Be inspired

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InVisualCafè, dal 2013 piattaforma sperimentale on e offline rivolta alla promozione e al sostegno di artisti emergenti nostrani ma anche internazionali, in linea con i suoi principi di base, sceglie di lanciare tramite web una speciale open call dedicata alla selezione di giovani – e meno giovani – artisti operanti con qualsiasi tipo di mezzo e linguaggio estetico, siano essi più o meno affermati nel sistema artistico oppure totalmente sconosciuti. L’obiettivo è accelerare con un’energica sferzata la scoperta e l’indagine conoscitiva di nuovi interessanti talenti e acerbe promesse dell’arte contemporanea, offrendo loro uno spazio all’interno di un esclusivo catalogo limited edition, in versione cartacea e digitale. Risultato? Una folta schiera di candidature pervenute, dalle quali sono emerse circa una ventina di proposte significative scelte per confezionare la pubblicazione. Diciassette artisti, nati a cavallo tra gli anni ottanta e novanta – quasi in parità fra donne e uomini, dato non di poco conto – provenienti da tutta la penisola o comunque residenti in Italia, per diciassette opere che spaziano dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla performance, dal video all’installazione. Si profila un affascinante spaccato contemporaneo, che certamente nel suo piccolo evidenzia e raccoglie emblematicamente affinità e divergenze estetiche e tematiche; approcci ad una ricerca intimistica e corporea oppure politico-sociale, ritorni ad una fine manualità quasi artigianale o invece slanci e riflessioni verso interventi digitali. Appaiono delicatissimi anche quando fortemente connotati e diretti (di una femminilità percettibile forse a prima occhiata), i lavori delle giovani artiste. Con l’opera Pentagramma, Elisa Rachele Zanotti riproduce a matita le righe tipiche di un quaderno musicale compiendo un lavoro di precisione certosina – lento e ripetitivo come un mantra – che mette alla prova l’occhio dell’osservatore chiamato a verificare le potenzialità d’errore di un segno che si presume stampato meccanicamente. Un gioco sottile tra apparenza e realtà pura delle cose. Altro lavoro di orientamento quasi zen, per la forma che ricorda un origami giapponese e il tratto grafico


del disegno di una piuma leggerissima, è quello di Victoria Cojocaru intenta a coniugare inedite modalità pittoriche e scultoree montando fragili prismi di cartone grezzo. Così anche Irene Russo utilizza un materiale molto semplice e poveristico come la carta, incollando ricordi e reminiscenze tra le pagine di un autentico album-libro d’artista: un piccolo rifugio della memoria e dell’anima. Passando alla fotografia, rigorosamente analogica e non meno pregna di umori introspettivi e addirittura esistenzialisti, c’è Chiara Gini con : l’immagine – in cornice di legno – è il risultato di una lunga conversazione epistolare, “dialogo interiore ma parallelo che sfocia nell’ignoto”. Cristina Comi indaga, invece, sullo spazio vissuto e le sue implicazioni psicologiche effettuando un reportage fotografico di paesaggi contemporanei e scenari urban con la prerogativa di ritrarli nella loro veste assoluta, senza interferenze o effetti speciali in pre e post-produzione. Si interroga sui processi di attribuzione del valore artistico al medium fotografico e sulle sue potenzialità intrinseche, Diletta Allegra Mazza, con un progetto – in analogico e digitale – che mette in connessione l’affermazione estetica del mezzo con l’identità di genere femminile. Lavora in digitale, Asia Giannelli: tuttavia la tematica della sua foto è classica, intramontabile e romantica, dispiegandosi nel morbido abbraccio blu cobalto de pronto all’ascolto e alla comprensione. Arriviamo alla pittura con Annika Dzerve – di origine lettone – che attraverso nette e accese campiture di colore, stese a fascette, dedica un autoritratto alla sua terra natia resa con toni freddi e avvolgenti (utilizzati per le zone di luce mentre quelli caldi sono usati per le ombre). Federico Severino sperimenta piuttosto sulla tela più livelli di percezione pittorica, conferendo persino qualità tattile alla stesura – a pastelli e matite – di una materia cromatica vaporosa, aerea, che sfuma impercettibile con gesti leggeri. Al contrario, Marco dal Bo appare graffiante e deciso sul supporto pittorico affrontato con piglio graffitista e sulla scia di un feroce espressionismo primitivista (di stampo tedesco): il lavoro , cruenta composizione super-flat di marmorei personaggi in primo piano, è la rivisitazione di un altorilievo scultoreo etrusco. Corpi e torsioni anatomiche


