, sviluppare un’idea del design che parte sempre dallo studio dell’inconscio e agisce sui comportamenti, dissolvendosi quasi dal punto di vista fisico” (Naoto Fukasawa: dare forma all’inconscio”, Interni n.550, aprile 2005).

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Disegnata nel 2009 da Naoto Fukasawa per B&B Italia, l’iconica seduta Papilio si è arricchita di una versione per esterni che sottolinea l’idea di un design naturale, spontaneo e condiviso, rivolto a creare oggetti che sembrino esistiti da sempre di Maddalena Padovani

Mini P apilio , Grande P apilio e Piccola P apilio , le tre varianti di mensionali del la sedut a dise gna ta d a N aot o Fuka sawa per B&B Ital ia che o ggi viene pro pos ta nel la versione per e sterni con un intre ccio di polietilene col or antra cite .

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la pol trona grande Papilio nel la versione pre sent ata d a B&B Italia nel 2009: un unico e scul t ore o vol ume monoma terico pla smat o al l ’interno di un tronco di cono ro ve scia t o. S ot t o, a sinis tra: il primo model l o del la pol trona G rande Papilio . N el l ’idea originaria di N aot o Fuka s aw a la sedut a era pro v vis ta di un’e sile s trut tura met al lic a.

Nelle sedute Papilio è proprio l’osservazione dell’atto del sedersi in relazione all’ambiente circostante a suggerire il concept del prodotto: “Ciò che distingue il design di Papilio” commenta “sono le ali che si protendono ai suoi lati. Nella sedia da pranzo o nella poltroncina queste ali fungono da supporto ai fianchi e alla schiena quasi fossero delle mani che accolgono e sostengono la parte superiore del nostro corpo. Questa è la sensazione che creano e che enfatizza il comfort delle sedute. La poltrona Grande Papilio, di contro, avvolge l’area della testa. Garantisce a chi è seduto l’isolamento dai rumori retrostanti e offre tranquillità”. Non era così scontato che questa idea si traducesse in un volume monomaterico di forte iconicità, destinato a essere declinato in più versioni dimensionali e materiche che oggi ne fanno un prodotto di successo anche e soprattutto nell’ambito del contract. Quando Fukasawa presentò il progetto a B&B Italia la poltrona aveva tutt’altra configurazione: presentava le sue ali avvolgenti, ma prevedeva un’esile struttura metallica che entrava decisamente in contrasto con le ampie dimensioni della scocca della seduta. L’intuizione di mettergli una ‘gonnellina’ e di trasformarla in un pezzo monolitico arriva dall’azienda, che in un rapporto di sinergica collaborazione con il designer mette a punto la soluzione formale (scolpita con fluidità plastica all’interno di un tronco di cono rovesciato) e

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Il de signer giappone se met te a punt o i det tagli formali del la pol trona G rande Papilio nel la versione de finitiv a monoma teric a, prodo t ta con telaio interno in a cciaio , imbot titura in schiuma di poliuret ano fle ssi bile a freddo , rive stiment o in te ssut o o pel le complet amente s fodera bile .

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Qu i so t t o, due moment i del la prep araz ione del model l o e del l o s tampo del la G rande Papil io nel la vers ione indoor.

fornisce il know-how tecnologico per realizzarla con imbottitura in schiuma di poliuretano. Presentata durante il Salone del mobile di Milano del 2009, la poltrona riscontra l’immediato favore del pubblico, tanto che nel giro di tre anni diventa una famiglia comprendente due poltroncine di differenti dimensioni, un divanetto a due posti e un pouf. La semplicità delle linee è impreziosita da due dettagli funzionali che diventano elementi caratterizzanti delle sedute: la cerniera metallica posta sullo schienale che permette di sfoderare il tessuto o la pelle di rivestimento e il sistema di rotazione che consente a chi sta seduto di girare a 360 gradi e di avere un rapporto diretto con lo spazio circostante. Qui si esplica l’idea di Fukasawa di un “Design without thought” e “Design dissolving behavior”: la sua convinzione è che la semplicità sia uno strumento per raggiungere la completezza e la relazione armoniosa tra oggetto, utente e ambiente. E che l’obiettivo vero del designer non sia inventare cose sempre nuove a tutti i costi, ma migliorare quello che già esiste, disegnando oggetti che, nella loro normalità, sembrino appartenere da sempre al nostro vissuto quotidiano. Per questo, raccontando di Papilio e del nuovo modello outdoor presentato a gennaio 2013, parla di un progetto che si è evoluto in modo molto spontaneo e che è approdato fuori dalle mura domestiche per un volere condiviso. Lo sviluppo è avvenuto grazie all’esperienza già maturata da

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B&B Italia nel settore degli arredi per esterni. Era il 2007 quando l’azienda affidava a Patricia Urquiola il progetto della collezione Canasta destinata a definire un nuovo standard di prodotto, dove il polietilene, che a quei tempi tutti usavano in fitti intrecci, veniva invece impiegato per riprodurre a scala gigante la maglia geometrica della paglia di Vienna. Con lo stesso materiale viene oggi realizzato il rivestimento della nuova Papilio, che conserva la sua originaria identità monolitica ma, grazie all’intreccio, assume un aspetto più naturale, leggero e materico, rimandando a una maestria squisitamente artigianale. Il risultato raggiunto grazie alla collaborazione tra il progettista e il Centro Ricerche & Sviluppo di B&B Italia è piaciuto così tanto che si è deciso di proporre un’analoga versione intrecciata anche per interni. Il volo della farfalla dunque continua, conquistando con delicatezza e connaturata eleganza gli ambiti diversi del nostro quotidiano.

In al t o, il tela io interno in al l um in io vern ic iat o a pol vere pol iestere del la nuo va vers ione da e stern i del le sedute Papil io, pre sent ata io. l o scorso genna S opra , due ar t ig ian i intre cc iano la f ibra di pol iet ilene gr ig io antra c ite per real izzare la vers ione outdoor del la G rande Papil io. L a col lez ione d a e stern i comprende anche le pol tronc ine Piccola Papil io e Min i Papil io e il pouf G rande Papil io.

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La sedut a Made of Chair di beeeen & comp any è rea lizza ta in p ag lia di riso e ri chia ma ar tef at ti de lla tradizione coreana . F a par te de lla linea Meeet s, volta a creare un ponte tra tradizione e conte mporaneit à.

Raw projects oggetti realizzati con inediti materiali naturali mettono in evidenza una nuova estetica e filiere produttive locali. Con un’attenzione alla sostenibilità che valorizza le tradizioni culturali di Valentina Croci

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Sot t o, Da sini stra: Del l ’azien da france se Bleu Na ture , la Bergère O utline Pm realizza ta con detriti lignei in contra st o con l ’acciaio ino x smal tat o. Di Daniel T o pping per il marchio Gather un ce stel l o da giar dino in ma ssel l o di fra ssino , giunti in o t t one e pel le e ssicc ata. Mar ti nho Pit a realizza le lam pade Bicho s a par tire da tronchi interi di le ccio . C iascuna è un pezz o unico e irri peti bile .

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A

lla ricerca dell’imperfezione, dell’unicità della Natura all’interno di processi di realizzazione seriali. Il raw design, ovvero la tendenza a progettare oggetti a crudo con materiali grezzi, è più di una moda: è una ricerca dell’essenza e della poeticità sottesa agli oggetti del quotidiano. In alcuni casi, il raw design reintrerpreta le tradizioni manifatturiere e rinviene materiali obsoleti. Si riconcilia con la Natura riprendendo forme archetipiche da un remoto passato rurale. Il raw design è anche un pensiero sostenibile che parte dallo studio dei materiali del luogo per proporre un modo alternativo di produrre: artigianale, a filiera corta, con costi ridotti e poche fasi di affinamento. Gli oggetti ‘crudi’ appaiono infatti senza mascheramenti e le texture delle superfici naturali sono esse stesse l’espressione della bellezza e dell’unicità dell’artefatto. Inconsueti ma tradizionali, compaiono materiali come il fico d’India, la luffa, la paglia di riso o il Capim Dourado, una fibra dorata che cresce nella regione desertica del Mina Gerais in Brasile. Partire dal materiale consente al designer di richiamare aspetti tipici di una cultura che nella globalizzazione tendono a essere appiattiti. È il caso del siciliano Vito Tripolone che insieme all’industriale Vittorio di Blasi ha realizzato lampade con una lamina di fico d’india. L’ispirazione è scaturita da alcuni manufatti ottocenteschi del territorio di Adrano (Catania) che impiegavano la pianta, enfatizzandone la caratteristica nervatura. Il progetto, dunque, si caratterizza nel luogo in cui nasce e ci riporta a memorie lontane. È il caso di Made of Chair, una seduta interamente in paglia di riso, realizzata dallo studio coreano beeeen & company. La seduta è resa stabile dalla cerchiatura in corda della base, mentre lo schienale è flessibile grazie all’elasticità della paglia, aggiungendo anche un inaspettato fruscio alle orecchie di chi vi si siede. Un’esperienza che coinvolge più sensi e disvela la poeticità della materia. Procede in modo analogo il messicano Fernando Laposse, il quale pratica un artigianato contaminato dal design che esplora il confine tra folk e contemporaneo. Gli oggetti di luffa, un frutto di cucurbitacee solitamente usato per spugne vegetali, giocano sulla texture traforata e traslucida in paraventi e diffusori per lampade, e sulla leggerezza del materiale in cuscini o riempimenti a vista. La luffa, se legata con il cemento o accoppiata con legno e altri materiali, acquisisce proprietà varie come la capacità isolante. Cresce abbondante nei climi tropicali attaccandosi verticalmente agli alberi.

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84 / INdesign INproject Acc ant o: Il par avent o d i Fernando Laposse met te in ev idenz a le qu al ità di tr asl ucenz a del l a l uff a l avor ata a str at i e cuc ita sul tel aio.

S ot to : Johanne s H emann r iel abor a, nel l a col lez ione Pre ssed W ood , l a te cn ica del massel l o d i le gno cur vat o a vapore , l asc iando però ai pezz i l a f ogg ia or ig in ar ia. In b asso: N el l a C ole ção Jal apa, Marce lo R osenb aum l avor a con il Labora t ório Pira cema al l a cre az ione d i ogget t i di Capim Dour ado , l a f ibr a che cre sce nel l ’are a de ser t ica del Min as G er ais.

E se ne possono produrre fino a ottomila frutti per ettaro ogni sei mesi con poco dispendio di risorse. La luffa è quindi una conveniente alternativa al sughero e, per molti Paesi tropicali, può diventare una risorsa economica se se ne incrementano le applicazioni anche nell’ambito domestico. Dalla terra agli artefatti creando prosperità per la comunità locale. Questa la finalità della Coleção Jalapa, una serie di oggetti in Capim Dourado promossa da Marcelo Rosenbaum. Il designer brasiliano ha coinvolto le donne del Laboratório Piracema in un workshop per sviluppare usi alternativi della fibra. Infondendo competenze minime e sfruttando risorse abbondanti ma anche caratteristiche del territorio, una comunità povera si è resa

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autosufficiente. Sia che si tratti di situazioni svantaggiate che di Paesi ricchi, fare design significa anche attuare processi virtuosi e ipotizzare nuove economie. Dallo scarto del settore agricolo, di solito impiegato per la biomassa, Gionata Gatto ricava la materia prima per lampade realizzate a stampo. Il compound è realizzato con collanti naturali quali il Latex, la gomma Dammar e il Gamboge e ha un ciclo di vita di 8-10 anni, poi biodegradabile e compostabile. Trattandosi di materiale stagionale lasciato grezzo, il colore degli artefatti riflette le sfumature del costante cambiamento della Natura. L’approccio del raw design punta a creare consapevolezza sulla sostenibilità degli oggetti. A

partire dal designer. Martinho Pita ha appreso la potatura del leccio portoghese per sviluppare la serie di lampade Bicho. La corretta tecnica consente da un lato l’efficace ricrescita della pianta, dall’altro lo studio della forma degli oggetti. La serie è infatti costituita da ‘creature’ monolitiche che sembrano muoversi al cambiare della prospettiva, ognuna diversa e unica. Anche il tedesco Johannes Hemann analizza la composizione del legno e progetta una tecnica di fabbricazione, rivisitando quella tradizionale del legno curvato al vapore. I rami recisi di fresco sono tagliati secondo le fibre e posizionati all’interno di stampi a U e poi essiccati senza subire trattamenti. In questo modo mantengono l’immagine del legno grezzo che contrasta con i piani d’appoggio in vetro o la pelle delle sedute. Sono quasi un fermo immagine della trasformazione da naturale ad artificiale le luci dell’olandese Floris Wubben che partono dal

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marzo 2013 a sinis tra: realizza te d a Fl oris Webben , Stripped Con cept è una serie di lamp ade uni che realizza te a p ar tire d a un tron co di le gno , la cui cor te ccia sbu cciata viene impie ga ta per creare il diffusore . S ot to : Vit o T ripol one dise gna con l ’indus triale Vit t orio Di Bla si una col lezione di lamp ade in t ondino di o t t one pie ga t o con diffusore in lamina di fi co d ’india . A de stra: Agri cola è un proget t o di Giona ta Gat t o che impie ga ma teriale di s car t o a gri col o per bioma ss a e re sine na turali per la realizzazione di ogget ti. L e superfi ci la sciate al na turale riflet t ono le condizioni na turali, fisi che e clima ti che del la z ona ge ografi ca.

tronco d’albero, aperto in tre sezioni per plasmare la base e sfogliato della sua corteccia per creare il diffusore. Dal ramo alla lampada senza soluzione di continuità. I legnami impiegati sono scarsamente usati per motivi estetici, ma invece nascondono ricche possibilità di trasformazione. Il raw design riporta alla luce un patrimonio culturale emarginato, quello dei materiali poveri che non vengono più lavorati, oppure degli oggetti archetipici che ci riportano a rituali lontani a contatto con la natura. Raccontano questi temi i progetti del collettivo scandinavo Edition in Crafts che ha investigato le potenzialità estetiche ed espressive della paglia, e i cestelli da giardino dell’inglese Daniel Dopping, che con l’oggetto inaugura il marchio Gather, finalizzato a richiamare, non in chiave nostalgica ma di buon design, l’Inghilterra rurale. Un connubio tra natura e tecnologia senza snaturare, ma valorizzando le diverse identità.

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Design non figurativo di Stefano Caggiano

L’invenzione non è più il prodotto ma la ‘macchina traduttiva’ capace di estrarre dalla realtà profili inediti che rendono percepibile il senso di trasformabilità estrema dell’epoca tecno-digitale

Il proget t o Hear Heres , del l o Studio W ave , cons iste in qu at tro enorm i trombe a f orma di corno d isl oc ate l ungo una p asse gg iata ne i g iard in i del la Kedle st on Hal l , nel Derb ys hire in Ing hil terra , c he rendono ud ibil i i suon i al tr iment i dispers i del l ’ar ia, del l ’acqu a e de gl i alber i.

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iò che chiamiamo ‘tecnica’ è, in primo luogo, un dispositivo mentale per l’organizzazione produttiva del reale, che solo in un secondo momento si concretizza in un sistema di apparati strumentali. Ma mentre in passato le tecnologie meccaniche erano ‘visibili’ nella forma e negli effetti, l’incarnazione digitale della tecnica mette oggi in connessione l’intimità del focolare con l’infinità del mondo, ‘aumentando’ la portata della percezione umana oltre la capacità di averne ‘sentimento’. Nasce così, per il progetto, l’esigenza di spostare la riflessione dall’output al processo, ponendo in essere un design il cui baricentro non

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C ome un a lbero , T he Ide a of a T ree de llo s tudio mis cher’ traxler rende visibi le l’intensit à de l so le a cui è s tat o e spos t o l’ogget t o durante i l proce sso di rea lizzazione , variabi le in re lazione a l grado di e sposizione so lare .

L’ins tallazione Open S ource Archite cture M anife st o, pre sent ata d a Carl o R at ti e Wal ter Ni coli no all’u ltima bienna le de l de sign di Istanbu l, tra scrive su un muro i l te st o dall’O pen S ource Archite cture Manife st o di Wikipedia , cance llando e riscrivendo man mano che viene a ggiorna ta la pagina su l sit o. (f ot o: O s Arc Manife st o by car lora t tia ssocia ti| walter nico lino & c ar lo ra t ti)

stia nell’effetto (l’oggetto realizzato) ma nella connessione tra causa ed effetto. Ne è un esempio l’installazione Open Source Architecture Manifesto di Carlo Ratti e Walter Nicolino, un plotter che trascrive su un muro il testo dall’Open Source Architecture Manifesto di Wikipedia, cancellando e riscrivendo man mano che viene aggiornata la pagina sul sito. La specificità di questo design non si trova tanto negli oggetti che produce, quanto nelle ‘macchine’ che appronta per tradurre un aspetto della realtà in una forma che parli ai nostri sensi, come fa in modo estremamente poetico Hear Heres

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dello Studio Wave, quattro enormi trombe a forma di corno dislocate nei giardini della Kedleston Hall, nel Derbyshire in Inghilterra, che raccolgono all’orecchio i suoni della campagna. O come The Idea of a Tree dello studio viennese mischer’traxler, che rende visibile sull’oggetto il variare dell’intensità del sole utilizzato dalla macchina per la sua generazione. O come, ancora, la Drawing Machine del danese Eske Rex, un dispositivo costituito da due strutture in legno ognuna delle quali sostiene un pendolo con pesi di pietra, la cui oscillazione viene trascritta sotto forma di pattern e composizioni grafiche.

