Interni 635 - October 2013

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ater materia. La materia – il suo linguaggio, la sua percezione, la sua sperimentazione figurativa e tipologica – è la protagonista assoluta di questo numero, la cifra progettuale delle realizzazioni di architettura e di design presentate nelle pagine seguenti. Corpo, pelle e anima. Densa come il cemento armato lavorato in rilievo che riporta, sulle superfici architettoniche della Tchoban Foundation a Berlino, brani di disegni e schizzi. Smaterializzata come il vetro stampato di una pellicola tridimensionale sulle facciate della Glass Farm di Schijndel in Olanda firmata da MVRDV (Winy Maas-Jacob van Rijs-Nathalie de Vries) che riproduce l’immagine di una delle fattorie circostanti. Vibrante come l’acciaio e il vetro imbrigliati nelle complesse geometrie triangolari di una plastica ‘bolla’ sul tetto dell’ex palazzo dell’Unione militare a Roma, ristrutturato da Massimiliano e Doriana Fuksas che si ‘accende’ delle luci e dei colori di una lanterna. Metafora di altro ancora nelle composizioni di Renzo Piano per il MUSE di Trento; e di Adam D. Tihany, CheremSerrano, Foster+Partners, sugli scenari internazionali del progetto in tema di cultura e ospitalità: nuovi musei, hotel e ristoranti. Poi, cambiando registro, è il comune denominatore per potenzialità espressive del segno degli oggetti da noi analizzati, pensati per un uso quotidiano in diversi ambiti. Perché tanto in architettura può riscrivere uno spazio-un volume-un luogo, rileggendone in chiave innovativa tradizioni e memorie collettive, quanto nelle declinazioni di design può configurare quasi degli unicum sartoriali. Con alto profilo tecnologico e artigianale. Tutte alchimie in grado di stupirci, ancora una volta, con effetti speciali. Gilda Bojardi verand a c afe , kuw ait city , proget t o di ad am D. tihany . f ot o di eric laignel

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A Berlino, nel Mitte, ai margini del Pfefferberg, l’antico storico birrificio trasformato in centro socioculturale, è stato da poco inaugurato il Museum for Architectural Drawing della Tchoban Foundation. Una nuova architettura verticale scandita da blocchi sovrapposti che alterna a forometrie vetrate i fronti di cemento lavorati in rilievo secondo brani di schizzi architettonici che denunciano in modo diretto il carattere del Museo e delle sue collezioni

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Par ticolare del tra t tament o dei bl occhi di cement o arma t o in pasta col or s abbia che ri por tano sul le su perfici brani di dise gni e schizzi architet t onici o t tenuti ‘per incisione ’ dai c asseri di get t o, oppor tunamente la vora ti per la sciare l ’impront a prefiss ata una vol ta rimossi. nel la pagina a fianco , il fronte d’ingre sso del la T chob an F ound ation se gna l ’area del Pfefferberg, l ’antico s t orico birrificio tra sf orma t o in centro sociocul turale di cui sono s tate conser vate le originarie cos truzioni e la ciminiera di mat t oni.

Tchoban Foundation progetto di Sergei Tchoban e Sergey Kuznetsov, SPEECH tchoban & kuznetsov planning e gestione del progetto nps tchoban voss Berlin foto di Roland Halbe testo di Matteo Vercelloni

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er Sergei Tchoban, architetto russo fondatore insieme a Sergei Kuznetsov dello studio di architettura moscovita SPEECH Tchoban & Kuznetsov, curatore del Padiglione Russo alle ultime due edizioni della Biennale di Architettura veneziana, il ruolo del disegno di architettura appare oggi come fattore fondativo di ogni progetto. Il disegno di architettura è per Tchoban oltre che una passione coltivata sin dagli anni di studio presso l’Accademia d’Arte di San Pietroburgo, sua città natale, l’inizio di un processo che si sviluppa sulla carta per poi confrontarsi con la realtà costruita, attivando un confronto con la città e il territorio. Una passione, quella di Tchoban per il disegno, che si traduce anche negli schizzi iniziali e negli elaborati grafici di ogni suo progetto, miscelati alle memorie classiche non solo della propria città, all’attivarsi di analogie figurative e tematiche e all’ascolto della storia. Un modo di progettare che trasforma una ‘fantasia compositiva’, raffigurata ad acquerello sulla carta, in strumento di riflessione operativa per l’architettura costruita.

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det tagli del l ’ingre sso e dise gno del fronte la terale . nel la p agina Acc ant o, uno scorcio del Muse o che evidenzia il gioco co mpositiv o del la so vrapposizione dei bl occhi di ce ment o corrispondenti ai diversi livel li, concl us a d al bl occo vetra t o a gget tante del la s ala conferenze .

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Piante del Muse o. Par ticolare del la sc ala met al lic a verso il bl occo ascensore vetra t o, det taglio del le maniglie di bronz o su dise gno .

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Tutto questo si ritrova oggi nella Tchoban Foundation berlinese, un museo privato dedicato appunto al disegno di architettura di ieri, di oggi e di domani, che vede insieme al suo fondatore impegnate Kristin Feireiss della Aedes Architectural Forum e Eva-Maria Barkhofen, direttrice dell’Archivio di Architettura dell’Accademia delle Arti di Berlino. Il museo si propone come parte di un circuito internazionale di poli culturali dedicati al tema del disegno architettonico quali il Sir John Soane’s Museum di Londra (che ha curato la mostra di apertura della Tchoban Foundation Piranesi’s Paestum: Master Drawings Uncovered, fino al 31 agosto), l’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, l’Hermitage di San Pietroburgo. Il museo si colloca dal punto di vista urbano sul lato ovest dell’area dell’ex stabilimento Pfefferberg, segnando con la sua nuova figura l’ingresso all’area dalla Christinenstraße, confrontandosi con la fabbrica in mattoni alle sue spalle e la sua alta ciminiera conservata.

pagina A fianco , uno s pazio di sos ta panora mico al pri mo livel l o del Muse o di fronte al l ’ ascensore vetra t o.

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La s ala archivio a l qu ar t o live llo. pagina a lat o, una de lle s ale e spositive de l Muse o a l se condo live llo. (f ot o patricia p arine j ad ). nei dise gni, da sinis tra a de stra: G io vanni B at tis ta Pirane si (1720-1778): Stud y f or Differente s Vue s De Pe st o , Plate X, Image © S ir J ohn S oane ’s Museu m. Pietro di G ot tardo G onza ga (1751-1831): Stage de sign , Image © T cho ban Collection.

Il museo si sviluppa per cinque piani fuoriterra e uno interrato, sottolineando la sommatoria verticale dei livelli nella sovrapposizione dei volumi ad essi riferiti che, come in un gioco froebeliano di costruzione unisce tra loro dei blocchi compiuti, creando un dinamico sviluppo che si conclude in sommità con lo spazio vetrato della sala conferenze aggettante sul fronte laterale e affacciato sulla terrazza. I singoli blocchi che compongono l’edificio, addossato al muro cieco della costruzione limitrofa, nell’allinearsi alla cortina stradale producono allo stesso tempo una leggera torsione ruotando leggermente su se stessi e in tal modo esplicitando il ruolo compositivo assunto dai diversi spazi sovrapposti che, come in apparente instabile equilibrio, si offrono come sommatoria architettonica e volumetrica.

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Sergei Tchob an: Draft f or a museum f or archite ctural dra wing, 2010, Image © Tchob an F ound ation. nel la p agina A fianco , vi sta del l ’in terno del bl occo ve tra to ude del la sala riunioni che concl sul la sommi tà l ’addizione vol ume tric a del Mu seo e del la terrazza di le gno a ffaccia ta sul l o skyline del Mitte berline se.

I fronti dei blocchi in cemento armato colorato in pasta sui toni sabbia riportano sulla superficie di facciata e interna brani di disegni e schizzi architettonici ottenuti ‘per incisione’ dai casseri opportunamente lavorati per lasciare l’impronta prefissata una volta rimossi. Al piano terreno dove si trova l’ingresso al museo pensato come una biblioteca, alcuni tasselli dei disegni di facciata sono ‘scavati’ secondo il profilo del motivo raffigurato per proporsi come piccole aperture vetrate che dall’interno, come lungo il vano scala, sono percepiti come segni astratti in successione. Il museo comunica così se stesso e quello che custodisce nello spazio archivi al terzo piano e nelle due sale dedicate alle esposizioni programmate, al primo e secondo livello. Ad ogni volume pieno, scolpito dai disegni incisi, corrispondono spazi

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interni autonomi e funzionali, collegati tra loro dalla scala a nastro metallica aperta verso l’ascensore vetrato. Un’architettura da scoprire, con una pelle materica di tipo narrativo; un museo che nel rapportarsi al sito che l’accoglie definisce una ricerca progettuale, che alla storia unisce il sapore della contemporaneità, in una riuscita sintesi compositiva priva di ogni nostalgia stilistica e proiettata, con un cuore antico, verso il domani.

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Una s ugge stiv a ved uta no t t urna e sterna del l ’edificio , la c ui f orma , ispira ta al profil o del le mont agne circos tanti, sc andisce il percorso del la mos tra permanente , dal l ’al t o verso il basso , dai ghia cciai al f ondo val le . N el le al tre imma gini: al c uni sp azi interni del MUSE che a ccoglie 3700 mq di mos tre permanenti, 500 mq di mos tre temporanee , 600 mq di area a ccoglienza e b ar, 900 mq di uffici, 600 mq di serra tropic ale , ol tre 450 animali, 300 spe cie di piante .

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A Trento, il MUSE, il nuovo museo delle scienze firmato Renzo Piano: un nuovo polo di riferimento per una visione green del mondo

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progetto di Renzo Piano Building Workshop foto di Matteo De Stefano/Archivio MUSE Museo delle Scienze testo di Antonella Boisi

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enza entrare nella querelle l’architettura di un museo ha da essere secondaria o meno rispetto ai contenuti (pensiamo al Guggenheim Museum di Frank Lloyd Wright a New York)? - bisogna subito dire che al MUSE di Trento, il nuovo museo delle scienze firmato Renzo Piano, l’appetito culturale della macchina museale e l’ascolto sensibile del luogo hanno davvero trovato un equilibrio compositivo e narrativo. Come un bravo giardiniere, l’architetto genovese, da tempo attivo sui temi “della fragilità della Terra”, già progettista dei musei delle scienze di San Francisco e di Amsterdam, ha infatti trovato i semi giusti del buon raccolto: la sua opera determina la qualità del contesto quanto un allestimento spaziale flessibile ne legittima il contenuto scientifico, con risposte precise e concrete nelle forme e nei volumi. “Il MUSE, museo naturalistico quanto scientifico, offre un viaggio dentro la biodiversità e il ‘vuoto’ è il suo fulcro. La soluzione della gravità zero fa si che da qualunque spazio espositivo lo si osservi, è visibile anche tutto il resto. Perché il museo resta un luogo ‘vivo’, dove la conoscenza e ricerca delle relazioni tra uomo e ambiente possano promuovere scelte future di sviluppo sostenibile” ha spiegato Piano.

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Il punt o d i f orza del proget t o e spos it ivo: gl i an imal i tass iderm izza t i fl ut tu ant i nel l o sp az io grande aper t o, su ped ane sospe se , al centro del vuo t o che d al l ucernar io s i s v il upp a f ino al piano interra t o, creando una cont inu ità tra i divers i l ivel l i. In pr imo p iano , l o scheletro di un d inos auro ‘vola ’ graz ie a i cav i d’acc iaio: è l ’al le st iment o Z ero G ra v ity . Per r isol vere le e s igenze l um inose del proget t o museale iG uzz in i hanno real izza t o ad hoc prodo t t i spe c ial i.

A questo progetto ha iniziato a dedicarsi dieci anni fa, con l’idea di trasformare il concept del museo Tridentino di Scienze Naturali di matrice 800esca in un moderno centro di divulgazione ad alto grado di spettacolarizzazione del dato scientifico, condiviso con la formula della multimedialità e dell’interazione. Non sorprende dunque che la sua ‘montagna’, il sogno realizzato dell’uomo di mare, 12.000 mq sviluppati su cinque piani fuori terra più due interrati, restituisca la leggerezza di una barca a vela, in grado di interpretare le suggestioni che il museo è in grado di trasferire con le sue opere naturalistiche tramite un esempio di costruzione ecosostenibile di riferimento per tutta la città. “Non ci sono confini tra natura e scienza, come non ci sono tra differenti discipline, o tra dimensioni universale, globale e locale” ha aggiunto Piano. E il suo progetto dialoga con i messaggi che il museo intendeva comunicare, con una valenza etica prioritaria: lega la sua presenza culturale all’interno del territorio del Trentino, facendolo diventare parte integrante del progetto espositivo, un luogo di aggregazione e scambio di prospettive condivise, una sorta di agorà. Già nel contesto il MUSE svolge infatti il ruolo di centro di gravità del polo culturale trentino e del suo network di musei. Si trova in una zona industriale della città bonificata che si riappropria dopo 160 anni del fiume Adige: l’ex area Michelin che rivive nel nuovo quartiere Le Albere, modello green di edilizia eco-sostenibile (10 blocchi che integrano residenze, uffici, terziario, in un’ottica non monofunzionale) firmato sempre dallo studio Piano. E di cui il MUSE è il fiore all’occhiello. Questa attenzione verso la cultura ambientalista, supportata dalla comunità locale, viene, nella fattispecie, sottolineata dall’abbraccio del parco pubblico che funge da elemento connettivo dell’intera area (a nord caratterizzata anche dalla preesistenza del Palazzo delle Albere, dal 1987 sede del Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto); nonché dalla presenza dell’acqua che, in forma di canale, la attraversa tutta da Sud a Nord, duplicando, come riflesse in uno specchio, le forme del MUSE vibranti di luci e di ombre, nella loro successione di porzioni piene e vuote materializzate in una figura spezzata segnata da due grandi falde inclinate della copertura convergenti in pianta, una rivolta verso nord-est e l’altra verso nord-ovest.

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La forte riconoscibilità di questi elementi architettonici, in parte opachi con finitura zinco e in parte in vetro trasparente, determinano il profilo del corpo di fabbrica, ispirato a quello delle montagne circostanti, scandendo per analogia il percorso espositivo della mostra permanente in discesa, dall’alto verso il basso, dai ghiacciai al fondovalle, con un racconto delle peculiarità dei differenti habitat al cambiare di latitudine. Lo scarto creativo ulteriore è costituito dal fatto che allo sviluppo verticale, richiamante la dimensione naturale del territorio, si affianca il percorso orizzontale dell’edificio che produce un viaggio tra zone alpine e resto del mondo, tra sensibilità locali e impegno globale, all’insegna dello sviluppo sostenibile. Così la costruzione narrativa non si esaurisce al livello zero dell’ingresso che rappresenta il museo nel vuoto centrale corrispondente alla grande falda chiusa dalla copertura vetrata del lucernario su cui affacciano le differenti sale espositive. Il luogo di forza del progetto espositivo, perché, come avviene in natura, all’interno di questo spazio alto 18 metri, che crea una continuità visiva tra i livelli fino all’interrato dedicato alla serra tropicale (l’habitat di una foresta pluviale in Tanzania), fluttuano nell’aria animali tassidermizzati su pedane e scheletri di dinosauri, sospesi con cavi sottili d’acciaio agganciati al soffitto o al pavimento, secondo il concetto di zero gravity. Da qui, ad est della lobby d’ingresso, si accede infatti alla caffetteria, alla biblioteca-mediateca, agli spazi dedicati ai bambini, ai laboratori e alla conoscenza in forma di esperienza multisensoriale diretta. Infine, al corpo di fabbrica con la cosidetta ‘facciata verde’ che ospita, negli ultimi tre livelli, gli uffici. Sorprende che l’effetto di trasparenza e immaterialità dell’allestimento caratterizzante l’area

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principale della lobby sia comune a tutto l’edificio, supportato dagli arredi (dai tavoli agli espositori, dai ripiani ai monitor, tutti realizzati appositamente su disegno) e rimarcato dall’uniformità dei materiali di costruzione locale adottati per i rivestimenti: pietra verdello con finitura bocciardata e listoni di bamboo massello (di produzione italiana) per i pavimenti, vetro traparente o opacizzato per i piani verticali. E tanto il disegno del dettaglio arriva fino ai nodi in acciaio dei serramenti, quanto la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico del complesso sono veicolati dalle tecniche costruttive, con un generoso ricorso a fonti rinnovabili (pannelli fotovoltaici lungo le falde di copertura, sonde geotermiche a supporto del sistema di teleriscaldamento); con un sistema automatizzato di brise soleil e di tende comandate da sensori di temperatura e di irraggiamento; con una cisterna per il recupero delle acque meteoriche (utlizzate per l’irrigazione della serra e dello specchio d’acqua circostante). Non è poco considerato che, grazie alla collaborazione con il Distretto Tecnologico Trentino, il progetto ha già raggiunto il livello Gold di certificazione Leed.

Nel profil o architet t o nico del le f accia te prev ale la li nea spezza ta, in dia go nale; negli sp azi i nter ni l ’intersezio ne fl uid a dei pia ni orizz o ntale e ver tic ale i n le g no e vetro che dila tano gli effet ti di tra spare nza e imma terialit à del l ’insieme . L a pavime ntazio ne è i n bamboo . Un a z o na dedic ata agli uffici co

n arredi di

Cit terio .

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La serra tropic ale, uno sp azio a lt o 12 metri con s vi luppo d al live llo -1, che ricrea di coper tura a vis ta in vetro de l fronte o ve st (immagine so t t o).

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l’habit at di una f ore sta pluvia le in Tanzania . S i c ara t terizza per

le f alde

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Vista comple ssi va del nuo vo centro commerciale con la f accia ta di vetro s tampat o che riproduce in sc ala ingradit a l ’immagine di una del le f at t orie del la c ampagna olande se . Il fronte di ma t t oni pre sent a del le ‘cancel la ture ’ in corrispondenza del le vetrine dei ne go zi.

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A Schijndel, piccolo paese del sud dell’Olanda a poche decine di chilometri da Eindhoven, glass farm, un centro commerciale urbano che rifonda l’antica piazza del mercato distrutto dai bombardamenti alleati del 1944. Un edificio di ferro e vetro che, sfruttando il fuori scala e proponendo allusioni didascaliche alle figure dell’architettura agricola del luogo, cattura attenzione e memoria in un gioco di trasparenze e rimandi

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progetto di MVRDV con Frank van der Salm foto di Thomas Mayer testo di Matteo Vercelloni

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Vista del la te stata del nuo vo edificio commerciale gla ss f arm: anche la tet t onic a comple ssi va si riconduce al le f orme architet t oniche rurali del la c ampagna del l ’int orno . nel dise gno prospet tico: Stanley T igerman, The Bes t H ome of Al l , “Buldings f or Be st s Produc t s”, MoMA 1979. in basso , una c affeteria interna al centro commerciale . pagina a fianco , uno sp azio a doppia al tezza nel l ’interno del l ’edificio . L a s trut tura met al lic a sos tiene le la stre di vetro stampat o che riproducono f accia te di mat t oni, tet ti in coppi e in p aglia , fine stre di le gno bianco . A quo ta s trad ale si no tano le ‘cancel la ture ’ che permet t ono la vista de gli interni d al la s trad a.

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architettura del centro commerciale ha visto in America la sua nascita e sviluppo, oscillando tra studi e modelli, tra sperimentazioni figurative e tipologiche, che hanno portato alla reinvenzione della piazza europea del mercato nella formula del mall, poi approdata in Europa negli ultimi decenni come sorta di attualizzazione del modello di riferimento autoctono e antico. Tra le tante storie di questa architettura made in Usa, il caso dei supermercati Best è stato per molti anni un punto di riferimento per la cultura architettonica internazionale tanto da diventare oggetto di una mostra al MoMa newyorkese che nel 1979 dedicò un’esposizione (Buldings for Bests Products) a quella fortunata stagione, documentando gli edifici-scultura del gruppo SITE e invitando vari architetti emergenti e già noti a proporre una loro idea per il nuovo possibile supermarket Best. Tra le varie proposte quella di Stanley Tigerman, di cui riproduciamo una prospettiva in queste pagine, appariva convincente e allo stesso tempo spiazzante, nel valore concettuale e ‘pop’ in essa contenuta. Si trattava di assumere l’abitazione unifamiliare con box e prato prospiciente di ogni suburbio americano come sorta di modello anonimo e popolare e di trasformarlo in ‘monumento’, al ‘dio consumo’. La proposta di Tigerman consisteva nel rendere a scala gigante la piccola e rassicurante casa familiare il cui involucro ingrandito, diventato appunto ‘a scala monumentale’, conteneva al suo interno la struttura commerciale perfettamente funzionante del supermarket, accessibile da una fessura frontale in corrispondenza della falsa porta basculante d’ingresso all’improbabile garage.

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A questa ironia progettuale e al gesto spiazzante, che crea una sorta di oggettivo disorientamento di massa, si riconduce il progetto di MVRDV per Schijndel, paese natale di Winy Maas che insieme a Jacob van Rijs e Nathalie de Vries ha fondato e conduce il noto studio di architettura olandese, da sempre impegnato in una ricerca progettuale scandita dall’invenzione e dalla definizione di modelli di riferimento in continuo mutamento. Il progetto del nuovo centro commerciale urbano chiamato, dopo ben sette proposte elaborate, a ridare vita alla vecchia piazza del mercato, si propone con l’immagine rurale di una delle tante fattorie della campagna dell’intorno riprodotta su lastre di vetro stampato in scala maggiore (1,6 volte la scala reale) secondo un riuscito collage di immagini realizzato dall’artista Frank van der Salm. I 1600 metri quadrati di superficie coperta (la massima edificabile nel lotto), sviluppati all’interno su tre livelli con spazi a tripla altezza perimetrali, sono contenuti in una figura e in una tettonica che ricalcano le sembianze di una fattoria con tanto di tetto di paglia e coppi, fronti di mattone faccia a vista interrotti dalle belle finestre di legno bianco con persiane verde scuro (il tutto serigrafato su vetro). Una pellicola architettonica, quella della pelle vetrata dell’edificio, che gioca sul rapporto interno/esterno nella doppia percezione dell’immagine stampata che si stempera in alcuni punti, creando dei brani trasparenti: vetrine e scorci che sembrano ‘cancellati’ con una gomma progettuale dalla suggestiva e rammemorante texture iperrealista. Il grado di trasparenza delle vetrate stampate trasforma l’intero edificio quando in attività nelle ore serali, in una sorta di gigantesca lanterna urbana con le immagini dei fronti retroilluminati dalle luci interne che, come nel caso di Tigerman, trasforma l’anonimo e autoctono edificio agricolo (nel caso americano la casetta unifamiliare) in nuovo landmark urbano di riferimento. Nell’interno, l’articolato sistema di spazi e funzioni (uffici e ristoranti, negozi, un centro estetico, bar e altre attività) si offrono come un sistema sinergico in grado di configurare un efficace centro attrattore e luogo d’incontro. L’antica piazza del paese ritrova oggi la sua originaria funzione di mercato, in un nuovo polo urbano che gioca su un sapiente equilibrio tra ironia e memoria collettiva.

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in que ste p agine , Al cune vis te de gli interni del nuo vo centro commerciale in cui app are evidente l ’effet t o met af orico prodo t t o dal tra t tament o ‘architet t onico’ del le vetra te stampate .

