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IL MaGazine DeL DesiGn N. 62 – 25 FEBBRAIO 2011 NUMERO sPeciaLe PER I LeTTorI DI

FasHIon&DesIGn EcceLLenza sarToriaLe MoDa&ArreDo I ProtagonISTI DeLLe AvanguarDIe CoLore&TrIcoLore Le enerGIe creaTIve maDe In ItaLY

Cover STorY GIusePPe STefaneL

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25 FeBBraio 2011

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energie italiane mostre

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celebrazioni

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STORIA DEI NOSTRI GIORNI, A FIRMA D’ARTISTA COLORE E TRICOLORE. TORINO IN OCCASIONE DEL 150ESIMO DELL’UNITÀ

vintage 1

BIANCO E NERO. MODA E DESIGN ISPIRAZIONE RETRÒ

vintage 2

TÊTE À CHAPEAU. I CAPPELLI SCULTURA DI KREISICOUTURE

fotografia

LABIRINTO FLOREALE. GLI SCATTI/EMOZIONI DI ROBERTO CAVALLI

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parole d’ordine made in Italy 1

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ALLEANZE TRENDY. LA MODA ITALIANA HA CAPITO CHE OGGI SI VINCE SOLO UNENDOSI E PROPONENDO QUALITÀ

made in Italy 3

NOI E GLI ALTRI. MODA CHIAMA DESIGN. LA RISPOSTA? PROGETTI FASHION ORIENTED

made in Italy 4

THE FAB 10. UNA SELEZIONE DEI DIECI MIGLIORI PROGETTI PRESENTI AI SALONI MILANESI DI PITTI IMMAGINE

avanguardie

GARETH PUGH, IL PRINCIPE PAZZO. IL FASHION DESIGNER BRITANNICO ‘SFILA’ A PITTI UOMO. A MODO SUO

mostre1

L’ULTIMO DIVINO.LA LIASON TRA YVES SAINT LAURENT E IL MAROCCO TERRA DI FASCINO E DI ISPIRAZIONE

mostre2

CAPPELLI DI CELLULOIDE. ALLA TRIENNALE DI MILANO L’EVOLUZIONE DELL’ACCESSORIO PIÙ IN VOGA. ATTRAVERSO IL CINEMA

mostre3

ARTISTA? NO, STILISTA. STILISTA? NO, DESIGNER. MAI COME OGGI VINCE LA CONTAMINAZIONE DEI SAPERI

tendenze

CHIC DOG. DALLA CUCCIA AGLI ABITINI. PER I NOSTRI AMICI CANI IL MONDO È SEMPRE PIÙ TRENDY

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spring colour panorama dei trend1

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panorama dei trend2

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I CLUB DEI FUORICLASSE. I MARCHI ITALIANI DI ALTA SARTORIA CHE VESTONO I PROTAGONISTI DELLA SCENA CONTEMPORANEA

MY FAIR LADY. LE NOVITÀ DELLA PROSSIMA PRIMAVERA ESTATE: TRATTO SPORTIVO, STILE E COLORE PLAYFUL AND HORRIFIC. TRA KITSCH E FETISH IL DESIGN DELLE ULTIME GENERAZIONI PUNTA A PROVOCARE EMOZIONI FORTI

panorama degli interni

LA CASA DI DUCCIO GRASSI ARCHITETTO ESPERTO NEL REALIZZARE GLI SPAZI DI IMPORTANTI MAISON

cover story

ACCELERATORE A TAVOLETTA. LA MODA VA VELOCE E BISOGNA STARLE AL PASSO, EVOLVENDOSI SENZA PERDERE LA PROPRIA IDENTITÀ. PAROLA DI GIUSEPPE STEFANEL

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eccellenze gallerie

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store e boutique

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I PROTAGONISTI DELLE AVANGUARDIE. LE DESIGN ART GALLERY CHE PUNTANO SUI GIOVANI VETRINE ITALIANE. MILANO, ROMA, NAPOLI: LE NUOVE APERTURE CHE FANNO TENDENZA

new light

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LUCE ALLE IDEE. ALLE PORTE DI ROMA IL CENTRO CREATIVO DI SLAMP, AZIENDA DI LAMPADE MOLTO COMUNICATIVE

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building

QUE MOVIDA! IL MARCHIO MODA DESIGUAL INAUGURA A MADRID 2000 METRI QUADRI XPER 7 PIANI. ED È SUBITO FESTA

retail

A CIASCUNO IL SUO. LE NUOVE IDEE DI ALU L’AZIENDA CHE HA INVENTATO UN SISTEMA (GENIALE) PER ALLESTIMENTI DI VETRINE

premi

L’ARTE DI VINCERE A MILANO DESIGN WEEKEND 108

INservice

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indirizzi

DIRETTORE RESPONSABILE GILDA BOJARDI BOJARDI@MONDADORI.IT ART-DIRECTOR Christoph Radl christoph.radl@radl.it

PER I LETTORI DI

CAPOREDATTORE CENTRALE Simonetta Fiorio simonetta.fiorio@mondadori.it

ANNO 14° N. 62 ALLEGATO A PANORAMA N. 10 DEL 25 FEBBRAIO 2011

A CURA DI Patrizia Catalano interniv@mondadori.it HANNO COLLABORATO Olivia Cremascoli Claudia Foresti Antonella Galli Ana Lopez Cristina Morozzi Andrea Pirruccio Rosa Tessa Laura Traldi

NELLA FOTO, RITRATTO DI GIUSEPPE STEFANEL PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DEL GRUPPO STEFANEL A CUI È DEDICATA LA COVER STORY DI QUESTO NUMERO.

GRAFICA Elena Mariani internie@mondadori.it Elena Michelini imkt2@mondadori.it

IL PROSSIMO

INTerNI Panorama USCIRÀ L’ 8 aPrILe 2011

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NUMERO SPECIALE DI

FOTO Ulisse Frèchelin Eric e Petra Hesmerg Eric Laignel Alice Pedroletti Henry Thoreau Dirk Voge SEGRETERIA DI REDAZIONE Alessandra Fossati - responsabile Ada Uboldi - assistente del direttore Barbara Barbieri

ARNOLDO MONDADORI EDITORE 20090 SEGRATE-MILANO INTERNI La rivista dell’arredamento via D. Trentacoste 7 20134 Milano tel. 02.215631- 20 linee r.a. telefax 02.26410847 www.mondadori.com/interni www.internimagazine.it Pubblicità Mondadori Pubblicità 20090 Segrate - Milano Tel. +39 02 7542 2203 Fax +39 02 7542 3641 Coordinamento Silvia Bianchi silvia.bianchi@mondadori.it www.mondadoripubblicità.com Stampato da Mondadori Printing S.p.A., via Luigi e Pietro Pozzoni 11 Cisano Bergamasco (Bergamo) Stabilimento di Verona febbraio 2011 © Copyright 2011 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.- Milano Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati. Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono

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UN VIAGGIO NEL Belpaese PER EVIDENZIARE LA CREATIVITÀ. LA RICCHEZZA DEL FATTO A MANO, LE eccellenze artigiane, L’ECOMODA E L’arte. PER CRESCERE.

DALLA MOSTRA INNOCENTE. OPERE DELLA COLLEZIONE BERARDELLI (FINO AL 5 MARZO, FONDAZIONE BERARDELLI, BRESCIA), INSTALLAZIONE GIOTTO (1997). GIOTTO È UN CONTENITORE CONO-CILINDRICO IN LAMIERA SMALTATA; SUL FONDO L’IMMAGINE DELL’ITALIA, SULLA SUPERFICIE UNA BARCHETTA IN LAMIERA NAVIGA CIRCOLARMENTE, SPINTA DAL CALORE DI UNA MINUSCOLA CANDELA. L’OGGETTO È SOSTENUTO DA UNO SGABELLO A TRE GAMBE, IN USO NELLE ACCADEMIE E NEI LICEI ARTISTICI. LA LEGGENDA RACCONTA CHE GIOTTO, PER CONVINCERE IL PAPA BONIFACIO VIII DELLA PROPRIA BRAVURA E INDURLO A CONFERIRGLI L’INCARICO DI FARNE IL RITRATTO PER IL GIUBILEO DEL 1300, TRACCIASSE A MANO LIBERA CON IL PENNELLO SU UNA TELA UN CERCHIO PERFETTO, APPUNTO LA O DI GIOTTO. SECONDO INNOCENTE, L’OPERA, ALLUDENDO A QUESTA STORIA NEL TITOLO E NEL MOVIMENTO CIRCOLARE DELLA BARCHETTA, METTE IN MOSTRA LE RELAZIONI TRA IL POTERE E I SUOI EFFETTI - L’ITALIA SOTT’ACQUA - E L’ARTE CHE, DISTACCATA, STA A GALLA E FORSE, SE SI VUOLE, DÀ UNA VIA D’USCITA.

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MOSTRE

LA RACCONTA LA Fondazione Berardelli ATTRAVERSO LA SENSIBILITÀ DI Innocente, ECLETTICO ARTISTA.

A LATO: INNOCENTE, ITALIA FODERATA, 1996 SCATOLE E LAMIERA SALDATA. DAL CATALOGO “INNOCENTE” EDITO DALLA FONDAZIONE BERARDELLI: “ UNA STRUTTURA-IMPALCATURA IN TUBI DI ACCIAIO (TIPO TUBI INNOCENTI) SORREGGONO UN’ITALIA DI SCATOLETTE IN LAMIERA, CONTENITORI (ORA VUOTI) DI CARAMELLE, BISCOTTI, ALCOLICI... APPARE EVIDENTE UN’ITALIA INSCATOLATA, CONFEZIONATA, SUDDIVISA IN CONTENITORI, LEGATI PERÒ L’UNO ALL’ALTRO A FORMARE UN’UNICA AREA GEOGRAFICA, L’ITALIA. L’UNITÀ DI TANTE PICCOLE REALTÀ AUTONOME, ALLEGORICAMENTE SOSTENUTE DA UNA IMPALCATURA, ICONA DELL’EDILIZIA NAZIONALE E, A PARERE DEGLI ESPERTI, PRIMA FORZA TRAINANTE DELL’ECONOMIA PRODUTTIVA”. SOTTO: IN MOSTRA ALLA FONDAZIONE BERARDELLI, SEMPRE DI INNOCENTE, C.P.S. (CARTOLINE POSTALI SETTIMANALI) 2008-2010 TECNICA MISTA SU TELA. “UNA SERIE DI LAVORI ISPIRATA AI GIOCHI DELLA ‘SETTIMANA ENIGMISTICA’. L’ARTISTA PRENDE SPUNTO DA QUESTO UNIVERSO DI SEGNI PER CRITICARE IL LIVELLAMENTO CULTURALE CHE VIENE PROPOSTO DAI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA IN GENERE E IN PARTICOLARE DAI QUIZ. LE DOMANDE CHE QUESTI PROPONGONO RIMANDANO A UN’IDEA DI SAPERE PRIVA DI COSCIENZA E COSTITUITA DA UN INSIEME DI NOZIONI, CHE METTE SULLO STESSO PIANO LA CULTURA ALTA CON QUELLA POPULISTICA, OGGI DETTATA DALLA TELEVISIONE”.

STORIA DEI nosTrI GIornI La mostra antologica dal titolo “INNOCENTE. Opere dalla collezione Berardelli”, a cura di Melania Gazzotti e Nicole Zanoletti, riporta l’attenzione su Innocente, artista veronese, interessante protagonista del movimento del Nuovo Futurismo nato nel 1984 sotto l’egida del critico e gallerista Luciano Inga-Pin. La Fondazione Berardelli (via Milano 107, Brescia) espone, fino al 5 marzo, bozzetti, dipinti, assemblage, sculture in lamiera o bronzo e installazioni di grande formato che raccontano gli ultimi trent’anni del percorso di questo artista e l’evoluzione del suo linguaggio espressivo. Per l’occasione la Fondazione pubblica anche una monografia, introdotta da un saggio di Achille Bonito Oliva e illustrata da più di trecento lavori dell’artista. (S.F.)

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DIMENTICATA DI VIAGGIATORI, L’EVENTO È DI BEN ALTRA NATURA. DAGLI ARMENI (IN SEGUITO ALLA PERSECUZIONE/ GENOCIDIO TURCO), DAGLI SPAGNOLI REPUBBLICANI (DOPO LA GUERRA CIVILE DEL 1936), DAGLI EBREI EUROPEI SINO AI TEDESCHI PRIMA OCCUPANTI E POI (SCONFITTI) IN FUGA, A MILIONI HANNO VIAGGIATO PER ABBANDONARE UNA TERRA DIVENUTA A LORO OSTILE E FATALE. LA NAVE ALBANESE PARTIZAN HA SCARICATO SULLE COSTE ITALIANE UNA UMANITÀ SCONFITTA DOPO UN BREVE VIAGGIO DI SPERANZA E DISPERAZIONE, ACCOLTA CON MACABRA ALLEGRIA DA CABINE COLORATE”.

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1. VIAGGIO, 1998 - FOTOGRAFIA SU TELA E VALIGIE DI CARTONE. “IL VIAGGIO È UN’ENTITÀ SPAZIO-TEMPORALE CHE SI REALIZZA TRA UNA PARTENZA ED UN ARRIVO; LA SUA QUALITÀ È GENERALMENTE UN DATO INDIVIDUALE: UN BUON VIAGGIO, UN’ESPERIENZA BUONA, NULLA DI STRAORDINARIO MA PER UNA PORZIONE DEL TUTTO

2. MONUMENTO AI CADUTI, 1996, OGGETTI E VIDEO. “L’INSTALLAZIONE DI INNOCENTE È COSTITUITA DA UN ASSEMBLAGGIO DI OGGETTI DIFFERENTI: SCATOLE DI LATTA, UN BIDONE, UNA MOTOSEGA, UN MISSILE E DUE TELEVISORI. IN UNO DEGLI SCHERMI È TRASMESSO UN VIDEO GIRATO NEGLI OSSARI DI SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA E CUSTOZA E NELLE CORSIE DI UN SUPERMERCATO. VENGONO PRESENTATE IMMAGINI DI TESCHI ALTERNATE A QUELLE DEI PRODOTTI DISPOSTI ORDINATAMENTE SUI RIPIANI DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE, ACCOMPAGNATE DAL SOTTOFONDO MUSICALE DELLA MARCIA DEI BERSAGLIERI”.