Ciò a cui progetti come questi forniscono una possibile risposta è il bisogno di una vera e propria ri-educazione sentimentale, resa oggi necessaria dal fatto che, come spiega il filosofo Umberto Galimberti, “il nostro sentimento di reazione si arresta alla soglia di una certa grandezza, e da ‘analfabeti emotivi’ assistiamo [...] alla distruzione del sistema ecologico, a una ricchezza e a una povertà decise più dalle tecniche che regolano il regime economico che dal nostro effettivo lavoro, alla possibilità della comunicazione totale superiore ai contenuti effettivi che abbiamo da comunicare, alla presenza simultanea di tutti gli accadimenti del mondo senza un’adeguata possibilità di assimilazione” (Psiche e techne, Feltrinelli, Milano, 2007, pag. 713). È in questa direzione che lavorano ‘traduzioni’ come quella approntata nell’Instrument for the Sonification of Everyday Things di Dennis P Paul, un congegno che ‘estrae’ musica da qualsiasi oggetto attraverso la conversione sonora della sua superficie rilevata da uno scanner. Mentre traduce la sabbia in artefatti solidi il progetto Stone Spray di Anna Kulik, Inder Shergill e Petr Novikov, che trasforma il terreno in architettura scolpendo la sabbia sotto forma di spray e legante, tramite un ugello robotizzato. Va sottolineato come, nella maggior parte dei casi, esperienze come queste emergano dallo scenario, ultimamente assai vivace, del nuovo design inglese indipendente, che proprio in queste ‘macchine traduttive’ sembra mettere a fuoco un tratto caratteristico della sua specificità di genere, nata, in parte, per gemmazione dalla Design Academy di Eindhoven, in cui sotto la direzione di Li Edelkoort si è per la prima volta spostato in modo strategico il senso del progetto dalla visibilità dell’output alla visibilità ‘empatica’ del processo.

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L’In strumen t f or the Son if ic ation of Ever yday Th ing s, proget tat o d al l ’intera ction de signer Dennis P Paul , permet te di ‘estrarre at tra verso la conversione sonora del la su a superficie rilev ata d a uno sc anner.

’ music a d a qu al sia si ogget t o,

I Kno w You Trough Your Skin , prodo t t o da Uncò , consis te in una semisfera (dise gna ta d a G io vanni R occ abianc a e Manol o Bossi) do tata di due poli met al lici in cont at t o con due utenti, i qu ali t occ andosi ne chiudono il circuit o (proget tat o da C hris tian S k jod tè) che emet te un suono variabile in relazione al re ciproco t occo .

L a Dra wing Machine di Esk e Rex è un dispositiv o cos tituit o d a due strut ture in le gno ognuna del le qu ali sos tiene un pendol o con pe si di pietra , che tra scriv ono su un f oglio i mo vimenti el lissoid ali definiti d al la fisic a del l ’oscil lazione in f orma di pat tern e composizioni grafiche .

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Il quale, spesso e non caso, nasce dalla convergenza di un futuro digitale su un passato artigiano, recuperato non come vocazione esclusiva (il falegname lavora solo il legno, il fabbro solo il metallo, ecc.) ma come varietà di lavorazioni afferenti a un unico approccio multi-tasking che fa uso secondo necessità di tutti i mezzi utili allo scopo di progetto, dalle tecniche di restauro allo stampaggio modificato dei polimeri, dalla forgiatura del metallo alla stampa 3D open-source, dalle alchimie artistiche alle meccaniche celesti. Si tratta di una sperimentazione sostanzialmente indifferente alla dimensione figurativa del progetto, un ‘design non figurativo’ che, per congiuntura antropologica, si collega all’‘architettura non figurativa’ proposta da Andrea Branzi. Così che il senso di un progetto come I Know You Trough Your Skin, prodotto da Uncò, sta tutto nella traduzione sinestetica che abilita, consistendo in una semisfera (disegnata da Giovanni Roccabianca e Manolo Bossi) dotata di poli metallici da porre in contatto con due utenti: toccandosi, questi ne chiudono il circuito integrato (progettato del music designer Christian Skjodtè) che emette così un suono variabile in relazione al modo di toccarsi – anzi, di ‘suonarsi’ – delle persone. Immette invece deliberatamente una componente di ‘rumore’ all’interno della traduzione progettuale il processo artigianodigitale Stratigraphic Manufactury dello studio Unfold di Anversa, realizzato inviando gli stessi file digitali di ciotole e vasi a piccoli produttori di

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St one Spra y di Ann a Kuli k, Inder Shergil l e Petr N ovi kov tra sf orma il terreno in architet tura , ra ccogliendo la s abbia sul pos t o e spruzzandola con un ugel l o robo tizza t o che la miscela a un le gante , in modo d a o t tenere la solidific azione scul t orea ‘in pre s a diret ta’.

tutto il mondo, i quali li hanno prodotti in porcellana con stampanti 3D utilizzando mescole diverse per ottenere risultati diversificati. Questa spregiudicatezza di processo è invero sintomatica del nostro tempo, in cui la tecnica non avverte più la struttura della realtà materiale quale suo limite invalicabile (‘cosmico’), come avveniva invece nel mondo antico. Per la tecnica moderna ogni limite è infatti contingente, superabile. La portata performativa delle nuove tecniche di produzione (come la possibilità di codificare il progetto in un file 3D e stamparlo in forma reale) ha creato una situazione in cui la fuoriuscita dai propri limiti, la hybris, non è più percepita come ‘peccato’, ma come forza agente. Il fare ‘ibrido’ dell’uomo contemporaneo assume così una dimensione stabilmente transitiva, di passaggio protratto verso un punto di non-arrivo, e perciò ‘infinito’, in cui proprio per questo rischia ad ogni passo di perdere il suo ‘fine’. Può infatti succedere che la tecnica cresca fino ad inglobare l’etica, come ha fatto negli ultimi anni con la sua incarnazione finanziaria, che non avendo più un fine al di là della propria riproduzione è cresciuta oltre misura (hybris) fino a crollare sotto il peso del suo stesso vuoto. Per il design che voglia nutrire la densità umana della cultura progettuale si tratta allora di pensare non più a prodotti finiti ma a processi transfiniti per un uomo “infinito eppure dotato di un fine”, sorgenti aperte di flussi oggettuali che non sgorgano da eventi singolari di tipo pro-duttivo ma da una diffusa processualità tra-duttiva che mantiene in vibrazione la realtà materiale.

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Stra tigraphic Manuf actur y di Unfold ha previs t o l ’invio de gli s te ssi file digit ali di cio t ole e vasi a produt t ori di tut t o il mondo , che li hanno realizza ti con s tampanti 3 D utilizzando me scole di porcel lana diverse . (f ot o so t t o e a de stra: Kris t of V ranc ken; in b asso a sinis tra: U nf old; in b asso a de stra: L iesje R ey s kens) .

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la pacata morbidezza delle tinte pastello e l’energia pop dei colori fluo. un ossimoro solo apparente: cipria e polvere, insieme al vitaminico neon, colorano il design di positivitĂ

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1. scout , dal la col lezione refle ct di kinna sand , te ssut o non te ssut o in 100% polie stere con s trut tura qu adra ta tridimensionale realizza ta a mano , ispira ta al l ’origami. 2. one more , one more plea se , di philippe s tarck per kar tel l , sgabel l o al t o in polic arbona t o tra sparente o col ora t o in ma ss a bianco , nero , croma t o e in col ori p astel l o.

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1. OSSIMORO, di ARIANNA LELLI MAMI E CHIARA DI PINTO, Quaderno di tendenz e tridimensionale che abb ina colori sof t e tinte f lu o, presentato in occasione dell’inaugu raz ione (2012) della g alleria gara ge milano . f oto di valentina sommariva. 2. arag osta, di stud io charlie per bil liani , sedia impilabile in f rassino laccato o natu rale. 3.4. lampada mhy di Norw ay Says e sedia v isu d i Mik a Tolvanen per muut o . La sedia può av ere scocca in leg no laccato o riv estita e base in metallo o leg no; la lampada ha diffu sore in allu minio laccato. Entrambe sono disponibili sia in tinte sof t che in g iallo f lu o. 5. cu p table, di Ichiro iw asak i per discipline , Tavolino-sg abello di v etro, u tilizz abile, se rov esciato, come contenitore o g rande vaso.

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1. Bl ooming Sp ark I, scul tura l umino sa di t sai &yoshika wa realizza ta a mano in Per spex in edizione limit ata. 2. ku b, di nendo per moroso , tavolino in a cciaio vernicia t o nel la nuo va ver sione col ore gial l o fl uo , con p at tern crea t o in digit ale i spira t o al la cor te ccia .

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1. lepel , di l uc a nichet t o per ca samania , sedia im bot tit a e interamente rive stit a in te ssut o o pel le . Ăˆ po ssibile mixare tra l oro te ssuti diver si, avere rive stiment o trapunt at o o sce gliere il col ore del la cucitura . 2. malm Ă–, di michele c azzaniga , simone mandel li e ant onio p agliarul o per pedrali , sedia con strut tura in fra ssino e scocc a in le gno o im bot tit a e rive stit a in pel le o te ssut o. 3. fel t, di del o lindo per ligne roset , pol trona con rive stiment o sf odera bile in fel tro di lana in 6 col ori. 4. shanghai, di wil liam sawaya per la col lezione Barock ’n R ol l di sa waya&moroni , sedia e pol troncina im bot tite con strut tura in noce c analet t o. 5. ofelia , di Vit t orio Pra t o per valdichienti , pol trona rive stit a in pel le col ore la vand a. 6. mant ò, dormeu se di pol trona fra u (de sign centro ricerche aziend ale) con rive stiment o-mantel l o in pel le imprezio sit o d a pince s realizza te a mano . 7. york l ounge , di rodolf o dordoni per mino t ti , pol troncina con base in le gno ma ssel l o di fra ssino finitura moka o tabacco , rive stiment o in pel le o te ssut o.

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1. LT02_SEAM_TWO, di Mark H olmes per e15, lampada da tavolo in lamier a v ernici ata, disponibi le anc he in r ame. 2. shif t, di Sc holten & Baijing s per past o e, mobile c on teni tor e da par ete o terr a, c on an te sc orr evoli in acri lato semitr aspar en te. 3. THE RIV ER SOF A,di alber to biag etti per pos t de sign , Divan o du e posti in memor y-f oam riv estito in p elle n atur ale c on v ernici atur a sfu mata, Disponibi le in tr e c ombin azi oni c olor e. 4. c olour wood, di Sc holten & Baijing s per karimok u , seri e di tavolini in legn o di c astagn o c on dettag li f lu o. 5. hoc, di j ehs+laub per brunner , sg abello in legn o cur vato r ealizz ato in du e altezz e. 6. dr op, di n end o per cappel lini , Famig lia di libr eri e bif acci ali a c olonn a in tr e altezz e, r ealizz ate in lamier a di metallo tag liata al laser e lacc ata opac o. 7. mor e, di Favar etto & Par tn er s per gaber , sedia ind oor e ou tdoor, c on mon osc occ a in p olipr opilen e riv estibile in ter amen te o c on cu scin o fi ssato da speci ali bottoni. disponibi le c on 6 div er se stru ttur e di sostegn o.

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1. CMYK corner di dennis p arren , la mpad a d a tavol o o p arete in cui l ’esile s trut tura , realizza ta in materiale poli meri co in pro t otip azione rapid a, grazie a f onti led si proiet ta sul le p areti co me s cenografi ca griglia nei col ori ciano , magent a e gial l o. aut oproduzione . 2. Ecopol trona Acid fl uo , di alb ano ghizz oni per essent ’ial , sedut a con rive sti ment o i mper meabile e la vabile in materiale te cni co. 3. tavolino d al la col lezione F * the Cla ssi cs di ferru ccio la viani per fra tel li boffi , con b ase in le gno t ornit o e piano verni ciat o fl uo .

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1. And A And B And N ot, di camil la richter , par avent o pie ghev ole compos t o d a un a strut tur a met al lic a e d a pannel li di vetro dicroico che c ambiano col ore se condo l ’incidenz a del l a l uce . aut oproduzione . 2. Maar ten, di V ict or Carr asco per Viccarbe , pol troncin a girev ole con s trut tur a in tu bol are vernici at o e sedut a imbot tit a e rive stit a in te ssut o. 3. welded , di Al ain G il le s per bonaldo , tavol o con g ambe in l amier a tagli ata l aser vernici ata rosso fl uo e pi ano in m armo , disponi bile anche in le gno o cris tal l o.

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1. mont an a living, di Peter J. La ssen per mont ana , sis tem a componi bile di mo bili, basat o su 42 diversi moduli in al tret tanti col ori e in 4 prof ondit à. 2. col l age c abinet , di Sigrid Strömgren per ex.t , sis tem a di mo bili contenit ori per bagno e c asa, in R overe n atur ale e MDF l acc at o. 3. eileen squ are , di giuseppe bavuso per rimade sio , madia a 4 ante in vetro l acc at o l ucido e op aco nei 52 col ori del l a col lezione Ecol ors ystem. base in nichel satin at o. 4. ever yone , di ro ber t o l azzeroni per former , credenz a con s trut tur a impial l acci ata noce c an alet t o o smoke , ante scorrev oli in le gno l acc at o op aco in 2 col ori. 5. Add , di werner aisslinger per fl Öto t to , sis tem a modul are di contenit ori chiusi e a giorno , vari amente configur abili gr azie a un giunt o invisi bile in pl astic a. strut tur a in le gno di querci a, ante e p annel li in mdf in 8 col ori. 6. che ck , di d ante bonuccel li per sch Önbuch , sis tem a componi bile in mdf con front ali l acc ati in 27 col ori op achi e 18 l ucidi.

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EnGLIsH TexT INtopics

INteriors&architecture

editorial pag. 1

Louvre Lens pag. 2

The relationship between architecture and landscape can become the subject of a lengthy discussion, regarding the ability of a single building to promote the development of an entire territory, but also the dream of humankind to build and live in harmony with the surrounding world. The projects illustrated in this issue express different ways of interpreting their host context. We start with the new Louvre branch in Lens, France, designed by Kazuyo Sejima and Ryue Nishizawa: a project that freely arranges display pavilions according to topological criteria to match the shape of the terrain. On the other hand, the houses designed by Eduardo Souto de Moura and Fran Silvestre Arquitectos (the former in Portugal, the latter in Spain) stand out for their clear monolithic geometry, developed to underline the character of the place and to complete its natural volumes. The context shifts with the new flagship store of Giorgio Armani in Paris. Here the reference point is the elegant architecture of Avenue Montaigne, which the fashion designer has decided to ‘photograph’ in a sequence of rooms, each with its own character, conserving the original layout of a building from the early 1900s. Passing to the scale of design, the relational counterpart becomes nature, in the wider sense of the term. As in the case of Mathieu Lehanneur, who approaches the natural world with the interest of a scientist in pursuit of solutions that can improve the life of man. While Naoto Fukasawa, the protagonist of our cover, with one of his latest designs, and the creator of objects inspired by flowers, stones and butterflies, seems to find his main context of reference in the landscape. Behind his delicate forms lurk a conceptual approach and a conviction: that nature can teach us, making the relationships people and things more harmonious. Gilda Bojardi

project KAZUYO SEJIMA + RYUE NISHIZAWA / SANAA, CÉLIA IMREY + TIM CULBERT / IMREY CULBERT

The swimming pool of a loft in Milan. Project by Piera Patera/StudioMap, photos by Santi Caleca.

