Interni Panorma 66

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IL MaGazine DeL DesiGn N. 66 – 23 febbraio 2012 Numero speciale per i lettori di

MODA & DESIGN Mobili al circo Luci tessili fifties glamour Vetrine da favola

Incontro

Alberto Vignatelli: lusso + made in Italy

è di nuovo Meraviglia IP66_COVER C1.indd 1

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indice 19

23 febbraio 2012

INterNIPANoramaNEws

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effetto sorpresa

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mostre

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. a l ondra una retrospet

suole rosse l ouboutin

tiv a su chris tian

fashion & design abiti per pens in ve stiti

are nuo ve invenzioni che si

tra sf ormano

tendenze

sweet style t or te e p asticcini di de sign

arte e moda

polka do t s serie di mos tre per la re gina dei pois , yayoi kus ama . e un proget t o con l ouis vuit t on

appuntINterNIPANorama

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il piacere di stupirsi

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moda & design il vent o è c ambia t o parola ma gic a:manuf at t o

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lifestyle

sogno o son de st o? ins tal lazioni s tra ordinarie pens per la vit a quo tidiana

maison

rit orno ai val ori i nuo vi cla ssici firma ti bul gari , H ermè s , prad a, valentino

tendenze 1

pend ant gli a cce ssori mod a coordina ti a gli ogget

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tendenze 2

ti d ’arredo

prince ss jewel s i grandi s tilis ti pre sent ano col lezioni di monili sontuosi

tessuti

te ssere il futuro e inge gneria

rive stimenti tra de sign, scienza

cinema

l ’ar te del l o s tupore con hugo c abret mar tin scorse ci invit a a rimet terci in gioco

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se

IdeeINterNIPANorama

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il bello è in mostra

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arredi 1

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ate

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spet tacol o dal viv o pol trone , div anet ti e chaise l ongue “in pis ta”. al circo

arredi 2

intre cci di l uce le lamp ade te ssili sorprendono per la crea tivit à del le l oro propos te

interni 1

la maison ex centrique

interni 2

al ta s ar t orialit à in una mans ard a parigina

al di là del fiume l ’ele ganza del la semplicit nel la la guna di c aorle

à: un c asone

interni 3

le no t ti di ams terd am 8 gio vani f ashion de signer “rive st ono” l ’ho tel the ex change

incontro l o s tile del

de siderio alber

t o vigna tel li e l ’arred ament o d ’aut ore

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rubrINterNIPANorama 80

a due passi da noi creatività

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vetrine

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il futuro è nel sud afric a de sign, mod a, cibo , ar te . vince l ’entusia smo e la mera viglia come un por tagioie equipe crea tive c at turano l ’at tenzione e i clienti

special project

dal la s vezia con amore f orm us with l ove

le propos te del l o s tudio

outdoor garden throne s sedute d a e sterni. da fiab a prototipi concept car le a ut o elet triche firma te audi , bmw , mercede e-commerce

il ne go zio on line b sal va gli a cquis ti

80 s

at te quel l o su s trad a la rete

riuso

made in noerd per il marchio di a cce ssori freit ag un proget al l ’inse gna del ricicl o t otale

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indirizzi

98 Diret t ore re spons abile

NUMERO SPECIALE DI

GILDA BOJARDI boj ardi@mond adori.it Ar t-dire ct or C hristoph R adl christoph.radl@radl.it

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Capored at t ore centrale S imonetta F iorio simonetta.fiorio@mondadori.i A cura di Patrizia C atalano interniv@mondadori.it

In coper tina . in primo piano , Abit o in ma glia viscos a del la col lezione P/E 2012 di Valentino . sul f ondo: Tappet o Albus di Kenz o Maison , in lana ne ozelande se e viscos a o set a, con mo tiv o c achemire e fl oreale . Disponibile in nero , rosso , avorio e marrone .

H anno col labora t o O livia C remascoli Valentina C roci Ali F ilippini C laudia F oresti Antonella G alli C ristina Morozzi R osa Tessa H enry T horeau G rafic a Elena Mariani internie@mondadori.it Elena Michelini imkt2@mondadori.it

Il prossimo

Interni Panorama uscirà il 12 aprile 2012

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per i let t ori di Anno 16° n. 66 al le ga t o a Panorama n. 10 del 29 febbraio 2012

ARNOLDO MONDADORI EDITORE 20090 SEGRATE -MILANO INTERNI L a rivista dell’arredamento via D. Trentacoste 7 20134 Milano tel. 02.215631- 20 linee r.a. telefax 02.26410847 www.mondadori.com/interni www.internimagazine.it Pubblicità Mondadori Pubblicità 20090 S egrate - Milano Tel. +39 02 7542 2203 F ax +39 02 7542 3641 C oordinamento S ilvia Bianchi silvia.bianchi@mondadori.it www.mondadoripubblicità.com

S egreteria di red azione Alessandra F ossati - responsabile Adalisa Uboldi - assistente del direttore S tampato da Barbara Barbieri Mondadori Printing S.p.A., via L uigi e Pietro Pozzoni 11 C isano Bergamasco (Bergamo) S tabilimento di Verona febbraio 2012 © C opyright 2012 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.- Milano Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati. Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono

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INterNIPANoramaNews

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effetto sorpresa

vince la capacità di suscitare meraviglia, di Evocare mondi e sogni. dalle scarpe-opere d’arte alle stanze generate da artisti visionari; dalle creazioni pop e funny alle torte giganti delle nuove cake designer.

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chris tian L ouboutin si è affid at o a l f ot ograf o americ ano Peter Lippmann anche ne lla c ampagna pubb licit aria per l’autunno /inverno 2011 -2012, Les promises de l’hiver , Lippmann riproduce a lcuni c apo lavori de lla s t oria de ll’ar te con mode lle in c arne e oss a. ne lla f ot o: un s and alo vio la f a be lla mos tra ne l cane stro di frut ta sorret t o d alla sosia di “S ant a Doro tea ” de l pit t ore sp agno lo Zurb aran.

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MOSTRE

Lo stile di Christian Louboutin è inconfondibile: tacchi vertiginosi, linee ultra-femminili tra il burlesque e il fetish, suole rosse iconiche. Dal 1992 le sue collezioni evocano immagini, mondi, sogni. Calzature come sculture e architetture. Il legame tra la scarpa dalla suola rossa e il mondo dell’arte emerge con chiarezza anche nelle campagne pubblicitarie su cui Louboutin ha puntato nelle ultime stagioni, affidando gli scatti al fotografo americano Peter Lippmann. Così le scarpe-gioiello del designer francese entrano a far parte di suggestive nature morte che ricordano i pittori fiamminghi del Seicento o si mimetizzano in alcuni capolavori della storia dell’arte riprodotti con modelle in carne e ossa (A/I 2011-2012, Les promises de l’hiver). Per celebrare il ventesimo anniversario dell’apertura del primo negozio a Parigi il Design Museum di Londra inaugura una retrospettiva “Christian Louboutin” (dal 28 marzo al primo luglio 2012) che raccoglierà le creazioni organizzandole per aree tematiche e metterà in mostra il lavoro del designer concentrandosi sul processo della creazione della scarpa, dal concept al prodotto finito.

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suole rosse

di Simonetta Fiorio

a sin istr a: cre az ion i di Chr ist ian loubout in in mostr a al design museu m di Lon dr a dal 28 marz o al pr imo lug lio 2012 (f ot ogr af ie di Ph ilippe Ga r cia tr at te da “chr ist ian Loubout in” libro e dit o da Ri zz oli). con g li scat t i, per chris tian L ouboutin , del f ot ogr af o amer icano peter L ippmann l’ar te e i gr an di ar t ist i sono entr at i ne l lookbook della scar pa più vener ata del pianet a. IN ALTO: ispir az ione n atur a mor ta f iamming a (collez ione 2009/2010) .sopr a: in un paesagg io ar cadico,la “nuo va” ver sione del ritra t t o de lla marquise d ’Antin di Nat t ier con un a Ar te mis bag di Loubout in (collez ione Les promises de l’hiver A/I 20112012). a lat o: Fetish b allet hee ls modello re alizz at o in o ccasione della mostr a f ot ogr af ica(Par ig i 2007) dedicata al fet ish da un altro gr an de vision ar io: David Lyn ch.

sono tantissime le donne (famose o meno) che hanno provato l’ebbrezza di salire sui famosissimi tacchi di “fuoco ” creati da christian louboutin, genio visionario del fashion. Una mostra a Londra raccoglie le sue creazioni degli ultimi 20 anni.

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FASHION & DESIGN

abiti per pensare di Rosa Tessa

Al di là dei trend di stagione, ecco le nuove invenzioni che diventano vestiti/ pezzi speciali. Dall’Academy di Eindhoven una riflessione sulla moda futura.

Che stanchezza parlare di moda sempre nello stesso modo: “Il trend di quest’anno sarà…”, “La palette di colori pesca a piene mani…”, “ Il mood di stagione si ispira…”. “Insostenibile leggerezza del fashion” verrebbe da dire, usando lo stesso linguaggio delle redattrici di moda. Possono architetti e designer dare alla moda più poesia, pensiero e peso specifico Per lo meno ci provano. Interessanti le proposte di alcune studentesse dell’Academy di Eindhoven che, per la loro tesi di laurea, qualche mese fa, hanno progettato abiti dotati di anima e pensiero, magari con una vestibilità non esattamente sexy, ma che sicuramente sono capaci di rimettere in discussione il loro ruolo. Con il progetto “A matter of time” la giovane Isabel Valdés Marin ha inventato una serie di alternative indossabili per alimentare la consapevolezza di quanta accumuliamo inutilmente. Tra le idee più divertenti: un vestito-cotenitore disegnato come una rete all’interno del quale si possono infila e

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vecchi abiti che non utilizziamo più. “I vestiti che non usiamo più - spiega la neo-designer- vanno abitualmente a fini e in solai, cantine, armadi e garage e diventano un ammasso di rifiuti Una volta “archiviati”, non vedono più la luce per decenni, ci dimentichiamo di loro e intanto alimentiamo un consumismo sfrenato senza regole e consapevolezza”. La giovane designer intervistata, ha ammesso di sentirsi anch’essa colpevole di accumulare abiti e oggetti, così ha riempito il suo abito a rete con metà del suo guardaroba estivo arrivando a farlo pesare 10 chili… na vera riflessione su come ci appesantisce l’accumulo di merci. Interessante anche il progetto moda della neolaureata Marly van Lipzig che, ispirata dal ritorno del 3D, che ha impazzato nella moda negli ultimi mesi ha creato “ The Architecture of Prints” una collezione di tessuti che incorporano già nei loro disegni otto capi d’abbigliamento pronti per essere indossati. Come funziona? Ogni pezzo di tessuto che viene acquistato contiene, due capi prêt-à-porter. Basta ritagliarli e indossarli. Il pr og etto a matter of time, di is abel valdès mar in s tuden tess a della f ash ion des ign academy di ein dh oven, s i bas a s ul r ecuper o dei vestiti (in utilizz ati) ch e stipan o i n ostr i ar madi.

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Tendenze

Più attuale di una sala da tè, più accogliente di una classica pasticceria. La bakery propone gusto, design, forme e colori di moda.

Sweet style I nostalgici della pasticceria all’italiana o della tradizionale sala da tè si mettano il cuore in pace: non vanno più di moda. A prendere il loro posto sono le cosiddette “bakery” e i “Cupcake shops”, dove si possono acquistare e mangiare cupcakes di ogni tipo, i tipici pasticcini americani dai colori vivaci e dal design inconfondibile, fatti di pan di spagna, pasta di zucchero e ghiaccia reale. Ad aprire recentemente una bakery doc è stata una giovane regina nostrana delle torte, Giusy Verni che, da Bari, città dove vive e lavora è diventata una vera tredsetter in fatto di cupcakes, una moda che sta avendo eco in tutto lo Stivale. Dribblata una laurea in veterinaria Giusy è riuscita a fare quello a cui già da adolescente avrebbe voluto dedicarsi, la pasticceria. Un mestiere che ha imparato in America, specializzandosi nei Cake studios più importanti tra Chicago e New York. Tornata in Italia nel 2008 ha aperto a Bari prima il laboratorio e qualche mese fa ha inaugurato la sua Bakery con dolcetti che seducono a prima vista per forma, design e colori, pastellosi, in stile America anni Cinquanta. “Americano il design, ma italianissimi gli ingredienti e il gusto” puntualizza la cake designer italiana. I colori sono fondamentali, sia sulle pareti della bakery che sulle torte alle carote e al cioccolato, sulla Red Velvet (una torta rosso accesso, specialità della casa, farcita con crema di formaggio), sui muffin sui cookies, i biscottini americani, e sul Lilla Vanilla altra specialità di Giusy, decorata con vaniglia del Madagascar. Ci si può sedere e mangiarli nel locale oppure portarli via insieme ad un caffè americano, in puro stile newyorkese. La specialità di Giusy? Le torte storte , sospese in modo che i diversi piani non si tocchino l’uno con l’altro.