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CELEBRAZIONI

CoLore e TrIcoLore di Antonella Galli

IN ALTO, LA REGGIA DI VENARIA, UNA DELLE SEDI DELLE CELEBRAZIONI, E GLI STENDARDI CON IL FONDO BLU ‘RISORGIMENTO’. A SINISTRA, BANDIERE CON I PROTAGONISTI DELL’UNITÀ NAZIONALE. IN BASSO A SINISTRA, UNO DEI CAPI DELLA MOSTRA SULLA MODA ITALIANA. QUI SOTTO, IL PROGETTO DI ILLUMINAZIONE DELLA MOLE ANTONELLIANA.

TORINO SI CELEBRA COME PRIMA CAPITALE D’Italia CON UN look tutto nuovo E UN colore speciale DEDICATO: IL BLU “RISORGIMENTO”, INVENTATO DA UN TEAM DI progettisti FAMOSI. eventi sportivi per nove mesi (le informazioni su www.italia150.it). Italo Lupi e lo studio Migliore e Servetto hanno progettato in blu ‘Risorgimento’ striscioni e bandiere per abbellire la città e orientare i visitatori lungo i percorsi urbani. Le mostre principali si terranno alle Officine Grandi Riparazioni, ex stabilimento per il materiale ferroviario convertito in area espositiva (viale della Spina Centrale), davanti a cui prenderà corpo un’installazione formata da 150 dischi verdi, bianchi e rossi. La Mole Antonelliana indosserà un collier di cornici Indaco e lavanda: miscelando queste tinte è luminose tricolori e formato da migliaia di led, nato il blu ‘Risorgimento’, il colore speciale realizzato da Iride Servizi con Philips. Anche la creato dal trio di progettisti Italo Lupi, Ico Venaria Reale vestirà il blu Risorgimento: tra le Migliore e Mara Servetto per vestire Torino dal mostre ospitate alla Reggia, una è dedicata alla 17 marzo, giorno in cui partono le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, fino a moda italiana (dal 23 luglio) con gli abiti storici fine novembre. Le stesse mani avevano firmato della Sartoria teatrale Tirelli e le più belle creazioni degli stilisti italiani. La mostra, il look della città piemontese per le Olimpiadi invernali del 2006, lavoro che aveva meritato ai intitolata ‘Moda in Italia. 150 anni di eleganza’, vede alla direzione artistica due signore dello progettisti il XXI Compasso d’Oro. Così la stile: la costumista premio Oscar Gabriella ‘capitale’ piemontese si è affidata allo stesso team anche per questa ricorrenza, che la vedrà Pescucci e la giornalista Franca Sozzani, protagonista con celebrazioni, mostre, concerti, direttore di Vogue Italia.

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VINTAGE 1

BIancO e nERo IL più CLASSICO DEGLI accostamenti, IN VERSIONE D’antan, PER pezzi storici O DI design. PER LE NUOVE collezioni fashion. di Claudia Foresti

CAPPOTTO STAMPATO CON DECORO GEOMETRICO IN COTONE E SETA DI GARETH PUGH. SOPRA, TESSERAE, LA NUOVA COLLEZIONE PER RIVESTIMENTI DI LEA CERAMICHE. RIEDIZIONE DELLA SEDIA 699 DI GIO PONTI DELLA COLLEZIONE CASSINA I CONTEMPORANEI, PRODOTTA NEL 1957. A SINISTRA, RIEDIZIONE DI TACCHINI ITALIA DELLA POLTRONA SANCARLO DI ACHILLE CASTIGLIONI, DISEGNATA NEL 1982 PER DRIADE.

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VINTAGE 2

RITORNANO I cappelli. SONO sculture glamour CHE, COME QUELLE DI Kreisicouture, CONQUISTANO passerelle E HIGH society.

TÊTe à cHaPeau! Che sia piccolo o grande, con veletta o fiori, con falde maxi o mini, il cappello sarà l’accessorio dell’estate, sotto forma di leggera scultura. LEGGERI COME NUVOLE, SOFISTICATI PER UNA DONNA Dalle coloratissime cloches di John Galliano ai D’ALTRI TEMPI, E CON DEI VOLUMI CHE RICORDANO CERTE sombreri chic di Prada l’accessorio bon ton, che ARCHITETTURE DI FRANK GEHRY SONO I CAPPELLI fa omaggio al galateo, si sbizzarrisce con tante KREISICOUTURE. MADE IN MILANO DELL’UNGHERESE metamorfosi. Kreisicouture, marchio milanese, KRISZTINA REISINI.

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di Rosa Tessa

è un eccellente esempio di cappello made in italy, nato a cavallo tra couture, prêt à porter e design. Realizzato dai maestri cappellai milanesi la collezione è disegnata dall’ungherese Krisztina Reisini. Più che cappelli sono oggetti di stile, piccole sculture plasmate con un materiale docile, un tessuto in filato sisal, ed esaltati dai colori. I volumi sono aerei, plastici. Alcuni ricordano le architetture di Frank Gehry, altri modelli bon ton che mescolano elementi femminili a dettagli dal carattere maschile. Segni particolari: “I miei cappelli -racconta la creatrice- non hanno un davanti e un dietro perché ogni donna li possa sistemare sulla propria testa come meglio crede”. Uno stile molto apprezzato da Stefano Pilati, il direttore creativo di Yves Saint Laurent che inserirà qualche modello, fatto esclusivamente per la sua collezione, nella prossima stagione invernale.

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FOTOGRAFIA Di Roberto Cavalli conosciamo la moda esuberante, il tripudio di fantasie floreali e animalier che ogni stagione sfilano in passerella, regalando rigogliosi racconti figurativi. Ma Roberto Cavalli fotografo è stata una vera sorpresa. La mostra fotografica “Il nero non è mai assoluto”, allestita a palazzo Morando a Milano (17 novenbre-12 dicembre 2011), con l’art direction di Luca Stoppini, come un percorso all’interno di un variegato caleidoscopio, ha rivelato un Cavalli visionario,

LABIrINTo FLoreALe

di Cristina Morozzi

IL volume “IL nero NON È MAI ASSOLUTO”, EDITO DA Bompiani, RIVELA UN INEDITO Roberto Cavalli fotografo CHE, ATTRAVERSO L’ OBIETTIVO, RACCONTA sensazioni, emozioni E piaceri. I fiori, COLTI NELLA LORO VARIOPINTA carnalità, FANNO LA PARTE DEL leone: RAPPRESENTANO UN mondo CADUCO, A SÉ stante, sensuale, DA guardare E DA ammirare.

capace di catturare l’aspetto carnale dei fiori, il mistero dei cieli, l’infinito dei deserti. “Questa mostra è il mio diario” spiega Cavalli, dove non ci sono i giorni e le date, ma un percorso che testimonia i miei anni di vita. La mostra propone una piccola parte del mio archivio fotografico, che rende accessibile a tutti il processo creativo che porta alle stampe dei mie tessuti. Le mie stampe nascono sempre dalle mie fotografie e dalle stampe nascono i miei vestiti”. Le immagini di fiori ingigantite, moltiplicate da effetti di specchi, deformate da bolle trasparenti sono folgoranti. “Fotografo ossessivamente i fiori, la carnosità di un fiore è sensuale, è come una donna con le sue forme e le sue pruderie”, scrive Cavalli nel libro catalogo edito da Bompiani che raccoglie ben 35 superbe foto di fiori.

PARETI CON GIRASOLI, PAVIMENTI FLOREALI LUMINOSI, ROSE CHE SBOCCIANO, ORCHIDEE GIGANTESCHE DISTESE SUL PAVIMENTO, PARETI DI TIMIDE PANSÉE… DI AMBIENTE IN AMBIENTE, COME NEL TUNNEL DELLE SORPRESE, I FIORI ACCOGLIEVANO I VISITATORI DELLA MOSTRA MILANESE DEDICATA ALLE FOTOGRAFIE DELL’ARCHIVIO DI ROBERTO CAVALLI.

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PRIMA DI TUTTO italianità CHE FA RIMA CON savoir faire (ARTIGIANALE), NUOVE ALLEANZE (DI GRUPPO) E GRANDE creatività (degli stilisti). IL sistema moda TROVA grinta E STRIZZA L’occhio al design.

LA NUOVA COLLEZIONE DI CALZE UOMO GALLO IN PURO COTONE GIOCA SU RAFFINATE BICROMIE.

ParoLe D’orDIne

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I cLuB DeI FuorIcLasse di Antonella Galli

QUI SOPRA, IL CAPPELLO MANHATTAN DI BARBISIO, MARCHIO DEL CAPPELLIFICIO CERVO; A DESTRA, ALCUNI CAPPELLI IN FORMA E ANTICHI STRUMENTI DI LAVORO. IN ALTO: LE GIACCHE IN LANA E SETA DI KITON, CASA SARTORIALE NAPOLETANA FONDATA NEGLI ANNI SESSANTA DA CIRO PAONE. NELLA PAGINA ACCANTO: DETTAGLI DI UN CAPO DI PT01 PANTALONI TORINO E, IN PRIMO PIANO, IL MODELLO CAPITAL CHINO, LIMITED EDITION PER I 150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA.

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Piacciono ai grandi del mondo, da Barack Obama al principe William, da Sergio Marchionne a Rupert Murdoch, e non conoscono la parola crisi. Sono i marchi italiani di alta sartoria, che dettano legge nel classico maschile. Ecco il carnet degli evergreen per comporre un guardaroba impeccabile, e su cui investire in futuro.

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assaparola. Funziona anche tra ministri e supermanager (“Dove trovi quelle camicie?”, “Che meraviglia la tua cravatta!”), che a margine di incontri ufficiali si scambiano gli indirizzi dei marchi prediletti. E, guarda caso, i più apprezzati sono italiani, noti ma non celebri, che si fanno riconoscere per la perfezione dei manufatti prima che per le pagine di pubblicità sulle riviste glam. È andata così anche per il principe William, divenuto cliente di Angelo Inglese, titolare della camiceria G. Inglese di Ginosa (Taranto), al quale è giunto a gennaio l’ordine per la camicia che il futuro re d’Inghilterra indosserà al suo matrimonio: alcuni amici in vacanza in Puglia avevano regalato camicie G. Inglese al principe, il quale non le ha più lasciate. Vicenda emblematica, ma assai comune a quella

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25 FeBBraio 2011 INTERNI•PANORAMA

NEGLI ultimi tre anni BRUNELLO CUCINELLI HA REGISTRATO +70% di fatturato E PT01 Pantaloni Torino È PASSATA DA 16.000 A 240.000 CAPI PRODOTTI; IL marchio Barbisio HA RILANCIATO DEL 30 % LA PRODUZIONE DELL’ULTIMO BIENNIO.

manciata di marchi sartoriali italiani che vestono gli uomini più in vista del mondo. Cosa li accomuna? Innanzitutto l’altissima qualità dei prodotti, poi la fattura artigianale, la cura maniacale dei dettagli, la possibilità di personalizzare i capi, l’innovazione miscelata alla tradizione; infine le dimensioni di piccola o media impresa. Sono questi gli ingredienti del successo di marchi come E. Marinella, cravattificio napoletano che è stato oggetto di studio degli economisti: “Abbiamo il più alto rapporto tra reddito e metratura del negozio”, conferma Maurizio Marinella, terza generazione nella boutique di Chiaia; “Napoli nell’Ottocento era il faro della moda maschile, e questo tratto è rimasto nel DNA della città”, continua mostrando le variabili in base a cui personalizza le cravatte (peso e fantasia del tessuto, imbottitura,

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lunghezza, larghezza, forma della punta, cucitura e piegatura sul retro, fodera). E se Marinella espone le lettere di ringraziamento di celebrities da tutto il mondo, non da meno sono i marchi sartoriali dell’eccellenza napoletana come Kiton (i Windsor tra i clienti) o Isaia (Rupert Murdoch). Anche al Nord, però, il livello è altissimo: in comune tra Obama e Sergio Marchionne non c’è solo la Chrysler, ma anche i pantaloni di PT01 Pantaloni Torino, che della cura dei dettagli hanno fatto un punto d’onore. Le calze Gallo (Desenzano sul Garda) spopolano tra i creativi di Milano, predilette da designer e architetti (primo tra tutti Piero Lissoni), che ne diventano veri e propri collezionisti. E sono tornati a coprire teste celebri anche i cappelli Barbisio, marchio storico biellese, in cui ha investito la holding Bigli 1 della famiglia Romiti (che ha rilevato anche Nicky, cravattificio milanese da cui si serviva D’Annunzio). Brunello Cucinelli, il re umbro del cachemire, ha saputo colpire al cuore il who is who mondiale, meritando su The New Yorker del marzo scorso un pezzo intitolato “The Prince of Solomeo” (il borgo in cui ha sede l’azienda). Mancano solo le scarpe. Magari fatte a mano con tomaia in cachemire. Come quelle che Santoni ha presentato al Pitti Uomo di Firenze, con gli artigiani che le realizzavano di fronte al pubblico. Con abilità insuperata, come solo in Italia sappiamo fare.

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INTERNI•PANORAMA 25 febbraio 2011

I club dei fuoriclasse / 25

Qui sopra: la collezione del marchio napoletano Isaia (autunno inverno 2011) e, a fianco, un completo Brunello Cucinelli; a destra, il cachemire utilizzato dall’imprenditore umbro e le mani di una sarta nel laboratorio di Marinella a Napoli e un set di cravatte rosse; Marinella aprirà a primavera un negozio monomarca a Londra, a Mayfair. Nella pagina precedente, in alto: artigiani al lavoro nello stand Santoni a Pitti Uomo (Firenze) e, a fianco, le scarpe Santoni in cachemire. A destra, la calza in filato d’oro 18 carati di Gallo. Sotto, una camicia G. Inglese.

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alleanze trendy di Rosa Tessa

“L’unione fa la forza” è un vecchio proverbio, mai come ora tanto d’attualità. La moda italiana ha capito che oggi si vince solo creando team affiatati.

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efinitivamente tramontato il mito del ‘one man show’, i marchi di successo dimostrano che oggi ha più forza chi riesce a formare inossidabili sodalizi e a creare affiatati team. Sono finiti gli anni Ottanta, quando vinceva il carisma dello stilista, la sua forza mediatica, l’ego spropositato. La moda è tornata a dar peso al valore del ‘prodotto’ e il consumatore risente meno il fascino della passerella e dello stilista. Oggi vince chi mette in campo più teste e più energie. Eccellenti brand , molto diversi tra loro per dimensioni, provenienza e tipologia di prodotto, condividono l’idea che per vincere bisogna fare ottimi matrimoni e squadre eccellenti. Ecco chi sono.