– ben più dinamiche e vitalistiche – hanno centralità ancor maggiore nell’opera di Ettore Pinelli, in fusaggine su tela, che si concentra proprio sul dato dinamico dell’immagine partendo dall’analisi di e di contatto. Al disegno classico è votato invece Claudio Martino – anche se in realtà lui, diplomatosi a Brera, è illustratore e modellatore 3D –, presentandoci un lavoro sulle (culturali/geografiche/familiari) come fossero vasi sanguigni. Da un’antica tecnica artistica ad un altra, intrapresa con la medesima riverenza: Antonio Costantino propone una piccola scultura in pietra leccese, fluida concrezione che si erge emulando una sorta di inchino mistico. Parte anch’egli dalla scultura ma giungendo all’assemblaggio polimaterico e dunque all’installazione, Luigi Scopelliti con . Si tratta di un’atipica natura morta di esplicita denuncia che mette sullo stesso piano – in pietra nera turca – semenze e pannocchie di mais biologiche e Ogm, e le loro riproduzioni in pietra; sistemate in schiera, come emblemi da «memento mori». Di installazione parliamo nuovamente per l’opera di Nicola Ionico, – in ferro, acciaio, vetro e luce a led – ovvero un intrico di ellissi e lamelle (il mondo degli adulti) osservate a distanza da una sfera-occhio luminosa (lo sguardo puro infantile). Si termina con due lavori unici nel loro genere espressivo all’interno di questa raccolta: , performance dei gemelli Plutino2, e l’opera video di Rocco Mortelliti dal titolo . Se la prima nasce come riflessione sulla costruzione e il processo di adattamento del proprio sé al ritmo del mondo esterno e alle sue inquietudini, il secondo penetra letteralmente all’interno del corpo umano – nell’occhio del soggetto – esaminando un fenomeno percettivo della retina che crea distorsioni e asincronie nella visione. Valentina Tebala


Ettore Pinelli


ALTRE TIPOLOGIE DI RELAZIONE (war_3) Altre tipologie di relazione è una tematica progettuale in divenire dove le immagini che sviluppo divergono dalla consueta proiezione mentale rispetto all’idea di relazione, quindi di contatto (che sia umano o animale poco importa). Mi interessa sviluppare il dato dinamico (istintivo) e vitale di un’immagine, a partire dal concetto stesso di vitalità dei corpi, di movimento, di relazione tra corpi. L’opera, è specificatamente, un’analisi di relazione dal calcio storico fiorentino, una disciplina sportiva molto cruenta e sensibilmente vicina alla guerra.

fusaggine su tela 90 x 90 cm 2015


PANIC IN TEBE L’opera consiste in una mia personale rivisitazione in linea con il mio stile pittorico di un gruppo scultoreo antico. Nasce da un’ispirazione venutasi a creare sfogliando un vecchio libro di Etruscologia e, nello specifico osservando una fotografia riguardante l’altorilievo proveniente dal retro del tempio di Pyrgi (sito etrusco, porto dell’antica Cerveteri), che narra due rari episodi della saga dei Sette contro Tebe (Capaneo fulminato e Tideo che colpisce alle spalle il morente Melanippo suscitando la ripulsa di Atena).

olio, acrilico su tela 145 x 110 cm 2016


Marco Dal Bo


Plutino2


LAVORI IN CORSO Il tempo fissa i ricordi, muta i pensieri, ti trasforma nel corpo, cambi. Sinapsi attive. Sei consapevole delle tue forze, padrone del tuo io. Ti ribelli ai cambiamenti per poi adattarti. Non sai cosa avverรก dopo, ma costruisci, entrando in questo mondo fitto, inquieto e labirintico, la mente. Lavori su te stesso, viaggi per capire chi sei.

performance 6' 30'' 2015


CORPO VITREO Il lavoro prende in esame un fenomeno percettivo dovuto a una non perfetta trasparenza del corpo vitreo. L’umor vitreo che riempie il bulbo oculare, proietta delle ombre mobili sulla retina, quindi si presenta nel campo visivo sotto forma di punti, di filamenti, di macchie, di ragnatele o di mosche volanti, come vengono comunemente definite. Viene percepito maggiormente quando si guarda una superficie chiara o luminosa, ad esempio il cielo azzurro, una parete chiara o uno schermo bianco di computer.