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di Rosa Tessa

Sop ra, bake ry italiana ape rta da qualche mese nel cuo re di Bari da Giusy Verni, una delle regine del cake design no strano. sotto e A destra cupcake s co lo ratissimi

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arte e moda Una stimata artista giapponese di ben 82 anni, Yayoi Kusama _ che ha lavorato con una vasta gamma di discipline: arti visive, danza, moda, design fino alla scrittura e alla composizione musicale _ è il prossimo artista che collaborerà con Louis Vuitton. Da quando Marc Jacobs firma le collezioni della casa di LVMH sono state molteplici le collaborazioni tra la maison e il mondo dell’arte: tra le più famose, eccentriche ed imitate, Graffiti con Stephen Sprouse e le ciliegie e le margherite sorridenti con Takashi Murakami. Ora tocca alla regina dei pois. La collezione Yayoi Kusama per Louis Vuitton _ che sarà presentata, e distribuita nei 461 negozi del gruppo francese, il prossimo luglio in concomitanza con l’inagurazione della mostra a lei dedicata presso il Whitney Museum di New York _ comprenderà ready-towear, borse, accessori, scarpe, orologi e gioielli, e dei pantaloni con una speciale fantasia. La produzione di Yayoi Kusama abbraccia la corrente surrealista, l’espressionismo astratto, il minimalismo, la pop art, la land art. Famosa per i polka dots, che sono la sua ossessione, Kusama è celebre anche per le installazioni di fiori giganti e di piante colorate e per le pareti delle sue opere sempre coperte di specchi che servono a riflettere e confondere il fruitore. Il tema della percezione, della sua alterazione è particolarmente caro all’artista che ama

polka dots

di Simonetta Fiorio

yayoi kusama, Considerata la più grande artista giapponese vivente, realizzerà per Louis Vuitton una linea di borse, accessori, scarpe, orologi e ready-to-wear. essere ritratta nelle sue installazioni, vestita di abiti monocromi o essi stessi punteggiati, quasi un voler dissolvere l’io in queste labirintiche ambientazioni, immagine della propria inquietitudine psicologica. Infatti l’artista, al suo ritorno da New York a Tokyo alla fine degli anni Settanta, è stata ospedalizzata per problemi psichici. Lì vive tuttora e ha un studio all’interno della struttura dove continua a produrre arte. Che percorre il mondo: un’importante retrospettiva _ inaugurata il 10 maggio 2011 al Museo R eina Sofia di Madrid, presentata successivamente al Centre Pompidou di Parigi (fino al 9 gennaio 2012), spostata alla Tate Modern di Londra (dal 9 febbraio al 5 giugno 2012) _ arriverà poi al Whitney Museum of American Art di New York (da giugno a settembre 2012) . in alto. Yayoi Kusama nell’installaz ione Yellow Tree F ur niture (2010) . Foto: Y.Kusama Studio/Half R eiff; Dots Obsession - New Centur y. A SINISTRA , fino all’11 marz o, Look Now, See Fore ver. Quee nsland Ar t Galler y, Br isbane. al centr o, pumpkin, Gagosian Galler y, 2006 e oggetti disegnati da Yayoi Kusama in limited edition per il bra nd iida.

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appuntINterNIPANorama

Il piacere di stupirsi Per l’inedito e il ludico, per l’oggetto perfetto e il mondo onirico. Quel che conta è risvegliare la meraviglia.

Errakis , la pol trona al tal ena con tant o di chand eli er incorpora t o e s edut a con cuscino in v el l ut o c apit onné di visionnaire .

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la moda segna i trend e il design ne prende atto. ritorna il piacere delle arti applicate, dei materiali preziosi e dei decori fantasiosi. tra pezzi surreali e citazioni colte.

Il vento è cambiato di Patrizia Catalano

P

ossiamo dire che il vintage o la memoria o più semplicemente il recupero di un gusto aborrito dal contemporaneo è di nuovo di scena. Con preponderanza. E non si tratta solo di un recupero degli stilemi del moderno (cosa per altro successa qualche stagione fa in cui eravamo letteralmente invasi di oggetti che omaggiavano i Sixties piuttosto che i Seventies). Ora si è andati molto più in là. L’azzardo nel recupero dei linguaggi che in certi anni erano stati completamente denigrati è forte. Proviamo ad analizzarlo. Design versus arti applicate. Il design era l’industria la serialità, ma anche la qualità di un bel pezzo disegnato da un architetto competente mentre le arti applicate erano la decorazione l’eccesso, (possiamo dirlo?) la futilità. Segni semplici, meglio se ortogonali, colori basici, piatti bianchi e bicchieri trasparenti: volevamo, in opposizione al buon Vasco Rossi, ‘una vita semplificata’. Ma il vento è cambiato. Naturalmente i primi segnali sono stati dati dal mondo della moda che avendo esaurito il filone modernista ha cominciato a scoprire il bello della ricchezza. Basti pensare ad Antonio Marras che in anni non sospetti ha cominciato a incantarci con le sue sfilate scenografiche, con gli abiti che recuperavano merletti della nonna e applicazioni manufatte. Ecco la parola magica, manufatto. Il mondo della produzione ha scoperto questo

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Un cla ssico rivisit at o le se ggioline se stri, de sign di ferr uccio la viani per eg o con finit ura in oro o argent o e sed uta col ora ta l ucid a. pois à pensée , vaso realizza t o d a barnab a Forna set ti s u ispirazione di un ve cchio vaso incompi ut o del padre piero . con dise gno di viola del pensiero e applic azioni di ceramic a col ora ta verde e t urche se . manif at t ura bit ossi ceramiche . pagina a la t o. chandelier a o t t o bra ccia arle quin del la cris tal leria st. l ouis , piat t o col lezione champignons di missoni home e richard ginori 1735, vaso in porcel lana p arro t di l ladrò con p appagal lini applic ati s u un vaso /tre spol o.

valore, così l’artigianalità, la cura del dettaglio sono diventati il nuovo mantra delle imprese. E se la moda rilancia icone d’antan come il foulard, abiti in pizzo e voile (vedi servizio pag. 28) e gioielli reginetta (vedi pag. 34), l’arredo non è da meno e propone un mondo che ha sapore di favola. Voglia di meraviglia, di creare emozioni e stupore. Missoni Home per esempio, con Richard Ginori 1735 lancia il decoro Champignons, che pare rubato al mondo degli Hobbit, e sempre Ginori mette in bella mostra (all’ultima edizione del Macef) i suoi decori più antichi e preziosi dipinti a mano e sempre a tema floreale. La cristalleria St. Louis presenta sfarzosi chandelier in cristallo sfaccettato e colorato rosso carminio (colore difficilissimo da ottenere nel cristallo) e verde prato. Tornano anche i virtuosisismi e le ibridazioni. Come Lladrò che nella sua collezione Parrot accosta dei vasi semplici e lineari a pappagallini che sembran veri. Barnaba Fornasetti attutisce la sua vena surreale a fa entrare in gioco, pure lui, la decorazione, con tanto di viola del pensiero (anche se all’interno un occhio enigmatico pare portarci nel magico mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie). E se la fairy world ‘va’, i designer non si tirano indietro: Ferruccio Laviani per Ego propone una seggiolina stile principessa, in legno dorato (con un tocco colore nella seduta). E che la voglia di stupore sia il tema caldo di questo così poco meraviglioso periodo ce lo racconta bene il mondo del cinema. Basta citare Hugo Cabret di Martin Scorzese (leggi articolo a pag. 42) dove si riscopre l’arte del cinema e dell’illusione di uno dei pionieri di questa straordinaria arte dell’illusione, monsieur Georges Méliès.

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appuntINterNIPANorama / LIFE STYLE / 23

Sogno o son desto? Surreale, immaginifico. I designer cercano ispirazione nel mondo delle favole e, con installazioni straordinarie ma pensate per la vita quotidiana, percorrono lo spazio limite tra coscienza e mondo onirico.

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di Valentina Croci

If I Had a Hear t I Could L ove You , amb ient az ione di Malene Har tmann R asmussen per il R oyal Col le ge of Ar t di L ondra (H. 200 cm, L . 200 cm, P. 130 cm).

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23 febbraio 2012 INTERNI•PANORAMA

F

avole che diventano reali, palpabili. Oggetti che si trasformano in “portali” fisici verso una dimensione onirica. È la strada di alcuni designer che traggono ispirazione dalla letteratura delle fiabe o che cercano di ricreare un momento surreale aldilà della vita di tutti i giorni. È una ricerca di evasione, ma anche la risposta al desiderio di molti di tornare bambini e rivivere quel mondo di fantasia dove tutto è possibile. Gli olandesi Ontwerpduo (Tineke Beunders e Nathan Wierink) vivono e progettano al confine tra sogno e realtà. Il duplice orizzonte è riflesso anche dalla indole di ciascuno: una sognatrice, l’altro matematico. Si sono incontrati alla Design Academy di Eindhoven nel 2008 per poi fondare lo studio nella stessa città. Oggetti e installazioni sono al contempo immaginifici e rigorosi. È proprio tale contrasto e la cura maniacale per i dettagli che conferisce ai loro ambienti quel carattere surreale. Un mondo affascinante ed eccentrico dove il riferimento alle fiabe è evidente ma non tradotto in forme naif o puerili. Non è un mondo per

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A l ato. Cl ouds , decoro in mos aico di v etro Bisazza con tess ere da 10x10 mm, real izz ato da Bis azz a Des ig n Stud io. Sotto. Stadmuz iek è il pianof orte prog ettato da Akk o Go ld enbeld ( Des ig n Academy Eindh ov en) ch e, con u n meccanis mo s imil e ai caril l on, riprodu ce il su ono di u na città. Foto di René Van Der H ul s. Pag ina a f ianco, in al to. L ’ol andes e Roel H u is man ama material izz are l a f antas ia e real izz a il prototipo di tricicl o in l eg no fu ori s cal a. al centro. Il campionario di magl ieria e pattern di Donna Wil son , des ig ner e march io ingl ese, caratterizz ato da motivi naif e rich iami al mondo inf antil e.

bambini, ma una realtà sofisticata e deformata, vicina all’estetica del settore della moda e punteggiata da riferimenti letterari ed esperimenti di fisica e geometria (come nell’opera Looking Glass). Once Upon a Time (c’era una volta) è una serie di stanze realizzate per un privato all’interno di una dimora del sedicesimo secolo. Ogni camera cita una fiaba: dalla principessa sul pisello, alla stanza segreta, il genio nella bottiglia e la bella addormentata. L’elemento di unione è la scala cromatica del verde e l’uso di materiali a finitura naturale. Dall’altra parte dell’Oceano, la danese Malene Hartmann Rasmussen si diploma al Royal College of Art di Londra con un progetto sull’interpretazione delle favole dei fratelli Grimm. If I had A Heart I Could Love You presenta un’ambientazione folk con pareti ricoperte da legni variopinti di ceramica, un camino a legna e una teiera. Gli oggetti travalicano la natura funzionale, comunicano sensazioni ed evocano racconti in chi guarda, mischiandosi alle esperienze e alle fantasie personali. Anche in questo caso la scenografia non si rifà al mondo infantile, pur utilizzando forme fumettistiche e caricaturali. Progetta con una modalità simile l’olandese Kiki Van Eijk che trasfigura la dimensione del quotidiano. Con un’operazione alla maniera dadaista, gli oggetti vengono isolati dal proprio contesto d’uso e trasformati nei materiali per ottenere un effetto surreale. Così, elementi che nascono morbidi divengono rigidi, oppure oggetti di solito robusti ci appaiono fragili ed evanescenti come il vetro. Nel lavoro di entrambe c’è un qualcosa di oscuro, misterioso e perfino disagevole. Come

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A l ato. Instal l az ione Once Upon a Time al l ’interno di una residenz a privata. Prog etto di Ontwerpduo (Tineke Beunders e Nath an Wierink), f oto di Rel uct. Sotto. Pol trona Louis XV Goe s to Sparta, dis eg nata da Mauriz io Ga l ante e Tal Lan c man per Cerruti B aleri , c on struttura in l eg no imbottita, rivestita da seta con stampa f otog raf ica ch e riproduce il marmo di Carrara. Al c entro. La c ol l ez ione S k in è una s erie di arredi riv estiti c on f rammenti di pel l ame di sc arto del l ’industria del mobil e. Autoproduz ione del l o Studio Pepe He yk oop. Foto: Annemarij ne Bax. In bass o. La testata Maripos a, prodotta da Adele -C, è c ostituita da una l astra intercambiabil e in metac ril ato tras parente c on l uc e integ rata, appogg iata s u una mens ol a l acc ata.

Gli oggetti comuni non sono più gli stessi. Richiami alle fiabe traspongono la realtà ed esprimono la dimensione metafisica.

del resto lo sono le fiabe: metafora del bene contro il male e figurazione dei desideri dell’umanità ma anche delle più comuni paure. Estetica opposta per l’inglese Donna Wilson. Designer e imprenditrice a proprio marchio dal 2003 cerca nel richiamo al mondo infantile e nei disegni naif un elemento rassicurante. In questo caso il riferimento al racconto fiabesco ha il calore dell’abbraccio di mamma, che ci leggeva le favole per addormentarci. Non si tratta della dimensione metafisica della fiaba o del sogno, ma del suo aspetto più rasserenante. Comunicano delle sensazioni simili gli arredi dell’olandese Pepe Heykoop, formato alla Design Academy di Eindhoven e agli studi di Jurgen Bey e Berjian Pot. Il designer ricopre i mobili della tradizione, come specchiere, sedute e paralumi di lampade con frammenti di pelle, conferendo agli oggetti cromie e percezioni tattili inedite. Heykoop aggiunge alla componente onirica della favola un aspetto molto terreno: la sostenibilità. Come racconti che lasciano una morale, la collezione Skin utilizza gli scampoli dell’industria del mobile, insegnando come il bello possa nascere dallo scarto.

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ritorno ai valori di Rosa Tessa

Senza memoria non si crea futuro. Gli stilisti recuperano simboli e icone della storia dei marchi e delle maison. Rinnovano la tradizione alla ricerca di nuovi classici.

Bra cciali-orol ogio in oro e smal ti policromi e la chiusura gioiel l o del le borset te e del la piccola pel let teria ripropongono il tema del serpente , un sim bol o s t orico del la maison. tut t o bul gari .