Londra-Venezia, passando per il mondo

Dall’alto in senso orario, Marco Sartorelli, stilista della collezione Liberty of London, prodotta e distribuita in tutto il mondo dal gruppo Slowear per il department store londinese; Mario Griariotto, amministratore delegato del gruppo; Officina Slowear, il primo negozio del gruppo in via Solferino; un outfit della collezione disegnata da Sartorelli.

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Un’alleanza recente che ha tutta l’aria di essere ben riuscita è quella tra il gruppo Slowear (a cui fanno capo i marchi Incotex , Zanone, Montedoro, Glanshirt) e Liberty of London, storico department store londinese. L’azienda veneziana di Roberto Compagno, guidata negli ultimi due anni dall’amministratore delegato Mario Griariotto (ex manager del gruppo Ermenegildo Zegna), ha fatto un accordo con Liberty per la produzione e distribuzione in tutto il mondo di abbigliamento maschile. Ha disegnato la collezione Marco Sartorelli, giovane, talentuoso stilista che ha saputo inventare un mood molto londinese. Che Slowear creda nel lavoro di squadra è evidente anche dal negozi di via Solferino che nasce da un progetto di team sul quale Griariotto, la proprietà e Carlo Donati, il progettista, hanno lavorato mesi per renderlo innovativo, ma anche profittevole. Prima vetrina di un progetto retail che quest’anno vedrà nascere altri sei negozi in franchising e proprietà.

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Da destra in senso orario, Milan Vukmirovic, direttore creativo del marchio Trussardi 1911; Beatrice Trussardi, presidente e amministratore delegato del gruppo; due accessori della collezione del marchio che da diversi anni esprime il suo lifestyle non solo nella moda, ma anche nell’arte, nella ristorazione e che dal prossimo Salone del Mobile presenterà un progetto importante anche nel design.

Il Levriere adesso corre con il design Anche le griffe promuovono alleanze e sinergie. Lo fa con grande impegno Beatrice Trussardi che dal 2002 presidente e amministratore delegato del brand di famiglia, ha continuato a raccontare il lifestyle del marchio in diversi settori: arte, ristorazione e design oltre alla moda, naturalmente. Beatrice Trussardi ha deciso di non accentrare tutto nelle sue mani, ma dividere i ruoli, coinvolgendo persone giovani e brave nelle singole aree: l’eclettico Milan Vukmirovic, direttore artistico delle collezioni moda; Andrea Berton a capo del ristorante Trussardi Alla Scala, due stelle Michelin; Massimiliano Gioni direttore artistico della Fondazione Trussardi che ha saputo trasformare da spazio espositivo in un museo nomade, conquistando in pochi anni la credibilità del mondo dell’arte contemporaneo. Ma la vera novità di quest’anno, in cui si festeggia il centenario del marchio, è sul fronte del design. Dalla maison dichiarano che al Salone del Mobile sarà presentato un progetto importante per la casa a cui verrà dedicato lo stesso impegno degli ultimi anni nella ristorazione e nell’arte.

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in senso orario, Andrea Incontri, stilista talentuoso scelto dal marchio ADD per disegnare la sua prima collezione di pelletteria; Incontri ha una sua collezione di borse ( vedi anche zaino in basso) e una capsule collection di abbigliamento che ha sfilato per la prima volta, lo scorso gennaio al Pitti Uomo; borsa reversibile in nylon e pelle della collezione disegnata da Incontri per ADD.

Tutte le borse dell’architetto Una collezione del tutto nuova che farà il suo esordio la prossima stagione autunnale è la linea di borse e piccola pelletteria di Add. Il marchio noto per i piumini leggerissimi ha chiamato a disegnare la collezione lo stilista Andrea Incontri, trentanove anni, architetto di formazione, ma con una passione per la moda, nata nella sartoria milanese di famiglia. “Concepisco i miei progetti a cavallo tra moda e design”. racconta Incontri. “L’idea è di esprimere con gli accessori e con gli abiti delle gestualità e delle attitudini”. Incontri ha una sua collezione di borse e calzature, una capsule collection di abbigliamento e fa consulenze per diversi marchi, tra cui Alessi e Samsung.

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Sotto, Alberto Moretti, direttore creativo del marchio Arfango; in basso alcuni modelli del marchio: molto sexy la linea femminile, in velluto e dettagli di fine artigianato il modello da uomo.

Fare squadra in famiglia Sanno lavorare bene in squadra i tre fratelli Moretti: Alberto che si occupa dello stile, Andrea della finanza ed Amedeo, il più giovane, a metà tra prodotto e vendite. Fiorentini di nascita e formazione, ma di sangue aretino sono riusciti a rilanciare da qualche anno Arfango, un marchio di calzature storico fiorentino che il loro padre ( ex proprietario di Car Shoe) aveva comprato agli inizi degli anni Novanta. Alberto Moretti ha saputo coniugare il ‘fatto a mano’ della tradizione del marchio con uno stile molto personale, che nel giro di tre anni ha fatto crescere il fatturato ai 10 milioni di euro e da qualche settimana possiede la seconda vetrina del marchio a Londra, al 166 di Walton Street, nel cuore di Chelsea.

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L’industria e la passione C’è chi per crescere ha scelto partner industriali forti, come ha fatto Luca Roda che ha ceduto un paio di anni fa il 40 per cento della sua società all’italiana Sinv Holding ( gruppo industriale che detiene il 30 per cento di Moschino e controlla Sinv Spa) tra i leader nella produzione e distribuzione di abbigliamento su licenza ( Love Moschino, See by Chloé, McQ- Alexander McQueen, Anna Molinari, Coming soon e Dimensione Danza). Luca Roda è rimasto a gestire il suo marchio molto apprezzato in tutto il mondo, con la passione di sempre. È un’alleanza riuscita che riesce a trattenere lo spirito del brand che solo il suo inventore sa trasmettere in un modo così speciale e il know how industriale di Sinv.

Luca Roda, fondatore del marchio omonimo, È un perfetto testimonial della sua collezione, come mostrano le giacche e il foulard–bandiera a lato. Svincolato dai trend del fashion reinterpreta la tradizione con spirito libero.

Nuovi investitori per un progetto “sentimentale”

Massimo Piombo fondatore e anima creativa del marchio omonimo ha scelto di aprire il capitale qualche mese fa ad un gruppo di investitori italiani per dare più solidità a quello che lui chiama il suo “progetto sentimentale”, una collezione di accessori tessili e d’abbigliamento maschile che nasce attraverso viaggi nei bacini produttivi di eccellenza nel mondo. “Faccio produrre ogni cosa lì dove viene fatta meglio” racconta Piombo, “dall’Etiopia alla Bulgaria, dall’India all’Italia. Il mio è un made in the world”.

A destra Massimo Piombo, alla guida del marchio che porta il suo nome e che promuove quello che lui definisce un “progetto sentimentale”, made in the world.

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noi e gli altri di Laura Traldi

Moda chiama design. E il design risponde con soluzioni intelligenti, funzionali e pratiche (oltre che belle). Un binomio che funziona in tutto il mondo ma soprattutto in Italia, dove da sempre le affinità elettive Fra creativi sono il motore dell’innovazione.

la borsa Tosei di Patricia Urquiola per Salvatore Ferragamo con moduli in cuoio uniti e sostenuti da nastri, presentata allo scorso Fuori Salone nello showroom Ferragamo.

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Occhiali MA-wood di Matteo Ragni con Doriano Mattellone e Antonio Stella per W-Eye: con una montatura in legno multistrato e alluminio che pesa solo 10 grammi sono stati realizzati con un processo industriale ma poi intagliati e rifiniti manualmente. L’orologio Neko degli architetti Sanaa (Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa) per AlessiWatches. Il nome fa riferimento al gatto beneaugurante della tradizione giapponese (che fa capolino dal quadrante): un tocco poetico per un oggetto dalle forme essenziali, compatte, contemporanee. Mascara Absolute Hi-Tech, fatto per essere toccato: è l’ultimo nato di Mario Trimarchi per Deborah.

U

na scarpa che si può aggiustare una volta acquistata, togliendo un pezzetto di qui e un pezzetto di là finché non è esattamente quello che vogliamo? Ci voleva un designer per arrivare a una trovata del genere, così squisitamente pratica e funzionale prima di essere bella. E che designer, visto che si tratta di un grande maestro del made in Italy, Gaetano Pesce, recentemente prestato alla scuderia della brasiliana Melissa. Sono tanti i brand della moda che si rivolgono a designer del calibro di Pesce per la creazione di collezioni rigorosamente firmate. È una strategia che funziona quando il nome in questione è diventato un marchio a sé stante, come nel caso di Philippe Starck (che ha già lavorato a due collezioni per Ballantyne), Marc Newson (alla seconda stagione con G-Star Raw) o Marcel Wanders (autore di nuovi cosmetici per M-a-c). Eppure, Gaetano Pesce docet, l’apporto di un designer non si ferma al suo solo nome. È stato applicando un approccio progettuale all’oggetto (guidato quindi dalle necessità della funzione, dell’uso, della produzione industriale, oltre che dell’estetica) che Matteo Ragni con Doriano Mattellone e Antonio Stella ha sviluppato degli occhiali ultraleggeri per W-Eye, in legno multistrato e alluminio, e un orologio che sa essere contemporaneo e classico allo stesso tempo (Vigorelli per Lorenz, con una cassa squadrata con un cuore rotondo con bordi che aumentano l’effetto prospettico). Anche la familiarità di Mario Trimarchi con le tematiche ergonomiche tipiche del design ha portato a un plus nel suo ultimo nato per Deborah, l’Absolute Hi-Tech Mascara, perfetto per stare comodamente in mano ed essere riconoscibile al tatto quando lo si cerca in borsetta. Quando il design sposa la moda, insomma, il prodotto ci guadagna in termini di funzionalità. Il panorama del design italiano, che spesso marcia su affinità elettive tra creatori e marchi,

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L’orologio Vigorelli di Matteo Ragni per Lorenz, ispirato all’omonimo velodromo milanese soprattutto nel rehaut interno la cui forma richiama appunto quella del palazzetto sportivo. Capi dalla collezione autunno/inverno 2011 di Marc Newson per G-Star Raw con maniche realizzate in un pezzo unico di tessuto, tasche e cuciture nascoste: streetwear di lusso. La scarpa Country Trainer di Jasper Morrison per Camper, un remake del primissimo modello del marchio catalano, un best seller degli anni Venti.

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si presta particolarmente per far funzionare questo connubio. È stato ad esempio “durante una colazione tra amiche” (Angelica Visconti di Ferragamo e Giulia Molteni) che Patricia Urquiola è stata ingaggiata dalla Salvatore Ferragamo per progettare una borsa. “L’idea è nata quasi per gioco, discutendo il progetto dell’allestimento targato Molteni del negozio di Ferragamo a Milano durante il FuoriSalone. Mi hanno detto: perché non progetti un accessorio moda per l’occasione? E io ho pensato: perché no?” Galeotto fu il pranzetto, quindi. Ma soprattutto il sentire comune tra il marchio e la designer. “Di Salvatore Ferragamo mi affascina la ricerca, la modernità e la capacità di reinterpretare i materiali”, dice Urquiola. Un modus operandi che la designer, che spesso mescola materiali tradizionali con nuove tecnologie, sente suo. Da questa congiuntura, più poetica che strategica, è nata la borsa Tosei, il cui decoro, costituito da moduli in cuoio sostenuti da nastri, diventa un elemento strutturale, cioè il contenitore: “una sorta di corazza leggera ma resistente, che cambia forma grazie alla presenza di una coppia di ganci laterali”, spiega la Urquiola che per progettarla si è ispirata alle tosei, le armature dei samurai Anche Jasper Morrison, il designer che notoriamente è più lontano in assoluto (quanto a filosofia progettuale e stile) dall’universo del fashion ha accettato la proposta di Camper di progettare un paio di scarpe perché si sentiva vicino al marchio catalano. “Apprezzo la loro capacità di fare cose belle e proporle a un prezzo equo: vi leggo un’onestà rara nel mercato del lusso”. Al di là delle strategie commerciali e di branding, quindi, nell’universo della creatività vige la legge dell’affinità elettiva: quel piacersi a vicenda, quell’apprezzarsi professionalmente, quel saper trarre vantaggio dalle differenze e trasformare le difficoltà in sfide che da sempre animano il panorama dell’Italian Design e che l’hanno fatto grande. Un approccio evergreen che ancora oggi funziona alla grande.

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NOI E GLI ALTRI / 35

Rossetto della Collezione Luxe 2010 di Marcel Wanders per M-A-C Cosmetics: pack monocromatico dalle eleganti linee nere con finitura tattile. Sotto, le scarpe di Gaetano Pesce per Melissa: i dischetti in gomma che le compongono possono essere tolti a piacere per rendere ogni calzatura unica.

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Unravel 19022010 GIUSEPPE FANELLI

atmosfere: TEATRALI. collezione: 12 CAPI DAI RUOLI INTERSCAMBIABILI. segno distintivo: OGNI ABITO CAMBIA FORMA E FUNZIONE A SECONDA DI COME LO SI INDOSSA. protagonista: VESTITA IN TULLE DI SETA PLISSÉ.

THe FaB 10 UNA top ten AD ALTO TASSO CREATIVO, SCELTA DALLA REDAZIONE DI INTERNI MAGAZINE, SETACCIANDO LE avanguardie creative DEI SALONI MILANESI DI Pitti Immagine. di Rosa Tessa

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ieci progetti speciali selezionati da Interni Magazine tra i 170 marchi che, dal 25 al 27 febbraio, espongono nelle manifestazioni milanesi di Pitti Immagine: Touch! e NeoZone negli spazi del Nhow Hotel in via Tortona 35 e Cloudnine, nella storica sede del Padiglione Visconti di via Tortona 58. Li abbiamo scelti perché sono rappresentativi della new wave creativa della moda italiana e perché li sentiamo affini allo spirito del nostro magazine che in un oggetto di design o in un accessorio di moda è interessato non solo alle tendenze ma anche, e soprattutto, al progetto. Abbiamo voluto mostrarli e raccontarli in queste pagine perché apprezziamo molto una serie di tratti che

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queste collezioni condividono: nascono da un’idea forte e hanno un alto contenuto di ricerca; sono figlie di etichette emergenti in grado di soddisfare la voglia di prodotti speciali da parte dei negozianti e dei consumatori; si tratta di ‘capsule collection’, limitate nel numero di pezzi che, precise e mirate, si esprimono attraverso un monoprodotto, che sia un vestito, un accessorio o un capo di maglieria, declinato in una serie di varianti di colore e fogge; ogni marchio, anche se giovane, ha una sua storia autentica, un’ identità precisa; i prodotti recuperano l’etica del manufatto, il gusto dell’artigianalità, ma in una visione contemporanea; sono accessori

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rigorosamente fatti in Italia. Raccontiamo questi marchi emergenti perché indicano una strada praticabile dalla moda, alternativa al total look che, tanto osannato nello scorso decennio, oggi terrorizza consumatori e negozianti che invece puntano a guardaroba originali e personali. “Vince la logica della ‘piccola serie’ – conferma Agostino Poletto, vice direttore generale di Pitti Immagine – che è seguita non solo dai marchi d’avanguardia e di nicchia, ma anche dalle grandi aziende e dalle griffe”. “Perciò – aggiunge – il nostro ruolo è lavorare con serietà sul mondo dei creativi della nuova generazione, selezionarli e dare loro palcoscenici adeguati”.