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landscape design Catherine Mosbach museum display design Studio Adrien Gardère photos Iwan Baan, Philippe Chancel, Mondadori Portfolio/Leemage text Alessandro Rocca

FLUID, INTENSE AND LUMINOUS. THE new facility OF THE Louvre, OPENED IN DECEMBER IN Lens, IS FORMED BY A cluster OF aluminium AND glass pavilions FREELY ARRANGED IN A NEW garden IMMERSED IN THE mining landscape OF PAS-DE-CALAIS On the site of a coal mine that closed in the 1960s, the new art museum of Lens is a work of architecture that constructs the landscape without failing to reflect the size and presence, with respect to the place and the city as a whole, of an institution of international renown like the Louvre. The building is located in a sort of green island, of hesitant and recent nature, surrounded by tract houses where the miners once lived, and probably still live today. For the Louvre this is quite a leap from the center of Paris, the Tuileries, the city palace of the king of France, to the flat landscape of Pas– de–Calais, the rainy coal mining region on the border near Belgium, marked by rows of working class houses and the dark hills created by heaps of mining slag, the socalled spoil tips. The project, with the distinctive imprint of Kazuyo Sejima, organizes the various rooms of the museum according to the logic of the cluster, a grouping of separate buildings that are connected according to topological modes, in relation to the spatial characteristics of the place, rather than geometric grids or arrangements based on typological models. The escape from geometry can also be seen in the form of the three larger pavilions, where the walls bend to follow a slight curvature: “The project – Kazuyo Sejima and Ryue Nishizawa explain – avoids the rigid rectilinear forms that would have been in conflict with the delicate character of the place, while it also avoids free forms that might have hampered the functioning of the museum. The slight bending of the spaces jibes with the oblong, curved form of the lot, creating a subtle distortion of the internal areas, while always complying with the needs of the exhibits”. The visit itinerary starts from the square pavilion at the center of the cluster, which contains the main services for the public: bookstore, cafe, info point, picnic area and separate rooms. All the walls of the building are completely glazed, crossed by the pattern of slender pillars, and the unified space of 3600 square meters is like a covered plaza, easily accessed from three different entrances. This hall can be crossed to reach the other side of the garden, or visitors can choose between two main

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In tern i marzo 2013 exhibition spaces, the room for temporary exhibitions and the Grande Galerie, a continuous space completely clad, inside and out, in anodized aluminium, an illuminated by the light that enters through the sequence of metal beams. The room has a length of 120 meters, for a total area of 3000 square meters, and it contains the Galerie du Temps, a semi-permanent exhibition of works lent by the Louvre in Paris. The layout has been organized by the studio of Adrien Gardère, who called in by SANAA in 2009, decided to eliminate every internal partition, gathering the works in homogeneous groups based on geographical, historical or stylistic criteria: “The furnishings of the museum – Gardère says – consist of a system of platforms, tracks for the hanging of the paintings, and plinths that are always well detached from the aluminium walls, whose slight reflection effect produces an ethereal, refined image. The materials of the furnishings have pale matte tones that enhance the magnificent colors of the works on display”. One fundamental contribution to the balance of the new museum comes from the design of the garden, perfectly blending with the architecture and including spontaneous growth that appeared on the site during the years of abandon, in a project of regeneration. As the landscape designer Catherine Mosbach explains, there are “areas defined by grassy borders and small isolated monoliths, picnic areas, pedagogical indications, gardens of memory that remind us of the cycle of coal, fields of tall grass in bands, oriented to match the long side of the lot, crossing in avenues of mown lawn, grassy rises and formations of moss, with young plants everywhere to form a layer of underbrush”.

RoI GIorGIo in ParIs pag. 8 project GIORGIO ARMANI photos courtesy Giorgio Armani Archive

Armani doubles in paris on avenue montaigne, one of the most prestigious high-end shopping zones, with a flagship store for women only; on the same street, a symbol of exclusive quality and history, where in 2007 he opened the first boutique, now set aside for men: two situations in proximity, yet distant in their approach and design concept. as armani tells us himself What was the mood behind the architectural design of the new Giorgio Armani flagship store on Avenue Montaigne? “I wanted a store that would reflect the great charm of Paris for the whole fashion system, while offering a layout that would bring out the best in my women’s collection, breaking with the classic schemes of the Giorgio Armani boutiques. So I have opted for a harmonious variety of rooms, each with its own dominant tone, each kept intact with respect to the original layout of the building. The mood of the project is the encounter and fusion between the sobriety of the Armani style and the grandeur of Paris”. Is the succession of rooms that corresponds to an interpretation of the fashion collections connected with the architectural specificities of the Paris location, the culture of the city and this street-symbol, or is it the start of a new direction in the design concepts of the Armani boutiques? “At the moment I would like it to remain unique, a custom design for this place. Paris is an important city, of great charisma, and it is indispensable to be present here. Avenue Montaigne is now one of the most prestigious addresses in the world for luxury shopping, and at the same time it is a marvelous example of

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- pag. 2 The museum is built on the site of a coal mine that has been closed for over fift years, in the city of Lens, at the center of a residential district (photo Iwan Baan). Detail of the entrance pavilion, containing the main public services: bookstore, cafe, picnic area, separate rooms. Elevation and section showing the longitudinal development of the cluster of pavilions, for a total length of 360 meters. On the facing page, view of the garden with the areas bordered by grass; in the background, the brushed aluminium wall of the pavilion for the temporary exhibitions, and the side of the service pavilion. Photos Mondadori Portfolio/Leemage.- pag. 5 View of the Galerie du Temps, completely clad, inside and out, in anodized aluminium, illuminated by the light that enters through the sequence of metal beams. The room measures 120 x 25 meters, and hosts the semi-permanent exhibitions of works on loan from the Louvre in Paris. The current show is organized in three historical periods, with 70 works of the classical era, 45 medieval pieces and 90 modern works. It is slated to remain here for fi e years, though on every 4th of December, the anniversary of the opening day, the exhibition will be partially updated, replacing 20% of the works on display (photo Philippe Chancel). - pag. 7 Interior of the glass pavilion, at the eastern end of the cluster (photo Iwan Baan). Siteplan: left to right, the auditorium, the temporary exhibitions, reception, Galerie du Temps, the glass pavilion; in separate units, the restaurant rotunda, to the north, and the administration center at the southern edge of the garden. View of the reception pavilion, a covered plaza of 3600 m2, accessed from three different entrances enclosed in glass bubbles that contain the public services (photo Iwan Baan). In the basement, an area furnished by Adrien Gardère is part of the educational itinerary of the museum, making it possible to visit the storerooms of the works not on display (photo Iwan Baan).

French historic architecture. I chose a building from the early 1900s for the collection of women’s wear and accessories, and we have also set up a space for the Giorgio Armani Privé footwear and bags, which are made to measure. A special boutique, like a couture dress: perfect for Paris. Each room has walls and ceilings decorated with panels covered in shiny satin in different colors, to go with the natural stones of the floors, while the furnishings have finishes that respect the style of the rooms; the cabinets, in wood with silver or chrome details, are joined by facings and coverings in the same range of colors. The process of lightening up the image goes so far as to eliminate the mannequins. I’d say that the final effect is very elegant and refined, ‘stitched’ to measure over the existing space”. What is the objective of this double presence in Paris: are there differences with respect to the existing space and in the relationship between architecture and the collections? “I wanted to present my Giorgio Armani men’s and women’s collections in two different locations, but close to each other, on Avenue Montaigne. Here the women’s collection has more space, in a context that brings out its refined, precious qualities. The space creates an aura that is reflected on the clothes and the accessories”. What does memory mean in a fashion space? Do you agree that the continuous evolution of the market erases our sense of affection for objects? “My boutiques are spaces that represent my style, but I always try to fit them into the context, because I don’t like standardization. Together with my team, I try to respect the identity of the original structure of the buildings that contain the stores, combining modernity with the genius loci. The concept changes and evolves, but behind it there is a precise, coherent vision of space and of my way of being, which reinforces memory and, if you will, the affection for all that is Armani. I don’t work on erasure of memory but on its sublimation, and the same is true for this store. The previous space can be perceived, I might say it has been ‘Armanized’. Every city also has its own memory, which I would like to respect”. Roi Giorgio has chosen the Ville Lumiere, and this particular street, six years after his first store was opened here, as a source of inspiration, to communicate the qualitative excellence of the contents of the space. The secret coté behind the facade of a historical building of the Haussmann era, the early 1900s, a large apartment marked by a sequence of communicating rooms, paced by corridors and landings, with strong load-bearing walls. The place is proud of its roots, and accepts the introduction of the spatial matrioska developed by Armani and his team of architects, where garments, accessories and furnishings create a harmonious scenario of aesthetic and materic synthesis. The strong point of the project is precisely the ‘photographic conservation’ of the image encountered, which brings out, in the balanced rhythm of the products on display, room after room, in 450 m3 on a single level, a transverse character of content that joins overall vision with details, narrating a feminine ideal of welcome and preciousness that emerges with great tact and rigor. The fashionable women who enter here can immediately recognize the DNA of the brand and its values. Also in the freshness of the touch. The first room one encounters, after the entrance at Ave. Montaigne 2, is set aside for high fashion accessories, in an enveloping setting with African Butterfly marble flooring, with large pieces, and walls and ceiling covered in blue-gray satin. Partial views, gradual discoveries, glimpses and perspectives combine, marked by a black lacquer ‘portal’ that indicates the passage from one room to the next. The path to the right leads to the space for daytime wear, after which – facing the side of Rue Jean Goujon – one enters the evening

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wear area. Each room has its own distinct materic-chromatic mood, of great sensorial impact: elegant floors, each different from the last, but always in natural stone (with colors ranging from Persian green onyx in the casual wear zone to blue quartzite in the area for footwear, Renoir quartzite in the daywear zone to green Brazilian marble in the corridor, to Big Blue Labradorite granite in the cocktail dress area, and smoke Pulido granite for the space featuring evening wear), blend with walls and ceilings clad in shiny satin, shifting from petroleum bluegray to greige, pale green to gold/bronze, with different shadings depending on the angle of the light and the position of the observer. The rooms facing Avenue Montaigne have shop windows ‘left open’, gaining light and offering views of the interior of the boutique at all times, while allowing those inside the store to never lose touch with the cityscape. The backbone of the whole spatial construct, in the end, remains the long original corridor, at the center of the store, introverted and silent, connecting the various spaces, combining an ulterior display setting for cocktail dresses with the underlining of the fluid rhythm of connections. The corridor lets shoppers discover the various rooms and find themselves in different atmospheres that are always intimate, welcoming. The narrative is completed by the furnishings, true protagonists of the concept: custom fixtures in wood with metal finishings, attuned to the colors of each room, conceived as freestanding units, detached from the architectural enclosure, yet related to it in terms of sizing and materials. The display boxes with built-in lighting, the reinterpreted Armani Casa seating and, last but not least, the technical lighting solutions using LED spots housed in channels hidden by the same fabric used for the facings. Another way to highlight the whole experience, the architecture and the

THE caraPace pag. 16 project ARNALDO POMODORO with Studio Architetti Giorgio e Luca Pedrotti photos Boutique Creativa - text Katrin Cosseta

THE Castelbuono WINERY AT BEVAGNA (PG) IS THE FIRST sculpture IN THE WORLD IN WHICH PEOPLE CAN LIVE AND WORK. A SYMBIOSIS OF art AND architecture OF GREAT SYMBOLIC IMPACT, A LARGE copper SHELL, LIKE A PRIMORDIAL ANIMAL, PROTECTS THE SLOW RIPENING OF THE wine. A signature winery FOR EXCELLENT VINTAGES “For me, this project represents a completely new experience, because it involved making a work that is both architectural and sculptural. The estate is immersed in an extraordinarily striking natural setting, a reminder of the landscapes seen in Renaissance paintings, not unlike the places in Montefeltro, where I was born. My project had to avoid disturbing these gentle hills, where the vineyards are the main feature. I got the idea of a form like a turtle, a symbol of stability and longevity, whose shell represents the union between earth and sky”. This is how Arnaldo Pomodoro, the master of contemporary sculpture, narrates the genesis of the work, the result of a long relationship of friendship with the client. The Castelbuono estate (30 hectares of vineyards in the townships of Bevagna and Montefalco) is an expression of the project of the Lunelli dynasty, at the helm of Cantine Ferrari for three generations, to construct other wineries outside the Trentino region, in which to create still wines that share the excellence of the famous sparkling wines of Ferrari. The appeal of an ancient land like Umbria was strong, along with the native variety of grapes, Sagrantino, unique for its strength and longevity, mentioned long ago by Pliny the Elder. Influenced, perhaps, by the cultural and natural virtues of the place, the winery now stands – after six years of construction – as the result of painstaking cooperative work, of harmony between different skills, as in a Renaissance workshop.

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marzo 2013 Interni collections, the body and its dress. With great care and attention to detail. (Antonella Boisi) - pag. 8 The shop windows on Avenue Montaigne, with the entrance area. - pag. 9 Giorgio Armani inside the entrance space, set aside for high fashion accessories: a monochromatic enclosure with large pieces of African Butterfly marble for the floor, while the ceiling and walls are covered in blue-gray satin. The custom display fixtu es are in wood with metal finishing , in coordinated hues. The layout of the space, 450 m2 on a single level, reflects the traditional organization of the large apartments of the early 1900s, a sequence of communicating rooms with powerful load-bearing walls and a central corridor. - pag. 11 “Fashion and architecture belong to the obscurity of the seized moment, to the collective dream-consciousness” (Walter Benjamin, 1940). The room set aside for ready-to-wear, a box clad in greige tones, with flooring in green Persian onyx and walls and ceilings in satin. All the freestanding furnishings, from the fixtu es to the tables, are custom made. The seating from the Armani Casa collection has been reinterpreted with special finishes and si es. - pag. 13 The footwear room with blue quartzite flooring, and walls and ceilings covered in blue-gray satin. Note the display boxes with built-in lighting, covered in the same fabric, and the black lacquer ‘portal’ indicating the passage from one room to the next. Seating by Armani Casa. - pag. 15 On the facing page, rigorous geometry and precious touches for the path from the entrance, set aside for high fashion accessories, to the room for daywear, two boxes with specific m teric-chromatic moods and a high level of sensory engagement. The corridor at the center of the boutique, connecting the various spaces, includes another display zone for cocktail dresses, underlining the fluid pace f the connections. The technical lighting enhances the pale green finish f the walls and the custom furnishings. In this zone the flooring is done with large slabs of green Brazilian marble. On this page: the room for the evening collection, with precious greige satin and Pulido smoke granite flooring.

There were practically no technical drawings or blueprints, and certainly no renderings. Everything came from a sketch, almost like those of Leonardo, in which Pomodoro represented his idea of the turtle, which was then translated into a sculpture-model on a scale of 1:20, then gradually enlarged, with every detail developed in terms of spatial expression. The Trentino-based architecture studio of Giorgio and Luca Pedrotti had the task of mediating between artistic utopia and concrete functional quality, of translating sculptural features into construction, encoding the literally shaped architecture to fit the technical canons of design. The carapace is an enormous ovoidal dome of 2500 m3 (the large central rib is 35 meters long), with a structure in lamellar wood. From the outside, the winery seems to emerge from the terrain like some mythological beast, whose copper armor is breached by cuts that are reminders of the furrows of the earth, from which matter flows, like hot lava in the act of becoming solid. A cornerstone of the artistic lexicon of Pomodoro, always in pursuit of the ‘inside’ through the tormented rupture of the material. A red lightning bolt that pierces the terrain indicates the work, camouflaged by its curved profile that imitates the gently rolling Umbrian hills, with their vivid earth tones. The interior is a triumph of sculptural expression, with dramatic overhangs, ribbings, hard and angular forms enhanced by the materic copper finish, “to obtain a deep, calm reflection”. This effect is also generated by the lighting design by Barbara Balestrieri, produced by Osram with LEDs, combining the needs of environmental and artistic lighting to accentuate shadows, reveal sculptural signs and interpret the poetics of the artist. The jagged looming presence of the carapace, inside (in a zone for reception, exhibits, tasting and sales) is the metaphor, in sculptural form, of the character of Sagrantino: a well-structured wine, rugged, strong and long-lasting. The interior, full of tensions, is balanced out by the grace of the surrounding countryside, in a 360-degree view. The cellar, a dark, humid underground space par excellence, has been altered by the artist to contain an ascending tension: moving down into the depths, the colors get more ethereal, the atmosphere gets lighter. A spiral staircase conceived as a symbolic Zigurrat clad in Cor-ten encloses the tasting area and leads to the barrique room. The walls and ceilings in sky blue make the space seem like a sort of paradise, where the barrels seem to float in an almost mystical, calm setting. One of the places Jay McInerney, author of several wine books, would call a “sanctuary for pilgrims of the palate, hedonistic devotees in search of the next ecstatic revelation”. Which is just as sensual as it is intellectual. - pag. 17 Exterior of the Castelbuono winery, of the Lunelli family. The carapace is indicated amidst the hills of Umbria by a sculptural red dart, and the landscape design by Ermanno Casasco contributes to blend the construction into the surrounding natural setting. At night the work is wrapped in a ‘moonlight’ effect thanks to the technical lighting design by Barbara Balestrieri with Osram. Below the dome, the underground production zone has an area of 2800 sq meters. Right: study for the interior of the dome, by Arnaldo Pomodoro. - pag. 19 Facing page: the visitors’ area inside the carapace. The structure in lamellar wood is covered in copper-laden fibe glass, while the floor is made with porphyry from Val di Cembra, against which the bright red of the furnishings and display fixtu es stands out, in painted wood, also designed by Arnaldo Pomodoro. Above: a glass ‘eye’ visually connects the tasting room created inside the large spiral staircase – or zigurrat – to the upper level. Left: the barrique room with an oval layout, featuring sky blue walls and ceilings, lit by an almost virtual led system. At the center, the helicoidal staircase that ‘embraces’ the tasting area, with copper-finish alls and a cor-ten balustrade.