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Memorie latine e design contemporaneo si fondono con uno charme radical-chic in ambienti informali e destrutturati al Downtown Hotel di Città del Messico, riuscita formula di boutique hotel e ostello

downtown hotel progetto di CheremSerrano foto di Undine Prohl testo di Antonella Boisi

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arragan e Legorreta, i grandi maestri messicani che amalgamarono tradizione e movimento moderno in architettura, sono lontani. Ma i giochi di luce e di ombre e le solide forme geometriche che caratterizzarono le loro opere restano tutte impresse nel dna di questo intervento di ristrutturazione-riconversione curato, con approccio garbato e sensibile, dallo studio di architettura e interior CheremSerrano di Città del Messico, fondato da due giovani e promettenti 31enni Abraham Cherem & Javier Serrano Orozco (quest’ultimo, di recente, prematuramente scomparso) che hanno firmato il progetto del Downtown Hotel.

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Vista del l ’ingre sso princip ale del la s trut tura ricet ti va con l ’al t o por t one ligne o che conduce al patio centrale , snodo dis tributi vo interno , del l ’ex re sidenza nobiliare seicente sc a. N el la p agina a fianco , l ’ul timo piano del l ’edificio , il terz o, do ve il tet t o-terrazza do tat o di piscina e ris t orante , divent a bel vedere pri vile gia t o sul centro s t orico di C it tÀ del Messico , nel la z ona di El Z oc al o.

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Il cuore del la s trut tura r icet t iva, il pat io del l ’ex Pala c io de l os C onde s de Mira val le , che funge d a cern iera , f il tro e sc ans ione tra le z one pubbl iche pr ivate del l ’ho tel -os tel l o. Accogl ie l ’osp ite con una generos a tr ipla al tezza re st itu ita d a un app ara t o a col onna t o mul t ipl o d i matr ice se icente sc a per a cco mpagnarl o nel percorso verso la cla ss ica sc al ina ta a tena gl ia org iat o che col le ga i tre l ivel l i del l ’ed if ic io, inqu adrando in p ietra e ferro f co me f ond ale il murale El H ol oc aus t o d i Manuel R odr iguez L ozano (1945) . tat i real izza t i G l i arred i del la l obb y e del r ist orante outdoor sono s su d ise gno d i C here mS errano con Paul Roco (R odr igo Berrondo e Pabl o Igar tu a) e con Paulis tano Chai r. Il proget t o il l umino te cn ico è opera d i L uis L ozoya.

N ei dise gn i: una sez ione l ong itud iale e la plan imetr ia del se condo l ivel l o.

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Nella profonda comprensione poetica del genius-loci, sono infatti riusciti a trasformare, con un layout compositivo innovativo, un suggestivo edificio del centro, testimonianza del XVII secolo, in un boutique hotel e ostello, due proposte ricettive indipendenti nel target, ma legate nelle soluzioni spaziali, materiche e d’arredo, che fondono eredità latine e design contemporaneo, valorizzando la verità strutturale dell’architettura con forme semplici e parsimonia di segni. Un modo per restituire freschezza e nuova identità a un luogo topico di Città del Messico: il “Palacio de los Condes de Miravalle” (palazzo dei conti di Miravalle), una nobile architettura messicana di origine seicentesca, nata come residenza privata e nel tempo prestata alla funzione di caffè letterario, ritrovo di artisti e sede di partito politico, situata nel cuore storico di ‘El Zocalo’, reticolo di strade acciottolate a pochi passi da piazza della Costituzione, metafora dell’identità nazionale messicana, poiché scelto dai conquistatori spagnoli per costruire chiese e palazzi esattamente sopra i resti del centro politico e religioso di Tenochtitlan capitale dell’impero Azteco.

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Una c amera del l ’ho tel , con aff accio s u strad a, se gna ta dal la p arete originaria in ma t t oni e pietra v ul canic a ross a e d al l ’al t o soffit t o a tra vi lignee sbianc ate . gno chiaro realizza ti, s u dise gno G li arredi in le dei proget tis ti, dal l ’aziend a it aliana Dessié dial ogano con la sedia p aulis ta di Paul o Mende s d a R ocha (1957) riedit ata d a Dpot , un rimando diret t o al l ’eredit à del de sign la tino americ ano .

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Due b agni ( uno priv at o e l ’al tro col let tiv o) del l ’ho tel os tel l o, entrambi c ara t terizza ti d al la fig ura fil tro del la s tr ut t ura reticolare in la terizio s u dise gno ass unt a come cos tante per q uinte e arredi.

f ot o di Jaime N avarro

N el la p agina a fianco , scorcio del giardino ver tic ale , firma t o d al l o s t udio Ver de Ver tical , che divent a un insolit o f ond ale site -spe cific per gli sp azi col let tivi e priv ati che si aff acciano al l ’interno del l ’edificio .

Pietre secolari, grandeur coloniale e cultura indigena locale: il carattere originario dell’edificio, declinato con facciate e muri di roccia vulcanica rossa, soffitti a volta, porte lignee multiple, infissi e corrimani in ferro forgiato, corti e colonnati, dipinti murali tradizionali e piastrelle di cemento fatte a mano, è stato conservato in toto e sottolineato nell’intervento di CheremSerrano. Sono partiti dall’immagine fotografica incontrata, dal recupero di un preesistente impegnativo nelle stratificazioni e dalla rilettura tipologica della ‘casa a patio’ (o meglio della Hacienda spagnola) per costruire ‘un ponte’ che potesse dialogare: da una parte, un involucro estroverso segnato dalla nobilità dei materiali e dall’altra uno più introverso segnato da una certa ruvidezza estetica industriale. A unire l’hotel con le sue 17 suites e l’ostello con i suoi stanzoni condivisi, ci pensa infatti il patio dell’ex residenza nobiliare, diventato elemento prioritario di riferimento del progetto, che veicola luce naturale e ventilazione negli spazi interni, consentendo altresì un risparmio di energia, luce artificiale e aria condizionata.

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Al l ’interno di un ambiente sp ar tano del l ’os tel l o, con il soffit t o origin ario a vol tine in m at t oni rossi, è ancor a l a strut tur a tr af or ata e incroci ata in m at t oni, su dise gno dei proget tis ti, qui acce s a dal col ore , a car at terizz are l ’arredo , nel l a f at tispe cie l a figur a di un let t o a castel l o per gli ospiti. N el dise gno: sezione l ongitudin ale del l ’edificio . N el l a pagin a a fi anco: l a z on a bar del l ’os tel l o, con il bancone e gli e ssenzi ali arredi in acci aio su dise gno che cre ano un pi acev ole contr ast o con l ’atmosfer a del l ’inv ol ucro .

Accoglie l’ospite, superato il portone d’ingresso principale su strada, con una generosa tripla altezza, enfatizzata dal colonnato multiplo, per accompagnarlo nel percorso verso la scalinata a tenaglia in pietra che inquadra – come fondale – il murale “El Holocausto” realizzato nel 1945 da Manuel Rodriguez Lozano. E da qui condurlo agli spazi collettivi e privati dell’hotel-ostello. Al piano terra si susseguono altri due patii-cortili minori che, con i loro corridoi di collegamento distributivo perimetrale, fungono da ulteriore cerniera, filtro e scansione tra le varie zone della struttura ricettiva, mentre, in una riuscita scenografia ambientale, la figura di un giardino verticale, opera site-specific dello studio Verde Vertical, maschera un muro cieco a tripla altezza, dialogando con gli ambienti che si affacciano all’interno dell’edificio. Tutte le stanze degli ospiti sono situate al primo e al secondo livello: pavimenti in piastrelle di recupero, muri rossi in pietra e grigi in cemento a vista, alti soffitti a travi lignee sbiancate e a voltine in mattoni, arredi in legno chiaro su misura realizzati con la collaborazione dell’azienda italiana Dessié, lampade di sapore retrò e luci fluorescenti indirette e led, ne sottolineano per frammenti le tonalità neutre accese dal contrappunto dinamico di una struttura reticolare in laterizio assunta come riferimento costante per pareti e mobili su disegno. Così se la presenza della sedia paulista di Paulo Mendes da Rocha (1957) rappresenta un rimando diretto al background del design latinoamericano, altresì la struttura polifunzionale traforata e incrociata in mattoni si spinge oltre, imprimendo nuovi contenuti visivi e funzionali agli ambienti, come comune denominatore di molteplici elementi: da un letto a castello a una quinta verticale al piano dei lavabi di un bagno comune. Perché l’ospitalità del XXI secolo, nella lettura di un giovane studio di architettura e design locale, azzera confini tradizionali e schemi precodificati, apre l’architettura d’interni e il design a una concezione dinamica del tempo, guardando al passato per costruire il futuro con spirito sperimentale. Mentre, all’ultimo piano dell’edificio, il terzo, il tetto-terrazza dotato di ristorante e piscina, diventa belvedere privilegiato sulla città antica.

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a sinis tra , il monolit o in vetro a cid at o del l ’ascensore e so t t o un’imma gine del l ’arriv o del la sc ala al primo livel l o con il rive stiment o di a cciaio a spe cchio che prose gue sul soffit t o. N el la p agina a fianco , la boiserie di a cciaio , realizza ta d a Marz ora ti R onchet ti di Cantù , che rive ste la sc ala di marmo di a cce sso al primo livel l o del la s ala ris t orante .

A Kuwait City, all’interno del lussuoso spazio commerciale multibrand Harvey Nichols, il nuovo Veranda Cafe pensato da Adam D. Tihany si offre come una moderna grotta architettonica in grado di configurare una dimensione intima e accogliente, un momento di sosta e di alta cucina nei percorsi dello shopping

Una Veranda in Kuwait progetto di Adam D. Tihany foto di Eric Laignel testo di Matteo Vercelloni

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Sot t o, vi sta del l ’arriv o del la scala dal primo livel l o del la z ona re ception. Par ticolare del sistema di lame sinuo se st ono ad and ament o variabile che rive parete e soffit t o del la sala ri st orante . a fianco , vedut a comple ssiva del la sala ri st orante pen sata come un’ av vol gente e morbid a gro t ta architet t onic a.

P

rotagonista dell’interior design di esclusivi hotel e ristoranti in tutto il mondo, Adam Tihany ha recentemente concluso il progetto del Veranda Cafe ubicato all’interno del centro commerciale The Avenues, nello spazio Harvey Nichols, il tempio della moda di Kuwait City. Come in tutti i suoi progetti anche in questo caso lo spazio del locale è pensato come un luogo intimo e accogliente, ad altro grado emozionale per quanto riguarda l’idea dell’involucro architettonico che si scosta volutamente dalla galleria commerciale su cui si affaccia, offrendosi come una sorta di grotta scultorea, giocata sul confronto di geometrie e materiali. L’acciaio inox a specchio, lavorato e fornito dall’Italia da Marzorati Ronchetti, è piegato secondo geometrie frattali e a cristalli volumetrici per disegnare la sorprendente boiserie che avvolge la scala, sviluppandosi all’intorno della torre di vetro acidato dell’ascensore centrale. L’acciaio, con le sue stridenti geometrie, unisce l’accesso dalla galleria commerciale alla sala del primo livello

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declinandosi in diversi episodi compositivi: dal rivestimento parietale, che prosegue nel soffitto con cuspidi tridimensionali, si sviluppa nel parapetto e si conclude nel bancone–reception in un dirompente ed efficace gioco di riflessi spezzati che moltiplicano e deformano lo spazio dell’intorno. Al dinamico segno progettuale dell’ingresso, che somma al monolito regolare vetrato dell’ascensore la movimentata sequenza delle forme in acciaio, risponde l’avvolgente soluzione compositiva della sala da pranzo, dove alla parete rivestita di legno, aperta con ampi scorci sullo spazio sottostante dello shopping, si

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affianca la soluzione sinuosa e plastica del disegno del soffitto e del lato cieco prospiciente. Senza soluzione di continuità, una fitta serie di lame a figura variabile e a serpentina sono poste in parallelo, intercalate da colpi di luce, creando una sorta di riuscito tunnel scultoreo che unisce in un’unica forma cocooning parete e copertura come in un ventre architettonico che protegge e circonda gli ospiti e i visitatori. Il rapporto tra caldo e freddo, tra forme morbide e geometrie scattanti e spigolose, caratterizza la filosofia del progetto che si relaziona anche alle diverse modalità di visita dello spazio. Al percorso di accesso in movimento, circondato da

riflessi spezzati e da un sotteso dinamismo statico della pelle architettonica risponde al primo livello un’atmosfera più solare e silenziosa, scandita da una luce calda e diffusa, da figure armoniche e da materiali naturali come il legno e il marmo. Come nelle sfere-tavolino disposte lungo il divano di attesa che segna la divisione tra i due momenti del percorso architettonico e sensoriale, marcando anche la diversa quota del piano di calpestio che annuncia l’ingresso all’ambiente della sala ristorante. Qui si confrontano tavoli, sedute con alti schienali per creare isole indipendenti e intime, arredi su disegno di diversa configurazione.

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Nel West End, nel cuore classico di Londra, un nuovo albergo di lusso progettato in toto (esterni e interni) da Foster + Partners: un’architettura – manifesto, altera e ieratica, che, all’intero, offre la vertigine di una piramide di nove piani

Me London

progetto di Foster+partners testo di Olivia Cremascoli

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il Radio Rooft op Bar, spet tacolare sky bar al l ’ul timo livel l o del me l ondon, proget tat o da f os ter + p ar tners , do ve ben si no ta la cupola triangolare che è il to p del la piramide che a t tra vers a centralmente e ver tic almente per no ve piani (e scl uso il terra) l ’albergo , il cui e sterno è visibile nel la f ot o piccola a cc ant o.

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il marconi l ounge b ar del me l ondon, che , immedia tamente dopo l ’ingre sso , accoglie gli ospiti del l ’albergo . è Un ambiente , aper t o anche ai non re sidenti, ideale “per vedere ed e ssere vis ti ”, do ve tra il re st o sono in cons ul tazione rivis te e giornali internazionali.

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albergo 5 stelle Me London occupa una posizione strategica nel West End, il cuore della capitale britannica: è infatti sullo Strand, a sud di Covent Garden, a pochi passi dal Tamigi e da Trafalgar square, e l’area che lo circonda è la Theatreland, dov’è di casa buona parte dei teatri londinesi. Il Me London, nuova e ulteriore proprietà della collezione Me by Meliá, rappresenta il primo progetto alberghiero nel Regno Unito per Foster + Partners, ma anche il primo per il quale sono stati progettati sia l’architettura che l’interior design. All’angolo con Aldwych, il Me London (hotel e contigui appartamenti residenziali) occupa lo spazio di quello che fu il complesso costituito dalla

Marconi House, prima sede londinese della BBC Radio, e dall’adiacente edificio della Citibank. Precedentemente, sullo stesso terreno, c’era il popolare Gaiety Theatre che, inaugurato nel 1903, fu fatto edificare da Henry Lovatt su progetto di Runtz & Ford. Nel 1904, posteriore al teatro, fu poi inaugurato il Gaiety Restaurant – la cui facciata è visibile tutt’oggi – progettato dal famoso Norman Shaw, all’interno del quale, ai piani alti, erano disponibili alcune camere per gli ospiti. Poi, nel 1912, la Marconi Company acquisì dal Comune di Londra un contratto di proprietà temporanea (per 99 anni) del Gaiety Theatre e Restaurant e li riconvertì nella sua sede, che, nel 1922, divenne appunto la prima stazione d’emissione radiofonica commerciale di Londra e, in seguito, la prima stazione radiofonica debitamente autorizzata della BBC.

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in que sta pagina , dal l ’al t o: uno scorcio e sterno del Radio Rooft op Bar, al l ’ul timo livel l o del me l ondon; la re cption del l ’ho tel , ubic ata al primo piano del l ’edificio alberghiero; infine , uno dei due ris t oranti del me l ondon, il Cu cina Asel lina , che propone menu d ’impront a it aliana e mediterranea .

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nel la so t t os tante imma gine: la cupola t ond a del la penthouse suite e, al le sue sp al le , uno de gli aff acci, con vis ta sul la cit tà, del l o sky bar del me l ondon.

un contemporaneo e ieratico boutique hotel, che offre 157 tra camere e suites (sono indipendenti gli 87 appartamenti residenziali allogati nella Marconi House). Dato che, negli anni Settanta, la facciata del complesso subì notevoli trasformazioni, il progetto di Foster + Partners ha previsto il rifacimento del tetto – obliquo – con tegole in ardesia; la ripresa delle finestre ad abbaino; il restauro degli interventi architettonici in pietra, con un’accurata selezione di pietre di Portland. Il nuovo edificio alberghiero corrisponde in altezza, scala e materiali alla contigua Marconi House, appunto adibita a residence. I dettagli quasi optical, le finestre a bovindo triangolari, la facciata in pietra calcarea di Portland, comunicano un senso di coesione, mentre l’arretramento dei terrazzi ai piani alti si rifà allo stile mansardato dell’adiacente Marconi House. La torre ellittica all’angolo dell’hotel, che funge da chiusura per l’arco dell’Aldwych Crescent e indica l’ingresso principale su strada, è sormontata da una cupola in cristallo – che ospita la penthouse suite del Me, con un panorama a 360 gradi su Londra – che vuole

Nel 1939 fu annunciata la demolizione del complesso del Gaiety Theatre, ma il teatro fece prima ad andare in rovina da solo e poi a farsi parzialmente distruggere da una bomba; per la sua demolizione si dovette attendere sino al 1958. Nel 1946, la Marconi House fu rilevata dall’English Electric, una società industriale britannica, che, nel 1955, acquisì il resto del sito: per la prima volta, la proprietà dell’intero complesso faceva capo a un solo ente, consentendone una ristrutturazione coordinata. English Electric bandì allora un concorso per la progettazione e la riconversione d’uso del complesso, che fu vinto da Gordon Tait; il nuovo progetto, che costò all’epoca 250.000 sterline, fu inaugurato nel 1960. Nel 1970, Citibank acquisì il contratto di proprietà temporanea del sito e lo mantenne sino al 2005, quando fu concesso un permesso, vincolato, per la sua ristrutturazione con trasformazione d’uso, cioè da edificio a uffici ad albergo. Il Me London è oggi l’hotel dove, dall’architettura all’interior design, è stato tutto progettato da Foster + Partners: l’esito è

peraltro rivisitare, in stile contemporaneo, quella edoardiana del palazzo dirimpettaio, l’hotel One Aldwych. I bovindi a prisma triangolare, che vistosamente sporgono dalla facciata del Me London, regalano una vertigine sullo Strand, mantenendo al contempo le originali e armoniche proporzioni della Marconi House; le vetrate hanno utilizzato tecnologie all’avanguardia allo scopo di creare ‘giunture’ invisibili e assicurandone l’isolamento termo-acustico; internamente, le finestre si possono schermare con due pannellipersiane scorrevoli su binario, in vetro opaco e legno. Un’efficiente organizzazione delle funzioni ha stabilito una gerarchia ‘naturale’ della privacy degli spazi alberghieri, da quelli pubblici, a livello strada, fino al roof garden e ai terrazzi privati dell’ultimo piano. Al loro arrivo, gli ospiti transitano attraverso l’ampia lobby del piano terra, (in pratica, un frequentatissimo lounge bar), poi in ascensore raggiungono la reception al primo livello (con annesso champagne bar di benvenuto), conchiusa in un’impressionante spazio piramidale,

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che si erge per nove piani, rivestito in marmo. Per l’intero albergo, l’esperienza visiva si basa sul concetto di yin & yang: gli ospiti infatti transitano da spazi chiari a quelli scuri, dalle luminose camere bianche ai corridoi esterni in marmo nero lucido, che costituiscono le pareti della centrale piramide che si disvela a livello reception. L’albergo offre un’ampia selezione di camere e suites, con anche stanze dai terrazzi privati su due livelli superiori, e suites con due ampi bagni in marmo, separati. In ogni camera, fissato alle pareti in pelle bianca, c’è un mobile nero che cela televisore e sistemi di intrattenimento, mensole retroilluminate in onice e un mini-bar. Al piano più alto del Me London, i terrazzi rooftop costituiscono una vera oasi urbana, con giardini e spettacolari viste sul Tamigi e sullo skyline di Westminster, e uno sky bar, dal candidi interni luminosi, che offre un’atmosfera informale, mentre i dettagli delle pareti in onice e il bancone nero richiamano il tema optical di cui è pervaso l’hotel. Al seminterrato, sale conferenze e attrezzatissima palestra.

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in que sta pagina , dal l ’al t o: al to p del la t orre del me l ondon, la penthouse suite del l ’albergo , con vis ta mo zzafia t o, a 360 gradi, sul la c apit ale ingle se . due sp aziose c amere del l ’albergo 5 s tel le , proget tat o d a f os ter + Par tners , con sugge stive vis te sul l o s trand e su ald wy ch, cuore pul s ante del we st end .