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Federica Vaccaro

protagonista: il più classico degli indumenti, la camicia. idea: le camicie sono archetipi su cui costruire un guardaroba di pochi e versatili pezzi.

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Cora de Adamich

soprannome: la regina delle camicie. tutti i numeri di Cora: 50 modelli. di camicie dalla 38 alla 50 particolarità: bottoncini, passamanerie, pizzi e accessori scelti uno per uno. imperativo categorico: solo made in italy.

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Atelier Del Cima

Daniela Del Cima

Città: Milano. segni particolari: è un atelier ‘democratico’. Vengono confezionati abiti su misura e i più belli sono inseriti nelle collezioni di stagione. curiosità: una linea di abiti da sposa realizzata in cotone.

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SuperDuper

Ilaria e Veronica Cornacchini e Matteo Gioli idea: lavorano sul concetto di trasformabilità dell’accessorio e sulle connessioni tra moda e design. filosofia: ogni cappello è fatto interamente a mano da Matteo, Veronica e Ilaria. obiettivo: rendere meno transitoria la moda.

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Gedebe

Giuseppe della Badia

anniversario: un anno di vita il prossimo aprile. collezione: polsiere, collari sagomati e t-shirt in pelle ricamate con pietre e cristalli. idea: l’accessorio moda diventa un gioiello haute couture.

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avec moderation Cosimo Pettenello

profilo: monoprodotto e unico modello. genere: sandalo realizzato con un foulard vintage. ambizione: eleganza non ostentata, massima autenticitĂ .

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clotilde

Costanza Turchi missione: vestire con lo stesso abito taglie diverse. identikit del capo: sizeless (senza taglia); no time, no way (senza stagioni e personalizzabile); no gender (crea un gusto sopra i generi).

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Lika

LISA CESTARO contenuti: COPRICAPI TRASPARENTI PER LA PIOGGIA CON LARGHE TESE A MEZZA RUOTA CHE, A VOLTE, ARRIVANO A COPRIRE ANCHE LE SPALLE. new entry: FELTRI IN LANA E LAPIN PER CAPPELLI CHE PERCORRONO I PRIMI DECENNI DEL 900. ingredienti: ELEGANZA ED IRONIA.

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Dozen

GIACOMO FANTINI identità: SANDALO DINAMICO DAL DESIGN MINIMALE. natura: UNA SOLA BASE PER DIVERSE SOLUZIONI. istruzioni per l’uso: COMBINANDO I LACCI SI CREANO TANTI MODELLI DIVERSI. ispirazione: ZEN. missione: COMFORT CON GOMMA E SUGHERO NATURALI, RICICLATI E PRODOTTI IN ITALIA.

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GarETh PugH il prinCIPE paZZo di Olivia Cremascoli

pitti w l’ha invitato a firenze come guest designer 2011, dandogli carta bianca a orsanmichele, la chiesa delle arti. e L’INQUIETO trentenne della moda inglese si è scatenato con l’anticipazione della collezione a/i 2011-2012 ed effetti molto speciali.

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Q

uando una giornalista che scrive d’arte capita davanti a un ‘fashion film’ che Ruth Hogben ha diretto su commissione dell’iconoclastico stilista Gareth Pugh, e ne rimane ipnotizzata, trovando persino delle similitudini con i lavori di Bill Viola, significa che l’efebico Gareth è ben riuscito a contaminare le discipline. In più, di recente, il designer inglese ha pure elucubrato sulle sfilate di moda, che sarebbero ormai ‘over’, per cui le ha sostituite con elaborati video, come ha per esempio fatto anche lo scorso gennaio a Firenze, dov’era il guest designer 2011 di Pitti W, che gli ha messo a disposizione Orsanmichele, superba location chiesastica con tanto di ceri, fumi evocanti incenso, lignee statue di santi e musica elettronica, in cui il fuligginoso Gareth ha sguazzato, creando una sulfurea atmosfera che ha lasciato a bocca aperta e con il naso per aria (era infatti proiettata a soffitto la sua pre-collezione a/i, venti look dedicati a Firenze e alle beltà italiane, quali arte e architettura, da Caravaggio a Bronzino, e all’iconografia religiosa rinascimentale). Documentandosi sulla scultorea alta moda di Pugh, ben si notano i cambi anche radicali da collezione in collezione, che di volta in volta evocano, cinematograficamente parlando, da Il corvo a Sleepy Hollow, da Matrix a Star Trek, da Edward mani di forbice ad Alice in Wonderland da Elisabeth a Eyes wide shut. Certo è che l’inquieto Gareth Pugh una ne fa e cento ne architetta, d’altronde così è stato dressato dalla sua variegata vita, che ha debuttato a Sutherland (Nord Inghilterra), è proseguita con anni di ballo alla Billy Elliott, poi un college d’arte e sociologia, infine la Central St. Martins school di Londra, che ha

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NELLA PAGINA ACCANTO: ORSANMICHELE DI FIRENZE, CHE HA OSPITATO L’EVENTO CHE PITTI W HA DEDICATO A GARETH PUGH, RITRATTO QUI SOPRA A LONDRA. ACCANTO, DA SINISTRA: ANJA RUBIK CHE INDOSSA UN ABITO DELLA COLLEZIONE S/S 2009; MAKE UP FIRMATO DA PUGH; ABITO DELLA COLLEZIONE PIUMATA S/S 2010. SOTTO: CATSUIT (S/S 2007), POI INDOSSATO DA LADY GAGA.

formato i prodigi della moda inglese. Ma, nel contempo, si era anche infilato da altre parti: 14enne ha fatto l’aiuto costumista per l’English National Youth Theatre; poi è entrato a fare parte de The Children of Wowow!, mitico gruppo d’artisti, stilisti, scrittori e musicisti squatters, installatisi in un edificio abbandonato di Peckham (Londra). In seguito ha contribuito alla fama del BoomBox, il club di Hoxton square (East End londinese, dove c’è pure la White Cube), che è divenuto un “fashion phenomenon”. In mezzo, terminata la St. Martin, ha fatto il suo apprendistato dallo stilista californiano Rick Owens, la cui matura consorte, Michelle Lamy, ha poi deciso di finanziare il talento di Pugh, che così è fra l’altro passato da materiali pauperistici (latex, strisce di sacchi della spazzatura, condom, capelli umani, braccioli gonfiabili) a materie de luxe. Nel 2008 s’è anche aggiudicato i 150mila euro dell’Andam, premio francese della Association national pour le développement des arts de la mode e della Fondation Bergé-Saint Laurent di Parigi. E Anna Wintour, direttore Vogue Usa, se lo sta ‘covando’ a puntino.

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l’ultimo divino di Olivia Cremascoli

da algido haute couturier, yves saint laurent ha inventato il democratico prÊt-À-porter; per primo s’è ispirato alle culture esotiche, facendo anche sfilare mannequin etniche; ci ha infilato negli armadi tailleur-pantalone, sahariane metropolitane, smoking da donna: inimitabile yves, che amava visceralmente il marocco e i suoi incandescenti colori.

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25 febbraio 2011 INTERNI•PANORAMA da sinistra: yves saint laurent ritratto tra le bougainvilles del suo jardin majorelle; accanto, a dar el hanch, a marrakech, in un ritratto di patrick lichfield per vougue usa@condé nast archieve. sotto, a sinistra: YSL al lavoro a villa oasis, all’interno del jardin majorelle di marrakech (foto pierre boulat, courtesy association boulat). qui sotto: le copertine di ‘YSL une passion marocaine’, volume che accompagna la mostra marocchina, e il libro-memoir ‘lettres à yves’, entrambi di pierre Bergé.

È

mancato quasi tre anni fa, ma proprio non parrebbe, vista la frequenza con cui i giornali si occupano tutt’oggi di lui: una volta è per la vendita (23,5 milioni di euro) dello storico appartamento parigino (520 mq, più 400 di giardino) di rue de Babylone, che segue all’epocale asta di Christie’s al Grand Palais di Parigi, che ha messo all’incanto 733 lotti tra oggetti e opere d’arte, totalizzando 206.154.600 euro; un’altra volta è per Lettres à Yves, memoir che gli ha dedicato post-mortem il socio e compagno di sempre, Pierre Bergé (che ha da poco acquisito il controllo di Le Monde); un’altra volta ancora è per il film L’amour fou, diretto da Pierre Thoretton e presentato ai festival di Montréal e Roma, dedicato al mitico caro estinto attraverso il commento di Bergé. In effetti, Yves Saint Laurent sembra ancora tra noi. Per celebrarlo, il Marocco, suo Paese d’adozione (dove aveva una proprietà da sogno a Marrakech e un buen ritiro estivo a Tangeri), gli sta dedicando la fantasmagorica retrospettiva ‘Yves Saint Laurent et le Maroc’, curata da Pierre Bergé (“un omaggio anche agli abitanti del Paese, al cielo di Marrakech e alla sua luce”) e inaugurata dalla principessa Lalla Salma. 44 modelli (cappe, caftani, sarouel, ricami e applicazioni) che l’artistico couturier aveva concepito nella città berbera, ispirandosi a fogge e cromie locali. “Ho scoperto Marrakech tardi, ed è stato uno choc straordinario (...) Questa città m’ha condotto al colore – dichiarava. A ogni angolo s’incrociano dei gruppi, impressionanti per intensità e rilievo, di uomini e donne tra i quali si mischiano caftani rosa, blu, verdi, porpora. Ed è stupefacente notare che questi gruppi, che si direbbero fuorusciti dalle tele di Delacroix, non sono altro che improvvisazioni della vita”, diceva rapito YSL, riferendosi alla sua moda e alla sua vita, ormai indelebilmente influenzate dalla ‘città rossa’, i cui 19 km di cinta muraria terracotta sono interrotti solo dal porpora delle bougainvilles (www.marrakech.travel). Ci era sbarcato nel 1966 alloggiando a La Mamounia, acquistandoci poi Dar el Hanch, la prima casa, Dar el Saada, la seconda, per appprodare nel 1980 al complesso del Jardin Majorelle, cioè villa Oasis, l’atelier blu art déco (fino al 18 marzo sede della mostra, poi in trasferta a Rabat fino al 18 agosto, e, da maggio, sede del Museo d’arte berbera della collezione Bergé) e lo strepitoso giardino di piante esotiche e rare, che accoglie 600mila visitatori l’anno.

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L’ULTIMO DIVINO / 47

scomparso tre anni fa, yves saint laurent non ha mai smesso di far parlare di sé: gli dedicano strade e film (l’amour fou, distribuito in italia dalla bim), mostre e libri.

due viste del jardin Majorelle di marrakech, progettato nel 1931da Paul Sinoir su commissione del pittore Jacques Majorelle (1886-1962), poi acquistato nel 1980 da Yves Saint laurent e Pierre Bergé e oggi appartenente alla fondazione bergéYSL di parigi (foto © Claire de Virieu). Jardin Majorelle Yacoub El Mansour Avenue 40090 Marrakech, Marocco Tel. 212 (0) 52431 3047-1894 www.jardinmajorelle.com

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dal cilindro di fred astaire alle tese nere dei blues brothers fino ai copricapi indossati da registi come fellini, welles e leone. attraverso il cinema, questi accessori hanno creato una serie di suggestioni nell’immaginario collettivo, come racconta l’esaustiva mostra ospitata, fino al 20 marzo, dalla triennale di milano.