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Interni marzo 2013

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HoTeL Lone, CroatIa pag. 20 architectural design STUDIO 3LHD photos courtesy 3LHD and Numen/For Use text Olivia Cremascoli

IN Rovinj, BETWEEN THE AGE-OLD park OF Punta Corrente AND THE CRYSTALLINE WATERS OF THE Istrian coast, THE first design hotel IN Croatia HAS BEEN DESIGNED, IN EVERY ASPECT, BY BRILLIANT local professionals Overlooking the bay of the same name, the Lone Hotel (www.lonehotel.com), the first five-star design hotel in Croatia, opened a year and a half ago in Rovinj by the Maistra group – for an investment of 45 million euros – immediately gained the Best Hotel Architecture Design Award at the European Hotel Design Awards 2012, in the category “best building of the year”. The facility was designed by the studio 3LHD, founded in 1994 in Zagreb by four Croatian designers, to explore the interactions of architecture, society and individuals, operating in a multidisciplinary way (from urban planning to architecture, design to art), in the public sector and for major contracts, including the Croatian pavilion at Expo 2005 in Japan and Expo 2008 in Zaragoza. Known for its highly characteristics architectural vision, 3LHD has created the complex structure of the Lone (236 rooms, 12 suites, 16 junior suites, with an infinity pool and hydromassage tubs on the terrace; three restaurants run by the Swiss chef Priska Thuring, including a seafood bar; two bars and one nightclub; a nursery; a 600-seat auditorium and nine other multipurpose halls; the Prostor store, selling objects by Croatian artists and designers; 1700 square meters for the wellness center & spa, designed by Studio 92, including eight treatment rooms, a relaxation area, fitness gear and a zone for aerobics, a swimming pool with hydromassage and experiential showers, and finally a ‘submersion room’ where cots or armchairs float in the water. The studio also coordinated and supervised the work of many other professionals (the interior designers of Numen/For Use, and the landscape designers of the studio Kappo, the fashion atelier I-GLE, for the staff uniforms, and the coordinated image and visual identity created by the studio Bruketa & Inic OM, as well as the makers of the monumental art installations), all from Croatia, young and almost all in the international spotlight, especially Numen/For Use, which thanks to their furnishings for Moroso and their gigantic spatial installations, often made with Scotch-Brite, have been familiar to an international audience for years now. The “blue pearl of the Adriatic” also was the location, in October, of the Adris RC44 world championship (for a single type of vessel, in carbon fiber, designed by New Zealander Russell Coutts, a four-time America’s Cup champion). The design of the Lone, the first Croatian hotel to join the ranks of Design Hotels, done first of all by the Croatian architect Silvije Novak of 3LHD (www.3lhd.com), is inspired by the Croatian hotels of the Seventies. “For forty years – Novak explains – the Croatian coast has had a variety of works of hotel architecture of great impact, which all still seem modern and timely today. Many of them have terraces and large lobbies, and this is exactly the approach we have taken to the organization of the space of the Lone. In practice, along the Istrian coast and in the dense Mediterranean brush, we have made a Y-shaped structure, to offer all the rooms a spectacular view of the sea or of Zlatni Rt (Punta Corrente), the most important forest-park of the

Adriatic. A vertical atrium-lobby extends up towards the sky through six levels, with a final skylight, connecting all the floors and grouping the common spaces and vital functions around it, while creating a central volume with an exceptional height and scale”. Absolutely respecting the flourishing natural surroundings (about one thousand native and imported botanical species, including holm oak and Aleppo pine, cedar and about ten types of cypress), the interior design of the hotel often mingles with the outdoors, thanks to external natural elements that ‘penetrate’ the spaces of the hotel through continuous glass facades, vertical gardens and reflecting surfaces. In the common spaces there are also art and design installations, specially commissioned “to make guests feel at ease, not intimidated, even in such vast spaces”, says the artist Silvio Vujicic, who has also decorated the rooms and suites with backlit graphic cotton panels, inspired by the designs of the 15th-century tapestries from the local heritage. The main furnishings – designed by Numen/For Use for Moroso and ClassiCon, Patricia Urquiola for Moroso and B&B Italia, Richard Schultz for B&B Italia, David Rowland for the Danish company Howe, Aldo Ciabatti for Emu – include catalogue items and custom pieces. - pag. 20 Inside the Lone Hotel, the central volume, of exceptional scale and height, extends upward for six levels, culminating in a skylight, to which the art installation Room for Running Ghosts is attached, in aluminium and steel, by Ivana Franke. The main common areas and vital functions of the hotel gravitate around the ‘vertical’ atrium-lobby that connects all the levels. Many of the furnishings are by Moroso: the C-Chair, YY chair and Transform, designed by Numen/For Use; Antibodi by Patricia Urquiola; Saruyama Islands by Toshiyuki Kita. - pag. 22 The impressive Lone Hotel (5 stars), whose image is like that of the deck of a Trans-Atlantic ocean liner, has a Y-shaped layout to offer all the rooms a spectacular view of the park and/or the sea (Cetra sun cots by Aldo Ciabatti for Emu). - pag. 23 With a Mediterranean atmosphere, the wellness center and spa (1700 m2), with walls in Barrisol, designed by Studio 92 (Robert Dragogna & Ester Miletic); XZ cot with sunshade by Numen/For Use for Element. The vertical installation In the Hanging Garden No One Speaks, by Silvio Vujicic, who also designed the screen printing on fabric for the decoration of some of the rooms.

BaLanceD rooms pag. 24 project GRACIA STUDIO photos Luis Garcia - text Matteo Vercelloni

SET DOWN ON THE arid hills OF THE Valle de Guadalupe, IN Baja California, mexico, THE Endémico RESGUARDO SILVESTRE Hotel breaks up the traditional hotel type into an architecture of points, with scattered room-cabins on the natural slope, offering a fine view of the famous vineyards of the valley below One and a half hours from San Diego, close to the border at Tijuana, the Valle de Guadalupe, with its main city Ensenada, took form in 1834 thanks to the Dominican missionary Félix Caballero, who chose the place to build the Misión de Nuestra Señora de Guadalupe del Norte. He abandoned the place after a few years, due to the hostility of the native population. One of the most farsighted activities of the Mission was the cultivation of vineyards and the production of wine. This tradition was reprised on a larger scale in the early 1900s, with the Mexican revolution. Today Valle de Guadalupe is a part of the international wine map, with over 60 historic wineries, joined by new productive realities such as those linked to the Endémico Resguardo Silve-

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stre Hotel, whose cellar is flanked by twenty rooms aimed at tourists who are more interested in wine than in the famous beaches and deep-sea fishing offered by the region more to the south, the well-known Los Cabos. With respect to other hospitality structures in the zone, the Endémico Hotel, run by Grupo Habita, opts for a ‘breakdown into points’, which the designer Jorge Gracia traces back to the idea of camping facilities and cottages in nature, though with an overall image, interior design and services closer to the atmosphere of eco–luxury lofts, avoiding any vernacular overtones. Each room is an essential geometric volume perched on steel piles. The twenty parallelepipeds covered with wood alternating with full-height windows screened by internal blinds are scattered around a steeply sloping terrain of about 100 hectares. Each unit has a lateral outdoor terrace, in wood, with a terracotta barbecue, offering a spectacular view of the vineyards in the valley below, in total privacy. The small units have inclined metal sheets at the top, detached from the volume, for protection from the strong sunlight, guaranteeing a ventilated zone to avoid overheating of the ceilings of the rooms. The rooms feature black and white laminate finishings and smooth cement floors, for an essential, contemporary image. Upon arrival the main building facing the vineyards, with the cellar, the restaurant and the reception area, appears as a modern linear structure composed of a central segment

A house-garden in Milan pag. 30 project PIERA PATERA/STUDIOMAP with Riccardo Riva photos Santi Caleca - text Antonella Boisi

IN ONE OF THE historic ‘boroughs’ of the outskirts of Milan, a loft on two levels that thrives on light and transparency, experimenting with paradigmatic consistency on the reuse of ‘humble’ materials and the direct relationship with nature as a protagonist, inside and outside the home A loft in Milan, on two levels, in one of the historic ‘boroughs’ that have been converted for other uses on the outskirts of the city. A space (230 m2) on the upper level of a new building, including its roof. With an irregular layout, partly trapezoidal, offering levels of light and transparency typical by now of this former industrial portion of the city that is getting a lively injection of design, creativity and art. This home-studio loft, however, has the plus of a ‘hidden’ garden and swimming pool, true ‘gems’ desired by the owner, who also works for many hours a day here, inside the walls. “The house is fully integrated with the garden, and has been designed to breathe and live with the changing of the seasons”, says Piera Patera, the architect behind the project, with StudioMAP, who had already done another home for the same client, thus with a relationship of familiarity that facilitated the interpretation of needs. She had also worked at length in this area, recently salvaged after industrial abandon, together with Gianluigi Mutti and Marilena Magalotti, designing among other things, starting in 2002, the recovery project of the former Faema area, giving rise to the cultural district of Via Ventura. The main level has been designed as an open space, permeable to the gaze: 180 m2 organized in an entrance-living-kitchen space, and a bedroom zone (two bedrooms with baths), while the roof, transformed into a garden and bordered by a dense row of shrubs and climbing plants (wisteria, maples, willows, jasmine, birch, roses), features three volumes that contain the studio, the winter garden and the spectacular swimming pool. The result has a forceful atmosphere, mixing the two characters of the owner, private hobbies and public image, in a terse, sunny representation of the spaces. “Basically, this project was conceived precisely to make the city more livable, creating a direct relationship with nature, its changing colors and aromas. A tailor-made architectural suit”. While the gray tones of Milan are mitigated by the pale, relaxing colors of the interior finishes, lit up by fields of semigloss

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marzo 2013 Inter ni in black metal with continuous glazing, perched on a wooden volume, part of which forms a portico zone. The building is topped on one side by a roof in Cor-ten, echoing the compositional solution of the individual modular units behind it, adapting to the hilly topography. The complex does not invade the site, and the swimming pool and hydromassage tub are concealed between the polished boulders. Set down with care and without camouflage in the host landscape, the Endémico Hotel becomes almost a ‘balanced’ work of architecture, suspended over the hills, to create special observation points between land and sky, vineyards and rocks. - pag. 25 Wiew of six of the twenty small works of architecture that contain the hotel rooms. Each structure has a lateral deck, screened from view, from which to enjoy the scenery of the valley and the vineyards below. - pag. 27 On this page, clockwise: longitudinal section of a room unit; view of a room from the outdoor terrace; view of the swimming pool and jacuzzi zone set into the rocks; room interior towards the bath zone; plan of a single hotel unit. Facing page, a room interior. wall facings in glossy black and white laminate, floor in smooth cement. - pag. 29 Planimetric of the layout of the twenty hospitality units on the slope. Below, views of the main building that contains the winery, the reception area and the restaurant. to the side, an image of the main facade, towards the vineyards, with the rooms behind it, following the contour of the hilly site.

red enamel on certain walls and in the circulation areas connecting to the upper volume, custom furnishings made with recycled pine boards constitute the true fil rouge of the dwelling, reflecting the experimental character of all of Patera’s work. “Actually”, she continues, “there was a lot of participation on the part of the client. The bookcase, for example, was made on site, together with the owner; the measurements of the shelves, using long scaffolding boards cut and polished at the site, were determined by the books, the most important working tools of the owner. On the upper level these shelves, open at the back, are placed along the glazed walls of the iron pavilion facing the garden, to create a strong relationship of indoor-outdoor dialogue”. Permeability is the key to the whole design. It can be seen above all in the relaxation zone, where the walls bordering the pool space, made with a skillful play of full and empty parts, as in a white Italian colonnade, trigger a seamless indoor-outdoor relationship, through the grafting of large sliding windows, with transparent parts above and to the sides. “When closed, these glazings separate the interior from the outside in the winter. They then vanish into the walls in the summer, completing the garden, a place that offers discoveries, like the lily pond, the outdoor pool, and making the nearby living area another special, open place”. But the effect of dematerialization and lightness of the volumes, and of linguistic consistency, also in the eco-green materials, continues in the other spaces. Wood returns as the protagonist of the spaces on the upper level, both in the flooring (oak inside, teak outside) and in the furnishings and decorations. Or in the master bath – a total wood enclosure dominated by an oversized tub that offers hydromassage, color and aroma therapy functions – conceived as a place inside the nighttime zone. White resin is used for the unified flooring of the lower level. Here the rigorous geometric lines form paths to the nighttime area and the stairwell, brightened by built-in technical openings, while a full-height wall in screened glass, with its strong physical consistency, separates the kitchen space (with laundry) in a flexible, decorative way from the living area organized around the television, and lined with the omnipresent full-height shelving, joined by a few selected furnishings from the best of international design. Some of the pieces have been inherited from the previous home, like the dining table, belonging to the historic, iconic series designed by Eero Saarinen in the 1950s for Knoll International. - pag. 31 The striking swimming pool created on the upper level, directly connected to the garden. The transparent glazings, at the ceiling and the sides, that separate the pool from the outdoor zone and the living area during the winter months, slide open in the summer to create a special place in the open air. The continuity of the spaces is underlined by the flooring, in oak inside and teak outside, with a natural finish. - pag. 32 The surprise of the green space discreetly materializes on the upper level (in the planimetric drawing), amidst trees, colors, a dense border of shrubs and climbing plants, wisteria, maples, jasmine, willows, birch and roses, in dialogue with the winter garden pavilion: a light structure in iron and glass (applied to the outside and attached with structural silicon), where wood returns as the protagonist in the floors and the custom furnishings (like the bookcase with long shelves made with scaffolding boards), as well as the decorations. In the auxiliary bath: a lamp by Artemide. - pag. 34 The stairwell that connects the two levels of the dwelling, brightened by fie ds of semigloss red enamel on the walls, to stand out against the white chosen for the resin floor. Linear lighting by Viabizzuno.- pag. 35 View of the master bathroom with a total wood enclosure that mixes eco-green and technological tastes. Washstand by Flaminia (Nuda model), shower column faucet by Gessi, trolley on wheels by Kartell. The space is integrated with the bedroom zone, marked by the theatrical effect of continuous drapes and a wardrobe area in red, where the custom opening for light stands out. In the drawing, planimetric of the lower level. - pag. 37 The lower level, conceived as an open space permeable to the gaze, combining the entrance, the living area and the kitchen in a single environment. Here again, together with the presence of greenery, the magic of wood returns, which is the true fil ouge of the house, in the full-height shelving and the custom furnishings made with recycled pine boards. The other selected furnishings include divans from the Wall series by Piero Lissoni for Living Divani, a table and chairs from the Tulip series by Eero Saarinen for Knoll International, the Arco lamp by Achille & Pier Giacomo Castiglioni for Flos, 1962. Visually separated by a flexible full-height partition in screened glass, the kitchen features a model by Smeg.

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Geometry and Nature pag. 38 project FRAN SILVESTRE ARQUITECTOS photos Fernando Alda - text Matteo Vercelloni

IN Spain, at CALP NEAR Alicante, IN THE NORTHERN PART OF THE Costa Blanca, A vacation home THE EMPHASIZES THE scenic impact of the site, OFFERING A dialogue BETWEEN WHITE geometric volumes and nature The fascinating contrast between the sea and the mountains found in the town of Calp, represented by the famous Peñon de Ifalch, a sort of rocky promontory directly overlooking the sea, and the symbol of the Costa Blanca, together with the harsh image of the cliffs and the dizzying slopes of the surrounding hills, seem to serve as the reference points for the design of this house facing the horizon. The design reprises the absolute white of the tradition of houses in southern Spain, as well as a certain abstract image dictated by the volumetric and compositional simplicity of the dwellings facing the Mediterranean coasts, while increasing the degree of complexity, thanks to a balanced sequence of geometric successions, and due to the objective difficulties posed by the site: a steep slope near the top of a rocky crest. Instead of the color of the rocks, the yellow and burnt tones of the terrain, interrupted here and there by patches of green, absolute white has been chosen to precisely display the presence of the figure of the architecture, organized horizontally in a crescendo of volume, from right to left, that adapts to the rising movement of the street behind the house. In spite of its architectural quality, the dwelling does not strive to become a landmark, but contributes with its form to redesign the landscape, offering a mute, bare support wall near the street, now mostly concealed by the new structure. The habitation is laid out as a horizontal volume on a single level, completely in glass towards the sea, partially overhanging the steep slope. The slab of the house, reached thanks to a series of terraces, through the entrance at the right, contains the living area facing towards the kitchen, and the system of bedrooms, all with views of the sea, in an arrangement set back from the glazing and the shaded terrace. The bathrooms have horizontal ribbon windows facing the rocky slope, which seems to enter, as in the kitchen, pushing the movement of nature into the absolute geometric dimension of the living spaces. The horizontal, precise volume of the ‘suspended’ house is joined by a succession of interlocks between surfaces, different levels, staircases, roof gardens, pools, outdoor spaces and paths of the lateral portion of the construction, which is an integral part of the house as a whole and offers support for

The mountaintop pag. 44 project EDUARDO SOUTO DE MOURA photos José Campos - text Matteo Vercelloni

A house BY THE PORTUGUESE master, WINNER OF THE Pritzker Prize in 2011, BUILT AS THE volumetric conclusion of a promontory in Serra da Arrábida, ON THE SETÚBAL PENINSULA ALONG THE portuguese coast. A reflection OF ongoing research ON domestic spaces, because – as the architect says - “DESIGNING A HOUSE IS A SCHIZOID ACT OF REDUCTION OF THE WORLD TO A VITAL OBJECT”

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the living space, in a direct outward projection. From the street, steps lead to an initial terrace created behind the kitchen, constituting its direct development with a zone featuring a barbecue and a worksurface. From the outdoor entrance space one can see the double level of terracing below: a garden of succulents directly accessed from the street and, further down, protected in terms of privacy and contained by high white walls on two sides, the slab containing the infinity pool. Here stands the lateral facade of the house, actually in part a closing blade, marked by the staircase leading up to the domestic environment announced by a quadrangular window, off axis and slightly recessed in the wall, while towards the mountain the white embankment wall of the upper garden completes the volumetric interlock, continuing for the entire length of the cultivated terrain. - pag. 39 View of the sunset from the swimming pool zone with the abstract front of the construction and the staircase leading up to the spaces of the home. - pag. 41 To the side, overall view of the volumetric sequence that adapts to the rise of the street behind it. A system of terraces and gardens is positioned to the right of the horizontal residential volume, suspended over the slope. below, view of the house from above, towards the sea. - pag. 42 Above, the living area facing the terrace, in shadow, along the completely glazed front. in the drawing, the lateral section with the system of terracing; below, view of one of the bathrooms. - pag. 43 Above, view of the living area with the open kitchen; in the background, the corridor leading to the bedroom zone. plan of the living space.

