Nativi digitali e Scuola 2.0

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Università della Calabria Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione

Corso di Laurea in Scienze Pedagogiche per lʹInterculturalità e la Media Education a.a. 2014/2015

Psicologia dell’Educazione

Nativi digitali e Scuola 2.0

Prof.ssa Angela Costabile

Studente Ippolita Gallo


matr. 174803

“E’ in gioco con la multimedialità una diversa conoscenza del sapere e quindi dell’apprendimento: reticolarità, connessionismo, fluidità non sono le nuove parole d’ordine della didattica, ma gli elementi concettuali aggreganti della vita intellettuale e materiale della tarda modernità”.1 (R. Maragliano)

1 Maragliano R., 2004, Nuovo manuale di didattica multimediale, Editori Laterza, pag. V


INDICE 1.

Introduzione

1

2.

Per una definizione di “nativo digitale�

2

3.

Nuovi stili cognitivi per una scuola digitale

5

4.

Nuove metodologie didattiche per una scuola 2.0

10

5.

Conclusioni

21

Biblio-sitografia 23


1.

Introduzione

Il seguente contributo monografico analizza l’attuale dibattito sul tema dei Nativi Digitali, nuova “razza in via di apparizione”2 come la definisce Paolo Ferri, con cui prima la scuola e i sistemi formativi devono sempre più confrontarsi nell’era del Web 2.0 (Web 3.0). Il fenomeno dei nativi digitali nasce nel momento in cui Prensky ne fa un qualcosa di pubblico intorno al 2000, questa semplice affermazione diventa oggetto di indagini internazionali. L’identità del nativo digitale si distingue da quello del migrante digitale, sia nelle scelte, nella natura dell’ambiente, nella natura della ‘dipendenza’ o della ‘interazione’ nell’uso delle tecnologie digitali. 2 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, cit, pag. 45

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Si prospetta, così, una nuova natura di stili di apprendimento ‘tipici’ di una nuova intelligenza dei New Millenium Learners: una intelligenza digitale che si auto-organizza intorno a nuovi processi. In questa prospettiva si delineano nuovi percorsi strutturati sulle connessioni,

intelligenza

connettiva, in cui l’obiettivo formativo è quello anche della soluzione del problema immediato, in quanto interagire con lo strumento digitale diventa essenziale affinché le nuove generazioni possano costruire le proprie esperienze. La nostra è l’epoca della trasformazione tecnologica più rapida rispetto a quella di Gutenberg, almeno nel campo delle informazioni e della comunicazione; oggi praticamente ogni aspetto della vita è condizionato dalle nuove tecnologie informatiche. Questa era digitale ha radicalmente trasformato la maniera in cui le persone vivono la propria vita e si pongono in relazione tra loro e con il mondo che li circonda. Gli educatori, i genitori e gli adulti in genere devono attrezzarsi per comprendere ed interagire con i nostri giovani e ricercare ‘la strada giusta’ per improntare un dialogo formativo. L’emergere di nuove forme di alfabetismo che i New Media hanno proposto conduce alla convinzione che occorre costruire un nuovo sistema di apprendimento su nuovi stili cognitivi per attivare a scuola una didattica efficace e formativa dei nostri nativi digitali: DIDATTICA 2.0. Necessita, per cui, una riscrittura e una riorganizzazione oltre che strumentale dei processi di apprendimento, che l’ambiente tecnologico propone per una migliore innovazione culturale, quindi tutto ciò richiama a un bisogno di un nuovo modello di knowledge management. Nativi digitali e Scuola 2.0 Pagina 5


2.

Per una definizione di “nativo digitale”

Tutti i nostri ragazzi sono oggi in grado di usare un computer, un cellulare evoluto, la rete Internet; in pratica, tutti loro possono vantare già in tenera età una significativa esperienza in questo campo. Ma l’esperienza, se non viene approfondita attraverso la riflessione e l’analisi di quello che si fa in modo inconsapevole, non solo può rivelarsi fine a se stessa, ma può addirittura risultare dannosa. La rivoluzione, afferma Viviana Burza3, che è in atto con l’avvento dei new media introduce l’uomo nell’era digitale promuovendo un cambiamento antropologico e della natura biologica della mente umana in una mente connettiva ed interattiva, una sorta di ibridazione tra la natura e la tecnologia. Si delinea una nuova fase dell’evoluzione della specie dovuta a questa ibridazione. Una questione epistemologica che riguarda i congegni della mente e le modalità attraverso le quali si giunge a produrre conoscenza e cultura. Il cambiamento determinante e radicale degli ultimi decenni del XX secolo è stato considerato una

“singolarità”, dovuta all’ideazione e alla rapida

diffusione della tecnologia digitale e ad una mutazione antropologica destinata ad avere un enorme impatto sul modo di vivere non solo della scuola, ma anche i comuni rapporti familiari e sociali. L’esperienza collettiva ed individuale dei giovani nati nell’era digitale è caratterizzata dalla 3 V. Burza, Comunicazione e formazione nell’era digitale, V. Burza, a cura di, La comunicazione formativa tra teorizzazione e applicazione, Editoriale Anicia s.r.l., Roma 2012, pag 117

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presenza e dalla mediazione dei mezzi di comunicazione a tal punto da modellare le loro identità e, di conseguenza le loro vite. I nostri giovani sono realmente le avanguardie di questa mutazione? Esistono i “NATIVI DIGITALI”? Il termine “NATIVI DIGITALI”, coniato da Mark Prensky nel 20014, teso proprio ad indicare quella categoria sociale a cui appartengono i nati dopo il 1990, poiché cresciuti in un mondo intriso sin dall’infanzia dall’esperienza delle tecnologie digitali. La singolarità di questa nuova generazione “Net Generation” (bambini, adolescenti, giovani) è sempre più esposta, anche con gravi danni, alla interazione con gli strumenti della rivoluzione digitale, evidenziandone il “confine generazionale” tra i nativi digitali (giovani) e gli immigrati digitali (adulti). Prensky afferma5: Diversi tipi di esperienze portano a strutture cerebrali differenti […]. È molto probabile che la mente e lo stesso cervello dei nostri studenti siano cambiati – e siano diversi dai nostri – a causa dell’ambiente in cui sono cresciuti. Se questo è vero, possiamo dire con certezza che anche i loro modelli di vedere e costruire il mondo sono cambiati.