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INTERNI•PANORAMA

LOREM IPSUM / 29

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Il carré rimane u no degl i acc ess ori più v endu ti di Hermè s , u n ev erg reen, s imbol o storic o del l a mais on ch e qu est’anno gl i h a dedicato u n g rande ril anc io.

ecuperare i veri valori del lusso. Così le maison della moda cercano di uscire dalla crisi. Grande ritorno a lavorazioni tradizionali, a materiali più pregiati, con una ripresa dei codici del proprio dna storico. Il rischio? É di cadere in un eccesso di vintage, nel ripescaggio di maniera, nella riproposizione di pezzi dell’archivio senza alcun guizzo inventivo. Il vantaggio? É di mostrare attraverso simboli evocativi della propria storia un grande bagaglio di savoir fare. È una rassicurazione dovuta e fondamentale in un periodo di incertezza e di grande disorientamento, come quello attuale. I nuovi consumatori che vengono dal Far East hanno bisogno di comprendere culturalmente quello che acquistano, il valore dei prodotti che comprano. È un esercizio a cui molti grandi marchi si dedicano. Miuccia Prada è una regina del riproposizioni di stili e mode del passato, in chiave avveniristica. Per la prossima estate ha fatto immortalare

dall’obiettivo di Steven Meisel lo stile anni Cinquanta, che portava con sé l’entusiasmo per il sogno americano. Protagoniste degli scatti sono modelle che ricordano le eroine noir dei film d’epoca e automobili che sembrano bolidi vintage, con ali posteriori appuntite e la carrozzeria impreziosita

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da fiamme. Una narrazione cinematografica a cavallo tra cultura pop e American Dream. Anche la gioielleria di Bulgari ripesca dall’archivio uno dei suoi primi simboli che, alla fine degli anni Quaranta, ha portato al successo la maison con la realizzazione di una serie di orologi gioiello, flessibili e sinuosi a forma di serpente. Sempre il serpente è il soggetto principale delle ultime collezioni di preziosi. Protagonisti sono i gioielli, una linea di accessori e di piccola pelletteria. La coppia creativa della maison Valentino, formata da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo

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Abiti e acc ess ori Prad a is pirati agl i anni Cin qu anta: u na sc arpa rétro-fu tu ristica, u n body, u na bors etta bic ol ore e l a campag na stampa f otog raf ata da Stev en Meis el . Nel l a pag ina a l ato, g rande ritorno del pizz o per l a maison Valentino : abiti, sc arpe e bors e riprendono l e l avoraz ioni più tradiz ional i del tessu to più romantic o per ecc el l enz a.

Piccioli, interpreta nella collezione estiva temi che appartengono a un concetto di femminilità d’altri tempi non più esplorato dalla moda contemporanea: il garbo, la grazia, il pudore, la voglia di preziosità segreta, non esibita, di grandiosità non volgare. Aree che la maison Valentino presidia con nuove idee ma anche con un approfondito lavoro sulla sua storia. “È proprio questo” spiegano gli stilisti “quello che noi cerchiamo di fare in questa maison: mettere il design e il sapere artigianale al servizio della donna”. Per non parlare del ritorno di un simbolo di femminilità per eccellenza, il foulard. Hermès gli ha dedicato persino un sito con una pagina esclusiva ai mille nodi di annodarlo e indossarlo. Il messaggio è: con un semplice “carré”, un quadrato di seta colorata, mi posso reinventare un accessorio ipertradizionale. Insomma, la memoria e la cultura, in questo periodo storico, sono fondamentali La moda vuole essere lussuosa, ma rassicurante, un bisogno che spinge gli stilisti che, che con l’uso di colori freschi e vivaci fanno un grande lavoro per rinnovare silhouette famigliari, alla ricerca di un nuovo classico. Un cambiamento di linguaggio giocato anche grazie all’importanza che hanno assunto alcune designer donne nel panorama della moda, come Miuccia Prada, per esempio.

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RITORNO AI VALORI / 31

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È total look. le scarpe sono uguali alla borsa e c’è di più: persino il completo letto e gli sgabelli sono coordinati AGLI accessori!

Pendant

di Claudia Foresti

in al t o, s and al o e cl ut ch in ra so di set a avorio ricoper t o d a pizz o di burano nero di RENé CAOVILLA. sopra , Bors a Miss S icil y con manico rigido e p at tel la con pla cc a l ogo e Pla tf or m con tacco a spil l o in pel le viola con s tampa le o di DOLCE&GABBANA. a la t o, de col té spunt ate in ra so e pizz o, nu ance rosso nero , con profili in vernice t ono su t ono di ces are paciot t i e co mplet o let t o con dise gno Dentel le , nu ance ferro , in ra so s tampat o con na stro in contra st o applic at o di ces are paciot t i h ome.

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a la t o, Bruno Frisoni ha realizza to dei pezzi unici (tre p aia di sc arpe , tre sga bel li e tre cuscini) utilizzando le p ass amanerie e i te ssuti Dedar . so t t o DA SINISTRA , S and al o in vernice con fiocco in gros grain e cl ut ch con chiusura in plexigla s madreperla t o con spe cchiet t o al l ’interno del la s fera centrale di VIKTOR &R OLF. brocc at o rube lli con cui sono s tati realizza ti cha ussons al ti e borsina l ’insolente del la col lezione les cha uss ons de la be lle. in basso , Da sinis tra , bors a c abat in napp a e por tafot o in pel le intre ccia ta di BOTTEGA VENE TA. Bors a pyramide in s affiano vernice e Calza ture in vernice di pra da.

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princess jewels di Claudia Foresti

i grandi stilisti presentano collezioni di monili sontuosi, che apparentemente attraversano epoche e stili diversi. C’è chi alterna vari materiali in un effetto trompe l’oeil. Chi, con ironia e glamour, rivisita oggetti dalle linee classiche. E chi si affida al lusso luminescente (che non tramonta mai) della cascata di diamanti.

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sopra , anel l o N uage de gla ce in oro bianco 18 cara ti, diamanti, perle , e diamanti neri. nel la p agina a cc ant o, dal l ’al tro , bra cciale N uage de gla ce in oro bianco 18 c ara ti, diamanti, perle e diamanti neri. spil la Et oile du nord in oro bianco 18 cara ti, diamanti, pietre di l una , opali bianchi e madreperla . tut t o DELLA nuo va COLLE ZIONE C ontra ste DELLA H aute Joail lerie DI CHANEL.

col lier Bal de Mai in oro bianco e gial l o, con pet ali in op ale ros a scolpiti. È inc ast ona t o in diamanti bianchi, ros a, lil la e mal va e smeraldi. Il diamante marrone centrale con taglio briolet te è da 15, 65 cara ti. anel l o Bal d’Autref ois sio in oro bianco , con pet ali in crisofra scolpiti. è inc ast ona t o in diamanti, smeraldi, t ormaline verdi, grana ti t s avorite e t ormaline Paraib a. tut t o del la nuo va col le zione L e Bal de s R ose s dise gna ta d a V ict oire de Castel lane per Dior Joail lerie .

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a destra, c ol l ana c on f ermagl io g ioiel l o a f arf al l a e c ol l ana in ottone c on c ristal l i appl icati e f ermagl io a f iore , entrambe del l a c ol l ez ione Miu Miu Jew el s 2012. s ono rif inite a mano e real izz ate in mic rofus ione, u n’antica e raff inata tec nica, tipica del l ’al ta g ioiel l eria. s otto, Bracc ial e rig ido Le s E cl atantes in oro bianc o c on z aff iri ros a e diamanti bianch i e Anel l o Ombrel l es et Ev entail s in oro bianc o c on diamante tagl io Lou is V u itton, diamanti bianch i e tormal ine ros a. tu tto l ouis vuit t on . nel l a pag ina acc anto, paru re ros e jew el s v ernic e, c omposta da c ol l ana, bracc ial e e orecch ini, del l a nu ova c ol l ez ione di g ioiel l i di Prad a. È in ottone e z ama. Le pietre s ono real izz ate c on c ristal l i, abb inate a ros e in pel l e di v ernic e. Montatu ra metal l ica.

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tessere il futuro di Valentina Croci

Non piĂš semplice rivestimento, il tessile traccia nuovi orizzonti progettuali al limite tra design, scienza e ingegneria. Dal Central Saint Martins di Londra, le ultime tendenze. Jenny Lee con un proget t o Imma ter iality - T he Future H uman rea lizza de lle super fic i te ss ili inte gra te con sensor i dig itali che , come de lle spore , sono in grado d i sc ans ire il mo v iment o de ll’ut ilizza t ore . In que st o modo , il te ssut o v iene ad e spr imere una re laz ione con ch i lo us a. S opra . Woven Dimen ion 3 è una co llez ione di te ssut i di Pr iyal G arg, rea lizza ta con te laio a mano che crea filat i tr idimens iona li. U n nuo vo modo d i interpret are la trad iz ione .

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e per tessuto si intende solo l’intreccio bidimensionale di trama ordito o tutt’al più tradizionali tessiture jacquard, appare inconcepibile parlare di filati a tre dimensioni, fibre biodegradabili o che vengono generate con processi cellulari al microscopio. Il design dei tessuti travalica la consueta funzione di rivestimento e si pone al confine tra le discipline e le scienze, come un territorio di sperimentazione. L’interesse dei designer si sposta dal prodotto finito e di utilizzo immediato, alla progettazione della superficie, ricercando qualità sensoriali, tattili e visive, inespresse. È l’obiettivo del master in Textile Future del Central Saint Martins di Londra, una delle scuole europee di avanguardia nell’ambito delle arti applicate. Il master, fondato più di dieci anni fa, è nato per esplorare, o meglio riesaminare, il settore del tessile che, in Inghilterra come in altri stati europei quale l’Italia, ha vissuto la crisi con la conseguente chiusura

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TESSERE IL FUTURO / 41

Des ig n Fictions di Nats ai C h iez a s ono u na s erie di tessu ti rig idi tridimens ional i ch e l a des ig ner h a fatto indoss are sul c orpo nu do. Come esc resc enz e mac roc el l ul ari, qu esti v irus epidermic i vogl iono s ottol ineare l e impl icaz ioni etich e l eg ate al l a biotec nol og ia. Pag ina acc anto in al to. Biol og ical Atel ier di Amy Con g don s ono u na s erie di acc ess ori tess il i, au tog enerati in l aboratorio di ch imica. IN BASS O. Dail y Hapti cs di Marie Rou il l on. s ono tessu ti rig idi sotto forma di picc ol i rec ipienti, vol ti a sperimentare nuove qu al ità tattil i e tex tu re tridimens ional i.

di molte fabbriche. Dato il fallimento dell’industria tradizionale, il corso vuole percorrere strade inesplorate che aprano all’interdisciplinarietà e l’intersettorialità produttiva, sviluppando nuove collaborazioni tra designer e biologi, ingegneri o chimici. Negli anni, gli studenti hanno messo in discussione i codici semiotici legati al tessile, lavorando in maniera applicata sulla tattilità dei materiali, la sensorialità intuitiva e nuovi linguaggi estetici. “Dalla sua fondazione il corso ha espresso cambiamenti e aspirazioni culturali”, spiega Kate Goldsworthy, direttrice del master. Ad esempio, i lavori hanno manifestato la ricerca nelle tecnologie digitali e nei tessuti intelligenti, capaci di diventare superfici elettroniche interattive, finalizzate alla comunicazione. Oppure hanno espresso la ricerca nelle materie ecologiche che attivano processi sostenibili. “Se l’anno passato la tendenza principale che si evinceva dai lavori degli studenti erano le nuove frontiere della biologia sintetica, oggi l’orientamento dominante è l’artigianato. Si è passati da una visione di futuro fantascientifico [alla Isaac Asimov], spinta dai progressi della biotecnologia, alla celebrazione del ‘fare’. È una tendenza che percorre i differenti ambiti della progettazione e risponde all’esigenza di riconnettersi con la matericità e la fisicità delle

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cose, con l’abilità e la destrezza delle persone e, soprattutto, con i processi produttivi artigianali”. Non è un artigianato tradizionale, ma un saper-fare con fasi manuali arricchito dalle nuove tecnologie, ovvero un “digital craft”. “La ricerca sul manuale è una tendenza ancora molto forte che si combinerà sempre più con le istanze della sostenibilità”. Quali professioni nascono da questa formazione? Le vediamo nel lavoro del gruppo POSTextiles, un collettivo formato da alcuni studenti del master in Textile Future. Sono realizzazioni di natura concettuale e sperimentale che trovano sfogo nel mondo dell’arte, oppure come ricerca accademica. Altri diplomati trovano impiego nei dipartimenti di ricerca e sviluppo di grandi aziende come Nokia, interessate a esplorare i confini del settore e le possibili fertilizzazioni nell’ambito della tecnologia di consumo. Oppure, un campo della produzione interessato a questo nuovo approccio è quello dell’automotive, da sempre attento all’aspetto sensoriale, alla psicologia percettiva legata ai materiali e alle più recenti ricerche scientifiche e del design. Il futuro del tessuto sembra risiedere in progettisti che sperimentano le potenzialità estetiche delle materie sporcandosi le mani. Procedendo per tentativi, con un fare artigianale unito all’approccio scientifico e sistemico.

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L’arte dello stupore

di Andrea Pirruccio

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a necessità di trovare il proprio posto nel mondo, la centralità di una figura paterna (biologica o acquisita) nell’educazione di un adolescente, il ruolo salvifico della fantasia contrapposta alla brutalità del reale, i film (e la letteratura) come grimaldelli per scardinare una quotidianità che non fa sconti a nessuno, specie ai più indifesi. E, ancora, un omaggio agli ‘inventori di sogni’ del passato e al cinema delle origini, così genuinamente naïf e genialmente artigianale da suscitare una sincera ammirazione a oltre 100 anni di distanza. In Hugo Cabret (tratto dal graphic novel The Invention of Hugo Cabret, di Brian Selznick, lontano discendente del leggendario tycoon hollywoodiano David O. Selznick, che produsse pellicole mitiche come Via col Vento e King Kong), Scorsese ritrova e fa propri alcuni dei temi cardine della sua filmografia, declinandoli con raffinata perizia. Ambientata negli anni Trenta del secolo scorso a Parigi, la storia è quella dell’orfano Hugo, che vive nei meandri della stazione di Montparnasse occupandosi della manutenzione di tutti gli orologi e dedicandosi, nei ritagli di tempo, alla riparazione di un automa meccanico ereditato dal padre. La sua vita cambierà dopo l’incontro con una bambina appassionata di letteratura e con il suo anziano tutore:

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quando la realtà calpesta la forza della fantasia, la vita si trasforma in un viaggio mesto e monotono, dove ogni cosa perde valore. questo uno dei messaggi contenuti nell’ultima opera di scorsese, un caleidoscopio di trovate visive e narrative , ma anche un convinto monito affinché nessuno abbandoni i propri sogni.

al cune imma gini di hugo c abret , di mar tin scorse se , film c andid at o a ben 11 premi osc ar. nel la p agina a cc ant o, in b asso , un dise gno tra t t o d al graphic no vel da cui trae ispirazione la pel licola di scorse se: the invention of hugo c abret , di brian selznick .

un venditore di carabattole che si scoprirà essere il grande George Méliès, l’inventore del cinema fantastico. E, se in questo anziano artista dimenticato da tutti e incattivito dalla disillusione Hugo ritroverà una figura paterna, a sua volta il ragazzo restituirà a Méliès il coraggio di rimettersi in gioco e la voglia di continuare a inseguire sogni da troppo tempo accantonati. Nel raccontare questo inno alla creatività, Scorsese utilizza la fotografia in 3D come nessuno aveva mai fatto: centellinando gli effetti più abusati e corrivi e attribuendole la valenza di una delle ingenue mirabilie che di Méliès avevano fatto la fortuna. Appassionato amante dell’arte cinematografica (nonché responsabile del restauro di numerose pellicole usurate dall’azione del tempo), il regista italo-americano (che si regala un’apparizione cameo nei panni di un fotografo) realizza un’opera visivamente elettrizzante e per la quale inventa dei movimenti di macchina che lasciano a bocca aperta anche lo spettatore più smaliziato: basti pensare alla ripresa iniziale, in cui la macchina da presa inquadra Parigi in campo lunghissimo prima di precipitarsi vorticosamente con un movimento ‘a scendere’ all’interno della stazione, per poi attraversarla come fosse un treno. Ma, se la regia di Scorsese è tecnicamente competente, e la capitale francese ricostruita negli studi londinesi di Pinewood e Shepperton da Dante Ferretti toglie il fiato per bellezza e cura dei particolari (facile pronosticare che lo scenografo italiano si aggiudicherà per questo lavoro il terzo Oscar della sua prestigiosa carriera), Hugo Cabret sconta talvolta un eccesso di accademismo e risulta, in alcuni passaggi, vagamente cerebrale: il piacere complessivo della visione non ne viene intaccato, ma dopo tante opere di pura (per quanto ineccepibile) confezione, viene da chiedersi se Scorsese ritroverà mai il cuore che sembra avere smarrito dai tempi di Al di là della vita (Bringing Out the Dead, 1999).

