THe MaGazInE OF INTeRIors AND coNTeMPoraRY DesIGN
N° 6 GIuGno JUNE 2014
Mensile/mo nthl y italia/it al y € 8
Aut € 16,30 – BE € 15,10 – Canada Cad 27 CH CT Chf 20 – F € 15 – D € 19 – PTE Cont € 15 UK £ 12,10 – E € 15 – CH Chf 20 – USA $ 28
Poste Italiane SpA - Sped. in A.P.D.L. 353/03 art.1, comma1, DCB Verona
INdice/contents giugno/june 2014
INterNI feeding new ideas for the city 20
alla C A’ GRANDA - UNIVERSITÀ degl i studi di mila no, la mo stra evento di interni per la m ila n design w eek at the C A’ GRANDA - UNIVERSIT À degl i st udi of m ila n, the exh ibit io n pro duced by inte rni fo r mila n design week
FuoriSalone 96
112 114 In copertina: Sharp, la cucina interamente in Corian progettata per Varenna da Daniel L ibeskind. Scultorea e dalle dimensioni generose, Sharp è connotata dallo scenografico piano snack, definit da L ibeskind “un gesto architettonico forte”. On the cover: Sharp, the kitchen entirely in Corian designed for Varenna by Daniel L ibeskind. Sculptural, with ample proportions, Sharp stands out for its striking snack bar, which L ibeskind says is “a strong architectural gesture.”
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showroom bddw a m ila no/ In MILA N KA RTELL : IL PRANZO È SERVITO /K arT eLL : LuncH Is serveD Nuo ve aperture a mila no/ New o PenInGs In MIL an mostre Exhibitions DesIGn EXTensIo n sostenibile sustainable co scienza green tra design e riuso Gree n co nscIo usness, BeT wee n DesIGn anD reuse installazioni installations EasT EnD STuDIo s-Or IGIne in galleria In gallery la po etica dell’o ggetto com une TH e Poe T Ics o F TH e e verYDaY o BJecT
project
dentro lo spettacolo/ InsIDe TH e SH ow tra mo da e design/BeT wee n F asH Io n anD DesIGn l’ esperienza del colo re/TH e ex PerIence of co L oR 128 brevi In Brief 130 food design pro sit design
INterNIews 134
salone satellite la p rimavera dell e idee/SPrInGT Ime o F IDea s
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INdice/CONTENTS II
mostre Exhibitions aisthesis a/ at villa pan za omaggio a/ T r IB u T e T o luca meda
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project
il (mio) quartiere lo voglio green I wan T (my) N eIGHB or H oo D T o Be Green 146
showroom
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coin excelsior a roma/ In ROME recuperi recoveries coworking a milano/ IN MILan INservice
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traduzioni translations indirizzi firms directorY 4
INtopics 1
editoriale editorial di/by gilda bojardi
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INdesign
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INcenter 4
pole stars testo di/ text by antonella Boisi foto di/ photos by simone barberis
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in a state of repair testo di/ text by Antonella Boisi foto di/ photos by simone barberis
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tra passato e presente/Between past and present testo di/ text by andrea pirruccio foto di/ photos by simone barberis architectural kitchen testo di/ text by andrea pirruccio foto di/ photos by simone barberis
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passeggiata a ritmo serrato/Fast-paced stroll a cura di/ edited by Valentina C roci foto di/ photos by Emanuele Zamponi
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ereditĂ culturale in chiave 3d/3D cultural heritage testo di/ text by Valentina
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C roci
milan = babylon testo di/ text by O li via C remascoli foto di/ photos by S ergio Anelli
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lawrence d’arabia agli atellani
Lawrence of AraBIa at the AteLLanI testo di/ text by O li via C remascoli foto di/ photos by S ergio Anelli
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INdice/CONTENTS III
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una storia a margine/A marginal tale testo di/ text by S tefano Caggiano A cura di/ Curated by Domitilla de mitri foto di/ photos by Matteo Cirenei
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va in scena la triennale/TrIennaLe on stage testo di/ text by Domitilla de mitri foto di/ photos by Matteo Cirenei
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ceramica tra arte e design
CeramIcs between arT anD DesIGn testo di/ text by domitilla de mitri
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welcome in/to brera a cura di/ edited by Maddalena Padovani foto di/ photos by G iacomo G iannini
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smart (and delirious) testo di/ text by Maddalena Padovani
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porta venezia stars testo di/ text by L aura R agazzola foto di/ photos by david zanardi
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san gregorio docet testo di/ text by L aura R agazzola foto di/ photos by david zanardi
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kvadrat: da milano a parigi/from MILan to ParIS testo di/ text by L aura R agazzola foto di/ photos by david zanardi
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viaggio alla ventura/VenTura voyage a cura di/ edited by V alentina Cro ci foto di/ photos by Emanuele Z amponi
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buon appetito! testo di/ text by V alentina Cro
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eclectic show a cura di/ edited by Evi Mibelli foto di/ photos by Paolo V eclani
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volo a planare a cura di/ edited by Evi Mibelli foto di/ photos by Paolo V eclani maestri
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massimo morozzi 1941-2014 testo di/ text by Enri co Morteo
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traduzioni translations
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indirizzi firms directorY di/by adalisa uboldi
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4 EDiToriaLe
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ai come quest’anno, il FuoriSalone milanese, cui è dedicato, come di consueto, il numero di giugno di INTERNI, è stato così ricco di proposte – performance, installazioni, mostre ed espressioni sperimentali – e ha portato in modo festoso e capillare il progetto di design nella città e nelle sue zone trasformate, per una settimana, in distretti espositivi aperti e democratici. L’edizione 2014, la 25esima da quando nacque nel 1990 per nostra iniziativa, ha
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annoverato oltre 500 eventi in showroom, gallerie d’arte, musei, officine, depositi, fabbriche in disuso, e stimato un’affluenza di circa 300.000 visitatori da 160 Paesi. Le suggestive fotografie dei reportage, pubblicate nelle pagine seguenti, interpretano le migliori declinazioni del laboratorio-città e restituiscono una pièce collettiva di grande spessore, culturale e di mercato, complementare al Salone del mobile che ha come sede la Fiera di Rho Pero. Parole-chiave: creatività, innovazione tipologica-tecnologicamaterica dei prodotti, collaborazione virtuosa tra architetti-designer-imprese. Il vocabolario linguistico di una Milano internazionale che si prepara al grande appuntamento con EXPO 2015. Come ha spettacolarmente raccontato il nostro evento Feeding new ideas for the city ospitato nella monumentale cornice dell’Università degli Studi, e, per la prima volta, all’Orto Botanico di Brera, splendida oasi verde con elementi architettonici settecenteschi. Nutrire il nostro corpo significa infatti anche nutrire la nostra mente con idee,
proposte, soluzioni e progetti che stimolino uno sguardo verso il futuro. Lo abbiamo fatto tra installazioni e momenti di dibattito correlati, in una prospettiva di cross-over, metaforico e multidiscipinare, per celebrare i 60 anni di INTERNI! Gilda Bojardi
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pole stars Charlotte Perriand a braccetto con Gio Ponti, nelle vie del centro, tra cascate di luci led, scenari pixel e vasi di preziose memorie, labirinti spaziali, incontri fashion e colori di tribÚ internazionali. La grande bellezza del design è desta foto di Simone Barberis a cura di Antonella Boisi
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Showroom Cassina, via Durini. Omaggio a Charlotte Perriand: un’icona della modernità nella mostra condivisa con Louis Vuitton. L’incontro tra moda e design, all’interno di cinque mega strutture in plexiglas colorato e neon, con una guest star: la chaise-longue LC4 CP disegnata da Le Corbusier, Pierre Jeanneret, Charlotte Perriand (1928), in edizione limitata realizzata in occasione della Collezione Icônes 2014 di Louis Vuitton.
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Showroom Fendi casa, via Durini. In scena, con la consolle della collezione Star, gli stilemi e la tradizione della maison interpretati dal designer Thierry Lemaire. Sawaya & Moroni, in via Manzoni, presentava tra le news Indiscret, seduta a tre posti, dalla struttura lignea a piĂš gambe di appoggio e seduta-schienale imbottiti uniti senza soluzione di continuitĂ . Onore al merito di Dominique Perrault e Gaelle Lauriot Prevost.
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B&B Italia, via Durini: due novità di quest’anno, il tavolo Mirto nella versione indoor con finitu a verniciata nera e top in vetro bronzato riflettente, design Antonio Citterio; la poltrona-nido Almora, di Nipa Doshi e Jonathan Levien, rivestibile in tessuto, pelle e shearling: struttura conica, due scocche in materiale plastico verniciato bianco, basamento girevole in alluminio, poggiatesta, in rovere curvato e parte interna imbottita che si inserisce nello schienale.
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Showroom Meritalia, via Durini. Focus sul tavolo Opera, struttura in legno massello (24 parti e 40 incastri) e piano in cristallo, design Mario Bellini. Nella forma ovale o tonda, disponibile in diverse finitu e, colori e dimensioni, si ispira alla carena di un’imbarcazione.
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Luci e vibrabilità percettive, nelle nuove collezioni Artlight e Artglass di Venini: a sinistra e a destra due versioni della lampada Edi disegnata da Alberto Biagetti, un omaggio a Edison, inventore della lampadina, in chiave 2.0; al centro un sofi ticato vaso in vetro soffi to, pezzo unico, della collezione Omega, di Emanuel Babled. In alto, Cappellini guarda lontano, ospitando negli spazi di via Santa Cecilia, Losing my America – mostra di sculture realizzate da artigiani e artisti cileni, brasiliani e messicani. Con lavori di gt2P, Ariel Rojo, Guto Requena.
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Showroom Artemide, via Manzoni. Tra Inverted shadows, grafica lampada da erra nel segno della trasparenza, progetto dell’architetto italiano Cino Zucchi, e Space Cloud, sospensione in alluminio fi mata dal designer inglese Ross Lovegrove, il dialogo sulla luce è international.
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Armani Casa: novità assoluta di re Giorgio designer, nello spazio di via Sant’Andrea allestito come un nastro di origami, la collezione esclusiva di wallcovering in seta realizzata Jannelli & Volpi. Oasis, via Durini. L’installazione interattiva di Carolina Nisivoccia e il product design di Massimiliano Raggi raccontavano l’azienda che produce arredi 100% made in Italy, tra artigianalità e industrializzazione.
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Lea Ceramiche, in via Durini, ospitava la nuova ricerca ceramica in/outdoor Pixel dello studio internazionale Hok Product Design, product design leader Susan Grossinger. Cromatismi e spessori ridotti: l’architettura ringrazia.
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Origens do Brasil, l’appuntamento con la creatività a 360° di Brazil S/A: in scena il meglio del design brasiliano in trasferta al Palazzo Affari ai Giureconsulti in piazza Mercanti.
Nella pagina a fianc , mood Jungle nell’allestimento dello spazio Gervasoni di via Durini by Paola Navone, art director del brand.
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Molteni&C. Nell’allestimento del flagship tore di corso Europa, Gio Ponti for ever. Protagoniste: le sue D.270.1 e D.270.2, sedute pieghevoli, disegnate nel 1970, rieditate in nuove finitu e ed essenze.
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Porro, via Durini. La vocazione dell’azienda verso la materia legno raccontata dall’installazione concettuale di Piero Lissoni con stylist di Elisa Ossino: un labirinto spaziale di librerie a tutta altezza declinate in varie essenze. Al livello inferiore dello showroom, invece, in scena il vortice d’acqua all’insegna della trasparenza, grazie al nuovo miscelatore per lavabo da piano in vetro Axor Starck V, disegnato da Philippe Starck per Hansgrohe.
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In a state of repair il FuoriSalone porta consiglio: la Rinascente di piazza Duomo, con l’installazione di Martino Gamper in collaborazione con Serpentine Galleries, ha spostato i confini del customer service, dalla riparazione alla trasformazione dell’oggetto, rinato come pezzo unico di arte e design
foto di Simone Barberis testo di Antonella Boisi
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on si butta via niente! Perché un oggetto rotto o danneggiato, si può riparare, trasformare in qualcosa d’altro e può rinascere come pezzo unico di design. Chissà se la protagonista ossessionata dallo shopping dei romanzi I love shopping di Sophie Kinsella apprezzerebbe la metamorfosi delle proprie cose attraverso la riparazione. Ma, per Martino Gamper, designer altoatesino di base a Londra, nutrire nuove idee del progetto significa in primis prendersi cura di quanto già possediamo e considerarne la longevità, che può anche valorizzare, prolungata dall’interazione, la creatività intrinseca nell’atto dell’acquisto. Come visione del mondo non è da poco. In una fase di e-commerce, consumismo compulsivo, ma anche di austerity e recessione, stimola una prospettiva diversa.
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Nelle immagini, artigiani al lavoro, durante la Design week, nelle mini-officine coo dinate secondo il progetto di Martino Gamper, che riparavano e trasformavano gratuitamente oggetti vecchi e nuovi portati dal pubblico. Ospiti nel sottoportico e nelle vetrine de la Rinascente di piazza Duomo.
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Curiosa pertanto la sua installazione site-specific “In a State of Repair” realizzata in partnership con la Serpentine Galleries di Londra e con la Rinascente, in occasione del FuoriSalone 2014, che rivoluzionava le frontiere del customer service e dell’arte temporanea confinata nelle Gallerie, diventando esperienza coinvolgente per il pubblico. Gamper ha curato il progetto di otto postazioni di lavoro in cui, secondo sue linee-guida nell’utilizzo di materiali e tecniche, sapienti artigiani aggiustavano e trasformavano gratuitamente oggetti vecchi e nuovi: accessori in pelle, scarpe, libri, giocattoli, articoli tecnologici, abiti, sedie e biciclette. Location delle mini officine: il sottoportico de la Rinascente di Milano di Piazza Duomo. A ciascuna è stata dedicata una delle otto vetrine dello storico tempio dello shopping in città, una maestosa cornice che diventava day by day mutevole paesaggio di nuove forme a cui era regalata una seconda vita estetica e funzionale. Nella dimensione affascinante dei pezzi unici di design. “Oltre a celebrare l’abilità manuale spesso sottovalutata” ha spiegato l’artista-designer “spero che questa installazione incoraggi le persone a conservare le proprie cose invece di gettarle, migliorando la consapevolezza all’acquisto e riducendo gli sprechi”. Una proposta concreta in termini di sostenibilità. Il profumo di un nuovo Rinascimento può partire anche da qui.
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tra passato e presente foto di Simone Barberis testo di Andrea Pirruccio
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ue residenze del circuito delle Case Museo di Milano, sono state le suggestive location scelte per ospitare altrettante mostre andate in scena durante i giorni del FuoriSalone: Untold, presso il Museo Bagatti Valsecchi, e La Casa Morbida, nei locali del Poldi Pezzoli. Curata da Rossana Orlandi (e realizzata con il contributo di Vionnet e Audemars Piguet), Untold, attraverso l’esposizione di un pezzo di un
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artista contemporaneo in ogni stanza della casa, ha saputo creare un fertile corto circuito fra passato e presente: una giustapposizione di estetiche e materiali diversi, di sapienza artigianale e arti applicate, nel nome di una continuità scaturita, paradossalmente, da ricercati contrasti grafici. Senza spiegare o sottolineare nulla (da qui il titolo della mostra), Untold ha definito un percorso all’interno del Bagatti Valsecchi, svelando distanze e prossimità tra il mondo contemporaneo e l’autorità della storia. Aperta dalla scenografica opera in metacrilato policromo di Jacopo Foggini per Vionnet, l’installazione ha ospitato, tra gli altri,
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A sinistra, dalla mostra La Casa Morbida, poltrona colorata Random Sample, di Nina Saunders. In basso, in primo piano, ancora da La Casa Morbida, poltrona Xarxa Sofa, di Martí Guixé per Danese.
Due sontuose Case Museo milanesi, Bagatti Valsecchi e Poldi Pezzoli, hanno ospitato, nei giorni del FuoriSalone, altrettante mostre di artisti contemporanei. Ne è scaturito un fecondo incrocio di epoche e stili distanti, ma tutt’altro che inconciliabili
Nella pagina a fianc , gli chandelier Brilli di Jacopo Foggini per la mostra Untold, ospitata dal Museo Bagatti Valsecchi. A sinistra, altre due opere di Untold: sopra la libreria The Miami Shelves, di Wonmin Park; sotto, gli elementi in porcellana Fragile Fingers on a Grand Piano, di Marcel Wanders.
anche i lavori di: Formafantasma per Lobmeyr, Maarten Baas per Carpenters Workshop, Nacho Carbonell, Marcel Wanders, Gaetano Pesce, Nigel Coates e Barnaba Fornasetti. Curata da Beppe Finessi, con progetto allestitivo di INVENTARIO (promosso da Foscarini con Edizioni Corraini), La Casa Morbida ha invece utilizzato l’intero percorso espositivo del Museo Poldi Pezzoli per un tributo a un tema dai contorni tradizionali, ma più che mai attuale: il textile design. Un territorio variegato, contaminato dalle influenze che si sono succedute nel corso del tempo fino alla rivoluzione portata dalle tecnologie
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contemporanee, capaci di innescare un processo di riavvicinamento verso i manufatti del settore tessile. Una mostra che – attraverso i progetti di alcuni tra i maggiori esponenti del design moderno e contemporaneo, come Vico Magistretti, Alessandro Mendini, Bruno Munari ed Ettore Sottsass, Ronan ed Erwan Bouroullec, Scholten & Baijings, Matali Crasset, Martí Guixé e Luca Nichetto – ha saputo raccontare l’identità odierna di un’arte antica, offrendo una sapiente selezione di oggetti scelti tra le eccellenze della produzione tessile attuale, e valorizzando un modus operandi che rimanda all’impareggiabile approccio della qualità artigianale.
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Architectural kitchen testo di Andrea Pirruccio foto di Simone Barberis
Un grande protagonista dell’architettura internazionale, Daniel Libeskind, si confronta per la prima volta con la progettazione di una cucina sviluppata per varenna
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Nella pagina accanto, schizzo progettuale di Daniel Libeskind per la cucina Sharp, sviluppata per Varenna. In basso, una veduta dall’alto di Sharp, realizzata interamente in Corian. Dietro il piano a induzione, si può notare il vano che ospita la cappa a scomparsa.
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rogettista polacco naturalizzato americano, tra i maggiori esponenti internazionali dell’architettura decostruttivista, autore di realizzazioni quali la copertura del cortile dello Jüdisches Museum di Berlino e impegnato (dal 2004), tra le altre cose, nella riprogettazione di Ground Zero, Daniel Libeskind ha appena sviluppato per Varenna la cucina Sharp, realizzata interamente in Corian. Si tratta di un prodotto dalle dimensioni generose e che, pur realizzato impiegando un materiale altamente tecnologico, è capace di rivelare uno spirito conviviale senza tempo, privilegiando una decisa relazione tra le aree funzionali e la zona pranzo: una proposta nata da una ricerca stilistica che comprende forme e materiali, con le prime ridotte all’essenziale per valorizzare al massimo la specificità, innanzitutto tattile, del Corian. Abbiamo intervistato l’architetto Libeskind per approfondire l’argomento.
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Lei ha progettato per Poliform Varenna una collezione che comprende, oltre alla cucina, anche una libreria e un armadio. Come è iniziata questa collaborazione e a partire da quale dei tre prodotti si è sviluppata? La libreria è stata il punto di partenza, ma tutti e tre gli elementi sono stati concepiti, sin dall’inizio, come parti di una singola collezione. Volevo creare degli oggetti che fossero pratici ma, allo stesso tempo, totalmente nuovi e sorprendenti. La collaborazione con l’azienda è iniziata quando mio figlio Lev ha stretto amicizia con la famiglia Spinelli: una famiglia che, proprio come la mia, lavora a livello internazionale e ama innovare. Sharp è la sua prima cucina: da che considerazioni è partito per iniziare a progettarla? Prima di ogni cosa, ho preso in considerazione lo spazio occupato dalla cucina in una casa e il ruolo che in essa gioca. Per me, la cucina è il cuore della casa: non lo dico perché sia uno chef, ma mia moglie Nina lo è, e cucina per me ogni giorno. In realtà è stata lei la vera ispirazione per Sharp. Quali sono gli elementi distintivi di questo progetto e quali i suoi plus? Volevo un modello che fosse ovviamente funzionale, ma anche elegante e minimale. Ci sono sorprendenti dettagli di design: uno di questi è lo snack bar, che è piuttosto scenografico e scultoreo. Attraverso quante e quali fasi di sviluppo è arrivato al risultato finale? Avere una sede milanese del mio studio (composto da una grande squadra di designer), ci ha permesso di lavorare a stretto contatto e direi in maniera quasi simbiotica con un marchio come Poliform Varenna. Non abbiamo lavorato come uno studio di progettazione esterno, ma siamo stati costantemente presenti in azienda, controllando i prototipi e fornendo i nostri input per creare una cucina che fosse molto bella e in grado di essere ben accolta sul mercato. La cucina è stata studiata prevalentemente per un ambiente contract? No, in realtà l’abbiamo sviluppata pensando a un prodotto retail. Ovviamente, Sharp potrebbe essere la soluzione ideale anche all’interno di progetti di ampia scala, e noi ne abbiamo parecchi sparsi per il mondo. In che modo pensa che il suo linguaggio architettonico, fatto di linee spezzate e volumi non ortogonali, possa essere funzionale a un prodotto come una cucina? Per creare un oggetto come una cucina, che richiede prima di ogni cosa un’estrema funzionalità, abbiamo preferito scegliere un approccio molto misurato: abbiamo studiato tutti i dettagli, come gli angoli delle maniglie, e poi abbiamo optato per un ‘gesto’ architetturale forte rappresentato dallo snack bar, così da differenziare Sharp dalle altre cucine in produzione e conferirle uno stile unico.