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Guardando Roma progetto di Massimiliano e Doriana Fuksas

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Sotto il cielo della città eterna, le magiche geometrie dell’architettura di luce e colori disegnata dalla coppia Fuksas per il gruppo Benetton ‘accendono’ di vita l’austero palazzo storico dell’ex Unione Militare

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La plastic a ‘bo lla’ in a cciaio e vetro , dalle comp lesse ge ometrie triango lari, dise gna ta dai Fuks as e rea lizza ta su l tet t o de l palazz o fine Ot t ocent o de ll’Ex U nione Milit are di R oma: un nuo vo sp azio be lvedere su lla cit tà s t oric a, che , durante le ore no t turne , divent a una grande lanterna , con finante con la cupo la b arocc a firma ta d a Pietro d a C or t ona ne l 1669 per la Basi lic a dei S anti Ambrogio e Car lo a l C orso .

foto di Gianni Basso testo di Antonella Boisi

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na gigantesca bolla trasparente, un escamotage scenico, e tra i pittoreschi tetti da cartolina della Roma rinascimentale e delle sue cupole barocche. Bisogna dirlo subito. L’imponente struttura in acciaio e vetro ‘atterrata’ come un ufo sul tetto dell’austero palazzo fine Ottocento dell’Ex Unione Militare, tra via del Corso e via Tomacelli, per opera dello studio Fuksas, era pre-destinata a far parlare di sè. Come sempre, d’altronde, quando un intervento progettuale coinvolge il tessuto della città storica in un contesto delicato, restituendo un innesto linguisticamente contemporaneo, forte e di carattere, declinato nella ristrutturazioneriqualificazione-riconversione di un edificio di 6000 mq di superficie complessiva, commissionato dal gruppo Benetton (e che poi il gruppo veneto ha venduto al marchio svedese H&M. [NdA]). Ma, la determinazione al dialogo con la storia dell’architettura dei luoghi, anche la più impegnativa, sostenuto da un sapiente vocabolario di forme, materiali, tecnologie che è scuola dei nostri tempi, non fa certo difetto alle opere di Massimiliano e Doriana Fuksas così come il coraggio di scegliere. Certo, le forme fluide della nuova copertura ‘bolla- nuvola-cupola-lanterna’ impongono riflessioni sull’impatto del segno nel contesto, sull’equilibrio di pesi tra antico e nuovo, sulle nuove armonie e prospettive tracciate. Ma, tanto è innegabile che la nuova presenza si appropri del ruolo espressivo di altro segno iconico nello skyline urbano – accanto alla cupola barocca firmata da Pietro da Cortona nel 1669 per la Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso –, quanto è indubbio che essa non sia soltanto una figura d’innesto ad alto grado di spettacolarizzazione. Nelle sue complesse geometrie triangolari, dalla grammatica performante, la plastica bolla propone infatti l’indicazione di nuove fruibilità spaziali e narrative. Non resta fine a se stessa. In copertura svolge la funzione di uno spazio panoramico di circa 300 mq alto al culmine 7,50 metri (dove sarà realizzato un ristorante-caffetteria), vibrante di luce naturale durante le ore diurne e con gli effetti cromaticamente mutevoli di una grande lanterna al crepuscolo e di notte. Nel suo sviluppo compositivo complessivo, invece, si materializza dal piano terra dell’edificio – recuperato

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La figura de lla bo lla-lanterna a t tra vers a tut ti i qu at tro live lli di s vi luppo de ll’edificio , ra cchiudendo dentro un grande vuo t o av vo lgente , il nuc leo dei co llegamenti ver tic ali, dei vani di ser vizio e impianti de l nuo vo f lagship st ore . S i propone come uno ‘snodo’ dinamico di aper tura lungo la s trut tura dei piani, Il proget t o contraddis tinti d a co lori differenti. illumino te cnico è s tat o cura t o d a S peirs & Major Associa te s. La sc ala di co llegament o, con gradini in vetro e spe cchio i llumina ti d ai led .

nell’architettura delle facciate tramite un intervento di light design –, ne attraversa tutti i quattro livelli e racchiude, dentro un grande vuoto avvolgente, il nucleo dei collegamenti verticali, dei vani di servizio e parte degli impianti del nuovo flagship store, diventando uno ‘snodo’ dinamico di apertura lungo la struttura dei vari piani, interconnessi tra loro tramite passerelle. “Sul piano tecnico abbiamo sperimentato l’innovativa tecnica denominata top-down” spiegano gli architetti. “In altre parole, i solai preesistenti sono stati interamente demoliti e ricostruiti, procedendo dall’alto verso il basso. Quelli nuovi composti da travi metalliche lunghe fino a 24 metri risultano sostenuti da otto colonne in acciaio distribuite nel perimetro di ciascun piano, nel completo rispetto delle pareti perimetrali”. E questo prezioso telaio ingabbia la luce in piani successivi che, nel rispetto del Benetton style, risultano poi contraddistinti da colori differenti

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veicolati dalla pavimentazione decorata con ‘bolle’ rosse, arancio, viola di grandezza diversa e dai controsoffitti che si ‘accendono’ in un range cromatico corrispondente. Nonché dagli arredi, dai tavoli ai desk, dagli espositori alle ‘trottole’ per abiti e accessori che si aprono a ventaglio, tutti su disegno dei progettisti, “come elementi ludici ispirati ai giochi dei bambini” che cercano equilibrio, leggerezza e morbidezza in una punteggiatura di materia liquida. Alla stregua di installazioni artistiche queste presenze scultoree di vetroresina bianca lucida si riflettono, infatti, in specchi di forma ovale che dilatano percettivamente luci e colori degli ambienti: una miscellanea evanescente alimentata dal contrappunto scenografico della scala di collegamento tra i livelli, con gradini in vetro e specchio illuminati dai led. Alla fine, proprio gli arredi-protagonisti sembrano configurare ulteriori ‘bolle’ spaziali metaforiche, una diversa

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dall’altra. Quasi che questa figura magica già sperimentata nell’esperienza del progetto dello spazio commerciale d’alto livello (basti pensare agli Armani flagship store di New York, Hong Kong e Tokyo) o dello spazio ricettivo privato/ pubblico (dal Centro Ricerche e Auditorium Nardini a Bassano del Grappa al recente Nuovo Centro Congressi EUR di Roma) non smettesse mai di sorpendere con effetti speciali. Nella fattispecie, c’è un ulteriore quid: il coup de théatre del piano terra pensato per ospitare un bazar di oggetti, colori e accessori, un autentico regalo per gli occhi: rende leggibile attraverso la pavimentazione vetrata uno scorcio dei resti archeologici del monumento sepolcrale in blocchi di tufo e lastre di travertino databile alla prima metà del II secolo a.C. riportato in luce a seguito degli scavi preliminari. Come se, sotto il cielo della città eterna, il dialogo fisico-mentale della bolla-lanterna sul tetto cominciasse proprio da lì.

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Ogni pian o è c ara t terizza t o dal la p aviment azi one de c ora ta c on ‘bol le ’ r osse , aranci o, vi ola di varia grandezza e d ai c ontr os offit ti l umin osi che si omatic o ‘accend on o’ in un range cr c orrisp ondente . T ut ti gli arredi in vetr ore sina bianc a l ucid a, dai tavoli ai de sk , agli e sp osit ori’tr ot t ola ’ per abiti e a cce ss ori che si apr on o a vent agli o, s on o stati dise gna ti d ai pr oget tis ti e c oncepiti c ome elementi l udici ispira ti ai gi ochi dei b ambini. S i riflet t on o in spe cchi di f orma ovale che dila tan o percet tiv amente l uci e c ol ori del l ’insieme .

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Vibrazioni immateriali di Alessandro Villa

Per l ’edizione 2013, la Serpentine Gal ler y di L ondra ha affid at o a Sou Fujimo t o il proget t o del padiglione dedic at o agli eventi e stivi. L ’architet t o gia ppone se l o ha imma gina t o come una nuv ola , una s trut tura fit ta e so t tile di met al l o bianco che sfiora il pra t o. Al suo interno i visit at ori tro vano pos t o su gradoni in polic arbona t o tra s parente . (F ot o cour te sy: S er pentine G al ler y)

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La smaterializzazione delle superfici architettoniche come risultato di un processo ideativo che cattura le suggestioni del mondo naturale e, attraverso semplici principi costruttivi, svuota i volumi per stemperarli nel paesaggio. Gli esempi di Sou Fujimoto, Alessandro Scandurra e Nendo

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osservazione dei fenomeni naturali ispira la poetica di architetti e designer che amano riprodurne gli effetti sensoriali senza imitarne la forma. Ecco allora che nuvole, neve e zampilli d’acqua si trasformano in superfici eteree per architetture e allestimenti intangibili. I volumi appaiono senza sostanza e sembrano esistere solo grazie all’alone di luce che li avvolge. La novità non è la trasparenza, perché le costruzioni sono ben visibili, e neppure la texture, perché non si tratta di rivestimenti. Si tratta invece di manufatti disegnati da linee sottili e strutture quasi vuote, in grado di attribuire consistenza visiva a spazi quasi impalpabili. Il padiglione temporaneo di Sou Fujimoto nei giardini della Serpentine Gallery di Londra è l’essenza di questa poetica, l’arte di osservare la natura con sensibilità e intelligenza. Per la tredicesima edizione dell’iniziativa promossa dalla galleria d’arte, l’architetto giapponese ha ideato una fitta costruzione in tubolare di metallo bianco simile ad una nuvola che sfiora il prato all’inglese dei Kensington Gardens.

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Da alcuni punti di vista l’allestimento sembra smaterializzarsi nel paesaggio, sebbene l’inserimento sia tutt’altro che mimetico. Le superfici sono infatti sostituite da un sottile reticolo al tempo stesso organico e geometrico, modellato nella forma di un volume astratto. La perfetta fusione di ‘natura e artificio’ è il tema concettuale dell’installazione, come dichiara lo stesso Fujimoto. All’interno i visitatori trovano posto in una rete tridimensionale a gradoni modulati sulle dimensioni umane. La struttura ospita uno spazio per piccoli eventi e concerti ed è più simile ad un grande nido che a un’architettura. Il padiglione è stato realizzato con esili profili saldati – solo 2 cm di sezione – e inserti di policarbonato trasparente a protezione dal vento e dalla pioggia. Le persone si trovano così riparate e contemporaneamente immerse nel giardino, avvolte da una struttura ambigua, “finita e incompleta, delicata e netta, spigolosa e morbida”, i cui confini irregolari sembrano annullare la divisione tra interno ed esterno.

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Un’idea simile sottende l’allestimento “80 sheets of mountain”, ideato dallo studio Nendo per l’ultima edizione della Fiera del mobile di Stoccolma. In questo intervento, ottanta strisce di polistirene tagliate al laser disegnano i profili di un immaginario paesaggio innevato. Il candore del materiale e la sagoma sinuosa suggeriscono l’idea di dolci colline. Per ridurre l’impatto ambientale legato al trasporto del materiale, i fogli di plastica sono stati piegati sul posto, per essere poi appiattiti e riciclati a fine mostra. Con un utilizzo minimo di materiale è stato creato un effetto volumetrico sorprendente, lo scenario ideale per l’ambientazione dei prodotti disegnati dallo studio giapponese fondato da Oki Sato. Le suggestioni provenienti dal mondo naturale sono frequenti nei progetti di Nendo. Anche per i negozi Issey Miyake l’allestimento è immaginato come una prateria di sottili tondini in metallo bianco. I prodotti sono appoggiati alle estremità puntiformi, anziché sugli usuali ripiani, e i capi ricordano fiori di campo colorati, accarezzati da una brezza dolce.

Sopra: un rendering del l ’Expo Ga t e di Al essandro S candurra , il padiglione che in L argo Cairoli a Milano anticiperà l ’espo sizione univer sale del 2015. L a fine strut tura e sterna a v vol ge il vol u me e sembra di ssol vere la superficie in un al one l u mino so. N el la p agina a cc ant o: in al t o “80 sheet s of mount ain”, al le sti ment o di Ne ndo per l ’ul ti ma edizione del la F iera del Mobile di S t occol ma. Il tit ol o f a riferi ment o al l ’immagine di un c andido pae saggio mont ano o t tenut o con semplici f ogli di poli stirene pie ga ti e affianc ati ad al tezze diver se. In b asso, gli e spo sit ori proget tati d a N endo per i ne go zi Iss ey Miyak e. I capi sono ad agia ti su semplici t ondini bianchi che smaterializzano le superfici del l ’al le sti ment o.

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I designer giapponesi amano le soluzioni essenziali ma a differenza del severo minimalismo europeo lavorano sulle emozioni ispirate dalla natura piuttosto che su concetti astratti ed esistenziali. La sensibilità orientale è in perfetta sintonia con i temi dell’ambiente, per esempio per l’impiego frequente di materiali riciclabili, tuttavia la vera motivazione è da individuare nella poetica espressiva, nella spontanea propensione alla leggerezza e solo di conseguenza nei principi costruttivi che riducono materia, peso e spessore al minimo indispensabile. In occidente il fenomeno è più raro, ma non meno interessante. Leggerezza, trasparenza e modularità sono i principi che hanno ispirato il progetto di Alessandro Scandurra vincitore del concorso per l’Expo Gate a Milano. Il padiglione anticipa l’esposizione universale del 2015 ed è una piccola architettura temporanea dedicata a manifestazioni ed eventi che verrà realizzata in Largo Cairoli. Da qui l’idea di separare il padiglione in due caselli ai lati della piazza e liberare lo spazio

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centrale. La struttura è realizzata con un sistema elementare in tubi d’acciaio che avvolge le superfici esterne e sembra attivare un alone luminoso attorno al volume. Osservati a distanza, i due edifici svaniscono nella luce come lievi zampilli d’acqua, come fontane ai lati della piazza che incorniciano la torre del Castello Sforzesco. La tecnologia è semplice e anche in questo caso non spiega da sola il linguaggio espressivo del progetto. Si direbbe che il mainstream della leggerezza, quella perseguita dagli architetti che amano citare le Lezioni Americane di Italo Calvino, si sia evoluto in una filosofia dell’assenza. Nello stesso tempo, la diminuzione del peso e dello spessore dei materiali è oggetto di un campo di ricerca della tecnologia che spesso produce effetti di annullamento e illusioni ottiche per rendere le superfici evanescenti. Nei progetti sopra citati la smaterializzazione delle superfici è soprattutto la conseguenza di un processo ideativo che assottiglia il volume fino quasi a scomparire e riduce la sostanza al suo simulacro, come spesso accade anche in natura.

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Novità in casa di Nadia Lionello - foto di Simone Barberis

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I progetti più nuovi in ambienti reali, ossia quanto il design riesce a rivelare del proprio temperamento nelle diverse situazioni. Segni particolari: Bello nell’aspetto e democratico nel concept

Pyl on, tavol o t ondo con s trut tura in a cciaio vernicia t o finitura R aw Bla ck e crociera in a cciaio croma t o con piano in cris tal l o fumè , del la col lezione Diesel with Moroso . sedie Bridge , a de stra , da e sterno o interno con s trut tura in a cciaio tra t tat o vernicia ta nera o bianc a, schienale S ucce ssful living from in al l uminio in qu at tro col ori e sedut a t ond a in le gno irok o na turale . de sign Ichiro Iw as aki per discipline . Quadricromia , tappet o in ti baud (ma teriale o t tenut o dal la la vorazione di sc ar ti di fili e te ssuti) unit o a fel tro con cuciture irre golari, realizza t o in tre dimensioni e in unic a col orazione . H a c ara t teris tiche di f ono assor benza ed è utilizza bile anche a muro . Design Jean N ouvel per Dane se .

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Flexa , pol trona con s trut tura in met al l o rive stit a in poliuret ano schiuma t o e rive stiment o in pel le o te ssut o. Gambe in a cciaio vernicia t o. Desi gn Giuseppe Bavuso per Aliv ar . Mika do, madia contenit ore con s trut tura e ante , a lis tel li inclina ti e s fal s ati, in le gno di fra ssino oliv at o. Desi gn Front per Porro . sul la ma dia, S qu are dhea d, opera in maiolic a dipint a a pennel l o di Faus t o Sa l vi . C our te sy Off icine S affi.

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Tra , appendiabi ti in f aggio na turale o tin to wengè . Dise gna to d a Tomok o Azumi per Zilio . Pure , sneakers nere e fuxia , in pel le di vi tel l o liscio ingra ss ato, con tomaia doppia , in terno in l ycra s tre tch e f odera in vi tel l o. S uola in gomma . Design Jean N ouvel per Rucoline . K ina , lamp ad a d a tavol o in ceramic a smal tata in diversi col ori l ucidi o ma tt. Design Marco Z ito per Bosa . L os t in the fif ties , tappe to in lana himala yana annod ato a mano con nodo tibe tano . Idea to e prodo tto da CC -Tapis .

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Fant asia , pol troncina con s trut tura met al lic a imbo t tit a schiuma ta in s tampo , rive stit a in te ssut o s foderabile e piedini in ma ssel l o di faggio n ATURALE O TINTO SCURO . de sign N icola G al lizia per Mol teni&C . Ink , tavolino con piano in MDF la cc at o e gambe in t ondino di a cciaio vernicia t o rosso , nero e bianco . Design Emilio N anni per Zano t ta. S in tit ol o 33 brucia ti, tappet o 220 x280 cm in pura lana tibet ana c ard ata e annod ata a mano in N epal . Disponibile in tre varianti col ore . Design H arr y&Camila per L iving .

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Shine , sedie impilabili in tubolare ret tangolare in le ga di al l uminio , sedut a e schienale in lamiera in le ga di al l uminio model la ta, tra t tament o anticorro sivo, vernicia ta in diver si col ori. Bra ccioli in teak na turale . Design Arik L ev y per Emu al u . T-chair, al centro , sedia impilabile con strut tura in met al l o vernicia t o in o t t o col orazioni con schienale in fra ssino na turale o vernicia t o. Design R ober t o Barazzuol e C ri stian Mali san per Tacchini . Cand y, lamp ad a al ogena a so spen sione , in met al l o con corpo centrale a dodici f acce pent agonali f ora te , vernicia ta in no ve col ori combinabili tra l oro . Design Doriana e Massimiliano F uk sas per Zonca . R aw, t ovaglia in tela di lino a trama larga , stropiccia ta, di Soci ety.

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Wind , libreria del sis tema modulare componibile interamente in al l uminio con piani e strusi e mont anti in pre ssofusione . S ono previs te 4 larghezze e 5 al tezze nel le finiture bro t te op achi, S ono disponibili schienali in vetro tempera t o in diverse finiture . Design G iuseppe Bavuso per Rimade sio . wn nero e bianco la

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Profile , panc a con s trut tura in le gno ma ssiccio con imbo t titura in mousse H R , rive stit a in te ssut o tar tan kil t bengale in co t one di Jean paul G aul tier e tra punt ata. Design Maurizio Manz oni e R ober t o Tapina ssi per Roche Bo bois . Mar tini, lam pad a d a terra in a cciaio vernicia t o o paco grigio , caffè o bianc a con effet t o soft t ouc h. Design centro Stile Natuzzi .

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Memor y, sedie s mont abili con ga mbe in al l u minio e struso e conific at o vernicia t o, sedut a con telaio in al l u minio s tampat o con sedile in poliuret ano rive stit o in te ssut o, schienale con s trut tura in t ondino di a cciaio cur vat o schiu mat o con poliuret ano vernicia t o. Design Paol o Bizz ozero e V incenz o R ul li per Adele -C. F uniculĂŹ, la mpad a d a terra con diffusore orient abile e scorrev ole l ungo l o s tel o, dise gna ta nel 1979 da L l uis Porquera s prodo t ta d a Marset in a cciaio e diffusore in al l u minio la cc ati.

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Ristrutturiamo di Elisa Musso - foto di Simone Barberis

Lavabi, rubinetti, rivestimenti e porte per iniziare a immaginare la casa che verrĂ . Nei cantieri work in progress di Milano Porta Nuova

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nel la p agina a cc ant o, TOILE , PANNELLO IN G RES PO RCELLANATO IN FO RMATO 80X180 C M. PE RFETTO PE R REALI ZZARE RIVESTI MENTI E PARETI FL UIDE IN C UI LA CE RAMICA DIVENTA TE SSILE . DISEG na TO DA RO DOL FO DO RDONI PE R MUTINA. FRAME CARPET , PIAST RELLE 60X60 C M. PROPO STE IN 2 DELLE 8 VERSIONI . SONO IN G RES PO RCELLANATO E RAPP RESENTANO IL PE RFETTO CONN UBIO T RA IL LING UAGGIO G RAFICO DELLE PIÙ MO DERNE TECNOLOGIE DIGITALI E LE T RADIZIONI DECO RATI VE DELLE ce ramiche . pro dot te da ref in. AZULE J, PIAST RELLE IN G RES PO RCELLANATO SMALTATO DA 20X20 C M. CON PATTE RN DIVERSI DA MIXARE A PIACE RE. DISEGNATE DA PAT RICIA URQUIOLA PE R MUTINA. In questa pagina , SLI MTECH O RIGINI , RIVESTI MENTO IN G RES LA MINATO EFFETTO MARMO DI 100X100 C M. PRO DOTTO DA LEA CER AMICHE. BO DYPARK 3, PANNELLO DI 40X180M. CHE RIPRO DUCE IL CO RPO UMANO IN TO RSIONE . IL DECO RO È REALI ZZATO IN PLATINO SU FON DO BIANCO L UCI DO. DESIGN NIGEL COATE S PE R CER AMICA BAR DELLI. NE BULA CO DE HELI X, RIVESTI MENTO IN SILE STONE ®, MATE RIALE CO MPO STO PE R OLT RE IL 90% DA QUARZO NAT URALE . PRO DOTTO DA COSENTINO. G RANITOG RES DARK G REY GLO SS, DELLA SERIE ARCHITECT URE, È IN G RES PO RCELLANATO NON SMALTATO. E’ IN FO RMATO 90X90 C M. PRO DOTTO DA CASALGR ANDE PADANA.

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WANDA, VASCA IN CERAMILUX DALLA FORMA ESTREMAMENTE COnFORTEVOLE SOTTOLINEATA DAL BORDO AVVOLGENTE. DESIGN DANIEL DEBIASI E FEDERICO SANDRI PER ANTONIOLUPI. UN GRADO, PIATTO DOCCIA IN QUARZO DELLA COLLEZIONE U DESIGN BATHROOM. PUÒ ESSERE MATT O GLOSS, IN UN’AMPIA PALETTE DI COLORI. PRODOTTO DA STONE ITALIANA. FOTO SCATTATE PRESSO LA TORRE BOSCO VERTICALE PROGETTATA DA BOERI STUDIO.

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ACQUACHIARA, MISCELATORE MONOCOMANDO ECOCOMPATIBILE, FLESSIBILE E DI COSTO ACCESSIBILE PRODOTTO DA MAMOLI. GRANDERA, batteria a tre fori per lavabo CHE UNISCE ELEMENTI CIRCOLARI E SQUADRATI. PRODOTTO DA GROHE. AL / 23, MISCELATORE PER LAVABO SMALTATO NERO. DESIGN PIERO LISSONI PER ABOUTWATER. BJHON, LAVABO SCULTOREO IN CRISTALPLANT速. DESIGN ANGELO MANGIAROTTI PER AGAPE. FEZ, RUBINETTO DA TERRA LACCATO BIANCO. DESIGN BENEDINI ASSOCIATI PER AGAPE. A PARETE, STRING, PANNELLI DI RIV ESTIMENTO IN ACRILICO. PRODOTTI DA SINTETICA DESIGN. A TERRA, TWELV E, PVC DECORATO A STAMPA DIGITALE DI LIMONTA.

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TROPICANA SPECCHIO DALLE GEOMETRIE NETTE. È DISEGNATO DA MATTEO ZORZENONI PER MINIFORMS. FLAPS, RADIATORE IN ALLUMINIO RICICLABILE AD ALTA EFFICIENZA TERMICA. ha PIEGHE (FLAPS) PORTASALVIETTE. DIsegnato da VICTOR VASILEV PER ANTRAX. BASE, PIASTRELLA 60X60 CM. IN GRES PORCELLANATO CON DECORO DELAVE FANGO INSERTO MIX 3. DA COMPORRE MIXANDO LE TRE SFUMATURE. PRODOTTA DA FAP CERAMICHE.

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RAY, LAVABO IN CERAMICA. È APPOGGIATO SU UNA LEGGERA STRUTTURA IN METALLO E ROVERE NATURALE. Di MICHAEL HILGERS PER EX.T. PIANA, PIATTO DOCCIA EXTRASOTTILE REALIZZATO IN MINERAL STONE E PRODOTTO DA GALASSIA. COLONNA DOCCIA, FREE STANDING È PERFETTA ANCHE PER L’OUTDOOR. E’ IN ACCIAIO INOX DISEGNATA DA LUDOVICA + ROBERTO PALOMBA PER ZUCCHETTI. KOS. INSIDE OUT, COLONNA A PAVIMENTO CON ANTA IN LEGNO LACCATO OPACO, FIANCHI IN DURALIGHT E RIPIANI IN VETRO. di CARLO COLOMBO PER TEUCO.

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CHANGE-B 02, MANIGLIA SQUADRATA IN FINITURA NERA. DISEGNATA DA SANDRO SANTANTONIO PER DND速 BY MARTINELLI. NINA, MANIGLIA SOTTILISSIMA IN OTTONE. DISEGNATA DA DANIEL LIBESKIND PER OLIVARI. SYDNEY GESSO, PORTA A BATTENTE IN LEGNO. ULTRAMATERICA, HA MANIGLIA BILBAO IN FINITURA CROMO SATINATO. PRODOTTA DA BERTOLOTTO PORTE.