Cappelli di celluloide

di Andrea Pirruccio

C

osa sarebbe Charlot senza la bombetta? E John Wayne senza lo Stetson? E perché Indiana Jones rischia di perdere un braccio per recuperare il proprio cappello a larghe falde? Perché il cappello è un segno che li distingue, è parte integrante della loro mitologia, proprio come lo sono i baffi per Charlot, la Colt (o il Winchester) per Wayne o la frusta per Indiana. Al cinema il cappello diventa elemento in grado di generare icone, ma può svolgere anche una funzione narrativa centrale (si pensi al film Un cappello di paglia di Firenze, di René Clair), lanciare mode (se Il Dottor Zivago a destra: audrey hepburn in my fair lady (1964); provvede a sdoganare il colbacco in Europa, il cappello da pugile ‘di borgata’ di Rocky diventa assai popolare negli anni Settanta), addirittura sopra: la locandina della mostra il cinema con il cappello. borsalino e altre storie, dare il titolo a due pellicole (Borsalino e Borsalino & Co, entrambi di Jacques in corso di svolgimento presso la triennale Deray, per i quali la storica azienda alessandrina concesse alla casa di di milano; in alto: un’illustrazione di gianluigi produzione l’utilizzo del nome in cambio di una promozione dei cappelli toccafondo realizzata appositamente veicolata da una massiccia campagna di comunicazione). In altri casi il per la mostra. copricapo è addirittura utilizzato per rivendicare un’identità: in Le

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avventure di un uomo invisibile, di John Carpenter, il protagonista, guardandosi allo specchio, vede di sé solo il riflesso di un cappello sospeso nel vuoto, mentre nello struggente capolavoro di David Lynch, The Elephant Man, il ‘mostruoso’ protagonista non rinuncia mai a indossare il proprio berretto, illudendosi che questo ‘vezzo’ lo aiuti a essere percepito come un essere umano e non come una creatura spaventosa. Oggi il centenario rapporto tra l’intramontabile accessorio e il cinema è indagato in una ricca, documentatissima mostra intitolata Il cinema con il cappello. Borsalino e altre storie (fino al 20 marzo presso la Triennale di Milano, ingresso gratuito), curata dal critico cinematografico Gianni Canova e ideata da Elisa Fulco della Fondazione Borsalino. Nonostante il nome, la mostra non si limita a narrare la storia del classico cappello in feltro che porta ancora oggi il nome del suo fondatore (Giuseppe Borsalino), ma presenta una serie di scene capaci di indagare le evoluzioni (e le ‘deviazioni’) di cui il copricapo è stato protagonista, al cinema come nella vita. Scandito dall’allestimento multimediale realizzato dallo Studio Masoero-Tondo Architetti, il percorso espositivo si apre con un grande cilindro sospeso, al cui interno scorrono immagini che rivelano il ruolo chiave ricoperto dal cappello nella costruzione identitaria dei personaggi di celluloide. Seguono una serie di sale ‘tematiche’ suddivise in base al ruolo ricoperto dal cappello in diversi film: ecco allora il cappello comico (con scene dai film con i fratelli Marx, Stanlio e Ollio, Roberto Benigni...), quello eccentrico, l’erotico (in questa sala è curioso notare il potenziale erotico sprigionato da una donna che indossa un copricapo maschile, dal cilindro di Marlene Dietrich ne L’angelo azzurro al fedora di Stefania Sandrelli ne La chiave), l’inquietante (il ‘cappellaccio’ di Freddy Krueger in Nightmare) e, per finire, il cappello volante, spesso scagliato in aria in un impeto di gioia. Idealmente collegata ai cappelli volanti è la videoinstallazione con cui prosegue la mostra, Portami via con te, realizzata dallo studio N!03: una sorta di galleria del vento attorno a cui volteggiano parole che si disfano in lettere per poi ricomporsi a formare altre parole. La mostra si conclude con una carrellata dei Borsalino più famosi nella storia del cinema, affiancati dai bozzetti realizzati dal costumista Jacques Fonteray per le due pellicole di Deray con Alain Delon e Jean-Paul Belmondo e dai magnifici disegni appositamente realizzati per la mostra da Gianluigi Toccafondo. Ultima gemma del percorso è la proiezione di un filmato industriale commissionato dalla ditta Borsalino nel 1912 al documentarista Luca Comerio, in cui le fasi di lavorazione dei cappelli sono introdotte da una sorprendente sequenza di pura fiction.

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a destra: lena olin ne l’insostenibile leggerezza dell’essere (1988); dall’alto: una scena del documentario la fabbricazione dei cappelli borsalino (1912); jean-paul belmondo e jean seberg in fino all’ultimo respiro (1960); sean connery e harrison ford in indiana jones e l’ultima crociata (1989); chevy chase in avventure di un uomo invisibile (1992).

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ORMAI, QUANDO SI DISCETTA DI ‘giochi di ruolo’, SI POTREBBE ANCHE PENSARE A QUELLA salutare confusione CHE STA FONDENDO LE arti e i mestieri CONTEMPORANEI. di Olivia Cremascoli

ARtiSTa? No, STiliSTA STiliSTA? No, DEsiGneR

C

IN NOVEMBRE, PRESSO UN VECCHIO OPIFICIO DI BIELLA, L’ARTISTA CLAUDIA LOSI E LO STILISTA ANTONIO MARRAS HANNO ORGANIZZATO ‘LES FUNERAILLES DE LA BALEINE’, ATTO FINALE DEL ‘BALENA PROJECT’ (2004-2010) DELLA LOSI, CIOÈ IL DISFACIMENTO DI UNA BALENA TESSILE, DOPO CHE HA COMPIUTO UN LUNGO TOUR IN ITALIA E ALL’ESTERO. A BREVE VERRANNO PRESENTATE LE GIACCHE CHE MARRAS HA RICAVATO DALLA STOFFA DELLA DEFUNTA BALENA.

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ome non tutti hanno ancora imparato, “la moda passa, lo stile resta”. Su questo statement, negli ultimissimi anni si sono incrociate le competenze e le performance dei professionisti più talentuosi dei grandi comparti della creazione, dall’arte al design, dalla moda alla topiaria, dai costumi alla scenografia. D’altronde, è almeno un decennio che i maîtres-à-penser internazionali parlano di métissage, di creolizzazione, di contaminazione e d’ibridazione tra discipline, linguaggi, culture, etnie. Di conseguenza, dai diversi settori d’appartenenza, le firme più sicure di sé – e forse anche più inquiete – si sono lanciate extra-confini in sperimentazioni, a volte anche azzardate, che hanno generato oggetti meticci, costituiti da ispirazioni ed elementi molto eterogenei. Limitandoci alla sola scena europea, c’è ad esempio da segnalare che in questo momento è in cartellone a Brescia l’itinerante mostra ‘Il teatro alla moda: costume di scena, grandi stilisti’, che ha per protagonisti i manufatti di scena che celebri stilisti italiani – Roberto Capucci, Emanuel Ungaro, Valentino, Gianni Versace, Giorgio Armani, Antonio Marras, Romeo Gigli, Alberta Ferretti, Fendi, Missoni, Enrico Coveri – hanno creato nel corso del tempo per il teatro, mentre alla Royal Academy of Arts di Londra è da poco terminata ‘Aware: Art Fashion Identity’, incentrata invece su artisti cutting edge che si sono mossi ai confini del fashion design. In quest’ultima mostra è stato incluso anche il ‘funerale’ del Balena Project dell’artista Claudia Losi, da cui sono state alla fine ricavate delle giacche unisex dallo stilista Antonio Marras,

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nella pagina accanto, in alto, da sinistra: due delle ‘dolls’ che gli stilisti victor & rolf e i designer dello studio job hanno fatto lilipuzianamente ‘sfilare’ presso la loro galleria ad anversa; grayson perry e il suo artist’s robe (2004), in broccato di seta ricamato, bottoni in ceramica e pelle, di recente esposto alla royal academy of arts di londra. In questa pagina, dall’alto: su ruote, poltroncine Ben Hur, in alluminio e velluto, dello stilista jeanpaul gautier e prodotte da roche bobois (foto M. Gibert); prodotta in edizione limitata (40 ore di ricamo fatto a mano) da lulu guinness, una delle tre borseventaglio (e il suo interno), firmata dall’artista rob Ryan; dalla mini-collezione grand hotel, gio’ e miriam, luci da terra abbigliate dalla designer Angelika MÖrlein e distribuite in italia da Brigantino.

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52 /MOSTRE

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IN QUESTA PAGINA, DALL’ALTO E DA SINISTRA: L’ARTISTA CARSTEN HÖLLER, LEONE D’ORO ALLA BIENNALE DI VENEZIA 2009, HA PROGETTATO PER PORZELLAN MANUFAKTUR NYMPHENBURG THE FLYING CITY, SERVIZIO DA TAVOLA IN EDIZIONE LIMITATA. L’ARTISTA GABRIELLA GOFFI HA REALIZZATO, CON TESSUTI, VELI E OBJECTS TROUVÉS, GLI ABITI DI LUCE ‘I PITÌ DEL POLER’ E ‘LA BAMBINA DEI LUPI’. L’ARTISTA FABIO GIAMPIETRO E IL TAPPETO VERTIGO (2007), 50 ESEMPLARI NUMERATI E FIRMATI, PRODOTTI DA TEXNOVA PER LA GALLERIA FABBRICA EOS. JOHN BALDESSARI ALLA FONDAZIONE PRADA CON DUE DELLE 18 ‘GIACOMETTI VARIATIONS’ (2010) ABBIGLIATE CON ABITI E OGGETTI DISEGNATI DALL’ARTISTA AMERICANO. (FOTO R. MAROSSI)

il tutto poi documentato in ‘Corps exquis’, pubblicazione de Gli Ori che presenta “il risultato eclettico” degli scambi elettro-epistolari tra la Losi e Marras, i quali discettano di balene, funerali e di ‘vita dopo la morte’. Una storia un po’ “ai confini della realtà”, che ben sottolinea lo spirito del tempo, dove camminano sul filo del rasoio sapienza, ironia e vanità, com’è d’altronde già stato notato alla Fondazione Prada, in occasione delle Giacometti Variations del grande John Baldessari (classe 1931), che ha abbigliato con 18 look nove svettanti (h. 4,5 metri) sculture-manichino, ispirate ai lavori di Alberto Giacometti, allo scopo tra l’altro di sottolineare lo scambio linguistico tra arte e moda. Anche un altro mostro sacro dell’arte contemporanea, il francese Daniel Buren (classe 1938), ha di recente sgambettato verso un’ulteriore super-griffe della moda, Hérmès, con cui ha creato la peregrina operazione ‘Photos-souvenirs au carré’, cioè un’edizione limitata di 365 foulards sui quali sono state stampate, a getto su seta, 22 foto-ricordo che l’artista francese ha selezionato tra le migliaia da lui scattate dagli anni Cinquanta a oggi. Sempre in Francia, chi ha fatto il contrario sono i couturier Jean-Paul Gautier e Maurizio Galante, che hanno rispettivamente progettato arredi per Roche Bobois e per Baleri Italia, nonché dei preziosissimi copriletti siglati da Galante per Elettradomus. In Olanda hanno invece unito l’ingegno il duo stilistico Victor & Rolf e lo Studio Job: dopo avere accoppiato i loro manufatti per una Paris Fashion Week 2009, si sono poi riuniti per Dolls, cioè il meglio delle collezioni V&R indossate, in formato ridotto, da artigianali bambole ceramiche cui hanno pensato i Job e che hanno esposto alla loro galleria di Anversa.

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NELLA PAGINA ACCANTO, DALL’ALTO: L’ARTISTA ANTONIO RIELLO HA DI RECENTE RI-VESTITO LO STAFF DELLA GALLERIA D’ARTE MODERNA DI TORINO CON ‘BE SQUARE!’, DIVISA CHE CELEBRA L’IDENTITÀ COLLETTIVA, UTILIZZANDO UN TESSUTO DISEGNATO DALLO STESSO RIELLO; IL FRAGRANCE DESIGNER JAMES HEELEY E IL SUO ARTISTICO ARMAGEDDON (INSETTO STECCO, QUERCIA BRUCIATA, ORO BIANCO, SPECCHIO), 2010, PRESENTATO IN NOVEMBRE AL CABINET DE CURIOSITÉS DI COLETTE PARIS; DUE DEI 365 ‘PHOTOS-SOUVENIR AU CARRÉ’, EDIZIONE LIMITATA DI FOULARD, DELL’ARTISTA DANIEL BUREN PER HÉRMÈS.

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INTERNI•PANORAMA 25 FeBBraio 2011

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ARTISTI/STILISTI/ DESIGN/ 53

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Chic dog di Claudia Foresti

Sempre piĂš coccolati e viziati i cani vantano ormai linee di moda e design a loro dedicate. Dalla cuccia agli abitini, al consumo del cibo, tutto rigorosamente fashion.

cuccia Pet Camper, design Judson Beaumont - Straightline Designs, in fibra di vetro, alluminio, acciaio inox e legno per la pavimentazione. LulĂ , Ciotola per cani design Miriam Mirri per alessi. Coppa estraibile in acciaio inossidabile 18/10 e coperchio in resina termoplastica.

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sopra, capo spalla ‘donna’ di Charlottenborg coordinato a un cappottino della linea ‘dog’. il motivo a incrocio sul retro ricorda il guinzaglio a pettorina. a lato, Collare e guinzaglio Baxter di Louis Vuitton, in tela Monogram. Cappottino in pura lana merinos a righe di Lou&Mi. sotto, cuccia in ceramica smaltata Travel dog’s house, design marco morosini per bosa ceramiche. borsa trasportino per cani di gucci in tessuto motivo GG con manici verde/rosso.

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IdeeINterNIPANorama ROSSO geranio, VERDE salvia, BIANCO ghiaccio. I COLORI DELLA bandiera italiana NELLA MODA SI STEMPERANO E DIVENTANO glamour chic. BLU pavone E GIALLO limone CHIUDONO IL gioco DELLE CROMIE DI primavera.

LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET, CONSECTETUER ADIPISCING ELIT, SED DIAM NONUMMY NIBH EUISMOD TINCIDUNT UT LAOREET DOLORE MAGNA ALIQUAM ERAT VOLUTPAT. UT WISI ENIM AD MINIM VENIAM, QUIS NOSTRUD EXERCI

SPrinG COLOUR

LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET, CONSECTETUER ADIPISCING ELIT, SED DIAM NONUMMY NIBH EUISMOD TINCIDUNT UT LAOREET DOLORE MAGNA ALIQUAM ERAT VOLUTPAT.

A SINISTRA OMBRELLO CON DISEGNO DI GIARRETTIERA IN PIZZO NERO DI FORNASETTI. A DESTRA SCARPE MASCHILI IN PELLE E IUTA DI MORESCHI.

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58 / IdeeINterNIPANorama

my fair lady di Patrizia Catalano foto di Henry Thoreau

a lato. impermeabile di clips. sul tavolo, posacenere Dupont, foulard a pois Faliero sarti, secchio champagne christofle, quaderno moleskine, stilografica cartier, cappello borsalino, lampada luceplan. sulla sedia, foulard hermès, borsa roberta di camerino, ballerine anna baiguera. a terra sandali prada.

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dagli spalti dell’Ippodromo di Milano, le novità della prossima primavera. Vince un tratto sportivo che non rinuncia allo stile. per lei di rigore un look sophisticated lady (con foulard di rigore). per lui passa la linea piÚ dandy con una buona dose di colore (anche per gli accessori).

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in alto. cappello dkk, plaid bordeaux in cashmere di loro piana. a lato. stivali in cuoio e tessuto la martina, foulard righe roberta di camerino, coppola paul smith, coperta in cashmere beige Hermès. pagina accanto. sopra. giacca pal zileri, cappello borsalino, foulard dkk, coperta loro piana. a lato. scarpe la martina e sandali ferragamo.

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INTERNI•PANORAMA 25 febbraio 2011

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sugli spalti, prima della corsa, si scoprono nuove tendenze. colori pastello per lui e un sensual touch per milady. 4_IP62_058_065_MYFAIRLADY.indd 62

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INTERNI•PANORAMA 25 febbraio 2011

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sopra. ombrello con motivo giarrettiera e ombrello rosso chiuso di fornasetti, foulard con cavallo e fantino, hermès. a lato. porta ombrelli e bastoni fornasetti, cappello E zoccolo alto con fibbia oro di burberry, borsa hermès. pagina accanto. in alto. camicia righe xacus,giacca Brooks Brothers, cappelli federica moretti handmade, agenda chanel, cravatte ferragamo, scarpe moreschi, lampada nemo, quaderni moleskine, bottiglie spritzone.