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Un’altra vista di Sharp, disponibile in diverse finitu e (laccato goffrato e lucido e rovere laccato opaco a poro aperto) ed essenze (noce, rovere e olmo). Anche i contenitori alle spalle del monoblocco (in cui sono allocati gli elettrodomestici) sono realizzati interamente in Corian.
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Quest’anno, nel corso di Eurocucina, si sono viste cucine realizzate con materiali d’avanguardia, come il Fenix, ottenuto con l’utilizzo di nanotecnologie. Cosa l’ha spinta a scegliere il Corian per Sharp? Il DuPont Corian impiegato per Sharp è un materiale assolutamente innovativo: leggero, autopulente, di grande durata ed ecologico. Io, personalmente, amo la sua matericità: è più soffice della pietra e più resistente del legno. Pensa che ‘l’oggetto cucina’ sia ancora territorio di sperimentazione? Si può ancora inventare qualcosa – sia dal punto di vista estetico, sia per quanto riguarda la scelta dei materiali – in questo campo? Secondo il mio parere – considerato il ruolo centrale occupato dalla cucina nella società odierna e l’importanza del nutrirsi bene e in maniera salutare – negli anni a venire ci sarà ancora molto da sperimentare in questo campo. La recente mostra Dove vivono gli architetti, ci ha permesso di conoscere le case di alcuni protagonisti dell’architettura mondiale. Per approfondire il tema e legarlo all’argomento del nostro articolo, sarebbe interessante sapere che modello di cucina ha scelto Daniel Libeskind per la propria casa.
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Sono felice di rivelarvi che installerò molto presto la cucina che ho disegnato per Varenna nella mia casa di New York! Infine, una curiosità: come cambia l’approccio al suo lavoro dalla progettazione di un’opera come la Freedom Tower a quella di una cucina? Ogni progetto è diverso dagli altri, e porta con sé nuove sfide. Non importa su che scala sia realizzato: che si tratti di un quartiere o di una matita, la complessità è esattamente la stessa.
Nella pagina accanto, è scenografico il piano sna k di Sharp, defini o da Libeskind “gesto architetturale forte”, che conferisce personalità alla cucina. A destra, l’interno di uno dei cassettoni, in cui si notano i vani contenitori realizzati in essenza wengè.
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Passeggiata a ritmo serrato
Tra Porta Vittoria e Porta Venezia: un’estensione del centro di Milano ricca di allestimenti, mostre tematiche e novità di prodotto. Un circuito intenso, che invitava alla scoperta della città : tra palazzi del XIX secolo, architetture Liberty ed ex officine post-industriali a cura di Valentina Croci - foto di Emanuele Zamponi
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Sotto: presso lo spazio Entrata Libera dell’azienda toscana Opinion Ciatti, lo sgabello Wood Casting dell’israeliana Hilla Shamia, realizzato attraverso una colata di alluminio all’interno di tronchi d’albero. Prosegue la Capsule Collection di Maserati by Zanotta disegnata da Ludovica e Roberto Palomba. La lounge chair Grandtour, ispirata all’universo semantico di Harry Bertoia, è stata proposta con il pouf.
Accanto, da sinistra: tra i nuovi prodotti di Established & Sons i divani Mollo in schiuma poliuretanica di Philippe Malouin e le sedute rivestite in feltro, realizzate in collaborazione con Delphine & Reed Krakoff. L’inconfondibile Tour Eiffel è evocata dalla sedia in alluminio di Alain Moatti per il nuovo marchio francese Coedition che produce in Italia.
Nella pagina accanto: arredi disassemblati del brand Discipline, che impiega materiali naturali quali il sughero, il bambù e il legno di eucalipto, il rame e la pietra. Si aggiunge alla scuderia lo studio spagnolo Lievore Altherr Molina.
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Appuntamento immancabile quello con Paola Lenti presso i Chiostri dell’Umanitaria. I cortili storici erano interpretati attraverso i colori e il diverso carattere dei prodotti, come i tappeti Time, realizzati in fil to a telaio, e i pouf Shell e Otto per l’area lounge (sopra a sinistra), e le sdraio Portofino di Vincent Van Duysen, ritmate dalla struttura ombreggiante Resort di Fattorini+Rizzini+Partners (sopra). Novità importante, la prima collezione di arredi per interno disegnata da Francesco Rota che comprende il sistema di sedute modulari Move e i contenitori Edel (accanto).
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Allegri ombrelli all’interno del cortile ottocentesco dello showroom di Jab Anstoetz declinano i tessuti outdoor a motivi triangolari della collezione PatioPacifi .
Accanto, da sinistra: composizioni di volumi di ghiaccio cristallizzano piante tropicali che solo il calore umano può liberare. È l’installazione concettuale sul caldo e il freddo ideata da Fabrica per Daikin. Le vetrine su via Borgogna di Marazzi mostrano la collezione Block di piastrelle in gres porcellanato 75x75 cm che rileggono le tradizionali cementine e motivi anni Cinquanta.
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Presso MC Selvini una retrospettiva su Hans J. Wegner dell’azienda danese PP Møbler che ne ha l’esclusiva. In primo piano la chaise longue Hammock, dietro la pieghevole Deck Chair e la Circle Chair.
Sopra a destra: all’interno della collettiva Advantage Austria, le porcellane smaltate Bowl of Light e Gold Dish di Andrea Baumann. Accanto: la vetrina su strada del negozio Flos era dedicata a Michael Anastassiades e ai suoi tiranti di luce String Lights.
Pagina accanto: Nicola Quadri ha portato presso l’omonima galleria la personale ricerca sulla produzione nordica a 360°, dal cibo all’arredo, dalla moda alla grafic , come le stampe dell’azienda Almedahls.
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Presso lo showroom Cappellini, la mostra Losing my America ha investigato la relazione tra artigianato, folklore e tecnologie digitali. Non per virtuosismo tecnocratico, quanto per sottolineare la progressiva perdita di tecniche e tradizioni. E per instaurare un dialogo con manifatture di zone remote di Brasile, Cile e Messico
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La statua di Nossa Senhora Aparecida, simbolo culturale brasiliano, è stata riletta da Guto Requena con Mariana Schetini Basso e Vitor Reis. La forma nasce dalla scansione di una statua dell’artigiano del legno Vanderlino Miguel de Souza by Sutako che è stata digitalizzata, stampata in 3D e ricoperta con un bagno di rame. Le terracotte smaltate internamente riprendono oggetti tradizionali cileni. Sono realizzati con stampi che nascono da modelli 3D. Design: Vicson e gt2P (Chile).
Eredità culturale in chiave 3D di Valentina Croci
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Sopra: la brocca in ceramica riprende la Talavera, l’antica tecnica del diciassettesimo secolo che utilizza sabbia bianca di Amozoc e Tecali. È realizzata dal designer messicano Ariel Rojo con l’artigiana Angelica Coyopol. (Foto: Ariel Rojo Design Studio) Accanto: in crine di cavallo intrecciato a mano è la struttura della piccola statuina con ombrellino. È una tecnica antica e folcloristica, interpretata dai designer cileni Ines Carter e gt2P.
Sopra: un teschio decorato con perline dalla comunità messicana Huichol di Jalisco. La forma, scansionata e modific ta digitalmente dallo studio Ariel Rojo, è realizzata dall’artigiano Florentino Lopez. (Foto: Ariel Rojo Design Studio)
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pesso di sente parlare di conservazione del patrimonio culturale del quale fanno parte simboli e tecniche del fare. Globalizzazione e internazionalizzazione della produzione hanno appiattito la diversità a discapito del patrimonio manifatturiero regionale, di cui si sta perdendo soprattutto l’artigianato artistico. A partire da questo presupposto, lo studio cileno gt2P con il Coletivo Amor de Madre Gallery ha intrapreso un progetto di piattaforma, Bridging America, che vuole coinvolgere l’industria del design nella rilettura creativa del saper fare tradizionale. La prima tappa dell’iniziativa è proprio la mostra Losing my America che ha puntato su piccoli oggetti dal forte valore metaforico. Catrina 1.2 è un teschio che rappresenta il modo satirico con cui la cultura messicana, in particolare dei nativi Huichol, approccia la morte. Il pezzo nasce da un tradizionale oggetto in ceramica, scansionato in 3D e poi modificato digitalmente. Trasformazione evidente nella progressiva metamorfosi del volume pieno della calotta nella geometria frattale. L’artigiano Huichol che è intervenuto nella decorazione ha dovuto adattare la tecnica alle aree poligonali, sfidando le sue abilità esecutive. Nossa Senhora Aparecida è considerata dalla Chiesa cattolica la patrona del Brasile e la sua immagine è un’icona anche per le altre culture presenti nel Paese. Lo studio brasiliano di Guto Requena si è affidato a un artigiano della comunità Sutaco di San Paolo, specializzato nella scultura di immagini sacre da pezzi di legno abbandonati. Dopo la scansione e la trasformazione con il software parametrico Grasshopper, il modello è stato stampato in stereolitografia e ricoperto da un bagno di rame, rivelando il passaggio senza soluzione di continuità tra uomo e tecnologie digitali. Jar 1.2 utilizza invece una tecnica ceramica tradizionale del diciassettesimo secolo, la Talavera, tipica della regione messicana di Puebla. Anche in questo caso la poligonalizzazione dei contorni si fonde con il profilo originale e mette alla prova l’abilità degli artigiani e le potenzialità della tecnica. Infine, una collezione di statuine in ceramica Ovenera riprende alcuni dei personaggi realizzati per generazioni dalla famiglia di artigiani messicani di Teresa Olmedo. Il gruppo è fabbricato con stampi per ceramica realizzati mediante stampa 3D, aprendo alla possibilità di serializzarne piccole serie.
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Milan = Babylon a cura di Olivia Cremascoli - foto di Sergio Anelli
E, cosÏ, dopo le zone (o distretti) di Tortona, Brera, Ventura, venezia, romana, sarpi Bridge, nel 2014 hanno anche debuttato Navigli, le cinque vie, Sant’ambrogio: a quando quarto oggiaro?
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Nella pagina accanto: presso la chiesa di San Paolo in Converso, CLS Architetti ha tra il resto presentato Laghi d’Italia, collezione di tavoli scomponibili, in materiali lapidei diversi, ispirati alle regioni italiane.
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Presso lo Spazio Fendi, Christopher Jenner, designer sudafricano basato a Londra, ha presentato l’installazione The Cloud, che ha simulato l’effetto di un temporale in evoluzione, per mezzo delle otto lampade che sono parte della sua collezione Urbem,
Presso palazzo Durini in Santa Maria in Valle, di Windfall Contemporary crystal chandeliers Eden, rami disegnati da Clarissa Dorn e Roel Haagmans.
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Presso la corte di palazzo Clerici, Nike ha presentato l’Aerostatic Dome di Arthur Huang (Miniwiz, Taipei), che ha utilizzato materiali riciclati e una struttura (sostenuta dall’alto dalla bolla di elio) ispirata al Palazzetto dello Sport di Roma di Pier Luigi Nervi.
Presso lo spazio Rossana Orlandi, Les Voliers di Cristina Celestino per Seletti, armadietti in metallo, dipinto nero e verde, che si adattano a plurimi ambienti domestici.
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Presso il Circolo fi ologico milanese, Lexus ha chiesto differenti sviluppi progettuali del suo brand concept Amazing in motion: ecco la ‘visione personale’ di Amazing in motion di Nao Tamura, designer giapponese che vive a New York.
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Nel distretto delle Cinque Vie, La casa del Minotauro, in via Santa Marta, progettata da Maurizio Barberis, collezione di luci e vasi in terracotta dipinta: 18 pezzi unici in dimensioni variabili, realizzati grazie a un progetto onirico, legato alla materialitĂ del sogno, che propone oggetti ispirati al mondo della grecitĂ classica e, in particolare, ai miti cretesi, alla storia del Minotauro e al culto di Dionisio. Tavolini di Zeus Noto.
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A palazzo Clerici, Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin) ha proposto De Natura Fossilium, progetto nato in collaborazione con il centro di vulcanologia di Catania, il cui esito è una collezione di vasi, tavolini, orologi e specchi in lava dell’Etna, materializzatasi in diversi stadi materici (da quello roccioso a quello cristallino, fino alle fib e). Doppia la lavorazione: a Murano il materiale lavico è stato sciolto e soffi to, adattando gli abituali forni utilizzati per il vetro, mentre all’Audax Textiel Museum di Tilburg (Olanda) è stato fil to e trasformato in tessuto.
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Presso il suo headquarter milanese, Tomas Maier, direttore creativo di Bottega Veneta, ha presentato la nuova home collection, ampliata perisino all’art de la table (stoviglie e posateria).
Presso lo spazio Rossana Orlandi, la giapponese Sus Gallery (le prime tre lettere di Sustainability) ha proposto un’originale ‘art de la table’, cioè vasellame e posateria realizzati grazie a cinque diverse textures di titanio cristallizato, prodotti a Tsubame, nella prefettura di Niigata, area nota per le lavorazioni metallurgiche durante il periodo Edo (1603-1868).
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Presso il proprio showroom di via Santa Marta, Wait and See ha presentato Folding Colors, installazione cartacea (origami) di Uros Mihic.
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Presso palazzo Clerici, l’articolata esposizione di Caesarstone che ha presentato Living on The Edge, composto dalle Islands progettate da Raw Edges Design Studio (Yael Mer e Shay Alkalay), che mettevano in evidenza le superfici in quarzo dell’azienda israeliana grazie a inventivi ambienti domestici (bagno e cucina).
Marni ha presentato Animal House (giraffe, struzzi, conigli, papere, fenicotteri, in metallo e pvc) ma soprattutto un’edizione limitata di sedute e tavoli, pezzi unici fatti a mano in Colombia da donne che, attraverso il lavoro, hanno trovato la propria indipendenza. Questo progetto riafferma l’impegno di Marni verso le iniziative di charity (parte del ricavato di vendita di Animal House verrà devoluto ad associazioni che si occupano di bambini malati in fase terminale).
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Presso lo showroom di Knoll International, un gruppo di sedute Skeleton, in versione rame, che fanno parte della Washington progettata da David Adjaye, che per la prima volta è passato dai progetti in larga scala all’industrial design.
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Al Refettorio delle Stelline, organizzata da Post Design, un’ininterrotta sequenza lunga 60 metri ha celebrato Memphis, la società fondata nel 1981 per produrre gli arredi disegnati da Ettore Sottsass e dal collettivo degli allora giovani designer del gruppo.
Nel garage Sanremo di via della Zecca Vecchia, Baas is in Town, cioè l’atelier pro-tempore di Maarten Baas che ha fisicamen e raccontato il metodo progettuale che caratterizza la sua ricerca e la quotidianità un po’ circense del suo studio olandese.
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Lo showroom Baxter di via Medici s’è ammantato di un nuovo look, con forti tocchi di colore (blu, rosso rubino, verde salvia, giallo zafferano) e pezzi unici autentici (realizzati tra gli anni Trenta e Sessanta) che accompagnavano la nuova collezione prodotta da Baxter per un lusso domestico.
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Alla galleria Rossana Orlandi, Good Things Collection, installazione-collage di Bokja (le designer libanesi Hoda Baroudi e Maria Hibri) che mostrano tutto il loro amore per i tessuti, antichi, vintage o eventualmente nuovi (realizzati presso il loro atelier di Beirut).
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Presso lo Studio Guenzani, Ambaradan, mostra personale (fino al 17 maggi ) dedicata all’artista Patrick Tuttofuoco, di cui vediamo, da sinistra, le opere Sarmata (Yellow), Parto (Orange), Adiabene (Blue), 2014 (courtesy Studio Guenzani, Milano; fotoŠAndrea Rossetti).
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Lawrence D’AraBIa Tra i giardini ‘segreti’ di Milano, c ’è quello della Casa degli Atellani, storico, privato e dunque non aperto al pubblico, Salvo che in un’occasione: lo scorso FuoriSalone, quando il marchio C & C Milano ha aperto le sue porte anche sul giardino, dove Leonardo da vinci usava rilassarsi
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Lawrence D’AraBIa Tra i giardini ‘segreti’ di Milano, c ’è quello della Casa degli Atellani, storico, privato e dunque non aperto al pubblico, Salvo che in un’occasione: lo scorso FuoriSalone, quando il marchio C & C Milano ha aperto le sue porte anche sul giardino, dove Leonardo da vinci usava rilassarsi
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di Olivia Cremascoli foto di Sergio Anelli
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aGLI ATeLLanI
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ello storico giardino rinascimentale della Casa degli Atellani (di fronte a Santa Maria delle Grazie, a due passi dal Cenacolo vinciano), Leonardo era uso schiacciare dei pisolini ristoratori tra una sessione di pittura e l’altra de L’ultima cena. D’altronde, ne aveva ben donde: quella che è poi stata battezzata la Vigna di Leonardo gli era infatti stata donata, nel 1499, da Lodovico il Moro per i suoi servigi artistici, e consisteva in una proprietà rettangolare di quasi 16 pertiche, lunga 160 metri e larga 52 (oltre 8mila metri quadrati), che oggi arriverebbe sino al carcere di San Vittore, le cui tracce sono state riprese nel 1920 dall’architetto Luca Beltrami, nel suo libro La vigna di Leonardo da Vinci. Ma, per il FuoriSalone, il giardino degli Atellani s’è trasformato nel Wundergarten, fiabesca installazione firmata da Ferruccio Laviani, ricca di gazebi, amache, panche e tende da campo, realizzati grazie ai preziosi tessuti artigianali del marchio C&C Milano, cioè i cugini Emanuele Castellini e Piero Castellini Baldissera (il nipote di Piero Portaluppi, che ha tra l’altro restaurato la Bicocca degli Arcimboldi e villa NecchiCampiglio), antica famiglia milanese il cui palazzo avito s’affaccia sui secolari alberi del giardino, ma non solo: in via Zenale sorge infatti da pochi anni l’articolato showroom del marchio di tessuti per l’arredamento e biancheria per la casa (una delle maison più rappresentative nella tessitura del lino), nato in pratica a metà Ottocento quando, quattro generazioni fa, Clateo Castellini sviluppò il suo interesse verso il tessile, rilevando uno stabilimento di filatura per juta, canapa e lino. A fronte di cotanti nomi e cotanta storia, un bel garden party contemporaneo è stato organizzato qui, in aprile, da Grazia Casa.
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ello storico giardino rinascimentale della Casa degli Atellani (di fronte a Santa Maria delle Grazie, a due passi dal Cenacolo vinciano), Leonardo era uso schiacciare dei pisolini ristoratori tra una sessione di pittura e l’altra de L’ultima cena. D’altronde, ne aveva ben donde: quella che è poi stata battezzata la Vigna di Leonardo gli era infatti stata donata, nel 1499, da Lodovico il Moro per i suoi servigi artistici, e consisteva in una proprietà rettangolare di quasi 16 pertiche, lunga 160 metri e larga 52 (oltre 8mila metri quadrati), che oggi arriverebbe sino al carcere di San Vittore, le cui tracce sono state riprese nel 1920 dall’architetto Luca Beltrami, nel suo libro La vigna di Leonardo da Vinci. Ma, per il FuoriSalone, il giardino degli Atellani s’è trasformato nel Wundergarten, fiabesca installazione firmata da Ferruccio Laviani, ricca di gazebi, amache, panche e tende da campo, realizzati grazie ai preziosi tessuti artigianali del marchio C&C Milano, cioè i cugini Emanuele Castellini e Piero Castellini Baldissera (il nipote di Piero Portaluppi, che ha tra l’altro restaurato la Bicocca degli Arcimboldi e villa NecchiCampiglio), antica famiglia milanese il cui palazzo avito s’affaccia sui secolari alberi del giardino, ma non solo: in via Zenale sorge infatti da pochi anni l’articolato showroom del marchio di tessuti per l’arredamento e biancheria per la casa (una delle maison più rappresentative nella tessitura del lino), nato in pratica a metà Ottocento quando, quattro generazioni fa, Clateo Castellini sviluppò il suo interesse verso il tessile, rilevando uno stabilimento di filatura per juta, canapa e lino. A fronte di cotanti nomi e cotanta storia, un bel garden party contemporaneo è stato organizzato qui, in aprile, da Grazia Casa.