video 1920 X 1080 px 4' 31'' 2014


Rocco Mortelliti


Nicola Ionico


INTERAZIONI L’opera rappresenta la vita degli adulti ed il loro modo di interagire visto con gli occhi di un bambino. Le persone sono rappresentate dai rettangoli, c’è chi ascolta ma non parla, chi solo osserva, chi parla senza ascoltare... Tutti i soggetti sono inconsciamente imbrigliati in una rete, il web, un mondo parallelo e fittizio che deteriora il rapporto delle persone ed il loro modo di comunicare ed interagire. Un bimbo guarda dalla sua prospettiva l’atteggiamento dei grandi. E’ rappresentato da una sfera, dotata di luce che simboleggia l’apertura mentale senza condizionamenti come invece succede per gli adulti, chiusi in forme imposte. Il suo pensiero è vero, non conosce ipocrisia.

installazione ferro, acciaio, vetro, lampada a led 2015


MAYS Il mais è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Poaceae, tribù delle Maydeae. Citando Vandana Shiva, attivista politica e ambientalista che si è battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell’agricoltura e nell’alimentazione e questioni legate ai diritti sulla proprietà intellettuale, alla biodiversità, alla bioetica, alle implicazioni sociali, economiche e geopolitiche connesse all’uso di biotecnologie, ingegneria genetica e altro; “l’idea che il diritto su un seme sia proprietà privata, è inaccettabile. Non si deve poter brevettare e privatizzare una pianta (o addirittura generazioni di piante) così come non si deve poterlo fare con la vita umana”.

installazione polimaterica pietra leccese, pietra nera turca, semi ogm, semenze tradizionali 38 x 4,5 x 130 cm 2015


Luigi Scopelliti


Diletta Allegra Mazza


LA FOTOGRAFIA È PENSIERO L’immagine proposta fa parte del progetto “la fotografia è pensiero”, un racconto sull’evoluzione della fotografia e di come essa sia entrata a fatica nel mondo dell’arte. La fotografia è donna ed è questa femminilità che rende il percorso di affermazione e sfruttamento della fotografia di così difficile comprensione. Il progetto è composto da 17 immagini realizzate in analogico e in digitale e questa immagine rappresenta la presa di coscienza del viaggio affrontato dalla fotografia come opera d’arte, che dura tutt’ora per affermarsi come tale.

fotografia digitale bianco/nero stampa digitale 30 x 45 cm 2013


PENTAGRAMMA Riproduco fogli di quaderni, agende o album, prendendo il posto della macchina. Verifico la potenzialità dell’errore che il segno preciso dello strumento meccanico spesso contiene, cercando di ingannare l’osservatore che, guardando la mia opera, in questo caso non vedrà altro che un pentagramma musicale. Un disegno che ritorna alla sintesi e una fusione di segni che predispone delle griglie progettuali piene delle mie emozioni, ma che aspettano voi per essere riempite di senso.

matita su carta 40 x 14,8 x 2,5 cm 2015


Elisa Rachele Zanotti


Cristina Comi


GIACENZA Lo spazio, abbandonato, saccheggiato, vissuto; inteso come psicologico e fisico. Il progetto “spazio empirico” vuole evidenziare attraverso il linguaggio fotografico la bellezza dei dettagli di un paesaggio moderno non più naturalistico e aulico, ma Street e Urban; cogliere gli elementi nella loro perfezione imprevista senza dover interferire né fisicamente prima dello scatto fotografico né dopo in post-produzione. Tutto viene immortalato così come si trova, in una sorta di reportage che indaga sulla manifestazione del tempo.

fotografia digitale stampa digitale su forex 35 x 50 cm 2013


CRUCIFIX NO.II Crucifix no.II fa parte del progetto “now.here.noehere” che nasce in collaborazione con la scrittrice Alice Leporini come risultato di un’ assidua corrispondenza epistolare. Un viaggio che si aggroviglia nell abissale “Black box” e naviga nell’angoscia esistenziale. Concentrando le nostre conversazioni sulla Raison d’etre quello che nasce è un dialogo interiore individuale ma parallelo che converge nel “to be or not to be” e sfocia nell’ignoto. L’Io che si attraversa nella disperata ricerca della sua “purezza” per una rinascita-redenzione. Attraversando i suoi gironi infernali, invocando Dei, ascoltando visioni o sperando nella pietà di Giunone che donava la morte come favore divino.

