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THe MaGazInE OF YacHTInG InTerIors AND accessorIes N° 6 novembre NOVEMBER 2010 MensILe/monTHLY ITaLIa € 7* * da vendersi solo congiuntamente con INTERNI n. 11/2010 al prezzo complessivo di € 10 sold only as supplement to INTERNI n. 11/2010 at combined price of € 10

INteriors&architecture House boat, evoluzione della specie INnavigation arcadia 85’ exuma vitruvius william sawaya klaesson koivisto rune INsight novità genova 2010

H2OME navirex + Hdueo + A-LaB C_OnBoard6_cover.indd 1

wITH comPLeTe EnGLisH TexTs

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INtopics 1

editoriale editorial di/by gilda bojardi

INteriors&architecture 2

progetto di/design by OTH testo di/text by Matteo Vercelloni

INdice/contents

allegato a/supplement to interni N° 606 novembre/november 2010

amsterdam wharf

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abitare sull’acqua Living on the water testo di/text by Silvia Piardi

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floating home progetti di/Projects by Vandeventer/Carlander, Leen Vandaele, Confused Direction testo di/text by Alessandro Rocca

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H2ome progetto di/design by Navirex/Hdueo/A-Lab foto di/photos by Alberto Cocchi testo di/text by Simona Spriano

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arcadia 85’ progetto di/design by Francesco Guida/Arcadia Yachts foto di/photos by Gianfranco Capodilupo testo di/text by Decio G. R. Carugati

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exuma progetto di/design by Philippe Briand/Perini Navi foto di/photos by Giuliano Sargentini/Michele Lombardo M1 Media testo di/text by Decio G. R. Carugati

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viky progetto di/design by William Sawaya foto di/photos by Donato Santoro testo di/text by Matteo Vercelloni

44 IN copertina: la prua affilata dell’H2ome, yacht di 44 metri a due ponti, progettato da Studio Navirex, Hdueo e A-Lab con la collaborazione attiva dell’armatore che l’ha voluto e ideato per il charter. on the cover: he tapered prow of the H2ome, a 44-meter yacht with two decks, designed by Studio Navirex, Hdueo and A-Lab in collaboration with the owner, who plans to use the boat for charters. foto di/Photo by: Alberto Cocchi

INterNIews

progetto di/design by Claesson Koivisto Rune foto di/photos by Rasmus Norlander testo di/text by Laura Traldi 50

INsight INtoday

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lo yachting e i paradigmi della post-opulenza

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genova 2010: venti di ripresa Bracing winds

produzione production a bordo, sempre/On board, always A prova d’acqua/Waterproof Leggeri come il vento/Light as the wind Purché si pieghi/As long as it folds

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fashion file

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Classe sportiva/Sporting class architettura architecture Luci su genova/Lights on Genoa

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design

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INdesign INcenter

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INprojects

Made in Sicily WATER VILLA

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INternational produzione production Geometrie in giardino/Geometry in the garden PICCOLO (e leggero) è BELLO/Small (and light) is beautiful architettura architecture badeschiff

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INtertwined in libreria in bookstores

traduzioni translations

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wider 42’ testo di/text by Michelangelo Giombini

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eco-mobile testo di/text by Luca Zavaglia

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aquariva by Marc Newson testo di/text by Valerio Cometti

INservice 86

indirizzi FIRMS DIRECTORY di/by adalisa uboldi

INservice

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JP54

testo di/text by Simona Spriano

Nuovi mimetismi/New mimetism

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aperte sul mare Open to the sea testo di/text by Silvia Piardi

projects

fashion file

Yachting and the paradigms of post-opulence testo di/text by Francesco Morace a cura di/edited by Simona Spriano testo introduttivo di/Introduction by Rosa Tessa

Italian dreaming 26

eilean progetto di/design by William Fife III testo di/text by Damiano Iovino

INitaly

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susanna AF stockholm

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traduzioni translations

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EDiToriaLe

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rasversale’ è un aggettivo che, ormai da tanti anni, Interni utilizza con molta frequenza per parlare del design inteso non solo come disciplina, ma anche come attitudine di un società complessa in cui i ruoli, le conoscenze specifiche, le appartenenze geografiche e culturali perdono significato a favore di una visione sempre più allargata e condivisa del progetto. Il recente fenomeno di ‘trasmigrazione’ dei protagonisti dell’architettura e dell’interior design al mondo della nautica, puntualmente raccontato da Interni on Board, è solo una delle tante espressioni di questo processo di trasformazione culturale. Si tratta di un panorama dalle variabili sempre più articolate, entusiasmante per la ricchezza delle possibilità offerte ma suscettibile delle interpretazioni più disparate. La recente crisi economico-finanziaria sembra avere fatto, però, una salutare chiarezza. Quali sono e quali saranno in futuro i valori di riferimento dello yacht design? Il sociologo Francesco Morace sostiene che “il settore riacquisirà progressivamente nel tempo la propria dignità e la propria competenza, per incarnare il più grande bisogno emerso in questi ultimi due anni: tornare all’essenza delle cose e al cuore delle esperienze, senza rinunciare alla qualità autentica e liberandosi da tutte le complicazioni del consumo e dai suoi inutili eccessi”. I progetti presentati in questo numero sembrano andare proprio in questa direzione. A partire dal Vitruvius Exuma, prima imbarcazione a motore del cantiere Perini Navi: un explorer concepito per solcare i mari più lontani e avventurosi del mondo e non come uno yacht di lusso da esibire nei porti e nelle marine del Mediterraneo. Per arrivare all’Arcadia 85’, un innovativo concetto di barca che punta all’ecologia e al contenimento dei costi, e che proprio in questa ottica si avvale della partnership di un marchio leader del design italiano quale è il gruppo Poltrona Frau. La vera ‘trasversalità’ del progetto sta proprio in esperienze come queste, dove i vari saperi concorrono a un unico obiettivo comune e tutte le professionalità coinvolte condividono lo stesso sogno: continuare a fare del made in Italy un’icona di qualità, bellezza e innovazione. Gilda Bojardi

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Il cento piedi Susanna Af Stockholm, realizzato negli anni ’80 dal cantiere Tréhard Marine e recentemente rimesso a nuovo, per quanto riguarda gli interior, da Mårten Claesson, Eero Koivisto e Ola Rune.

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AmsTerDam WHarF

IN OLANDA, IN UNA ZONA INDUSTRIALE DISMESSA A NORD DI Amsterdam, UN pontile di cemento armato PER LA MOVIMENTAZIONE DELLE MERCI È STATO TRASFORMATO IN UN palazzo per uffici e laboratori IN GRADO DI ATTIVARE IL RECUPERO DELL’INTERA AREA PORTUALE progetto di OTH, Office for architecture and interior architecture testo di Matteo Vercelloni

VISTA COMPLESSIVA DELL’INTERVENTO DI TRASFORMAZIONE E DI RIUSO DEL PONTILE IN CEMENTO ARMATO CHE OGGI SOSTIENE IL NUOVO EDIFICIO LINEARE PER UFFICI E LABORATORI.

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Sopra: due immagini dello stato di abbandono del manufatto portuale prima dell’intervento di riuso. Sotto: particolare della testata della nuova costruzione poggiante sulla struttura in cemento armato preesistente.

U

na delle pratiche di riferimento della cultura del progetto urbano del nuovo millennio è senza dubbio quella del riuso, della reinvenzione architettonica e funzionale del manufatto urbano. I palazzi storici di enti o servizi pubblici e le vecchie fabbriche dismesse sono assunti come materiali di ‘ricostruzione’ della città contemporanea, attivandoli con progetti di riqualificazione a vasto raggio. Non solo. Anche elementi infrastrutturali, edifici funzionali e di supporto alla produzione industriale sono osservati con attenzione per il loro possibile ruolo protagonista all’interno di una logica sostenibile e di riduzione degli sprechi. All’eredità modernista della tradizionale pratica di demolizionericostruzione, sembra affiancarsi in modo sempre più convincente quella dell’analisi di tutte le condizioni al contorno in cui ogni preesistenza è interpretata come un patrimonio con cui confrontarsi, piuttosto che come un ‘ingombro’ inutile da eliminare. A prescindere quindi dal carattere e dal grado di ‘monumentalità’, ogni

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Nella pagina accanto: Particolare della doppia pelle vetrata dei fronti; un sistema di lame basculanti consente l’ottimizzazione climatica e un corretto impiego della ventilazione naturale.

edificio appare degno di interesse per le potenzialità che esso contiene e che sta ai progettisti scoprire ed enfatizzare. Insieme alle zone industriali delle ex periferie delle città industrializzate, accanto ad edifici centrali abbandonati, a stazioni ferroviarie dismesse, ad architetture religiose sconsacrate, anche le zone portuali industriali cominciano a conoscere l’importante percorso progettuale, sia a scala architettonica, sia urbana, del riuso del patrimonio edilizio urbano. Il progetto del Kraanspoor office building ad Amsterdam Nord rientra a pieno titolo in tale contesto, costituendo un esempio-guida capace di unire alla memoria storica della zona industriale la nuova funzione terziaria e di laboratori, nel tentativo di iniziare un generale processo di riqualificazione dell’area portuale. La zona della NDSM (Nederlandsche Dok en Scheepbouw Maatschappi) accoglieva un massiccio traffico navale mercantile. Qui, il lungo pontile di cemento armato del 1952, oggetto del

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Sopra: uno spazio di lavoro all’interno della nuova struttura. le facciate in courtain wall trasparente permettono una vista a 360° sull’intera area portuale. A destra: Alcune campate del pontile sono state trasformate in elementi chiusi e vetrati per la creazione dei vani scala e ascensori di risalita ai nuovi livelli superiori. Nella pagina accanto: una suggestiva immagine delle campate del pontile viste dall’alto. Si intravvedono le nuove passerelle poste lungo il fronte, che sottilineano il ‘carattere navale’ della costruzione.

progetto di recupero, su cui poggiavano le gru per la movimentazione delle merci, costituiva un’importante spina funzionale nell’ambito del complesso sistema delle banchine. Smantellate le gru e spostata l’attività navale, la struttura del pontile appariva come una sorta di rovina lineare, che lungo la riva poggiava i suoi sostegni nel mare. Lungo 270 metri, alto 13 e mezzo e largo quasi 9, il possente pontile appariva come una reliquia monumentale dell’industria navale della città, abbandonata come un immobile colosso tra mare e campagna, in una zona irrisolta e apparentemente dimenticata. L’idea di utilizzare la struttura come basamento di un nuovo parallelepipedo di vetro a tre piani della stessa lunghezza del manufatto storico si lega anche a quella più vasta e virtuosa di riqualificare l’intera zona partendo appunto da un

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primo progetto di architettura. Questo aggiunge alla struttura lineare di cemento armato un volume più largo per uffici e laboratori con un piano porticato che consente di cogliere lo stacco tra il vecchio e il nuovo. Il lungo volume aggiuntivo, la cui planimetria si adatta a usi ed esigenze diversi, offre una doppia facciata con un sistema di lame basculanti sempre in vetro, che consentono l’ottimizzazione climatica e un corretto impiego della ventilazione naturale. Alcune campate del pontile sono state trasformate in elementi chiusi di risalita ai livelli superiori, mentre un sistema di passerelle lungo il fronte sull’acqua sembra sottolineare il nuovo ‘carattere navale’ della costruzione che ha saputo reinventare figura e senso di un’infrastruttura portuale, unendo storia e memoria, modernità e futuro.

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Ancora legate a tradizionali modelli architettonici, le house boat costituiscono oggi un modo intelligente di fare turismo a basso impatto e, per i designer, un tema progettuale di grande attualità testo di Silvia Piardi foto di ©Paul Tahon and R & E Bouroullec

Abitare sull’acqua Scivola lungo la Senna La casa atelier galleggiante progettata da Erwan e Ronan Bouroullec con gli architetti Finot e Davers. Il progetto nasce dallo studio per una residenza destinata agli ospiti del centro d’arte Cneai.

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E

siste un modo di muoversi sull’acqua lentamente, godendo del paesaggio che le rive del fiume presentano, apprezzando le architetture disseminate sulle coste o la natura in tutta la sua variabilità. Basta affittare una house boat e percorrere uno dei molti itinerari possibili, anche in Italia. Arrivare nella laguna di Venezia, per esempio, approdare a Torcello o all’isola di San Francesco è possibile viaggiando a bordo di uno di questi mezzi. Modo intelligente di fare turismo a basso impatto: mezzi a noleggio, bassa velocità e bassi consumi, attenzione alla qualità del viaggio. La house boat è il terminale di un sistema di relazioni progettate a partire dall’itinerario, dai servizi, dalle opportunità che si possono creare durante la navigazione, consentendo sempre però di costruirsi il proprio ritmo e le proprie soste. Le barche sono confortevoli e dotate di tutto quanto serve per una navigazione di qualche giorno. Il dato curioso è che le barche sembrano essersi sottratte al passare del tempo: linee anni Settanta, ispirate alla velocità, e carene aggressive portano in giro a cinque nodi turisti sonnolenti.

Vetroresina bianca con finiture blu, sedie di plastica e ombrelloni da spiaggia creano una silhouette che si fotografa sullo sfondo del Canal Grande o di una villa palladiana, creando un notevole spaesamento estetico. La tassonomia delle house boat prevede diverse caselle, dalla casa galleggiante privata o in affitto, ormeggiata lungo le sponde dei fiumi urbani, alla chiatta navigante e abitata, alla house boat da affitto, che fa parte di una flotta e che prevede crociere di qualche giorno o settimana. Proprio questa ultima categoria è quella che non ha ancora trovato una sua dignità formale. Come i camper, figli di un dio minore, né macchina, né casa, sacrificati sull’altare della generosità degli spazi abitabili: tante cabine, possibilmente ognuna con il suo bagno di pertinenza, un volume che cresce a dismisura su uno chassis predefinito e che è in bilico tra il negare e il sottolineare la sua natura girovaga. Anche in altri Paesi sembra che questa tipologia di barca sia sopravvissuta a qualsiasi ripensamento progettuale, forse perché destinata a un turista tendenzialmente tradizionale, forse perché l’investimento nel cambiamento non vale la pena, dal momento che le barche, così come sono, dal punto di vista dell’uso, funzionano mediamente bene. Gli interni assomigliano a roulotte un po’ demodé: compensati marini, tinte neutre, tendine, cuscini non rendono giustizia all’intelligenza degli spazi, che sono ampi e ben organizzati. Se pensiamo alla qualità delle crociere dal punto di vista ambientale e culturale non si può esimersi dal riflettere sulla possibilità di migliorare l’unico anello debole, dal punto di vista della qualità estetica, del ‘pacchetto’ turistico offerto. La ricerca di una coerenza formale propria del mezzo non è cosa da poco, ma è molto stimolante riflettere su una via del design italiano in grado di dare qualità anche al mezzo di trasporto. Un tentativo è stato fatto all’interno del Master in Yacht Design del Politecnico di Milano, sotto la guida del prof. Massimo Musio Sale, grazie alla disponibilità della House Boat Italia. La brevità del tempo a disposizione ha permesso solo di abbozzare alcune ipotesi di lavoro e di proporre alcune soluzioni, ma la strada per dare identità e dignità a questa tipologia è ancora in gran parte da percorrere.

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Floating home

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Germania, Emirati e West Coast: tre modi di immaginare la nuova houseboat. Ecologia e risparmio favoriscono il ritorno della casa galleggiante, trasformata attraverso un uso intelligente degli strumenti della tecnologia e del design

di Alessandro Rocca

A Seattle abitare sull’acqua è una tradizione ancora viva e un’opzione assolutamente reale. In un quartiere di houseboat tradizionali si inserisce la Floating Home progettata dallo studio degli architetti Vandeventer e Carlander. L’esterno si presenta come un cubo, rivestito da lastre di fibrocemento, scavato dalle logge e dalle ampie finestre che portano l’acqua a stretto contatto visivo con lo spazio domestico (foto di Ben Benschneider). Nella pagina accanto: Infissi e vani di porte e finestre sono realizzati in cedro giallo, i pavimenti sono in parquet di bambù e in cemento lisciato (foto di Ben Benschneider).

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L

a casa galleggiante, in Europa come in America, rimanda all’idea romantica del battello riciclato e trasformato in abitazione bohé mienne, come nel caso delle celebri péniche parigine, le vecchie chiatte mercantili ormeggiate lungo la Senna e riconvertite in alloggi esclusivi, lounge bar e ristoranti. Ma oggi sono frequenti i tentativi di applicare alla casa galleggiante i criteri tecnici ed estetici del design contemporaneo. E i nostri tempi, tra crisi energetiche ed emergenze ecologiche, sembrano sempre più favorevoli a progetti capaci di reinventare modi e stili dell’abitare e di affrontare la questione centrale: conciliare comfort e stile contemporaneo con la diminuzione delle risorse disponibili.

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A Dubai Marina, due catamarani diventano la base galleggiante di una casa super lusso

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Non mancano iniziative imprenditoriali basate sulla produzione e vendita di case galleggianti prefabbricate, come quelle proposte in Inghilterra da Floating Concepts e in Danimarca da Waterliving, ma spesso le soluzioni più interessanti sono quelle che nascono da un’occasione specifica e che crescono in modo originale, e il volto del futuro è sempre più nelle combinazioni inedite tra elementi consueti e soluzioni avveniristiche. Tanto in architettura che nella nautica, spesso la cultura di riferimento è quella del design, terreno di progettazione agile, con una filosofia attenta ai costi e ai materiali e una sensibilità per convogliare i gusti e le mode correnti su nuove invenzioni tecniche. Nel caso del progetto Silberfish, i designer Flo Florian e Sascha Akkermann, titolari dello studio ConfusedDirection, mostrano idee ben chiare: “Vivere su una casa galleggiante ti riporta al contatto diretto con la natura, anche se sei nel centro della città”,

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‘O’ de Squisito è il nome della house boat di Leen Vandaele; è un pied-à-terre sul mare di Dubai che l’architetto di interni di origine belga usa anche come foresteria, per riunioni di lavoro e altre occasioni pubbliche e private. Il ponte superiore è in gran parte occupato dal grande living, dalla cucina e da una zona pranzo. Al piano inferiore si trovano cabine e servizi e la cabina di pilotaggio.

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FLOATING HOME / 13

racconta Sascha, che ha ormeggiato il suo Silberfish nei canali di Orenburg, nella Germania nord occidentale. “Sei vicino all’acqua e puoi sentire la tua casa oscillare lievemente nel vento”. Il loro progetto sviluppa temi attuali come la sostenibilità energetica, il nomadismo urbano e il low cost in un esito molto interessante e particolare, una casa-barca galleggiante che è costata soltanto 115.000 euro e che offre spazi e qualità, 40 metri quadri di ottimo comfort. Un piccolo terrazzo fronteggia l’ingresso, un living all’aperto per la bella stagione, mentre sul tetto si trova un vero e proprio giardino pensile in cui si possono coltivare fiori e piccole piante e che, sia d’estate che d’inverno, agisce come un utile isolante termico. Eco-friendly, costruito con legno riciclato e ad emissioni zero, Silberfish (il pesce d’argento) può contare anche sulla qualità degli interni: il living è arredato con elementi realizzati su disegno di Flo e Sascha, mentre la zona notte si

trova nel soppalco, illuminata e areata dall’abbaino che spunta in mezzo al tetto giardino. Se Silberfish è giovane, casual ed economico, a Dubai troviamo una casa galleggiante firmata da Ahmed Ebrahim Alkandary, di X-Architects, insieme alla committente, l’architetto d’interni belga Leen Vandaele. Si tratta di una penthouse ultramoderna che pare estratta dal top di un avveniristico grattacielo degli Emirati, una villa sull’acqua che interpreta senza risparmio i lussuosi e tecnologici parametri della dolce vita del golfo. La struttura di alluminio e vetro è appoggiata sugli scafi di un catamarano e ha una dimensione di 20 metri per 6,70, per 5 metri di altezza. Sul ponte di coperta si trovano living, cucina e una zona pranzo informale mentre al livello inferiore si trovano le camere da letto, con i loro servizi, e la cabina di pilotaggio, per una superficie totale di 220 metri quadri a cui si aggiunge la copertura a terrazza.

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Battezzato col singolare nome di ‘O’ de Squisito, la villa natante di Vandaele è utilizzata anche come location di eventi mondani e come set cinematografico per videoclip e spot pubblicitari (Mtv, De Beers). Negli Stati Uniti, la casa galleggiante è particolarmente diffusa in alcune aree del sud e della costa ovest, come a Seattle, città d’acqua collocata in un paesaggio naturale di eccezionale bellezza, tra il fiordo del Puget Sound e il lago Washington. Qui, dopo la fine della seconda guerra mondiale, le case galleggianti si contavano a migliaia e oggi, secondo la locale Floating Homes Association, esistono circa cinquecento case

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galleggianti regolarmente registrate. Si tratta, per la maggior parte, di case tradizionali, costruite con il tipico sistema ‘shingle style’, cioè interamente in legno e con le facciate coperte dalle caratteristiche assicelle orizzontali, spesso colorate a tinte pastello, e con le finestre incorniciate in bianco. I clienti dello studio di architettura Vandeventer e Carlander, dopo aver acquistato un lotto ‘liquido’ sul lago Union, nel centro della città, volevano però una casa assolutamente moderna, non solo sotto l’aspetto energetico e del comfort ma anche sotto quello dell’immagine, sia negli interni che negli esterni. E in effetti i due architetti sono riusciti a materializzare un’idea di casa

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sostenibilità energetica, nomadismo urbano e low cost, con legno riciclato e zero emissioni

Silberfisch, la casa-barca galleggiante disegnata da Confused Direction e ormeggiata nei canali di Orenburg, in Germania. è costata soltanto 115.000 euro e offre 40 metri quadri di ottimo comfort, con terrazza e tetto giardino. Il living è arredato con elementi su disegno, mentre la zona notte si trova nel soppalco.

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galleggiante molto diversa dalla tradizione e decisamente partecipe del gusto contemporaneo. Ma non è solo questione di stile. Infatti, il progetto sviluppa con molta cura i vincoli e le potenzialità della situazione nautica e riesce a rappresentare quella combinazione di leggerezza e di stabilità che sembra un requisito indispensabile per ogni autentica house boat. Le generose vetrate, insieme alla loggia del piano superiore e al parapetto trasparente del tetto a terrazza, rendono il volume leggero e permeabile, così come fanno anche i pannelli, in fibrocemento e alluminio, che rivestono buona parte delle facciate e che giocano con i toni cangianti, dall’azzurro al grigio dorato,

della morbida luminosità del lago. Anche negli interni la fluidità degli spazi e la ricercata sobrietà dei materiali costruiscono un ambiente accogliente e ben organizzato. Sono dominanti i toni caldi del legno con i pavimenti in bambù, la pergola in mogano e il rivestimento di pareti e soffitti in consistenti pannelli di cedro giallo (proveniente dalla non lontana Alaska che, da Seattle, dista ‘solo’ 1200 chilometri).

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H2ome Prua dritta, sovrastruttura bassa, poppa aperta, interni spaziosi. Massima espressione di villa sull’acqua e frutto di una lunga progettazione navale, questo 44 metri combina le caratteristiche di uno yacht a motore con quelle di uno a vela

progetto di Navirex/Hdueo/A-Lab foto di Alberto Cocchi testo di Simona Spriano

Lunga 44 metri e larga 8, H2ome è costruita in lega leggera. Sul fly, in teak sbiancato come il ponte principale, si trovano una zona pranzo e un ampio prendisole. Nella pagina accanto, un particolare dell’area living arredata con divani Fendi Casa, tavolini e tavolo da pranzo di produzione artigianale.

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H2OME Lunghezza fuoritutto 44 m Larghezza massima 8 m Motorizzazioni Cat C 32 Acert, 2 x 1342 kW Vericor TF 50 1 x 3220 kW Velocità di crociera 18 nodi Velocità massima 36 nodi Materiale di costruzione lega leggera Ospiti 10 in 5 cabine Equipaggio 8 Progetto navale e design degli esterni armatore + Mario Grasso (Studio Navirex) Design degli interni Raffella Bergè (Hdueo) + Federica Giovannone e Marina Grasso (A-Lab) Cantiere MMGI, Monfalcone

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Sopra: il continuo susseguirsi di vetrate a tutta altezza regala al salone grande luminosità e un panorama sul mare a 360°. A sinistra, una veduta d’insieme dell’H2ome. la fascia di vetro temperato che percorre lo yacht in tutta la sua lunghezza nasconde gli oblò, slancia e dà unità estetica allo scafo.

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uarantaquattro metri di puro design e sofisticata progettazione navale. Uno yacht così non lascia indifferenti e certo non passa inosservato. Sviluppato su due ponti e completato da un fly mozzafiato, dispone sia internamente che esternamente d’incredibili spazi. Il senso di continuità e apertura che lo caratterizza non riguarda solo la divisione tra pozzetto a soggiorno ma addirittura il mare. La poppa, libera da qualsiasi barriera, lo lascia salire a bordo tramite terrazze slivellate da pochi gradini, su cui sono poggiati enormi cuscinerie che si perdono sul teak

sbiancato che copre il ponte principale, interni compresi, e il fly. La sovrastruttura, in lega leggera come lo scafo, è caratterizzata da vetrate a tutta altezza interrotte solo dagli elementi di sostegno. La zona living acquisisce così la luminosità e il panorama tipici di una veranda sul mare, solo che a 360°. Divani e abat jour bianche definiscono i contorni del soggiorno insieme a tavolini su cui poggiano elementi marini. Procedendo verso prua, due lussureggianti pareti vegetali separano la zona dining e incorniciano il quadro di Mario Schifano che fa da sfondo al tavolo.

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l’area pranzo, separata dal salone da una parete vegetale e incorniciata da un quadro di Mario Schifano. Altre opere di particolare rilievo estetico sono presenti nelle cabine.

“Scendendo dal main al lower deck” racconta l’architetto Federica Giovannone dello studio A-Lab, autore del progetto degli interni, “si ha la sensazione di entrare in un ambiente ‘sommerso’: un velo d’acqua scorre sulla parete della nicchia frontale alla scala, la madreperla riveste il corridoio e le porte, che, volutamente senza maniglie, si aprono con un semplice e magico tocco”. Cinque le cabine disposte, una sfida vinta il renderle spaziose nonostante lo stretto scafo. L’armatoriale a poppa è a tutto baglio mentre le altre quattro sono a centro scafo. Pannelli montati su silent block e staccati tra loro negli spigoli ne nascondono l’illuminazione realizzata con led strips; nei bagni e nel salone la stessa tecnica è stata utilizzata a cielino. Sempre nella zona notte è particolare l’utilizzo dei listelli di rovere di diverse profondità per rivestire una parete in ogni cabina celando gli armadi nelle ospiti, le porte d’accesso al bagno e al guardaroba nell’armatoriale. Federica Giovannone, che ha realizzato gli interni con la collega Marina Grasso, sempre di A-Lab, e Raffaella Bergè di Hdueo Design, ricorda come “d’accordo con gli armatori siano stati scelti materiali ricchi ed importanti come il marmo nero belgio per il rivestimento dei bagni, in modo da contrastare e nello stesso tempo valorizzare gli arredi semplici e lineari”. La moderna cucina per comodità è stata posizionata a prua del lower deck, prima della zona in cui alloggiano gli otto membri d’equipaggio. Tutti gli ambienti del ponte inferiore, tranne l’armatoriale, ricevono luce naturale tramite oblò dall’esterno invisibili.

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In alto: la cabina dell’armatore, arredata, come tutti gli altri ambienti della barca, con pochi elementi che combinano un minimalismo contemporaneo con citazioni art déco. Le finestre verticali sono le uniche visibili dall’esterno. Sopra, da sinistra: la cabina armatoriale; il corridoio rivestito in madreperla (Zanin Luxury Coverings) che disimpegna le cabine e che, in corrispondenza della scala, si apre in una nicchia percorsa da Un velo d’acqua; una delle quattro cabine ospiti attrezzata con letti gemelli. Nella pagina accanto: il bagno armatoriale, rivestito in madreperla e marmo nero belgio, con pavimento in parquet di rovere tinto.

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“Si voleva evitare l’effetto dello scafo bucato”, spiega l’architetto, “così si è scelto di nasconderli dietro ad una fascia di vetro temperato che slancia e dà unità estetica allo scafo. Tuttavia, per lasciare un elemento forte che nello stesso tempo potesse ‘segnare’ la localizzazione degli ambienti padronali, sono stati realizzati due tagli verticali, appunto le finestre della cabina master, che rompessero la longitudinalità della fascia di vetro”. L’incontro tra lo studio A-Lab e l’armatore è avvenuto occasionalmente a Cannes nel 2006 e nel 2007 è partita la progettazione di H2ome. “L’armatore”, spiega, “è venuto da noi con un’idea precisa. È una persona molto preparata sia dal punto di vista tecnico che estetico. Durante la costruzione della barca ci trovavamo in cantiere e

percorrendo in discesa la scala main-lower deck ha notato che qualcosa non tornava. Dopo vari controlli, salendo e scendendo ci siamo accorti che uno scalino risultava più alto di mezzo cm rispetto agli altri”. H2ome è la massima espressione di villa sull’acqua ma è anche il risultato di un ottimo lavoro di progettazione grazie al quale la proprietà stessa e Mario Grasso dello studio Navirex, che insieme si sono occupati del progetto navale, sono riusciti ad ottenere un’imbarcazione con carena ‘wave piercing’, in grado di navigare a oltre 30 nodi, con mare di prua e onde di circa due metri, spostando pochissima acqua. In sostanza, invece di cavalcare i flutti li taglia, caratteristica tipica delle barche a vela.