4 Marc Prensky (New York, 15 marzo 1946) è uno scrittore statunitense, consulente e innovatore nel campo dell’educazione e dell’apprendimento. È conosciuto come l'inventore e divulgatore dei termini “nativo digitale” e "immigrato digitale", che ha descritto in un articolo del 2001 su "On the Horizon".

5 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, cit, pag. 12

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Come dovremmo chiamare questi “nuovi” soggetti che sono ancora bambini o preadolescenti e scolari o studenti? Alcuni si riferiscono a loro identificandoli come la N[per Net]generation o la D [per digitale]-generation. Ma la denominazione più efficace che ho coniato per loro è ‘digital natives’. I nostri studenti sono oggi tutti “madrelingua” e parlano il linguaggio digitale dei computer, dei videogiochi e di Internet. Questa generazione non ha dovuto re-imparare nulla per vivere nel mondo digitale ma ha imparato in digitale. I Nativi Digitali, secondo la definizione di Mark Prensky6, trascorrono le loro giornate su Internet senza distinguere tra realtà online e offline. Anziché concepire la loro identità online come qualcosa di distinto da quella offline, i nativi digitali esprimono semplicemente la loro unica identità attraverso due o tre dimensioni differenti. Per loro le nuove tecnologie digitali sono mediatori essenziali dei rapporti interpersonali. I nativi digitali, alcuni affermano, sono dal 1996 una nuova versione dell’Homo Sapiens, si tratta effettivamente di tutti quei bambini che sono nati dopo la diffusione di Internet, non più soggetti passivi della televisione ma fruitori e produttori attivi mediante schermi interattivi e dinamici. I nativi digitali si differenziano da noi figli di Gutenberg; a scuola, a casa e con gli amici il proprio spazio identitario della realtà comprende anche la loro 6 Digital Natives, Digital Immigrants By Marc Prensky From On the Horizon (MCB University Press, Vol. 9 No. 5, October 2001), per approfondire PARTE 1 http://www.marcprensky.com/writing/Prensky%20%20Digital%20Natives,%20Digital%20Immigrants%20-%20Part1.pdf e PARTE 2 https://edorigami.wikispaces.com/file/view/PRENSKY+-+DIGITAL+NATIVES+AND+IMMIGRANTS+2.PDF

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identità on-line. Il blog, la posta elettronica, per noi nativi Gutenberg, sono tutti strumenti, mentre per i nostri nativi digitali sono parte integrante della loro immagine del sé e delle loro relazioni sociali, creando una rete costantemente attiva in cui tutti sono legati a tutti 7. I nativi digitali hanno intessuto legami informali con persone che non conoscono e non incontreranno mai nella loro vita. Gli immigrati digitali, le persone adulte, esclusivamente, nate in un mondo analogico hanno dato il loro contributo nel definire quel mondo digitale che man mano si delineava, mentre i nativi digitali, estremamente creativi, diverso dai loro genitori, delineano la nuova epoca della comunicazione e dell’informazione, che plasmano con modalità nuove e più interessanti.

3.

Nuovi stili cognitivi per una scuola digitale

Prensky è convinto che l’immersione quotidiana in ambienti caratterizzati da multitasking, ipertestualità e interattività, abbia creato un nuovo linguaggio e una nuova forma di organizzazione del pensiero. Una definizione di fasi e modalità più opportune ed idonee per un approccio alle nuove tecnologie si può, in linea generale, definire e marcare approssimativamente. Nei primi anni Ottanta l’età della adolescenza era considerata l’età più adatta per un primo approccio al computer, perché richiedeva competenze di tipo astrattivo, oggi l’avvicinamento tra bambino e nuove tecnologie avviene in forma diretta ed immersiva già nei primi anni di 7 U. Gasser, J. Palfrey, Born Digital - Connecting with a Global Generation of Digital Natives, Perseus Publishing, 2008. Trad IT. A cura di Caggianti D., Cogni L., Stella G., Nati con la Rete, Milano, Rizzoli, 2009.

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vita8. Attualmente manca una precisa riflessione organica sul tema mediaetà, in quanto necessita cimentarsi in una visione articolata delle potenzialità che i media possono offrire al fianco di una visione articolata dello sviluppo evolutivo. Gli studi di stampo classico di tipo evolutivo-stadiale piagetiane non sono più convincenti ed, i nuovi media evidenziano potenzialità insospettate a età precoci. I nativi digitali presentano nuove capacità cognitive e di apprendimento molto originale e singolari, fra cui una molto dibattuta è quella che viene definita multitasking9: forma di intensificazione e condensazione nel tempo di esperienze cognitive multiple in forma lineare. Tale processo cognitivo ha dei forti rischi e svantaggi su quelle competenze cognitive come il pensiero astratto e la memoria associativa a causa dell’eccessiva fruizione digitale e non lineare del web da parte dei nostri ragazzi. Ma il problema del sovraccarico cognitivo dei nativi digitali viene ridotto con richieste sulla memoria a breve termine utilizzando la rete come estensione della memoria, attraverso il continuo passaggio da un media all’altro, zapping, in modo consapevole tra le diverse fonti di apprendimento e di comunicazione. Antonio Calvani10, parlando di un nuova ecologia dei media, che non è per niente negativa, evidenzia che è in atto un consapevole riposizionamento 8 Cfr. Calvani A. (a cura di), 2008, I nuovi media nella scuola. Perché, come, quando avvalersene, Carocci Editore, pag 47

9 Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, pag. 63, cit.