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64 / PANORAMA DEI TREND

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sopra. nella sala della pesa dei fantini. coperta in cashmere con bordo rosso di loro piana, cappello borsalino. foulard faliero e sarti. a lato. cappello bianco e bombetta borsalino. occhiali sole cartier. pochette roberta di camerino. guanti in pelle hermès. spolverino dekker. pagina a lato. in alto. negli spogliatoi dell’ippodromo. sullo schienale. pantaloni la martina. sulla seduta. foulard roberta di camerino, cravatta bocche fornasetti, cravatta rossa ferragamo, pigiama seta giallo e, sulla cappelliera (louis vuitton), vestaglia di cashmere, villa delmitia. cappello burberry. si ringrazia per l’ospitalità allo shooting, l’ippodromo di milano e la disponibilità del suo staff. www.ippodromomilano.it.

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INTERNI•PANORAMA 25 febbraio 2011

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my fair lady / 65

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ESISTE UNA deriva NEL DESIGN contemporaneo DIFFICILE DA ETICHETTARE. NON APPARTIENE AL kitsch, DA SEMPRE TRASVERSALE ALL’estetica, PERCHÉ NON HA UNA connotazione popolare. ANZI, SI PROPONE COME manifestazione virtuosa DI UNA creatività DISINIBITA, APPLICATA A oggetti D’USO. SI NUTRE DI memorie, PRIVILEGIA LO zoomorfismo E OSA IL mostruoso PER PROVOCARE EMOZIONI FORTI, IN BILICO TRA IL divertimento E IL disgusto.

Playful AND HOrriFic

di Cristina Morozzi LAMPADA DA TAVOLO GRENOUILLE, CON SUPPORTO A FORMA DI RANA E STELO IN BRONZO, DOTATA DI DIFFUSORE IN VETRO DI MURANO, PRODUZIONE PROMEMORIA 2010. CENTROTAVOLA IN PORCELLANA DI DELFT DI HANNEKE GIEZEN PER LA GALLERIA TERRE DI DELFT, 2010.

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25 febbraio 2011 INTERNI•PANORAMA 00 mese 2010

Rana mostro in ceramica dorata di Mirta Morigi per Skillart, Milano 2010. Lampadario con corna bianche di Alex Randall, 2010. Lampada da tavolo con base in cemento e uccello impagliato di Alex Randall, 2010.

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HORRIFIC / 69

LA TENDENZA “mostruoso È bello” NON conosce CONFINI GEOGRAFICI. Serpeggia, È IL CASO DI DIRLO, DALL’Italia AL Brasile CON PUNTE DI MASSIMA intensità A Londra, E APPARTIENE ALLA categoria DEI DESIGNER CHE LAVORANO DA artigiani, COMPIACENDOSI DELL’abilità E DEL tempo SPESO NELLA realizzazione manuale.

SEDIA CON RIVESTIMENTO IRREGOLARE DI PELLICIA DI CHARLOTTE KINGSNORTH, PER GALLERIA MINT, LONDRA, 2010. SERIE DI TOPI IN CERAMICA DI VALERIE COURTET PER SKILLART, 2010 LAMPADA DA TAVOLO IN LEGNO A FORMA DI ANATRA CON PARALUME IN TESSUTO, SILLY DUCK, DI MATT PUGH, 2010. VASO IN RESINA CON INCLUSIONI DI VIPERE, VIPERA VASE DI FERNANDO E HUMBERTO CAMPANA PER CORSI, 2010.

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Spazio alla moda Da questo numero parte un’indagine su Come vivono gli architetti che realizzano i grandi spazi della moda. con duccio grassi, nota firma di Max Mara (ma ora anche di Zara). di Patrizia Catalano foto di Henry Thoreau

s

abato invernale tra le nebbie padane. Eccoci a Reggio Emila tornata in auge in questi tempi in virtù della commemorazione nazionale dei 150anni dell’Unità d’Italia: infatti proprio qui è nato il tricolore. Ma all’architetto Duccio Grassi il colore sembra piacere poco, nella sua casa, come nei molti spazi progettati per grandi nomi della moda (tra cui spiccano Max Mara e il recentissimo big store romano di Zara) dominano i non colori: grigi, bianchi, neutri. “È una mansarda, nel cuore del centro storico della città. Diciamo che la ristrutturazione è stata fatta per stadi, nel corso del tempo”. Sarà, ma il progetto è molto coerente, diciamo rigoroso. C’è un ingressso ampio, con una scala in legno naturale che porta a un soppalco e che ne segna il carattere. “Inizialmente sul soppalco avevamo

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La cucina, con pavimento policromo in marmette di cemento, gioca sullo stile vintage tecnologico con angolo breakfast ispirazione anni cinquanta e cucina di bulthaup. pagina a lato. un particolare del living con camino e delle nicchie stile moresco. in primo piano lampada naska loris su piantana con ruote.

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grassi non è un maniaco del dettaglio, piuttosto un monaco che cerca una via alla semplicità.

a sinistra, l’architetto duccio grassi ritratto sul soppalco del living. sopra, un’ampia veduta del salone. tavolo cappellini sedie vitra, libreria e credenza duccio grassi, sofa cassina, lampade a soffitto di fontana arte. sotto, l’ingresso con poltrona bianca di montina e le due porte che accedono all’area servizi e all’atelier. pagina a lato. l’ingresso ritratto dal fronte del living con la scala in legno che porta al soppalco che si affaccia sul salotto. Sotto il soppalco un armadio cinese e, in fondo, una scultura tonino grassi.

predisposto l’area fitness: era carino pedalare la cyclette e avere un affaccio sul living, come fosse una piazza”. L’ingresso è un po’ il centro da cui si dipartono le varie zone della casa. Pareti e soffitti solo bianchi, Grassi si è un filo sbilanciato sui pavimenti che, a dispetto della sua linea minimale, non sono uguali per tutti gli ambienti: nell’ingresso piastrelle bianche e nere, le famose marmette tanto in voga nelle case liberty degli anni Venti. “Le ho fatte fare personalmente da un artigiano dell’imolese che lavora con la perizia e la passione di tempi passati. Anche in cucina le piastrelle provengono dal suo laboratorio”. Solo che in cucina, eccezione che conferma la regola, le marmette di cemento sono colorate: cremisi, azzurro avio e vinaccia. Nel living e nella zona notte il pavimento diventa di legno a grandi doghe d’abete. “Mi hanno consigliato l’abete svedese, pare abbia una maggior resistenza, poi chissà...”. È interessante l’approccio che Duccio Grassi ha alla sua casa: non è un maniaco del dettaglio, della perfezione, sembra più un monaco che cerca la semplicità, come se i valori, nell’ambito domestico fossero altri: i momenti con sua moglie Laura e il piccolo Luca, il piacere nei piccoli gesti di ospitalità “Faccio il caffè con la moka Bialetti piccola perché secondo me solo così viene buono”. E quindi avvia macchinate di caffè per tutti. È anche un abile cuoco (come non potrebbe, essendo reggiano?) e consiglia vivamente di fare una visita da Arnaldo Clinica Gastronomica a Rubiera pochi chilometri da Reggio, un

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il bagno della camera da letto principale ha una bella boiserie in legno di noce fiammato che gioca con l’effetto policromo del marmo posato a palladiana. sopra, mobile contenitore in corian di Grassi. in basso, doppio lavello in marmo calacatta e sanitari di flaminia.

concentrato vecchio stile di cucina emiliana (testato e approvato a pieni voti ndr). Sul legno bisogna ammetterlo, Grassi è maestro: lo usa con grande stile nelle porte, fatte su suo disegno, come boiserie della sala da bagno accompagnata da un pavimento a palladiana, nei mobili dell’atelier e negli armadi delle camere da letto. Per gli arredi, a parte i mobili realizzati su disegno, prevale un’affezione per il design contemporaneo: dalle sedie Vitra e Cappellini in ingresso, alla Naska Loris su piantana con ruote nell’angolo a fianco del camino. I divani del salotto sono di Cassina. A fianco, una credenza in legno naturale di Duccio Grassi. Nella zona pranzo, tavolo laccato bianco Cappellini e sedie nere di Charles Eames per Vitra accompagnati da una coppia di lampade che scendono dal soffitto di Fontana Arte. La cucina in acciaio è una Bulthaup, mentre per l’angolo breakfast tavolo Indecasa e sedute Copray & Scholten. Ma mi viene da chiedere all’architetto che lo scorso anno ha vinto il concorso internazionale indetto da Zara per la realizzazione del building total green di Roma: “In tutto questo rigore monastico non ha voglia ogni tanto di metterci qualcosa che sporca uno skyline così perfetto?”. Mi guarda perplesso e sorride. Ci sono le sculture di mio padre: lui era un artista di discreta fama per la città. Ho qualche lavoro fatto da lui, io li colloco, ma poi succede che qualcuno li fa sparire (e guarda sorridendo con indulgenza verso la moglie).

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Stefanel, acceleratore di Cristina Morozzi

La moda va veloce e bisogna starle al passo, evolvendo in continuazione lo stile. Questo, secondo il presidente del gruppo Stefanel, il segreto per diventare griffe, con una propria riconoscibile immagine, sensuale, ma sana.

C Backstage della campagna primavera-estate 2011. Protagonista la top model Daria Warboy. Ritratto di Giuseppe Stefanel. sullo sfondo la nuova architettura dei negozi firmata dallo studio Sybarite.

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ome tutte le belle storie italiane d’impresa, anche quella di Stefanel è una storia di famiglia. Inizia alla fine degli anni 50 con il maglificio Piave, specializzato in lavorazioni jacquard, fondato da Carlo Stefanel. “La Stefanel”, dichiara Giuseppe Stefanel, presidente del gruppo dal 1987, “è una costola del maglificio fondato da mio padre. La maglieria l’abbiamo nel DNA. All’inizio, per imporci sul mercato, abbiamo puntato sulle mischie di filati, creando uno stile, non gridato, ma colorato. La moda va veloce” prosegue Giuseppe, “ bisogna correrle dietro, evolvendosi in continuazione. Perciò ho scelto di dare un’ accelerata allo stile, riposizionando il marchio. Il fotografo Mario Testino, con cui abbiamo avviato la collaborazione nel 2007, è stato molto importante. Abbiamo iniziato dall’immagine, quindi la collezione, poi i negozi. Tutto deve essere sinergico, anche il personale di vendita, che incide del 30% sui risultati”. Stefanel a grandi passi è diventata una griffe: le linee si sono ammorbidite e si sono fatte più sensuali, i colori si sono addolciti e sfumati, la maglieria

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a tavoletta

linea fluida per l’abito in tessuto fantasia con cintura bustier e abito canotta con dettagli a crochet. collezione primavera-estate 2011. accessori giocati su materiali naturali e tonalità neutre, con applicazioni di sapore vagamente etnico. collezione primavera-estate 2011.

ha acquisito volumi importanti. E sulle pagine dei giornali e nelle affissioni sono apparse le foto pubblicitarie con le nuove collezioni indossate dalla famosa modella brasiliana Gisele Bündchen. “L’uscita delle prime campagne”, dichiara Stefanel, “è stata come un detonatore. La gente si è accorta che Stefanel era mutata. Per cambiare non basta usare delle icone del fashion system, ci vuole anche il prodotto giusto e l’ambiente adatto ad esaltarlo”. Nel 2010 è iniziato il rinnovamento dei negozi, affidato allo studio inglese Sybarite. Partito dalle principali città europee, proseguirà, al ritmo di 30/40 punti vendita all’anno, per giungere a cambiare i 500 store Stefanel nel mondo. “In accordo con lo stile della collezione” spiega il presidente, “gli ambienti hanno acquisito un’impronta di decisa modernità. Realizzati in resina, illuminati da una luce filtrata, sono avvolgenti, quasi a valva di conchiglia, per suggerire un’idea di fluidità, capace di esaltare la sensualità della maglieria. I clienti entrano nei negozi e chiedono se è lo stesso Stefanel di prima! Insomma”, conclude, “ci siamo tolti un po’ di polvere di dosso, mettendo a punto tutti gli ingranaggi delle macchina. Appartiene alla galassia Stefanel anche la Interfashion di Rimini, che produce su licenza Closed, Marithé e Francois Girbaud, Isola Marras, High e anni fa anche G Gigli, tutti marchi connotati da un precisa identità di stile. Abbozzato il profilo dell’azienda, è il momento delle domande di rito. Chi sta dietro le quinte delle collezioni ? “Un ufficio stile interno composto di 20 persone”, risponde, “Lavoriamo anche con le scuole di moda italiane ed estere, collaborando con nuovi talenti, coordinati da un project leader. Crediamo molto nelle nuove leve della creatività, per questo la Stefanel supporta il volume “May I introduce you”, curato da Ginevra Elkan e pubblicato da Electa, una mappa dei migliori talenti internazionali nei vari ambiti, dall’arte alla moda, dall’architettura all’ imprenditoria. L’ufficio stile è diviso in tre aree: maglieria, confezioni ed accessori che rappresentano un 10%, ma >> destinati a crescere. Poi ci sono validi consulenti esterni.

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ci siamo tolti un po’ di polvere di dosso mettendo a punto tutti gli ingranaggi della macchina. Presentazione, nello spazio Sammlung Boros di berlino, della cashmere collection per la primavere estate 2011. La collezione, composta da 27 capi da indossare in modo anticonvenzionale, comprende cardigan, top, pantaloni e abiti eleganti in maglia di filato pregiato. Serie di bijoux d’ispirazione etnica per la primavera estate 2011.

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GIUSEPPE STEFANEL / 79

a sinistra. dalla cashmere collection presentata a Berlino, Due abiti per l’estate 2011. a lato. Il negozio e una veduta dello store di Amburgo. sotto. a tacco alto e in cuoio naturale gli stivaletti per la primavera /estate 2011. in basso. Uno spaccato dell’interno dello store di Milano in Corso Buenos Aires.