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La settima edizione del Triennale Design Museum tira le fila del passato per parlare del presente. Lavorando sul design “marginale” che si esprime nei periodi di crisi economica a cura di Domitilla De Mitri - testo di Stefano Caggiano foto di Matteo Cirenei
Una storia a margine
Le opere Scimpanzé, Giraffa, Oca e Rana, realizzate da Benedetta Mori Ubaldini (2003-2014), compongono una scenografica e di ertente installazione parte della settima edizione del Triennale Design Museum. Nel 2014 si indaga il tema dell’autosufficienza produttiva, in tre periodi storici: gli anni Trenta, gli anni Settanta e gli anni Duemila.
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INdesign INcenter / 51 La mostra, con oltre 650 opere in esposizione, si apre con una selezione di oggetti rappresentativi dei tre periodi, mescolati in modo che periodi distanti si incontrino e il visitatore possa percepire con immediatezza differenze e similitudini. A sinistra dall’alto in basso, Net Cabane, design Giorgia Zanellato per Fabrica (2012) e sullo sfondo, le sedie Delminia, design Alberto Mugnaini (2004); Disco Volante, design Raffaella Crespi (1959) e Sedia di paglia, design Alessandro Mendini (1975). Sotto, Sleipnir XXXIII, installazione di 15 m realizzata da Duilio Forte - Atelier Forte (2014). A destra, il progetto di allestimento, che si sviluppa cronologicamente, è stato realizzato da Philippe Nigro utilizzando materiali legati al lavoro artigianale e autoprodotto.
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a storia del design è “una moltitudine di storie che dipende da chi le racconta, da chi le ascolta e dal perché vengono narrate”. Parole dello storico Victor Margolin che ben si adattano al design italiano, la cui vicenda appare più simile a un pullulare di inizi che a una sequenza di fasi. Bene fa, allora, il Triennale Design Museum a distribuire lo sfondo storico del progetto su una topografia diversa ad ogni nuova edizione. Nell’ultima, in particolare, dedicata a “Il design italiano oltre le crisi. Autarchia, austerità, autoproduzione”, il curatore Beppe Finessi tira le fila del passato per parlare del presente, mostrando come l’autoproduzione degli anni Zero presenti collegamenti sotterranei, ma potenti, con l’autarchia degli anni Trenta e l’austerità degli anni Settanta. Oggi come allora, infatti, il progetto si è trovato di fronte a una situazione di “crisi” che lo ha costretto a ripensare il senso delle sue coordinate di fondo. Riattivando le proprie radici
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nella realizzazione di cose fatte da sé, con pochi mezzi, spesso senza altra committenza se non la propria vocazione esplorativa. Dalla bottega di Fortunato Depero (“il primo maker”) al 3D printing del XXI secolo, la mostra riannoda così la vicenda di personaggi come Bice Lazzari, Fausto Melotti, Ettore Sottsass, Enzo Mari, fino a contemporanei come Martino Gamper, Formafantasma, Paolo Ulian. Un fiume spumeggiante di cui il percorso immaginato da Finessi illustra non la sorgente (già raccontata dalla prima edizione di TDM dedicata alle radici
antropologiche del design “latino”) ma l’argine, l’interfaccia che accompagna il fiume lungo tutto il suo percorso facendolo essere in ogni momento quello che è, perché si fa carico di separarlo da ciò che non è. Un percorso-argine “disobbediente” che più che capitalizzare le conquiste precedenti le rimette in gioco esprimendo ogni volta una diversa ecceità, un anno zero alternativo che riprende il progetto dall’inizio e lo porta, utopisticamente, fino alla fine. Così da restare sempre affacciato, con curiosità porosa, al di là del terrapieno che vorrebbe contenerlo.
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Va in scena la Triennale
a cura di Domitilla De Mitri foto di Matteo Cirenei
Installazioni nei giardini, mostre di prodotto, esposizioni di oggetti realizzati con fini tecniche artigianali, scenografie di forte impatto emozionale e visivo, artisti e designer provenienti da tutto il mondo. Questo e molto altro nelle manifestazioni organizzate nel luogo per eccellenza dedicato al design, la Triennale di Milano
Da sinistra in alto, in senso orario: le casette simbolo di ospitalità e condivisione del Materials Village, realizzato da Material ConneXion nei Giardini della Triennale; Kanjian Creation, esposizione di lavori realizzati con metodi della tradizione artigiana cinese con lo scopo di dare nuova vita ad arti dimenticate, come il ricamo a mano, attraverso originali reinterpretazioni; l’inedita collaborazione tra TVS e Bottega Pierluigi Ghianda dà vita a Fatti Ad Hoc.Cooking Tools, collezione di progetti per la cucina realizzati utilizzando in modo complementare legno e metallo; Korea Kraft &Design Foundation propone una selezione di creazioni dell’arte artigiana tradizionale coreana. Pagina a lato, scenografica in tallazione all’aperto realizzata per presentare Open, la prima cucina Boffi completamente outdoor, realizzata in acciaio e disegnata da Piero Lissoni.
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Il brand franco-italiano Blackbody presenta sistemi di luce, che sfruttano appieno le potenzialità della tecnologia Oled, in un allestimento di Aldo Cibic. In alto, installazione Peau d’Ane, declinazione di I.Rain, realizzata da Thierry Gauguin, autore anche delle lanterne portatili Belmondo!, in primo piano. Sullo sfondo, gli specchi Eye Lucky, design Aldo Cibic.
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In alto, Hong-Kong: Constant Change, mostra multimediale, realizzata dall’Hong Kong Design Centre, che propone una riflessione sui continui cambiamenti in atto nella metropoli orientale, prospettandone l’evoluzione futura. Sopra. Illycaffè conduce, attraverso percorso emozionale, alla scoperta degli aromi caratteristici del caffè e delle sensazioni correlate; Róng, mostra dedicata interamente alla lavorazione tradizionale della seta, secondo le tecniche artigianali tipiche della città cinese di Hangzhou; Gardesa Assa Abloy presenta R EVO3, porta blindata 100% made in Italy, completamente personalizzabile, realizzata in collaborazione con il designer Davide Crippa.
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Sopra e in senso orario: selezione di oggetti del design italiano, operata da Enzo Mari nell’ambito della mostra Icone del design italiano; attraverso lo specchio Dots, design Danny Venlet, una visione d’insieme di Reflections, mostra di superfici ri ettenti di designer belgi, organizzata da Belgium is Design; l’azienda giapponese Aisin, in collaborazione con Setsu & Shinobu Ito, presenta in anteprima ne.mu.ri, applicazione in ambienti domestici di una tecnologia interattiva normalmente utilizzata in campo automobilistico; Marc Newson celebra gli 80 anni dell’azienda specializzata nella produzione di occhiali, Safi o; i disegni di Emiliano Ponzi e Beppe Giacobbe, scelti da Michele De Lucchi per la mostra Identità Milano, che coinvolge sei grandi illustratori (oltre ai citati, Julia Binfie d, Guido Scarabottolo, Michele Tranquillini e Olimpia Zagnoli) nella rappresentazione delle peculiarità della città di Milano; Timeless Domain, esposizione di sculture in legno e bronzo, che rappresentano oggetti immaginari pensati dall’architetto cinese Chi Wing Lo e realizzate in collaborazione con il maestro ebanista Filippo Sorcinelli.
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Light is Time, spettacolare installazione realizzata per Citizen dallo studio DGT (Dorell.Ghotmeh. Tane/Architects) utilizzando 80.000 componenti di orologio.
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Una visione d’insieme della mostra voluta da Officine Saf , in via Saffi per presentare i lavori in ceramica finali ti della prima edizione del concorso Open to Art. Foto di Matteo Cirenei.
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Dall’alto in basso e da sinistra a destra: Blue Wave in porcellana colorata modellata a mano, di Mella Shaw, foto di Sylvain Deleu; in porcellana con tecnica di modellazione in stampo con argilla liquida Aethra Siderea di Jozsef Simon Zsolt, vincitore nella categoria Arte; Body and Soul di Ken Eastman, grès bianco modellato a lastre, dipinto con diversi strati di ingobbi e ossidi colorati e cotto più volte; vincitore della categoria Design, Bosporus-Set Pentagon in porcellana smaltata di Margareta Daepp; Conversation, modellato a mano con una complessa tecnica di lavorazione da Jane Perryman; in ceramica vetrificata Polyamphora cruentata di Peter Hoogeboom.
Ceramica tra arte e design Prima edizione del concorso Open to Art per la promozione della ceramica d’arte e di design, promosso da Officine Saffi Project con il patrocinio del Comune di Milano
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testo di Domitilla De Mitri
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ltre trecento le opere presentate da artisti internazionali in occasione della prima edizione di Open to Art, concorso dedicato al mondo della ceramica d’arte e di design, voluto dal gruppo Officine Saffi Project, da sempre coinvolto nella promozione e diffusione della ceramica artistica. Motivo ispiratore di questa nuova competizione è stata la volontà di evidenziare le nuove tendenze nella lavorazione di questo poliedrico materiale. Una giuria di esperti – tra gli altri Cinzia Bitossi (Bitossi Ceramiche), Laura Borghi (Officine Saffi), Tomoko Tanioka (Togakudo Gallery), Claudia Casali (direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche a Faenza), Jukka Savolainen (direttore del Design Museum di
Helsinki) e l’artista Jennifer Lee – ha selezionato una trentina di finalisti che rappresentano un osservatorio privilegiato dell’innovazione nel linguaggio e delle più recenti e sofisticate tecniche di lavorazione della ceramica. I vincitori sono Jozsef Simon Zsolt, quarantenne ungherese, con l’opera in porcellana Aethra Siderea per la categoria Arte, e, nella categoria Design, Margareta Daepp, svizzera del 1959, con l’opera Set Hexagon. Inoltre, sono state assegnate alcune menzioni speciali: un’esperienza come assistente presso il Museo Carlo Zauli (Faenza) per Ezster Imre, che ha presentato Left Behind; la giovane venezuelana Vanessa Redondo, vincitrice del premio promosso da Bitossi Ceramiche in favore degli under 30, grazie alla sua opera My Works avrà l’opprtunità di svolgere uno stage lavorativo nella storica manifattura; infine, The Earthenware Ferrari, serie di contenitori in terraglia e vernice per automobile della belga Ann van Hoey si è aggiudicata il premio speciale Wiffa, azienda partner del concorso.
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a cura di Maddalena Padovani foto di Giacomo Giannini
Antichi chiostri e chiese sconsacrate. Palazzi nobili e case private. Gallerie e negozi di tendenza. E poi piazze, cortili, giardini. Il quartiere degli artisti ha svelato i suoi spazi più nascosti, diventando il palcoscenico di una grande festa urbana che ha fatto da ponte tra la città storica e la Milano che cresce
Un burattino con volto di ceramica e corpo di vetro si muove su comando di un invisibile Mangiafuoco: è uno dei protagonisti di Light e-motion, l’installazione creata da Marcel Wanders nei Chiostri della Basilica di San Simpliciano per celebrare la maestria secolare di Barovier&Toso.
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Sfumature zigzaganti e intrecci floreali animano l’installazione a parete dello showroom Missoni in via Solferino, realizzata con i piatti in porcellana Missoni by Richard Ginori ed elementi living Missoni Home. Set design di AAAHHHAAA.
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L’opulenza del cristallo in contrasto con l’austerità della nuda pietra, una chiesa trasformata in una casa sontuosa: questo lo scenario proposto da Baccarat negli spazi di San Carpoforo in Brera per celebrare il suo 250mo anniversario. Punto focale dell’allestimento, il lampadario Zénith con le sue 84 luci scintillanti.
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Dall’alto in senso orario: il ritorno a Milano del marchio danese Hay e il debutto internazionale della sua sottomarca inglese Wrong for Hay, avvenuti allo Spazio Ciovassino con la presentazione di tutti i prodotti a catalogo e delle novità. Arredi, tessuti, lampade, complementi: un’ampia collezione in costante crescita, che include la sedia della serie Copenhague disegnata dai fratelli Bouroullec per Hay (in primo piano). Passato e presente dialogano tra loro secondo la visione del design Fritz Hansen: il nuovo tavolo Analog, disegnato da Jaime Hayon, e l’iconica sedia The Drop, quest’anno rieditata su disegno di Arne Jacobsen, sono abbinati in un’installazione che invita alla convivialità. Una nuova variante cromatica e materica dei tavolini Salute in marmo, rame e acciaio disegnati da Sebastian Herkner, una delle proposte presentate a Milano dal marchio francese La Chance.
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Un vaso della collezione Santambrogio, design Andrea Branzi, nata dalla collaborazione tra Dilmos e De Vecchi. Le preziosità dell’argento è rinnovata nelle forme e nell’abbinamento con la trasparenza del plexiglas.
Nella pagina accanto: i prodotti industriali di Moroso si trasformano in oggetti di relazione e forme aperte all’esperienza nell’installazione di Martino Gamper e Peter McDonald. Lo spazio diventa rappresentazione nello showroom di via Pontaccio. La camicia bianca come protagonista dell’installazione realizzata da Nendo per il marchio di moda Cos. Un capo di abbigliamento, scelto come espressione di purezza e semplicità, diventa un elemento di caratterizzazione grafica e spazia e.
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Sotto: Videre et tangere, un’installazione di forme astratte che, nello spazio Dream Factory, invitavano a scoprire gli effetti materici di Surfaces Mood 2014, nuova collezione di superfici per ’interior design di Cleaf.
Accanto: nello store Understate, un allestimento speciale per la presentazione della collezione Arflex disegnata da Cini Boeri. Facevano parte della mostra collettiva Onwards, curata da Raffaella Guidobono e Claudia Pignatale, la collezione Titled di Emmanuel Babled per Secondome, composta da nove cloches in vetro e ottone dorato a cera persa, realizzata in edizione limitata.
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Details never sleep: un divertissement composto da tanti letti in miniatura che invitava, nello spazio Society di via Palermo, a indagare le qualitĂ dei tessuti, le loro trame, i loro colori, le loro qualitĂ tattili.
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Swedish Design goes Milan, selezione di produttori e progettisti svedesi presenti a La Posteria. Tra le proposte, la sedia Shift di Jonas Forsman con rivestimento in rete elastica, che si adatta al corpo e poi diventa completamente piatta.
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Dall’amore di Kengo Kuma per la pietra è nata Ishiburo, la collezione bagno realizzata da Salvatori che sancisce il debutto del noto architetto giapponese nel mondo del design. La collezione è composta da lavabo, piatto doccia e vasca da bagno, pensati tutti per una facile e veloce installazione.
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Sotto: protagonista dell’allestimento creato da Unopiù in piazza San Marco, su progetto da Ferruccio Laviani, è la pergola Shibuya, dotata di ruote che consentono di spostarla in giardino e di adattarla a molteplici esigenze. Per festeggiare il decimo anno di direzione artistica dell’architetto e designer Jader Almeida, l’azienda brasiliana Sollos ha per la prima volta presentato a Milano i suoi arredi di raffin ta qualità ebanistica e manifatturiera.
Sopra: anfore, vasi e alzate che mescolano materiali antichi e moderni come rame, alluminio, silver-plated, ceramica e vetro colorato. È la nuova collezione di oggetti disegnati da Jaime Hayon per Paola C. che si ispirano alla Roma imperiale. L’antico chiostro della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale ha fatto da cornice scenografica ai nu vi tappeti di Nodus disegnati da Sam Baron, Ron Gilad, Studio Job, Kiki Van Eijk, Formafantasma, Cédric Ragot, Jaime Hayon, Marcantonio Raimondi Malerba, Mischer’Traxler, Odoardo Fioravanti e Paolo Giacomazzi, Sophie Lachaert & Luc d’Hanis.
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Smart (and delirious)
Spiazzante e divertente, la casa interattiva degli studenti dell’Ecal ha proposto una nuova visione della tecnologia applicata agli oggetti d’uso domestico testo di Maddalena Padovani
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a casa del futuro sarà sempre più smart. A dirlo non sono solo i visionari dei giganti dell’elettronica, ma anche le statistiche: quello della intelligent home è un mercato che oggi vale 10 miliardi di dollari e che fa gola a tutti, tanto che si stima che entro il 2017 arrivi a 37 miliardi. La casa sarà sempre più connessa al web e potrà essere comandata facilmente con la voce o tramite lo schermo di uno smartphone, consentendo, per esempio, di prendere una chiamata usando il frigorifero o di farsi visitare dal dottore attraverso la tv. L’idea condivisa – e confermata in occasione dell’ultimo Consumer Electronics Show di Las Vegas – è che l’elettronica possa innovare e ampliare le funzioni degli oggetti d’uso, semplificando la vita di tutti i giorni. Gli studenti della scuola svizzera di design ECAL hanno spostato un po’ più in là il tiro e, con la ricerca Delirious Home presentata durante il FuroriSalone 2014, hanno ipotizzato che la tecnologia possa attribuire al nostro quotidiano non solo intelligenza ma anche sense of humor. Nulla a che vedere con le parodie alla Jacques Tati: i dieci progetti nati dalla collaborazione tra il dipartimento di industrial design e quello di
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interaction design della scuola di Losanna puntano al sorriso e all’ironia, ma solo per rendere più amichevole la tecnologia e attribuirgli una sorta di ‘anima’. Ecco quindi uno specchio che riflette la nostra immagine ma solo quando lo guardiamo, per diventare opaco quando ci allontaniamo. Una serie di cactus che emettono suoni nel momento in cui vengono accarezzati. Una coppia di poltrone che interagiscono tra loro, invitando a un tête-à-tête dinamico e partecipativo le persone che vi sono sedute. Le campane copri-alimenti che producono suoni armoniosi quando vengono sollevate, per dare risalto ai momenti di degustazione. E poi ancora: le tende che si aprono da sole al momento del passaggio di una persona, grazie a una mano meccanica, e il cucchiaino che segue sul tavolo la tazzina del
caffè, ovunque vada. Spiegano gli studenti dell’ECAL: “La tecnologia – o più precisamente l’elettronica – è spesso applicata agli oggetti per far sì che ci si dimentichi di loro. Sino ad oggi la tecnologia non ha mai assunto un ruolo amichevole; è diventata intelligente, ma senza il senso dell’umorismo legato, per esempio, a un comportamento inaspettato. Questa mancanza di umanità è stato il punto di partenza per immaginare una casa dove la realtà prende una piega diversa, dove gli oggetti si comportano in maniera strana. Dopo tutto, essere intelligenti significa essere prevedibili? Noi non la pensiamo così! Questi oggetti ed elementi d’arredo, apparentemente comuni, sono stati pensati per cambiare e mettere in discussione il nostro rapporto con loro e con gli altri oggetti”.
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Dall’alto in senso orario: Cactunes di Pierre Charreau, Martin Hertig, Pauline Lemberger, cactus che reagiscono con suoni quando vengono accarezzati; Delicious Bells di Caroline Buttet, Louisa Carmona, Margaux De Giovannini, Antonio Quirarte, campane di vetro che accompagnano le degustazioni con melodie; Il Portinaio di Anne-Sophie Bazard, Tristan Caré, Léonard Golay, una tenda che si apre al passaggio grazie a una mano automatica; Chiaroscuro di Léa Pereyre, Claire Pondard, Tom Zambaz, una lampada che si accende toccando la sua ombra; Ostinati di Iris Andreadis, Nicolas Nahornyj, Jérôme Rütsche, contenitori che sfidano la g avità; Broken Mirror di Guillaume Markwalder, Aurélia von Allmen, uno specchio che si distende e diventa riflettente quando ci si avvicina.
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Ingo Maurer stupisce allo spazio Krizia con le sue tecno-lampade lunari (a sinistra): Dew Drops (fa luce grazie a ‘fogli’ di led) e T.T.Moon (ancora prototipo). Giocano, invece, con l’ironia le lampade da tavolo ‘I ricchi e i poveri Silver Bzzzz’ (sotto). Decine di ‘palline’ di feltro erano appese al soffit o per enfatizzare la morbidezza del divano Mimic (in basso), ultimo nato della collezione di imbottiti di De Padova. È firmato dalla giovane designer svedese Monica Förster.