10 Calvani A. (a cura di), 2007, Tecnologia, scuola, processi cognitivi. Per una ecologia dell’apprendere, Franco Angeli, pag. 60

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dell’attenzione su questo o quel “task cognitivo” a seconda dell’interesse per l’attività o il compito svolto in quel momento da parte del ragazzo. La nuova tecnologia è caratterizzata dalla creazione, trasmissione e gestione delle informazioni e dei contenuti, per cui si ipotizza la nascita di una nuova forma di intelligenza, intelligenza digitale. Quest’ultima, secondo le tendenze di pensiero di Gadner11 e di Battro12 è una nuova intelligenza, cioè definita come il prodotto dell’intersezione e della co-evoluzione di alcune caratteristiche culturali e tecnologiche delle società informazionali sviluppate contemporanee: affermazione della rivoluzione digitale negli ultimi trent’anni e l’adattamento proattivo ai mutamenti della capacità cognitiva della specie umana propria delle generazioni dei nativi digitali degli anni ottanta. Antonio Bratto definisce l’intelligenza digitale come l’abilità cognitiva di utilizzare l’alternativa “si/no”, “azione/inazione all’interno del nuovo spazio digitale dello schermo che è diventato la tecnologia caratterizzante della trasmissione del sapere13. Il cliccare sui link di una pagina non richiede delle competenze logico-matematiche e quindi

11 Gadner è il teorico delle intelligenze multiple: l’intelligenza logico-matematica, l’intelligenza linguistica, l’intelligenza spaziale, l’intelligenza musicale. l’intelligenza cinestetica, l’intelligenza interpersonale, l’intelligenza intrapersonale, l’intelligenza sessuale , http://www.apprendimentocooperativo.it/?ida=10642

12 Antonio Battro è un neuroscienzato del MIT e di Harvard e Chief Educational Officer del progetto OLPC (One Laptop per Child), il progetto è stato avviato da Nicolas Negroponte (1995), http://laptop.org/en/ e http://laptop.org/it e http://escuola.provincia.brescia.it/portal/pls/portal/docs/1/2914211.PDF

13 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, pag. 75

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astratte, come prospettavano gli studi di Piaget 14; l’intelligenza digitale è un altro tipo di facoltà mentale e cerebrale che si è sviluppata nei nativi digitali con la diffusione di massa delle tecnologie digitali. Comprendendo i loro nuovi stili cognitivi e comunicativi, i nuovi stili di “accesso” al mercato e ai servizi, si potrà avere una definizione di nuovi modelli di business, di erogazione di prestazioni sociali e formative, di produzione di prodotti e contenuti di maggiore rilievo per creare conoscenza. Un orientamento generale si delinea per l’uso dei nuovi media in rapporto all’età, che potrebbe essere accettata15: secondo tale ipotesi la fase maggiormente privilegiata per una educazione sistematica ai nuovi media potrebbe essere identificata nella preadolescenza (9-12 anni), fase in cui il giovane dispone di un pensiero operatorio, che consente di apprendere in situazione riflettendo e sistematizzando sulla base delle esperienze compiute. Il rapporto con i nuovi media dovrebbe avvenire dopo la prima alfabetizzazione tradizionale (lettura, scrittura). L’introduzione delle nuove tecnologie non va a svantaggio di una forte educazione alla manualità e alla corporeità, di grande importanza soprattutto nel periodo 3-9 anni ed in quello successivo.

14 J. PIAGET: SINTESI DI UNA http://www.nicolalalli.it/pdf/piaget.pdf

TEORIA

COMPLESSA

Nicola

Lalli

©

2005

sul

Web

15 Cfr. Calvani A. (a cura di), 2008, I nuovi media nella scuola. Perché, come, quando avvalersene, Carocci Editore, pag 48

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Dai 3 ai 9 anni: approccio “ludico/esplorativo”: i nuovi media vengono impiegati per scopi ludici: videogiochi, scrittura, posta elettronica, scrivanie multimediali. In questa fase bisogna finalizzare l’educazione “con i media” nel promuovere dimensioni più generali

della personalità: motivazione,

creatività, autostima, curiosità, identità personale, socializzazione. Dai 9 anni ai 12 anni: approccio “sistematico”: in questo caso prevale un’educazione “ai media”, intesa come conoscenza sistematica delle tipologie di software, delle caratteristiche basilari delle interfacce e dei linguaggi ecc. Gli interventi da programmare per un uso critico e consapevole dei media devono essere maggiormente più consapevoli e continui nell’uso della scrittura elettronica, la costruzione di archivi, di modelli di micromondi, di ipertesti e multimedia, la navigazione in web ed anche le caratteristiche di un linguaggio di programmazione. Dai 12 anni in poi: approccio “disciplinare”: a questa età la conoscenza strumentale di base (scrittura, editing multimediale, Internet…) dovrebbe essere stata acquisita, per cui prevale un’educazione con i media, tesa all’acquisizione di contenuti disciplinari e transdisciplinari e allo sviluppo di particolari abilità critiche digitali: cognitive, metacognitive, logiche. I digital native utilizzano una logica “abduttiva” e non quella induttiva/deduttiva; procedono attraverso una scoperta multiprospettica e multimodale del senso dell’oggetto culturale e di apprendimenti che esplorano, costruendosi man mano gli strumenti e le strategie adatte. Il loro apprendimento avviene per errori e tentativi mediante l’esplorazione. La condivisione tra pari, la cooperazione, l’utilizzo di diversi approcci al problema dato e di molteplici codici e piani di interpretazione per risolvere Nativi digitali e Scuola 2.0 Pagina 13