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IdeeINterNIPANorama

giocare lorem per credere

ipsum

Mobili al circo, Fra trapezzisti, clown e giocolieri. Lampade tessili eteree e leggere. Case Lorem ipsum dolor sit all’ombra amet, consectetuer della tour Eiffel adipiscing elit, sed diam e “cason” nonummy nibh euismod tra i canali tincidunt ut laoreet della laguna veneta. dolore magna aliquam Quel che conta erat volutpat. Ut wisi è sognare. enim ad minim veniam, quis nostrud exerci

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U n’imma gine de l ser vizio rea lizza t o a l circo nando orfei. tra un c lo wn e uno s truzz o in c ar tape sta, appendiabiti b lu e let trico cinqu ant a in met allo lacc at o di birex e po ltrona tron, de sign dror benshetrit per cappel lini .

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Poltrone, divanetti e chaise longue. Cristalli, vinili e velluti. E un set inedito, il circo. L’arte itinerante più antica del mondo incontra il design, e tutto ha un sapore più magico.

Spettacolo DAl VivO

di Patrizia Catalano foto di Henry Thoreau

pol trona in le gno scolpit o a mano con finitura in f oglia argent o e rive stimenti in te ssut o a mo tivi fl oreali di Col ombo s tile , bergère quinc y ispirazione anni venti di ro che bobois e central park , tavol o b asso l uminoso con f arf al le applic ate di Karman .

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“Chi l’ha detto che il circo è per bambini? L’arte per cui vanno pazzi francesi, russi, americani, da noi è solo un divertissement per nonni e piccini. ma per capire gli sforzi di un artista, ci vuole tutta l’intelligenza di un adulto”. Nando Orfei da s inistra. s edia bouqu et di moroso , divano ch antil l y in ras o ross o, di edra , panca maripos a, a f arf al l a di zano t ta, pol trona capri di cerruti b aleri . pos ano gl i stud enti di AFO lmod a, del l a prov inc ia di mil ano, c on abiti real izz ati da al ess andra impal l i, di atelier l ou 22 (il primo a s inistra) e dai rag azz i del qu arto anno. is piraz ione: l a f avol a di al ic e nel paes e del l e merav igl ie.

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SPETTACOLO DAL VIVO / 49

pol trona in v inil e bel l e epoqu e di abhika , piantana c on c ristal l i ross i di masiero pol tronc ina k arel ia, in pol iu retano e riv estita in tessu to texirè di zano t ta, vas o miss es fl ow er pow er di kar tel l .

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“la vita del circo devi amarla profondamente perché impone molti sacrifici. ma se ci sei nato, difficilmente potrai scegliere un’altra via”. Otilia martinez trapezzista

da s inistra. pouf mobidec d i pierre ch arpin per ligne roset , pol trona di paol a navone per na tuzzi , appogg iata al divanetto nonaro di azucena in v el l u to c on stru ttu ra in metal l o dorato, l a l ampada da s off itto c on c ristal l i di l ol li & memoli , in primo piano pouf di twil s . a terra tappeto golran . al cu ne g iovani promess e del c irc o nando orf ei. Stiv cav edo f a mic ro mag ia, daniel aanitei g ioc ol iere, fl av io vass al l o c irc o equ estre e domatore di animal i es otic i, j es on cav eg na cl ow n, otil ia maria dos s antos martinez trapezz ista, vass il e trenneric i direttore di pista.

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Il c irc o Nando orf ei c ontempl a l ’es ibiz ione di tig ri e domatore. nel l a g abb ia protettiva, ch ais e l ongu e chris t opher guy , s egg iol ina c ou tu re in v el u to ross o c on g ambe a stil etto di s amu el e mazz a per col ombo s tile , sc ende dal l ’al to il paral u me v iol a del l a l ampada w oody di slamp , in primo piano tricl inio nero e oro di chelini .

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età media, 20 anni. Prospettive? certo non fare i manager dietro una scrivania! Saltare su un trapezio o creare abiti scenografici, quel che conta è pensare al futuro. in positivo.

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SPETTACOLO DAL VIVO / 53 gruppo di sedute . pol trona zarina in vel l ut o col or s al via e melanzana di adele c . babet te pol trona p apale di fra tel li boffi , sedut a in vel l ut o arabel la di giorget ti , pouf in vel l ut o capit onnĂŠ col or azzurro pol vere di fendi ca sa . S i ringraziano per la colaborazione il circo N ando O rfei (www .circo nandoorfei. com) e bruna marche s an coordina trice area mod af ormazione superiore di Afol milano .

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ironiche, scenografiche, floreali, tecnologiche, pop: di ogni forma e colore, le lampade tessili si collocano in un’aurea zona di confine tra la moda e il design.

intrecci di luce testo di Andrea Pirruccio foto di Maurizio Marcato

sopra: Da Diesel with Foscarini , Drumbo x, col lezione ispira ta al le tipiche lamp ade da set f ot ografici: la p ar te front ale è in lino tra t tat o, il corpo retros tante è in nyl on te cnico .

di ispirazione fl

oreale realizza

al centro: Miuu di Ar turo Al varez , lamp ada ta utilizzan do te ssuti di differenti col ori.

a sinis tra: L oft , design Admiraal &Captein per Pran dina , col lezione di lamp ade con p aral ume in te ssut o e s trut tura in plexigla ss . nel la p agina a cc ant o: C hips di Italam p, sospensione compos ta dal la so vrapposizione di diverse sf oglie di un p ar ticolare te ssut o te cnico e disponibile in diversi col ori e dimensioni.

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A SINISTRA: da aqu a crea tions , Mol ecul es, desig n Of ir Zuck er e Alb y Serf aty in c ol l aborazione c on Il an Gari bi, c ol l ezione di l ampade c on paral u me in carta ispirate al l ’arte del l ’orig ami. a destra: Diseg nate da C l aesson Koiv ito Ru ne per Örs j ö Bel ysning , l e l ampade Bakl ava presentano paral u mi in tessu to ispirati ai sottil i strati degl i omonimi pasticc ini tu rch i. nel l a pag ina acc anto: Di C h ang edesig n per Foscarini , Pl anet è u na l ampada in tessu to priva di tel aio interno, dotata di u na cuc itu ra spec ial e ch e fu ng e da dec oro e da stru ttu ra au toportante.

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i designer che fanno ricorso ai tessuti ne indagano le proprietà fisiche, oltre A QUELLE estetiche.

A SINISTRA: Diseg nate da Marco Taietta pe r Axo Light , le l ampade del l a col lez io ne Su nsh ade si distinguo no pe r il paral u me in tessu to a rete dispo nibile in u n’ampia g amma di col o ri. a DESTRA: Ci el o, di Kazuh iro Yamanaka pe r Pallucco , l ampade che u til izz ano u n materiale pl astico le nticol are pe r espl o rare le variaz io ni del col o re sul l a supe rf ic ie del paral u me. nel l a pag ina acc anto: C h rysal is, desig n Marcel Wanders pe r Flos , l ampada in resina cocoo n che , g raz ie a u n o rnamento in pol iu retano, pro ietta sul soff itto f asc i di l uce co n fu nz io ne deco rativa.

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sopra . il s al ot t o del la c as a parigina di c arl o ramp azzi: pareti in col or grigio argent o effet t o nuv ola t o e soffit t o in f oglia d ’oro . moquet te ma cula ta come pure i cuscini che contra stano il rosso c ardinale dei div ani. in al t o a de stra . tavol o C os tantino e pol troncina T ors adÊe col lezione T he mul tiple s di Carl o R ampazzi. candelieri anni V enti in vetro di Murano . a la t o. consol le Mil lepiedi dise gna ta per Col ombo Stile e Bul ldog di c ar tape sta. essinc temos de s dit at vent , incium dol ori bus . Bit alit ius vol ut ius qui alit ips ant porume de ste

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di fronte al Louvre l’appartamento parigino di Carlo Rampazzi. il progettista svizzero che disegna mobili e accessori massimalisti e ama l’alta sartorialità.

la maison excentrique di Patrizia Catalano foto di Henry Thoureau

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ndossa un completo fantasia che ha disegnato lui stesso, Carlo Rampazzi, l’interior decorator che per Colombo Stile ha disegnato le poltrone per la casa Michael Jackson, ne è molto orgoglioso. Ci accoglie nel suo negozio, Noi, Nuove Opere Internazionali, a st. Germain dove espone la collezione di arredi che produce, per poi portarci nella sua casa parigina. “Abito a un passo da qui, di fronte al Louvre”. Come fosse la cosa più normale del mondo. Il palazzo del XVII secolo è all’altezza delle aspettative, elegante e importante. L’appartamento si trova all’ultimo piano dell’edificio: “è una mansarda” racconta, “inizialmente ne avevo solo una parte, poi il vicino ha lasciato e mi sono allargato. Vengo a Parigi da moltissimi anni e confesso che non mi annoia mai: ho uno spirito da flaneur, e la città ti spinge ad andare a zonzo col naso all’insù, a conoscere persone per fare chiacchiere”. Così, quasi per caso, ha conosciuto Olga Berluti, ora sua cara amica, creatrice delle mitiche scarpe da uomo Berluti (oggi acquistato da LVMH ma di cui lei tiene ancora la direzione artistica) di cui Rampazzi ha un’intera collezione stipata nel suo incredibile armadio guardaroba. Il suo concetto di casa è molto semplice: deve rispecchiare lo spirito di chi la vive e nel caso di Rampazzi non poteva essere una maison banale. Qui l’eccentrico, il bello, il confortevole sono di casa. Il tessuto la fa da padrone: morbido, caldo, lussuoso. Sete, velluti, pellicce sotto forma di tappeti e moquette (leopardata), divani e sommier. “La Francia è la regina del lusso,

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s opra. l a s al a da pranz o c on pareti intonacate in c ol or pesc a s patol ato. So ff itto in stucc o v enez iano. tavol o e s edie l u ig i xv . a l ato. sul tavol o c ons ol l e c orni di Anth ony redmil e, ph otoph ore c on c ristal l i di AndrĂŠ Dub reu il , mini sc rivania af rica, di rampazz i. pag ina a l ato. s opra. nel s al otto, porta dipinta in ross o s patol ato. Lampade da tavol o americane degl i anni qu aranta c on bas e in v etro v enez iano. s otto. u no sc orc io del l a camera padronal e. ess inct

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qui il bello e di casa”. Mobili pregiati, forme zooomorfe, legni africani, pelli esotiche, ottoni e cristalli, una gioia per gli occhi di chi non teme gli eccessi. Le pareti? Mai bianche “il bianco rende infelici”, meglio gli azzurri, gli argenti, i rosa cipria, gli albicocca. Siamo in un appartamento total look, qui tutto è stato realizzato o acquistato dal padrone di casa “non bisogna mai trascurare i dettagli, è come l’accessorio nell’abbigliamento, segnano lo stile”. Come le maniglie dorate firmate Rampazzi. Il tocco chic? Le sue collezioni: alcune incredibili come la serie di cani giocattolo raccolti da antiquari parigini “Sono degli automi in cartapesta che andavano di moda agli inizi del secolo scorso, abbaiano pure! Li considero i custodi della mia casa”, piuttosto che le statuine candelabro in vetro colorato degli anni Venti “Una piccola rarità”. I lumi? “Tutti miei, abat-jour, applique e lampade da terra: vietate le luci da soffitto a centro stanza, fanno una brutta luce. Notevole la scelta dei quadri, un buon mix di arte figurativa e astratta con un chiaro omaggio al Novecento “Sciocchezze acquistate nei mercati d’antiquariato della città, quadri scelti così, a istinto”.

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l a camera da l etto padronal e c on pareti in c ol or arg ento e s off itto in stucc o v enez iano. l etto riv estito in v el l u to eff etto capitonné. sg abel l i in bronz o riv estiti in pel l icc ia macul ata.ess inct

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LA MAISON EXCENTRIQUE / 65

f oto g rande. pantof ol e Berl uti c onf ez ionate da ol g a berl u ti per carl o rampazz i c on sch izz o del l ’artista. s otto. a s inistra. l a camera princ ipal e. pol trona di rampazz i per col om bo stile , pouf tartarug a eff etto capitonné. a destra. l a stanz a degl i os piti.ess inctemos d es d itat v ent, inc iu m dol oribus . Bit al it ius vol u t ius qu i al it ips ant poru me deste

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Al di là del fiume (tra gli alberi)

di Roberto Valden foto di Henry Thoreau

il mondo della moda scopre il fascino della natura incontaminata e rilancia il tema dell’estrema semplicità. Come? a volte basta avere un casone in laguna, proprio come Ernst Hemingway.