fotografia analogica stampa su carta digitale cornice 2016


Chiara Gini


Asia Giannelli


L’AMICO L’opera indaga con linee semplici e colori forti su chi sia l’amico, la sua figura, la sua funzione e la sua universalità, andando a creare un monumento che ne esalta il suo valore. Non avendo le modelle un volto, l’occhio si sposta sugli unici due elementi riservati, l’orecchio e il maglione come simbolo di protezione, cura e unione quasi come se fossero la stessa persona. L’orecchio invece simboleggia l’ascolto e la comprensione di un linguaggio sentimentale.

fotografia digitale stampa digitale su forex 35 x 50 cm 2013


URLO RADICI “Urlo Radici” è un disegno realizzato per il gruppo musicale Mattanza. L’immagine, ritenuta troppo cruda, non fu scelta come nuova copertina. Mimmo Martino, cantante del gruppo e mio padre, decise comunque di usarla nei suoi canali, promuovendo il tour di quell’estate. In un certo senso, questo disegno, rappresenta il mio legame con lui ed il suo modo di stare al mondo, mie vere radici. Dopo una personale alla TagArt ShopGallery, il disegno originale è stato donato all’Associazione Mattia Fagnoni Onlus.

matita su carta 35 x 25 cm 2009


Claudio Martino


Irene Russo


40 PAGINE X 4 MESI Il “libro d’artista” emozionale realizzato in 4 mesi (da cui il titolo), in cui colore, carta e filo entrano in contatto “cristallizzando” i ricordi. Il filo, come simbolo di vita, ripara le pagine e s’interseca in esse. E’ racconto, ha un suo tempo, in una ricerca di come si possa analizzare la componente temporale e la questione di come possa essere rappresentata. Un album atto a custodire “frame” interiori, in una continua ricerca della propria identità.

collage e tecnica mista su carta album fotografico in pelle d’inizio ‘900 23 x 29 x 6,5 cm 2011


AUTORITRATTO L’opera dal titolo “autoritratto” vuole essere un omaggio alla terra natia di Annika Dzerve, la Lettonia. A fare da sfondo sono i colori tipici delle zone fredde che abbracciano la figura dell’artista che è collocata al centro, un abbraccio gelido, ma allo stesso tempo rassicurante e familiare, che le dona un senso di pace e armonia. L’uso di questo tipo di colori è tipico di quest’artista e lo si nota in quasi tutte le sue opere, generalmente predilige colori freddi per la luce e colori caldi per le ombre.

olio su tela 30 x 30 cm 2015


Annika Dzerve


Victoria Cojocaru


UNTITLED/2015 “Untitled/2015” nasce dal rafforzarsi del bisogno di operare unificando forma ed intervento pittorico. Il protagonista ancora una volta torna ad essere il cartone, nudo si offre all’osservatore nella sua fragilità. Ed è proprio la fragilità una delle più grandi caratteristiche di questo materiale che esalta il profondo legame tra gli oggetti ed il tempo. Il tempo interagisce con le cose del mondo, muta, piega, annienta. La materia possiede parola, parla di sé a coloro che la interrogano.

tecnica mista, carboncino e matita colorata su cartone 46 x 40 cm 2015


ABAYOMI L’Africa è ciò che viene subito in mente se si sente parlare di fame nel mondo. Il continente più prezioso, sempre più sfruttato è ferito da questo maledetto sistema. Abayomi non ha neppure vent’anni, è riuscito a salvarsi di due gravi malattie e qualche sera la settimana va a letto senza cena. Quando accade, puntualmente prima di dormire si inginocchia per pregare che possa vivere in salute, che possano proteggere i suoi cari e che quel mangiare che non ha oggi lui lo possa avere qualcun altro che non lo aveva ieri.

scultura tutto tondo pietra leccese 4 x 12 x 5 cm 2014


Antonio Costantino


Federico Severino


PICCOLO FRAMMENTO Il mio lavoro si concentra sull’analisi del territorio nel senso più generico, inteso come luogo, parte di un vissuto. La ricerca prende forma grazie ad un approccio iniziale, che scaturisce da una visione mentale, all’interno del quale si innesca un procedimento che è parte della memoria. Propongo piccoli, grandi e delicati frammenti. E’ un continuo ripercorrere, un ritornare sui miei passi per poi procedere ad organizzare e trascrivere il lavoro sul supporto. Questo continuo ricercare, coinvolge inevitabilmente il corpo attraverso un agire non consequenziale, non descrittivo, dove la gestualità ed il tocco dato, è imprevedibile ed automatico. Le stratificazione materiche diventano strutture e creano una trama grafica molto affine ad una traccia.

pastello e matita su tela 25 x 18 cm 2016




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