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Arcadia 85’ progetto di Francesco Guida/Arcadia Yachts foto di Gianfranco Capodilupo testo di Decio G. R. Carugati

Arcadia Yachts è Un innovativo concetto di barca che puntA All’ecologia E al contenimento DEI COSTI. GRAZIE ALLA PARTNERSHIP CON IL gruppo Poltrona Frau PORTA A BORDO IL MEGLIO DEL DESIGN ITALIANO

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Sopra: il salone al ponte principale dell’Arcadia 85’, prima unità della gamma Arcadia Yachts. come tutti gli ambienti della barca, è arredato con elementi che l’armatore può liberamente scegliere dai cataloghi dei marchi del gruppo Poltrona Frau. a sinistra, la poltroncina Aster x di Poltrona Frau e la lampada Big Shadow di Cappellini; a destra, la chaise longue LC4, la sedia passion e il divano Met, tutti di Cassina.

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ARCADIA 85’ Lunghezza fuori tutto 25,90 m Larghezza massima 7,15 m Motorizzazione 2MAN 730 R6 Velocità di crociera 17,5 nodi Progetto Francesco Guida Interni Centro Stile Arcadia Yachts Cantiere Arcadia Yacht

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Sopra, il salone. La sovrastruttura è tutta in vetrocamera SchÜCO CHE CONTIENE MODULI FOTOVOLTAICI PER LA RICARICA DELLE BATTERIE. Un sistema di tende scorrevoli permette di regolare la luminosità. A destra, il pozzetto di circa 70 metri quadri che si configura come un vero e proprio living. Nella pagina accanto, una veduta d’insieme dell’Arcadia 85’ che mette in evidenza il suo concept innovativo. La carena semiplanante consente un notevole risparmio di carburante; è inoltre prevista, su richiesta, la motorizzazione ibrida.

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A

rcadia, come riferimento all’omonima regione greca, a un paesaggio di serenità incantata favoleggiato dai poeti bucolici. Il nome rappresenta uno stile di vita in simbiosi con la natura. Pertanto i modi distinguono la qualità del mezzo, Arcadia 85’, per abitare e navigare il mare. “Il progetto,” conferma Francesco Guida, ingegnere navale, designer, imprenditore, “nasce dal desiderio di creare le migliori condizioni di vita a bordo, a contatto e a favore del contesto naturale. Innanzitutto una prima considerazione riguarda l’opera viva costituita da una carena semiplanante caratteristica delle barche da lavoro e da pesca, adatta a tutti i mari, con notevole risparmio di carburante. Su richiesta, l’apparecchio motorio può essere fornito a concezione ibrida, termica ed elettrica, con ulteriori vantaggi per il basso impatto. Criterio d’altro canto perseguito in differenti dotazioni.

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L’ampia suite armatoriale, che in alternativa può essere sostituita da due cabine vip. L’allestimento standard dell’Arcadia 85’ prevede 4 cabine più 2 dell’equipaggio. Un nuovo e semplice sistema di assemblaggio, che si avvale di controstampi in resina per le zone a prua della barca che rimangono invariate, permette di contenere tempi e costi di costruzione.

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Le linee dello scafo non contrastano, sposano morbide e suadenti la sovrastruttura realizzata interamente in vetrocamera, secondo il sistema Schüco: applicazione laterale verticale e con pannelli solari, moduli fotovoltaici per la ricarica delle batterie (4kw.), inseriti nelle sezioni superiori ad andamento orizzontale. Il posizionamento della timoneria a pruavia accentua l’ampiezza dello spazio fruibile al centro, estendendo e comprendendo, nel gioco dei volumi, lo specchio di poppa protetto per la più parte da una protesi strutturale. Un sistema di tende scorrevoli permette di attenuare l’intensità della luce naturale, isolando all’occasione ambiti esclusivi di privacy. Il disegno della sovrastruttura favorisce la godibilità degli spazi assolutamente regolari. E questo con l’indubbio vantaggio di non vincolare la scelta degli arredi alla produzione di tipo artigianale navale”.

Sopra, una delle due cabine doppie che si aprono sui lati del corridoio al ponte inferiore. A destra, l’ampio ambiente bagno/dressing in comunicazione diretta con la cabina armatoriale a tutto baglio. Nella pagina accanto: la cucina al ponte principale, posta tra il salone e la zona pranzo a prua.

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Il concept Arcadia si fa dunque vettore di novità in campo nautico, con l’abbandono della configurazione altamente performante, della velocità per la velocità, motivi spesso di scomodità, di forte rumorosità, cercando nell’equilibrio formale e sostanziale la conciliazione con l’ambito naturale, il privilegio di una pluralità di prestazioni mirate al miglior comfort di vita a bordo. L’accordo con Poltrona Frau Group, che comprende Cassina, Cappellini, Alias, Gebrüder Thonet Vienna, Gufram e Nemo, marchi che sono parte della storia del design del mobile in Italia e nel mondo, segna invece una svolta radicale nell’organizzazione degli spazi abitabili interni e esterni che vengono dotati di mobili di produzione seriale, eccellenze del made in Italy, firmati da designer di fama internazionale, salvo il caso dei su misura, letti, prendisole e quant’altro, eseguiti dalle stesse aziende del gruppo su disegno dell’ufficio stile del cantiere. Ecco come ad esempio la chaise longue LC4 di Le Corbusier della collezione I Maestri di Cassina, primeggia nella suite armatoriale e il sistema di sedute Quadra di Pier Luigi Cerri per Poltrona Frau campeggia, in composizione ad angolo, nel salone al primo ponte, mentre accanto figurano, sempre prodotti Frau, le due poltroncine Aster X di Jean Marie Massaud. Un fatto non da poco quando l’armatore

interessato ad Arcadia è in grado di confermare la proposta arredativa del cantiere o di scegliere differenti soluzioni, consultando i cataloghi delle aziende in questione. In seguito potrà sempre acquistare dalle stesse nuovi pezzi per sostituire quel tavolo, divano o poltrona non corrispondente più alle sue esigenze. In tal caso l’impianto scenico si dimostra passibile di mutamento nel tempo, senza alcuna compromissione strutturale. Una vera eccezione in campo nautico dove spesso il variare dei gusti comporta il completo rifacimento di un precedente assetto. “Anche in questo,” conclude Francesco Guida, “il progetto rivendica l’intenzione etica. Arcadia si fa luogo di raffinato comfort, habitat nel mare e per il mare, privilegio di fortunati cultori, in grado di apprezzare la connaturata disposizione degli spazi a uno stile di vita in simbiosi con la natura”.

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Exuma Progettata e attrezzata per crociere esplorative nelle zone piĂš belle e remote del mondo, la prima unitĂ della serie Vitruvius marchiata Picchiotti segna il debutto del Gruppo Perini Navi nel settore delle barche a motore

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progetto di Philippe Briand/Perini Navi foto di Giuliano Sargentini/Michele Lombardo M1 Media testo di Decio G. R. Carugati

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Sopra: lo scafo in alluminio dell’ Exuma si apre a prua, su entrambi i lati, mediante due portelloni ad ali di gabbiano. I due garage ospitano alcuni dei numerosi equipaggiamenti per l’esplorazione di cui la barca è dotata. Accanto: l’hovercraft Hov Pod da 12’ esce da uno dei garage di prua. Nella pagina accanto: i piani generali dell’ Exuma e una foto dell’explorer in navigazione che mette in evidenza le linee filanti caratteristiche di tutta la gamma Vitruvius (44, 50, 55 e 73 metri).

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EXUMA Lunghezza fuori tutto 50 m Larghezza massima 9,50 m Motorizzazione 2x Cartepillar C32 Velocità massima 16,5 kn Design Vitruvius Ltd Architettura Navale Philippe Briand Interior Design Perini Navi Cantiere Picchiotti Perini Navi Group

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itruvius è un concept di barca, anzi di nave. E la prima unità di gamma dei Cantieri Picchiotti, del Gruppo Perini Navi, non è una nave qualsiasi: Exuma 50 m., per espressa volontà dell’armatore, è un explorer a tutti gli effetti. In mare, appare come cuneo che fende i flutti, evoca il bateau ivre, frutto della fervida immaginazione di Rimbaud. “L’imbarcazione che dice ‘io’”, annota Roland Barthes, “e, liberata dalla propria concavità, può far passare l’uomo da una psicanalisi della caverna a una vera poetica dell’esplorazione…”. Anche se Exuma, nelle valenze estetiche, nei contenuti tecnico funzionali, nel comfort degli spazi

abitativi, va ben oltre la mera rappresentazione della primaria destinazione d’uso. All’impatto colpisce l’equilibrio delle linee esterne, rette e curve, che si interrelano nello sviluppo configurale. Parimenti sono stilemi di identificazione la prua dritta e profonda, le ampie finestrature scandite con precisione geometrica, l’elegante disegno dell’albero dei segnali. Nel definire il concept del nuovo motor yacht, Philippe Briand si avvale della sua profonda esperienza nella progettazione degli scafi delle barche a vela, dove la distribuzione dei volumi e lo studio dei pesi sono ottimizzati per raggiungere la migliore efficienza prestazionale.

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Ancor più in Exuma, quando gli spazi abitativi confinano con le aree riservate al posizionamento di attrezzi indispensabili. Due garage laterali a prua con portelloni ad ali di gabbiano, azionati da pistoni oleodinamici, ospitano l’uno un mezzo anfibio con telaio e meccanica Iveco Campagnola, l’altro un Hovercraft, mentre in volumi aggiuntivi sono presenti due tender, due scooter elettrici stradali, due seabob e un jet sky. I mezzi, tutti diversificati nelle attitudini, assicurano il collegamento nave terra nave, nei contesti più difficili, dove impossibile è l’attracco o la sosta sotto costa per provvedere all’approvvigionamento di generi di prima necessità. Anche se, grazie a un ridotto pescaggio della carena, Exuma è in grado di navigare persino in acque poco profonde, rispondendo dunque pienamente alle esigenze

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inerenti al ruolo, compresi il ridotto consumo di carburante e la massima autonomia. Per quanto riguarda gli spazi interni ed esterni destinati all’habitat dell’armatore e dei suoi ospiti: “Abbiamo cercato,” commenta Bernardo Chichi, chief del Centro Stile Perini Navi, “di non contrastare con scelte prevaricanti di materiali e di arredi, l’equilibrio d’insieme perseguito nel concept da Philippe Briand. Ecco allora, criterio di base, la pavimentazione unica, teak naturale a doghe lunghe, i soffitti a pannelli laccati antireflex, le pareti, rivestite con pannelli di quercia naturale accostati ad altri della stessa essenza spazzolati e patinati in grigio, le porte in cuoio grigio. Criterio che rinnova i leit motiv di una squisita tradizione marinara dove i mobili presenti negli spazi sono per lo più strutturali e di impeccabile cura

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artigiana. Se la quercia è il legno dominante, ben si accosta al marmo cipollino apuano dei lavelli e del rivestimento a parete dei bagni”. La scala ospiti collega, a centro nave, i tre ponti. Al main deck la suite armatoriale figura a tutto baglio, costituita da due cabine, l’una singola, l’altra doppia con bagni indipendenti a murata. Al bridge deck spicca l’area relax a poppavia dove primeggia l’ampia vasca idromassaggio. Al lower deck, oltre a due vip e a una cabina a due letti con relativi bagni, una palestra si presta alla trasformazione in quarta cabina ribaltando due letti a parete. Dato interessante, l’armatore, gli ospiti, l’equipaggio si muovono in spazi assolutamente indipendenti che, soprattutto nelle lunghe permanenze a bordo, quando la privacy è condizione essenziale, rafforzano il piacere di attimi di socialità.

L’arredamento interno è stato progettato dagli Interior Designer di Perini Navi all’insegna della tradizione classica marinara e realizzato essenzialmente mediante l’utilizzo di rovere, teak e marmo italiano. Sopra, il salone del ponte principale, ripartito tra area conversazione e area pranzo. Nella pagina accanto, la cabina armatoriale e la cucina, entrambe poste al main deck.

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Uno yacht di 58,50 metri, realizzato da Cantieri Navali Baglietto, che William Sawaya ha definito all’interno come una villa galleggiante su quattro piani. La trasposizione di un lusso domestico contemporaneo declinato in chiave progettuale, capace di trasformare gli spazi sull’acqua in vere e proprie stanze architettoniche

progetto di William Sawaya foto di Donato Santoro testo di Matteo Vercelloni

VIKY Lunghezza fuori tutto 58,50 m Larghezza massima 10,70 m Motorizzazioni 2 x 3700 hp (2 x 2720 kW) Velocità massima 23 nodi Progetto sovrastruttura Franco Bruno Linee d’acqua e idrodinamica Camuzzi Nautica Engineering Progetto interni William Sawaya Cantiere Cantieri Navali Baglietto

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Un insolito caminetto con parete rivestita in pelle galuchat enfatizza l’atmosfera domestica che William Sawaya ha creato per gli interni del megayacht Viky, realizzato da Cantieri Navali Baglietto. Le Sedute pouf Fjord sono prodotte da Moroso. Nella pagina accanto: una vista esterna del Viky e un dettaglio della sitting area del sun deck, con la seduta da esterni Canasta di B&B Italia.

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Sotto: il grande salone al ponte principale. Poltrone gialle della collezione Blue Velvet, console Flavia e lampade da tavolo Girl’s Best Friend, tutto di William Sawaya per Sawaya & Moroni. In basso: la scala che collega il main deck con il wheelhouse deck. la sala da pranzo è arredata con le poltroncine Amy e i tavoli Klapsons di William Sawaya per Sawaya & Moroni. Il Muro verde di piante tropicali è progettato da Patrick Blanc.

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li elementi canonici della villa europea ci sono tutti: il lampadario di cristallo nel salone, il caminetto e le finestre schermate, le sale e le stanze e, non ultimo, il giardino, qui in chiave verticale. Ciò che manca è solo il contesto territoriale: siamo infatti sull’acqua e la ‘villa’ appare così volutamente in movimento, alla ricerca continua di nuovi scenari e di orizzonti da scoprire. La traduzione di sapori e soluzioni legati agli interni domestici caratterizza ormai da più di un decennio le nuove grandi imbarcazioni da diporto, gli yacht a motore o quelli a vela di ultima generazione, ma in questo caso il carattere di vero e proprio ‘palazzo flottante’ che William Sawaya ha voluto dare al progetto degli spazi del megayacht Viky, un semidislocante di 58 metri realizzato dai Cantieri Navali Baglietto, appare più che una dichiarazione d’intenti un vero e proprio programma progettuale. Si tratta infatti di una sinergia di soluzioni che dall’impianto distributivo su quattro ponti si spinge sino alla definizione dei dettagli, alla palette materica e cromatica giocata su un’avvolgente tonalità beige declinata però in preziose sfumature che sovrappongono e uniscono materiali ben miscelabili. Un certo distacco è percepibile tra l’immagine esterna dell’imbarcazione e la definizione dell’atmosfera degli spazi in essa contenuti. Volutamente difficile, per esempio, riconoscere gli oblò e le tradizionali finestre a nastro nei ponti

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principale, inferiore e superiore, negati e ridisegnati dalla nuova pelle architettonica interna in legno di rovere, un’essenziale boiserie chiamata a ‘costruire palazzo’, a disegnare un ritmo di finestre con vetri frost, schermate da tendaggi, che si distribuiscono nelle stanze in modo regolare e continuo, dal salone d’ingresso alle camere da letto, costituite dall’armatoriale e dalle quattro dedicate agli ospiti. Al main deck si apre il grande salone, anticipato da una zona bar con bancone illuminato che funge da elemento di accoglienza e spazio di preparazione al servizio del pozzetto di poppa. Nel soffitto lucido che dilata l’oggettivo limite di altezza, è incassato un lampadario di cristallo che si spinge oltre il plafone per proseguire sulla sommità denunciando apertamente la sua dimensione e profondità, per essere accolto e celato nella base del tavolo da pranzo esterno del ponte superiore. Sul parquet di noce (un altro riferimento all’universo domestico), segnato da un percorso centrale, sono distribuiti arredi su disegno e accoglienti divani allineati alle pareti finestrate. Sulla destra è collocato un inconsueto caminetto navale, incassato in una parete rivestita in galuchat e incorniciato da una fascia di acciaio. Nel mezzo, una quinta fissa, che contiene il televisore bifronte, segna il passaggio alla zona pranzo. Questa è pensata come spazio flessibile, attrezzata con un sistema di tavolini su disegno (ognuno dei quali riporta sul piano il

disegno di un continente) che possono cambiare configurazione e diventare un lungo tavolo per cene numerose grazie alla semplice applicazione di un piano che ne trasforma dimensione e figura. Così la sala da pranzo, che funge da ulteriore salotto con divani laterali e tavolini di servizio, può ospitare un banchetto di cinque metri di lunghezza con grande facilità di movimento e montaggio. Da qui si sviluppa la scala, assunta come cerniera distributiva centrale che separa dalla cucina e dalla zona a prua dell’armatore, composta da studio e ampia zona notte con bagni e cabine armadio dedicate.

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Il grande lampadario in cristallo della sala da pranzo si spinge oltre il plafone, dilatando l’altezza dell’ambiente; al ponte superiore viene accolto e celato nella base del tavolo da pranzo esterno. Realizzato su disegno di William Sawaya.

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novembre 2010 Interni onboard A sinistra, dall’alto: lo studio dell’armatore, attrezzato con la scrivania Khamì di Sawaya & Moroni e le poltrone 684 di Cassina; la cabina dell’armatore, con le poltrone Antibodi di Moroso e il tavolino Girl’s Best Friend di Sawaya & Moroni. Sotto, la zona relax antistante la Spa e il bagno turco situati all’upper deck, con il muro vegetale di Patrick Blanc. Il pavimento è in mosaico di Sicis, le chaise longue appartengono alla collezione Privé di Philippe Starck per Cassina. Nella pagina accanto: il day bed posto di fronte alla televisione nel salottino della master cabin. Realizzato appositamente da Sawaya & Moroni, è abbinato a un Pouf Fjord di Moroso e ai tavolini V-lounge di William Sawaya per Sawaya & Moroni.

Le altre quattro stanze per ospiti, con bagno proprio e ad alto grado di comfort, sono collocate nella parte centrale del lower deck, raccolte intorno a una piccola lobby da cui si sviluppa la scala laterale di collegamento al livello superiore. Dalla sala da pranzo il doppio livello del vano scala centrale si apre sul giardino verticale, realizzato da Patrick Blanc e illuminato in modo scenografico, che separa l’area relax dalla zona di comando. La SPA, con bagno turco, si configura come una ‘stanza del benessere’: il pavimento e la panca sono rivestiti con mosaico bianco e platino a strisce alternate, a creare una sensazione di continuità tra le superfici degli ambienti. Dalla zona per la cura e il relax del corpo si accede allo spazio esterno dell’upper deck, dove è posizionato il grande tavolo da pranzo esterno. Lateralmente a questo grande elemento conviviale su disegno dipartono le due scale laterali simmetriche che conducono al sun deck sulla sommità dell’imbarcazione. All’intorno di una grande vasca a idromassaggio sono disposti i lettini prendisole, mentre schermato a un sofisticato sistema brise-soleil con nebulizzatore intermittente trova spazio un’ultima ampia zona relax en plein air, con ulteriori lettini imbottiti e ‘mobile bar’ conclusivo ricavato posizionando una serie di sgabelli fissi lungo il parapetto assunto impropriamente quale bancone panoramico: l’equivalente del gazebo e del berceau vegetale del parco della villa europea reinventata per quest’occasione sull’acqua.

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Uno yacht francese, nato negli anni ’80, trasformato in uno spazio semplice e razionale ma allo stesso tempo caldo ed accogliente. È l’ultima fatica del trio svedese Claesson Koivisto Rune che ha applicato alla nautica la logica degli interior

SUSANNA AF STOCKHOLM Lunghezza fuori tutto 30,50 m Larghezza massima 8 m Motorizzazioni 2 x 152 kW CAT diesel Velocità di crociera 17 nodi Progetto Gilles Vaton Rifacimento interior Claesson Koivisto Rune Cantiere Tréhard Marine, France

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Il cento piedi Susanna Af Stockholm in crociera nel Mediterraneo. Lo yacht, realizzato in Francia nei primi anni ’80 dal cantiere Tréhard Marine, è stato recentemente rimesso a nuovo per quanto riguarda gli interior da Mårten Claesson, Eero Koivisto e Ola Rune in collaborazione con Palle Nilstein.

progetto di Claesson Koivisto Rune foto di Rasmus Norlander testo di Laura Traldi

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La zona dining, con gli arredi in legno di noce e le sedute ricoperte in pelle, tutti realizzati su disegno di Claesson Koivisto Rune. Nella pagina accanto, uno scorcio della zona dining verso il corridoio che conduce alle cabine. La parete a destra, in fibra di carbonio, ospita la chiglia dello yacht quando, per ragioni tecniche (ad esempio in presenza di un fondale basso), è necessario ritirarla.

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all’esterno ha tutte le caratteristiche di uno yacht da regata: un solo albero maestro, una linea snella e aerodinamica, una sottocoperta decisamente bassa. Eppure il 100 piedi Susanna Af Stockholm è stato progettato per il cruising all’insegna della comodità e dell’eleganza. Nato negli anni ’80 in Francia, l’imbarcazione è stata recentemente rimessa a nuovo dal trio svedese Claesson Koivisto Rune, alla loro prima esperienza con un progetto di nautica. “Generalmente diffido della mancanza di esperienza” dice Mårten Claesson, “ma è anche vero che è spesso difficile uscire dalle regole non scritte e pensare al di fuori dagli schemi quando si progetta sempre nello stesso settore. Il proprietario del Susanna, che conosciamo da tempo perché abbiamo già progettato per lui, si è rivolto a noi proprio perché voleva una barca diversa, disegnata

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in libertà”. Per i tre architetti, cui è stata affidata la rimessa a nuovo degli interior, questo è significato soprattutto allontanarsi dai soliti format: “Volevamo stare alla larga dalla tipologia degli yacht d’epoca (quelli farciti di mogano e ottone per intendersi) ma anche da certi eccessi modaioli in cui l’imbarcazione si trasforma di fatto in uno spazio urbano sul mare”. La loro aspirazione? “Creare una barca essenzialmente scandinava, in cui si respirasse un’armonia fatta di semplicità, naturalezza e pulizia delle forme”. La loro prima sfida è stata quindi quella di “mettere in ordine lo spazio interno”. A causa della curvatura naturale dello scafo, gli ambienti interni sono infatti necessariamente sempre diseguali: “volevamo innanzitutto creare un filo rosso che legasse gli interior e desse l’impressione di un tutt’uno armonico”.

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La soluzione trovata è stata quella di ricalcare gli interni sugli esterni. La linea d’acqua, quella cioè che segna il livello di immersione dello scafo, è stata quindi utilizzata per segnare la sottocoperta con un taglio orizzontale che ne percorre tutti gli ambienti. “Abbiamo ricoperto il pavimento e la sezione di parete della parte ‘immersa’ con rivestimenti in legno, mentre per tutto il resto abbiamo scelto il candore del bianco”. Il risultato è quello di una continuità ottica in tutta la zona abitabile, composta di numerosi ambienti: quattro cabine, ognuna delle quali con 2 o 3 letti e bagno en suite, 2 cabine per l’equipaggio, una zona living, una dining e un’ampia cucina. “La cucina è un po’ il fiore all’occhiello dell’imbarcazione”, spiega Claesson. “Ha dimensioni simili a quelle di una normale cucina di appartamento ed è completamente accessoriata, con grandi spazi adibiti per la preparazione del cibo”. Per essa, il trio svedese ha utilizzato arredi progettati ad hoc e realizzati in Corian® e legno di noce. È proprio l’uso di questa particolare venatura di legno – praticamente mai utilizzato nelle imbarcazioni dove invece si preferisce solitamente il mogano o il teak – a rendere particolarmente caldi ed accoglienti gli interior del Susanna. “Tutto il legno che si trova sullo yacht è noce, scelto non solo perché spesso teak e mogano sono legni poco sostenibili che preferiamo evitare di impiegare ma anche per le sue straordinarie qualità estetiche, che

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davvero ‘fanno casa’”. È innegabile che l’effetto finale dia ragione ai progettisti. L’occhio scorre negli interior dello yacht accompagnato dalla calda linea orizzontale marcata dal legno e si ferma su dettagli preziosi come le sedute in pelle o i gradini rifiniti a curva per offrire un ulteriore supporto al piede durante eventuali sobbalzi della barca durante la salita o la discesa dal ponte. “è uno spazio che appare semplice, pulito ed essenziale, ma che ad un secondo esame si coglie come complesso, pensato in ogni sua parte”. E quindi squisitamente scandinavo.

In alto, la planimetria del Susanna. Sopra: una delle cabine ospiti con vista sul bagno, equipaggiato con WC, doccia e lavandino, e, a sinistra, La scala in noce che porta al pozzetto, con i gradini dotati di terminazioni curvate per facilitare discesa e salita quando la barca è in movimento. L’ampia cucina, superaccessoriata, è realizzata in noce e Corian®. Nella pagina accanto, L’entrata della cabina dell’armatore, vista dal corridoio

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EILEAN HA L’ARMO VELICO A KETCH BERMUDIANO: DUE ALBERI SUI QUALI VENGONO ISSATE DUE POTENTI RANDE. TORNATA A NUOVA VITA GRAZIE ALLA PASSIONE DI ANGELO BONATI, CEO DI OFFICINE PANERAI, LA BARCA OGGI PRENDE PARTE ALLE REGATE DEL CIRCUITO PANERAI CLASSIC YACHT CHALLENGE.

DOPO UNA LUNGA OPERA DI RESTAURO FILOLOGICO, IL ketch bermudiano REALIZZATO NEL 1936 DAI LEGGENDARI cantieri scozzesi Fife È TORNATO AI SUOI ORIGINARI SPLENDORI. MERITO DI Officine Paneari, CHE DA ANNI PROMUOVE LA CULTURA DELLE vele d’epoca

EILean progetto di William Fife III testo di Damiano Iovino

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DA POPPA SI PUÒ DOMINARE LA COPERTA DI EILEAN, ESTESA PER 50 METRI QUADRATI E COMPOSTA DA DOGHE DI TEAK. QUI SONO STATI RIPOSIZIONATI LA FERRAMENTA E IL RIGGING, COMPRESI I SETTE NUOVI VERRICELLI IN BRONZO, TUTTI MANUALI E A DOPPIA VELOCITÀ, PRIVI DI SERVOMECCANISMI ELETTRICI O IDRAULICI.

EILEAN Lunghezza fuori tutto 22,20 m Larghezza massima 4,65 m Motorizzazioni 2 x 100 cavalli Yanmar diesel Superficie velica 301 mq - Zaoli Salis Progetto William Fife III Cantiere William Fife & Son Cantiere del restauro Francesco Del Carlo, Viareggio

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on basta guardare una barca d’epoca per capire quanto sia bella, quanto sia preziosa. Bisogna salire a bordo, toccare i bozzelli di legno, perdere gli occhi tra l’intreccio delle cime che salgono verso gli alberi, drizze, sartie, stralli, volanti. Camminare a piedi nudi sul ponte di legno, ammirando l’ordine maniacale che regna ovunque, i nodi perfetti che chiudono le matasse delle cime, pronte a essere sciolte per issare e cazzare vele che portano nomi ormai dimenticati, come controranda e carbonera. Bisogna gustarsi questi particolari, prima del momento di gloria di ogni barca, quando vola sul mare e si apre un varco tra le onde, tra l’urlo del vento e i cigolii dei vecchi legni chiamati ancora una volta a svolgere il loro lavoro. Eilean, 22 metri di eleganza marinara disegnati da William Fife e usciti nel 1936 dai cantieri di Fairlei in Scozia, è il nome del gioiello tornato a vivere grazie alla passione di Angelo Bonati, il Ceo di Officine Panerai, il marchio che ha riportato alla gloria l’orologio degli incursori della Marina Militare italiana nella II Guerra Mondiale. “Quando l’ho vista la prima volta nella Baia di English Harbour ad Antigua, anche se era mezza distrutta, senza alberi e a galla per miracolo, ho subito capito che era un cavallo di razza”, racconta Bonati che era nell’isola dei Caraibi per una delle regate del Panerai Classic Yacht Challenge, il circuito che dal 2005 vede gareggiare le più belle barche d’epoca del mondo. Le linee d’acqua di Eilean sono quelle dei J Class, le cattedrali del mare protagoniste della Coppa America degli anni Trenta, i maestri d’ascia consultati da Bonati confermano che gran parte del legname è ancora in buono stato e quindi l’azienda decide che quel gioiello diventerà il testimonial di Officine Panerai nelle regate del circuito PCYC. Riempita di palloni gonfi di aria, per evitare che sprofondasse, la barca viene trainata da Antigua a Martinica e poi caricata su un cargo che la porta sino a Genova. Dalla Liguria un altro traino in mare sino a Viareggio, ai cantieri Francesco Del Carlo. Dopo due anni e 40mila ore di lavoro, il 22 ottobre 2009 Eilean viene consegnata a Officine Panerai. “La prima volta che l’ho vista navigare”, racconta Bonati, “ero su un gommone che la seguiva e la mia emozione mi ha confermato che avevo fatto la scelta giusta. Quando poi sono salito a bordo, passato un primo momento di smarrimento, inevitabile di fronte a tanta bellezza, ho preso il timone e mi sono reso conto della potenza di Eilean. Più di 300 metri quadrati di vela, vento teso e un timone docile da manovrare.