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Si aff accia sul canale del la la guna di c aorle il casone do ve Ma ssimo V el l o di Anisse j ama rifugiar si per creare le sue col lezioni mod a. Sot t o un det taglio del la terrazza al le stit a ad a telier. Pagina a la t o. la p arete e sterna del casone rive stit a di c anne e , appoggia te , del le ve cchie sedie d a re gi sta rive stite d a massimo con un te ssut o mil le righe .

M

assimo Vello, classe 1969 è un veneto doc. Oltre a questo è lo stilista che ha inventato le giacche con le bretelle, una trovata che consente alle “sue” giacche di essere tranquillamente “trasportate” sulle spalle (alla faccia dei comuni mortali che se le tengono goffamente appoggiate al braccio). Imprenditore e stilista del marchio Anissej (che in veneto significa anisette, il liquore d’anice) consulente designer per La Martina, Massimo ha soprattutto una cosa che fa invidia al mondo: possiede uno dei pochi casoni da pesca presenti nella laguna di Caorle. Il casone, o meglio cason, è un’architettura semplice e antica che serviva come rimessa e luogo di riparo per i pescatori di laguna. A vederla, questa costruzione totalmente rivestita di canne, fa quasi sorridere, ammicca alla più fragile delle casette dei tre porcellini: sembra che potrebbe bastare un soffio di vento per portarsela via. Leggende. In realtà si tratta di un’antica architettura rurale, molto più solida di quanto si possa pensare: e se all’esterno ha un rivestimento in cannizzo che all’oggi solo pochissimi artigiani sanno fare, all’interno appare come un cottage vero e proprio, abitabile a tutti gli effetti. “I casoni da queste parti sono pochi e per questo sono sotto tutela” racconta Vello “non possono essere stravolti o trasformati in villetta, è questa loro originalità che affascina. Mio padre che lo comprò molti anni fa e ora io, abbiamo voluto mantenerlo nel suo aspetto originale a scapito di qualche piccola scomodità”. In realtà questa apparente

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In al to. a s inistra, l ’ing ress o del cas one: og ni anno, a primav era, l e canne devono ess ere riass estate dal l e pratich e mani di g ente del posto ch e s a c ome rendere il riv estimento di canne ass ol u tamente impermeabil e al l ’acqu a . s opra, il tavol o da l avoro di mass imo v el l o c onsul ente c ome f ash ion des ig ner anch e per La Mar tina . A l ato. l a z ona pranz o c on u n tavol o da l avoro e il g rande tavol o predis posto per acc ogl iere l a domenica parenti ed amic i e u n dettagl io del l a z ona predis posta ad ang ol o c ottu ra.

naturalezza nasce da una grande attenzione di Massimo alla cultura contadina e rurale: “la semplicità è la massima espressione della bellezza” afferma, “i nostri nonni e le generazioni che li hanno preceduti, sapevano come fare le cose”. Avevano il senso dell’armonia e delle proporzioni, della poesia anche nelle cose più povere. Entrando, si ha accesso a un unico ambiente che comprende sala da pranzo e cucina dominato da un bel camino frontale e da uno spartano tavolone di legno. “È di grande formato perché è usanza da queste parti la domenica invitare parenti e amici a mangiare i bigoli in salsa, il fritto misto e quando è stagione, un po’ di cacciagione”. Hemingway si faceva accompagnare proprio da queste parti a caccia di anatre selvatiche e, leggenda vuole, che si appostasse e bivaccasse proprio nel casone al di là del canale, di fronte a quello del fashion designer. Una scala in legno porta al piano successivo: qui due semplici letti appoggiati a terra e una valigia di cuoio come piano d’appoggio costituiscono quella che oggi chiamiamo la zona notte, e una finestrella che si affaccia sul canale concede a chi ha la fortuna di dormire in questa architettura della memoria una vista magnifica sulla laguna incontaminata. Il bagno è esterno, come ai tempi antichi. Un patio è stato allestito con mobili di fortuna e un ombrellone old style come atelier en plein air di Vello. “È il mio eremo, il mio rifugio, il posto dove sto meglio quando concepisco una collezione”. Nel giardino sedie da regista sparse qua e là e un altro grande tavolo sotto un salice per le chiacchiere sotto le stelle. Poco più in là la barca a motore per arrivare fino al mare. Sembrava banale chiedergli come convivono con le zanzare, una vera sciocchezza da giornalista.

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i “cason” Nascono come abitazioni per i pescatori. Oggi sono ambiti come case vacanze immerse in un paesaggio incontaminato.

in al to. il cas one c ontempl a del l e z one esterne poetich e e naïf . l ’acc ess o al l a toil ette esterna: u na s empl ic iss ima tu rca. a destra. anc ora il g rande camino nel l a stanz a c entral e. nel l ’immag ine è v is ibil e l a stru ttu ra c on trav i e tamponamento del l e pareti in canne . al piano su periore del c ottag e è predis posta l a z ona notte c on du e s empl ic i s ommier e u na val ig ia al c entro c on l a doppia fu nz ione di gu ardaroba temporaneo e piano di appogg io.

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Qui sopra: la s tanza Man ra y’s Ey es , prog et tata dal la coppia di d esign er oland esi Ina -Mat t (Mat thia s van C ruijs en e Ina M eij er) , ch e hanno coordina t o il la voro d egli o t t o n eodipl o mati del l ’Amst erd am Fashion Ins titut e n el r estyling del l e stanz e del l ’H ot el T h e Exchang e di Amst erd am (ph A. Benning) . Ne l la p agina s egu ent e: la ‘Stanza d el l e cr eatur e inco mpr es e’, prog et tata d a R oos S o et ekouw , in cui enig matich e figur e femminili popolano l e par eti, so vra stat e da un so ffit t o n ero d a cui sc endono in qui etanti la cri me di v ernic e.

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Otto giovani fashion designer e un hotel da recuperare: cosÏ è nato The Exchange, con stanze vestite da una a cinque stelle.

Le notti di amsterdam di Antonella Galli foto di Mirjam Bleeker

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SOPRA: l a ‘Pl eats Room’ (Stanz a del l e Piegh e), prog ettata da Paul Hanraets, interamente av vol ta da u n tessu to bianc o: è ispirata al l e T-sh irt di c otone. A destra: u na sedia v estita in tessu to nel l a stanz a ‘Atel ier’ di Ina-Matt e u no sc orc io del l a camera ‘Bu ild ing a v iew’ di Anne Wol ters, in cu i il prof il o del l a c ittà è d el ineato sul l e pareti. Nel l a pag ina segu ente: sopra, l a stanz a ‘Sh ould er Pads’ (Spal l ine), di Mal u Ge h ner, ch e riproduc e l e trecc e di passamaneria ch e ornano l e divise mil itari; sotto, l a camera ‘Gro w ing Creature’ (l a c reatura ch e c resc e) c on f iori di tessu to al l e pareti, ideata da Iris Kl oppenbu rg (www .exch ang eamsterdam.c om)

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ome rigenerare un vecchio albergo nel centro di Amsterdam senza trasformarlo nell’ormai noioso boutique hotel, ma rendendolo un vivace incubatore di idee? Semplice: attingendo alle fresche e brillanti menti dei giovani diplomati della scuola di moda più prestigiosa della città, e mettendoli a lavorare per oltre un anno all’interno dell’hotel. Questo hanno fatto Otto Nan e Suzanne Oxenaar per recuperare l’Hotel The Exchange, inaugurato lo scorso dicembre nel cuore più vivace e antico di Amsterdam. Otto e Suzanne sono esperti di ospitalità: loro è l’idea del noto Lloyd Hotel & Cultural Embassy, sempre ad Amsterdam, in cui avevano già sperimentato l’idea di mixare ospitalità e cultura, ottenendo così un luogo sempre vivo, dove, oltre alle persone, si muovono anche le idee. Per rinnovare l’Hotel The Exchange (chiamato così perché situato proprio davanti all’Amsterdam Stock Exchange, storico palazzo della Borsa) Otto Nan e Suzanne Oxenaar hanno coinvolto otto tra i migliori neodiplomati dell’AMFI, l’Amsterdam Fashion Institute, chiamando la coppia di designer Ina-Matt (Matthias van Cruijsen e Ina Meijer) a fare loro da tutor. I giovani progettisti hanno ‘abbigliato’ le stanze, non limitandosi a rivestirle con gusto, ma creando veri e propri concept con il racconto di piccole storie racchiuse tra quattro pareti e ispirate all’immaginario della moda. Come nella ‘Stanza delle creature incomprese’ (autrice Ross Soetekouw), in cui sulle pareti sono dipinte malinconiche figure

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femminili, a rappresentare il lato oscuro del rutilante mondo del fashion; o come nella ‘Stanza delle pieghe’, che Paul Hanraets ha immaginato come un corpo rivestito da una bianca T-Shirt (e l’ospite si trova all’interno della maglia). Fantasie e poesie, gioco e ispirazione caratterizzano le stanze di The Exchange, che offre anche la possibilità di scegliere la categoria – da una a cinque stelle – all’interno dello stesso albergo.

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74 / IdeeINterNIPANorama / L’INCONTRO

Lo stile del desiderio

anni settanta. Alberto Vignatelli mette a punto il suo progetto di casa con alta vocazione alla qualità e al lusso. anni novanta. incontra le sorelle Fendi e nasce la prima griffe legata al mondo dell’arredo: Fendi Casa. nuovo secolo. la club house del patron firma una nuova licenza con il marchio Kenzo di proprietà di LVMH. oggi, con Luxury Living, chiude il cerchio capitanando un gruppo che ha chiuso Il 2011 con un più quindici per cento. di Gilda Bojardi

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l 1970 rappresenta una data importante per Alberto Vignatelli, anno in cui fonda la sua prima azienda. Come ha progettato allora lo sviluppo della sua attività l’imprenditore che oggi è a capo di un importante gruppo d’arredo che comprende Fendi Casa, Kenzo Maison e Luxury Living? Fin dall’inizio la nostra forza è stata la ricerca, tanto da sviluppare uno dei più importanti centri di ricerca per l’arredo. In passato abbiamo collaborato con Gaetano Pesce, Paolo Piva, Lenci, Urbinati e Dal Lago. In seguito siamo passati alla sperimentazione del poliuretano espanso: eravamo dei pionieri in Italia nella lavorazione di questa materia, proponendoci come trasformatori e diventando ben presto uno dei punti di riferimento per l’industria del mobile imbottito. Queste sono state le basi che ci hanno poi resi competitivi e conosciuti nel mondo. Diciannove anni più tardi con la nascita di Fendi Casa si realizza la sua prima importante liaison con il mondo della moda. Come è nato l’incontro con le sorelle Fendi, come avete deciso di creare una linea casa FF? Una sera a cena incontrai la signora Anna Fendi e insieme decidemmo di utilizzare il tessuto Pekin della collezione Fendi a righe, disegnato da Karl Lagerfeld, per realizzare degli accessori per l’arredamento. Fu il primo passo nel design grafico, era il 1989. In quegli anni in cui la moda era di grande impatto si cercava di dare alle proprie case uno stile personalizzato. Per questo motivo, decidemmo di creare non una collezione di mobili ma una serie di oggetti per la casa che guidassero ogni cliente nell’identificare il proprio stile.

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col lezione fendi ca sa . cuscino con de cori e l ogo in so vraimpre ssione , ritra t t o di alber t o vigna tel li. so t t o. div ano qu at tro pos ti dorche ster. pagina a la t o. vaso G reen in vetro di Murano . lamp ad ario d a soffit t o icelite con corna s tilizza te in cris t al l o . so t t o: una visione del la co L lezione outdoor.

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Iniziammo a sviluppare una collezione, un vero e proprio life style. Quanto ha inciso chiamarsi Fendi Casa per il successo ottenuto dal brand? Fendi Casa è stata la prima linea nel mondo dell’arredamento proveniente da un marchio fashion. La maison Fendi Moda racchiude nel suo DNA codici e valori come: artigianalità, qualità e uso di materiali pregiatissimi; è stata quindi naturale conseguenza che questi valori fossero trasmessi anche nell’arredamento. Successivamente c’è stato il passaggio di Fendi a LVMH, cosa ha significato per lei lavorare con un grande gruppo, come è cambiato il rapporto con la maison Fendi? Il passaggio con il gruppo LVMH è stato nodale, da subito c’è stata una forte sinergia e abbiamo collaborato allo sviluppo della collezione casa seguendo i codici della qualità e del lusso temi fondamentali per il gruppo. Il rapporto con LVMH ha significato anche l’acquisizione della licenza di Kenzo Maison, quali sono i caratteri di questa collezione, ci sono dei progettisti? Fin dalla sua nascita Kenzo ha infuso una nuova visione de « l’art de vivre ». La linea Kenzo maison, si articola intorno a un caleidoscopio, armonioso e dissonante, tra forme origami e universi floreali. Rappresenta una nuova definizione dell’eleganza moderna. A oggi collaborano con noi i migliori progettisti italiani: Gordon Guillaumier, Francesco Rota, Nicola Gallizia, Ferruccio Laviani, per citarne alcuni. Come si posiziona il suo marchio Luxury Living Interiors rispetto ai due marchi di cui è licenziatario? Luxury Living Interiors è una collezione che nasce per soddisfare i clienti più sofisticati, che richiedono prodotti originali e su misura. In altre parole la Casa Classica Italiana. Una linea versatile che si propone per lo sviluppo di progetti internazionali come un hotel a Parigi, un loft a New York, una villa sul Bosforo.

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di kenz o maison . abat j ou r c on stel o in c eramica e paral u me in s eta. vas i in porc el l ana ramag e a motivo fl oreal e, cach e pot a tinte f orti in porc el l ana c on l og o. mobil e g iorno del l a c ol l ez ione reims c on manigl ie e piedini in c ol ore ross o. pag ina a l ato. Spe cch io h ine di k enz o mais on. l e v etrine del neg oz io di l uxur y living a parig i, rec entemente inaugu rato. du e pezz i del l a c ol l ez ione di vladimir ka gan distribu ita da L uxu ry l iv ing: il tavol ino scul ptu re c of ee tabl e c on piano in c ristal l o e l o sg abel l o symmetric, dis ponibil e in du e al tezz e c on riv estimento in ross o.