The house in the Serra da Arrábida is part of a complex path of research the Portuguese architect Eduardo Souto de Moura has conducted on the spaces of the abode of man, “the most complex and difficult of all typologies”, as he puts it. This work fits into a period subsequent to the earlier designs of the 1980s, based on basic geometric volumes paced by patios and enclosure walls, usually carefully gauged parallelepipeds or spaces organized under an overturned ‘table’ structure, with facades open to the landscape. The focus on different contexts has led Souto de Moura, in his procedures, to think of architecture as “the condensing in a place of a new presence dictated by many different reasons, which the design effort tends not to unify in a linear thought, but to multiply, mixing forms and references, interweaving the demands of the site and the program, while evaluating the particular and the general, accepting circumstance as the main nourishment, and difference as the basic principle of the architecture”, as Giovanni Leoni writes in the interesting monograph on the Portuguese master recently republished and expanded for Edizioni Electa (Eduardo Souto de Moura – Tutte le opere, by Antonio Esposito and Giovanni Leoni, 552 pages, 680 illustrations, € 120.00, Electa editore, 2012). A architecture that is not based on preset axiomatic truths, but on experience and a multiple identity capable of grasping the various characteristics of the place and of responding to them in a diversified way, inside a grammar that can be enriched case by case. The response of the house built in the Serra da Arrábida (1991-2002) is a complex one, in which the inhabited volume is organized in independent, interconnected yet distinct elements; they can be spaces or functional components, like a staircase or a chimney, transformed in this case into an emerging wall segment. Every volume corresponds to a particular domestic zone, and the openings are carefully aimed with photographic intent, no longer indifferent as happened with the continuous glazing of the ‘open house’ model applied in Souto de Moura’s earlier period. Conceived as “a continuation of the mountaintop”, the ochre house, matching the color of the terrain, develops around a tree-lined patio with rooms arranged in slight torsion. The architect describes it as “an exercise in openings, never before so fully explored. Then there was a game of positioning of the windows, based on the views. […] In each room I have approached the theme of directional views: in the bedroom you can see outside only when you are lying on the bed. Certain volumes of the building have undergone small rotations to permit particular framings by the windows. In two of the openings I have set the glass back with re-

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spect to the wall, creating a small loggia between indoors and outdoors, and varying the logic of the opening of the wall and the language of the glass inside. The system makes it possible to have openings in the facade that are in shadow. […] It is a work of architecture of fragmented volumes, with references to Greek architecture; after all, we are at the extremity of Portugal, where the Mediterranean Sea ends: the climate and the flora are also reminders of Greece”. Paradigms of architectural research Eduardo Souto de Moura was born in Oporto in 1952, where he attended the Italian School and then took a degree in Architecture at the Escola Superior de Belas Artes in 1980. He has taught as a visiting professor at many international universities, and collaborated with Noé Dinis in 1974 and with Álvaro Siza from 1975 to 1979, then opening his own studio in 1980. In his career he has approached various complex

marzo 2013 In tern i typologies, including museums, like the Museo Paula Rego in Cascais (2005-2009), an obligatory point of reference in this field. Winner of the Pritzker Prize in 2011, Eduardo Souto de Moura was on hand at the latest Architecture Biennial of Venice with the installation Windows at Giardino delle Vergini (photo above), a tribute to water featuring three window-spaces in a sequence by the water at the Arsenale. - pag. 44 View of the house in the landscape of Serra da Arrábida. Center, the vertical wall of the chimney. On the facing page, the staircase leading down to the tree-lined patio. - pag. 46 Above, two views of the volumetric sequence of the construction. In the drawings: the main facades. - pag. 47 View of the tree-lined patio and detail of the outdoor table connected to the window. - pag. 48 Above, plans of the upper and lower levels of the house. view of the complex volume of the fi eplace in the living area; view of the fi st floor interiors.

INsight/ INtopics

The panel has two functions: structure and filler. It is a sandwich composed of an internal sheet, an external sheet, insulation, a gap, the fixed framework, a truss, a darkening system and the electrical system. It can be smooth or structured, pag. 50 and batch-colored with natural pigments. Its basic size of 180 cm can give rise to all the typological and spatial variations of the different housing models, combiproject VALENTINA MORETTI ning or subtracting internal dividers as desired. Each element respects the iniphotos Marirosa Toscani Ballo/courtesy MORE tial concept and this makes the difference, restoring the value of architecture as a synthesis of well-proportioned volumes and spaces”. In the five More propotext Antonella Boisi sals, we find the Casa Uno, a compact unit, suitable for tight urban spaces; the Casa-patio, with four porticos; the Casa-tetto with a roof with four pitches, again AN innovative prefabrication project. THE single-family with four porticos; the Casa Q, four square spaces oriented toward the compass home THAT BECOMES technological, ecological, anti-seismic, FOR ‘turnkey’ delivery IN JUST TWO MONTHS, points, around a central pivot; the Casa-linea, a linear composition with a characteristic facade. How can you make the home of your dreams? In short, after AT A REASONABLE PRICE. ALL THANKS TO A SPECIAL requesting an estimate, you visit the ‘showroom’, which is an old restructured concrete panel that permits custom solutions. farmhouse in the forest of Franciacorta, “where together with the architects you IN THE NAME OF architecture select the best solution, suitable for your needs, choose the materials and optioMore (a name chosen for its meaning in English, but also as an abbreviation of nals, in energy class A+, and the best eco-green orientation for the construction, the Moretti family surname) is the story of a shared passion that joins two gene- setting a price that starts at 1700 euros per square meter, depending on the size rations, father and daughter, in pursuit of high-quality industrial products. Vit- (the smaller the house, the higher the per-meter cost). Everything is included: from the application for permits to the excavation, the foundatorio, the father, patriarch of Terra Moretti, the Franciacortations to the physical plant, the utility connections to the finibased group working in the fields of winemaking, construction, shes, even the lights and the bath fixtures. For the management hospitality and pleasure boats, had an insight: to bring innovaof the worksite, you can always talk with just one counterpart”, tion to prefabricated construction, investigating its potential. Valentina explains. The partners in the project are Poliform for Valentina, his daughter, personally took up the challenge: to the furnishings, Davide Groppi for the lighting, Capoferri for bring architecture into the industrial context. The result is Mothe window and door frames, Tecnoliving for home automation. re, the prefabricated house of the new generation, interpreted Another interesting fact is that the panels are welded on-site in five residential types offered as ‘turnkey’ packages in eight casa Uno with poured concrete, inserted from above along the joints, weeks. Technological, ecological, quakeproof, these units offer reinforced and connected to the slabs, forming a structural netan innovative solution with respect to the tradition of prefabriwork of the construction, a single high-performance body in cated wooden housing, because they are completely made with terms of seismic resistance, acoustics and thermal comfort. The a special patented concrete panel whose versatility and flexibihouse is also supported by a continuous foundation that guality permit unique custom solutions. At affordable prices. The rantees ideal redistribution of stresses, avoiding high concenbrand has been designed by Oliviero Toscani. The working tetrations of force in the terrain. For the moment, the only More am headed by Valentina is composed of five young people, with house that has been built and furnished is the prototype, the an average age of 30: the engineers Carlo Tengattini and GaCasa Uno. “The next step will be to manage to make one unit of briele Meneguzzi, the architects Alberto Gasparini and Chiara casa patio each type, and to continue to approach the challenge of induBrenna, and the graphic designer Salvatore Monteduro. They strialization of architecture in an innovative way”, Valentina interface with the resources made available by the Moretti concludes. In a time of recession, this is no small thing. group in its departments of Construction, Contracting, Real Estate and Interholz, over 300 persons. Supervision is still done by Vittorio, who “after the earthquake in Aquila in 2009, - pag. 51 Valentina Moretti (left) and the working team of the More project, had the idea of finding an integrated method of worksite devefor which Oliviero Toscani has designed the brand and the graphics. Facing page: the fi e residential typologies designed with the special technological lopment to get beyond the difficulties involved in the traditiocasa tetto perimeter panel in concrete, that with a basic size of 180 cm permits nal logic of construction, where the number of forces involved architectural spatial variations to meet the specific needs f the client and is nearly infinite, and cost over-runs with respect to estimates the topography of the site.- pag. 52 Above, exploded axonometric of the are more the rule than the exception”, says Valentina, who took patented More panel that combines two functions: structure and paneling. a degree in architecture at Mendrisio under the guidance of The sandwich is composed of internal and external sheets, an insulation Valerio Olgiati. “Olgiati taught me consistency and respect for gap, a fi ed framework, a truss, a darkening system and the electrical gear. the idea, in the choice of every project detail”, she continues. It can be smooth or structured, and batch-colored with natural pigments. To After graduation she worked in the studio of Mario Botta, the side, the ‘recipes’ for making a More house, small, medium or large, in “who taught me the great value of compositional harmony”, the versions (top to bottom) Patio, Roof, Q, Line. At prices that start at 1700 euros per square meter. - pag. 53 The prototype of Casa Uno, the fi st to be and then worked in New York with Richard Meier “where I lecasa Q built, compact and conceived for tight urban spaces. While clients can talk arned about clear organization of management processes”. to a single contact of reference for the construction, the project includes Specifically, the choice of industrialization has turned out to be partnerships: Poliform for the furnishings, Davide Groppi for the lighting, the key for the design of the single-family home for a medium Capoferri for the window frames, Tecnoliving for home automation. - pag. 55 range of users. “Almost three years went into the development The prototype of Casa Uno, the fi st to be built, compact and conceived for of the technological perimeter panel in concrete, which getting tight urban spaces. While clients can talk to a single contact of reference beyond the intrinsic fragility of wood (a material that needs to for the construction, the project includes partnerships: Poliform for the be protected, especially in roofs), permits definition of a solid, furnishings, Davide Groppi for the lighting, Capoferri for the window frames, casa linea high-quality enclosure that can be built quickly to last in time. Tecnoliving for home automation.

Five times more

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INsight/ INscape

Forbidden DesIGn pag. 56 by Andrea Branzi

AT THE MILAN Triennale, UNTIL 10 MARCH, THE EXHIBITION Kama: Sex and Design I am thinking about the large exhibition (over 1000 m2) Silvana Annicchiarico has set up at the Milan Triennale, composed of eight thematic rooms – including one by the undersigned – and four long corridors that run around the large central area. The show presents about 300 examples of a sort of apparently improper activity of contemporary design (famous names, less familiar professionals, design stars, antiques) and fits into the line of work of the present avant-gardes of the 21st century, where design culture starts to come to grips with the themes that were always overlooked by modernity – namely sex, life, death, the sacred, destiny – which are now emerging as anthropological platforms that are attacking the fragile armor of globalization, seen as the pure and simple expansion of worldwide free markets. The holy war in progress proves that the world has absolutely not been standardized. The West has discovered that the other side of the pla-

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net does exist, where Islam develops a type of religious conflict that is very hard to control. This discomfort, this urgency for a ‘new dramaturgy’ that is growing in many European countries, has its roots in Italy (just consider the exhibition Independent Design Secession, 2010, at the Triennale Bovisa). So Silvana Annicchiarico has rightfully confirmed, with Kama, a show that is also destined to become a historical landmark (the first X-rated design exhibition), the claim to a trend that is constantly growing. Obviously, the exhibition contains everything and its opposite – important, makeshift, banal and brilliant things – but that is not the problem: the main concern is that this show officially marks the beginning of the end of that Calvinist spirit on which 20th-century design based its purist, puritanical, mystical roots, denying the temptations of the flesh in the name of reason and ergonomics. The overall effect of this endless universe of phallic symbols, erotic devices and forbidden dreams – ironic, at times, naval-gazing at others – is not that of a landscape finally freed from useless ‘taboos’, but instead a sort of general exorcising of those taboos. A form of repressive disconnection of the mysteries of eroticism through their objectification. In fact, the difference between the objects of ancient Rome and modern objects likes precisely in the fact that lovemaking was explicitly represented, while today it is only ironically suggested. The phallic symbol had a positive, protective, shamanic value, rather than being the desperate plea for freedom we see scrawled on walls. In other words, the ancient, joyful, pre-Christian sexuality conserved all its vital and metaphysical mystery. In modern works, of design as well as art (with some very rare senile exhibitions, as in Picasso), intercourse is never represented: the male and female genital organs never join, but always remain separate objects, mute tools of a coitus interruptus. The ‘orgonic’ energy of which Wilheim Reich spoke – and which the Jain religion interprets as the cosmic dimension of man – remains partially frigid, onanistic. The human document Kama shows us, then, goes far beyond the limits of a secret segment of design culture, and sheds strange neon light on our society, which is sexually liberated but paradoxically almost indifferent to sex itself; like a backstage view, revealing the mechanisms that were hidden behind a musical... Strangely enough, in the relationship between design and Eros there is no joyful union, but simply a more simulated than real coexistence. The itinerary Silvana Annicchiarico has prepared is organized on the basis of individual anatomical parts: the penis, the vagina, the breasts, the buttocks, edible sex; intercourse plays a minor role. This reflection does not only have to do with the works of others, because even my panels are a literary translation that filters their impact. So the path of design culture is still a long one; the contact with the complexity of reality has yet to happen; perhaps it is social sexuality itself that is weakening, and design is simply its mirror. - pag. 57 On these pages, images from the room set aside for Studio Andrea Branzi at the Milan Triennale, in the exhibition Kama: Sex and Design.

INdesign/INcenter

Tables and such pag. 58 by Nadia Lionello - photos Simone Barberis

The everyday ritual of food, expressed through the industrial production of utensils for the kitchen and the table; essential elements to prepare and organize convivial moments, together with tables and objects that are the leading players in the ritual - pag. 58 Kaleido trays with hexagonal and rhomboid forms, in fi e different sizes and nine colors, for different combinations. Designed by Clara von Zweigbergh and produced in lacquered steel by Hay; at Luisa Delle Piane store. Sarjaton, glass tumbler designed by Aleski Kuokka with Letti decoration, created by Musata, produced in relief by Iittala. - pag. 59 Crossing table with top and base in transparent extralight layered and tempered glass, 3D multicolored decoration. Designed by Patricia Urquiola for Glas Italia. Square tablecloth in cotton voile with black or red relief patchwork stitching. Designed by Eugenio Vazzano and made to measure by Pianoprimo. Filofi o table lamp with painted metal structure and diffuser in transparent PVC. Designed by Umberto Asiago and Carola Minotti for Penta. From the Format collection, green or turquoise colored glass cup. Designed by Christophe de la Fontaine for Rosenthal Studio-Line. Chef’s knife made by hand in steel with ‘cornotech’ handle by Berti coltellerie. Flatware from the Premiere collection, in titanium, with shiny gold and black finishe . Designed by Giulio S. for La Tavola. - pag. 60 Twitable, gilded metal cage and white porcelain plate. Design Alessandro Dubini for Seletti. Nature, set of four plates decorated with wild animals against a colored background, produced in porcelain by Bernardaud. From the Premiere collection, fruit forks in gold-tone titanium and knife in Venetian gold colored titanium with shiny finish Design Giulio S. for La Tavola. - pag. 61 Evans table with cast aluminium legs and sand or pewter glossy lacquered undertop, with top in mocha or tobacco oak. Also available in a rectangular version. Design Rodolfo Dordoni for Minotti. Suman cotton tablecloth with x-ray printed

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106 / INservice translations floral design, by Bandit Queen. Nappa lamp, composed of three interlocking parts in transparent blown borosilicate glass, designed and produced by Attico-Cristina Celestino. O and O Magnum crystal decanters by Maximilian Riedel for Riedel. Go-Go glasses in automatic blown crystalline glass, free of lead, created and produced by Italesse. - pag. 62 Peru plate from the Piattitipici collection made in ceramic and decorated with decals applied by hand. Designed and produced by Marta Lavinia Carboni. Tommy glass in blown glass with etched decoration. Designed and produced by Saint-Louise. Brick Lane steel fl tware with vintage-effect finish Designed by Massimo Castagna in collaboration with Adele Martelli for KnIndustrie. - pag. 63 25 table with composite top clad in white acrylic or matte paint in a range of colors. Legs in lacquered steel. Design BF&P for Desalto. Koi-Booki chair with recyclable white, sand, orange, black or blue injection-moulding recyclable polypropylene chassis, combined with a painted frame in matching color or in satin-finish aluminium legs in extruded aluminium, frame in die-cast aluminium. Designed by Claudio Dondoli and Marco Pocci for Pedrali. Lup candle holder in black painted aluminium rod. Design Shane Schneck for Hay; from the Fritz Hansen store. Heima candlestick, block and tealight candle holder in cast iron, designed by Francis Cayouette for Normann Copenhagen. From the

marzo 2013 Interni Format collection, porcelain plate with Guilloché decoration. Design Christophe de la Fontaine for Rosenthal Studio-Line.- pag. 64 Salt cooking slab in Himalayan salt from the Beyond Basic series, which also includes a porcelain tray and a bamboo hot pad: part of the Glocal collection by KnIndustrie. Bon tablecloth in pure linen by Society. Pesto knife made by hand in steel, with solid boxwood handle, from Berti coltellerie. Lempi tumbler in blown transparent or colored glass. Design Matti Klenell for Iittala. - pag. 65 Terra table in solid oak with antique, natural or stained finish available in square and rectangular models of different sizes, up to a length of 4.5 m. Design Alessandro Scandura for Estel. Sputnik chair with low back, base in metal painted black, white or orange, seat in ebony or natural oak. Design Frederic Frety for Environment. Bellevue table lamp designed in 1929 by Arne Jacobsen and produced by &Tradition in black or white painted aluminium, flexible steel structure. Totem 4 from the collection of stoneware vases made with the craquelé technique on a dark base, painted by hand. Designed and produced by Rina Menardi. Sphera Colors, steel centerpiece with copper-color enamel finish and silicone m t, by Sambonet. Fish tablecloth in pure abaca by Society. Prosciutto knife, made by hand, in steel with solid boxwood handle, by Berti coltellerie. Thanks to Alimentari MAC - Milan.