un problema li differenziano a noi figli di Gutenberg, immigrati digitali. L’approccio alle fonti del sapere da parte dei ND è open source e cooperativo e questo lo dimostra il modo in cui i giovani condividono la musica, le informazioni e le esperienze on line mediante i più svariati strumenti di comunicazione digitale sul web16. Il cambiamento negli stili di apprendimento è ancora in fase di comprensione e di riflessione, ma se il cambiamento è in atto si richiede una maggiore pianificazione dei saperi scolastici ed una ridefinizione del setting didattico che richiami la scuola del fare anche con le nuove tecnologie per andare incontro ai nuovi stili cognitivi dei ND, una scuola di impostazione pedagogica di Dewey, Montessori e di Freinet alla portata di tutti17. La rivoluzione digitale ha ridisegnato lo spazio fisico dell’apprendimento e la transizione digitale dei contenuti dell’apprendimento ha implicato un nuovo stile di accesso ai contenuti e supporti del sapere, infatti il libro sta anch’esso cambiando la sua funzione da cartaceo a digitale 18. Libri digitali, audiolibri, learning object, podcast, software e risorse digitali didattiche: è questo il lessico di base della nuova scuola italiana a partire dal cosiddetto Piano Scuola Digitale promosso dal MIUR. 16 Nadia Olivieri, L’impatto della rivoluzione digitale e delle nuove tecnologie della comunicazione, in, novecento.org, http://www.novecento.org/dossier/la-storia-nellera-digitale/paolo-ferri-limpatto-dellarivoluzione-digitale-e-delle-nuove-tecnologie/

17 Cfr Dossier @storia: la storia nell’era digitale, pubblicato sul numero 1, dicembre 2013. Relazione sull’intervento di Paolo Ferri “L’impatto della rivoluzione digitale e delle nuove tecnologie della comunicazione sui paradigmi epistemologici e sulle pratiche della didattica e della formazione”, http://www.novecento.org/dossier/la-storia-nellera-digitale/paolo-ferri-limpatto-della-rivoluzionedigitale-e-delle-nuove-tecnologie/ 18 Gallo Ippolita, Ebook per una Didattica 2.0, http://www.slideshare.net/ippolitagallo/e-bookx-didattica-20

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I digital native configurano, si concentrano su oggetti multimediali ed interattivi e, quindi, vedono il sapere come un processo dinamico; oltre ad essere lettori e spettatori, sono attori autori dell’apprendimento.

4.

Nuove metodologie didattiche per una scuola 2.0

Nell’attuale scenario socio-educativo si evidenzia sempre più uno dei nodi cruciali costituito dal rapporto tra mezzi di comunicazione e processi formativi e dalla conseguente ridefinizione del ruolo che gli educatori (gli insegnanti in primis) sono chiamati a sostenere. La società attuale si presenta come un ambiente complesso, nel quale convivono la ricchezza di messaggi, la varietà di culture, lo sviluppo delle conoscenze della tecnologia, dell’informazione e della ricerca scientifica. E’ormai condivisa l’idea che la scuola debba valorizzare tutti questi elementi della società, stimolando l’alunno ad interrogarsi, a chiedere, a pretendere spiegazioni per valorizzare al massimo tutte le risorse dell’ambiente circostante. La scuola ha il dovere di scoprire ed affermare l’autentico senso della cultura, inteso come sistema di segni utili per prendere coscienza della realtà e per modificarla. Essa diviene un’officina di ricerca e fantasia culturale e propone un modello educativo declinato su invenzioni, esperienze, valori e produzione di linguaggi in relazione con l’ambiente di cui l’allievo è testimone e veicolo Nativi digitali e Scuola 2.0 Pagina 15


culturale. L’emergere di esigenze educative sempre più differenziate richiede che la scuola sappia offrire ai ragazzi una gamma di opportunità didattiche giocate anche su una varietà di risposte tecniche e strumentali. Le tecnologie multimediali, in tale prospettiva, rappresentano una strada maestra per la “Nuova Scuola”, consentendo l’interattività, la possibilità di interagire con ambienti dinamici, fatti di animazioni e video pieni di colori nei quali il ragazzo è trasformato da spettatore passivo in partecipante attivo. In quest’ottica i docenti possono e devono offrire ai propri alunni valide motivazioni all’apprendimento, in modo da coinvolgerli nello svolgimento delle attività scolastiche e seguirli nei processi di progettazione e di ricerca. L’attivazione di significativi ed innovativi processi di progettazione educativa e formativa con i media e per i media devono mirare a promuovere atti comunicativi che creano formazione su più dimensioni. La nuova cultura di fruizione attiva dei media che la scuola deve promuovere, secondo Henry Jenkins19, deve basarsi sulla cultura partecipativa delle nuove generazioni, di cui si distinguono varie forme: •

AFFILIAZIONE intesa alla partecipazione formale e informale alle community online come Friendster, Facebook, MySpace, i forum, il metagaming o i game clans;

ESPRESSIONI CREATIVE: produzione di nuove forme creative, come il sampling digitale, lo skinning e il modding, i fan video, le fan fiction, le fanzine o i mash-up2;

19 Jenkins Henry, Culture partecipative e competenze digitali,http://www.guerini.it/media/wysiwyg/Cultureintroduzione.pdf, http://www.guerini.it/media/wysiwyg/Culture-Jenkins.pdf, cit.