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A poppa è stato ricreato il pozzetto in teak, allestito con pezzi originali come il timone a ruota in legno e la colonnina della bussola in ottone. È stato rimontato anche il meccanismo originale in bronzo a ingranaggi che, collegato all’asse del timone, trasmette le variazioni di rotta.

Malgrado i suoi 22 metri di lunghezza vira con la rapidità di una barca molto più piccola”. “Eppure”, ricorda Bonati, “non era stata costruita per le regate, ma per le grandi traversate oceaniche, una barca potente e sicura”. I fratelli James e Robert Fulton, che l’avevano commissionata ai celebri cantieri di Fife, non fecero in tempo a godersela perché morirono entrambi in guerra. Ma Eilean, che in gaelico significa Piccola Isola, continuò a navigare passando da un armatore all’altro. Più di 150 mila miglia e 36 traversate dell’Atlantico. Le ultime 28 con un architetto francese, John Shearer, grande amante della bella vita e della buona società, che la comprò alla fine degli anni ’70 e ne fece una delle più ambite barche da charter dei Carabi. Tra i suoi ospiti, tanto per citarne uno, Mick Jagger dei Rolling Stones. Addirittura nel 1982 Eilean fu la protagonista del video dei Duran Duran sulle note del loro successo ‘Rio’.

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nata per navigazioni di lunga durata, Eilean non prevede una specifica cabina armatoriale ma solo cuccette singole, attrezzate con un telo antirollio.

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Sotto: Il cuore di Eilean è certamente rappresentato dal ‘quadrato’, l’ampio salone centrale realizzato, come tutti gli interni del ketch, in mogano africano.

Difficile calcolare quanto champagne, aragoste, belle donne e altro abbiano gratificato la vita dell’architetto francese e dei suoi ospiti sino a quando, nel 1993, un traghetto in avaria nel porto di Malaga andò a sbattere contro Eilean che, partita da Porto Cervo in Sardegna, si apprestava all’ennesima traversata oceanica. Malgrado i danni, Shearer riuscì a portare la barca ad Antigua, dove per anni tentò invano di restaurarla. La barca rimase per anni ormeggiata accanto a un vecchio rimorchiatore, e sopravvisse a varie perizie. La rottura di una via d’acqua la fece quasi affondare, le termiti si mangiarono metà degli alberi e l’arredamento a poco a poco sparì. Oggi invece è tornata al suo antico splendore. Il 60 per cento del legname originario è stato salvato, dalle lunghe tavole di teak dello scafo, dello spessore di 4 centimetri, ai 50 metri quadrati del ponte di coperta in teak. L’interno, in origine molto spartano, ruota attorno a un ampio quadrato, nel quale gli accessori moderni, come lo schermo tv piatto e l’impianto stereo, sono nascosti da eleganti pannelli di mogano africano che creano un ambiente very british. Ci sono tre cabine per due ospiti, ognuna con un bagno, due a poppa e una a sinistra della prua, di fronte alla cucina, più due cabine per il comandante e l’equipaggio con i loro bagni, per un totale di dieci posti letto. Ma in regata ci vogliono 18 uomini per manovrare al meglio i 300 metri quadrati di vela di Eilean, tesi sui due alberi: quello di maestra è alto 28,5 metri, quello di mezzana 18,5 metri. Sono entrambi in legno di spruce dall’Alaska, come i due boma, di 9 e 6 metri e il bompresso che sporge di 3 metri e mezzo dalla prua. Quando non c’è vento le 50 tonnellate della barca sono spinte da due motori Yanmar da 100 cavalli l’uno, alimentati da due serbatoi da 400 litri di gasolio l’uno, mentre per quanto riguarda l’acqua a bordo è garantita una riserva di 600 litri. Insomma Eilean, che è stata consegnata all’armatore il 22 ottobre scorso durante una cerimonia davanti alla Sezione velica della Marina Militare alla Spezia ed è anche uscita in mare con un equipaggio di cadetti dell’Accademia di Livorno, è pronta per tornare alle sue traversate oceaniche. “Per ora”, spiega Bonatti, “navigherà nel Mediterraneo e a fine agosto parteciperà alle regate del Panerai Classic Yachts Challenge a Mahon, sull’isola di Minora in Spagna, poi a settembre a Imperia e infine a quelle di Cannes che chiudono la stagione”. Poi la barca farà base a Sanremo, per l’ultima messa a punto prima della traversata atlantica. Quando i dragoni istoriati sulla sua prua punteranno di nuovo verso i Carabi. Partenza prevista verso febbraio, per tornare in quel porto di Antigua dove quattro anni fa sembrava destinata alla fine. In tempo per partecipare, ancora una volta da protagonista, alle regate di Antigua in aprile.

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Sopra: le due cabine di poppa, ognuna con un proprio bagno, sono speculari e gemelle l’una all’altra. a sinistra: la cucina situata a prua, di fronte alla terza cabina. Per realizzare gli interni sono stati impiegati circa 6 metri cubi di mogano africano, un’essenza caratterizzata da pasta dura e densa che assicura una maggiore staticità e ridotti movimenti delle pannellature.

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Lo YacHTInG e I ParaDIGmI DeLLa PosT-oPuLenZa La nautica come punta di diamante di un profondo cambiamento che segnerà il passaggio dalla mitologia delle tendenze a un vissuto più vocazionale e ridefinirà gli standard innovativi del made in Italy di Francesco Morace

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L’artista Kacey Wong naviga nella baia di Hong Kong a bordo della sua Paddling Home, opera-performance da lui realizzata in occasione della Biennale di architettura 2009 di Hong Kong e Schenzen Bi-city.

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La ricerca di Kacey Wong rivolta verso gli spazi abitati della sua città, Hong Kong, si incentra sulla simbolizzazione concettuale degli stessi, assunti anzitutto per la loro limitata dimensione dovuta all’oggettiva densità urbana e territoriale. in questo lavoro l’artista porta in mare un frammento ricostruito di un tipico condominio residenziale del luogo. Su una chiatta di legno sostenuta da fusti vuoti e circondata da parabordi formati da pneumatici di recupero, era collocato il piccolo cubo architettonico che sintetizzava nella sua micro dimensione tutti gli stilemi dell’architettura residenziale locale: aria condizionata con motore esterno appeso a sbalzo, porta e finestra con grate di acciaio inox, tetto con prato artificiale, bow-window aggettante per cercare di conquistare un po’ di spazio in più, e facciata scandita dalle consuete piastrelline fugate che resistono ben più degli intonaci alla salsedine e all’umido clima locale. la paddling home galleggiante era spinta dalla sola forza dei remi che fuoriuscivano dalle mura domestiche; un piccolo motore fuoribordo consentiva la spinta necessaria in caso di stanchezza del vogatore-inquilino.

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a crisi economico-finanziaria si è abbattuta sul mondo dell’economia, dei consumi e sull’esistenza delle persone come un ciclone. Il ciclone trasformerà i paradigmi socio-culturali verso un cambiamento d’epoca che condurrà all’esplosione definitiva dei modelli di comunicazione e di consumo come li abbiamo finora conosciuti. Salteranno così i modelli di business più consolidati e finora praticati, e soprattutto salterà una certa concezione del lusso che ha profondamente attraversato il mondo dello yachting. Tutti guardiamo al ciclone come qualcosa di inevitabile che ci sovrasta, ne siamo giustamente spaventati, ci chiediamo quando passerà e quante vittime lascerà sul terreno.

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Tutti pensano al ciclone, e interi settori produttivi e commerciali stanno subendo un contraccolpo per alcuni mortale. Pochi però riflettono sul fatidico ‘occhio del ciclone’. L’occhio del ciclone della crisi può invece produrre il miracolo: proponendo un nuovo punto di vista, che renda finalmente possibile una visione integrale sul mondo dell’impresa e un pensiero lungo sul senso della nostra esistenza e del consumo che ormai ne fa parte in modo significativo. Segnando il passaggio dalla mitologia delle tendenze alla maturazione di nuovi paradigmi. L’occhio del ciclone propone nuovi sguardi, nuovi punti di vista, e impatta su tutti i settori in modo rilevante: in particolare i settori del lusso – e in particolare quello dello yachting per le ragioni che vedremo – conosceranno una grande cambiamento nella direzione di un vissuto meno ostentativo e più vocazionale. Andar per mare tornerà a essere una esperienza prima di tutto esistenziale, legato ai valori dell’avventura, dello sport, del viaggio di esplorazione, della sfida individuale o di team. Come è avvenuto per decenni, prima di un impazzimento degli stili di vita.

I nuovi paradigmi che emergeranno dall’onda lunga della crisi in atto nell’ambito economicofinanziario e dei consumi si orienteranno infatti verso alcune dimensioni socio-culturali che già oggi costituiscono la nuova piattaforma strategica e che possiamo definire i paradigmi della postopulenza: la sostenibilità, lo sharing, la cura e la qualità del tempo e dello spazio. Il gusto, la sensibilità, la qualità, il benessere, verranno ripensati e ridefiniti nei prossimi anni sulla base di questi nuovi paradigmi che renderanno obsolete le logiche che fino ad oggi hanno imperato nel mondo del lusso, della moda, del life style più ostentativo. Sono questi i paradigmi per la costruzione di un nuovo scenario dal quale tutte le imprese e le istituzioni non potranno prescindere nei prossimi anni. La sfida sarà per la sopravvivenza: non si tratta di essere più innovativi o avanzati degli altri, ma di esserci o non esserci. Saranno questi – tra l’altro – i bastioni del nuovo modello di business che il made in Italy dell’eccellenza dovrà e potrà proporre con successo, fondato sull’alta intensità dell’esperienza e del gusto e non più semplicemente sull’alta gamma e sul lusso. Gli standard innovativi per il made in Italy e

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Alla casa galleggiante, pilotata da Wong in una candida divisa da capitano navale, si aggiungeva, quale elemento complementare e programmatico, la giunca di legno tradizionale trasformata in giardino, a sottolineare polemicamente la necessità di creare spazi verdi nella città. La performance, che ha consentito a Wong di conquistare il premio di miglior artista dell’anno 2009 da parte dell’HK Arts Development Council, voleva essere una riflessione sugli elevati costi che ogni abitante di Hong Kong deve sostenere vivendo in appartamenti striminziti e addensati, frutto delle logiche immobiliari del mercato che cancellano ogni qualità paesaggistica. La paddling home suggeriva quindi, in forma provocatoria e visionaria, un’alternativa ai modi di vita della città, delineando una microcasa galleggiante estensibile e in parte trasformabile che, oscillando tra spazio abitabile e oggetto di design, assumeva il mare come nuovo ‘terreno residenziale’, reinventando allo stesso tempo la memoria urbana delle giunche cinesi ormeggiate sino a qualche decennio fa nella baia di Hong Kong (Matteo Vercelloni).

per lo yachting saranno la verità e la bellezza tipiche del mondo artigianale e della bottega rinascimentale: importanza dei materiali, del design, del dettaglio e della competenza specifica. Nel caso della dimensione ‘dell’andar per mare’ – intesa come esperienza memorabile – la bellezza del paesaggio e l’autenticità dei processi di navigazione assumeranno un ruolo nuovo dando spazio alla variabile della vocazione e non più solo alle evocazioni e alle suggestioni patinate: più competenza e conoscenza del mondo marino, meno star system e feste a bordo. Lo scenario complessivo porterà a trasformare la sensibilità estetica legata al gusto e alla bellezza in una dimensione comunicativa e commerciale che dovrà dimostrarsi fortemente sostenibile: punto di incontro decisivo tra variabili estetiche e variabili etiche. Gli interni degli yacht continueranno ad essere curati ed eccellenti dal punto di vista del design, della scelta di materiali, di attenzione al dettaglio, di innovazione tecnologica, ma eviteranno le scelte più ostentative e non in linea con lo stile di pensiero di chi naviga, di chi accetta le regole – a volte anche dure – della navigazione, e della performance non solo sportiva ma anche umana e relazionale.

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Il mainstream torna dunque a essere quello della essenzialità, della semplicità profonda con uno sfondo esistenziale e culturale, dove i riferimenti continuano a essere i grandi romanzi di avventura, i grandi classici della vita di mare da Hemingway a Melville. La navigazione e lo yachting si liberano in questo modo definitivamente dall’alone che il fashion system e il mondo della politica e dell’imprenditoria rampante ha proiettato impropriamente su questo settore, che invece riacquisirà progressivamente nel tempo la propria dignità e la propria competenza, per incarnare il più grande bisogno emerso in questi ultimi due anni: tornare all’essenza delle cose e al cuore delle esperienze, senza rinunciare alla qualità autentica e liberandosi da tutte le complicazioni del consumo e dai suoi inutili eccessi. Il superamento del paradigma dell’opulenza vede quindi in atto un ventaglio di fenomeni e dinamiche evolutive sui quali costruire le potenzialità per un nuovo scenario che come un filo d’Arianna potrà portarci al di fuori del labirinto della crisi: lo yachting potrebbe diventare – seguendo queste sensibilità – la punta di diamante di questo cambiamento.

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VenTI DI RIPrEsa

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a cura di Simona Spriano testo introduttivo di Rosa Tessa

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La crisi non intacca la leadership della nautica italiana nell’esportazione. In mostra al prossimo Salone di Genova, le principali novità con cui i cantieri avviano una nuova fase di sviluppo che punta (con cautela) a qualità e innovazione Il padiglione B della fiera di Genova progettato da Atelier Jean Nouvel, nuovo segno distintivo del quartiere espositivo. Nella pagina accanto, un particolare della copertura specchiante. Foto di philippe ruaul.

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a buona notizia che riguarda il mondo della nautica, insieme agli altri settori industriali che trattano beni di lusso, è che il fondo della crisi dell’ultimo biennio è stato toccato. La brutta notizia è che i segnali della ripresa sono ancora timidissimi, ‘a denti di sega’, come dicono gli economisti. L’espressione significa che la domanda non è affatto stabile, che sale e scende in modo imprevedibile. I cantieri ricominciano a vedere i clienti, soprattutto nella fascia altissima della domanda, quelli che vengono definiti gli ‘high net worth individual’, persone che possiedono un alto patrimonio netto che comprano generalmente barche dai 60 piedi in su, e gli ‘ultra high net worth individual’ con patrimoni che superano i 3-4 milioni di dollari e che comprano barche di oltre cento piedi. “In realtà non c’è nessun indicatore che lasci pensare ad una vera ripresa del mercato, in generale, e neanche di quello nautico in particolare”, commenta Alberto Regazzo, partner Bain per i beni industriali e per la nautica.

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“L’economia non si è ancora ripresa stabilmente nei mercati tipici della nautica, il Nordamerica e l’Europa, aree geografiche che hanno sofferto più di altre, in questo ultimo biennio, in termini di prodotto interno lordo”. “La domanda dei beni di lusso”, prosegue Regazzo, “è vivace in India, Cina e Sudamerica, geografie nuove alla nautica e sulle quali gli operatori devono lavorare molto per far crescere il desiderio d’acquisto dei super abbienti di yacht e imbarcazioni da diporto”. Con parole diverse, esprime lo stesso concetto Anton F. Albertoni, presidente Ucina Confindustria Nautica, alla vigilia del Salone di Genova: “Nonostante si intraveda qualche segnale di lieve miglioramento, sappiamo che il cammino da percorrere sarà ancora lungo e che ci vorrà del tempo per recuperare i livelli produttivi passati e intraprendere la via della crescita”. Gli ultimi dati disponibili della nautica da diporto confermano che nel 2009 c’è stato un calo complessivo del 30,5 per cento rispetto al 2008, un valore in cui si registra una maggiore sofferenza dei comparti motori e componentistica, rispetto alla cantieristica. Rimane il dato positivo che la crisi non ha scalfito un primato italiano, la leadership mondiale del settore nautico nell’esportazione, con il 51,3 per cento del portafoglio ordini nel comparto delle grandi barche. Con oltre 3 miliardi di dollari in valore, l’industria nautica italiana si presenta al primo posto nella classifica dei primi venti Paesi esportatori di yacht e barche da diporto nel mondo.

“Rispetto ad altri settori del Made in Italy, storicamente votati all’esportazione”, ribadisce Albertoni, “la nostra quota di export si è ridotta ad oggi solo del 15 per cento ed è al quinto posto nella graduatoria dei prodotti che guidano la leadership del made in Italy”. Ma il settore complessivamente è ancora molto depresso. Se è vero che i cantieri ricominciano a vedere i clienti, è anche vero che questi difficilmente danno congrui anticipi per l’acquisto di imbarcazioni. E i cantieri, non riuscendo a finanziare lo stato di avanzamento dei lavori, anche per la stretta creditizia delle banche, sono molto in difficoltà. In aggiunta, essendoci molto ‘usato fresco’ nel mercato, la domanda non si rivolge necessariamente ai cantieri, ma al parco circolante delle barche, come succede per le auto. Il risultato, da un punto di vista industriale è che il settore nautico va concentrandosi. “È in atto un processo di selezione naturale tra le aziende”, spiega Regazzo, “visto che l’aspettativa di ripresa non è immediata e non è più facile reperire il credito, come in passato. Il che non vuol dire che perderemo marchi importanti della nautica, ma che verranno comprati da gruppi e aziende più solide”. Cartina di tornasole dello stato del settore è sicuramente il Salone nautico di Genova, in programma dal 2 al 10 ottobre, fondamentale per verificare lo stato di salute della nautica da diporto e la capacità delle nuove imbarcazioni di stimolare la domanda.

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Per gli interni del primo yacht in acciaio di Sanlorenzo, Francesco Paszkowski ha realizzato un sistema d’illuminazione indiretta che crea ‘cascate’ di luce sulle pareti

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Sanlorenzo 44 Steel Lunghezza fuori tutto 44 m Larghezza massima 9 m Motorizzazione 2 x CAT 3512B Velocità di crociera 15 nodi Progetto Sanlorenzo Interni Francesco Paszkowski Cantiere Sanlorenzo

In alto: Le linee esterne del 44 Steel, ad opera di Sanlorenzo, sono bilanciate e coerenti con la filosofia progettuale della linea di ‘navette’ del cantiere. Sopra: l’upper deck saloon e la cabina armatoriale.

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rima imbarcazione in acciaio del cantiere, il Sanlorenzo 44 Steel, yacht dislocante a tre ponti, è coerente con la filosofia progettuale delle ‘navette’ Sanlorenzo, di cui è l’evoluzione oltre i 38 metri. Gli interni sono firmati da Francesco Paszkowski, che ha realizzato in collaborazione ed armonia con l’armatore anche gli interni e un sistema di illuminazione molto ricercato che prevede l’utilizzo di luci indirette che creano ‘cascate’ dalle pareti e atmosfere particolari. Per questo primo esemplare dislocante in acciaio, il cantiere si è ispirato ai layout di imbarcazioni di 50/60 metri al fine di garantire maggior spazio e comfort possibile. Per questo, l’ufficio tecnico Sanlorenzo ha studiato una carena larga con poppa aperta in grado di garantire stabilità e assetto ottimali. Il main deck dispone di un grande salone principale dove si trovano divani e poltrone che lo rendono

un’elegante zona di conversazione e relax. Nel pozzetto si trovano comode sedute posizionate intorno a un tavolo. Proseguendo verso prua si passa in una zona di servizio e si accede alla zona riservata all’armatore, preceduta da uno studio e da una cabina armadio. La cabina è di notevoli dimensioni ed è dotata di bagno con zona relax e vasca idromassaggio. Nel lower deck si trova anche un beach club, un’area fitness completa di attrezzature per la ginnastica e di una SPA. La zona ospiti è a centro scafo e comprende due cabine VIP e due con letti gemelli. L’upper deck è caratterizzato da un secondo grande salone con ampie finestrature apribili che danno un panorama a 360 gradi. La zona dining è costituita da un tavolo circolare a 12/14 posti. Il flying bridge vanta il tipico hard top Sanlorenzo. A poppa l’area dedicata al sole, al centro un’ulteriore zona dining e a prua la piscina con idromassaggio e prendisole. Un’importante novità su uno scafo di questa grandezza è l’under lower deck, ponte situato sotto tutti gli altri dedicato alle zone tecniche e di servizio.

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CANADOS 86 Lunghezza fuori tutto 26,48 m Larghezza massima 6,4 m Motorizzazione CAT C32 2 x 1800 hp Velocità di crociera 29 nodi Progetto Canados Cantiere Canados

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Linee decise ma morbide caratterizzano il nuovo 26 metri del cantiere romano, che punta a uno stile classico ed essenziale per durare nel tempo

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In alto: negli interni, acero lucido abbinato a frassino tinto nero per i top dei mobili, per le mantovane di chiusura delle veneziane e per la fascia perimetrale dei soffitti laccati. Sopra: Le linee slanciate dello scafo sono accentuate dalla forma delle finestrature laterali. Il concept e il progetto sia degli interni che degli esterni è firmato tutto Canados.

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inee slanciate, poppa dal design simmetrico e interni personalizzati per questo spazioso 26 metri concepito interamente in Canados e caratterizzato da materiali di pregio tra i quali acero lucido e frassino tinto nero per il top dei mobili, wengè e teak per i pavimenti, pelle per i divani, Corian® nei bagni. Dal pozzetto si accede al luminoso living open-space che presenta sulla destra un divano a otto sedute e sul lato sinistro un mobile a murata. A seguire la zona pranzo con un tavolo per otto. Ancora avanti si trova la plancia di comando sul lato di dritta e una zona quadrato su quello opposto. La spaziosa cucina, firmata Boffi ed attrezzata con elettrodomestici Gaggenau, è separata dagli altri ambienti e ha accesso diretto all’esterno, soluzione che garantisce agli ospiti una grande privacy. All’esterno la prua è riservata al prendisole interamente rivestito con materiale idrorepellente.

Il lower deck è dedicato interamente alle quattro cabine tutte con bagno privato: l’armatoriale a tutto baglio a centro barca, le due doppie e, a prua, la VIP. Il flybridge, fiore all’occhiello dello yacht, rivaleggia per dimensioni con quello di barche di dimensioni maggiori anche grazie all’assenza del tender, posto nel garage. La zona di poppa è dedicata al relax con un’area prendisole composta da una distesa di comode cuscinerie al cui centro si trova un passaggio che ne facilita l’accesso. Al centro si trova la zona pranzo-conversazione, con divano dalle linee moderne e squadrate intorno a un grande tavolo in teak. A completamento un mobile servant sempre in teak con piano in Corian®. La plancia di comando esterna dispone di doppia seduta per pilota e copilota. La costruzione è in single-skin per il fondo e in sandwich per le murate, i ponti e la sovrastruttura. Gli strati esterni invece sono laminati con resina vinilestere.

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Il nuovo flybridge è uno yacht di oltre 20 metri realizzato con compositi tradizionali e innovativi

AZIMUT 64 Lunghezza fuori tutto 20,15 m Larghezza massima 5,23 m Motorizzazioni 2 x 1150 mHP, CATERPILLAR C18-Shaftline Velocità di crociera 28 nodi Progetto Stefano Righini Interni Carlo Galeazzi Cantiere Azimut Yachts

Sopra: Il salone e la cabina armatoriale. gli Interni del nuovo 64 piedi di Azimut Yachts sono caratterizzati da rovere decapé, laccati marroni, cuoio e pelle naturale.

A destra: Design sportivo ed originale per lo yacht che si distingue anche per la particolarità del taglio delle vetrature.

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n sicurezza ha preso A: questa la classe certificata dall’omologazione. In altri termini l’Azimut 64 può affrontare ogni condizione di mare e vento. Scafo e strutture sono state progettate cercando il miglior equilibrio tra materiali compositi tradizionali e innovativi, come la fibra di carbonio, e prodotti con il processo d’infusione che garantisce più solidità nei punti di maggior sollecitazione. Questo riduce anche il peso dello scafo con conseguenti migliori performance dei motori e minori consumi. Particolarmente facile da manovrare, l’Azimut 64 è dotato di sistema di ormeggio assistito Easy Docking e di stabilizzatori giroscopici Seakeeper che riducono il rollio fino all’80 per cento sia in navigazione che all’ancora. Gli interni sono distribuiti su tre ponti compreso un fly così ampio da diventare il cuore della vita di bordo. A prua è posizionato un ampio prendisole e

un tavolo servito da un comodo divano e da un attrezzato mobile BBQ. L’area poppiera invece è customizzabile: può ospitare due chaise longue o, in alternativa, la postazione per il tender per avere un jet ski sulla spiaggetta. Il main deck è caratterizzato dall’ampio pozzetto, dal luminoso salone e dalla cucina che, composta da piano in marmo, elettrodomestici, piastra e lavandino, può essere completamente nascosta grazie a un piano a scomparsa rivestito in pelle, che si ripiega a compasso diventando un ulteriore punto di appoggio. Il tavolo da pranzo per 8 persone è circondato dalla dinette. Le due cabine del lower deck risultano particolarmente grandi grazie agli spazi recuperati con l’ottimizzazione delle strutture. L’armatoriale, funzionale e dedicata al relax, ha quattro ampie finestrature che illuminano un ambiente in cui trovano spazio anche una dinette con due sofà. La Vip posizionata a prua è stata studiata nel minimo dettaglio per consentire la toilette con box doccia. Davvero confortevole anche la cabina del marinaio.

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FERRETTI 800 Lunghezza fuori tutto 24,73 m Larghezza massima 6,28 m Motorizzazione 2 x MAN V12 - 1800 potenza 1800 mhp Velocità di crociera 27 nodi Progetto Studio Zuccon International AYT – Advanced Yacht Technology Cantiere Ferretti Yachts

FerreTTI 800

due le principali novità alla base del restyling: l’utilizzo del colore bronzo per il cupolino e le linee grafiche delle vetrate che alternano curve sinuose a tagli decisi

A destra: il Ferretti 800 in navigazione mostra Il cupolino color bronzo che rende il profilo più aggressivo. Su richiesta è possibile avere l’hard top apribile (foto in alto). Sopra: una vista del main deck, ripartito tra living, area pranzo, cucina e zona comando. A bordo dominano i colori naturali di legno di olmo e cuoio.

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erretti Yachts presenta tre modelli nati dalla collaborazione tra lo Studio Zuccon International Project e AYT, il centro di ricerca e progettazione del gruppo: il 500, il 620, e l’800 vestito di nuovo. Mentre i primi due scafi rinnovano la fascia d’ingresso ed intermedia della gamma, l’800 è l’espressione della continua ricerca d’innovazione tecnica che, unita ad un design classico-contemporaneo, da sempre contraddistingue il marchio. Il risultato di questo restyling è uno yacht caratterizzato da spazi generosi combinati ad una linea esterna seducente, arricchita dall’uso del colore bronzo per il cupolino, e dove le ampie superfici vetrate costituiscono un elemento caratterizzante grazie all’alternanza tra sinuose curve e ‘tagli’ decisi. Nel main deck sono state inserite le tre vetrate ‘a branchie di squalo’, distintive di alcuni modelli Ferretti Yachts. Nel

ponte inferiore si trovano nuove soluzioni nate da progettazioni all’avanguardia, sviluppate da AYT, che garantiscono una luminosità unica per imbarcazioni di questo segmento: le due grandi finestre open view della suite armatoriale sono state ulteriormente ampliate, mentre nell’area ospiti ne sono state inserite due di nuova concezione con oblò apribili. La zona equipaggio è stata spostata all’estremità della prua. Cambiamento che, insieme al collocamento del disimpegno notte sulla destra, ha consentito di ottimizzare gli spazi a disposizione delle tre cabine: l’armatoriale e le due VIP infatti risultano più grandi. Il main deck ha ambienti ben divisi, zona di comando, cucina (Ernestomeda) e living con pranzo possono essere usate contemporaneamente senza creare sovrapposizioni tra equipaggio ed ospiti, grazie a percorsi studiati nel dettaglio. Collocata a prua e attrezzata con un grande prendisole, un grande tavolo e relative sedute, una soluzione living per il tempo all’aria aperta si aggiunge a quella tradizionale del fly .

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Pershing 92’

massima continuità tra interni ed esterni grazie alle ampie finestrature e alla porta a scomparsa che suddivide il pozzetto dal salone

Pershing 92’ Lunghezza fuori tutto 27,96 m Larghezza massima 6,23 m Motorizzazione 2 x MTU 16 V 2000 M94 potenza 2638 mhp Velocità di crociera 38 nodi Progetto Fulvio De Simoni Cantiere Pershing

Sopra: la Luce naturale proveniente dalle grandi finestrature inonda il salone e la suite armatoriale a tutto baglio, posizionata al centro del Ferretti 800. In alto a destra: A poppa, al di sopra della sala macchine, è situato uno spazioso hangar con plancetta abbattibile che consente di stivare un tender ed una moto d’acqua.