Qual è la donna ideale Stefanel? “Una donna sana e sensuale, dotata di autonomia economica, ben rappresentata dalle nostre testimonial le top model Gisele Bündchen e Daria Warboy. Quanto conta l’investimento in immagine? È il 7% del nostro fatturato (138,507 milioni di euro nel 2010), un investimento importante, ma dobbiamo far vedere che siamo cambiati e la bella immagine è fondamentale per comunicarlo. Una definizione dello stile Stefanel? “Una moda portabile, di buon design, con forme fluide e sensuali, molto attenta ai dettagli, determinati nella definizione dello stile, centrata sulla maglieria che ha i suoi punti di forza nelle forme over, basata su colori soft e su filati naturali e pregiati. A Berlino abbiamo presentato, con grande successo, una linea in cashmere, che debutterà in primavera nei nostri negozi”. Qualche anticipazione sulla collezione estiva? Facile e disinvolta, ispirata agli anni Settanta, con dettagli originali, come le chiusure con lacci in pelle. La modernità dipende dagli abbinamenti: gonne mini con camicie e maglie fluide, pantaloni skinny con piccoli top, capi con rouches abbinati a pantaloni stile combat. Nei colori prevalgono il bianco e la gamma dei beige. I tessuti di canapa, cotone e lino, sono proposti con tagli vivi e arricchiti da lavorazioni all’uncinetto.

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rubrINterNIPANorama DALLE gallerie internazionali, CHE PUNTANO A ESSERE leader E lanciare GIOVANI talenti limited edition, AI PIÙ RECENTI negozi italiani FIRMATI DA architetti FAMOSI. MAI COME ORA IL MONDO È project oriented.

Eccellenze

NELLA FOTO, LO SPECCHIO OH, DEER, DI BARNABY BARFORD, DELLA GALLERIA AMMANN.

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i protagonisti delle avanguardie di Rosa Tessa

Una carrellata sulle più giovani gallerie di design che sono già un punto di riferimento internazionale e, insieme a loro, un paio di nomi consolidati che condividono lo stesso obiettivo: puntare su nuovi designer che lavorino a confine tra arte, design e architettura.

BSL, Parigi “Ho fondato la galleria BSL perché come collezionista d’arte e design sentivo il bisogno di vivere questa mia passione con un impegno più profondo, anche prendendo parte, in un modo più forte e attivo nel processo creativo”. A spiegarlo è Béatrice SaintLaurent fondatrice di BSL a Parigi. Racconta: “Per me le gallerie sono le protagoniste principali delle avanguardie e pertanto devono assumersi dei rischi nella produzione di pezzi che non esisterebbero senza il loro supporto”. L’obiettivo di BSL è di esplorare i territori tra arte, design e architettura, di essere uno spazio dedicato a mondi differenti, dal design contemporaneo a quello vintage, sino alla gioielleria. “Penso – spiega Béatrice Saint-Laurent – che chi ama i pezzi unici di Nacho Carbonell, sia potenzialmente la stessa persona a cui piace un gioiello di Taher, una lampada vintage di Gae Aulenti o di Gino Sarfatti. Intanto, da BSL è in corso una mostra che include diversi pezzi di Nacho Carbonell che per Béatrice Saint-Laurent è l’art-designer del momento.

In alto, a sinistra, Béatrice Saint-Laurent, proprietaria di BSL, fotografata da Nicolas Guerbe; sotto, la galleria fotografata da Eric Laignel, allestita con giraffe in bronzo, la Love Chair di Nacho Carbonell e da una lampada di Gae Aulenti. sopra e a lato, i vasi del progetto Domestic Ponds, di Duende Studio, fotografati da Ulysse Fréchelin. Si tratta di tre pezzi, realizzati in edizione limitata, che rappresentano una metafora di come potrebbe essere gestito un ecosistema, nell’intimità della propria casa.

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Particles Gallery, Amsterdam È una pop-up Gallery di design contemporaneo che, nata nel 2009, è itinerante e mobile e mostra i suoi progetti e le sue produzioni sempre in luoghi differenti. “Visto che ad Amsterdam ci sono troppe gallerie rispetto al mercato che è relativamente piccolo, non ho voluto aprirne un’ennesima” racconta Wilpert Dreesmann, il suo fondatore. “Tra l’altro – aggiunge – i collezionisti preferiscono comprare pezzi speciali di design nelle più importanti fiere internazionali, piuttosto che dietro l’angolo di casa”. Spiega: “Per me il design non è arte ed è per questo che Particles Gallery produce oggetti che mantengono sempre una precisa funzione”. Dall’anno scorso Dreesmann ha una liaison lavorativa molto forte con il designer olandese Aldo Bakker, che per lui ha realizzato una collezione di oggetti in legno.

in alto, Wilpert Dreesmann, titolare della galleria, fotografato da Alice Pedroletti. A destra, sedie e tavolini disegnati da Aldo Bakker e prodotti da Particles Gallery, fotografati da Erik e Petra Hesmerg.

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in senso orario, alcuni scatti all’interno della Galleria O di Roma, con gli oggetti esposti in una recente mostra monografica dedicata ai Fratelli Campana e curata da Emanuela Nobile Mino (foto sotto). Le foto della Galleria sono di Simona Caleo, il ritratto di Dirk Vogel.

Galleria O, Roma Storica e critica dell’arte, Emanuela Nobile Mino, segue con passione anche il territorio a cavallo tra arte e design. Lo scorso dicembre ha curato una mostra monografica dei Fratelli Campana presso la Galleria O. Proprio in collaborazione con quest’ultima e curato da lei, partirà dalla metà del 2011 Privato Romano Interno, un progetto interessante, dedicato al design. Il primo appuntamento avrà come protagonisti Ferdinando e Humberto Campana con un’installazione pensata e realizzata appositamente per la Galleria affrescata da Pietro da Cortona a Palazzo Pamphili, in piazza Navona. L’appuntamento successivo sarà con Konstantin Grcic che esporrà le sue installazioni in un’architettura modernista e poi sarà la volta di Johanna Grawunder.

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Secondome, Roma Nata qualche anno fa è già nota nel panorama delle gallerie di art-design. Secondome, spazio romano, è stato fondato ed è guidato da Claudia Pignatale, architetto per formazione, gallerista per passione e lavoro. Si trova all’interno del Palazzo Boncompagni, nel cuore della capitale, ed è un contenitore di design “duro e puro”, come lo definisce la sua fondatrice. La galleria è dedicata alle collezioni autoprodotte dei nuovi designer e alle produzioni di Secondome. Claudia Pignatale nel suo spazio ha come collezione di punta la Cut & Paste, taglia e incolla, dell’olandese Kiki Van Eijk, ha appena fatto Frammenti, la prima personale della ceramista argentina Silvia Zotta e ha ideato il primo di una serie di appuntamenti con la moda, l’arte e design diffuso nei vicoli centrali della capitale.

in alto, claudia pignatale di secondo me. a destra, la Panca Jewels, di Kiki van Eijk. qui sopra, un particolare del Muro di ceramica di Silvia Zotta; a destra, una sala allestita con tavolo di Established & Sons, lampada a corda di Tomas Eyck, le cassette ortofrutta di Andrea Salvetti, Teiere di Silvia Zotta, mensole Charleston di Silvia Zotta e Roberto Mora.

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Galleria Ammann, Colonia Fondata da Gabrielle Ammann nel 2006, ha come obiettivo principale editare e trattare oggetti che mostrino come arte, architettura e design non siano discipline separate. Molto importante e ampia è la collezione di Ron Arad, nei confronti del quale Ammann ha una vera e propria venerazione, reputandolo il più innovatore e talentuoso della sua generazione. Tra i più giovani, trova che siano davvero speciali Florian Borkenhagen e Satyendra Pakhalé, per il modo originale con cui esprimono i loro pensieri, che traggono energia e forza creativa dalle rispettive origini, tedesco il primo e indiano il secondo che però ama definirsi un “nomade culturale”.

dall’alto, in senso orario, Gabrielle Ammann, titolare della galleria. un mobiletto con cassetti di Valentin Löllmann, lo specchio Oh, Deer, di Barnaby Barford, Square Tree Trunk Stool II, un tavolino-sgabello in bronzo di Bo Young Jung & Emmanuel Wolf.

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in senso orario, set di tavoli bassi Landscape Furniture della serie Super Fake di Laura Bethan Wood. Esemplari unici, Edizioni Nilufar, 2010. Nina Yashar della galeria Nilufar di Milano. Laminato, betulla e acciaio; cassettone Off Cuts Black&White di Martino Gamper, pezzo unico, 2010.

nilufar, milano Nina Yashar è un’istituzione nel panorama milanese delle gallerie di design. La sua Nilufar, spazio che si trova nell’aristocratica via della Spiga, compie trent’anni. Le sue ultime passioni? Martino Gamper e la giovane Bethan Laura Wood, artista uscita da poco dal Royal College of Art. “È una creativa molto speciale – racconta Yashar – va in giro disegnando continuamente su libricini che porta sempre con sé. Come se la sua fosse una creatività compulsiva. Fra me e lei, professionalmente parlando, è stato amore a prima vista”. Per il salone del mobile sta facendo delle particolari lampade soprannominate ‘Ufo’. “Di Martino Gamper – spiega – mi piace la sua creatività perché è molto legata alla spontaneità. Non formula pensieri o schizzi preliminari. Interessante nel suo lavoro è proprio l’improvvisazione mentale e manuale”. “Con lui stiamo lavorando al nuovo progetto che verrà presentato alla settimana del Design a Milano. Ha creato un modulo che può essere una lampada, un desk e che unendo i vari elementi potrebbe idealmente arredare un’intera casa adattandosi a qualsiasi funzione”.

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Da Roma A Napoli passando per Milano, store e boutique si reinventano grazie a progettisti che propongono i nuovi look à la page.

Vetrine Italiane

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a roma il nuovo negozio di sergio rossi porta la firma della britannica Ilse crawford. lo stile, voluttuosamente glamour, gioca su un rinnovo dei linguaggi stilistici degli anni Cinquanta: specchi, velluti, ori e ottoni.

ergio Rossi si sa, fa scarpe super sensuali, belle al punto che anche chi non porta il tacco dodici, sogna di tenerle in un armadio ad ammirarle. Belle perché feticcio e perché oggetto di culto a tutti gli effetti proprio come un originale pezzo di design. Ecco perché il nuovo negozio di Roma firmato dalla britannica Ilse Crawford di Studioilse (giornalista trasformatasi in perfetta progettista di interni) sposa a perfezione lo stile Sergio Rossi. Lo spazio è stato pensato come un palcoscenico e a noi ricorda certi interventi scenici dei nostri grandi degli anni Cinquanta vedi Gio Ponti o Franco Albini, se non altro per il blu pavone di alcune pareti, per l’ottone delle scansie e gli specchi tanto amati anche da Carlo Mollino (di cui c’è anche una poltrona Ardea). il rosso velluto e i tendaggi importanti su cui, quasi fossero opere surrealiste, sono installate le decolleté a mille colori. (Patrizia Catalano)

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MILANO

Lusso sofisticato

Tutto l’arredo del negozio milanese di Faraone è stato realizzato a misura, su disegno di Massimo Iosa Ghini, architetto dello spazio. Le vetrine luminose, con apertura elettrica, ritmano le pareti e i banchi si piegano fluidi come nastri. Le lampade in ottone dorato sono di fattura artigianale. Le pareti in rovere hanno sportelli scorrevoli che celano ripiani e cassetti.

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opo nove anni riapre a Milano la gioielleria Faraone. Stesso prestigioso indirizzo: via Montenapoleone. L’oreficieria è un mestiere di famiglia e il tarlo del gioiello ha convinto Cesare Settepassi a ricominciare, sempre affiancato dalla moglie Paola. “Sono contento di essere tornato a bottega” dichiara Cesare “la mia passione sono i gioielli, fare il manager non mi andava a genio”. È nuovo lo spazio, progettato da Massimo Iosa Ghini, uno scrigno che riesce a essere prezioso, pur essendo di essenziale design, articolato sul ritmo fluido delle vetrine dei preziosi e sui toni caldi dell’ottone dorato. Con grande sapienza Iosa Ghini è riuscito in uno spazio

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contenuto a raccontare il lusso, senza cadere in tentazioni rétro, anzi dando un’impronta di compiuta modernità. Le vetrine incassate sono nastri luminosi che ritmano lo spazio rivestito in boiserie di rovere. Le lampade, realizzata da un artigiano toscano su disegno di Iosa Ghini, sono simili a delle colate d’oro, decorative al pari di classici lampadari, ma connotate da un segno conciso e contemporaneo. E nuove sono le collezioni, tutte di produzione italiana, che rivelano tenui echi delle vecchie produzioni Farone, per mantenere il filo di continuità con l’immagine conosciuta del marchio. (Cristina Morozzi)

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ROMA

total green

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il nuovo big store zara a roma. sopra,la vista del soffitto visto dal piano terra. fulcro dell’intero progetto si connota per una composizione di tiranti. accanto, vista del negozio dal secondo piano.sotto, una vetrina caratterizzata da una lamiera forata a forma di tenda drappeggiata.

l celebre marchio spagnolo ha inaugurato nella capitale, in via del Corso 189, un nuovo flagship store, più grande del mondo, destinato a diventare un punto di riferimento nel percorso intrapreso dal Gruppo Inditex, a cui appartiene il marchio, nell’implementazione di criteri di eco-efficienza e sostenibilità ambientale. La ristrutturazione dei 5000 metri quadrati interni di Palazzo Bocconi, completato nel 1887, è stata affidata all’architetto Duccio Grassi, che ha progettato uno spazio con un’immagine fortemente identificativa, in grado di rappresentare al meglio l’immagine di Zara e allo stesso tempo di rispettare, integrare e valorizzare gli elementi storici e artistici del Palazzo. Oltre all’importanza dell’integrazione con l’ambiente, della conservazione delle caratteristiche architettoniche originali dell’edificio e della corretta ubicazione degli elementi imprescindibili per l’attività commerciale, un elemento ha rappresentato la chiave per lo sviluppo del progetto: la sostenibilità. Lo store non solo risponde al modello di ‘negozio ecoefficiente’ che il Gruppo sta diffondendo nella sua rete commerciale, ma il progetto è in grado di sostenere il confronto con la certificazione LEED, una tra le più esigenti a livello mondiale. Il risultato finale è un punto vendita che consuma il 30% in meno di energia rispetto al consumo medio annuale di un negozio tradizionale; permette di risparmiare il 70% sul consumo di acqua evitando l’emissione di oltre 200 tonnellate di CO2 all’anno. (Claudia Foresti)

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NAPOLI

Lo stILe è GLocaL

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ouis Vuitton ha scelto lo storico Palazzo Quintieri di via dei Mille 2, nel cuore della città, come sede del nuovo negozio di Napoli. Costruita su due livelli, per un totale di circa 400 metri quadrati, la boutique vuole offrire ai propri clienti una ‘passeggiata nel mondo del lusso’ alla scoperta dei prodotti della Maison che dal 1854 incarna l’arte del viaggio. Basata sul concept ideato a livello mondiale da Peter Marino e sviluppata per i 459 negozi Louis Vuitton in 65 Paesi di tutto il mondo, la boutique è caratterizzata dall’uso di materiali caldi e preziosi che danno vita a piacevoli effetti di contrasto. Come per gli espositori in legno aniegrè o legno laccato nei toni del beige e del caramello con elementi in inox a

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la scalinata scenografica posta al centro del negozio.

specchio o spazzolato per le borse, accanto a quelli in Corian® ed eco-pelle, con acciaio lucido a specchio per gli accessori. Il piano terra ospita due aree dedicate rispettivamente alla donna e all’uomo e un’ampia selezione di accessori per appassionati viaggiatori contemporanei, oltre a una collezione di bauli antichi provenienti dagli archivi storici. Al piano superiore si accede attraverso una scalinata scenografica con gradini in pietra bianca e rivestita su tre lati con 140 light box luminose di vetro serigrafato. Vi si alternano nicchie contenenti i prodotti. Al primo piano, un ambiente raccolto, espone le calzature femminili e un’esclusiva selezione di prodotti Louis Vuitton in edizione limitata. (Claudia Foresti)

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il nuovo Louis Vuitton di napoli. sopra. STOLA DI VISONE, Décolleté IN SATIN, accessori viaggio donna A/I 10-11 E l’area dedicata agli accessori uomo, allestita con le poltrone appositamente disegnate da peter marino..