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Come si inserisce la collezione di Vladimir Kagan nella distribuzione Luxury Living? Dal 1999 produciamo e distribuiamo la collezione Vladimir Kagan. Quest’anno, in occasione di M&O abbiamo deciso di svilupparne la presenza all’interno di Luxury Living Signature Gallery e di conferirgli una presenza sempre più importante sulla scena del Design europeo. La sua è un’azienda a struttura familiare, ci descrive i ruoli dei vari membri della sua famiglia nel Gruppo? Lavoro quotidianamente con l’appoggio della mia famiglia. Mia moglie Olga mi assiste in varie attività e mi ha regalato un bimbo che ora ha 18 mesi. Mia figlia Raffaella ha un ruolo fondamentale nell’attività dell’azienda, dirige e sovraintende tutte le divisioni operative, produttive e finanziarie. Mio figlio Daniele è consulente per lo sviluppo formativo del personale e progetto energia di fonti rinnovabili. Abbiamo una nutrita schiera di nipoti che speriamo saranno il futuro di questa azienda. Nelle sue linee di produzione c’è sempre molta attenzione alla sartorialità. È questa spasmodica attenzione alla qualità il segreto del successo “dell’atelier Vignatelli”? Sicuramente è uno degli aspetti che contraddistinguono le nostre collezioni. Come dicevo prima, la cura del dettaglio e la qualità sono ingredienti fondamentali per ogni prodotto. Inoltre ogni collezione offre un completo life style e questo è sicuramente un valore aggiunto. Lo “stile del desiderio” è circondarsi di cose belle che diano piacere, sia che si tratti di un loft a New York, di un casale in Toscana, o di un appartamento a Parigi. Le nostre collezioni soddisfano questo desiderio, perché il lusso che proponiamo non è mai uguale, ma può essere interpretato per infinite realtà, diverse e con risultati sempre sorprendenti.

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ALBERTO VIGNATELLI / 77

Ci parli dei progetti che le hanno dato maggior soddisfazione, ci risulta che come Fendi Casa abbia realizzato suite negli hotel, yachts , perfino aerei privati. E ora anche l’outdoor. Esistono come per altri marchi della moda degli hotel interamente realizzati da Fendi Casa? La collezione outdoor è nata in occasione del ventesimo anno di vita di Fendi Casa a completamento della collezione indoor. L’esigenza è arrivata dai nostri clienti di arredare giardini, patio e verande con lo stesso stile in cui vivono l’interno delle loro case. Contemporaneamente, negli anni stiamo sviluppando diversi progetti nel settore contract, abbiamo collaborazioni per la personalizzazione di jet privati e un rapporto continuo con i migliori cantieri navali per l’arredo di yachts – Lady Lara / Benetti è stato il primo esempio di un megayacht interamente arredato Fendi casa. Inoltre collaboriamo periodicamente con Princess Yacht, e con i migliori nel settore. Nel Real Estate abbiamo realizzato suite e residence in vari hotel, questo ci ha permesso di affinare le nostre capacità e non escludo che in un prossimo futuro potremmo arredare interamente un hotel. I suoi prodotti sono conosciuti e apprezzati in tutto il mondo: quali sono i mercati che le sono più fedeli, quali i mercati emergenti, quali i progetti futuri? L’Europa si conferma come un mercato competitivo, superato solo dai mercati di Medio ed Estremo Oriente - area del Golfo, Cina. India e America Latina sono Paesi emergenti dove il mercato del lusso si conferma particolarmente attivo. A quanto ammonta il fatturato del Gruppo? La chiusura del bilancio è ancora in atto, ma possiamo sbilanciarci e affermare che il fatturato del gruppo ha avuto un aumento rispetto allo scorso anno di circa il 15%, superando i 70 milioni di euro consolidati.

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rubrINterNIPANorama Moda e design made in Sudafrica, vetrine come palchi di scena, nuove automobili a basso tasso d’energia. Uno sguardo positivo verso il futuro.

A due passi da noI

Bo-Ka ap, il flambo yant qu ar tiere male se di cit tĂ del capo , origina t o nel XVII se col o d a schia vi male si e profughi Indone siani, giunti in sud africa al se guit o del la C omp agnia orient ale del le Indie O lande si. oggi ci sono boutique , ris t oranti al la mod a e moschee ( FOTO DI SERGIO ANELLI ).

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80 / rubrINterNIPANorama / PROGETTI

La nazione arcobaleno, come l’ha ribattezzata nel post-apartheid (1994) il premio nobel Desmond Tutu, viene apprezzata in tutto il mondo per la rigogliosa bellezza del suo paesaggio. ma, negli ultimiSSimi tempi, il sudafrica sta mostrando di coltivare, oltre a vigneti, jacarande, diamanti e turismo, un’ulteriore e potenziabile fonte di reddito: la creatività del progetto inteso come design, moda, cibo, arte contemporanea e attitudine green. oggi fare un salto nel nuovo sudafrica significa ri-ossigenarsi grazie all’entusiasmo e alla meraviglia. di Olivia Cremascoli foto di Sergio Anelli

nel l ’immagine centrale: uno scorcio del l o sho wroom-labora t orio l unar (www .l unarlife .co .za ) , vale a dire “eco-conscious cl othing, life style and living ”, una versione sud afric ana e rido t ta del l o sp azio ross ana orlandi di milano . quel l o di johanne sburg – al l ’interno di Stanley 44, compound di gran tendenza , cos tituit o d a l oft , ris t oranti e ne go zi – è s tat o crea t o, in p ar tnership con il marit o paul harris , dal la gio vane s tilis ta Karen Ter Morshuizen , sensibile al le is tanze ambient ali. per qu ant o in suo po tere , f a qu asi e scl usiv amente uso di fibre na turali e tinture ve get ali.

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IL Futuro è nel sudafrica

nel le cinque imma gini piccole , al tret tanti model li e strapola ti d al l ’ul tima col lezione che marianne f assler (www .mariannef assler. co .za) , f orse la più celebre e originale s tilis ta sud afric ana , ha pre sent at o l o scorso ot t obre sul le p asserel le del l ’africa f ashion week (www .afis a.co .za) di johanne sburg. Infine , col ora te ceramiche , anche volendo d a tavola , di Clementina van der W al per la su a ar tigianale aziend a clementina ceramics (www .clementina .co .za) , labora t orio a w oods t ock (c ape t o wn) e ne go zio pre sso la vit t oriana area del l ’ex -old biscuit mil l , w oods t ock .

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82 / PROGETTI

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Dal l ’al to e da s inistra: al cu ni tess il i d’arredo di h eath er moore (skinnylaminx. com ), dal 2012 distribu ita anch e a mil ano da cape best (c ors o g aribal di 44); a braamf ontein (j oh annesbu rg) , l o sh ow room c o-op (www .co-op joburg. com ), piattaf orma per l avori di g iovani emerg enti di arte e des ig n, tra cu i gl i arredi di adriaan hug o per dok ter and miss es ( www . dokterandmisse s .com ); a w oodstock (cape tow n), l o sh ow room-l aboratorio di k atie th omps on ch e ric icl a di tu tto, c on v iva propens ione per l e val ig ie, nel l o s pec if ic o tramu tate in s al ottino (www .re crea te .za .net ); du e sg arg ianti l ampadari ch e, a woodstock (c ape town), h eath nash ( www .hea thna sh. com ) recu pera da bottigl ie in pl astica di deters iv i, ma non s ol o: è abil iss imo anch e c on v etro e carta.

a Repubblica del Sudafrica è l’unica nazione al mondo ad avere tre capitali: Pretoria (amministrativa), Bloemfontein (giudiziaria) e Città del Capo (legislativa). Quest’ultima, primo insediamento europeo in Sudafrica (XVII secolo) grazie alla Compagnia olandese delle Indie orientali, ha però un asso nella manica: nel 2014 diventerà World Design Capital. Un meritato traguardo per una città che ha già la sua Cape Town Design Route, tracciata dal Cape Town Tourism e da Design Indaba (www. designindaba.com), l’annuale rassegna (dal 2 al 4 marzo) che propone il meglio del progetto locale – dall’architettura agli interni all’arredo, dalla moda ai gioielli, dal graphic design all’advertising, dai new & visual media all’editoria, ai film – dove lo scorso anno è andato persino Alberto Alessi. La Cape Town Design Route è un itinerario d’indirizzi – negozi, showroom, magazzini, marchi, mostre collettive – la cui più intensa concentrazione è a City Bowl, Salt River e Observatory, ma, soprattutto, a Woodstock. Quest’ultimo è ritenuto il vero design district, in quanto la sua Albert

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In al to: dec ori d’antan e arz ig og ol ati g rattec iel i c ontemporanei a bra amfontein , c entral e qu artiere di j oh annesbu rg, dov e il s abato (9–15) v iene org anizz ato il N eighbourgoods Market (www . neighb ou rg oods mark et.c o.z a), val e a dire u no dei c opyrigh t di J us tin Rh odes & Cameron Mu nro, i qu al i, nel 2006, s e l o s ono inv entato a w oods tock , distretto c reativo di cape tow n per ecc el l enz a, dov e h anno il l oro qu artier g eneral e. sc opo del mercato è f ar riv iv ere, reinv entandol a, l a pubbl ica piazz a qu al e istituz ione c iv il e; annov era u n c entinaio di mic ro-impres e tra ag ric ol tori, panettieri, mac el l ai, drogh ieri, cu och i e ristoratori, promotori di biol og ic o, artig iani di pl u rimi s ettori, des ig ner di street f ash ion, bij oux e c ompl ementi.

acc anto: l a g al l eria wha tifthew orld (www . wh atif th ew orld .c om), instal l atas i nel c ompl ess o del l ’ex s inag og a di w oods tock , ric onv ertito da jus tin rhode s e cameron munro , nel l o s pec if ic o in partnersh ip c on G re gor J enkin , des ig ner d’arredi. l a g al l eria s i dedica ai g iovani artisti c ontemporanei sud af ricani e del l o z imbaw e ed es pone al l e più note f iere del l ’arte (new york , h ong k ong, bas il ea, l ondra). a mil ano c ol l abora c on marel l a g al l ery.

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ristoranti, caff etterie e templ i g ou rmand a cape tow n e dintorini: Dal l ’al to e da s inistra, il manna epicure , ristorante ch e tra l ’al tro v ende i pezz i ch e l o arredano; l a CAFF ETTERIA Birds ch e u til izz a cas ette per ucc el l i c ome porta-g iornal i; il babel , ristorante di babyl ons t ore N , artic ol ata f attoria per vacanze l ussu osamente ag resti TRa Fran schh oek E PAARL , cape WINEL ANDS ; il superet te , diurno “eating environmental” con arte a woods tock , Cape tow n; du e c reaz ioni cul inarie del Qu ar tier Franç ais a Fran schh oek , c ape W INEL ANDS , bou tiqu e h otel c on ris torante g ou rmand, d iretto dal l a innovativa ch ef Margo t Janse , nel 2004 el etta top ch ef del sud af rica.

Road – multietnica, lunghissima e, in alcuni punti, ancora depressa – accoglie gli studi/laboratori/showroom di molti dei giovani marchi del design sudafricano, non a caso è lì l’Old Biscuit Mill, area industriale riconvertita a negozi, che ogni sabato accoglie pure il Neighbourgoods Market (cibo, moda, complementi, ecologici, artigianali o vintage), che funge da faro per le attività rionali. L’humus di Woodstock quale distretto d’arte-design l’ha a lungo coltivato il poco più che trentenne duo composto dallo zimbawese Cameron Munro e dall’americano Justin Rhodes, che lì si sono inventati molto, dal Neighbourgoods Market (che hanno poi esportato a Johannesburg) al biologico risto-cafe Superette,

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alla galleria Whatiftheworld, design e arte contemporanea distribuiti su tre attigui edifici che stanno mano a mano acquisendo e ristrutturando. Rhodes sottolinea come oggi Woodstock ricordi la Williamsburg (l’area hip di Brooklyn) di dieci anni fa: per un newyorkese che ha ben capito la saturazione dei mercati occidentali, lanciarsi nel Sudafrica postapartheid può solo essere impresa inebriante. Nel complesso, i giovani progettisti-imprenditori visti a Cape Town e a Johannesburg sciorinano una filosofia di vita e di lavoro sana, improntata alla consapevolezza ecosostenibile e al carpe diem. Soddisfatti della propria attività, ma non consacrati all’accumulo di denaro (hanno l’oceano da godersi!), raccontano con understatement seducenti storie di svolte del destino (come Heather Moore/Skinny laMinx, illustratrice di libri che d’un colpo s’è ritrovata designer di tessili e biancheria per la casa), d’impegno solidale (come Heath Nash, che conduce workshop in comunità locali difficili e poi ne impiega la mano d’opera), di recuperi-ricicli altamente inventivi per soddisfare le cui richieste ci s’iscrive persino a un corso per la gestione di una miniimpresa (Katie Thompson di Re-create) o di Karen Ter Morshuizen/Lunar che crea abbigliamento bio per cui se non riesce a reperire i tessuti giusti nella vicinanze, va fino in Etiopia a prendere una soave mussola di cotone

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In qu este immag ini: l ’acc es o e il roof top del Grand Dadd y ho tel (www . g randd add y.c o.z a) su Long Street, arteria del c entro storic o di cape tow n, ogg i u na del l e più c ool . L ’alb erg o, ch e è s tato di rec ente ristru ttu rato, sul l ’ul timo l iv el l o terrazz ato h a c reato u no sky bar e il c osì b attezz ato “Airstream roof top trail er Park”, c ioè u n parc o di s ette au tentic i airstream americani, tramu tati in al trettante su ites alb ergh iere dal l a ric ettiv ità

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e dal dé c or c ompl etamente diff erenti u na dal l ’al tra. c iascu na h a il nome sc ritto sul l a cass etta del l a posta e interni a tema, c ome i du e ch e v ediamo qu i s opra, ris pettivamente il ‘Go ld il ocks and th e 3 Bears’ di Mark e Joe Stead e il ‘Lov e of La c e’ di Tracy L ynch. tra l ’al tro, i proprietari del g rand d add y h otel stanno acqu istando div ers i al tri Airstreams al l o sc opo di c ostitu ire ul teriori aggl omerati, sul w esten cape, per os pital ità ed ev enti.