Le firme del design internazionale hanno ‘sfilato’ nell’area Nord Est di Milano. Agli showroom rivisitati con scenografiche installazioni hanno fatto da contrappunto location-gioiello prese in prestito ai palazzi della Milano neoclassica
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All’Istituto Svizzero milanese erano in scena i lavori del duo svizzeroamericano Strala&Shibuleru: qui sopra l’applique ad angolo modulare. A destra, la ‘Spring Summer 2014 Collection’ di Richard Ginori, che ha ‘sfil to’ allo Spazio Diana: nella foto la collezione ‘Labirinto’.
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Hermès ha scelto le stanze affrescate di Palazzo Serbelloni per presentare la nuova collezione di luci ‘Pantographe’ creata da Michele De Lucchi, che ha fi mato anche l’allestimento intitolato ‘Hermès en Lumiére’.
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Interni contemporanei in palazzo d’epoca: è lo showroom di Meridiani, che si affaccia sul centralissimo e storico Corso Venezia (a fianc ). Nella prestigiosa sede dell’Accademia di Brera il marmo incontra il design: da Ross Lovegrove a Konstantin Grcic, da Naoto Fukasawa a Jasper Morrison, le star del progetto contemporaneo fi mano originali arredi in marmo per Marsotto Edizioni.
Pagina a lato, la moquette ecologica di Ege Carpets veste inaspettatamente uno storico cortile nel cuore di Milano: l’effetto optical è solo una delle varianti della nuova collezione presentata da Eco Contract&Eco Design.
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4 Ăˆ lo slogan che accompagna il distretto emergente del FuoriSalone milanese, La sfida? Rivalutare l’area compresa fra Porta Venezia e la Stazione Centrale, accogliendo (super selezionati) protagonisti del design internazionale
san gregorio docet testo di Laura Ragazzola foto di David Zanardi
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Qui sopra San Gregorio ’street’ che dà il nome al nuovo polo del design: nasce nel 2013 dal progetto visionario di Claudio Loria, che scopre le potenzialità di un’area in disuso con spazi industriali e magazzini abbandonati. Con sensibilità e intuito, il giovane collezionista milanese crea proprio qui nuove realtà espositive, a cominciare da Leclettico, showroom/studio d’interiors. Ma soprattutto riesce a ricreare quel fascino e quella qualità, che già caratterizzavano questa zona negli Anni 40 quando, nota come Petit Paris, ospitava i più importanti magazzini di tessuti provenienti da tutto il mondo.
Ventidue designer sono stati chiamati da Kvadrat per interpretare ‘Divina’, uno dei tessuti iconici dell’azienda tessile danese. Qui sopra, da sinistra in senso orario, le ‘opere’ di Anton Alvarez, Muller van Severen e Martino Gamper. Pagina a fianco e in al o, due immagini dello spazio di Droog: lo studio olandese si è ispirato alle collezioni del Rijksmuseum di Amsterdam per creare un atelier minimalista (a sinistra la camera da letto): la carta da parati è creata dalla graphic designer Irma Boom che ha preso ispirazione dalle tele di famosi pittori come Vermeer e Rembrandt presenti nel museo della capitale olandese. In alto, invece, le nuove ‘collezioni’ di Droog.
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Nell’ex Galleria della Moda, ora in disuso ma un tempo elegante spazio espositivo di tessuti (foto piccola a destra), esponevano giovani ed emergenti artigiani/designer come il duo Paola Amabile & Alberto Fabbian con la loro collezione di ceramiche e cesti di vimini (in basso). Erano ospitati nello spazio dedicato a Nuove//Residency, progetto di residenza per artisti internazionali che offre spazi per la sperimentazione e la produzione di ceramiche.
Sopra e a destra due immagini della mostra Wallpaper* Handmade, che ha celebrato l’eccellenza del ‘fatto a mano’, chiamando a raccolta i migliori designer, artisti e artigiani del momento. Gli arredi erano ambientati negli spazi della galleria Leclettico di Claudio Loria, che ha fi mato il progetto espositivo degli 800 mq che un tempo ospitavano un magazzino all’ingrosso di tessuti.
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La rivista americana Dwell ha presentato a San Gregorio Docet gli ultimi lavori del designer Stephen Burks: qui a fianco e lampade a led di Parachilna, disegnate da una trama di fili m tallici. All’estrema sinistra, uno degli spazi dell’ex Galleria della Moda dove Leclettico ha esposto alcuni pezzi della sua produzione dalla forte valenza scenografic . Fra tutti, le panchine Folie in ottone e noce di Shirley Van Piere e gli specchi di Bernardo Palazzo (sullo sfondo) In basso e qui sotto a sinistra due immagini della mostra curata da Designersblock, che, presente al FuoriSalone dal 2001, ha lanciato moltissime fi me del design (fra tutti, lo studio Droog). Quest’anno erano in mostra 50 designer indipendenti di varie nazionalità: a fianco le sedie eco Solidwool fatte con lana di pecora e, sotto, la reintepretazione ironica di Mineheart che ha presentato chandellier miniaturizzati all’interno di bulbi di lampade.
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Kvadrat: da Milano a Parigi È il viaggio che abbiamo fatto per scoprire (in esclusiva) tutti ‘i segreti’ dei nuovi tessuti presentati al FuoriSalone dall’azienda danese. Perché? Sono firmati dai fratelli Bouroullec, che hanno voluto presentarli nel loro studio-laboratorio parigino
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Nella pagina a fianc , i fratelli Bouroullec nel loro studio di Parigi, e in basso, lo showroom milanese di Kvadrat durante il FuoriSalone. A fianc , i tre nuovi tessuti inseriti in collezione: Canal, Gravel e Moraine, tutti in doppio jersey e accomunati da un marcato senso del volume e della profondità. Lo strato anteriore (nella foto) è lavorato a maglia con fili s ttili di lana e poliestere, che mescolano fib e chiare e scure, mentre quello inferiore è realizzato con fili di polie tere in un’unica, contrastante tonalià. In alto, l’area-ingresso dello studio del duo francese, e a fianc , alcuni disegni preparatori per progetti tessili di Kvadrat.
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re anni di intenso lavoro; molti viaggi fra Parigi e la natura incontaminata di un piccolo centro della penisola dello Jutland, Ebeltoft, nella parte continentale della Danimarca (qui, si trovano fabbrica ed headquarter di Kvadrat); decine e decine di disegni (bellissimi, come quelli recentemente raccolti nel volume ‘Ronan & Erwan Bouroullec Drawing); molte discussioni (in due è inevitabile). Ecco in sintesi l’iter progettuale che ha accompagnato l’ultima ‘fatica’ del duo di punta del design francese per l’azienda tessile danese Kvadrat. Ronan e Erwan ce ne hanno parlato dal ‘salotto’ del loro studio parigino, una sorta di atelier-laboratorio nel cuore del quartiere multietnico e multicromatico di
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Belleville, reso famoso dai romanzi di Daniel Pennac (ma i ‘fratelli’ lo hanno scoperto in tempi non sospetti quasi vent’anni fa). “Lavoriamo volentieri per Kvadrat” ha esordito Ronan, “con la quale abbiamo già condiviso altre avventure. Perché in quello che facciamo siamo sempre alla ricerca di una qualità del design ‘timeless’, senza tempo. E questo significa fare del proprio meglio, lavorare bene, prendere le decisioni giuste per quanto riguarda i temi, i progetti che scegliamo di esplorare e le aziende con cui ci relazioniamo. Ecco, con Kvadrat ci siamo sentiti sempre ‘safe’, sicuri e fiduciosi su tutte le questioni: dalle scelte dei materiali alle modalità produttive. Insomma, c’è una sorta di responsabilità” ha voluto chiarire Erwan, prendendo la parola al posto del fratello, “o meglio di etica quotidiana, che accompagna il nostro lavoro. Per esempio, ci piace spendere molta energia nella semplicità, cioè nel mostrare, chiarire, fare vedere che le cose sono più semplici di quanto sembrino. Prendiamo la nuova collezione di Kvadrat. Ci siamo soprattutto concentrati sulla costruzione del tessuto, abbiamo esplorato come è fatto, siamo andati a vedere come è prodotto”. Il risultato? Superfici ‘vive’, che svelano gli elementi della struttura interna, intrecciata come una maglia e costruita con un effetto tridimensionale per restituire elasticità (e, quindi, funzionalità), morbidezza (che significa comfort) e durabilità (cioè sostenibilità).
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A sinistra, dall’alto: Simone Micheli, con l’iniziativa Viareggio Design Net, ha proposto un progetto per valorizzare il sistema urbano del Comune e ha realizzato sedute-scultura da donare alla città; in primo piano, Ouo prodotta da Adrenalina. Dirk Van Der Kooij ha utilizzato la sua tecnologia di stampa 3D Endless per realizzare una seduta impilabile. Barbara Brondi e Marco Rainò hanno curato un altro capitolo di INResidence Design Dialogues coinvolgendo 25 designer internazionali, chiamati a selezionare/ ideare il proprio oggetto del desiderio, poi stampato in 3D in colore blu Klein. A destra, dall’alto: Conversation Pieces era una serie di allestimenti e oggetti sull’interazione tra le persone, nati nei workshop della scuola Head-Geneve. Selezione a cura di Alexandra Midal. Un container sul design danese contemporaneo era il tema della mostra della Design School Kolding che puntava su oggetti interattivi, materiali biologici e interventi di co-design.
Nella pagina accanto: con la curatela di Nina Tolsrup, la mostra Mindcraft del Danish Craft ha puntato su installazioni al confine con ’arte. Street Print, con due nastri da 10 metri di Anne Fabricius Moller, disponeva da un lato gli oggetti raccolti in un anno, dall’altro la corrispettiva forma su tela bianca, per raccontarne le tracce e il legame tra persone e cose.
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Viaggio alla ventura Autoproduzione, scuole, marchi di piccola serie e giovani designer provenienti da tutto il mondo. Al quinto anno di vita, Ventura Lambrate conferma il suo ruolo di vetrina indipendente del design con una formula ormai consolidata foto di Emanuele Zamponi a cura di Valentina Croci
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A sinistra, dall’alto: nella mostra Self Unself Milan, che raccoglieva i principali progetti di diploma presso la Design Academy di Eindhoven, l’opera Strange Symphony di Philipp Weber: una canna per soffia e il vetro trasformata in strumento musicale. Il designer olandese David Derken ha realizzato pattern per ceramica che si ispirano al funzionamento del pendolo di Foucault. Incipit è la neonata piattaforma web che sostiene e co-sviluppa i progetti di giovani designer con botteghe italiane. In dettaglio, Moai di Raul Frollà.
A destra, dall’alto: Clique è una fabbrica diffusa curata da Claudio Larcher e Filippo Protasoni per la realizzazione di arredi artigianali con dettagli tecnologici, tra cui il tavolo Rocchetto di Filippo Protasoni che integra una prolunga elettrica. Selezionata dal DMY, la collettiva Berlin Design Selection ha presentato nove designer berlinesi, tra cui hettler. tüllmann con la collezione di arredi in rattan. Polish Job, a cura del Lodz Design Festival, ha visto sia designer famosi come Oskar Zieta (sue le sedute in primo piano), che nuovi laboratori per la fabbricazione digitale.
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Accanto, dall’alto: lo studio olandese Pepe Heykoop con la Tiny Miracles Foundation ha condotto un workshop a Mumbai per abilitare all’imprenditoria una comunità di donne. Ne sono nati i Paper Vase Cover. The Other Hemisphere ha raccolto 13 designer autoproduttori del continente australe. Nella foto, lampade di Porcelain Bear, Melbourne.
Sopra: in una personale, Jaime Hayon ha mostrato le sue più recenti collaborazioni tra cui Expormim, azienda spagnola famosa per la lavorazione della paglia intrecciata e del rattan. A sinistra: Li Edelkoort ha portato parte della sua ricerca sul mood Fetishism. In primo piano la seduta Exu Asana di Rodrigo Almeida. A destra: alcuni studenti del Morph Lab presso la Royal Academy of Art Den Hague hanno investigato i meccanismi di crescita cellulare di sostanze e organismi viventi per creare pattern o strutture tridimensionali.
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Le polaroid del fotografo Federico Villa ritraggono i sette designer di Mondopasta nel proprio scenario quotidiano, mentre preparano o consumano un pasto a base di pasta.
Sette designer italiani, un po’ di polvere di fabbricazione digitale, un contenitore dedicato all’autoproduzione: questi gli ingredienti di Mondopasta, la mostra di Subalterno 1 pensata per riprogettare uno dei capisaldi della cultura tricolore
Buon appetito! di Valentina Croci
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paghetti, mafia e mandolino sono i peggiori luoghi comuni dell’Italia all’estero. E quale occasione migliore della settimana del design milanese, evento ormai planetario, per giocare con uno dei simboli che più ci rappresenta? Tra il serio e il faceto, un gruppo di sette designer italiani tra i più interessanti degli anni Zero ha raccolto l’invito del curatore Stefano Maffei a rileggere la pasta con i metodi della fabbricazione digitale. Ironia e buon gusto sono alla base della trasformazione del prodotto, interpretato sia nell’esperienza che nel processo produttivo. Sintesi di ciò è
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Stracottoaldente di Massimiliano Adami che, grazie a una macchina per la pasta Imperia ‘hackerata’ che produce uno spaghetto in cui si alternano spessori differenti, consente un’esperienza più tattile del gusto. Più sulla modificazione del macchinario, il progetto Nonnabot di Francesco Bombardi e Marcello Ligabue, in cui la stampante 3D Sharebot NG inserisce, al posto dell’estrusore, una lama per tagliare la sfoglia che, interfacciata a un computer o smartphone, funge da fresa o plotter da taglio per la pasta, cosicché ognuno si personalizza i propri bocconi. A provocazione di coloro che tagliano gli spaghetti, una stampante che produce uno spaghetto ininterrotto. È il progetto Uncut di Lanzavecchia + Wai che si ispira alla scena di Lilli e il Vagabondo in cui i protagonisti condividono un lungo spaghetto. Anche La collezione del Dr.K di Claudio Larcher trae ispirazione dagli anni
Cinquanta, quando le cucine si sono riempite di piccoli elettrodomestici cambiando il modo di cucinare. Così Dr.K, dietro all’avveniristica estetica di quegli anni, nasconde semplici utensili: mattarello, rullo taglia pasta e il macchinario per stendere e asciugare la sfoglia. Più sul tema del food design i progetti Bipasta di Brian Sironi e Giulia Tacchini, Zag di Alessandro Stabile e Nigredo di Tecnificio. I primi hanno pensato a un cibo a base di farina di grillo, che contiene sia carboidrati che proteine, ottenuto con un timbro realizzato in prototipazione rapida. Il secondo ha concepito un set di rotelle da taglio che disegnano sulla sfoglia inediti bordi e decori. Mentre il terzo realizza tatoo per pasta con inchiostro di nero di seppia. Accompagna l’esposizione il racconto fotografico di Federico Villa che ha scelto la Polaroid per ritrarre i protagonisti nel loro pasto quotidiano, rigorosamente a base di pasta.
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Dall’alto: Stracottoaldente di Massimiliano Adami con Francesco Tarantino modifica una mac hina per la pasta Imperia (grazie a Fablab Milano & Slow/D) per ottenere un formato a diversi spessori; Zag di Alessandro Stabile è un set di sei rotelle da taglio realizzate con stampante digitale (Fablab Milano); Nonnabot di Bombardi e Tagliabue è un plotter/fresa per sfoglia, comandato da smartphone o tablet (partner Fablab Milano & Sharebot); Uncut di Lanzavecchia + Wai utilizza una stampante 3Drag per realizzare uno spaghetto ininterrotto (partner tecnico Fablab Milano); Dr.K di Claudio Larcher sono tre finti obot da cucina anni Cinquanta che nascondono utensili analogici (partner Slow/D); Nigredo di Patrizia Bolzan e Marcello Pirovano (Tecnifici ) è una ‘tatoo gun’ per tatuaggi sulla sfoglia al nero di seppia; Bipasta di Brian Sironi e Giulia Tacchini è un formato di pasta in farina di grillo che contiene carboidrati e proteine.
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Un gioco suggestivo di luci e suoni fa da scenografia alla collaborazione tra Peugeot Design Lab e la manifattura Pleyel: un pianoforte con la struttura in legno e fib a di carbonio che restituisce una qualità sonora potente e di altissima qualità. Un accorgimento progettuale permette al pubblico di vedere l’artista suonare da qualsiasi angolazione e di percepire i suoni immediatamente senza interferenze.
All’insegna dell’eclettismo gli eventi di zona Tortona: mostre, prodotti, happening anche quest’anno hanno mescolato il fashion al design, all’architettura e all’arredo. Una rassegna di idee e di sperimentazioni, con sguardi alternativi sul futuro della casa e del nostro quotidiano a cura di Evi Mibelli foto di Paolo Veclani
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La magia del cristallo boemo nel progetto di Jan Plechac & Henry Wielgus per Lasvit. La collezione di luci a sospensione Moulds esalta il dinamismo del vetro liquefatto che si trasforma in gocce trasparenti che fuggono dalla forma in cui sono costrette.
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Sopra da sinistra: Picnic on the rocks è l’installazione fi mata da Carla Milesi, esposta nella galleria Otto Zoo di via Vigevano, che si ispira all’opera Dejeuner sur l’herbe di Manet. Sullo sfondo la libreria portapiante, in ferro e cemento, a installazione libera. La mostra Corian 2.0, curata dal designer Christian Ghion, sottolinea la versatilità della nuova tecnologia DeepColour che unisce la traslucenza del materiale ad avanzati sistemi elettronici e di illuminazione. Nella foto, un dettaglio dello spazio bagno con arredi di Rexa Design e parete retroilluminata di Créa Diffusion, con decori disegnati da Ghion.
A fianco Future is nhow è l’evento distribuito sui 4 piani dell’omonimo hotel di via Tortona che ha accolto idee nuove per il design di giovani creativi emergenti. In foto la mano scultura realizzata da Sillabe.
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Accanto: l’installazione Conic-Vine per l’evento Alcantara Kaleidoscope porta la fi ma di Nendo. Lo spazio sembra attraversato da filari arbo ei ottenuti con l’uso di sottilissimi strati di Alcantara, uniti con un processo di termocompressione, che danno vita a cascate di impalpabili coni. Sotto: sette progetti per cambiare la percezione degli spazi. Studio Job & NLXL hanno proposto carte da parati dai grafismi a chetipici e simbolici che spaziano da un mood tribale a citazioni Arts & Crafts. In primo piano, i disegni Labyrint e Withered Flowers.
La mostra Marble Across Time, promossa da Turkish Stones, ha visto protagonisti Aziz Sariyer, Fabio Novembre e Tokujin Yoshioka che hanno interpretato le valenze espressive del marmo. Un esercizio tra architettura e arte che percorre il tempo. Sopra, Agravic di Tokujin Yoshioka; accanto, Here I Am di Fabio Novembre.
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Gli spazi e gli interni immortalati dall’obiettivo di Massimo Listri per lo spettacolare allestimento di Moooi tracciano le tappe di un viaggio immaginario che fa da fil ouge agli arredi della collezione, tra cui il tavolo Zio Dining di Marcel Wanders.
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Tokyo Image è la mostra che ha offerto una panoramica dello stato della ricerca del design giapponese. Tokyo Merry Go Round di Asami Kiyokawa è la giostra dell’infanzia rivista in chiave contemporanea. Un video, prodotto da Wow, si riflette sulle sue superfic creando la ‘danza’ di luci che ne anima il movimento e la magia.
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Sotto: l’eclettico organicismo di Karim Rashid trova in Hi-Macs la materia con cui creare uno spazio abitativo fuori dagli schemi (in foto, il bagno). Occasione per esaltare la duttilità di questa pietra acrilica, prodotta da LG Hausys.
Sopra, da sinistra: Sebastian Herkner e il vaso Collana disegnato per Rosenthal, in porcellana e vetro soffi to, presentato nella mostra Rosenthal Living Design, allestita in partnership con Sambonet. Omaggio ai colori accesi dell’Africa e delle culture tribali per l’allestimento progettato da Paola Navone per il ventennale di Linteloo. Nella foto, il nuovo divano di Niels Bendtsen.
Accanto: ‘Hello My name is Keiko Tokyo’, presente nella collettiva Tokyo Image, è la mascotte creata dal team di Ryo Teshima dell’agenzia di comunicazione creativa Kei-Ko Tokyo, per promuovere il Festival dello Sport del 2020 in programma nella capitale del Giappone.