Reduced volumes, innovative ‘space-saving’ concepts, modular solutions with which to create flexible systems suitable for even the smallest rooms. it is no longer the time for (only) kingsize kitchens. we also need models that without sacrificing quality, are able to adapt to the new sizing of the spaces of life

SmaLL KITcHens pag. 66 photos Maurizio Marcato text Andrea Pirruccio

- pag. 67 The disappearing kitchen designed by Andrea Bassanello for Modulnova can be made with modular components ranging from 140 to 310 cm; the doors have a recessing mechanism, while the cabinet doors are without grooves, available in satin-finish or g ossy lacquer, or in wood. Alicante, designed by Matteo Beraldi for Febal, is a component project featuring a series of hanging modules that include, in the items below the upper cabinets, a dock-station system that makes it possible to connect the kitchen to any tablet or smartphone device of the latest generation. - pag. 68 Designed for Snaidero by Pietro Arosio, Board offers a suspended operations block in Corian, available in two sizes (90 and 120 cm) and completely outfit ed for cooking, washing and food preparation. The block also includes a built-in wastebin for disposal of organic refuse. Designed for La Cornue by Jean-Michel Wilmotte, the W program includes a line of independent elements, released from the logic of the accessorized kitchen: the induction range with four cooking zones, the electric oven with electronic controls, and a peripheral exhaust hood with remote control. - pag. 70 Milano, designed by Prospero Rasulo for Del Tongo: a flexible kitchen that applies different innovative modular solutions for flexible, highly versatile space management. Sandolino, designed by Andrea Branzi for Veneta Cucine: an innovative concept that takes advantage of the sliding of two independent, overlapping components to facilitate installation and make the kitchen adapt to spaces of any size. - pag. 73 Karan by Karim Rashid for Aran Cucine: a concept that gravitates around an open island with the form of a pedestal, and a counter featuring a hideaway mixer. The cooking area is formed by a rounded silhouette inside the unit, which contains refrigerator, oven and pantry cabinets (all opened by means of grooves). Designed by Ludovica + Roberto Palomba for Elmar, Slim is a kitchen system that offers new possible measurements for base cabinets and islands (with a depth for the modules of just 53 cm), permitting varied spatial compositions even in small spaces.

INdesign/INprofile

THE DesIGn shaman pag. 74 by Cristina Morozzi

With his therapeutic objects for the body and soul mathieu lehanneur tries to facilitate relationships between human beings and the reality around us The definition of designer doesn’t really fit, unless the term can be widened to cover areas that haven’t much to do with the classic profession of giving things form. Mathieu Lehanneur, born in 1974, a seventh child, began working on design by chance and out of curiosity, not as the result of some precocious calling. If anything, we might call him a shaman. A medium who tries to facilitate relationships between people, in all their complexity, and the reality that surrounds them. He is a man of science and faith in progress, devoted to the creation of therapeutic things capable of bringing physiological and psychological relief. His repertoire contains mostly original typologies: not chairs, the classic proving ground for every designer, but placebo-like things that bring wellbeing, focusing more on the mind than the body. “I got enthusiastic about science without having an scientific information”, Mathieu says, “because I was certain it could provide pertinent answers for my hopes. My diploma project at the ENSCI – Les Ateliers in 2001 was a collection of ten therapeutic objects. I was interested in pharmaceuticals because it is a field that is part of industrial design: millions and millions of doses are sold, all over the world. The goal was to find out what patients

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understand about medicines, and what they perceive when they take them. I tried to make everything more understandable. The research behind the project was scientific in nature: to investigate what is an illness and what are its effects on the psyche. And it involves psychological thinking, to understand how to provide solutions that bring relief and comfort. My first projects – he continues – belong to non-classic design areas. The terrain of exploration is immense, for a designer. We don’t only need comfortable chairs, but also many other things: oxygen, more light and less noise, to feel more serene, to sooth physical and psychic pain... MoMA New York has acquired my diploma projects for its permanent collection. A nice achievement, but they should be in a pharmacy, not a museum. Ten years after the fact, the pharmaceuticals industry has understood the importance of my method, and now I am working with the American corporation BD (Becton Dickinson). It is reassuring to see that a creation-manifesto can be accepted by a big industrial company. I am now completing a very special project, on which I have been working for three years, for the Diaconesse hospital in the 12th arrondissement of Paris, a place for patients with terminal illnesses. It is a collection of placebos that comes from the belief that with an approach that is not just based on chemistry and medicine, it is possible to provide a response even for a fundamental problem, that of the end of life. I have created, for the hospital rooms, a sort of porthole that offers a view of the varying sky. It is composed of an LED screen and a computer, connected to meteorology sites. The computer receives the information and generates a very realistic video animation. The patient can choose his or her favorite sky, that of a native city, or a favorite spot for vacations, and then watch it, imagining being somewhere else”, Mathieu explains. “I like to think of design – he adds – as medicine for the soul: it is a discipline that does not have to do only with material, style and ergonomics, but first of all with the mind. To be effective it has to understand the soul. If design makes a commitment to really knowing who human beings are, how they live and behave, it can have enormous potential. It has more power than art, because it establishes a relationship with personal space in a discreet, intimate way, and does not require contemplation… it only asks to be used”. He believes having grown up in a big family has had an

influence on his design approach. “I try to work”, he says, “in keeping with what we are, unique individuals at the center of a group”. His projects are also unique: hybrids of nature and science, conceived for overlooked functions, on a human scale but for large-scale production. The silhouettes are the result of his special method. “In the process of creation”, he concludes, “the design of the form comes at the end of a path, in a very natural way”. This is why, as in nature, his objects are surprising, with no similarities to traditional items. They offer new forms of existential performance, an archetypal aesthetic you have to get to know gradually, in a learning process.

INdesign/INproject

in designing behaviors, in developing an idea of design that always starts with the study of the unconscious and acts on behaviors, almost dissolving in physical terms” (Naoto Fukasawa: dare forma all’inconscio”, Interni no. 550, April 2005). The concept of the Papilio seats comes precisely from observation of the act of sitting in relation to the surrounding environment: “What sets the design of Papilio apart”, the designer says, “are the wings that extend at the sides. In the dining room chair or the small armchair these wings function to support the sides and the back, almost like hands that embrace and support the upper part of the body. This is the sensation they create, accentuating the comfort of the seats. The Grande Papilio armchair, on the other hand, wraps the area of the head. It offers the sitting person some protection from noise, a sense of tranquility”. It was not so obvious to translate this idea into a monomateric form of great iconic impact, destined to be reworked in multiple versions, sizes and materials, which also make this line of products a success in the field of contract today. When Fukasawa presented the design to B&B Italia the chair had a different configuration: there were enveloping wings, but it called for a slender metal structure that created a vivid contrast with the size of the chassis. The intuition of putting on a ‘skirt’ and transforming the piece into a monolithic seat came from the company, which in a fertile relationship of collaboration with the designer developed the formal solution (sculpted in a flu-

Butterfly metamorphosis pag. 78 by Maddalena Padovani

Designed in 2009 by naoto fukasawa for b&b italia, the iconic papilio seat now comes in an outdoor version that underlines the idea of a natural, spontaneous and shared design, to create objects that seem like they have always been there This is the story of a project, which like all successful designs did not happen by chance, but thanks to the positive encounter between the intuition of a designer and the ability of a company to grasp its visual, typological and materic potential. The designer is Naoto Fukasawa, the company B&B Italia, and the project is the Papilio seat, created in 2008 as a chair, then adapted as an armchair in 2009, leading to a whole seating family that now includes, in January 2013, an outdoor collection that updates the material image of the original product while conserving its forceful image. The chair reflects all the most representative traits of the personality of Naoto Fukasawa: extreme linear figuration, but also the reference to the world of nature, expressed here in the wings of the back and the seat, like those of a butterfly. What might seem like a stylistic approach oriented towards minimalist organicism is actually a vision of design that is the diametric opposite of pure aesthetics, paying more attention to the behavior of people than to the forms of objects per se. In 2005, at the time of his debut in the world of Italian design, Fukasawa explained it as follows: “More than the reaction of the eye and the mind, I care about that of the body, which is always a longer process. I am not interested in designing forms; I am interested

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- pag. 74 Digital Break, an urban furnishings project commissioned by the City of Paris, for moments of outdoor relaxation, featuring digital tablets. Production by JCDecaux, 2012. - pag. 75 Left: Local River, a domestic ecosystem composed of a garden and an aquarium, based on principles of hydroponics, created in collaboration with Anthony van den Bossche, 2008. Below: Pumpkin, an accordion tube to wrap around one’s head or wear around the neck, to contain and transport water, made in collaboration with David Edwards of Le Laboratoire, 2011. - pag. 76 View of the solo show “Things” at Grand-Hornu, in Belgium, until 31 March 2012. From the top, the Day Light Dome, composed of circular fluo escent tubes, created for the Christofle showroom in Paris, the Carpenters Workshop Gallery, London, Paris, 2007. Below, from left: Thermochromic, a heating system that uses an infrared camera to find the coo est spots in an environment, Carte Blanche Via, permanent collection of Centre Pompidou, Paris, 2006; Andrea air fil er created in collaboration with David Edwards of Le Laboratoire, 2009; oxygen generator, Carte Blanche Via, permanent collection of Centre Pompidou, Paris, 2006. - pag. 77 “Tomorrow is Another Day”, weather station video with placebo effect, designed for the Diaconesse hospital in Paris, Carpenters Workshop Gallery, London, Paris, 2012. Below, some of the therapeutic objects designed by Mathieu Lehanneur in 2001 for his diploma project at ENSCI Les Ateliers in Paris, now part of the permanent collection of MoMA New York. From left: “Medicine by the Centimeter”, a garland of pills containing estrogen nasal spray; “The Third Lung”, a treatment for bronchial asthma (from one dose to the next the volume expands, suggesting the need to take another dose); “Analgesic Pen” to apply to painful zones; “La Première Bouchée”, treatment for people with chronic diseases. Applied to the tines of a fork, the medicine is taken with the fi st mouthful of food. “Flat Surgery”, handmade carpet that reproduces the digestive system, limited edition, Carpenters Workshop Gallery, London, Paris, 2009.

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id way inside an overturned truncated cone) and supplied the technological knowhow to make the item with polyurethane foam. Presented during the Salone del Mobile in Milan in 2009, the armchair met with immediate acclaim, and in just three years it became a family, including two armchairs of different sizes, a small two-seat sofa and a hassock. The simple lines are enhanced by two functional details that become characteristic elements of the seats: the metal zipper on the back that permits removal of the cover in fabric or leather, and the rotation system that lets the user swivel 360 degrees, for a direct relationship with all surrounding space. Here we can see the expression of Fukasawa’s idea of a “design without thought” and “design dissolving behavior”: he sees simplicity as a tool to reach completeness and to achieve a harmonious relationship between object, user and environment. He believes the true goal of the designer is not to always invent new things at all costs, but to improve things that already exist, designing objects that in their normality seem to have always been a part of our everyday lives. For this reason, talking about Papilio and the new outdoor model presented in January 2013, Fukasawa speaks of a project that has evolved in a very spontaneous way, shifting outside the walls of the home due to a shared desire. The development happened thanks to the experience already gained by B&B Italia in the outdoor furnishings sector. In 2007 the company called in Patricia Urquiola to design the Canasta collection, setting a new product standard, where polyethylene, which was used at the time in dense weaves, was instead deployed to reproduce the geo-

metric pattern of caned chairs, on a bigger scale. The same material is now used to cover the new Papilio, which conserves its original monolithic look but, thanks to the weave, also takes on a more natural, light, materic image, with a reminder of fine craftsmanship. The result achieved thanks to collaboration between the designer and the B&B Italia research division has been such a hit that a similar woven version will now be offered for indoor use as well. So the flight of the butterfly goes on, delicately and elegantly conquering different zones of our everyday life.

Raw projects pag. 82

sible to produce up to 8000 pieces of fruit per hectare every six months, consuming few resources. So luffa is an excellent substitute for cork, and in many tropical countries it can become an economic resources, if its applications are also extended to the domestic sphere. From earth to artifacts, creating prosperity for local communities. This is the goal of Coleção Jalapa, a series of objects made with Capim Dourado, promoted by Marcelo Rosenbaum. The Brazilian designer has involved the women of Laboratório Piracema in a workshop to develop alternative uses of the fiber. Applying basic skills and taking advantage of abundant but also characteristic territorial resources, a poor community has become self-sufficient. Whether in underdeveloped conditions or wealthy nations, making design also means activating positive processes and hypothesizing new economics. From agricultural refuse usually used for biomass, Gionata Gatto makes a raw material for moulded lamps. The compound is made with natural binders like latex, Dammar rubber and Gamboge, and has a life cycle of 8-10 years, after which it is biodegradable and can be made into compost. Since this is a seasonal material, left raw, the color of the artifacts reflects the hues of the constant changes in nature. The raw design approach attempts to create awareness about the sustainability of objects. Starting with designers. Martinho Pita has learned about the pruning of Portuguese oak to develop the Bicho series of lamps. The correct technique permits efficient regrowth of the plant, and contributes to the form of the objects. The series is composed of monolithic ‘creatures’ that seem to move when you shift your viewpoint, each of them different and unique. German designer Johannes Hemann has also analyzed the composition of wood and designed a fabrication technique, revising the traditional methods of steam-curved wood. Fresh branches are cut according to their fibers and positioned inside U-shaped moulds, then dried without any other treatment. In this way, they conserve the image of raw wood, in contrast with tops in glass, or the leather of seating. Almost like freezeframes of the transformation from natural to artificial, the lights of the Dutch designer Floris Wubben start with the trunk of a tree, opened into three sections to shape the base and stripped of bark to form the shade. From the branch to the lamp, in a seamless process. The types of wood are those seldom used, for aesthetic reasons, but they are full of excellent possibilities for transformation. Raw design brings a cultural heritage back into the limelight, that of humble materials that are no longer in use, or of archetypal objects that take us back to distant rituals, in contact with nature. These themes can be seen in the projects of the Scandinavian group Edition in Crafts, which has investigated the aesthetic and expressive potential of straw, and in the garden baskets by the English designer Daniel Dopping, kicking off the Gather brand that focuses – not out of nostalgia, but in pursuit of good design – on the

by Valentina Croci

Objects made with unusual natural materials reveal a new aesthetic and local chains of production. with an eye on sustainability that brings out cultural traditions In pursuit of imperfection, the uniqueness of nature, inside industrial production processes. Raw design, or the tendency to design rugged objects with rough materials, is more than just a fashion: it is a search for the essence and the poetics underlying everyday things. In some cases, raw design reinterprets manufacturing traditions, reviving obsolete materials. It reconciles itself with nature by referencing the archetypal forms of a distant rural past. Raw design is also a form of sustainable thinking that starts with the study of the materials of a place, to offer an alternative way of making things: by hand, with a short supply chain, reduced costs and fewer phases. These ‘raw’ objects have no disguises, and the textures of their natural surfaces are themselves an expression of the beauty and uniqueness of the artifact. Unusual but traditional, we find materials like prickly pear cactus, luffa, straw and rice, or Capim Dourado, a fiber that grows in the Mina Gerais region of Brazil. Starting with the material lets designers focus on typical aspects of a culture that tend to get flattened out by globalization. This is the case of the Sicilian designer Vito Tripolone, who together with the industrialist Vittorio Di Blasi has created lamps using prickly pear cactus as a material. The inspiration came from the 19th-century items found at Adrano (Catania) that made use of the plant, bringing out its characteristic ribbing. The project takes on character at the place, then, and takes us back to distant memories. Just consider “Made of Chair”, a seat made entire in rice straw, by the Korean studio beeeen & company. The seat is stabilized by the rope around the base, while the back is flexible thanks to the elasticity of the straw, which also offers an unexpected sound when you sit down. An experience that involves multiple senses and unveils the poetic nature of the material. The Mexican designer Fernando Laposse operates in the same manner, a kind of crafts contaminated by design, exploring the borderline between folk and contemporary. His luffa objects, from a cucumber-like plant usually used to make vegetable sponges, play with the perforated, translucent textures of screens and lampshades, and with the lightness of the material in cushions or visible fillers. Luffa, if bonded with cement or wood and other materials, takes on different properties, also for insulation. It grows abundantly in tropical climes, attaching itself vertically to trees. It is pos-