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hite pearl è il nuovo colore scelto per il Pershing 92’, yacht in cui restano e si evolvono tutti gli stilemi che caratterizzano i modelli della flotta: la finestratura della sovrastruttura, le ampie vetrate sulle murate, la grande porta a scomparsa che suddivide il pozzetto dal salone e le rinomate performance. “Tutto nel layout enfatizza e agevola il godimento degli spazi, la vivibilità e la privacy della vita a bordo”, spiega l’architetto Fulvio De Simoni. “Accanto ad un aumento sostanziale delle volumetrie e a nuove soluzioni abitative, è importante sottolineare il family feeling che ha guidato le scelte stilistiche dell’intero progetto”. Sviluppato su tre livelli, lo yacht ha il punto di forza nel sun deck che, ancora più spazioso, dispone di un divano semicircolare modulare e un tavolo che si abbassa al livello della seduta, fino di diventare un unico grande prendisole che può

essere protetto da una tenda retta da pali in carbonio. Davanti alla plancia di comando c’è una seduta grande con schienale, mentre sul prendisole di prua è presente una seduta con tavolo da caffè, davanti a un’altra cuscineria. Il pozzetto del main deck si estende in continuità nel grande salone grazie alla particolare vetrata a scomparsa, progettata in collaborazione con Besenzoni, composta di due parti che scendono sparendo completamente nel pavimento. L’area living è inondata da luce naturale tramite le grandi finestrature laterali. L’eleganza degli arredi è anche il frutto di una consolidata partnership con due storiche firme del made in Italy: Poltrona Frau, che ha progettato e realizzato la pilot house, tutte le sedute e numerosi dettagli dell’arredamento interno, ed Ernestomeda, che ha realizzato la cucina. La zona sottocoperta è composta da quattro cabine doppie. Per la suite a tutto baglio l’armatore può scegliere tra diversi layout. A poppa, accessibile dall’interno e dall’esterno, è stata allestita la zona alloggio per l’equipaggio, composta da due cabine con relativi servizi.

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Interni onboard novembre 2010

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L’Ultimo arrivato della gamma dei flybridge si caratterizza per la grande manovrabilità che ne fa uno yacht dedicato allo svago e al divertimento

Sunseeker Manhattan 70 Lunghezza fuori tutto 22,25 m Larghezza massima 5,67 m Motorizzazione fino a un totale di 3.100 hp Velocità di crociera fino a 25 nodi Progetto Don Shead, Sunseeker Design, Design Unlimited Cantiere Sunseeker International

In alto: Spazioso e ben organizzato, il fly del Sunseeker manhattan 70 dispone di zona prendisole, di una pranzo e della seconda postazione di guida. Sopra: il salone. anche a livello di comfort e tecnologie, gli interni non hanno nulla da invidiare a quelli di casa.

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sunseeKer Manhattan 70

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ottile il confine tra un’imbarcazione che può essere portata dal solo armatore a quella che ha bisogno di un equipaggio. Il Manhattan 70 si trova esattamente su questo confine, colmando il vuoto tra il 60 e l’86 e riuscendo ad avere spazi simili a quest’ultimo ma una maneggevolezza tipica di imbarcazioni più piccole. Scafo bianco, main deck dedicato al living e lower per le quattro cabine doppie più quella dell’equipaggio, mentre sul fly si trovano la zona prendisole, quella pranzo e la seconda postazione di guida. La distribuzione degli ambienti e degli arredi è stata pensata in modo da sfruttare gli spazi nel miglior modo così da rendere tutte le aree particolarmente fruibili e comode. Dal pozzetto si accede al salone dove un divano angolare è completato da una poltrona e da un altro divano sulla murata opposta di modo da lasciar libero il passaggio verso prua. Qui è stata realizzata la cucina a vista, che su richiesta può essere chiusa,

munita di piano cottura in vetro ceramica e l’attigua zona pranzo con un tavolo per otto persone. I colori sono caldi, gli arredi moderni ma dal sapere tradizionale: tessuti chiari per le sedute e moquette della stessa tonalità. Il televisore a schermo piatto munito di cinema system garantisce un intrattenimento costante. Nel ponte inferiore maggior superficie calpestabile è stata ottenuta posizionando le testate dei letti matrimoniali negli angoli. A centro scafo e a tutto baglio l’armatoriale con angolo studio, guardaroba e bagno privato, a prua la VIP. La cabina sulla murata destra dispone di due letti singoli che scorrendo possono diventare un matrimoniale, mentre quella sulla murata opposta ha un castello. A poppa della sala macchine la zona riservata all’equipaggio con ingresso indipendente. Anche alla velocità massima di circa 34 nodi lo scafo è molto stabile e il comfort a bordo è garantito da un’ottima struttura fonoisolante.

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Dolphin 74’ Cruiser

Volumi amplificati, layout innovativo e massima privacy per l’armatore caratterizzano la nuova ammiraglia Mochi Craft D74’ Cruiser Lunghezza fuori tutto 22,58 m Larghezza massima 6,85 m Motorizzazione 2 x MAN V12 1550 power 1550 mhp Velocità di crociera 28 nodi Progetto Norberto Ferretti, Studio Victory Design, AYT – Advanced Yacht Technology Cantiere Mochi Craft

Sopra: la cucina del D74’ Cruiser, nuovo modello della gamma Mochi Craft di aragostiere Italian Style. a destra, dall’alto: la lobster in versione Cruiser; la zona giorno, composta da salotto, zona pranzo con cucina separata, postazione di guida e dinette.

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deale per lunghe crociere in mare aperto, il Dolphin 74’ Cruiser è la risposta ad una clientela esigente che desidera eccellenti condizioni in termini di navigabilità, comfort ed eleganza. Disposto su tre piani, coperta, sottocoperta e flybridge, ha forme sinuose e linee arrotondate tipiche della gamma, ma rispetto al Doplhin 74’ vanta elementi distintivi quali il flybridge di nuova concezione, che si allunga fino a coprire tutto il pozzetto e ha una superficie di 25 metri quadri, il ponte principale suddiviso in due comode aree separate tra lounging and dining e una grande cucina vetrata, isolata dagli altri ambienti del ponte principale, che dà accesso alla zona equipaggio e consente al personale di bordo di muoversi liberamente senza invadere la privacy dell’armatore. Il pozzetto è accessoriato con un grande tavolo fisso, tre poltrone pieghevoli e un

comodo divano a panca trasformabile in prendisole. I camminamenti laterali percorrono i 22 m di lunghezza dello yacht e conducono a prua dove è allestita un’area prendisole. Il salone è caratterizzato da grandi e comodi divani: sulla destra uno a L per 10 persone, sulla sinistra uno più piccolo a due posti; l’area lounge si completa con pensili, un tavolino angolare e un televisore a scomparsa fino a 42 pollici. Proseguendo sulla sinistra, la cucina e quindi la zona pranzo con un tavolo per otto persone. Il lower deck è occupato dalle quattro cabine, dalla zona equipaggio e, a poppa, dal garage. La master suite di 21 metri quadri è collocata a centro barca per garantire all’armatore maggior silenziosità e stabilità. A prua la VIP dispone di due ampi guardaroba ed è illuminata da grandi finestrature laterali che sfiorano la superficie dell’acqua. Oltre alla colorazione blu, proposta dal cantiere, l’armatore può scegliere per lo scafo tra altre sei tonalità nei colori pastello, quali turchese, corallo, giallo crema, acquamarina, blu intenso ed amaranto.

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Interni onboard novembre 2010

un hard top luminoso e sportivo, chiudibile ma dall’anima open, che dedica all’abitabilità l’84 per cento dello spazio disponibile

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Rio 54 air

Rio 54 Air Lunghezza fuori tutto 16,54 m Larghezza massima 4,65 m Motorizzazione CMD QSC 8.3 – 600 - 2 x 600 HP Velocità di crociera 27 nodi Progetto Rio Yachts, Arch. Marino Alfani Cantiere Rio Yachts

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In alto: il Rio 54 è un hard top adatto ad essere utilizzato in tutte le stagioni grazie ad una porta in cristallo curvo temperato tra pozzetto e timoniera. Sopra, da sinistra: La cabina master, progettata con un design leggero e marino; la cucina posizionata sotto la consolle di guida al livello delle cabine.

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nnovativo, performante e dalle linee filanti, il 54 Air è un hard top, molto luminoso e sportivo, un autentico open anche se chiudibile. L’elemento caratterizzante è la porta di nuova concezione in cristallo curvo temperato con finitura a specchio installata tra pozzetto e timoneria. Quest’ultima permette di chiudere il pozzetto isolandolo e ottenendo un comfort tale da rendere possibile l’allungamento dei tempi di fruizione, trasformandola in una barca da utilizzare in tutte le stagioni. Quando non serve, la porta scompare nel soffitto, conferendo allo scafo l’aspetto e la fruibilità del vero open. Quanto alla meccanica e all’elettronica, a bordo si trova il meglio disponibile sul mercato: sono stati scelti i motori Cummins più leggeri ed evoluti con trasmissioni pod e gestione automatica dell’assetto di marcia che permettono di arrivare a

una velocità di 35 nodi con consumi sotto i 150 L/h, risultati importanti di questi tempi. Grande la maneggevolezza e la facilità nelle manovre nei porti grazie al joystick Axius e all’ancora elettronica. La cucina è il secondo fiore all’occhiello del progetto. Realizzata in collaborazione con Arclinea è collocata a centro barca, sotto la consolle di guida, a livello del lower deck ma di fatto connessa al pozzetto. Questo la rende molto versatile e utilizzabile in qualsiasi momento senza alcuna difficoltà. Gli interni sono costituiti da tre cabine doppie più quella del marinaio. Ciò che colpisce sono i volumi abitabili: 32 metri quadri a giorno e 38 metri quadri a notte per un 84 per cento dello spazio disponibile e solo un 16 per cento adibito a volumetrie tecniche. Seconda novità autunnale del cantiere bergamasco, dopo il 42 Air presentato a Cannes, promette un ottimo riscontro.

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gamma 20

baltic 65 Stig

La Navetta con scafo in acciaio e sovrastruttura in alluminio ha interni personalizzabili

Baltic 65 Stig Lunghezza fuori tutto 21,13 m Larghezza massima 4,95 m Pescaggio 2,90/4,10 m Motorizzazione Volkswagen 165-5 diesel 121 kW (165 hp) at 4000 Progetto Judel/vrolijk & co, Baltic Yachts, R&J Design Cantiere Baltic Yachts

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Gamma 20 Lunghezza fuori tutto 22,10 m Larghezza massima 5,85 m Motorizzazione YANMAR 6SY 650 Velocità di crociera 12 nodi Progetto Vripack, Gamma Yachts Int. Cantiere Gamma Yachts International

ini superyacht con scafo in acciaio, Gamma 20 si sviluppa su tre ponti per un totale di 177 metri quadri calpestabili. Il main deck vanta un pozzetto spazioso con un ampio tavolo. L’attiguo soggiorno è munito di televisore a schermo piatto e di un ampio divano angolare. La cucina, posta a metà scafo, ha elettrodomestici Miele Marine, accanto la zona pranzo. Il lower deck dispone di tre cabine con bagno privato: l’armatoriale, la VIP e la ospiti a letti singoli. Intelligenti le pannellature che rivestono le paratie: rimovibili secondo un sistema di clip, possono essere cambiate con facilità regalando agli interni uno stile sempre diverso.

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Una barca da regata e da crociera, dotata di chiglia telescopica

robabilmente una delle barche più veloci mai costruite dal cantiere finlandese, il Baltic 65 Stig dispone di tre cabine. La coperta, verniciata e non in teak per risparmiare peso e ridurre i movimenti di sbandamento, è stata progettata con un doppio cockpit ed un unico accesso sottocoperta verso poppa. Questo ha consentito la collocazione del salone a poppavia e ampi spazi vivibili a mezzanave. Minimalisti gli interni. La chiglia telescopica permette la riduzione del pescaggio da 4,10 a 2,90 m, agevolendo la navigazione su bassi fondali è l’accesso in baie e porti. Al progetto ha collaborato anche Alessandro Vismara, che rappresenta Baltic Yachts in Italia.

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Interni onboard novembre 2010

GENOVA 2010 / 71

swan 80

Espressione di un innovativo concetto di maxicruiser, il nuovo 80 mantiene fede alla filosofia del più puro design Swan Swan 80 Lunghezza fuori tutto 25,08 m Larghezza massima 6,08 m Pescaggio 4 m Motorizzazione Steyr MO 196 K35 190 hp Progetto German Frers, Nautor’s Swan Cantiere Nautor’s Swan

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In alto: il Swan 80 in navigazione. Due le soluzioni previste per la coperta: una prevede la poppa ‘chiusa’, l’altra ‘aperta’. Sopra e a destra: due disegni degli interni, dove prevale l’uso del teak utilizzato anche in coperta. Questo tipo di legno, complici le lunghe finestrature, rende gli ambienti molto luminosi.

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n ‘Fuori Salone’, proprio così. Durante la manifestazione di Genova Nautor’s Swan Italy sarà al porto Carlo Riva di Rapallo. Tra i modelli esposti anche il nuovo 80, uno yacht progettato per essere veloce e perfettamente in linea con la filosofia Swan che persegue linee eleganti, interni lussuosi e prestazioni di livello. La coperta pulita infatti cela interni comodi e spaziosi e una serie di accorgimenti tecnici tali da garantire lunghe percorrenze in totale tranquillità. Materiali di ultima generazione e tecniche costruttive all’avanguardia fanno dell’80 uno scafo destinato a durare e a non perdere valore, come d’altronde tutti i prodotti Nautor. La coperta è proposta con due layout diversi ma la differenza si limita alla poppa che può essere aperta o chiusa. Due le aree conviviali all’aperto, una a poppa dietro le ruote del

timone offre spazio per prendere il sole, l’altra a metà scafo dispone di sedute intorno a un tavolo semi-fisso. Tre invece le soluzioni per gli interni: armatoriale a prua, armatoriale a poppa o quattro cabine. Qualsiasi sia la scelta il salone è posizionato a centro scafo mentre a seconda della soluzione desiderata la cucina può essere accanto alle cabine per l’equipaggio o subito a poppa della zona living; qui due grandi finestrature laterali, insieme ai boccaporti posizionati sulla tuga e al tambuccio, consentono l’ingresso di luce naturale che mette in risalto l’ambiente minimale e spazioso caratterizzato dal teak satinato tipico dello stile Swan. A sinistra è situato un tavolo con otto posti, mentre a destra è stata realizzata una zona conversazione con un divano e relativo tavolino. In tutte le soluzioni le cabine risultano molto confortevoli, fermo restando che le versioni armatoriali danno al cantiere la possibilità di riconoscere al proprietario la sistemazione migliore, a poppa con un letto matrimoniale a prua con due grandi letti gemelli.

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Indesign

La luminosissima postazione di guida del Wallypower 47. L’innovativa sovrastruttura in vetro di questi cruiser realizzati da Wally, che comprendono modelli di varia metratura, ha rivoluzionato il design nautico (foto Toni Meneguzzo).

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aperte sul mare

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testo di Silvia Piardi

la luce naturale diventa protagonista nel design di scafi e sovrastrutture, complici materiali e tecnologie che hanno permesso di realizzare finestrature sempre piĂš ampie e di ridurre i confini tra dentro e fuori. sorgono cosĂŹ nuove tematiche progettuali

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Presentati in un gioco di sdoppiamento grafico, i lucernari aperti sulla coperta del Chrisco, sloop di 30 metri realizzato dal cantiere CNB di Bordeaux su progetto di Luca Brenta & C. Yacht Design con interni di Wetzels Brown Partners (foto di Nicolas Claris).

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e aperture su scafo e coperta hanno sempre rappresentato un pericolo per la sicurezza delle barche: barche da lavoro o da diporto, a vela o a motore, hanno per secoli presentato finestre piuttosto ridotte, spesso di forma circolare, solo quelle strettamente necessarie per permettere l’uso della barca sottocoperta. Il mare, quando è cattivo, tenta di entrare in barca, e qualsiasi apertura rappresenta una possibile via d’acqua e quindi un potenziale pericolo. Ma da quando gli yacht assomigliano sempre di più alle ville, anche lo studio delle finestrature si è modificato e ha tratto spunto da quanto avviene a terra.

Una delle espressioni più frequentemente utilizzate nella presentazione degli yacht degli ultimi cinque anni è quella che si riferisce alla disponibilità di luce naturale a bordo: superfici trasparenti, ampie vetrate, finestrature laterali, terrazze apribili, portelloni e spiaggette hanno modificato la relazione tra interno ed esterno e hanno portato una rivoluzione nel progetto di yacht. La via è stata lunga, ed è passata attraverso una serie di innovazioni di materiali e tecnologie che ha permesso di ‘bucare’ lo scafo o di ‘scoperchiare’ la barca, anche in analogia con quanto accade nel mondo dell’automobile. La disponibilità di materiali e tecnologie ha spinto progettisti e cantieri a osare sempre di più, quasi travolti da una collettiva euforia, che trova radici sia nell’architettura – giardini d’inverno, serre, vetrate continue – sia nella progettazione di mezzi di trasporto, sempre più a contatto, almeno visivo, con l’esterno, dal fascino della cabriolet alla monovolume con tettuccio trasparente. Dialogo continuo tra la protezione dagli agenti atmosferici e la voglia di stare dentro il paesaggio. Ma se i problemi strutturali e di sicurezza sono stati affrontati, anche a livello normativo, sembra utile riflettere sulle responsabilità del progettista rispetto ad altri temi che riguardano l’uso delle sempre più ampie finestrature.

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Un primo tema riguarda la capacità di progettare la luce naturale negli interni. Perché la luce naturale a bordo non è cosa da dilettanti e a volte si vedono scelte coraggiose di grandi aperture intristite da veneziane, tendine e vetri scuri. Il problema è gestire la cruda luce del Mediterraneo, rifratta dalle mille superfici dell’acqua e riflessa dal cielo. Perché la gran parte degli yacht si usano d’estate e in Mediterraneo, ma a volte le superfici finestrate sembrano evocare il desiderio di luce e di sole che caratterizza le architetture del nord Europa. Al sud il problema è addomesticare la luce, renderla amica. È bello passare dalla luce intensa del mezzogiorno estivo alla penombra, e ben lo sanno gli architetti della tradizione araba, che hanno inventato mille modi per filtrare la luce. La luce può essere diffusa e ammorbidita, oppure tagliuzzata e usata per generare riflessi e zone d’ombra. La luce genera volumi e modifica gli spazi interni. Umberto Riva, in un’intervista a Davide Vargas che gli chiedeva nel 2002 che tipo di luce perseguisse, affermava a proposito della casa di Miggiano (Otranto, 1991 -1996): “Casa Miggiano è una cosa stupenda in questo, sembra uno strumento ottico; è esposta a sud-ovest e questo ambiente nell’arco di sei ore modifica la luce all’interno, poi con la capacità di riverbero e l’intensità luminosa che ha la luce al

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sud… lo sporto di un centimetro sembra che esca di un metro a seconda di come si gioca la luce… e questa è una magia che qui assolutamente non conosciamo e che poi con grande capacità Le Corbusier appunto, da Svizzero, ha colto…”. La barca non ha un orientamento fisso e questo moltiplica le variabili in gioco. Gli interni si arricchiscono di infiniti e variabili giochi di luce. E in questo è maestra Ivana Porfiri, come è maestra nel convincere la luce a scendere nei ponti inferiori, attraverso la scelta di materiali e finiture che diffondono o riflettono i raggi del sole. Portare luce naturale nei locali sotto la linea di galleggiamento è una vera sfida, che può diventare interessante tema di ricerca progettuale. Dopo avere per anni inseguito l’artificiale (luce artificiale, aria condizionata, piante finte), anche nelle barche – come negli edifici – sta nascendo il desiderio di riportare all’interno, per quanto possibile, pezzetti di natura, a partire dalla luce del sole. Le aperture definiscono, come le finestre negli edifici, la composizione delle viste esterne. Il disegno delle viste dà carattere alle barche che affidano valori come aggressività o domesticità alla forma delle aperture. Basta modificare una forma e la barca cambia completamente. Si ricordino, nel 2003, la finestra ‘domestica’ dell’Azimut 68S, o la rivoluzione introdotta dal Wally Power.

Il terzo tema cui voglio accennare, consapevole di avere solo sfiorato i temi enunciati, è quello delle aperture viste e vissute dall’interno. Infatti, se la forma, la dimensione, la posizione, la relazione con la curva delle murate disegnano la vista esterna, gli spazi interni sono fortemente caratterizzati dalla relazione con la ‘finestra’. Si può andare dalla completa negazione del carattere marino ad una sua più o meno consapevole accentuazione. Oblò rotondo, possibilmente con cornice d’ottone fa subito barca… ed è un estremo, ma l’estremo opposto è la finestra modello salotto degli anni Cinquanta, con tende e relative mantovane. Philippe Starck ha giocato con l’oblò nel Wedge Too del 2002, lo ha reinterpretato, come al solito, in modo ironico. Un intero libro potrebbe essere dedicato alle relazioni tra finestra circolare, architettura e navi, andata e ritorno. Infine, lo spazio tra lastra esterna e interno può diventare un luogo particolare, ricco di carattere: dallo spazio per ricamare dei bow windows, alla finestra arredata di Gio Ponti, alla finestra serra di Umberto Riva. Ancora l’architettura può dare spunti e suggerimenti, ma non dimentichiamo il contesto d’uso.

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GLI INTERNI DEL JP 54, BARCA A VELA LEGGERA E VELOCE LUNGA POCO PIÙ DI 18 METRI REALIZZATA DAL CANTIERE NEOZELANDESE ABSOLUTE DREAMER/ PACHOUD YACHTS SU CONCEPT DI JEAN-PIERRE DICK, CON PROGETTO DI GUILLAUME VERDIER E INTERIOR DESIGN DI STÉPHANIE MARIN.

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JP 54 concept di Jean-Pierre Dick progetto di Guillaume Verdier/Stéphanie Marin testo di Simona Spriano

NOTO PROTAGONISTA DI VARI GIRI DEL MONDO IN SOLITARIO, Jean-Pierre Dick HA IDEATO UNA BARCA A VELA CHE STUPISCE PER l’immagine avveniristica DEGLI INTERNI DIETRO CUI SI CELA un’innovativa soluzione DI ROTAZIONE DEI PESI

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Sopra: Il mobile cucina-carteggio del JP 54 pesa 600 kg ed è ancorato a un braccio che in pochi secondi ruota la piattaforma circolare su cui è fissato e su cui si trova anche il tavolo da pranzo. Questo sistema permette lo spostamento del peso da una murata all’altra. A sinistra: un dettaglio della zona carteggio, che, come ogni altro elemento d’arredo, è privo di qualsiasi spigolo. Qui accanto, lo stesso blocco visto dalla parte in cui è allestita la piccola ma funzionale cucina.

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olo l’assiduo utilizzo di un oggetto ne porta alla totale comprensione. Questo vale anche nella nautica. Nessuno meglio di chi naviga davvero sa come deve essere una barca. Cosa è importante che ci sia, cosa è superfluo, quello che ci potrebbe essere ma a cui nessuno ha ancora pensato, cosa è inutile che sia fatto così e come sarebbe più pratico. Considerazioni del genere possono venire solo dall’esperienza a bordo. Proprio per questo il JP 54 è funzionale e all’avanguardia, perché pensato dal velista gentiluomo Jean Pierre Dick durante le sue due

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ultime Wendée Globe. “La volevo adatta agli oceani come alle rade tipiche di una crociera con la famiglia. Ho cominciato a buttare giù idee annotando cosa di uno scafo da regata poteva essere portato a bordo di uno da crociera”. Ed è così che le idee hanno preso forma diventando una barca lunga poco più di 18 m, larga 5,3 che pesa solo 9 tonnellate e vanta una superficie velica che va da 216 metri quadri con randa e genoa pieni a 434 con il jennaker. Il risultato è una barca leggera e veloce, adatta alle lunghe rotte, confortevole, dalle soluzioni intelligenti e facile da manovrare, come racconta l’architetto Guillaume Verdier: “Abbiamo progettato la coperta con la consapevolezza che spesso una barca è portata da una sola persona”. Scafo, coperta, albero, boma e vele in carbonio garantiscono

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Sopra: a sinistra, Lo spazioso bagno collocato tra le due cabine di prua, unico ambiente munito di porta; a destra, l’accesso a una cabina, che, come tutti gli spazi di passaggio e di contenimento, presenta forme organiche e arrotondate. SOTTO, il JP 54 in navigazione, che con randa e genoa pieni raggiunge una superficie velica di 216 metri quadri.

prestazioni eccezionali come il raggiungimento dei 20 nodi. E il bello deve ancora venire. La vera originalità del JP 54 è sottocoperta. L’ambiente open space è inaspettato. Appena si varca il tambuccio, se non fosse per il rollio, si giurerebbe di essere sull’Apollo 13. Niente porte ma passaggi ovoidali irregolari o rettangolari smussati, assenti gli spigoli, ergonomiche le forme. “Siamo riusciti a integrare qualità, leggerezza, solidità e comfort”, commenta l’interior design Staphanie Marin. Il layout prevede due cabine doppie a poppa e altrettante a prua, queste ultime separate dall’unico ma spazioso bagno, unico locale ad essere munito di porta. Il primo piede lo si appoggia nel ‘quadrato’ composto da cucina, carteggio e tavolo. E fin qui nulla di strano. La cucina e il carteggio fanno parte dello stesso mobile che contiene anche i sistemi

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idraulici, di archiviazione e le batterie, rendendolo assolutamente indipendente. Questo si è reso necessario per la realizzazione del satellite, il meccanismo che ruota la zona living. L’intera pedana circolare su cui sono posizionati il tavolo da pranzo e la cucina-carteggio gira grazie a un braccio che in pochi secondi ne inverte le posizioni. In questo modo i 600 kg del mobile si spostano da sotto a sopravento con ovvia riduzione dello sbandamento della barca di bolina e conseguente aumento della velocità. Molto pratica è anche la possibilità di ridurre il pescaggio da 3,5 a 2,5 metri, che garantisce l’accesso in quasi tutti i porti e permette di dare fondo più vicino alla costa. Davvero nulla è stato trascurato per assicurare una navigazione divertente, sicura e confortevole, qualsiasi siano ambizioni e rotta.

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novembre 2010 Interni onboard

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Sotto: il pozzetto del wider 42’ si estende da 3,50 a 5,90 metri di larghezza, una soluzione che conferisce anche maggiore stabilità all’imbarcazione. La coperta è rivestita in esthec, materiale riciclabile e indistruttibile simile al teak. In basso: una sezione trasversale del day cruiser in cui si intuisce il meccanismo brevettato da tilli antonelli, patron del nuovo cantiere.

wider 42’ testo di Michelangelo Giombini

WIDER 42’ Lunghezza massima 12,90 m Larghezza massima 3,50 - 5,90 m Motorizzazioni 2 x Yanmar 8LV 2x370 Hp Velocità massima 46 nodi Progetto Fulvio De Simoni Carena Mark Wilson Cantiere Wider

Spirito d’innovazione e attenzione al design nella nuova proposta di Tilli antonelli, che inaugura con un ingegnoso brevetto il genere degli yacht mutanti

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Sotto: un’immagine del wider in assetto di navigazione; la zona di poppa è destinata ad alloggiare tender, moto d’acqua o altri water toys. A destra, il volante supertecnologico del wider, con display multifunzione e tasti di selezione, sviluppato in collaborazione con acson marine. Accanto e in basso: le piante e la sezione longitudinale illustrano il layout esterno e la disposizione interna della barca.

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l neonato cantiere di Tilli Antonelli, già fondatore del fenomeno Pershing, nasce col presupposto di rinnovare la nautica da diporto con una serie di soluzioni innovative che rispondano alle esigenze reali di chi va per mare. E l’idea al centro di questo nuovo progetto è espressa nel nome stesso del cantiere che alla lettera significa “più largo”. Wider appunto. A segnare la direzione indicata da Antonelli è il primo modello in uscita, un day cruiser sportivo di 42 piedi dalla linea originale scaturita dalla matita di Fulvio De Simoni: la barca è attualmente in fase di realizzazione nella linea produttiva del cantiere marchigiano e si inserirà tra un’imbarcazione più compatta da 35 piedi ed una “ammiraglia” da 50. Wider risolve in maniera tanto ingegnosa quanto

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efficace due problematiche comuni a molte imbarcazioni di questa categoria: la stabilità alla fonda e la ristrettezza di spazi da vivere all’aperto, dove poter organizzare divertimento e attività per il pieno godimento del mare. Questo nuovo brevetto prevede un meccanismo telescopico che letteralmente allarga la porzione centrale della barca raddoppiandone la superficie fino a 15 metri quadrati, raggiungendo un baglio massimo di quasi 6 metri impensabile per un’imbarcazione di queste dimensioni. L’allestimento del pozzetto è concepito per modificarsi a seconda delle esigenze dell’equipaggio, a partire dal parabrezza che protegge durante la navigazione ma all’occorrenza scompare tra i sedili per ottenere uno spazio continuo privo di ostacoli. Il concetto di trasformabilità insito nel progetto è allargato al prendisole centrale, che incorpora due comode chaise longue regolabili e una dinette da pranzo, e alle sedute con cuscineria gonfiabile che possono essere utilizzate come materassini per i giochi e il

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relax in acqua durante le soste. La zona poppiera del Wider 42’ è progettata per trasportare in alternativa una moto d’acqua, un piccolo tender oppure dell’attrezzatura per le immersioni subacquee, con la possibilità di convertire lo spazio in un ulteriore prendisole. Il layout interno è stato studiato con razionalità per poter disporre, in uno spazio limitato, di un angolo cottura, di una dinette che diventa un letto e di un bagno con box doccia separato: la struttura in carbonio dello scafo è lasciata a vista e rivestita con una trama di lino a finitura lucida. La configurazione sportiva del Wider, già dotato di un velocissimo scafo a scalini e di eliche di superficie, è sottolineata da un inedito volante multifunzione ispirato alla Formula 1 che farà sicuramente tendenza: ruota attorno a un cruscotto fisso con pulsantiera e integra un display in grado di visualizzare tutte le informazioni determinanti per la navigazione ed il controllo dei propulsori, lasciando praticamente libera da strumenti la plancia di pilotaggio.