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proget tati d al sud afric ano Derek Hens tra e d al l ’ingle se davi d col lins con gli sp azi a verde dise gna ti d a Keit h Kirs ten , il delaire graff estate (www .delaire .co .za) a Stel lenbosch, W estern Cape/wineland , è un re sor t 5 stel le l usso cos tituit o d a die ci suite s (ognuna con piscina priv ata), due ris t oranti, vigneti e c antina , S pa, col lezione d ’ar te contemporanea sud afric ana (d al celebre wil liam kentridge ai gio vani più emergenti) .

utilizzata in loco per le bende. Pochi hanno siglato contratti di export, li auspicano ma non si dannano se non arrivano subito, perché, come dice Katy Taplin di Dokter and Misses, “noi non analizziamo né pianifichiamo molto, preferiamo affrontare la vita giorno per giorno”, e nel frattempo, con il partner Adriaan Hugo, apre gallerie-laboratorio sia a Cape Town che a Johannesburg. In tutti loro funziona bene l’idea del network, contatti e passaparola tra giovani che diventano amici e/o soci. Ciò non deve far supporre che in Sudafrica non esistano gli ‘established’: anzi, ce ne sono a bizzeffe, che hanno costruito imperi finanziari diversificati negli investimenti, come, ad esempio, Laurence Graff, presidente della Graff Diamonds International di Londra, che pare abbia avuto tra le mani le più importanti gemme al mondo, il quale ha di recente creato nella sua terra natale il Delaire-Graff, resort da sogno. O, sempre nel Western Cape, Babylonstoren, la ‘fattoria’ di Karen Roos, ex-direttrice di Elle Decor sudafricano, e di suo marito Koos Bekker, mogul dei media. Per non parlare di ciò che nel corso degli anni ha creato Marianne Fassler, decana degli stilisti di moda sudafricani, che con il suo inconfondibile stile esoticoindigeno sta approdando persino all’interior design.

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come un portagioie Le vetrine trasformano la merce in tesoro, rendono tutto prezioso catturando l’ammirazione e suscitando lo stupore.

di Cristina Morozzi

Le origina li vetrine de la Rina scente per i l N atale 2011 por tano la firma di Ausgang, un ar tis ta figura tiv o pop , che dipinge so lo ga t ti, de lla scuderia de l ga lleris ta milane se Ant onio C o lombo . L’idea , na ta d all’equipe crea tiv a de la R ina scente , in co llaborazione con Independent Idea s , s’ inserisce ne l so lco de lla tradizione de l grande ma gazzino milane se d a sempre promo t ore de lle ar ti.

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ella Das Haus, la casa ideale allestita da Doshi Levien, il duo creativo angloindiano, alla Fiera di Colonia nel gennaio del 2012, compariva tra gli altri arredi una tipologia dimenticata, la vetrinetta per gli oggetti d’affezione in versione contemporanea: un nitido parallelepipedo in vetro, issato su sottili gambe metalliche, uno per ciascun ambiente, con dentro allineate in bell’ordine piccole memorie quotidiane. La presenza di queste wunderkammer domestiche regalava all’installazione una tonalità personale ed intima. Anche le vetrine dei negozi sono da considerarsi delle wunderkammer, non private, ma pubbliche. Sono, infatti, il palcoscenico dove va in scena lo spettacolo della merce, dove le cose raccontano storie capaci di catturare l’attenzione e di suscitare stupori ed emozioni. Luca Sacchi, vetrinista/artigiano, abile nell’inventare e costruire artifici nel suo laboratorio simile al paese di Alice, tante sono le meraviglie che raccoglie e fabbrica per dare anima ai suoi racconti fiabeschi, le definisce “un piccolo

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teatro dove vanno in scena le sue marionette”. Autore delle vetrine di Hermès, di Dodo, Pomellato, D&G, tra le altre, dice che il segreto sta nel saper creare una cornice che permetta al prodotto di emergere, nell’allestire una scenografia che attiri l’occhio verso il dettaglio, soprattutto quando si tratta di esporre gioielli. Non pone limiti alla fantasia che deve, però, sempre adeguarsi al brief del cliente. Hermès, ad esempio, ogni anno gli affida un tema da sviluppare in tutte le possibili declinazioni nel corso del periodo. Steve Jobs nella sua monumentale biografia (Walter Isaacson, Mondadori, 2011) sostiene “che la vetrina è come un portagioie: deve rendere tutto prezioso, trasformando la merce in un tesoro”. Per rendere la merce un tesoro tante possono essere le strategie, dal realismo fantastico di Luca Sacchi, al surrealismo di Jo Ann Tan, l’artefice delle vetrine tematiche di Moschino, sempre accordate allo spirito ironico e dissacratorio del marchio, sino alla collaborazione con artisti. È il caso de la Rinascente che

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Da s inistra Erano dedicate al c irc o l e v etrine natal iz ie 2011 di Louis Vuit t on . Al l ’ins eg na del l e righ e nel l e cal de tonal ità del ross o e del l ’aranc io camminavano sul f il o o dondol avano sul l e al tal ene bors e e sc arpe ass ieme a u n vario bestiario. S c enog raf ia s pettac ol are ideata da Jo Ann Tann per l a v etrina del l o store N ordiska Kompaniet di Stocc ol ma. A f ianc o Real is mo f avol istic o per l a v etrina di Hermè s c reata da L uc a Sacch i.

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COME UN PORTAGIOIE / 91

realistiche o concettuali, le vetrine sono il risultato di una studiata strategia. ad alto tasso di seduzione.

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a sinis tra . Barocco d ark in a ccordo con il per la vetrina milane se di John Richmond

mood del l o s tilis ta idea ta d a L uc a S acchi.

o romantico sopra . U na creazione di spirit di L uc a S acchi per Pomel la t o .

, bas ata su una c asc ata di na stri,

so t t o. U n det taglio del la vetrina con le f or bici, ins tal la ta nel mese di no vem bre nel le boutique Zegna di Milano e R oma , per so t t olineare la voc azione s ar t oriale del marchio .

per le vetrine natalizie del 2011 ha coinvolto Ausgang un artista figurativo pop della scuderia di Antonio Colombo, che dipinge solo gatti. “L’idea”, dice Tiziana Cardini, art director fashion e design, “nasce dalla volontà di ristabilire il legame con la tradizione del magazzino milanese, da sempre promotore delle arti. Anche Vuitton ha una lunga collaborazione con artisti di fama internazionale, basta ricordare Bob Wilson, o Olafur Eliasson che mise il sole nelle vetrine delle capitali. Realistiche o concettuali, le vetrine dei marchi sono sempre il risultato di una studiata strategia e sono pensate per esaltarne l’essenza. Esemplari le vetrine di Zegna di Milano e Roma occupate da grandi sculture di lucente acciaio, costruite assemblando

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in creativo disordine gigantesche forbici, pensate per sottolineare la vocazione sartoriale della storica azienda di moda maschile. Didascaliche anche le recenti di Prada, che ha incorniciato i suoi accessori più preziosi all’interno di scatole in velluto profilate d’oro. Anche l’idea delle vetrine, cui è preposta una nutrita equipe di creativi, passa dal tavolo di Miuccia. E poiché spetta alle vetrine trasmettere lo spirito dei prodotti, non c’è marchio che non dedichi loro le proprie risorse creative, coinvolgendo i vari livelli dell’azienda e facendo ricorso a progettisti di varia natura.

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Lo s tudio F orm us with love ha a ffianc at o l’aziend a s vede se Bol on , che produce rive stimenti te ssi li per p avimenti, ne lla c ampagna di comunic azione de lla linea eco logic a Bo tanic , per cui ha crea t o magni fici fiori di te ssut o.

Si chiamano Form us with love e vengono da Stoccolma: sono tre designer giovani e solari e portano in Europa i loro progetti. Pieni di sentimento, e di fiducia nel futuro.

Dalla Svezia con amore

di Antonella Galli foto di Jonas LindstrĂśm

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“Il progetto Artisan per Bolon è stato un successo: l’azienda ha acquistato un macchinario high tech per il taglio del materiale, con cui noi abbiamo creato una pavimentazione artistica gigantesca”.

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Dalla Svezia con amore / 97 A s inistra, i des ig ner di Form us w ith l ov e c on al cu ni c ol l aboratori nel l oro stud io di Stocc ol ma. Qu i s otto: i modul i es ag onal i He x ag on in l ana di l eg no per l ’ins onorizz az ione del l e pareti, c reati dai Form us w ith l ov e in vari c ol ori c on l a ditta s v edes e Trä ul li t. Nel l a pag ina prec edente: il mos aic o di tessu to di 16 m x 24 c reato per l a campag na mediatica del nu ovo prodotto Artis an di Bol on.

I

l nome sembra quello di un gruppo pop: Form us with love, un dolce imperativo: ‘Formaci con amore’. Però non sono cantanti, ma progettisti, originari di quella Stoccolma patria del design minimale, democratico e sobrio, dove oggi spira un’aria di rinnovamento frizzante come un ponentino. I Form us with love sono tre giovani designer – John Löfgren, Jonas Pettersson e Petrus Palmér - incontratisi al corso di Production Design alla Kalmar University. Nel 2005 fondano lo studio Form us with love, marchio con cui i tre ragazzi si identificano, e che si basa sul valore (desueto) della dedizione: verso il loro lavoro, che vedono più come una collaborazione che come una competizione, e verso il mondo, che intuiscono disseminato di possibilità, sotto al naso di ciascuno. Novelli Peter Pan? Giovani uomini che non smettono di credere alle favole? Hanno dimostrato ben altro: in portfolio ci sono progetti con Bolon, azienda di punta di pavimentazioni tessili di cui hanno curato l’immagine, con gli svedesi di Ateljé Lyktan, con i danesi di Muuto, con gli spagnoli di Silestone. E, a breve, con De Padova. Da dove viene il vostro nome? ‘Dal nostro modo di essere, curiosi e umili. Come designer, noi dipendiamo dall’ispirazione di altri luoghi, oggetti e persone. Così il nome significa: ‘Se tu ci formi con quello che sai, noi ti restituiamo il doppio’.’ Qual è il vostro obiettivo? ‘Mantenere il nostro design comunicativo, attraente, propositivo. Crediamo che il design sia olistico. Il nostro scopo è di creare oggetti che la gente vuole comprare e usare e che rendano le aziende migliori. E che rimangano significativi nel tempo.’

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Qual è il ruolo del design oggi? ‘Il design è parte di ogni aspetto di un’azienda manifatturiera. Quando funziona, innesca meravigliosamente progetti e idee. In una competizione come quella attuale, il design è l’elemento che fa la differenza tra le aziende. Solo un processo creativo serio e accurato porterà risultati durevoli. I designer saranno i manager del futuro!’ Che oggetto vorreste inventare? ‘Arredi innovativi per tutti. Ci sono un sacco di cose che, nell’ambito dell’arredo domestico, devono ancora essere realizzate. Oggi il design è per un’élite; noi vorremmo renderlo accessibile a tutti.’ Progetti recenti? ‘Abbiamo presentato cinque novità alla Stockholm Furniture Fair a febbraio: una lampada da tavolo per Ateljé Lyktan, un set di tre lampade per Design House Stockholm, un vaso per Silestone, una parete divisoria per Abstracta e una panca più un tavolino per i finlandesi di One Nordic Furniture Company.’ La vostra collaborazione con Bolon? ‘Dal 2006 li affianchiamo nella parte creativa e di marketing. Entusiasmante è stato il progetto Botanic per promuovere una loro linea ecologica, per cui abbiamo creato boccioli giganti realizzati con il nuovo materiale.’ Vi incontreremo a Milano? ‘Vedrete alcuni progetti importanti, tra cui quello per De Padova. E sarebbe fantastico trovare una collaborazione con una delle aziende che producono luce.’ Il sasso è gettato, sulle ali dell’entusiasmo. Qualcuno lo raccoglierà?

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Garden throne di Claudia Foresti

Sedute da esterni dal design imponente e d’impatto. Troni realizzati con materiali eleganti e ricercati per rilassarsi in un resort da fiaba.

di Lore Ipsum

Pol trona P anarea , dise gna ta d a Ale ss andro L a Spad a per la Dehor Col le ction di Visionnaire . strut tura a elementi conifi cati ri cur vi in al l uminio smal tat o e rive stiment o cus cini in vel l ut o w ater proof . sul l o sf ondo , Dedon Island R esor t sul l ’isola di S iarga o nel le F ili ppine . L e sedute e il tavolino f anno par te del la col lezione Mu, idea ta d a T oan N guyen per Dedon .

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so t t o, Divano O rlan do, con s trut tura in giunco e cuscini in poliuret ano e dacron, proget tat o da Stef ano G aggero per Vit t orio Bona cina . in b asso , Divano-cocoon, con strut tura in le gno di acacia ma ssiccio tint o a d olio , del la col lezione S aga , design C hris t ophe Del cour t per R oche Bo bois .

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B.Space Bonaldo&Interni Ricerca, progetto, cultura dell’abitare Ne discutono Carlo Bartoli Alain Gilles Mauro Lipparini con Gilda Bojardi Ti aspettiamo giovedì 15 marzo 2012 alle ore 17.30 showroom Bonaldo via dell’Industria, 2 Borgoricco / Padova

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Showroom - via dell’industria, 2 - Borgoricco / Padova

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concept car di Antonella Galli

Il futuro è già qui: città senza polveri sottili e auto elettriche che trovano parcheggio da sole. Non è un film, ma una realtà sempre più vicina: ecco i progetti che la renderanno possibile.