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- pag. 79 Mini Papilio, Grande Papilio and Piccola Papilio, the three sizing variants of the seat designed by Naoto Fukasawa for B&B Italia, now also available in an outdoor version with anthracite gray woven polyethylene.- pag. 80 The Grande Papilio in the version presented by B&B Italia in 2009: a single, sculptural monomateric volume, shaped inside the fi ure of an overturned truncated cone. Lower left: the fi st model of the Grande Papilio armchair. In the original idea of Naoto Fukasawa, the seat came with a slender metal structure. The Japanese designer has developed the formal details of the Grande Papilio in the definiti e monomateric version, produced with an inner framework in steel, cold-process flexible polyurethane foam fil er, and a completely removable cover in fabric or leather. - pag. 81 Below, two moments of the preparation of the model and the mould of the Grande Papilio in the indoor version. Above, the internal frame in polyester coated aluminium of the new outdoor version of the Papilio seats, presented in January. Above, two artisans weave the anthracite gray polyethylene fiber o make the outdoor version of Grande Papilio. The outdoor collection also includes the Piccola Papilio and Mini Papilio, and the Grande Papilio hassock.

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Interni marzo 2013 traditions of rural England. A combination of nature and technology without distortion, recouping the value of different identities. - pag. 82 Made of Chair by beeeen & company is made in rice straw, a reminder of the artifacts of the Korean crafts tradition. It is part of the Meeets line, to create a bridge between tradition and the contemporary world. - pag. 83 Below, from left: the French company Bleu Nature presents the Bergère Outline PM, made with wood scrap, in contrast with enameled stainless steel. By Daniel Topping for the Gather brand, a garden basket in solid ash, with brass joints and dried skin. Martinho Pita makes the Bichos lamps starting with entire oak trunks. Each is unique and unrepeatable. - pag. 84 To the side: the screen by Fernando Laposse brings out the

INservice TRAnslations / 109 translucent qualities of luffa, worked in layers and stitched to the frame. Below: Johannes Hemann reworks, in the Pressed Wood collection, the technique of steam-curved solid wood, while leaving the pieces in their original shapes. Below: in Coleção Jalapa, Marcelo Rosenbaum works with the Laboratório Piracema on the creation of objects in Capim Dourado, the fiber th t grows in the desert area of Minas Gerais. - pag. 85 Left: made by Floris Webben, Stripped Concept is a series of individual lamps created by starting with a trunk of wood, whose bark is peeled off to make the shade. Below: Vito Tripolone, with the industrialist Vittorio Di Blasi, has created a collection of lamps in bent brass rod with shades made out of prickly pear cactus. Right: Agricola is a project by Gionata Gatto that uses agricultural refuse material usually set aside for biomass, and natural resins, for the production of objects. The surfaces, left with a natural finish reflect the hues of the seasons and the geographical zone of origin.

INdesign/INview

Non-FIGuraTIve design pag. 86 by Stefano Caggiano

The invention is no longer the product but the ‘translation machine’ that is able to extract unusual profiles from reality, making the sense of extreme transformability of the techno-digital age more perceptible What we call ‘technique’ is first of all a mental device for the productive organization of the real, which only later takes concrete form in a system of instruments or tools. Whereas in the past mechanical technologies were ‘visible’ in their form and effects, the digital incarnation of technique connects the intimacy of the hearth with the infinity of the world, ‘augmenting’ the range of human perception beyond the capacity to glean its ‘sentiment’. The result, for design, is the need to shift thinking from output to process, hypothesizing a center of gravity that does not lie in the effect (the completed object) but in the cause-effect connection. One example is the installation “Open Source Architecture Manifesto” by Carlo Ratti and Walter Nicolino, a plotter that transcribes, on a wall, the text of the Open Source Architecture Manifesto from Wikipedia, erasing and rewriting whenever the webpage is updated. The specificity of this type of design is no longer found in the objects it produces, but in the ‘machines’ it readies to translate an aspect of reality into a form that speaks to our senses, as is done in a very poetic way by “Hear Heres” by Studio Wave, four enormous horn-shaped objects positioned in the gardens of Kedleston Hall, in Derbyshire, England, that convey the sounds of the countryside to the ears. Or like “The Idea of a Tree” by the Vienna-based studio mischer’traxler, which displays on the object the intensity of the sunlight used by the machine for its generation. Or the case of the “Drawing Machine” by the Danish studio Eske Rex, a device composed of two wooden structures, each of which supports a pendulum with stone weights, whose swinging is transcribed in the form of graphic patterns and compositions. What projects like these offer is a possible response to the need for a true emotional retraining, demanded today by the fact that, as the philosopher Umberto Galimberti explains, “our sentiment of reaction stops short at the threshold of a certain magnitude, and as ‘emotional illiterates’ we are witnessing [...] the destruction of the ecosystem, a wealth and poverty decided more by the techniques that regulate the economic regime than by our effective labor, the possibility of total communication that is greater than the effective content we have to communicate, the simultaneous presence of all the events of the world, without an adequate possibility of assimilation” (Psiche e techne, Feltrinelli, Milan, 2007, pag. 713). This is the direction in which ‘translations’ are moving, like the ones made by the “Instrument for the Sonification of Everyday Things” by Dennis P. Paul, a device that ‘extracts’ music from any object through the conversion into frequencies of its surface surveyed by a scanner. Sand is translated into solid artifacts in the “Stone Spray” project by Anna Kulik, Inder Shergill and Petr Novikov, which transforms terrain into architecture by sculpting sand sprayed with a binder, using a robotic nozzle. In most cases experiences like these emerge from the very lively new independent design scene in England. These ‘translation machines’ seem to put into focus a characteristic trait of its specificity, partly with roots at the Design Academy of Eindhoven, where under the guidance of Li Edelkoort the first shift was made, in a strategic way, of the sense of projects from visible output to ‘empathetic’ visibility of processes. Often these approaches come from a convergence between a digital future and an artisan past, recouped not as an exclusive vocation (the carpenter works only with wood, the smith only with metal, etc.) but as a variety of ways of working belonging to a single multi-tasking approach that makes use of all useful means to achieve results, from restoration techniques to modified moulding of polymers, from the forging of metal to 3D open-source printing, from artistic al-

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chemy to celestial mechanics. This experimentation is substantially indifferent to the figurative dimension of design, generating a ‘non-figurative’ result that, in an anthropological coincidence, can be connected with the ‘non-figurative’ architecture proposed by Andrea Branzi. Thus the meaning of a project like “I Know You Through Your Skin”, produced by Uncò, lies entirely in the synesthetic translation it facilitates, consisting of a semi-sphere (designed by Giovanni Roccabianca and Manolo Bossi) equipped with metal poles to put in touch with two users: when they touch, a circuit is completed (by music designer Christian Skjodtè) that emits a sound that varies with the way people touch – or ‘play’ – themselves. A component of ‘noise’ is deliberately introduced inside the design translation by the digital-crafts process Stratigraphic Manufactury of the studio Unfold in Antwerp, made by sending the same digital files of bowls and vases to small producers around the world, which are then produced in porcelain with 3D printers, using different mixtures to obtain varied results. This flexibility regarding process is truly symptomatic of our time, when technique no longer sees the structure of material reality as a binding (‘cosmic’) limit, as happened in the ancient world. For modern technique, in fact, every limit is contingent and can be overcome. The performative aspect of the new production techniques (like the possibility of encoding a project in a 3D file and printing it in real form) has created a situation in which going beyond limits, hubris, is no longer seen as a sin but as an agent, a force. The ‘hybrid’ activity of contemporary man thus takes on a stable transitive dimension, of passage towards a point of nonarrival, therefore ‘infinite’, thus running the risk of losing its ‘end’ at every turn. Technique may even grow so much that it incorporates ethics, as it has done in

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recent years in its financial incarnation, which no longer having an end apart from its own reproduction has grown boundlessly (hubris) to the point of collapsing under the weight of its own void. For design that wants to nurture human density of its culture, the task is to no longer think about finished products, but about trans-finite processes for a human being who is “infinite yet possesses an end”, open sources of objectual flows that do not spring from individual events of a pro-ductive type, but from a widespread trans-ductive process orientation that keeps material reality in a state of vibration. - pag. 86 The Hear Heres project by Studio Wave consists of four large horn-shaped objects positioned along a promenade of the gardens of Kedleston Hall, Derbyshire, England, for listening to the sounds of the countryside. - pag. 87 The Idea of a Tree by the studio mischer’traxler makes the intensity of the sunlight to which the object was exposed during its production become visible. The installation Open Source Architecture Manifesto, shown by Carlo Ratti and Walter Nicolino at the latest Istanbul Design Biennial, transcribes the Open

marzo 2013 Interni Source Architecture Manifesto from Wikipedia, erasing and rewriting updated passages as they change (photo: OsArc Manifesto by carlorattiassociati|Walter Nicolino & Carlo Ratti). - pag. 88 The Instrument for the Sonific tion of Everyday Things, by interaction designer Dennis P. Paul, extracts music from any object by converting surface contours to frequencies, using a scanner. I Know You Through Your Skin, produced by Uncò, is a half sphere (designed by Giovanni Roccabianca and Manolo Bossi) equipped with two metal poles for contact with two users, who close the circuit by touching (designed by Christian Skjodtè) to emit a sound that varies with variation of the touch. The Drawing Machine by Eske Rex is a device formed by two wooden structures, each of which supports a pendulum with stone weights that transcribe the ellipsoidal movements into graphic patterns and compositions. - pag. 89 Stone Spray by Anna Kulik, Inder Shergill and Petr Novikov transforms earth into architecture, gathering sand on site and spraying it with a robotic nozzle that mixes it with a binder, to obtain sculptural solidity ‘live’. Stratigraphic Manufactury by Unfold involves the sending of the same digital fi es for bowls and vases to producers all over the world, who then use 3D printers to make the items in different blends of porcelain. (Photos, below and right: Kristof Vrancken; lower left: Unfold; lower right: Liesje Reyskens).

INdesign/INproduction

SOFT & shock pag. 90 by Katrin Cosseta

Understated softness of pastel hues, pop energy of fluo colors. only an apparent contradiction: powder and dust, neon vitality, colors for a design of positive thinking - pag. 90 1. Scout, from the Reflect collection by Kinnasand, non-woven fabric in 100% polyester with 3D square structure, made by hand, inspired by origami. 2. One More, One More Please, by Philippe Starck for Kartell, high stool in transparent or batch-dyed polycarbonate, in white, black, chrome and pastel colors. - pag. 91 1. Ossimoro by Arianna Lelli Mami and Chiara Di Pinto, 3D trendbook that combines soft colors and fluo tones, presented at the opening (2012) of the Garage gallery in Milan. Photo Valentina Sommariva. 2. Aragosta by Studio Charlie for Billiani, stackable chair in painted or natural ash. 3.4. MHY lamp by Norway Says and Visu chair by Mika Tolvanen for Muuto. The chair can have a chassis in painted or covered wood, with base in metal or wood; the lamp has a painted aluminium diffuser. Both available in soft hues or fluo yellow. 5. Cup table by Ichiro Iwasaki for Discipline, table-stool in glass, also for use, when turned over, as a container or a large vase. - pag. 92 On this page: 1. Blooming Spark I, luminous sculpture by Tsai & Yoshikawa made by hand in perspex, as a limited edition. 2. Kub by Nendo for Moroso, steel table painted in the new fluo yellow version, with digital pattern based on tree bark. Facing page: 1. Lepel by Luca Nichetto for Casamania, upholstered chair entirely covered in fabric or leather. It is possible to mix two different fabrics, add quilting or select the color of the stitching. 2. Malmö by Michele Cazzaniga, Simone Mandelli and Antonio Pagliarulo for Pedrali, chair with ash structure and chassis in wood, or upholstered and covered in leather or fabric. 3. Felt by Delo Lindo for Ligne Roset, chair with removable cover in wool felt, in 6 colors. 4. Shanghai by William Sawaya for the Barock’n’Roll collection by Sawaya&Moroni, upholstered chair and armchair with structure in Canaletto walnut. 5. Ofelia by Vittorio Prato for Valdichienti, armchair covered in lavendar leather. 6. Mantò day-bed Poltrona Frau (designed by the in-house research center) with mantle-covering in leather with handmade pleats. 7. York Lounge by Rodolfo Dordoni for Minotti, chair with solid ash wood base with mocha or tobacco finish, covered in leather or fabric. - pag. 94 1. LT02_SEAM_TWO by Mark Holmes for E15, table lamp in painted sheet metal, also available in copper. 2. Shift by Scholten & Baijings for Pastoe, floor or wall-mounted storage unit with sliding doors in semi-transparent acrylate. 3. The River Sofa by Alberto Biagetti for Post Design, two-seat sofa in memory foam, covered in natural leather with shaded finish, available in three color combinations. 4. Colour Wood by Scholten & Baijings for Karimoku, series of chestnut wood tables with fluo details. 5. Hoc by Jehs+Laub for Brunner, curved wood stool in two heights. 6. Drop by Nendo for Cappellini, family of double-face column bookcases in three heights, in laser-cut sheet metal with matte paint finish. 7. More by Favaretto & Partners for Gaber, indoor/outdoor chair with monocoque in polypropylene, entirely covered or with cushion attached by special buttons. Available with 6 different support structures. - pag. 95 1. CMYK Corner by Dennis Parren, table or wall lamp in which the slender structure, made by rapid prototyping in polymer, uses LEDs to project a striking grid on the wall of the colors cyan, magenta and yellow. Self-produced. 2. Acid fluo eco-armchair by Albano Ghizzoni for Essent’ial, seat with waterproof washable cover in technical material. 3. Table from the F* the Classics collection by Ferruccio Laviani for Fratelli Boffi, with base in turned wood and fluo painted top. - pag. 97 Facing page: 1. And A And B And Not, by Camilla Richter, folding divider composed of a metal structure and panels of dichroic glass that change color depending on the angle of the lighting. Self-produced. 2. Maarten by Victor Carrasco for Viccarbe, swivel chair with structure in painted tubing, padded seat covered with fabric. 3. Welded by Alain Gilles for Bonaldo, table with legs in laser-cut sheet metal, painted fluo

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red; top in marble, also available in wood or glass. On this page: 1. Montana Living by Peter J. Lassen for Montana, component system of furnishings based on 42 different modules in 41 colors and 4 depths. 2. Collage Cabinet by Sigrid Strömgren for ex.t, storage system for the bath and the home, in natural oak and painted MDF. 3. Eileen Square by Giuseppe Bavuso for Rimadesio, cupboard with 4 doors in glossy or matte painted glass, in the 52 colors of the Ecolorsystem. Base in satin-finish nickel. 4. Everyone by Roberto Lazzeroni for Former, credenza with structure veneered in Canaletto walnut or smoke finish, sliding doors in wood, matte painted in 2 colors. 5. Add by Werner Aisslinger for Flötotto, modular system of closed and open cabinets, for various configurations thatnks to an invisible plastic joint. Structure in oak, doors and panels in MDF in 8 colors. 6. Check by Dante Bonuccelli for Schönbuch, MDF component system with fronts painted in 27 matte and 18 glossy colors.