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Eco-mobile testo di Luca Zavaglia

ricorda le prime biciclette dell’800, ma la sua funzione è davvero innovativa: è YikeBike, la mini-bici elettrica ripiegabile e trasportabile sotto braccio

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ilenzioso, nero, punteggiato da led luminosi: è una strano veicolo quello che capita sempre più spesso di incrociare tra le banchine dei porti o tra le viuzze dei centri storici delle località del Mediterraneo. Si tratta di YikeBike, una mini-bici elettrica con ruote a diametro differenziato che rappresenta un’innovativa soluzione per la mobilità a breve raggio. Ecologica, leggera, è ripiegabile e trasportabile come una borsa; si sottrae dunque dalla necessità dei lucchetti e dalla paura di spiacevoli sparizioni. Con velocità massima di circa 25 km/h, un’autonomia di 10 km, un’agilità ed una stabilità sorprendenti, la YikeBike è in grado di trasportarvi dove volete voi, per poi lasciarsi compattare e riporre in casa, sotto la scrivania dell’ufficio o dentro un gavone della vostra barca, pronta per essere ricaricata in soli 40 minuti. YikeBike è il primo mini-farthing prodotto in licenza. Il nome deriva da ‘penny-farthing’, che era il soprannome dato alle bici di fine ’800, con il ruotone davanti e la ruota piccola dietro (il soprannome deriva dall’associazione tra le dimensioni delle ruote alle dimensioni delle due monete in uso in Inghilterra). ‘Mini-farthing’ è il nome dato alla nuova tipologia di bici che richiama il concetto di ruote a diametro differenziato in scala ridotta. Oltre a essere il primo esempio di questa tipologia, YikeBike ne rappresenta, tra tutte le versioni immaginate, quella a più alto contenuto tecnologico: telaio in fibra di carbonio, motore elettrico brushless, batteria di ultima generazione (LiFePO4), freni elettrici a recupero di carica con sistema di antibloccaggio, luci a LED.

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Il nuovo mezzo, con ruota anteriore da 20 pollici, accoppiata ad una posteriore da 8, pedaline fissate sul mozzo anteriore, manubrio a corna di bue posizionato poco sotto la sella, lascia incuriositi e anche un po’ perplessi. Se il primo sguardo è indagatore, il secondo non è sufficiente a fugare i dubbi: è necessario salire in sella e cominciare a provare per credere. La posizione in sella è nuova e necessita di una breve fase di apprendistato, poi si fa strada il divertimento e stupisce l’agilità e la semplicità di manovra. La frenata è sicura ed il sistema che evita il bloccaggio della ruota è efficace e funziona a dovere anche su fondi piuttosto viscidi. La velocità massima è rapportata al mezzo e consente di raggiungere rapidamente la destinazione, mentre l’autonomia è commisurata a missioni di piccolo e medio raggio. YikeBike può essere compattata in meno di 20 secondi e, grazie alla tracolla ed al peso davvero contenuto – 10 kg – essere trasportata come un borsone. A chi non piacerebbe, una mattina di sole, uscire dalla propria barca con la YikeBike a tracolla, raggiungere la banchina, aprire il mezzo e, con un sibilo elettrico, avviarsi a comperare il giornale tra gli sguardi curiosi di piccoli e grandi? Per non parlare poi dell’invidia dei colleghi nel vedervi arrivare in ufficio con la YikeBike sotto braccio, avendo evitato le congestioni del traffico e tutte le difficoltà di parcheggio. Prodotta in Nuova Zelanda da YikeBike Limited, la mini-bici elettrica è disponibile sul mercato europeo da luglio 2010, con un prezzo di 3.500 euro circa.

Caratteristiche tecniche Peso 10 kg Telaio Carbon fibre composite Motore Elettrico brushless da 1 kW Brakes Elettrici anti-pattinamento a recupero di carica Batteria LiFePO4 – ricarica completa in 40 min vita di circa 1000 cicli Velocità massima 25 km/h Autonomia 10 km Volume chiuso 43 litri Tempo di chiusura meno di 20 secondi Altezza utente 163 cm - 193 cm Massimo peso trasportabile 100 kg Ruote 20” anteriore, 8” posteriore Luci integrate a LED ad alta visibilità

Realizzata in carbonio, Yike Bike pesa meno di 10 kg. con una ricarica di 40 minuti, consente di percorrere circa 10 km Alla velocità di 25 km orari.

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IL DESIGNER AUSTRALIANO FIRMA UN’edizione limitata DELL’ICONA Riva: 22 UNITÀ CHE SARANNO VENDUTE ATTRAVERSO LA Gagosian Gallery di New York, CHE SI DISTINGUONO PER LE modifiche innovative E I dettagli stilistici DISEGNATI NEL PIÙ PURO ‘STILE NEWSON’

AQuarIva BY Marc NewsoN progetto di Marc Newson foto di Jérôme Kelagopian testo di Valerio Cometti

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AQUARIVA BY MARC NEWSON Lunghezza fuori tutto 10,07 m Larghezza massima 2,80 m Pescaggio 0,96 m Velocità massima 41 nodi Progetto Marc Newson/Officina Italiana Design Cantiere Riva Sopra: La poppa è l’elemento sul quale Newson è intervenuto maggiormente. La linea ricorda quella del posteriore del prototipo Ford 021C da lui realizzato nel 1999. Nella pagina accanto: Aquariva by Marc Newson in navigazione. Rispettoso del progetto di Officina Italiana Design, designer ufficiale di Riva, Newson ha personalizzato il motoscafo con un tocco high tech, pur mantenendo intatta la classicità e l’eleganza della barca.

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arc Newson è come i Pearl Jam: veramente famosi, ma non per questo vittime del proprio successo, sanno gestirsi con sapienza al limite dello snobismo. Il suo lavoro per il cantiere Riva è un progetto di alto livello: ricerca di materiali innovativi, rispetto per il DNA del brand, valorizzazione della funzionalità e, non ultimo, un tocco di riconoscibilità della ‘mano’ dell’autore. Riva è uno di quei pochi brand che evoca immagini ben definite di prodotti divenuti icone di gusto, nonché simbolo di un ambìto stile di vita. Cimentarsi con questo tipo di progetti richiede un mix di umiltà nel sapere rispettare i valori del marchio e di coraggio nello spostarne i limiti, senza lasciare che tale eredità zavorri il percorso creativo. L’Aquariva è un motoscafo di 33 piedi da oltre 40 nodi di velocità di punta: un natante perciò dalle prestazioni importanti, ma la cui vera arma è nell’appeal estetico inimitabile. Lo specchio di poppa è probabilmente l’elemento più riuscito ed innovativo del progetto di Newson, chiamato dal cantiere di Sarnico a disegnare un’edizione limitata

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del modello, composta di sole 22 unità che verranno vendute attraverso in tutto il mondo attraverso la Gagosian Gallery di New York. Con un linguaggio poco ‘nautico’, con forme che richiamano vagamente il posteriore del suo geniale prototipo Ford 021C, il designer australiano ci delizia grazie all’unione di una superficie a ‘U’, ideale prolungamento dello scafo e di un volume centrale in contrasto cromatico. Il risultato è particolarmente felice perché valorizza la levigatezza delle fiancate e non compromette la discesa in acqua, offrendo con eleganza spazi di appoggio altrove ottenuti attraverso antiestetici gradini. Di sicuro questa soluzione sarà fonte di ‘ispirazione’ per molti altri progettisti… Sempre in questa regione si vede un altro dettaglio di pregio: integrata nel labbro dello specchio di poppa si trova la scaletta, che una volta riposta nel proprio alloggiamento esibisce un profilo in metallo lucido, protezione dagli urti nonché completamento estetico. Per pulizia delle linee, l’Aquariva firmato Newson riesce a sostenere il confronto con gli originali Aquarama, riuscendo però ad approfittare dell’evoluzione delle tecnologie manifatturiere: il parabrezza è in vetro stratificato privo di cornice superiore; diventa così un ulteriore elemento di originalità, ma con coerenza rispetto la ricerca di pulizia estrema perseguita dal designer di Sydney. Tale ricerca è ammirevole ed evidente in ogni dettaglio: dagli appoggiatesta, alle coperture delle prese d’aria dei motori, ai mancorrenti a poppa, alle gallocce a scomparsa. In coperta, il motoscafo sfoggia un materiale innovativo, ma molto rispettoso della palette di colori e finiture che un Riva deve esibire: un composto fenolico, precursore della vetroresina, che unisce al calore di una texture naturale simile a quella del legno, una durata ed una performance meccanica superiori. Interessante anche la scelta di impiegare l’alluminio anodizzato in luogo del tipico acciaio inossidabile od ottone cromato: in linea con il mood ‘understated’ del design di tutta l’imbarcazione. Delle numerose anime della creatività di Marc Newson, quella che emerge dal nuovo Aquariva è più vicina a sue creazioni quali il tavolo Event Horizon del ’91, nonché la seduta Nimrod per Magis, più lontana, invece, dalla Lockheed Lounge o dalla Wood Chair per Cappellini.

Sopra, altri due elementi innovativi introdotti dal designer di Sydney: la porta di accesso alla cabina e il parabrezza avvolgente in vetro stratificato. Al posto del legno è stato utilizzato un laminato di tela, sviluppato all’inizio del secolo scorso, che ben lo imita.

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ALNO ITALIA srl Via F. Baracca 15/a 50127 FIRENZE Tel. 055351311 Fax 05535131881 www.alno.it www.alno.de mail@alno.it ARCADIA YACHTS Via Terragneta 90 80058 TORRE ANNUNZIATA NA Tel. 08119554898 Fax 08119554894 www.arcadiayachts.it info@arcadiayachts.it ARMATA DI MARE - FACIB spa via Fagnano per Olona 11 21058 SOLBIATE OLONA VA Tel. 0331608300 www.faciba.it info@faciba.it AZIMUT YACHTS GRUPPO AZIMUT BENETTI Via Martin Luther King 9-11 10051 AVIGLIANA TO Tel. 01193161 Fax 0119367270 www.azimutyachts.com B&B ITALIA spa S. Provinciale 32, 15 22060 NOVEDRATE CO Tel. 031795111 Fax 031791592 www.bebitalia.com info@bebitalia.com C.BOAT Via Ammiraglio Rizzo 17 95142 PALERMO Tel. 0916372604-6197582 www.cboat.it CANADOS GROUP Via dell’Idroscalo 182 00121 ROMA Tel. 0656339732/969 Fax 0656037581 www.canados.com commerciale@canados.com CANTIERE NAVALE DEL CARLO FRANCESCO Via dei Pescatori 6 55049 VIAREGGIO LU Tel. 0584388903 CANTIERI NAVALI BAGLIETTO GRUPPO BAGLIETTO Piazza S. Baglietto 3 17019 VARAZZE SV Tel. 01995901 Fax 01996515 www.baglietto.com info@baglietto.com

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CASSINA spa POLTRONA FRAU GROUP Via Busnelli 1 20036 MEDA MB Tel. 03623721 Fax 0362342246 www.cassina.com www.cassina-ixc.jp info@cassina.it CNB - CONSTRUCTION NAVALE BORDEAUX 162 Quai de Brazza F 33100 BORDEAUX Tel. +33557 80 85 50 Fax +33557 80 85 51 www.cnb.fr CORRADI spa Via G. Brini 39 40128 BOLOGNA Tel. 0514188411 Fax 0514188400 www.corradi.eu info@corradi.eu COSTA CROCIERE spa V.le XII Ottobre 2 16121 GENOVA Tel. 01054831 www.costa.it www.costacrociere.it DE PADOVA srl Strada Padana Superiore 280 20090 VIMODRONE MI Tel. 0227439795 Fax 0227439780 www.depadova.it info@depadova.it EYCK THOMAS Ropsterwei 14 NL 9137 RH. OOSTERNIJKERK Tel. +31622803886 www.thomaseyck.com info@thomaseyck.com FENDI CASA CLUB HOUSE ITALIA spa Via Balzella 56 47122 FORLÌ Tel. 0543791911 Fax 0543725244 www.clubhouseitalia.com info@fendicasa.it clubhouse@clubhouseitalia. com FERRETTI YACHTS GRUPPO FERRETTI Via G. Ansaldo 9/b 47122 FORLÌ Tel. 0543474411 Fax 0543782410 www.ferretti-yachts.com info@ferretti-yachts.com

FOGGINI JACOPO EMILIO Via Sannio 24 20137 MILANO Tel. 0254101409 Fax 0254121709 www.jacopofoggini.com info-line@jacopofoggini.it GAMMA YACHTS INTERNATIONAL Viale Aprilia Marittima 33053 APRILIA MARITTIMA UD Tel. 043153215 www.gamma-yachts.it H2OME www.h2omeyacht.it JAQUIÓ Viale dell’Industria e dell’Artigianato 16/A 35010 CARMIGNANO DI BRENTA PD Tel. 0499430972 Fax 0499439469 www.jaquio.com info@jaquio.com LA MURRINA spa V.le Isonzo 26 22078 TURATE CO Tel. 02969751 Fax 0296975212 www.lamurrina.com lamurrina@lamurrina.com LAFUMA Vicolo Boccacavallo 18 31044 MONTEBELLUNA TV Tel. 0423648281 Fax 042322430 www.lafuma.com contactlmo@lafuma.fr MAGIS spa Via Triestina Accesso E 30020 TORRE DI MOSTO VE Tel. 0421319600 Fax 0422766395 www.magisdesign.com info@magisdesign.com MILANO BEDDING KOVER srl Via Ferravilla 70 20033 DESIO MB Tel. 0362307144 Fax 0362308749 www.milanobedding.it info@milanobedding.it MOCHI CRAFT GRUPPO FERRETTI Via G. Ansaldo 9/b 47122 FORLÌ Tel. 0543474411 Fax 0543474410 www.mochicraft-yacht.com info@mochicraft-yacht.com

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MOROSO spa Via Nazionale 60 33010 CAVALICCO UD Tel. 0432577111 nr. verde 800016811 Fax 0432570761 www.moroso.it info@moroso.it MSC www.msccrociere.it NAUTINOX LIVING Via Meucci 14/16 20080 CASARILE MI Tel. 0290093718 Fax 029054631 www.nautinoxliving.it info@nautinoxliving.it NAUTOR’S SWAN Lungarno delle Grazie 22 50122 FIRENZE Tel. 055240382 Fax 055288038 www.nautorswan.com info@nautorswan.com OFFICINE PANERAI V.le Monza 259 20126 MILANO Tel. 02363138 Fax 0236313297 www.panerai.com officinepanerai@panerai.com OPINION CIATTI srl Via Di Prato 80 50041 CALENZANO FI Tel. 055887091 Fax 05588709237 www.opinionciatti.com info@opinionciatti.com PACHOUD YACHTS 58 Cross Road, Po Box 14292 TAURANGA 3001 NEW ZEALAND Tel. +6475788252 Fax +6475788257 www.pachoud.co.nz PARÀ spa V.le Monza 1 20050 SOVICO MB Tel. 0392070 Fax 0392070396 www.para.it para@para.it PERSHING YACHT GRUPPO FERRETTI Via J.J. Pershing 1/3 61037 CENTOCROCI DI MONDOLFO PU Tel. 07219562111 Fax 0721956290 www.pershing-yacht.com info@pershing-yacht.com

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PICCHIOTTI PERINI NAVI GROUP Via Michele Coppino 114 55049 VIAREGGIO LU Tel. 05844241 Fax 0584424200 www.picchiotti.net info@perininavi.it POLTRONA FRAU spa S. Statale 77 km 74,500 62029 TOLENTINO MC Tel. 07339091 Fax 0733971600 www.poltronafrau.it info@poltronafrau.it RIO YACHT Via San Giovanni delle Formiche 4 24060 VILLONGO BG Tel. 035927301 Fax 035926605 www.rioyachts.net info@rioitalia.it RIVA spa GRUPPO FERRETTI Via Predore 30 24067 SARNICO BG Tel. 035910202 Fax 035911059 www.riva-yacht.com info@riva-yacht.com RIVADOSSI GIUSEPPE Via Monte Conche 10/b 25075 NAVE BS Tel. 0302532773 www.giusepperivadossi.net ROYAL BOTANIA Elzendonkstraat 146 B NIJLEN 2560 Tel. +32 34112285 Fax +32 34112286 www.royalbotania.com info@royalbotania.com SANLORENZO spa Via Armezzone 3 19031 AMEGLIA SP Tel. 01876181 Fax 0187618316 www.sanlorenzoyacht.com welcome@sanlorenzoyacht.com SAWAYA & MORONI spa Via Andegari 18 20121 MILANO Tel. 0286395201 Fax 0286464831 www.sawayamoroni.com info@sawayamoroni.com SICIS srl Via Canala 75/79 48123 RAVENNA Tel. 0544469711 Fax 0544469811 www.sicis.com info@sicis.com

SUNSEEKER COLLECTION SUNSEA srl Via Malta 2/5 scala D 16121 GENOVA Tel. 018559021 Fax 0185322839 www.sunseekercollection.com info@sunseekercollection.com VALDENASSI Via Stazione Nuova 18018 Arma di Taggia IM Tel. 0184462050 Fax 0184461790 www.valdenassi.com valdenassi@valdenassi.com VONDOM Avda Valencia 3 E 46891 VALENCIA Tel. +34962901088 Fax +34962900501 www.vondom.com marketing@vondom.com WALLY Seaside Plaza - 8, Avenue des Ligures MC MONTECARLO 98000 MONACO Tel. +377 93100093 -96 Fax +377 93100094 www.wally.com sales@wally.com WIDER srl Viale Marche 2/4 61040 CASTELVECCHIO DI MONTEPORZIO PU Tel. 0721956077 Fax 0721956001 www.wider-y.it info@wider-y.it YIKE BIKE LTD www.yikebike.com ZANIN LUXURY COVERINGS Via delle Industrie II, 14 30020 MEOLO VE Tel. 0421618778 Fax 0421618346 www.madreperlazanin.it zaninvenezia@alice.it

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MOCHI CRAFT GRUPPO FERRETTI Via G. Ansaldo 9/b 47122 FORLÌ Tel. 0543474411 Fax 0543474410 www.mochicraft-yacht.com info@mochicraft-yacht.com MOROSO spa Via Nazionale 60 33010 CAVALICCO UD Tel. 0432577111 nr. verde 800016811 Fax 0432570761 www.moroso.it info@moroso.it MSC www.msccrociere.it NAUTINOX LIVING Via Meucci 14/16 20080 CASARILE MI Tel. 0290093718 Fax 029054631 www.nautinoxliving.it info@nautinoxliving.it NAUTOR’S SWAN Lungarno delle Grazie 22 50122 FIRENZE Tel. 055240382 Fax 055288038 www.nautorswan.com info@nautorswan.com OFFICINE PANERAI V.le Monza 259 20126 MILANO Tel. 02363138 Fax 0236313297 www.panerai.com officinepanerai@panerai.com OPINION CIATTI srl Via Di Prato 80 50041 CALENZANO FI Tel. 055887091 Fax 05588709237 www.opinionciatti.com info@opinionciatti.com PACHOUD YACHTS 58 Cross Road, Po Box 14292 TAURANGA 3001 NEW ZEALAND Tel. +6475788252 Fax +6475788257 www.pachoud.co.nz PACIFIC CYCLE Inc. 4902 Hammersley Road USA MADISON, WI 53711 www.pacific-cycle.com info@pacific-cycle.com PARÀ spa V.le Monza 1 20050 SOVICO MB Tel. 0392070 Fax 0392070396 www.para.it para@para.it

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INservice INdirizzi / 87

PERSHING YACHT GRUPPO FERRETTI Via J.J. Pershing 1/3 61037 CENTOCROCI DI MONDOLFO PU Tel. 07219562111 Fax 0721956290 www.pershing-yacht.com info@pershing-yacht.com PICCHIOTTI PERINI NAVI GROUP Via Michele Coppino 114 55049 VIAREGGIO LU Tel. 05844241 Fax 0584424200 www.picchiotti.net info@perininavi.it POLTRONA FRAU spa S. Statale 77 km 74,500 62029 TOLENTINO MC Tel. 07339091 Fax 0733971600 www.poltronafrau.it info@poltronafrau.it RIO YACHT Via San Giovanni delle Formiche 4 24060 VILLONGO BG Tel. 035927301 Fax 035926605 www.rioyachts.net info@rioitalia.it RIVA spa GRUPPO FERRETTI Via Predore 30 24067 SARNICO BG Tel. 035910202 Fax 035911059 www.riva-yacht.com info@riva-yacht.com RIVADOSSI GIUSEPPE Via Monte Conche 10/b 25075 NAVE BS Tel. 0302532773 www.giusepperivadossi.net ROYAL BOTANIA Elzendonkstraat 146 B NIJLEN 2560 Tel. +32 34112285 Fax +32 34112286 www.royalbotania.com info@royalbotania.com SANLORENZO spa Via Armezzone 3 19031 AMEGLIA SP Tel. 01876181 Fax 0187618316 www.sanlorenzoyacht.com welcome@sanlorenzoyacht.com SAWAYA & MORONI spa Via Andegari 18 20121 MILANO Tel. 0286395201 Fax 0286464831 www.sawayamoroni.com info@sawayamoroni.com

SICIS srl Via Canala 75/79 48123 RAVENNA Tel. 0544469711 Fax 0544469811 www.sicis.com info@sicis.com STRIDA Viale Egeo 8 00144 ROMA Tel. 065921783 Fax 065921786 www.strida.it info@strida.it SUNSEEKER COLLECTION SUNSEA srl Via Malta 2/5 scala D 16121 GENOVA Tel. 018559021 Fax 0185322839 www.sunseekercollection.com info@sunseekercollection.com VALDENASSI Via Stazione Nuova 18018 Arma di Taggia IM Tel. 0184462050 Fax 0184461790 www.valdenassi.com valdenassi@valdenassi.com VONDOM Avda Valencia 3 E 46891 VALENCIA Tel. +34962901088 Fax +34962900501 www.vondom.com marketing@vondom.com WALLY Seaside Plaza - 8, Avenue des Ligures MC MONTECARLO 98000 MONACO Tel. +377 93100093 -96 Fax +377 93100094 www.wally.com sales@wally.com WIDER srl Viale Marche 2/4 61040 CASTELVECCHIO DI MONTEPORZIO PU Tel. 0721956077 Fax 0721956001 www.wider-y.it info@wider-y.it YIKE BIKE LTD www.yikebike.com ZANIN LUXURY COVERINGS Via delle Industrie II, 14 30020 MEOLO VE Tel. 0421618778 Fax 0421618346 www.madreperlazanin.it zaninvenezia@alice.it

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N° 6 novembre 2010 November 2010

on line direttore responsabile/editor GILDA BOJARDI bojardi@mondadori.it art director CHRISTOPH RADL caporedattore centrale central editor-in-chief SIMONETTA FIORIO simonetta.fiorio@mondadori.it coordinamento/coordinator MADDALENA PADOVANI mpadovan@mondadori.it (vice caporedattore/vice-editor-in-chief)

Nell’immagine: alcuni dei 13 pescherecci messi a disposizione dai pescatori di ancona a 14 artisti urbani internazionali. L’iniziativa si è svolta ad agosto 2008 nell’ambito di Pop Up! Arte contemporanea nello spazio urbano, il festival di street art di Ancona che dà il titolo a un nuovo volume pubblicato da Franco Cosimo Panini Editore e Mac. In the image: some of the 13 fishing boats made available by the fishermen of Ancona to 14 international urban artists. The initiative took place in August 2008 as part of Pop Up! Contemporary Art in Urban Space, the festival of street art in Ancona that supplies the title for a new book published by Franco Cosimo Panini Editore and Mac.

Nel prossimo numero

7

in the next issue allegato a/supplement to

Interni N° 609 marzo/March 2011

INteriors&architecture Abitare sott’acqua

Living under water

INnavigation I nuovi concept del navigare

The new concepts of navigation

INsight Pescherecci d’artista

Artists’ fishing boats

INcenter I transformer del mare Sea transformers

INdesign Water toys

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contributi di/contributors DECIO GIULIO CARUGATI VALERIO COMETTI ANTONELLA GALLI MICHELANGELO GIOMBINI DAMIANO IOVINO FRANCESCA LANZ CLARA MANTICA CRISTINA MONICA FRANCESCO MORACE CRISTINA MOROZZI SILVIA PIARDI DANILO PREMOLI ALESSANDRO ROCCA SIMONA SPRIANO ROSA TESSA LAURA TRALDI MATTEO VERCELLONI LUCA ZAVAGLIA board scientifico/board of experts DECIO GIULIO CARUGATI (coordinamento/coordination) BERARDO CITTADINI GIOVANNI ZUCCON grafica/layout MAURA SOLIMAN soliman@mondadori.it STEFANIA MONTECCHI internim@mondadori.it ELENA MICHELINI SUSANNA MOLLICA segreteria di redazione editorial secretariat ALESSANDRA FOSSATI alessandra.fossati@mondadori.it (responsabile/head) ADALISA UBOLDI adalisa.uboldi@mondadori.it (assistente del direttore assistant to the editor) BARBARA BARBIERI barbara.barbieri@mondadori.it fotografi/photographs BEN BENSCHNEIDER GIANFRANCO CAPODILUPO NICOLAS CLARIS ALBERTO COCCHI JÉRÔME KELAGOPIAN MICHELE LOMBARDO M1 MEDIA TONI MENEGUZZO RASMUS NORLANDER PHILIPPE RUAUL DONATO SANTORO GIULIANO SARGENTINI traduzioni/translations TRANSITING@MAC.COM promotion ADRIANA AURELI

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corrispondenti/correspondents Francia: EDITH PAULY edith.pauly@tele2.fr Germania: LUCA IACONELLI radlberlin@t-online.de Giappone: SERGIO PIRRONE utopirro@sergiopirrone.com Gran Bretagna: DAVIDE GIORDANO davide.giordano@zaha-hadid.com Portogallo: MARCO SOUSA SANTOS protodesign@mail.telepac.pt Spagna: CRISTINA GIMENEZ cg@cristinagimenez.com LUCIA PANOZZO luciapanozzo@yahoo.com Svezia: JILL DUFWA jill.dufwa@post.utfors.se Taiwan: CHENG CHUNG YAO yao@autotools.com.tw USA: PAUL WARCHOL pw@warcholphotography.com

ARNOLDO MONDADORI EDITORE 20090 SEGRATE - MILANO INTERNI ONBOARD N°6 The magazine of yachting interiors and accessories INSERTO REDAZIONALE ALLEGATO A EDITORIAL SUPPLEMENT TO INTERNI - The magazine of interiors and contemporary design N° 11 novembre/November 2010 Dir. Resp./Editor Gilda Bojardi via D. Trentacoste 7 - 20134 Milano Tel. +39 02 215631 - Fax +39 02 26410847 e-mail: interni@mondadori.it Pubblicazione mensile/monthly review Registrata al Tribunale di Milano al n° 5 del 10 gennaio1967. PREZZO DI COPERTINA/COVER PRICE € 7,00 in Italia/Italy (da vendersi solo congiuntamente con/sold only as supplement to INTERNI N°11/2010 al prezzo complessivo di/at combined price of € 10,00) PUBBLICITÀ/ADVERTISING Mondadori Pubblicità 20090 Segrate - Milano Pubblicità, Sede Centrale Divisione Living Direttore: Simone Silvestri Responsabile Vendite: Lucie Patruno Coordinamento: Silvia Bianchi Agenti: Ornella Forte, Claudio Bruni, Fulvio Tosi Agenzie e centri media Lombardia: Patrizia Rossetti Tel.: 02/75422675 - Fax 02/75423641 www.mondadoripubblicita.com Sedi Esterne: LAZIO/CAMPANIA CD-Media - Carla Dall’Oglio Corso Francia, 165 -00191 Roma Tel.: 06/3340615 - Fax: 06/3336383 email: carla.dalloglio@tiscali.it PIEMONTE/VALLE D’AOSTA/LIGURIA Comunication & More Fulvio Tosi - Luigi D’Angelo Via Bologna, 220 - Int.17/13 - 10154 Torino Tel.: 011/8128495 - Fax:011/2875511 email: communication2@mondadori.it TRIVENETO Mediagest Srl - Gaetano Fusetti / Paola Zuin / Elfi Sartori Galleria dei Borromeo, 4 - 35137 Padova Tel.: 049/8752025 - Fax: 049/8751461 email: mppd01@mondadori.it VERONA F.C.G. Pubblicità / Enzo Filippini Via Alberto Mario, 10 - 37121 Verona Tel.: 045/8000868 - Fax: 045/591081 email: mpvr01@mondadori.it EMILIA ROMAGNA/SAN MARINO Marco Tosetti / Irene Mase’ Dari Via Pasquale Muratori, 7 - 40134 Bologna Tel.: 051/4391201 - Fax: 051/4399156 email: irene.masedari@mondadori.it TOSCANA/UMBRIA Marco Marucci - Gianni Pierattoni Paola Sarti - M.Grazia Vagnetti Piazza Savonarola, 9 - 50132 Firenze Tel.: 055/500951- Fax: 055/577119 email: mondadoripubblicita.fi@mondadori.it ABRUZZO/MOLISE Luigi Gorgoglione Via Ignazio Rozzi, 8 - 64100 Teramo Tel.: 0861/243234 - Fax: 0861/254938 email: monpubte@mondadori.it PUGLIA/BASILICATA Media Time - Carlo Martino Via Diomede Fresa, 2 - 70125 Bari Tel.: 080/5461169 - Fax: 080/5461122 email: monpubba@mondadori.it CALABRIA/SICILIA/SARDEGNA GAP Srl - Giuseppe Amato Via Riccardo Wagner, 5 - 90139 Palermo Tel.: 091/6121416 - Fax: 091/584688 email: monpubpa@mondadori.it

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INtopics

editorial

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‘Crossover’ is a term Interni has been using for years to talk about design seen not only as a discipline, but also as an attitude in a complex society, where roles, specific forms of expertise, geographical and cultural ties lose their meaning in favor of a wider, shared vision of the project. The recent phenomenon of ‘migration’ of designers of architecture and interiors to the world of yachting, punctually narrated by Interni OnBoard, is just one of the many expressions of this process of cultural transformation. This is a panorama with increasingly detailed variables, exciting due to the wealth of possibilities it offers, but it also lends itself to a very wide range of interpretations. The recent economic-financial crisis seems, however, to have brought some useful clarification. What will be the values of reference of yacht design in the future? Sociologist Francesco Morace believes that “yachting can gradually re-establish its own dignity and expertise, embodying the larger need that has emerged over the last two years: to return to the essence of things and to the heart of experiences, without sacrificing authentic quality, getting free of all the complications of consumption and its useless excesses”. The projects illustrated in this issue seem to be moving precisely in that direction. Starting with the Vitruvius Exuma, the first motoryacht from the Perini Navi shipyard: an explorer conceived for the most distant, adventurous seas of the world, not as a luxury yacht to show off at the marinas of the Mediterranean. Then comes the Arcadia 85’, an innovative concept that focuses on ecology and reduction of costs, doing so by working in partnership with a leader in the field of Italian design, the Poltrona Frau group. The true ‘crossover’ of design lies precisely in experiences like these, where various forms of knowledge combine to reach a shared goal, where all the professional figures involved have the same dream: to continue to make Made in Italy an icon of quality, beauty and innovation. Gilda Bojardi - Caption The 100-foot Susanna AF Stockholm, made in the 1980s by the Tréhard Marine shipyard, recently renovated, in its interiors, by Mårten Claesson, Eero Koivisto and Ola Rune..