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avanti ai dati sulle polveri sottili in città nei giorni più grigi dell’inverno, non ci si illumina di speranza. Ci si sente assediati, asfissiati, e soprattutto impotenti. In realtà, al di là della coltre di smog, qualcosa si muove, e ci autorizza a un cauto ottimismo: tra qualche anno (cinque? dieci?) le cose saranno diverse. Un segnale è arrivato dal salone dell’auto di Francoforte, lo scorso settembre: Audi, Mercedes e BMW hanno presentato concept car totalmente elettriche, da ambientare in un panorama urbano rinnovato, in cui reti informatiche ed energie pulite si supportano virtuosamente. I prototipi, attraenti anche dal punto di vista estetico, sono tutti molto vicini ai modelli reali che a breve saranno in produzione (per tutti il 2013 dovrebbe essere l’anno cruciale). Questo perché i marchi del settore, primi tra tutti quelli tedeschi, puntano su auto totalmente (o quasi)

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carbon free, ma che non riducano funzionalità e piacere di guida. Oltre al motore verde, questi prototipi sono accomunati da strumenti avanzati di connessione, che li rendono smart, ovvero capaci di interagire con il sistema urbano, recependo quale percorso è più breve o meno trafficato, dove si trovano i parcheggi liberi, gli esercizi commerciali o le persone che ci interessano. Ma non solo: un’automazione avanzata permette di affidare ai computer di bordo parte della guida, grazie a un pilota automatico capace di procedere lentamente negli ingorghi, o di trovare parcheggio, o ancora di frenare davanti a ostacoli improvvisi. Audi ha proposto una Urban Concept Car leggera e sicura, una biposto dal carattere sportivo e con qualche richiamo vintage (come le ruote sporgenti rispetto allo chassis), che pesa solo 480 kg. Ispirata al corpo di un aliante, ma anche alle auto da corsa degli

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nel la p agina a la t o. la Audi U rb an Con cept , vet tura bipos t o per i centri urb ani, a trazione elet tri ca nel la versione sp yder con le por te che si aprono verso l ’al t o in obliquo . i dise gni pubbli cati si riferis cono al cuni dei proget ti seleziona ti d a Audi per l ’Urb an F uture Award , premio a cui h an n o par t ecipat o cinque s tudi internazionali di pianifi cazione urb anis ti ca. Audi suppor t a un per corso di ri cer ca sui futuri model li urb ani (ph. S . R eitmaier, Audi) .

S ot t o. al cuni s tudi sul la linea pos teriore del la F 125! di Mercede s , con cept car che inte gra propul sione elet tri ca e a idrogeno . A de stra , la BMW i8 e la sorel la ‘urb ana ’ BMW i3: la prima combina mo t ore a combus tione ed elet tri co, la se cond a utilizza solamente l ’elet tri cit à. Dal 2013 s aranno L ipsia . in produzione a

anni Trenta, ha l’abitacolo in CFRP, materiale plastico rinforzato con fibre di carbonio (utilizzato in tutti i nuovi concept); ha un’autonomia di 73 km e un’accelerazione da 0 a 60 km in 6 secondi. BMW ha addirittura sdoppiato la proposta con la BMW i3, modello prettamente urbano e totalmente elettrico, e la BMW i8, sportiva ibrida plug-in con motore a combustione e sistema a propulsione elettrico combinati. Lo stabilimento BMW dedicato alla produzione dei due modelli è in fase di realizzazione a Lipsia: sarà pienamente efficiente nel 2013, e la casa automobilistica vi avrà investito 400 milioni di euro (creando 800 nuovi posti di lavoro). I motori (è il caso di dirlo) si stanno scaldando anche in casa Mercedes, che ha proposto la futuristica coupé F 125! a cui si accede grazie a eleganti portiere ad ali di gabbiano. Caratterizzata da leggerezza e resistenza, presenta un motore F-cell a

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idrogeno e quattro motori elettrici (uno per ruota) collegati a batterie al litio: la combinazione di celle e batterie le consente di raggiungere i 220 km orari con un’autonomia di 1000 km (e inquinamento minimo). Sorprendente è anche il cruscotto interattivo, che non è nemmeno necessario toccare: basta avvicinare le dita per ottenere la funzione che si desidera. La diffusione di questi modelli, che sembrano appartenere a un pianeta più evoluto, è condizionata dal progresso dell’ambiente urbano, che dovrà disporre di database ampi, reti wifi allargate, punti di rifornimento per motori elettrici, mappature e parcheggi di scambio... Infrastrutture adeguate, sia reali, sia virtuali, sono indispensabili affinché il sogno si avveri. Diverse città in Europa e negli Usa sono all’opera per favorire tale modello di mobilità. Contiamo sul nuovo corso italiano per non restare fuori da questo benefico “tsunami verde”.

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La Rete salva gli acquisti. l’e-commerce della boutique Luisaviaroma, è il best performer italiano. ... e Gli altri sono ai nastri di partenza.

Il negozio on line batte quello su strada

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di Rosa Tessa

elle boutique italiane le code fuori dalla porta sono un miraggio, in questi ultimi mesi. A sostenere lo shopping di abiti e accessori lussuosi sono rimasti i ricchi stranieri. E a funzionare sono proprio i negozi che possono contare su un bacino di acquirenti internazionali da catturare soprattutto in Rete. Su questo fronte una boutique che in Italia fa scuola è la fiorentina Luisaviaroma. È una vera case history nel commercio on line, l’unico negozio che nell’e-commerce ha creduto davvero e che da dieci anni continua a investire in modo massiccio. I risultati sono arrivati: Luisaviaroma.com, oggi, realizza l’80 per cento del fatturato della società, pari complessivamente a circa quarantacinque milioni di euro. Gli utenti del sito hanno superato i due milioni nell’arco dell’ultimo mese e la pagina di Facebook ha 500 mila fan. Risultato sorprendente per l’Italia, dove l’ecommerce è ancora indietro e dove sono ancora pochi i negozi multibrand a praticarlo. Giglio di Palermo da circa tre anni sta investendo in modo consistente, ma ancora senza grandi risultati di vendita mentre gli altri sono davvero all’inizio. Luisaviaroma un decennio fa capì che alle sue storiche vetrine nel capoluogo toscano, in via Roma e in via Silvio Pellico, doveva affiancare la vendita on line, grazie al quale oggi cresce il suo business. “Tutti i nostri sforzi – spiega Andrea Panconesi, il proprietario – sono concentrati nell’area dell’e-commerce che impiega un centinaio di addetti sui 150 di tutta la nostra attività commerciale. Far funzionare un negozio on line è più oneroso di quanto non sembri – aggiunge Panconesi – ed esige un grande investimento anche nella ricerca di figure professionali

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In al t o d a s in istra , una bl ogger al l ’interno d i Luisa viaroma , bout ique f iorent ina che , vera c ase h ist or y ital iana nel l ’e-commerce , ded ica al popol o del la rete amp io spaz io e numeros i event i; la vetr ina del ne go z io nel centro a Fi renze; Un angol o del ne go z io, do ve march i afferma t i conv ivono con brand emergent i; U na scherma ta del s it o di e-commerce che in d iec i ann i di v ita ha ra gg iunt o l ’80 per cent o del l ’intero bus ine ss del la soc iet à.

molto costose come ingegneri informatici ed esperti di marketing on line”. Altrettanto strategiche per il business delle boutique sono le operazioni di marketing che attivano sinergie tra negozio fisico e virtuale e che partendo dalle vetrine su strada hanno come destinataria la Rete e viceversa. Un esempio è stato Firenze forever, evento che si è tenuto lo scorso gennaio da Luisaviaroma e che ha visto lavorare insieme blogger di moda e musica. Ma quello che più di ogni altra cosa cercano gli acquirenti on line sul sito del negozio fiorentino sono i prodotti moda che nascono da un assortimento di capi griffati e di ricerca. “Ai nostri clienti – spiega Panconesi – proponiamo marchi consolidati e nuovi stilisti, quelli che tra dieci anni potrebbero essere i grandi nomi della moda internazionale”. Un lavoro di ricerca e di abbinamenti di stili che convince i clienti a fare click sul carrello della spesa on line.

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rubrINterNIPANorama / 105

Made in Noerd di Ali Filippini

D

È il nuovo indirizzo, In un quartiere nella zona nord di zurigo, del brand Freitag che, con un progetto all’insegna del riciclo totale, affronta la sua maturità di marchio cult negli accessori.

allo scorso autunno Freitag, il brand delle oramai iconiche borse cucite riutilizzando i teloni dei camion, ha una nuova sede produttiva e logistica. Sono passati più di diciotto anni da quando i fratelli Freitag lavavano a mano nella vasca di casa i teloni da tagliare e assemblare. Ora, nei nuovi 7500 metri quadrati a disposizione l’impianto di lavaggio riutilizza, tramite un gigantesco serbatoio sotterraneo, l’acqua piovana raccolta dal tetto. Un “piccolo” dettaglio che aiuta a comprendere quanto tutto qui sia concepito all’insegna del virtuoso in perfetto stile Freitag; in un ciclo ideale che parte con il riuso dei materiali da trasformare in prodotti e continua con l’impianto di produzione. All’insegna dell’eco si riutilizza quindi l’acqua relativamente pulita dell’ultimo ciclo di lavaggio dei teloni per il secondo ciclo del successivo; si riutilizza il calore dell’acqua utilizzata per scaldare l’acqua piovana; si riutilizzano attraverso quelli che loro chiamano Biopoint (zone multi servizio attrezzate per la raccolta differenziata) tutti i rifiuti della zona ufficio. E così via. Anche l’edificio in sé, costruito su di una zona bonificata in un quartiere industriale (già vivacemente popolato di vicini di casa interessanti) poco lontano dal

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centro, usa accorgimenti e materiali sostenibili, ed è coronato da un grande tetto giardino che, manco a dirlo, serve ai centotrenta dipendenti come zona di relax e ispirazione. Freitag continua a lavare, tagliare, immagazzinare a Zurigo e a sperimentare con nuovi prodotti che abbracciano oggi diverse tipologie di borsa, dalla custodia per il portatile al borsone per lo sport, fino alle nuove borse femminili. L’ultima linea nata, Reference, è monocromatica rispetto al resto della produzione e si affida a collezioni stagionali; smette il mood giovane e informale della oramai classica Messenger (la tracolla in grafiche assortite) facendosi indossare anche da eleganti signore amanti delle linee sartoriali. Sul l o sf ondo la z ona di la vaggio do ve due grandi la vatrici puli scono i tel oni di ricicl o u sando l ’acqu a pio vana ra ccol ta d al tet t o; i teli vengono poi taglia ti e cuciti per confezionare le bor se. le bor se del la linea F und ament al s, in ver sione shopper- tra col la e sol o tra col la; in b asso il model l o G reenhou se che f a par te del la col lezione R eference d ai det tagli ar tigianali, nei tre col ori ro sso, grigio , beige .

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ABHIKA AGO Tel. 0418910217 Fax 0418910221 www.abhika.it info@abhika.it ADELE C di ADELE CASSINA Tel. 0362347499 Fax 0362759956 www.adele-c.it adele-c@adele-c.it ANISSEJ - BERVELL 29 Ben-Zvi Road IL TEL AVIV ISRAEL 68103 Tel. +972 3 5151222 Fax +972 3 5151223 www.aquagallery.com info@aquagallery.com Distr. in Italia: META Tel. 0289013728 Fax 0272000788 www.metamilano.it info@metamilano.it ARTURO ALVAREZ www.arturo-alvarez.com calor-color@arturo-alvarez.com ATELIER LOU 22 Tel. 025691664 Fax 025691664 www.loufashiondesign.it info@loufashiondesign.it AUDI AG www.audi.com AXO LIGHT Tel. 0415845193 Fax 0415845060 www.axolight.it axolight@axolight.it AZUCENA Tel. 02798527 Fax 02780718 www.azucena.it info@azucena.it BERLUTI www.berluti.com BIREX Tel. 0434565751 Fax 043499151 www.birex.it birex@birex.it BISAZZA Tel. 04447075111 Fax 0444492088 www.bisazza.com www.bisazzabagno.com info@bisazza.com info@bisazzabagno.com

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CHANEL Tel. 02290891 Fax 026552828 www.chanel.com CHELINI Tel. 055756031 Fax 055756476 www.chelini.it chelini@chelini.it COLOMBO STILE Tel. 03623491 Fax 0362349370 www.colombostile.com info@colombostile.it CRISTALLERIES DE SAINT-LOUIS Tel. +33 (0)387064004 Fax +33(0)387068137 www.saint-louis.com DEDAR Tel. 0312287511 Fax 0312287533 www.dedar.com info@dedar.com DEDON Tel. +49 41 31224470 Fax +49 41 312244730 www.dedon.de office@dedon.de Distr. in Italia: RODA Tel. 03327486 Fax 0332748655 www.rodaonline.com info@rodaonline.com DIESEL FOSCARINI Tel. 0415953811 Fax 0415953820 www.foscarini.com foscarini@foscarini.com DOLCE & GABBANA Tel. 02774271 Fax 0277427605 www.dolcegabbana.it DONNA WILSONP Tel. +44 (0) 207 7490768 donnawilson.com info@donnawilson.com EDRA Tel. 0587616660 Fax 0587617500 www.edra.com edra@edra.com EGO ZEROVENTIQUATTRO Tel. 0587653211 Fax 0587653100 www.egozeroventiquattro.it info@egozeroventiquattro.it

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JOHN RICHMOND www.johnrichmond.com KARMAN Tel. 0721 715042 Fax 0721 716640 www.karmanitalia.it info@karmanitalia.it KARTELL Tel. 02900121 Fax 029053316 www.kartell.it kartell@kartell.it KENZO MAISON Distr. in Italia: CLUB HOUSE Tel. 0543791911 Fax 0543725244 www.clubhouseitalia.com info@clubhouseitalia.com LA MARTINA www.lamartina.com LA RINASCENTE Tel. 02467711 www.rinascente.it www.designsupermarket.it LES CHAUSSONS DE LA BELLE www.leschaussonsdelabelle.com LIGNE ROSET ROSET ITALIA Tel. 0248514007 Fax 0248022388 www.ligne-roset.it info@ligne-roset.it LLADRO’ ITALIA Tel. 0227201787 Fax 022563156 www.lladro.com LOLLI E MEMMOLI Tel. 0289502342 Fax 0289540974 www.lollimemmoli.it info@lollimemmoli.it LOUBOUTIN CHRISTIAN Tel. +33142360531 www.christianlouboutin.com LOUIS VUITTON Tel. 02723341 nr. verde 800308980 Fax 028053531 www.louisvuitton.com LUISAVIAROMA www.luisaviaroma.com LUNAR www.lunarlife.co.za

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