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PROBLEM SOLVING DI TIPO COLLABORATIVO/COOPERATIVO. Il lavorare insieme in gruppi, formali e informali, per raggiungere obiettivi e sviluppare nuove conoscenze, come accade per esempio con Wikipedia, i giochi di realtà alternativa o lo spoiling ;

CIRCOLAZIONE: Modellare il flusso dei media, così come accade con il podcasting o i blog.

Il grande contributo che le reti telematiche possono offrire ad una Scuola 2.0 è dato da tre distinte tipologie di didattica 2.0 da proporre ai ragazzi: accesso a risorse informative, comunicazione e cooperazione (Cooperative Learning). L’accesso ad una banca dati on line, permette di ricercare, analizzare e selezionare le informazioni essenziali e critico di ciò che si vuole fruire come sapere; permette di migliorare la disponibilità interna dei materiali a cui tutti possono accedere via rete.20 I nativi hanno a disposizione una grande quantità di codici e strumenti di apprendimento e di comunicazione formativa e sociale21. La scuola, che sembra ormai essere stata immessa in un processo di digitalizzazione, deve cambiare e modificarsi in funzione di un nuovo tipo di didattica, una didattica che, veicolata (anche) dal digitale, mette però sostanzialmente alla ribalta metodi di oltre un secolo fa, come quello Montessori e la pedagogia “sociale” di John Dewey: in ambedue i casi lo 20 Cfr. Calvani A. (a cura di), 2008, I nuovi media nella scuola. Perché, come, quando avvalersene, Carocci Editore, pag 114 21 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, pag. 44

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studente è in primo piano, protagonista ed attivamente coinvolto nel processo di apprendimento, che avviene anche e soprattutto attraverso l’interazione con i suoi pari in un contesto di condivisione, creazione di nuovi contenuti, verifiche continue su quanto fatto in base all’esperienza concreta. Non per niente già ai tempi di Dewey si parlava di “scuole nuove”, che forse la rivoluzione digitale potrà favorire. Dall’altra parte, proprio il digitale deve fare un passo determinante: creazione

di

un

ambiente

di

apprendimento,

multicanale,

con

una community e una riorganizzazione dei ruoli e delle competenze. Giuseppe Spatafora22 focalizza la sua attenzione e ricerca sul concetto di comunicazione ed evidenzia la centralità e la complessità della comunicazione intersoggettiva da applicare alla specificità della situazione educativa della classe con una riflessione sull’attività formativa in situazione dell’insegnante. Un aspetto fondamentale è quello di approfondire la riorganizzazione del curricolo secondo una prospettiva interculturale, che amplia le prospettive di altre culture dell’insegnamento, forma gli studenti a competenze critiche più dinamiche e flessibili e più adatte alle specifiche dinamiche interculturali della scuola contemporanea dell’informazione e della comunicazione. Nella scuola di oggi si avverte la necessità di attivare programmi di interventi sistemici e più ecologici con i media, che rendano partecipe i ragazzi nella comunità scolastica per prevenire forme di cyberbullismo sia 22 G. Spatafora, La comunicazione formativa interculturale tra teorizzazione ed applicazione, in, V. Burza, a cura di, La comunicazione formativa tra teorizzazione e applicazione, Editoriale Anicia s.r.l., Roma 2012, pag. 51

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nella scuola che nella società in genere. Angela Costabile 23 afferma che molte ricerche hanno verificato che la nuova tecnologia aiuti ad aumentare l’interazione sociale degli studenti e di migliorare l’apprendimento collaborativo (cooperativo). Le pratiche e le esperienze innovative e significative con e per i media sono tante, che promuovono una didattica 2.0 tesa a creare ambienti di apprendimento funzionali in cui gli studenti cooperano con loro pari e con adulti per condividere idee, dibattere questioni e risolvere problemi Lo scambio interpersonale, favorito e promosso in grande misura da una didattica che privilegi la dimensione di apprendimento collaborativo e di peer learning del collegamento in rete, è inoltre particolarmente adatto a tradurre nella pratica didattica i principi del costruttivismo. Gli stili di comunicazione dei nativi sono partecipativi e i valori che orientano questi

stili

comunicativi

sono: l’espressione di sé,

la

personalizzazione, la condivisione costante di informazione (sharing) e il continuo riferimento ai coetani; inoltre l’attenzione selettiva e proattiva costante, la ricerca abduttiva di soluzioni a problemi, la cooperazione con il gruppo dei pari (peering)24, devono far riflettere gli educatori (genitori, insegnanti, …) nel sviluppare una nuova e significativa alfabetizzazione (literacy) mediante nuovi strumenti per comprendere e coltivare le loro competenze digitali. Il processo che viene innescato coinvolge pienamente 23 A. L. Palermiti, M. G. Bartolo, A. Costabile , Disagiata-mente. Dalla prepotenza comunicativa alla prepotenza mediatica , in, V. Burza, a cura di, La comunicazione formativa tra teorizzazione e applicazione, Editoriale Anicia s.r.l., Roma 2012, pag. 201 24 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, pag. 43