INteriors&architecture

Amsterdam Wharf p. 2 project OTH, Office for architecture and interior architecture text Matteo Vercelloni In Holland, in an abandoned industrial zone north of Amsterdam, a reinforced concrete pier for freight shipping has been transformed into a building for offices and workshops capable of activating the renewal of the entire port area. One of the practices of reference of the culture of urban design of the new millennium is undoubtedly that of the architectural and functional reinvention of urban artifacts. The historic buildings of public agencies or services and old abandoned factories become materials of ‘reconstruction’ of the contemporary city, triggering wide-ranging renewal projects. Infrastructural elements and buildings created to support industrial production are closely observed for their possible role as protagonists inside a logic of sustainability and reduction of waste. The modernist legacy of the traditional practice of demolition and reconstruction is replaced, in an increasingly convincing way, by that of analysis of all the conditions of the existing context, interpreted as a heritage to be exploited rather than a cumbersome presence to be eliminated. Apart from its character and its degree of ‘monumentality’, every building can be interesting for its potential. The job of designers is to discover and realize that potential. Together with the industrial zones of the former outskirts of the industrialized city, the abandoned buildings in centers, closed railway stations and deconsecrated churches, industrial ports are also the focus of major design efforts, in both architectural and urban terms, of reuse of the existing constructed heritage. The project of the Kraanspoor office building at Amsterdam Nord fits right into this context, as a good example that combines the historical memory of the industrial zone with new functions, in an attempt to initiate a general process of renewal for the waterfront area. The zone of the NDSM (Nederlandsche Dok en Scheepbouw Maatschappi) was once the site of massive mercantile shipping. The long reinforced concrete pier built in 1952 involved in the renewal project, which supported cranes for the movement of freight, was an important functional spine in the complex system of the docks. The cranes have been dismantled, the shipping activities moved elsewhere, and the structure of the pier was like a sort of linear ruin. With a length of 270 meters, height of 13.5 and width of almost 9, the powerful structure seemed like a monumental relic of the city’s shipping industry, abandoned like a hulk between the sea and the countryside, in an apparently forgotten zone. The idea of using the structure as the base for a new three-storey parallelepiped in glass, of the same length, is also connected to the wider-ranging plan to revitalize the entire zone. The project adds a wider volume for offices and workshops to the linear reinforced concrete structure, with a portico level that reveals the interface of the old and the new. The long addition, whose plan adapts to different uses and needs, offers a double facade with a system of mobile glass blades to optimize climate control and natural ventilation. Some spans of the pier have been transformed into closed elements for vertical access to the upper levels, while a system of walkways along the waterfront seems to underscore the new ‘naval character’ of the construction, that reinvents the figure and meaning of a port infrastructure, combining history and memory, modernity and future. - Caption pag. 3 Overall view of the transformation and reutilization of the reinforced concrete pier, which now supports a new linear building for offices and workshops. - Caption pag. 4 Above: two images of the state of abandon of the waterfront area before the renewal project. Below: detail of the end of the new construction resting on the existing reinforced concrete structure. On the facing page: detail of the double glass skin of the facades; a system of mobile glass blades permits optimizing of climate control and natural ventilation. - Caption pag. 7 Above: a work space inside the new

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structure. The transparent curtain wall facades offer a 360° view of the entire port area. Right: several spans of the pier have been transformed into closed, glazed compartments for staircases and elevators. On the facing page: an evocative image of the spans of the pier, seen from above. Note the new walkways along the facade that underline the ‘naval character’ of the construction.

INnavigation

Living on the water p. 8 text Silvia Piardi photos ©Paul Tahon and R & E Bouroullec Still connected to traditional architectural models, houseboats are an intelligent solution for low-impact tourism and, for designers, a very timely challenge. There is a way of moving slowly on the water, enjoying the landscape along a river, appreciating the works of architecture along a coast, or all the variable scenes of nature. Just rent a houseboat and set off on one of the many possible itineraries, even in Italy. To reach the Venice lagoon, for example, you can dock at Torcello or the island of San Francesco. A rented boat, slow speed, low consumption, a focus on the quality of time spent traveling. The houseboat is the terminal of a system of relations, planned starting with the itinerary, the services, the opportunities that can be created during the journey, permitting autonomous construction of pacing and stops. The boats are comfortable and equipped with everything that is needed for a few days of travel. The curious thing is that these boats seem immune to the passage of time: lines from the Seventies, with a fast, aggressive look, take sleepy tourists around at a speed of five knots. White fiberglass with blue finishing, plastic chairs and beach umbrellas create a silhouette to be photographed against the backdrop of the Grand Canal or a Palladian villa, in a case of vivid aesthetic disorientation. There are various types of houseboats, from the private or rented floating home moored on the banks of urban rivers to the traveling, inhabited barge, to the rental boat that is part of a fleet offering cruises of a few days or a week. This latter category has yet to find its own formal dignity. Like campers, children of a lesser god, neither cars nor houses, sacrificed on the altar of the size of living spaces: lots of cabins, each with its own bath if possible, a volume that grows beyond all bounds on a pre-set chassis, wavering between denial and emphasis on its nomadic nature. In other countries, too, it seems as if this type of boat has survived any design rethinking, maybe because it is aimed at a tourist who tends to be traditional, maybe because investment in change isn’t worthwhile, because the boats, just as they are, function quite well. The interiors seem like a rather out-of-fashion trailer: marine plywood, neutral tones, curtains, cushions that do not do justice to the intelligence of the spaces, which are large and well organized. If we think about the quality of cruises from an environmental and cultural standpoint, we cannot but reflect on the possibility of improving the only weak link of aesthetic quality. The pursuit of formal consistency is no small matter, but it is very stimulating to reflect on a path of Italian design that might add quality to this type of boat. One attempt was made in the Master in Yacht Design course at the Milan Polytechnic, under the guidance of Prof. Massimo Musio Sale, thanks to the cooperation of House Boat Italia. The short time available for the project permitted only some rough hypotheses for work and the proposal of several solutions, but the road toward giving identity and dignity to this typology has now been found. - Caption pag. 9 On the Seine, the floating home-atelier designed by Erwan & Ronan Bouroullec, with the architects Finot & Davers. The project comes from the study for a residence for the guests of the Cneai art center.

Floating home

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by Alessandro Rocca Germany, the Emirates, the West Coast: three ways of imagining the new houseboat. Ecology and energy concerns favor the return of the floating home, transformed through intelligent use of the tools of technology and design. The floating home, in Europe and America, is a reminder of the romantic idea of the recycled boat transformed into a bohemian dwelling, as in the case of the famous Parisian péniches, the old freight barges moored along the Seine and converted for use as exclusive dwellings, lounge bars and restaurants. But today there are many attempts to apply the technical and aesthetic criteria of contemporary design to the houseboat. And our times, with the energy crisis and the ecological emergency, seem right for projects capable of reinventing ways and styles of living that address one central question: how to reconcile comfort and contemporary style with a reduction of available resources. There are a number of business ventures involving the production and sale of prefabricated floating homes, like those offered in England by Floating Concepts, or in Denmark by Waterliving. But often the most interesting solutions are those that come from a specific occasion and grow in an original way. The face of the future is increasingly based on unusual combinations of normal features and advanced solutions. In both architecture and nautical design, often the culture of reference is that of product design, a flexible discipline with a philosophy that pays attention to costs and materials, and the sensitivity to gather tastes and current fashions around new technical inventions. In the case of the Silberfish project, the designers Flo Florian and Sascha Akkermann, owners of the studio Confused-Direction, have clear ideas: “To live in a floating home puts you back in direct contact with nature, though you may be in the center of the city”, Sascha says, after mooring the Silberfish along the canals of Orenburg, in northwest Germany. “You are close to the water, you can feel the house rock gently in the wind”. Their project develops timely themes like energy sustainability, urban nomadism and low cost to achieve a very interesting, particular result, a houseboat that cost just 115,000 euros and offers spaces and quality, 40 sq meters of excellent comfort. A small terrace is placed in front of the entrance, an outdoor living zone for good weather, while the roof hosts a true garden for cultivation of flowers and small plants that function as thermal insulation in all seasons. Eco-friendly, built with recycled wood and zero emissions, Silberfish

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also has high-quality interiors: the living room is furnished with custom pieces by Flo and Sascha, while the nighttime area is on the loft, lit and ventilated by a dormer in the middle of the roof garden. While Silberfish is young, casual and economical, in Dubai we find the floating house designed by Ahmed Ebrahim Alkandary of X-Architects, together with the client, the Belgian interior architect Leen Vandaele. This is an ultramodern penthouse that seems to have been removed from the top of a futuristic skyscraper in the Emirates, a villa on the water that interprets, without cost-cutting, the luxurious and technological parameters of the good life of the Gulf. The aluminium and glass structure rests on the hulls of a catamaran, and measures 20 meters by 6.70, by 5 meters in height. The deck contains the living area, kitchen and an informal dining area, while the lower deck is for the cabins with baths, and the cockpit, for a total area of 220 sq meters, joined by the terrace roof. Christened with the singular name of ‘O’ de Squisito, the floating villa of Vandaele is also used as a location for social events and as a film set for video clips and advertisements (MTV, De Beers). In the United States, the floating home is particularly widespread in certain areas of the South and the West Coast, like Seattle, a city of water located in a natural landscape of rare beauty, between the fjord of Puget Sound and Lake Washington. After the end of World War II there were thousands of floating homes, and today the local Floating Homes Association indicates the presence of 500 registered houseboats. Most are traditional, built with the typical shingle system, entirely in wood with wooden shingles for the facing, often painted in pastel shades, with white window frames. The clients of the architecture studio Vandeventer and Carlander, after having purchased a ‘liquid’ lot on Lake Union, in the center of the city, wanted an absolutely modern house, not only in terms of energy savings and comfort, but also in terms of image for both the interiors and the exterior. In effect the two architects have managed to materialize an idea of the floating house that is very different from the tradition and decidedly in tune with contemporary tastes. But it is not just a matter of style. In fact, the project carefully develops the constraints and potential of the nautical situation, offering a combination of lightness and stability that seems like an indispensable requirement for any real houseboat. The large glazings, together with the loggia of the upper level and the transparent parapet of the roof terrace, make the volume light and permeable, as do the panels in fiber cement and aluminium that clad most of the facades and play with changing tones, from blue to gilded gray, to match the soft luminosity of the lake. Inside, the fluidity of the spaces and the refined, sober choice of materials construct a welcoming, well-organized environment. The dominant colors are the warm tones of wood, with bamboo floors, a mahogany pergola and walls and ceilings made with sturdy yellow cedar panels (from nearby Alaska, ‘only’ 1200 km away from Seattle). - Caption pag. 11 In Seattle living on the water is a tradition that is still alive, an absolutely real option. In a neighborhood of traditional houseboats, the Floating Home designed by the architecture studio Vandeventer and Carlander stands out. The exterior is like a cube clad in fiber cement slabs, hollowed by loggias and large windows that bring the water into close visual contact with the domestic space (photo Ben Benschneider). On the facing page: casements and window/door frames are made with yellow cedar, floors in bamboo and smoothed concrete (photo Ben Benschneider). - Caption pag. 13 ‘O’ de Squisito is the name of the houseboat of Leen Vandaele; it is a pied-à-terre on the sea at Dubai, which the architect from Belgium also uses as a guesthouse, for work meetings and other public and private occasions. The upper deck contains the large living area, the kitchen and a dining zone. The lower deck hosts cabins, bathrooms and a cockpit. - Caption pag. 15 Silberfisch, the floating home designed by Confused Direction and moored on the canals of Orenburg, Germany. The houseboat cost only 115,000 euros and offers 40 sq meters of excellent comfort, with a terrace and roof garden. The living area is furnished with custom pieces, while the nighttime zone is located on the loft level.

H2ome p. 16 project Navirex/Hdueo/A-Lab photos Alberto Cocchi text Simona Spriano Straight prow, low superstructure, open stern, spacious interiors. The epitome of the seagoing villa, and the result of lengthy design efforts, this 44-meter combines the characteristics of a motoryacht with those of a sailboat. A yacht like this one certainly gets noticed. With two decks and a breathtaking fly bridge, this vessel has incredible indoor and outdoor spaces. The sense of continuity and openness doesn’t only have to do with the division of the welldeck and the living area… the sea is also an ingredient. The stern, free of any barriers, lets it climb on board thanks to terraces with a few steps on which enormous cushions are placed on the blanched teak of the main deck, including the interiors, and the fly. The superstructure, in light alloy like the hull, stands out for full-height glazings interrupted only by the supports. The living area thus takes on the luminosity and great views typical of a verandah facing the sea… but this one covers 360°. Divans and white lamps make the contours of the living area, together with tables. Toward the prow, two flourishing botanical walls separate the dining zone, framing a painting by Mario Schifano as a backdrop for the table. “Going down from the main deck to the lower deck”, architect Federica Giovannone of the studio A-Lab, creator of the interior design, explains, “one has the sensation of entering a ‘submerged’ space: a veil of water runs over the wall of the niche in front of the stairs, mother-of-pearl covers the corridor, and the doors, intentionally without knobs, open with a simple, magical touch”. There are five cabins, a design challenge to make them spacious in spite of the narrow hull. The owner’s stateroom is at the stern, full beam, while the other four are at center hull. Panels on silent blocks, separated at the corners, conceal the LED-strip lighting; in the bathrooms and saloon the same technique is used for the ceilings. Also in the nighttime zone, an interesting feature is the use of oak slats of different sizes to cover one wall in each cabin, concealing the guest closets, the bathroom doors and the owner’s wardrobe. Federica Giovannone, who designed the interiors together with her colleague Marina Grasso, also of A-Lab, and Raffaella Bergè of Hdueo Design, recalls that “in agreement

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with the owners, rich, prestigious materials were chosen, like black Belgian marble for the bathrooms, to contrast and enhance the simple, linear furnishings”. The modern galley, for comfort, has been positioned at the prow on the lower deck, before the lodgings for the crew of eight. All the spaces of the lower deck, except for the owner’s area, get natural light through portholes that are invisible from the outside. “We wanted to avoid the effect of the perforated hull”, says the architect, “so we decided to hide them behind a pane of tempered glass that gives aesthetic unity. Nevertheless, to leave a strong feature that can also ‘mark’ the location of the owner’s spaces, we made two vertical cuts, the windows of the master cabin, to break up the longitudinal continuity of the glass surface”. The encounter between the A-Lab studio and the owner happened by chance in Cannes in 2006, and in 2007 the design effort began for H2ome. “The owner came to us with a precise idea, based on great technical and aesthetic awareness. During construction we met at the shipyard, and walking down the steps from the main to the lower deck he noticed something wasn’t right. After checking, going up and back down, we realized that one step was half a centimeter higher than the others”. H2ome is the highest expression of the seagoing villa, but it is also the result of excellent design work, in which the owner and Mario Grasso of the Navirex studio took part, for the naval design, creating a boat with a ‘wave-piercing’ hill, capable of moving at over 30 knots against waves of about two meters, while displacing very little water. In substance, instead of riding the waves it cuts through them, a characteristic typical of sailboats. - Caption pag. 16 With length of 44 meters and width of 8, H2ome is made in light alloy. The fly bridge in blanched teak, like the main deck, contains a dining zone and a large sun area. On the facing page, detail of the living area furnished with divans by Fendi Casa, and hand-crafted small tables and dining table. - Caption pag. 19 Above: the continuous sequence of full-height windows makes the large saloon very luminous, offering a 360° panorama of the sea. Left, overall view of the H2ome. The tempered glass strip along the full length of the yacht conceals the portholes, adding a sense of aesthetic unity. - Caption pag. 20 The dining area, separated from the saloon by a botanical wall, framing a painting by Mario Schifano. Other outstanding artworks are found in the cabins. - Caption pag. 23 Above: the owner’s cabin, furnished – like the other spaces of the yacht – with a few elements that combine contemporary minimalism and Art Deco citations. The vertical windows are the only ones visible from the outside. Above, from left: the owner’s cabin; the corridor clad in mother-of-pearl (Zanin Luxury Coverings) leading to the cabins, which opens to form a niche with a veil of water at the staircase; one of the four guest cabins with twin beds. On the facing page: the owner’s bathroom, faced with mother-of-pearl and black Belgian marble, with stained oak flooring. H2OME Length over all 44 m, Max width 8 m, Motors Cat C 32 Acert, 2 x 1342 kW, Vericor TF 50 1 x 3220 kW, Cruising speed 18 knots, Max speed 36 knots, Construction material light alloy, Guests 10 in 5 cabins, crew of 8, Naval design and exterior design owner + Mario Grasso (Studio Navirex), Interior design Raffella Bergè (Hdueo) + Federica Giovannone and Marina Grasso (A-Lab), Shipyard MMGI, Monfalcone.

Arcadia 85’

p. 24 project Francesco Guida/Arcadia Yachts photos Gianfranco Capodilupo text Decio G. R. Carugati

Arcadia Yachts is an innovative concept that focuses on ecology and limitation of costs. Thanks to the partnership with the Poltrona Frau group, it includes the best of Italian design. Arcadia makes reference to the Greek region of the same name, a landscape of enchanted serenity. The name represents a lifestyle in tune with nature. And this sets the quality of the vessel, the Arcadia 85’, apart, for living and traveling on the sea. “The project,” says Francesco Guida, naval engineer, designer and entrepreneur, “comes from the desire to create the best living conditions on board, in contact with and in favor of the natural context. First of all, one consideration has to do with the part above water, composed of a semi-planing hull, like that of a work boat or fishing boat, suitable for all seas, for significant fuel savings. Upon request the motors can be supplied in a hybrid thermal-electric version, to further improve environmental impact. Other features also pursue this goal. The lines of the hull do not clash but softly match the superstructure, made entirely with chamber glass, according to the Schüco system: lateral vertical application, and with solar panels, photovoltaic modules for recharging of the batteries (4kw.), inserted in the upper and the horizontal sections. The position of the helm at the prow improves the size of the useful space at the center, extending and including, in the game of volumes, the stern area, for the most part protected by a structural extension. A system of sliding curtains makes it possible to soften the intensity of the natural light, isolating zones for more privacy. The design of the superstructure favors enjoyment of the absolutely regular spaces. This has the clear advantage of not limiting the choice of furnishings to custom-made pieces”. The Arcadia concept, then, is a vector of novelty in the nautical field, abandoning high-performance configuration and speed for its own sake, factors that often reduce comfort and add noise. The goal is to reconciliation with the natural environment, the privilege of multiple performance modes to improve the comfort of life on board. The agreement with Poltrona Frau Group, which includes Cassina, Cappellini, Alias, Gebrüder Thonet Vienna, Gufram and Nemo, brands that are part of the history of furniture design in Italy and the world, marks a radical turning port in the organization of indoor and outdoor living spaces, now equipped with catalogue furnishings, the excellence of Made in Italy, created by internationally acclaimed designers, except for the custom beds, sun cots and other items made by the companies of the group based on the designs of the shipyard in-house design team. The LC4 chaise longue by Le Corbusier from the I Maestri collection of Cassina stands out in the owner’s suite, while the Quadra seating system by Pier Luigi Cerri for Poltrona Frau can be seen in a corner composition in the saloon, joined by the two Aster X chairs by Jean Marie Massaud made by the same company. This factor is important, because the owner of Arcadia is able to confirm the furnishing choices of the shipyard or to choose different solutions from the catalogues of the companies involved. Later, the owner can always purchase new pieces to replace tables, sofas or chairs that no longer meet his needs. The setting is thus open

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to change over time, without altering the structure in any way. This is a real exception to the rule in the field of yachts, where changing tastes often imply complete refurbishing. “Here again,” Francesco Guida concludes, “the project reflects an ethical intent. Arcadia becomes a place of refined comfort, a habitat on the sea and for the sea, a privilege for the lucky few capable of appreciating the innate readiness of the spaces for a life in symbiosis with nature”. - Caption pag. 25 Above: the saloon on the main deck of the Arcadia 85’, the first unit of the Arcadia Yachts line. Like all the spaces of the boat, it is furnished with pieces the owner can freely select from the catalogues of the brands of the Poltrona Frau group. Left, the Aster X chair by Poltrona Frau and the Big Shadow lamp by Cappellini; right, the LC4 chaise longue, the Passion chair and the Met sofa, all by Cassina. - Caption pag. 27 Above, the saloon. The superstructure is entirely in Schuco chamber glass, containing photovoltaic modules for recharging the batteries. A system of sliding curtains permits adjustment of natural lighting. Right, the well deck, about 70 sq meters, like a true living area. On the facing page, overall view of the Arcadia 85’, showing its innovative concept. The semi-planing hull permits significant fuel savings; hybrid motors can also be supplied upon request. - Caption pag. 29 The large owner’s suite, which can also be replaced by two VIP cabins. The standard outfitting of the Arcadia 85’ calls for 4 cabins plus 2 for the crew. A simple new assembly system, using countermoulds in resin for the zones at the prow, which remain constant, permits reduction of the timing and cost of construction. - Caption pag. 31 Above, one of the two double cabins at the sides of the corridor on the lower deck. Right, the large bath/dressing room, in direct communication with the owner’s cabin. On the facing page: the galley on the main deck, between the saloon and the dining area at the prow. ARCADIA 85’ Length over all 25.90 m, Max width 7.15 m, Motors 2MAN 730 R6, Cruising speed 17.5 knots, Design Francesco Guida, Interiors Centro Stile Arcadia Yachts, Shipyard Arcadia Yachts.

Exuma

p. 32 project Philippe Briand/Perini Navi photos Giuliano Sargentini/Michele Lombardo M1 Media text Decio G. R. Carugati

Designed and equipped to explore the world’s most beautiful and remote places, the first unit of the Vitruvius series by Picchiotti marks the debut of Gruppo Perini Navi in the motor yacht sector. Vitruvius is a boat or even a ship concept. It’s the first unit of the range of Cantieri Picchiotti, of Gruppo Perini Navi, and it is not just any yacht: Exuma 50 m., in keeping with its owner’s wishes, is a true explorer. On the sea it is like a wedge that cuts through the waves, evoking visions of the Bateau Ivre, from the fervid imagination of Rimbaud. “The boat that says ‘I’”, Roland Barthes says, “and, freed of its own concavity, can make man proceed from a psychoanalysis of the cave to a genuine poetics of exploration”. Though Exuma, in its aesthetics, its functional-technical content and the comfort of its living spaces, goes well beyond the mere representation of its principle purpose. The balance of the external straight and curved lines is striking. As are the stylemes of identification of its straight, deep prow, the large windows marked by geometric precision, the elegant design of the signal mast. In the definition of the concept of this new motor yacht, Philippe Briand has made use of his extensive experience in the design of sailboats, where the layout of volumes and the study of weights are optimized to achieve the highest performance efficiency. This is also true on Exuma, where living spaces are juxtaposed with zones for the positioning of indispensable equipment. Two lateral garages at the prow, with gull-wing doors activated by oil pistons, house an amphibious vehicle with frame and mechanical parts by Iveco Campagnola, as well as a Hovercraft, while added volumes contain two tenders, two electric road scooters, two seabobs and one jetski. All these different vehicles guarantee ship-shore-ship connections, even in the most difficult contexts, where it is impossible to dock or to drop anchor near the coast for essential supplies. The small displacement of the hull enables Exuma to enter shallow waters, reducing fuel consumption and improving autonomy. For the indoor and outdoor habitat of the owner and his guests: “We have tried,” says Bernardo Chichi, chief of Centro Stile Perini Navi, “not to alter the overall balance of Philippe Briand’s concept by choosing contrasting materials and furnishings. Thus one basic choice is a single deck material, natural teak in long boards, along with glare-proof painted ceiling panels, walls covered with panels of natural oak mixed with other brushed panels with a gray finish. The doors are in gray leather. This approach updates the leitmotivs of an exquisite seagoing tradition, where the furnishings in the spaces are mostly structural, and impeccably crafted. Oak is the dominant wood, and it goes together well with the Apuan Cipollino marble of the washstands and the facings in the bathrooms”. The guests’ staircase at the center connects the three decks. On the main deck, the owner’s suite is at the beam, composed of two cabins, one single, the other double, with independent bathrooms at the bulwarks. On the bridge deck the relaxation area at the stern features a large hydromassage tub. The lower deck contains two VIP cabins and one cabin with two beds, all with their own baths, while the fitness room can be transformed to make a fourth cabin, with two foldaway beds. The owner, guests and crew move in absolutely independent spaces; especially during long journeys on board, where privacy is essential, this reinforces the pleasure of moments of socializing. - Caption pag. 34 Above: the aluminium hull of Exuma opens at the prow, on both sides, thanks to two gull-wing doors. The two garages contain some of the extensive variety of exploration gear. To the side: the 12’ Hov Pod hovercraft emerges from one of the prow garages. On the facing page: the overall plans of the Exuma and a photo of the explorer in action, showing the speedy lines shared by the entire Vitruvius range (44, 50, 55 and 73 meters). - Caption pag. 37 The interior furnishings are by the interior designers of Perini Navi, based on the classic tradition and made for the most part with oak, teak and Italian marble. Above, the saloon on the main deck, divided into areas for conversation and dining. On the facing page, the owner’s cabin and the galley, both on the main deck. EXUMA Length over all 50 m, Max width 9.50 m, Motors 2x Caterpillar C32, Max speed 16.5 knots, Design Vitruvius Ltd, Naval architecture Philippe Briand, Interior design Perini Navi, Shipyard Picchiotti Perini Navi Group.