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A PARETE: RESERVE MAREGGIATA, PARQUET in rovere l avorato artigian al men te di List one Giord ano . TOUCH SCREEN 4,3” per l a do motica, IN TERRUTTORI E PL ACCA EIKON EVO IN ALL UMINO ANOD IZZATO GRIGIO N EXT.PRODO TTI DA VIMAR . MAPS E GEOMETRiCO, PARQUET IN ROVERE VERN ICIATO ALL ’ACQUA CON DECORI GRAFICI. DESIGN L UCA COMPRI E L UCA SCACCHETTI PER XILO1934. AIR ST, VEN TIL ATORE A PAL A DA SOFFITTO IN L EGNO VERN ICIATO CON MOTORE IN METALLO. DESIGN GIUL IO GIAN TURCO PER BOFFI. A TERRA, OL MO SABBIATO OL IATO SBIAN CATO N ATURAL E, PARQUET DALL ’ASPETTO SCaVATO Di CADORIN . FOTO SCATTATA PRESSO L A TORRE SOL ARIA PROGETTATA Dal l o studio Arquitecton ica.

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Madame Bergère di Katrin Cosseta foto ed elaborazioni immagini di Enrico Suà Ummarino

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Avvolgenti, scultoree, protettive. Ritornano le poltrone a schienale alto e con ali terminali, tra citazioni rĂŠtro e spirito pop. Dal Salone del Mobile, nuovi spazi individuali di comfort e raccoglimento

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2.

3.

1. marcel prous t siede nel la bergère p22 di p atrick norguet per ca ssina , realizza ta con gambe in fusione di al l uminio l ucido o vernicia t o e R ive stiment o sf oderabile tut t o in pel le o in te ssut o oppure in 5 combinazioni con e sterno in pel le o te ssut o / interno in te ssut o. 2. uncle jim, dal la a unt s and uncle s col le ction di philippe s tarck per kar tel l , pol trona a schienale al t o (pro t otipo ) realizza ta con te cnol ogia a iniezione del polic arbona t o tra sparente in un unico s tampo . 3. clariss a hood , di patricia urquiola per moroso , bergère con Strut tura in met al l o e scocc a in fibra di polie stere s tampata a c aldo , rive stiment o in te ssut o bicol ore .

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1. grand repos , di ant onio cit terio per vitra , pol trona relax re clinabile , su b as ament o a qu at tro razze in al l uminio pre ssofuso (nel la nuo va al tezza ma ggiora ta di 5 cm) , propos ta in inediti te ssuti e col ori. Disponibile anche con pouf poggiapiedi. 2. concord , di clae sson k oivis t o rune per capdel l , pol trona relax girev ole a schienale al t o, su b ase in a cciaio vernicia t o con rive stiment o in te ssut o. C omplet a di pouf poggiapiedi.

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3. inka , di rober t o romanel l o per bil liani , pol trona in poliuret ano a densit à differenzia ta con b ase in le gno di noce c analet t o o f aggio la cc at o e R ive stiment o in te ssut o, microfibra , pel le o e copel le . 4.osc ar wilde siede su cl oé di Désiree , pol trona girev ole a schienale al t o, con s trut tura in met al l o e rive stiment o in te ssut o bicol ore . la f orma organic a asimmetric a del la scocc a consente le due posizioni di relax o sedut a. de sign R &S Désiree .

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2.

1.

1. virginia w oolf siede nel la bergère mamy bl ue di rober t o lazzeroni per pol trona fra u . L a b ase è in le gno di fra ssino tint o wengé , la scocc a è rive stit a internamente in Pel le F ra u mentre l ’esterno è in C uoio S addle Extra . 2. dol l y, di doriana e ma ssimiliano fuks as per baxter , pol trona a schienale al t o imbo t tit a e rive stit a in pel le N abuk R ose con i profili in pel le K ashmir N uage , piedi in le gno di noce .

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4.

3.

3. l ounge chair ma sera ti b y zano t ta, di l udo vic a e rober t o pal omb a per zano t ta, edizione limit ata oma ggio al la nuo va Masera ti Quat tropor te . base in a cciaio nichela t o nero l ucido o croma t o, rive stiment o trapunt at o sfilabile in pel le zano t ta extra 99, con bordo a contra st o. 4. het a, di philippe be stenheider per fra g , bergère con s trut tura in f aggio . S edut a, schienale e bra ccioli a ut opor tanti in cuoio . Disponibile con cuscini di sedut a e poggiareni in pel le .

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2.

1.

1. w olf gang goethe siede nel la Pol trona S o Quiet di CĂŠdri c R ago t per roche bobois . girev ole e re clinabile , il model l o ha b ase in a cciaio e le gno , imbo t titura in s chiuma poliuret ani ca e rive stiment o in te ssut o o pel le . 2. miner va, di carl o col ombo per giorget ti , bergère con s trut tura in profila t o d ’acciaio e imbo t titura in poliuret ano e s panso s chiuma t o a freddo . un par ti colare ma teriale inserit o nel l o s chienale dona fle ssibilit Ă e permet te al la par te al ta di piegarsi. rive stiment o non sf oderabile in te ssut o o pel le .

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4.

3.

3. gra ce , di umber t o a sna go per busnel li , pol trona relax con b as ament o girev ole in met al l o con finitura antic ata, bla ck nichel o nichel opaco , imbo t titura in poliuret ano e spanso indef ormabile a densit à differenzia ta, rive stiment o in pel le o te ssut o, qui nel la nuo va grafic a pied de poule . 4.hug, di clae sson k oivis t o rune per arflex , pol trona relax av vol gente , con Strut tura e b as ament o in met al l o, profili in le gno ma ssel l o (noce Canalet t o, tint o wengè , ro vere) . Imbo t titura sedile e schienale in poliuret ano schiuma t o in s tampo , rive stiment o in pel le o te ssut o.

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Paesaggi materici di Valentina Croci

Quattro designer sperimentano il linguaggio della materia e la sua percezione. Ognuno a modo suo, ridisegnano la pelle degli oggetti trasformandone le qualità visive. E niente appare più lo stesso

Trip tych è l ’ul tima opera di Alber t o Biaget ti . È compos ta d a tre contenit ori, due dei qu ali sono realizza ti in col laborazione con Antique Mirrors , l ’aziend a che la vora il vetro con p ar ticolari te cniche brevet tate . N el primo contenit ore (pagina a cc ant o) la la stra in vetro ricopre interamente il pannel l o di le gno; nel se condo (det taglio sopra) , in ma ssel l o di pino , gli spe cchi ev oc ano le vena ture del le gno . Il terz o (det taglio in al t o a de stra) è de cora t o con borchie in o t t one su p annel li di OBS .

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lberto Biagetti, Raffaello Galiotto, Nucleo e Mathias Kiss hanno obiettivi ed esiti progettuali differenti. Ciascuno approccia il design con una personale filosofia, ma in tutti è evidente l’esigenza di fare ricerca sui materiali. E trovare proprio nell’espressività della materia il modo per scardinare logiche produttive o interpretazioni tipologiche consolidate. A cavallo con l’arte, Alberto Biagetti e Nucleo condividono l’indagine nella semantica degli oggetti. Puntano su tecniche produttive artigianali per creare inediti effetti materici che rileggono l’estetica di cose comuni. Da interior designer, Mathias Kiss ragiona sulla composizione dell’ambiente e, utilizzando segni ed elementi decorativi consueti quali le cornici perimetrali a soffitto, scardina il tradizionale modo di comporre uno spazio. Raffaello Galiotto ha invece un approccio da designer industriale con un’intensa ricerca sul

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materiale lapideo. E, nella definizione di un processo produttivo scalabile applicato alla pietra, Galiotto insegue l’unicità del progetto. Nella recente opera Triptych, Biagetti intende nobilitare anche i materiali più poveri, come il legno di pino o il truciolare, attraverso l’alto artigianato. Il trittico consiste in due credenze trattate con inserti o rivestimenti di Antique Mirrors, l’azienda senese che lavora il vetro a specchio con tecniche artigianali brevettate, e di un terzo contenitore, i cui pannelli OBS sono arricchiti da borchie di ottone. Soprattutto nella credenza in massello di pino, la forma degli inserti, applicati

quasi con un’operazione di microchirurgia, va a evocare le venature del materiale naturale. Prodotti poveri e industriali sono dunque giustapposti ad applicazioni artigianali, creando un unico sartoriale e trasfigurando la percezione del legno. Biagetti tende a suscitare, attraverso la materia, un dialogo diretto tra oggetti e spettatori e a riformulare le logiche dell’abitare con combinazioni che coniugano la memoria a un futuro già in atto. Gli aspetti evocativi della materia sono oggetto di studio di Nucleo, il collettivo torinese di artisti e designer diretto da Piergiorgio Robino, che

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Al cuni dei p annel li in pietr a n atur ale con effet to de cor ativ o 3 D, re alizz ati d a Lithos De sign su proget t o di Raff ae llo G aliot t o . Dal l ’al t o in senso or ario: pannel l o G iz a del l a col lezione Pietre Incise; Na os del l a col lezione Pietre L uminose; R ism a del l a col lezione N uance; Pol are e S irio del l a col lezione Pietre L uminose .

ci porta a immaginare uno spazio domestico con caratteristiche emotive e psicologiche. Come nel movimento dell’informale astratto, la forza espressiva dei materiali incide sulla percezione degli spettatori e porta l’oggetto a comunicare su un livello più alto della mera funzione. Il lavoro di Nucleo è da loro stessi definito “materico” e si traduce in oggetti di uso quotidiano trasformati attraverso resine e fibra di vetro che ne trasfigurano forma e linguaggio. Nucleo manipola la storia e la tradizione degli oggetti, sospendendone la connotazione epocale. Come nel caso della collezione Souvenir of the last century: una scala e una panca di recupero, piene di graffi e scrostature, ricoperte di resina trasparente che le rendono mummie o reliquie del passato. Analogamente, la serie Wood Fossil vede l’unione tra lacerti di oggetti in legno e resina cristallizzata con le impurità come se fosse ambra. Un’unione artificiale che richiama l’idea dei fossili custoditi nella terra e dell’azione del tempo sulla materia. Il francese Mathias Kiss dello studio Attilalou, essendo un interior designer, è abituato a considerare arredi, finiture ed elementi decorativi

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Il proget t o G olden Snake di Mathia s Kiss del l o stud io At t ilal ou si basa sul la def ormaz ione e la p iega del le trad iz ional i corn ic i per imetral i de cora t ive , che in al cun i casi sono r icoper te d i f ogl ia d ’oro . i mater ial i r ig idi assumono un’ ined ità pla st ic ità v isiva.

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Del l o stu dio t orine se Nucle o , il tavolino b asso del la col lezione R esin F ossil (acc ant o), l o sgabel l o e la p anc a in re sina del la serie W oo d Fossil (so t t o). In que sti ul timi pro dot ti, pezzi di ogget ti di re cupero sono imprigiona ti da uno s tra t o di materiale sintetico che li a ssicura al la pos terit à.

in una visione di insieme. E a lavorare con un consolidato vocabolario di componenti quali, per citarne alcuni, modanature e cornici in gesso o rivestimenti parietali con precise modalità di posa. Ovvero a utilizzare un campionario ‘scolastico’ di elementi che lo stesso Kiss punta a sconvolgere. Così, le tradizionali cornici modanate perimetrali si trasformano in inaspettati circuiti tridimensionali che rinnovano il consueto modo di intendere la decorazione d’ambiente. Gli ingredienti dello spazio appaiono liberi dagli schemi, come se prendessero vita: parquet che si scompongono e si spalmano sulle pareti o materiali rigidi che si deformano come se fossero elastici. Le composizioni tridimensionali di Mathias Kiss mostrano un alto profilo artigianale, studiato insieme al partner dello studio Olivier Piel, che nasce mastro artigiano. Tutti sanno che il marmo è un materiale pesante e duro, estratto nei secoli con immense fatiche, lavorato colpo su colpo a scalpello con grande sforzo e levigato finemente da mani nude. Il marmo rappresenta la lotta dell’uomo contro la forza della natura. Il designer veneto Raffaello Galiotto vuole mettere in discussione l’idea della pietra come materia ostica con una serie di collezioni industriali, realizzate dall’azienda del marmo Lithos Design. Si tratta di ‘marmette’, ovvero lastre a dimensione standard in vari materiali lapidei, lavorate in alte tirature con macchine a controllo numerico. Fili diamantati e acqua tagliano i blocchi di pietra in lastre mistilinee che, nell’accostamento, vanno a disegnare pattern tridimensionali. La pietra ottiene così la leggerezza del tessuto, il chiaroscuro dei tendaggi mossi dal vento, la vibrazione di un materiale impalpabile e la trasparenza delle resine naturali. La macchina vince la difficoltà del materiale e rende la produzione standardizzabile. Ma il design mette in luce l’unicità dei singoli blocchi: ogni marmetta riflette, mettendole in evidenza, le venature e le difformità superficiali proprie della pietra naturale.

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Layered Experience di Stefano Caggiano

L’organizzazione aperta e stratificata delle interfacce digitali prende forma tangibile in una nuova tipologia di oggetti realizzati per sovrapposizione di livelli semitrasparenti

La so vrapposizione di co lori e tra sparenze genera pe cu liari effet ti di op acit Ă nei pezzi de lla serie Haze di Wonmin P ark , la cui strut tura sembra s ve larsi lent amente . (F ot o: Wonmin Park)

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A sinis tr a: Il par al ume del l a l ampada a sospensione Diamond , dise gn ata da Maud Vant ours per Anthol ogie Qu ar tet t , è re alizz at o con set te s tr ati di al l umino e PVC, l a cui so vr apposizione cre a un ‘effet t o cipol l a’ di li vel li su li vel li.

L’

irruzione dell’elemento digitale nella vita quotidiana ha innescato una profonda riorganizzazione del rapporto utenteoggetto. Tra icone sfiorate, tablet accarezzati e smartphone sbirciati, il tempo dedicato alla fruizione dei dispositivi info-elettronici aumenta ogni giorno di più. L’esperienza ‘layer’, in particolare, nata negli ambienti virtuali come sovrapposizione di livelli in filigrana che danno accesso gli uni agli altri, rappresenta un modello di distribuzione formale ‘aperta’ applicabile anche al design degli oggetti. È il caso, per esempio, delle lampade Gradient dello Studio WM e Layer di Matteo Zarzenoni, caratterizzate da un’architettura di prodotto ‘scomposta’ in cui persino il colore lavora come elemento separato. Mentre una declinazione più misurata dei piani trasparenti è quella pensata da Nendo nello scaffale RotatingGlass per Lasvit, in cui dischi di vetro artigianali lasciano intravedere, non senza deformarli, gli oggetti riposti. Questo tipo di strutture presentano uno sviluppo molto interessante dell’armonia compositiva nell’elemento d’arredo. Le finestre sensibili di tablet e smartphone distribuiscono infatti l’oggetto digitale in uno spazio disallineato rispetto alle direttrici prospettiche tradizionali, organizzandolo piuttosto come una

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L e l ampade G r adient del l o Studio WM (sopr a nel l a versione a sospensione , so t t o nel l a versione d a tavol o) si ispir ano al le l ampade ad olio e ad antichi c andel abri. S frut tando p ar ticol ari effet ti di rifle ssione sul l a porcel l an a e sul vetro borosilic at o, l a l uce LED gener a un a sens azione di diffus a morbidezz a spars a su tut t o l ’ogget t o. (F ot o: Paul S chipper)

sovrapposizione di piani sospesi. Privi di un punto di fuga centrale che ne assicuri la tenuta strutturale, questi livelli semitrasparenti seguono una logica diversa da quella della stanza prospettica rinascimentale, le cui pareti, perfettamente collimanti, inscatolavano lo spazio senza residui, dando corpo a oggetti coesi e ben strutturati. Il mondo di oggi invece è scomposto, allentato, fitto di ologrammi inanellati senza gerarchia, attraversabili con gli occhi e con le dita. In un simile scenario ‘diffratto’, un morbido agglomerato di piani e colori come Dragonfly di Hella Jongerius non costituisce, strettamente parlando, un ‘oggetto’ (inteso come controparte cognitiva di un ‘soggetto’ il cui punto di vista incardina la logica del visibile), ma un combinato disposto di frammenti materici e livelli di sospensione cromatica che restituisce in forma tangibile ciò che l’utente contemporaneo frequenta quotidianamente nello schermo dei suoi dispositivi elettronici.

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Dal l ’al t o: I l ivel l i del tappet o Pony o dise gna t o da Cé dr ic R ago t per Roche Bo bois , anno dat o a mano con lana del la N uo va Zelan da, generano un cara t ter ist ico effet t o ‘v ibra zione ’ che sol le cita l ’o cch io e l ’amb iente . L a lamp ada L ayer Li ght di Mat te o Zorzenoni , compos ta da vetr i fumé di f orma differente tra cui è inser ita la lamp adina (Cre dit s: Designer Edit ion); Il vaso in vetro boros il icat o Dip di Something G ood , vern iciat o su entramb i i la t i per o t tenere effet t i e tra sparen ze sempre divers i. Il tavol o in le gno e vetro col ora t o Dra gon F l y di H el la Jonger ius , real izzat o in ser ie l imitata per la gal le ria Kreo di Par ig i che l o ha e spos t o in o ccasione del la mos tra O.K. (22 mar zo-11 ma gg io 2013).

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Proprio il multi-touch screen rappresenta infatti il corrispettivo odierno della ‘finestra’ attraverso cui il pittore rinascimentale annetteva il mondo alla certezza euclidea del reticolo geometrico. Mentre oggi il reale si presenta come una pasta ibrida in cui essere e immagine si mescolano e interagiscono, non più dimensioni distinte ma sorgenti di frammenti esperienziali integrati in complessi sensoriali fluttuanti. L’immaginario digitale sta avendo in generale un ruolo enorme nell’estendere l’esperienza ‘aumentata’ propria delle arti visive fin dal cubismo alla vita di tutti i giorni. Oggetti come il tappeto Ponyo di Cédric Ragot per Roche Bobois, o la serie Haze di Wonmin Park Studio, propongono composizioni che invitano lo sguardo a passare da un piano al successivo senza incorrere nei blocchi logici imposti da rigide regole costruttive. Proprio come avviene, con diverse modalità, nelle lampade a sospensione Diamond di Maud Vantours per Anthologie Quartett e Fly-Fly di Ludovica e Roberto Palomba per Foscarini. Persino un design come quello dei fratelli Campana, di solito distante dalle velature di byte, propone con la serie Racket un livello di trasparenza che ricorda la consistenza di una medusa, o del citoplasma cellulare. Mentre nel vaso Dip di Something Good è la sovrapposizione di due strati di colore, uno interno e uno esterno, a generare le variazioni di densità simil-digitale dell’oggetto.

Sopra: Proget tat o d a Ne ndo ed e spo st o ad aprile a Mila no d a Dilmos , R otati ng-gla ss shelf è u n mobile i n mul ti stra t o di betul la le cui a nte so no di schi ro tanti i n vetro soffia t o realizza ti d a L asvit . Acc ant o: I pezzi del la serie R acket dei fra tel li Campana f anno par te del la mo stra Campana Bro thers: Con cep ts pre sso la gal leria Frie dman Ben da di New York . (F ot o: F er nando L aszl o)

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Nata da un lavoro di semplificazione estrema della forma, AF/21 è la risposta di Naoto Fukasawa al ridondante mondo della rubinetteria. Il progetto si concretizza grazie all’alleanza tra Boffi e Fantini, che con il marchio Aboutwater affrontano una sfida congiunta verso l’internazionalizzazione

eleganza concisa testo di Valentina Croci

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artnership per unire le forze e puntare sulla complementarietà dell’offerta di prodotto. È una tendenza di più aziende nel settore della casa che si aprono a nuove forme di business e a reti imprenditoriali più snelle, focalizzate su progetti dai contorni e finalità precise. Aboutwater è l’alleanza tra Fantini e Boffi che ha portato alla creazione di due collezioni di rubinetteria, disegnate da Piero Lissoni e Naoto Fukasawa. Pensato per evidenziare le qualità intrinseche del prodotto – materiali, lavorazioni e design – il marchio di fascia alta Aboutwater si basa sulla rete commerciale delle due aziende che, operando coordinatamente, mirano a un mercato al di là dei rispettivi segmenti. Scommettono sull’internazionalizzazione, dunque. Per questa ragione, i due designer, ciascuno con la propria personalità, ha progettato prodotti dal gusto cosmopolita e dall’estetica immediata che mette in evidenza la lavorazione del metallo. La collezione AF/21 di Fukasawa punta sull’acciaio inox spazzolato e su un processo di semplificazione formale. Spiega il designer: “Avevo in mente l’immagine di un elemento cilindrico basico ma anche di un tubo ad angolo retto per il rubinetto. Ho lavorato molto sulla corretta definizione della massa cilindrica, apparentemente facile. Infatti, il risultato non nasce da un processo di semplificazione fine a se stesso, quanto dalla ricerca di un’esperienza sensoriale ricca e sensata. Il progetto deve suggerire famigliarità nel gesto e allontanarsi da forme vuote e meramente decorative”. Il designer giapponese ha trasformato i rubinetti e i miscelatori in dischi e cilindri che ricordano le manopole di uno stereo e rimandano a un segno molto essenziale. “Questa semplicità potrebbe sembrare banale da ottenere, ma

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Gli schizzi preliminari di N aot o Fuka s aw a per la col lezione di rubinet ti AF/21 di ABoutw ater . S opra , l o s tudio del l ’er gonomia del la manopola; a sinis tra , l ’analisi del rappor t o dimensionale tra le p ar ti del rubinet t o. N el la p agina a cc ant o: il set di rubinet ti per la vasc a d a b agno , che prevede un ero gat ore a due manopole e un doccino con rela tiv a manopola . fot o T omma so S ar t ori.

non è così. La chiave di volta sta nel contatto diretto tra prodotto e utilizzatore, nell’interazione che va controllata e guidata. Ad esempio, nel suggerire l’utilizzo delle manopole e assicurarne l’uso anche in caso di mano bagnata”. È tutto un gioco di proporzioni tra bocca ad angolo retto del rubinetto e miscelatori cilindrici. Per il lavabo ci sono due soluzioni: manopole caldo/freddo cilindriche, oppure dischi monocomando alla base del tubo di erogazione. Soprattutto in quest’ultima versione, la difficoltà del disegno sta nel rapporto dimensionale tra leva di comando e disco e tra l’altezza del cilindro e quella del tubo, che devono mantenere la congruità dimensionale con la versione a due manopole. È un gioco di equilibri che non deve venir meno alla facilità di utilizzo. La collezione AF/21 è interamente in acciaio inox e la semplicità del disegno ne mette in evidenza i

riflessi e il colore tipico. “La caratteristica di essere senza tempo di queste forme è un elemento di sostenibilità che si aggiunge alla durevolezza e alla riciclabilità del materiale”. Abbiamo chiesto a Fukasawa in quale modo la collezione rispecchi le due aziende: “Ho lavorato alla collezione interfacciandomi sia con Boffi che con Fantini. Della prima AF/21 interpreta il design sofisticato e la visione d’impresa, mentre della seconda l’attenzione alla tecnologia e la consolidata fiducia come produttore nel settore della rubinetteria. In qualità di designer, la difficoltà maggiore nell’approcciare il progetto è stato comprendere la filosofia del brand e come rappresentarla. Il brief è stato comunque molto libero. Ci sono state non poche difficoltà tecnologiche anche nello sviluppo dei prodotti. Più semplice è il progetto, più difficile è la sua realizzazione”.