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sia i nativi che gli immigrati, entrambi attori attivi nella costruzione di un campo di competenze espressive, riflessive e valutative dei nuovi codici comunicativi, di cui ne sono portatori sani i New Media. Chiaramente e, senza troppe forzature, non si cerca di evitare di utilizzare i processi formativi e le metodiche gutenberghiane, ma anzi si mescolano e si integrano nell’ambito della dieta formativa e scolastica dei nativi anche competenze critiche ed analitiche di cultura visuale, di comprensione del linguaggio del web e dei videogiochi. La scuola (2.0) deve essere indirizzata a far acquisire una alfabetizzazione e far raggiungere competenze di natura multimodale ai nativi integrate con un’alfabetizzazione al networking, cioè alla capacità di creare, diffondere e gestire contenuti e relazioni sociali e formative, per stimolare nei nativi la capacità di far circolare le proprie idee e di comunicare in modo consapevole i nuovi strumenti del Web 2.0 (3.0) 25. Le nuove forme di appropriazione comunicativa dei media digitali che i bambini, i preadolescenti e gli adolescenti sviluppano del nuovo millennio sono: 

Gioco

Simulazione

Performance

Appropriazione

Multitasking

Conoscenza distribuita

Intelligenza collettiva

25 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, pag. 70

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Giudizio critico

Navigazione transmediale

Networking

Negoziazione

La multimedialità a scuola deve fondamentalmente migliorare il formato del materiale didattico che viene presentato ai nostri nativi digitali, partendo da queste forme di comunicazione possedute dai nostri ragazzi. Il processo cognitivo multimediale o multimodale adotta più canali sensoriali e porta all’acquisizione di nuove conoscenze, che prima probabilmente con una impostazione tradizionale di insegnamento non si è riuscito a far emergere nei nostri ragazzi. Il processo cognitivo dinamico che le ICT promuovono tendono a privilegiare aspetti multimodali con una attenzione agli aspetti percettivi multimodali, cioè centrato a quegli aspetti percettivi ed attentivi per migliorare la presentazione simultanea di più informazioni. Ma la multimedialità deve essere anche un processo che porta ad assemblare informazioni di vario tipo in una rappresentazione mentale coerente utile all’apprendimento dei contenuti (anche disciplinari)26 In questa prospettiva futuristica di impianto nel processo di insegnamentoapprendimento con e per i nuovi media

un ruolo significativo e

determinante gioca lo spazio fisico dell’apprendimento che la tecnologia ridisegna, come nuovo setting educativo-didattico. Non più aule fatte di

26 Cfr Mammarella N., Cornoldi C., Pazzaglia F., 2005, Psicologia dell’apprendimento multimediale. Elearning e nuove tecnologie. Il Mulino, Bologna, pag 59

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muri, ma ambienti di apprendimento flessibili abilitati tecnologicamente, come ha progettato l’architetto olandese Susan Stübing27, sostenendo che: l’ambiente fisico è importante. La forma invia ai giovani un messaggio che essi hanno davvero necessità di sentire: sono aperto nei tuoi confronti, sei interessante, sei il vero centro dei miei pensieri, sei la luce. Ed è anche un messaggio che noi come persone adulte vogliamo condividere. Ecco il modo in cui potete pensare a una vecchia idea. E anche il modo in cui poter avere una nuova idea. Susan Stübing28 aveva ben chiaro il ripensamento e la ri-mediazione della scuola nell’era della società informazionale.

I New Media: •

Offrono suggestioni che orientano a diminuire progressivamente la distanza tra l’IO personale e l’IO sociale e culturale.

Permettono di uscire dall’autoreferenzialità dell’aula.

27 Ferri P., 2008, La scuola digitale. Come le nuove tecnologie cambiano la formazione, Pearson Paravia Bruno Mondadori S.P.A., Milano-Torino, pag 84, cit. 28 Susan Stübing è un architetto che ha cooperato con le autorità scolastiche islandesi per la realizzazione del progetto nel ripensamento degli spazi di apprendimento, sviluppando l’idea di un modello educativo di tipo fortemente distribuito, abilitato dall’utilizzo di tecnologie digitali all’avanguardia e in grado di rendere il più possibile personalizzato e adatto alle esigenze delle singole comunità locali il curriculum di studio. Il lavoro di progettazione si è protratto per cinque anni, dal 2000 al 2004, http://www.oecd.org/education/innovationeducation/centreforeffectivelearningenvironmentscele/34936543.pdf

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Consentono di costruire circuiti comunicativi e formativi circolari.

Valorizzano l’approccio narrativo nell’ottica della co-costruzione dell’identità personale, sociale, culturale.

Sottolineano la dimensione attiva dell’apprendimento valorizzando la sinergia tra” fare” e “fare mentale” riducendo i rischi di dispersione delle risorse in quanto atti ad essere utilizzati come collettore “intelligente” favoriscono la documentazione, la conservazione della “storia” di un processo formativo del singolo alunno e della classe e, mantenendone traccia così come consentendone il recupero in itinere del suo svilupparsi, permettendo di andare oltre la frammentazione quotidiana, episodica, disciplinare della progettazione didattica e del processo di apprendimento.

Permettono il ricorso di “routine” alla riflessione metacognitiva sulle procedure e sui risultati d’apprendimento, sostenendo le azioni di valutazione e di autovalutazione sia da parte del docente che da parte dell’alunno e della classe

Non sostituiscono gli strumenti ordinari di lavoro (quaderno, libro, penna,….) ma li integrano e con essi interagiscono con l’utilizzo di semplici periferiche d’uso ordinario.