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Viky

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project William Sawaya photos Donato Santoro text Matteo Vercelloni A 58.5-meter yacht made by Cantieri Navali Baglietto, which William Sawaya has made into a floating four-storey villa on the inside. The shift of contemporary domestic luxury changes spaces on the water into true architectural rooms. The standard features of the European villa are all there: the crystal chandelier in the saloon, the fireplace and the curtained windows, the rooms and bedrooms and, last but not least, the garden, here in a vertical version. The only missing link is the territorial context: we’re on the water, and the ‘villa’ seems to be intentionally in motion, in constant pursuit of new scenes and horizons to discover. The translation of domestic atmosphere and solutions has been a constant for about ten years now on pleasure boats, whether powered by sails or motors, but in this case the character of a true ‘floating palace’ that William Sawaya has given to the interior design of the megayacht Viky, a semi-displacement yacht, 58 meters, made by Cantieri Navali Baglietto, is not so much a declaration of intent as a true design program. A synergy of solutions, from the layout on four decks to the definition of details, to the materic and chromatic palette based on enveloping beige tones, in precious nuances that overlap and combine well-coordinated materials. There is a certain detachment between the external image and the atmosphere of the interiors it contains. It is intentionally hard, for example, to recognize the portholes and traditional ribbon windows of the main, lower and upper decks, erased and redesigned by the new internal architectural skin in oak, an essential boiserie that ‘makes the palace’, determining the rhythm of frosted glass windows screened by curtains, distributed in a regular, continuous way in the rooms, from the entrance saloon to the bedrooms, namely an owner’s stateroom and four guest cabins. The large saloon opens to the main deck, introduced by a bar zone with a lit counter that functions as an element of welcome and a space of preparation for the well at the stern. The shiny ceiling that offers an impression of greater height contains a crystal chandelier that goes beyond the surface, rising upward to openly reveal the depth, to be enclosed and concealed in the base of the outdoor dining table on the upper deck. On the walnut flooring (another reference to the domestic world), with its central path, custom furnishings are laid out, with comfortable divans along the fenestrated walls. To the right, an unusual naval fireplace, built into a wall faced in galuchat, framed in steel. In the middle a fixed partition contains a double-face television, marking the passage to the dining zone. The latter is conceived as a flexible space, equipped with a system of small custom-made tables (each with a continent drawn on its top) that can change configuration and become a long table for big dinners, thanks to the simple application of a top that transforms the size and figure. The dining area, which functions as an extra living zone with lateral divans and end tables, can therefore also contain a five-meter banquet, with great ease of movement and preparation. The staircase starts here, as a central circulation fixture, separating the galley from the owner’s zone at the prow, composed of a study and a large bedroom area with its own closets and baths. The other four cabins, for guests, with baths and a high level of comfort, are located in the central part of the lower deck, gathered around a small lobby connected to the lateral staircase leading to the upper level. From the dining room, the double level of the central stairwell opens onto the vertical garden made by Patrick Blanc and lit in a theatrical way, to separate the relaxation zone from the helm. The spa, with a Turkish bath, is organized as a ‘wellness room’: the floor and bench are covered in mosaic with white and platinum stripes, to create a sensation of continuity. From the zone for the care of the body one proceeds to the outdoor space of the upper deck, with a large outdoor dining table. At the sides of this large custom-made convivial feature two symmetrical staircases lead to the sun deck at the top. Around a large hydromassage tub sun cots are arranged, while a large outdoor relaxation zone is screened by a sophisticated brise-soleil system with intermittent nebulizers, more upholstered cots, and a ‘bar cabinet’ to conclude the composition, made by positioning a series of fixed stools along the parapet, converted for use as a panoramic counter. - Caption pag. 39 An unusual fireplace with a wall covered in galuchat leather emphasizes the domestic atmosphere William Sawaya has created for the interiors of the megayacht Viki, made by Cantieri Navali Baglietto. The Fjord hassock seats are produced by Moroso. On the facing page: exterior view of the Viki and detail of the sitting area of the sun deck, with Canasta outdoor seating by B&B Italia. - Caption pag. 40 Below: the large saloon on the main deck. Yellow chairs from the Blue Velvet collection, Flavia console and Girl’s Best Friend table lamp, all by William Sawaya for Sawaya & Moroni. Below: the staircase connecting the main deck to the wheelhouse deck. The dining room is furnished with Amy chairs and Klapsons tables by William Sawaya for Sawaya & Moroni. The green wall of tropical plants is by Patrick Blanc. - Caption pag. 41 The large crystal chandelier of the dining room extends beyond the ceiling surface, expanding the height of the space; on the upper deck it is inserted and concealed in the base of the outdoor dining table. Designed by William Sawaya. - Caption pag. 42 Left, from top: the owner’s studio, furnished with the Khamì desk by Sawaya & Moroni and the 684 chairs by Cassina; the owner’s cabin, with the Antibodi chairs by Moroso and the Girl’s Best Friend table by Sawaya & Moroni. Below, the relaxation area in front of the spa and the Turkish bath on the upper deck, with the botanical wall by Patrick Blanc. The floor is in Sicis mosaic, while the chaises longues are from the Privé collection by Philippe Starck for Cassina. On the facing page: the day bed placed in front of the television in the lounge of the master cabin. Created for the occasion by Sawaya & Moroni, it is combined with a Fjord hassock by Moroso and the V-lounge tables by William Sawaya for Sawaya & Moroni. VIKY Length over all 58.50 m, Max width 10.70 m, Motors 2 x 3700 hp (2 x 2720 kW), Max speed 23 knots, Superstructure design Franco Bruno, Hydro and aerodynamic design Camuzzi Nautica Engineering, Interior design William Sawaya, Shipyard Cantieri Navali Baglietto.

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Susanna AF Stockholm

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project Claesson Koivisto Rune photos Rasmus Norlander text Laura Traldi A French yacht, born in the 1980s, transformed into a simple, rational space, but also warm, welcoming. This is the latest project by the Swedish trio Claesson Koivisto Rune, who have applied the logic of interior design in a seagoing context. From the outside, it has all the characteristics of a racing yacht: a single main mast, slender aerodynamic lines, a decidedly compact lower deck. Yet the 100-foot Susanna AF Stockholm was designed for cruising, comfort and elegance. Created in the 1980s in France, the boat was recently renovated by the Swedish trio Claesson Koivisto Rune, their first experience with yacht design. “I am generally distrustful of lack of experience”, says Mårten Claesson, “but it is also true that it is often hard to get away from unwritten rules, to think outside the box of what is always done in a given sector. The owner of Susanna, with whom we’ve been acquainted for some time because we have already designed for him, called on us precisely because he wanted a different kind of boat, designed in a free way”. For the three architects, with the task of redesigning the interiors, this meant getting away from the usual formats: “We wanted to steer clear of the typology of period yachts (packed with mahogany and brass), but we also wanted to avoid fashionable excess, where boats seem to become urban spaces on the sea”. Their ambition? “To create an essentially Scandinavian boat, a harmony made of simplicity, nature, clean forms”. The first challenge was “to put the internal space into order”. Due to the natural curvature of the hull, the internal spaces were necessarily all different: “we wanted first of all to create a red thread to connect the interiors, to give the impression of a harmonious whole”. The solution was to shape the interiors to fit the outside. The water line was thus used to mark the lower deck with a horizontal cut that crosses all the spaces. “We covered the floor and the wall section of the immersed part with wood, while for the rest we chose white”. The result is optical continuity in all the living space, composed of many environments: four cabins, each with 2 or 3 beds and an en suite bath, 2 cabins for the crew, a living area, a dining area and a large kitchen. “The kitchen is the strong point, to some extent”, Claesson explains. “It has the measurements of a normal apartment kitchen, and it is completely equipped, with large spaces for the preparation of food”. The Swedish trio has inserted custom pieces in Corian® and walnut. The use of this particular type of wood – almost never used on boats, where mahogany and teak are much more common – makes the interiors of Susanna very warm. “All the wood on the yacht is walnut, chosen not only because teak and mahogany are seldom sustainable, but also for its extraordinary aesthetic qualities, that really ‘make a home’”. The final effect proves that the designers were right. The gaze runs over the interiors of the yacht, along the warm horizontal line marked by the wood, and lingers over precious details like the leather seating or the curved steps, to offer more support for the feet when the boat rocks. “The space seems simple, clean and essential, but on closer examination you can see that it is complex. Every part has been thought through”. Exquisitely Scandinavian. - Caption pag. 45 The Susanna AF Stockholm 100-foot cruising the Mediterranean. The yacht, made in France in the early 1980s by the Tréhard Marine shipyard, has recent been refurbished with interiors by Mårten Claesson, Eero Koivisto and Ola Rune, in collaboration with Palle Nilstein. - Caption pag. 47 The dining zone, with walnut furnishings and seats covered with leather, all designed by Claesson Koivisto Rune. On the facing page, view of the dining area toward the corridor that leads to the cabins. The wall on the right, in carbon fiber, contains the keel of the yacht when for technical reasons (shallow water, for example) it has to be retracted. - Caption pag. 48 Top: the planimetric of Susanna. Above: one of the guest cabins, with a view of the bath, equipped with toilet, shower and washstand and, left, the walnut staircase leading to the well deck, with curved steps to facilitate movement when the boat is in motion. The large, well-equipped kitchen is in walnut and Corian®. On the facing page, entrance to the owner’s cabin, seen from the corridor. SUSANNA AF STOCKHOLM Length over all 30.50 m, Max width 8 m, Motors 2 x 152 kW CAT diesel, Cruising speed 17 knots, Design Gilles Vaton, Interior design Claesson Koivisto Rune, Shipyard Tréhard Marine, France.

Eilean

p. 50 project William Fife III text Damiano Iovino

After a long process of accurate restoration, the Bermuda ketch built in 1936 by the legendary Scottish Fife shipyard has been returned to its original splendor. Thanks to Officine Paneari, which has been promoting the culture of historic sailboats for years. It’s not enough to look at a vintage boat to understand its beauty and worth. You have to go on board, touch the blocks of wood, gaze at the pattern of the ropes rising to the masts, the halyards, shrouds and stays. You have to walk barefoot on the wooden deck, admire the maniacal order, the perfect knots of the ropes, ready to be untied to raise or strike sails whose names have all but been forgotten. You have to savor these details, before the moment of glory of any boat, when it flies over the sea, fending the waves, amidst the howling of the wind and the creaking of sturdy old wood. Eilean, 22 meters of seagoing elegance designed by William Fife and completed in 1936 at the shipyard of Fairlei in Scotland, is the gem that has come back to life thanks to the passion of Angelo Bonati, CEO of Officine Panerai, the brand that has restored the glory of the watch of the raiders of the Italian Navy in World War II. “When I saw it for the first time, at English Harbour in Antigua, though it was a wreck, without masts, floating miraculously, I immediately understood that this was a purebred”, Bonati says, who was on that Caribbean island for one of the regattas of the Panerai Classic Yacht Challenge, the circuit that since 2005 has generated competition among the world’s most beautiful vintage boats. The lines of the Eilean are those of the J Class, the cathedrals of the sea that were the protagonists of the America’s Cup in the 1930s. The shipwrights contacted by Bonati confirmed that much

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of the wood was in good condition, so the company decided that this gem would become the representative of Officine Panerai in the regattas of the PCYC circuit. Filled with balloons to ensure against sinking, the boat was towed from Antigua to Martinique and then loaded onto a cargo ship that brought it to Genoa. From Liguria it was towed again to Viareggio, to the Francesco Del Carlo shipyard. After two years and 40,000 hours of work, on 22 October 2009 the Eilean was handed over to Officine Panerai. “The first time I saw her at sea”, Bonati says, “I was on a motorboat following behind her, and I knew I had made the right choice. When I got on board, after an initial moment of amazement at so much beauty, I took the helm and I understood the power of Eilean. Over 300 sq meters of sail, a strong wind, yet the steering was easy. In spite of the 22-meter length, she tacks just as quickly as a much smaller vessel. Yet she was not built for racing, but for crossing the ocean, in a powerful, safe boat”. The brothers James and Robert Fulton, who ordered the yacht from the famous shipyard of Fife, never had a chance to enjoy it, because they both died in the war. But Eilean, with means “small island” in Gaelic, continued its life on the sea, passing from one owner to another. Over 150,000 miles, 36 Atlantic crossings. The last 28 with an architect, John Shearer, a lover of the good life and good company, who bought the boat at the end of the 1970s and made it a favorite for Caribbean charters. One of his guests was Mick Jagger of the Rolling Stones. In 1982 Eilean was the protagonist of the video by Duran Duran for their hit song ‘Rio’. It’s hard to calculate how much champagne, how many lobsters and beautiful women lit up the life of the architect and his guests until, in 1993, a foundering ferry in the port of Malaga ran up against Eilean, which had just set off from Porto Cervo in Sardinia for yet another ocean crossing. In spite of the damages, Shearer managed to get the boat to Antigua, where for years he attempted to restore it, but in vain. The yacht remained docked for years next to an old tugboat, and survived all kinds of adventures and indignities. It nearly sank, termites ate half the masts, the furnishings were gradually looted. Today it has returned to its former splendor. Sixty percent of the original wood has been saved, from the long teak planks of the hull, 4 centimeters thick, to the 50 square meters of the teak deck. The interiors, originally very spartan, are organized around a large quad, where modern accessories like a flatscreen TV and a stereo system are concealed by elegant African mahogany panels that create a very British atmosphere. There are three cabins for two guests, each with a bath, two at the stern and one at the prow, facing the galley, plus two cabins for the skipper and the crew, with bathrooms, for a total of ten bunks. But during a regatta 18 men are needed to handle the 300 sq meters of sail of Eilean, on two masts: the main mast is 28.5 meters high, while the mizzen is 18.5. Both are in Alaskan spruce, like the two booms, of 9 and 6 meters, and the bowsprit, which extends 3.5 meters from the prow. When there is no wind the 50 tons of the boat are driven by two Yanmar 100 hp motors, fueled by two 400-liter diesel tanks, while the water reserves on board amount to 600 liters. In short, Eilean, delivered to its owner on 22 October during a ceremony in front of the sailing division of the Italian Navy at La Spezia, and having taken to the sea with a crew of cadets from the Naval Academy of Livorno, is now ready for more Atlantic crossings. “For now”, Bonatti explains, “it will travel the Mediterranean, and at the end of August take part in the Panerai Classic Yachts Challenge at Mahon, at the island of Minorca in Spain. In September we will be at Imperia, and then at Cannes for the last race of the season”. Then the boat will be based at Sanremo, for the last adjustments before crossing the ocean. When the dragons on its prow will head straight for the Caribbean. Departure is planned for February, to return to that port in Antigua where its demise seemed like an inevitable fate. Just in time to participate in the regattas at Antigua in April. - Caption pag. 51 Eilean has the sail arrangement of a Bermuda ketch: two masts with two powerful mainsails. Reborn thanks to the passion of Angelo Bonati, CEO of Officine Panerai, the boat now takes part in the regattas of the Panerai Classic Yacht Challenge. - Caption pag. 52 From the stern overlooking the deck of Eilean, 50 square meters of teak boards. The fittings and rigging have been repositioned, including the seven new bronze winches, all manual, with two speeds, without any electric or hydraulic mechanisms. - Caption pag. 53 At the stern the teak well has been re-created, and features original pieces like the wooden helm wheel and the brass compass column. The original mechanism in bronze, with gears, connected to the helm has also been reassembled. - Caption pag. 54 Created for long trips, Eilean does not have a specific owner’s cabin, but just single bunks with safety canvases. - Caption pag. 55 Below: the heart of the Eilean is the ‘quad’, the large central space faced in African mahogany, like all the other interiors of the ketch. Above: the two stern cabins, each with its own bath, are specular and identical. Left: the galley at the prow, facing the third cabin. To make the interiors about 6 cubic meters of African mahogany were used, a wood characterized by its tough, dense grain that ensures structural strength and reduced movement of the panels. EILEAN Length over all 22.20 m, Max width 4.65 m, Motors 2 x 100 hp Yanmar diesel, Sail surface 301 m2 - Zaoli Salis, Design William Fife III, Shipyard William Fife & Son, Restoration shipyard Francesco Del Carlo, Viareggio.

INsight INtoday

Yachting and the paradigms of post-opulence p. 56 by Francesco Morace Yachting as the tip of the iceberg of a deeper change that marks the passage from the mythology of trends to a more vocational experience that will redefine the innovation standards of Made in Italy. The economic-financial crisis has impacted the world of business, consumption and everyday life like a cyclone. The cyclone will transform socio-cultural paradigms in the direction of an epochal change that will lead to the definitive explosion of known models of communication and consumption. Established business models will vanish, and with them a certain conception of luxury that is deeply rooted in the world of yachting. We all look at the cyclone as if it were something inevitable that overwhelms

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us, and we are justifiably frightened. We wonder when it will end and how many victims it will leave in its wake. Everyone thinks about it, and entire sectors of production and commerce are trying to stand up to its effects, with varying degrees of success. Few people, though, consider the so-called ‘eye of the storm’. The eye of the storm of the crisis, though, can produce the miracle: offering a new viewpoint that finally makes a complete overview of the world of business possible, and reflection on the meaning of our existence and of consumption, which by now is a significant part of that existence. The eye of the storm offers new observations, new viewpoints, and impacts all sectors in an important way: especially the luxury sectors – and in particular that of yachting, for reasons we will examine below – will undergo a major change in the direction of less showy, more vocational living. Going to sea will return to its essence as an existential experience, connected to values of adventure, sport, exploration, individual or team challenges. As happened for many decades, before the craze of irresponsible lifestyles. The new paradigms that will emerge from the long wave of crisis in progress in the economic-financial sphere and in consumption will be oriented, in fact, toward certain socio-cultural dimensions that already constitute, today, a new strategic platform. We can see them as the paradigms of post-opulence: sustainability, sharing, care and quality of time and space. Tastes, sensibilities, qualities and wellbeing will be rethought and redefined over the years to come on the basis of these new paradigms, that will make the reigning logic of the world of luxury, fashion and ostentatious lifestyle obsolete. These are the paradigms for the construction of a new scenario that will be unavoidable for all businesses and institutions over the next few years. The challenge will be to survive: no longer to be more innovative or advanced than the others, but simply to be or not to be. These – among others – will be the bastions of the new business model that the Made in Italy of excellence will have to (and can) propose with success, based on high intensity of experience and taste, no longer simply on the high end and luxury. The innovation standards for Made in Italy and yachting will be the truth and beauty typical of the world of crafts, the Renaissance workshop: the importance of materials, of design, of details and specific forms of expertise. In the case of the dimension of ‘going to sea’ – seen as a memorable experience – the beauty of the landscape and the authenticity of processes of navigation will take on a new role, making room for the variable of the vocation, not just the evocative force of glossy imagery: more competence and knowledge of the marine world, less star system and on-board parties. The overall scenario will lead to transformation of aesthetic sensibilities connected with taste and the beauty of a communicative and commercial dimension that will have to be clearly, forcefully sustainable: a decisive meeting point between aesthetic and ethical variables. The interiors of yachts will continue to be carefully made in terms of design, choice of materials, attention to detail, technological innovation, but they will avoid the more ostentatious choices, those not in line with the style of thinking of the yachtsman, of those who accept the rules – even harsh rules – of navigation, and of performance seen not only in terms of sport, but also in terms of human relations. The mainstream, then, will see a return to the essential, to profound simplicity with an existential and cultural backdrop, where the references continue to be the great adventure novels, the great classics of life at sea, from Hemingway to Melville. Navigation and yachting can thus free themselves of the halo the fashion system and the world of politics and aggressive business have improperly projected over the sector. Instead, yachting can gradually re-establish its own dignity and expertise, embodying the larger need that has emerged over the last two years: to return to the essence of things and to the heart of experiences, without sacrificing authentic quality, getting free of all the complications of consumption and its useless excesses. Getting beyond the paradigm of opulence, then, means a range of phenomena and evolutionary dynamics on which to construct the potential for a new scenario, a thread that can help to lead us out of the labyrinth of crisis: yachting could become – in keeping with these sensibilities – the tip of the iceberg of this change. - Caption pag. 57 The artist Kacey Wong in the bay of Hong Kong, on her Paddling Home, a work-performance created for the Architecture Biennial 2009 of Hong Kong and Shenzhen Bi-city. - Caption pag. 58 The research of Kacey Wong on living spaces in his city, Hong Kong, focuses on their conceptual symbolizing, viewed first of all in terms of their limited size due to objective urban and territorial density. In this work the artist takes a reconstructed fragment of a typical apartment out to sea. On a wooden barge sustained by empty barrels and surrounded by salvaged tires, a small architectural cube sums up, in its micro-dimension, all the stylemes of local residential architecture: air conditioning with an external motor protruding from the wall, doors and windows with stainless steel security gates, roofs with artificial grass, bow windows hung on the exterior to gain a bit of extra space, facades paced by the usual tiles that stand up to the salt air and humidity of the local climate better than stucco. The floating Paddling Home is driven by oars that emerge from the domestic walls; a small outboard motor provides force in case of fatigue on the part of the paddling tenant. - Caption pag. 59 The floating house driven by Wong in a white captain’s uniform was joined by a complementary, programmatic element, a traditional wooden junk transformed into a garden, to underline the need to create green spaces in the city. The performance, which brought Wong the prize for best artist of the year 2009 from the HK Arts Development Council, prompted reflection on the high cost for every inhabitant of Hong Kong to live in tiny apartments, the result of real estate market logic that erases any landscape quality. The Paddling Home suggested, in a provocative, visionary way, an alternative to the ways of living of the city, creating an extensible and partially transformable floating micro-home that wavers between living space and design object, taking the sea as a new ‘residential terrain’, while reinventing the urban memory of the Chinese junks moored until a few decades ago in the bay of Hong Kong (Matteo Vercelloni).

Bracing winds

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by Simona Spriano introduction Rosa Tessa The crisis has not been a setback for Italian leadership in yacht exports. At the upcoming Genoa Boat Show shipyards will show their new wares, launching a new phase of development that cautiously wagers on quality and innovation. The good news for

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the yachting sector, as for other industrial sectors dealing in luxury goods, is that the depression of the last two years seems to have hit bottom. The bad news is that the signs of a rebound are still quite weak. Demand has not restabilized, but rises and falls in an unpredictable way. Shipyards are seeing a return of clients, especially in the very high end, the so-called ‘high net worth individuals’ who generally buy boats at least 60 feet long, and the ‘ultra high net worth individuals’, those with 3-4 million dollars, who buy yachts longer than 100 feet. “Actually there are no indicators signaling a real market comeback, either in general or in the specific yacht sector”, says Alberto Regazzo, Bain partner for industrial and nautical goods. “The economy has not yet regained stable footing in the typical markets for yachts, namely North America and Europe, geographical zones that have been hit harder than others, over the last two years, in terms of GDP. Demand for luxury goods”, Regazzo continues, “is strong in India, China and South America, new territories for the yachting industry, where much work needs to be done to boost the desire of the super-rich for yachts and pleasure boats”. Anton F. Albertoni, president of Ucina Confindustria Nautica, expresses the same concept with different words, on the eve of the Genoa show: “Though there are glimpses of some signs of slight improvement, we know the road is still a long one and time will be needed to return to the production levels of the past and to further growth”. The latest figures available on yachting confirm that in 2009 there was an overall drop of 30.5% over 2008, with greater difficulties in the sectors of motors and components, as opposed to shipyards. The positive fact remains that the crisis has not changed Italy’s role as a world leader in yacht exports, with 51.3% of the orders in the large boat segment. With over 3 billion dollars of value, the Italian nautical industry is in first place in the ranks of the top twenty exporter countries for yachts and pleasure boats. “With respect to other sectors of Made in Italy, with a historical reliance on exports”, Albertoni emphasizes, “our export quota has dropped, to date, only by 15%, and yachts are in fifth place in the rankings of products that guide the leadership of Made in Italy”. But as a whole the sector is still struggling. While it is true that shipyards are seeing customers again, it is also true that those customers seldom come up with suitable advances for the purchase of a boat. And the shipyards, unable to finance works, also due to the credit crunch, are having a hard time. Furthermore, because the market is full of ‘fresh used product’, buyers don’t necessarily turn to shipyards, but to the market for recent used boats, as happens in the car market. The result in industrial terms is consolidation. “A process of natural selection is underway”, Regazzo explains, “because the expectation of a rebound is not immediate and it is no longer as easy to get credit as it was in the past. This doesn’t mean we’ll be losing important brands, but there will be mergers and acquisitions”. One source of indicators for the sector is undoubtedly the Genoa Boat Show, slated for 2-10 October, a fundamental appointment to check on the situation in the yachting and pleasure boat sector, and the capacity of new products to stimulate demand. - Caption pag. 61 Pavilion B of the Genoa Fair, designed by Atelier Jean Nouvel, is a new, distinctive landmark. On the facing page, detail of the reflecting roof. Sanlorenzo 44 steel: For the interiors of the first steel yacht by Sanlorenzo, Francesco Paszkowski has come up with an indirect lighting system that creates ‘cascades’ of light on the walls. The Sanlorenzo 44 Steel, a displacement yacht with three decks, conforms to the design philosophy of the Sanlorenzo ‘shuttles’, in an evolution beyond 38 meters. The interiors are by Francesco Paszkowski, who worked in close contact with the owner on the decor and a very refined lighting system to create very special atmospheres. For this first steel model the shipyard has relied on the layouts of 50-60 meter yachts, to guarantee lots of space and comfort. The Sanlorenzo in-house technical division developed a wide hull with an open stern to ensure stability and optimize pitch. The main deck has a large saloon with sofas and armchairs that form an elegant zone for conversation and relaxation. The well offers comfortable seating positioned around a table. Moving toward the prow one passes a service zone and enters the area set aside for the owner, after a studio and a closet. The cabin is very large and equipped with a bathroom with relaxation zone and hydromassage tub. The lower deck also contains a beach club, a fitness area complete with work-out gear and a spa. The guest area is at the center and includes two VIP cabins and two cabins with twin beds. The upper deck has a second, large saloon with big windows that can be opened, for a 360-degree panorama. The dining zone is composed of a circular table with 12-14 seats. The flying bridge features the typical hard top of Sanlorenzo. At the stern, the sunbathing area is at the center of another dining zone, while toward the prow the swimming pool is accompanied by a hydromassage tub and sun deck. One important innovation for a boat of this size is the ‘under lower deck’, set aside for technical and service spaces. - Caption pag. 62 Above: the external lines of the 44 Steel, made by Sanlorenzo, are balanced and conform to the design philosophy of the shipyard’s line of ‘shuttles’. Above: the upper deck saloon and the owner’s cabin. Sanlorenzo 44 Steel Length over all 44 m, Max width 9 m, Motors 2 x CAT 3512B, Cruising speed 15 knots, Design Sanlorenzo, Interiors Francesco Paszkowski, Shipyard Sanlorenzo. Canados 86: Forceful yet soft lines for the new 26-meter from the Roman shipyard, with a classic, essential style that should stand up to the test of time. Streamlined, with a symmetrical design for the stern and personalized interiors in a spacious 26-meter entirely created by Canados that stands out for its fine materials like shiny maple and black-stained ash for the tops of the furnishings, wenge and teak for the decks, leather for the divans, Corian® in the bathrooms. From the well deck one reaches the luminous open living area with an eight-seater divan to the right and a wall cabinet to the left. Next comes the dining area, with a table to seat eight persons. To the fore, the helm is placed to starboard, with a quad zone on the port side. The spacious kitchen, outfitted by Boffi with Gaggenau appliances, is separated from the other spaces and has a direct outer access, a solution that guarantees greater privacy. Toward the outside the prow features a sundeck, entirely clad with waterproof material. The lower deck is for four cabins, each with a private bath: the owner’s stateroom is at the center, along with two double cabins and a VIP cabin at the prow. The flybridge, the yacht’s outstanding feature, rivals those of larger boats, in terms of size, also thanks to the absence of a tender, placed in the garage. The stern area is for relaxation, with a sundeck

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composed of large cushions, with a passage at the center for easy access. The central diningconversation zone has a divan with modern, squared lines, around a large teak table, as well as a service cabinet in teak with a Corian® top. The outdoor helm area has two seats. The construction is in single-skin for the base and sandwich for the bulwarks, decks and superstructure. The external layers are laminated with vinylester resin. - Caption pag. 63 Above: in the interiors shiny maple is combined with black-stained ash for the tops of the furnishings, the closures of the blinds and the perimeter of the lacquered ceilings. Above: the smooth lines of the hull are accentuated by the form of the lateral windows. Concept and interior-exterior design all by Canados. Canados 86 Length over all 26.48 m, Max width 6.4 m, Motors CAT C32 2 x 1800 hp, Cruising speed 29 knots, Design Canados, Shipyard Canados. Azimut 64: The new flybridge is a yacht over 20 meters long made with traditional and innovative composites. It gets an A in safety, certified by testing. In other words, the Azimut 64 can deal with all conditions of the sea and the wind. The hull and structures are designed to achieve the best balance between traditional and innovative composite materials, like carbon fiber, and produced with an infusion process to guarantee greater solidity at points of greatest stress. This also reduces the weight of the boat, for improved motor performance and better fuel consumption. The Azimut 64 is particularly easy to operate, thanks to the Easy Docking system and Seakeeper gyroscopic stabilizers to reduce roll up to 80% when in motion or when anchored. The interiors are on three decks, including a fly that is large enough to become the heart of onboard life. The prow has a large sundeck and a table with a comfortable divan and BBQ equipment. The stern area can be customized, with two chaises longues or a place for the tender, to keep a jetski on the beach deck. The main deck has a large well, a luminous saloon and a kitchen, composed of a marble counter, appliances, a grill and a sink, that can be completely hidden thanks to a surface covered in leather that folds to become another counter zone. The dining table for 8 persons is surrounded by dinette seating. The two cabins of the lower deck are particularly large, thanks to extra space created by optimizing the structures. The owner’s cabin, functional and relaxing, has four large windows to light a space that also contains a dinette with two sofas. The VIP cabin, at the prow, has been carefully designed for insertion of a bath with shower stall. Even the cabin for the one-man crew is very comfortable. - Caption pag. 64 Above: the saloon and the owner’s cabin. The interiors of the new 64-foot from Azimut Yachts stand out for their decapé oak, brown lacquer, cowhide and natural leather. Right: a sporty, original design for the yacht, with a particular shape for the glazings. Azimut 64 Length over all 20.15 m, Max width 5.23 m, Motors 2 x 1150 mhp, CATERPILLAR C18-Shaftline, Cruising speed 28 knots, Design Stefano Righini, Interiors Carlo Galeazzi, Shipyard Azimut Yachts. Ferretti 800: The restyling is based on two substantial innovations: the use of the color bronze for the front cowl and the graphic lines of the glazings, that alternate sinuous curves and decisive cuts. Ferretti Yachts presents three models created in collaboration with Studio Zuccon International Project and AYT, the group’s research and design center: the 500, the 620 and the 800, in all new garb. The first two boats update the entry and intermediate levels of the range, while the 800 is the result of ongoing research on technical innovation that has always set this brand apart, together with its classiccontemporary design. The result of this restyling is a yacht with ample spaces combined with seductive external lines, enriched by the use of the color bronze for the front cowl, where large glass surfaces become a characteristic feature thanks to the alternation of sinuous curves and decisive ‘cuts’. On the main deck three ‘shark gill’ glazings have been inserted, a distinctive feature of certain Ferretti Yachts models. The lower deck has new solutions based on avant-garde design, developed by AYT, to guarantee unique luminosity for boats in this segment: the two large open view windows of the owner’s suite have been made even bigger, while the guest area has a new concept with portholes that can be opened. The crew zone has been shifted to the end of the prow. This change, together with the positioning of the access to the night area on the right, permits optimization of the spaces available for the three cabins: the owner’s cabin and the two VIP staterooms, in fact, are now larger. The main deck has well-divided zones, a helm area, a kitchen (Ernestomeda) and living-dining area, for simultaneous use without creating overlaps between the crew and the guests, thanks to well-designed routes. At the prow, equipped with a large sundeck, a large table and seating, a living solution for time outdoors joins the traditional solution of the fly bridge. - Caption pag. 65 Right: the Ferretti 800 at sea, with its bronze-tone front cowl that makes its profile more aggressive. A hard top that opens can be supplied upon request (upper photos). Above: view of the main deck, divided into living, dining, kitchen and helm areas. The dominant colors are natural tones of elm wood and cowhide. Ferretti 800 Length over all 24.73 m, Max width 6.28 m, Motors 2 x MAN V12 - 1800 power 1800 mhp, Cruising speed 27 knots, Design Studio Zuccon International, AYT – Advanced Yacht Technology , Shipyard Ferretti Yachts. Pershing 92’ Maximum indoor-outdoor continuity thanks to big windows and the vanishing door between the well deck and the saloon. Pearl White is the new color chosen for the Pershing 92’, a yacht that represents an evolution of the style of the Pershing fleet: the windows of the superstructure, the large glazings in the bulwarks, the large hideaway door and the renowned performance. “Everything in the layout accentuates enjoyment of the spaces, for privacy and comfort in onboard living”, the architect Fulvio De Simoni explains. “Along with a substantial increase of volume and new residential solutions, it is important to emphasize the family feeling that guided the stylistic choices of the whole project”. On three levels, the strong point of the yacht is the sundeck, now larger and equipped with a semicircular modular divan and a table that lowers to the seat level to create a single, large sunbathing area that can be protected by a canopy supported by carbon poles. In front of the helm there is a large seat with a back, while the sundeck at the prow has seating and a coffee table, facing another zone of cushions. The well of the main deck extends to the large saloon thanks to the disappearing glazing, designed in collaboration with Besenzoni, composed of two parts that descend to vanish completely into the floor. The living area is flooded with natural light thanks to two large lateral windows. The elegance of the furnishings is also the result of consolidated partnership with two historic brands of Made in Italy: Poltrona Frau, which designed and produced