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Accanto: Fantasyland, l’installazione fi mata da Slide, i cui prodotti – tra cui alcune novità assolute – trovano un palcoscenico ideale nell’area Ex Ansaldo, mettendo in risalto la loro natura giocosa e versatile. Sotto: nella casa privata di Nicolas Bellwald, la presentazione di Made.com, focalizzata sulle nuove collezioni disegnate da Ilaria Marelli. L’intento è quello di far vivere i prodotti nelle case vere, abitate da persone reali.
Sopra: Rio+Design, alla sua sesta partecipazione al FuoriSalone, è la fine tra sul miglior design carioca. Tanti gli oggetti e le creazioni ospitate nello scenografico al estimento di Guto Indio da Costa, confermando l’emergere di una nuova corrente del design internazionale. I primo piano la poltrona e il pouf Infl ted Wood di Zanini de Zanine, per il brand Cappellini.
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Nello spazio espositivo di Via Torquato Tasso, Design Gallery Milano ha presentato Material Medley del gruppo londinese El Ultimo Grito. La collezione si compone di grandi tavoli in resina colorata, piccole sedute e tavolini. Decori primitivi e tribali sono conglobati nella materia dando origine a forme quasi organiche.
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na cena in comune, una conversazione informale e l’idea decolla. Una delle installazioni più magiche e oniriche del FuoriSalone si è concretizzata nello scantinato del Circolo Marras, in via Cola di Rienzo: una tavola leggiadra con commensali filiformi di modigliana memoria che raccontavano l’unicità e la bellezza che nasce dalla sapienza artigiana italiana. Questa la sintesi di Volo a Planare. Antonio Marras si è trovato a tu per tu con i giovani fondatori dell’agenzia Segno Italiano, innamorandosi del loro sogno divenuto lavoro: quello di cercare e di riportare alla luce le eccellenze artigiane del nostro variegato territorio. Assicurandogli rinnovato interesse. Un patrimonio unico e irripetibile che il mondo ci invidia e da cui bisognerebbe ripartire per dare nuova linfa all’economia italiana. “Ma questa è un’altra storia…”, commenta Alberto Nespoli, socio fondatore di Segno Italiano. È così che la mitica sedia di Chiavari, insieme alle ceramiche Atestine in forma di
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Le tradizioni artigianali come fattore d’identità: un tema caro ad Antonio Marras, rinnovato grazie alla collaborazione con Segno Italiano da cui è nata una magica installazione che ha visto protagoniste le eccellenze dimenticate del territorio italiano
ortaggi e frutta e ai Ramaioli Tridentini, diventano gli ingredienti del progetto di Marras. Non manca un sottile sense of humor: sopra la candida tavola volano maialini scaldavivande quasi fossero astronavi portatrici di nuove idee e visioni. Ed è questo lo spirito di Segno Italiano così come lo esprime il team dell’agenzia milanese: “Traghettare la tradizione verso il futuro
testo di Evi Mibelli foto di Paolo Veclani
conservandone intatto l’alfabeto del fare”. Antonio Marras, d’altronde, è fortemente convinto che il rispetto delle proprie radici sia la base da cui partire per qualsiasi lavoro che si definisca creativo. “Il designer è una persona che sperimenta ed è permeabile agli stimoli che arrivano dal mondo dell’arte, della musica, della danza…”. Ma è anche interprete contemporaneo della tradizione da cui proviene. Legato indissolubilmente alla sua terra d’origine, la Sardegna, ne ha colto la sintesi nei colori, nelle geometrie, nelle influenze culturali che hanno forgiato nei secoli l’identità isolana. Anzi, le radici diventano ancora più presenti, orgogliose nel rivendicare la propria unicità e purezza. Unire tradizione e innovazione è il paradigma condiviso da Antonio Marras e Segno Italiano. Soprattutto oggi, in un mondo globalizzato e omologante, spetta all’artigianalità il compito di affermare il diritto di valorizzare le proprie peculiarità. La tavola di Volo a Planare racconta proprio questo.
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L’installazione creata da Antonio Marras con le collezioni di Segno Italiano. Nella pagina accanto: un dettaglio delle ceramiche Atestine che imbandivano la tavola; Antonio Marras (a destra) insieme a Domenico Rocca (a sinistra) e Alberto Nespoli (al centro) di Segno Italiano.
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Massimo Morozzi testo di Enrico Morteo
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Come progettista e talent scout culturale, l’architetto e designer fiorentino ci ha insegnato a immaginare una forma colorata, coraggiosa e libera per il nostro futuro anteriore
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arà stata la sua carnagione scura, la voce profonda, i modi spicci e franchi o forse il suo modo di vestire che amava indulgere alla pelle nera e a qualche accento militaresco, sta di fatto che non era difficile al primo incontro scambiare Massimo Morozzi per un duro dedito a pericolosi commerci. Ma bastava aspettare che il suo volto si aprisse in un luminoso e ironico
sorriso per capire che c’era ben altro dietro a quella maschera di uomo. Un sorriso che ogni volta si rinnovava quando raccontava divertito dei tanti guai che quella sua immagine esteriore gli aveva procurato negli aeroporti di mezzo mondo. Fiorentino, classe 1941, certo Morozzi era figlio in una generazione-contro, di una gioventù che si era formata cercando con tutti i mezzi di cambiare le cose e conquistare nuovi spazi di libertà. Ma la sua era stata una ribellione affidata alla forza delle idee, al potere della fantasia, alla salvifica energia del paradosso. Cofondatore nel 1967 del gruppo Archizoom, con Andrea Branzi, Gilberto Corretti e Paolo Deganello, Morozzi si era anzi ritagliato una dimensione di ricerca tutta orientata alle vibrazioni cromatiche della luce. Un’attenzione verso il colore che lo porterà negli anni Settanta a coordinare il Centro Design della Montefibre, dove svilupperà prodotti tessili per l’arredamento destinati ad intersecare le traiettorie giocose di Elio Fiorucci, ma anche a dar vita a veri e propri codici cromatici coordinati che gli varranno il Compasso d’Oro nel 1979. Il colore rimarrà al centro dei suoi interessi anche quando aprirà, all’inizio degli anni Ottanta, un suo studio di progettazione che lo porterà a disegnare per Cassina, Giorgetti,
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1. Espositore Babele in vetro curvato, Fiam, 1987. 2. Sistema componibile Paesaggi Italiani, Edra, 1995-2005. 3. Ritratto di Massimo Morozzi. 4. Imbottito Topolone, un dichiarato omaggio ai divani dei fumetti, Edra, 1991.
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5. Sedia Dry, Giorgetti, 1987. È formata da 32 elementi assemblati a secco mediante incastri. 6. Tavoli componibili Tangram, Cassina, 1983. 7. Pentola Pasta Set, Alessi, 1985. 8. Divano Domino, Cassina, 1985.
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Alessi: tavoli a moduli multicolori; sedie altrettanto colorate; set da cucina in lucido acciaio ma presentati da opuscoli affidati ai coloratissimi disegni di illustratori indiani solitamente impegnati a disegnare locandine per i musical di Bollywood. Ma il suo vero capolavoro sarà l’artdirection della Edra, per cui comincia a lavorare nel 1987. Per Edra, Morozzi si inventa talentscout culturale, capace di avviare una serie di aperture simmetricamente orientate a rileggere in chiave scenografica le nostre recenti eredità moderne, quanto ad esplorare lo spettacolo dei nostri futuri possibili. Ecco, allora, da una parte
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il successo di Tatlin, seduta post-costruttivista firmata da Semprini e Cananzi nell‘89; i tanti divani dis egnati da Francesco Binfarè, impegnato a ripercorrere con serissima allegria l’immaginario tecnico e formale dell’imbottito italiano degli ultimi 30 anni; le forme floreali di Masanori Umeda, tenero omaggio alle prime trasgressioni post-moderne; il sistema di contenitori Paesaggi Italiani che lo stesso Morozzi avvia nel 1994 quasi volesse ribaltare in technicolor la presunta funzionalità del componibile. Contemporaneamente, Morozzi apre generosamente a mondi lontani. È lui a credere per primo nel talento dei due ancora
semisconosciuti fratelli Campana, che con Edra costruiranno una bellissima collana di successi, fatta di oggetti sospesi fra arte, manualità e antropologia culturale: accumulazioni giocose di legni, pelli, corde, specchi, sinuosi tondini metallici, fasci di fibre sintetiche e morbidi serpenti con cui proiettarsi al di là delle regole e della tecnologia. Ma Morozzi ha aperto linee di credito verso giovani italiani, olandesi, australiani, israeliani, francesi. Ora che Massimo Morozzi non c’è più, ci toccherà continuare da soli a cercare di immaginare una forma colorata, coraggiosa e libera per il nostro futuro anteriore.
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FuoriSalone 2014 INtopics
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editorial pag. 1
PoLe STars pag. 4
Never before has the FuoriSalone in Milan – covered as usual in the June issue of INTERNI – been so full of offerings – performances, installations, exhibitions, experiments – and brought design into the city in such a festive, widespread way, transforming its zones for one week into open, democratic display districts. The 2014 edition, the 25th since we began this tradition back in 1990, could boast of over 500 events in showroom, stores, art galleries, museums, garages, warehouses, abandoned factories, with an estimated audience of about 300,000 visitors from 160 countries. The evocative photographs of the reports published on the following pages interpret the best versions of the workshopcity, conveying the image of a collective action of great cultural depth and great market impact, complementary to the Salone del Mobile held at the Fair of Rho-Pero. The key words: creativity, typological-technological-materic innovation of products, virtuous collaboration between architects, designers and companies. The vocabulary of an international Milan that is getting ready for the big appointment with Expo 2015. As was spectacularly narrated by our event “Feeding new ideas for the city” in the monumental setting of the State University, and for the first time also at the Botanical Garden of Brera, a splendid green oasis with 18th-century architectural elements. Feeding our body also means feeding our mind with ideas, proposals, solutions and projects that help us to look to the future. We did just that, with installations and related moments of debate, in a perspective of crossovers, metaphoric and multidiscipinary, to celebrate another episode of the 60 years of INTERNI! Gilda Bojardi
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edited by Antonella Boisi photos Simone Barberis
CHARLOTTE PERRIAND arm in arm with GIO PONTI, in the streets of the CENTER, amidst cascades of LED lights, PIXEL SCENES and precious vases, spatial LABYRINTHS, fashion ENCOUNTERS and COLORS of international tribes. The GREAT BEAUTY of design comes to life - pag. 5 Cassina showroom, Via Durini. A tribute to Charlotte Perriand: an icon of modernity in an exhibition shared with Louis Vuitton. The encounter between fashion and design, inside fi e mega-structures of plexiglass with neon, with a guest star: the LC4 CP chaise longue designed by Le Corbusier, Pierre Jeanneret and Charlotte Perriand (1928), in a limited edition made for the occasion of the Icônes Collection 2014 of Louis Vuitton. - pag. 6 Fendi Casa showroom, Via Durini. With the consoles of the Star collection, spotlight on the style and tradition of the maison, interpreted by the designer Thierry Lemaire. Sawaya & Moroni, Via Manzoni, among the new products, presented Indiscret, a seat for three persons with a wooden structure with multiple legs and padded seat and back, seamlessly joined. Credit is due to Dominique Perrault and Gaelle Lauriot Prevost. - pag. 7 B&B Italia, Via Durini: two new entries for this year, the Mirto table in the indoor version with black paint finish and op in reflecting bronze-plated glass, designed by Antonio Citterio; and the Almora nest chair by Nipa Doshi and Jonathan Levien, with cover in fabric, leather or shearling: a conical structure, two chassis in white painted plastic, aluminium swivel base, headrest in curved oak with padded internal part inserted in the back. - pag. 8 Meritalia showroom, Via Durini. Focus on the Opera table, with solid wood structure (24 parts, 40 interlocks) and glass top, designed by Mario Bellini. Oval or round, available in different finishe , colors and sizes, based on the form of the hull of a boat. - pag. 9 Vibrant lights and perceptions in the new Artlight and Artglass collections by Venini: left and right, two versions of the Edi lamp designed by Alberto Biagetti, a tribute to Edison, inventor of the light bulb, in 2.0 terms; center, a sophisticated blown glass one-off vase from the Omega collection by Emanuel Babled. Above, Cappellini looks ahead, hosting in its spaces on Via Santa Cecilia Losing My America – an exhibition of sculptures made by artists and artisans from Chile, Brazil and Mexico. Works by gt2P, Ariel Rojo, Guto Requena. - pag. 10 Artemide showroom, Via Manzoni. Between Inverted Shadows, the graphic floor lamp featuring transparency, by the Italian architect Cino Zucchi, and Space Cloud, the aluminium suspension by the English designer Ross Lovegrove, the dialogue on light is international. - pag. 11 Armani Casa: absolutely new from Giorgio Armani designer, in the space on Via Sant’Andrea set up like an origami ribbon; the exclusive silk wallcovering collection produced by Jannelli & Volpi. Oasis, Via Durini. The interactive installation by Carolina Nisivoccia and the product design of
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Interni giugno 2014 Massimiliano Raggi narrated the company that produces furnishings 100% Made in Italy, combining craftsmanship and industrialization. - pag. 13 Lea Ceramiche, on Via Durini, presented the new Pixel indoor-outdoor ceramic research by the international studio Hok Product Design, product design leader Susan Grossinger. Subtle hues and reduced thicknesses: to enhance architecture. On the facing page, Jungle mood in the installation of the Gervasoni space on Via Durini, by Paola Navone, art director of the brand. Origens do Brasil, the appointment with the 360° creativity of Brazil S/A: the best of Brazilian design at Palazzo Affari ai Giureconsulti, on Piazza Mercanti. - pag. 14 Molteni&C.
INservice TRAnslations / 105 presented an installation for the flagship tore on Corso Europa, entitled “Gio Ponti forever.” The protagonists: his D.270.1 and D.270.2, folding seats designed in 1970, reissued in new finishes and types f wood. - pag. 15 Porro, Via Durini. The company’s vocation for working with wood, narrated in a conceptual installation by Piero Lissoni with stylist Elisa Ossino: a spatial labyrinth of full-height bookcases in different types of wood. On the lower level of the showroom, a whirlpool of water to emphasize transparency, thanks to the new glass countertop washstand mixer faucet Axor Starck V, designed by Philippe Starck for Hansgrohe.
GALLERIES, to shift the boundaries of CUSTOMER SERVICE from REPAIR to TRANSFORMATION of objects, making them into UNIQUE PIECES OF ART and DESIGN
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text Antonella Boisi photos Simone Barberis
FuoriSalone reflections: the Rinascente department store on Piazza Duomo presents an INSTALLATION by MARTINO GAMPER in collaboration with SERPENTINE
Waste not want not! Because a broken or damaged object can be fixed, transformed into something else, or even become a one-of-a-kind work of design. Who knows if the protagonist obsessed with shopping of the “I love shopping” novels of Sophie Kinsella would appreciate the metamorphosis of her stuff by means of repair? But for Martino Gamper, the designer from Alto Adige based in London, feeding new design ideas means, first of all, taking care of what we already have, and thinking about longevity that can also be prolonged by interaction to enhance the intrinsic creativity of the act of consumption. No small thing, as a worldview. In a period of e-commerce, compulsive consumption, but also austerity and recession, maybe we need a new perspective. One curious place to find it was Gamper’s site-specific installation “In a State of Repair,” done in partnership with the Serpentine Galleries of London and Rinascente, during the FuoriSalone 2014, to revolutionize the concept of customer service and temporary art confined to galleries, offering an engaging experience for the public. Gamper created eight workstations where under his guidance regarding the use of materials and techniques, skilled artisans fixed and transformed old and new objects, free of charge: leather accessories, shoes, books, toys, technological items, garments, chairs, bicycles. The location of the mini-workshops: the porticoes of Rinascente in Milan, on Piazza Duomo. Each of the eight windows of the historic shopping temple became a majestic setting, day by day, a mutable landscape of new forms granted a second aesthetic and functional life. In the fascinating dimension of design one-offs. “Besides honoring often underrated manual skills,” the artistdesigner explained, “I hope this installation will encourage people to keep things instead of throwing them out, raising awareness at the time of purchase and reducing waste.” A concrete proposal, in terms of sustainability. The aroma of a new Renaissance can also begin right here. - pag. 17 In the images, craftsmen at work during Design Week in the mini-workshops coordinated in the project by Martino Gamper, as they repaired and transformed old and new objects brought by visitors, free of charge. Hosted under the porticoes and in the windows of La Rinascente, Piazza Duomo.
Between past and present pag. 18 text Andrea Pirruccio photos Simone Barberis
Two sumptuous Milanese HOME-MUSEUMS, Bagatti Valsecchi and Poldi Pezzoli, hosted exhibitions by contemporary artists during the FUORISALONE. For a fertile CROSSING of distant EPOCHS and styles, which turned out to be not so hard to reconcile Two historic estates on the Milanese circuit of home-museums were the evocative locations chosen for exhibitions organized during the days of the FuoriSalone: Untold, at Museo Bagatti Valsecchi, and “La Casa Morbida,” inside the Poldi Pezzoli Museum. Curated by Rossana Orlandi (and produced with the support of Vionnet and Audemars Piguet), Untold – displaying a piece by a contemporary artist in each room of the house – created a fertile short circuit between past and present: a juxtaposition of different aesthetics and materials, of crafts and applied arts, in the name of a continuity triggered, paradoxically, by refined graphic contrasts. Without explaining or emphasizing anything (as per the title), Untold created a route through the Bagatti Valsecchi, revealing distances and proximities between the contemporary world and the authority of history. Opened by a striking work in multicolored methacrylate by Jacopo
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Foggini for Vionnet, the installation included, among others, works by: Formafantasma for Lobmeyr, Maarten Baas for Carpenters Workshop, Nacho Carbonell, Marcel Wanders, Gaetano Pesce, Nigel Coates and Barnaba Fornasetti. Curated by Beppe Finessi, with exhibit design by INVENTARIO (promoted by Foscarini with Edizioni Corraini), La Casa Morbida used the entire exhibition itinerary of Museo Poldi Pezzoli for a tribute to a theme with traditional but very timely contours: textile design. A variegated territory, contaminated by successive influences over time, all the way to the revolution brought about by contemporary technologies capable of triggering a process of approach towards the handmade articles of the textile sector. An exhibition that through the projects of leading exponents of modern and contemporary design – like Vico Magistretti, Alessandro Mendini, Bruno Munari and Ettore Sottsass,
ArcHITecTuraL KITcHen pag. 20 text Andrea Pirruccio photos Simone Barberis
A major PROTAGONIST of international architecture, DANIEL LIBESKIND comes to grips for the first time with the DESIGN of a KITCHEN, developed for VARENNA The American architect from Poland, one of the leading international exponents of deconstructivist architecture, designer of the roof of the courtyard of the Jüdisches Museum of Berlin, and involved (since 2004) in the redesign of Ground Zero, among other projects, Daniel Libeskind has just developed the Sharp kitchen for Varenna, made entirely in Corian. This product has big proportions, and though it is made with a highly technological material it reveals a timeless convivial spirit, with a decisive relationship between functional areas and the dining zone: a proposal based on stylistic research that covers forms and materials, with the former reduced to their essence to bring out the specificities, especially in tactile terms, of Corian. We talked about the project with Daniel Libeskind. For Poliform Varenna, you have designed a collection that includes not only a kitchen, but also a bookcase and a wardrobe. How did this collaboration get started, and which of the three products was the first to be designed? The bookcase was the starting point, but all three elements were conceived, from the outset, as part of a single collection. I wanted to create objects that were practical but at the same time totally new and surprising. The work with the company began when my son Lev made friends with the Spinelli family: a family like mine,
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giugno 2014 Interni Ronan and Erwan Bouroullec, Scholten & Baijings, Matali Crasset, Martí Guixé and Luca Nichetto – managed to narrate the present identity of an ancient art, offering a fine selection of objects of excellence from today’s textile output, while honoring a modus operandi based on the peerless quality of fine craftsmanship. - pag. 19 On the facing page, the Brilli chandeliers by Jacopo Foggini for the exhibition Untold at Museo Bagatti Valsecchi. Left, two other works from Untold: above, Miami Shelves by Wonmin Park; below, Fragile Fingers on a Grand Piano, in porcelain, by Marcel Wanders. Left: from the exhibition La Casa Morbida, Random Sample colored armchair by Nina Saunders. Below, foreground, also from La Casa Morbida, the Xarxa Sofa by Martí Guixé for Danese.