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Door to door di Nadia Lionello

a sinis tra: even, por ta a b at tente , singola o doppia su misura , o scorrev ole , bif acciale , cara t terizza ta d a tra versi orizz ont ali ad inc astro in al l uminio , remo vibili per le operazioni di pulizia , con maniglia inte gra ta e ant a in vetro la cc at o l ucido nei 31 col ori Ecol ors ystem oppure tra sparente , neutro o a cid at o riflet tente . al centro le versioni bianc a e nera di l ux or, por ta complanare a b at tente con s tipite in vetro la cc at o o in al l uminio , oppure scorrev ole a scomp ars a. ant a disponibile nel l ’intera gamma di vetri la cc ati Ecol ors ystem, con telaio in al l uminio . È realizza ta nel le dimensioni s tand ard con qu at tro larghezze oppure su misura in al tezza e larghezza . maniglia a vis ta. a de stra , moon por ta complanare con aper tura a tirare o a spingere . ant a in vetro la cc at o con telaio in al l uminio . è previs ta nel le dimensioni s tand ard con qu at tro larghezze oppure su misura in al tezza . maniglia a vis ta. l ux or e moon sono disponibili anche nel l ’escl usiv a versione “white l ook ” in vetro la cc at o e telaio in al l uminio la cc ati bianchi. de sign giuseppe Bavuso . prodo t te d a rimade sio .

Riprogettare nuovi spazi secondo i principi dell’ ecosostenibilità, dell’impatto ambientale, della sicurezza, qualità e confort. così Le porte si innovano nei contenuti e soluzioni più aggiornate

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A SINISTRA , dal la new york col le ction, DAVINA , por ta a fil o muro (ross a e bianc a), la cc ata l ucid a e op aca nei col ori di serie con s tipite in al l uminio anodizza t o, cara t terizza ta d al l ’ant a b at tente in tambura t o taglia ta dia gonalmente e inclina ta al l ’interno , de si gn Dror Benshetrit . AL CENTRO , comp ass , por ta con ant a a s trut tura tambura ta di spe ssore 55 mm. con b at tente nel le finiture: grezz o con mano di f ondo , la cc at o l ucido o op aco nei col ori di serie , impial la ccia t o ver tic almente in e ssenze di serie , impial la ccia tura orizz ont ale sol o su richie sta. Il telaio-s tipite è in al l uminio anodizza t o pre -assembla t o d a murare . N on ne ce ssit a di f al so telaio . C erniere a scomp ars a. E’ do tata di ant a piv ot tante e a ut ochiusura control la ta. S i inte gra f acilmente anche nel sis tema Wal l & Door che a ssembla p annel li modulari, ante e por te , pens at o come sol uzione per razionalizzare , definire e rendere più omo genee le superfici di uno s te sso ambiente . R aso t ouch por ta con mani glia a scomp ars a, l ’ aper tura è ot tenut a con pre ssione del la f ascia ver tic ale . ant a Bat tente la cc ata op aco , l ucido o in e ssenza di serie . F ascia a pre ssione sempre la cc ata col ore op aco . T elaio in al l uminio , Desi gn Cairoli & Donzel li. prodo t te d a l u ald i.

a sinis tra , por te idea (bianc a e nera) CON profil o in al l uminio e scl usiv o e brevet tat o (in DETTAGLIO ) NEL QUALE È POSSIBIL eALLO GGIARE DEI LED e idea2 (por ta aper ta) con profil o di al l uminio applic at o diret tamente sul pannel l o por ta. ANTE IN le gno la cc at E opach E O in polie stere l ucido bril lante , con un effet t o spe cchio , OPPURE IN essenze li gnee . de si gn d aniel libe skind . A DESTRA , planus cin que , versione fil o muro a b at tente , con ant a piena tambura ta, stipite in al l uminio anodizza t o na turale non tele scopico e planus set te , versione ra somuro a spin gere e a tirare , con telaio e p annel l o rifinibili come la p arete; f anno p ar te DeL PRO GRAMMA planus che prevede por te a b at tente fil o muro inte gra te e complanari al la p arete CON f al so telaio mura t o a scomp ars a. sono REALIZZATE IN UNA vasta gamma DI materiali e finiture , de si gn ant onio cit terio . prodo t te d a tre -p&tre -piÙ.

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a sinis tra , se cret , por ta b at tente fil omuro per p areti in mura tura e tramezzi in c ar t onge sso . telaio in al l uminio unico per versione a spingere e a tirare; ant a con telaio in ma ssel l o con riempiment o al le ggerit o con finitura in le gno o la cc ata oppure grezza e rifinit a come la p arete; può mont are la maniglia a scomp ars a PUSH (in det taglio ) nel le s te sse finiture de l ’ant a, di cui al cuni e sempi al centro .serra tura ma gnetic a. a de stra , del la col lezione bel l una t o, valzer, por ta b at tente , con telaio in al l uminio , con ant a in V ero L egnoÂŽ cer tific at o pant ograf ata, disponibile in tut te le col orazioni del la sc ala RAL , e por ta DOGE , del la linea cla ssic a antic a venezia , la cc ata patina ta o antic ata, con ant a reversibile con cornici s agoma te e p annel l o personalizzabile con fre gi, de cori e dipinti a mano (nel la f ot o con sogget t o del la mariani affre schi) , disponibile fino al l ’al tezza di cm 270 . Prodo t te d a bara usse .

a sinis tra exit , por te a b at tente in tambura t o nel le versioni liscia o con inser t o in cris tal l o ver tic ale , con telaio in qu adro e p annel l o la cc at o polie stere l ucido bril lante o in e ssenza . al centro , dal la col lezione e qu a, da sinis tra scrighi, por ta scorrev ole interno muro , magic , scorrev ole e sterno muro e prima scorrev ole con c assonet t o a vis ta. serra tura ma gnetic a. prodo t te d a ferrerole gno .

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da de stra , pannel l o li scio horiz on in mdf impial la cciat o ro vere; CRONO , por te blind ate a na turale e la ver sione con p annel l o bri st ol , pant ograf at o con in ser ti. al centro , futura hel sinki e por ta blind ata a doppia mapp a con p annel l o li scio wengè . a de stra por ta blind pannel l o pant ograf at o con in ser ti. le por te crono . futura e mimeti c sono do tate del

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cilindro europe o con p annel l o sorrent o intelaia t o ma ssel l o ro vere , por ta blind ata elet tro-me ccani ca con p annel l o ro sso pant og taf at o ata mimeti c con p annel l o p s2 pant ograf at o la ccat o verde e gla sgo w, sistema di al larme brevet tat o sen. t.in.el che , a ri chie sta, È po ssibile avere an che per al tri model li di por te blind ate . prodo t te d a garde sa .

Synte sis® Col le ction, linea di contro telai e por te a b at tente fil o muro e a scomp ar sa. da sini stra , Synte sis® L ine por ta a b at tente fil o muro senza stipiti e coprifili, disponibile nel la ver sione grezza con primer o in polie stere grezz o, per e ssere dipinte e de cora te a pia cere . Al centro , Synte sis® L u ce, por ta a scomp ar sa con p annel l o por ta in te ssut o spalma t o su una lamina in al l uminio argent at o. al centro , det taglio del la chiu sura a fil o muro e por ta Synte sis® L ine b at tente e , ul tima , Synte sis® L ine ver sione scorrev ole con contro telaio inte gra t o al la p arete per por ta a scomp ar sa senza finiture e sterne e b at ti scopa Synte sis® con superfi cie a fil o che scorre a livel l o del muro senza sporgere . prodo t te d a eclisse .

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da sinis tra , bi-col or orizz ont ale e B-col or ver tic ale , linea di por te scorrev oli su sis tema in a cciaio e sterno muro , realizza te con ant a in cris tal l o System Z ero , con maniglione vi col ori, tra sparenti o la cc ati l ucidi con inser t o tra sparente . la versione S wing in a cciaio ino x s atina t o, disponibili in 13 combinazioni di nuo con vetri ver tic ali Ăˆ previs ta anche cur va. a de stra , coral l o, por ta scorrev ole del la linea cla ssici, a doppia ant a System Z ero in vetro s atina t o con de coro inciso e s abbia t o e maniglione M1 in a cciaio ino x. prodo t te d a ca sali .

da sinis tra , Ar temide por ta b at tente con s tipite , la cc ata texturizza ta e la cc ata l ucid a, con maniglia la cc ata Pic asso , in det taglio , propos ta anche con col ore a richie sta. a de stra ,demetra , por ta S correv ole interno muro la cc ata l ucid a o op aca con b at tente fil o muro e nel le versioni in Pre compos t o R overe sbianc at o (finitur ver tic ale) e Pre compos t o Paliss andro (finitura ver tic ale) . f anno p ar te del la col lezione mime si che comprende anche versioni a b at tente e a libro , e con vetri tra sparenti o a cid ati. prodo t tre d a pietrel li .

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da sinis tra , del la col lezione bis ystem Por ta b at tente a soffit t o, Biplan, con finitura in ro vere teak e Por ta Bigla ss fil omuro con ant a in vetro fumè tra s parente , profil o ino x, maniglia Qu adra cromo s atina t o. Il pannel l o BiSystem è tampona t o d a due su perfici del l o s pessore di 5 mm e permet t ono di personalizzare cia scuno dei due la ti con ma teriali e col ori differenti: L egno , vetro o palino e tra s parente . Al centro , det taglio del la Por ta a b at tente L isia 1L , del la COLLEZIONE GRAIN DI GIDEA , con rive stiment o in lamina t o ad al ta tridimensionalit À quercia bianco e Maniglia K alè cromo s atina t o. a de stra , L isia 1 L , Por ta b at tente con s ti pite fil o muro in lamina t o ad al ta tridimensionalit À quercia grigio e nel la variante quercia de capé. prodo t te d a garofoli .

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Mater materia. Material – its language, its perception, its figurative and typological experimentation – is the true protagonist of this issue, the central focus of the works of architecture and design examined on the following pages. Body, skin and soul. Dense like reinforced concrete with relief work that brings portions of drawings and sketches onto the architectural surfaces of the Tchoban Foundation in Berlin. Dematerialized, as in the printed glass of a three-dimensional film on the facades of the Glass Farm in Schijndel, Netherlands, designed by MVRDV (Winy Maas-Jacob van Rijs-Nathalie de Vries) to reproduce the image of one of the nearby farms. Vibrant, like the steel and glass held in the complex triangular geometry of a sculptural ‘bubble’ on the roof of the former Unione Militare building in Rome, renovated by Massimiliano & Doriana Fuksas, which ‘turns on’ with the lights and colors of a lantern. A metaphor for other things, in the compositions of Renzo Piano for the MUSE in Trent, and of Adam D. Tihany, CheremSerrano, Foster+Partners, in international settings on the themes of culture and hospitality: new museums, hotels and restaurants. Then, shifting scale, material is the common denominator for the expressive power of the sign, in the objects we have analyzed, conceived for everyday use in different situations. Because many things in architecture can reformulate a space, a volume, a place, in an innovative reinterpretation of collective memories and traditions, just as the expressions of design can configure nearly tailor-made, unique experiences. Based on high-tech and high-crafts. Alchemies still capable of astonishing us with special effects.

project SERGEI TCHOBAN and SERGEY KUZNETSOV, SPEECH TCHOBAN & KUZNETSOV

Gilda Bojardi Veranda Cafe, Kuwait City, project by Adam D. Tihany. Foto di Eric Laignel.

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planning and project management NPS Tchoban Voss Berlin photos Roland Halbe - text Matteo Vercelloni

In Berlin, in the MITTE, at the edge of the PFEFFERBERG, the historic brewery that has been transformed into a socio-cultural center, the MUSEUM FOR ARCHITECTURAL DRAWING of the TCHOBAN FOUNDATION was recently opened. A new vertical work of architecture paced by stacked blocks, alternating glazed openings and concrete facades worked in relief, featuring architectural sketches that directly communicate the character of the museum and its collections For Sergei Tchoban, the Russian architect and founder, together with Sergei Kuznetsov, of the Moscow-based architecture studio SPEECH Tchoban & Kuznetsov, curator of the Russian Pavilion during the last two editions of the Venice Architecture Biennale, architectural drawing is a fundamental factor in any project today. For Tchoban, architectural drawing is not just a passion cultivated since his years of study at the Art Academy of St. Petersburg, his native city. It is also the start of a process that develops on paper and then comes to grips with constructed reality, activating a confrontation with the city and the territory. His passion for drawing can also be seen in the initial sketches and graphic developments of every project, mixing classical memories, not only of his city, with figurative and thematic analogies and attention to history. A way of designing that transforms a ‘compositional fantasy’ depicted in watercolors on paper into a tool of operative reflection for constructed architecture. All this can be seen today at the Tchoban Foundation in Berlin, a private museum on architectural drawing of yesterday, today and tomorrow, involving its founder as well as Kristin Feireiss of Aedes Architectural Forum and Eva-Maria Barkhofen, director of the Architectural Archives of the Academy of Arts of Berlin. The museum becomes part of an international circuit of cultural poles on the theme of architectural drawing, including the Sir John Soane’s Museum of London (which curated the opening exhibition of the Tchoban Foundation, “Piranesi’s Paestum: Master Drawings Uncovered,” until 31 August), the École Nationale Supérieure des Beaux-Arts of Paris, and the Hermitage in St. Petersburg. In urban terms, the museum is located on the west side of the area of the former Pfefferberg brewery, adding its new figure at the entrance to the

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In tern i ottobre 2013 area from Christinenstraße, joining the brick factory behind it and its high conserved smokestack. The museum has five levels above ground and one basement, and underscores the vertical aspect in the stacking of the volumes, which like a construction game combine complete blocks, creating a dynamic development that concludes at the top in the glazed space of the conference room, overhanging the lateral facade and facing the terrace. The individual blocks of the building, up against the solid wall of the adjacent construction, are aligned with the street frontage while producing a slight torsion or rotation, accenting the compositional role played by the different overlaid spaces, an architectural and volumetric summation, apparently in a state of unstable balance. The fronts of the batchcolored reinforced concrete blocks, in sand tones, bear portions of architectural drawings and sketches on both the outer and inner surfaces, obtained by ‘etchings’ left by the prepared formworks after stripping. On the ground level, which contains the entrance to the museum, conceived as a library, certain portions of the facade drawings are ‘hollowed’ in keeping with the depicted motif to form small glazed openings that from inside, along the stairwell, are perceived as a succession of abstract signs. The museum thus communicates its character and content in the archival space of the third level and the two rooms set aside for programmed exhibitions, on the first and second levels. Each solid volume, sculpted by the engraved drawings, corresponds to an independent, functional interior, connected by the metal ribbon staircase open towards the glass elevator. A work of architecture to dis-

Muse pag. 12 project RENZO PIANO BUILDING WORKSHOP photos Matteo De Stefano/Archivio MUSE Museo delle Scienze text Antonella Boisi

In Trent, the MUSE, the new museum of science designed by RENZO PIANO: a new pole of reference for a green vision of the world Avoiding the usual debate – should the architecture of a museum be more or less striking than its content? (ex. the Guggenheim Museum by Frank Lloyd Wright in New York) – we can say that at the MUSE in Trent, the new science museum by Renzo Piano, the cultural appetite of the museum machine and sensitive listening to the place find an exemplary compositional and narrative balance. Like a skilled gardener, the architect from Genoa, long concerned with the themes of the “fragility of the Earth,” and already the designer of science museums in San Francisco and Amsterdam, has found the right seeds for a good harvest: his work determines the quality of the context, while the flexible spatial arrangement legitimizes the scientific content, in precise and concrete responses of forms and volumes. “The MUSE, a museum of science and natural history, offers a voyage inside biodiversity, and the ‘void’ is its fulcrum. The zero-gravity solution means that from any exhibition space, you can see all the rest of the museum. Because the museum remains a ‘living’ place where knowledge and research on man-environment relations can promote future choices of sustainable growth,” Piano explains. He began working on this project ten years ago, with the idea of transforming the concept of the museum of natural sciences, of 19th-century origin, into a modern educational center for spectacular presentations of scientific materials, also relying on multimedia and interactive techniques. So it should come as no surprise that his ‘mountain,’ the dream of the man of the sea, 12,000 m2 on five above-ground levels plus two basements, conveys the lightness of a sailboat, capable of interpreting the suggestions the museum can offer with its naturalistic works through an example of ecosustainable construction. “There are no borders between nature and science, just as there are none between different disciplines, or between the universal, global and local dimensions,” Piano adds. His project establishes a dialogue with the messages the museum sets out to communicate, with an ethical priority: it links its cultural presence to the Trentino territory, making it an integral part of the display project, a place of gathering and exchange of shared perspectives, a sort of agorà. In the context, the MUSE plays the role of a center of gravity of Trent’s cultural pole and museum network. It stands in an industrial zone of the city that has been reclaimed, and after 160 years restores the relationship with the Adige River: the former Michelin area has been revived thanks to the new Le Albere quarter, a green model of ecosustainable building (10 blocks of residences and offices, with mixed-function settlement), also by Piano’s studio. MUSE is the feather in its cap. The focus on environmentalism, supported by the local community, is underscored by the embrace of the public park that functions as the connector of the entire area (also marked, to the north, by the existing Palazzo delle Albere, since 1987 home of the Museum of Modern and Contemporary Art of Trent and Rovereto), and by the presence of water, in the form of a canal that crosses the zone from south to north, reflecting the forms of the MUSE, vibrant with lights and shadows, in their succession of full and empty portions materialized in a figure marked by two large slopes of the roof, one facing northeast, the other northwest. The vivid rec-

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cover, a materic skin with a narrative role; a museum whose relationship with the host site outlines an approach to design research, combining history and the contemporary in a successful compositional synthesis free of stylistic nostalgia and projected into the future. - pag. 3 Detail of the treatment of the blocks of reinforced concrete made with a sand-color compound, bearing imprints of architectural drawings and sketches etched into the surface by the formwork. On the facing page, the entrance facade of the Tchoban Foundation marks the area of the Pfefferberg, the former brewery transformed into a socio-cultural center, conserving the original constructions and the brick smokestack. - pag. 4 Details of the entrance and drawing of the lateral facade. On the facing page, view of the museum showing the compositional game of stacking of concrete blocks for the various levels, topped by the overhanging glazed block of the conference room. - pag. 7 Plans of the museum. Detail of the metal staircase towards the glass elevator block, and close-up of the custom-made bronze handles. To the side, a panoramic viewing point on the fi st level of the museum, in front of the glass elevator. - pag. 8 The archive room on the fourth floor. Facing page, one of the exhibition spaces of the museum on the second level (photo Patricia Parinejad).In the drawings, left to right: Giovanni Battista Piranesi (1720-1778): Study for Differentes Vues de Pesto, Plate X, Image © Sir John Soane’s Museum.Pietro di Gottardo Gonzaga (1751-1831): Stage design, Image © Tchoban Collection. - pag. 10 Sergei Tchoban: Draft for a museum for architectural drawing, 2010, Image © Tchoban Foundation. On the facing page, view of the interior of the glazed block of the conference room that concludes the volumetric series of the museum and the wooden deck facing the skyline of Mitte, Berlin.

ognition factor of these architectural features, partially opaque, with a zinc finish, and partially transparent, in glass, determine the profile of the building, based on that of the surrounding mountains, and organizing the exhibition itinerary in descent, from the glaciers to the valley, in a narration of the particular traits of different habitats. The creative leap lies in the fact that the vertical development, evoking the natural dimension of the territory, is joined by a horizontal path through the building that produces a voyage between Alpine zones and the rest of the world, between local sensibilities and global commitment, all in terms of sustainable development. Thus the narrative construction is not completed at the zero level of the entrance, which represents the museum in the central void corresponding to the large closed slope of the skylight roof faced by the various exhibition spaces. This is the place of force of the exhibit design, because as happens in nature, inside this space with a height of 18 meters, that creates visual continuity between the levels, all the way to the basement set aside for the tropical greenhouse (the habitat of a rain forest in Tanzania), stuffed animals float in the air on platforms, along with dinosaur skeletons suspended with thin steel cables attached to the ceiling or the floor, in keeping with the zero gravity concept. From here, to the east of the entrance lobby, one reaches the cafe, the library and media room, the spaces for children, the workshops and the direct multisensorial experiences. Finally, one arrives at the volume with the so-called ‘green facade’ that contains the offices on the last three levels. The effect of transparency and immateriality of the installation in the main area of the lobby and throughout the building is enhanced by the furnishings (from the tables to the display cases, the counters to the monitors, all custom made) and underlined by the uniformity of the local construction materials used for the facings: verdello stone with hammered finish and solid bamboo slats (produced in Italy) for the floors, transparent or frosted glass for the vertical surfaces. The design of the details covers the steel joints of the window frames, while the environmental sustainability and energy thrift of the complex are accomplished through construction techniques, with ample use of renewable sources (photovoltaic panels along the roof pitches, geothermal probes to augment the teleheating system); an automated system of sunscreens and curtains run by temperature and radiation sensors; a cistern for the gathering of rainwater (used to irrigate the greenhouse and fill the surrounding pool). Thanks to the collaboration with the Distretto Tecnologico Trentino, the project has already gained LEED Gold certification. - pag. 12 An evocative external nighttime view of the building, whose form is based on the profi e of the nearby mountains. The permanent exhibits are organized from top to bottom, glacier to valley. In the other images: interiors of the MUSE, containing 3700 m2 of permanent displays, 500 m2 of temporary exhibitions, 600 m2 of reception and bar areas, 900 m2 of office , 600 m2 of tropical greenhouse, over 450 animals, and 300 species of plants. - pag. 15 The strong point of the exhibit design: the taxidermied animals floating in the open space, on suspended platforms, at the center of the large void extending from the skylight to the ground floor, creating continuity between the various levels. In the foreground, a dinosaur skeleton ‘flie ’ on steel cables: the Zero Gravity exhibit. For the lighting needs of the museum, iGuzzini has made special custom products. - pag. 16 The architectural profi e of the facades features a broken diagonal line; in the interiors, the fluid in ersecting of the horizontal and vertical planes in wood and glass that enhance the effects of transparency and immateriality of the whole. The flooring is in bamboo. An office one with furnishings by Citterio. - pag. 17 The tropical greenhouse, a space 12 meters in height, developing from level -1, that recreates the habitat of a rain forest in Tanzania. Characterized by the exposed slopes of the glass covering of the western facade (image below).