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Luce aLLe IDee ALLE PORTE DI Roma UN laboratorio creativo E PRODUTTIVO CHE SFORNA lampade E LANCIA UNA SFIDA: IL DESIGN PUÒ germinare ovunque ANCHE SUL Tevere BASTA AVERE QUALCHE IDEA folgorante.

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LO SHOWROOM DI SLAMP NELLA ZONA DOVE SI TENGONO LE VIDEO CONFERENZE TRA LA SEDE DELL’AZIENDA E LONDRA DOVE RISIEDE L’ART DIRECTOR NIGEL COATES. NELLA FOTO, LAMPADA DA SOFFITTO GEMMY DI 21TH C.DESIGN E, SULLA DESTRA, IN PRIMO PIANO, ATLANTE DI NIGEL COATES. UNA DELLE AREE PRODUTTIVE ALL’INTERNO DELL’AZIENDA. NELLO SPECIFICO, IL MONTAGGIO DEI DIFFUSORI.

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n giorno, qualche annetto fa, abbiamo cominciato a vedere nei negozi di arredamento, ma anche in quelli di gadget, delle lampade molto curiose per l’epoca: si componevano di un tubo che volgarmente chiamiamo plastica ma che tecnicamente porta il più dignitoso nome di policarbonato. Queste lampade erano molto carine, a volte ricordavano degli alberi, dei cactus, dei totem, portavano delle scritte, dei disegni (a firma di grandi protagonisti del design come Alessandro Mendini) e avevano altre due grandi qualità: facevano una bella luce e avevano un buon prezzo. Come in tutte le favole c’é sempre una nota stonata: l’idea di Slamp (questo il nome della società di cui stiamo raccontando) era talmente efficace che in molti la copiarono. E come si sa, le copie non aiutano. A questo punto cosa fa Roberto Ziliani, della sua azienda? Dopo un periodo di riflessione che lui definisce “sabbatico” sceglie la sua strada: spingere l’acceleratore sul design. A questo punto decide di affidarsi a una figura internazionale che lo segue nella direzione artistica, nello specifico stiamo parlando del britannico Nigel Coates, direttore del dipartimento di Architettura del Royal College di Londra. Tra l’azienda in fibrillazione situata alle porte di Roma e il brillante Nigel Coates nasce un rapporto sinergico attivo e intenso: videoconferenze quotidiane tra il designer che si muove in giro per il mondo a catturare idee e tendenze e l’imprenditore onnivoro appassionato di moda “da lì arrivo e rimane il mio mondo di riferimento” e di pesca “La mia barca? strutturata solo in funzione della mia passione per la pesca in mare aperto!”. Un direttore creativo e imprenditore vulcanico non sono nulla senza uno staff adeguato. Ecco che

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Lampade leggere, magiche che incontrano i favori del pubblico e del circo mediatico: mai dato un’occhiata alle luci nella casa del Grande Fratello?

il team creativo di slamp con i giovani che si occupano di web, comunicazione, media, scouting. al centro dell’immagine, il designer adriano rachele con la sua millebolle. a sinistra. millebolle, lampada da tavolo in policarbonato che, grazie a un effetto riflettente dei cerchi di cui si compone il paralume, crea un piacevole gioco di riflesso effetto bolle di sapone.

la ‘fabbrichetta’ diventa un atelier, uno spazio di comunicazione, un team di cool hunter. Ma non solo. Un posto dove si lavora e si produce credendo nel valore del 3d e dell’alta tecnologia. Per farla breve, queste lampade una volta partorite dalle menti dello staff vengono prototipate per poi essere prodotte in materiali opalescenti, cristallini, trasparenti che portano nomi a noi poco noti tipo Steelflex, Lentiflex, Opalflex. Il gioco è semplice (ma è nei gesti semplici che sta la genialità) e ricorda un po’ l’origami: trasformare attraverso una serie di tagli questi fogli di materiale plastico bidimensionale in una forma tridimensionale efficiente e accattivante. La cosa straordinaria è che attraverso questa piccola grande idea Slamp garantisce microlampade come Millebolle (design Adriano Rachele) un gioiello da tavolo o mega chandelier come Ceremony (design Bruno Rainaldi) un raffinato lampadario da soffitto. Luci leggere, magiche che trovano il successo del pubblico (in Italia e all’estero) ma anche del circo mediatico: date un occhio alla casa del Grande Fratello ultima edizione, notate qualcosa?

a sinistra. la sala prototipi dell’azienda, dove si lavora creando innesti tra tecnologia e sartorialità. nella foto la sperimentazione del prototipo di una lampada da terra. in alto. una delle sale espositive interne a slamp. a soffitto la lampada luì sempre di adriano rachele, un delizioso nido primaverile nonché uno dei best seller dell’azienda romana.

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¡QuE movida! giocoso, festoso, carico di energia. è il nuovo building inaugurato a madrid di desigual, il marchio più dinamico di moda made in spain. di Ana Lopez

in alto, a sinistra. l’ultimo nato in casa desigual è anche il più grande building realizzato finora dalla casa di moda spagnola: 2000 metri quadri per sette piani d’altezza in pieno centro di madrid. due immagini dell’interno durante l’inaugurazione: lo stile è quello informale dei bazaar, arredato vintage e no name.

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esigual per noi spagnoli è il segnale dello sdoganamento della nostra moda nel mondo. Quella giocosa divertente per i giovani che sempre di più piace anche a quelli che i vent’anni li hanno passati da un pezzo. Così, in un clima certo non frizzante come poteva essere quello d’inizio millennio ma comunque tonico come sempre succede a Madrid, si è inaugurato un nuovo building Desigual: il più grande, per l’esattezza duemila metri quadrati, il più importante nel mondo. La location? Un intero palazzo (sette piani per essere precisi) in Calle Preciados, all’angolo di Callao, nel cuore di Madrid. Come nella tradizione di tutte le inaugurazioni del marchio l’inaugurazione è stata l’occasione per fare festa e l’allestimento è stato pensato ad hoc per una situazione gioiosa e informale, effetto bazaar: dappertutto capi appesi, pareti decorate, fino al soffitto, con pagine di libri e montagne di abiti accatastati sui ripiani. Oggetti d’arredo vintage e casual per rendere il magazzino uno spazio vissuto, pareti libere lasciate alla creatività di giovani writers per disegni fantasiosi. Molto spesso infatti, i negozi si prendono troppo sul serio, quasi fossero dei musei, al punto che non ci aiutano all’acquisto, tutt’altro. La filosofia di questo marchio invece è proprio agli antipodi: non a caso ha vinto nel 2009 l’Oscar del Retail, un premio assegnato dalla confindustria di Spagna sia per la migliore ‘tienda’ che per la migliore azienda (per il rapido sviluppo che ha avuto, moltiplicando per diciotto volte il suo fatturato in soli sei anni). Al sesto piano del building è stato creato uno showroom con una vista notevole. Al quinto è possibile andare a caccia d’affari nell’ outlet. E per la prima volta, un intero piano (l’ultimo) è dedicato alle Limited Editions, realizzate in serie di solo 80 capi.

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Del retail che verrà si discute in questi giorni a Euroshop, a Düsseldorf. Dove un’azienda 100% italiana (ma nata a New York e attiva in tutto il mondo) presenta il suo concept. La cui parola d’ordine è ‘su misura’. di Laura Traldi

In senso orario. Slider di ALU, cabinet espositori personalizzati, multifunzione all’Hangar Bicocca ArtBook, progetto di April Architects Milano (foto Agostino Osio, courtesy Fondazione Hangar Bicocca). Il mitico Autopole vestito con altri due prodotti ALU, Loop e Autopole Shelf. Abramo Manfrotto, CEO di ALU.

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A ciascuno il suo

per i loro allestimenti. Però sappiamo fare altro. Il nostro punto di forza è la gestione del progetto: dal concept fino all’allestimento dello spazio vendita. Alcune aziende, come Flos, appunto, lo sanno bene. Più che concentrarci sui nuovi prodotti quindi (che peraltro ci sono) a Euroshop n tema di consumer-driven design, la storia di ALU è quasi da ci comunicheremo come un partner di fiducia per progetti su misura, che manuale. C’era una volta l’asta estensibile Autopole, inventata da un offre un servizio chiavi-in-mano in qualsiasi parte del mondo. fotografo (Lino Manfrotto) e da lui prodotta e venduta in tutto il mondo. Quali sono i segreti di una buona strategia di retail? Il suo uso? Per Manfrotto era chiaro fin dagli esordi: perfetta come Alla base di tutto c’è il consumatore che il retailer deve capire al meglio. supporto per luci da studio o fondali fotografici. Un giorno però, nel 1987, Il design deve supportare questo processo di comprensione prima e di passeggiando per New York, dove tanti, tantissimi negozi sfoggiavano il realizzazione poi. Rispettando ovviamente i valori di identità del marchio. suo Autopole per allestire vetrine e interior, ecco l’ispirazione: trasformare Siete italiani ma ALU (che oggi ha sede a Romano d’Ezzelino, VI) è nata a New York. il prodotto in una soluzione espositiva modulare. Da lì a fondare un’altra Il rientro in Italia ha avuto ripercussioni sullo sguardo globale dell’azienda? azienda ad hoc il passo è stato breve. ALU è un’azienda piccola ma è attiva globalmente. Abbiamo filiali a New Oggi la nuova realtà imprenditoriale, che ha nome ALU, si occupa di retail York, Parigi e Amsterdam, e distributori in tutto il mondo. Più del 90% del a tutto tondo e dal 26 febbraio al 2 marzo sarà presente a Euroshop – la fatturato arriva dai mercati stranieri. più importante e internazionale fiera del settore – a Düsseldorf. Abramo Qual è il futuro del retail? Manfrotto, figlio di Lino e titolare dell’azienda, racconta cosa bolle in pentola. Per conquistare il consumatore e avere la meglio sull’e-commerce, A Euroshop ci andate da sempre. Ma quest’anno c’è nell’aria qualcosa di nuovo e i retailers devono offrire un servizio su misura, personalizzato, che sfoggiate partner importanti come Flos… faccia rivivere le sensazioni del classico negozietto sotto casa: comodo, Sì. Siamo conosciuti nel mondo per i nostri prodotti: H&M, Zara, Benetton, confortevole e unico, anche nel rapporto umano. È questo che offriamo con Luxottica, Rayban, GAP… sono innumerevoli i marchi che ci scelgono le nostre consulenze chiavi-in-mano.

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l’arte di vincere

di Antonella Galli

Milano Design Weekend ha premiato gli allestimenti e i prodotti Cult scelti dal pubblico durante la manifestazione dello scorso ottobre. In attesa della seconda edizione.

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a partecipazione dei milanesi (e non solo) alle giornate aperte di Milano Design Weekend è stata sorprendente, tanto che già si pensa al prossimo autunno: gli eventi, le iniziative e le aperture straordinarie, che hanno animato Milano dal 14 al 17 ottobre, hanno avvicinato il grande pubblico al variegato circuito del design, facendo scattare una scintilla di passione che ancora non si è spenta. Negozi e showroom, ma anche studi professionali, case museo e atelier aperti fino a notte, hanno richiamato folle di visitatori. Con grande soddisfazione degli organizzatori, Mondadori e Rcs, affiancati dal Comune, che hanno completato il percorso con la proclamazione dei vincitori dei concorsi per il migliore allestimento e per i prodotti Cult. Una giuria di nomi eccellenti – dagli architetti Doriana Fuksas, Italo Lupi, Mara Servetto, ad Agostino Poletto, ad di Pitti Immagine

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Alcuni tra i negozi e i prodotti vincitori dei concorsi di Milano Design Weekend. In alto, l’allestimento di Alias e il divano 6827 di Chateau D’Ax. Qui a sinistra, lo showroom di Meritalia e, sopra, l’amaca Amanda di UnoPiù.

e Annamaria Testa, consulente per la comunicazione – ha designato i migliori tra gli allestimenti dei 78 punti vendita partecipanti, ispirati al tema ‘L’arte di vivere, una nuova intimità’. Tra i monomarca, ha ottenuto il gradino più alto del podio lo showroom di Alias, con l’installazione ‘Mezzoterra Mezzomare’, opera di Michelangelo Pistoletto costruita con le sedie laleggera di Riccardo Blumer; Flos e Meritalia hanno meritato una menzione speciale. A HighTech, emporio di oggetti e arredi utili e creativi, è andato il riconoscimento tra i negozi multimarca. Un secondo concorso ha impegnato il pubblico a votare i migliori prodotti cult tra quelli messi in vendita a prezzi speciali; tre i vincitori, tutti curiosamente ispirati al riposo: la poltrona e il pouf Grande Papilio di B&B Italia, design di Naoto Fukasawa, il divano 6827 di Chateau D’Ax firmato da Cini Boeri e l’amaca Amanda di Unopiù.

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