that works on an international level and loves to do new things. Sharp is your first kitchen: what considerations helped you to get into this project? First of all, I thought about the space occupied by the kitchen in the home, and the role it plays there. For me, the kitchen is the heart of the house: I’m not a chef, but my wife Nina is, and she cooks for me every day. Actually she was the true inspiration behind Sharp. What are the distinctive features of this project, its strong points? I wanted a model that would, obviously, be functional, but also elegant and minimal. There are surprising design details: one of them is the snack bar, which is quite theatrical and sculptural. How many phases of development did you go through to achieve the final result? Having a Milan office of my studio (with a great team of designers) allowed us to work in close contact, even in symbiosis, with the Poliform Varenna brand. We didn’t operate like an external design studio, we were constantly at the company facilities, checking prototypes, providing our input to create a kitchen that would be very beautiful and would meet with a good reception on the market. Has this kitchen been developed primarily for the contract sector? No, actually we were thinking more about a retail product. Obviously Sharp could also be an ideal solution in large-scale projects, and we have many such projects in progress around the world. How do you think your architectural language, featuring broken lines and non-orthogonal volumes, can work in a product like a kitchen? To create an object like a kitchen, which requires extreme functional quality, above all else, we have taken a very measured approach: we studied all the details, like the angles of the handles, and then we opted for a strong architectural ‘gesture’ that is the snack bar, to make Sharp different from the other kitchens in production, giving it a unique style. This year, during Eurocucina, we saw kitchens made with avant-garde materials like Fenix, obtained with the use of nanotechnologies. What convinced you to choose Corian for Sharp? The DuPont Corian that goes into Sharp is an absolutely innovative material: light, self-cleaning, very durable, ecological. Personally, I like its materic consistency: it is softer than stone and stronger than wood. Do you think the ‘kitchen as object’ is still territory for design experimentation? Is it still possible to invent something – in aesthetic terms, or regarding the choice of materials – in this field? In my view – considering the central role of cooking in today’s society and the importance of good, healthy nutrition – over the years to come there will be a lot of experimentation in this field. The recent exhibition “Where Architects Live” gave us a glimpse of the homes of some protagonists of the worldwide architecture scene. To link this to our article, it would be interesting to know what kitchen model you have in your own home. I am happy to be able to report that I will soon be installing the kitchen I have designed for Varenna in my home in New York! Finally, we were curious to know: how does your approach to design work change, from the creation of the Freedom Tower to that of a kitchen? Every project is different from the others, and brings new challenges. The scale doesn’t matter: whether it is a neighborhood or a pencil, the complexity is exactly the same. - pag. 21 On the facing page, design sketch by Daniel Libeskind for the Sharp kitchen, developed for Varenna. Below, view of the Sharp, made entirely in Corian, from above. Behind the induction range, note the compartment for the hide-away hood. - pag. 22 Another view of Sharp, available in different finishes (embossed and g ossy lacquer, open-pore matte lacquered oak) and types of wood (walnut, oak and elm). The cabinets behind the monoblock (containing the appliances) are entirely in Corian. - pag. 25 On the facing page, the striking snack bar of Sharp, which Libeskind calls a “strong architectural gesture” that adds personality to the kitchen. Right, the inside of one of the large drawers, with compartments made in wenge wood.
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Fast-paced stroll pag. 26
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From PORTA VITTORIA to PORTA VENEZIA: an EXTENSION of the center of Milan full of installations, thematic exhibitions and new products. An intense circuit for the DISCOVERY OF THE CITY: 19th-century buildings, Liberty style, former industrial facilities - pag. 27 Below: at the Entrata Libera space of the Tuscan company Opinion Ciatti, the Wood Casting stool by Israeli designer Hilla Shamia, made by pouring aluminium into tree trunks. The Capsule Collection of Maserati by Zanotta designed by Ludovica & Roberto Palomba continues with the Grandtour lounge chair, inspired by the semantic universe of Harry Bertoia, with pouf. To the side, from left: among the new products of Established & Sons, the Mollo divans in polyurethane foam by Philippe Malouin and the felt-covered seats made in collaboration with Delphine & Reed Krakoff. The unique Tour Eiffel is evoked by an aluminium chair by Alain Moatti for the new French brand Coedition which produces in Italy. On the facing page: dis-assembled furnishings of the brand Discipline, which uses natural materials like cork, bamboo and eucalyptus wood, copper and stone. Now also working with the Spanish studio Lievore Altherr Molina. - pag. 28 A must visit to Paola Lenti at the Chiostri dell’Umanitaria. The historic courtyards were interpreted through the colors and characteristics of the products, like the Time carpets woven on looms, the Shell and Otto poufs for the lounge area (upper left), and the Portofino c t by Vincent Van Duysen, punctuated by the Resort shelter structure by Fattorini+Rizzini+Partners (above). An important new development was the fi st indoor furnishings collection designed by Francesco Rota, including the Move modular seating system and the Edel cabinets (to the side). - pag. 29 To the side, from left: compositions of volumes of ice incorporate tropical plants that can only be freed by human warmth. A conceptual installation on heat and cold created by Fabrica for Daikin. The shop windows on Via Borgogna of Marazzi display the Block collection of porcelain stoneware 75x75 cm tiles, reinterpreting the traditional cement tiles and motifs of the 1950s. - pag. 31 At MC Selvini, a retrospective on Hans J. Wegner by the Danish company PP Møbler which has the exclusive on his designs. In the foreground, the Hammock chaise lounge, with the folding Deck Chair and the Circle Chair. Above, right: in the group show Advantage Austria, the glazed porcelain Bowl of Light and Gold Dish by Andrea Baumann. To the side: the streetfront windows of the Flos store were devoted to Michael Anastassiades and his String Lights. To the side: Nicola Quadri brought personal research on Nordic production to the gallery of the same name, a 360° overview, from food to furnishings, fashion to graphics, including prints by the company Almedahls.
3D cultural heritage pag. 32 by Valentina Croci
At the CAPPELLINI showroom, the exhibition LOSING MY AMERICA investigated the relationship between CRAFTS, FOLKLORE and DIGITAL TECHNOLOGIES. Not for technocratic virtuosity, but to UNDERLINE the gradual LOSS of techniques and traditions. And to establish a dialogue with PRODUCTION in REMOTE ZONES of Brazil, Chile and Mexico We hear a of talk about conservation of cultural heritage, including the symbols and techniques of making. Globalization and internationalization of production have ironed out differences at the expense of regional manufacturing, where above all we are losing the legacy of arts and crafts. Starting with this premise, the Chilean studio gt2P, with the Coletivo Amor de Madre Gallery, has designed a platform, Bridging America, to involve the design industry in the creative reinterpretation of traditional making. The first step of the initiative is the exhibition “Losing My America,” which focuses on small objects with a strong metaphorical value. Catrina 1.2 is a skull that represents the satirical way Mexican culture – especially that of the Huichol people – approaches the subject of death. The piece comes from a traditional ceramic object, scanned in 3D and then digitally modified. The transformation can be seen in the progressive metamorphosis of the full volume of the top into fractal geometry. The Huichol craftsman who did the decoration had to adapt the technique to polygonal areas, testing his skill. Nossa Senhora Aparecida is considered the patron saint of Brazil by the Catholic church, and her image is also an icon for other cultures existing in that country. The Brazilian studio of Guto Requena relies on an artisan of the Sutaco community of Sao Paulo, spe-
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cialized in sculpting sacred images from discarded pieces of wood. After scanning and transformation using Grasshopper parametric software, the model is printed in stereolithography and bathed in copper, revealing the seamless passage between human hands and digital technologies. Jar 1.2, on the other hand, uses a traditional pottery technique from the 17th century, Talavera, typical of the Puebla region in Mexico. Again in this case, the polygonal design of the contours blends with the original profile and tests the skill of artisans along with the potential of technique. Finally, a collection of small statues in Ovenera ceramic reprises some of the characters made for generations by the family of Mexican artisans of Teresa Olmedo. The group is made with ceramic molds produced with 3D printing, leading to the possibility of production in small series.
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edited by Olivia Cremascoli photos Sergio Anelli
So after the Tortona, Brera, Ventura, Venezia, Romana and Sarpi Bridge zones (or districts), 2014 saw the debut of Navigli, Cinque Vie, Sant’Ambrogio: what about QUARTO OGGIARO? - pag. 35 On the facing page: at the church of San Paolo in Converso, CLS Architetti presented Laghi d’Italia, a collection of table components in different stone materials, based on the regions of Italy. At Spazio Fendi, Christopher Jenner, a South African designer based in London, showed the installation The Cloud, simulating the effect of an evolving storm, thanks to eight lamps that are part of his Urbem collection. At Palazzo Durini on Via Santa Maria Valle, Windfall Contemporary Crystal Lighting showed the Eden chandeliers, branches designed by Clarissa Dorn and Roel Haagmans. - pag. 36 In the courtyard of Palazzo Clerici, Nike presented the Aerostatic Dome by Arthur Huang (Miniwiz, Taipei), made of recycled materials and a structure (supported from above by a helium balloon) inspired by the Palazzetto dello Sport of Rome by Pier Luigi Nervi. At Spazio Rossana Orlandi, Les Volieres by Cristina Celestino for Seletti, metal lockers
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- pag. 32 The statue of Nossa Senhora Aparecida, a symbol of Brazilian culture, reinterpreted by Guto Requena with Mariana Schetini Basso and Vitor Reis. The form comes from the scanning of a wooden statue by the craftsman Vanderlino Miguel de Souza of Sutako, digitalized, 3D printed and bathed in copper. Terracotta with inner glazing to reproduce traditional Chilean objects. Made with molds based on 3D models. Design: Vicson and gt2P (Chile). - pag. 33 Above: the ceramic jug applies Talavera, the 17th-century technique that uses white sand of Amozoc and Tecali. Made by the Mexican designer Ariel Rojo with the artisan Angelica Coyopol. (Photo: Ariel Rojo Design Studio). To the side: the structure of the small statue with umbrella is woven by hand in horsehair. An ancient folk technique, interpreted by the Chilean designers Ines Carter and gt2P. Above: a skull decorated with beads by the Mexican Huichol community of Jalisco. The form, scanned and digitally modified y the studio Ariel Rojo, is made by the artisan Florentino Lopez. (Photo: Ariel Rojo Design Studio)
painted black and green, suitable for different spaces in the home. - pag. 37 At the Circolo Filologico Milanese, Lexus sought different design developments for its brand concept Amazing in Motion: here’s the ‘personal take’ on the idea by Nao Tamura, a Japanese designer who lives in New York. - pag. 38 In the Cinque Vie district, La Casa del Minotauro, on Via Santa Marta, designed by Maurizio Barberis, a collection of lights and vases in painted terracotta: 18 one-offs of different sizes, in a project connected with the material quality of dreams, with objects inspired by the classical Greek world and, in particular, Cretan mythology, the story of the Minotaur and the cult of Dionysius. Tables by Zeus Noto. - pag. 39 At Palazzo Clerici, Formafantasma (Andrea Trimarchi and Simone Farresin) presented De Natura Fossilium, a project developed in collaboration with the Volcanology Center of Catania, generating a collection of vases, tables, clocks and mirrors in lava from Mt. Aetna, in different materic stages (from rock to crystal to fiber . The project involves a dual working process: in Murano the lavic material was melted and blown, adapting the ovens usually used to make glass, while at the Audax Textile Museum of Tilburg (Holland), the lava was spun and transformed into fabric. - pag. 40 At the Milanese headquarters, Tomas Maier, creative director of Bottega Veneta, presented the new home collection, also covering the art de la table (tableware and fl tware). At Spazio Rossana Orlandi, the Japanese Sus Gallery (the fi st three letters of Sustainability) proposed an original collection of tableware and utensils made in fi e different textures of crystallized titanium, produced in Tsubame, Niigata Prefecture, an area known for metalworking during the Edo period (1603-1868). - pag. 41 At the showroom on Via Santa Marta, Wait and See presented Folding Colors, a paper (origami) installation by Uros Mihic. - pag. 42
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In tern i giugno 2014 At Palazzo Clerici, the exhibition of Caesarstone, presenting Living on the Edge, composed of Islands designed by Raw Edges Design Studio (Yael Mer and Shay Alkalay), displaying the quartz surfaces by the Israeli company thanks to inventive domestic settings (bath and kitchen). Marni presented Animal House (giraffes, ostriches, rabbits, ducks, flamin os, in metal and PVC), as well as a limited edition of seats and tables, unique pices made by hand in Colombia by women who have gained independence through this work. The project confi ms Marni’s commitment to charity initiatives (part of the proceeds from the sale of Animal House goes to associations that offer assistance for children with terminal illnesses). - pag. 43 At the Knoll International showroom, a group of Skeleton seats, in the copper version, part of the Washington collection designed by David Adjaye, who shifts here for the fi st time to the scale of industrial design. - pag. 44 At the Refettorio delle Stelline, organized by Post Design, an uninterrupted sequence, 60 meters long, paid tribute to Memphis, the company founded in 1981 to produce the furnishings
INservice TRAnslations / 109 designed by Ettore Sottsass and the young (at the time) designers of the group. In the Sanremo garage on Via della Zecca Vecchia, Baas is in Town was the temporary atelier of Maarten Baas, a physical narrative of his design method and the circus-like atmosphere of everyday creativity in his Dutch studio. - pag. 45 The Baxter store on Via Medici took on a new look with forceful touches of color (blue, ruby red, sage green, saffron yellow) and authentic one-of-a-kind pieces (made from the 1930s to the 1960s) to accompany the new collection produced by Baxter for domestic luxury. - pag. 46 At Galleria Rossana Orlandi, the Good Things Collection, an installation-collage by Bokja (the Lebanese designers Hoda Baroudi and Maria Hibri), demonstrating their love of antique, vintage or also new fabrics (made at their atelier in Beirut). - pag. 47 At Studio Guenzani, Ambaradan, the solo show (until 17 May) by the artist Patrick Tuttofuoco. From left, the works Sarmata (Yellow), Parto (Orange), Adiabene (Blue), 2014 (courtesy of Studio Guenzani, Milan; photo©Andrea Rossetti).
Among the ‘SECRET GARDENS’ of Milan, there is the haven at the CASA DEGLI ATELLANI, historic, private, seldom open to the public, except on one occasion: during the FuoriSalone, when the brand C&C MILANO opened its doors to the garden where LEONARDO DA VINCI used to relax
Lawrence of AraBIa at the AteLLanI pag. 48 by Olivia Cremascoli photos Sergio Anelli
In the historic Renaissance garden of Casa degli Atellana (facing Santa Maria delle Grazie, near the Last Supper), Leonardo used to take restful naps between one painting session and the next, while he was working on that nearby masterpiece. After all, he had a great place to relax: what was later to be called “La Vigna di Leonardo” had been granted him, in 1499, by Lodovico il Moro for his artistic services. It was a rectangular property of almost 16 pertiche, 160 meters long and 52 meters wide (over 8000 m2), which today would reach as far as the San Vittore prison. Its outline was retraced in 1920 by the architect Luca Beltrami, in his book La Vigna di Leonardo da Vinci. But for the FuoriSalone the Atellani garden was transformed into a Wundergarten, a fairytale installation created by Ferruccio Laviani, full of kiosks, hammocks, benches and tents, made with the precious crafted fabrics of the brand C&C Milano, i.e. the cousins Emanuele Castellini and Piero Castellini Baldissera (grandson of Piero Portaluppi, who has also restored the Bicocca degli Arcimboldi and Villa Necchi-Campiglio), scions of an old Milanese family whose building faces the age-old trees of the garden. But there is more to the situation: on Via Zenale, for several years now, they also have a showroom for the brand of furnishing fabrics and home linens (one of the most representative firms in the field of woven linen), created in practice halfway through the 1800s, when – four generations ago – Clateo Castellini first developed his interest in fabrics, purchasing a mill for the spinning of jute, hemp and linen. In this context of prominent names and weighty history, an enjoyable contemporary garden party was organized, in April, by Grazia Casa.
A marginal tale pag. 50 text Stefano Caggiano and Domitilla De Mitri photos Matteo Cirenei
The seventh version of the Triennale Design Museum looks to the past to talk about the present. Working on “marginal” design expressed in periods of economic crisis Design history is “a multitude of histories that depends on who is doing the telling, who is listening, and why the narration is taking place.” These words of the historian Victor Margolin fit well with Italian design, whose narrative seems like a seething mass of beginnings, rather than a sequence of phases. This is why the Triennale Design Museum shows different interpretations of the historical background with each new ‘version’ of the collection, each new curator. The latest edition, on “Italian design beyond crises. Autarky, austerity, self-production,” is curated by Beppe Finessi, and looks to the past to talk about the present, demonstrating that the self-production of the 2000s has underlying, strong ties to the autarky of the 1930s and the austerity of the 1970s. Today, as in the past, design is faced with a situation of ‘crisis’ that forces it to rethink the meaning of its basic coordinates. Reactivating its roots in the creation of self-made things, with limited resources, often without a client, but just as a matter of personal exploration. From the workshop of Fortunato Depero (‘the first maker’) to the 3D printing of the 21st century, the exhibition
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reconnects the doings of personalities like Bice Lazzari, Fausto Melotti, Ettore Sottsass, Enzo Mari, all the way to contemporary figures like Martino Gamper, Formafantasma, Paolo Ulian. A seething river whose course, imagined by Finessi, illustrates not the source (already narrated in the first version of the TDM on the anthropological roots of ‘Latin’ design) but the banks, the interface that accompanies the river along its entire route, making it be what it is in every moment, because the banks are in charge of separating the river from what it is not. A ‘disobedient’ course/bank that instead of capitalizing on earlier conquests, calls them back into question, each time expressing a different essence, an alternative year zero that takes the project from the beginning and brings it, in utopian terms, to its goal. To remain always directed, with porous curiosity, beyond the embankment that attempts to contain it.
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- pag. 50 The works Chimpanzee, Giraffe, Goose and Frog, made by Benedetta Mori Ubaldini (2003-2014), form an amusing, theatrical installation, part of the seventh version of the Triennale Design Museum. In 2014 the theme is productive self-sufficien y, in three historical periods: the 1930s, the 1970s and the 2000s. - pag. 51 The exhibition, with over 650 works on display, opens with a selection of representative objects of the three periods, mixed to make distant epochs mingle, so that visitors can immediately perceive differences and similarities. Left, top to bottom, Net Cabane, design Giorgia Zanellato for Fabrica (2012) and, in the background, the Delminia chairs, design Alberto Mugnaini (2004); Disco Volante, design Raffaella Crespi (1959) and Straw Chair, design Alessandro Mendini (1975). Below, Sleipnir XXXIII, a 15-meter installation made by Duilio Forte Atelier Forte (2014). Right, the exhibit design, developed chronologically, is by Philippe Nigro, using materials connected with crafts and self-production.
TrIennaLe on stage pag. 52 edited by Domitilla De Mitri photos Matteo Cirenei
INSTALLATIONS in the gardens, SHOWS of products, EXHIBITIONS of objects made with refined crafts techniques, SETS of great emotional and visual impact, artists and designers from ALL OVER THE WORLD. All this and much more, in the events organized in the PLACE OF DESIGN PAR EXCELLENCE, the Triennale di Milano - pag. 52 Clockwise from upper left: the houses symbolizing hospitality and sharing of the Materials Village, produced by Material ConneXion in the Triennale Gardens; Kanjian Creation, exhibition of works made with traditional Chinese crafts methods, to give new life to forgotten arts like handmade embroidery, through original reinterpretations; the new collaboration between TVS and Bottega Pierluigi Ghianda leads to Fatti Ad Hoc. Cooking Tools, a collection of projects for the kitchen done by using wood and metal in a complementary way; Korea Kraft &Design Foundation proposes a selection of creations of traditional Korean crafts. On the facing page, a dramatic outdoor installation to present Open, the fi st completely outdoor kitchen by Boffi made in steel and designed by Piero Lissoni. - pag. 54 The Franco-Italian brand Blackbody presents lighting systems that make full use of OLED technology, in an installation by Aldo Cibic. - pag. 55 Above, Hong-Kong: Constant Change, a multimedia exhibition produced by the Hong Kong Design Centre, offering reflections on the ongoing changes in the oriental metropolis, and envisioning future evolution. Above. Illycaffè offers an emotional itinerary to discover the characteristic aromas of coffee and related sensations; Róng, an exhibition entirely on traditional working of silk, using the typical crafts techniques of the Chinese city of Hangzhou; Gardesa Assa Abloy presents R EVO3, an armored door, 100% Made in Italy, for complete personalization, in collaboration with the designer Davide Crippa. - pag. 56 Above, clockwise: a selection of objects of Italian design made by Enzo Mari in the context of the exhibition Icons of Italian Design; through the Dots mirror, designed by Danny Venlet, an overall view of Reflections, an exhibition of reflecting surfaces by Belgian designers organized by Belgium is Design; the Japanese company Aisin, in collaboration with Setsu & Shinobu Ito, presents the preview of ne.mu.ri, the application in the home of an interactive technology normally used in the automotive industry; Marc Newson celebrates the 80th birthday of the company specializing in the production of eyewear, Safi o; the drawings by Emiliano Ponzi and Beppe Giacobbe chosen by Michele De Lucchi for the exhibition Identità Milano, involving six outstanding illustrators (the other four are Julia Binfie d, Guido Scarabottolo, Michele Tranquillini and Olimpia Zagnoli) to represent the particular features of the city of Milan; Timeless Domain, an exhibition of sculptures in wood and bronze, representing imaginary objects invented by the Chinese architect Chi Wing Lo and made in collaboration with the master cabinetmaker Filippo Sorcinelli. - pag. 57 Light is Time, the spectacular installation made for Citizen by the studio DGT (Dorell.Ghotmeh.Tane/Architects) using 80,000 watch parts.