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Glass metaphor pag. 18 project MVRDV WITH FRANK VAN DER SALM photos Thomas Mayer - text Matteo Vercelloni

In SCHIJNDEL, a small town in southern Holland, a few dozen kilometers from EINDHOVEN, an urban shopping center that re-creates the historic market square destroyed by Allied bombers in 1944. A building in glass and iron that exploits shifts of scale and offers caption-like allusions to the figures of agricultural architecture of the location, capturing attention and memory in a game of transparencies and references The architecture of the shopping mall began and was developed in America, between studies and models, figurative and typological experiments that led to the reinvention of the European market square inside the mall formula. Over the last few decades this approach has found its way back to Europe, as a sort of update of a native model. Among the many stories of this architecture Made in USA, for many years the case of the Best supermarkets has been a reference point for international architectural culture, even featured in an exhibition at MoMA NY, in 1979 (Buildings for Bests Products), documenting the sculptural creations of the group SITE and inviting emerging and already famous architects to propose their own ideas for new, possible Best stores. Among the various proposals, the one by Stanley Tigerman, shown on these pages, was convincing and disorienting at the same time, due to its ‘pop’ and conceptual value. The project took the single-family house with garage and yard typical of all American suburbs as an anonymous, popular model, to transform it into a ‘monument’ to the ‘god of consumption’. Tigerman’s idea was to take the small, reassuring house to a giant scale, with its enclosure containing the perfectly functioning supermarket facility, accessed through a frontal opening corresponding to the false fold-back door of the improbable garage. This kind of design irony based on a surprising gesture that creates a kind of objective mass disorientation is the inspiration for the project of MVRDV for Schijndel, the hometown of Winy

ottobre 2013 In tern i Maas, together with Jacob van Rijs and Nathalie de Vries as the founders and heads of the well-known Dutch architecture firm, always engaged in design research paced by the invention and development of models of reference that are continuously changing. The project for the new urban shopping center chosen, after seven proposals, to revitalize the old market square, evokes the rural image of one of the many farms of the surrounding countryside, reproduced through printing on panes of glass on a larger scale (1.6 times actual size) in a striking collage of images by the artist Frank van der Salm. The 1600 sq meters of sheltered space (the volume limit of the lot) on three levels, with a triple-height perimeter, are contained in a figure and structure that ape the features of a farm, including straw and roof tiles, and brick facades interrupted by handsome windows in white wood with dark green shutters (all screen printed on the glass). An architectural film, the glass skin of the building, to play with the indoor-outdoor relationship in the dual perception of the printed image that fades, at certain points, to create transparent segments: zones that seem to have been erased from the evocative, forceful hyper-realist texture. The degree of transparency of the printed glass transforms the whole building when it is open in the evening, making it into a sort of gigantic urban lantern with the images of the facades backlit by the internal lights that, as in the case of Tigerman, transform the anonymous, native agricultural building (or, in Tigerman’s case, the single-family house) into a new urban landmark. Inside, the spaces and functions (offices and restaurants, shops, a beauty center, a cafe and other businesses) offer a synergic system that becomes an effective attraction and gather place. So the old square resumes its original market function, in a new urban pole based on a balance between irony and collective memory. - pag. 18 Overall view of the new shopping mall with the printed glass facade that reproduces the enlarged image of a farm in the Dutch countryside. The brick facade seems to have been erased in certain zones, providing transparent display windows for the shops. - pag. 20 View of the end of the new shopping center: the overall tectonic structure also reflects the forms of the rural architecture seen in the nearby countryside. In the perspective drawing: Stanley Tigerman, The Best Home of All, “Buildings for Bests Products”, MoMA 1979. Below, a cafe inside the shopping mall. On the facing page, a two-storey space inside the building. The metal structure supports the printed glass panes that reproduce brick facings, roof tiles and thatching, and windows with white wooden frames. At street level, the ‘erasures’ offer interior views from the street. - pag. 23 On these pages, views of the interiors of the new shopping center, showing the metaphorical effect produced by the ‘architectural’ treatment of the printed glass.

DownTown HoTeL pag. 24 project CHEREMSERRANO photos Undine Prohl text Antonella Boisi

Latin memories and contemporary design blend for radical chic charm in the informal spaces of the Downtown Hotel in Mexico City, an intriguing combination of a boutique hotel and a hostel Barragan and Legorreta, the great Mexican masters who blended tradition and the modern in architecture, are far away at this point. But the games of light and shadow, the geometric solids that set their works apart, still have an influence on this renovation project done in a tactful, sensitive way by the CheremSerrano studio of architecture and interior design of Mexico City, founded by two promising 31 year old architects, Abraham Cherem & Javier Serrano Orozco (the latter recently passed away), creators of the Downtown Hotel. Their deep understanding of the genius loci has enabled them to transform, in an innovative compositional layout, an intriguing building in the center of the city, bearing witness to the 17th century, into a boutique hotel and hostel, two independent hospitality options that share similar spatial, materic and decor solutions, combining the Latin heritage with contemporary design, stating the structural character of the architecture with simple forms and pithy signs. A way of giving a new, fresh identity to a familiar site in Mexico City: the “Palacio de los Condes de Miravalle”, a noble work of architecture dating back to the 17th century, created as a private residence and later made into a literary cafe, a hang-out for artists and the headquarters of a political party, in the historic heart of ‘El Zocalo,’ the network of cobblestone streets near Plaza de la Constitución, a symbol of Mexican national identity because it was chosen by the Spanish conquerors as the site of churches and palaces, precisely over the remains of the political and religious center of Tenochtitlan, capital of the Aztec empire. Age-old stones, colonial grandeur and native culture: the original character of the building, with facades and walls in red volcanic stone, vaulted ceilings, multiple wooden doors, casements and railings in wrought iron, courtyards and columns, traditional murals and handmade tiles, has been completely conserved and enhanced in the project by CheremSerrano. The architects began with the photographic image encountered, from the salvaging of a complex, stratified existing condition, and the typological reinterpretation of the ‘patio house’ (or the Spanish hacienda) to build a bridge and generate dialogue, between an extroverted enclosure featuring noble materials, and a more in-

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troverted one marked by a certain industrial ruggedness. The hotel with its 17 suites and the hostel with its large shared rooms are connected by the patio of the former residence, which becomes the main element of reference of the project, conveying natural light and ventilation to the interiors, offering energy savings on artificial light and air conditioning. Guests are welcomed, after entering from the street, by a triple-height space featuring a multiple colonnade, to accompany them towards the flights of stone steps that frame the mural “El Holocausto” made in 1945 by Manuel Rodriguez Lozano. From here, the space leads to the collective and private spaces of the hotel-hostel. The ground floor has two smaller patio-courtyards, whose perimeter corridors function as connections and filters between the various zones of the facility, while in a striking environmental solution the figure of a vertical garden, a site-specific work by the studio Verde Vertical, masks a threestorey solid wall, establishing a dialogue with the spaces that face towards the inside of the building. All the guestrooms are located on the first and second levels: floors in recycled tile, red walls in stone, gray walls in exposed concrete, high ceilings with whitewashed wooden beams and brick vaults, custom furnishings in pale wood, made in collaboration

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In tern i ottobre 2013 with the Italian company Dessié, retro lamps and indirect fluorescent and LED lighting underline, in fragments, the neutral tones heightened by the dynamic counterpoint of a reticular brick structure taken as the constant point of reference for the walls and furnishings. The presence of the Paulistano chair by Paulo Mendes da Rocha (1957) represents a direct link to the background of Latin American design, while the multifunctional perforated, crossed structure in brick goes further, adding new visual and functional content to the spaces, as a common denominator of multiple elements: from a bunk bed to a vertical divider, to the counter for the washstands in a shared bathroom. Because the hospitality of the 21st century, in the interpretation of a young local studio of architecture and design, erases traditional boundaries and pre-set schemes, opening interior architecture and design to a dynamic conception of time, looking to the past to build the future with an experimental spirit. While on the upper level of the building, the third, the roof-terrace with restaurant and swimming pool becomes a privileged belvedere overlooking the historic city. - pag. 25 View of the main entrance of the hospitality facility with the high wooden door that leads to the central patio, the internal circulation pivot, of the former noble residence from the 17th century. On the facing page, the upper level of the building, the third, where the roof-terrace becomes a viewing point overlooking the historical center of Mexico City, in the Zocalo zone. - pag. 26 The heart of the structure, the patio of the former Palacio de los Condes de Miravalle, which

INservice TRAnslations / 97 functions to connect and buffer between the public and private zones of the hotel-hostel. Guests are welcomed by a large three-level space featuring a multiple colonnade dating back to the 1600s, to accompany them along the way towards the classic flig ts of steps in stone and forged iron connecting the three levels of the building, framing the mural El Holocausto by Manuel Rodriguez Lozano (1945). The furnishings in the lobby and the outdoor restaurant have been custom made, based on designs by CheremSerrano with Paul Roco (Rodrigo Berrondo and Pablo Igartua), and are joined by the Paulistano Chair. Lighting design by Luis Lozoya. - pag. 29 On the facing page, view of the vertical garden created by the studio Verde Vertical, an unusual site-specific ba kdrop for the collective and private spaces facing the interior of the building. A hotel room, facing the street, with original walls in brick and red volcanic stone, and a high ceiling with whitewashed wooden beams. The pale wooden furnishings, designed by the architects and made by the Italian fi m Dessié, establish a dialogue with the chair by Paulo Mendes da Rocha (1957) reissued by Dpot, for a direct reminder of the heritage of Latin American design. Two bathrooms (one private, the other shared) of the hotel-hostel, both with the fil ering fi ure of the reticular brick structure, custom-designed as a constant for the dividers and furnishings. - pag. 30 Inside one of the spartan spaces of the hostel, with the original red brick vaulted ceilings, the perforated brick structure returns; here it is enhanced by color, and defines the haracter of a bunk bed. In the drawing: longitudinal section of the building. On the facing page: the bar zone of the hostel, with the counter and the essential custom steel furnishings that generate a pleasant contrast with the surrounding atmosphere.

A veranda in Kuwait pag. 32 project ADAM D. TIHANY photos Eric Laignel - text Matteo Vercelloni

In KUWAIT CITY, inside the luxurious multibrand retail space of HARVEY NICHOLS, the new VERANDA CAFE designed by ADAM D. TIHANY is like a modern ARCHITECTURAL GROTTO capable of creating an intimate, cozy dimension, a moment of relaxation and fine cuisine in the middle of shopping A protagonist of interior design of exclusive hotels and restaurants all over the world, Adam Tihany recently completed the project of the new Veranda Cafe inside the shopping mall The Avenues, in the Harvey Nichols space, a temple of fashion in Kuwait City. As in all his projects, once again Tihany has organized the space as an intimate, welcoming place of great emotional impact, an architectural enclosure intentionally distinguished from the shopping galleria it faces, a kind of sculptural grotto that plays with combinations of geometries and materials. The mirror-finish stainless steel made and supplied by Marzorati Ronchetti is bent into fractal geometric forms and volumetric crystals to form the surprising paneling that wraps the staircase, developing inside the etched glass tower of the central elevator. The steel, with its strident geometries, joins the access to the shopping galleria to the space on the first floor, offering a series of compositional episodes: from a wall covering that continues on the ceiling with three-dimensional cusps, it spreads to the parapet and concludes in the reception counter, in a striking narrative of fragmented reflections that multiply and deform the surrounding space. The dynamic design of the entrance, which combines the regular glass monolith of the elevator with the mutable sequence of steel forms, corresponds to the enveloping compositional solution of the dining room, where the wall clad in wood, opened with large views of the space of the shopping mall below, is joined by the sinuous, sculptural solution of the design of the ceiling and the solid wall on the other side. In a seamless arrangement, a dense series of blades of variable shape are placed parallel, alternating with accents of light, creating a kind of sculptural tunnel that joins in a single cocoon-like form the wall and roof, as in an architectural womb that protects and surrounds guests and visitors. The rela-

tionship between warm and cool, soft forms and angular geometries, reflects the design philosophy, also in relation to the different ways of using the spaces. The path of access in motion, surrounded by fragmented reflections and an implied static dynamism of the architectural skin, meets on the first level with a more sunny and silent atmosphere, marked by warm, diffused lighting, harmonious figures and natural materials like wood and marble. As in the table-spheres arranged along the waiting divan that marks the division between the two moments of the architectural and sensorial path, while also indicating the level shift that announces the entry into the restaurant dining room itself. Here the tables and high-back chairs create independent, intimate islands, with custom furnishings in different configurations. - pag. 33 Left, the etched glass monolith of the elevator and, below, an image of the landing of the staircase on the fi st level, with the mirror-finish teel cladding that continues on the ceiling. On the facing page, the steel paneling made by Marzorati Ronchetti of Cantù, to cover the marble access staircase leading to the fi st level of the dining room. - pag. 36 Below, view of the landing of the staircase from the fi st level of the reception area. Detail of the system of sinuous, variable blades that cover the wall and ceiling of the restaurant dining room. To the side, overall view of the dining room, conceived as an enveloping, soft architectural grotto.

Me LonDon pag. 36 project FOSTER+PARTNERS text Olivia Cremascoli

In the West End, the classic heart of London, a new luxury hotel completely designed (inside and out) by FOSTER + PARTNERS: a haughty architectural manifesto that offers the dizzy view, inside, of a nine-storey pyramid The Me London 5-star hotel has a strategic location in the West End, the heart of the British capital, on the Strand to the south of Covent Garden, close to the Thames and Trafalgar Square. This is the area known as Theatreland, containing most of the theatres of London. The Me London, a new property of the Me by Meliá collection, is the first hotel to be designed in the UK by Foster + Partners, and also the first for which the studio has provided both the architectural and the interior design. At the corner with Aldwych, the Me London (hotel and apartments) occupies the space where the Marconi House once stood, the first London facility of BBC Radio, and that of the adjacent Citibank building. Previously, on the same lot, the popular Gaiety Theatre, opened in 1903, was built by Henry Lovatt, with architectural design

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by Runtz & Ford. In 1904 the Gaiety Restaurant was created behind the theatre – its facade is still visible today – designed by the famous Norman Shaw, including guestrooms on the upper levels. In 1912 the Marconi Company signed a contract with the City of London for a 99-year lease for the Gaiety Theatre and Restaurant, converting them into the headquarters, in 1922, for the first commercial radio station in London, later the first authorized station of the BBC. In 1939 the demolition of the Gaiety Theatre complex was announced, though the theater managed to fall into ruin on its own, also thanks to a bomb; the actual demolition did not happen until 1958. In 1946 the Marconi House was purchased by English Electric, a British industrial firm, which bought up the rest of the site in 1955: for the first time the entire complex was in the hands of a single owner, and coordinated reconstruction became possible. English Electric announced a competition for the design and conversion of the complex, which was won by Gordon Tait; the new project, at a cost of 250,000 pounds at the time, was opened in 1960. In 1970 Citibank took over the lease and held it until 2005, when a permit was issued for the restructuring of the facility, converting it from offices to a hotel, with certain limitations. Today the Me London is the first hotel to be entirely designed by Foster + Partners: the result is a contemporary and refined boutique hotel, offering 157 rooms and suites (as well as 87 independent residential units inside the Marconi House). Given the fat that the facade had undergone transformations in the 1970s, the project by Foster + Partners called for the reconstruction of the roof with slate tiles, the remaking of the dormer windows, restoration of the architectural parts in carefully selected Portland stone. The new hotel corresponds in terms of height, scale and materials to the contiguous Marconi House. The almost optical details, the triangular bow windows and the facade in Portland limestone convey a sense of consistency, while the setbacks of the terraces on the upper levels evoke the mansard style of the adjacent Marconi House. The elliptical tower at the corner of the hotel, which closes off the arc of Aldwych Crescent and indicates the main street entrance, is topped by a glass dome – containing the penthouse suite of the hotel, offering a 360-degree view of London – in a contemporary take on the Edwardian dome of the One Aldwych hotel across the way. The triangular bow windows that emerge from the facade of the Me London provide a dizzying view of the Strand, while conserving the original harmonious proportions of the Marconi House; the glazings make use of advanced technologies to create invisible ‘joints’ and to ensure thermal and acoustic insulation; inside, the windows can be screened off with two sliding shut-

Looking at Rome pag. 42 project MASSIMILIANO & DORIANA FUKSAS photos Gianni Basso - text Antonella Boisi

Under the skies of the Eternal City, the magical geometry of architecture of light and colors designed by the FUKSAS DUO FOR BENETTON GROUP ‘light up’ the austere historic building of the former Unione Militare A gigantic transparent bubble, a theatrical escamotage, amidst the picturesque rooftops of Renaissance Rome with its baroque domes. The impressive steel and glass structure that has ‘touched down’ like a UFO on the roof of the austere late 19th-century building of the former Unione Militare, between Via del Corso and Via Tomacelli, created by Studio Fuksas, is designed to grab attention. Controversy always accompanies design intervention in the historical fabric of the city, a delicate context, especially when the grafting is in a contemporary language, with a forceful character, applied to the renovation of a building of 6000 m2, commissioned by the Benetton Group (and then sold to the Swedish trademark H&M, ed). The determination to establish a dialogue with the history of the architecture of places, even in difficult conditions, sustained by an apt vocabulary of forms, materials and technologies, has always been a feature of the work of Massimiliano & Doriana Fuksas, along with the courage to make clear choices. The fluid forms of the new ‘bubble-cloudcupola-lantern’ roof impose reflection on the impact of the sign in the context, the balance between old and new, the new harmonies and perspectives generated. While the new presence undeniably takes on the expressive role of another iconic sign in the urban skyline – alongside the baroque dome by Pietro da Cortona from 1669 for the Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso – it is also clearly not just a grafted figure based on the desire for spectacle. With its complex triangular geometry, a solution based on performance, the sculptural bubble indicates new ways of using and narrating space. It is not just an end in

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ottobre 2013 In tern i ters on tracks, in opaque glass and wood. Efficient functional organization provides a ‘natural’ hierarchy of privacy for the zones, from the public spaces at street level to the roof garden and the private terraces on the upper level. Upon arrival, guests cross the large lobby on the ground floor (a busy lounge bar, in practice) to reach the lift leading to the reception area on the first level (with a champagne welcome bar), topped by an impressive pyramid-shaped space rising nine floors and clad in marble. The visual experience of the whole hotel is based on the concept of yin & yang: one passes through pale and dark spaces, from luminous white guestrooms to external corridors in shiny black marble, which form the walls of the central pyramid. The hotel offers a wide range of rooms, also with private terraces on the two upper levels, including suites with two large separate marble bathrooms. Every room features a black cabinet on the white leather walls containing the television and the entertainment systems, back-lit onyx shelves and a mini-bar. On the upper level of the Me London, the rooftop terrace is a true urban oasis, with gardens and spectacular views of the Thames and the skyline of Westminster, as well as a sky bar with luminous pale interiors, for an informal atmosphere. The details of the onyx walls and the black counter connect with the optical theme of the entire design. The basement contains conference rooms and a very well-equipped fitness facility. - pag. 37 The spectacular Radio Rooftop Bar on the upper level of the Me London hotel, designed by Foster + Partners; note the triangular cupola at the top of the pyramid that crosses the center of the building for a height of nine floors (excluding the ground level), whose exterior can be seen in the smaller photo. - pag. 38 The Marconi Lounge bar of the Me London, welcoming guests right after the entrance. This area is also open to the city, as an ideal place to “see and be seen,” offering international magazines and newspapers as well. - pag. 39 On this page, from top: exterior view of the Radio Rooftop Bar, on the upper level of the Me London; the reception area of the hotel on the fi st floor; one of the two restaurants of the Me London, the Cucina Asellina, serves up Italian and Mediterranean cuisine. - pag. 40 Below: the round dome of the penthouse suite and, behind it, one of the views of the city from the sky bar of the Me London. - pag. 41 On this page, from top: the penthouse suite at the top of the Me London tower, offering a breathtaking 360-degree view of the city. Two spacious rooms of the 5-star hotel designed by Foster + Partners, with striking views of the Strand and Aldwych, in the West End.

itself. It has the function of a panoramic space of about 300 m2, 7.5 meters high at its peak (where a restaurant-cafe will be installed), vibrant with natural light in the daytime, and with changing color effects, like a great lantern, at dusk and at night. In its overall compositional development, it extends from the ground floor of the building – with facades salvaged thanks to a project of lighting design – and crosses all four levels, enclosing the nucleus of vertical access, service zones and some of the physical plant elements of the new flagship store, becoming a dynamic ‘pivot’ opening along the structure of the various floors, interconnected by walkways. “In technical terms, we have experimented with the innovative technique known as top-down,” the architects explain. “In other words, the existing slabs have been completely demolished and reconstructed, from above to below. The new ones, composed of metal beams up to 24 meters in length, are supported by eight steel columns arranged at the edge of each floor, completely conserving the perimeter walls.” This precious framework encloses the light in successive planes, which in keeping with the Benetton style are marked by different colors conveyed by the floor, decorated with red, orange and violet ‘bubbles’ of different sizes, and by suspended ceilings that ‘light up’ in a corresponding chromatic range. The furnishings, from the tables to the desks, the display fixtures to the ‘tops’ for garments and accessories that open up like fans, all designed by the architects, are like “playful features based on children’s toys” that pursue balance, lightness and softness through punctuation of liquid matter. Like art installations, these sculptural presences in shiny white fiberglass are reflected in oval mirrors that expand the sensation of the lights and colors in the spaces: an evanescent miscellany that feeds on theatrical counterpoint in the staircase connecting the levels, with glass and mirror steps, lit by LEDs. In the end, precisely the furnishings seem to configure other metaphorical spatial ‘bubbles,’ each different from the next. The Fuksas duo, based on experience in the design of high-level stores (just consider the Armani flagship stores in New York, Hong Kong and Tokyo) and private/public facilities (from the Nardini Research Center and Auditorium at Bassano del Grappa to the recent New Convention Center at EUR in Rome), keeps on surprising us with special effects. In this case, the coup de théatre on the ground floor is conceived to host a bazaar of objects, colors and accessories, an authentic gift for the gaze: the glass floor offers glimpses of the archaeological remains of a burial monument in volcanic stone and Travertine marble, dating back to the first half of the 2nd century BC, and revealed by the preliminary excavation work. As if, under the skies of the Eternal City, the physical-mental dialogue of the bubble-lantern on the roof had begun right here. - pag. 43 The sculptural ‘bubble’ in steel and glass, with a complex triangular geometry, designed by the Fuksas duo and built on the roof of the 19th-century building of the former Unione Militare in Rome: a new panoramic space over the historical city, which becomes a great lantern at night, facing the baroque dome designed by Pietro da Cortona in 1669 for the Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso. - pag. 44 The fi ure of the bubble-lantern crosses all four levels of the building, enclosing the nucleus of the vertical connections, service spaces and physical plant systems of the new flagship tore. It is like a dynamic ‘pivot’ opening along the structure of the levels, marked by different colors. The technical lighting design is by Speirs & Major Associates. The staircase has glass and mirror steps lit by LEDs. - pag. 47 Each level has a floor decorated with red, orange and violet ‘bubbles’ of different sizes, and a luminous suspended ceiling in a corresponding color range. All the furnishings in shiny white fibe glass, from the tables to the desks to the ‘top’ display fixtu es for garments and accessories that open out like fans, have been designed by the architects and conceived as playful items, like children’s toys. They are reflected in oval mirrors that seem to expand the lights and colors of the overall arrangement.

