5 minute read
Editoriale
editoriale
di Loreta Minutilli e Francesca Rossi
Advertisement
Nel 2022 la rivista per racconti lunghi illustrati del Rifugio dell’Ircocervo compie tre anni, che corrispondono a otto numeri pubblicati, otto creature mitologiche ospitate sulle nostre copertine, quarantotto racconti accuratamente selezionati e illustrati, sei paesi del mondo esplorati tramite i Racconti Erranti in tre continenti diversi. Il nostro scopo è sempre stato scovare narrazioni che, come gli animali mitologici, nascono dalla commistione di elementi apparentemente inconciliabili, ma che proprio grazie a questa caratteristica riescono a portarci in mondi lontani e inesplorati. Da quest’anno abbiamo deciso di aggiornare il nostro progetto editoriale per esaltare e mettere in luce questa specificità: la natura multiforme ed esplorativa del Rifugio dell’Ircocervo si estenderà anche ai titoli dei singoli numeri, perché ogni uscita della rivista evocherà un habitat che interpreti le suggestioni dei racconti al suo interno. Il Rifugio, quindi, si amplia, e le nostre creature sono ora libere di muoversi negli angoli più remoti del globo. Per il numero che state leggendo, il primo che vi presentiamo con questo nuovo approccio, abbiamo scelto il Sottobosco: l’illustratore Federico Arrigoni l’ha popolato con la bella creatura-lettrice in copertina, i sei racconti da noi selezionati lo esplorano fin nei suoi angoli più nascosti. Il sottobosco è quella zona che si sviluppa all’ombra della chioma degli alberi: un ambiente protetto e chiuso, ma anche poco illuminato. Per questo, nella lingua parlata, il termine può assumere anche un significato metaforico, volto ad indi-
care un gruppo di individui che agiscono ai margini della società, con ruoli poco definiti che si stagliano tremolanti nell’ombra. Non è facile sopravvivere nel sottobosco: la luce filtra con fatica e il nutrimento va cercato altrove, in una cooperazione tra piante affini che si sostengono a vicenda tramite un intricato sistema di radici. Proprio come le piante che popolano questo habitat, i personaggi dei racconti che vi proponiamo sono costretti a sopravvivere in situazioni claustrofobiche e oscure. La loro esistenza è vincolata alla capacità di darsi mutuo sostegno, e di aggrapparsi agli scampoli di speranza che intravedono tra le fronde. L’idea delle relazioni umane come via di fuga da una situazione di chiusura è ben interpretata da La zona nera, il racconto che lo scrittore e poeta Andrea Donaera ha immaginato per la nostra Ouverture, illustrato da Francesca Bianchessi. Qui la claustrofobia è dettata dai ritmi forzati della pandemia: in un presente che appare sempre più ostile, la coralità di un’esperienza condivisa appare l’unico espediente possibile per superare l’oggi e raggiungere il domani. Il gruppo come risorsa per sopportare la vita è anche il centro di Appunti sulla Grande Crisi, il racconto di Simone Greco illustrato da Sara Hailoua che apre la selezione di scritti da noi scelti tra le proposte arrivate in redazione. Con una prosa secca e stringente, l’autore tratteggia un futuro prossimo distopico che ha messo gli esseri umani ai margini del creato. L’amicizia è l’unica forza in grado di tenere insieme i pezzi di una normalità che non esiste più. In Solo Zoe, scritto da Mirfet Piccolo e illustrato da Silvia Gurnari, incontriamo nuovamente la sensazione di chiusura e mancanza di risorse che accompagna la pandemia. La protagonista ha molto in comune con le giovani querce che si sviluppano nel sottobosco; costretta tra le mura di una casa poco accogliente e rinchiusa in un’adolescenza che è in sé una prigione, Zoe trova il nutrimento per crescere nelle piccole abitudini quotidiane: un lungo bagno nella vasca, ammirare le costellazioni visibili dalla finestra, immaginare viaggi lontani, in attesa di ritornare alla vita lasciata in sospeso. La rubrica Racconti Erranti ci porta in Nigeria con Chi è come Dio, un racconto scritto da Akwaeke Emezi, tradotto da Angela Marino e accompagnato dall’illustrazione di Antonio Imperatore. In queste pagine potenti ed evocative i lega-
mi famigliari si rivelano scivolosi e inaffidabili. Nascondersi nell’ombra è, per il protagonista, un’alternativa preferibile all’ingombrante luce divina che vorrebbe illuminarlo ad ogni costo. Con La dea fortuna, scritto da Anna Battista e illustrato da Valentina Cascio, torniamo in Italia, precisamente in una Napoli governata dalla sorte e dal caos. La storia di due donne unite da un legame di amicizia e incomprensione racconta il lato oscuro delle relazioni, che possono diventare lacci soffocanti da recidere il prima possibile. Di radici ingombranti che succhiano via la linfa vitale parla anche Una famiglia, il racconto scritto da Mattia Cecchini e illustrato da Federica De Fazio. Tramite un’efficace alternanza di punti di vista, l’autore racconta la storia di un nucleo famigliare ai margini del tempo e della società, in cui i legami sono catene e tutti i personaggi, o quasi, sono al contempo vittime e carnefici. Proprio come il sottobosco protegge la fauna e la flora più piccola, quindi, il nono numero della nostra rivista custodisce – come un rifugio – narrazioni intime e a tratti oscure, che mettono in evidenza le contraddizioni dei rapporti umani. In attesa di scoprire quale sarà il prossimo habitat che esploreremo insieme, non ci resta che augurarvi di perdervi in questo ombroso sottobosco narrativo. Buona lettura!