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Interni marzo 2013 ARAN WORLD srl Z.I. - Fraz. Casoli, 64032 ATRI TE Tel. 08587941, Fax 08587097315, www.aran.it, info@aran.it ARTEMIDE spa Via Bergamo 18, 20010 PREGNANA MILANESE MI Tel. 02935181, Fax 0293590254, www.artemide.com, info@artemide.com ATTICO Via Marcona 80, 20129 MILANO, Tel. 3407056875, info@designattico.com B&B ITALIA spa Strada Provinciale 32 n.15, 22060 NOVEDRATE CO Tel. 031795111, Fax 031791592, www.bebitalia.com, info@bebitalia.com BANDIT QUEEN MUMBAI 130 Dinshaw Petit Lane, Kalachowky, INDIA MUMBAI 33 Tel. +91 2222948752, Fax +91 7738341423, info@banditqueen.in BARRISOL - Italia Via Marconi 16, 35043 MONSELICE PD Tel. 0429784783, Fax 0429700724, www.barrisol.com BERNARDAUD 27, Avenue Albert Thomas, F 87050 LIMOGES Tel. +33 5 55105550, Fax +33 5 55105555, www.bernardaud.fr BILLIANI srl Via della Roggia 28, 33044 MANZANO UD Tel. 0432740180, Fax 0432740853, www.billiani.it, info@billiani.it BONALDO spa Via Straelle 3, 35010 VILLANOVA DI CAMPOSANPIERO PD Tel. 0499299011, Fax 0499299000, www.bonaldo.it, bonaldo@bonaldo.it BRUNNER GMBH Im Salmenkopf 10, D 77866 RHEINAU Tel. +49 78444020, Fax +49 784440280, www.brunner-group.com, info@brunner-group.com CAMILLA RICHTER Tel. +49 178 790 5997, www.camillarichter.com, mail@camillarichter.com CAPOFERRI SERRAMENTI s.p.a. Via Cividini 20, ADRARA S.MARTINO BG Tel. 035 934074, Fax 035 934052, www.capoferri.it, info@capoferri.it CAPPELLINI CAP DESIGN spa Via Busnelli 5, 20821 MEDA MB Tel. 03623721, Fax 031763322, www.cappellini.it, cappellini@cappellini.it CARPENTERS WORKSHOP GALLERY 54, rue de la Verrerie, F 75004 PARIS Tel. +33 1 42788092, www.cwgdesign.com CASAMANIA DIV. FREZZA spa Via Ferret 11/9, 31020 VIDOR TV Tel. 04236753, Fax 0423819640, www.casamania.it, casamania@casamania.it CERAMICA FLAMINIA spa S. Statale Flaminia km 54,630, 01033 CIVITA CASTELLANA VT Tel. 0761542030, Fax 0761540069 www.ceramicaflamini .it, ceramicaflaminia@ce amicaflamini .it COLTELLERIE BERTI Via Roma 43, 50038 SCARPERIA FI Tel. 055846585, www.coltellerieberti.it, info@coltellerieberti.it CRISTALLERIES DE SAINT-LOUIS Rue Coëtlosquet, F ST LOUIS LES BITCHE 57620 Tel. +33 (0)387064004, Fax +33(0)387068137, www.saint-louis.com DAVIDE GROPPI srl Via P. Belizzi 22-20/A, 29122 PIACENZA Tel. 0523571590, Fax 0523579768, www.davidegroppi.com, info@davidegroppi.com DEL TONGO INDUSTRIE spa Via Aretina Nord 163 52041 TEGOLETO DI CIVITELLA IN VAL DI CHIANA AR Tel. 05754961, Fax 0575496278, www.deltongo.com, gruppodeltongo@deltongo.it DESALTO spa Via per Montesolaro, 22063 CANTÙ CO Tel. 0317832211, Fax 0317832290, www.desalto.it, info@desalto.it DISCIPLINE Via Pietro Mascagni 4, 20122 MILANO Tel. 0289280542, Fax 0289280546, www.discipline.eu, info@discipline.eu E15 DESIGN UND DISTRIBUTIONS GMBH Hospitalstrasse 4, D 61440 OBERURSEL Tel. +49 617197950, Fax +49 6171979591, www.e15.com, e15@e15.com ELEMENT Intera doo, Ilica 168a, HR 10000 ZAGREB CROATIA Tel. +3851 390 68 55, Fax +3851 390 68 56, www.element.com.hr, info@element.com.hr ELMAR srl Via E. Salgari 18, 31056 BIANCADE DI RONCADE TV Tel. 0422849142, Fax 0422849789, www.elmarcucine.com, elmar@elmarcucine.com ENVIRONMENT FURNITURE Via Giuseppe Sacchi 5, 20121 MILANO Tel. 0291270992, Fax 0291270982, www.environmentfurniture.com ESSENT’IAL DI AGC srl Via G. Pintor 15, 41012 CARPI MO Tel. 059664269, Fax 059664845, www.essent-ial.com, info@essent-ial.com ESTEL spa Via Santa Rosa 70, 36016 THIENE VI Tel. 0445389611, Fax 0445808824, www.estel.com, estel@estel.com EX.T Via Maragliano, 155, 50144 FIRENZE Tel. 0553457182, www.ex-t.com F.LLI BOFFI srl V.le Industria 5, 20823 LENTATE SUL SEVESO MB Tel. 0362564304, Fax 0362562287, www.fratelliboffi.i , info@fratelliboffi.i FEBAL CUCINE spa Via Provinciale 11, 61025 MONTELABBATE PU Tel. 072142621, Fax 0721426235, www.febal.it, febal@febal.it FLOS spa Via Angelo Faini 2, 25073 BOVEZZO BS Tel. 03024381, Fax 0302438250, www.flos.com, info@flos.com FLÖTOTTO Am Olbach 28, D 33334 GUTERSLOH Tel. 0049 52 4194050, Fax 0049 52 419405650, www.floetotto.de, info@elmarfloetotto.de FORMER INDUSTRIA PER L’ARREDAMENTO spa Via per Cantù 43, 22060 CARIMATE CO Tel. 031780252, Fax 031781030, www.former.it, former@former.it GABER srl Via Schiavonesca 75/1, 31030 CASELLE DI ALTIVOLE TV Tel. 0423915521, Fax 0423919417, www.gaber.it, info@gaber.it GARAGE MILANO Via Maiocchi 5/7, MILANO Tel. 0236554764, www.garagemilano.it, info@garagemilano.it GESSI spa Parco Gessi, 13037 SERRAVALLE SESIA VC Tel. 0163454111, Fax 0163459273, www.gessi.com, gessi@gessi.it GIORGIO ARMANI spa Via Borgonuovo 11, 20121 MILANO Tel. 02723181, Fax 0272318452, www.giorgioarmani.it, www.armanicasa.it GLAS ITALIA Via Cavour 29, 20846 MACHERIO MB Tel. 0392323202, Fax 0392323212, www.glasitalia.com, glas@glasitalia.com HAY Havnen 1, DK 8700 HORSENS Tel. +4599423870, Fax +4599423871, www.hay.dk, hay@hay.dk IITTALA OY Håmeentie 135 - P. O. Box 130, FI 00561 HELSINKI Tel. +358 204 3910, Fax +358 204 395160, www.iittala.fi www.iittala.com Distr. in Italia: FINN FORM, V.le Monte Santo 4, 20124 MILANO Tel. 02653881, Fax 0229003625, www.finn orm.it, info@finn orm.it ITALESSE srl Via dei Templari 6 - Località Noghere, 34015 MUGGIA TS Tel. 0409235555, Fax 0409235251, www.italesse.it, italesse@italesse.it JACUZZI EUROPE spa S. Statale Pontebbana km 97,200, 33098 VALVASONE PN Tel. 0434859111, Fax 043485278, www.jacuzzi.eu, info@jacuzzi.it JCDECAUX www.jcdecaux.fr

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Micca 51, 13100 VERCELLI Tel. 0161251959, Fax 0161254064, www.la-tavola.it, info@la-tavola.it LIGNE ROSET ROSET ITALIA srl C.so Magenta 56, 20123 MILANO Tel. 0248514007, Fax 0248022388, www.ligne-roset.it, info@ligne-roset.it LIVING DIVANI srl Strada del Cavolto 17/17, 22040 ANZANO DEL PARCO CO Tel. 031630954, Fax 031632590, www.livingdivani.it, info@livingdivani.it MARTA LAVINIA CARBONI Via Ampère 122, 20131 MILANO Tel. 02 36559361, www.m-l-c.eu, marta@m-l-c.eu MINOTTI spa Via Indipendenza 152, 20821 MEDA MB Tel. 0362343499, Fax 0362340319, www.minotti.com, info@minotti.it MODULNOVA srl Via Gabbana 87, 33080 PRATA DI PORDENONE PN Tel. 0434425425, Fax 0434425400, www.modulnova.it, info@modulnova.it MONTANA Akkerupvej 16, DK 5683 HAARBY Tel. +4564733211, www.montana.dk, montana@montana.dk MORE by TERRA MORETTI Via Bellavista 5, 25030 ERBUSCO BS Tel. 0307762100, Fax 0307762700, www.terramoretti.it, info@terramoretti.it MOROSO spa Via Nazionale 60, 33010 CAVALICCO UD Tel. 0432577111, nr. verde 800016811, Fax 0432570761, www.moroso.it, info@moroso.it MUUTO Peder Hvitfeldt Stræde 4, DK 1173 COPENHAGEN Tel. +45 32 96 98 99, www.muuto.com, info@muuto.com Distr. in Italia: NORDIC DESIGN, Via S.Carlo 2/A, 37016 GARDA VR Tel. 0457235995, susan@nordicdesign.it NORMANN COPENHAGEN Østerbrogade 70, DK 2100 COPENHAGEN Tel. +4535554459, Fax +4535554439, www.normann-copenhagen.com OSRAM spa V.le dell’Innovazione 3, 20126 MILANO, Tel. 0242491, Fax 024249380, www.osram.it PEDRALI spa Strada Provinciale 122, 24050 MORNICO AL SERIO BG Tel. 0358358840, Fax 0358358888, www.pedrali.it, info@pedrali.it PENTA srl Via Milano 46, 22060 CABIATE CO Tel. 031766100, Fax 031756102, www.pentalight.it, info@pentalight.it PIANOPRIMO srl Via L. Tolstoi 5 ang. Via Savona 99, 20146 MILANO Tel. 0247712771, www.pianoprimo.it, info@pianoprimo.it POLIFORM spa Via Montesanto 28, 22044 INVERIGO CO Tel. 0316951, Fax 031699444, www.poliform.it, info.poliform@poliform.it POLTRONA FRAU spa Via Sandro Pertini 22, 62029 TOLENTINO MC Tel. 07339091, Fax 0733909246, www.poltronafrau.it, info@poltronafrau.it POST DESIGN - MEMPHIS srl Via della Moscova 27, 20121 MILANO Tel. - Fax 026554731, www.memphis-milano.it, postdesign@memphis-milano.it RIEDEL GLAS A 6330 KUFSTEIN Tel. +43 537 64896, Fax +43 537 63225, www.riedel.com Distr. in Italia: STUDIO KALIN, Via R. Lepetit 4, 20124 MILANO, Tel. 026694792 RIMADESIO spa Via Furlanelli 96, 20833 GIUSSANO MB Tel. 03623171, nr verde 800 901439, Fax 0362317317, www.rimadesio.it, rimadesio@rimadesio.it RINA MENARDI Via D. Manin 2/a, 30020 GRUARO VE Tel. - Fax 0421280681, www.rinamenardi.com, info@rinamenardi.it ROSENTHAL SAMBONET PADERNO INDUSTRIE spa S. Regionale 11 km 84, 28060 ORFENGO DI CASALINO NO Tel. 0321879711, Fax 0321879811, www.rosenthal.de, info@sambonet.it SAWAYA & MORONI spa Via Andegari 18, 20121 MILANO Tel. 0286395, Fax 0286464831, www.sawayamoroni.com, info@sawayamoroni.com SCHONBUCH COLLECTION Markplatz 4, D 71093 WEIL IM SCHONBUCH Tel. +49 7157 61002, Fax +49 7157 61016, www.schoenbuch.com SELETTI spa Via Codebruni Levante 32, 46019 CICOGNARA DI VIADANA MN Tel. 037588561, Fax 037588843, www.seletti.it, info@seletti.it SMEG spa Via L. da Vinci 4, 42016 GUASTALLA RE Tel. 05228211, Fax 0522821452, www.smeg.it, smeg@smeg.it SNAIDERO RINO spa V.le Rino Snaidero Cavaliere del Lavoro 15, 33030 MAJANO UD Tel. 0432063111, Fax 0432063235, www.snaidero.it, lineaverde@snaidero.it SOCIETY LIMONTA srl Via C. Battisti 15, 23845 COSTA MASNAGA LC Tel. 031857111, Fax 031857204, www.societylimonta.com, store@societylimonta.com STUDIO DENNIS PARREN Tel. +31 (0) 6 14 355696, dennisparren@me.com TECNOLIVING Via Europa 100, 25062 CONCESIO BS Tel. 030 2180 500, Fax 030 2180 687, www.tecnoliving.com, info@tecnoliving.com &Tradition Kongevejen 2, DK 3480 Fredensborg Tel. +45 3920 0233, Fax +45 3920 0256, www.andtradition.com, info@andtradition.dk TSAI & YOSHIKAWA www.tsai-yoshikawa.com, info@tsai-yoshikawa.com UMS PASTOE bv Rotsoord 3 PO Box 2152, NL 3500 GD UTRECHT Tel. +31 30 2585555, Fax +31 30 2522340, www.pastoe.nl, ums@pastoe.nl, info@pastoe.com VALDICHIENTI srl Via Walter Tobagi, 62029 TOLENTINO MC Tel. 0733960060, Fax 0733974457, www.valdichienti.it, info@valdichienti.it VENETA CUCINE spa Via Paris Bordone 84, 31056 BIANCADE DI RONCADE TV Tel. 04228471, Fax 0422847501, www.venetacucine.com, info@venetacucine.com VIABIZZUNO srl Via Romagnoli 10, 40010 BENTIVOGLIO BO Tel. 0518908011, Fax 0518908089, www.viabizzuno.com, viabizzuno@viabizzuno.com VICCARBE Travesia Camí el Racó 1 - Poligono Industrial Norte Beniparrell, E 46469 VALENCIA Tel. +34961201010, Fax +34961211211, www.viccarbe.com, viccarbe@viccarbe.com

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N. 629 marzo 2013 March 2013 rivista fondata nel 1954 review founded in 1954

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direttore responsabile/editor GILDA BOJARDI bojardi@mondadori.it art director CHRISTOPH RADL caporedattore centrale central editor-in-chief SIMONETTA FIORIO simonetta.fiorio@mondadori.i consulenti editoriali/editorial consultants ANDREA BRANZI ANTONIO CITTERIO MICHELE DE L UCCHI MATTEO VERCELL ONI

Nel l ’immagi ne: L ’AMBIENTE LI VING DI UNA CASA STORICA NEL PIACENTINO RISTRUTTURATA SU PROGE TTO DI WILLIAM SAWAYA. In the image: the LIVI NG area of a h ist or ic home in P iacenza , w ith restruc tur ing des igned b y W ILLIAM SAWAYA. (FOTO DI/ph OTO BY SANTI CALE CA)

Nel prossimo numero 630 in the next issue

Hybrid/metissage Architecture&Design Interiors&architecture spazi di contaminazione spaces of contamination

il design ibrido hybrid design le pratiche dell’innesto grafting practices progetti e linguaggi projects and languages opinioni a confronto opinions compared

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redazione/editorial staff MADDALE NA PADOVANI mpadovan@mondadori.it (vice caporedattore/vice-editor-in-chief) OLI VIA CREMA SCOLI cremasc@mondadori.it (caposervizio/senior editor) ANTONELLA BOISI boisi@mondadori.it (vice caposervizio architetture/ architectural vice-editor) KATRIN COSSETA internik@mondadori.it produzione e news/production and news NADIA LI ONELL O internin@mondadori.it produzione e sala posa production and photo studio rubriche/features VIRGI NIO BRIATORE giovani designer/young designers GE RMANO CELA NT arte/art CRISTINA MOROZZI fashion ANDREA PIRRUCCIO produzione e/production and news DANIL O PREMOLI hi-tech e/and contract MATTEO VERCELL ONI in libreria/in bookstores ANGEL O VILLA cinema TRANSITING @MAC.COM traduzioni/translations grafic /layout MAURA SOLIMA N soliman@mondadori.it SIMONE CASTAG NINI simonec@mondadori.it STEFANIA MONTECCHI internim@mondadori.it segreteria di redazione editorial secretariat ALE SSANDRA FOSSATI alessandra.fossati@mondadori.it responsabile/head ADALI SA UBOL DI adalisa.uboldi@mondadori.it assistente del direttore assistant to the editor AZZURRA TORNIOLI internir@mondadori.it contributi di/contributors STEFANO CAGGIA NO VALE NTINA CROCI ANTONELLA GALLI ANNA A. L OMBARDI ALE SSANDRO ROCCA fotografi/photographs FERNANDO AL DA SIMONE BARBERIS BOUTIQUE CREATIVA IWAN BAAN SANTI CALE CA PHILI PPE CHANCEL JOSÉ CAMPOS L UIS GA RCIA MARIROSA TOSCANI BALL O MAURIZIO MARCATO MONDADORI PORTFOLI O/LEEMAGE progetti speciali ed eventi special projects and events CRISTINA BONINI MICHELA NGEL O GI OMBINI

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