CeramIcs between arT anD DesIGn pag. 58 text Domitilla De Mitri
FIRST EDITION of the competition OPEN TO ART for the promotion of CERAMICS IN ART AND DESIGN, organized by OFFICINE SAFFI PROJECT with the support of the CITY OF MILAN OOver three hundred works were submitted by international artists for the first edition of Open to Art, the competition on the world of art and design ceramics,
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organized by Officine Saffi Project, a company that has always been involved in the promotion of artistic ceramics. The reasoning behind the new competition is to bring out new trends in the crafting of this versatile material. A jury of experts – including Cinzia Bitossi (Bitossi Ceramiche), Laura Borghi (Officine Saffi), Tomoko Tanioka (Togakudo Gallery), Claudia Casali (director of the International Museum of Ceramics in Faenza), Jukka Savolainen (director of the Design Museum of Helsinki) and the artist Jennifer Lee – selected about thirty finalists, who represent an observatory on innovation in the language and the most recent, sophisticated techniques of working with ceramics. The winners were Jozsef Simon Zsolt, aged 40, from Hungary, with the porcelain work Aethra Siderea, in the Art category, and Margareta Daepp, a Swiss designer born in 1959, for the work Set Hexagon, in the Design category. Several honorable mentions were also assigned:
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experience as an assistant at the Museo Carlo Zauli (Faenza) for Ezster Imre, for her project Left Behind; and the young Venezuelan Vanessa Redondo, winner of the prize promoted by Bitossi Ceramiche for talents under 30, thanks to her project My Works, will have a chance for an internship in the historic workshop of the firm; finally, the Earthenware Ferrari, a series of vessels for automobiles by the Belgian designer Ann van Hoey, took the special prize of Wiffa, the partner company of the competition. - pag. 58 Overall view of the exhibition organized by Officine Saffi, on Via Saffi to present the finali t works from the fi st edition of the competition Open to Art. Photo Matteo Cirenei. - pag. 59 From top to bottom, left to right: Blue Wave in colored porcelain, shaped by hand, by Mella Shaw, photo by Sylvain Deleu; in porcelain shaped in a mold with liquid clay, Aethra Siderea by Jozsef Simon Zsolt, winner of the Art category; Body and Soul by Ken Eastman, in white stoneware, shaped in sheets, painted with different layers of engobing and colored oxides, with multiple firing winner of the Design category, Bosphorus-Set Pentagon in glazed porcelain by Margareta Daepp; Conversation, shaped by hand with a complex technique by Jane Perryman; in vitreous ceramic, Polyamphora cruentata by Peter Hoogeboom.
weLcome to Brera pag. 60
edited by Maddalena Padovani photos Giacomo Giannini
Old CLOISTERS and deconsecrated CHURCHES. Noble PALACES and private homes. Trendsetting GALLERIES and SHOPS. And then SQUARES, courtyards, gardens. THE ARTISTS’ QUARTER revealed its most hidden spaces, becoming the stage for a major URBAN FESTIVAL that was a bridge between the historical city and zones of urban growth - pag. 60 A puppet with a ceramic face and glass body moves at the command of an invisible Mangiafuoco: one of the protagonists of Light e-motion, the installation created by Marcel Wanders in the Cloisters of the Basilica of San Simpliciano to honor the age-old mastery of Barovier&Toso. - pag. 61 Zigzag shadings and floral patterns enliven the wall installation in the Missoni store on Via Solferino, made with porcelain Missoni by Richard Ginori plates and Missoni Home furnishings. Set design by AAAHHHAAA. - pag. 62 The opulence of crystal in contrast with the austerity of bare stone, for a church transformed into a sumptuous home: this was the scenario proposed by Baccarat in the spaces of San Carpoforo in Brera to celebrate the fi m’s 250th anniversary. The focal point was the Zénith chandelier with 84 sparkling lights. - pag. 63 Clockwise from top: the return to Milan of the Danish brand Hay and the international debut of the English affili te Wrong for Hay, at Spazio Ciovassino, presenting all the catalogue products and new entries.
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Furnishings, fabrics, lamps, complements: a large, constantly growing collection that includes the chair from the Copenhague series designed by the Bouroullec brothers for Hay (in the foreground). Past and present establish a dialogue in the design vision of Fritz Hansen: the new Analog table designed by Jaime Hayon and the iconic Drop chair, reissued this year, designed by Arne Jacobsen, combined with an installation that encourages socializing. A new chromatic and materic variant of the Salute tables in marble, copper and steel, designed by Sebastian Herkner, was one of the proposals presented in Milan by the French brand La Chance. - pag. 65 A vase from the Santambrogio collection, designed by Andrea Branzi, the result of collaboration between Dilmos and De Vecchi. Precious silver is updated in the forms, and in the combination with the transparency of plexiglas. On the facing page: the industrial products of Moroso transformed into objects of relation and open forms of experience, in the installation by Martino Gamper and Peter McDonald. Space becomes representation, in the showroom on Via Pontaccio. The white shirt as protagonist, in the installation made by Nendo for the fashion brand Cos. A garment selected as an expression of purity and simplicity becomes an element of graphic and spatial character. - pag. 66 Below: Videre et tangere, an installation of abstract forms in the Dream Factory space, to help visitors discover the materic effects of Surfaces Mood 2014, the new collection of surfaces for interior design by Cleaf. To the side: in the Understate store, a special display for the presentation of the Arflex collection designed by Cini Boeri. Part of the group show Onwards curated by Raffaella Guidobono and Claudia Pignatale, the Titled collection by Emmanuel Babled for Secondome, composed of nine cloches in glass and gilded lost-wax cast brass, in a limited edition. - pag. 67 Details never sleep: a divertissement composed of many miniature beds to encourage exploration, in the Society space on Via Palermo, of the quality of the fabrics, their weaves, colors and tactile qualities. Swedish Design Goes Milan, a selection of Swedish producers and designers, at La Posteria. Among the items,
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112 / INservice translations the Shift chair by Jonas Forsman with elastic cover, to adapt to the body and them become completely fl t. - pag. 68 Kengo Kuma’s love of stone has led to Ishiburo, the bath collection produced by Salvatori, marking the Japanese architect’s debut in the world of design. The collection includes a washstand, a shower platform and a bathtub, all designed for easy, rapid installation. - pag. 69 Below: the protagonist of the installation created by Unopiù on Piazza San Marco, with design by Ferruccio Laviani, was the Shibuya pergola, fit ed with wheels to permit movement in the garden, adapting to a wide range of different needs. To celebrate the tenth year of artistic direction by the architect and designer Jader Almeida, the Brazilian company Sollos presented, for the fi st time in
SmarT (anD DeLIrIous) pag. 70 text Maddalena Padovani
Disorienting and amusing, the INTERACTIVE HOUSE by the students of ECAL offered a NEW VISION of TECHNOLOGY applied to objects for use in the home The house of the future gets smarter than ever. Not only according to the giants of electronics, but also relying on statistics: the intelligent home market now accounts for 10 billion dollars a year, which means everyone is interested, especially since estimates indicate that by 2017 the figure will hit 37 billion. The home will be increasingly connected to the web and easily controlled by voice or from the screen of a smartphone, permitting phone calls using the fridge or a visit to the doctor via TV. The shared idea – confirmed at the latest Consumer Electronics Show in Las Vegas – is that electronics can innovate and expand the functions of useful objects, simplifying everyday life. The students of the Swiss design school ECAL have shifted the target a bit, with the research project Delirious Home presented during the FuroriSalone 2014, based on the hypothesis that technology can bring not only intelligence but also a sense of humor. A far cry from the parodies created by Jacques Tati: the ten projects generated by collaboration between the departments of Industrial Design and Interaction Design of the school in Lausanne focus on smiles and irony, but only to make technology friendlier and to give it a sort of soul. So we have a mirror that reflects our image but only when we
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giugno 2014 Interni Milan, its furnishings of refined c aftsmanship and excellent manufacturing. Above: amphorae, vases and stands that mix ancient and modern materials like copper, aluminium, silver plate, ceramics and colored glass. The new collection of objects designed by Jaime Hayon for Paola C., inspired by imperial Rome. The historic cloister of the Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale was the dramatic setting for the new carpets of Nodus designed by Sam Baron, Ron Gilad, Studio Job, Kiki Van Eijk, Formafantasma, Cédric Ragot, Jaime Hayon, Marcantonio Raimondi Malerba, Mischer’Traxler, Odoardo Fioravanti and Paolo Giacomazzi, Sophie Lachaert & Luc d’Hanis.
look at it, becoming opaque when we move away. Or a series of cacti that emit sounds when they are caressed. A pair of armchairs that interact with each other, encouraging a dynamic tête-à-tête between the people seated in them. Food covers that produce harmonious sounds when lifted, to enhance moments of enjoyment. But also curtains that open by themselves when a person passes by, thanks to a mechanical hand, and a spoon that follows the coffee cup around the table, wherever it goes. The students of ECAL explain: “Technology – or, more precisely, electronics – is often applied to objects to make us forget about them. Until today technology has never taken on a friendly role; it has become intelligent, but without the sense of humor connected, for example, to an unexpected behavior. This lack of humanity has been the starting point for imagining a home where reality takes a different tack, where objects behave in a strange way. After all, does being intelligent mean being predictable? We don’t think so! These apparently ordinary objects and furnishings have been conceived to change and challenge our relationship with them, and with other objects.” - pag. 71 Clockwise from top: Cactunes by Pierre Charreau, Martin Hertig, Pauline Lemberger, cacti that react with sounds when they are caressed; Delicious Bells by Caroline Buttet, Louisa Carmona, Margaux De Giovannini, Antonio Quirarte, glass bells that accompany tastings with melodies; Il Portinaio by Anne-Sophie Bazard, Tristan Caré, Léonard Golay, a curtain that opens when someone passes, thanks to an automatic hand; Chiaroscuro by Léa Pereyre, Claire Pondard, Tom Zambaz, a lamp that turns on when you touch its shadow; Ostinati by Iris Andreadis, Nicolas Nahornyj, Jérôme Rütsche, containers that defy gravity; Broken Mirror by Guillaume Markwalder, Aurélia von Allmen, a mirror that extends and reflects when you approach.
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PorTa VenezIa sTars pag. 72 edited by Laura Ragazzola photos David Zanardi
INTERNATIONAL DESIGN SIGNATURES on view in the NORTHEASTERN part of Milan. Showrooms updated with striking installations, alongside true GEM LOCATIONS borrowed for the occasion, in the palaces of NEOCLASSICAL MILAN - pag. 73 Ingo Maurer amazes people at the Krizia space with his lunar techno-lamps (left): Dew Drops (which makes light thanks to LED ‘leaves’) and T.T.Moon (still a prototype). Playful irony, instead, for the table lamps ‘Rich and Poor Silver Bzzzz’ (below). Dozens of felt ‘balls’ were hung from the ceiling to underline the softness of the Mimic divan (below), the latest entry in the De Padova upholstered furniture collection, by the young Swedish designer Monica Förster. - pag. 74 The Swiss Institute in Milan presented works by the Swiss-American duo Strala&Shibuleru: above, the modular corner applique. Right, the Spring Summer 2014 Collection by Richard Ginori, on display at Spazio Diana: in the photo, the ‘Labirinto’ collection. - pag. 75 Hermès chose the frescoed rooms of Palazzo Serbelloni to present the new ‘Pantographe’ collection of lights created by Michele De Lucchi, who also did the exhibit design, entitled ‘Hermès en Lumiére.’ - pag. 77 Contemporary interiors in period buildings: as in the case of the Meridiani showroom, facing the very central, historic Corso Venezia (to the side). In the prestigious facility of the Brera Academy, marble meets design: from Ross Lovegrove to Konstantin Grcic, Naoto Fukasawa to Jasper Morrison, the stars of contemporary design create original furnishings in marble for Marsotto Edizioni. Facing page, the ecological carpeting of Ege Carpets unexpectedly appears in a historic courtyard in the heart of Milan: the optical effect is just one of the variants of the new collection presented by Eco Contract&Eco Design.
San GreGorIo DoceT pag. 78 text Laura Ragazzola photos David Zanardi
This is the slogan to accompany the EMERGING DISTRICT of the FuoriSalone in Milan. The challenge? To exploit the potential of the AREA BETWEEN Porta Venezia and the Central Station, welcoming selected protagonists of INTERNATIONAL DESIGN - pag. 79 Above, San Gregorio ‘street’ lends its name to the new design pole, which began in 2013 thanks to the visionary project of Claudio Loria, to discover the potential of an area that includes abandoned warehouses and industrial spaces. With sensitivity and intuition, the young Milanese collector has created new display spaces here, starting with Leclettico, the showroom and interior design studio. Above all, he has managed to recreate the charm and quality that characterized this zone back in the 1940s, when it was known as the Petit Paris and contained the most important warehouses of fabrics from all over the world. Twenty-two designers were called in by Kvadrat to interpret ‘Divina,’ one of the iconic fabrics by the Danish textile fi m. Above, clockwise from left, the ‘works’ by Anton Alvarez, Muller van Severen and Martino Gamper. On the facing page and above, two images of the Droog space: the Dutch studio was inspired by the collections of the Rijksmuseum of Amsterdam to create a minimalist atelier (left, the bedroom): the wallpaper was created by the graphic designer Irma Boom, based on the works of famous painters like Vermeer and Rembrandt seen in the museum. Above, the new ‘collections’ of Droog. - pag. 80 Above and to the right, two images from the exhibition Wallpaper* Handmade, to celebrate the excellence of things made by hand, gathering the best designers, artists and artisans for the moment. The furnishings were displayed in the spaces of the Leclettico gallery of Claudio Loria, who did the exhibit design of the 800 sq meter space that once contained a wholesale fabrics outlet. In the former Galleria della Moda, now abandoned but once an elegant display space for fabrics (small photo, right), young and emerging artisan/designers showed their creations, like the duo Paola Amabile & Alberto Fabbian with their collection of ceramics and wicker baskets (below). Hosted in the space set aside for Nuove//Residency, the residency project for international artists, offering spaces for experimentation and production of ceramics. - pag. 81 The American magazine Dwell presented, in San Gregorio Docet, the latest works by the designer Stephen Burks: to the side, the LED lamps of Parachilna, designed using a pattern of metal wires. Extreme left, one of the spaces of the former Galleria della Moda, where Leclettico showed some dramatic pieces from its production. Outstanding items included the Folie benches in brass and walnut by Shirley Van Piere, and the mirrors by Bernardo Palazzo (in the background). Below and lower left, two images from the exhibition curated by Designersblock, which participating at the FuoriSalone since 2001 has launched many big design names (one will suffice Droog). This year 50 independent designers of different nationalities showed their works: to the side, the Solidwool ecological chairs made with sheep’s wool and, below, the ironic reinterpretation of Mineheart, with miniaturized chandeliers inserted inside light bulbs.
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KvaDraT: from MILan to ParIS pag. 82 text Laura Ragazzola photos David Zanardi
This is the journey we have taken to discover (in an exclusive) all the ‘SECRETS’ OF THE NEW FABRICS presented during the FuoriSalone by the Danish company. Why? Because they have been designed by the BOUROULLEC BROTHERS, who wanted to show them in their studio-workshop in Paris Three years of intense work; many trips between Paris and the uncontaminated natural setting of a small town on the Jutland Peninsula, Ebeltoft, in the continental part of Denmark (location of the factory and headquarters of Kvadrat); dozens and dozens of drawings (beautiful ones, like those recently gathered in the vol-
giugno 2014 Interni ume Ronan & Erwan Bouroullec: Drawing); lots of discussions (inevitable, working as a duo). This, in short, is the design itinerary of the latest creations by the French design duo for the Danish textiles firm Kvadrat. Ronan and Erwan told us about it from the ‘living area’ of their studio in Paris, a sort of atelierworkshop in the heart of the multiethnic, multicolored neighborhood of Belleville, made famous by the novels of Daniel Pennac (though the brothers discovered the place ahead of the pack, almost twenty years ago). “We like working with Kvadrat,” Ronan begins, “a firm with which we have shared in other adventures. Because in what we do we are always searching for a timeless quality of design. And this means doing your best, working well, making the right decisions on themes, the projects we decide to explore, the companies with which we work. With Kvadrat we have always felt safe, confident about any and all issues: from the choice of materials to the modes of production.” “In short, there is a sort of responsibility,” Erwan clarifies, taking over from his brother, “or everyday ethic that accompanies our work. For example, we like to expend lots of energy on simplicity, i.e. on showing, clarifying, revealing that things can be simpler than they seem. Take the new Kvadrat collection. We have concentrated, above all, on the construction of the fabric, exploring the way it is made, going to see how it is produced.” The result? Living surfaces that reveal their internal structure, woven like a knit, constructed with a 3d effect to grant elasticity (and, therefore, functional quality), softness (which means comfort) and durability (i.e. sustainability). - pag. 83 On the facing page, the Bouroullec brothers in their studio in Paris and, below, the Kvadrat showroom in Milan during the FuoriSalone. To the side, the three new fabrics inserted in the collection: Canal, Gravel and Moraine, all in double jersey, sharing a marked sense of volume and depth. The front layer (in the photo) is knitted with thin wool and polyester yarns that mix pale and dark fibe s, while the lower one is made with polyester yarns in a single, contrasting tone. Above, the entrance zone of the studio of the French duo and, to the side, preparatory drawings for the Kvadrat fabric designs.