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ImmaTerIaL VIBraTIons pag. 48 by Alessandro Villa

The DEMATERIALIZATION of architectural SURFACES as the result of a PROCESS OF IDEAS that captures the suggestions of the NATURAL WORLD and, through simple constructive principles, empties VOLUMES to blend them into the LANDSCAPE. The examples of SOU FUJIMOTO, ALESSANDRO SCANDURRA AND NENDO Observation of natural phenomena is behind the poetics of architects and designers who like to reproduce their sensorial effects without imitating their forms. Clouds, snow and spurts of water are transformed into ethereal surfaces for intangible works of architecture and installations. Volumes seem to be without substance, existing only thanks to a halo of enveloping light. The novelty is not transparency, because the constructions are quite visible. Neither is it texture, because these are not coverings. The objects are formed by slender lines and almost empty structures, giving visual consistency to almost impalpable spaces. The temporary pavilion by Sou Fujimoto in the gardens of the Serpentine Gallery in London is the essence of this poetics, the art of observing nature with sensitivity and intelligence. For the thirteenth edition of the initiative promoted by the art gallery, the Japanese architect has created a dense construction in white metal tubing, similar to a cloud that grazes the lawn of Kensington Gardens. From certain vantage points the installation seems almost to fade into the landscape, though its insertion is anything but camouflaged. The surfaces are replaced by a thin metal screen that is both organic and geometric, shaped like an abstract volume. The perfect fusion of ‘nature and artifice’ is the installation’s conceptual theme, as Fujimoto explains. Inside, visitors find themselves in a three-dimensional network of steps sized for human measurements. The structure contains a space for small events and concerts, and is more like a large nest than a work of architecture. The pavilion has been made with slender welded sections – just 2 cm across – and inserts of transparent polycarbonate for protection from wind and rain. Visitors feel sheltered but also immersed in the garden, wrapped by an ambiguous structure, “finished yet incomplete, delicate yet clear, angular yet soft,” whose irregular confines seem to erase the indoor-outdoor division. A similar idea lies behind the installation “80 sheets of mountain” created by the studio Nendo for the latest Stockholm Furniture Fair. In this project eighty strips of polystyrene, cut with lasers, form an imaginary snowy landscape. The pallor of the material and its sinuous profile suggest the idea of gentle hills. To reduce the environmental impact caused by transport of materials, the sheets of plastic were folded on site, to later be flattened and recycled. With a minimum use of material a surprising volumetric effect is achieved, the ideal setting for display of the products designed by the Japanese studio founded by Oki Sato. Suggestions from the natural world are frequent in the projects of Nendo. Also for the Issey Miyake stores, the decor is imagined as a prairie of thin white metal rods. The products rest on the tips, rather than on shelves, and the garments seem like colorful flowers, caressed by a gentle breeze. Japanese designers like essential solutions, but unlike the severe minimalism of Europe they work on emotions prompted by nature instead of abstract existential concepts. Oriental sensibilities are in perfect tune

INdesign/INcenter

News from the home front pag. 52 by Nadia Lionello - photos Simone Barberis

The latest projects in real settings, showing how DESIGN manages to reveal its TEMPERAMENT in different situations. Vital signs: good looks and DEMOCRATIC concepts - pag. 52 Pylon round table with steel structure, Raw Black paint finish chromium-plated steel and smoked glass top, from the collection Successful Living from Diesel with Moroso. Bridge chairs, right, for outdoor and indoor use, with black or white painted steel structure, aluminium back in four colors, round seat in natural iroko wood. Designed by Ichiro Iwasaki for Discipline. Quadricromia carpet in tibaud (a material made by processing yarn and fabric scraps) and felt with irregular stitching, in three sizes and a single color. The surface absorbs sound and can also be used on the wall. Design Jean Nouvel for Danese. - pag. 53 Flexa chair with metal structure coated with polyurethane foam, covered in leather or fabric. Legs in painted steel. Design Giuseppe Bavuso for Alivar. Mikado cupboard cabinet with structure and doors, with staggered, angled slats, in olive ash. Design Front for Porro. On the cupboard, Squaredhead, a work in painted majolica by Fausto Salvi. Courtesy Officine Saffi.- pag. 54 Tra, coat rack in natural or wenge-stained beech. Designed by Tomoko Azumi for Zilio. Pure black and fuchsia sneakers in smooth oiled calfskin, with double upper: stretch Lycra inside, calfskin sheath. Rubber

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with environmental themes, as in the frequent use of recyclable materials, yet the real motivation is found in the expressive poetics, the spontaneous preference for lightness, and only as a result in the constructive principles that reduce material, weight and thickness to an indispensable minimum. In the West the phenomenon is rarer but no less interesting. Lightness, transparency and modular design are the principles behind the project by Alessandro Scandurra, winner of the competition for the Expo Gate in Milan. The pavilion leads up to the universal exposition in 2015 and is a small temporary work of architecture for happenings and events, to be built on Largo Cairoli. The idea is to separate the pavilion into two parts at the sides of the plaza, leaving the central space open. The structure is made with a basic system of steel tubes that wrap the outer surfaces and seem to activate a luminous halo around the volume. Seen from a distance, the two buildings vanish in the light like sprays of water, like fountains at the sides of the plaza framing the tower of the Sforzesco Castle. The technology is simple, an again in this case it cannot explain the expressive language of the project on its own. We might say that the mainstream of lightness, the kind pursued by architects who love to quote from Italo Calvino, has evolved into a philosophy of absence. At the same time, the reduction of weight and thickness of materials is a field of technological research that is often producing effects of erasure and optical illusion, making surfaces more evanescent. In the projects described above, the dematerialization of surfaces is above all the result of a process of ideas that slims the volume almost to the point of vanishing, reducing substance to its simulacrum, as often happens in nature. - pag. 48 For the 2013 edition, the Serpentine Gallery in London has invited Sou Fujimoto to design the pavilion for summer events. The Japanese architect has imagined it as a cloud, a dense, thin structure of white metal grazing the meadow. Inside, visitors can sit on transparent polycarbonate steps (photo courtesy of the Serpentine Gallery). - pag. 50 Above: a rendering of the Expo Gate by Alessandro Scandurra, the pavilion at Largo Cairoli in Milan that announces the Universal Exposition of 2015. The slim external structure wraps the volume and seems to dissolve the surface in a luminous halo. On the facing page: above, “80 sheets of mountain” is an installation by Nendo for the latest Stockholm Furniture Fair. The title refers to the image of a pale mountain landscape obtained with simple polystyrene sheets, folded and positioned at different heights. Below, the display fixtu es designed by Nendo for the Issey Miyake stores. The garments are placed on simple white rods that dematerialize the surfaces of the installation.

soles. Design Jean Nouvel for Rucoline. Kina table lamp in ceramic, glazed in a range of glossy or matte colors. Design Marco Zito for Bosa. Lost in the Fifties, carpet in hand-knotted Himalayan wool, Tibetan technique. Designed and produced by CC-Tapis. - pag. 55 Fantasia, chair with structure in metal and moulded foam, removable fabric cover, feet in solid natural or dark stained beech. Design Nicola Gallizia for Molteni. Ink table with painted MDF top, legs in steel rod painted red, black and white. Design Emilio Nanni for Zanotta. Sin titolo 33 bruciati, carpet measuring 220x280 cm in pure Tibetan wool, carded and knotted by hand in Nepal. Available in three color variants. Design Harry&Camila for Living. - pag. 56 Shine stackable chairs in rectangular aluminium alloy tubing, seat and back in shaped aluminium alloy sheet with anti-corrosion treatment, painted in a range of colors. Armrests in natural teak. Design Arik Levy for Emu Alu. T-chair, center, stackable chair with metal structure painted in eight colors, back in natural or painted ash. Design Roberto Barazzuol and Cristian Malisan for Tacchini. Candy hanging halogen lamp in metal with central body composed of twelve perforated pentagonal surfaces, painted in nine colors for different combinations. Design Doriana & Massimiliano Fuksas for Zonca. Raw tablecloth in wrinkled linen, by Society. - pag. 57 Wind modular shelving, entirely in aluminium, with extruded shelves and die-cast posts. In 4 widths and 5 heights, with matte brown, black and white finish Backs in tempered glass are available in a range of finishe . Design Giuseppe Bavuso for Rimadesio. - pag. 58 Profi e bench in solid wood with HR mousse padding, covered in quilted Bengal Tartan cotton kilt fabric by Jean-Paul Gaultier. Design Maurizio Manzoni and Roberto Tapinassi for Roche Bobois. Martini floor lamp in matte gray, coffee or white soft-touch painted steel. Design Centro Stile Natuzzi. - pag. 59 Memory chair for easy disassembly, legs in painted conical extruded aluminium, seat with frame in cast aluminium and surface in fabric-covered polyurethane, back with structure in curved steel rod covered with painted polyurethane foam. Design Paolo Bizzozero and Vincenzo Rulli for Adele-C. Funiculì floor lamp with directional sliding diffuser on the stem, designed in 1979 by Lluis Porqueras and produced by Marset in steel; diffuser in painted aluminium.

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Let’s restructure pag. 60 by Elisa Musso - photos Simone Barberis

Washstands, faucets, facings and doors, to start imagine the home to come. On the worksites in progress of Milano Porta Nuova - pag. 61 On the facing page, Toile panel in porcelain stoneware, format 80x180 cm. Perfect to make fluid acings and walls in which ceramic becomes textile. Designed by Rodolfo Dordoni for Mutina. Frame Carpet tiles, 60x60 cm, in 2 of the 8 versions. In porcelain stoneware, they represent the ideal combination between the graphic language of the most modern digital technologies and the decorative traditions of ceramics. Produced by Refin Azulej tiles in glazed porcelain stoneware, 20x20 cm, with different pattern for free mixing. Designed by Patricia Urquiola for Mutina. On this page, Slimtech Origini, laminated stoneware facing with marble effect, 100x100 cm. Produced by Lea Ceramiche. Bodypark 3 panel, 40x180 cm, reproducing the human body in a twisted position. The decoration is in platinum on a glossy white background. Design Nigel Coates for Ceramica Bardelli. Nebula Code Helix facing in Silestone®, a composite material containing over 90% natural quartz. Produced by Cosentino. Granitogres Dark Grey Gloss, from the Architecture series, in non-glazed porcelain stoneware. Format 90x90 cm. Produced by Casalgrande Padana. - pag. 62 Wanda tub in Ceramilux, with an extremely comfortable form underlined by the enveloping border. Design Daniel Debiasi and Federico Sandri for antoniolupi. Un Grado, quartz shower platform from the U Design Bathroom collection. Matte or glossy, in a wide range of colors. Produced by Stone Italiana. Photos taken at the Bosco Verticale tower designed by Boeri Studio. - pag. 63 Acquachiara ecocompatible single-control mixer faucet, a flexible, affordable model produced by Mamoli. Grandera three-hole faucet set for washstands, combining circular and squared parts. Produced by Grohe. AL/23 mixer faucet for washstands, in black enamel. Design Piero Lissoni for Aboutwater. Bjhon sculptural washstand in Cristalplant®. Design Angelo Mangiarotti for Agape. Fez floor-mounted faucet in white lacquer. Design Benedini Associati for Agape. On the wall, String acrylic facing panels. Produced by Sintetica Design. On the floor, Twelve digital-print PVC by Limonta. - pag. 64 Tropicana mirror with a clean geometric design by Matteo Zorzenoni for Miniforms. Flaps radiator in recyclable aluminium with high thermal efficien y. With towel rack flap . Designed by Victor Vasilev for Antrax. Base 60x60

MaDame BerGère pag. 70

by Katrin Cosseta - photos and image processing by Enrico Suà Ummarino

Enveloping, sculptural, protective. Armchairs with high backs and wings return to center stage, mixing retro quotations and pop spirit. From the Salone del Mobile, new individual spaces of COMFORT and coziness - pag. 69 1. Marcel Proust sits in the P22 bergère by Patrick Norguet for Cassina, made with legs in shiny or painted cast aluminium, removable cover entirely in leather or fabric, or in 5 combinations with exterior in leather or fabric / interior in fabric. 2. Uncle Jim, from the Aunts and Uncles Collection by Philippe Starck for Kartell, high-back chair (prototype) made by injecting transparent polycarbonate into a single mould. 3. Clarissa Hood by Patricia Urquiola for Moroso, bergère with metal structure and heatmoulded polyester fiber hassis, covered in two-tone fabric. - pag. 70 1. Grand Repos by Antonio Citterio for Vitra, reclining lounge chair on base with four spokes in die-cast aluminium (in the new version, 5 cm higher), offered with new fabrics and colors. Also available with hassock footrest. 2. Concord by Claesson Koivisto Rune for Capdell, high-back swivel lounge chair on painted steel base with fabric cover. Complete with footrest. - pag. 71 3. Inka by Roberto Romanello for Billiani, chair in variable-density polyurethane with Canaletto walnut or lacquered beech base, covered in fabric, microfibe , leather or ecoleather. 4. Oscar Wilde sits

INdesign/INproject

Material landscapes pag. 76 by Valentina Croci

FOUR DESIGNERS experiment with the LANGUAGE OF MATERIAL and its perception. Each in their own way, they redesign the SKIN OF OBJECTS, transforming their VISUAL QUALITIES. And nothing seems the same as it was

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cm tile in porcelain stoneware with Delave Fango Inserto Mix 3 decoration. The three shadings can be mixed. Produced by Fap Ceramiche. - pag. 65 Ray ceramic washstand, resting on a light structure in metal and natural oak. By Michael Hilgers for Ex.t. Piana extra-thin shower platform made in Mineral Stone by Galassia. Freestanding shower column, also perfect for outdoor use, in stainless steel, designed by Ludovica + Roberto Palomba for Zucchetti.Kos. Inside Out floor-mounted column with door in matte painted wood, sides in Duralight, glass shelves. By Carlo Colombo for Teuco. - pag. 66 Change-B 02, squared handle in black finish Designed by Sandro Santantonio for DND® by Martinelli. Nina, a very slender brass handle. Designed by Daniel Libeskind for Olivari. Sydney Gesso wooden door. Ultramateric, it comes with a Bilbao handle in satin-chrome finish Produced by Bertolotto Porte. - pag. 67 On the wall: Reserve Mareggiata, oak flooring crafted by hand, by Listone Giordano. Eikon Evo 4.3” domotics touchscreen, switches and plates in Next gray anodized aluminium. Produced by Vimar. Maps and Geometrico, water-base varnished oak flooring with graphic decorations. Design Luca Compri and Luca Scacchetti for Xilo1934. Air ST, ceiling fan in painted wood with metal motor. Design Giulio Gianturco for Boffi On the floor, natural blanched oiled and sanded elm flooring by Cadorin. Photos taken at the Solaria tower designed by the studio Arquitectonica.

on Cloé by Désiree, high-back swivel chair with metal structure and two-tone fabric cover. The organic asymmetrical form of the chassis offers two sitting or lounging positions. Design by the Désiree in-house team. - pag. 72 1. Virginia Woolf sits in the Mamy Blue bergère by Roberto Lazzeroni for Poltrona Frau. The base is in wenge-stained ash; the chassis is entirely covered with Frau leather, while the outer surface is in Saddle Extra cowhide. 2. Dolly by Doriana & Massimiliano Fuksas for Baxter, high-back upholstered armchair covered in Rose Nabuk leather with borders in Kashmir Nuage leather, feet in walnut. - pag. 73 3. Maserati by Zanotta lounge chair from by Ludovica + Roberto Palomba for Zanotta, a limited edition to pay tribute to the new Maserati Quattroporte. Base in shiny black nickel-plated steel or chromium plate. Removable quilted cover in Zanotta Extra 99 leather, with contrasting borders. 4. Heta by Philippe Bestenheider for Frag, bergère with beech structure. Seat, back and self-supporting armrests in cowhide. Available with seat and lower back cushions in leather. - pag. 74 1. Wolfgang Goethe sits in the So Quiet armchair by Cédric Ragot for Roche Bobois. The swiveling and reclining model has a base in steel and wood, polyurethane foam fil er and leather or fabric covering. 2. Minerva by Carlo Colombo for Giorgetti, bergère with structure in steel section and cold-process polyurethane foam fil er. A particular material inserted in the back adds flexibility and allows the upper part to bend. Non-removable fabric or leather cover. - pag. 75 3. Grace by Umberto Asnago for Busnelli, lounge chair with swivel base in metal, with antique, black nickel or matte nickel finish fil er in non-deformable variable-density polyurethane, leather or fabric cover, seen here with the new pied de poule decoration. 4. Hug by Claesson Koivisto Rune for Arflex, an enveloping relaxation chair with structure and base in metal, borders in solid wood (Canaletto walnut, wenge-stain, oak). Moulded foam fil er for the seat and back, covered in leather or fabric.

Alberto Biagetti, Raffaello Galiotto, Nucleo and Mathias Kiss have different goals and results. Each approaches design with a personal philosophy, but the need to conduct research on materials is a common factor. The expressive power of material is the way to disrupt production logic and established typological interpretations. Bordering on art, Alberto Biagetti and Nucleo share investigation of the semantics of objects. They focus on crafts techniques to create unusual materic effects that reinterpret the aesthetic of common things. As an interior designer, Mathias Kiss reasons about the composition of the environment, using signs and decorative elements like mouldings to disrupt traditional ways of organizing space. Raffaello Galiotto, on the other hand, has the approach of an industrial designer, with intense research on stone materials. He seeks design uniqueness in the definition of production processes applied to stone. In the recent work Triptych, Biagetti sets out to bring nobility even to the humblest materials like pine and chipboard, thanks to fine

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Interni ottobre 2013 craftsmanship. The triptych is composed of two credenzas treated with inserts or coverings by Antique Mirrors, the Siena-based company that makes glass mirrors with patented crafts techniques, and a third container whose OBS panels are enhanced by brass studs. Especially in the solid pine credenza, the form of the inserts, applied almost in a microsurgical operation, evokes the grain of the natural material. Humble and industrial products are thus juxtaposed with crafts, creating a unique tailor-made approach and transfiguring our perception of wood. Biagetti tries to trigger a direct dialogue between objects and observers, reformulating the logic of living with combinations of memory and a future already in progress. The evocative aspects of material are the focus of Nucleo, the Turin-based collective of artists and designers headed by Piergiorgio Robino, leading us to imagine a domestic space with emotional and psychological characteristics. As in the Informal Abstract movement, the expressive force of materials changes our perceptions and helps the object to communicate on a higher level than that of mere function. Nucleo defines its own work as “materic,” leading to everyday useful objects transformed through resins and fiberglass, altering the form and the language. Nucleo manipulates the history and tradition of objects, suspending their epochal connotations. As in the case of the Souvenir of the Last Century collection: a recycled ladder and bench full of scratches and marks, covered with transparent resin to conserve the signs of wear, making them into relics of the past. Likewise, the Wood Fossil series combines scraps of wooden objects and crystallized resin with impurities, like amber. An artificial union that evokes the idea of fossils held in the earth, formed by the action of time on matter. France’s Mathias Kiss of the studio Attilalou, as an interior designer, is used to thinking about furnishings, finishes and decorative elements in an overall whole. And to working with a consolidated vocabulary of components, such as mouldings in plaster, or wall coverings requiring a precise kind of installation. Using this ‘scholastic’ range of items, Kiss tries to disrupt the mixture. Traditional mouldings are transformed into unexpected three-dimensional circuits that update our usual way of thinking about interior decorating. The ingredients of the space seem to be free of schemes, coming to life: parquet gets broken up and spread on the walls, rigid materials are deformed as if they were elastic. The three-dimensional compositions of Mathias Kiss have a high-crafts profile, developed together with his

LaYereD ExPerIence pag. 82 by Stefano Caggiano

The open and layered organization of DIGITAL INTERFACES takes on tangible FORM in a new type of object made by OVERLAYING semitransparent levels The arrival of the digital in everyday life has triggered a major reorganization of the user-object relationship. Hands caress and graze icons and tablets, while people peer into smartphones. The time devoted to the use of electronic gadgets increases day by day. The ‘layer’ experience, in particular, generated in virtual environments as an overlaying of levels that offer cross-access, represents an ‘open’ model of distribution that can also be applied to the design of objects. This is the case, for example, of the Gradient lamp by Studio WM, and the Layer model by Matteo Zarzenoni, marked by a ‘broken down’ product architecture, where even color operates as a separate feature. A more measured interpretation of transparent planes is found in Nendo’s Rotating-Glass shelving for Lasvit, where disks of handmade glass offer a glimpse, with deformation, of the stored objects. Such structures reveal a very interesting development of the compositional harmony of furnishings. The sensitive windows of tablets and smartphones distribute the digital object in a space that is not aligned with traditional perspective lines, organizing it instead as an overlapping of suspended planes. Without a central vanishing point to ensure structural fixity, these semitransparent levels obey a different logic than that of the Renaissance perspective space, whose perfectly coinciding walls enclosed the space without leftovers, in coherent, well-structured objects. The world of today, on the other hand, is broken up, loosened, dense with holograms linked together without ranking, to be crossed with eyes and fingers. In such a ‘defracted’ scenario, a soft gathering of planes and colors like the Dragon Fly table by Hella Jongerius does not, strictly speaking, constitute an ‘object’ (seen as the cognitive counterpart of a ‘subject’ whose point of view orders the logic of the visible), but a combine arranged with materic fragments and levels of chromatic suspension that conveys, in tangible form, what the contemporary user does every day with electronic devices. The multi-touch screen represents today’s version of the ‘window’ through which the Renaissance painter portrayed the world in the Euclidean certainty of a geometric grid. Today, reality presents itself as a hybrid mixture in which being and image blend and interact, no longer as distinct dimensions, but as sources of experiential fragments inte-

ConcLusIve ELeGance pag. 86 by Valentina Croci

Based on a process of extreme SIMPLIFICATION of form, AF/21 is the response of NAOTO FUKASAWA to the redundant world of FAUCETS. The project finds concrete expression thanks to the alliance between BOFFI and FANTINI, who with the brand ABOUTWATER approach a JOINT CHALLENGE for internationalization

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studio partner Olivier Piel, with a background as a master craftsman. Everyone knows that marble is a heavy, hard material, quarried with great effort over the centuries, worked by means of arduous cutting, polished by hand. Marble represents man’s battle against the forces of nature. The Venetian designer Raffaello Galiotto wants to challenge the idea of stone as a troublesome material, with a series of industrial collections made by the marble company Lithos Design. The pieces are ‘marmette,’ namely sheets in standard size in a range of stone materials, produced in big runs with numerically controlled machinery. Diamond saws and water cut the blocks of stone into sheets that can be combined to create three-dimensional patterns. The stone takes on the lightness of fabric, the chiaroscuro effects of curtains in the wind, the vibration of an impalpable material with the transparency of natural resins. The machine overcomes the difficulties of the material and makes it possible to standardize production. But design brings out the unique character of the individual blocks: every marmetta reflects and displays the grain and the surface flaws typical of natural stone. - pag. 76 Triptych is the latest work by Alberto Biagetti. It is composed of three containers, two of which were made in collaboration with Antique Mirrors, the company that works glass with particular patented techniques. In the fi st container (facing page) the glass pane entirely covers the wood panel; in the second (detail above), made with solid pine, the mirrors suggest the grain of the wood. The third (detail, upper right) is decorated with brass studs on OBS panels. - pag. 79 Some of the natural stone panels with 3D decorative effects produced by Lithos Design and designed by Raffaello Galiotto. Clockwise from top: Giza panel from the Pietre Incise collection; Naos from the Pietre Luminose collection; Risma from the Nuance collection; Polare and Sirio from the Pietre Luminose collection. - pag. 80 The Golden Snake project by Mathias Kiss of the studio Attilalou is based on the deformation and bending of traditional decorative mouldings, in some cases covered with gold leaf. The rigid materials take on an unusual visual plasticity. - pag. 81 By the Turinbased studio Nucleo, the low table from the Resin Fossil collection (to the side), the stool and bench in resin from the Wood Fossil series (below). In the latter products, salvaged pieces of objects are trapped for posterity by a layer of synthetic material.