Non sono strumenti “dedicati”, ma di utilizzo trasversale e d’uso ordinario con possibilità di attivazione di strumenti e risorse personalizzate e “specializzate”, pertanto predispongono condizioni e setting che favoriscono l’integrazione di alunni stranieri e disabili senza ulteriori spese.

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Permettono agli allievi, ma anche al docente, di intervenire in itinere sui materiali prodotti e sui processi che li sottendono ogni volta che se ne ravvede la necessità o che intervengono nuovi elementi di conoscenza. Diventano anche per questo un’ottima risorsa per sostenere le attività di peer-tutoring sia nella fase di organizzazione dei materiali che in quella di presentazione (personalizzazione della progettazione, dell’erogazione, della fruizione).

Sono strumenti accessibili anche ai più piccoli (materna).

Consentono l’accesso in tempo reale ad un’innumerevole gamma di risorse strumentali, di contenuto, culturali a favore di un apprendimento che mobilita la costruzione reticolare e non lineare della conoscenza, che si sviluppa disponendo di chiavi di lettura diversificate della realtà, che si avvalgono di risposte a bisogni di sapere contingenti, autentici, personali e non solo prefigurati dal docente. Rendono possibile, insomma, lo sviluppo diacronico del percorso di formazione degli allievi (classe/singolo), favorendo la costruzione progressiva di mappe cognitive reticolari, articolate e complesse.

Per quanto riguarda il docente i New Media: •

favoriscono il confronto tra i docenti che, pur nella specificità disciplinare, trovano, nella condivisione del medium e nelle procedure didattiche che essi attivano, la condivisione di metodi, strategie, riferimenti pedagogici.

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consentono la creazione di archivi didattici d’istituto perché permettono la conservazione inalterata dei file originali.

permettono di tenere traccia documentata delle elaborazioni e degli esiti d’apprendimento degli alunni (test e verifiche) favorendo una più oggettiva e consapevole attività di valutazione e di monitoraggio sia dell’andamento del gruppo classe sia del singolo allievo.

favoriscono lo sviluppo del lavoro didattico in continuità con l’extrascuola: è possibile fare scuola “a distanza” (allievi malati o spesso assenti), completare a casa attività iniziate a scuola, coinvolgere più facilmente i genitori nell’interazione casa/scuola.

I New Media evidenziano le seguenti piste operative e le concrete implicazioni che gli insegnanti/educatori possono promuovere sul piano della didattica nel progetto di sviluppo della cultura digitale:

Arricchimento, acquisizione e padronanza di tutti i fondamentali tipi di linguaggio, attraverso l’uso di tutti i “media”.

Consolidamento delle forme diverse e multiple d’intelligenza (Howard Gardner).

Padronanza dei meccanismi costruttivi della conoscenza e della comunicazione.

Analisi e comprensione della realtà circostante, interpretandola attraverso l’uso di codici specifici.

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Promozione di un approccio corretto degli alunni nei confronti della tecnologia, scevro da ogni enfasi mitologica, ma anche da ogni eventuale inibente soggezione.

Promozione

di

un

accesso

autonomo

e

in

forme

ludiche

all’elaboratore elettronico, facendolo vivere come strumento potente d’apprendimento e come mezzo di trasmissione culturale. •

Sperimentazione dell’uso diretto del computer (iPad, Tablet, Lim), permettendo a ciascun alunno di interagire con la macchina secondo le proprie risorse e i propri ritmi e tempi d’apprendimento.

Collaborazione tra i ragazzi che operano in coppia davanti al monitor e alla tastiera e collaborazione del gruppo per l’assemblaggio del materiale multimediale.

Collaborazione tra alunni, tra alunni e insegnanti, che consente di passare dalla semplice capacità di reperire informazioni alla costruzione di conoscenze che servono a risolvere problemi, cercando di favorire nella mente degli studenti il passaggio dall’astratto al concreto e viceversa.

Familiarizzazione con diversi sistemi simbolici, ognuno dei quali richiede l’adozione di strategie diverse per attingerne le “chiavi” di lettura e d’uso.

Organizzazione ed espansione interdisciplinare delle conoscenze, attraverso l’uso di percorsi d’apprendimento ipertestuali.

Stimolazione dei ragazzi alla soluzioni creative, al rigore e al controllo.

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Organizzazione

dell’insegnamento

in

senso

multimediale

e

multimodale, valorizzando il ruolo insostituibile degli educatori, che si trovano a loro disposizione più mezzi, più strumenti, più mediatori cognitivi per strutturare efficacemente i loro interventi didattici intenzionali e sistematici, improntati sempre ad un’accorta “regia” educativa.

Conclusioni Da alcuni anni utilizzo strumenti informatici e multimediali nella didattica e 5.

mi sembra palese il vantaggio iniziale offerto dalle nuove tecnologie, rendendo me stessa “in un sol colpo” l’insegnante più simpatica e le mie materie (L2 e informatica) che insegno più accette dagli alunni. Ovviamente, felice di tale situazione, non ho perso di vista un concetto fondamentale e altrettanto ovvio: qualsiasi attività scolastica deve essere funzionale alla crescita formativa degli alunni, la multimedialità non fa certo eccezione.