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the pilot house, all the seating and many furnishing details, and Ernestomeda, for the kitchen. The zone below includes four double cabins. Different layouts are available for the owner’s suite. To the stern, accessed from both inside and outside, the quarters for the crew are composed of two cabins with their own bathrooms. - Caption pag. 66 Above: natural light from the large windows floods the owner’s suite positioned at the center. Upper right: at the stern, over the machine room, a spacious hangar can store a tender and a water scooter. Pershing 92’ Length over all 27.96 m, Max width 6.23 m, Motors 2 x MTU 16 V 2000 M94 power 2638 mhp, Cruising speed 38 knots, Design Fulvio De Simoni, Shipyard Pershing. Sunseeker Manhattan 70: The latest model in the flybridge range stands out for easy handling, making it an ideal pleasure boat. There’s a fine line between a boat that can be run just by its owner and one that needs a crew. The Manhattan 70 is right on that line, bridging the gap between the 60 and the 86, offering spaces similar to the latter but handling typical of a smaller vessel. White hull, main deck for living, lower deck for four double cabins and the lodgings for the crew, while the fly bridge hosts the sunbathing area, the dining area and a second helm. The layout of the spaces and furnishings makes optimum use of available space, for particularly practical, comfortable zones. From the welldeck one reaches the saloon, where a corner divan is completed by an armchair, and another divan against the opposite wall leaves the passage open to the prow. The latter contains the open kitchen, which can be closed upon request, with a glasstop range and a dining table for eight. The colors are warm, the furnishings modern, but with a traditional tone: pale fabrics for the seating, carpeting in the same shade. The flatscreen TV with cinema system guarantees constant entertainment. On the lower deck more space has been obtained by positioning the heads of the double beds in the corners. At the center, the owner’s cabin has a study corner, wardrobe and private bath. The VIP cabin is at the prow. The cabin on the right bulwark has two single beds that can be pushed together to form a double, while the stateroom on the opposite side has bunks. To the stern, the zone for the crew, placed after the machine room, has a separate entrance. Even at maximum speed of about 34 knots, the boat is very stable. Onboard comfort is ensured by excellent soundproofing of the structure. - Caption pag. 67 Above: spacious and well organized, the fly bridge of the Sunseeker Manhattan 70 has a sunbathing zone, a dining area and a second helm. Above: the saloon. Even in terms of comfort and technologies, the interiors are on a par with those of a home. Sunseeker Manhattan 70 Length over all 22.25 m, Max width 5.7 m, Motors up to a total of 3100 hp, Cruising speed up to 25 knots, Project Don Shead, Sunseeker Design, Design Unlimited, Shipyard Sunseeker International. Dolphin 74’ Cruiser: Bigger volumes, innovative layout, maximum owner privacy for the new Mochi Craft flagship. Ideal for long trips on the open sea, the Dolphin 74’ Cruiser is the answer for demanding clients who want excellent handling, comfort and elegance. On three levels – deck, lower deck and flybridge – it has sinuous forms and rounded lines, typical of the range; but the Dolphin 74’ also has distinctive features like the new flybridge concept, extended to cover the entire well, with an area of 25 square meters. The main deck is divided into two comfortable areas for lounging and dining, and a large glazed galley, isolated from the other spaces, offering access to the crew zone, permitting movement of onboard personnel without disturbing the privacy of the owner. The welldeck contains a large fixed table, three folding chairs and a comfortable divanbench that can be converted into a sun platform. The lateral routes trace the 22 meters of length of the yacht, leading to the prow with a sun bathing area. The saloon offers big, comfortable divans: an L-shaped arrangement to the right, for 10 seats, and a smaller, two-seater sofa to the left. The lounge area also has hanging cabinets, a corner table and a disappearing 42-inch television. Moving to the left, the kitchen is followed by the dining area, with a table for eight. The lower deck contains four cabins, the crew zone and, at the stern, a garage. The master suite (21 sq meters) is at the center, to guarantee more silence and stability. At the prow, the VIP cabin has two large closets and is lit by big lateral windows that skim the surface of the water. Besides the blue color proposed by the shipyard, six other pastel tones are available: turquoise, coral, cream yellow, aquamarine, intense blue and amaranth. - Caption pag. 68 Above: the galley of the D74’ Cruiser, the new Mochi Craft model, an Italian-style lobster boat. Right, from top: the lobster boat in a Cruiser version; the daytime area, with saloon, dining room with separate galley, helm and dinette. D74’ Cruiser Length over all 22.58 m, Max width 6.85 m, Motors 2 x MAN V12 1550 power 1550 mhp, Cruising speed 28 knots, Project Norberto Ferretti, Studio Victory Design, AYT – Advanced Yacht Technology, Shipyard Mochi Craft. Rio 54 Air: A luminous, sporty hardtop, ready to be closed, but with an open spirit, setting 84% of its available space aside for comfortable living. Innovative, performing, streamlined, the 54 Air is an authentic open that can be closed when required. The characteristic feature is the new door concept in curved tempered glass, with a mirror finish, between the welldeck and the helm. The latter permits closure of the welldeck, isolating it and obtaining the comfort required to prolong its usage time, transforming it into a boat for use in all seasons. When not needed the door disappears into the ceiling, giving the yacht the look and practicality of a true open. The mechanical and electronic equipment is the best available on the market: the lightest, most highly evolved Cummins motors, with pod transmissions and automatic pitch control take the yacht to speeds of 35 knots, with fuel consumption under 150 L/h, an important achievement nowadays. Handling is made easy thanks to the Axius joystick and the electronic anchor. The kitchen is another strong point of the project. Made in collaboration with Arclinea and located at the center, below the helm console, at the level of the lower deck but connected to the welldeck. This makes it very versatile and ready for use at any time. The interiors are composed of three double cabins plus the room for the one-man crew. The living space is remarkable: 32 square meters for the daytime, 38 square meters for the night, 84% of all the available space, while just 16% is set aside for technical zones. The second new offering from the Bergamo-based shipyard, after the 42 Air presented at Cannes, promises to be a great success. - Caption pag. 69 Above: the Rio 54 is a hardtop ready for use in any season, thanks to a curved tempered glass door between the welldeck and the helm. Upper left: the owner’s cabin features light marine design; the galley under the helm console, at the level of the cabins. Rio 54 Air Length over all 16.54 m, Max width 4.65 m,

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Motors CMD QSC 8.3 – 600 - 2 x 600 hp, Cruising speed 27 knots, Design Rio Yachts, Arch. Marino Alfani, Shipyard Rio Yachts. Gamma 20: The Navetta with steel hull and aluminium superstructure has customized interiors. A mini-superyacht, the Gamma 20 boasts three decks for a total of 177 square meters of useful space. The main deck has a spacious well with a large table. The nearby saloon is equipped with a flatscreen TV and a large corner divan. The kitchen, at midships, has Miele Marine appliances, beside the dining area. The lower deck contains three cabins with private baths: the owner’s cabin, the VIP stateroom and a guestroom with single beds. Intelligent panels cover the sides: they can be removed with a clip system for easy changing, to give the interiors a different style. Gamma 20 Length over all 22.10 m, Max width 5.85 m, Motors YANMAR 6SY 650, Cruising speed 12 knots, Design Vripack, Gamma Yachts Int., Shipyard Gamma Yachts International. Baltic 65 Stig: A regatta yacht or cruiser, with telescopic keel. Probably one of the fastest boats ever built by this Finnish shipyard, the Baltic 65 Stig has three cabins. The deck, painted and not in teak to cut down on weight and reduce listing, has been designed with a double cockpit and a single access below, toward the stern. This permits positioning of the saloon at the stern, for larger midship living spaces. Minimalist interiors. The telescopic keel permits reduction of draft from 4.10 to 2.90 m, for easy navigation in shallow waters to access bays and ports. Alessandro Vismara, who represents Baltic Yachts in Italy, also collaborated on the project. Baltic 65 Stig Length over all 21.13 m, Max width 4.95 m, Draft 2.90/4.10 m, Motors Volkswagen 165-5 diesel 121 kW (165 hp) at 4000, Project Judel/Vrolijk & Co, Baltic Yachts, R&J Design, Shipyard Baltic Yachts. Swan 80: An expression of an innovative maxi-cruiser concept, the new 80 keeps faith with the purest Swan design philosophy. A true off-site event. During the boat show in Genoa Nautor’s Swan Italy will be at the Carlo Riva port in Rapallo. The models on display will include the new 80, a yacht designed for speed, perfectly in line with the Swan philosophy that seeks elegant lines, luxurious interiors and high performance. The clean deck conceals comfortable, spacious interiors and a series of technical advances to guarantee complete tranquility on long trips. Materials of the latest generation and avant-garde construction techniques make the 80 a boat that will last in time and not lose its value, like all Nautor products. The deck comes with two different layouts, with a stern that can be open or closed. There are two areas for outdoor living, one at the stern behind the helm, with space for sunbathing, another at midships with seating around a semi-fixed table. Three solutions are offered for the interiors: owner’s cabin at the prow, owner’s cabin at the stern, or four cabins. In all cases the saloon is positioned at the center, while depending on the solution chosen the galley can be beside the crew cabin or just behind the living zone; here two large lateral windows, together with the portholes positioned on the deckhouse and the hatch cover, allow natural light to enter, enhancing the minimal, spacious atmosphere featuring the satin-finish teak typical of the Swan style. The table for eight is situated to the left, while to the right a conversation zone offers a divan and coffee table. The cabins are very comfortable in all the solutions, though the owner’s versions give the shipyard the chance to offer better quarters for the owner, at the stern, with a double bed, or at the prow, with two large twin beds. - Caption pag. 71 Above: the Swan 80 takes to the sea. Two solutions are offered for the deck: one has a ‘closed’ stern, the other is ‘open’. Above and right: two drawings of the interiors, featuring the use of the teak also deployed for the deck. This type of wood, also thanks to the large windows, makes the spaces very luminous. Swan 80 Length over all 25.08 m, Max width 6.08 m, Draft 4 m, Motors Steyr MO 196 K35 190 hp, Project German Frers, Nautor’s Swan, Shipyard Nautor’s Swan.

trappings, Venetian blinds, curtains, dark glass. The problem is how to manage the raw light of the Mediterranean, refracted off the thousand surfaces of water, reflected by the sky. Because most yachts are used in the summer, and in the Mediterranean, but at times the windows seem to reflect the yearning for light and sun that characterizes the architecture of northern Europe. In the south the problem is to tame light. It’s nice to shift from the intense light of a summer noon to the shade, and the architects of the Arabian tradition were well aware of this when they invented a thousand ways of filtering light. Light can be spread and softened, or chopped up and used to generate reflections and shadow zones. Light generates volumes and alters internal spaces. Umberto Riva, in an interview with Davide Vargas who asked him, in 2002, what type of light he was looking for, said this about the Miggiano house (Otranto, 1991 -1996): “The Miggiano house is stupendous, in this sense, because it seems like an optical instrument; it has southwest exposure and this environment, in the space of six hours, changes the light inside, adapting to the glare and intensity of the light of the south… a one-centimeter overhang seems like a full meter, depending on how the light is cast… and this is a magic we are absolutely not familiar with here, that was grasped by Le Corbusier, being Swiss, with great ability…”. The boat doesn’t have a fixed orientation, and this multiplies the variables. The interiors are enhanced by infinite, variable effects of light. Here the expert is Ivana Porfiri, who is also capable of coaxing light into the lower decks, through the choice of materials and finishes that spread and reflect the sun’s rays. Bringing natural light into the spaces below the water line is a real challenge, that can become an interesting design theme. After years of pursuit of the artificial (artificial light, air conditioning, fake plants), in boats – as in buildings – there is a new desire to offer as much access as possible to fragments of nature, starting with sunlight. The openings, as in the windows of buildings, determine the composition of outside views. The design of the views gives character to yachts, whose image of aggressive force or domestic calm is set by the form of the openings. Just modify a form and the boat changes completely. Here we can recall the ‘domestic’ window, in 2003, of the Azimut 68S, or the revolution brought about by the Wally Power. The third theme I would like to mention is that of openings seen and experienced from the inside. While the form, size, position and relation to the curve of the bulwarks determine the external image, the interior spaces are strongly effected by their relationship with the ‘window’. There can be a complete denial of the marine character, or a more or less conscious accentuation. Round portholes with brass frames immediately convey the idea of a boat. This is one extreme, while the opposite extreme is the model of the window of the Fifties parlor, with drapes. Philippe Starck played with the porthole in the Wedge Too in 2002, reinterpreting it in an ironic way. An entire book could be written on the relationships between circular windows, architecture and boats. Finally, the space between the external and internal panes can become a special place, full of character: from the space for embroidering of bow windows, to the furnished window of Gio Ponti, to the greenhouse window of Umberto Riva. Once again, architecture can provide stimuli and suggestions, but we must not forget the context of use. - Caption pag. 72 The very luminous helm zone of the Wallypower 47. The innovative glass superstructure of the cruisers produced by Wally, with models of different sizes, revolutionized nautical design (photo Toni Meneguzzo). - Caption pag. 74 Seen in a game of graphic doubling, the open skylights on the deck of Chrisco, the 30-meter sloop made by the CNB shipyard of Bordeaux and designed by Luca Brenta & C. Yacht Design, with interiors by Wetzels Brown Partners (photo Nicolas Claris).

INdesign INcenter

JP 54 p. 76 concept Jean-Pierre Dick design Guillaume Verdier/Stéphanie Marin text Simona Spriano

Open to the sea

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text Silvia Piardi Natural light becomes the protagonist in the design of hulls and superstructures, thanks to materials and technologies that permit the creation of increasingly large windows, reducing the barriers between inside and outside and leading to new project themes. The openings on hulls and decks have always represented dangers for safety and security: work boats or pleasure boats, sailboats or motorboats have had rather small openings for centuries, often in circular form, just the bare necessities to permit use of the space below decks. The sea, when stormy, tries to enter the boat, and any opening is a possible route and thus a potential danger. But as yachts start to resembled villas, the study of windows has evolved, with an eye on what happens on dry ground. One of the most frequently used expressions to present yachts over the last five years has to do with the availability of natural light on board: transparent surfaces, big glazings, lateral windows, terraces that open like sunroofs and other features have modified the indoor-outdoor relationship and revolutionized yacht design. The path has been long, and has passed through a series of innovations of materials and technologies to make it possible to ‘pierce’ the hull and ‘take the lid off’ the boat, somewhat like what has happened in the automotive sector. The availability of these materials and technologies has prompted designers and shipyards to be more daring, almost carried away by a collective euphoria rooted both in architecture – winter gardens, greenhouses, continuous glazings – and in the design of means of transport, toward increasing contact, at least in visual terms, with the outside world. A continuing dialogue between protection from atmospheric agents and the desire to be a part of the landscape. But if structural and safety issues have been solved, also at the level of regulations, it is still useful to reflect on the responsibilities of the design with respect to other themes regarding the use of increasingly large glass surfaces. One theme has to do with the ability to project natural light into interiors. Because natural light on board is not a game for amateurs, and at times we see courageous choices of large openings that get modified with dowdy

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INproject

A well-known protagonist of many solo trips around the world, Jean-Pierre Dick has created a sailboat that astonishes for the futuristic image of the interiors, that conceals an innovative weight rotation solution. Only regular use of an object can lead to its full comprehension. This is also true of boats. If you spend lots of time a sea, you understand what a boat should be like. What must be there, what is superfluous, what could be there but no one has thought of it yet, what is useless when made in a certain way, what could be more practical. Considerations of this type can only come from onboard experience. Precisely for this reason, the JP 54 is functional and advanced, because it has been designed by the gentleman and yachtsman Jean-Pierre Dick, during his last two Vendée Globe races. “I wanted it to be suitable for oceans, but also for typical family cruises. I started to jot down ideas about what could be taken from regatta yachts and transferred to cruisers”. The ideas took form, becoming a boat with a length of just over 18 m, width of 5.3, weighing only 9 tons, with sail surface ranging from 216 sq meters with mainsail and genoa to 434 with the jennaker. The result is a light, fast boat, suitable for long hauls, comfortable, featuring intelligent solutions and easy handling, as explained by the architect Guillaume Verdier: “We designed the deck in awareness of the fact that the boat will often be used by a single person”. Hull, deck, mast, boom and sails in carbon guarantee exceptional performance, reaching speeds of about 20 knots. But the best is yet to come. The true originality of the JP 54 is below decks. The open layout is unexpected. As soon as you enter, were it not for the roll, you might think you were on Apollo 13. No doors, just irregular ovoid or smoothed rectangular passages, without sharp edges, featuring ergonomic forms. “We have managed to combine quality, lightness, solidity and comfort”, says interior design Stephanie Marin. The layout calls for two double cabins at the stern and two more at the prow, the latter separated by a single but spacious bath, the only room that has a door. The first space is the ‘quad’ composed of kitchen, chart room and table. So far nothing out of the ordinary. The galley and chart room are part of the same cabinet that also contains the plumbing systems, the files and the batteries, making it absolutely independent. This was necessary for the creation of the satellite, the

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mechanism that rotates the living zone. The entire circular platform that hosts the dining table and the kitchen-chart room turns thanks to an arm that inverts the positions in just a few seconds. In this way the 600 kg of the cabinet move, reducing list and increasing speed. Another very practical feature is the possibility of reducing the draft from 3.5 to 2.5 meters, guaranteeing access to almost all ports and permitting anchoring closer to the coast. Nothing has been overlooked that might ensure safe, comfortable and entertaining use of this boat. - Caption pag. 76 Interiors of the JP 54, a light, fast sailboat, slightly over 18 meters long, made by the New Zealand shipyard Absolute Dreamer/Pachoud Yachts based on a concept by Jean-Pierre Dick, with nautical design by Guillaume Verdier and interior design by Stéphanie Marin. - Caption pag. 78 Above: the kitchen-chart room cabinet of the JP 54 weighs 600 kg and is attached to an arm that in a few seconds can rotate the circular platform that also hosts the dining table. This system permits a shift of the weight from one side to the other. Left: detail of the chart zone. Like all the furnishings, it has no sharp edges. To the side: the same block seen from the small but functional galley zone. - Caption pag. 79 Above: left, the spacious bath connected to the two prow cabins, a single space with a door; right, the entrance to a cabin, which like all the passages and spaces has an organic, rounded form. Right, the JP 54 in motion; with full mainsail and genoa it reaches a sail surface of 216 sq meters.

Wider 42’ p. 80 text Michelangelo Giombini Innovative spirit and design focus in the new proposal from Tilli Antonelli, that ushers in – with an ingenious patent – the category of the mutant yacht. The new shipyard of Tilli Antonelli, previously founder of the Pershing phenomenon, has the aim of renewing the world of pleasure boats with a series of innovative solutions that respond to real needs. The idea at the center of this project is expressed by the name of the shipyard itself, Wider. The direction taken can be seen in their first model, a sporty day cruiser, 42 feet long, with an original line designed by Fulvio De Simoni. The boat is now being completed on the production line of the Marches-based shipyard, and will be an intermediate solution between a smaller 35-foot boat and a 50-foot “flagship”. Wider resolves two common problems in this category in an ingenious, effective way: stability and the lack of outdoor living space for socializing and full enjoyment of the sea. This new patent calls for a telescopic mechanism that literally widens the central portion of the boat, doubling its surface up to 15 sq meters, reaching a maximum beam of almost 6 meters, unthinkable for a vessel of this size. The welldeck arrangement can be modified to meet the needs of the crew, starting with the windscreen that protects during navigation but can be hidden away between the seats to create a continuous obstacle-free space. The concept of convertibility implied by the design extends to the central sundeck, that features two comfortable adjustable chaises longues and a dinette, as well as inflatable seating that can also be used in the water. The stern zone of the Wider 42’ is designed to transport a water scooter, a small tender or diving equipment, with the possibility of converting the space as another sundeck. The internal layout has been rationally studied to organize, in limited space, a cooking corner, a dinette that becomes a bed and a bath with separate shower stall: the carbon structure of the hull is visible and covered with a glossy-finish linen weave. The sports configuration of the Wider, already equipped with a very fast stepped hull and surface props, is underscored by an unusual multifunctional steering wheel based on those of Formula 1 racers, a sure trend setter: it rotates around a fixed dashboard with button controls and a display showing all the decisive information for navigation and control of the motors, so that the control panel is practically free of other instruments. - Caption pag. 80 Below: the welldeck of the Wider 42’ extends from 3.5 to 5.9 meters in width, a solution that also makes the boat more stable. The deck is covered with Esthec, a recyclable, indestructible material that resembles teak. Below: cross-section of the day cruiser, showing the mechanism patented by Tilli Antonelli, owner of the new shipyard. - Caption pag. 81 Below: an image of the Wider set up for navigation; the stern zone can be used for a tender, a water scooter or other water toys. Right, the super-technological steering wheel of the Wider, with multifunctional display and button controls, developed in collaboration with Acson Marine. To the side and below: plans and longitudinal section, illustrating the external layout and the internal organization of the boat. WIDER 42’ Max length 12.9 m, Max width 3.5 – 5.9 m, Motors 2 x Yanmar 8LV 2x370 hp, Max speed 46 knots, Design Fulvio De Simoni, Keel Mark Wilson, Shipyard Wider.

Eco-mobile

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text Luca Zavaglia It reminds us of the first bicycles of the 1800s, but its function is truly innovative: it’s the YikeBike, the folding electric mini-bike you can carry under one arm. Quiet, black, studded with LEDs: a strange vehicle you can see now and then at the docks of seaports or in the alleys of the historical centers of Mediterranean towns. The wheels have different diameters in this innovative solution for short-term mobility. Ecological, light, portable; there is no need for chains and locks, because you always take it with you. The bike’s maximum speed is about 25 km/h, with operation before recharge of 10 km, and surprising agility and stability. The YikeBike can take you where you want to go, and then be packed up for storage at home, under your desk in the office, or on a boat, ready for recharging in just 40 minutes. YikeBike is the first mini-farthing produced under license. The name comes from ‘penny-farthing’, which was the nickname of bicycles at the end of the 1800s, with a big front wheel and a small back wheel (the term was an association between the size of the wheels and the two coins in circulation at the time in England). Besides being the first example of the ‘mini-farthing’ type the YikeBike, among all the imagined versions, is the one with the most technological content: carbon fiber frame, brushless electric motor, latest-generation battery (LiFePO4), electric brakes with antiblock system, LED lights. The new vehicle, with a 20-inch front wheel and an

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8-inch rear wheel, pedals attached to the front hub, steerhorn handlebars positioned a bit below the seat, raises eyebrows. The first glance is perplexing, and the second doesn’t banish all doubts: you have to get seated and try it out to believe it works. The seated position is new and takes a bit of getting used to, but then the fun begins and you are amazed by the vehicle’s easy handling. Braking is effective and the antiblock system is effective, even on slippery roads. The maximum speed matches the bike’s capabilities and permits quick trips, while the battery charge life is gauged for short and medium journeys. YikeBike can be folded up in less than 20 seconds, and thanks to the shoulder strap and light weight – 10 kg – it can be carried like a handbag. Who would not enjoy, on a sunny morning, walking out of their yacht with their YikeBike, reaching the dock, opening the bike and, with an electric hum, heading into town to buy a paper, tailed by the curious gazes of passers-by? Not to mention the envy of colleagues when they see you arrive at the office with the YikeBike, having avoided the traffic and the arduous task of finding a parking place. Produced in New Zealand by YikeBike Limited, the electric mini-bike is available on the European market starting in July 2010, with a price tag of about 3500 euros. - Caption pag. 83 Made in carbon, the YikeBike weighs less than 10 kg. It takes 40 minutes to charge, for a range of about 10 km at 25 km/h. Technical characteristics: Weight 10 kg, Frame Carbon fiber composite, Motor Brushless electric 1 kW, Brakes Electric anti-skid , Battery LiFePO4 – complete recharge in 40 min, Battery life About 1000 cycles, Max speed 25 km/h, Range on one charge 10 km, Closed volume 43 liters, Closure time Less than 20 seconds, User height 163 cm - 193 cm, Maximum transportable weight 100 kg, Wheels 20” front, 8” back, Built-in high-visibility LED lights.

Aquariva by Marc Newson

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project Marc Newson photos Jérôme Kelagopian text Valerio Cometti Marc Newson is like Pearl Jam: really famous, but not victims of their success, they know how to manage their careers with a firm hand. His work for the Riva shipyard is a high-level project: research on innovative materials, respect for the DNA of the brand, enhancement of functional quality and, last but not least, a touch of recognition of the ‘hand’ of the auteur. Riva is one of the few brands that evokes well-defined images of products that have become icons of taste, symbols of a much desired lifestyle. Getting involved in this type of project requires a mixture of humility, to respect the values of the brand, and the courage to push the limits without letting that legacy get in the way of creative verve. The Aquariva is a 33-foot motoryacht that tops 40 knots: a boat for high performance, then, but its true weapon is inimitable aesthetic appeal. The stern is probably the most attractive and innovative part of Newson’s design. He was asked by the Sarnico-based shipyard to come up with a limited edition of the model, just 22 units sold through the Gagosian Gallery of New York. With a language that is not very ‘nautical’, using forms that vaguely resemble the back of his brilliant Ford 021C prototype, the Australian designer delights us with the union of a U-shaped surface, the ideal extension of the hull, and a central volume in a contrasting color. The result is a success because it enhances the smoothness of the sides and doesn’t prevent entering the water, offering elegant spaces obtained elsewhere with unsightly steps. This solution will undoubtedly become a source of ‘inspiration’ for many other designers… Also at the stern, we see another fine detail: the ladder is integrated with the edge of the stern opening, and when replaced in its housing displays a profile of shiny metal that protects against impact and completes the aesthetic effect. With its clean lines, Newson’s Aquariva stands up to comparison with the Aquarama originals, while taking advantage of the evolution of manufacturing technologies: the windscreen is in layered glass without an upper frame, thus becoming a further factor of originality, consistent with the pursuit of extreme sleekness typical of the designer from Sydney. This research is admirable and evident in every detail: from the headrests to the covers of the air intakes of the motors, the handrails at the stern, the disappearing cleats. On deck the motoryacht features an innovative material, but right in tune with the Riva palette of colors and finishes: a phenolic composite, a forerunner of fiberglass, that combines a warm texture like that of wood with better durability and performance. The choice of using anodized aluminium in place of the typical stainless steel or chromium-plated brass is also interesting: in line with the ‘understated’ mood of the design of the whole yacht. Of the many sides of the creativity of Marc Newson, what emerges in the new Aquariva is closer to his creations like the Event Horizon table in 1991, or the Nimrod seat for Magis, and not so close to the Lockheed Lounge or the Wood Chair for Cappellini. - Caption pag. 86 Above, two more innovative features introduced by the designer from Sydney: the cabin door and the enveloping windscreen in layered glass. In place of wood a canvas laminate has been used, developed at the start of the last century. AQUARIVA BY MARC NEWSON Length over all 10.07 m, Max width 2.80 m, Draft 0.96 m, Max speed 41 knots, Design Marc Newson/Officina Italiana Design, Shipyard Riva.

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