VenTura voyage pag. 84
edited by Valentina Croci photos Emanuele Zamponi
Self-production, SCHOOLS, brands that produce SMALL EDITIONS and YOUNG DESIGNERS from all over the world. In its fifth year, VENTURA LAMBRATE confirms its role as an INDEPENDENT SHOWCASE of design, with what is by now a consolidated formula - pag. 84 Left, from top: Simone Micheli, with the Viareggio Design Net initiative, proposed a project to enhance the urban system of that city, creating sculptural seating to donate to the municipality; in the foreground, Ouo produced by Adrenalina. Dirk Van Der Kooij used his Endless 3D printing technology to make a stackable seat. Barbara Brondi and Marco Rainò curated another chapter of INResidence Design Dialogues involving 25 international designers, asked to select/create their own objects of desire, then 3D printed in Klein blue. Right, from top: Conversation Pieces was a series of installations and objects on interaction between people, created in the workshops of the school Head-Genève. Selection by Alexandra Midal. A container of Danish contemporary design was the theme of the exhibition of Design School Kolding focusing on interactive objects, biological materials and co-design interventions. On the facing page: curated by Nina Tolsrup, the exhibition Mindcraft of Danish Craft presented installations on the borderline with art. Street Print, with two 10-meter ribbons by Anne Fabricius Moller, showed the objects gathered in a year on one side, with their respective forms on white canvas on the other, to narrate the trails and ties between persons and things. - pag. 86 Left, from top: in the
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Interni giugno 2014 exhibition Self Unself Milan featuring the best graduation projects from Design Academy Eindhoven, the work Strange Symphony by Philipp Weber: a tube for blowing glass transformed into a musical instrument. Dutch designer David Derken made patterns for ceramics inspired by the functioning of the Foucault Pendulum. Incipit is the new web platform that supports and co-develops the projects of young designers with Italian workshops. In the close-up, Moai by Raul Frollà. Right, from top: Clique is a diffused factory organized by Claudio Larcher and Filippo Protasoni for the making of crafted furnishings with technological details, including the Rocchetto table by Filippo Protasoni that includes an electrical extension cord. Selected by DMY, the Berlin Design Selection group show featured nine Berlin-based designers, including hettler.tüllmann with a collection of rattan furnishings. Polish Job curated by the Lodz Design Festival presented
Buon aPPeTITo! pag. 88 by Valentina Croci
Seven ITALIAN DESIGNERS, a bit of DIGITAL FABRICATION powder, a container for SELFPRODUCTION: these are the ingredients of MONDOPASTA, the exhibition by SUBALTERNO 1 that redesigns one of the CORNERSTONES of Italian culture Spaghetti, mafia and mandolins represent the worst clichés about Italy around the world. So why not choose Design Week in Milan, a planetary event at this point, to play with one of the symbols of our national identity? Half-serious, half-whimsical, a group of seven of the most interesting Italian designers on the scene today met the challenge extended by curator Stefano Maffei to rein-
EcLecTIc sHow pag. 90 edited by Evi Mibelli photos Paolo Veclani
The events in ZONA TORTONA had an ECLECTIC spirit: exhibitions, products and happenings, once again this year, MIXED FASHION and DESIGN, architecture and decor. PANOPLY of ideas and experiments, with ALTERNATIVE TAKES on the future of the home and everyday life - pag. 91 An evocative game of lights and sounds formed the setting for the collaboration between Peugeot Design Lab and Pleyel: a pianoforte with a structure in wood and carbon fiber, for very high sound quality. A design that lets the audience see
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INservice TRAnslations / 115 famous designers like Oskar Zieta (seats in the foreground), and new workshops for digital making. - pag. 87 To the side, from top: the Dutch studio Pepe Heykoop with the Tiny Miracles Foundation held a workshop in Mumbai to help a community of women get into the world of business. The results are the Paper Vase Covers. The Other Hemisphere gathered 13 self-producing designers from Australia. In the photo, lamps by Porcelain Bear, Melbourne. Above: in a solo show, Jaime Hayon presented his recent collaborations, including one with Expormim, the Spanish fi m famous for working with woven straw and rattan. Left: Li Edelkoort brought part of her research on the Fetishism mood. In the foreground, the Exu Asana seat by Rodrigo Almeida. Right: students from the Morph Lab at the Royal Academy of Art, The Hague, investigated the mechanisms of cellular growth of substances and living organisms to create patterns or three-dimensional structures.
terpret pasta using the methods of digital making. Irony and good taste are the base for the transformation of the product, interpreted in terms of the eating experience and the production process. All this is summed up in Stracottoaldente by Massimiliano Adami, which thanks to a ‘hacked’ Imperia pasta machine that produces a strand of pasta of variable thickness, offers a new tactile and texture experience. Closer to modification of machinery, the Nonnabot project by Francesco Bombardi and Marcello Ligabue works on the Sharebot NG 3D printer, replacing its extruder with a blade to cut the rolled out pasta, letting each user personalize his tidbits, thanks to an interface with a computer or smartphone. To tease foreigners who cut their spaghetti into little segments, a 3D printer can be used to make endless strands, as in the project Uncut by Lanzavecchia + Wai, inspired by the scene in Lady and the Tramp where the protagonists share a dish of pasta. The “collection of Dr. K” by Claudio Larcher gets its input from the Fifties, when kitchens filled up with lots of small appliances, changing our way of cooking. Thus Dr. K, within the futuristic aesthetic of those years, conceals some simple tools: a rolling pin, a wheel for cutting pasta, and a machine for spreading and drying the dough. Food design is more the focus of the Bipasta project by Brian Sironi and Giulia Tacchini, Zag by Alessandro Stabile and Nigredo by Tecnificio. The first have invented a food based on powdered crickets, containing carbohydrates and protein, made with a stamp produced by rapid prototyping. The second has created a set of cutter wheels that produce unusual borders and decorations. The third makes tattoos for pasta with black squid ink. The show is accompanied by a series of photographs by Federico Villa, who has used a Polaroid camera to take portraits of the protagonists at meal time… eating pasta, of course. - pag. 89 From the top: Stracottoaldente by Massimiliano Adami with Francesco Tarantino modifies an Imperia pa ta machine (thanks to Fablab Milano & Slow/D) to obtain a format of different thicknesses; Zag by Alessandro Stabile is a set of six cutter wheels made with digital printing (Fablab Milano); Nonnabot by Bombardi and Tagliabue is a plotter/milling machine for dough, controlled by smartphone or tablet (partner Fablab Milano & Sharebot); Uncut by Lanzavecchia + Wai uses a 3Drag printer to make an uninterrupted strand of spaghetti (technical partner Fablab Milano); Dr. K by Claudio Larcher offers three fake Fifties kitchen robots that conceal analog tools (partner Slow/D); Nigredo by Patrizia Bolzan and Marcello Pirovano (Tecnifici ) is a ‘tattoo gun’ that uses black squid ink to decorate pasta; Bipasta by Brian Sironi and Giulia Tacchini is pasta made with powdered crickets, supplying carbs and protein.
the musician playing from any angle, immediately perceiving the sounds without interference. - pag. 92 The magic of Bohemian crystal in the project by Jan Plechac & Henry Wielgus for Lasvit. The Moulds collection of suspension lamps brings out the dynamism of liquefied glass, transformed into transparent drops that elude the form that attempts to constrain them. - pag. 93 Above, from left: Picnic on the Rocks was the installation created by Carla Milesi, shown at the Otto Zoo gallery on Via Vigevano, inspired by the painting Dejeuner sur l’herbe by Manet. In the background, the planter bookcase in iron and cement, for free installation. The exhibition Corian 2.0, curated by the designer Christian Ghion, underlined the versatility of the new DeepColour technology that combines the translucency of the material with advanced electronic and lighting systems. In the photo, a detail of the bath space with furnishings by Rexa Design and backlit wall by Créa Diffusion, with decorations designed by Ghion. To the side: Future is nhow was the event on four levels of the Nhow Hotel on Via Tortona, presenting new ideas for design by emerging young talents. In the photo, the sculptural hand made by Sillabe. - pag. 94 To the side: the Conic-Vine installation by Nendo for the event Alcantara Kaleidoscope. The space seems to be crossed by rows of trees obtained by
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using very thin layers of Alcantara, joined by a process of thermocompression, giving rise to cascades of impalpable cones. Below: seven projects to change our perception of spaces. Studio Job & NLXL presented wallpapers with archetypal and symbolic graphics for a tribal mood, with Arts & Crafts references. In the foreground, the Labyrinth and Withered Flowers designs. The exhibition Marble Across Time promoted by Turkish Stones featured works by Aziz Sariyer, Fabio Novembre and Tokujin Yoshioka, interpreting the expressive characteristics of marble. An exercise between architecture and art in time. Above, Agravic by Tokujin Yoshioka; to the side, Here I Am by Fabio Novembre. - pag. 95 The spaces and interiors immortalized by the lens of Massimo Listri for the spectacular installation by Moooi trace back through the stages of an imaginary voyage, the fil ouge for the furnishings of the collection, including the Zio Dining table by Marcel Wanders. - pag. 96 Tokyo Image was an exhibition offering an overview of the state of research in Japanese design. Tokyo Merry Go Round by Asami Kiyokawa was a contemporary take on a childhood theme. A video produced by Wow was reflected on its surfaces, creating a ‘dance’ of lights to bring the setting alive with movement and magic. - pag. 97 Below: the eclectic organicism of Karim Rashid meets Hi-Macs, the material with which to create an unconventional living space (in the photo, the bath). An opportunity to bring out the ductility of this acrylic stone produced by LG Hausys. Above, from left: Sebastian Herkner and the Collana vase designed for Rosenthal, in porcelain and blown glass, presented in
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the exhibition Rosenthal Living Design, in partnership with Sambonet. Tribute to the bright colors of Africa and tribal cultures, for the installation designed by Paola Navone for the 20th anniversary of Linteloo. In the photo, the new divan by Niels Bendtsen. To the side: “Hello My name is Keiko Tokyo” in the group show Tokyo Image is the mascot created by the team of Ryo Teshima of the Kei-Ko Tokyo creative communication agency, to promote the Sports Festival of 2020 to be held in the Japanese capital. - pag. 98 To the side: Fantasyland, the installation by Slide, whose products – including some making their debut – found an ideal setting in the former Ansaldo area, enhancing their playful, versatile character. Below: in the private home of Nicolas Bellwald, the presentation of Made.com focused on the new collections designed by Ilaria Marelli. The objective was to make products live in real homes, inhabited by real people. Above: Rio+Design, in its sixth appearance at the FuoriSalone, offered a look at the best in design from Rio. With many objects and creations on display in the striking set by Guto Indio da Costa, confi ming the rise of a new international design current. In the foreground, the Infl ted Wood armchair and pouf by Zanini de Zanine for the brand Cappellini. - pag. 99 In the display space on Via Torquato Tasso, Design Gallery Milano presented Material Medley by the London-based group El Ultimo Grito. The collection is composed of large tables in colored resin, small seats and small tables. Primitive and tribal decorations are embedded in the material, giving rise to almost organic forms.
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Volo a Planare pag. 100 text Evi Mibelli photos Paolo Veclani
CRAFTS TRADITIONS as an IDENTITY FACTOR: a favorite theme of ANTONIO MARRAS, updated thanks to collaboration with SEGNO ITALIANO, leading to a magical installation focusing on the FORGOTTEN AREAS OF EXCELLENCE of the Italian territory A shared dinner, an informal conversation, and an idea takes off. One of the most magical, dreamy installations of the FuoriSalone took form in the basement of Circolo Marras, on Via Cola di Rienzo: a light table with slim diners, reminiscent of Modigliani, to narrate the uniqueness and beauty of Italian crafts. This, in short, was “Volo a Planare.” Antonio Marras found himself face to face with the young founders of the agency Segno Italiano, and he fell in love with their dream that has become a job: that of seeking and revealing forms of crafts excellence scattered across our country, attempting to attract new interest in their creations. A unique heritage envied the world over, a starting point to bring some energy to the Italian economy. “But that’s another story,” says Alberto Nespoli, founding partner of Segno Italiano. So the legendary Chiavari chair, the Este ceramics in the form of fruits and vegetables, the ladles of Trent, become the ingredients of Marras’s project. With a subtle sense of humor: over the bright table food-warmer pigs fly by, like spaceships bringing new ideas and visions. This is the spirit of Segno Italiano, as expressed by the team of the Milan-based agency: “To ferry the tradition into the future, conserving the alphabet of making intact.” Antonio Marras, after all, is convinced that respect for one’s roots is the key for any work that can be called creative. “The designer is a person who experiments and is open to stimuli coming from the world of art, music, dance…”. But he is also a contemporary interpreter of the tradition from which he hails. Inseparably linked to his land of origin, Sardinia, he has captured the synthesis of its colors, geometries, cultural influences, the factors that have gone into the island’s identity. Roots become part of the present, proud of their uniqueness and purity. To
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MassImo MorozzI 1941- 2014 pag. 102 text Enrico Morteo
As a DESIGNER and cultural TALENT SCOUT, the Florentine architect and designer taught us to IMAGINE colorful, courageous, free forms for our FUTURE Maybe it was his dark complexion, deep voice and frank manner, or maybe just his way of dressing, indulging in black leather and military touches… in any case, when you first met Massimo Morozzi it was easy to mistake him for a tough guy involved in some unsavory stock in trade. But one only had to wait a minute, for his face to light up in an ironic smile, to understand that there was a lot more lurking behind the mask. A smile that always returned when he told stories about the problems his outer image had caused him in airports all over the world. Florentine, born in 1941, Morozzi was part of a generation against things, a youth shaped by the desire to change things and to gain new spaces of freedom, by any and all means. But his rebellion relied on the force of ideas, the power of imagination, the redeeming energy of paradox. Co-founder in 1967 of the Archizoom group, with Andrea Branzi, Gilberto Corretti and Paolo Deganello, Morozzi had carved out a dimension of research completely oriented towards the chromatic vibrations of light. A focus on color that would lead him, in the 1970s, to coordinate the Design Center of Montefibre, developing textile products for furnishings destined to intercept the playful trajectories of Elio Fiorucci, as well as giving rise to true coordinated chromatic codes that brought Morozzi the Com-
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combine tradition and innovation is the paradigm shared by Antonio Marras and Segno Italiano. Especially today, in a globalized and standardizing world, artisans have the task of asserting the right to have specific, particular characteristics. This is the tale narrated by the table of “Volo a Planare.” - pag. 101 The installation created by Antonio Marras with the collections of Segno Italiano. On the facing page: detail of the Este ceramics on the table; Antonio Marras (right) together with Domenico Rocca (left) and Alberto Nespoli (center) of Segno Italiano.
passo d’Oro in 1979. Color remained his central focus when he opened, at the start of the 1980s, his own design studio, leading to work with Cassina, Giorgetti, Alessi: multicolored modular tables; equally colorful chairs; kitchen sets in shiny steel, presented in booklets featuring the very colorful drawings of Indian illustrators, usually used for the posters for Bollywood musicals. But his true masterpiece was the art direction of Edra, where he began to work in 1987. For Edra, Morozzi became a cultural talent scout, capable of launching a series of symmetrical openings to reinterpret our recent modern heritage in a theatrical way, exploring the spectacle of our possible futures. On the one hand, there was the success of Tatlin, the post-constructivist seat designed by Semprini and Cananzi in 1989; the many sofas designed by Francesco Binfarè, retracing with very serious good cheer the technical and formal imaginary of Italian upholstered furnishings of the last 30 years; the floral forms of Masanori Umeda, a tender tribute to the first postmodern transgressions; the Paesaggi Italiani storage system Morozzi himself launched in 1994, almost as if to overturn the presumed functional approach of components in full technicolor. On the other, Morozzi generously opened the doors to distant worlds. He was the first to believe in the talent of the still semi-unknown Campana brothers, who with Edra would put together a gorgeous string of successes, objects suspended between art, crafts and cultural anthropology: playful accumulations of pieces of wood, ropes, skins, sinuous metal rods, bands of synthetic fibers and soft serpents with which to get beyond rules and technology. But Morozzi also made contact with young Italian, Dutch, Australian, Israeli and French designers, leading to excellent results. Now that Massimo Morozzi is no longer with us, we will have to continue on our own to imagine a colorful, courageous, free form for our near future. - pag. 103 1. Babele showcase in curved glass, Fiam, 1987. 2. Paesaggi Italiani component system, Edra, 1995-2005. 3. Portrait of Massimo Morozzi. 4. Topolone upholstered furniture, an avowed tribute to the sofas of comics, Edra, 1991. 5. Dry chair, Giorgetti, 1987. Formed by 32 interlocking parts. 6. Tangram component tables, Cassina, 1983. 7. Pasta Set, Alessi, 1985. 8. Domino divan, Cassina, 1985.
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N. 642 giugno 2014 June 2014 rivista fondata nel 1954 review founded in 1954
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direttore responsabile/editor GILDA BOJARDI bojardi@mondadori.it art director CHRISTOPH RADL caporedattore centrale central editor-in-chief SIMONETTA FIORIO simonetta.fiorio@mondadori.i consulenti editoriali/editorial consultants ANDREA BRANZI ANTONIO CITTERIO MICHELE DE LUCCHI MATTEO VERCELLONI
Nell’immagine: Ghelamco Arena, Gand (Belgio), progetto d’interni di Mac Stopa/Massive Design. In the image: Ghelamco Arena, Ghent (Belgium), interior design by Mac Stopa/Massive Design. (foto di/photo by Saverio Lombardi Vallauri)
Nel prossimo numero 643 in the next issue
Interiors&architecture i luoghi delle competizioni The places of competitions
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redazione/editorial staff MADDALENA PADOVANI mpadovan@mondadori.it (vice caporedattore/vice-editor-in-chief) OLIVIA CREMASCOLI cremasc@mondadori.it (caposervizio/senior editor) LAURA RAGAZZOLA laura.ragazzola@mondadori.it (caposervizio/senior editor ad personam) DANILO SIGNORELLO signorel@mondadori.it (caposervizio/senior editor ad personam) ANTONELLA BOISI boisi@mondadori.it (vice caposervizio architetture/ architectural vice-editor) KATRIN COSSETA internik@mondadori.it produzione e news/production and news NADIA LIONELLO internin@mondadori.it produzione e sala posa production and photo studio rubriche/features VIRGINIO BRIATORE giovani designer/young designers GERMANO CELANT arte/art CRISTINA MOROZZI fashion ANDREA PIRRUCCIO produzione e/production and news DANILO PREMOLI hi-tech e/and contract MATTEO VERCELLONI in libreria/in bookstores TRANSITING@MAC.COM traduzioni/translations grafic /layout MAURA SOLIMAN soliman@mondadori.it SIMONE CASTAGNINI simonec@mondadori.it STEFANIA MONTECCHI stefania.montecchi@consulenti.mondadori.it CECILIA PAZIENZA segreteria di redazione editorial secretariat ALESSANDRA FOSSATI alessandra.fossati@mondadori.it responsabile/head ADALISA UBOLDI adalisa.uboldi@mondadori.it assistente del direttore assistant to the editor FEDERICA BERETTA internir@mondadori.it contributi di/contributors STEFANO CAGGIANO PATRIZIA CATALANO VALENTINA CROCI DOMITILLA DE MITRI ANTONELLA GALLI ELENA MARIANI (grafica layout) EVI MIBELLI ENRICO MORTEO fotografi/photographs SERGIO ANELLI SIMONE BARBERIS MATTEO CIRENEI GIACOMO GIANNINI PAOLO VECLANI EMANUELE ZAMPONI DAVID ZANARDI progetti speciali ed eventi special projects and events CRISTINA BONINI MICHELANGELO GIOMBINI
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ARNOLDO MONDADORI EDITORE 20090 SEGRATE - MILANO INTERNI The magazine of interiors and contemporary design via Mondadori 1 - Cascina Tregarezzo 20090 Segrate MI Tel. +39 02 75421 - Fax +39 02 75423900 interni@mondadori.it Pubblicazione mensile/monthly review. Registrata al Tribunale di Milano al n° 5 del 10 gennaio1967. PREZZO DI COPERTINA/COVER PRICE INTERNI € 8,00 in Italy
PUBBLICITÀ/ADVERTISING MEDIAMOND S.P.A. via Mondadori 1 - 20090 Segrate Divisione Living Vice Direttore Generale: Flora Ribera Responsabile commerciale: Alessandro Mari Coordinamento: Silvia Bianchi Agenti: Margherita Bottazzi, Alessandra Capponi, Ornella Forte, Mauro Zanella Tel. 02/75422675 - Fax 02/75423641 e-mail: direzione.living@mondadori.it www.mondadoripubblicita.com Sedi Esterne/External Office : LAZIO/CAMPANIA CD-Media - Carla Dall’Oglio Corso Francia, 165 - 00191 Roma Tel. 06/3340615 - Fax 06/3336383 mprm01@mondadori.it LIGURIA Alessandro Coari Piazza San Giovanni Bono, 33 int. 11 16036 - Recco (GE) - Tel. 0185/739011 alessandro.coari@mondadori.it PIEMONTE/VALLE D’AOSTA Luigi D’Angelo Via Bruno Buozzi, 10 - 10123 Torino Cell. 346/2400037 luigi.dangelo@mondadori.it EMILIA ROMAGNA/SAN MARINO/TOSCANA Irene Mase’ Dari / Gianni Pierattoni Via Pasquale Muratori, 7 - 40134 Bologna Tel. 051/4391201 - Fax 051/4399156 irene.masedari@mondadori.it TRIVENETO (tutti i settori, escluso settore living) Full Time srl Via Dogana 3 - 37121 Verona Tel. 045/915399 - Fax 045/8352612 info@fulltimesrl.com TRIVENETO (solo settore Living) Paola Zuin - Cell. 335/6218012 paola.zuin@mondadori.it; Daniela Boscaro - Cell. 335/8415857 daniela.boscaro@mondadori.it ABRUZZO/MOLISE Luigi Gorgoglione Via Ignazio Rozzi, 8 - 64100 Teramo Tel. 0861/243234 - Fax 0861/254938 monpubte@mondadori.it PUGLIA/BASILICATA Media Time - Carlo Martino Via Diomede Fresa, 2 - 70125 Bari Tel. 080/5461169 - Fax 080/5461122 monpubba@mondadori.it CALABRIA/SICILIA/SARDEGNA GAP Srl - Giuseppe Amato Via Riccardo Wagner, 5 - 90139 Palermo Tel. 091/6121416 - Fax 091/584688 email: monpubpa@mondadori.it MARCHE Annalisa Masi, Valeriano Sudati Via Virgilio, 27 - 61100 Pesaro Cell. 348/8747452 - Fax 0721/638990 amasi@mondadori.it valeriano.sudati@mondadori.it
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