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Ritengo che, da un punto di vista educativo, l’utilizzazione di strumenti multimediali può contribuire a migliorare i rapporti interpersonali, per l’implicita necessità di collaborare con gli altri; nel campo cognitivo può favorire la coordinazione oculo-motoria, l’ampliamento delle conoscenze, il miglioramento delle capacità di osservazione, memorizzazione, confronto, la comprensione e l’uso della lingua scritta, le capacità logiche, espressive e creative. Affinché tali preziosi contributi si realizzino è necessario che la scuola si avvalga di insegnanti-risorse sempre più preparati, che operino stilando una programmazione attenta e flessibile a quelle che sono le potenzialità di ciascun alunno. Quest’ultimi sempre più inglobati nella nostra “civiltà multimediale”. La scuola di questi ultimi anni offre l’immagine della lentezza. Questo da un lato l’ha salvaguardata dalle “facili mode” dall’altro lato l’ha vista lenta nel cambiamento con il rischio di confinare i ragazzi nei link toccata e fuga, nella comunicazione frenetica che economizza nel lessico e nella relazione, nel videogioco dalle emozioni intense, rapide, che entrano silentemente ma prepotentemente nello spazio vissuto in solitudine, in cui la rapidità spesso penalizza la riflessione e il pensiero critico. L’utilizzo della multimedialità, secondo me, deve essere lo strumento per “riprendere” i nostri ragazzi i “connessi altrove”, attenuando il divario tra la cultura alfabetica tradizionale e tutto ciò che viene proposto dalle agenzie digitali. Si deve cercare di promuovere una complementarietà tra il tempo lineare della narrazione, della lettura e della scrittura e l’interazione con i linguaggi Nativi digitali e Scuola 2.0 Pagina 28


sistemici e reticolari. La cultura non avviene solo nella scuola ma anche al di fuori di essa, anche in rete. Tuttavia il tempo digitale è un tempo più intenso, che spesso non favorisce la concentrazione. L’alfabetizzazione digitale deve essere funzionale per sottrarsi ad una nuova forma di analfabetismo, cioè la fruizione passiva di contenuti e comunicazioni digitali. La formazione dei futuri innovatori deve promuovere l’alfabetizzazione digitale funzionale senza la quale, non è possibile una alfabetizzazione culturale. Una didattica dell’apprendere-creare dove la teoria sia un punto d’arrivo più che il punto di partenza, un apprendimento per scoperta: ricercare, comunicare, condividere, collaborare. In questi ultimi anni, secondo alcuni studiosi di scienze sociali, psicologia dell’educazione e di pedagogia dei media, si assiste ad un cambiamento radicale della percezione di noi stessi e del nostro rapporto con il mondo scaturito dalla concezione di “Multimedialità”, quindi la scuola deve promuovere precisi e chiari progetti di sviluppo della cultura digitale.

6.

Biblio-sitografia

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N.,

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C.,

Pazzaglia

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2005,

Psicologia

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Nativi Digitali? Basta, per favore! http://profdigitale.com/nativi-digitali-basta-per-favore/ Nativi digitali e Scuola 2.0 Pagina 30


NATIVI DIGITALI‌..SI O NO? https://ippolitagallo.wordpress.com/2013/10/03/nativi-digitali-si-o-no/

Cosa significa insegnare al tempo dei nativi digitali Imparare in molti modi diversi contemporaneamente di Anna Pietra Ferraro http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1810 Chi sono i nativi digitali, gli immigrati digitali e tardivi digitali? I diversi punti di vista degli esperti http://www.ilsileno.it/2014/01/02/chi-sono-nativi-digitali-gli-immigratidigitali-e-tardivi-digitali-diversi-punti-di-vista-degli-esperti/

Tecnologia e didattica per una scuola digitale interattiva e sociale di Paolo Ferri http://www.solotablet.it/blog/approfondimenti/tecnologia-e-cambiamentonella-didattica Strumenti per fare scuola con i nativi digitali Alla ricerca di una nuova didattica di Giuseppe Corsaro http://www.indire.it/content/index.php? action=read&id=1809&graduatorie=0

La scuola digitale tra retorica e realtĂ , di Maria Ranieri Saggio su innovazione tecnologica ed educazione http://issuu.com/mariaranieri/docs/immigratidigitali_ranieri

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“FOR THE SAKE OF OUR KIDS’ FUTURE, IT’S TIME TO ADAPT”, LE SLIDE DI MARC PRENSKY (IN INGLESE) IN PDF. http://www.educationduepuntozero.it/tecnologie-e-ambienti-diapprendimento/nativi-digitali-marc-prensky-it-s-time-to-adapt4041587761.shtml

http://marcprensky.com/the-global-future-education-foundation-andinstitute/ http://profdigitale.com/nativi-digitali-basta-per-favore/ https://www.youtube.com/watch?v=JE_ya6YY7yk H. SAPIENS DIGITALE: DAGLI IMMIGRATI DIGITALI E NATIVI DIGITALI ALLA SAGGEZZA DIGITALE paper di Marc Prensky http://www.tdjournal.itd.cnr.it/files/pdfarticles/PDF50/2_Prensky.pdf

Nativi digitali Paolo Ferri - Video 1 Introduzione https://www.youtube.com/watch?v=8mwFtYfWXQo Nativi digitali Paolo Ferri - Video 2 Chi sono i Nativi digitali? https://www.youtube.com/watch?v=hYSxvwtdKso Nativi Digiali Paolo Ferri - Video 3 Intelligenza digitale https://www.youtube.com/watch?v=EacYvdoeCLg Nativi Digitali Paolo Ferri - Video 4 Immigranti digitali https://www.youtube.com/watch?v=u7c7Ubk-2S4 Nativi digitali e Scuola 2.0 Pagina 32


Nativi Digitali Paolo Ferri - Video 5 Nativi Digitali crescono https://www.youtube.com/watch?v=5jUJD-WWAIw

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