grated into fluctuating sensorial complexes. The digital imaginary, in general, plays an enormous role in extending the ‘augmented’ experience of the visual arts, from Cubism to everyday life. Objects like the Ponyo carpet by Cédric Ragot for Roche Bobois, or the Haze series by Wonmin Park Studio, propose compositions that urge the gaze to pass from one plane to the next, without encountering logical blocks imposed by rigid constructive rules. The same thing happens, in different ways, in the Diamond hanging lamp by Maud Vantours for Anthologie Quartett, and in Fly-Fly by Ludovica & Roberto Palomba for Foscarini. Even design like that of the Campana brothers, usually far from the veils of bytes, in the Racket series achieves a level of transparency that reminds us of the consistency of a jellyfish, of cellular cytoplasm. While in the Dip vase by Something Good the overlaying of two layers of color, one inside, one outside, generates variations of faux digital density of the object. - pag. 82 The layer of colors and transparencies generates striking effects of opacity in the pieces of the Haze series by Wonmin Park, whose structure seems to slowly reveal itself. (Photo: Wonmin Park) - pag. 83 Left: the shade of the Diamond suspension lamp, designed by Maud Vantours for Anthologie Quartett, is made with seven layers of aluminium and PVC, whose overlapping creates an ‘onion effect’ of levels upon levels. The Gradient lamps by Studio WM (above, in the suspension version, with the table version below) are based on oil lamps and antique candlesticks. Taking advantage of particular effects of reflection on porcelain and borosilicate glass, the LED light produces a sensation of diffused softness over the whole object. (Photo: Paul Schipper) - pag. 84 From the top: the levels of the Ponyo carpet designed by Cédric Ragot for Roche Bobois, hand-knotted with New Zealand wool, generate a characteristic ‘vibration’ effect that stimulates the eye and the environment. The Layer Light by Matteo Zorzenoni, composed of pieces of smoked glass of different forms around the lightbulb (credit: Designer Edition); the Dip vase in borosilicate glass by Something Good, painted on both sides to obtain always different effects and transparencies. The Dragon Fly table in wood and colored glass by Hella Jongerius, a limited edition for the Kreo Gallery of Paris, shown in the exhibition O.K. (22 March-11 May 2013).x - pag. 85 Above: designed by Nendo and shown in April in Milan at Dilmos, the Rotating-Glass shelf is made with birch plywood, with doors that are rotating disks in blown glass made by Lasvit. To the side: the pieces of the Racket series by the Campana brothers are part of the exhibition Campana Brothers: Concepts at the Friedman Benda gallery in New York. (Photo: Fernando Laszlo)

A partnership to join forces, wagering on complementary product offerings. A trend in the home sector, with companies opening new forms of business, slimming down entrepreneurial networks, focusing on projects with precise contours and goals. Aboutwater is the alliance between Fantini and Boffi, leading to the creation of two faucet collections designed by Piero Lissoni and Naoto Fukasawa. Conceived to bring out the intrinsic qualities of the product – materials, workmanship and design – the high-end brand Aboutwater is based on the commercial networks of the two companies, which operating in a coordinated way point towards a market that lies beyond their respective segments. The objective is internationalization. This is why the two designers, with their own personalities, have created products with a cosmopolitan taste and an immediate aesthetic, focusing on the working of metal. The AF/21 collection by Fukasawa uses brushed stainless

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steel in a process of formal simplification. The designer explains: “I had the image of a basic cylindrical faucet in mind, but also a tube at a right angle. I worked at length on the correct shaping of the cylinder, which might seem easy. The result does not come from a process of simplification as an end in itself, but from pursuit of a rich, justified sensorial experience. The project has to suggest familiarity in the gesture, getting away from empty, merely decorative forms.” The Japanese designer has transformed the faucets and mixers into disks and cylinders similar to the knobs of a stereo system, with a very essential sign. “This simplicity might seem banal to achieve, but that is not the case. The key lies in the direct contact between the product and the user, in the interaction that has to be controlled and guided. For example, suggesting the use of the knobs, and ensuring it will be efficient even when the hands are wet.” It is a game of proportions between the spigot and the right angle of the faucet and the cylindrical mixers. There are two solutions for the washstand: cylindrical hot-cold knobs, or single-control disks at the base of the spigot. Above all in the latter version, the hard part of the design lies in the measurement relationship between the control lever and the disk, and between the height of the cylinder and that of the tube, which have to be congruous with the two-knob version. A balancing act that must not interfere with ease of use. The AF/21 collection is entirely in stainless steel, and the simplicity of the design brings out its typical color and highlights. “The timeless character of these forms is an element of sustainability, added to the durability and easy recycling of the material.” We asked Fukasawa how the collection reflects the identity of the two companies: “I worked on the collection in collaboration with both Boffi and Fantini. AF/21 interprets the former’s sophisticated design image and corporate vision, while the focus on technology relates to the latter, with its established record as a producer in the faucet sector. As a designer, the biggest difficulty in approaching the project was to understand the philosophy of the brand and how to represent it. The brief, in any case, was very open.

INdesign/INproduction

Door To Door pag. 88 by Nadia Lionello

REDESIGNING new spaces according to principles of ECOSUSTAINABILITY, ENVIRONMENTAL IMPACT, SAFTEY, QUALITY AND COMFORT. DOORS become INNOVATIVE with updated contents and solutions - pag. 88 Left: even single or double custom hinged door, or sliding, double-face, featuring interlocking crosspieces in aluminium that can be removed for cleaning, with built-in handle and glass panel with glossy paint finish i the 31 Ecolorsystem tones, or transparent, neutral or reflecting etched. at the center, the white and black versions of luxor, the coplanar hinged door with jamb in painted glass or aluminium, or in the hideaway sliding version. panel available in the whole range of Ecolorsystem painted glass, with aluminium frame. in standard sizes with four widths, or custom height and width. visible handle. right, the moon coplanar pull-push door. panel in painted glass with aluminium frame. in standard measurements with four widths, or custom height. visible handle. luxor and moon also come in the exclusive “white look” version in painted glass with white painted aluminium frame. design giuseppe Bavuso. produced by rimadesio. - pag. 89 Left, from the New York collection, the Davina flush-moun ed door (red and white), with glossy or matte paint finish in the lin ’s colors, casement in anodized aluminium, with door panel in diagonally cut sandwich board inclined inward, design Dror Benshetrit. Center, the Compass door with sandwich panel, thickness 55 mm. With shutter, in the finishes raw with primer, glossy or matte paint in all colors of the series, vertical wood veneer in series range, horizontal veneer only by request. The frame-jamb is in anodized aluminium, pre-assembled for wall installation. Does not require false frame. Vanishing hinges. Pivoting panel and controlled automatic closure. Easily combined with the Wall & Door system which assembles modular panels and doors, conceived as a solution to rationalize, define and b end the surfaces in a single space. Rasotouch door with hidden handle, opened by means of pressing on the vertical strip. Panel with matte or glossy paint finish or in wood. The pressure strip is always matte painted. Frame in aluminium, design by Cairoli & Donzelli. Produced by Lualdi. Left, the Idea door (white and black) with exclusive patented aluminium section (detail) in which it is possible to position LEDs, and Idea2 (open door) with the aluminium section applied directly to the door panel. Panels in matte painted wood or glossy polyester, with mirror effect, or in wood finish Design Daniel Libeskind. Right, Planus Cinque, in the flush-moun ed hinged version, with full sandwich panel, casement in natural anodized aluminium, non-telescopic, and Planus Sette, flush-moun ed pull-push version, with frame and panel finished li e the wall; all part of the Planus program, including built-in and coplanar flush-moun ed hinged doors with false frame for concealed installation. Made in a vast range of materials and finishe , design Antonio Citterio. Produced by Tre-P & Tre-Più. - pag. 90 Left, Secret flush-moun ed hinged door for masonry walls and plasterboard partitions. Single aluminium frame for push-pull version; panel with frame in solid wood,

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ottobre 2013 Interni There were quite a few technical problems in the development of the products. The simpler the design, the harder it is to make.” - pag. 87 The preliminary sketches by Naoto Fukasawa for the AF/21 collection of faucets by Aboutwater. Above, ergonomic study for the knob; left, analysis of the sizing relationship between the parts of the faucet. Facing page: the bathtub set, which includes a faucet with two knobs and a handheld shower with its own knob. Photo Tommaso Sartori.

with lightened fil er and wood finish painted or plain for finishing o match the wall; can use the Push vanishing handle (detail) in the same finishes as the door ( xamples at the center). Magnetic latch. Right, from the Bellunato collection, Valzer hinged door with aluminium frame, panel in certified pan ographed Vero Legno®, available in all the colors of the RAL scale, and Doge door, from the Classica Antica Venezia line, with painted patina or antique finish reversible panel with shaped frames, personalized with friezes, decorations and handmade painting (in the photo, subject by Mariani Affreschi), available up to a height of 270 cm. Produced by Barausse. Left: Exit hinged door in sandwich board in the smooth version, or with vertical glass insert, with frame and glossy polyester painted panel, or in wood finish Center: from the Equa collection, from left, Scrighi sliding door built into the wall, Magic sliding door outside the wall, and Prima sliding door with visible housing. Magnetic latch. Produced by Ferrerolegno. - pag. 91 From right, Horizon smooth panel in oak-veneer MDF; Crono security doors with European cylinder, Sorrento panel framed in natural solid oak, and the version with Bristol panel, pantographed with inserts. Center, Futura electro-mechanical security door with Helsinki red pantographed panel, and double-bit security door with smooth wenge panel. Right, Mimetic security door with PS2 pantographed panel in green, and Glasgow pantographed panel with inserts. The Crono, Futura and Mimetic doors come with the patented Sen.t.in.el alarm system, which can also be ordered for the other security door models. Produced by Gardesa. Syntesis® Collection, line of counterframes and hinged flush-moun ed and vanishing doors. From left, Syntesis® Line flush-moun ed hinged door without jambs and covers, available in the plain version with primer or in unfinished po yester, to be painted and decorated as desired. Center, Syntesis® Luce, vanishing door with panel in coated fabric on silver-finis aluminium. Center, detail of the flush c osure and Syntesis® Line hinged door and, final y, the Syntesis® Line sliding version with counterframe built into the wall for hideaway doors without external finishing and Syntesis® baseboard with flush finish t wall level, without protruding. Produced by Eclisse. - pag. 92 From left, Bi-Color horizontal and Bi-Color vertical, line of sliding doors on steel system mounted outside the wall, made with SystemZero glass panel, Swing handle in brushed stainless steel, available in 13 combinations of new colors, transparent or glossy painted with transparent insert. The version with vertical glass can also be curved. Right, Corallo sliding door with classic lines, SystemZero double panel in satin-finish glass with etched and sanded decoration, M1 handle in stainless steel. Produced by Casali. From left, Artemide hinged door with jamb, texturized lacquer and glossy lacquer finish painted Picasso handle, in the detail, also in custom colors. Right, Demetra sliding door, mounted inside the wall, with glossy paint finish or matte with flush-moun ed hinged panel, and in the versions in blanched oak composite (vertical finish) and osewood composite (vertical finish . Part of the Mimesi collection, also including hinged and folding versions, with transparent or etched glass. Produced by Pietrelli. - pag. 93 From left, from the BiSystem collection, ceiling-mounted Biplan door with teak-oak finish and Biglass flush-moun ed door with transparent smoked glass panel, stainless steel section, Quadra chromo-satin handle. The BiSystem panel is faced by two 5 mm surfaces, permitting personalization on each of the two sides, with different materials and colors: wood, opaline and transparent glass. Center, detail of the Lisia 1L hinged door from the Grain di Gidea collection, faced in white oak laminate for a vivid 3D effect, and Kalè chromo-satin handle. Right, Lisia 1L hinged door with flush-moun ed casement in gray oak 3D laminate, and in the decapé oak version. Produced by Garofoli.

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Interni ottobre 2013 ABOUTWATER BY BOFFI E FANTINI FRATELLI FANTINI spa Via M. Buonarroti 4, 28010 PELLA NO, Tel. 0322918411, Fax 0322969530 www.aboutwater.it, fantini@fantini.it ADELE C srl Via Marco Polo 11, 20124 MILANO Tel. 0229006026, Fax 0291434909, www.adele-c.it, studio-milano@adele-c.it AGAPE srl Via Pitentino 6, 46037 GOVERNOLO DI RONCOFERRARO MN Tel. 0376250311, Fax 0376250330, www.agapedesign.it www.agapecasa.it, info@agapedesign.it ALIVAR srl Via Leonardo da Vinci 118/14, 50028 TAVARNELLE VAL DI PESA FI Tel. 0558070115, Fax 0558070127, www.alivar.com, alivar@alivar.com ALU spa Via del Commercio 22, 36060 ROMANO D’EZZELINO VI Tel. 0424516816, Fax 042436550, www.alu.com ANTIQUE MIRROR spa Loc. La Macchia, Via Umbria 5, 53018 SOVICILLE SI Tel. 0577314479, Fax 0577314498, www.antiquemirror.it, info@antiquemirror.it ANTONIO LUPI DESIGN spa Via Mazzini 73/75 - Loc. Stabbia, 50050 CERRETO GUIDI FI Tel. 0571586881, Fax 0571586885, www.antoniolupi.it, lupi@antoniolupi.it ANTRAX IT srl Via Boscalto 40, 31023 RESANA TV Tel. 04237174, Fax 0423717474, www.antrax.it, antrax@antrax.it ARFLEX - SEVEN SALOTTI spa Via Pizzo Scalino 1, 20833 GIUSSANO MB Tel. 0362853043, Fax 0362853080, www.arflex.com, info@arflex.it BARAUSSE spa Via Parmesana 27, 36010 MONTICELLO CONTE OTTO VI Tel. 0444900000, Fax 0444900019, www.barausse.com, info@barausse.com BAXTER srl Via Costone 8, 22040 LURAGO D’ERBA CO Tel. 03135999, Fax 0313599999, www.baxter.it, info@baxter.it BERTOLOTTO PORTE SPA Circonvallazione G. Giolitti 43/45, 12030 TORRE SAN GIORGIO CN Tel. 01729128, Fax 0172912811, www.bertolotto.com, staff@bertolotto.com BILLIANI srl Via della Roggia 28, 33044 MANZANO UD Tel. 0432740180, Fax 0432740853, www.billiani.it, info@billiani.it BOFFI spa Via Oberdan 70, 20823 LENTATE SUL SEVESO MB Tel. 03625341, Fax 0362565077, www.boffi com, boffimar et@boffi com BOSA DI ITALO BOSA srl Via Molini 44, 31030 BORSO DEL GRAPPA TV Tel. 0423561483, Fax 0423542200, www.bosatrade.com, info@bosatrade.com BUSNELLI GRUPPO INDUSTRIALE spa Via Kennedy 34, 20826 MISINTO MB Tel. 0296320221, Fax 0296329384, www.busnelli.it, gruppo@busnelli.it CADORIN GROUP srl Località Coe 18, 31054 POSSAGNO TV Tel. 0423544019, Fax 0423922511, www.cadoringroup.it www.cadorinantico.it, info@cadoringroup.it CASALGRANDE PADANA spa Strada Statale 467 73, 42013 CASALGRANDE RE Tel. 05229901, Fax 0522841010, www.casalgrandepadana.it, info@casalgrandepadana.it CASALI A.V. srl Via dei Tigli 1, 47042 VILLALTA DI CESENATICO FC Tel. 0547671611, Fax 0547671699, www.casali.net, info@casali.info CASSINA spa POLTRONA FRAU GROUP Via Busnelli 1, 20821 MEDA MB Tel. 03623721, Fax 0362340758, www.cassina.com, info@cassina.it CC-TAPIS Via San Simpliciano 6, 20121 MILANO Tel. 0289093884, www.cc-tapis.com, info@cc-tapis.com CERAMICA BARDELLI GRUPPO ALTAECO spa Via G. Pascoli 4/6, 20010 VITTUONE MI Tel. 029025181, Fax 0290260766, www.bardelli.it, info@bardelli.it CERAMICHE MUTINA srl Via Ghiarola Nuova 16, 41042 FIORANO MODENESE MO Tel. 0536812800, Fax 0536812808, www.mutina.it, info@mutina.it CERAMICHE REFIN spa Via I Maggio 22, 42013 SALVATERRA DI CASALGRANDE RE Tel. 0522990499, Fax 0522990513, www.refin.i , info@refin.i COSENTINO VENEZIA Via Trentino Alto Adige 69, 30030 CAZZAGO DI PIANIGA VE Tel. 0415103096, Fax 041413625, www.cosentinogroup.net, www.silestone.com www.ecobycosentino.com, assistenzaclienti@cosentinogroup.net DANESE srl Via A. Canova 34, 20145 MILANO Tel. 02349611, Fax 0258433350, www.danesemilano.com, info@danesemilano.com DÉSIRÉE spa Via Piave 25, 31028 TEZZE DI PIAVE TV Tel. 04382817, Fax 0438488077, www.divani-desiree.com, desicen@gruppoeuromobil.com DESSIÈ srl Via di Tiglio 1735 - Loc. San Filippo, 55100 LUCCA Tel. 058394102, Fax 058394266, www.dessie.it, info@dessie.it DIESEL with MOROSO spa Via Nazionale 60, 33010 CAVALICCO DI TAVAGNACCO UD Tel. 0432577111, nr. verde 800016811, Fax 0432570761, www.moroso.it, info@moroso.it DISCIPLINE Via Pietro Mascagni 4, 20122 MILANO Tel. 0289280542, Fax 0289280546, www.discipline.eu, info@discipline.eu DND - FMN MARTINELLI spa Loc. Piani di Mura 2, 25070 CASTO BS Tel. 0365899113, Fax 0365899118, www.dndmaniglie.it, info@dndmaniglie.it DPOT Rua Antonio de Gouveia Giudice 775, BRA 05460-000 SAO PAULO Tel. +551130829513, Fax +551130860692, www.dpot.com.br, dpotded@dpot.com.br ECLISSE SRL Via Sernaglia 76, 31053 PIEVE DI SOLIGO TV, Tel. 0438980513 Fax 0438980804, www.eclisse.it, www.eclisseworld.com, eclisse@eclisse.it EMU GROUP spa Z.I. Marsciano, 06055 MARSCIANO PG Tel. 075874021, Fax 0758743903, www.emu.it, info@emu.it EX.T Via Maragliano 155, 50144 FIRENZE, Tel. 0553457182, www.ex-t.com FAP CERAMICHE CERAMICHE CAESAR spa Via Ghiarola Nuova 44, 41042 FIORANO MODENESE MO, Tel. 0536837511, n.verde 800272248, Fax 0536837532 www.fapceramiche.com, info@fapceramiche.com FERREROLEGNO spa S.Statale 28 del Colle di Nava 26, 12060 MAGLIANO ALPI CN Tel. 0174622411, Fax 0174622430, www.ferrerolegno.com, info@ferrerolegno.com FRAG srl Via dei Boschi 2, 33040 PRADAMANO UD, Tel. 0432671375, Fax 0432670930 www.frag.it, frag@frag.it GALASSIA spa Z.I. - Località Pantalone, 01030 CORCHIANO VT Tel. 0761573134, Fax 0761573458, www.ceramicagalassia.it info@ceramicagalassia.com GARDESA spa Via Leonardo da Vinci 1/3, 29016 CORTEMAGGIORE PC Tel. 0523255511 Fax 0523839897, www.gardesa.com, gardesa@gardesa.com

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INservice indirizzi / 103 GAROFOLI spa Via Recanatese 37, 60022 CASTELFIDARDO AN Tel. 071727171, Fax 071780380, www.garofoli.com, info@garofoli.com GIORGETTI spa Via Manzoni 20, 20821 MEDA MB Tel. 036275275, Fax 036275575, www.giorgetti.eu, giorspa@giorgetti.eu GROHE spa Via Crocefisso 19 20122 MILANO Tel. 02959401, nr verde 800289025, Fax 0295940263, www.grohe.it, info-it@grohe.com KARTELL Spa Via delle Industrie 1, 20082 NOVIGLIO MI Tel. 02900121, www.kartell.it, kartell@kartell.it KOS ZUCCHETTI RUBINETTERIA spa Via Molini di Resiga 29, 28024 GOZZANO NO Tel. 0322954700, Fax 0322954823, www.kositalia.com, info@kositalia.com LASVIT s.r.o. Nám. Míru 55, CZ 473 01 Nov Bor, Tel. +420481120810, Fax +420481120622 www.lasvit.com, lasvit@lasvit.com Distr. in Italia: LASVIT, Via P. Frisi 8 20129 MILANO, Tel. - fax 0287388464, www.lasvit.com LEA CERAMICHE Via Cameazzo 21, 41042 FIORANO MODENESE MO Tel. 0536837811 Fax 053605360326, www.ceramichelea.com, info@ceramichelea.it LISTONE GIORDANO - MARGARITELLI spa Fraz. Miralduolo, 06089 TORGIANO PG Tel. 075988681, Fax 0759889043, www.listonegiordano.com, info@listonegiordano.com LITHOS DESIGN Via del Motto 25, 36070 SAN PIETRO MUSSOLINO VI Tel. 0444687301 Fax 0444687398, www.lithosdesign.com, info@lithosdesign.com LIVING DIVANI srl Strada del Cavolto 17/17, 22040 ANZANO DEL PARCO CO Tel. 031630954, Fax 031632590, www.livingdivani.it, info@livingdivani.it LUALDI SPA Via Kennedy, 20010 MARCALLO CON CASONE MI Tel. 029789248, Fax 0297289463, www.lualdi.com, info@lualdiporte.com MAMOLI ROBINETTERIA spa Piazza Spartaco Mamoli 1, 20084 LACCHIARELLA MI Tel. 0236645299, Fax 0290033122, www.mamoli.com, info@mamoli.com MARSET ILLUMINACIO’N Alfonso XII 429-431, E 08912 BADALONA (BARCELONA) Tel. +34 93 4602067, Fax +34 93 4601089, www.marset.com, info@marset.com MARZORATI RONCHETTI sas Via G. Spazzi 16, 22063 CANTÙ CO Tel. 031714147, Fax 031705060, www.marzoratironchetti.it, info@marzoratironchetti.it MINIFORMS srl Via Ca’ Corner 4, 30020 MEOLO VE Tel. 0421618255, Fax 0421618524, www.miniforms.com, miniforms@miniforms.com MOLTENI & C spa Via Rossini 50, 20833 GIUSSANO MB Tel. 03623591, Fax 0362354448, www.molteni.it, customer.service@molteni.it MOROSO spa Via Nazionale 60, 33010 CAVALICCO UD Tel. 0432577111, nr. verde 800016811, Fax 0432570761, www.moroso.it, info@moroso.it NATUZZI spa Via Iazzitiello 47, 70029 SANTERAMO IN COLLE BA Tel. 0808820111, Fax 0808820534, www.natuzzi.com, relazioni.esterne@natuzzi.com OLIVARI B. spa Via Matteotti 140, 28021 BORGOMANERO NO, Tel. 0322835080 Fax 0322846484, www.olivari.it, olivari@olivari.it, info@olivari.it PACO CAPDELL P.I. La Garrofera - C/ Flora Tristan 24 - P. O. 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N. 635 ottobre 2013 O ctober 2013 rivista fondata nel 1954 review founded in 1954

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